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Arte del risveglio: Come scoprire i codici segreti nascosti nell’arte e diventare maestri di se stessi
Arte del risveglio: Come scoprire i codici segreti nascosti nell’arte e diventare maestri di se stessi
Arte del risveglio: Come scoprire i codici segreti nascosti nell’arte e diventare maestri di se stessi
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Arte del risveglio: Come scoprire i codici segreti nascosti nell’arte e diventare maestri di se stessi

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Questo libro propone un modo nuovo di affrontare l’arte e la vita. Sarai guidato alla scoperta di messaggi segreti, stupefacenti rivelazioni nascoste che sono da sempre davanti ai tuoi occhi, che gli storici e i critici spesso non vedono e non ti raccontano. Una visione dell’arte e del mondo in grado di fare aumentare le tue abilità fisiche e intuitive, allineandoti ai tuoi desideri e alla tua vera missione. Stai per venire a conoscenza di pratiche magiche che affondano le radici nella storia più antica dell’uomo. I grandi maestri hanno avuto il coraggio di inserire nei loro dipinti messaggi eretici proibiti che ci parlano con il linguaggio delle immagini e rivelano una grande sapienza esoterica. Le opere più famose diventano magicamente nuove e lasciano emergere una conoscenza dell’essere umano senza limiti. Imparare a vedere è la Via per diventare “osservatore”. È l’arte del risveglio, un percorso teorico e pratico che ti aiuterà a fare esplodere il tuo infinito potenziale nascosto.
LanguageItaliano
Release dateJan 27, 2020
ISBN9788863655353
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    5/5
    L'autore con questo libro ci ha insegnato ad uscire dalla nostra misura ed entrare in altri livelli, ci ha aiutato a capire alcune verità nascoste, la comprensione delle "supreme cose".
    Un pó come nella Divina Commedia, parla a quelli che vogliono comprendere "O voi ch'avete li 'ntelletti sani, mirate la dottrina che s' asconde sotto 'l velame de li versi strani".
    Con chiarezza e passione Atzeni ci ha spiegato l'opera in se, l'artista e le sue vicende personali. Ci ha parlato del contesto storico, la funzione comunicativa, quella devozionale (sacra e profana), emotiva (i sentimenti dell'artista che sono diventati i nostri perché ci siamo riconosciuti), quella estetica, quella celebrativa e di provocazione (sfidare il senso comune).
    Infinita gratitudine ad Alessio Atzeni per aver insegnato un nuovo modo di guardare le opere artistiche, per averci insegnato a vedere la vera bellezza e molto molto altro...
  • Rating: 5 out of 5 stars
    5/5
    L'autore ci dona un insegnamento colto e profondo, in un volume che ci apre la mente ed anche le porte del tempo, portandoci ad essere "parte dell'artista qui ed ora", a conoscerne e condividerne il pensiero sapiente, che sia nascosto, esoterico o quotidiano. Che ci fa dialogare con noi stessi attraverso l'intima condivisione d'animo e valori tra noi ed i sommi artisti, grazie alla preziosa "intercessione" di Alessio Atzeni, novello Virgilio che ci accompagna in questo cammino di scoperta e approfondimento. Grazie!

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Arte del risveglio - Alessio Atzeni

Galilei)

CAPITOLO 1

SOL ET LUNA

La mente del sapiente si dirige a destra e quella dello stolto a sinistra.

(Ecclesiaste 10,2)

