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Primo ritrovamento di fra Cisco di Santo Abatello

fra Ciscu di Santo Abatello ditto lAraniti lu Comneno

Telesio e la poesia di Campanella


Di Franco Araniti In questo 2009 ricorrono i cinquecento anni dalla nascita di Bernardino Telesio. Pertanto, come per ogni rito che si rispetti, va cercato qualcosa di nuovo che riguardi il Nostro. In questi giorni gli studiosi si affannano a cercare una poesia che Tommaso Campanella scrisse per la morte del filosofo, dopo che non gli era stata concessa dai suoi superiori la libert di andare a visitarne le spoglie. Si dice che la poesia sia andata smarrita. Invece, fra Ciscu di Santo Abatello laveva ricostruita raccogliendola dalla memoria orale.

Historia scritta in libertate per dire sentito Saputo che ava della morte di lo suo maesro Bernardino Telesio, Tommaso di Stilo che nella chiesa di Santo Domenico era, si sgargi il cuore dal dolore. Corso che fu da lu so patre superiore, supplica gli fece per il permesso di jre, verso lu Pancrazio a la casa supra a Consenza undi lo morto stava. <<Tune di cca non te movi. Jre non poi annunca n mai.>> Il patre superiore glielo ditte con tanto cummando che a Tommaso speme non dette. Fattosi piccolo pe lumiliazioni e pe lubbidienza, Tommaso si chiuse ammutato nella so cella, a figliare rime e pensari. Fu accuss che scrivo li versi appesru, intra a lu so cori secreti e che anco hora voi nun aviviti. Eu , fra Ciscu di Santo Abatello, ve la scrivo a modo meo, doppo lo cunto fatto da uno so frate per ribellione stonacato. Acci pe non sperdre nemmai. A Telesio, di spirto maestro di Tommaso Campanella I vena si, da li patri mei, libertati avissi O maestro Bernardino che juto non torni N hora et n mai accolto che sei da Lui. Dal meo san Domenico minginocchiaria La pelle dara sricando serpe nzina a tia Con signo penitente a sangue pe la via. Allomini lingegno nutri ca to filosofia Chilla a nua rimani con lo spirto a sarbarti Pe leterno di sto mundo e di tutte le parti. Intra la citt del sole Tu eu vorria che torni Con umiltate le to orme bacio tutti li jorni Se oj juntare non posso a lu me core ti fissi. fra Ciscu di Santo Abatello ditto lAraniti lu Comneno

Secondo ritrovamento di fra Ciscu di Santo Abatello

Semper addopo lo cunto fatto da uno frate stonacato de lo Giandomenico Campanella, Tommaso da monaco annominato, la cerca continovai di scritti di lo persecutato jttati intra nu tumulo di lo camposantu de la ecclesia mea. Illo sapa, cu li so occhi avindo viruto, a unde la pietate chilli foglia ava atterratu. Una brtula china se ne sperdiru candu i tiranni li abbruciaru per stutare lu jornu e allumare lu scuru. Die a uno a uno acci chi rimaniro puro anniricate li cogghiu nta la curuna di la mea accanuscenza pe addopo lassarli a cui lijri poti cu la santa pacenza. Ecco hora li paroli da mea ricunzati chi lu frate Tommaso al brettio di la so humo dittu.
(Sempre dopo la rivelazione fatta da un ex frate di Giandomenico Campanella, rinominato Tommaso da monaco, ho continuato a cercare gli scritti del perseguitato gettati dentro una tomba del camposanto della chiesa mia. Lui sapeva, avendo visto con i suoi occhi, dove con piet quei fogli rimasti erano stati sotterrati. Una bisaccia piena era andata smarrita quando i tiranni quei fogli avevano bruciato per spegnere la luce e accendere loscurit. Oggi, ogni foglio rimasto pure bruciacchiato, lo raccolgo dentro le mie conoscenze per lasciare gli scritti ai posteri che possano leggerli con santa pazienza. Ecco quindi le parole che ho rimesso assieme e che fra Tommaso sulla sua terra ha dettato.)

