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di Evamanu Susruta
a cura di Giuseppe Luigi Pagliaro
Sommario
IL VANGELO ESOTERICO DELLA BHAGAVAD GITA
Sommario
GLI EDITORI
PREFAZIONE DELL'AUTORE
EVAMANU SUSRUVA
AVVERTENZA
Lenigmatico sorriso
I
II
III
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9
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La ghirlanda di versi
I
II
III
IV
V
VI
VII
16
16
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Il crogiuolo doro
I
II
III
IV
V
VI
VII
VIII
IX
X
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LEdificio
I
II
III
IV
V
VII
VIII
IX
X
XI
XII
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La Soglia doro
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80
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La Corona
I
II
III
IV
V
VI
VII
94
94
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103
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La Triplice Visione
I
II
III
IV
V
VI
109
109
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117
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Il Vaso di alabastro
I
II
III
IV
V
VI
VII
121
121
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130
132
133
Le tre iniziazioni
I
II
III
IV
V
VI
VII
VIII
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136
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GLI EDITORI
PREFAZIONE DELL'AUTORE
Nella marea di commentari che negli ultimi tempi stanno venendo fuori sulla
Bhagavad Gita, comprensibile che si sia propensi ad accogliere un ennesimo libro con
qualche riserva mentale. La sola giustificazione per questa impresa il suo titolo, che
sostiene la tesi che la Gita custodisce nei suoi settecento versi, e talvolta anche fra le righe e
sotto le parole, la Dottrina Segreta che, nonostante il passare dei secoli, ancora valida per
lo studioso serio, se solo egli la ricerca con umilt e pazienza.
N questo tentativo pu essere considerato come uno sforzo pionieristico, poich
molti hanno gi intrapreso questa linea che tenta di penetrare in profondit il significato
esoterico di questo poema, primo fra loro il poetico ed illuminante commentario di Saint
Jnanadeva con il titolo Dhyaneswari, altrimenti conosciuto come Bhavartha Dipika (la
lampada del significato sottinteso). La via verso questa conoscenza segreta stata sempre
mostrata da coloro che conoscono la Verit, i quali hanno stimolato lo studioso ad
afferrare le idee e non a memorizzare i versi, a meditare sui pensieri e non a cavillare sulle
parole usate.
Ci sono due modi di preservare un segreto: o nasconderlo in una Capsula del Tempo
e seppellirlo profondamente in una cripta, o lanciarlo allaperto perch tutti lo vedano
come nella Lettera Rubata di E.A. Poe, che molti mancano di scorgere per vera e propria
noncuranza e disattenzione. Questultimo metodo fu adottato da H P Blavatsky nel secolo
scorso nella sua Dottrina Segreta, e nonostante il fatto che il libro sia a portata del pubblico,
incorporando nelle sue duemila pagine i misteri concernenti luomo, la divinit e
luniverso, esso, tuttavia, rimane ancora un segreto per molti. Solo pochi sembrano avere
approfittato del fatto che:
"L'abbozzo delle poche verit provenienti dalla Dottrina Segreta delle et arcaiche... pu
adesso vedere la luce dopo lunghi millenni del pi profondo silenzio e segretezza (Dott.Segr., I,
XXII - Ed.or.).
Il bisogno di sollevare il velo dei secoli oggi vitale e, secondo H.P.B.,
la filosofia esoterica sola considerata capace di resistere in quest'era di crasso ed illogico
materialismo ai ripetuti attacchi contro tutto ci che luomo ritiene sacro e inviolabile nella sua vita
spiritual e (D.S.I, XX)
E in verit una benedizione che ci sia anche ora un corpo di questa saggezza
esoterica, testimoniata e verificata, che ha influenzato, non per secoli, ma per millenni, la
mente dellumanit, e la Bhagavad Gita uno di questi tesori, descritto come lo studio degli
Adepti ed il libro-testo per il Kali Yuga. Difficilmente si pu trovare fra i libri antichi o
moderni di psicologia, qualcuno che possa rivaleggiare con la Gita nella sua profondit di
ispirazione come pure nelle sue verit dimostrare, che offrono un rimedio sicuro alluomo
moderno che soffre a causa del delirium tremens della coscienza.
AVVERTENZA
E pressoch indispensabile procedere nella lettura di questo testo tenendo a portata
di mano una buona traduzione della Bhagavad Gita (possibilmente senza commento) per
poterne consultare i capitoli e leggere i versi man mano che vengono commentati o citati.
(Per la traduzione italiana si consiglierebbe quella dal sanscrito di M.L.Kirby e C.
Jinarjadasa - Editrice Siro - Trieste).
Lenigmatico sorriso
I
Dice la Grande Legge:
Per diventare il CONOSCITORE DEL SE UNIVERSALE, devi prima essere il
conoscitore del S. Per giungere alla conoscenza di questo SE, devi abbandonare
il se al non-s, lessere al non-essere, e allora potrai riposare fra le ali del
GRANDE UCCELLO. Dolce invero riposare fra le ali di quello che non nato,
n muore, ma lA U M - attraverso le et.