Il nostro cervello è uno strumento prezioso e misterioso. Inserito nella scatola cranica che lo protegge, come una cassaforte protegge il suo tesoro, è il più complesso organismo di tutta la creazione, e non può essere altro che il veicolo di un Dio, così la pensavano Leonardo da Vinci e Michelangelo Buonarroti. Sappiamo che il cervello è composto da due emisferi, il destro e il sinistro. È interessante che la parola capo indichi chi comanda, infatti in Toscana si usa questo termine per indicare la testa. Il capo, suddiviso in cranio e faccia, è considerato la parte più importante del corpo, in quanto contiene il cervello ed è la sede di alcuni essenziali organi di senso: la vista, l’udito, l’olfatto e il gusto. Anche quando ci si fa il segno della croce si tocca la testa, per indicare il padre. Ci siamo mai chiesti come mai gli indù indossino quello splendido gioiello in mezzo alla fronte? Perché è il luogo più sacro del corpo umano, è chiamato lobo frontale. Nella tradizione cristiana si fa cenno all’ascesa del Monte Golgota, il colle appena fuori dalle mura di Gerusalemme su cui, secondo la narrazione dei vangeli, salì Gesù per esservi crocifisso. Golgota, dall’ebraico gulgoleth, significa cranio. Il Cristo con la croce che risale il monte del cranio può essere visto come un viaggio iniziatico che avviene dentro la nostra testa, per portarci all’illuminazione. Il nome di Gesù in aramaico è Yeshua ben Joseph che significa: Yeshua figlio di Giuseppe. Cristo non è il nome di Gesù, ma una traduzione greca di un termine ebraico che significa unto. Sappiamo che re, sacerdoti e profeti venivano consacrati tramite l’unzione con oli, il crisma infatti simboleggia la conoscenza sacra. Ne deduciamo che la più grandiosa vita che possiamo vivere è una vita che persegue la conoscenza. Il cervello umano è il mezzo che permette alla nostra coscienza di fare esperienza in questa dimensione, di avere un punto di osservazione. Leonardo diceva: Il cranio è la casa della mente, una casa però divisa in due. Il lato destro del cervello governa la parte sinistra del corpo, il lato sinistro, la parte destra. Siccome il cervello è intimamente legato al corpo, si può usare il corpo per stimolare l’emisfero che vogliamo attivare e potenziare. Questa particolarità di incrocio di emisferi nel corpo umano è nota fin dall’antichità, infatti le antiche tradizioni mistiche, esoteriche e religiose, citano il fatto che la metà sinistra di Dio si rifletta nel lato destro dell’uomo e la metà destra nel lato sinistro. Se osserviamo le opere d’arte dei più grandi maestri dell’umanità, statue e dipinti, notiamo che l’uomo deve sempre compiere una torsione per riportarsi nella direzione di Dio. Per esempio, nel mondo dell’alchimia e della semiotica è indicata questa strada, così come nei dipinti di Leonardo con i suoi contrapposti. Si tratta del principio fondamentale del moto azionale, il moto cioè che la figura compie in se stessa senza spostarsi e con l’implicita suggestione di un andamento a spirale, così come osserviamo nelle figure terribili e serpentinate di Michelangelo. Troviamo questo principio di movimento anche nelle sculture del Bernini, nel David, nel Ratto di Proserpina, nell’Amore e Psiche del Canova, oltre che nella magistrale lezione sul cervello umano e divino dipinto a caratteri cubitali nella volta della Cappella Sistina. Il linguaggio dei simboli (con il caduceo, le eliche del DNA oppure il tao) ci descrive un movimento, anche la parola emozione ci suggerisce l’idea del moto e di energia in movimento, Leonardo disse: Il moto è causa di ogni vita. I maestri, profondi conoscitori della natura, del simbolismo e della geometria sacra, sapevano che per raggiungere Dio, la forma a spirale è perfetta perché ci indica la direzione per l’elevazione dell’essere umano. Questo vortice lo si ritrova ripetuto costantemente in natura, nei fossili, nelle conchiglie, nelle tele di ragno, nelle impronte digitali, nei fiori, nelle galassie, nel cordone ombelicale e anche nell’orecchio umano, l’elice, che veicola il suono all’interno della testa. La natura è piena di leggi armoniche, sembra disegnata attraverso le regole della più perfetta geometria da un grande architetto. Questo turbine ci suggerisce l’idea del movimento nello spazio e nel tempo, gli stessi pianeti hanno orbite che si muovono con queste leggi, un proiettile, un’onda del mare, un tornado, le eliche propulsive, i dervisci rotanti usano questo movimento per le loro tecniche estatiche. Anche il serpente parlante del peccato originale non è altro che una corrente di energia, un’onda portatrice di parole. Il serpente non ha mentito: Mangiate i frutti dell’albero della conoscenza e sarete simili agli dèi, anzi sarete come Dio. A questo proposito, secondo un’antica tradizione, il serpente e il Signore non sarebbero due entità distinte, ma un’unità. Quando Dio creò Adamo ed Eva e disse loro di non cibarsi del frutto dell’albero della conoscenza, subito dopo si trasformò in serpente, si attorcigliò intorno all’albero, sedusse Eva perché mangiasse il frutto e ne desse ad Adamo. A Dio tutto è possibile. Chi avrebbe creato il serpente, se non Dio? E senza l’aiuto di Dio, il serpente avrebbe forse potuto sedurre Eva? In realtà tutto venne deciso proprio dall’intervento di Dio, che volle perdere l’uomo, perché solo perdendosi avrebbe potuto ritrovarsi. Dio volle che l’uomo peccasse, perché solo peccando, avrebbe potuto giungere un giorno, alla santità. Se vieti a qualcuno una cosa, essa diventa più attraente, si trasforma in un magnete e tutti i genitori e non solo Freud sanno questa cosa. Dio, il padre supremo, avrebbe potuto forse ignorarla? Riguardo a Freud, esiste un simpatico aneddoto: in una bella serata primaverile, il famoso psicologo si era recato con la moglie e il figlioletto in un parco di Vienna a passeggiare. Camminando e conversando tra loro, i genitori si dimenticarono del piccolo. Era ormai prossima l’ora di chiusura del parco, sentirono la campana che l’annunciava e proprio allora la moglie con profondo spavento si accorse che il bambino non li seguiva più. Gli hai vietato qualcosa? chiese Freud. Si rispose lei. Gli ho detto di non avvicinarsi alla fontana. Allora non temere la tranquillizzò Freud è lì che lo ritroveremo. E così accadde.

