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SOMMARIO DI NORME E DATI

NORME PER IL DISEGNO TECNICO NELLEDILIZIA


Piegatura di un foglio A1 Formato dei fogli UNI di uso corrente (per gli altri formati usare multipli e sottomultipli) 210 185 185

Indicazioni per la designazione A0 A1 A2 A3 A4

Fogli rifilati Lato minore mm 841 594 420 297 210 Lato maggiore mm 1189 841 594 420 297

Fogli rifilati Lato minore mm 880 625 450 330 240 Lato maggiore mm 1230 880 625 450 330
297 297

Indicazioni dentro il titolo 175 Grossezza delle linee: (di preferenza eseguire i disegni a penna) 9 17 titolare dello studio designazione dell'opera data aggiornamento n del disegno riferimento

LINEE SOTTILI gruppo 0,16 0,16 0,12 0,12 0,1 0,25 0,16 0,16 0,12

LINEE MEDIE gruppo 0,25 0,5 0,25 0,16 0,16

LINEE GROSSE gruppo 0,5

20 scala 9

oggetto del disegno


disegnatore arch. titolare arch. collabor.

Il numero posto a fianco di ciascuna linea ne indica la grossezza in mm (le grossezze prescelte corrispondono ai pennini pi in uso della serie graphos). La lettera posta a fianco di ciascuna linea ne indica il tipo. Curare l'impaginazione di un disegno specie se l'oggetto da rappresentare richiede pi di una figura nello stesso foglio, scegliendo per ogni figura o gruppo di figure la scala pi adatta, lasciando spazi sufficienti a separare le varie figure. Disporre preferibilmente la pianta in basso a sinistra, l'alzato in alto ed i fianchi e le sezioni a destra dell'alzato, allineati secondo la direzione dei raggi proiettanti. Di massima redigere separatamente: a) Pianta delle murature e delle strutture in scala 1 : 100 o 1 : 50 con le indicazioni delle posizioni relative a parti strutturali, interessate da particolari di infissi, canalizzazioni, impianti speciali, ascensori ecc. b) Piante in piccola scala (di solito 1 : 200) dove siano indicati i tipi degli infissi interni ed esterni e dei mobili fissi, separando quelli in legno da quelli in ferro e allegando la distinta particolareggiata dei diversi tipi. c) Piante dell'edificio dove siano indicati tutti gli impianti speciali. S

Il titolo deve essere situato a destra in basso nel foglio del disegno, tanto se disposto orizzontalmente che verticalmente. Non dimenticare: - Nella planimetria generale e nella pianta del piano terreno l'orientamento, da indicarsi con una freccia orientata Nord-Sud accompagnata dall'angolo che il piano meridiano forma con il piano della parte principale dell'edificio. O - Nei disegni da riprodurre a stampa o comunque soggetti a riduzione la scala grafica. - Nelle tavole con sezioni di edifici complessi, un piccolo schema d'insieme dell'edificio dove sia indicato il piano di sezione con tratteggiata a linea e punto terminante in frecce indicanti il verso in cui vista la sezioni. Usare normali frecce con inclinazione a 30. Note: 1) Il gruppo di linee da usare per l'esecuzione di un disegno, deve essere appropriato alla natura e alla grandezza del disegno. In generale per l'edilizia si usano grossezze molto mi-

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nori che per il disegno di macchine. Conservare lo stesso gruppo per le diverse proiezioni di un medesimo oggetto. 2) Per i disegni d'insieme usare i gruppi 0,16 e 0,25, per i dettagli il gruppo 0,5. 3) Le linee continue grosse (tipo a) si impiegano per la rappresentazione di parti in vista. 4) Le linee a tratti (tipo b) si impiegano per la rappresentazione di linee non in vista come intersezione edirettrice delle volte, linee di risega, soglie delle porte interne ecc. 5) Le lince a tratto e punto (tipo c) si impiegano per le linee di traccia dei piani di sezione, degli assi di simmetria in genere. 6) Le linee sottili (tipo d) si impiegano per le linee di misura, per linee ausiliarie, tagli delle pietre, rappresentazione degli infissi, nei disegni di prospetti e per i tratteggi delle zone sezionate. 7) Nei disegni di prospetti si possono mettere in risalto le linee in ombra rispetto a quelle in luce.

Il formato e la piegatura dei fogli, la grossezza delle linee sono quelle fissate dall'UNI.

