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CEMENTIFICIO DI ISOLA, IL “GIALLO” DELL’AUTORIZZAZIONE IMPOSSIBILE
17 dicembre 2014
L’assessorato regionale al Territorio e Ambiente avrebbe rilasciato il Via-Vas ad Italcementi, con la firma di un dirigente che non aveva titolo per farlo. La denuncia del Comitato cittadino e dell’eurodeputato grillino Corrao, che ha portato la vicenda a Bruxelles
di Paolo Patania
Può uno dei più grandi cementifici siciliani operare, per ben sei anni, con un’autorizzazione rilasciata da un dirigente regionale che non aveva titoli per firmare l’atto? Stando a quello che si legge in un documento del “Comitato cittadino Isola pulita”, sembrerebbe di sì. Di più: sembra che Bruxelles, nei giorni scorsi, abbia acceso i riflettori sul cementificio di Isola delle Femmine partendo proprio dai fatti raccontati nel documento dal quale ha preso spunto l’europarlamentare del Movimento 5 Stelle, Ignazio Corrao, che su questa storia sta conducendo una battaglia politica. Le carte sono state peraltro inviate a Regione, carabinieri e magistratura.
Nella relazione del “Comitato cittadino Isola pulita” c’è scritto che il decreto del responsabile del Servizio dell’assessorato regionale al Territorio e Ambiente che ha rilasciato l’Autorizzazione integrale ambientale (Aia) alla cementeria di Isola delle Femmine sarebbe nullo. Il riferimento è al “Drs 683 del 18 luglio 2008”. Questo perché Drs – sigla che sta per Dirigente responsabile del servizio – ha emanato un’autorizzazione “da soggetto che non ne aveva titolo”.
Nel mirino finisce l’ingegner Vincenzo Sansone, firmatario del provvedimento, che a quella data “non era di fatto il dirigente responsabile del servizio Via-Vas”. Il riferimento è al servizio dell’assessorato regionale al Territorio e Ambiente che rilascia la Valutazione di impatto ambientale (Via) e la Valutazione ambientale strategica (Vas). E qui c’è il primo passaggio strano di questa vicenda: il decreto del dirigente generale che nomina Sansone dirigente del servizio Via Vas risale al 17 dicembre 2008. Quindi quando lo stesso Sansone ha rilasciato l’autorizzazione all’Italcementi – e cioè cinque mesi prima – non era dirigente del servizio Via-Vas. La nomina di Sansone, stando alle date, sarebbe addirittura a “sanatoria” del periodo pregresso, e quindi retroattiva. In pratica, stando a quanto si legge in questo documento, l’ingegnere Sansone viene nominato responsabile del Servizio Via-Vas cinque mesi dopo aver rilasciato l’Autorizzazione integrale ambientale alla cementeria di Isola delle Femmine.
Nel documento si legge che il dirigente generale dell’epoca dell’assessorato al Territorio, Pietro Tolomeo, fa riferimento “alla nota a sua firma, Dta n. 17818 del 29 febbraio 2008, con la quale avrebbe affidato all’ingegnere Sansone l’incarico di responsabile del Servizio”. Punto, questo, che viene contestato nel documento del Comitato di Isola delle Femmine: “È persino superfluo evidenziare che l’affidamento (o attribuzione) di un incarico dirigenziale non può avvenire con una semplice nota, ma esclusivamente con un apposito provvedimento. Altrettanto dicasi nel caso di proroga, in quanto, per la gerarchia degli atti amministrativi, può avvenire con un provvedimento di pari livello della precedente attribuzione, giammai con una nota”.
