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SOMMARIG ‘anno XXil - oltobre 1978 - numero ele Ealitoriale 1595 Giovanni Paolo Il, polacco, Papa della Chiesa universale ATTN, OPUS EL 1828~47e ym nnoou mun Alvaro del Portillo (intervista) 596 L'Opus Del oggi & domani Javier Echevarria 601 _La devozione mariana di mons. Escriva Card. Franz Kénig 608 Sacerdoll al cento per cento Card. Albino Luciani 611 Cercare Dio nel lavoro quotidiano a aM Giovanni Di Napoli 615 Un bilancio preocoupante Juan Antonio Giner 627 _Lellera da New York. Asplranti giornalist USA Silvano Buscaroli 630 Filosofia. “Cristiana” senza equivoci one Emanuele Samek Lodovici 634 Filosofia del diritio, Simmetria della glustizia. Legge contro violenza Gigi Bellotlo 643 __Libel per ragazal, La storia romanzata Salvatore Accardo 645 Beni cullurall. La nuova legge ai tutela Roberto Giorni 648 Economia, Chi sono | fuochisti della vaporiera Quirino Principe 652 Musica, Belare humanum est = Giancarlo Pappalardo 653, Congressi. Per un'educazione cristiana MM, Langfelder-G. Livi 658 Osservatorio d'Europa. Verso il Parlamento. Per la stabilita monetaria Antonio Livi (062 Alvislo & riviste 665 Libri & libri ‘ 672_Libl ricovuti onus on Novita Omelie di mons. Josemaria Escrivd de Balaguer volume rilegato dl pp. 388 con 18 tavole fuorl testo a colorl, 1:10.00 UI primo volume’ di omolie del Fondatore del'Opus Dei ora intitolato E Gest che passa; il titolo del nuovo libro indica un programma di vita che riecheggi le parole dol Signore raccolte da san Glovanil: « Vi ho chiamati amici, perché tutto oid che hosudito dal Padre Iho fatio conoscere a voi». «Clieste- omelie — serive nella presentazione don Alvaro del Portillo, successore di mons, Escriva come Presidente generale dell’Opus Dei.— sono una catechesi_ di dottrina @ di vita cristiana in cui, mentre si parla di Dio, si parla con Di questo @ forse il segreto della loro grande forza comunicativa,. perché sem- pre fanno riferimento all'Amore, “lo sguardo fisso in Dio, senza ‘soste e senza mai stancarsi" », Edizioni Ares - 20131 Milano - via Stradivari, 7 - tel. 20.92.02 uc MR ; FILOSOFIA DEL DIRITTO / SIMMETRIA DELLA GIUSTIZIA Vittorio Mathieu nom ha certo bi- sogno def nostri elogi. Chi Jo conosce sa quanto bene sfidi i complimentosi ascoltandoli_ sen- za soccorrerli, Tuttavia questo libro (1), per corti versi scanda. oso, meriterebbe ben pit della solita adaeguatio tra chi legge € chi scrive. Purtroppo non pos- siamo che rassegnarci a darne uun'idea scusandoci anticipata- mente se, interpretando, rischie- remo di dire alcune sciocchezze; consci che il grave non sta nel dirle, ma nel dirle a nome di al- ti, Lloggetto del libro & la giusti- ficazione-deduzione della pena, ‘una giustificazione non sentimen- tale che parte, per ammissione di Mathieu, da due postulati. Il primo, che Yuomo sia respon- sabile delle sue azioni, il secondo che, essendo libero e responsabi- le, "& giusta che, per il bene ‘per i] male gliene derivi una san- zione”, Ia pena appunto. Che si tratti ‘di presupposti, dice Ma- thiew, va ammesso poiché, in un caso ‘come nellaltro, delle pre- messe che vanno assunte non si a dimostrazione, una volta che si intenda per dimostrazione quella delle scienze stricto sensu (2). Se si prende, infatti, il primo pun- to di partenza (ma vedremo an- ( Virrowo Manumu, Perché puri 22 Il collasso della giustizia penale, Rusconi, Milano 1978, pp. 304, Z. 4.50. @ Questo non significa, come st Yedrh tra poco, che Vautore si ri- fagi nel noneogmitivismo .o nella ‘ube del nonsapere. Mathieu affer- ma che la Iiberta, pur indimostra- bile sclentificamente, & tuttavia op- getto di riflessione’ concettuale. ¢ Questo nel momento in cul si con- Tutano le confutazioni. Gli si potreb- be chedere perd se, alla fine, non era po! questo i senso della dimo- Strazione degli antichi, dove ciot si indicava in quale direzione guar- are, plutlosto che non segnare a ‘alto, Si pensi al celeberrimo TV lie bro, della: Metafisica. che il secondo), ci si rende conto che T'ammissione di responsabi- ith discende dal riconoscimento che T'xomo & libero (se non Io Fosse sarebbe assurdo chiedergli conto di qualcosa) ma, scientifica- mente parlando, non’é possibile dimostrare che egli lo & (qui Mi thiew dichiara la propria vic nanza alle posizioni kantiane). TI modo con cui la scienza dimo- stra una sua proposizione circa tun fenomeno @, infatti, quello di produrlo 0 di riprodurio; se si vuole, per usare un esempio ba- nale, dimostrare qualcosa circa il moto oscillatorio, si progetta un pendolo di una certa dimensio- ne, calato ad una certa altezza dal punto d’appoggio, sostenuto da tuna corda di diametro determina- to, spinto da una forza anch'essa calcolata ecc, In questo caso, co- ‘me in tanti altri pitt complicati, il fenomeno @ smembrato in parti e ricostruito secondo un proceso che fart di esso un puro risuitato delle nostre operazioni, assoluta- mente determinato e' previsto, ‘Ma, ecco il punto: questo & il modo di procedere “della scien- za che conosce cid che pud fare e manipolare, ¢ il cui Ambito di spiegazione coincide esattamente con le proprie possibilita di ope: razione, Se questo tipo di dimo- strazione fosse quello richiesto per ostendere Ja libert& dell'uo- mo, & chiaro che, paradossalmen- te, nella misura in cui della tiber- 18 si potesse rendere ragione, in quella misura si porterebbero ar-| gomenti in senso contrario. Se noi potessimo produrre’o ri- produrre gli atti dell'uomo (si in- tende uno qualunque dei suoi atti interni e intransitivi, amore, per es, 0 la gelosia o semplicemente il ‘volere), per quell'aspetto per cui noi Ii progettiamo, 'uomo non sarebbe affatto libero («Come quando Jago provoca la gelosia di Otello, Yaspetto per cui l'espe- rimento ‘riesce, e Otello uccide \offettivamente Desdemona, & sem- Ipre l'aspetto per cui Otello non ‘era veramente libero, Ese non ‘era libero, come sarebbe respon- sabile di averla uccisa?»). Alla icostruzione delle nostre inten- zioni osta, dice Mathieu, proprio Ia caratteristica del nostro io in- dividuo (ctimologicamente: non divisibile), in cul, clo’, Vinesi- stenza di parti rende impossibi Je per definizione il procedere ti- pico della scienza: che dimostra applicando a dati o parti, che so- no gid conosciute, un certo tipo di operazione. E qui appunto, nel caso del nostro io, parti non ce ne sono: dove sta il dato vo- ere a cui applicare Yoperazione affinché io incominci a volere? L'uomo, osserva Mathieu, pud, sotto certi limitj, fare cldv che vuole (ora guesto ora quello), ma non ha nessun modo per fare 0 progettare ill volere: In qualche modo gli accade’ di volere, di amare ecc,.