Le tecniche e i segreti dell’orto. Vademecum pratico dalla A alla Z
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185 pagine.
Nuova edizione 2019 del libro "L'alfabeto dell'orto". Come per qualsiasi altra arte, anche l'orticoltura dà origine ad un gergo per iniziati, composto da termini che appaiono chiarissimi agli addetti ai lavori, mentre possono essere nebulosi o incomprensibili per i novizi. In favore di chi si sta avvicinando alla comunità degli amanti dell'orto, ecco un piccolo dizionario; certamente non è completo ma, per cominciare, può bastare. Dopo aver letto questo libro riuscirete a comprendere il significato di frasi sibilline come "Ho messo i tutori ai pomodori" oppure "Devo pacciamare le fragole" o anche "Devo dare azoto alla lattuga". Assieme al significato di tante espressioni gergali, legate allo svolgimento di specifiche operazioni, apprenderete anche come queste si fanno, e perché si fanno. In poco tempo uscirete dal novero dei principianti per diventare dei veri professionisti dell'orto.
Dopo aver letto questo libro riuscirete a comprendere il significato di frasi sibilline come "Ho messo i tutori ai pomodori" oppure "Devo pacciamare le fragole" o anche "Devo dare azoto alla lattuga". Assieme al significato di tante espressioni gergali usate dagli orticoltori e legate allo svolgimento di specifiche operazioni, apprenderete anche come queste si fanno, e perché si fanno. In poco tempo uscirete dal novero dei principianti per diventare dei veri professionisti dell'orto.
Bruno Del Medico
1946. Programmatore informatico attualmente in pensione, opera come divulgatore e blogger in diversi settori tecnici. Alla nascita dell’Home computing ha pubblicato articoli e studi su diverse riviste del settore (Informatica oggi, CQ Elettronica, Fare Computer, Bit, Radio Elettronica e altre). Negli ultimi anni si è impegnato nella divulgazione delle nuove scoperte della fisica quantistica, secondo la visione orientata alla metafisica di molti notissimi scienziati del settore come David Bohm e Henry Stapp. In questo ambito ha pubblicato tre volumi: “Entanglement e sincronicità”, “Succede anche a te?” e recentemente “Tutti i colori dell’entanglement”. Gestisce il sito www.entanglement.it, ed è presente su Facebook con la pagina di successo “Cenacolo Jung-Pauli”, che conta oltre 10.000 iscritti e vuole essere luogo di dibattito dedicato all’incontro tra scienza e psiche.
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Le tecniche e i segreti dell’orto. Vademecum pratico dalla A alla Z - Bruno Del Medico
Prefazione
Come per qualsiasi altra arte, anche l’orticoltura dà origine ad un gergo per iniziati, composto da termini che appaiono chiarissimi agli addetti ai lavori, mentre possono essere nebulosi o incomprensibili per i novizi. In favore di chi si sta avvicinando alla comunità degli amanti dell’orto, ecco un piccolo dizionario; certamente non è completo ma, per cominciare, può bastare.
Dopo aver letto questo libro riuscirete a comprendere il significato di frasi sibilline come Ho messo i tutori ai pomodori
oppure Devo pacciamare le fragole
o anche Devo dare azoto alla lattuga
. Assieme al significato di tante espressioni gergali, legate allo svolgimento di specifiche operazioni, apprenderete anche come queste si fanno, e perché si fanno. In poco tempo uscirete dal novero dei principianti per diventare dei veri professionisti dell’orto.
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A come…
Acqua
Uno degli elementi indispensabili per coltivare l’orto è l’acqua. Gli ortaggi hanno, nella maggior parte dei casi, un apparato radicale superficiale, cioè diffuso proprio in quell’area del suolo dove l’acqua scarseggia, sia per l’evaporazione che per la percolazione, cioè la dispersione verso gli strati profondi del terreno.
L’umidità del terreno è una condizione essenziale per lo sviluppo degli ortaggi, che sono ricchi di acqua; la loro qualità migliora se le radici possono attingerla da un suolo umido. La carenza di umidità li rende secchi e fibrosi.