Un aspetto importante nella comunicazione con gli altri e con se stessi è quello della negazione, il non per il nostro cervello rappresenta un’assenza di contenuto. Vediamo come: Non pensate a un cavallo bianco. Ripeto: Non dovete pensare a un cavallo bianco. Cosa è successo nella nostra mente? Appare magicamente un candido destriero. Funziona anche se non dobbiamo pensare a un elefante blu che vola. Bello vero? Per quale motivo se non dobbiamo pensarci, la nostra mente ce lo fa addirittura vedere? Perché la mente funziona per immagini, che crea e poi cancella. I bambini, meno razionali degli adulti, con il non hanno maggiori difficoltà. Questo lo sanno bene i genitori e gli insegnanti quando si rivolgono a loro o li rimproverano dicendogli di non correre e loro corrono ancora di più o di non gridare e loro urlano ancora di più. Sarebbe molto più semplice imparare a comunicare meglio, in modo che la negazione sparisca del tutto. Come? Per esempio, rivolgendosi loro dicendo: fermatevi, camminate lentamente, parlate sottovoce.

Ma non è tutto. Negli anni ottanta del secolo scorso, uno psicologo di Harvard, Daniel Wegner, si imbatté in una citazione di Dostoevskij: Cerca di non pensare a un orso bianco e questo continuerà a venirti in mente. Wegner fece un esperimento per vedere se questa affermazione fosse vera. Alcuni volontari furono fatti accomodare in una stanza e furono invitati a pensare a tutto, ma non all’orso bianco. Furono muniti di un campanello che avrebbero dovuto azionare ogni volta che l’animale proibito gli fosse comparso nella mente. Di lì a poco fu un continuo suonare di campanelli, a dimostrazione e conferma che lo scrittore russo aveva ragione. Il tentativo di sopprimere determinati pensieri conduce a soffermarsi e ad indugiare proprio sull’argomento che si vuole evitare. Furono fatti altri esperimenti con diversi gruppi di persone per capire il funzionamento dei pensieri negativi. Sostanzialmente, il gruppo che aveva tentato di reprimere i pensieri negativi, ne era stato maggiormente ossessionato. Così come chiedere a persone che seguono una dieta di non pensare al cioccolato, li induce a consumarne di più, e consigliare di non votare qualcuno, induce gli elettori a fare il contrario. In conclusione, vietare qualcosa a qualcuno e dirgli di non farlo non è il massimo a livello comunicativo. È curioso notare che su dieci comandamenti, otto inizino proprio con il non: Non avrai altro Dio all’infuori di me, non nominare il nome di Dio invano, non uccidere, non commettere atti impuri, non rubare, non dire falsa testimonianza, non desiderare la donna d’altri, non desiderare la roba d’altri. Non è inquietante?

