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DANIELA LEUZZI PERCORSO DIDATTICO LA DEMOCRAZIA DEGLI ANTICHI

Premessa La presentazione delle peculiarit della democrazia greca permette di impostare un lavoro sui testi (passi da tradurre, con costante mediazione didattica), approfondendo un concetto che tra i nodi chiave della civilt greca. Lintervento mira a finalit ampie, tra le quali: Accesso diretto, attraverso i testi, a un patrimonio di civilt e pensiero che parte fondamentale della nostra cultura Senso storico e consapevolezza dei rapporti di continuit e alterit rispetto al passato Riflessione sul concetto di democrazia, in prospettiva diacronica

Materie coinvolte Greco, Storia, Geografia Inserimento nella programmazione Il lavoro concepito per una V Ginnasio, nel secondo quadrimestre. Si pensa a una cattedra congiunta di Greco e Latino. Si pu lavorare inserendo eventualmente, in base alla risposta della classe, unora di ripasso per riprendere alcuni concettichiave della Storia greca affrontati lanno precedente. I nessi con Geografia possono essere sviluppati in ore distinte. Si pensa per di programmare unora al termine della presentazione dei passi in greco, per riflettere su analogie e differenze tra la democrazia ateniese e le forme di governo del mondo attuale. Strategie didattiche Si prevede una lezione introduttiva per la presentazione dellargomento, seguita da lezioni partecipate. Tempi 12/13 ore 5 lezioni di Greco (1 o 2 ore), per lanalisi e il commento dei passi previsti 1 lezione Greco/Geografia, per il confronto tra la democrazia antica e quella moderna 1 ora per la verifica finale 1 ora per il commento alla verifica 1 ora per recupero e/o potenziamento, da calibrare in relazione al contesto e al feedback fornito dalla prova in uscita In base alla risposta della classe possibile inserire 1 o 2 ore ulteriori, di recupero e/o potenziamento

2 Sequenza didattica (brani, quantit, qualit, in lingua e/o in traduzione, in classe e/o a casa) 1) Tre forme di governo: Erodoto, Storie, III 80-82 (1 ora) Si presenta largomento, dialogando con gli allievi e vagliando la padronanza del concetto di forma di governo. Si presenta quindi in modo conciso il passo da analizzare, proposto in fotocopia, con traduzione a fronte. Si chiarisce la collocazione storica di Erodoto (V secolo, 485-424 a.C.), richiamando alcuni eventi fondamentali di quel periodo (in particolare le guerre persiane e lo sviluppo di Atene nellet di Pericle). Lopera di Erodoto, in IX libri, viene presentata come lesposizione delle guerre tra la Grecia e la Persia, associata a digressioni su usi e costumi di alcune popolazioni (egizi, sciti, libici). Erodoto, Storie, III 80-82 Il passo esaminato si colloca nel III libro, nel quale si parla della spedizione del persiano Cambise in Etiopia. Nel momento in cui viene descritta la morte di Cambise e lascesa di Dario si inserisce il dibattito tra i persiani sulla migliore forma di governo: Otane propende per la democrazia, Megabizo per loligarchia, Dario per la monarchia. Si esortano gli allievi a trarre dal testo le motivazioni di ognuno dei contendenti e a realizzare a casa uno schema riassuntivo. Si enucleano alcune considerazioni di Otane sulla democrazia:
III 80.6: il governo della massa invece prima di tutto ha il nome pi bello di tutti, isonomia , in secondo luogo non fa niente di quanto compie il monarca, perch esercita a sorte le magistrature, ha un potere soggetto a controllo e conduce tutte le deliberazioni in pubblico (es to koinon). Io dunque propongo di abbandonare la monarchia e di esaltare la massa (plethos), perch tutto possibile per la maggioranza1.

