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Giusti
agli occhi di Dio
Meditazioni quotidiane
sulla lettera dell'apostolo Paolo
ai cristiani di Roma
Edizioni
Tempo di Riforma
2009
ISBN 978-1-4092-8835-0
Tutte le citazioni bibliche sono tratte dalla versione Nuova Riveduta, ediz. Societ Biblica di Ginevra, 1994.
Ulteriori riflessioni bibliche, predicazioni, studi ed articoli del
past. Paolo Castellina, sono presenti nel sito web
http://www.riforma.net
Email paolocastellina@gmail.com
Quest'opera stata rilasciata sotto la licenza Creative Commons Attribuzione-Non commerciale-Non opere derivate 2.0
Inghilterra & Galles. Per leggere una copia della licenza visita
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Giugno 2009
Introduzione
Dopo il mio Cento giorni con Marco, meditazioni quotidiane
sul vangelo secondo Marco, ecco una nuova mia pubblicazione, questa volta sulla lettera dell'apostolo Paolo ai cristiani di
Roma. Non altro che la continuazione delle mie riflessioni
quotidiane sulla Parola di Dio iniziata, in questa forma, il primo gennaio 2009 e che, a Dio piacendo, continuer con altri libri della Bibbia ancora.
Incoraggiato dall'apprezzamento di molti che le seguono regolarmente su Internet, queste meditazioni vogliono un incoraggiamento a leggere e meditare ogni giorno le Sacre Scritture
con il necessario accompagnamento della Preghiera. Prendersi
del tempo ogni giorno per dialogare a tu per tu con Dio, infatti, non un lusso riservato a chi pu, n solo per persone
particolarmente religiose, ma una necessit vitale di ogni
cristiano per nutrire lo spirito, tanto quanto lo colazione,
pranzo e cena per nutrire il corpo. Ges stesso diceva: Non di
pane soltanto vivr l'uomo, ma di ogni parola che proviene dalla bocca di Dio (Matteo 4:4).
Incontrarci ogni giorno con il Signore, inoltre, pure espressione della riconoscente devozione che il cristiano ha per il Suo
Signore e Salvatore. Non si ha forse desiderio di frequentare e
parlare spesso con la persona che si ama? Non si ascolta forse
volentieri e con fiducia ci che dice chi ci vuole bene? Noi lo
amiamo perch egli ci ha amato per primo (1 Giovanni 4:19). Il vocabolario della lingua italiana definisce il termine
devozione, fra l'altro, con: profonda venerazione, raccoglimento proprio delle manifestazioni di fede, profondo rispetto e attaccamento, particolarmente come segno di gratituMeditazioni sull'epistola ai Romani, p. 3
dine e riconoscenza, dedizione ad un ideale, ad un principio, sottomissione ad un principe. Sono definizioni appropriate per farci meglio intendere il significato che do a questi
miei libri quando li definisco commentario devozionale:
ispirati cio dall'amore per Colui che ci parla attraverso la Bibbia.
Affrontiamo cos, in questo volume, la lettera dell'apostolo
Paolo ai cristiani di Roma. Perch questa mia scelta dopo un libro su Marco? Perch, dopo aver conosciuto il Signore e Salvatore Ges Cristo attraverso i vangeli, la lettera ai Romani altrettanto fondamentale per approfondire l'insegnamento di
Cristo.
Qualcuno potrebbe forse considerare questa lettera come particolarmente complessa nelle dottrine che esprime. Lo stesso
apostolo Pietro, parlando delle lettere di Paolo, afferma: In
esse ci sono alcune cose difficili a capirsi, che gli uomini ignoranti e
instabili travisano a loro perdizione come anche le altre Scritture (2
Pietro 3:16). per una sfida che ogni cristiano deve accettare.
Io stesso, che pure, evidentemente, la conoscevo, ne sono stati
ulteriormente arricchito e sfidato.
Questa lettera stata considerata l'opera pi profonda mai
scritta. A differenza, infatti, dalle altre lettere di Paolo, essa
non tratta di problemi particolari della chiesa locale o di materie specifiche che l'Apostolo ritiene di portare alla nostra attenzione. Quando scrive questa lettera da Corinto in Grecia, Paolo, bench conoscesse personalmente diversi suoi membri, non
aveva mai ancora visitato Roma, ma era ansioso di stabilire
rapporti con una comunit che sperava di poter includere al
pi presto nel suo itinerario ed usarla come base per future attivit. Cos facendo, egli elabora quel che potremmo consideMeditazioni sull'epistola ai Romani, p. 4
rare il suo credo, il distillato di pi di 20 anni di riflessioni sulla natura e significato della fede cristiana.
Sempre di nuovo nella storia del Cristianesimo, proprio a
questa particolare lettera che uomini e donne di fede si sono rivolti per calibrare, per cos dire, la loro bussola, quando erano
turbati dalla persuasione che il modo in cui veniva presentato
l'Evangelo nel loro tempo fosse inadeguato od erroneo. stato
cos con Agostino d'Ippona, con Martin Lutero e con Karl Barth. Inoltre, proprio dall'aver udito predicazioni sulla lettera
ai Romani che illustri personaggi come John Wesley sono
giunti ad una profonda conversione a Cristo.
Scrivendo a persone che erano giunte alla fede in Cristo sia da
ambienti ebraici che pagani, l'interesse di Paolo mostrare
come non importi da che parte si sia entrati nella comunit cristiana, il problema per ogni uomo ed ogni donna rimane lo
stesso rapportarsi a Dio in modo corretto, essere giusti ai
Suoi occhi. N il Giudaismo n il paganesimo, infatti, pu gettare un ponte sul terrificante abisso che separa l'essere umano,
legato a questa terra dalla sua arroganza e follia ed aggravato
dalle colpe proprie e della societ, dall'infinita santit e perfezione di Dio, eternamente trascendente. Solo, infatti, ci che
Dio stesso ha compiuto scendendo al nostro livello nella persona di Ges Cristo, che Egli ci pu elevare alle altezze dove
dimora Dio, per trovarvi il vero compimento della nostra umanit.
Nel tornare a riflettere sulla lettera ai Romani, infine, non ho
potuto fare altro che riconoscere, con profonda stupefazione,
come larghi settori della chiesa moderna, scivolati su posizioni
antropocentriche, sembrino spesso evitare di trattare gli argomenti di questa lettera. Non sorprende che questo avvenga e
Meditazioni sull'epistola ai Romani, p. 5
che oggi non si predichi abbastanza e non si conducano abbastanza studi biblici su di essa, perch il teocentrismo del pensiero paolino una sgradita pietra di inciampo per chi, sulla
propria agenda, ha ben altri obiettivi da raggiungere. Ancora
oggi, quindi, la lettera ai Romani rimane fondamentale per chi
persuaso che la Riforma biblica della Chiesa rimanga di immutata attualit e necessit.
Che il Signore, dunque, attraverso la lettura della lettera ai Romani e di questo suo commento, vi benedica con abbondanza.
Paolo Castellina, 17 giugno 2009
1
La sua e la nostra identit
cco la prefazione della lettera che l'apostolo Paolo rivolge ai cristiani di Roma. Prima di tutto li saluta con la
grazia e la pace di Dio e del Signore Ges Cristo. Poi si
presenta con il suo nome Paolo. Non specifica, per, altre informazioni su di lui (famiglia e luogo d'origine) perch vede la
Sua identit come strettamente legata alla Persona Ges Cristo, suo Signore, dal quale ha ricevuto grazia e del quale egli
servitore e messaggero (apostolo). Il compito a cui stato chiamato, infatti, trasmettere l'Evangelo di Dio, quello che gi era
stato promesso per mezzo dei profeti nelle antiche scritture
ebraiche.
Questo annuncio, egli specifica, riguarda Ges, il Cristo di
Dio. Ges ha una doppia natura. Dal punto di vista umano,
Egli appartiene alla stirpe regale di Davide, ma la Sua identit
ultima e profonda quella di essere il Figlio di Dio, dichiarato
Meditazioni sull'epistola ai Romani, p. 7
2
Le aspirazioni dell'Apostolo e le nostre
8 Prima di tutto rendo grazie al mio Dio per mezzo di Ges
Cristo riguardo a tutti voi, perch la vostra fede divulgata in
tutto il mondo. 9 Dio, che servo nel mio spirito annunziando il
vangelo del Figlio suo, mi testimone che faccio
continuamente menzione di voi 10 chiedendo sempre nelle mie
preghiere che in qualche modo finalmente, per volont di Dio,
io riesca a venire da voi. 11 Infatti desidero vivamente vedervi
per comunicarvi qualche carisma affinch siate fortificati; 12 o
meglio, perch quando sar tra di voi ci confortiamo a vicenda
mediante la fede che abbiamo in comune, voi e io. 13 Non
voglio che ignoriate, fratelli, che molte volte mi sono proposto
di recarmi da voi (ma finora ne sono stato impedito) per avere
qualche frutto anche tra di voi, come fra le altre nazioni. 14 Io
sono debitore verso I Greci come verso I barbari, verso I
sapienti come verso gli ignoranti; 15 cos, per quanto dipende
da me, sono pronto ad annunziare il vangelo anche a voi che
siete a Roma (Romani 1:8-15).
come cristiani. "Seguire Cristo" significava essere anticonformisti, significativamente diversi nelle proprie persuasioni e stile di vita in un contesto dove il potere politico e religioso (pagano) imponeva alla popolazione (manipolata) stretta conformit ai "valori nazionali". La corruzione morale prevalente,
inoltre, esercitava forti pressioni su chi, evidentemente, perseguendo la santit di Cristo, a questa corruzione non intendeva
adattarsi.
Quella dei cristiani di Roma era una fede "eroica" che molti additavano come modello. La fede, per, deve sempre essere, in
qualche modo, "eroica", nel senso che deve essere coerente. Se
non , infatti, coerente, che fede ? Se non incide significativamente e soprattutto "visibilmente" sulla realt personale, che
fede ? Se non una fede "che costa" che fede ? Come ci guardano, come "ci conoscono" gli altri cristiani? Tanto da additarci
come esempio da seguire? Tanto da essere un esempio da imitare? Carisma per fortificarsi e conforto. Per poter resistere in
una realt avversa, per, i cristiani devono avere risorse spirituali adatte e sufficienti, carismi, i doni che per questo Dio
mette a disposizione del Suo popolo.
Conoscendo la situazione impegnativa dei cristiani di Roma,
Paolo non cessa di pregare per loro chiedendo, inoltre, al Signore, di avere l'opportunit di fare loro visita per condividere
con loro la sapienza apostolica che gli era stata data.
Paolo desidera ardentemente visitare Roma non per ammirare
i suoi monumenti e templi, vedere la ricchezza della sua corte
e la potenza del suo esercito, ma fornire, attraverso l'insegnamento, i cristiani di Roma delle risorse spirituali che li avrebbero fatti ulteriormente maturare nella fede. Paolo qui non
"presuntuoso", perch indubbiamente aveva ricevuto dal SiMeditazioni sull'epistola ai Romani, p. 10
gnore quello speciale carisma del quale ancora oggi noi ci avvaliamo. Gran parte delle lettere del Nuovo Testamento, infatti, sono sue, e Dio si compiaciuto di parlarci attraverso di
esse. Che meraviglioso arricchimento doveva essere stare personalmente ad ascoltarlo mentre insegnava! Certo, non come
stare ad ascoltare Cristo stesso, ma la gente poteva stare ad
ascoltarlo per ore. Paolo stesso sarebbe stato confortato dal vedere questi cristiani crescere nella fede e saperla comunicare
con grande competenza.
Paolo consapevole che trasmettere l'Evangelo sia un privilegio ed un dovere di ogni cristiano, anzi, un debito sia verso i
greci (raffinati ed intellettuali) che verso i barbari (rozzi ed incivili); sia verso coloro che cercano verit e si adoperano per
vivere moralmente, che verso persone ignoranti ed irresponsabili. Conoscere l'Evangelo di cristo non una curiosit intellettuale "per chi ama queste cose", ma "una questione di vita e di
morte" per ogni uomo e donna. accogliendo, infatti, il messaggio dell'Evangelo Dio opera per liberare e salvare la creatura
umana dalle conseguenze temporali ed eterne del peccato.
Trasmettere l'Evangelo un dovere che abbiamo verso gli altri, chiunque essi siano. Trasmettere l'Evangelo espressione
di autentico amore.
Preghiera. Signore Iddio, aspiro a rendere la mia fede in Cristo veramente rilevante nella mia vita, affinch non solo io ne tragga vantaggio personale, ma perch anche gli altri, attraverso il mio comportamento ed esempio, ne abbiano beneficio. Che io sia diligente nell'impegno ad assorbire diligentemente le risorse spirituali che tu
metti a disposizione nella Tua chiesa per la nostra maturazione umana e spirituale. Amen.
3
La nostra giustizia e la giustizia di Dio
16 Infatti non mi vergogno del vangelo; perch esso potenza
di Dio per la salvezza di chiunque crede; del Giudeo prima e
poi del Greco; 17 poich in esso la giustizia di Dio rivelata da
fede a fede, com scritto: Il giusto per fede vivr (Romani
1:16,17).
espone qui nella sua lettera. L'accettabilit morale di una persona davanti a Dio (e quindi la sua salvezza eterna) conseguibile, per grazia di Dio, affidandoci all'opera di Ges Cristo
in nostro misericordioso favore ("per fede"). L'uomo o la donna potr essere ritenuto giusto sulla base della fede (del proprio affidamento) al Signore e Salvatore Ges Cristo. La trasmissione di questo messaggio di grazia, come pure la trasmissione della grazia stessa, avvenuta ed avviene attraverso uomini e donne di fede, "da fede a fede", attraverso uomini e
donne che, rinunciando alle proprie pretese di essere o diventare giusti attraverso la propria performance (la propria giustizia) hanno accolto per fede la giustizia di Dio attraverso la grazia che veniva loro provveduta.
Di questo messaggio (assolutamente fuori dall'ordine di idee
prevalente in questo mondo, e spesso respinto e deriso) Paolo
non si vergogna. Esso potente per salvare dal peccato gente
di ogni tipo (sia ebrei, popolo a cui Paolo appartiene) che pagani. E' un messaggio davvero anticonformista e rivoluzionario!
Preghiera. Ti ringrazio, Signore Iddio, che attraverso una catena
ininterrotta di uomini e donne di fede nella Tua grazia, il messaggio
dell'Evangelo giunto fino a me e mi ha coinvolto potentemente.
Che io mai mi vergogni di esso, anzi, che io lo annunci apertamente
a tutti, sicuro della sua efficacia salvifica. Amen.
4
Impresse ma soppresse
quando nasce e si sviluppa, come un tumore che, come cellula estranea, sbagliata, finisce col distruggerci.
La legge di Dio (proclamata attraverso Mos e come riassunta
dal Decalogo) notoriamente suddivisa in due tavole: i nostri
doveri verso Dio ed i nostri doveri verso gli altri. Contravvenire ai nostri doveri verso Dio, ai Suoi diritti, cio la nostra fondamentale ribellione alla Sua giusta e per noi necessaria autorit, chiamata empiet, cos com' chiamata ingiustizia ogni
trasgressione ai diritti di cui sono titolari i nostri simili (i diritti
umani).
Le leggi di Dio sono impresse nella nostra stessa natura, ma
l'essere umano, ribelle all'ordinamento di Dio, per il quale queste leggi "non sono di suo gusto", sopprime, soffoca, schiaccia,
distorce, ci di cui la sua stessa natura rende testimonianza. E'
cos che la coscienza viene imbavagliata, messa a tacere. E' sintomatico, a questo riguardo, ci che tentano di fare sui loro pazienti certi moderni "esperti della psiche umana": quando una
persona ne oppressa, toglierle i sensi di colpa, persuaderla a
giustificare, a considerare accettabili e normali comportamenti
che contravvengono ai criteri morali secondo i quali dobbiamo
vivere. Certamente vi possono essere sensi di colpa infondati,
ma il senso di colpa che sorge quando si trasgredisce le oggettive leggi di Dio, un salutare "campanello d'allarme" che, pi
che essere soffocato, deve essere "risolto" tramite il ravvedimento, l'emendamento della nostra vita. Allo stesso modo la
societ moderna "liberale" e "tollerante" aspira a "normalizzare" ci che Dio considera peccato. La moderna "liberazione
dalla religione" non forse un tentativo di sopprimere la legge
di Dio illudendoci di poterne fare a meno e di non subirne le
conseguenze quando la si trasgredisce?
L'Evangelo di Ges Cristo rivelazione della grazia e dell'amore di Dio, ma esso presuppone la rivelazione della giusta
ira di Dio verso il peccatore. Che senso avrebbe, infatti, il termine "grazia" se non presupponesse la legge di Dio infranta ed
una condanna giustamente da scontare, dalla quale essa
libera?
Preghiera. Signore Iddio, sento tutto il peso del peccato che corrompe e guasta la nostra vita. Vedo le giuste esigenze della Tua legge di
giustizia. Riconosco di essere un peccatore: per questo che, confessando i miei peccati ed implorando il Tuo perdono, ho accolto il Tuo
Figlio Ges Cristo come la grazia della mia riabilitazione. Che Egli
continui in me l'opera di purificazione che ha iniziato, affinch io sia
conforme alla Tua volont. Amen.
5
Inescusabili
L'essenza di Dio, le Sue qualit invisibili, sono percepibili attraverso l'osservazione attenta della realt che ci circonda. Iddio, inoltre, dice nella Sua Parola: Io non ho parlato in segreto, in qualche luogo tenebroso della terra; io non ho detto (...):
'Cercatemi invano!' (Isaia 45:19). L'Apostolo dice altres:
Egli, nelle generazioni passate, ha lasciato che ogni popolo seguisse la propria via, senza per lasciare s stesso privo di testimonianza, facendo del bene, mandandovi dal cielo pioggia
e stagioni fruttifere, dandovi cibo in abbondanza, e letizia nei
vostri cuori (Atti 14:16).
Certo, la conoscenza che possiamo avere di Dio per via naturale sar necessariamente limitata. Essa per sufficiente per impedirci di fabbricarci divinit simili a creature vere od immaginarie. La nostra conoscenza sarebbe sufficiente per impedirci
di fare vani ragionamenti, creandoci magari un'immagine di
un Dio di comodo che ci eviti di prenderci le nostre responsabilit verso di Lui.
Quando, per, ci creiamo un Dio di comodo, sfruttandolo per
servire ai nostri interessi egoistici, otteniamo il risultato solo di
corrompere la nostra ed altrui intelligenza ottenebrando il nostro cuore con superstizioni che ci terranno lontani dal Dio
vero e vivente. Ancora, la conoscenza che abbiamo di Dio per
via naturale dovrebbe essere sufficiente per portarci a glorificare e ringraziare Dio, ad accostarci a Lui per rendergli il culto
che Gli dovuto. Mancando di farlo, invece, solo ci manifestiamo stolti ed autolesionisti.
Il peccato, infatti, ottenebra e corrompe il nostro cuore (la nostra percezione spirituale), tanto che senza uno speciale intervento di Dio che dissipi queste tenebre, nessuno, per via naturale, potrebbe liberarsene per giungere alla salvezza. La conoMeditazioni sull'epistola ai Romani, p. 19
6
Inevitabili disfunzioni, corruzione e morte
24 Per questo Dio li ha abbandonati all'impurit, secondo i
desideri dei loro cuori, in modo da disonorare fra di loro i loro
corpi; 25 essi, che hanno mutato la verit di Dio in menzogna e
hanno adorato e servito la creatura invece del Creatore, che
benedetto in eterno. Amen. 26 Perci Dio li ha abbandonati a
passioni infami: infatti le loro donne hanno cambiato l'uso
naturale in quello che contro natura; 27 similmente anche gli
uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono
infiammati nella loro libidine gli uni per gli altri commettendo
uomini con uomini atti infami, ricevendo in loro stessi la
meritata ricompensa del proprio traviamento. 28 Siccome non
si sono curati di conoscere Dio, Dio li ha abbandonati in bala
della loro mente perversa s che facessero ci che
sconveniente; 29 ricolmi di ogni ingiustizia, malvagit,
cupidigia, malizia; pieni d'invidia, di omicidio, di contesa, di
frode, di malignit; 30 calunniatori, maldicenti, abominevoli a
Dio, insolenti, superbi, vanagloriosi, ingegnosi nel male, ribelli
ai genitori, 31 insensati, sleali, senza affetti naturali, spietati.
32 Essi, pur conoscendo che secondo i decreti di Dio quelli che
fanno tali cose sono degni di morte, non soltanto le fanno, ma
anche approvano chi le commette (Romani 1:24-32).
7
Il giusto giudizio di Dio
1 Perci, o uomo, chiunque tu sia che giudichi, sei
inescusabile; perch nel giudicare gli altri condanni te stesso;
infatti tu che giudichi, fai le stesse cose. 2 Ora noi sappiamo
che il giudizio di Dio su quelli che fanno tali cose conforme a
verit. 3 Pensi tu, o uomo, che giudichi quelli che fanno tali
cose e le fai tu stesso, di scampare al giudizio di Dio? 4 Oppure
disprezzi le ricchezze della sua bont, della sua pazienza e della
sua costanza, non riconoscendo che la bont di Dio ti spinge al
ravvedimento? 5 Tu, invece, con la tua ostinazione e con
l'impenitenza del tuo cuore, ti accumuli un tesoro d'ira per il
giorno dell'ira e della rivelazione del giusto giudizio di Dio. 6
Egli render a ciascuno secondo le sue opere: 7 vita eterna a
quelli che con perseveranza nel fare il bene cercano gloria,
onore e immortalit; 8 ma ira e indignazione a quelli che, per
spirito di contesa, invece di ubbidire alla verit ubbidiscono
all'ingiustizia. 9 Tribolazione e angoscia sopra ogni uomo che
fa il male; sul Giudeo prima e poi sul Greco; 10 ma gloria,
onore e pace a chiunque opera bene; al Giudeo prima e poi al
Greco; 11 perch davanti a Dio non c' favoritismo (Romani
2:1-11).