La nomina di Sansone, secondo il documento, sarebbe irregolare “e, di conseguenza, priva di ogni efficacia amministrativa”. E avrebbe anche violato il contratto collettivo di lavoro dell’area della dirigenza regionale. “In ogni caso – si legge sempre nel documento – l’ingegnere Sansone, alla data di emanazione del Drs n. 693, il 17 luglio 2008, non aveva il titolo, né il potere occorrenti a formalizzare il provvedimento dell’Aia”.
http://isoladellefemmineitalcementieambiente.blogspot.it/2014/12/cementificio-di-isola-il-giallo.html
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Enea Vincenzo Ucciso Dalla Mafia 8 6 1982 Isola Delle Femmine Sentenza 864 2013 Pag 49 50.Compressed
CEMENTIFICIO DI ISOLA, IL “GIALLO” DELL’AUTORIZZAZIONE IMPOSSIBILE
17 dicembre 2014
L’assessorato regionale al Territorio e Ambiente avrebbe rilasciato il Via-Vas ad Italcementi, con la firma di un dirigente che non aveva titolo per farlo. La denuncia del Comitato cittadino e dell’eurodeputato grillino Corrao, che ha portato la vicenda a Bruxelles
di Paolo Patania
Può uno dei più grandi cementifici siciliani operare, per ben sei anni, con un’autorizzazione rilasciata da un dirigente regionale che non aveva titoli per firmare l’atto? Stando a quello che si legge in un documento del “Comitato cittadino Isola pulita”, sembrerebbe di sì. Di più: sembra che Bruxelles, nei giorni scorsi, abbia acceso i riflettori sul cementificio di Isola delle Femmine partendo proprio dai fatti raccontati nel documento dal quale ha preso spunto l’europarlamentare del Movimento 5 Stelle, Ignazio Corrao, che su questa storia sta conducendo una battaglia politica. Le carte sono state peraltro inviate a Regione, carabinieri e magistratura.
Nella relazione del “Comitato cittadino Isola pulita” c’è scritto che il decreto del responsabile del Servizio dell’assessorato regionale al Territorio e Ambiente che ha rilasciato l’Autorizzazione integrale ambientale (Aia) alla cementeria di Isola delle Femmine sarebbe nullo. Il riferimento è al “Drs 683 del 18 luglio 2008”. Questo perché Drs – sigla che sta per Dirigente responsabile del servizio – ha emanato un’autorizzazione “da soggetto che non ne aveva titolo”.
Nel mirino finisce l’ingegner Vincenzo Sansone, firmatario del provvedimento, che a quella data “non era di fatto il dirigente responsabile del servizio Via-Vas”. Il riferimento è al servizio dell’assessorato regionale al Territorio e Ambiente che rilascia la Valutazione di impatto ambientale (Via) e la Valutazione ambientale strategica (Vas). E qui c’è il primo passaggio strano di questa vicenda: il decreto del dirigente generale che nomina Sansone dirigente del servizio Via Vas risale al 17 dicembre 2008. Quindi quando lo stesso Sansone ha rilasciato l’autorizzazione all’Italcementi – e cioè cinque mesi prima – non era dirigente del servizio Via-Vas. La nomina di Sansone, stando alle date, sarebbe addirittura a “sanatoria” del periodo pregresso, e quindi retroattiva. In pratica, stando a quanto si legge in questo documento, l’ingegnere Sansone viene nominato responsabile del Servizio Via-Vas cinque mesi dopo aver rilasciato l’Autorizzazione integrale ambientale alla cementeria di Isola delle Femmine.
Nel documento si legge che il dirigente generale dell’epoca dell’assessorato al Territorio, Pietro Tolomeo, fa riferimento “alla nota a sua firma, Dta n. 17818 del 29 febbraio 2008, con la quale avrebbe affidato all’ingegnere Sansone l’incarico di responsabile del Servizio”. Punto, questo, che viene contestato nel documento del Comitato di Isola delle Femmine: “È persino superfluo evidenziare che l’affidamento (o attribuzione) di un incarico dirigenziale non può avvenire con una semplice nota, ma esclusivamente con un apposito provvedimento. Altrettanto dicasi nel caso di proroga, in quanto, per la gerarchia degli atti amministrativi, può avvenire con un provvedimento di pari livello della precedente attribuzione, giammai con una nota”.
La nomina di Sansone, secondo il documento, sarebbe irregolare “e, di conseguenza, priva di ogni efficacia amministrativa”. E avrebbe anche violato il contratto collettivo di lavoro dell’area della dirigenza regionale. “In ogni caso – si legge sempre nel documento – l’ingegnere Sansone, alla data di emanazione del Drs n. 693, il 17 luglio 2008, non aveva il titolo, né il potere occorrenti a formalizzare il provvedimento dell’Aia”.