(dove sotto la meta- fora dellccadere sta appunto la consapevolezza dell'esistenza di aspetti del nostro io che sono per principio sottratti alla padro- noggiabilita e alla operabilita). Lresistenza di questo aspetto di irricostruibilita -nell'uomo, dun- ‘que, se da un lato rende impos- sibile una dimostrazione scienti ca di che cosa sia T'io, dall'altro non contrasta la tesi della sua li- ert: se vi & infatti un aspetto di me, tale per cui io non sia completamente ricostruibile a partire da altro fuori di me o riducibile ad altro prima di me, allora io, per quell'aspetto, sono una novitd assoluta, un principio | \ libero di azione; da me principia, cio’, per Ia prima volta t'azione, enon invece (come si sostiene nel determinismo) quelt'azione viene da un infinito casuale che mi pre- cede e passa attraverso di me per andare allnfinito che segura. ‘Mathieu & ben conscio che la ne- gazione della libert dell'uomo non viene solo da parte di una cattiva filosofia della scienza tesa a risolvere Vindividuo in una plu- ralita di elementi primi di cui ‘egli non sarebbe che ja combina- zione, come la punta di una pira- mide alla cui base non vi sareb- bero che milioni di anni di urti di molecole casualmente aggan- ciatesi ad un certo momento in sequenze di geni e di cromosomi, Vié anche un modo diverso, pitt ro2zo, di negare il libero arbitrio, ed @ quello della mistica rivolu- zionaria che colpevolizzando il potere di scelta dell'individuo, perché "astratto”, perché "bor. ghese”, favoleggia’ di una liberti assolufa, che sara la liberta del ‘Tutto futuro, Libero allora non sarebbe tanto il singolo (che in- fatti, comunque, deve assogget- tarsi alla nuova legge) bensi Ja volont generale, Ia Collettivita rivoluzionaria che sara unico vero individuo, il solo principio i azione attraverso cul e in cui potramno volere i singoli, Questa societt di perfetti sara Tunica a non essere alienata, restando tut- te Je altre forme di organizzazio- ne saciopolitica che non coin. cidono con essa, al di qua del “regno della liberta’ Anche in questo caso, risponde Mathieu, a parte la problemati- di combinare Ia tesi marxia- na del determinismo storico con a dottrina dell’alienazione (alie- na, infatti, per definizione chi ha del proprio, non chi nella sua totalita solo il risultato di_un proceso precedente), a parte que- sta problematicita, vale la pena i osservare che, sia nel easo del- Ia xiduzione scientista che in quello delf'irrilevanza, dal _pun- to di vista rivoluzionario, det sin- golo, una volta che si -escluda con Virriducbilitt dellio anche Ta sua liberta, si & esclusa eo ipso anche 1a sua particolare, di gnita, in una parola la sua "sa- ¢ralit’, Se T'uomo non & libero, vorra dire allora che egli @ pura fattualita, niente pitt di un dato, sia pure abbastanza terminale, di tun processo che & cominciato sen- za di lui e finira senza di lui. E se si é conseguenti nel sostenere che un topo (0 il tumore di un topo, ché anche questo & natura) natura alla stessa stregua in cut & natura Yuomo, che cosa ci i pedirebbe (se non "vani discorsi edificanti”) dal sostenere che "re- cidere i fiori" non & molto diver- 50 dal “recidere teste di bambi- ni’? Non sara certo una differen- za di complessita a trattenerct dal distruggere un uomo (0 mi- Vioni di uomini), come di fatto & avvenuto: si pensi ai Lager na- zionalsocialisti nel passato 0 per andare al presente ai martirizza. i nei gulag-del pitt giusto di tutti i regimi, Una volta che si ammet- ta che I'uomo 8 una macchina, seppure dotata di meccanismi al- tamente complessi e con, minia- turizeazioni da capogiro, "coloro che non si sono salvati dalle ca- mere a gas non avranno ragione i dare si loro gemiti nessun si- gnificato diverso da quello che po- tevano avere i gemiti dei rettili che non si sono salvati dalle gla- ciazioni”; « Chi nega che V'uma- nit sia capace di assumere Ia responsabilita dei propri atti, inu- tilmente, poi, si nascondera dietro discorsi.edificanti: Ia non-diffe- renza ontologica dell'uomo lo porter necessariamente alla. as- soluta indifferenza morale ». Messe al bando le emozioni, dun- que, Mathieu costringe Tinterlo- cutore distratto ad ammettere che se non c’ liberta, non solo non c' moralita ¢ responsabili ta, ma neppure sacralita della vi- ta umana, con tutto quel che se- gue; non basta credere che una cosa non pud avvenire, perché se awvenisse sarebbe spaventoso, L’ orribile non costituisce una pro- Con cid siamo arrivati al secondo postulato del libro, L'uomo & Ii ‘pero o comungue non & dimostra- bile (in una sorta di probatio dia. bolica come tutte le dimostra- zioni di non esistenza) I'inesisten- za del suo libero arbitrio; il de- corso delle sue azioni non ® de- terminato come quello della male, Perché, allora, non accetta- ze immediatamente che noi o al- tri lo si possa punire? Qualcuno (Cutilitarista) potrebbe pensare che a punirlo delle sue trasgres- sioni ci pensi gia la natura (chi beve troppo con Ia cirrosi epati~ cca, per es.), 0 che la cattiva azio- ne sia gia, per una sorta di auto- matismo immediato, punizione a se stessa (lo stoico).Perché far corrispondere esplicitamente ed aggiuntivamente una sanzione ad tun alto? Perché la giustizia ogget- tiva, eecd Ja risposta di Mathieu, vuole che a chi esercita 1a pro- pria libert& Jedendo quella degli altri, sia giusto pareggiare il van- taggio acquisito con uno svantag- gio corrispimdente.’ Ma questo si- gnifica riconoscere (e qui, appun- to, sta altro postulato del libro) che allorigine di ogni rapporto tra uomini vi & una simmetria particolare: «Io ho diritto di comportarmi verso di te come tu hai diritto di comportarti verso di me», Mathieu questa la chie- ma simmetria del diritto, una sor- ta di superlegge, la legge della giustizia, che & la forma generale che rende possibile ogni tipo di rapporto umano, Ma, si diceva, questa simmetria @ solo postu lata, non dimostrabile, né dimo- strata nel senso in cui si inten- deva la dimostrazione pitt sopra; © questo in quanto, per es., il ri- voluzionario, che si sente inve- stito da una’sorta di Spirito San- to, Ia nega. Chi marcia nella di. rezione del futuro, si sente auto- rizzato a violare la legge della simmetria: quello che lui pud fa- re agli altri (e in certi casi "de- ve"), gli altri non possono farlo a lui, e Titiene profondamente jgiusta” qualunque repressione della sua azione quand’anche que- sta consista nell'uccidere. Stato & giustizia Due cose, a questo punto, risul- tano importanti per Vanalisi con- cettuale, Primo, che questo rico- noscimento deli'equipollenza dei diritti altrui rispetto ai miei non pud essere fatto se non ci si a- strae dalla situazione in cui si ® implicati e ci si mette al po- sto degli altri, ¢, pertanto, nel momento stesso in cui si riesce a prescindere da se stessi e si git: ica di quello che & giusto ogget- jvamente, indipendentemente da quello che ci favorirebbe, in quel- lo stesso momento ci si scopre come un io indipendente, si dt venta individui (se non fossi un io quella astrazione dal mio pun- to di vista per assumere il punto di vista oggeltivo, non potrei mai compierla, ma rimarrei un pezzo della natura che non si stacca da essa perché non ha coscienza di essere altro da quella). La possi- Dilita di quella astrazione che sta alla base della giustizia, Ia possi- Dilit& di pensare una massima che valga per tutti, dice ottimamente Mathieu, coincide con Ia poss Ddilith stessa di essere individui; ecco perché dal riconoscimento della giustizia ne va "dell'essere © del non essere delindividuo", Secondo, che il rivoluzionario pud optare per lasimmetria tra sé e ali altri, ma di per sé 1a simme- tria non & un oggetto di opzione, anzi si deve ammetterla come ne- cessaria, quando si vuole che gli uomini ‘entrino in rapporto in 698 / SC modo che Je loro liberta siano conciliabili. Se si vuole che sia possibile un sistema di liberta, owverosia un sistema in cui entra- no in rapporto da una parte © dall'altra esseri liberi (ché se en- trassero in rapporto un essere libero e uno non libero, un uomo e un animale per es., quella sim- ‘metria non sarebbe evidentemen- te necessaria), se si vuole questo, allora la reciprocita & indispen- sabile; in caso contratio il si stema si sfascia, Una volta ammessa la simmetria del diritto come forma che rende possibile in generale un rappor- to tra libere volonta, diventa allo- ra chiara la necessita della pena (e non solo della semplice san- zione). Mera sanzione vi pub esse- re soltanto nella legislazione ci- vile dove ad un danno si pud far corrispondere un equivalente in- dennizzo pecuniario, ma non in quella penale dove la sanzione ha di mira il ristabilimento del si- stema di equilibrio rotto dall' tervento di qualcosa div pitt di ‘un semplice danno. Per far capi- re questo, Mathieu assimila mol- to abilmente da una parte il di- ritto civile alle regole tecniche di un gioco (di un gioco di carte per es,), dove a un errore non voluto, @ un errore colposo che avvantaggi un giocatore (una car- ta che cade informando il part- ner) si pud far corrispondere una penalizzazione corrispondente, ¢ dall'altra il diritto penale alle norme "che difendono 1a possi lita che esistano regole del gio- B possibile infatti che chi fa ca- dere la carta, Io facia con inten- zione; il suo’atto allora non pud pitt cadere sotto le regole tecni- ‘che del gioco e la simmetria che dove essere ristabilita deve tener conto, insieme al danno, anche dell'intenzione: «Chi ha inten- zione di frodare non infrange iuna regola del gioco: si pone assolu- tamente fuori della possibilita del gioco... toa viola soltanto una norma del gioco (sebbene natu. ralmente faccia anche questo) ‘ma intacca Ia sua stessa esisten- za, Tanto che se intenzioni siffat- te si generalizzassero, diverrebbe impensabile continuare a gioca- re», Da qui la necessita, poiché il suo atteggiamento soggettivo & incompatibile con la possibili 18 di entrare in rapporto da parte dj uomini, di infliggere al baro ‘una sanaione qualitativamente di- versa, che lo escluda dalla stessa possibilita di giocare; questa san- zione nell’ambito pitt generale dei rapporti umani é Ja pena e la pena reintroduce la simmetria in un mondo ‘in cui un'intenzione dolosa ha violato Vequilibrio. Per non fare della simmetria del diritto una legge del taglione, & decisivo notare che la legislazi ne penale si interessa ancor pi che di fatti di intenzioni sogget! ve (non basta che x abbia ucciso Ia moglie di y per. decidere che si dovra, con un'azione uguale © contraria, uccidere la moglie di x; bisogna vedere con qua. le intenzione ha fatto), E questo comporta uno sforzo costante di classificare e ru- bricare in schemi quello che per sua natura ¢ oltre ogni formaliz- zazione, ovverosia Vesprit, vin. tenzione appunto, che ha presie- duto all’azione e'che non & mai tutta disponibile alle nostre ve- rifiche: «Non si devono ‘fare processi alle intenzioni’; eppure che cos‘altro si pud processare, in sede penale, se non Je inten” zioni? Le intenzioni, senza dub- bio, debbono risultare attraverso gli atti: gli atti compiuti, anzi- tutto, consegnati poi negli atti del processo. Ma in questo pas- saggio dalle intenzioni agli atti —fisici, e poi processuali — ce una tale distapza da fravalicare (distanza qualitativa, metafisica, di ‘modo d’essere’ ¢, a volte, an- che di lugg6, d’ambiente e di tem- po) ché inevitabilmente qualco- sa‘— 0 perché non dire: quasi tutto? — va perduto. Eppure la necessita di cercare Ia simmetria della giustizia € tale che non si riesce a-fare a meno di formaliz- zare i rapporti umani sotto re- gole, ¢ di regolarli a partire dal- Ie intenzioni, appunto perché sia- no apporti umani, ¢ cio’ liberi». Il diritto penale, allora, risulta emergere da questo quadro in tun equilibrio eccezionale (e tal- volta precario), pressato da un lato come dali‘altro dalla con- fluenza di tencenze contrapposte: Ia tendenza a formalizare, ad astrarre il rapporto prescindendo dalla situazione contingente, dai fatto che questa cosa capiti a me ora (tendenza, questa, tipica di ‘ogni legge) e Ia tendenza, asso- lutamente opposta alla prima, a tener conto del retroterra sto- rico (di storia personale) da cui tun’azione & sorta, ¢ questo per valutare appieno Vintenzione. Stabilito che la giustizia penale vigila sulla simmetria dei rap- porti tra volonta libere (senza di sinteressarsi delle intenzioni), sulta anche chiara la natura del- Ia relazione tra legge penale ¢ Stato, Poiché la legge penale, at- traverso la sanzione, pone in es- sere Ia possibilita di un qualsivo- glia rapporto tra uomini (dalle SsocietA di bridge allo Stato) e non tanto il fatto di questa o di quel- Ja associazione, ne discende, da una parte, che il compito della giustizia non pud essere quello della difesa del fatto dello Stato (cosa questa che pud benissimo essere svolta da una polizia), ©, dall’altro, che il compito_dello Stato sara quello di dare efficacia alla legislazione penale, Con le parole di Mathieu: « I nale tutela la possibilit fatto) di qualsiasi associazione, e quindi anche dello Stato. Inver- samente, lo Stato da esistenza dt fatto, clot efficacia (non possibi- Tita) al dititto penale». Non si tratta cio’, come qualcuno po- trebbe credere, di pensare la leg- ge penale in funzione o al servizio dello Stato, ma al contrario; ¢ questo in quanto Ia condizione dello Stato & la legge penale e non viceversa. Se lo Stato fon- dasse la legge penale, avrebbe senso pensarla in funzione di chi che 'ha posta in essere. Ma non ® cosi; anai se cosh fosse avreb- ero ragione coloro (in genere £ ivoluzionari) che intendono il diritto come servo dello Stato, solitamente "borghese”, e voglio- no abbatterlo. la pena afflittiva Non Ia legge al servizio dello Sta- to, dungue, ma lo Stato al servi- zio della giustizia, e questo, os- serva ironicamente Mathieu, @ Yunico mezzo per trovargli una giustificazione (« Cid spiega come mai esista e si conservi una asso- ciazione cost poco rispondente alla 'selezione naturale del pit adatto'»). Da questo discende, infine, il dovere, e non semplice- mente il diritto, dello Stato di essere strumento della giustizia penale, di irrogare le pene. Il di- itto, ogni diritto, pud essere so- peso, liberamente non fruito, ma il dovere di rendere possibile il rapporto, il dovere di rendere ef ficace Ia legge penale, di impedire il crimine, non @ una cosa dalla quale mai e in nessun luogo ci si possa esimere. Cisi potra chiedere a questo pun- to, ed & Mathieu che se lo chie- de, una volta ammessa la neces- sith della legislazione penale con Ie sue sanzioni per rendere pos- sibile il ristabilimento della metria, ci si potra chiedere per- ché la pena dedba essere afflitti- ya, e non ad. esempio pecuniaria 6 patrimoniale, La risposta ¢ sem- plice: ammessa Ia liberta dei sin- goli, cid che reintegra il sistema © una coartazione volontaria (co- me tale necessariamente peno- sa) inflitta ad una volonta che ha optato. per la prevaricazione. «Soffrire, nel caso della pena, significa che la volonti colpevo- Ie di un'intenzione incompatibile con il sistema della liberta... deve essere repressa da una sua nega- zione: da una negazione simme- trica alla sua affermazione per- versa, La pena, in altri termini, si rivolge alla volonta (¢ solo di riflesso alla sensibilita); e la sof ferenza in cui consiste & una negazione della liberta di vo- lere », Si noti che dalla chiarezza su que- sto punto discende la possibilita stessa che la pena possa essere efficace anche su altri piani. Solo se si dice al reo, che lo si vuole far soffrire perché & giusto che paghi, © non, poniamo, che la sofferenza gli & inflitta a titolo di cura, oppure di addestramen- to, oppure perché vi b una tem- poranea insufficienza di altre tec- niche miglioratrici, solo a questo prezzo & possibile (non automati- col) che il reo migliori e si rigene- Hi. en realta educare per mez zo della pena significa tutt'altra cosa. Anzitutto occorre che Ia pe- na Sia giusta, e giustificata, © quindi commisurata al fatto com- piuto e all'intenzione: poi, appun- to per questo sari educativa. An- dra percid accuratamente distini- ta da quei mezzi di cura, eventual- mente anche penosi, che per ak tri scopi fossero necessari ». Ma questo significa considerare Ja pena come fine e non come miez- 20 ad altro (si tratti pure del rav- vedimento ‘soggettivo del reo). Il fine, che si esprime nel com minare la pena, & far giusticia, e solo avendo in mente questo prima di tutto si potr’ ottenere, forse, il pentimento del reo, Una cosa in ogni caso & certa: che quel ravvedimento non lo si ot tiene quando, puntando all‘inter- pretazione della pena come edu- ‘cazione o come terapia o come fesa della socicta, si cade in quei paradossi che Mathieu tende abil- mente all’aversario, dove il car- cere viene travestito da "Iuogo di educazione coatta post-clemen- tare per adulti”, le percosse che si riscuotono dai vicini di cella sono l'equivalente di un eletfro- choc, la detenzione una sorta di misura sociale che permette ai teri di concludere i loro trafficl senza rischi, ec. ecc. la condanna a morte Bisogna pertainto distinguere be- ne: nel:sistema della giustizia, In pena & prima di tutto punizio- tne, e solo secondariamente riedu- cazione del reo o intimidazione di oventuali imitatori o difesa sociale, La.verita di tutto cid po- tr apparize manifesta, dice Ma- thieu, a chi abbia pratica di edu- cazione famigliare: perché Ia cor- rezione dei figli risulti efficace, bisogna prima di tutto che il bambino la senta come voluta da qualcuno (e non effetio del caso) e voluta perché giusta. Ogni di- versa giustificazione apparira me- ra ipocrisia e per cid stesso sor- tira effetti del tutto contrari a quelli desiderati. 