Megabizo invece critica la democrazia, confutando la tesi di Otane:


III 81.2: e certamente assolutamente intollerabile che, per sfuggire allinsolenza di un tiranno, gli uomini cadano nelle mani di una plebaglia sfrenata. Quello infatti, se agisce, lo fa a ragion veduta, questa invece non ha neppure capacit di discernimento e come infatti potrebbe averne chi non ha imparato da altri n conosce da s nulla di buono e si getta alla cieca senza senno nelle cose, simile a un fiume impetuoso?

Megabizo propende poi per loligarchia:


III 81.3: facciano uso della democrazia quelli che vogliono male ai Persiani, noi invece, avendo scelto gli uomini migliori, affidiamo il potere ad essi, tra questi saremo anche noi ed giusto che dagli uomini migliori derivino le migliori deliberazioni.

Dario, infine, si schiera a favore della monarchia:


III 82.1-2 (passim): dato che sono davanti a noi tre forme di governo e tutte e tre ottime a parole, la democrazia, loligarchia, la monarchia, io affermo che questultima di gran lunga migliore 2: nulla potrebbe

Qui, come in tutto il percorso, la traduzione dagli originali greci opera di D. Leuzzi.

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apparire migliore di un uomo solo che sia ottimo e che, avvalendosi di tale saggezza, potrebbe guidare il popolo in modo perfetto.

2) Il sistema ateniese: Tucidide, Storie, II 37; V 84-116 (2 ore) Dopo aver commentato gli schemi del brano di Erodoto preparati dagli allievi, si riepilogano in sintesi le riforme di Solone e Clistene, studiate in Storia lanno precedente. Solone (594 a.C.) Abolizione delle ipoteche sui terreni dei contadini e della schiavit per debiti Divisione della popolazione in 4 classi in base al reddito = timocrazia Pentacosiomedimni Cavalieri Zeugiti Teti rendita annua pari ad almeno 500 medimni di cereali rendita annua pari ad almeno 300 medimni di cereali rendita annua pari ad almeno 200 medimni di cereali rendita annua inferiore a 200 medimni di cereali

Istituzioni I nove arconti venivano eletti ogni anno tra gli aristocratici, restavano in carica un anno e, al termine dellincarico, diventavano membri dellAreopago, tribunale preposto al giudizio sui reati di sangue e su altre colpe connesse con la sfera religiosa, che esercitava inoltre la sorveglianza sulle leggi e sui magistrati. LEcclesia, assemblea estesa a tutte le classi, si limitava invece a eleggere gli arconti e ad approvarne le decisioni. AllAreopago, composto da aristocratici, fu affiancata la Bul, un consiglio di quattrocento membri, eletti dallEcclesia. Esisteva inoltre lEliea, un tribunale popolare formato da cittadini al di sopra dei 30 anni, sorteggiati fra tutte le classi. Si riflette infine sulle parole di Solone, pervenute in un frammento (fr. 24 Diels 18-20):
Scrissi leggi in modo uguale (homoios ) per il non nobile ( kakos ) e per il nobile (agathos ), adattando a ciascuno retta giustizia.

Clistene (508 a.C.) e sviluppi successivi Criterio geografico - amministrativo Demi (distretti, unit amministrative del territorio ateniese) divisi in tre tipi: area urbana, fascia costiera, entroterra. Demi raggruppati in trittie: dieci per ognuna delle tre zone.

4 Popolazione divisa in dieci trib, ognuna formata dai membri di tre trittie: una dellarea urbana, una della fascia costiera, una dellentroterra. Principio dellisonomia: uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge.