SE IL BRETTIO LANGUE ANNICHILISCE Adempiste latro de lo meo apptere e il brettio al tardo non pote chrere dellanciso sotto larbore annegricato da la biastemma cha tutta bruggiato. Ohi cascia chi sarbi la Tema di mutanza aprisci lu cori e declama die la sustanza mo avaccio frangendo pur la doglianza de lhumo mea chintrama lIntendenza. Cntinova langue su arbori a nchianare et arruggia la Tema et m avaccio penza intra lalvo chi lipocrisia non sa cansare. Il brettio capi ne la cascia che la Tema teni et eu co illo langue dovmo annichilare. Solu accuss sattufa libertati e u Soli veni.
(Riempiste loscuro del mio desiderare e il calabro in ritardo non pu lamentare dellucciso sotto lalbero reso oscurato dalla bestemmia che ha tutto bruciato. Ohi cassa che conservi lArgomento del cambio apri il cuore e dichiara oggid la sostanza ora immediatamente rompendo pure il dolore della terra mia che forma la trama dellIntelletto. Continua il serpente su alberi ad arrampicare e arrugginisce la Storia e ora subito pensa dentro il ventre che lipocrisia non sa evitare.

Il calabro contenuto nella cassa che lArgomento tiene ed io con lui il serpente dobbiamo annullare solamente cos si rende sazia la libert e il Sole viene. ) fra Ciscu di Santo Abatello ditto lAraniti lu Comneno

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Nel ventre della bisaccia dentro cui andata la mia mano cercando alla cieca, prendo il terzo scritto fino adesso di fra Tommaso. Dichiaro che lo acconcio, essendo non tutte le parole con ali. Giammai distruggo. Seguo il significato. E sottoscrivo di qui con voi. Nessuno malevolenza colga che come facchino questo peso per la Storia porto e non mi lamento cos dire pane al pane non mi duole per ci che ha scritto il frate Campanella che addosso porto.

Sempre il Voltagabbana come serpente veste cambia servile e malvagio, mai libero, il fratello vende. Debellar lIpocrisia indizio di prima novit nella gerarchia del Politico con voi disinteressato Se diodenaro il suo avvenire, lanima ti divora e sulla societ col deretano gioca di scoregge. Disprezzalo e seppelliscilo e non preferirlo mai se desideri giustizia e libert che saffermino.

Quarto ritrovamento di fra Ciscu di Santo Abatello detto u Comneno di Franco Araniti Ne la bertola, doppu che da li membra mei aiu cacciata la stanca con lu riposo sotto nu rrulo, fra du pagine attaccate, iaprute con curanza, attruvai nu papiro ammu cato, di pugno nervoso iscritto da lu fra Tommasu Campanella contra certi hommini chingiurivano lu mezzujorno e li foresti di lautro monno. Tutto cu concio meo, mancando parole abbruciate da li vegghianti. Fra Ciscu di Santo Abatello Dentro la bisaccia, dopo essermi riposato sotto una quercia, fra due pagine, aperte con precauzione, ho trovato un foglio di papiro nascosto, scritto con mano nervosa da Tommaso Campanella contro certi uomini che denigravano il mezzogiorno e i forestieri o immigrati. Tutto con aggiustamenti miei, poich mancavano parti date alle fiamme dai malvagi. DI CERVEL STAN TUTTI AL BUIO Di cervel stan tutti al buio. Sopiti fino allano dignoranza nel sonno dArbertel co lancia enno di Giussano. Quelli non soi, con mano respingon. Rapiscon la pancia, vegghianti e poi fan stragi nel mare di pover migranti. Sprezzan li foresti strani. Et angui predoni traggon profitto co proni compari cialtroni. Ululano da lupi. Con le pecore daccordo, cercan prede e confini per lalvo ingordo. Felli sono et pravi con pelo duro e lordo. Maledetti sian a girare per lintero monno clandestini ovun ue affogati nellegoismo senza sponde che accolgan il leg(c)azzismo con lo scascio dogni cutra intra lo sonno. Ch il Po se li porti in fondo al grande mare ove bimbi madri e padri, morti nel traversare, con nobil clemenza lor concedono di orare. Enno=Sono; Vegghianti=Malvagi; Sprezzan=Disprezzano; Foresti=Forestieri; Strani=Diversi; Angui=Serpenti; Alvo=Ventre; Felli=Felloni; Pravi=Cattivi; Scascio=Disgrazia; Cutra=Destino infausto; Orare=Pregare