'apostolo, dopo avere messo in luce la corruzione della societ pagana, intende pure dimostrare che nessuno, in realt, pu considerarsi davanti a Dio giusto ed
innocente, quand'anche non avesse commesso in quel modo
quei peccati. L'ipocrisia di tanti santarelli , infatti, altrettanto diffusa e bene accertata... Sarebbe facile per molti, dopo aver
letto i capi d'accusa che l'Apostolo pronunzia contro la societ
pagana, dire: Sono d'accordo: tutto questo deve essere conMeditazioni sull'epistola ai Romani, p. 24
dannato senza appello. Grazie a Dio, io non sono cos. Si pongono in questo modo dalla parte degli accusatori, dei giudici.
Paolo, per, replica: Davvero cos? Sei proprio sicuro di poterti onestamente porre fra chi giudica?.
No, in realt nessuno pu considerarsi giusto. Non avrai magari commesso i peccati pi grossolani, ma se ti esamini accuratamente rispetto ai criteri oggettivi di giustizia ai quali Dio
esige che ci conformiamo, in pensieri, parole ed opere, nessuno si salva. Quante volte, infatti, abbiamo commesso mentalmente o in segreto, pensando di non essere scoperti, quelle
stesse cose che condanniamo in altri e per le quali manifestiamo indignazione? Quante volte abbiamo immaginato i piaceri della trasgressione? Se pensiamo onestamente di essere
giusti o di poterci in qualche modo giustificare, inganniamo
noi stessi o gli altri, ma non Dio. Il giudizio di Dio su quelli
che fanno (di fatto o virtualmente) tali cose conforme a verit.
Nulla pu sfuggire allo scanner del giudizio di Dio: essa
come una tomografia computerizzata (TC) che rileva ci che
non visibile esteriormente e che permette poi al bisturi del
chirurgo di intervenire radicalmente. Cos accade quando ci
poniamo al vaglio della Parola di Dio: Infatti la parola di Dio
vivente ed efficace, pi affilata di qualunque spada a doppio taglio, e
penetrante fino a dividere l'anima dallo spirito, le giunture dalle midolla; essa giudica i sentimenti e i pensieri del cuore (Ebrei 4:12). Il
giudizio di Dio conforme a verit perch Dio punir il peccato
senza favoritismo, cio senza riguardi personali, dovunque esso
si trovi. Non sar soddisfatto dalle apparenze esteriori, da alcuna presunta opera meritoria che non proceda da un'assoluta integrit di cuore. Nessuno potr scampare al giudizio di
Dio.
Preghiera. Signore Iddio, liberami dall'ipocrisia di giudizi affrettati sul comportamento altrui che non corrispondano ad
un'analisi onesta e spassionata anche della mia vita. Accolgo
con riconoscenza il Signore e Salvatore Ges Cristo: in Lui e
con Lui purificami da tutti i miei peccati. In Lui, per la Tua
grazia, trover gloria, onore e pace. Dammi in questo perseveranza e diligenza. Amen.
8
La legge di Dio la conosciamo bene!
12 Infatti, tutti coloro che hanno peccato senza legge
periranno pure senza legge; e tutti coloro che hanno peccato
avendo la legge saranno giudicati in base a quella legge; 13
perch non quelli che ascoltano la legge sono giusti davanti a
Dio, ma quelli che l'osservano saranno giustificati. 14 Infatti
quando degli stranieri, che non hanno legge, adempiono per
natura le cose richieste dalla legge, essi, che non hanno legge,
sono legge a s stessi; 15 essi dimostrano che quanto la legge
comanda scritto nei loro cuori, perch la loro coscienza ne
rende testimonianza e i loro pensieri si accusano o anche si
scusano a vicenda. 16 Tutto ci si vedr nel giorno in cui Dio
giudicher i segreti degli uomini per mezzo di Ges Cristo,
secondo il mio vangelo (Romani 2:12-16).
ella prima parte di questa sezione della lettera ai Romani l'Apostolo mette in evidenza come Dio condanni lo stile di vita dei pagani [le genti o stranieri
(rispetto agli ebrei) secondo questa versione della Bibbia)].
gole di comportamento a cui devono attenersi: questo che testimonia della loro coscienza morale. Lo stesso vale per il naturale senso che c' nell'essere umano di accusare e di giustificarsi.
La responsabilit del popolo di Dio persino maggiore di
quella delle altre genti, perch la sovrana volont di Dio stata
proclamata fra di loro al di l di ogni possibile equivoco. La
norma la pena per chi la trasgredisce l, nero su bianco:
'Maledetto chi non si attiene alle parole di questa legge, per metterle in pratica!' - E tutto il popolo dir: 'Amen' (Deuteronomio
27:26). Essi odono questa legge in ogni riunione di culto. Possederla ed ascoltarla, per, non basta, non basta vantarsi di
averla. Bisogna che la mettano in pratica: Ora, dunque, Israele,
da' ascolto alle leggi e alle prescrizioni che io v'insegno perch le
mettiate in pratica, affinch viviate ed entriate in possesso del paese
che il SIGNORE, il Dio dei vostri padri, vi d (Deuteronomio
4:1).
Se essi vogliono essere giusti davanti a Dio, devono seguirla
fino in fondo. Saranno giustificati quelli che l'osservano, coloro
le ubbidiscono in tutto e per tutto. Il fatto , per, che non lo
fanno: tanta, infatti, la corruzione che il peccato ha prodotto
in loro, che nonostante le loro migliori intenzioni, non sono
giusti e non lo saranno mai. Nessuno inganni s stesso magari
solo aderendo diligentemente alle formalit esteriori della legge o semplicemente sedendo l dove la legge proclamata. Il
loro cuore non retto tale da vanificare ogni loro pretesa. Essi
sono chiamati a riconoscersi i peccatori che sono, rinunciando
ad ogni apparenza di giustizia ed invocando la misericordia di
Dio. indubbiamente umiliante, ma solo quando la realt della corruzione del cuore umano onestamente riconosciuta;
solo quando un uomo o una donna riconosce di essere, a causa
Meditazioni sull'epistola ai Romani, p. 29
dei suoi peccati, destinato giustamente alla perdizione e invoca la misericordia di Dio, Egli potr apprezzare ed accogliere
con riconoscenza la grazia che Dio gli provvede nel Salvatore
che Egli ha designato.
Preghiera. Signore, Tu mi hai parlato in tanti modi: quanti sotterfugi e scusanti per negare e disattendere la Tua sovrana volont io
ho trovato! sorprendente quanta fantasia io abbia per giustificarmi di fronte a Te. Rinuncio per ad ogni scusa, riconosco umilmente la corruzione del mio cuore e la giusta condanna che io merito
per i miei peccati. per questo, o Signore, che io ho invocato ed invoco la Tua misericordia, affidandomi completamente all'opera compassionevole del Salvatore che Tu mi hai provveduto: il Tuo Figlio e
nostro Signore, Ges Cristo. Egli solo e sar l'unica base della mia
salvezza. Amen.
9
Non vanagloria ma onest di fronte a Dio
10
Le formalit religiose non rendono giusti
carne di ogni Ebreo (sono i 613 precetti che gli Ebrei sono tenuti ad osservare). L'Antico Testamento afferma: Sarete circoncisi; questo sar un segno del patto fra me e voi. All'et di otto
giorni, ogni maschio sar circonciso tra di voi, di generazione
in generazione () il mio patto nella vostra carne sar un patto perenne. L'incirconciso, il maschio che non sar stato circonciso nella carne del suo prepuzio, sar tolto via dalla sua gente:
egli avr violato il mio patto" (Genesi 17:11-14). Nel Nuovo Testamento, il Battesimo ha preso il posto della circoncisione.
La circoncisione (e il battesimo), per, in s stessi, non hanno
alcun valore se non corrispondono ai fatti di un'autentica fede
operante, di una reale, coerente e completa ubbidienza alla
legge morale di Dio, di una vita veramente pura e distinta dallo stile di vita del paganesimo, da una reale separazione morale e spirituale dal mondo ribelle a Dio. L'essersi sottoposti alla
circoncisione (o al battesimo) non rende in s stessi giusti davanti a Dio e pu diventare una vuota ed illusoria formalit,
come, per altro, si vede anche oggi nella pratica (sia fra ebrei
che cristiani). Quante persone, infatti, ritengono di aver fatto
il loro dovere con queste cerimonie ma senza che a questo
corrisponda una vita realmente consacrata al Signore?! Esse
non hanno alcun valore magico e diventano pura superstizione: esse valgono solo quando sono il segno di una vita
veramente in linea con i criteri morali stabiliti dal Signore.
Giudeo infatti, cio chi appartiene al popolo di Dio (questo
vale anche per i cristiani), non colui che tale all'esterno,
esteriormente, formalmente. La circoncisione non quella esterna, nella carne, l'asportazione di un po' di pelle o il bagnarsi
con l'acqua del battesimo. Giudeo, chi appartiene al popolo
del Signore, colui che lo interiormente, quando la persona
credente fin dal profondo della sua anima e lo esprime in tutto
Meditazioni sull'epistola ai Romani, p. 36
11
La fedelt di Dio, ciononostante...
1 Qual dunque il vantaggio del Giudeo? Qual l'utilit
della circoncisione? 2 Grande in ogni senso. Prima di tutto,
perch a loro furono affidate le rivelazioni di Dio. 3 Che vuol
dire infatti se alcuni sono stati increduli? La loro incredulit
annuller la fedelt di Dio? 4 No di certo! Anzi, sia Dio
riconosciuto veritiero e ogni uomo bugiardo, com' scritto:
Affinch tu sia riconosciuto giusto nelle tue parole e trionfi
quando sei giudicato. 5 Ma se la nostra ingiustizia fa risaltare
la giustizia di Dio, che diremo? Che Dio ingiusto quando d
corso alla sua ira? (Parlo alla maniera degli uomini.) 6 No di
certo! Perch, altrimenti, come potr Dio giudicare il mondo?
7 Ma se per la mia menzogna la verit di Dio sovrabbonda a
sua gloria, perch sono ancora giudicato come peccatore? 8
Perch non facciamo il male affinch ne venga il bene, come
da taluni siamo calunniosamente accusati di dire? La
Meditazioni sull'epistola ai Romani, p. 37
12
Gli effetti della grazia di Dio in Cristo
1 Giustificati dunque per fede, abbiamo pace con
Dio per mezzo di Ges Cristo, nostro Signore, 2
mediante il quale abbiamo anche avuto, per la fede,
l'accesso a questa grazia nella quale stiamo fermi; e
ci gloriamo nella speranza della gloria di Dio; 3 non
solo, ma ci gloriamo anche nelle afflizioni, sapendo
che l'afflizione produce pazienza, 4 la pazienza
esperienza, e l'esperienza speranza. 5 Or la
speranza non delude, perch l'amore di Dio stato
sparso nei nostri cuori mediante lo Spirito Santo che
ci stato dato (Romani 5:1-5).
a persona che, rinunciando ad accampare meriti propri e riconoscendo di essere un peccatore condannato,
si affida soltanto alla misericordia di Dio in Ges Cristo, fa esperienza gi nell'oggi della sua vita di quanto la grazia sia efficace. La grazia di Dio, infatti, produce effetti considerevoli in chi la riceve. Davvero l'Evangelo potenza di Dio
per la salvezza di chiunque crede (1:6). L'Apostolo, in questo
capitolo, ne elenca diversi.
Il primo effetto della grazia, per il credente in Cristo, la pace
interiore. Se per la sua salvezza, infatti, avesse dovuto contare
solo sulle presunte proprie opere meritorie, non avrebbe mai
potuto essere completamente sicuro di avercela fatta. Sarebbe stato perennemente nell'inquietudine. Ora, per, quieto,
tranquillo, sereno, perch la sua accettabilit davanti a Dio il
risultato di ci che Cristo per lui ha perfettamente compiuto.
Quella di Cristo un'opera perfetta e completa. La sua coMeditazioni sull'epistola ai Romani, p. 41
verso le difficolt della vita, io faccia piena esperienza dei Tuoi doni.
Amen.
13
Tutti bocciati
9 Che dire dunque? Noi siamo forse superiori? No affatto!
Perch abbiamo gi dimostrato che tutti, Giudei e Greci, sono
sottoposti al peccato, 10 com' scritto: Non c' nessun giusto,
neppure uno. 11 Non c' nessuno che capisca, non c' nessuno
che cerchi Dio. 12 Tutti si sono sviati, tutti quanti si sono
corrotti. Non c' nessuno che pratichi la bont, no, neppure
uno. 13 La loro gola un sepolcro aperto; con le loro lingue
hanno tramato frode. Sotto le loro labbra c' un veleno di
serpenti. 14 La loro bocca piena di maledizione e di
amarezza. 15 I loro piedi sono veloci a spargere il sangue.
16 Rovina e calamit sono sul loro cammino 17 e non
conoscono la via della pace. 18 Non c' timor di Dio davanti
ai loro occhi. 19 Or noi sappiamo che tutto quel che la legge
dice, lo dice a quelli che sono sotto la legge, affinch sia chiusa
ogni bocca e tutto il mondo sia riconosciuto colpevole di fronte
a Dio; 20 perch mediante le opere della legge nessuno sar
giustificato davanti a lui; infatti la legge d soltanto la
conoscenza del peccato (Romani 3:9-20).
14
Non la nostra giustizia ma la Sua
Nessuno quindi ha pi base alcuna per vantare superiorit sugli altri. Non pu esserci alcuna meritocrazia quando si tratta
della nostra accoglienza di fronte a Dio. A qualunque nazione
apparteniamo, qualunque sia la nostra condizione, per quanto
gravi siano i nostri peccati, se ci affidiamo alla Persona ed all'opera di Cristo, saremo accolti da Dio, non per merito nostro,
ma per merito di Cristo. La giustizia che porto a Dio non ,
cos, la mia, ma quella di Cristo, il mio Signore e Salvatore.
...poich c' un solo Dio, il quale giustificher il circonciso per fede,
e l'incirconciso ugualmente per mezzo della fede.
Si vanifica forse, in questo modo, quanto moralmente la legge
di Dio esige? No di certo! Anzi, confermiamo la legge, perch Dio
non abbassa per noi il livello di quanto Egli esige, n semplicemente passa un colpo di spugna sui nostri peccati e ci perdona, non pretendendo pi che noi ci conformiamo alla Sua
legge. Cristo ha pienamente onorato quanto la legge prescrive,
lo ha fatto come uomo per noi e su quella base, sulla base di
quella giustizia perfettamente adempiuta, affidandoci ad essa,
noi siamo salvi. Ricevere questa grazia, inoltre, vuol dire, di
fatto, trasformare la nostra vita. Riconosciamo i nostri peccati e
la condanna che essi meritano, ci ravvediamo da essi e accogliamo, per fede, la Persona e l'opera di Cristo. Questo far
differenza nella nostra vita perch, con gioia e volentieri, desideriamo compiacergli in ogni cosa, non per meritarci qualcosa, ma come espressione della nostra riconoscenza verso di
Lui. Inizia cos in noi fin da oggi, in comunione con Dio, un
percorso di santificazione che avr pieno compimento in cielo.
Ecco perch l'Evangelo di Cristo potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede in Lui.
Preghiera. Signore Iddio, Ti ringrazio con tutto me stesso per il
dono che mi hai fatto in Cristo e che mi permette piena comunione
Meditazioni sull'epistola ai Romani, p. 49
con Te. Con gioia e riconoscenza con Lui ora cammino verso la certa
meta finale. Ti ringrazio perch impotenza e frustrazione per i miei
miseri sforzi ora sono sostituite dall'efficacia di quanto Tu hai compiuto per me in Cristo e, su quella base, continui ad operare in me.
Amen.
15
Colui che giustifica l'empio
a dottrina che l'Apostolo espone in questi capitoli stata definita la dottrina della giustificazione del peccatore per
la sola grazia mediante la sola fede in Cristo soltanto. Controversa allora come continua ad essere controversa oggi, la
Meditazioni sull'epistola ai Romani, p. 51
16
Ricevere per grazia mediante la fede
13 Infatti la promessa di essere erede del mondo non fu fatta
ad Abraamo o alla sua discendenza in base alla legge, ma in
base alla giustizia che viene dalla fede. 14 Perch, se diventano
eredi quelli che si fondano sulla legge, la fede resa vana e la
promessa annullata; 15 poich la legge produce ira; ma dove
non c' legge, non c' neppure trasgressione. 16 Perci
l'eredit per fede, affinch sia per grazia; in modo che la
promessa sia sicura per tutta la discendenza; non soltanto per
quella che sotto la legge, ma anche per quella che discende
dalla fede d'Abraamo. Egli padre di noi tutti 17 (com'
scritto: Io ti ho costituito padre di molte nazioni) davanti a
colui nel quale credette, Dio, che fa rivivere i morti, e chiama
all'esistenza le cose che non sono. 18 Egli, sperando contro
speranza, credette, per diventare padre di molte nazioni,
secondo quello che gli era stato detto: Cos sar la tua
discendenza. 19 Senza venir meno nella fede, egli vide che il
suo corpo era svigorito (aveva quasi cent'anni) e che Sara non
era pi in grado di essere madre; 20 davanti alla promessa di
Dio non vacill per incredulit, ma fu fortificato nella sua fede
e diede gloria a Dio, 21 pienamente convinto che quanto egli ha
promesso, anche in grado di compierlo. 22 Perci gli fu messo
in conto come giustizia. 23 Or non per lui soltanto sta scritto
17
Gli effetti della grazia di Dio in Cristo
1 Giustificati dunque per fede, abbiamo pace con Dio per
mezzo di Ges Cristo, nostro Signore, 2 mediante il quale
abbiamo anche avuto, per la fede, l'accesso a questa grazia nella
quale stiamo fermi; e ci gloriamo nella speranza della gloria di
Dio; 3 non solo, ma ci gloriamo anche nelle afflizioni, sapendo
che l'afflizione produce pazienza, 4 la pazienza esperienza, e
l'esperienza speranza. 5 Or la speranza non delude, perch
l'amore di Dio stato sparso nei nostri cuori mediante lo
Spirito Santo che ci stato dato (Romani 5:1-54).
a persona che, rinunciando ad accampare meriti propri e riconoscendo di essere un peccatore condannato, si affida soltanto alla misericordia di Dio in Ges
Cristo, fa esperienza gi nell'oggi della sua vita di quanto la
grazia sia efficace. La grazia di Dio, infatti, produce effetti considerevoli in chi la riceve. Davvero l'Evangelo potenza di Dio
per la salvezza di chiunque crede (1:6). L'Apostolo, in questo capitolo, ne elenca diversi.
18
Senza forza, ma sostenuti
sbagliato o ritornare per un tratto sui suoi passi, verrebbe ripreso e soccorso da quello stesso Cristo che gli ha garantito la
giustificazione e la salvezza. Egli non mancher di venire in
soccorso dei Suoi eletti. Tutte le nazioni m'avevano circondato;
nel nome del SIGNORE, eccole da me sconfitte. Avevano circondato,
s, m'avevano accerchiato; nel nome del SIGNORE, eccole da me
sconfitte. M'avevano circondato come api, ma sono state spente come
fuoco di spine; nel nome del SIGNORE io le ho sconfitte. Tu mi avevi spinto con violenza per farmi cadere, ma il SIGNORE mi ha soccorso. Il SIGNORE la mia forza e il mio cantico, egli stato la mia
salvezza (Salmo 118:10-14).
Preghiera. Ti ringrazio, o Signore, che non solo Tu hai provveduto
alla mia salvezza eterna in Cristo, ma che rimani accanto a me giorno per giorno soccorrendomi in ogni circostanza della mia vita. Che
io non perda mai questa certezza: per la grazia Tua io appartengo a
Te e nulla potr mai strapparmi dalla Tua mano. Voglio essertene riconoscente facendo attenzione ...a dove metto i piedi! Amen.
19
Qual la nostra genealogia?
12 Perci, come per mezzo di un solo uomo il peccato
entrato nel mondo, e per mezzo del peccato la morte, e cos la
morte passata su tutti gli uomini, perch tutti hanno
peccato... 13 Poich, fino alla legge, il peccato era nel mondo,
ma il peccato non imputato quando non c' legge. 14 Eppure,
la morte regn, da Adamo fino a Mos, anche su quelli che non
avevano peccato con una trasgressione simile a quella di
Adamo, il quale figura di colui che doveva venire. 15 Per, la
grazia non come la trasgressione. Perch se per la
n un mondo sempre pi anonimo ed indistinto, alla ricerca della propria identit, vi oggi chi intraprende estese
ricerche per disegnare l'albero genealogico della propria
famiglia. Lo si fa spesso solo per curiosit, ma vi magari la
speranza di scoprire antenati di lignaggio nobile e dal carattere
eroico e, magari, trovare di avere titolo ad una qualche eredit!
Tali ricerche, molto pi spesso, riservano sorprese negative. Se
potessimo andare a fondo in queste ricerche genealogiche, troveremmo come tutti noi discendiamo da comuni progenitori,
quelli che la Bibbia identifica come Adamo ed Eva. A differenza di quanto si sente oggi spesso dire, non si tratta di una legMeditazioni sull'epistola ai Romani, p. 64
genda o di un mito. La fede cristiana biblica considera la storicit delle figure di Adamo ed Eva come fondamentale alla propria concezione del mondo. Cos fa l'Apostolo nel testo biblico
di oggi. Si potrebbe dire che tutti noi discendiamo da un nobile decaduto che ha pregiudicato, con il suo comportamento
irresponsabile, per s stesso e per tutta la sua discendenza, sia
il suo titolo che una magnifica eredit.