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CEMENTIFICIO DI ISOLA, IL “GIALLO” DELL’AUTORIZZAZIONE IMPOSSIBILE
17 dicembre 2014
L’assessorato regionale al Territorio e Ambiente avrebbe rilasciato il Via-Vas ad Italcementi, con la firma di un dirigente che non aveva titolo per farlo. La denuncia del Comitato cittadino e dell’eurodeputato grillino Corrao, che ha portato la vicenda a Bruxelles
di Paolo Patania
Può uno dei più grandi cementifici siciliani operare, per ben sei anni, con un’autorizzazione rilasciata da un dirigente regionale che non aveva titoli per firmare l’atto? Stando a quello che si legge in un documento del “Comitato cittadino Isola pulita”, sembrerebbe di sì. Di più: sembra che Bruxelles, nei giorni scorsi, abbia acceso i riflettori sul cementificio di Isola delle Femmine partendo proprio dai fatti raccontati nel documento dal quale ha preso spunto l’europarlamentare del Movimento 5 Stelle, Ignazio Corrao, che su questa storia sta conducendo una battaglia politica. Le carte sono state peraltro inviate a Regione, carabinieri e magistratura.
Nella relazione del “Comitato cittadino Isola pulita” c’è scritto che il decreto del responsabile del Servizio dell’assessorato regionale al Territorio e Ambiente che ha rilasciato l’Autorizzazione integrale ambientale (Aia) alla cementeria di Isola delle Femmine sarebbe nullo. Il riferimento è al “Drs 683 del 18 luglio 2008”. Questo perché Drs – sigla che sta per Dirigente responsabile del servizio – ha emanato un’autorizzazione “da soggetto che non ne aveva titolo”.
Nel mirino finisce l’ingegner Vincenzo Sansone, firmatario del provvedimento, che a quella data “non era di fatto il dirigente responsabile del servizio Via-Vas”. Il riferimento è al servizio dell’assessorato regionale al Territorio e Ambiente che rilascia la Valutazione di impatto ambientale (Via) e la Valutazione ambientale strategica (Vas). E qui c’è il primo passaggio strano di questa vicenda: il decreto del dirigente generale che nomina Sansone dirigente del servizio Via Vas risale al 17 dicembre 2008. Quindi quando lo stesso Sansone ha rilasciato l’autorizzazione all’Italcementi – e cioè cinque mesi prima – non era dirigente del servizio Via-Vas. La nomina di Sansone, stando alle date, sarebbe addirittura a “sanatoria” del periodo pregresso, e quindi retroattiva. In pratica, stando a quanto si legge in questo documento, l’ingegnere Sansone viene nominato responsabile del Servizio Via-Vas cinque mesi dopo aver rilasciato l’Autorizzazione integrale ambientale alla cementeria di Isola delle Femmine.
Nel documento si legge che il dirigente generale dell’epoca dell’assessorato al Territorio, Pietro Tolomeo, fa riferimento “alla nota a sua firma, Dta n. 17818 del 29 febbraio 2008, con la quale avrebbe affidato all’ingegnere Sansone l’incarico di responsabile del Servizio”. Punto, questo, che viene contestato nel documento del Comitato di Isola delle Femmine: “È persino superfluo evidenziare che l’affidamento (o attribuzione) di un incarico dirigenziale non può avvenire con una semplice nota, ma esclusivamente con un apposito provvedimento. Altrettanto dicasi nel caso di proroga, in quanto, per la gerarchia degli atti amministrativi, può avvenire con un provvedimento di pari livello della precedente attribuzione, giammai con una nota”.
La nomina di Sansone, secondo il documento, sarebbe irregolare “e, di conseguenza, priva di ogni efficacia amministrativa”. E avrebbe anche violato il contratto collettivo di lavoro dell’area della dirigenza regionale. “In ogni caso – si legge sempre nel documento – l’ingegnere Sansone, alla data di emanazione del Drs n. 693, il 17 luglio 2008, non aveva il titolo, né il potere occorrenti a formalizzare il provvedimento dell’Aia”.
http://isoladellefemmineitalcementieambiente.blogspot.it/2014/12/cementificio-di-isola-il-giallo.html
Costei, moglie della vittima, ha ricordato la telefonata minatoria da
Parte di un soggetto ignoto qualche mese dopo l'omicidio de! marito, che
invitava il figlio Pietro a non continuare Je sue indagini sui responsabili
dellassassinio del padre perché altrimenti avrebbe fatto la sua stessa fine.