8c / 687, cS Tralasciondo alte sot questio- al tre cut wfoteessane Tot | Sno del perdono ella vendet ta G) venlamo, inige, tn questa thal el libro a suo timo punto, quello per quale (mu Ron € i sol) [pu eatre deta seandalos: la glustessione del in pena ai move, Mathieu parte dalla vonsideraione secondo ct fia aetto © castigo mon vt bud | Sete eonlspondenaa "pret | Fr"septtando "ue cela pro Pordons sipeto alla colpa com Preset pena nom pub al fo || tehmonte paregeata per far ue | Bo" Stognerebbe conoseere dal af dentro Tinta, Sora del 2, fa Sen Infensione posta cee) © Ea Spnat pertanto, pu vaiare (@ectdedtatsn hegelina) ae Con del costume’e anche de- Bf suoptaccooon che ol pre fe raggungere lnogano. 1 fone, tra qual primegpi a ne Tcsetone del ree, Ors, emmesso he on inai foto ueldere (ov. ero che won sha int dirt | BiMcldere, come, det veto, dice Mathieu, non st ha mai i dine tovdinfggere una qualsiast sof FReenaa a chicchessia, per un tro di prigioe), bane aperta | Intquestine se etistano deli in ; relazione ai quali sussista un ta- |, Teidovere pomis da sceliore, tra al susie dsponisone Ta pana th move, La eposta Maldon & pootive, © questo, 3 Brat ‘bene "propio quando pons aleetto concomitante Tuo gu cl fll sembrane acon \ th In reducazione. «Ci at pub doimandare alor, se Te contro. {nutccint lla pena dk morte non ‘iano cost grat dn scone al seers a porto ales, Mara questo punto, la spose @ Mathiew vede nel _perdono non il contrario della vendetta, ma una forma di vendetta, seppure di ven- detta che viene accettata dall‘offen- sore, Chi perdona stimola altro al pentimento, alla trasformazione, cid implica ‘una certa sofferenza; i Toffesa che ® stata fatta, pertanto non viene afatto trascurata dal per- Gono, che in questo senso rivendica e non lascia andare come sembre- tebe, Rimane problematico, perd, Se questo sia Yunico senso possibi- ( Te del perdono. Tl discorso ‘di Ma- i thiew presuppone una sorta di in- 4 contro simmetzico tra perdono' da tuna parte ¢ pentimento dall’altra ‘Ma questo 8 un rapporto tra misu- re uguali dove non sembra trovar posto tin'altra accezione di perdono, Guella contenuta nella dismisura della arith che perdona eccedendo Ia misura.del_pentimento, 638, SC. & no: se Ja scelta della pena & in qualche modo arbitraria, ¢ quindi va vista in funzione degli effetti concomitanti e soprattutto del pitt importante di essi, che & Ia rieducazione soggettiva del reo, si deve concludere che, apzi, in certi casi, la pena di morte & la pili indicata; e forse paradossal- mente la sola». Perché? Per la fondamentale ra- gione che la pena di morte (e non tanto Vergastolo che" una sen- tenza di morte ritardata, per cui nomina carnefice la natura”) @ Yunica a poter trasformare an- che soggettivamente il reo, © co- stituire per lui, di fronte alla vi- sione del proprio annientamen- to, sia pure per brevissimo tem- po (ma in quel tempo con una forza che trascende il tempo) un cominciamento assoluto. Moria. mo soli, certo; ma proprio per questo nella morte torniamo tut- ti, anche il criminale pitt incalli- to, ad essere un io, poiché noi soli stiamo morendo, e il nostro passo non & compibile da altri. Morire non 2 soltanto passare dalla parte dell'inerte, pud esse- re qualcosa di pitt, La mia morte, cio’, mi pone davanti a me stes- 0 come # qualcosa di pitt di un semplice tessuto che si consuma nel tempo di una vita, mi pone come T'unico che in un modo as- solutamente irripetibile finisce, fe insegna a me stesso, su di me, pitt di qualunque discorso: « La morte, insomma, non é solo la fine della coscienza — di quell’ ‘epifenomeno’ che, secondo al- cuni, non sarebbe necessario spie- gare — ma ¢ il principio della co- seienza, Un principio ancora in- tellettualistico finché si rimane net discorsi dei filosofi (quale quello che sto facendo), ma che diviene una realta esistenziale quando la possibilita della, mor- te ci si presenta davanti.. Cos} il condannato a morte anche sen- za l'aiuto del filosofo 0 del pre- te, & condotto, dall'incombere del nulla’ str quello. & vedere Ie co- se sotto una nuova luce; a diven- tare un individuo, un esistente irriduelbile ¢ irricostruibile, un principio libero di iniziativa © uindi un soggetto di responsa- bilita morale », A queste considerazioni si potra opporre, ed @ ancora Mathieu che si dirige questa obiezione, che in realta quand’anche si am- mettesse che il reo di fronte alla morte si pentito ed & diventato un io, quand’anche si ammettesse questo, si ha un bel dire che con Ia pena Jo si @ reintegrato nella simmetria del diritto; lo si & riammesso esattamente nel mo- mento in cui lo si & distrutto, "strano modo di educare”. Ma anche qui Mathieu @ in grado di rispondere con un ragionamen- to del pit puro platonismo (e che forse proprio per questo ha I’ unico difetto tipico della ragione, quello di credere di aver qualita per convincere l'irragionevolez- za), Intanto, dice Mathieu, chi fa quella obiezione la fa solo se pensa che il condannato debba es- sere utilizeato, la sua preoccupa- zione & di utilizzare non di edu- care, mentre Teducazione non dovrebbe avere altro fine che il soggetto da educare, indipenden- temente da una sua futura uti. lizzabilita per altri scopi, In real- ta, poi, il reo che & stato di fal to espulso attraverso la pena di morte dal contesto dell'esistenza empirica non @, percid stesso, as- solutamente fuori; sotto un certo