Per la fede cristiana biblica importante non solo la storicit
della figura di Adamo, comune nostro antenato, ma anche il
concetto di peccato originale, che appare molto chiaramente in
questo testo: Per mezzo di un solo uomo il peccato entrato nel
mondo, e per mezzo del peccato la morte, e cos la morte passata su
tutti gli uomini (12). Bella eredit davvero! Prima, per, che
noi malediciamo Adamo e che ci proclamiamo innocenti, consideriamo, per, come noi siamo carne della sua carne ed ossa
delle sue ossa, come di fatto noi si sia simili a lui in tutto e per
tutto. Possiamo riconoscerci perfettamente (se siamo onesti
con noi stessi) nella sua mentalit e comportamento, perch
ogni giorno ci comportiamo esattamente come lui. Non forse
vero che in noi c' il piacere della trasgressione, uno spirito
ribelle e la pretesa di volere fare a meno di Dio e delle prescrizioni che Egli impone al nostro comportamento?
Indubbiamente facciamo parte della stessa famiglia, condannata ed esiliata e non siamo meno colpevoli di lui perch consapevolmente simili sono le nostre scelte di peccare. Il fatto
che la morte regni anche su quelli che non avevano peccato con
una trasgressione simile a quella di Adamo non un'ingiustizia
(come pensano alcuni) ma dimostrazione dell'uguale colpevolezza di ogni essere umano. vero: Il peccato non imputato
quando non c' legge eppure l'umanit considerata colpevole
e giustamente condannata perch la legge di Dio impressa in
Meditazioni sull'epistola ai Romani, p. 65
per sempre di quella spirituale in Cristo diventando figli adottivi di Dio? Ci sono implicazioni non indifferenti far parte o
dell'una o dell'altra famiglia! venuto in casa sua e i suoi non
l'hanno ricevuto; ma a tutti quelli che l'hanno ricevuto egli ha dato
il diritto di diventar figli di Dio: a quelli, cio, che credono nel suo
nome; i quali non sono nati da sangue, n da volont di carne, n da
volont d'uomo, ma sono nati da Dio (Giovanni 1:11-13).
Preghiera. Signore Iddio, la pesante eredit di Adamo, della quale
sono partecipe, rendeva la mia situazione senza via d'uscita. Ti ringrazio, per, che Tu mi hai innestato in Cristo, provvedendo per me
in Lui ci che in Adamo mi era impossibile. L'avermi voluto farmi
partecipare, per la Tua grazia, ad una nuova umanit in Cristo mi
riempie di gioia e di riconoscenza. Fa' s che sempre meglio io testimoni intorno a me della mia nuova identit. Amen.
20
Morire alla vecchia vita e risorgere alla nuova
1 Che diremo dunque? Rimarremo forse nel peccato affinch la
grazia abbondi? 2 No di certo! Noi che siamo morti al peccato,
come vivremmo ancora in esso? 3 O ignorate forse che tutti
noi, che siamo stati battezzati in Cristo Ges, siamo stati
battezzati nella sua morte? 4 Siamo dunque stati sepolti con
lui mediante il battesimo nella sua morte, affinch, come Cristo
stato risuscitato dai morti mediante la gloria del Padre, cos
anche noi camminassimo in novit di vita. 5 Perch se siamo
stati totalmente uniti a lui in una morte simile alla sua, lo
saremo anche in una risurrezione simile alla sua. 6 Sappiamo
infatti che il nostro vecchio uomo stato crocifisso con lui
affinch il corpo del peccato fosse annullato e noi non serviamo
pi al peccato; 7 infatti colui che morto, libero dal peccato. 8
Meditazioni sull'epistola ai Romani, p. 67
Ora, se siamo morti con Cristo, crediamo pure che vivremo con
lui, 9 sapendo che Cristo, risuscitato dai morti, non muore pi;
la morte non ha pi potere su di lui. 10 Poich il suo morire fu
un morire al peccato, una volta per sempre; ma il suo vivere
un vivere a Dio. 11 Cos anche voi fate conto di essere morti al
peccato, ma viventi a Dio, in Cristo Ges (Romani 6:1-11).
vorzio. I nostri rapporti ora sono interrotti per sempre. Considero l'ex partner come morto ed io per lui sono come morto.
Non posso neanche dire al peccato, da cui ho divorziato: Rimaniamo amici. No. Ora ho un nuovo partner il Cristo, ora
vivo la mia vita con Lui soltanto. Certo posso rammentarmi di
com'era la vita quando ero sposato al peccato, ma senza alcuna nostalgia. Ora racconto a tutti la storia di come Iddio, facendomi trovare Cristo, mi abbia sciolto dal mio precedente
matrimonio e mi abbia legato indissolubilmente a Colui che
giammai mi tradir, anzi, che mi ama veramente e mi amer
per sempre nutrendomi e curandomi teneramente. ...e i due
diverranno una carne sola. Questo mistero grande; dico questo riguardo a Cristo e alla chiesa (Efesini 5:31-32).
Preghiera. Signore Iddio, che il battesimo, laddove io ho consacrato la mia vita a Te, sempre mi rammenti che il mio vecchio modo di essere, impostato al peccato stato soppresso,
morto ed sepolto e che ora vivo con Cristo una vita del tutto
nuova. Anelo alla vita di risurrezione che un giorno sar completamente realizzata. Il Cristo, al quale sono indissolubilmente legato, il mio Garante. Amen.
21
Vivere nell'ambito della grazia di Dio
cordia di Dio tanto da trarne conforto e consolazione. Il cristiano non pi sotto il regime duro e spietato della legge di Dio,
ma vive nell'ambito della grazia. Le sue opere non sono pi
vagliate nel modo rigoroso di un Dio che ti dice: O tu ti adegui perfettamente a quanto io ti comando o 'sei fuori', sei squalificato, inappellabilmente respinto, scomunicato.... Vivere
nell'ambito della grazia significa vivere nell'ambito della pazienza e della tolleranza di Dio che comprende ed accetta la
tua debolezza ed infermit. Egli sa quanto il peccato ti abbia
indebolito e reso disabile. Egli sa di non poter pretendere da te
pi di quel tanto. Certo, esige la tua determinazione ed impegno a fare ci che Gli gradito, ma se cadi, se non ce la fai,
se fallisci, nonostante la tua buona volont, avr compassione
di te, ti sorregger, ti aiuter confortandoti con la Sua presenza
che ti dice: Non disperare, sono qui io accanto a te. Ti sono
veramente padre e non padrone duro e spietato!.
La legge giusta e buona, ma un giogo molto pesante per il
peccatore che, pure riabilitato per grazia, fintanto che sar in
questo mondo, rimarr debole ed inadeguato. Ecco perch il
cristiano non solo trova la sua giustizia ultima in Cristo all'inizio del suo cammino di fede (Cristo ha compiuto per grazia
quanto il peccatore da solo non poteva conseguire), ma pu e
deve continuamente rivolgersi a Cristo, anche durante il suo
cammino di fede, per sovvenire alle proprie debolezze congenite. La Scrittura afferma: ...quando giunse la pienezza del tempo, Dio mand suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge, per riscattare quelli che erano sotto la legge, affinch noi ricevessimo l'adozione (Galati 4:4-5). In Cristo, infatti, noi siamo riscattati
dalla maledizione della legge tanto da potere ora con serenit,
non certo trasgredirla ma conformarci ad essa per quanto
possibile, confidando nella misericordia di Dio. Non ci pi
personalmente richiesta, come cristiani, una giustizia perfetta,
Meditazioni sull'epistola ai Romani, p. 73
22
Le inevitabili conseguenze delle nostre scelte
15 Che faremo dunque? Peccheremo forse perch non siamo
sotto la legge ma sotto la grazia? No di certo!16 Non sapete voi
che se vi offrite a qualcuno come schiavi per ubbidirgli, siete
schiavi di colui a cui ubbidite: o del peccato che conduce alla
morte o dell'ubbidienza che conduce alla giustizia? 17 Ma sia
ringraziato Dio perch eravate schiavi del peccato ma avete
ubbidito di cuore a quella forma d'insegnamento che vi stata
trasmessa; 18 e, liberati dal peccato, siete diventati servi della
giustizia. 19 Parlo alla maniera degli uomini, a causa della
debolezza della vostra carne; poich, come gi prestaste le
vostre membra a servizio dell'impurit e dell'iniquit per
commettere l'iniquit, cos prestate ora le vostre membra a
servizio della giustizia per la santificazione. 20 Perch quando
eravate schiavi del peccato, eravate liberi riguardo alla
giustizia. 21 Quale frutto dunque avevate allora? Di queste
cose ora vi vergognate, poich la loro fine la morte. 22 Ma
ora, liberati dal peccato e fatti servi di Dio, avete per frutto la
vostra santificazione e per fine la vita eterna; 23 perch il
salario del peccato la morte, ma il dono di Dio la vita eterna
in Cristo Ges, nostro Signore (Romani 6:15-21).
er chi ha tanto a cuore la legge morale di Dio, consapevole che essa stata data per regolare la nostra vita,
le argomentazioni di Paolo sembrano un pericoloso
indebolimento del suo ruolo e tolleranza del peccato. Non
cos. Ges stesso afferma: Non pensate che io sia venuto per abolire la legge o i profeti; io sono venuto non per abolire ma per portare
a compimento (Matteo 5:17). Iddio, nel concedere la Sua grazia
ai peccatori che si affidano a Cristo, di fatto rende possibile
Meditazioni sull'epistola ai Romani, p. 75
l'ubbidienza alla legge di Dio, perch li libera dalla maledizione del peccato. Il peccato il problema, non la legge. nell'ambito della grazia che uomini e donne ritrovano il piacere e
la gioia del vivere secondo la volont di Dio. una lezione che
ancora oggi molti devono apprendere. Fra la stretta, spietata
(ed ipocrita) aderenza alla legge dei legalisti e l'allegra noncuranza (antinomia) dei liberali, Cristo rimane Colui che ci permette di vedere le cose nella giusta prospettiva e ci rende persone libere e responsabili.
Di fatto Cristo venuto per spezzare le catene che rendono
l'essere umano schiavo del peccato. Il peccato, infatti, ha la capacit di asservire chi vi indulge. come una droga da cui diventi dipendente e dalla quale non riesci pi a liberarti.
come vivere sotto il regime ed i ricatti della Mafia o come chiedere soldi in prestito a degli strozzini. La Mafia propone vantaggi a chi vi si sottomette. In realt essa solo ti sfrutta ripagandoti con miseria, disperazione e morte. come essere compiacenti e dare una mano ogni tanto a chi dedito ad impurit ed iniquit. Esserne coinvolti e diventarne complici non
indifferente: prima o poi la cosa ti avvilupper permanentemente con il suo abbraccio mortale. L'insetto che cade nella
tela appiccicosa del ragno ne rimane invischiato e ben presto il
ragno se ne nutre.
Ben diversa la situazione di chi di cuore accoglie ed ubbidisce all'appello dell'Evangelo di Cristo, una forma di insegnamento che ancora oggi rimane unica nel suo genere e senza
paralleli nel mondo, permanente novit e decisamente anticonformista nel quadro delle religioni. Chi mette s stesso al
servizio dei propositi di Dio in Cristo, raccoglie santificazione
e vita significativa ed eterna. Mentre il peccato ripaga con la
morte ad ogni livello, i frutti dell'Evangelo di Cristo (che non
Meditazioni sull'epistola ai Romani, p. 76
sono paga d'azioni meritorie ma dono) sono vita eterna in Cristo Ges.
Che dunque le nostre membra, gi poste al servizio del peccato, siano poste ora al servizio della giustizia. Che i nostri occhi
siano impiegati per scrutare diligentemente le Scritture di verit; le nostre orecchie nell'ascoltare la predicazione dell'Evangelo; le nostre labbra, bocca e lingua nell'esprimere le lodi di Dio
per ci che egli ha fatto per noi; le nostre mani a distribuire ci
che verit e amore; i nostri piedi usati per recarci al culto comunitario ed in ogni occasione di testimonianza cristiana. Facciamolo come volenterosi servitori del Signore per adempiere
alla Sua volont; e, nello stesso modo, liberamente, volentieri e
con gioia, costantemente ed in ogni modo, in ogni atto di giustizia e di santit.
Preghiera. Signore Iddio, proteggimi affinch io non cada pi nella
trappola posta dalle seduzioni di ci che ai Tuoi occhi peccato, di
ci che impuro, iniquo e vergognoso. Mi consacro completamente al
servizio Tuo e della Tua causa e, per la Tua grazia, cammino sulla
via della santificazione e della vita eterna. Amen.
23
L'affrancamento del cristiano dal legalismo
1 O ignorate forse, fratelli (poich parlo a persone che hanno
conoscenza della legge), che la legge ha potere sull'uomo per
tutto il tempo ch'egli vive? 2 Infatti la donna sposata legata
per legge al marito mentre egli vive; ma se il marito muore,
sciolta dalla legge che la lega al marito. 3 Perci, se lei diventa
moglie di un altro uomo mentre il marito vive, sar chiamata
24
Concupiscenza: il peccato fondamentale
7 Che cosa diremo dunque? La legge peccato? No di certo!
Anzi, io non avrei conosciuto il peccato se non per mezzo della
legge; poich non avrei conosciuto la concupiscenza, se la legge
non avesse detto: Non concupire. 8 Ma il peccato, clta
l'occasione, per mezzo del comandamento, produsse in me ogni
concupiscenza; perch senza la legge il peccato morto. 9 Un
tempo io vivevo senza legge; ma, venuto il comandamento, il
peccato prese vita e io morii; 10 e il comandamento che avrebbe
25
Convivere con le contraddizioni del presente
14 Sappiamo infatti che la legge spirituale; ma io sono
carnale, venduto schiavo al peccato. 15 Poich, ci che faccio, io
non lo capisco: infatti non faccio quello che voglio, ma faccio
quello che odio. 16 Ora, se faccio quello che non voglio,
ammetto che la legge buona; 17 allora non sono pi io che lo
faccio, ma il peccato che abita in me. 18 Difatti, io so che in
me, cio nella mia carne, non abita alcun bene; poich in me si
trova il volere, ma il modo di compiere il bene, no. 19 Infatti il
bene che voglio, non lo faccio; ma il male che non voglio, quello
faccio. 20 Ora, se io faccio ci che non voglio, non sono pi io
che lo compio, ma il peccato che abita in me. 21 Mi trovo
dunque sotto questa legge: quando voglio fare il bene, il male si
trova in me. 22 Infatti io mi compiaccio della legge di Dio,
secondo l'uomo interiore, 23 ma vedo un'altra legge nelle mie
membra, che combatte contro la legge della mia mente e mi
rende prigioniero della legge del peccato che nelle mie
membra. 24 Me infelice! Chi mi liberer da questo corpo di
morte? 25 Grazie siano rese a Dio per mezzo di Ges Cristo,
nostro Signore. Cos dunque, io con la mente servo la legge di
Dio, ma con la carne la legge del peccato (Romani 7:14-25).
'Apostolo, in questa sezione della sua lettera, continua a rispondere, approfondendo le sue argomentazioni, a chi lo accusa di denigrare la legge di Dio, che
pure sta alla base del patto fra Dio ed il Suo popolo, e, prima
ancora, alla base di quello stabilito fra Lui e l'intera umanit.
Non minimamente nelle intenzioni di Paolo di svalutare la
legge di Dio, tutt'altro! Prima dice: la legge santa, e il comandamento santo, giusto e buono (12). Ora egli afferma: la legge
Meditazioni sull'epistola ai Romani, p. 85
spirituale (14). Il problema siamo noi, non la legge! Il problema il peccato che tanto corrompe la nostra natura da frustrare anche le migliori umane intenzioni di onorare con l'ubbidienza la legge di Dio. Dio giustamente esige conformit alla
Sua legge, ma l'essere umano portando ai piedi i pesanti ceppi
del peccato, non riuscir mai ad andare molto lontano sulla via
della giustizia. Anzi, frustrato, abituandosi a portare quei
ceppi, spesso si illude che quel che fa sia sufficiente, abbassando cos illecitamente lo standard divino.
Paolo dice Noi che abbiamo una comprensione spirituale della legge, noi che siamo stati condotti ad intendere la sua vera
natura dallo Spirito di Dio, sappiamo per esperienza che la
legge 'spirituale' e che essa in s stessa certo non pu essere
causa di peccato o di morte. La legge, infatti, proviene dallo
Spirito di Dio e raggiunge lo spirito umano. Essa esige verit
nell'intimo del cuore (Salmi 51 :6); culto spirituale ed ubbidienza; l'adesione senza riserve della nostra mente; un culto di Dio
in spirito e verit; amore verso di Lui con tutto il nostro cuore
e con tutta la nostra anima, non solo conformit esteriore o
per dovere. Dove mai potr essere trovata in questo mondo,
visto come tutti noi siamo messi, a causa del peccato, una tale
conformit? Questo il problema.
Di fronte alla legge di Dio anche le nostre migliori intenzioni si
frantumano. il caso dello stesso cristiano, che pure vorrebbe
di tutto cuore ubbidire alla legge di Dio per amore Suo. L'Apostolo qui parla della sua stessa attuale esperienza di persona
convertita a Ges Cristo, rigenerata per opera dello Spirito
Santo. Non c' nessuno pi di lui che vorrebbe onorare pienamente la legge di Dio. Ammette che la legge ottima e necessaria. Vorrebbe di tutto cuore ubbidirle, ma, onestamente, questo desiderio sincero si scontra con la realt della natura umaMeditazioni sull'epistola ai Romani, p. 86
26
Non pi condannati
1 Non c' dunque pi nessuna condanna per quelli che sono
in Cristo Ges, 2 perch la legge dello Spirito della vita in
Cristo Ges mi ha liberato dalla legge del peccato e della morte.
3 Infatti, ci che era impossibile alla legge, perch la carne la
rendeva impotente, Dio lo ha fatto; mandando il proprio Figlio
in carne simile a carne di peccato e, a motivo del peccato, ha
condannato il peccato nella carne, 4 affinch il comandamento
della legge fosse adempiuto in noi, che camminiamo non
secondo la carne, ma secondo lo Spirito (Romani 8:1-4).
(4) perch siamo stati innestati in Colui che tutto per noi ha
adempiuto. Infatti, avendo affidato a Cristo la nostra vita, siamo una cosa sola con Lui. Per un credente non c' conforto pi
grande di questo. Non abbiamo pi nulla di cui temere. Come
dice un altro testo, la nostra vita ora nascosta con Cristo in
Dio (Colossesi 3:3).
L'apostolo non dice che in noi non ci sia oggettivamente pi
nulla di condannabile, perch la corruzione prodotta in noi dal
peccato condannabile [per questo la vita del credente impegnata in un costante processo di purificazione dal peccato]. I
nostri peccati ci condannerebbero se non ci fossimo affidati a
Cristo, se Cristo non si fosse offerto legalmente come nostro
Garante. Ora, per, quand'anche il nostro cuore o il mondo intero ci condannasse, quand'anche Satana ci accusasse (e lo fa
del continuo), possiamo presentare un attestato incontestabile,
firmato e controfirmato, di completa assoluzione che, grazie a
Cristo, ci dichiara giusti. Non c' pi nulla ora che possa essere
portato a nostra condanna. La nostra colpevolezza e ci che
dovevamo per essa stata per sempre trasferita a Cristo. Il
sangue da Lui versato garanzia della nostra redenzione e
giustificazione.
Tutto questo ci permette ora di dire: ...noi, che camminiamo
non secondo la carne, ma secondo lo Spirito. Questo non vuole
dire, come qualcuno afferma, che il comandamento o la
giustizia della legge sia adempiuta in noi nella misura in cui
noi non camminiamo secondo la carne, ma secondo lo Spirito. Se fosse cos ricadremmo nel sinergismo, nella salvezza
condizionata dalla nostra performance. Questo il testo non lo
dice e, se fosse cos, contraddirebbe tutto ci che l'Apostolo ha
affermato fin ora ed ancora affermer. Noi che camminiamo
indicativo presente, un dato di fatto. Coloro che sono stati
Meditazioni sull'epistola ai Romani, p. 90
rigenerati dallo Spirito di Dio, che sono stati fatti nuove creature in Cristo, coloro che hanno affidato la loro vita a Cristo,
non si conducono pi secondo le inclinazioni della loro natura
corrotta (la carne), ma secondo le nuove aspirazioni create in
loro dallo Spirito di santit.
Camminare, comportarsi, secondo lo Spirito (pur in tutte le
contraddizioni dell'attuale nostra vita) il frutto, il risultato
dell'influenza vitalizzante di Cristo sul credente, evidenza della sua autentica conversione. Il cristiano colui o colei che fa
di Cristo sua guida, che va nella direzione da Lui indicata, la
cui vita influenzata da Lui. Camminare secondo lo Spirito
non la causa della nostra condizione di non condanna, ma
ne il risultato. Esso descrive la vita delle persone a cui stato
fatto questo dono. Vi stata fatta grazia, dice Paolo ai credenti
in Cristo, ...perch camminiate in modo degno del Signore per piacergli in ogni cosa, portando frutto in ogni opera buona e crescendo
nella conoscenza di Dio; fortificati in ogni cosa dalla sua gloriosa potenza, per essere sempre pazienti e perseveranti; ringraziando con
gioia il Padre che vi ha messi in grado di partecipare alla sorte dei
santi nella luce (Colossesi 1:10-12). ci che l'Apostolo elabora
nei versetti seguenti e che esamineremo domani.
Preghiera
Ti ringrazio, Signore, perch, ora che mi hai unito indissolubilmente a Cristo, per la Tua grazia, non devo pi temere il Tuo
giudizio di condanna. Ti ringrazio di avermi spiritualmente rigenerato e che ora il Tuo Spirito mi sospinge in novit di vita.
Radica in me sempre di pi questa consapevolezza affinch
niente e nessuno mi porti pi a dubitarne. Fa' s che io cammini con decisione lungo la strada da Te indicata, compiacendoti
in ogni cosa. Amen.
