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GiacomoPezzano Note di lettura di D.

Pennac, Storia di un corpo


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GiacomoPezzano
Note di lettura di Daniel Pennac, Journal dun corps (2012), tr. it. di Y.
Melaouah, Storia di un corpo, Feltrinelli, Milano 2012

Le pagine che seguono non sono n una recensione, n un commento, n uno
sviluppo, n una descrizione del testo di Pennac: sono semplici note di lettura a usoe
consumo dei filosofi lo esplicito da subito. Sono destinate come i nomi che
appariranno come semplice e fugace riferimento non nascondono a tutti quei filosofi
che si occupano del corpo, che studiano autori che hanno scritto sul corpo e
cos via, che dunque sono pronti a rendersi conto che mettersi in cammino verso il
corpo significa accostarsi sino in fondo alle sue bassezze e alle sue trivialit, non
tanto farne un nuovo e problematico assoluto metafisico.
Certo, il corpo forse il tema che la filosofia contemporanea da Feuerbach a
Nietzsche, da Husserl a Merleau-Ponty, da Sartre a Waldenfels, da Henry a Nancy, da
Foucault a Deleuze-Guattari ha cercato e sta cercando di (ri)pensare nel suo tentativo
di (ri)discutere ogni forma di dualismo, rappresenta cio la vera e propria sfida che il
pensiero si trova di fronte, finalmente consapevole che il corpo lenostrevite, che il
corpo politico (Butler; Forti), che il corpo tecnico (Stiegler; post-human), che il corpo
sociale (Negri; Virno) e cos via. Certo, se la modernit (filosofica, ma non solo)
nasce con un discorso sul metodo, sarebbe il caso di far cominciare una nuova epoca
con un rigoroso e gioioso assieme discorsosul corpo(il compito filosofico del presente e
del futuro).
Ma allo stesso tempo proprio questo proliferare dei (discorsi sui) discorsi sul
corpo (anche nella forma del discorso critico sul discorso sul corpo!) rischia, ancora
una volta, di lasciare pi spazio alla parola che tenta di dire il corpo che non al corpo
stesso. Ai corpi stessi.
Il punto allora che lultima splendida fatica letteraria di Daniel Pennac ha
quella spregiudicatezza che manca a molte delle filosofie del corpo che forse per
ostacolo intrinseco al gesto filosofico faticano con ci a essere corporee, ma anche
forse soprattutto che essa riesce a raccontare molto vividamente perch il corpo il
legamesociale, vale a dire in che senso non ci sia legame sociale (legame tout-court) se non
a partire dal corpo, se non nel corpo nei corpi (come forse solo Nancy riuscito a
cogliere in maniera sino in fondo esplicita) che sperimentanoi rapporti (come forse solo
Deleuze riuscito a cogliere in maniera sino in fondo esplicita).
Quello che leggiamo un journal dun corps, un diario che percorre 74 anni di vita
del (corpo del) protagonista ( anzi il corpo stesso a essere il protagonista),
raccogliendo sensazioni, azioni, emozioni, segni, impressioni e quantaltro il corpo
registra o pi semplicemente vive. Un affresco pressoch quotidiano che un padre
decide di lasciare alla figlia, per ricordarle di fare molta attenzione alla nostra macchina
per essere [10], perch per quanto sia uninvenzione della vostra generazione [10],
essa nondimeno resta intatto: pi lo si analizza, questo corpo moderno, pi lo si
esibisce, meno esso esiste. Annullato, in misura inversamente proporzionale alla sua
esposizione [10]. Il corpo spettacolarizzato un corpo perennemente in mostra,
che si e-sibisce rifiutando qualsiasi forma di in-ibizione: ma un corpo o-sceno un
corpo che paradossalmente esce fuori di scena, che pi si denuda per mostrarsi pi si
nasconde ai nostri occhi, proprio come un foglio messo davanti ai nostri occhi che
diventa impossibile da decifrare. Il corpo-pornografico (dalla medicina alla televisione,
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dagli happenings artistici allesibizionismo quotidiano) un corpo che finisce con il
mettere a tacere quei lunghi silenzi, quei momenti della vita in cui il nostro corpo si fa
dimenticare [10] per poter poi riapparire sorpresa per sorpresa il nostro corpo ne
prodigo [10].
Tutto comincia dalle paure, dallinsieme di ansie e preoccupazioni che
immunitariamente percorrono i nostri stati danimo e le nostre giornate: siamo
abituati a pensarle come paure di cose o persone, mentre in realt sono sensazioni
che il corpo ricerca o rifugge, che potenziano o distruggonoil corpo. La paura della mamma,
degli specchi, dei compagni, degli insetti ecc. [23] si tramuta cos in un elenco di vissuti
o di vivibili:

la paura del vuoto mi fa strizzare le palle, la paura delle botte mi paralizza, la paura di avere
paura mi angoscia per tutto il giorno, langoscia mi provoca le coliche, lemozione (anche
piacevolissima) mi fa venire la pelle doca, la nostalgia (per esempio pensare a pap) mi
inumidisce gli occhi, la sorpresa mi fa sobbalzare (anche una porta che sbatte!), il panico pu
farmi scappare la pip, il bench minimo dispiacere mi fa piangere, la rabbia mi soffoca, la
vergogna mi rattrappisce [28-29].

Luomo teme davvero solo per il proprio corpo. Appena un offensore capisce che potrebbero
farea lui quello che dice, il suo terrore senza nome [218-219].

Tutto insomma ruota intorno a quel mio corpo che reagisce a tutto, ma che
non so mai in chemodoreagir [29], ed proprio per questo che innanzitutto per tutta
la vita, dobbiamosforzarci di credereai nostri sensi [26], che dobbiamo difendere, fortificare,
occuparci di e interessarci a tutto quello che senti [27], arrivando a tradurrein quanto
ambasciatori tutto linsieme delle sensazioni del corpo. Arriveremo cos a conoscere il
nostro corpo nel suo tentativo singultente di essere rivoltato come un sacco, il
dentro fuori, il rovescio della pelle [30]: quel vomito che testimonia lesposizione
che il corpo, quasi a dire che il corpo non cela fa pi a staretuttodentrodi s. Arriveremo
ad accorgerci che dieci minuti al giorno di esercizi ginnici possono rendere il corpo
irriconoscibile [30], perch registra silenziosamente ogni piccolo cambiamento, come
un fedele sismografo che si lascia tracciare dalla pi piccola e non considerata scossa.
Arriveremo ad apprendere tutti i minuziosi accorgimenti che costituiscono larte di
addormentarsi [32], perch arriveremo a comprendere che esistere, essere al mondo,
significa impararea farebuon usodel corpo:

quando Dodo era piccolo cercavo di insegnargli a soffiarsi il naso. Ma lui non soffiava. Gli
mettevo il fazzoletto sotto il naso dicendogli dai, soffia, e lui soffiava dalla bocca. Oppure non
soffiava affatto, soffiava allinterno, si gonfiava come un pallone e non usciva niente. Allepoca
credevo che Dodo fosse scemo. Ma non era cos. che sul proprio corpo luomo deve imparare
tutto, assolutamente tutto: impariamo a camminare, a soffiarci il naso, a lavarci. Non sapremmo
fare niente di tutto questo se qualcuno non ce lavesse spiegato. Allinizio luomo non sa niente.
Niente di niente. stupido come una bestia. Le uniche cose che non ha bisogno di imparare
sono respirare, vedere, sentire, mangiare, pisciare, cagare, addormentarsi e svegliarsi. Ma
neanche. Sentiamo, ma dobbiamo imparare ad ascoltare. Vediamo ma dobbiamo imparare a
guardare. Mangiamo ma dobbiamo imparare a tagliare la carne. Caghiamo ma dobbiamo imparare
a farla nel vasino. Pisciamo ma quando non ci pisciamo pi sui piedi dobbiamo imparare a
prenderela mira. Imparare vuol dire prima di tutto imparare a esserepadroni del propriocorpo[33].