Pochi libri hanno esercitato uninfluenza cosi profonda sulle menti degli uomini ed
anche sul corso della filosofia moderna, come la Bhagavad Gita. Forse nessun altro libro
stato tanto letto, discusso e frainteso, nonostante la chiarezza e la concisione dei versi. Una
perplessit dovuta, sembra, allapproccio puramente intellettuale dei commentatori e
allapplicazione dellapparato scientifico da parte dei critici a questo poema di rara
eccellenza che, com vivamente percepito, intende rivolgersi innanzitutto allo studioso
intuitivo, perch lo legga, lo digerisca e lo assimili. Il significato reale di questo grande
classico deve, quindi, continuare ad eludere la comprensione non solo del pubblico in
generale, ma anche quella degli studiosi attenti, che anche dopo numerose letture
dovrebbero sempre percepire che certe questioni dl base rimangono ancora senza risposta,
e cio, se la Gita unargomentazione in difesa di ahimsa, o unapologia della guerra, se
favorevole allazione o alla rinuncia, se sostiene lassolutismo filosofico o il teismo
antropomorfico, ecc., eec.
Questo carattere elusivo probabilmente il segreto di ogni grande opera darte, che
contiene entro se stessa un mistero non detto. E riconosciuta grande solo perch sappiamo
che il segreto l, non perch esso rivelato. E la Gita non fa mistero alcuno del suo
esoterismo, poich nel corpo del libro c la proclamazione di questo fatto attraverso molte
allusioni, come quella a guhyam, guhyataram, guhyatamam o anche a frasi come: paramam
vachah, idam vachah, rahasyam uttamam 1 , ecc. Nelle pagine seguenti verr fatto un tentativo
per sollevare il velo del mistero al quale questo libro si riferisce, e per spiegare il vangelo
esoterico ivi gelosamente custodito.
Nel secondo capitolo, proprio prima di cominciare il discorso filosofico, troviamo
una frase significativa: prahasann iva (una parvenza di sorriso) che casualmente rivela il
carattere esoterico della Gita, e nello stesso verso ricorrono le parole-chiave vishidantam
idam vachah (pronunciare la Parola). (canto II, v.10).
1 Questi termini sanscriti significano rispettivamente: Segreto, il pi segreto, Parola Suprema. Questa
Parola il Segreto Supremo
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III
Essendo la natura dell'Assoluto il filo principale della narrazione, il tema viene
affrontato da angolazioni differenti per dare risalto alla verit circa la conoscenza del
proprio S, come il puro S del tutto distinto da prakriti (materia), che rimane
inattaccato dai cambiamenti di questa Potrebbe sembrare che nel poema siano esaltati
sopra ogni altra cosa da un lato Jnana (la conoscenza), da un altro Karma (lazione), da un
altro ancona Sanyasa e Tyaga (la rinunzia) e altrove Bhakti (la devozione), il che d un
senso di indeterminatezza allinsegnamento, ma queste discipline devono essere giudicate
tutte come delle gocce messe a confronto dellAssoluto, allo scopo di determinare i valori
rispettivi delle varie dottrine, menzionate solo come mezzi..
Sebbene i mezzi siano molti, il fine uno. Il Sentiero uno per tutti, i mezzi per
raggiungere lo scopo devono variare secondo Il Pellegrino. Questo, a causa della natura
conflittuale delle idee e dei mezzi menzionati, che nello studio di questo poema si
dovrebbero rigorosamente applicare allordine dei settecento versi. Spesse volte, invece, i
versi sono stati estrapolati dal contesto dai commentatori e dai diversi sistemi filosofici,
ricavati da ciascuno secondo la tendenza o la scuola alla quale si appartiene. Trattato in
modi tanto diversi, il poema ha assunto la parvenza di sostegno alle pi disparate dottrine
in conflitto, siano esse puramente materialiste o teiste, sia come un invito alla guerra e
allazione marziale, sia come una sollecitazione ad una vita di ritiro ascetico e di
solitudine. Per ricavare una costante e consistente filosofia di vita dai versi di questo
poema, si richiede distacco ed una rara obiettivit, dove equivoci o ambiguit diventano
impossibili. Si deve tentare di penetrare nello spirito dellautore, invece di favorire la
propria dottrina prediletta estrapolando frasi disgiunte dal contesto generale.
Lintero poema va considerato come un affluire di miele, un torrente impetuoso che
non pu essere ridotto in piccole gocce separate. Ma esso stato manipolato dai
commentatori in diversi modelli, proprio come degli scolari possono ricavare da certe
lettere un dato numero di parole che hanno fra loro un significato completamente diverso,
come, ad esempio, nelle parole inglesi di sei lettere PETALS, PLEATS, PASTEL, PLATES,
PALEST, STAPLE, ecc. Da ogni singola parola, ognuno pu ricavare un certo numero di
lettere che, una volta ricomposte, danno delle parole con dei significati completa mente
diversi, proprio come un numero telefonico, composto con un ordine differente, pu
contattare individui diversi. Poich il poema stesso enuncia la legge delle affinit
reciproche nel C. XVII,3 (la fede di ognuno conforme alla di lui natura. Luomo
costituito dalla fede: qual la sua fede, tale invero egli ), ognuno trova in questo poema
Il proprio sistema di pensiero e, quindi, ne ricava lorientamento della propria religione e
della propria metafisica.