Meditazioni sull'epistola ai Romani, p. 91
27
Il vero cristiano vive secondo lo Spirito di
Cristo
5 Infatti quelli che sono secondo la carne, pensano alle cose
della carne; invece quelli che sono secondo lo Spirito, pensano
alle cose dello Spirito. 6 Ma ci che brama la carne morte,
mentre ci che brama lo Spirito vita e pace; 7 infatti ci che
brama la carne inimicizia contro Dio, perch non
sottomesso alla legge di Dio e neppure pu esserlo; 8 e quelli
che sono nella carne non possono piacere a Dio. 9 Voi per non
siete nella carne ma nello Spirito, se lo Spirito di Dio abita
veramente in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, egli
non appartiene a lui. 10 Ma se Cristo in voi, nonostante il
corpo sia morto a causa del peccato, lo Spirito d vita a causa
della giustificazione. 11 Se lo Spirito di colui che ha risuscitato
Ges dai morti abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo
Ges dai morti vivificher anche i vostri corpi mortali per
mezzo del suo Spirito che abita in voi (Romani 8:5-11).
vita in questo mondo, questi spiritualmente vitale e produttivo proprio come inevitabile risultato della giustificazione che
per grazia ha ricevuto da Dio. Nessuna vitalit spirituale, infatti, procede dalla carne dell'essere umano, come oggi si
presenta.
Coloro che sono stati rigenerati da questo stesso Spirito che li
anima far s alla fine che, come Cristo risuscitato, anche il
loro corpo sia similmente trasformato. Questo fonte di grande consolazione per il cristiano: ci che Cristo ha iniziato a fare
in lui o in lei, avr sicuro compimento.
Chi d evidenza di vivere solo nella carne, animato dai valori e stile di vita di questo mondo, non pu dire di avere ricevuto la grazia di Dio in Ges Cristo, perch questa grazia
produce sempre, nella persona che ne coinvolta, i frutti concreti di una vita ritornata a riflettere la sua originale somiglianza morale e spirituale con Dio. Quali evidenze diamo noi di essere stati predestinati e giustificati dalla grazia di Dio in Ges
Cristo? Esaminatevi per vedere se siete nella fede; mettetevi alla
prova. Non riconoscete che Ges Cristo in voi? A meno che l'esito
della prova sia negativo. Ma io spero che riconoscerete che la prova
non negativa nei nostri confronti (1 Corinzi 13:5-6).
Preghiera. Fa s, o Signore, che io non inganni n me stesso n gli
altri vantando una fede che non ha mai conosciuto di fatto la rigenerazione dello Spirito Santo. Fa s che io, verificando la mia condizione spirituale rispetto all'ABC dell'Evangelo, io possa dare chiara testimonianza della verit che in Cristo Ges. Amen.
28
Vivere come figli adottivi di Dio
er comprendere le affermazioni dell'Apostolo (un linguaggio per altro abbastanza oscuro per chi ragiona secondo altri canoni), bisogna ovviamente sempre tenere
conto dei presupposti sui quali si basa. Egli li ha delineati chiaramente in quanto gi ha detto in precedenza. La creatura
umana, cos come oggi si trova, dal punto di vista morale e
spirituale, non gode di alcuna libert. Essa venduta schiava al
peccato (Romani 7:14). incatenata e condizionata sempre dal
peccato che inevitabilmente caratterizza sempre tutto quel che
fa e che le pregiudica qualsiasi rapporto salvifico con Dio. Non
pu che fare, deve fare, sempre quello che le sue inclinazioni
peccaminose (la carne) le comandano. Inevitabilmente deve
seguirne i comandi. Per questo debitrice, ha un debito
verso la carne (12). I cristiani, per, coloro che sono stati redenti e rigenerati in Cristo (che qui l'Apostolo chiama i suoi fraMeditazioni sull'epistola ai Romani, p. 95
Far parte della famiglia di Dio come Suoi figli adottivi significa
pure avere titolo a tutti i privilegi che questo comporta. Significa avere finalmente una casa condivisa gioiosamente con
tanti fratelli e sorelle in fede. Significa avere titolo alla Sua
eredit, essere coeredi di Cristo (17). Davvero, come dice
Ges stesso: In verit vi dico che non vi nessuno che abbia
lasciato casa, o fratelli, o sorelle, o madre, o padre, o figli, o
campi, per amor mio e per amor del vangelo, il quale ora, in
questo tempo, non ne riceva cento volte tanto: case, fratelli, sorelle, madri, figli, campi, insieme a persecuzioni e, nel secolo a
venire, la vita eterna (Marco 10:29-30).
Certo, continuiamo per il momento a vivere in questo mondo.
Quando il mondo sa che ora siamo diversi, siamo liberi, siamo
stati fatti figli adottivi di Dio, abbiamo titolo alla Sua eredit,
la cosa non gli garba affatto e spesso e volentieri ci fa oggetto, in un modo o in un altro, di persecuzioni. Questo ci di
cui Ges parla quando aggiunge insieme a persecuzioni e ci
che Paolo intende quando qui scrive se veramente soffriamo con
lui. La sofferenza infatti l'inevitabile conseguenza di vivere
come cristiani e indubbiamente anticonformisti in questo mondo. Che cosa implica? Come dobbiamo affrontarla? quello
che vedremo domani.
Preghiera. Padre mio celeste, pap! Ti ringrazio che mi hai reso in
Cristo, con grazia stupefacente, Tuo figlio adottivo dandomi titolo a
tutti i privilegi che questo comporta. Ti ringrazio che mi hai liberato
da un regime di servit e di paura. Ora volentieri vivo seguendo quel
che mi dici Tu, giusto e buono e che conduce alla vita. Sostienimi e
rafforzami nella mia determinazione a farlo sempre, mettendo a tacere le pretese della mia carne. Amen.
29
Conforto e certa speranza
modo diverso ed anticonformista rispetto all'andazzo di questo mondo (Efesini 2:2). per questo che sofferenza, emarginazione e persecuzione di vario tipo sono, per i cristiani impegnati, all'ordine del giorno. Ges ne parlava apertamente: Ricordatevi della parola che vi ho detta: 'Il servo non pi grande del
suo signore'. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi
(Giovanni 15:20). la croce che essi devono portare (Luca
14:27). Ne vale la pena? Certo! Infatti io ritengo che le sofferenze
del tempo presente non siano paragonabili alla gloria che dev'essere
manifestata a nostro riguardo (18). L'atleta che vuole conseguire
il premio sopporta ogni sacrificio pur di conseguirlo e la gioia
di quel giorno sostiene la sua fatica nell'addestrarsi.
Non siamo, per, i soli a soffrire. L'intera creazione in questo
mondo soffre inusitati patimenti come conseguenza del peccato umano ad ogni livello. Essa geme ed in travaglio (22), grida al Signore di esserne liberata. Quanti innocenti in questo
mondo soffrono a causa d'altri! Ingiustizie e prevaricazioni di
ogni tipo sono causa di sofferenze inusitate non solo per innumerevoli esseri umani, ma anche per gli animali, per la natura,
per la terra... Il peccato sporca, guasta, rovina e distrugge ogni
cosa! Esso rende vana la vita stessa (20). Chi osa prendere il
peccato alla leggera e addirittura lo nega un ignobile irresponsabile. Ancora la voce del sangue di Abele grida vendetta
a Dio dalla terra (Genesi 4:10). La creazione stessa anela con
tutta s stessa d'essere liberata dalla schiavit della corruzione
(21).
Il creato grida a Dio e con ansia attende pure, con impazienza,
la manifestazione dei figli di Dio (19). Chi sono questi figli di
Dio? Forse gli angeli? No, siamo noi che Dio ha salvato, con
la Sua grazia in Cristo, dal peccato e dalle sue conseguenze.
Essa attende che noi ...ci diamo da fare per alleviare le sue inMeditazioni sull'epistola ai Romani, p. 99
30
Sospiri ispirati, sostenuti
e giunti a destinazione!
26 Allo stesso modo ancora, lo Spirito viene in aiuto alla
nostra debolezza, perch non sappiamo pregare come si
conviene; ma lo Spirito intercede egli stesso per noi con sospiri
ineffabili; 27 e colui che esamina i cuori sa quale sia il desiderio
dello Spirito, perch egli intercede per i santi secondo il volere
di Dio (Romani 8:26-27).
ci soccorre, portando con noi i nostri fardelli, quand'anche fossero tentazioni e prove: Nessuna tentazione vi ha clti, che
non sia stata umana; per Dio fedele e non permetter che
siate tentati oltre le vostre forze; ma con la tentazione vi dar
anche la via d'uscirne, affinch la possiate sopportare (1 Corinzi 10:13).
Che dire, poi, della Preghiera? Il Signore si compiace quando i
Suoi figlioli si rivolgono a Lui come ad un Padre, perch veramente Egli per noi lo . Come dovremmo pregare? Che cosa
potremmo osare chiedergli? Che cosa ci lecito chiedergli? In
particolare, quando siamo nell'afflizione, siamo disturbati e
perplessi, persino talvolta senza forza per parlare. Anche in
questo caso l'Apostolo ci dice: Lo Spirito Santo intercede per noi.
Anche quando non abbiamo espresso apertamente la nostra
Preghiera, o il nostro grido, quando non riusciamo che ad
esprimere che un sospiro, Egli legge ci che abbiamo in cuore
e lo porta a Cristo, alla destra di Dio Padre. Non abbiamo bisogno d'altri intercessori. Infatti: ...colui che esamina i cuori sa
quale sia il desiderio dello Spirito, perch egli intercede per i
santi secondo il volere di Dio () Chi li condanner? Cristo
Ges colui che morto e, ancor pi, risuscitato, alla destra di Dio e anche intercede per noi (27,34). I nostri sospiri
diventano anche i Suoi sospiri, ispirano la nostra Preghiera, diventano Preghiera davvero ineffabile. Anticamente, in italiano, il termine sospiro era sinonimo di Preghiera.
Sospiri ineffabili, inoltre, sono pure le preghiere ispirate che
si trovano nella Bibbia, in modo particolare i Salmi. Quando
non troviamo le parole per esprimere quanto abbiamo in
cuore, possiamo, anzi, siamo esortati ad avvalerci liberamente
delle preghiere della Bibbia, farle nostre, pronunziarle ad alta
31
Una questione di prospettiva
28 Or sappiamo che tutte le cose cooperano al bene di quelli
che amano Dio, i quali sono chiamati secondo il suo disegno.
29 Perch quelli che ha preconosciuti, li ha pure predestinati a
Meditazioni sull'epistola ai Romani, p. 103
e sofferenze del tempo presente possono essere molto pesanti per un cristiano. Non dobbiamo, per, scoraggiarci ...e per molti motivi! Sono quelli che l'Apostolo elenca
in questo capitolo per confortare e rafforzare i suoi lettori. Non
si tratta di consolazioni a buon mercato! (1) Queste sofferenze
erano state previste dal Signore Ges e Lui stesso le ha condivise; (2) noi resistiamo guardando avanti con certa speranza al
giorno in cui riceveremo la nostra gloriosa eredit; (3) il Signore efficacemente ci accompagna e ci sostiene.
Abbiamo qui oggi una quarta ed importante ragione che ci
permette di vedere le attuali nostre sofferenze da una prospettiva del tutto diversa: sebbene altri o noi stessi le possiamo intendere come qualcosa che va a nostro danno, per neutralizzarci, abbatterci e distruggerci, esse, di fatto, vanno a nostro
vantaggio! Dio, che tiene ogni cosa sotto controllo, fa in modo
che queste difficolt cooperino, siano funzionali, al nostro
bene ultimo. Non andiamo a cercarci le difficolt apposta, non
siamo masochisti. Dio non ce le manda con sadismo. Nella lotta contro il male in cui siamo coinvolti esse sono, in un certo
qual senso inevitabili, ma ce ne possiamo addirittura avvantaggiare! Dio le fa cooperare al nostro bene.
Tutto questo va nella logica illustrata dagli avvenimenti di cui
era stato protagonista il patriarca Giuseppe: Voi avevate pensato del male contro di me, ma Dio ha pensato di convertirlo
in bene per compiere quello che oggi avviene: per conservare
Meditazioni sull'epistola ai Romani, p. 104
in vita un popolo numeroso (Genesi 50:20). Come dice il Salmo 2, Iddio si fa beffe, ride di coloro che congiurano insieme
contro il Signore e contro il suo unto. Con certezza Egli ha stabilito il Suo re sopra Sion. I Suoi propositi andranno a sicuro
compimento nonostante l'opposizione dei . Questa stessa opposizione, di fatto, servir per rafforzarlo e per aumentare la
Sua gloria. Cos per noi che siamo stati predestinati, chiamati, giustificati e siamo avviati con certezza, per la Sua grazia,
alla gloria (30). Il fatto che amiamo Dio ne prova, perch l'uomo naturale non cerca n ama Dio. La nostra fede e il nostro
amore verso di Lui, sono il frutto della rigenerazione spirituale
che Dio ha operato in noi. Perci non ci scoraggiamo; ma,
anche se il nostro uomo esteriore si va disfacendo, il nostro
uomo interiore si rinnova di giorno in giorno. Perch la nostra momentanea, leggera afflizione ci produce un sempre pi
grande, smisurato peso eterno di gloria, mentre abbiamo lo
sguardo intento non alle cose che si vedono, ma a quelle che
non si vedono; poich le cose che si vedono sono per un tempo, ma quelle che non si vedono sono eterne (2 Corinzi 4:1618).
Prese dunque da sole, in s stesse, le afflizioni e le sofferenze,
non sono buone, non possono dirsi che facciano del bene.
Considerate, per, dal punto di vista dei piani complessivi di
Dio in favore dei Suoi eletti (coloro che amano Dio), esse lavorano insieme con Lui, sono funzionali per realizzare i Suoi
propositi di salvezza. Qualcuno ha osservato che le sostanze di
alcune medicine sono in s stesse dei veleni, ma sapientemente
composte dal farmacista, esse diventano terapeutiche. La pratica della vaccinazione infetta il paziente con gli agenti stessi
della malattia, ma nella giusta misura, affinch il suo sistema
immunitario si rafforzi e sia protetto contro quella malattia.
importante, infine, sottolineare come tutto questo non giustifichi assolutamente il peccato, il male, e chi lo commette. Esso
rimane oggettivamente un male. Il veleno rimane veleno, ed
condannabile chi lo usa per fini malvagi. Dio, per, sapientemente fa in modo che sia dosato trasformandolo, per coloro
che Gli appartengono, in qualcosa che va a loro vantaggio.
Guardiamo alle cose, cos, sempre a due livelli: quello dei fenomeni immediati e quello dei piani complessivi di Dio, favorevoli per i Suoi eletti. Guardiamo oltre alle immediate circostanze, per quanto dolorose esse siano.
Preghiera. Signore Iddio, Ti ringrazio che appartengo a Te e che i
Tuoi propositi di grazia nei miei confronti andranno a pieno compimento. Aiutami, te ne prego, ad alzare lo sguardo dalle circostanze
immediate, per considerare come, di fatto, anche le esperienze pi negative saranno trasformate in qualcosa che va a mio vantaggio.
Amen.
32
Certezze incrollabili
31 Che diremo dunque riguardo a queste cose? Se Dio per
noi chi sar contro di noi? 32 Colui che non ha risparmiato il
proprio Figlio, ma lo ha dato per noi tutti, non ci doner forse
anche tutte le cose con lui? 33 Chi accuser gli eletti di Dio?
Dio colui che li giustifica. 34 Chi li condanner? Cristo Ges
colui che morto e, ancor pi, risuscitato, alla destra di
Dio e anche intercede per noi. 35 Chi ci separer dall'amore di
Cristo? Sar forse la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione,
la fame, la nudit, il pericolo, la spada? 36 Com' scritto: Per
amor di te siamo messi a morte tutto il giorno; siamo stati
considerati come pecore da macello. 37 Ma, in tutte queste
Meditazioni sull'epistola ai Romani, p. 106
e sofferenze del tempo presente possono essere molto pesanti per un cristiano, ma abbiamo molti motivi che ci
permettono di sopportarle, di comprenderle e di trascenderle: lo abbiamo visto nelle argomentazioni dell'apostolo
Paolo di questi giorni. Alla fin fine, per, di fronte alla motivazione ultima che l'Apostolo oggi ci presenta: l'amore supremo
che Dio ha manifestato a noi, Suoi eletti, in Cristo Ges, non
dobbiamo proprio temere nulla che in questo mondo ci accada
o che ci sia minacciato. Il mondo intero si mobilita contro di
noi? Che ci importa? Dio per noi! Il mondo intero ci accusa?
Dio ci ha giustificati! Perch amiamo Cristo ed intendiamo stare dalla Sua parte, ci sottopongono ad ogni genere di torture?
Possiamo trionfare su di esse! Ci minacciano la morte, le circostanze in cui viviamo, la prospettiva di un futuro oscuro, le
potenze del cielo e della terra? Nessuno mai ci potr strappare
dall'amore di Dio che in Cristo Ges, nostro Signore! Le certezze
dell'apostolo Paolo (che pure, per amor di Cristo, ne aveva
passate di tutti i colori) sono davvero stupefacenti, ed egli desidera che siano anche le nostre!
Notate qui come agli eletti di Dio non sia promesso che tutte
queste brutte cose saranno evitate, o che in questo mondo andr loro tutto bene, anzi, ma che potranno affrontare ogni difficolt a testa alta. Non loro promesso un mondo ovattato
e ben protetto, benedizioni temporali, salute, bellezza e ricchezza, ma una forza indomita nelle difficolt fondata sulla
Meditazioni sull'epistola ai Romani, p. 107
lettera agli Ebrei dice: Anche noi, dunque, poich siamo circondati da una cos grande schiera di testimoni, deponiamo
ogni peso e il peccato che cos facilmente ci avvolge, e corriamo con perseveranza la gara che ci proposta, fissando lo
sguardo su Ges, colui che crea la fede e la rende perfetta. Per
la gioia che gli era posta dinanzi egli sopport la croce, disprezzando l'infamia, e si seduto alla destra del trono di
Dio (Ebrei 12:1,2).
Certo, ci sono gioie a saziet per chi segue Cristo, ma non
senza la croce, inevitabile e necessaria per tanti motivi. Con
Ges al nostro fianco che ci incoraggia, rafforza ed aiuta, la potremo sopportare ed arriveremo alla gloriosa destinazione finale: Io ho sempre posto il SIGNORE davanti agli occhi miei;
poich'egli alla mia destra, io non sar affatto smosso. Perci
il mio cuore si rallegra, l'anima mia esulta; anche la mia carne
dimorer al sicuro; poich tu non abbandonerai l'anima mia in
potere della morte, n permetterai che il tuo santo subisca la
decomposizione. Tu m'insegni la via della vita; ci sono gioie a
saziet in tua presenza; alla tua destra vi son delizie in eterno
(Salmo 16:9-11).
Preghiera. Signore, Ti ringrazio che con Te e per Te ogni difficolt e
sofferenza sopportabile e sensata. Radica in me, Te ne prego, le certezze esposte dalla Tua Parola, vissute da coloro che mi hanno preceduto nella fede. Con te non avr paura di nulla e, anche eventualmente nelle situazioni pi difficili, trionfer. Amen.
33
Sentimenti d'amore e di tristezza
verso Israele
chiunque avr invocato il nome del Signore [Ges] sar salvato (Romani 10:12). S, in nessun altro la salvezza; perch
non vi sotto il cielo nessun altro nome che sia stato dato agli
uomini, per mezzo del quale noi dobbiamo essere salvati" (Atti
4:12): Ges di Nazareth. Egli "la pietra che stata da voi costruttori rifiutata, ed divenuta la pietra angolare" (Atti 4:11).
un atto d'amore per Paolo e pure per noi, dire agli Israeliti, e
a chiunque altro: Non vi sar per voi salvezza alcuna davanti
a Dio se non vi affidate di tutto cuore a Ges di Nazareth
come vostro Signore e Salvatore, confessandolo come il Messia
atteso. Non esiste altra alternativa se si prende sul serio il
messaggio del Nuovo Testamento come ispirata Parola di Dio,
e questo senza tanti s, ma e per...
Che molti Israeliti respingano Ges di Nazareth e neghino che
Egli sia il Messia, indubbiamente triste e tragico, perch cos
svuotano di significato l'intera loro storia ed identit. Essa, infatti, era finalizzata proprio per portare alla luce e presentare
al mondo Ges, il Cristo, che sopra tutte le cose Dio benedetto
in eterno (5).
Agli Israeliti Dio ha concesso, infatti, onori e privilegi stupefacenti: (1) sono stati i primi ad essere chiamati ad essere figli
adottivi di Dio; (2) Dio si era compiaciuto di manifestare la Sua
gloria in modo unico proprio in mezzo a loro, nell'arca e nel
tempio; (3) Dio aveva stabilito con loro uno speciale patto d'alleanza, pi volte confermato; (4) Dio ha rivelato in modo altrettanto unico a Mos le Sue leggi (la legislazione); (5) Dio ha
rivelato loro il modo con il quale Egli vuole che Gli si renda
culto (il servizio sacro); (6) Dio ha fatto e mantenuto verso di
loro stupefacenti promesse. La cosa, per, pi grande di tutte,
(7) Dio ha fatto nascere fra di loro, come ebreo, Ges, il Cristo,
il Messia, il Salvatore del mondo, Dio stesso con noi! Quali inMeditazioni sull'epistola ai Romani, p. 111
34
Uno scomodo messaggio
6 Per non che la parola di Dio sia caduta a terra; infatti
non tutti i discendenti d'Israele sono Israele; 7 n per il fatto di
essere stirpe d'Abraamo, sono tutti figli d'Abraamo; anzi:
in Isacco che ti sar riconosciuta una discendenza. 8 Cio,
non i figli della carne sono figli di Dio; ma i figli della
promessa sono considerati come discendenza. 9 Infatti, questa
la parola della promessa: In questo tempo verr, e Sara avr
un figlio. 10 Ma c' di pi! Anche a Rebecca avvenne la
medesima cosa quand'ebbe concepito figli da un solo uomo, da
Isacco nostro padre; 11 poich, prima che i gemelli fossero nati
e che avessero fatto del bene o del male (affinch rimanesse
fermo il proponimento di Dio, secondo elezione, 12 che dipende
non da opere, ma da colui che chiama) le fu detto: Il maggiore
servir il minore; 13 com' scritto: Ho amato Giacobbe e ho
odiato Esa (Romani 8:6-13).
tometto alla Tua maggiore sapienza. Togli da me ogni paura che predicare la Tua Parola cos come sta, non sia compreso o sar respinto.