Capiremo cos che imparare a fare buon uso del corpo significa lasciare che il
corpo incontri gli altri corpi per sperimentare ed esplorare, che se non sappiamocosa pu
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un corpo (Deleuze) perch il corpo opera costantemente e silenziosamente, se
smettesse di farlo smetteremmo di esistere: produrre saliva, deglutire, sono funzioni
del corpo meccaniche come respirare. Senza, diventeremmo secchi come unaringa. Mi
chiedo quanti quaderni ci vorrebbero solo per descrivere tutto ci che il nostro corpo
fa senza che noi ci pensiamo. Le funzioni meccaniche sono innumerevoli? Non ci
facciamo caso, ma basta che una si inceppi e non pensiamo ad altro! [36]. Quando il
corpo si inceppa diventa tuttuno con la parte inceppata, quando un corpo si
immischia con la realt diventa tuttuno con essa il corpo rivela un carattere
essenzialmente metonimico: allinizio dellangina ero soltanto la mia gola. Luomo
focalizza, diceva pap, tutto dipende da questo! Per gli uomini non esiste nulla fuori da
una cornice. Figliolo, ti consiglio di romperla, quella cornice [36]; non sono caduto in
una fossa biologica, sonoio la fossa, satura di un fetore che per fortuna non esporto
[124].
Un corpo metonomico un corpo che non mai pienamentein s(che non mai
pieno (di s)): il mio corpo anche il corpo di Violette. Lodore di Violette come
la mia seconda pelle. Il mio corpo anche il corpo di pap, il corpo di Dodo, il corpo
di Mans Il nostro corpo anche il corpo degli altri [37]. Corpocorpi, corpi sonocorpo,
corpo sono corpi, corpi corpo (Nancy); in fondo per questo che passiamo la via a
confrontare i nostri corpi [157]:

Ma, una volta usciti dallinfanzia, in maniera furtiva, quasi vergognosa. A quindici anni, sulla
spiaggia, studiavo i bicipiti e gli addominali dei ragazzi della mia et. A diciotto o ventanni il
gonfiore sotto il costume. A trenta, a quaranta, gli uomini paragonano i capelli (guai ai calvi!). A
cinquantanni la pancia (non metterla su), a sessanta, i denti (non perderli). E adesso, in queste
adunate di vecchi avvoltoi che sono le nostre autorit tutorie, la schiena, i passi, il modo di
asciugarsi la bocca, di alzarsi, di infilarsi il cappotto, let, insomma, semplicemente let [157].

Ci a tal punto vero da farci pensare che ci sia un unico corpo tale che se
uno di noi morisse, il grande corpo comune continuerebbe a vivere [78-79], un solo e
unico corpo [] educato [260], ma anche che possiamo renderci testimoni di una
visione orribile del corpo unico [85] il corpo militare, il corpo nazionale ecc.
Il corpo legame sociale perch reazione arcaica alla solitudine ontologica,
moto istintivo che si aggrega [] al comune, rifiuta istintivamente la solitudine
dellesilio [] propensione a dire s [163], intelligenza della specie [232] cui affidare
le proprie vite, alterit assoluta [309]. Esposizione assoluta, ma un corpo esposto un
corpo influenzato e suscettibiledi i nostri sentimenti per le persone influenzano le
nostre papille gustative? [39]:

stasera, in refettorio, uova sode su sterco di spinaci. Malemain ci fa notare che oggi hanno tosato
il prato. Ed vero. Secondo lui succede tutte le volte. Anche se non ci credo che ci facciano
brucare lerba losservazione di Malemain condiziona a tal punto la mia percezione gustativa
da dare a quella purea di spinaci bolliti un sapore di verde [71].

Ma gradualmente ci accorgiamo che possiamo impedire alle sensazioni di
paralizzare il corpo, che si possono ammansire come animali selvatici [50-51], senza
per incatenare il corpo, perch anzi realizziamo che la paura non ti protegge da
nulla e ti espone a tutto!, per quanto il che non vuol dire che non si debba essere
prudenti. Pap diceva: La prudenza lintelligenza del coraggio [51]. La
sperimentazione di cui il corpo protagonista (che il corpo ) si condensa nella
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formula spinoziano-deleuziana del Caute!, che unisce il coraggio dellesplorazione
(lesclamazione) alla circoscrizione del suo ambito e del suo modo (cautamente): la
prudenza non dicecosa fare, diceil comedi ogni faresenza perpre-figurarnela qualit. Non
tanto che la sperimentazione misurata, quanto piuttosto che essa cerca attivamentela
misura, testa il limite, cerca di com-misurarsi alla situazione e ai bisogni non si tratta
tanto di limitarsi, quanto piuttosto di sondare il limite per fissarlo, di viveresul limite
senza mai superarlo (Braidotti):

cosa succederebbe se fossero stimolati tutti i cinque sensi contemporaneamente [] che tipo di
risveglio si avrebbe? Etienne ha battezzato il nostro esperimento il risveglio totale []
svegliarmi compiendo cinque azioni simultanee: chiamarmi, scuotermi, abbagliarmi, mettermi
del sale in bocca e farmi annusare qualcosa di molto forte. [] Risultato: se vengono stimolati
contemporaneamente i cinque sensi di un dormiente, si rischia di ammazzarlo [67-68].