Questa una difficolt generale che si presenta al critici nel comprendere la vera
importanza dl questo grande poema, ed essenziale, quindi, che essi abbiano una mente
aperta, attiva e vigile, tale necessit diventa ancora pi importante quanto pi Il poeta si
distacca dai canoni attualmente accettati. In tali casi, il lettore pi attento non solo
dovrebbe essere desideroso di qualcosa di genuino e di nuovo, non suscettibile di
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La ghirlanda di versi
I
Aiuta la Natura, e lavora con lei, e la Natura ti considerer uno dei suoi creatori e
ti render obbedienza.
E aprir dinanzi a te le porte delle sue camere segrete e scoprir al tuo sguardo i
tesori nascosti nel pi fondo del suo puro, virgineo seno. Incontaminata dalla
mano della Materia, essa mostra i suoi tesori solo allocchio per il quale non ha
velo nessuno dei suoi misteri.
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3 E affascinante leggere le note di H.P. Blavatsky sul fallicismo pagano nei simboli cristiani, ed il
perfezionamento del fallicismo da parte dei Rabbini, la sua completa apoteosi, lessere divino trascinato
nellanimale, il sublime nella grossolanit del terrestre... troviamo alquanto stolto che scrittori cattolici
esprimano la loro collera e la loro indignazione con frasi come queste: "In una quantit di pagode la pietra
fallica, simile al betylos greco, rievoca brutalmente la forma indecente del Lingham..". Prima di lanciare
calunnie su di un simbolo il cui profondo significato metafisico troppo elevato per i campioni moderni
della religione del sensualismo par excellence, il Cattolicesimo Romano, per intenderci, essi hanno il preciso
dovere di distruggere le loro Chiese pi antiche, e cambiare la forma delle cupole dei loro templi... Tutti
questi campanili, torrette, cupole e templi cristiani, sono infatti la riproduzione dellidea primiva del lithos, il
fallo eretto. (Iside Svelata, II, p. 15 ed. Armenia).
Perfino le moderne strutture per i reattori atomici, con i tunnel sotterranei che spuntano dal mare,
somigliano moltissimo, secondo un architetto ingegnere, al lingham specia1mente se viste dallalto. In realt,
essi sono i nuovi Templi di una volta.
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4 Questi Canti sono rispettivamente intitolati: Lo Yoga del Supremo ed indistruttibile Brahmam;
La Yoga della Sovrana Sapienza e del Sovrano Potere; Lo Yoga della Manifestazione. - N.d.T.
5 La Monade o Atma-Buddhi. - N.d.T.
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8 Il Sankhya la sapienza circa il Supremo S, lo Yoga il mezzo o il metodo attraverso il quale tale
sapienza pu essere conseguita. - N.d.T.
9 V.4: I fanciulli, non i saggi, dicono che il Sankhya e lo Yoga sono differenti. Colui che luno o laltro
soltanto segue correttamente ottiene il frutto di entrambi V.5:Lo stato che dai seguaci del Sankhya
raggiunto, da quelli dello Yoga conseguito del pari Quegli che vede che il Sankhya e lo Yoga sono uno,
vede (veramente). - N.d.T.
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10 Arjuna disse: "Ma da che cosa e luomo sospinto come per forza e, anche contro i1 voler suo,
costretto a commettere peccato?.- N.d.T.
11 Luomo il cui intelletto non da niuna parte vincolato, i cui desideri si sono dipartiti e che ha
padronanza di s, consegue, per mezzo della rinunzia, la perfezione suprema che la liberazione
dallattivit. - N.d.T.
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Il crogiuolo doro
I
La goccia di rugiada celeste, che brilla ai primi raggi del mattino nel seno del loto,
quando cade a terra diventa un frammento di argilla; ecco, la perla ora una stilla
di fango.
Proprio la prima parola del: poema, "Dharma", cio, la vita retta che in armonia con
la saggezza, si pone contro la realt storica di Kurukshetra, un campo di battaglia a circa
cento miglia da Delhi. Significa solo che l'aspetto fisico di ogni cosa, nell'universo, deve
essere rivalutato in termini spirituali dalla battaglia che sta per iniziare. E' una battaglia
intrapresa quotidianamente da ogni aspirante serio, capace di guardare al viaggio della
vita come all'Odissea dell'anima. Per quanto urgente e necessaria possa essere la
situazione reale, il bisogno d'interpretare questa battaglia nella luce pi alta dell'Assoluto
la vera nota-chiave di questo poema classico, che risuonato all'inizio del Canto.