Certo, sar respinto, ma chi Ti appartiene accoglier volentieri questa Tua Parola. Fa' s che io la annunci e la viva anche se non
conveniente. Amen.
35
Obiezioni a Dio
36
Dio e coloro che Lo giudicano
19 Tu allora mi dirai: Perch rimprovera egli ancora? Poich
chi pu resistere alla sua volont? 20 Piuttosto, o uomo, chi
sei tu che replichi a Dio? La cosa plasmata dir forse a colui
che la plasm: Perch mi hai fatta cos? 21 Il vasaio non
forse padrone dell'argilla per trarre dalla stessa pasta un vaso
per uso nobile e un altro per uso ignobile? 22 Che c' da
contestare se Dio, volendo manifestare la sua ira e far
conoscere la sua potenza, ha sopportato con grande pazienza
dei vasi d'ira preparati per la perdizione, 23 e ci per far
conoscere la ricchezza della sua gloria verso dei vasi di
misericordia che aveva gi prima preparati per la gloria
(Romani 9:14-23).
loro varianti, ma fondamentalmente la disputa fra dottrina biblica e le sue versioni rivedute e corrette, armonizzate e adattate alle pretese umane. C' da chiedersi che cosa sia meglio: l'ateismo o una religione compromessa al servizio dell'antropocentrismo.
Meditazioni sull'epistola ai Romani, p. 121
ciascuno stia al posto che gli compete. Per il resto, non vi preoccupate: qualunque cosa pensiate, in qualunque modo le cose
appaiano ai nostri occhi, qualunque cosa succeda, Dio e rimane coerente con S stesso, giusto e buono. Egli sa quel che
sta facendo e certo non deve renderne conto a noi! Non esiste
alcun tribunale superiore al quale Lui debba rendere conto.
Tra l'altro, il rifiuto di Paolo di rispondere alle contestazioni
che vengono rivolte a Dio assolutamente in linea con le simili
argomentazioni che (tipicamente) gi erano state rivolte a Dio
in altre circostanze e ad altri scrittori della Bibbia. L'Apostolo
non il primo ad essere stato attaccato su questioni di questo
genere! Guardate Isaia: Guai a colui che contesta il suo creatore, egli, rottame fra i rottami di vasi di terra! L'argilla dir
forse a colui che la forma: "Che fai?" L'opera tua potr forse
dire: "Egli non ha mani?" Guai a colui che dice a suo padre:
"Perch generi?" e a sua madre: "Perch partorisci?" Cos parla
il SIGNORE, il Santo d'Israele, colui che l'ha formato: Voi m'interrogate circa le cose future! Mi date degli ordini circa i miei
figli e circa l'opera delle mie mani! (Isaia 45:9-11). Lo stesso
era avvenuto con Giobbe: "Il censore dell'Onnipotente vuole
ancora contendere con lui? Colui che censura Dio ha una risposta a tutto questo?" Allora Giobbe rispose al SIGNORE e
disse: "Ecco, io sono troppo meschino; che ti potrei rispondere?
Io mi metto la mano sulla bocca. Ho parlato una volta, ma non
riprender la parola, due volte, ma non lo far pi" (Giobbe
40:2-5). Alle contestazioni che contro Dio ed il Suo operato sorgono dal nostro cuore, che il nostro atteggiamento sia allora
quello di Giobbe. molto meglio! Dalla fiducia in Dio potr
eventualmente esserci accordata maggiore intelligenza sul Suo
operato.
Preghiera. Signore Iddio, insegnami a stare al mio posto ed a confidare in Te e nella sapienza del Tuo operato quand'anche non lo comprendessi, senza pretendere di andare oltre a quanto ne ho titolo ed
alle mie capacit. Ti ringrazio per ogni rivelazione di Te stesso e della Tua volont che mi hai dato e che ancora mi concederai. Amen.
37
Il residuo eletto
24 ...cio verso di noi, che egli ha chiamato non soltanto fra i
Giudei ma anche fra gli stranieri? 25 Cos egli dice appunto in
Osea: Io chiamer "mio popolo" quello che non era mio popolo
e "amata" quella che non era amata; 26 e avverr che nel
luogo dov'era stato detto: "Voi non siete mio popolo", l
saranno chiamati "figli del Dio vivente". 27 Isaia poi esclama
riguardo a Israele: Anche se il numero dei figli d'Israele fosse
come la sabbia del mare, solo il resto sar salvato; 28 perch il
Signore eseguir la sua parola sulla terra in modo rapido e
definitivo. 29 Come Isaia aveva detto prima: Se il Signore
degli eserciti non ci avesse lasciato una discendenza, saremmo
diventati come Sodoma e saremmo stati simili a Gomorra
(Romani 9:24-29).
Israele (9:6). Coloro che avrebbero seguito la fede di Abraamo, i figli della promessa, sarebbero stati non soltanto Giudei, ma anche gente eletta appartenente ad altre nazioni. Essi
sono i vasi di misericordia che aveva gi prima preparati per
la gloria (9:23). L'Apostolo ci tiene particolarmente a sottolinearlo. Era incontestabilmente sotto i loro occhi, infatti, che la
comunit cristiana di Roma, come tutte quelle che stavano allora sorgendo nell'area del Mediterraneo, non erano solo composte da Giudei, ma anche da persone provenienti dal paganesimo. Dio chiama a far parte del Suo popolo spirituale gente di
ogni tipo.
Tutto questo non una novit, l'ardita e contestabile pretesa
di un movimento eretico, ma era stato ampiamente preannunciato dagli antichi profeti d'Israele. Come esempio, Paolo
cita il profeta Osea, che afferma: Io lo seminer per me in
questa terra, e avr compassione di Lo-Ruama; e dir a LoAmmi: "Tu sei mio popolo!" ed egli mi risponder: 'Mio Dio!'"
(Osea 2:23). L'espressione ebraica Lo-Ammi significa letteralmente coloro che non sono mio popolo: essi invocheranno
Jahweh come il proprio Dio. La stessa cosa il profeta dice in
1:10 "Tuttavia, il numero dei figli d'Israele sar come la sabbia
del mare, che non si pu misurare n contare. Avverr che invece di dir loro, come si diceva: "Voi non siete mio popolo",
sar loro detto: "Siete figli del Dio vivente". Il concetto non
solo espresso da un profeta minore come Osea, ma dallo
stesso profeta Isaia. Egli, infatti, mette in evidenza come i figli
spirituali di Israele non coincidano con la sua discendenza naturale, per quanto vasta, ma come il fatto che includa solo una
parte di essi: Infatti, anche se il tuo popolo, o Israele, fosse
come la sabbia del mare, un residuo soltanto ne torner (Isaia
10:22). Qui il profeta parla di coloro che ritorneranno dall'esilio
babilonese (simbolo del peccato): saranno salvati solo coloro
Meditazioni sull'epistola ai Romani, p. 125
che ritornano a Dio ravvedendosi dai loro peccati. Come fra gli
Israeliti ci sarebbe stata una selezione (solo una parte d'essi sarebbe ritornata nella terra promessa), cos Iddio, sovranamente
e in prima persona, effettua una selezione fra la massa perduta
dell'umanit: il Signore eseguir la sua parola sulla terra in modo
rapido e definitivo (28) Il testo ebraico originale di Isaia (che qui
ripreso dalla versione dei LXX) ancora pi forte: Poich lo
sterminio che ha decretato, il Signore, DIO degli eserciti, lo effettuer in mezzo a tutto il paese (Isaia 10:23). L'espressione
sterminio estremamente dura, ma rappresenta il giusto
giudizio di Dio sull'umanit peccatrice. Essa sarebbe destinata
tutta a scomparire se Dio, nella Sua misericordia, non ne avesse lasciato un piccolo residuo che fa oggetto della Sua grazia. Tutti quanti saremmo nella condizione delle famose citt
di Sodoma e Gomorra, distrutte con tutti i loro abitanti se Dio
non fosse intervenuto con la Sua grazia. l'espressione di Isaia: Se il SIGNORE degli eserciti non ci avesse lasciato un piccolo residuo, saremmo come Sodoma, somiglieremmo a Gomorra (Isaia 1:9, cfr. Geremia 50:40).
La linearit e chiarezza del pensiero biblico si contrappone ancora oggi a quello dell'umanesimo. L'umanesimo come ideologia, infatti, con la sua idea ottimista, positiva ed inclusiva, non solo impregna la mentalit corrente, ma ha infettato
anche molte chiese pregiudicando la rivelazione biblica. Anche
a rischio dell'impopolarit, non dobbiamo temere di presentare l'Evangelo cos come lo troviamo nelle Sacre Scritture perch nulla di meno di questo verit. Chiediamo a Dio di saperlo presentare alla nostra generazione in modo appropriato
senza alterarlo.
Preghiera. Signore Iddio, Ti ringrazio di avermi incluso nella discendenza spirituale del credente Abraamo e di avermi salvato, per la
Meditazioni sull'epistola ai Romani, p. 126
Tua grazia, dall'inappellabile giudizio che grava sull'umanit. Aiutami, te ne prego, a che i concetti dell'Evangelo mi siano assolutamente chiari e che io li sappia esporre e testimoniare alla mia generazione. Amen.
38
Una grazia che travalica le frontiere
n questa sezione della lettera ai Romani, l'Apostolo conclude il suo discorso sia sulla predestinazione che sull'esaurimento del ruolo storico della nazione di Israele nella
storia della salvezza. Il punto che egli ha stabilito in modo imprescindibile questo: il popolo di Dio, il popolo dei redenti in
Cristo, trascende ogni umana distinzione, travalica ogni frontiera. Esso composto da coloro che Dio ha efficacemente chiamato a S per impartire loro la grazia della salvezza attraverso
il ravvedimento e la fede in Cristo. Il concetto che esprime
inequivocabile: Quelli che ha preconosciuti, li ha pure predestinati a essere conformi all'immagine del Figlio suo (...) e
quelli che ha predestinati li ha pure chiamati; e quelli che ha
39
La Sua giustizia, fatta nostra per fede
10:1 Fratelli, il desiderio del mio cuore e la mia Preghiera a Dio
per loro che siano salvati. 2 Io rendo loro testimonianza
infatti che hanno zelo per Dio, ma zelo senza conoscenza. 3
Perch, ignorando la giustizia di Dio e cercando di stabilire la
propria, non si sono sottomessi alla giustizia di Dio; 4 poich
Cristo il termine della legge, per la giustificazione di tutti
coloro che credono. 5 Infatti Mos descrive cos la giustizia che
viene dalla legge: L'uomo che far quelle cose, vivr per esse.
6 Invece la giustizia che viene dalla fede dice cos: Non dire in
cuor tuo: "Chi salir in cielo?" (questo farne scendere Cristo)
n: 7 "Chi scender nell'abisso?" (questo far risalire Cristo
dai morti). 8 Che cosa dice invece? La parola vicino a te,
nella tua bocca e nel tuo cuore: questa la parola della fede
che noi annunziamo (Romani 10:1-9).
ome in altre parti di questa lettera, anche qui l'Apostolo si rivolge o fa riferimento specifico agli Israeliti.
Essendosi allontanati come una barca alla deriva dalla
destinazione verso la quale avrebbero dovuto dirigersi (quella
segnata dai loro padri nella fede), egli li intende riportare sulla
giusta rotta. La maggior parte d'essi di questo non se ne avvede, anzi, ritengono che Paolo voglia portarli fuori strada quando presenta loro Ges, il Cristo, e guarda ogni cosa dalla Sua
prospettiva ed insegnamento. Egli, per, dimostra loro, con
grande pazienza ed amore, che Ges perfettamente in linea
con la fede di Israele, anzi ne costituisce il compimento stesso
[Cristo il termine della legge (4)]. Paolo, cos, lungi dal voler
sovvertire la fede di Israele, li vorrebbe salvare dalla loro fatale
deriva. A questo egli spinto da amorevoli sentimenti ed accoMeditazioni sull'epistola ai Romani, p. 131
rate preghiere (1), le stesse che porterebbero noi a dire, di persone che amiamo: So che rispettate ed amate Dio, ma non
comprendete ci che veramente vi potrebbe rendere accettabili
di fronte a Dio.
Ci riguarda tutto questo? Certamente, anche se il nostro contesto ed esigenze sono diverse. Credo che sia particolarmente
importante per noi la frase che compare al versetto 3: ...perch, ignorando la giustizia di Dio e cercando di stabilire la propria,
non si sono sottomessi alla giustizia di Dio. infatti tipico, anche
fra coloro che oggi si professano cristiani, non riuscire spesso
ad accettare il fatto, rivelato dalla Bibbia, che il peccato tanto
ha contaminato e corrotto la nostra natura da rendere inutile e
vano ogni tentativo che facciamo di essere giusti di fronte a
Dio. Dire infatti, Faccio del mio meglio, Sono una persona
onesta e virtuosa: sicuramente Dio l'apprezzer, Seguo i precetti della chiesa, Sono generoso, Vivo una vita normale e
decente, ...non ho mai ammazzato nessuno ecc. di fatto vuol
dire cercare di stabilire la nostra giustizia ed ignorare la
giustizia di Dio. S, s, sappiamo che Cristo ha fatto qualcosa
di meraviglioso, ma non vediamo che quel che Egli ha compiuto la giustizia che nessuno di noi in grado di conseguire,
i meriti che nessuno di noi in grado di guadagnare. Sappiamo di Cristo ma, alla fin fine, l'attenzione si sposta sempre su
di noi e le nostre performance... Dobbiamo, per, rinunciare
del tutto a credere che noi si possa in qualsiasi modo guadagnarci il favore di Dio, rinunciare alle nostre pretese, per fare
nostra, accogliendola con fede, la giustizia di Cristo.
Davanti a Dio, per entrare nel Suo favore e regno, il solo lasciapassare che dobbiamo avere in mano e mostrare, la giustizia di Cristo fatta nostra per fede. Mostrare il nostro curriculum vitae come base della nostra ammissione presso Dio, per
Meditazioni sull'epistola ai Romani, p. 132
40
L'esperienza della salvezza
9 ...perch, se con la bocca avrai confessato Ges come
Signore e avrai creduto con il cuore che Dio lo ha risuscitato
dai morti, sarai salvato; 10 infatti con il cuore si crede per
ottenere la giustizia e con la bocca si fa confessione per essere
salvati. 11 Difatti la Scrittura dice:Chiunque crede in lui,
non sar deluso. 12 Poich non c' distinzione tra Giudeo e
Greco, essendo egli lo stesso Signore di tutti, ricco verso tutti
quelli che lo invocano. 13 Infatti chiunque avr invocato il
nome del Signore sar salvato (Romani 10:9-12).
i pu dire che il discorso che l'apostolo Paolo fa in questa lettera raggiunga il suo culmine proprio nel testo
sottoposto oggi alla nostra attenzione. Attentamente
preparati attraverso la storia di Israele e realizzati nella Persona ed opera del Signore e Salvatore Ges Cristo, i Suoi generosi propositi di grazia e salvezza raggiungono, attraverso la
predicazione dell'Evangelo, al di l di ogni umana distinzione,
i Suoi eletti sparsi in tutto il mondo. Dopo averlo udito, essi invocano il Signore ed Egli impartisce loro, attraverso il ravvedimento e la fede in Cristo Ges, ci che permette loro di essere
liberati dal potere e dalle conseguenze del peccato, la loro personale riabilitazione e l'eterna comunione con Dio. Davvero
sono doni di generosa e di inestimabile ricchezza dei quali
nessuno sarebbe degno. cos che essi ottengono, ricevono, la
giustizia di Dio, quella che appartiene a Cristo e che nessuno
avrebbe potuto conseguire. Trasformati nel profondo del loro
cuore, essi poi confessano apertamente, riconoscenti e senza ti-
Preghiera. Coinvolgimi sempre di pi, o Signore, con tutto me stesso, cuore, mente, bocca ed arti tutti nel vivere e confessare, per la
Tua gloria, la grazia della salvezza. Ti voglio dire, infine, che Tu mai
mi hai deluso e sono sicuro che non mi deluderai mai. Le tue promesse sono veraci. Amen.
41
Un messaggio efficace
14 Ora, come invocheranno colui nel quale non hanno
creduto? E come crederanno in colui del quale non hanno
sentito parlare? E come potranno sentirne parlare, se non c'
chi lo annunzi? 15 E come annunzieranno se non sono
mandati? Com' scritto: Quanto sono belli i piedi di quelli
che annunziano buone notizie!. 16 Ma non tutti hanno
ubbidito alla buona notizia; Isaia infatti dice: Signore, chi ha
creduto alla nostra predicazione?. 17 Cos la fede viene da ci
che si ascolta, e ci che si ascolta viene dalla parola di Cristo
(Romani 10:14-17).
stare certi che coloro che Dio ha eletto a salvezza vi risponderanno favorevolmente.
Per questo il seminatore della Parola di Dio semina con speranza, anzi, con la certezza che la sua opera non sar mai frustrata. L'annuncio dell'Evangelo rivolto a tutti indistintamente. Verranno sicuramente alla fede in Cristo per trovare in Lui
salvezza tutti coloro che ad essa Dio ha destinato. L'annuncio
dell'Evangelo, inoltre, render i reprobi inescusabili, perch
l'Evangelo anche rivelazione della giusta ira di Dio sui reprobi e gli impenitenti e, in ogni caso, la proclamazione della verit render gloria a Dio.
Gli evangelisti possono pure essere considerati i mietitori della
messe di Dio. per questo che Ges dice ai Suoi fedeli discepoli: Alzate gli occhi e guardate le campagne come gi biancheggiano per la mietitura. Il mietitore riceve una ricompensa
e raccoglie frutto per la vita eterna, affinch il seminatore e il
mietitore si rallegrino insieme. Poich in questo vero il detto:
'L'uno semina e l'altro miete'. Io vi ho mandati a mietere l
dove voi non avete lavorato; altri hanno faticato, e voi siete subentrati nella loro fatica" (Giovanni 4:35-38). Gli altri che
hanno faticato rappresentano l'opera efficace dello Spirito
Santo che rende possibile il raccolto facendo crescere e maturare il seme nel buon terreno. Quant' bello vedere i messaggeri
del Signore impegnati nella loro fruttuosa opera! Quant' bello
udire dal pulpito, dalla bocca dei figlioli di Dio, dalla stampa,
dalla radio, dalla televisione, dall'internet... chi predica fedelmente. lo stesso messaggio dell'angelo che troviamo in Apocalisse: Poi vidi un altro angelo che volava in mezzo al cielo,
recante il vangelo eterno per annunziarlo a quelli che abitano
sulla terra, a ogni nazione, trib, lingua e popolo. Egli diceva
con voce forte: "Temete Dio e dategli gloria, perch giunta
Meditazioni sull'epistola ai Romani, p. 140
l'ora del suo giudizio. Adorate colui che ha fatto il cielo, la terra, il mare e le fonti delle acque' (Apocalisse 14:6-7).
Preghiera. Signore Iddio, ho creduto in te, ho invocato ed ottenuto
la Tua salvezza perch ho udito il Tuo messaggio dalla bocca di coloro che erano stati mandati ad annunciarlo. Ti ringrazio per questo
Signore. Quant' bello vedere come ancora essi sono all'opera! Fa' s
che, anche attraverso la mia testimonianza cristiana la verit sia annunciata, per la sola Tua gloria. Amen.
42
Fino agli estremi confini del mondo
43
La sovrana libert di Dio
e le minoranze significative
certo compimento nonostante la sua infedelt. La maggior parte degli Israeliti non crede che Ges sia il Cristo e l'ha respinto.
Dio, cos, ripudia ed abbandona Israele e si rivolge ad altri?
No: Israele (e tutto ci che spiritualmente rappresenta) continua a svolgere la sua funzione attraverso la minoranza di ebrei
che ha accolto Ges di Nazareth come Messia. Essi sono il residuo eletto per grazia (5).
Paolo dimostra che, in fondo, sempre stato cos, ad esempio
al tempo del profeta Elia (2). Elia si era disperato perch Israele allora aveva tradito la causa di Dio e si era messo a servire
Baal, una falsa divinit. Elia pensava di essere rimasto solo a
portare avanti la causa del Dio vero e vivente. Non era cos:
Dio gli rivela che una minoranza di settemila uomini si era rifiutata di piegarsi al nuovo culto e che essi, la minoranza fedele, erano i continuatori autentici di Israele, anche se le istituzioni ufficiali e la maggior parte del popolo ne avevano tradito la
causa. Dio ha preconosciuto Israele, ha formulato dei piani
nei suoi riguardi. Essi andranno a sicuro compimento. Israele,
per, non si identifica necessariamente con le sue espressioni
storiche n con le sue istituzioni ufficiali. Nei propositi di Dio,
Israele essenzialmente una realt spirituale che prescinde
dalle sue istituzioni ufficiali, per quanto possano essere importanti. Se esse sono fedeli, bene, se non lo sono, Iddio ne fa a
meno!