La Cataldo Giuseppa ha pure ricordato negli stessi termini del figlio
Enea Pietro: i dissidi conseguenti al contenzioso tra il marito Enea
Vincenzo ¢ la societa BBP per lo sconfinamento del complesso alberghiero
Costa Corsara nei terreni di Lucido, Cataldo e Cardinale : j danneggiamenti
Subiti presso il cantiere e i bungalows di Enea Vincenzo poco prima
dell’ omicidio.
Quanto al_movente dell’omicidio indicato da Enea Piet,
iconducibile anche al contrasto tra I'impresa di Enea Vincenzo e la societa
BBP per lo sconfinamento del complesso alberghiero “Costa Corsara”, ”
importanti elementi di conferma alle dichiarazioni del primo si evincono
dalla deposizione del fratello Enea Riccardo, che ha reso spontanee
iaria in data 26 febbraio 2010.
Enea Riccardo, dopo avere ricordato le attivita del padre nel settore
dichiarazioni alla polizia giudi
della edilizia, ha infatti confermato il dato secondo cui la ditta “Enea
Vincenzo” aveva subito atti intimidatori_ in epoca Precedente alla
consumazione dell’omicidio.
Anche Enea Riccardo, come il fratello Pietro, indica come ragione
dell’omicidio del padre gli sviluppi del contrasto tra Enea Vincenzo e la
societa B.B.P. titolare del residence “Costa Corsara” (proprio tale
).
residence ......risulta essere la chiave di lettura di tutta fa vicenda.
Secondo il racconto di Enea Riccardo, i costruttori Bruno Pietro,
Bruno Giovanni e Pomiero Giuseppe, al fine di portare a compimento la
costruzione del predetto residence, si erano impossessati senza alcuna
49autorizzazione preventiva da parte dei proprietari di un pezzo del terreno
limitrofo (Cardinale, Lucido, Cataldo) e del permutario (Enea Vincenzo).
Quella occupazione illecita era stata effettuata, in base a quanto
tiferito da Enea Riccardo e dai suoi familiari, a seguito di numerosi atti
intimidatori posti in essere da Persone riconducibili ai soci della B.B.P.,
mai denunciati dall'Enea Vincenzo che a sua volta era stato minacciato di
morte,
Nell’ambito di queste minacce Enea Riccardo ricorda: aggressioni
fisiche contro il di lui padre fatte da Bruno Giovanni e Pomiero Giuseppe;
Mincendio del camping bungalows; atti vandalici nei cantieri.
Per fare pressione su Enea Vincenzo, sulla base di quanto riferite i Le
Enea Riccardo, ad un certo punto interviene Bruno Francesco, all’epoc
noto a Isola delle Femmine per la sua appartenenza al clan di Riccobono
Rosario di Pallavicino, il quale in un primo momento propone all’Enea di
costituire assieme una societa per svolgere attivita nel settore della edilizia,
ticevend.
risposta un netto rifiuto,
Enea Riccardo ha riferito elementi di riscontro alle dichiarazioni di
Enea Pietro anche sul punto relativo alla genesi ¢ allo sviluppo dei rapporti
tra Enea Vincenzo e i fratelli Di Benedetto, in particolare Agostino ¢
Vincenzo, entrambi uccisi da “mano mafiosa” e il primo, Benedetto,
vittima di una esecuzione a cui aveva concorso anche il Bruno Francesco
come risulta dalle sentenze della Corte di assise di Palermo e della Corte di
assise di appello di Palermo in atti
Enea Riccardo ribadisce, infatti, che i D'Agostino, Vincenzo e¢
Benedetto, si prestarono ad una mediazione tra Enea Vincenzo e Bruno
Frances all’epoca latitante, per risolvere la situazione relativa allo
“sconfinamento” del complesso alberghiero “Costa Corsara” sui terreni dei
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