Il cervello contiene approssimativamente un centinaio di miliardi di cellule nervose, i neuroni, più o meno lo stesso numero di stelle che sono nella nostra galassia, che può essere vista come un cervello macroscopico. Se il cervello viene danneggiato, per noi, non significa perdere la coscienza, significa che la coscienza non può più usare quella forma, per osservare questa dimensione. Non possiamo perdere la coscienza perché è, in essenza, chi siamo, possiamo solo perdere qualcosa che abbiamo, ma non possiamo perdere qualcosa che siamo. Il cervello, per usare una metafora, è come una radio, riceve e decodifica, è il mezzo che ci permette di trasformare le frequenze e le informazioni che ci arrivano. Se si rompe la radio, la musica continua a esistere. Il mistero è nella sorgente. Da dove proviene la musica? La cabala ci dice che i nostri pensieri non sono generati dal cervello, dalla materia grigia, proprio come la musica non ha origine dalla radio, ma capta solo delle onde. Il cervello è più simile a una centralina, a un’antenna che intercetta un segnale e lo decodifica. Mente e cervello non sono la stessa cosa, anche se tendiamo a pensare che sia così. La mente sembra agire indipendentemente dal cervello così come un programmatore informatico agisce indipendentemente dal computer. Chi è il programmatore?

Tornando al cervello, l’emisfero sinistro è l’emisfero razionale, chiamato anche emisfero maschile, è analitico, matematico, addetto al linguaggio verbale, ricorda i nomi, giudica, è chiamato anche mente critica, serve per sopravvivere. È la mente logica, duale, separa e divide tutto in giusto o sbagliato, bene e male, pensa in modo ordinato, regolare e lineare, misura il tempo, è la parte che usiamo di più nel mondo occidentale. L’emisfero destro è invece quello femminile, creativo, visivo, ha funzioni non verbali, pensa per immagini, vede la Gestalt (il tutto), le forme, riconosce e ricorda i visi, è l’emisfero della musica e dell’umorismo. Questo emisfero è un maestro illimitato, mentre l’emisfero sinistro è il maestro che pone limiti. Alcune tradizioni collegano l’emisfero destro direttamente al cuore e lo collegano all’intuizione. Permette di cogliere direttamente l’unità, l’essenza delle cose, opera attraverso la simbologia, l’archetipo, è la mente artistica, la parte creativa e olistica del nostro cervello, è associativa e procede a ruota libera. Il genio intuitivo arriva in un lampo di comprensione. Possiamo definirlo un pacchetto di immagini, di informazioni, un regalo che arriva dall’alto, non è un pensiero o un ragionamento, è un dono.

Roger Wolcott Sperry, neuroscienziato statunitense, Premio Nobel nel 1981 per la medicina, nel suo lavoro sui cervelli divisi, disse:

la principale idea che emerge è che sembrano esistere due modalità di pensiero, una verbale e l’altra non verbale, rappresentate, in maniera piuttosto distinta nell’emisfero sinistro, e in quello destro rispettivamente, e che il nostro sistema di insegnamento, così come la scienza in generale, tende a trascurare la forma non verbale dell’intelletto. Ciò equivale a dire che la società esercita una discriminazione, nei confronti dell’emisfero destro.

Non solo la società, anche l’emisfero sinistro sembra boicottare il suo silenzioso gemello destro. Ai corsi di disegno insistiamo molto sull’importanza della stimolazione dell’emisfero destro attraverso esercizi specifici, la parte del cervello che si occupa della percezione visiva, spaziale, meditativa, tanto importante nella pratica dell’arte, ma la maggior parte degli allievi sembra ignorare e dimenticare rapidamente questo tipo di informazione. Perché?

Non possiamo non citare Albert Einstein, nella sua frase: La mente intuitiva è un dono sacro e la mente razionale è un fedele servo. Noi abbiamo creato una società che onora il servo e ha dimenticato il dono.