Dio non si lega a delle istituzioni ufficiali: Dio si considera libero di usarle o di non usarle. Dipende! Di fatto pi spesso
vero che Dio opera attraverso minoranze impegnate, solitari
profeti, idealisti disprezzati ed emarginati. Sono le minoranze
spesso che fanno la storia, quella che conta agli occhi di Dio,
non le grandi istituzioni. Le grandi chiese storiche con le
loro eminenti autorit che pensano di essere importanti, poMeditazioni sull'epistola ai Romani, p. 146
smi, di fatto giungono sempre a contraddire il significato stesso di grazia di Dio, riuscendo ad insinuarvi diritti che ritengono acquisiti, presunti meriti, le opere che, in qualche modo,
essi vantano. Per ...se per grazia non pi per opere! La
presunzione umana (anche l dove si dovrebbe predicare la
grazia) dura a morire, ma deve essere abbattuta! Che piaccia
o non piaccia, per quanto assurdo o illogico possa apparire,
mettiamoci in testa una volta per tutte che Dio che opera e
decide, che solo gli eletti ottengono e gli altri (giustamente)
sono induriti. Abbiamo il coraggio di affermare e di proclamare n pi n meno di quel che dice la Parola di Dio, che sia
accettabile o meno alla mentalit umana.
Preghiera. Signore Iddio, mi sottometto senza condizione alla Tua
sovrana e libera volont nella persuasione che essa buona e giusta,
per quanto possa non piacere o contraddire le pretese dell'uomo peccatore. Insegnami a vivere sempre meglio nella prospettiva della Tua
rivelazione e a proclamarla senza timore, consapevole che essa si
comprover sempre vincente. Amen.
44
L'importanza di allargare i nostri orizzonti
11 Ora io dico: sono forse inciampati perch cadessero? No di
certo! Ma a causa della loro caduta la salvezza giunta agli
stranieri per provocare la loro gelosia. 12 Ora, se la loro caduta
una ricchezza per il mondo e la loro diminuzione una
ricchezza per gli stranieri, quanto pi lo sar la loro piena
partecipazione! 13 Parlo a voi, stranieri; in quanto sono
apostolo degli stranieri faccio onore al mio ministero, 14
sperando in qualche maniera di provocare la gelosia di quelli
del mio sangue, e di salvarne alcuni. 15 Infatti, se il loro
ripudio stato la riconciliazione del mondo, che sar la loro
riammissione, se non un rivivere dai morti? 16 Se la primizia
santa, anche la massa santa; se la radice santa, anche i rami
sono santi (Romani 11:11-16).
tante e da valorizzare. Ci interessiamo per anche del territorio dove si trova questo bosco? Lo dovremmo fare. Conosciamo la storia di questo bosco e del suo territorio? Quale
sar il suo sviluppo futuro e qual il contributo che personalmente diamo ad esso? importante occuparsene. Tutto questo, per, non basta ancora: guardiamo alla nostra esperienza
personale ed alla nostra comunit cristiana, ma siamo parte di
un insieme ancora pi vasto: la storia del nostro particolare
movimento cristiano come pure la storia generale della chiesa
cristiana. La conosciamo? La dovremmo conoscere perch fa
parte della nostra identit. Allarghiamo, per, ancora di pi la
nostra prospettiva. Non siamo solo parte della chiesa ma apparteniamo pure alla storia del popolo di Dio nel suo insieme. Si
tratta di una storia di parecchi millenni. Essa include, non in
modo marginale o accidentale, ma determinante, la vicenda di
Israele (la fede israelita). La storia del popolo di Dio, infatti,
non nata con noi e nemmeno solo duemila anni fa. Noi siamo
stati innestati in un albero molto pi antico e dalle radici molto
profonde. Questo antico albero Israele. Israele centrale per
la stessa nostra storia di cristiani e non solo come un episodio
del passato. La cosa pi stupefacente che, secondo la rivelazione biblica, Israele ha ancora un ruolo da giocare nel futuro
dei progetti di Dio! Questo ci sul quale l'Apostolo vuole attirare la nostra attenzione nei testi che stiamo esaminando.
Davvero Egli vuole che la nostra prospettiva si innalzi fino ad
abbracciare l'intera sfera dei propositi di salvezza di Dio per il
genere umano nella sua storia.
Cambiamo ora l'immagine. Immaginiamo gli eterni propositi
di Dio per la salvezza del genere umano come un fiume che
percorre la storia. Con Israele Dio si forma un popolo che Gli
appartiene in modo particolare e Lo serve. da Israele che doveva nascere il Salvatore del mondo, il Messia. Egli giunge fiMeditazioni sull'epistola ai Romani, p. 150
certi che avverr! Non stupefacente questo? S, una certezza, una rivelazione che Dio ci vuole fare e che ci far guardare
gli israeliti contemporanei da una diversa prospettiva. Sono
stati infedeli ed increduli, ma l'albero buono! lo stesso albero nel quale noi siamo stati innestati. quel che considereremo
domani.
Preghiera. Signore Iddio, Ti ringrazio di avermi inserito, per la Tua
grazia, nei Tuoi eterni progetti per la salvezza del genere umano. Fa
s che io mi elevi da una semplice prospettiva individualista per aumentare in me la coscienza di far parte di un meraviglioso ed ancora
pi vasto progetto. Amen.
45
Quando Dio taglia via i rami secchi...
17 Se alcuni rami sono stati troncati, mentre tu, che sei olivo
selvatico, sei stato innestato al loro posto e sei diventato
partecipe della radice e della linfa dell'olivo, 18 non
insuperbirti contro i rami; ma, se t'insuperbisci, sappi che non
sei tu che porti la radice, ma la radice che porta te. 19 Allora
tu dirai: Sono stati troncati i rami perch fossi innestato io.
20 Bene: essi sono stati troncati per la loro incredulit e tu
rimani stabile per la fede; non insuperbirti, ma temi. 21 Perch
se Dio non ha risparmiato i rami naturali, non risparmier
neppure te. 22 Considera dunque la bont e la severit di Dio:
la severit verso quelli che sono caduti; ma verso di te la bont
di Dio, purch tu perseveri nella sua bont; altrimenti, anche
tu sarai reciso. 23 Allo stesso modo anche quelli, se non
perseverano nella loro incredulit, saranno innestati; perch
Dio ha la potenza di innestarli di nuovo. 24 Infatti se tu sei
stato tagliato dall'olivo selvatico per natura e sei stato contro
natura innestato nell'olivo domestico, quanto pi essi, che sono
i rami naturali, saranno innestati nel loro proprio olivo
(Romani 11:17-24).
perch Dio ti potrebbe benissimo mettere da parte come disutile. Questo successo e succede ancora. Com' dunque la nostra chiesa? Un ramo secco e disutile a Dio oppure, fecondo e
produttore di molte olive perch si nutre costantemente della linfa vitale che procede da Dio?
Preghiera. Signore Iddio, bench io non debba temere di perdere la
salvezza che Tu mi hai concesso in Cristo e che porterai a termine
l'opera che hai iniziato a fare in me, tu mi rendi responsabile, insieme ai miei fratelli e sorelle, di servirti fedelmente come chiesa. Vogliamo perci come comunit cristiana prendere molto seriamente le
nostre responsabilit, temendo di perdere la nostra utilit ed essere
eventualmente da Te accantonati. Rendici vigilanti, te ne preghiamo,
con la Tua paterna riprensione. Amen.
46
La salvezza futura d'Israele
25 Infatti, fratelli, non voglio che ignoriate questo mistero,
affinch non siate presuntuosi: un indurimento si prodotto in
una parte d'Israele, finch non sia entrata la totalit degli
stranieri; 26 e tutto Israele sar salvato, cos come scritto: Il
liberatore verr da Sion. 27 Egli allontaner da Giacobbe
l'empiet; e questo sar il mio patto con loro, quando toglier
via i loro peccati. 28 Per quanto concerne il vangelo, essi sono
nemici per causa vostra; ma per quanto concerne l'elezione,
sono amati a causa dei loro padri; 29 perch i carismi e la
vocazione di Dio sono irrevocabili. 30 Come in passato voi siete
stati disubbidienti a Dio, e ora avete ottenuto misericordia per
la loro disubbidienza, 31 cos anch'essi sono stati ora
disubbidienti, affinch, per la misericordia a voi usata,
ottengano anch'essi misericordia. 32 Dio infatti ha rinchiuso
tutti nella disubbidienza per far misericordia a tutti (Romani
11:25-33).
Nelle altre epoche non fu concesso ai figli degli uomini di conoscere questo mistero, cos come ora, per
mezzo dello Spirito, stato rivelato ai santi apostoli e
profeti di lui, cio: che gli stranieri sono eredi con noi, membra con noi di un medesimo corpo e con noi partecipi della promessa
fatta in Cristo Ges mediante il vangelo (Efesini 3:5-6).
Nel testo biblico che oggi esaminiamo, l'Apostolo, profeticamente, esplicita un altro mistero. Bench le istituzioni storiche
di Israele e la maggior parte degli Israeliti abbiano respinto il
Signore e Salvatore Ges Cristo, verr il giorno in cui tutto
Israele sar salvato (26). Un indurimento si prodotto oggi in
una parte di Israele ma, nei piani complessivi di Dio, questo
doveva essere funzionale alla diffusione dell'Evangelo per tutto il mondo. Dio non ha respinto Israele per sempre, perch
Egli e rimane fedele alle Sue promesse. Nonostante la loro attuale incredulit, gli Israeliti sono amati a causa dei loro padri
(28 b) come pure irrevocabili sono, verso di loro, i carismi e la
vocazione di Dio (29). L'incredulit di gran parte degli Israeliti,
cos, non deve essere occasione di disprezzo e di rivalsa verso
il Giudaismo, perch nessuno comunque meriterebbe alcunch
da parte di Dio. Tutti, infatti, sono rinchiusi nella disubbidienza (32) e, se molti si salveranno, questo dipende solo dalla misericordia di Dio (31). A suo tempo anche il Giudaismo sar
convertito, torner e riconoscer in Ges di Nazareth il Messia tanto atteso. Nessuna forzatura o rinuncia alla speranza: a
suo tempo giunger a Cristo. Questa una precisa promessa,
una certezza, un mistero rivelato.
importante sottolineare ancora come questi testi non possano per in alcun modo essere usati per avvalorare l'universaliMeditazioni sull'epistola ai Romani, p. 158
47
Accettare le limitazioni della nostra mente
33 Oh, profondit della ricchezza, della sapienza e della
scienza di Dio! Quanto inscrutabili sono i suoi giudizi e
ininvestigabili le sue vie! 34 Infatti, chi ha conosciuto il
pensiero del Signore? O chi stato suo consigliere? 35 O chi
gli ha dato qualcosa per primo, s da riceverne il
contraccambio?. 36 Perch da lui, per mezzo di lui e per lui
sono tutte le cose. A lui sia la gloria in eterno. Amen
(Romani 11:33-36).
el testo che consideriamo oggi, l'Apostolo conclude l'argomentazione degli ultimi due capitoli della
sua lettera. In essi aveva trattato di profondi misteri e risposto a molte questioni d'importanza critica. Ora fa
una pausa e contempla, con sentimenti di ammirazione, adorazione e timore, le profondit della ricchezza, della sapienza e della
scienza di Dio.
Dio, nella Sua generosit, si compiaciuto di rivelare molto
alla mente umana. Quanto, per, essa debole e limitata per
cogliere anche solo una frazione dell'immensa conoscenza di
Dio! Essa pi profonda di quanto la ragione umana mai possa penetrare. Il teologo, il filosofo e lo scienziato pu solo arrivare fino ad un certo punto. Sulla base di quanto Dio ci ha rivelato, dopo avere scoperto ed affermato i principi sulla base
dei quali Egli opera, pretendere di andare oltre e cercare di
comprendere le vie di Dio significa addentrarsi in un labirinto dal quale non si pu pensare di ragionevolmente uscire.
pi saggio allora fermarsi ed affermare, con la stessa ScrittuMeditazioni sull'epistola ai Romani, p. 161
48
Consacrazione a Dio
1 Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a
presentare i vostri corpi in sacrificio vivente, santo, gradito a
Dio; questo il vostro culto spirituale (Romani 12:1).
dotta. Le dottrine della grazia, infatti, non danno licenza alcuna al disimpegno morale. Non sono quindi inutili precetti,
esortazioni, avvertimenti e consigli, un appello a vivere di
conseguenza.
Quando l'Apostolo ci esorta a presentare i nostri corpi a Dio,
non certo intende vche noi si debba ...farci vedere ogni tanto
in chiesa rendendo a Dio un culto esteriore e formale, n
qualcosa che non implichi il nostro cuore e la nostra mente, ma
la nostra fattiva e tangibile disponibilit a servire Dio e la
Sua causa in questo mondo. Tutte le nostre facolt e capacit
devono essere impiegate per promuovere l'onore e la gloria di
Dio. Potrebbe essere diversamente se davvero abbiamo compreso la straordinaria grandezza di ci che Dio ha compiuto
per noi in Cristo?
Lo spirito secondo il quale dobbiamo consacrare noi stessi a
Dio quello di chi portava a Dio, in sacrificio, il meglio di ci
che possedeva come espressione di riconoscenza. Non c' migliore sacrificio che noi si possa offrire a Dio se non la totale
consacrazione di noi stessi a Lui, in fiduciosa ubbidienza alla
Sua volont rivelata. Il sacrificio di Cristo, fatto una volta per
sempre per la salvezza dei Suoi eletti, non ne richiede altri se
non la nostra completa disponibilit verso Dio, la nostra fiduciosa ubbidienza a Lui. Non c' nulla di meritorio in questo:
quanto era necessario per il perdono dei nostri peccati, per il
continuare nella vita cristiana e raggiungere l'obiettivo finale,
gi stato provveduto a Cristo. La salvezza non dipende da alcunch noi si faccia o non faccia, n il continuare nello stato di
salvezza. Il sacrificio che Gli dobbiamo un sacrificio di rendimento di grazie, di riconoscenza. Nell'epoca dell'Evangelo siamo tutti sacerdoti, ma i sacrifici che portiamo a Dio sono sacrifici viventi, nostro stesso corpo, cos consacrato a Lui ed
Meditazioni sull'epistola ai Romani, p. 165
attivamente impegnato per la Sua causa, diffondendo l'Evangelo e manifestando in ogni circostanza l'amore di Cristo dovunque se ne presenti l'opportunit.
un sacrificio santo, cio completamente consacrato a Dio.
Non solo l'offerta a Dio di una parte (di solito limitata) della
nostra vita, qualche briciola, come spesso molti intendono,
quando hanno tempo, ma in ogni circostanza sono disposti a
dire a Dio: Eccomi, sono qui, per servirti. Sono al Tuo servizio. Il servizio che rendiamo a Dio sar cos gradito ed accettevole a Lui, per la mediazione di Ges Cristo, nostro Signore.
La nostra accettabilit davanti a Dio, sempre filtrata da
Lui, in Lui, per merito Suo. La nostra accettabilit non dipende da ci che facciamo. Nessuno pu dire: Non riesco a
fare tanto quanto altri che conosco e quindi non sono accettabile. Tu fai quel che puoi. Anche quel poco che riesci a fare
per Lui sar a Lui gradito, perch la tua accettabilit non dipende da te, ma da Lui, da Cristo. Dio vede il credente
sempre in Cristo. Ecco perch dobbiamo sempre rimanere
uniti a Lui senza vantare, da parte nostra, meriti che non abbiamo, uno standard che comunque, se fosse basato solo sulla
nostra performance non sarebbe sufficiente per accreditarci
di fronte a Dio.
Tutto questo sar il nostro culto spirituale, letteralmente
conforme a ragione, particolarmente santificato. Abbiamo il
nostro essere da Dio, siamo sostenuti da Lui, seguiti dalla generosit della Sua provvidenza, e soprattutto resi nuove creature, benedetti di ogni benedizione spirituale in Cristo. Ecco
perch consacriamo noi stessi a Lui e con gioia Lo serviamo
ogni giorno. Un tale culto sar anche conforme alle Scritture di
verit, regola della nostra fede e della nostra condotta, contenente solo ci che vi conforme, perch le Scritture presentano
Meditazioni sull'epistola ai Romani, p. 166
49
Anticonformismo
Non conformatevi a questo mondo, ma siate trasformati
mediante il rinnovamento della vostra mente, affinch
conosciate per esperienza quale sia la volont di Dio, la buona,
gradita e perfetta volont (Romani 12:2).
n'interessante definizione e discussione sul conformismo l'ho trovata nella Wikipedia. Dice: Il termine conformismo indica una tendenza a conformarsi
ad opinioni, usi e comportamenti gi definiti in precedenza e
politicamente o socialmente prevalenti. (...) si definisce conformista colui che, ignorando o sacrificando la propria libera
espressione soggettiva, si adegua e si adatta nel comportamento complessivo, sia di idee e di aspetto che di regole, alla forma
Meditazioni sull'epistola ai Romani, p. 167
giudizio schierandoti dalla parte della maggioranza per pervertire la giustizia (Esodo 23:2), come pure: Come figli ubbidienti, non conformatevi alle passioni del tempo passato,
quando eravate nell'ignoranza; ma come colui che vi ha chiamati santo, anche voi siate santi in tutta la vostra condotta
(1 Pietro 1:14-15).
Tutte queste citazioni sul tema del conformismo mettono l'accento sull'intelligenza, sulla mente umana, sulla sede della ragione, che deve essere da Dio trasformata, liberata dai suoi
condizionamenti negativi. una prova ulteriore che l'uomo
naturale non affatto libero, ma condizionato pesantemente,
asservito, ed ha bisogno di un Salvatore: Ges Cristo. Come
potrebbe mai l'uomo naturale, condizionato com', conformato
com' a questo mondo, scegliere da s stesso Dio, la Sua volont, buona, gradita e perfetta? La sua mente prima deve essere
trasformata, convertita, rinnovata, deve sviluppare: un livello
di coscienza diverso che permetta di poter sfidare i comportamenti
comuni ed acquisire: la possibilit di libera espressione di s (...)
fuori dalla forma gi predefinita dall'ambito sociale e storico in cui
vive.
Tutto questo: ... affinch conosciate per esperienza.... Infatti,
dopo aver detto addio ai nostri consigli e desideri come pure a
quelli di questo mondo, possiamo prestare attenzione solo alla
volont di Dio, nella cui conoscenza soltanto acquisiamo vera
sapienza. La volont di Dio, lungi dall'essere un'imposizione
alla nostra propria volont, quella che sola che oggettivamente stabilisce ci che vero, giusto, buono e profittevole per
la creatura umana. I comandamenti di Dio, infatti, ci guidano
alla vera giustizia.
50
Il nostro posto nella comunit cristiana
cifisso con Cristo: non sono pi io che vivo, ma Cristo vive in me!"
(Galati 2:20) o, come Giovanni Battista: "Bisogna che egli cresca,
e che io diminuisca" (Giovanni 3:30).
In terzo luogo essere "un sol corpo in Cristo" significa che, in
quel corpo ognuno di noi un organo diverso dotato di funzioni diverse. Il corpo un organismo dove ogni parte svolge
il compito che gli affidato per il bene e l'armonioso funzionamento dell'insieme. Nella comunit cristiana ognuno deve capire, con l'aiuto degli altri (che sono chiamati a riconoscerlo)
quale sia la sua funzione: "Poich, come in un solo corpo abbiamo molte membra e tutte le membra non hanno una medesima funzione..." (4). Tutti hanno una propria funzione, nessuno deve pensare di essere inutile! Ciascuno ha "carismi differenti secondo la grazia che gli stata concessa" (6). Vi sono coloro ai quali Dio ha dato il dono di annunciare la Parola del Signore, coloro che Dio ha dato capacit di insegnamento, coloro
che hanno ricevuto particolari vocazioni di servizio, coloro che
particolarmente sono portati all'incoraggiamento, chi particolarmente generoso e fa opere di misericordia, chi ha capacit
di presiedere le assemblee (fare da "moderatore"!) ecc. E' meraviglioso come Dio operi attraverso altri credenti Dio, secondo i
loro doni, per mio beneficio, e quanto sia importante che io dia
loro il mio personale contributo! L'importante farlo conformenente alla fede, con semplicit, con diligenza e con gioia!
Preghiera. Ti ringrazio, o Signore, perch mi hai posto nell'ambito
della comunit dei cristiani, fa s che io lo apprezzi e lo valorizzi come devo. Ti ringrazio, o Signore, perch io non sono "inutile", ma mi hai affidato una funzione da svolgere nell'ambito della comunit cristiana, fa s che questi doni siano identificati e messi a
frutto senza ritardo. Fa s che io li metta a buon frutto nello spirito e
nel nome di Cristo. Amen.
Meditazioni sull'epistola ai Romani, p. 173
51
Una comunit cristiana di qualit!
animo per la fede del vangelo (Filippesi 1:27); ...perch camminiate in modo degno del Signore per piacergli in ogni cosa,
portando frutto in ogni opera buona e crescendo nella conoscenza di Dio (Colossesi 1:10); Abbiamo esortato, confortato
e scongiurato ciascuno di voi a comportarsi in modo degno di
Dio, che vi chiama al suo regno e alla sua gloria (1 Tessalonicesi 2:12).
Come cristiani dobbiamo imparare a vivere in quanto comunit. Non sempre facile perch, moralmente e spiritualmente,
su ogni cristiano potrebbe essere apposto il cartello lavori in
corso e quando in casa ci sono ancora ...i muratori, l'elettricista, l'imbianchino e l'idraulico, bisogna sopportarne gli inconvenienti... Cos per la comunit cristiana. L'importante che
questi lavori non vengano sospesi... In quali aree l'Apostolo
dice qui che dobbiamo particolarmente impegnarci? In diverse, e sono tutti tratti dello Spirito di Cristo, infatti, Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, egli non appartiene a lui (Romani 8:9). Quanto l'Apostolo afferma chiaro e non ha bisogno di tante spiegazioni. Consideriamolo come una verifica
della realt della mia vita di fede.