La cosa straordinaria, quando mi masturbo, il momento che chiamo il passaggio
dellequilibrista: listante in cui, appena prima di venire, non sono ancora venuto. Lo sperma l,
pronto a schizzare fuori, ma io lo trattengo con tutte le mie forze. Lanello del glande cos
rosso, il glande stesso cos gonfio, cos pronto a scoppiare che io lascio andare il pene. Trattengo
lo sperma con tutte le mie forze guardando il sesso che freme. Stringo talmente forte i pugni, le
palpebre e le mandibole che il mio corpo freme quanto lui. Questo il momento che chiamo il
passaggio dellequilibrista. Strabuzzo gli occhi dietro le palpebre, il respiro diventa affannoso,
caccio via tutte le immagini eccitanti [] e lo sperma di ferma in quella colonna incandescente,
appena sullorlo del cratere. In effetti, viene proprio in mente un vulcano poco prima
delleruzione. Non bisogna che la lava torni indietro. [] Appena sento che torna indietro,
stringo lanello con il pollice e lindice e gioco a mantenerlo proprio sullorlo, tutto fremente (di
lava, s, o di linfa, visto che in quei momenti luccello sembra un ramo teso e nodoso!). Occorre
essere molto cauti, molto precisi, una questione di millimetri, forse persino meno. Tutto
luccello cos sensibile che, se solo gli soffiassi sopra o lo sfiorasse il lenzuolo, il glande
potrebbe esplodere. Posso trattenere leruzione ancora una volta, due volte, ed sempre una
vera goduria. Ma la goduria suprema quando finalmente sono sconfitto, quando lo sperma
sommerge tutto e cola bollente sul dorso della mano. Ah! Che meraviglioso scacco! Anche
questo difficile da descrivere, tutto questo dentro che esce fuori mentre il piacere ti
sommerge Uneruzione che un inabissarsi! la caduta dellequilibrista nel cratere bollente!
Ah! Un abbagliamento nelle tenebre! [] Credo di aver trovato lespressione giusta: prendersi in
mano[73-75].

Una delle manifestazioni pi strane dei miei stati di ansia la mania di divorarmi linterno del
labbro inferiore. [] Fin dai primi sintomi, linterno del labbro pare anestetizzato e i premolari
si divertonoa strappare piccoli lembi di una pelle che sembra morta. Vengono via senza dolore,
come se pelassi un frutto. Per qualche secondo gli incisivi giocano con quelle bucce di me
stesso, dopodich le inghiotto. Questo autodivoramento prosegue finch i denti raggiungono
una profondit del labbro in cui la carne diventa sensibile al morso. Arrivano il primo dolore e la
prima goccia di sangue. stato raggiunto un limite. Bisogna fermarsi. Ma il desiderio di
stuzzicare la ferita grande. Posso approfondirla con piccoli morsi che accentuano il supplizio
fino a farmi venire le lacrime agli occhi, posso comprimere il labbro ferito accennando una
suzione che lo fa sanguinare ancora di pi. Il gioco sta allora nel verificare su un fazzoletto o sul
dorso della mano quanto rosso il sangue. Strana tortura che infligge a se stesso sin dallinfanzia
un tizio non particolarmente incline alle pratiche masochiste. Mi maledir per tutta la durata
della cicatrizzazione, con il vago timore di avere raggiunto il limite del supplizio oltre il quale la
carne cos sollecitata rifiuter di cicatrizzarsi [136].

Il corpo rivela addirittura che com-misurarsi alle possibilit ben pi di una
semplice simmetria: la natura ha orrore della simmetria, non commette mai un
simile errore di stile. Ti stupirebbe vedere com inespressivoun viso simmetrico, se ne
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incontrassi uno! [326]. Non casuale allora che nulla come la postura dei corpi possa
insegnarci cosa sia la misura:

quel che mi rester impresso della lite non saranno tanto le nostre argomentazioni [], quanto
la reazione di Etienne, che ha preso il lungo righello della lavagna e ne ha affondato una
estremit nel mio stomaco e laltra nel suo. Ogni volta che uno dei due, spinto dalla forza della
sua convinzione, faceva per camminare verso laltro, il righello ci si conficcava nelladdome.
Doloroso! Se indietreggiavamo, il righello cadeva. Fine della discussione. Ecco quel che si dice
fare discorsi misurati [82].