Se dovessimo dare un ruolo sociale ai due emisferi, potremmo dire che l’emisfero sinistro è un ragioniere e l’emisfero destro un artista. Com’è possibile fare convivere i due professionisti all’interno degli stessi spazi? Uno necessita di un ufficio e l’altro di un laboratorio creativo. La mente razionale, il ragioniere, è spesso un soggetto invadente e chiacchierone. A chi non è capitato di conoscere qualcuno, che pur non essendo esperto in questioni creative, voglia comunque imporsi, prevaricando? Il ragioniere è quello che si cura dei dettagli, ha la capacità di leggere e capire la contabilità, che a sua volta permette di individuare i punti di forza e le debolezze di ogni impresa economica, valuta i pro e i contro, tende ad avere paura e ansia. Ma per gli investimenti, ciò che viene definita la scienza del denaro, e che produce denaro, è necessario rivolgersi all’emisfero destro. Qui, nella parte creativa, sono infatti implicate le formule e le strategie legate all’intuizione. I grandi ricchi vengono definiti infatti maghi della finanza, il mago è l’artista, colui che compie magie usando il potere dell’intuizione. L’artista è la mente creativa, taciturna, silenziosa, timida, che sa produrre idee geniali, spesso difficili da udire, per questo spesso viene ignorata. Non dà voce alle sue opinioni, come la maggior parte dei bambini, proprio perché la maggior parte delle volte non vengono ascoltati o presi sul serio. Dall’altra parte abbiamo la pettegola mente critica, che deve sempre questionare su argomenti meschini, persino prima di conversare con un bambino, cosa che fa raramente e malvolentieri. Chi di noi non conosce qualcuno che potrebbe risolverci molte questioni e che se ne sta zitto, solo perché c’è il solito chiacchierone invadente che non lo lascia parlare? Un’altra immagine efficace potrebbe essere quella del cane e del gatto, che convivono nello stesso ambiente. A volte sono in conflitto, ma non è raro vederli anche amici. Questo è il nostro obiettivo. L’emisfero sinistro, il cane, il fedele servo, controlla, fa la guardia, protegge il territorio e abbaia rumorosamente per richiamare l’attenzione del padrone di casa. Spesso abbaia inutilmente, anche solo per attirare l’attenzione, per noia o per fame. Il gatto è maestro zen per presenza e attenzione a ciò che gli accade intorno, accetta condizioni in cui serve pazienza e adotta tecniche di ragionamento che favoriscono la creatività. Il gatto rompe gli schemi, spesso giocando. La mente logica è prepotente e difficile da ignorare, anche perché le abbiamo dato molto potere, molta energia. Più avanti vedremo come utilizzare al meglio la nostra parte creativa con tecniche specifiche. L’emisfero sinistro, il fedele servo, serve a formulare la domanda, quello destro ci dona la risposta, attraverso l’intuizione. L’emisfero razionale, tra le altre caratteristiche che abbiamo elencato, misura il tempo, a tutti noi è capitato di guardare l’orologio e pensare che il tempo non passi più, per esempio quando si fa un’attività noiosa, come alcune lezioni scolastiche in cui gli ultimi dieci minuti, durano un’ora. L’emisfero destro, invece, è atemporale, non misura il tempo. Gli artisti sanno bene che il tempo vola quando si dipinge intensamente o si disegna, così come volano le vacanze, le ferie e tutte le attività di divertimento, di scoperta ed esperienza. Quando ci dedichiamo a una qualsiasi arte, quando balliamo, quando giochiamo, quando siamo innamorati, cioè quando predomina nettamente l’emisfero destro sul sinistro, il tempo consueto inizia a dissolversi e vola.

Come possiamo fare per migliorare l’uso del cervello? Il cervello, come un muscolo, può essere allenato ed è sufficiente potenziare l’uso di un emisfero per ottenere i cambiamenti che desideriamo. Il cervello umano è il più grandioso computer che sia mai stato creato e noi lo usiamo meno di un decimo. L’evoluzione ci dice che se non lo usiamo, lo perdiamo, come lasciò scritto anche Leonardo nel Codice Atlantico: Siccome il ferro si arrugginisce senza esercizio e l’acqua si putrefà e nel freddo s’agghiaccia, così l’ingegno senza esercizio si guasta.

Per scoprire il nostro emisfero dominante con un facile test, possiamo unire i palmi delle mani, intrecciando le dita, in maniera che vadano a toccare il dorso della mano opposta. Osserviamo i pollici, se il pollice sinistro è sopra il destro, significa che il nostro emisfero dominante è il sinistro, se il pollice destro è sopra il sinistro significa che il nostro emisfero dominante è il destro e siamo naturalmente predisposti a essere più creativi.