Istituzioni Dieci arconti con carica annuale. Dieci strateghi con carica annuale. Ognuna delle dieci trib doveva inviare cinquanta rappresentanti, scelti per sorteggio, alla Bul, assemblea di cinquecento membri, non pi quattrocento come allepoca di Solone. La Bul era diretta da cinquanta pritani, consiglieri in carica ognuno per 1/10 di anno. Il criterio del sorteggio usato per la scelta dei membri della Bul dava al popolo, molto pi numeroso rispetto agli aristocratici, maggiori probabilit di avere propri rappresentanti. Il sorteggio venne inserito poi anche per i membri del tribunale popolare (Eliea). Unaltra significativa innovazione fu la diaria (misthophoria) assegnata, a partire dal 461, ai membri dell'Eliea e della Bul. La retribuzione di tre oboli per i membri dellEliea, tribunale al quale era affidata lamministrazione della giustizia, fu promossa da Cleone, uomo politico di orientamento democratico. Le conseguenze di tale provvedimento, in particolare il dilagare dei processi, sono rappresentate nelle Vespe, commedia di Aristofane messa in scena nel 422. Si tratta dello scontro tra il vecchio Filocleone (amico di Cleone), affetto dalla mania di fare il giudice nei processi, e suo figlio Bdelicleone (nemico di Cleone), che lo ha rinchiuso in casa per impedirgli di andare in tribunale. Filocleone tenta di dimostrare limportanza delle sentenze dei suoi anziani compagni (che formano il coro, con sembianze di vespe, per indicare il carattere rabbioso e ostile dei giudici) nei processi. Bdelicleone ne rovescia le argomentazioni ma poi, constatando che il padre non pu fare a meno di fare il giudice, gli affida un improvvisato processo domestico. Il ruolo dellAreopago, tribunale composto dagli arconti usciti di carica, si modific nel tempo, fino a quando, nel 461, il democratico Efialte, agendo a danno degli avversari aristocratici, ne ridusse drasticamente le prerogative, mantenendone soltanto la giurisdizione sui delitti di sangue. possibile a questo punto un nesso con le Eumenidi di Eschilo, tragedia nella quale inserito il mito di fondazione dellAreopago. Nel 458, pochi anni dopo il ridimensionamento del ruolo dellAreopago, il drammaturgo Eschilo ricord nelle Eumenidi (che con Agamennone e Coefore compongono la trilogia legata Orestea) listituzione dellAreopago, attribuendola a Atena. La dea, offrendo accoglienza in citt a Oreste, uccisore della madre Clitennestra, teme le Erinni, sovrane della vendetta, e istituisce perci un tribunale sul colle di Ares (Areopago), affinch il matricida sia giudicato in un regolare processo. La votazione finale pari, ma, grazie al voto di Atena, Oreste viene assolto. Nel finale le Erinni diventano benevole (Eumenidi).

5 Tucidide, Storie, II 37 Dopo una breve contestualizzazione storica relativa alla guerra del Peloponneso, connessa con la rivalit politica tra Atene e Sparta, si legge e si commenta un passo tratto dalle Storie di Tucidide (V secolo, 455-404), scrittore che visse durante la guerra del Peloponneso e dedic ad essa la propria opera. Il brano esaminato (Storie, II 37) tratto dal discorso di Pericle ed un elogio della democrazia ateniese. Si riflette in particolare sul passo nel quale si parla di Atene come modello di democrazia, basata non sul governo dei ricchi, ma sulle capacit di ciascuno:
II 37.1: ci serviamo di una politeia che non imita le leggi (nomoi) dei vicini, ma siamo noi modello (paradeigma) ad alcuni, pi di quanto noi imitiamo gli altri. E poich non si regge con pochi, ma a maggioranza, si chiama democrazia; di fronte alle leggi, per, tutti hanno parte uguale, in ordine alle divergenze private; e, in base alla valutazione che si riceve (kata ten axiosin), se qualcuno eccelle in qualcosa, non viene scelto per le funzioni comuni in base alla sua parte di ricchezza pi che in base al suo valore (arete). E per quanto concerne la povert, se uno pu fare qualcosa di buono alla citt, non ne impedito dall'oscurit del suo rango (axiomatos).