I mondi materiale e spirituale sono messi l'uno contro l'altro, forze simboliche del
positivo e del negativo che giocano il loro ruolo sul campo del dharma e modellano il
destino della vita. La tonalit data all'inizio del poema come l'obiettivo dello stesso
destino umano, luomo deve guardare oltre i fatti apparenti della vita fisica dei sensi, al
fatto reale del suo essere:
Fuggi l'ignoranza, fuggi del pari lillusione. Distogli il tuo sguardo dagli inganni del
mondo. Diffida dei tuoi sensi che sono bugiardi. Ma dentro il tuo corpo, tabernacolo delle
tue sensazioni, cerca nell'Impersonale l'Uomo Eterno12 ; e trovatolo, guarda all'interno: tu
sei un Buddha (La Voce del Silenzio).
Anche se ci sono giganteschi impianti per trasformare il torio in plutonio, il
laboratorio per la trasmutazione della plumbea base materiale della nostra vita fisica nella
luce d'oro dello spirito, qui, in questo corpo di carne, al quale si fa riferimento come al
campo di Kurukshetra, il tabernacolo fisico dove i valori etici e spirituali devono essere
rivalutati alla luce dell'esperienza. Su questo corpo di passioni animali sovrapposto il
campo spirituale di Dharma-kshetra, facendo cos dell'uomo realmente la Sfinge delle ere.
"L'immagine (l'uomo) una Sfinge che presenta l'enigma della nascita". (D.S. - I, 244,
e.o.)
La mente dell'uomo duale per natura, lunare nella parte inferiore e solare in quella
superiore, aggiunge H. P. Blavatsky:
12 "L'ego che si reincarna chiamato dai Buddisti del Nord il vero Uomo il quale, .in unione con il suo
S Superiore, diventa un Buddha, un Illuminato." (Nota della Voce del Silenzio) - N.d.T.
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14 (San.) Il radiante uovo d'oro, o utero. Esotericamente, la luminosa "nebbia materia" o la materia
stessa da cui fu formato l'universo. -N.d.T.
15 (San.) "Progenitore". Il Datore di Vita a tutto, su questa terra. - N.d.T.
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16 (II,45-46) "I Veda hanno attinenza con tutto ci che dai tre Guna prodotto, o Arjuna, sempre
coraggioso e padrone di te, indifferente nell'ottenere e nel conservare (i beni mondani), innalzati al di sopra
degli effetti dei tre Guna e dei contrari." - "Di tanta utilit sono i Veda ad un saggio Bramano, quanto un
pozzo allorch vi abbondanza d'acqua da tutte le parti."
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20 La Gita pienamente d'accordo con gli insegnamenti delle Upanishad che, come dichiara il Prof.
Max Mueller in Hibbert Lectures, "mostrano la completa inutilit di tutte le raffigurazioni del rituale (cfr. Gita,
II-42, IX,20-21), condanna ogni atto sacrificale che abbia come movente un desiderio o una speranza di
ricompensa (XVIII,12), negano, se non l'esistenza, almeno la natura eccezionale ed elevata dei Deva (VII,2123, IX,23-24), ed insegnano che non c' alcuna speranza di salvezza e di liberazione, se non attraverso il S
individuale che riconosce il vero ed universale S, e trova riposto l, dove solo il riposo pu essere trovato
(VIII, 14-16, IX, 29-33)."
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LEdificio
I
Il devoto egoista vive senza scopo. L'uomo che nella vita non ha compiuto il lavoro
destinatogli, ha vissuto invano.
Segui la ruota della vita. Segui la ruota del dovere verso la razza e la famiglia,
verso l'amico e il nemico, e chiudi la tua mente ai piaceri come ai dolori."
Esaurisci la legge della retribuzione karmica. Acquista i Siddhi per la tua nascita
futura.
Come gi stato rilevato, in questo poema, come nella Dottrina Segreta, non
possibile un trattamento sistematico di nessun soggetto, anche se ogni Capitolo ha un
titolo separato che potrebbe far pensare all'adozione di un metodo e di una procedura
regolari nella discussione di argomenti differenti. Il soggetto dell'azione il tema pi
importante del poema, ma l'enfasi su questo soggetto va rilevata particolarmente in tre
Capitoli: il III, il IV ed il V.
La stessa domanda, che ripetuta fino all'inizio del ;Capitolo IX, ora nuovamente
rifatta da Arjuna per una codificazione definita e concreta dell'azione, ma essa, come la
richiesta fatta nel Capitolo XI-46 per una visione del Signore alla maniera ortodossa
teistica, rifiutata. Krishna non d nessuna vera risposta alla domanda di Arjuna, eccetto
per sottolineare il fatto che la guerra, sebbene sia un grande male, un'avversit necessaria
che difficilmente pu essere evitata.
Poich i Capitoli III, IV e V costituiscono l'edificio principale della struttura, che
arriva alla cupola nei capitoli centrali, va notato che il realismo concreto, fisico, implicito
nei primi Capitoli, va poi via via scemando. Donde l'importanza dell'espressione
"devozione spirituale" (ara yas) nei versi che aprono il III Capitolo, per cui Arjuna si sforza
di essere un aspirante spirituale piuttosto che un guerriero titubante.