La diversità che esiste all’interno del nostro cranio si ripete anche all’esterno del nostro corpo. È nota l’asimmetria del volto, delle mani, degli arti in generale, dei seni e di ogni particolare anatomico. Per il viso è possibile realizzare un semplice fotomontaggio, aiutati da un programma per foto, ormai accessibile a tutti. Prendiamo una foto del nostro viso e la dividiamo a metà in senso verticale, dividiamo poi il viso e facciamo due copie della metà destra e due copie della metà sinistra e le ribaltiamo. Uniamo infine le due metà sinistre e le due metà destre del volto tra di loro. Osservando la nostra composizione riconosceremo che siamo noi, ma in una delle due foto saremo molto più giovani che nell’altra. Perché accade questo? È possibile che a seconda dell’emisfero utilizzato invecchiamo in maniera diversa? Si, è possibile, perché l’emisfero destro esprime sulla parte sinistra del viso le emozioni e i sentimenti, mentre l’emisfero sinistro esprime sulla parte destra le preoccupazioni della mente critica. A livello archetipico, secondo antiche tradizioni, il corpo, nella sua parte destra è maschile, riflette cioè la mascolinità dell’emisfero di competenza, il sinistro. La parte sinistra rappresenta invece la nostra parte femminile. Questo vale anche per il viso, la parte destra è maschile e la sinistra è femminile, parti che risentono a livello simbolico del rapporto che abbiamo avuto (o che abbiamo) con il padre e con la madre.

Come spesso accade, le parole con cui definiamo la realtà ci suggeriscono verità più profonde. L’uomo viene definito essere umano. Perché c’è stato bisogno di definirlo con questa strana dicotomia? Essere è il verbo più potente e ricorda l’essenza spirituale, l’Io Sono. Umano è colui che è dotato di un corpo materiale, che vive identificato nella materia. Come tutti i grandi enigmi, la verità è spesso celata davanti agli occhi di tutti ed è il miglior modo per renderla occulta. Un’antica tradizione esoterica ci indica l’esistenza di Due Vie che l’uomo può scegliere per vivere la propria vita. La prima via è quando ci si identifica nel corpo, completamente nella materia. In questa fase l’uomo è addormentato. La seconda via è seguire la nostra via naturale di origine divina che dovrebbe tendere all’evoluzione spirituale attraverso l’esperienza umana, in questo caso si è consapevoli di non essere identificati solo nella parte fisica, emozionale e mentale dell’uomo ed è una condizione in cui l’uomo si è risvegliato e ha aperto gli occhi. Le due vie, le due parti, vengono spesso raffigurate nei dipinti dei maestri rinascimentali, i Cristi benedicenti con le due dita alzate nell’atto di benedire, indicano una saggezza profonda, la famosa possibilità di libero arbitrio, perseguire la via divina come figli di Dio, oppure la via umana come figli dell’uomo. Seneca afferma: In ogni uomo c’è un Dio e una bestia, insieme congiunti.

La strada verso l’illuminazione inizia dalla testa. L’unico luogo dove possiamo trovare Dio è dentro noi stessi, perché siamo il più sacro tabernacolo di Dio, il tempio. Un’antica leggenda indù racconta che vi fu un tempo in cui tutti gli uomini erano dèi. Essi però abusarono talmente della loro divinità, che Brahma, signore degli dèi, decise di privarli del potere divino e di nasconderlo in un posto dove fosse impossibile trovarlo. Il grande problema fu quello di trovare un nascondiglio. Quando gli dèi minori furono riuniti a consiglio per risolvere questo dilemma, essi proposero quanto segue: Seppelliamo la divinità dell’uomo nella Terra. Brahma tuttavia rispose: No, non basta. Perché l’uomo scaverà e la ritroverà. Gli dèi, allora, replicarono: In tal caso, gettiamo la divinità nel più profondo degli oceani. E di nuovo Brahma rispose: No, perché prima o poi l’uomo esplorerà le cavità di tutti gli oceani, e sicuramente un giorno la ritroverà e la riporterà in superficie. Gli dèi minori conclusero allora: Non sappiamo dove nasconderla, perché non sembra esistere, sulla terra o in mare, luogo alcuno che l’uomo non possa una volta raggiungere. E fu così che Brahma disse: "Ecco ciò che faremo della divinità dell’uomo: la nasconderemo nel suo io

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