Settore amore. Siate pieni di affetto gli uni per gli altri. In che
modo io mi dimostro sempre affettuoso e considerato per i
miei fratelli e sorelle in fede?
Settore onore. In che modo io valorizzo e rispetto ogni mio
fratello o sorella in fede? Non fate nulla per spirito di parte o
per vanagloria, ma ciascuno, con umilt, stimi gli altri superiori a s stesso (Filippesi 2:3).
Settore zelo, impegno. Bandita ogni pigrizia, l'obiettivo del
cristiano promuovere la gloria di Dio nell'impegno e nella
Meditazioni sull'epistola ai Romani, p. 175
tendo in rilievo quel che ci unisce e non quello che eventualmente mi dividerebbe da qualcun altro?
Settore Umilt. Non aspirate alle cose alte, ma lasciatevi attrarre dalle umili. Qualunque vanto io potrei avere rispetto ad altri, sono disposto a metterlo da parte, valorizzando ci che il
mondo disprezza?
Preghiera. Signore Iddio, voglio valorizzare la comunit cristiana
in cui mi hai posto, e/o i rapporti che intrattengo con altri cristiani.
Aiutami a manifestare in ogni circostanza i tratti del carattere di
Cristo che Tu stai formando in me. Amen.
52
Vendette
Ecco, cos, come il Signore imbriglia la nostra passione vendicativa per persuaderci della maggior sapienza di lasciare l'esecuzione della giustizia a Lui ed agli organi ai quali Egli la
delega, che lo devono fare con competenza e professionalit e,
sicuramente in modo giusto. Siamo, infatti, proprio sicuri che
noi sapremmo farci giustizia meglio e in modo giusto?
Il proverbio dice: La miglior vendetta il perdono. Essere
buoni verso chi ci fa del male impartisce un'importante e
scottante lezione. Il testo dice che, cos facendo: ...tu radunerai dei carboni accesi sul suo capo. Il senso di questa espressione
biblica che, cos facendo, farai si che la sua coscienza gli rimorda e tu lo faccia vergognare dei suoi atti ed eventualmente
questo lo conduca al ravvedimento. Il comportamento del cristiano, contraddicendo quanto il mondo si aspetterebbe, nel
suo carattere paradossale, tale da confondere il malvagio, da
spiazzarlo. Questa inaspettata reazione diventa cos una testimonianza vivente ad un modo di pensare e di vivere completamente diverso, quello di Cristo, che non alimenta il fuoco
delle passioni, ma lo spegne. Se pure vero che il comandamento dell'Antico Testamento occhio per occhio dente per
dente era di fatto una misura di contenimento di vendette
sproporzionate ed indiscriminate (cos, infatti, bisognava rifarsi solo nella misura esatta del danno subito), il Signore Ges,
con tutto il Nuovo Testamento, va molto oltre e mette le basi
della riconciliazione e di un mondo nuovo in cui violenza e
vendetta sono bandite. Nella mentalit del nuovo mondo si
aspira al ricupero e alla trasformazione del trasgressore, non
alla sua distruzione.
Il comportamento cristiano che il nostro testo afferma, non ha
a che fare con quella passiva rassegnazione e inazione della
quale talvolta viene accusata l'etica cristiana. Essa non favoriMeditazioni sull'epistola ai Romani, p. 179
sce l'arroganza dei malvagi, non facendo nulla per controbatterla e sconfiggerla. Il comportamento del cristiano, di fronte
al male, attivo perch vince il male con il bene. Di fronte
all'odio, esso ama, di fronte a chi fa del male, fa del bene, anche al malvagio. Quando il nostro nemico ha fame, noi gli diamo da mangiare!
Il comportamento cristiano ha sempre suscitato molte critiche.
Ricordiamo, per esempio, l'affermazione del famoso Cesare
Beccaria che disse: Il delinquente ha diritto alla pena gli
piaccia o no. Certo, come vedremo domani, il magistrato non
porta la spada invano. Dio onora la giustizia sempre (non per
nulla Dio ha pagato in Cristo le conseguenze penali che giustamente meritano i peccati di coloro ai quali Egli concede la grazia), ma la giustizia di Dio sempre controbilanciata dall'amore e dalla compassione, anche per il trasgressore. Dio punta al
ricupero e non alla condanna fine a s stessa.
Preghiera. Signore Iddio, hai ancora molto da fare in me per trasformare la mia mentalit mondana e convertirla per intero a Cristo.
Aiutami, Signore, a prendere sempre sul serio quanto Tu dici nella
Tua Parola, senza avanzare obiezioni o giustificare il mio comportamento difforme, consapevole della Tua maggiore sapienza. Amen.
53
I cristiani: cittadini responsabili
Le espressioni dell'Apostolo sono ancora pi sorprendenti perch originariamente rivolte a cristiani che vivevano a Roma, capitale di un impero, sede di un sistema che, secondo gli standard moderni, era sicuramente ingiusto, oppressivo, violento
ed iniquo, idolatra e corrotto! L'Apostolo in nome di Dio, esorta i cristiani a onorare e sottomettersi ad un tale sistema perch
stabilito da Dio, a non opporvi resistenza, a non farvi opposizione e a sostenerlo pagando diligentemente le imposte richieste?
L'Apostolo non propone, per, una sottomissione acritica, incondizionata e servile alle autorit civili comunque siano giunte al potere. I primi cristiani si distinguevano perch si sottomettevano prima di tutto a Dio e poi alle autorit. Quando
queste due autorit (Dio e lo Stato) si dimostravano in contraddizione e conflitto, avrebbero ubbidito prima di tutto a
Dio resistendo alle autorit e subendo per questo atroci persecuzioni. Essi per onoravano il principio della legittimit divina
delle autorit civili come strumento stabilito da Dio per il
mantenimento dell'ordine sociale e della legittimit del pagamento delle imposte per permettere al sistema di funzionare. I
principi cristiani, quindi, si oppongono a concetti come l'anarchia o il liberismo assoluto.
Il Nuovo Testamento non propone n discute particolari forme
di governo, ma stabilisce la legittimit, in linea di principio,
dell'ordinamento civile, dello Stato in quanto tale, al quale il
cristiano, sebbene non acriticamente, tenuto a sottomettersi.
Ecco quindi, ancora una volta, la necessit di analizzare attentamente le nostre obiezioni pure a questo testo per verificare
se esse sorgano da considerazioni legittime o piuttosto dalla
stessa fondamentale e peccaminosa ribellione che ci porta a resistere a quanto Dio stabilisce come giusta regola del nostro
comportamento, individuale e sociale.
54
Il debito dell'amore
8 Non abbiate altro debito con nessuno, se non di amarvi gli
uni gli altri; perch chi ama il prossimo ha adempiuto la legge.
9 Infatti il non commettere adulterio, non uccidere, non
rubare, non concupire e qualsiasi altro comandamento si
riassumono in questa parola: Ama il tuo prossimo come te
stesso. 10 L'amore non fa nessun male al prossimo; l'amore
quindi l'adempimento della legge (Romani 13:8-10).
55
Il momento cruciale del risveglio
11 E questo dobbiamo fare, consci del momento cruciale: ora
ormai che vi svegliate dal sonno; perch adesso la salvezza ci
pi vicina di quando credemmo. 12 La notte avanzata, il
giorno vicino; gettiamo dunque via le opere delle tenebre e
indossiamo le armi della luce. 13 Comportiamoci onestamente,
come in pieno giorno, senza gozzoviglie e ubriachezze; senza
immoralit e dissolutezza; senza contese e gelosie; 14 ma
rivestitevi del Signore Ges Cristo e non abbiate cura della
carne per soddisfarne i desideri (Romani 13:11-14).
rimettono per un po' la comoda camicia da notte. Ristagnano cos nella loro vita cristiana, non fanno progressi, non producono quanto dovrebbero. Questo non significa che, come
cristiani, non si possa, di tanto in tanto, riposare. Ges stesso
non stressava i suoi discepoli come fanno oggi gruppi cristiani
con tendenze settarie, con interminabili attivit che non danno
pi spazio ad una ragionevole vita privata. Ges, al momento
opportuno, quando vedeva la stanchezza dei Suoi discepoli, li
invitava a ritirarsi per un poco e a riposare. La fede cristiana,
sana ed equilibrata, non irragionevole!
tempo, cos che ci scuotiamo dalla sonnolenza che potrebbe ancora prendere il cristiano, che beviamo un buon caff
che ci scuota e non ci faccia attardare sulla via della fede, perdendo tempo, attardandoci, in cose non con confacenti, non
degne, della vocazione che abbiamo ricevuto. La vita cristiana
eccitante. Quando ci immergiamo in essa, diventa l'adrenalina di cui abbiamo bisogno, essa ci d la necessaria carica
per compiere ci che Iddio ci chiede di fare, ci d la forza di
portare anche gli inevitabili fardelli della vita cristiana, che
cos diventano un peso leggero. I pesi che dobbiamo portare,
infatti, li percepiremo come pi leggeri, quando i nostri muscoli spirituali sono bene addestrati e rafforzati da una vita
ubbidiente alla volont del Signore ed attiva al Suo servizio.
Preghiera. Signore Iddio, Ti ringrazio che l'orologio del Tuo
Evangelo ha suonato per me la sveglia che mi ha portato alla piena
consapevolezza della realt, non quella dei sogni di questo mondo,
ma alla militanza nel Tuo regno. Non permettere che io mi attardi
pi nella sonnolenza e nella pigra indolenza. Che la Tua Parola e
il Tuo Spirito, mi dia la carica necessaria per procedere decisamente nel cammino cristiano pregustandone tutta la sana eccitazione che
esso comporta. Amen.
Meditazioni sull'epistola ai Romani, p. 189
56
Saggezza nei nostri rapporti con gli altri
1 Accogliete colui che debole nella fede, ma non per
sentenziare sui suoi scrupoli. 2 Uno crede di poter mangiare di
tutto, mentre l'altro che debole, mangia legumi. 3 Colui che
mangia di tutto non disprezzi colui che non mangia di tutto; e
colui che non mangia di tutto non giudichi colui che mangia di
tutto, perch Dio lo ha accolto. 4 Chi sei tu che giudichi il
domestico altrui? Se sta in piedi o se cade cosa che riguarda il
suo padrone; ma egli sar tenuto in piedi, perch il Signore
potente da farlo stare in piedi. 5 Uno stima un giorno pi di un
altro; l'altro stima tutti i giorni uguali; sia ciascuno
pienamente convinto nella propria mente. 6 Chi ha riguardo al
giorno, lo fa per il Signore; e chi mangia di tutto, lo fa per il
Signore, poich ringrazia Dio; e chi non mangia di tutto fa cos
per il Signore, e ringrazia Dio (Romani 14:1-6).
Quanta gente, per, nonostante abbia udito ed accolto il messaggio dell'Evangelo, ancora non osa del tutto rinnegare, come
dovrebbe, le tradizioni, i cerimoniali e le autorit religiose
che prima seguiva perch ...non si sa mai che avessero ragione, dopo tutto. Quanta gente vive nel timore che se si discosta
da certe pratiche o manca di rispetto a certe autorit religiose che vantano sacralit e potere, potrebbero subirne un
castigo o perdere la salvezza! Quanta gente, pur conoscendo
la verit, non osa distinguersi dal cos fan tutti per timore
delle possibili conseguenze a diversi livelli! Si tratta della
fede debole di cui qui parla l'Apostolo, coloro la cui fede in
Cristo ancora non cos salda ed ampia da permettere loro di
superare infondati scrupoli e paure, quelli che spesso rasentano per loro la superstizione. Questa fede debole certamente reprensibile, ma chi ha superato queste cose, chi ha abbracciato Cristo e la libert che Egli dona, non dovrebbe dileggiare
e condannare chi si trova in quella condizione, imponendo la
propria libert, ferendo indebitamente la loro coscienza e pretendendo che essi abbandonino, di punto in bianco, le loro
persuasioni e paure. Questi scrupoli e paure, infatti, possono
essere molto radicati e richiedere molto tempo per superarli.
Bisogna avere con essi, quindi, pazienza e tanto amore, appunto la tolleranza di cui qui parla l'Apostolo.
In questo capitolo e in parte del prossimo, Paolo tratta, cos, di
problemi originati dalla particolare situazione in cui si trovavano i cristiani di Roma. Fra di loro, infatti, vi erano ebrei che,
pur avendo accolto l'Evangelo di Cristo, ancora ritenevano di
dover seguire i cerimoniali religiosi tradizionali della legge
mosaica. Osservavano diligentemente il sabato e le altre feste
comandate, non mangiavano certi cibi e si premunivano di
cucinarne altri secondo le regole stabilite, si sottoponevano a
particolari cerimonie religiose e riti di purificazione, facevano
Meditazioni sull'epistola ai Romani, p. 191
uso di formulari di preghiere da recitarsi in particolari occasioni. Tutto questo e altro ancora, per, non era richiesto da Cristo, anzi, Cristo li avrebbe sollevati da tutte queste usanze. La
loro coscienza, per, imponeva loro di continuare a fare in
questo modo e condannavano, per altro, coloro che cos non
facevano come persone profane che disprezzano la legge di
Dio. Nella comunit, d'altro canto, vi erano cristiani che provenivano dal mondo pagano, che nulla sapevano delle regole dei
primi e che comunque Cristo non chiedeva d'osservare. Avevano compreso la libert donata da Cristo e consideravano gli
altri ignoranti e superstiziosi, rifiutandosi d'aver parte con
loro. Paolo si propone di conciliare questi gruppi, affermando
s la libert cristiana ma anche l'amore che porta necessariamente ad aver pazienza e tolleranza di coloro che, in queste
questioni, hanno scrupoli e paure.
Perch dobbiamo accogliere i deboli nella fede con tolleranza e pazienza? Nessun paternalismo o presunzione di superiorit. Perch sia noi che loro siamo stati accolti da Cristo per
grazia di Dio mediante la fede indipendentemente da quel che
facevamo o non facevamo, indipendentemente dalla dignit o
meriti che comunque non avevamo. Inoltre dobbiamo accogliere i deboli nella fede perch sono servi con noi (conservi)
dello stesso Signore e non siamo noi a dover essere i loro giudici. il padrone che valuta e giudica i propri servi, e i servi
non hanno alcun diritto o privilegio sugli altri servi. Se sbagliano e cadono, scivolando indietro dalla giustificazione per
fede alla giustificazione per opere, saranno rimessi in
piedidal Signore (se essi sono contati veramente fra i Suoi
eletti). Iddio non solo potente da rimetterli in piedi, ma da
Lui solo dipende la stabilit di ciascuno nel Suo favore. Potranno anche coltivare l'idea errata, ad esempio, che siano stati
loro stessi a decidersi per Cristo, che da loro e dall'osservanMeditazioni sull'epistola ai Romani, p. 192
57
Vivere per il Signore
7 Nessuno di noi infatti vive per s stesso, e nessuno muore
per s stesso; 8 perch, se viviamo, viviamo per il Signore; e se
moriamo, moriamo per il Signore. Sia dunque che viviamo o
che moriamo, siamo del Signore. 9 Poich a questo fine Cristo
morto ed tornato in vita: per essere il Signore sia dei morti sia
dei viventi (Romani 14:7-9).
58
Non giudici degli altri, ma di noi stessi!
l discorso che l'Apostolo ha iniziato con il capitolo 14 sulla tolleranza che dobbiamo avere verso quei cristiani non
del tutto in linea con la dottrina evangelica, porta nel testo di oggi all'affermazione categorica: Smettiamo dunque di
giudicarci gli uni gli altri (13). Quello del giudizio oggi un
tema scottante, perch facilmente si pu cadere in due estremi:
quello del liberalismo che tutto benevolmente tollera e la
reazione dei rigoristi dell'ortodossia, sempre pronti a denunciare ed a scomunicare.
Cos come non ci lecito farci giustizia da soli, ma dobbiamo lasciare questo compito a Dio ed agli organismi da Lui a
questo preposti (12:19), cos non ci consentito ergerci a giudici dei nostri fratelli e conservi. Il cristiano vive per Cristo ed
soggetto a Lui soltanto (questo l'Apostolo lo ha affermato proprio prima). Il Padre ha conferito a Cristo podest in cielo e
sulla terra. Allo stesso modo: Egli colui che stato da Dio costituito giudice dei vivi e dei morti (Atti 10:42). Se cos, non
Meditazioni sull'epistola ai Romani, p. 197
forse una presuntuosa audacia, per chiunque, assumerci il diritto di giudicare il fratello, dato che, cos facendo, egli deruberebbe il Signore Ges Cristo della prerogativa che Lui solo ha
ricevuto dal Padre? Paolo usa qui il termine fratello (10) proprio per sottolineare che tutti noi (nella comunit cristiana) siamo allo stesso livello e non ci consentito ergerci al di sopra
degli altri usurpando una funzione che non ci compete. lo
stesso principio stabilito da Cristo: Voi non vi fate chiamar
'Maestro'; perch uno solo il vostro maestro, e voi siete tutti fratelli. E non chiamate alcuno sulla terra vostro padre, perch uno solo
il Padre vostro, quello che ne' cieli. E non vi fate chiamare guide,
perch una sola la vostra guida, il Cristo (Matteo 23:8-10). Lo
stesso afferma Giacomo: Non parlate gli uni contro gli altri, fratelli. Chi parla contro un fratello, o giudica il suo fratello, parla contro la legge e giudica la legge. Ora, se tu giudichi la legge, non sei un
osservatore della legge, ma un giudice. Uno soltanto il legislatore e
il giudice, Colui che pu salvare e perdere; ma tu chi sei, che giudichi
il tuo prossimo? (Giacomo 4:11).
Non dobbiamo giudicare come i nostri fratelli servono il Signore, ma dobbiamo giudicare ...noi stessi! Infatti: Non ci giudichiamo dunque pi gli uni gli altri, ma giudicate piuttosto che non
dovete porre pietra d'inciampo sulla via del fratello, n essergli occasione di caduta (13, Riv.). L'Apostolo ci chiama all'umilt e soprattutto alla considerazione: dobbiamo tendere a guadagnare,
non a perdere il fratello con atteggiamenti e parole che potrebbe non capire, che lo feriscono, lo turbano, lo confondono e lo
alienano. Devo giudicare se il mio zelo per la verit controbilanciato da autentico amore. Spesso, infatti, ci autoproclamiamo profeti e strenui difensori della verit... In breve: giudichiamo prima di tutto noi stessi se ci che diciamo e facciamo davvero riflette il carattere di Cristo, pi disposto pedagogicamente a tollerare che a condannare. Spesso infatti siamo molto beMeditazioni sull'epistola ai Romani, p. 198
nevoli e tolleranti verso noi stessi, ci giustifichiamo troppo facilmente e non lo siamo verso gli altri.
Nella comunit cristiana, dunque, dobbiamo fare molta attenzione a non sostituirci a Dio ed agli organi competenti di controllo (i legittimi responsabili della comunit). Tocca ai responsabili della comunit il sovraintendere alla crescita spirituale
dei suoi membri, eventualmente intervenendo (con sapienza
pedagogica) qualora effettivamente uno o pi credenti si sviasse dalla fede. Tocca a loro insegnare, correggere ed eventualmente riprendere. La questione del giudizio ha a che fare, in
ultima analisi, con la disciplina e l'ordine della comunit, cosa
che tutti sono chiamati a rispettare.
Preghiera. Signore Iddio, ti chiedo perdono perch spesso sono molto pi tollerante con me stesso di quanto lo sia con gli altri miei fratelli e sorelle nella fede. Aiutami, Te ne prego ad avere verso di loro
la considerazione che Ges aveva per i Suoi e a verificare se ci che
faccio e dico davvero edifica e non distrugge indiscriminatamente.
Amen.
59
Amore e considerazione per l'altro vengono
prima di ogni altra cosa
14 Io so e sono persuaso nel Signore Ges che nulla impuro
in s stesso; per se uno pensa che una cosa impura, per lui
impura. 15 Ora, se a motivo di un cibo tuo fratello turbato,
tu non cammini pi secondo amore. Non perdere, con il tuo
cibo, colui per il quale Cristo morto! 16 Ci che bene per voi
60
Le implicazioni della grazia
rimproverandoli e condannandoli, aspettandoci da loro inflessibilmente ci che probabilmente non sono ancora in grado di
fare? No, dobbiamo essere pazienti con i deboli, accompagnandoli piuttosto al loro passo, anche se lento.
E poi, siamo sicuri che, rilevando costantemente queste loro
debolezze, noi non lo facciamo veramente per amor loro e della verit, ma solo per noi stessi, per compiacere noi stessi? S,
questo nostro zelo potrebbe essere una copertura per il nostro desiderio di metterci in mostra, per farci lodare dagli altri,
per compiacerci di non essere come loro? Non potremmo essere cos identificati nel personaggio del fariseo nella parabola
di Ges che diceva: O Dio, ti ringrazio che io non sono come gli
altri uomini, ladri, ingiusti, adlteri; neppure come questo pubblicano (Luca 18:11). Dovremmo verificare bene noi stessi quando
critichiamo ed accusiamo ergendoci a giudici e maestri. Certo,
i deboli non sono coerenti, ma lo siamo noi, per altro, sotto
altri aspetti? Noi che magari ci consideriamo forti, maturi,
magari proprio nel nostro atteggiamento non paziente, non
amorevole, manchiamo proprio di essere all'altezza di Ges,
in linea con lo spirito con il quale Egli si rapportava agli altri?
S, dovremmo pensare a come aiutarli, a come promuovere ed
edificare in loro ci di cui sono carenti, mirare al loro bene.
Questo il modo cristiano di fare.
Dovremmo sempre cercare veramente ci che edifica la comunit. Non dobbiamo cercare (come spesso avviene in questi
casi in modo pi o meno esplicito) le lodi per noi stessi... Dovremmo seguire Cristo, il quale, pur avendo diritto alla lode,
spesso era rimproverato e non cercava nemmeno di difendersi.