aspetto @ ancora dentro il siste- ma, dentro un sistema di rappor- ti simmetrici in cui cid che con- ta non sono tanto i dati empirici, che scorrono incessantemente, ma i valori degli atti platonisme di Mathieu Per capire questo bisogna tener presente il ragionamento tipico del platonismo a cui in questo caso sembra awvicinarsi Mathieu: l valore di-un atto, una volta compiuto, non & suscettibile di modificazione in conseguenza di altri fatti empirici, Se x ha sal- vato y questo vale eternamente fe qualunque cosa accada, qua- Iungue nuovo stato di cose si de- termini nell'universo (fosse pure ja morte dell’autore dell'atto), ‘quel valore non cesser mai die istere. C'% quindi un senso se- condo cui qualcosa rimane indi- pendentemente dal suo rappor- to con qualsiasi altra cosa, fosse pure questa il campo della no- Stra visuale terrena, Il condanna- to a morte, allora, subita la pe- na, @ ancora dentro al sistema della giustizia e questo grazie a quell’atto di ravvedimento che tuna volta compiuto vale per sem- pre (delleternita del valore), © che se non fosse stato compiuto avrebbe lasciato squilibrata la simmetria, perché, @ da dire, an- che il deliito una volta compiuto rimane, nella sua negativita, per sempre. Tl condannato, dopo la pena, per quanto possa apparire paradossale a chi voglia far in- tervenire necessariamente solo messaggi religiosi, vive ancora, e vive per sempre e il fatto che abbia subito Ja pena rende sop- portabile, nella simmetria, quel- Ia che altrimenti sarebbe intol- lerabile, Teternita del_delitto. Con le parole di Mathieu: « Non 2 indispensabile.... ammettere una qualche forma’ di immortalita personale, ma occorre collocare Ja vicenda temporale in un oriz- zonte che trascende il tempo. E infatti la morte non pretende di cancellare il reo in senso assolu- to: cid che é stato, & esistito per sempre; quel delitto e il suo au- tore appartengono definitivamen- te all’esistenza, e la pena di mor- fe & solo un modo per rendere quell'appartenenza ‘moralmente ‘accettabile, Se il delitto non do- vesse appartenere all’esistenza per senipre — quindi in una sorta i eternita — non ci sarebbe bi sogno di reinserire il reo nel si- stema della libertis si potrebbe dire: "Chi ha dato ha dato, chi ha avuto ha avuto; sul passato non si ritorna neppure ammaz- zando una persona”, In una con- siderazione puramente tempora- Te degli eventi, dungue, Ia pena di morte non ha senso. Ma non hha senso neppure un’altra pena, La pena ha senso se tutto cid che ® stato, e cid che ancora si ha 4 compito di far essere, va pen- sato in blocco, come ‘qualcosa che non cade via via nel nulla as- soluto, a mano mano che passa i tempo. Come diceva benissimo Leibniz, non esiste pena senza la memoria». a LEGGE CONTRO WIOLENZA La violenza non & un fenomeno ‘nuovo, Da Kali, ebbra di sangue, che balla all'infinito sul cuore di Shiva (con alla cintura le teste moze delle sue vittime), ai con- dannati a morte consegnati vivi nelle mani degli anatomisti per il progresso della scienza, al ter- rorismo che si drappeggia a nfronte i Uberazione”, la sto- ria umana @ un susseguirsi, sen- za soluzione di continuita, di os- sa spezzate, di mulilazioni gra- duali, di fucilazioni, torture, la- rocia amplificata dallidiozia. Pur- tuttavia, osserva Sergio Cotta in questo ‘penetrante libretto (1), ‘corre oggi, intorno a questo maic enormemente accresciuto rispetto all'antico in estensione, intensita e concetto (tutto & pensato come violenza, anche le istituzioni), corre ogei, epli dice, un tono de- cisamente diverso: Vesaltazione, iL plauso, la delizia per Yavvenuta "giustizia”, quasi che Io spaccare Ia facia ai nemici ideologici pos- sa non solo riscattarsi da sé, ma addirittura, sparite nell'oblio le vittime, possa essere un modo di generare un mondo totalmente senza lacrime, un mondo in cui non ci sar pitt violenza, Beco allora la favola; una violenza epocale, assoluta, tradurra in yealt&, una volta’ per tutte, un mondo affrancato dalla penu- ria, dalla finitezza, dall'egoismo. Come la tecnologia risolvers i guasti della tecnologia, cosi la violenza risolver’ i problemi pe- sti dalla violenza. Contro questo ¢ analoghi miti, e soprattutto contro il mito della violenza rivoluzionaria, ostetrica detia nuova societa (per dirla con Marx), ‘Sergio Cotta intesse un feticolo ai concettt ed unanalist che sara molto utile segulre, men- fre affimea ad_sleuni dati moti Sui corst e ticorststorieh della Miolenza, anche un tentativo. di Spiegazione del perché (i senso profondo) delfatio che versa il Eangue. Cotta parte anzitutto da una fe Somenologia che oppone diame. \ tralmente e recisamente 1a. vio lenza alla forza, Le due antagoni- Ste, secondo Tautore, non st a Stinguono per tno stigma estrin- Seco! non’ certo per il-crterio Gell fisicté delarione (entra. be si rivelano come "un interven: to fisico iotenzionale sul fisico fi altri uomint"); né per il erite Ho della qualificarione dell agen- ge Gl boia non agisce secondo for. Za tispetto.allaseassino, peril Solo fatto i essere un furiona- Ho autorizato alfazione violen- {a}; n6, fine, per il riferimento ai valori (quas! che “un atto. fe sico. [fosse] violento non gi perché fisico, ma quando & com- lato per aviditt, egolsmo, sete Gi dominio, ira ece. ossia per tn Imotive.indegno, ‘privo di valo- re’). La fragilith dt quest'altima Gistinzione, osservascutamente Tautore, sia nellimpossibilita di far acccttare universalmente non i solo una gerarchia tra valore © "disvalore®, ma tra i valort stes- Sir solo infatti in mipotest ai concordanza vallutativa, un atto Compiuto in nome di-un valore (Peres. Puguaglianza) e che come {ale potrebbe essere. rubricato come atto di forza, potrd apparire Siolento se entra in confitto con Un'azione che sivendiehi dl par lare @ nome dt un principio 1 conoscluto come pit alto (per es. fa Ibert), Ma tale concordanza Yalutativa, come ben sist, ® lor tana dal ‘reallzarsl : assenza di misura Si impone, pertanto, la