Qualità dell’acqua
Si può disporre di acqua in diversi modi. Se l’orto è piccolo e adiacente all’abitazione si può usare quella dell’acquedotto, anche se talvolta le normative locali regolamentano quest’uso. Se l’orto si trova in campagna si può usare acqua proveniente da pozzi, canali o cisterne.
Ogni tipo di acqua presenta caratteristiche diverse, anche dal punto di vista economico.
Acqua proveniente dall’acquedotto
Molti enti distributori di acqua potabile usano addizionarla con cloro, ad una concentrazione che solitamente è di 1 ppm (1 parte per milione). Questa operazione viene fatta per controllare i batteri mucillaginosi che si sviluppano naturalmente nei serbatoi e nelle condutture e generano delle patine verdastre. Occorre dire subito che l’aggiunta di cloro non è dannosa per gli utilizzatori tanto che, talvolta, si usa aumentare la dose fino a 4-5 ppm.
Tuttavia, un grande dibattito è aperto sulla possibilità che la presenza del cloro renda l’acqua tossica per le piante. Questo può incidere gravemente sul rendimento dei piccoli orti che a centinaia, ogni giorno, continuano a sorgere sui balconi e sui terrazzi delle famiglie italiane ma anche nei piccoli giardini non serviti da pozzi privati.
Secondo uno studio, piante di vario genere allevate in vaso e innaffiate con acqua clorata non manifestarono gli effetti dei trattamenti e la percentuale di germinazione dei semi risultò inalterata. Le piantine di ortaggi diedero però segni di danno, tre settimane dopo la semina, con i trattamenti contenenti il cloro in alte percentuali. I sintomi erano una perdita generale di vigore e la clorosi del fogliame.
Come si vede, gli effetti ci sono stati ma solo a concentrazioni assolutamente superiori a quelle usualmente presenti nelle acque dei nostri acquedotti. Nella mia esperienza mi è capitato di innaffiare un piccolo orto su terreno sabbioso con acqua abbondantemente addizionata di cloro, senza rilevare problemi particolari. Occorre notare che i terreni sabbiosi trattengono meno le sostanze minerali, che invece nei terreni argillosi tendono ad accumularsi.
Che cosa è la clorosi
La clorosi è una malattia dovuta a carenze nutrizionali: la pianta non riesce a svolgere nel miglior modo la fotosintesi clorofilliana perché non assimila ferro e altri microelementi dal terreno. Ciò può essere dovuto alla assenza di questi elementi, ma talvolta può derivare dalla eccessiva presenza di cloro nell’acqua usata per irrigare. I sintomi della malattia sono un progressivo ingiallimento delle foglie, evidenziato da un colore più scuro delle nervature. Se il problema è dato dalle carenze del terreno si può intervenire somministrando ferro chelato.
Come si combatte la clorosi da acqua addizionata di cloro
Pur avendo visto come la percentuale di cloro deve essere molto alta per provocare danni evidenti, possiamo immaginare che anche a concentrazioni inferiori il cloro non influisca positivamente sullo sviluppo della pianta. Il metodo migliore per ovviare ai suoi effetti dannosi è quello di non usare l’acqua così come scaturisce dalla fontana, ma farla stazionare preventivamente una giornata in un grosso contenitore, come per esempio un mastello o un bidone di cemento o di plastica. Questo intervallo di tempo consente al cloro di evaporare lasciando l’acqua pulita.
Acqua proveniente dai pozzi
Per innaffiare, usate acqua a temperatura ambiente, lasciandola riposare per un giorno in una vasca o contenitore simile. E’ utile sottolineare che questa pratica, di innaffiare utilizzando acqua prelevata il giorno precedente, consente anche un altro importante vantaggio oltre alla evaporazione del cloro, quello cioè di somministrare alle piante acqua a temperatura ambiente. Spesso, infatti, più che il cloro, è la temperatura troppo fredda dell’acqua che può danneggiare le nostre preziose piante.
Consigli utili
Qual è il momento migliore per innaffiare?
Innaffiate verso sera o al mattino presto, quando la terra non è calda, in modo da evitare contrasti marcati di temperatura. Bagnando verso sera, le colture rimangono fresche per tutta la notte (la qual cosa nei mesi estivi è importante) e non si hanno inconvenienti di sorta. Nei mesi in cui i freddi notturni si fanno sentire, è invece preferibile innaffiare al mattino. Tenete comunque presente la temperatura della vostra acqua: con le acque fredde conviene innaffiare di notte, con quelle calde è possibile farlo anche di giorno.