Un'altra parola significativa usata nel primo verso ghore (crudele, terribile),
espressione dura non confacente alla vita di un aspirante, ma alla guerra, che implica
necessariamente crudelt ed orrori. Pi che la guerra, la natura competitiva della vita
nella quale impegnato l'uomo moderno, dove solo il pi idoneo pu sopravvivere
lasciandosi dietro una scia di atrocit, ad essere di una tenebrosa crudelt che si manifesta
come povert, miseria e disperazione. Nel poema si fa riferimento a tutte le forme di
Karma come appartenenti all'inevitabile aspetto del male della vita, particolarmente nel
Capitolo III, 38,39, dove esso descritto come "il perpetuo nemico dell'uomo saggio."
(Inani nah nitya-vairina).
Invece di rispondere in maniera diretta al quesito, Krishna sancisce che i due sentieri
a cui si fa riferimento nel Capitolo precedente, Jnana yoga (conoscenza) e Karma yoga
(azione) o, meglio, il Sankhya e lo Yoga, sono stati accettati fin dai tempi pi antichi, ed ora
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La Soglia doro
I
Osserva come, simile alla luna riflessa nelle acque tranquille, Alaya - l'Anima
Universale - si specchia in ci che piccolo come in ci che grande, si riflette nei
pi minuti atomi, e pur non riesce a giungere al cuore di tutti. Ahim, s pochi
uomini approfittano Del dono, del beneficio inestimabile di ottenere la verit, la
retta percezione delle cose esistenti, la conoscenza del non-esistente!
Considerando ancora una volta la struttura della Gita in relazione al suo contenuto,
va notato che fin dalla prima domanda di Arjuna dopo aver gettato l'arco e le frecce in
preda ad un estremo scoraggiamento, Krishna fa riferimento alla necessit di comprendere
chiaramente il fluire eterno del manifesto e la natura imperitura dellimmanifesto gatasum
agatasums ca (II,11). In riferimento a questo obiettivo il problema dell'azione nel suo
rapporto con limmanifesto trattato nel Capitolo III. Il bisogno di comunione con
limmanifesto evidenziato nei Capitoli successivi, poich senza essa, l'azione giusta
impossibile. Che cosa esattamente sia questa comunione con limmanifesto, il tema
sviluppato nei Capitoli VII e VIII; e la natura della trattazione tocca il culmine nei due
Capitoli successivi.
Dopo aver gettato le fondamenta (il piedistallo dei versi di Shankaracharya citati
all'inizio) ed avere innalzato l'edificio con le caratteristiche adatte alla natura dell'azione,
ora posta l'impalcatura per avvicinarsi alla cupola e, frattanto, sulla soglia, viene trattata la
natura dell'Essere divino. Nonostante il fatto che la verit spirituale pi elevata possa
essere solo vissuta e che ogni disquisizione metafisica sia spiegabile solo enigmaticamente,
si tenta ancora di definire vagamente la natura dell'infinito in termini di finito, il che
realmente indescrivibile. Con il libero ricorso all'immagine e al simbolo e con lo squisito
uso della fraseologia, le Upanishad sono riuscite abbastanza nel tentativo di andare oltre le
definizioni limitate delle espressioni intellettuali. Ma il linguaggio della Gita di un genere
completamente diverso, poich esso si propone di specificare una difficile situazione
intellettuale, e di rispondere ad uno stato della mente nel quale la ragione di Arjuna in
conflitto con se stessa e trova difficile giungere ad una conclusione. La sua ragione deve
essere portata ad una verit che va oltre se stessa, ma con i propri mezzi e
alla
sua
maniera. Se, d'altra parte, alla sua ragione fosse offerta una valida soluzione psicologica
che procedesse da un dato ipotetico del quale essa non avesse esperienza alcuna e che,
quindi, sarebbe dogmatica, i dubbi di Arjuna resterebbero irrisolti. Egli pu essere reso
certo della sua validit solo se soddisfatto con un'affermazione intellettuale delle verit
dell'Essere su cui si basa la soluzione.
I primi sei Capitoli sono dedicati ad una discussione di questi problemi nella
suddetta maniera razionale, ed Arjuna viene portato a realizzare gradualmente la
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La Corona
I
Giunto nel settimo, o fortunato, non percepirai pi la Triade sacra, poich tu
stesso sarai diventato questa Triade. Tu e la tua mente, come gemelli l'uno
accanto all'altro; la Stella che ti meta, splende sulla tua testa. I Tre risiedono
nella gloria e nella beatitudine ineffabile, hanno ora abbandonato il Mondo di
Maya. Son divenuti una sola Stella, il fuoco che arde ma non consuma, il fuoco
che l'Upadhi 27 della Fiamma.
Il contributo pi alto della saggezza antica, nei suoi aspetti sia exoterico che
esoterico, va trovato nel nono Capitolo piazzato al centro del poema, che esso stesso il
cuore dell'epico Mahabaratha. Il titolo del Capitolo - "Lo Yoga della Sovrana Conoscenza e
del Sovrano Mistero" - spiegato nei versi di apertura. Questa conoscenza deve essere
sperimentata direttamente (prathyakska vagamam)! Conoscenza da realizzarsi da noi stessi,
una conoscenza che al di l delle parole ma che, comunque, collaudata sulla pietra di
paragone dell'esperienza diretta.