necessit® di ricercare, all'interno di quello che Cotta definisce il genus della () Smaw Cor, Perché ta violen- za? Una interpretazione filosofiea, Japadre Eaitore, L'Aquila 1978, pp. 186, L. 3.500, 80 / 689. forza e della violenza come "atti vitt.contro", come pression ¢ ‘ pulsione, la differentia specifica della seconda rispetto alla prima; i} una differentia che riguarda Ia I Jogica interna dell'atto, Ia sua ks struttura, indipendentemente dai t fini a cui 'azione @ rivolta, Cotta. t pensa di rinvenirla in alcune ca- ratteristiche gia intuite dal senso comune, e che egli tende a for. malizzare per farne meglio risal- tare, alla fine, il nucleo intimo: a) Timmediatezza (lo ."scoppio dj violenza"); b) Ja discontinui- \ 1A (il cadere € nascere, subito do- po, sotto forma diversa); c) la sproporzione allo scopo (la vio- enza cieca); d) 1a non-durevolez- za (assenza’ di durata consisten- te); €) Vimprevedibilita. Tl fondamento unitario che col- Jega Yinsieme di queste note ri- sulta allora abbastanza facilmen- te individuabile: « Nell'orizzonte i della passionalita acquista un net- to risalto il carattere strutturale unitario ¢ fondamentale della vio- enza, gia denunciato dai suoi va- : i aspetti fenomenologici cileva- l ti: Tassenza di misura 0 srego- latezza. Qual @, infatti, 'elemento comune a immediatezza, discon- I tinuita, non durevolezza e im: prevedibilita se non appunto Y’ assenza di misura? E d’altra par- te la passione vissuta in se stessa, nella propria autarchia, non ac- cetta alcuna misura esterna a sé e percid & abbandonata alla pro- ria istintivit’ » la il diritto i come limite | attive Se questa & Ja violenza, la forza sara allora, in qualche modo, mi- ura, regolarits, azione criteria. ta secondo tempi ¢ ritmi che Ia guidano, senza che perd, con que- Sto, si debba escludere che tra | { due poli contrapposti non vi pos- sa essere una certa osmosi; una sotterranea convergenza, Cotta, a ‘ questo proposito, in una serie di indagini fenomenologiche che non possiamo seguire analiticamente mostra quanto sia possibile un Joro confluire, soprattutto una @ M1 testo a questo punto perd fa alcune distinzioni che ci sembrano tun po! faticose, 640./.8C volta che si concentri lattenzione sulla presenza di note individwa- ‘rici dell'atto misurato nella vio- enza (2), che ben Iungi dal timi- tare la portata di quest'ultima spesso Ja rendono sistematica € con cid ancor meno sopportabi- Je, La calcolatezza e la determi- nazione allo scopo, per esempio, che sono caratteristiche della mi- sura una volta che vengano mes- se al sorvizio della violenza han- no come esito Ia tecnicizzazione del lager oppure il corsetto di ferro delle dittature dove ogni ostacolo proveniente dai ricordi, dai desideri, dai progetti perso- nali, @ rigorosamente espunto. Arrivati a questo punto importa notare come sul discrimen ap- pena raggiunto (violenza tenden- Zialmente orientata alla sregola- tezza, e forza tendenzialmente orientata alla misura), importa notare come su questa distinzio- ne si collochi il diritto. L'azione giuridica, ci dice il filosofo ro- mano, 2 per eccellenza_ modus, limite attivo, un'azione clot che ha in comune con la forza la ca- ratteristica di essere una potenza misurata, ma che a differenza della forza (e in opposizione dia- metrale alla violenza) rende pos- sibile la dialogicit’, 1a coesisten- za, Yentrare in rapporto delle vo- Ionta libere. I] diritto non & né forza mascherata (secondo la te si sofistica che parla di "giusti- Zia della forza” piuttosto che non "forza della giustizia”), né &, se- condo la tesi antiistituzionale, violenza calata nel concreto (Ia propriets, dice benissimo Cotta, cost spesso indicata come vio- enza & un impulso primario che pud essere regolato dal solo ritto e non certo peggiorato da quello: al proprietario, per es. non @ lecito uccidere chi abusi- vamente gli penetra in casa); né, infine, il diritto & semplicemente riducibile alla sanzione; la legge, {infatti, ben lungi dall'esaurirsi in regola della forza, in strumento punitivo-costrittivo, traduce “nel concreto della vita V'esigenza u- mana di ordine e di garantita li- berth di azione; ¢ di fatto, in via principale, regola ¢ organiza la coesistenza, e proprio struttu- rando atti e rapporti umani nei modi della misura” e solo in un secondo momento e in via su. alterna si presenta anche come pena. L’accento sulla forma, sul sen- so del limite, tipici del diritto, Fano individuare all'autore il di- spluvio a partire dal quale Ia yio- lenza, come il contraltare del di- ritto, & sorta. Emozionale psico- logicamente, ma dotata di senso nel suo profondo, la rivolta anti- formalistica delf'inizio del '900 (sintomatiche Ie citazioni di Georg Simmel a questo proposi- to: «La vita possiede il suo si- gaificato al di IA del bello © del brutto nel suo prorompere fuori senza determinazione di una mé- tae solo sotto l'impulso della for- za, Mentre il pragmatismo origi- nario dissolveva in vita la con- figurazione del mondo dal lato del soggetto, cid & ora avvenuto anche dal lato dell’oggetto. Della forma come principio cosmico e- steriore alla vita, come determi nazione dell’essere avente un pro- prio significato e un proprio po- tere, non @ rimasto pitt nulla»), quella rivolta, dice Cotta, ci vuo- Ie preparare una sorta di morte pompeiana, dove ognuno risulta separato dagli altri, isolato in un gesto che non ha pitt possibilita di comunicazione (la separazione, i discioglimento dele relazioni ‘come il risultato dell'assenza del diritto si sente che 6 uno del temi di fondo dell’autore). sogne metafisice E infatti il vero ostacolo, il be saglio essenziale di quella rivol- taé la legge, per quell’aspetto che essa rappresenta meglio di ogni altra costruzione umana, ovvero i Timite costituito dal "Tu de- vi che costringe Yuomo sia ad uscize dall’ambito ristretto del proprio fo e a mettersi dal punto i vista delValtro in generale, sia ad ammettere che egli non gode