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L’amministrazione comunale da anni opera in una logica priva di una visione di città in
grado di orientare coerentemente le trasformazioni sociali ed urbane di Milano. Quella di
questa giunta (ma anche delle precedenti) è una politica che ha generato frammentazione
privilegiando risposte individuali a singoli bisogni. Le politiche di centrodestra hanno
considerato il disagio sociale come una forma patologica individuale e come tale è stato
trattato adottando un’ approccio medicalizzato e specialistico. Il risultato è un welfare
frammentato che genera impoverimento delle relazioni, solitudine, aumento del disagio
psicologico, crescente percezione d’insicurezza (personale,sociale, economica, ecc),
deresponsabilizzazione dei cittadini. Il confine tra agio e disagio è sempre più labile,
scivolare verso un processo di marginalità e precarietà è un problema che pre-occupa una
fascia sempre più ampia di cittadini (basta vedere chi sono oggi le persone che si
rivolgono ai centri di ascolto o che richiedono sostegno al Fondo Tettamanzi).
La scomposizione e la frammentazione del tessuto sociale fa si che i nodi della rete che
fino a ieri assicuravano protezione e sostegno (famiglia, amici, vicinato, luoghi di lavoro
ecc) oggi, essendosi sfaldati, non riescono ad esercitare con successo la funzione di
coesione e protezione sociale.
Le trasformazioni sociali di questi anni ci obbligano a cambiare rotta proponendo una
politica capace di accompagnare il modello di welfare tradizionale, incentrato sulla
risposta personalizzata al bisogno, verso un approccio che consideri il territorio come
luogo di sintesi e integrazione delle diverse politiche di governo della città.
E’ necessario inserire il trattamento dei bisogni “specifici” all’interno di un’ottica
complessiva e trasversale che attivi e consolidi i legami sociali della collettività nel suo
insieme, in una prospettiva di community welfare in cui il benessere delle persone lo si
costruisce a partire dalla socializzazione dei bisogni e l’integrazione delle risorse presenti
nella comunità locale, siano esse rappresentate da persone, famiglie, gruppi informali,
gruppi organizzati e istituzioni.
In questi anni abbiamo assistito ad una sempre maggior delega ai professionisti e ai
tecnici per affrontare e risolvere bisogni individuali e sociali. E’ necessario dare una
risposta capace di responsabilizzare tutti gli attori sociali.
Restituire protagonismo alle comunità locali per favorire coesione e quindi benessere.
Le leve per la coesione
A nostro avviso bisogna individuare quei dispositivi presenti nelle comunità capaci di
generare processi di protagonismo e responsabilità della comunità locale.
LA RISPOSTA
Serve una risposta che sappia far leva sulle connessioni, sulle reti informali, sui luoghi.
Una risposta di integrazione delle politiche sociali, culturali, urbanistiche ed economiche a
partire dai territori.
Questo approccio è di per se stesso un modello che agisce a partire dalla prevenzione
anziché dalla cura.
4. realizzare una costante rete con i punti unici di accesso già presenti
Sono diverse le esperienze a Milano che da tempo operano in tal senso:
Cascina Cuccagna
Casa della Carità
Casetta di via Odazio (giambellino)
Nocetum
Villaggio Barona
In tal senso operano diversi progetti/proposte nate dal confronto durante le primarie del
centrosinistra a Milano che ovviamente s’intrecciano e integrano con il prodotto delle altre
officine tematiche:
Questo approccio trova una propria efficacia nel momento in cui l’intero sistema politico è
pensato avendo esso stesso l’obiettivo di operare secondo una logica e politica integrata.