Il tuo corpo non un giocattolo! [64], il trascendentaledi ogni possibilegioco.
ambiguo e paradossale, il gioco tra essere e avere (Plessner; Husserl) e
propriet e impropriet (Merleau-Ponty; Waldenfels), proprio per questo
tremendamente affascinante e stimolante, sempre da scoprire e allora che cosa ti
interessa, nella vita? mi domanda il caro zio. Losservazione del mio corpo perch mi
intimamente estraneo [82]:

gli elementi del mio corpo mi costituiscono senza caratterizzarmi. Insomma, io non mi sono mai
guardato veramente in uno specchio. Non virt, semmai distanza, lirriducibile distanza che
questo diario cerca di colmare. Qualcosa nella mia immagine mi rimane estraneo. Tanto che mi
capita di trasalire quando la incontro inaspettatamente nella vetrina di un negozio. Chi ? Niente,
calma, sei solo tu. Fin da quando ero piccolo, impiego a riconoscermi un tempo che non ho mai
recuperato. [] In fondo, avrei molte difficolt a dire cheaspettoho[133].

Quante sensazioni mai provate? Al concerto, in chiesa, una donna con le braccia nude, il gomito
sullo schienale della sedia vicina rimasta libera, si tiracchia nervosamente i peli dellascella. Ho
sperimentato. Non male. Potrebbe diventare ben presto un tic se la zona fosse di pi facile
accesso [215].

Del diletto di grattarsi. Non solo per limpennata orgasmica che si conclude con lapoteosi del
sollievo, ma soprattutto per il piacere di trovare, con millimetrica precisione, il punto esatto
dove si sente il prurito. Anche questo conoscersi. Difficilissimo indicare con esattezza
allaltro dove grattarti. In questo, laltro delude sempre. Come spesso accade, non coglie il punto.
Possiamo grattarci fino al godimento, ma fatti il solletico quanto ti pare e non ti farai mai ridere
[221].

Mangia linvidia stufata assaporandola veramente, cercando veramente di capire il gusto che ha.
Vedrai, interessantesapere perch qualcosa non ci piace [222].

Proprio per questo io, ogni volta che mi capita qualcosa di nuovo, scoprodi avere
un corpo! [52], per questo il mio corpo diventa un oggetto di curiosit. Quale sorpresa,
domani? Non sappiamo mai da dove il corpo ci sorprender [69]: simulavamo il
soffocamento, [] lo scopo era [] arrivare al limite dello svenimento o addirittura
superarlo [244].
In che modo il corpo ci sorprender? Studiare un corpo studiare i modi,
studiarne lemaniere c modo e modo:

tu, petardo, potresti anche travestirti da Apache, da pigmeo, da cinese o da marziano, ti
riconoscerei dal sorriso. E questo mi induce a interrogarmi sulle emanazioni del corpo
rappresentate dalla figura, dallandatura, dalla voce, dal sorriso, dalla calligrafia, dalla gestualit,
dalla mimica, uniche tracce lasciate nella nostra memoria da coloro che abbiamo davvero
guardato [152].
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In fondo, mi piace pensare che i nostri habituslasciano pi ricordi di quanti ne lasci la nostra
immagine nel cuore di coloro che ci hanno voluto bene [187].

Amare un corpo amarnei modi, innamorarsi delle sue maniere, di ci che,
lincontrocon esso; un corpola propria maniera di esserlo:

Simone e io siamo fatti luna per laltro, peccato che i nostri corpi non si dicano niente.
Andiamo daccordo ma non facciamo corpo. A dire il vero, ad attrarmi inizialmente non stato
tanto il suo corpo quanto i suoi modi: lo sguardo, landatura, la grana della voce, la grazia un po
brusca dei gesti, la lunga eleganza, il sorriso carnoso in quel viso scettico, e tutto ci (che ho
scambiato per il suo corpo) si accordava a tal punto con ci che diceva, pensava, leggeva, taceva,
da promettere un accordo totale [120-121].