di una’ liberta assoluta, della li- bertd di Dio. Con le parole di Cotta: « Al fon- do di questa ribellione al diritto sta, Jo si sappia o no, una preci- sa 'posizione metafisica: la con. cezione dell’'uomo come Dio, come illimitata potenza, I'uomo’ "sole a se stesso” per usare Ie parole di Marx, Come ha scritto Nietz- sche, 'uomo non sopporta di non essere Dio, percid gli ¢ necessario negare il diritto: perché la sem- plice presenza di questo attesta ch’egli, !'uomo, non * Dio, non para bont& né onnipotenza. Ma basta negare il diritto per diven- tare Dio? In zealt&, la traduzio- ne in pratica di questo sogno me- tafisico comporta Ja dissoluzio- ne del senso autentico del dirit to quale modo interpersonale di vivere il Mitseir 4 cui elemento base é il rispetto dell'individualita di ciascuno nel riconoscimento della necesita (© valore) del rapport interperso- nale ». il regno della soggettivita Cotta chiama questa posizione metafisica che egli combate, me- tafisica della soggettivits, del sé che vuole infinitamente se stesso, della potenza, o del poter fare, che diventano in se stessi un var lore, Cotta @ cosciente che Ia ri- volta antigiuridica ha delle mo- tivazioni che risalgono ad una crisi nello stesso diritto; al culto della certerza che si era espres. so in molteplici forme nell’300 (dalla biologia alla sociologia, dal- Yastronomia alla fisica ece,) non si sarebbe sostituita Yondata vi talistica, spontaneistica, sessua- Te (della sessualita come danza e furore) del nostro secolo, se qualche ‘cosa nella stessa idea di legge non fosse mutata, Non basta individuare 12 fenomenolo- gia che sostituisce alla forma il randello alzato (Ia separazione ur- bana, W'isolamento e Ja paralisi dei rapporti personali in una cit- 1& in cui non c’ pit: lincontro casuale, non finalizzato, dell’ago- ra, Vartificislizzazione della vita, ece,), tutto questo non basta se non si individuano, come corag- giosamente fa Cotta, le cause che hanno dissolto il diritto dal- Yinterno, Esse sono due: primo, la sclero- tizzazione dell'idea di’ legge. La legge naturale, in cui si esprime- va il senso universale e metastori- co di cid che compete all'uomo in quanto uomo, trapassa, in virti dello storicismo ottocentesco, a "semplice forma normativa este- riore delle esigenze di vita e degli obbiettivi pratici delle entita po- litiche particolari” (@ questo il momento in cul il diritto diventa tuna funzione dello Stato, e non, come dev'essere, all’inverso). Se. condo, 1a volontarizeazione del diritto ormai ridotto a norma po- sitiva, Per quanto Cotta, da spe- cialista, cerchi in parte di scu- sarla, non pud fare a meno di chiarare in causa, a questo pun- to, Vopera di J.J. Rousseau: Ia legge, a partire dalla visiorie del ginevrino, diventa _espressione della volonta del legislatore, sea lata, evidentemente, tanto dall’ idea di una natura umana, quanto anche da quel residuo oggettivi- stico che permaneva nella con- cezione storicista (i costumi del popolo tradotti in ordinamenti giuridici). E con Ia riduzione del diritto a volonta particolare e contingente (non: Je cose stanno cosl, ma: si vuole che stiano cosi) si @ caduti di nuovo nel regno della soggettivita. TI risultato non cambia, osserva giustamente Cot- ta, nel pensare che questa sogget- tivith oggi non & pitt individu: le: « Si tratter& della soggettivi- ta collettiva dell'uomo in grande, del grande animate, come lo chia- mava Platone, lo Stato; oppure nella crisi di questo, sara la sog- gettivitd della classe, del grup- po al potere, delle fazioni ideo. logiche, accentuando cost il par- ticolarismo, e Ja conflittualita, della volonta del soggetto colletti- vo. In ogni caso si @ sempre nel- Vambito della soggettivita misu- ante, della quale il diritto @ di- ventato il prodotto ». Le ultime pagine del libro trac- iano, infine, una carta di que- sta metafisica della soggettivita che sta alla radice di ogni violen- za, scegliendo alcuni campi in cui si danno le conseguenze di quello che Cotta, con un’efficace espres- sione, chiama il "quantificatore Gi assolutizzazione” ad integra. zione del "quantificatore di uni versalizzazione” usato dai. logi- i (ecco un esempio: prendendo a funzione libert& al posto del “tutti devono godere di liberta” che & espressione del quantifica- tore di universalizzazione, abbia mo lin radice violentissimo: tutti devono godere di tutta la libert& pensabile). Si vedono subito le conseguenze di questo quantifi catore se si prende, per es, il caso dell'intimita e del pudore; Ia filosofia della nudita, del cor po, diventa una tipica manifesta. zione di volonta di potenza, di egoismo che si afferma a scapito dell'intimita altrui e vuole im- porre a tutti, pubblicamente, T'o- stentazione della propria vitalita, diritto & carita Solo una coscienza sensibile al- Ja misura (che non pud essere, sottintende Cotta, se non anche una coscienza educata dal dirit- to) e avvertita dei suoi inisolabi- Ti nessi (liberticrispetto, movi- mento-durata, storiaessere), so- Jo una coscienza siffatta, conch de il libro, potra evitare gli esiti nichilistici che si annidano in. ogni indebita assolutizzazione, © potra come tale aprirsi ad una vita di relazione. « Nella realta concreta ¢ permanente della vita, non si da il soggetto autdfondato e autoriflettentesi, sia esso I'lo o il Noi, entrambi’costruiti nella loro impermeabile aseita, median- te una,sorta di transfert iposta- tizzante in cui si dicotomizza cid che @ invece unito. Il dato onto- logico primario della vita (e non soio di quella umana) & invece Ia relazione“iocon-Valtro’. Si trat- ta di una relazione a pit livelli con la natura (inorgenica e orga. nica), con gli altri uomini, con quel supremo Alter (eppur Idem) che & Dio». Che poi il diritto non sia la carita anzi venga superato da questa, Yautore ne @ ben conscio, ma questo @ un altro discorso @ cui Io attendiamo. Emanuele Samek Lodovici Sele

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