I d miei, pi leggier che nesun cervo, fuggir come ombra; e non vider pi bene chun batter docchio, e poche ore serene, chamare e dolci ne la mente servo. Misero mondo, instabile e protervo, del tutto cieco chi n te pon sua spene: ch n te mi fu l cor tolto; et or sel tne tal ch gi terra, e non giunge osso a nervo. Ma la forma miglior, che vive ancra, e vivr sempre su ne lalto cielo, di sue bellezze ogni or pi minnamora; e vo, sol in pensar, cangiando il pelo, qual ella oggi, e n qual parte dimora, qual a vedere il suo leggiadro velo. , , . !