Guardando Mona camminare davanti a me. Mona e il suo portamento regale, come dice Tijo.
Da quarantanni cammino dietro di lei, il corpo le si appesantito, certo, ha perso elasticit, ma
come dire? Si appesantito intornoalla sua andatura, che invece non mai cambiata, e provo
sempre lo stesso piacere a guardare Mona camminare. Mona la sua andatura [251].

Comprendere tutto questo liberarsi dalla visione morale del mondo per
aprirsi a quella etica, nella quale non conta il (pre)giudizio sul corpo ma il suo ethos, il
suo atteggiamento e non il suo atteggiarsi, il suo com-portarsi e non il suo
comportamento, il suo mododesseree non il suo dover essere, per poter fare ingresso nel
campo di immanenza in cui il corpo si muove, che il corpo , nei piani di immanenza
che il corpo percorre e traccia per de-moralizzar(si) (Deleuze), ma occorre prima
spendere molto tempo per guarire le persone dalle frottole che si raccontano a
proposito di un corpo considerato solo dal punto di vista morale [81]:

colpire una pallina da tennis senza aver preso lezioni significa sentire il proprio corpo adattarsi
alle circostanze senza laiuto del movimento giusto. Faccio troppi gesti, la maggior parte sono
sbagliati, esteticamente orribili e fonte di un enorme spreco di energia (mancanza di ritmo, balzi,
corpo scoordinato, arti squinternati, pagliacciate acrobatiche), ma il fatto che questi movimenti
non abbiano nulla a che fare con il saper giocare mi procura unintensa sensazione di libert
fisica, di continua novit: mai lo stesso movimento! Godo di tutte le sorprese che locchio fa alle
mie gambe e alla mia racchetta. Nessun colpo preparato, nessuno assomiglia al precedente,
nessuno corrisponde alla gestualit accademica a cui si attengono i miei distinti avversari. Di
conseguenza risulto loro assolutamente imprevedibile, le mie palle li spiazzano, non mai il
colpo che si aspettano. Protestano, alzano gli occhi al cielo, esasperati e insieme sprezzanti,
specie dinnanzi a certe palle molli, come se non combattessi secondo le regole della guerra. Sono
stupito dalla mia rapidit, dalla mia scioltezza, dalla mia abilit, sono sbalordito dai miei riflessi
[] e, soprattutto, sono instancabile, rimando di l tutto. Questo libero uso del corpo mi
incanta. Le mie pagliacciate demoralizzano gli avversari, e vedere la loro sicurezza sgretolarsi mi
riempie di gioia. [] Il mio giuramento: vivere, in ogni situazione, come gioco a tennis! [84-85].

Se allinizionon sono capace di ballare [85] perch la danza uno dei rari
ambiti in cui il mio corpo e la mia mente non riescono ad accordarsi e non si lascia
andare, troppo cerebrale, non abbastanza selvaggio [86], alla finepotr comunque
non essere riuscito a imparare a danzare in maniera felice, ma avr comunquetentato e con
ci avr comunqueappresoqualchenuovomovimento e provatoqualchenuova sensazione si sar
comunque, in una parola, e-mozionato.
Ci si ritrover un giorno a considerare i risultati ottenuti a partire dallinfanzia
nella costruzione sistematica del mio corpo condotta dalla volont che ha scolpito il
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corpo [89-90], mentre si continuer senza sosta a evitare quelle minacce esterne che
riducono al silenzio le piccole sorprese del corpo [100]. Si ricorder forse con
nostalgia quellinfanzia movimentata come non mai:

molto spesso il bambino in me a lanciarsi. Sopravvalutando le mie forze. Siamo tutti soggetti a
questi attacchi di infanzia. Anche i pi anziani di noi. Fino alla fine, il bambino rivendica il suo
corpo. Non molla. Tentativi di riappropriazione come blitz. Lenergia che dispiego in quei
momenti di unaltra epoca [225].

A parte unora di sonnellino comatoso, non ha smesso di agitarsi, di produrremovimento, e ho
avuto lintuizione che nessun adulto al mondo, per quanto giovane, robusto, allenato,
instancabile, nessun adulto allapice della forza nervosa e muscolare sarebbe in grado di
produrre, nellarco di una giornata, met dellenergia consumata dal corpo di questo bambino
[142].

Quel che il presunto istinto genitoriale ha nascosto loro lincredibile sproporzione delle forze
in campo. I neonati sviluppano unenergia non commensurabile alla nostra. Di fronte a queste
vite in espansione, noi passiamo per vecchi sopravvissuti. Anche nelle peggiori dissolutezze, i
giovani adulti risparmiano le forze. I neonati no. Energia predatrice allo stato puro, si abboffano
spudoratamente [209-210].