Tucidide, Storie, V 84-116 Si assegna poi agli allievi la lettura del dialogo dei Melii e degli Ateniesi (Storie, V 84-116), proposto in traduzione italiana e si chiede di riassumere le motivazioni delle due parti. Gli abitanti dellisola di Melo ricordano agli Ateniesi di essersi mantenuti neutrali nel conflitto e chiedono clemenza. Gli Ateniesi sostengono invece luniversale utilit politica della legge del pi forte, in base alla quale lo sterminio dei deboli Melii diventa una necessit strategica. Si segnalano alcuni passi significativi: 1) I delegati ateniesi assumono come valore di riferimento non il dikaion, il giusto, ma il sympheron, lutile, perch:
V 89.1: [...] nella considerazione [logos] umana il giusto [dikaia, come complesso dei diritti e dei doveri] viene preferito per uguale necessit [apo tes ises ananches], mentre chi pi forte fa quello che pu e chi pi debole si arrende.

2) Dopo che i Melii hanno risposto, parlando non soltanto di utile ma anche di giusto e di rispetto religioso, i delegati di Atene affermano:
V 105.2: noi crediamo infatti che per necessit di natura chi pi forte comandi; che lo faccia la divinit lo crediamo per convinzione (doxa), che lo facciamo gli uomini lo crediamo perch palese.

In riferimento al principio della legge del pi forte, che emerge con evidenza dalla lettura del dialogo dei Melii e degli Ateniesi, si pu operare un collegamento con la tesi del sofista Trasimaco di Calcedone, che defin la giustizia lutile del pi forte.

6 3) Oligarchia e democrazia: il Vecchio Oligarca (1 ora) Riprendendo i testi letti nellora precedente e assegnati come lavoro a casa, si propone un dibattito sul dialogo dei Melii e degli Ateniesi. Si sollecita in particolare il confronto tra lelogio del sistema ateniese nel discorso di Pericle (Tucidide, Storie, II 37) e limmagine della politica di Atene che emerge dallo sterminio dei Melii (Tucidide, Storie, V 84-116). Vecchio Oligarca, Costituzione degli Ateniesi, I 1-2; I 5 Proseguendo la riflessione sulla democrazia ateniese, si propone agli allievi la lettura di brani tratti da unopera che osserva tale forma di governo dal punto di vista di un aristocratico. Si tratta della Costituzione degli Ateniesi, spesso associata alla Costituzione degli Spartani di Senofonte. Non tuttavia stata scritta da Senofonte, ma da un autore collocabile nel V secolo, di orientamento politico oligarchico, chiamato Vecchio Oligarca, che realizza fin dal proemio (il primo dei passi selezionati) una serrata critica del sistema ateniese. Nel secondo brano limperialismo marittimo ateniese posto in stretta correlazione con i diritti assegnati al popolo dalla forma democratica. Tale idea pu essere sintetizzata nella frase il popolo spinge le navi. Nel terzo brano emergono invece la propensione dellautore per loligarchia e la disapprovazione nei confronti del governo del popolo. La posizione del Vecchio Oligarca appare chiara fin dalla presentazione dellopera:
I 1: voglio esporre la Costituzione degli Ateniesi, sebbene non la approvi, poich essi con la scelta del proprio regime hanno voluto pi il benessere della massa che quello dellaristocrazia. Tuttavia, poich a loro piacque cos, mostrer che sostengono bene la propria forma di governo e che compiono altre azioni, giudicate errori dal resto dei Greci.

Nel passo immediatamente successivo si parla del sorteggio delle cariche:


I 2 (passim): prima dunque dir che qui giustamente la gente volgare, i poveri, la massa del popolo pi potente dei nobili e dei ricchi, poich il popolo che spinge le navi e che conferisce potenza alla citt []. Essendo questa la situazione appare giusto che tutti per sorteggio, sistema ora in vigore, o per votazione, partecipino alle cariche pubbliche e che a qualunque cittadino sia permesso parlare.

Gli aristocratici sono poi nettamente contrapposti ai democratici:


I 5: in tutto il mondo gli aristocratici sono contrari alla democrazia, negli aristocratici infatti sono minime la sfrenatezza e lingiustizia, grandissima invece laspirazione verso tutto ci che onesto, al contrario nel popolo sono grandissime lignoranza, la perversione, la mancanza di controllo e la povert li spinge sempre pi ad atti immorali e vergognosi, (sono diffuse) lassenza di educazione e lignoranza, per alcuni dovuta allassenza di denaro.

