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E illegittimo il licenziamento del lavoratore depresso che comunica con ritardo la prosecuzione della malattia
La vicenda.
Una lavoratrice si astiene dal lavoro per malattia (stato depressivo). A questo primo periodo di malattia ne segue un altro. La lavoratrice, tuttavia, comunica con ritardo al datore di lavoro la prosecuzione della malattia. Il datore di lavoro, pertanto, ritenendo configurato un inadempimento dellobbligo di tempestiva comunicazione e documentazione della malattia, decide di licenziarla. A questo punto la lavoratrice impugna il licenziamento e porta la questione in tribunale, sostenendo di aver comunicato
tardivamente la prosecuzione della malattia a causa del suo squilibrio psicologico. Il datore di lavoro ribatte che lo squilibrio psicologico non trova riscontro nella documentazione medica depositata in giudizio, la quale non farebbe menzione della compromissione delle facolt intellettive e volitive della dipendente.
Contesta inoltre il ragionamento effettuato dai giudici di secondo grado (la Corte dAppello), secondo cui il datore, che ben poteva prevedere la prosecuzione della malattia, non aveva nemmeno sollecitato la visita fiscale. Secondo il datore, invece, ci non attenua la gravit della mancanza addebitata e, in ogni caso, il lavoratore che deve dimostrare, secondo la legge e la contrattazione collettiva, lo stato di malattia, provvedendo a comunicare tempestivamente la prosecuzione della malattia ed a documentare lesistenza della stessa. La Corte di Cassazione, con sentenza del 12 luglio 2012, n.11798, d ragione alla dipendente, dichiarando illegittimo il
licenziamento.
La motivazione.
Secondo la Corte di Cassazione, lo stato di depressione della lavoratrice ed il suo equilibrio psicologico compromesso, giustificano il ritardo nella comunicazione della prosecuzione della malattia.
Tale situazione, infatti, integra un comprovato e giustificato impedimento, idoneo, sulla base della contrattazione collettiva applicabile, ad escludere la sanzionabilit disciplinare dei comportamenti addebitati. Contrariamente a quanto sostenuto dal datore di lavoro, la copiosa documentazione depositata in giudizio ha permesso di accertare che la lavoratrice, gi da un anno prima del licenziamento, soffriva di disturbi dansia e di adattamento, con attacchi di panico e labilit emotiva esasperata, progressivamente aggravatasi fino ad evolvere in vera e propria sintomatologia depressiva allepoca del licenziamento. Il licenziamento dunque illegittimo.
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