Il uinto ritrovamento di fra Ciscu di Santo Abatello detto u Comnenu di Franco Araniti <<Jre a cuntare li secreti di la bertula, non piace a la ierarchia, a lipocriti, ai sofisti, ai tiranni e a tutti chi un ua amaru Giandomenicu rinnominato Tommasu Campanella.>> Intra alla ricchia mi sciusci lu frati ignoto, lu jorno chi mi ditte aundi attruvari aundi ja. Fosri epperci, oj unumbra chi mi segue ninfa non esti. Il cuoio muto scroscia ne la bertola, u enno i sensi del sennoamante. Limo dello humo fora eppi securu. Lu die chi dispitto silenziu faci, Deu meu biastemmo, ancidimi. Jeu conciu e a li scritti arritrovati aundiaundi candu esti hora dugnu comesciame libertate. E si cu la paura mi nnopiu e cu lu schiantu mi rrussigghiu, assucciari non poti mea uiddit. Declarare di lecere esti comu annichilare la poesia. fra Ciscu di Santo Abatello <<A svelare i segreti contenuti nella bisaccia, non fa piacere alla gerarchia, agli ipocriti, ai tiranni e a tutti coloro che mai hanno amato Giandomenico poi nominato Tommaso Campanella:>> Dentro lorecchio me lo sussurr il frate ignoto, il giorno che mi indic di cercare dove sono andato. Forse perci, oggi unombra che mi insegue non donna amata. La pergamena scroscia dentro la bisaccia, dove sono i significati del filosofo. Il profondo sottosuolo della terra sarebbe pi sicuro. Il giorno che lo sdegno viene fatto tacere, Dio mio bestemmio, uccidimi. Io acconcio e agli scritti ritrovati in ogni dove quando lora d come sciame la libert. E se con la paura maddormento e con lo spavento mi sveglio, tacere non pu la mia essenza. Dichiarare di esser lecito come annullare la poesia. Per la libertate di stampare e i fatti di cuntare Mea culpa esti se mesce di cuntare i fatti? Culpa esti candu proni jre e sui poteri tacere. Lhomini chi dicono tutto acci chi virono il tiranno chiusi li voli ne la jargia dei matti. Finire havi la tirannia e la veritate potere ascire in libertate e dire aundi locchi mirono. Dissi: eu vegnu a debellar tre mali estremi e tormento e morte paura un ua me facre. Un uan ue mea testa proner vosco per tmi. La schera di colubri lascivi roina lappetere le justicie chi Deo voli copia di franchi semi. Meo core riverso ribello esti. Sprezzo cherere. Quinci stampo e i fatti d/vulgo e i poemi a la semblea che tutto deve scernere e sapere. Per la libert di manifestare e i fatti di raccontare E colpa mia se giusto raccontare i fatti? E colpa quando inginocchiati si va e sui poteri si tace. Gli uomini che dicono tutto ci che vedono il tiranno li vuole rinchiusi nella gabbia dei matti. Deve finire la tirannia e la verit deve potere uscire in libert e dire ci che gli occhi vedono. Dissi: io vengo a debellare tre mali estremi e tortura e morte paura mai mi fanno.

Giammai la mia mente inginocchier con voi per timore. La schiera di serpenti lascivi rovina il desiderare la giustizia che Dio vuole abbondanza di liberi semi. Il mio cuore al contrario ribelle. Disprezzo il lamentare. Di qui manifesto e i fatti divulgo e i poemi alla societ che tutto deve vedere e sapere.

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