7 4) La democrazia, origini e rischi: Platone, Aristofane e loratoria (2 ore) Dopo aver esaminato la posizione del Vecchio Oligarca, si riflette su quella di Platone (vissuto tra il 427 e il 347 a.C.), autore di numerosi dialoghi filosofici nei quali spicca la figura di Socrate (469-399 a.C.). Si presenta agli allievi in particolare la Repubblica, opera in dieci libri, ambientata nella casa del vecchio Cefalo, padre delloratore Lisia, e strutturata come un dialogo tra Socrate, Cefalo stesso, Polemarco, Trasimaco e i due fratelli di Platone, Glaucone e Adimanto. Platone, Repubblica, VIII 557 a - 558 c Nel passo selezionato Adimanto scambia opinioni con Socrate, ragionando sui fattori connessi con la nascita della democrazia.
557 a: [] pertanto la democrazia, secondo me, nasce quando i poveri, avendo riportato la vittoria sulla parte avversaria, uccidono gli uni e mandano in esilio gli altri, dividono con chi resta a parit di condizioni il governo e le cariche, che vengono assegnate per lo pi per sorteggio.

Leggendo il passo con lausilio della traduzione a fronte, si enucleano le idee chiave: la democrazia nasce nel momento in cui i poveri prendono il potere, uccidendo o mandando in esilio gli avversari, e assegnano le cariche tramite sorteggio. Si governano poi in nome della libert. Dal dialogo emergono inoltre alcuni rischi della democrazia, per esempio lindulgenza e il lassismo. Ragionando con gli allievi si nota come Platone segnali non soltanto i pregi, ma anche i limiti della democrazia. La libert di parola e lampia partecipazione ai processi appaiono perci come peculiarit della democrazia ateniese, che comportarono sia aspetti positivi sia degenerazioni. La riflessione prosegue soffermandosi sulla figura del sicofante, in origine denunciatore degli esportatori di contrabbando dei fichi dallAttica oppure dei ladri dei fichi sacri (come dice il nome: sukon: fico; faino: mostrare). In seguito il sicofante divent un sorta di delatore per mestiere che, mirando al compenso garantito a chi denunciava con successo un crimine, faceva di questa attivit una professione. Tale figura fu il prodotto deteriore di una norma del diritto attico che consentiva a qualsiasi cittadino di accusare i delinquenti. Gli avversari politici potevano perci essere messi sotto accusa dai sicofanti (delatori prezzolati) o dai demagoghi (capipopolo spregiudicati). Una menzione dei sicofanti si trova in Platone stesso, nel momento in cui Critone, protagonista del dialogo omonimo, ricorda a Socrate lassenza di scrupoli dei sicofanti e la loro diffusione in Atene (Critone 44 e - 46 a). Un quadro della situazione, sia in merito al proliferare dei sicofanti, sia in generale sulla degenerazione della democrazia, viene fornito nelle commedie di Aristofane. Ai fini del percorso si pensa di leggere passi dai Cavalieri, commedia del 424, nella quale il vecchio Demos, personificazione del popolo, assistito da due servi (i generali Demostene e Nicia) che apprendono da un oracolo limminente sostituzione del tiranno Paflagone (sotto le spoglie del quale rappresentato il democratico Cleone) con un salumaio. Per accelerare i tempi decidono di affidare la salvezza della citt proprio a costui. Demos, dovendo decidere tra Paflagone e il salumaio, si lascia stoltamente corrompere dalle specialit culinarie e opta per il secondo. Dallanalisi della trama emerge la critica allincapacit di giudizio di Demos, associata alla denuncia della degenerazione della democrazia, che porta al potere personaggi spregevoli.