Dobbiamo seguire l'esempio degli uomini e delle donne di Dio
dei quali ci parla la Bibbia, la cui testimonianza scritta stata
intesa per noi, per la nostra istruzione ed incoraggiamento, per
Meditazioni sull'epistola ai Romani, p. 204
infonderci la speranza che tutti i propositi di Dio avranno certo compimento. una vera medicina contro l'ansia e lo zelo
malinteso. l'atteggiamento della fiducia costruttiva.
Dovremmo prendere particolarmente a cuore la crescita qualitativa della nostra comunit cristiana. Essa, infatti, non cresce
con le critiche indiscriminate o con atteggiamenti, da parte di
alcuni di pretesa superiorit, ma con il nostro paziente ed
amorevole contributo. Dovremmo promuovere l'armonia della
vita comunitaria affinch Dio ne sia glorificato. Dovremmo accogliere gli altri come Cristo ci ha accolto, accettandoci immeritevoli come eravamo ed accompagnandoci nel cammino della fede in modo paziente ed amorevole. Quanti difetti noi stessi avevamo quando Cristo ci ha chiamato per la prima volta ad
appartenergli, e quanti ne abbiamo ancora che devono essere
aggiustati!
Di fatto noi e le nostre comunit, bench ci si possa vantare di
tante cose (e non abbiamo difficolt a pensarlo ed a farlo) non
abbiamo abbastanza compreso in che modo la grazia, e le dottrine che la riguardano, sia qualcosa che veramente deve determinare il modo che abbiamo di considerare noi stessi e di
trattare con gli altri. La nostra crescita spirituale pu essere ancora un lungo cammino.
Preghiera. Signore Iddio, fammi vedere chiaramente in me stesso,
dove io sbaglio, dove io non sono all'altezza di Cristo nel Suo modo
di essere, di pensare, di parlare, di comportarsi. Aiutami a comprendere e praticare ci che di reale edificazione della comunit cristiana. Aiutami a comprendere ed a praticare tutte le dimensioni dell'amore. Amen.
61
L'Evangelo dell'accoglienza di Dio
messe che erano loro state fatte ai loro padri nella fede. Consideriamo come molti siano coloro che, provenendo da altre nazioni, ora onorino Dio a causa della Sua misericordia verso di
loro in quello stesso Cristo. Tutto questo ben documentato
nell'Antico Testamento, e Paolo ne cita diversi esempi tratti
dai Salmi e dai profeti.
a questo punto che Paolo eleva a Dio una Preghiera affinch
Egli dia loro quelle benedizioni (gioia e pace) che provengono
proprio dalla fedele applicazione pratica, nella loro comunit,
del principio della grazia: Or il Dio della speranza vi riempia di
ogni gioia e di ogni pace nella fede, affinch abbondiate nella speranza, per la potenza dello Spirito Santo (13). Per questo essenziale, Paolo se ne rende conto, dell'intervento potente di Dio in
loro. Semplici esortazioni, infatti, non sarebbero sufficienti, lascerebbero il tempo che trovano. Se Dio non intervenisse direttamente sfidando i nostri pregiudizi e portandoci a ravvedercene e ad abbandonarli, le nostre comunit cadrebbero ben
presto in conflitti tali da renderne impossibile la sopravvivenza. Quando questo avviene, perch di fatto Egli n' stato
estromesso.
Da notare come nella Preghiera (questo non risulta bene nella
traduzione che usiamo) di fatto si dica: Credendo [nell'esercizio della nostra fede] il Dio della speranza vi riempia di ogni gioia
e di ogni pace nella fede. agendo sollecitati dallo Spirito Santo,
sulla base della grazia ricevuta che noi otteniamo il risultato
che Dio si aspetta da noi, i frutti dello Spirito (Il frutto dello
Spirito invece amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bont, fedelt, mansuetudine, autocontrollo Galati 5:22).
Preghiera. Signore Iddio, che io giammai cessi di stupirmi per la
grazia che mi hai elargito in Cristo. Ti lodo e ti benedico perch le
Meditazioni sull'epistola ai Romani, p. 207
Tue antiche promesse sono fedeli e veraci. Sospingimi ad essere sempre meglio Tuo testimone e fedele servitore. Amen.
62
La competenza dell'Apostolo rivendicata
14 Ora, fratelli miei, io pure sono persuaso, a vostro riguardo,
che anche voi siete pieni di bont, ricolmi di ogni conoscenza,
capaci anche di ammonirvi a vicenda. 15 Ma vi ho scritto un
po' arditamente su alcuni punti, per ricordarveli di nuovo, a
motivo della grazia che mi stata fatta da Dio, 16 di essere un
ministro di Cristo Ges tra gli stranieri, esercitando il sacro
servizio del vangelo di Dio, affinch gli stranieri diventino
un'offerta gradita, santificata dallo Spirito Santo. 17 Ho
dunque di che vantarmi in Cristo Ges, per quel che concerne
le cose di Dio. 18 Non oserei infatti parlare di cose che Cristo
non avesse operato per mio mezzo allo scopo di condurre i
pagani all'ubbidienza, con parole e opere, 19 con la potenza di
segni e di prodigi, con la potenza dello Spirito Santo. Cos da
Gerusalemme e dintorni fino all'Illiria ho predicato
dappertutto il vangelo di Cristo, 20 avendo l'ambizione di
predicare il vangelo l dove non era ancora stato portato il
nome di Cristo, per non costruire sul fondamento altrui, 21 ma
com' scritto: Coloro ai quali nulla era stato annunziato di
lui, lo vedranno; e coloro che non ne avevano udito parlare,
comprenderanno (Romani 15:14-21).
dirgli: Come ti permetti, tu che neppure ci conosci, intervenire in questo modo nella vita della nostra comunit, sindacando
sul comportamento dell'uno e dell'altro, comandando, consigliando, giudicando ed usando espressioni spesso pure piuttosto dure?. Ecco cos che Paolo si giustifica, legittimando il
proprio operato.
(1) Io sono un ministro di Cristo, stabilito da Dio per diffondere l'Evangelo tra i non ebrei (gli stranieri, i Gentili) e
per sovraintendere alla vita delle comunit cristiane nate fra di
loro, consolidandole per la Sua gloria. La mia funzione ampiamente riconosciuta e sanzionata. Egli chiama questo il sacro servizio del vangelo di Dio (16).
(2) Voi di Roma siete una fra le tante comunit di cui io,
partendo da Gerusalemme, mi sono occupato ed ho visitato
(19), non mi occupo, quindi, solo di voi, anche se occupate, dimorando nella capitale dell'impero, una posizione chiave e
quindi di particolare responsabilit.
(3) Non intendo minimamente sostituirmi ai vostri legittimi conduttori, tant' vero che preferisco di solito operare in
zone in cui ancora non stato portato il nome di Cristo, proprio per non interferire indebitamente con il loro lavoro costruendo sul fondamento altrui. In quanto dico e faccio io rimango nei limiti delle mie competenze. La sua ambizione
primaria far conoscere Cristo l dov' ancora sconosciuto (20,
21).
(4) Quando affermo la mia identit e funzione di Apostolo,
non per vantarmene o per imporre un potere personale. A
questo servizio io sono pienamente qualificato. Non oserei, in-
fatti, parlare di cose che Cristo non avesse operato per mio mezzo
con la potenza di segni e di prodigi e dello Spirito Santo (18,19).
(5) Vi ho scritto su alcuni punti 'in modo ardito', duro, non
perch certo siate tutti da condannare. Ho trattato di alcune
questioni problematiche della vita della vostra comunit, ma
sono persuaso che la maggior parte di voi sia veramente esemplare quanto a bont e conoscenza, 'capaci anche di ammonirvi a
vicenda'. L'apostolo non ignora quel che di positivo c' fra di
loro, anzi, lo loda e valorizza.
Le lezioni che noi possiamo trarre dalle argomentazioni che
l'Apostolo fa in questo testo sono diverse. (1) La sua umile fermezza: sa chi e quale sia il compito che deve svolgere. Non
lo afferma con arroganza, ma intende farsi rispettare senza lasciarsi intimidire. (2) Le comunit cristiane non possono essere
intese come completamente autosufficienti ed indipendenti.
Hanno indubbiamente la loro autonomia che deve essere rispettata, ma la loro opera e testimonianza interconnessa e comune con le altre comunit cristiane. L'idea di sovraintendenza e vigilanza su di esse del tutto legittima. Esse non sono responsabili solo verso Dio e verso s stesse, ma devono rimanere in coordinamento anche con le altre. (3) Le comunit cristiane devono conservare un atteggiamento costruttivamente critico verso s stesse. Del tutto legittima l'ammonizione vicendevole, bench essa debba essere condotta nello spirito e secondo la legge di Cristo. Obiettivo deve essere l'edificazione,
da portarsi avanti in modo strategicamente appropriato. (4)
Nessuno deve presumere di parlare senza averne titolo e la necessaria competenza per farlo. Conoscenza ed esperienza sono
gli indispensabili requisiti di chi vorrebbe intervenire soprattutto per quanto riguarda l'Evangelo, la dottrina cristiana e la
vita di altri credenti. Troppo spesso, fra i cristiani, c' chi parla
Meditazioni sull'epistola ai Romani, p. 210
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Debiti di riconoscenza
22 Per questa ragione appunto sono stato tante volte impedito
di venire da voi; 23 ma ora, non avendo pi campo d'azione in
queste regioni, e avendo gi da molti anni un gran desiderio di
venire da voi, 24 quando andr in Spagna, spero, passando, di
vedervi e di essere aiutato da voi a raggiungere quella regione,
dopo aver goduto almeno un po' della vostra compagnia. 25
Per ora vado a Gerusalemme, a rendere un servizio ai santi, 26
perch la Macedonia e l'Acaia si sono compiaciute di fare una
colletta per i poveri che sono tra i santi di Gerusalemme. 27 Si
sono compiaciute, ma esse sono anche in debito nei loro
confronti; infatti se gli stranieri sono stati fatti partecipi dei
loro beni spirituali, sono anche in obbligo di aiutarli con i beni
materiali. 28 Quando dunque avr compiuto questo servizio e
consegnato il frutto di questa colletta, andr in Spagna
passando da voi; 29 e so che, venendo da voi, verr con la
Meditazioni sull'epistola ai Romani, p. 211
rilevante, la Parola di Dio. Il dono pi grande che ci stato fatto attraverso Israele, ovviamente Ges di Nazareth, il Cristo,
il nostro Signore e Salvatore. Abbiamo indubbiamente di cui
essere riconoscenti. Per dimostrare riconoscenza, per, non basta dire grazie con la nostra bocca, ma dobbiamo farlo concretamente anche con il nostro denaro, se questo ci possibile.
I primi cristiani, bench spesso con scarse risorse materiali essi
stessi, contribuivano generosamente al sostentamento dei poveri di Gerusalemme. Molti cristiani hanno continuato ad aiutare e sostenere gli ebrei quando, lungo la storia, erano ingiustamente perseguitati. Ancora oggi l'opportunit di essere riconoscenti verso gli ebrei non manca. In che modo continuiamo a farlo?
In ogni caso, sostenere i poveri ed i bisognosi fa parte integrante della vita cristiana, al cui cuore stesso sta il concetto di
condivisione. Non solo i cristiani si compiacciono di aiutare
i bisognosi (non un peso, ma un piacere), ma lo considerano
loro preciso dovere. L'amore, per il cristiano, non qualcosa di
astratto o sentimentale, ma si concretizza in atti sostanziali di
solidariet. Il Signore Ges stesso, come vediamo nei vangeli,
era costantemente impegnato nel sociale per sovvenire ai bisogni materiali della gente. La vita cristiana certo non si riduce
alla solidariet sociale, ma certamente la include. La buona notizia dell'Evangelo non fatta soltanto dell'annuncio delle benedizioni spirituali che ci provengono dal Cristo, accolto con
fede, ma si manifesta ogni qual volta vi sono persone che,
dopo aver accolto nella loro vita Ges di Nazareth come loro
Signore e Salvatore, Lo seguono imitandolo nel beneficare il
loro prossimo. Questo pu e deve essere fatto condividendo
con i bisognosi le nostre risorse materiali, ma anche impegnandoci nel volontariato per sostenere in vario modo, bambini,
malati, invalidi ed anziani. Le opportunit per manifestare
Meditazioni sull'epistola ai Romani, p. 213
concretamente l'amore di Cristo intorno a noi sono infinite, basta avere occhi per vedere, quella sensibilit che Dio acuisce in
noi quando ci rigenera spiritualmente. Il volere ed il fare
che Dio suscita in noi quando giungiamo alla conversione a
Cristo, non riguarda soltanto l'impegno religioso (strettamente parlando), ma anche l'impegno sociale che potrebbe
altres assumere dimensioni politiche.
Si potrebbe cos dire che la pienezza delle benedizioni di Cristo
la si ottiene non solo quando di tutto cuore ci affidiamo a Lui
per la nostra salvezza, ma quando lo seguiamo praticando tutti i valori di cui Egli era e rimane espressione. Infatti: In ogni
cosa vi ho mostrato che bisogna venire in aiuto ai deboli lavorando
cos, e ricordarsi delle parole del Signore Ges, il quale disse egli
stesso: "Vi pi gioia nel dare che nel ricevere"" (Atti 20:35).
Preghiera. Signore Iddio, perdonami: quante scuse e giustificazioni
spesso trovo per non occuparmi fattivamente per i bisognosi che incontro sulla mia strada. Tante volte nemmeno li vedo o faccio finta di
non vederli! Acuisci in me, te ne prego, la sensibilit ad essere non
soltanto impegnato a livello religioso, ma anche a livello sociale.
Dar quindi maggiore evidenza, oltre alle mie parole, di essere veramente tuo discepolo. Amen.
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Combattere nelle preghiere
30 Ora, fratelli, vi esorto, per il Signore nostro Ges Cristo e
per l'amore dello Spirito, a combattere con me nelle preghiere
che rivolgete a Dio in mio favore, 31 perch io sia liberato dagli
increduli di Giudea, e il mio servizio per Gerusalemme sia
gradito ai santi, 32 in modo che, se piace a Dio, io possa venire
da voi con gioia ed essere confortato insieme con voi. 33 Or il
Dio della pace sia con tutti voi. Amen (Romani 15:30-33).
te!. Poich dove due o tre sono riuniti nel mio nome, l sono io in
mezzo a loro" (Matteo 18:20); E in verit vi dico anche: se due di
voi sulla terra si accordano a domandare una cosa qualsiasi, quella
sar loro concessa dal Padre mio che nei cieli (Matteo 18:19).
Preghiera. quanto mai opportuno e necessario, o Signore, non
solo che io termini questa mia riflessione quest'oggi con la Preghiera,
ma che io ti chieda di poter avere maggiore consapevolezza della sua
importanza ed effetti. Signore, io non so pregare come si conviene,
insegnamelo, Te ne prego. Fa che io utilizzi, insieme ai miei fratelli e
sorelle nella fede, tutte le risorse spirituali che Tu ci metti a disposizione non solo per sopravvivere spiritualmente in questo mondo, ma
per prevalere. Te lo chiedo nel nome e per i meriti del Tuo Figlio
Ges Cristo, mio Signore e Salvatore. Amen.
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Non solo saluti...
1 Vi raccomando Febe, nostra sorella, che diaconessa
della chiesa di Cencrea, 2 perch la riceviate nel Signore,
in modo degno dei santi, e le prestiate assistenza in
qualunque cosa ella possa aver bisogno di voi; poich ella
pure ha prestato assistenza a molti e anche a me. 3
Salutate Prisca e Aquila, miei collaboratori in Cristo
Ges, 4 i quali hanno rischiato la vita per me; a loro non
io soltanto sono grato, ma anche tutte le chiese delle
nazioni. 5 Salutate anche la chiesa che si riunisce in casa
loro. Salutate il mio caro Epeneto, che la primizia
dell'Asia per Cristo. 6 Salutate Maria, che si molto
affaticata per voi. 7 Salutate Andronico e Giunia, miei
parenti e compagni di prigionia, i quali si sono segnalati
fra gli apostoli ed erano in Cristo gi prima di me. 8
Salutate Ampliato, che mi caro nel Signore. 9 Salutate
Urbano, nostro collaboratore in Cristo, e il mio caro
Stachi. 10 Salutate Apelle, che ha dato buona prova in
Cristo. Salutate quelli di casa Aristobulo. 11 Salutate
Erodione, mio parente. Salutate quelli di casa Narcisso
che sono nel Signore. 12 Salutate Trifena e Trifosa, che si
affaticano nel Signore. Salutate la cara Perside che si
affaticata molto nel Signore. 13 Salutate Rufo, l'eletto nel
Signore e sua madre, che anche mia. 14 Salutate
Asincrito, Flegonte, Erme, Patroba, Erma, e i fratelli che
sono con loro. 15 Salutate Filologo e Giulia, Nereo e sua
sorella, Olimpa e tutti i santi che sono con loro. 16
Salutatevi gli uni gli altri con un santo bacio. Tutte le
chiese di Cristo vi salutano (Romani 16:1-16).
uali insegnamenti e riflessioni si potrebbero trarre dall'elenco di saluti finali di una lettera? Indubbiamente
diversi, perch nulla nelle Sacre Scritture stato lasciato
al caso e da considerarsi superfluo.
Possiamo notare, prima di tutto, il ruolo di pari dignit delle
donne nell'ambito della chiesa cristiana, considerate sia singolarmente che in coppia con un uomo. Non troviamo in questo
elenco alcuna indicazione di un ruolo subordinato delle donne, che qui occupano, al contrario, anche ruoli di protagoniste
nell'opera del Signore e di conduzione di comunit. Febe (diaconessa), da ricevere in modo degno dei santi, Prisca (collaboratrice di Paolo, menzionata prima di Aquila, suo marito, che
hanno rischiato la vita per la loro fede), Maria che si molto affaticata per i cristiani di Roma, Giunia (che, con Andronico, si
segnalata come apostolo), Trifosa e Perside (che pure si sono
affaticate nel Signore, Giulia, e Olimpa. Questa particolare dignit della donna cristiana non stata spesso gradita ed apprezzata da molti cristiani nel corso della storia. Ancora oggi
vi ancora chi, ostinatamente legato a stereotipi culturali subordinazionisti, si affatica non tanto, come dovrebbe, a sostenere la pari dignit cristiana ed evangelica della donna con
l'uomo, ma a torcere in tutti i modi le Scritture stesse per giustificare i suoi pregiudizi. Testimonianza ne il nostro testo
stesso: durante il Medioevo, infatti, al versetto 7, si trasforma il
nome Andronico e Giunia in Andronico e Giuniano non sopportando che una donna fosse considerata allora apostolo,
secondo la migliore traduzione: Salutate Andronco e Giunia,
miei parenti e compagni di prigionia; sono degli apostoli insigni che erano in Cristo gi prima di me (CEI). Il concetto, infatti, Non c' qui n Giudeo n Greco; non c' n schiavo n libero;
non c' n maschio n femmina; perch voi tutti siete uno in Cristo
Ges (Galati 3:28), implica non soltanto pari dignit, ma anMeditazioni sull'epistola ai Romani, p. 220
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Attenzione agli agenti provocatori!
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A Dio sia la gloria per ogni cosa
a lettera dell'apostolo Paolo ai cristiani di Roma ora veramente giunge alla conclusione. Dopo i saluti a, abbiamo i saluti da. L'apostolo Paolo non opera da
solo: accompagnato da valenti collaboratori. Questa stessa
lettera stata dettata ad un segretario, Terzio, perch probabilmente (come risulta anche da altre lettere), Paolo ha problemi
di vista ed allora non esistevano occhiali.
La lettera chiude con quella che, in termini tecnici, si chiama
dossologia, l'attribuzione di ogni cosa, della lode e della gloria a Dio. Non pu esservi migliore conclusione per una lettera
che ha esposto a cos chiare lettere una dottrina che ancora
oggi molti fanno fatica ad accettare, persino in campo cristiano. Tutto deriva da Dio ed finalizzato a Dio. Egli l'artefice
di ogni cosa ed il sostenitore di ogni cosa. Anche la salvezza
Meditazioni sull'epistola ai Romani, p. 226
Sia quindi lode e gloria a Dio per sempre per la grazia che Egli
ci ha manifestato in Cristo Ges, nostro Signore e Salvatore.
A lui che ci ama, e ci ha liberati dai nostri peccati col suo sangue, e
ci ha fatti essere un regno e sacerdoti all'Iddio e Padre suo, a lui siano la gloria e l'imperio nei secoli dei secoli. Amen Apocalisse 1:56).
Preghiera. Signore Iddio, Ti ringrazio per avermi parlato in modo
cos meraviglioso attraverso la testimonianza di questa lettera ai cristiani di Roma. Ho appreso ed approfondito tante cose. Ho imparato
a confidare ancor di pi in Te, nel Tuo amore e nella Tua giustizia,
ripudiando ogni umana presunzione. Ho appreso quegli eterni misteri che Ti sei compiaciuto ora di rivelarmi. Fa s, Te ne prego, che
sempre meglio io viva la fede in Cristo e continuando a meditare la
Tua Parola, io partecipi ad altri quanto Tu mi insegni. Grazie che mi
confermi la Tua benedizione e provvidenza, in Cristo Ges. Amen.
Indice generale
La sua e la nostra identit .............................................................7
Le aspirazioni dell'Apostolo e le nostre ......................................9
La nostra giustizia e la giustizia di Dio .....................................12
Impresse ma soppresse.................................................................15
Inescusabili....................................................................................18
Inevitabili disfunzioni, corruzione e morte...............................21
Il giusto giudizio di Dio...............................................................24
La legge di Dio la conosciamo bene!...........................................27
Non vanagloria ma onest di fronte a Dio.................................31
Le formalit religiose non rendono giusti..................................35
La fedelt di Dio, ciononostante..................................................37
Meditazioni sull'epistola ai Romani, p. 229