Innaffiate a intervalli di tempo ravvicinati nei terreni tendenti al sabbioso, (ogni giorno), più distanziati in quelli tendenti all'argilloso (da 3 a 7 giorni). Infatti, nella sabbia l'acqua percola facilmente e finisce negli strati più profondi cosicché le radici delle colture rimangono ben presto al secco; le argille, viceversa, trattengono di più l'acqua in superficie. Nella pratica, saranno le colture a orientarvi sulla effettiva frequenza. Basterà osservarle. La regolarità di distribuzione è importante: nel caso di periodi di umidità che si alternano ad altri di siccità le colture non progrediscono bene, e tendono a prefiorire.
Modalità di distribuzione dell’acqua
Come distribuire l'acqua nell'orto familiare? Molti usano innaffiare a pioggia, con apposite apparecchiature semplici e tradizionali: per esempio, con un tubo di gomma alla cui estremità si colloca un polverizzatore o, più spesso, il dito dell'operatore. L’irrigazione a pioggia andrebbe assolutamente evitata, specialmente di giorno quando l’acqua fredda depositandosi sulle foglie calde può generare stress nelle piante. Le goccioline che rimangono sulle foglie, rispondendo all’azione del sole, si trasformano in piccole lenti e bruciano i tessuti sottostanti. L’irrigazione a pioggia con spruzzatori può essere tollerata dagli ortaggi, soltanto se si svolge di notte.
Abbastanza frequente e più consigliata è la distribuzione di acqua per infiltrazione laterale, o per scorrimento. Si tratta di riempire d'acqua i solchi sui cui lati sono collocate le piante ortive. Va da sé che i solchi devono essere in piano, sicché se la vostra superficie è in pendio i solchi vanno fatti per traverso oppure a gradini.
Un altro metodo che si va diffondendo, specialmente negli orti in cui si pratica la pacciamatura con telo nero, è sub-irrigazione o irrigazione sotterranea: l'acqua viene distribuita da un tubo dì plastica bucherellato, steso sotto il telo. I vantaggi sono molti: risparmio di acqua, scarsa o nulla perdita per evaporazione.
Qualità dell’acqua
Per concludere, qualche accenno sulla qualità delle acque. Quelle di fiumi e corsi d'acqua, se non subiscono a monte inquinamenti dagli scarichi industriali o dalle discariche disordinate di rifiuti, sono generalmente adatte all'irrigazione. Le acque di pozzo provenienti da falde superficiali sono utilizzabili, sempre se non inquinate. Quelle provenienti da pozzi profondi sono fredde e ricche di sali, o dure
; in tal caso si può ricorrere alla pratica di lasciarle almeno una giornata in appositi vasconi di decantazione, all'aperto. Le acque che contengono più dell'1% di sostanze minerali o che contengono solfuro o solfato dì ferro non sono utilizzabili per l'irrigazione. Le acque potabili (provenienti dagli acquedotti pubblici) vanno usate con prudenza per il cloro che contengono e che potrebbe danneggiare le piante, se presente in alta concentrazione. Le acque raddolcite con sodio non andrebbero usate, perché questo è un elemento che, se si accumula nel terreno, può intossicare le piante.
Afidi
Gli afidi sono dei piccoli parassiti, dalle dimensioni variabili da uno a tre millimetri e dalle colorazioni più varie. Di per sé non sarebbero dannosi in modo rilevante, ma lo diventano quando il loro numero diventa cresce troppo, cioè quando si accumulano in centinaia e migliaia di esemplari sui teneri getti dei nostri ortaggi.
Si cibano della linfa delle piante tramite un apparato boccale pungente e succhiatore. La quantità di parassiti causa grosse difficoltà alla pianta che si vede sottratto gran parte del nutrimento. Oltre ciò, esistono altri due danni rilevanti causati dagli afidi.
Il primo consiste nella melata che producono, e che si accumula sulla pianta assumendo l’aspetto di macchie nere appiccicose. La stessa melata, oltre