8 Lingente numero dei processi e la necessit di ogni cittadino di pronunciare personalmente il proprio discorso di difesa favorirono, nellambito delloratoria giudiziaria, la diffusione dei logografi, professionisti della retorica, impegnati a scrivere, dietro compenso, discorsi destinati a essere pronunciati dallimputato davanti alla giuria dei tribunali popolari. I logografi cercarono perci di simulare limprovvisazione, di rendere il discorso efficace e persuasivo e infine di stilare un testo adeguato alla personalit di colui che lo avrebbe poi pronunciato. Si parla perci, in particolare per Lisia, illustre oratore giudiziario, di ethopoiia (creazione di caratteri), capacit di adattare lo stile al carattere dellimputato che ha commissionato il discorso. Si esaminano due esempi di ethopoiia in Lisia: la presentazione del personaggio di Eufileto nellorazione Per luccisione di Eratostene, nella quale limputato si difende ricorrendo a un lessico semplice e presentandosi come onesto cittadino. Si legga, per esempio, la conclusione:
I 50: io ora infatti sto rischiando la mia vita, i miei beni e tutto quanto il resto soltanto perch ho avuto fiducia nelle leggi dello Stato.

la figura di un dignitoso gentiluomo di campagna che emerge dallAreopagitico. Discorso di difesa sullulivo sacro. Nella prima parte dellorazione si nota un riferimento al rischio di perdere i beni analogo al precedente, associato alla dichiarazione di buona fede del personaggio, che afferma di aver sentito parlare del capo daccusa per la prima volta al processo, mentre laccusatore ha ragionato a lungo su di esso:
VII 3: ed ecco io devo difendermi, in una causa che mette in gioco i miei beni e il diritto di cittadinanza, da unaccusa sulla quale costui ha macchinato a lungo, mentre io ne ho sentito parlare ora insieme con voi che mi dovete giudicare. Cercher ugualmente di informarvi da principio.

5) Democrazia e oclocrazia: Polibio, Storie, VI 3-4; VI 11-14 (1 ora) Per una riflessione sulla degenerazione della democrazia, si introduce la lettura del passo tratto dalle Storie di Polibio (200 - 118 a.C.), inserito nel VI libro dellopera, in un punto nel quale lautore analizza le diverse forme di governo. Polibio, Storie, VI 3-4 Nel brano, proposto in originale greco con traduzione a fronte, Polibio illustra la teoria in base alla quale le forme di governo, tre positive e tre corrotte, si susseguono in una sequenza che si ripete ciclicamente (teoria dellanakuklosis), che alterna una forma buona e una corrispondente degenerata.
VI 4 (passim ): si deve dunque ritenere che esistano sei forme di governo, cio le tre che tutti ammettono, e che abbiamo elencato [monarchia, aristocrazia, democrazia, n.d.t.], e tre simili a queste, cio la tirannide, loligarchia, loclocrazia. In modo spontaneo e naturale sorge prima di ogni altra forma la monarchia, dalla quale deriva poi, in seguito a opportune correzioni e cambiamenti, il regno. Quando questo incorre nei difetti connaturati a s e diventa tirannide, viene abolito e al suo posto subentra laristocrazia. Quando, in base a un processo naturale, essa degenera in oligarchia e il popolo, indignato, punisce

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lingiustizia di chi comanda, sorge la democrazia. Quando questa a sua volta diventa colpevole di illegalit e violenze, con il trascorrere del tempo si forma loclocrazia.

Si enucleano nel testo greco le parole che indicano ciascuna modalit di gestione del potere, sollecitando gli allievi a riflettere sulletimologia di tali termini: 1) monarchia, governo di uno attraverso la persuasione
degenera in:

2) tirannide, governo di uno in base a violenza e terrore


un gruppo reagisce, si passa a:

3) aristocrazia, governo di pochi, migliori e assennati


degenera in:

4) oligarchia, governo di pochi, non i migliori


il popolo reagisce, si passa a:

5) democrazia, governo del popolo, in base a valori onesti


degenera in:

6) oclocrazia, governo di una massa disordinata e priva di regole Dallanalisi di Polibio si comprende la sua propensione per una forma di governo che sia la commistione delle tre modalit non corrotte, ipotesi confermata dalla lettura del passo che riguarda la costituzione romana. Polibio, Storie, VI 11-14 Introducendo la lettura, si segnalano i motivi dellinteresse di Polibio, nato a Megalopoli in Arcadia, per la storia romana. Lautore aveva appoggiato la Macedonia nella guerra contro Roma e, dopo la disfatta macedone nella battaglia di Pidna (168 a.C.), fu mandato a Roma per essere processato. Polibio rimase poi in quella citt per intercessione di P. Cornelio Scipione Emiliano. In questo modo riusc a inserirsi nella vita politica e culturale romana. Nel passo proposto Polibio considera la costituzione romana come un sistema misto che fonde le tre forme di governo sane: monarchia (i due consoli), aristocrazia (il senato), democrazia (le assemblee popolari).
VI 11 (passim): [] considerando il potere dei consoli, lo Stato romano sarebbe stato definito una forma monarchica, considerando quello del senato, sarebbe stato definito aristocratico, se qualcuno avesse infine considerato lautorit del popolo, avrebbe senzaltro definito lo Stato romano democratico.

Commentando il brano si segnala per agli allievi il fatto che Polibio non sottragga in assoluto Roma alla trasformazione ciclica: al termine del libro VI lo storico considera infatti inevitabile, per quanto ritardato, il declino di Roma e lo collega con leccessivo benessere e con lavidit di potere.

10 6) Greco/Geografia: un confronto con la democrazia oggi (1 ora) In unora dedicata a Geografia si confronta la democrazia greca, sulla quale si riflettuto durante le ore di Greco, con le democrazie contemporanee, esaminando in particolare la struttura politica dellItalia e degli Stati Uniti dAmerica (Stato inserito nel programma di V Ginnasio). Si riflette sulle caratteristiche degli organi di governo (Parlamento italiano, Congresso statunitense, ruolo del Presidente, differenze tra Repubblica parlamentare e presidenziale). Si esaminano inoltre, in prospettiva geopolitica, le scelte di suddivisione del territorio in Italia e negli Stati Uniti dAmerica (con collegamenti al dibattito sulla gestione federale), invitando gli allievi a un confronto con lAtene di Clistene. In base alla risposta della classe possibile inoltre esaminare criticamente le tesi esposte dallo scrittore liberale francese Benjamin Constant nel 1819, durante la conferenza parigina sul tema La libert degli antichi paragonata a quella dei moderni. Si pensa di invitare gli allievi a soffermarsi su una delle asserzioni fondamentali di Constant, ossia sul fatto che la libert degli antichi sia autonomia politica collettiva, mentre quella dei moderni sia libert privata individuale. possibile cercare di enucleare aspetti positivi e limiti di entrambe, collegandole con le trasformazioni socio-economiche intercorse nei secoli, che hanno reso difficilmente realizzabile lesercizio collettivo e diretto della sovranit, arrivando al principio della rappresentanza. Il confronto tra vita politica antica e moderna pu essere ampliato illustrando in sintesi le tesi esposte da Moses Finley in Democracy Ancient and Modern, saggio nel quale lapatia e lignoranza politica, frequenti nel mondo odierno, sono contrapposte alla partecipazione popolare antica, connessa con la democrazia diretta. Segnalando tale differenza non bisogna tuttavia dimenticare il fatto che alle cariche pubbliche fossero ammessi soltanto i cittadini maschi. La partecipazione femminile appariva infatti agli antichi un tema da mondo alla rovescia, come emerge dalle Ecclesiazuse, commedia di Aristofane nella quale la protagonista Prassagora, convinta che le donne possano risollevare lo Stato prendendo accorte decisioni politiche, invita le compagne a recarsi in assemblea al posto dei mariti. Le donne, tuttavia, si travestono da uomini, elemento che pu essere inteso come una riaffermazione del carattere comunque maschile dellattivit politica in Atene, al quale, neppure in commedia, sono contemplate deroghe.