Ci si ritrover a riassaporare la felicit in quanto corpoin feliceepiacevolemovimento:

galvanizzato dallandatura perfettamente lubrificata, caviglie sciolte, ginocchia salde, polpacci
tonici, anche solide, perch tornare a casa? Camminiamo ancora, godiamoci questo corpo in
marcia. la felicit del corpo a fare la bellezza del paesaggio. Con i polmoni ventilati e il cervello
accogliente, il ritmo dei passi trascina quello delle parole che si radunano in piccole frasi
soddisfatte [201].

Eppure, pi passa il tempo pi cerco di nascondere il mio corpo persino a chi in
origine vi aveva libero accesso e in futuro torner ad averlo: quando cresci, le
persone che ti conoscono meglio non sanno pi nulla della tua intimit. Tutto diventa
segreto. Poi muori, e tutto riappare [54-55]. Il corpo si nasconde perch indossa
abit(udin)i in cui pu perdersi e sentirsi estraneo, tanto da ritrovarsi nudo di fronte a se
stesso e agli altri: il ruolo indossato rende oltremodo esposti proprio mentre
ricopre, perch consegna alla societ espropriandoci della nostra possibilit di
padroneggiare ci che siamo/ abbiamo. Quando il mio corpo diventa luomo
sociale, luomo vestito della propria funzione, ecco che si sente stranamente nudo in
questo completo nuovo [125], proprio quando al contempo in talune circostanze, il
dato acquisito si propaga con la stessa naturalezza del gesto meccanico [162]: noi
diventiamo le nostre abitudini [208-209]. Cessiamo forse di essere noi stessi proprio
quando ci muoviamo in maniera naturale?
Andiamo allora alla ricerca di un faticoso e sempre metastabile equilibrio, per
ritrovare mediatamente quel poco di stabilit che ci concesso avere
immediatamente per natura, perch essere a temperatura ambiente, ecco tutta la mia
ambizione [143]:

ogni parte del corpo esige la congruenza del tessuto protettore: i piedi sono esigenti riguardo alla
lana dei calzini; il busto vuole la tripla protezione della canottiera, della camicia e del pullover.
Dinverno vestirmi significa trovare lequilibrio fra la temperatura interna e quella dei vari fuori:
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fuori dal letto, fuori dalla camera, fuori di casa Devo essere immerso nel giusto calore
originario; nulla di pi sgradevole e di pi disdicevole che aver troppo caldo dinverno [185].

Dobbiamo sempre restare in attento ascolto del corpo, di ci che dice e dei suoi
impercettibili ma inesorabili cambiamenti:

il corpo esprime a modo suo ci che non riusciamo a formulare e quindi una lombaggine
significa che ne ho abbastanza di piegare la schiena, le coliche di Fanny diconoil suo terrore della
matematica [256].

Non ho saltato la staccionata. la prima volta che non la salto. Cosa mi ha trattenuto? La paura
di fare il giovane davanti ai giovani? La paura di incespicare? In ogni caso, unimprovvisa
diffidenza. Nei confronti di cosa? Del mio corpo? Ho dubitato dello stimolo nervoso? Il corpo
parla. Che cosa dice? Che la forza dellet diminuisce [211].

Certi cambiamenti del corpo mi fanno pensare a quelle vie che percorri da anni. Un bel giorno
un negozio chiude, linsegna scomparsa, il locale vuoto, c un cartello affittasi, e ti domandi
cosa cera prima, cio la settimana scorsa [213].

Il corpo pu cos perdersi, irrigidirsi, diventare da CorpoSenzaOrgani
(Deleuze-Guattari) mero corpo organismo, una statua:

stamattina, niente pi energia. Lho sentito appena ho sollevato le palpebre. La carica non cera
pi. Dopo aver tirato la corda, arriva la tentazione di mollare il colpo. Oggi tutto andato
avanti a furia di volont, tutto stato frutto di una decisione. Non di quelle decisioni che si
susseguono con naturalezza nel corso delle giornate normali, ma una decisione per ogni atto, a
ogni atto la sua decisione, a ogni decisione il suo sforzo specifico, senza nesso dinamico con la
precedente, come se non fossi pi alimentato da unenergia intima e continua ma da un gruppo
elettrogeno esterno alla casa, che bisogna far ripartire a manovella! ogni volta che c una
decisione da prendere[172].

