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di ANDREAMASTRANGELO

I
l 7 gennaio oggi a Reggio
il giorno in cui si celebra il
Tricolore. Giorno di festa.
Ma per i reggiani molto anzia-
ni, quelli che hanno superato
gli ottanta, il 7gennaio il gior-
noin cui dal cielo cominciaro-
noacaderelebombe, il giorno
in cui gli aerei alleati fecero
strage nel tentativo di distrug-
gere le Officine Reggiane (che
erano unindustria bellica) e il
campovolo. Fra i ragazzi che
nel 1944 scamparono alle
bombe ma che ancora oggi
portano negli occhi lorrore di
quei momenti cAdrianoLan-
dini.
Landini ha 83 anni, un fi-
gliodel Popol Giost enel dopo-
guerra oltre ad aver lavorato
per oltre 30 anni alla Lari pella-
mi (fino a diventare dirigente
della produzione) si sempre
impegnato nellAssociazione
delle vittime civili di guerra,
della quale a Reggio presi-
dente, fino a meritarsi lonori-
ficenzadi cavaliereufficiale.
Landini, lei dove si trovava
il 7gennaiodel 1944?
Ero a casa, in via Bellaria al
numero9. Sarannostatele8di
sera, cera buio e quando
suonato lallarme abbiamo
aperto le finestre, che doveva-
no restare chiuse per loscura-
mento. Era tutto illuminato a
giorno dai bengala lanciati da-
gli aerei. Eravamo incasa io, la
mia mamma, mia sorella, la
cognata e due nipotini, e sia-
mo corsi fuori facendo le scale
di corsa dal secondo piano. Al
fondodellavia ceranoi ricove-
ri.
Comeranocostruiti quei ri-
coveri?
Eranole cantine della scuo-
la De Amicis e delle altre scuo-
le della zona. Noi scendevamo
gi e ci siamo trovati in tanti,
senzaltro pi di cento. Cera
paura ma anche tanta inco-
scienza. Per me era come un
gioco, lamammapiangevama
io mi sentivo sicuro nel rifu-
gio.
Quando hanno cominciato
acaderelebombe?
Subito dopo. Quando
suonatolallarme gli aerei ave-
vanogi cominciatoa sgancia-
re. Si sentiva ballare tutto, la
polverecadevadai muri.
Quanto duratoil bombar-
damento?
Sar stato un quarto dora.
Quandolesirenehannodatoil
cessato allarme siamo tornati
fuori. Siamo andati a casa, la
nostra abitazione era stata ri-
sparmiata. Tutti erano in stra-
da a parlare di quello che era
successo ma dovevamo stare
attenti perch potevi imbatter-
ti nei fascisti. Il mattino dopo
sono andato in giro a vedere
coserasuccesso. InvialePiave
cera lospedale con la camera
mortuaria. Il vecchio Santa
Maria era stato colpito dalle
bombe e nei buchi si vedeva-
noi corpi smembrati, eraquel-
loche rimanevadi quella pove-
ragente.
Quindi la mattina dell8
gennaiosi contavanogimol-
ti morti eferiti.
Ne abbiamo visti tanti, an-
che se il bilancio di quel disa-
stro abbiamo potuto farlo solo
dopo il mezzogiorno, perch a
quellora arrivata la seconda
ondatadi bombardieri.
E lei dove si trovava quella
volta?
Anche allora ero in via Bel-
laria. Di nuovolallarme e si ri-
parte di nuovo verso il rifugio
conin testa il rumore degli ae-
rei informazione che si avvici-
nano. Eravamopreoccupati vi-
sto quello che era appena suc-
cesso. Una volta dentrosentia-
mo il fischio delle bombe che
cadono e quel dramma dura
un altro quarto dora, in mez-
zo al fumo che entra e la gente
che urla. Era una giornata di
sole meraviglioso e quando
siamousciti il primoproblema
era scappare da Reggio, sfolla-
re, perch dopo due bombar-
damenti avevamo paura che
tornassero ancora. Le Reggia-
ne e il campovolo erano un
obiettivotropporischioso. An-
dammo a Rivalta dai parenti
doveci sistemammo.
Quindi stato lontano da
Reggioalungo?
No, andavo e venivo tutti i
giorni, in bicicletta o a piedi.
Una parte di viale Piave era di-
strutta, lastazioneeracrollata,
distrutte anche le due cantine
di Fornaciari e Galloni. Erano
al lavoro delle squadre di ope-
rai alle dipendenze dei fascisti
e dei tedeschi, transennavano
le strade e raccoglievano i ca-
daveri e i feriti. Lospedale era
crollato e i feriti venivano por-
tati nelle scuole. La chirurgia
seconda, per esempio, era a Ri-
valta. I cadaveri andavano di-
rettamente al cimitero. La no-
stra associazione in seguito ha
realizzatounossarioper racco-
gliere i resti dei caduti dei due
bombardamenti. C ancora,
al cimiteroMonumentale.
ComeripresalavitaaReg-
giodopoquellacatastrofe?
Il problema era che le Reg-
giane lavoravano a pieno rit-
mo e il fischio della fabbrica
scandiva la giornata. Gli ope-
rai passavano da via Roma. La
nostra vita era quella. Non c
statotempodi piangere, il pro-
blema era tirare avanti, trova-
re qualcosa da mangiare, le ca-
se erano al freddo e la legna
non arrivava pi dalle monta-
gne. Chi aveva dei morti si di-
sperava, tutti gli altri eranoob-
bligati atirarelacarretta.
Per quanto tempo lei ha
avuto nelle orecchie il rumo-
redellebombe?
Le bombe, i mitragliamen-
ti, gli spezzonamenti erano
una cosa naturale per noi. Sa-
pevamo come ripararci, nei
fossi odentroi portoni. Di not-
te cera Pippo (laereo Spitfire
degli inglesi, pronto a sparare
sui punti di luce, ndr), di gior-
nogli spezzonamenti; eri sem-
pre in pericolo, e la mia inco-
scienza era stare in giro pen-
sandoche nonmi sarebbesuc-
cesso niente. Invece qualcosa
capitancheame, perchil 23
aprile del 1945 rimasi ferito al-
le gambe da una bomba a ma-
no. Ferito, mavivo.
Cosa le passa per la testa,
oggi, quando in televisione
vede i bombardamenti in Af-
ghanistanoinSiria?
Uno sgomento profondo,
perch le ferite che abbiamo
avuto noi le manteniamo sulla
pelle e non possiamo scordar-
ci il passato. Questa povera
gente prova ora quello che ab-
biamo provato noi quando
cera meno tecnologia e pi
possibilit di scampare. Oggi
con queste bombe che chia-
mano intelligenti non c ver-
sodi uscirne vivi. Lassociazio-
ne di cui faccio parte pubblica
una rivista che si chiama
Solidariete pace. Questi so-
noi valori nei quali crediamo.
RIPRODUZIONERISERVATA
Le bombeamericane sulle Reggiane. La foto stata scattatada unB-17, lobiettivo indicatodallaparola Target
Davanti a tutto
quellorrore,
avevo13 anni
I giorni dellastrageattraversogli occhi
di AdrianoLandini, ragazzodel Popol Giost
AdrianoLandini mentre legge larivista Rs pubblicatada Istoreco
BOMBE SU REGGIO IL TESTIMONE

LAPAURA
NEI RIFUGI
Ledonne
gridavanomentrela
polverecadevadai muri

lospedale
sventrato
Nei reparti
colpiti si vedevanotutti
quei corpi fatti apezzi
MARTED 7 GENNAIO 2014 GAZZETTA Settant'anni fa III

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