I primi Capitoli della Gita hanno aiutato ad ampliare la mente discutendo ed
analizzando i vari sistemi di pensiero. Ma questo solo uno sviluppo lineare in termini di
quantit; ora, nella seconda met del poema, viene esaminato l aspetto qualitativo. E' solo
l'approfondimento della mente che permette di contattare nella vita un nuovo genere di
perfezione. Questo veramente un rinnovamento della mente che nessuna conoscenza
accumulata dall'intelletto scientifico pu raggiungere.
Il Capitolo IX, quindi, offre all'inizio l'assicurazione di approfondire la
consapevolezza di una mente scientifica poich sia la scienza che la saggezza (Inana vijnana
sahitam) sono necessarie, se ci si vuole liberare dal male (mokshase'subhat - IX,1). Ma come
ci si pu liberare dal male senza conoscere il significato appropriato di tutte le cose che
sono nel mondo manifestato? Dato che non c' niente di buono o di cattivo per se, ma solo
un collocamento delle cose al di fuori del loro contesto, essere capaci di mettere ogni e
qualsiasi oggetto al suo posto giusto significher, dunque, liberarsi dal male. Conoscere la
giusta relazione della parte con l'intero ovviamente il mezzo per trascendere la dualit di
'bene' e 'male'. Mentre la scienza tratta delle parti, solo la metafisica che s'interessa
dell'intero.
Ecco perch Krishna, proprio nel primo verso, dice ad Arjuna che necessaria una
comprensione su linee sia scientifiche .che metafisiche, se egli deve liberarsi dal peccato, il
27 La base, Upadhi, della Fiamma, irraggiungibile sempre fino a quando l'asceta ancora in questa
vita .- Nota della Voce del Silenzio
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Come si possa vedere l'infinito nel finito, e limmortale nel fugace e nel mutevole,
descritto nel verso 22 del Capitolo IX:
"A quegli uomini che Mi adorano con la mente, non altrimenti intenta e che sono sempre
devoti, Io concedo nuove grazie e conservo le gi ottenute."
Questo verso, tanto spesso citato dai pii ammiratori della Gita, ha suscitato molti
malintesi circa la certezza con la quale un devoto rassicurato da un dio convenzionale,
ortodosso, antropomorfico. E' penoso che essi sembrino ignorare il vero significato delle
parole yoga kshemam (essere felice); ci che qui implicito nelle parole semplicemente la
natura dell'Autorealizzazzione, e non la mera sicurezza materiale. Quando si realizza che
lo yoga, o comprensione unitaria, il tema principale del poema, yoga kshemam deve
ovviamente riferirsi a qualcosa che molto lontano dalle felicit transitorie godute dagli
adoratori vedici, che sono state parodiate nei primi due versi su citati. La vera sicurezza
sopraggiunge all'uomo solo quando egli non si strugge per essa e non turbato n dalla
paura che possa essergli tolto ci che ha, n dalla frustrazione di non essere capace di
ottenere ci che desidera avere. L'assicurazione data qui al devoto, che non c' bisogno di
preoccuparsi n per il progresso materiale n per quello spirituale, poich, nella mente del
devoto, non c' posto per alcunch, eccetto "Me". Le condizioni precedenti sono:
"Pensando a Me con l'esclusione di tutto" (ananyas chintayanto man) e "costantemente unito
a Me "(nityayukta), ognuna delle quali il vero segno distintivo di un devoto (bhakta).
Un elemento nuovo da notarsi nel Capitolo IX in questa forma di devozione (bhakti2)
e nel Capitolo XVIII nella resa completa (prappati), la differenza nelle due vie tradizionali
dello sforzo e della grazia, comunemente descritte come la via della scimmia e la via del
gatto (markata e majara kisora nyayas). Per avere sicurezza, la giovane scimmia si aggrappa
saldamente al corpo della madre, mentre il gattino agguantato dalla bocca di mamma
gatto. Mentre nella prima ce uno sforzo, il secondo non ha preoccupazione alcuna.
L'apparente differenza fra i due sistemi qui sintetizzata, quando il significato del "Me"
chiaramente compreso come l'Essere al di l di tutto il pensiero, il senza forma, l'Assoluto.
E solo la mente che ha abbandonato tutti i pensieri circa i suoi propri ed insignificanti
bisogni e la propria sicurezza, una mente totalmente libera da tutti i movimenti della
dualit, potr essere in una posizione tale da realizzare il senza-forma, l'Assoluto.
In un certo senso, abbandonare ogni pensiero di sicurezza potrebbe sembrare come
se si stilasse lautorizzazio ne della propria morte, se nonch il momento della morte
dell'uomo , invero, il momento della discesa in lui del divino. (L'argomento della morte
gi stato discusso nel Capitolo precedente). Abbandonarsi all'Inconoscibile , per l uomo,
la sola sicurezza, poich non vi riposo per lui nei reami del conosciuto, nessuna
incolumit o rifugio in nessun luogo, nel vasto mondo:
"Io Lo rincorro, nel corso delle notti. e dei giorni,
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30 La ripetizione di un mantra o di una preghiera, sia verbale che mentale, seguita dalla meditazione
sulla propria "divinit eletta". - N.d.T.