Ma anche in questo caso sar sorprendente, quasi il suo perdersi gli
appartenesse intimamente, quasi ogni intrusione altro non fosse che estrusione(Nancy):
il nemico che mi uccider gi dentro di me. E mi chiedo con una certa curiosit da
dove il mio corpo comincer a sgangherarsi [183]. Ci accorgiamo allora che anche le
malattie, di cui ci crediamo gli unici depositari e che invece conoscono tutti,
diventano qualcosa a cui ci si abitua e con cui si impara a conviverci, perch in
fondo sono le mie propriet che per condividiamo con alcuni milioni di persone
[196]
Il corpo innocente, signore e signori, il corpo linnocenza stessa, ma
insieme signore e signori, moriamo perch abbiamo un corpo, ed ogni volta
lestinzione di una cultura [257]: il corpo punto di incontro tra innocenza e
cultura in-genuus anche come Vico colse nel senso che in-gegnoso, anzi nel
senso che proprio la sua in-genuit, ossia la sua naturalit (ingenuus in-gignere: nativo,
originario, naturale), a esprimerne appunto lin-gegnosit, la pro-staticit, la
paradossale stasi per proiezione, il bisogno di pro-iettarsi per trovare un punto
fermo. Linnocenza del corpo innocenza post-umana:

questa funzione orinare che credevo mia, da sempre controllata dalla mia coscienza, espressa
dai miei bisogni, soddisfatta a comando, ora viene affrancata dalla mia volont, ricondotta a se
stessa. Il mio corpo si svuota via via che si riempie, tutto qua. Un ciclo indipendente dalla mia
GiacomoPezzano Note di lettura di D. Pennac, Storia di un corpo
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volont. E, in fondo al polpaccio, questo sacchetto che svuoto come se spillassi il vino (stesso
rubinetto girevole che sulle botti). Quante volte ho sentito parlare di umiliazione, in questi
frangenti? Vi rende conto, protesizzato[276].

Cerchiamo tutta la vita di metterea fuocoil corpo: questo diario stato un
perenne esercizio di messa a fuoco. Sfuggire allo sfocamento, tenere il corpo e la mente
sullo stesso asse Ho passato la vita a inquadrare [258], una stessa domanda posta
in due momenti diversi della nostra vita testimonia la trasformazione del corpo, una
domanda posta a duecorpi diversi, a duemanieredesseredi unostesso corpo: quante volte,
figliolo? Mi chiedeva un tempo il mio confessore. Quante volte? Mi chiede oggi il mio
urologo. Il primo mi minacciava di una sfilza di Padrenostri e di Avemarie, il secondo
di una nuova resezione del canale della prostata[293-294].
Ecco dunque che tenere un diario del corpo non significa voler giungere a
conoscerlo:

non ho mai considerato il mio corpo come un oggetto di curiosit scientifica. Non ho mai
cercato di decriptarlo sui libri. Non lho mai piazzato sotto sorveglianza medica. Gli ho lasciato
la libert di sorprendermi. Questo diario mi ha semplicemente messo nelle condizioni di
accogliere le sue sorprese [319].

C in fondo un dolore irrimediabile che scaturisce dal corpo, sempre
sorprendente, sempre incalcolabile, sempre nostro e invece un dolore prevedibile,
ordinario, quel dolore operatorio che i medici infliggono ai pazienti [320-321]: il
primo a interessarci, a rivelarci il nostro inter-esse, il nostro essere presso e tra le
cose e gli altri, il secondo a poter essere oggetto di conoscenza e per questo principio
di allontanamento dal corpo.
Cosa scopriamo di essere, allora, alla fine della nostra vita, alla finedel nostro
diario? Nientaltro che siamo fino alla fine figli del nostro corpo. Figli disorientati
[325] e che la nostra esistenza fisica la passiamo a esplorare una foresta vergine che
gi stata esplorata mille volte prima di noi. [] Ma quante scoperte non rivelate,
stupori non comunicati, sorprese taciute? [297].
Perch tutti abbiamo/ siamo un corpo, eppurelosiamoin modo diverso, in modi diversi
che nemmeno noi stessi (ancora) conosciamo, anzi sperimentiamo.

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