Vacanze in Grecia: (io porto come sempre il basilico)
Автор Pia Elliott
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Vacanze in Grecia - Pia Elliott
Pia Elliott
Vacanze in Grecia
(io porto come sempre il basilico)
Edizioni Homeless Book, collana dimiopugno
© 2015 Pia Elliott
ISBN: 978-88-98969-49-4 (eBook)
eBook by ePubMATIC.com
Il testo
Il testo di Vacanze in Grecia
è di Pia Elliott, copywriter, oggi scrittrice di pubblicità e d’altro. Anche di testi leggeri e poco impegnati come questo. Quasi un memoir.
A riprova che la Grecia, quella delle vacanze, resta sempre un luogo della mente, appartato e felice. Oggi, come ieri.
Le foto
Le foto di Vacanze in Grecia
sono di Gina De Bellis, signora napoletana dotata da sempre di Canon e di quell’occhio che rende speciali le cose normali e assembla d’istinto segni, luci, colori.
Farsi scoprire nei suoi mille dettagli inconsueti, nei suoi colori accesi, come nella sua straordinaria banalità quotidiana, è uno dei piaceri speciali che offre la Grecia.
Un grazie speciale
a Vangelis Iliòpoulos, italianista, che ha riletto il testo con pazienza antica.
Sommario
Introduzione
Non solo Mykonos
ll sirtaki non esiste
Al mare in piedi
Sindrome di Stendhal
Libri da viaggio
I conti in sospeso di Vinicio Capossela
La lingua ritrovata
Titoli di coda e itinerari suggeriti
Appendice
Le Vacanze intelligenti (L’Espresso - anni ’85/90)
Introduzione
Memorie di antichi viaggiatori per turisti di oggi
Chi andava un tempo in Grecia, con la moka, il fornello elettrico e l’aspirina, oggi non può essere che un viaggiatore di una certa età; qualcuno che aveva aspettato giusto che cadesse la junta dei colonnelli (1967-1974) per coronare un sogno accarezzato a lungo in gioventù: il viaggio per mare, gli incontri sul ponte, l’arrivo all’isola, il motorino in affitto e mare e ozio a volontà.
Per noi, famiglia anglo-italiana, con figli adolescenti, le prospettive erano sempre state diverse, sia prima che dopo la dittatura dei colonnelli. Per noi, prima del mare, delle spiagge libere e anche della moka, venivano i siti archeologici. Del mangiare, poi, non c’importava niente, purché la mattina si potessero fare lunghe colazioni in cafenion ombrosi e il pomeriggio, di ritorno dal mare secchi come baccalà, ci fosse acqua fresca a volontà e litri di caffè, con i soliti e unici biscotti che allora si compravano in Grecia: i mitici Papadòpoulos.
Così, con i siti archeologici come priorità, la nostra prima volta in Grecia fu a Samos, isola fra le più remote dell’Egeo, ma prossima alla Turchia e alle rovine di Efeso. Ricordo, da Bari al Pireo e dal Pireo a Samos, un viaggio interminabile, caotico e affollato, con le auto incastrate nella stiva, impossibili da raggiungere e il caldo soffocante e quell’odore di nafta misto a grasso e sudore che da lì in poi avrei sempre associato al traghetto greco. Anche gli ordini, incomprensibili, urlati dai marinai che ci sballottavano qua e là e mia figlia (che si chiama Ella) che mi chiedeva ma com’è che sanno tutti il mio nome?
(più in là, al liceo, le avrei spiegato che, in neo-greco, "ela significa
vieni! avanti!").
A Samos, come ci aveva suggerito un amico regista di Roma, avevamo prenotato una camera nel paese di Kokkari, presso qualcuno che era stato un partigiano, o aveva preso parte a non so quali conflitti locali. La casa era minuscola e priva di qualsiasi comfort: giusto tre posti letto, un gabinetto e