Modalit di verifica
Si inserisce alla fine del lavoro una verifica di 1 ora, con quesiti a risposta chiusa relativi ai testi affrontati e domande a risposta aperta connesse con i nodi concettuali focalizzati. prevista poi 1 ora dedicata al chiarimento di eventuali dubbi sorti durante la prova e alle considerazioni conclusive.

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Recupero e/o potenziamento


In base allandamento della prova in uscita si propone unora di lavoro differenziato, durante la quale la classe divisa in due gruppi: Recupero: si riesaminano i passi proposti durante il percorso per arrivare a elaborare uno schema riassuntivo delle ideechiave. Potenziamento: si analizza un passo tratto dalla Athenaion Politeia di Aristotele, che riguarda lostracismo, provvedimento attraverso il quale lassemblea allontanava dalla citt per dieci anni personaggi politici eccessivamente potenti, che avrebbero perci potuto trasformarsi in tiranni. Il nome della persona da esiliare veniva scritto su una tavoletta di coccio (ostrakon). Colui che subiva ostracismo rimaneva tuttavia in possesso delle sue propriet e non perdeva lo status sociale di cittadino. L'ostracismo fu probabilmente introdotto ad Atene poco prima del 487 a.C., anno in cui se ne registra la prima applicazione storicamente certa, ai danni di Ipparco figlio di Carmo, parente del tiranno Pisistrato. Le fasi della procedura di ostracismo erano le seguenti:
a met inverno il popolo decideva a maggioranza se si dovesse votare per un ostracismo e, in caso affermativo, stabiliva una riunione successiva. nel corso della seconda riunione, se i votanti erano pi di seimila (o se il candidato all'ostracismo otteneva pi di seimila voti; su tale aspetto le fonti antiche sono discordi) colui il cui nome risultava scritto sulla maggioranza dei cocci usati come schede elettorali veniva condannato all'esilio.

Riflettendo sul carattere politico dellostracismo, si pu notare come, introdotto per difendere la democrazia dal rischio della tirannide, si trasform in un efficace strumento di azione contro gli avversari politici. La classe viene poi riunita per osservare alcune immagini di ostraka e di decreti in fotocopia e per riflettere sullostracismo.

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Bibliografia per la progettazione del percorso


Arcese L. Bengston H. Uomini ed eventi. Antologia di storici greci, Napoli 1993. Griechische Geschichte. Von den Anfngen bis in die rmische Kaiserzeit, 2 voll., Mnchen 1965, trad. it. Storia greca, a cura di C. Tomasi, Bologna 1985. Letteratura greca. Storia. Testi. Traduzioni, vol. II. Il periodo attico, Treviso 1989. Ancient Greece. Social and Historical Documents from Archaic Times to the Death of Socrates, London 1994. Le Storie di Tucidide, 2 voll., Torino 1982. Democracy Ancient and Modern, London 1972, trad. it. La democrazia degli antichi e dei moderni, a cura di G. Di Benedetto e F. De Martino, Roma Bari 1973.

Carotenuto G. Dillon M., Garland L.,

Donini G. (a cura di) Finley M.

Finley M., Daverio Rocchi G., Tucidide. La guerra del Peloponneso , 3 voll., Ferrari F. (a cura di) Milano 1998 (I ed. 1985). Lanza D. - Roscalla F. Monaco G., Casertano M., Nuzzo G. Montanari F. Musti D. Proto B. Rosati G. Rossi L.E. Thorrley J. Vidal - Naquet P. Storia del mondo antico, vol. 1, Milano 1992. Lattivit letteraria nellantica Grecia. Storia della letteratura greca, Palermo 1991. Storia della letteratura greca, Roma - Bari 1998. Demokratia. Origini di un'idea, Roma - Bari 1995. Lingua greca e civilt ellenica. Antologia greca per il Ginnasio, Firenze 1988. Scrittori di Grecia. Testi, traduzioni, commenti, 3 voll., Firenze (I ed. 1972). Letteratura greca, Firenze 1995. Athenian democracy, London - New York 1996. La democrazia greca nell'immaginario dei moderni, Milano 1996.

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