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La Triplice Visione31
Prima che l'Anima possa vedere, deve raggiungere l'Armonia interna, e gli occhi
della carne devono essere resi ciechi ad ogni illusione.
Prima che l'Anima possa udire, l'immagine (l'uomo) deve diventare sorda ai
rumori come ai mormorii, al selvaggio barrito dell'elefante, come all'argentino
ronzare della lucciola d'oro.
Prima che l'Anima possa comprendere e ricordare, deve essere unita a Colui che
parla in Silenzio, cos, come la mente del vasaio unita alla forma secondo la quale
sar modellata l'argilla.
Mentre il precedente Capitolo X dedicato all'unicit del Principio Assoluto, il
Capitolo XI parla dell'universalit del principio che pervade tutti i regni, da quello fisico a
quello superfisico. Esaminando la struttura del poema, si nota che il tema stato fatto
gradualmente progredire dalla terra vile ed estendere all'egoismo (ahankara) nello stesso
modo in cui la natura inferiore dell'Assoluto stata descritta nel verso 4 del Capitolo VII:
"Terra, acqua, fuoco, aria, etere, intelligenza, ragione, coscienza - cos la Mia natura
ottuplicemente divisa."
Nel Capitolo IX queste categorie sono sublimate nei versi 17-19 in termini di aspetti
personalizzati dell'Assoluto, dove stata raggiunta una fusione perfetta fra il soggettivo e
loggettivo, il personale e l'impersonale. Nel Capitolo X sulla vibutis l'Assoluto l'origine
di tutte le entit implicate, dove di nuovo i talenti e le qualit personali della vita
contemplativa sono presentati nei versi 4 e 5:
"Intelletto, sapienza, assenza di delusione, longanimit, veracit, padronanza di s,
tranquillit, piacere, dolore, nascita, morte, paura ed intrepidit;
Inoffensivit, equanimit, soddisfazione, austerit, elemosina, fama ed infamia - queste diverse
qualit delle creature da Me solo provengono."
31 Riteniamo opportuno ripetere l'Avvertenza che per procedere con profitto nella lettura di questo
testo indispensabile tenere a portata di mano una buona traduzione della Bhagavad Gita per poterne
consultare i Capitoli e leggere i versi man mano che vengono commentati e citati. - N.d.T.
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Il Vaso di alabastro
I
Reprimi con il tuo S divino quello inferiore.
Reprimi con l'eterno il divino.
S, grande colui che il distruttore del desiderio; ancor pi grande colui nel
quale il S divino ha ucciso la conoscenza stessa del desiderio.
Vigila l'inferiore, affinch non contamini il superiore.
La via della libert finale dentro il tuo S; eppure questa via comincia e finisce
fuori del s.
Una volta superato l'arco centrale della Gita, ed allorch le discussioni teoriche
riguardanti l'Assoluto e la scienza del S sono superate, sopraggiunge la dualit in forma
di soggetto ed oggetto, purusha e prakriti32 , il percepitore e il percepito (jnanam e jneyam), il
conoscitore e il conosciuto, ecc. ecc. Il Capitolo XIII si occupa di queste distinzioni, del
veicolo e del suo possessore, e della loro rispettiva importanza. Sebbene quest'argomento
della dualit purusha-prakriti sia gi stato trattato nel Capitolo II in relazione alla filosofia
Sankhya, quello della percettibilit nel Capitolo III a proposito del mondo dell'azione, e il
tema epistemologico del conosciuto e del Conoscitore nel Capitolo IV, tali discussioni sono
tutte non solo di natura preliminare, ma anche fatte in modo distaccato e accademico.
Ora, nell'ultimo shaka o gruppo dei sei Capitoli conclusivi, questi argomenti sono
trattati con maggiori dettagli, quasi come delle tesi specifiche e, quindi, questi Capitoli
stanno come opere indipendenti di ricerca. Inoltre, sono trattati in modo soggettivo,
personale - la verit filosofica non ha un valore solo teorico, ma deve essere vissuta con
una costrizione interiore del pensiero astratto che conduce poi alla conclusione pratica.
Essi si riferiscono a soggetti astrusi come la distinzione fra i fattori duali dei valori
superiori ed inferiori, fra l'attuale e il percettore, nonch la natura triplice di questi principi
duali come pure i triplici modelli di fede. In questi ultimi Capitoli sono discussi solo
problemi pragmatici ed empirici, ciascuno indipendente dall'altro, che non contano, per il
loro significato e la loro chiarezza, su nessun ordine consequenziale.
Questi Capitoli, comunque, hanno nei loro insegnamenti una possibilit di
applicazione pratica, come appare evidente dalla discussione sulle tre qualit della natura
(prakriti). Se l'uomo possa o no condurre sempre un vita normale nel mondo usando ed
32 Purusha - "l'uomo celeste", lo Spirito, il S spirituale: prakriti - la natura in genere,come contrapposta
a purusha: "Spirito" e "natura spirituale" che sono entrambi, come si legge nella Dottrina Segreta , "i due aspetti
primordiali della Divinit Sconosciuta - Una." - N.d.T.
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33 O Prajna. Un sinonimo di Mahat, la Mente Universale. La capacit di percepire, la Coscienza. N.d.T., dal Glossario Teosofico
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34 Le qualit e gli attributi della materia differenziata detti sattva, pura tranquillit; rajas, attivit e
desiderio; tamas, ristagno, oscurit, decadenza. - N.d.T.
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35 Un eremita che si ritira nella giungla e vive in una foresta; diventando uno Yogi. - N.d.T.
36 L'equivalente cinese di Tahagata, titolo che conferito ad ogni Buddha. - N.d.T.
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Le tre iniziazioni
I
Cerca colui che deve darti la nascita nell'Aula della Sapienza, che si trova al di l,
dove tutte le ombre sono ignote, e dove la luce della verit splende con gloria
imperitura.
In una discussione generica sull'importanza filosofica della Gita una parola
pretenziosa come "esoterismo" non dovrebbe essere usata, poich al pubblico non
abbastanza familiare ci che questa parola implica. Non molti realizzano che mentre
l'anima, sconosciuta, non riconoscibile ed inosservata, lavora sodo per costruire il corpo
esterno dell'uomo, l'esoterismo l'anima della conoscenza che rende sacra la realt
immutabile, che la vita stessa. La conoscenza esoterica, d'altra parte, concerne solo gli
aspetti mutevoli della realt ed il guscio esteriore, che rappresentano solo l'evanescente
Maya che , di fatto, inesistente.
Pitagora definiva questa sapienza segreta "la Gnosi delle cose che sono" e ne parlava
in segreto nel suo cerchio interno; Confucio la chiamava "il grande estremo"e si rifiutava di
spiegarla pubblicamente. Era nota ai Rishi dell'India, ai Maghi della Persia e d Babilonia,
agli Ierofanti dell'Egitto e dell'Arabia, ai Profeti di Israele e a tutti coloro che insegnavano
in segreto ai propri discepoli, per cui essi parlavano al pubblico con linguaggio velato, con
parabole ed allegorie. Ges, va notato, disse ai suoi discepoli preferiti:
"A voi dato di conoscere i misteri del regno di Dio, ma a gli altri se ne parla in parabole,
affinch guardando non vedano, e udendo non intendano". (Luca 8/10).
Ammonio Sacca ordin ai suoi discepoli, facendoli giurare, di non divulgare le
dottrine pi elevate; eccetto a coloro che erano stati iniziati. H.P. Blavatsky, seguendo le
orme dei suoi predecessori, ammon:
"Guai a colui che divulga illecitamente le parole bisbigliate nell'orecchio di un Manushi38 dal
Primo Iniziatore". (D.S. V-68).
H.P. Blavatsky fu in un certo senso la prima ad affermare categoricamente, dai tempi
dei filosofi neo-platonici alessandrini, che esiste un corpo segreto d'insegnamento e di
istruttori. Con indicazioni oscure eppure ampie, afferm che l'intima natura della sapienza
esoterica doveva essere messa in pratica e nella sua Dottrina Segreta, con le parole di uno
studente, radun
"i radiosi gioielli di molte miniere - il diamante del l'India, lo zaffiro della terra del Buddha, il
rubino della Persia, l'opale della Caldea, l'ametista della Grecia, la pietra di luna della Giudea, e li
38 O Manushi Buddha (san.). Un Buddha umano, un Bodhisattva o un Dhyan Chohan incarnato. N.d.T.- dal Glossario teosofico.
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39 o Vach (san.). La personificazione mistica del parlare. In un certo senso, Vach il 'parlare' di quella
conoscenza che era insegnata agli uomini; in un altro, il "parlare mistico segreto" che discende sopra, ed
entra, nei Rishi (o Adepti) primordiali, come le "lingue di fuoco" che si dice stessero sugli Apostoli.
Esotericamente, la Forza Creatrice soggettiva che, emanando dalla Divinit Creatrice, diventa il "mondo
manifestato della parola", cio, l'espressione concreta dell'ideazione, quindi, la PAROLA o il LOGOS. N.d.T. dal Glossario Teosofico.
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40 Antakarana (san.) - Il termine ha diversi significati che differiscono a seconda di ogni scuola
filosofica e setta, ...ma gli occultisti lo spiegano come il sentiero o ponte fra il Manas superiore e quello
inferiore, l'Ego divi no e l'Anima personale dell'uomo. Esso serve come mezzo di comunicazione fra i due e
innalza dall'Ego inferiore a quello superiore tutte quelle impressioni che, per la loro natura, possono essere
assimilate dall'Entit immortale e diventare in tal modo immortali con esso essendo, questi, gli unici
elementi della personalit evanescente che sopravvivono alla morte e al tempo..." (Stralcio dal Glossario
Teosofico - N.d.T.).
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