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Un buon progetto esecutivo si compone dei seguenti elaborati procedimento di esecuzione del lavoro. Nelle piante degli edifici si dispongono nell'ordine, partendo dall'esterno. Quote l'esterno : dimensione totale, spessore Si quotano i grafici tenendo presente il muri portanti e distanze che intercorrono tra di loro N. Elaborati Scala - distanze tra gli assi di simmetria delle 1 Rilievo planimetrico e altimetro del ter1:500 aperture. reno su cui deve sorgere l'edificio 1:200 2 Planimetria generale 1:50 All'interno: per la posizione dei tra3 Pianta delle fondazione mezzi e degli accessori. 4 Pianta di tutti i piani compresa quella 1:50 Ogni disegno deve portare tutte le dello scantinato e delle coperture. quote atte a individuare ogni elemento 5 Prospetti di tutte le fonti 1:50 dell'oggetto rappresentato in modo 6 Sezioni in numero sufficiente a dare la 1:50 evidente e preciso. Le quote principali pi ampia illustrazione dell'edificio devono risultare in evidenza. 7 Se l'edificio di vasta mole e ha ossatuLe quote devono essere scritte nel ra in cemento armato o metallica, prosenso parallelo alle linee di misura a getto completo delle strutture e dei calcui si riferiscono, disposte in modo da coli di stabilit 8 Dettagli con particolari al vero essere leggibili dalla base e dal lato a)di tutti gli infissi con distinta di ordidestro del disegno. disposte entro un nativo tratto interrotto della linea di misura e b) balaustre, scale e balconi verso il mezzo della linea stessa. c) recinzione e cancelli 1:20 Le linee di misura contenenti la quota d) dei principali impianti 1:10 terminano con frecce tracciate con ine) degli elementi in pietra da taglio se 1:5 clinazione a 30. di marmo o pietra artificiale con casellaQuando lo spazio non sufficiente le rio completo dei pezzi occorrenti 1:1 quote si dispongono con le frecce f) dei mobili fissi esternamente alla zona misurata. Le g) dei rivestimenti speciale 9 Analisi ed elenco dei prezzi quote di diametri di circoli rappresen10 Computo metrico estimativo tati in pianta si segnano con linee di 11 Capitolato speciale d'appalto misura portate fuori parallelamente ad uno degli assi principali del disegno. Si possono segnare con linee di misura passanti per il centro e spostate di 30 o 45 rispetto agli assi di simmetria, purch esse non siano pi di due (eccezionalmente tre) passanti per lo stesso centro. Quando si tratta di circonferenze di grandi dimensioni le quote si possono segnare mediante linee interrotte da una parte: le quote si possono scrivere vicino alla freccia terminale contrassegnate dai segno 0. Le quote dei raggi si segnano con linee di
6.59 6.40

3.00

3.40

3.30

3.09

10

3.36

2 21

3.07 2.17 -0.20 10 +0.00

Particolare di sezione quotata

Come si segnano le aperture di finestre e porte in pianta Le dimensioni di luce si scrivono lungo l'asse di simmetria, larghezza sopra, altezza sotto espresse in centimetri. Le due dimensioni sono precedute da un numero d'ordine che fa riferimento alla distinta per l'ordinativo degli infissi.

Finestra con mazzetta e sguincio inclinato con 226 133 8 senza

Finestra con mazzetta e sguincio in squadro con senza 133 226 nicchia del parapetto 7 Portafinestra con mazzetta e sguincio inclinato 133 226 con

Finestra senza mazzetta con sguincio inclinato con 133 226 senza

nicchia del parapetto Finestra senza mazzetta con sguincio in squadro con 226 133 senza

nicchia del parapetto 4 Portafinestra con mazzetta e sguincio in squadro senza 226 133 con

senza

nicchia del parapetto 2 Portafinestra senza mazzetta e sguincio inclinato senza soglia 226 133 14 con

5 soglia Portafinestra senza mazzetta e sguincio in squadro senza 133 226 17 con

3 soglia Porta sinistra ad un battente apribile all'esterno senza 133 226 con

Porta destra a un battente apribile nello spessore del muro 80 226 13 Porta scorrevole a due ante con

soglia Porta a vento (a pendolo) ad un battente senza soglia 90 226 12 Porta a libro con senza soglia 120 226 15 con con

17 soglia Porta a due battenti apribile nello spessore del muro senza soglia 100 226 16 Porta a fisarmonica senza soglia 1200 226 11 con con

senza soglia

senza soglia

120 226 10

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misura costituite di raggi e si indicano livello dei singoli piani non si segnano per i lavori in legno in generale comcon la lettera R. in pianta. presi i mobili, per le pedate delle scale, per gli ascensori, apparecchi, ecc.: Quote di livello Misure - metro con due decimali per tutte le Vanno riferite alla quota relativa di lialtre pani. vello 0,00 che quella del pianerottolo 1) Tutte le misure si riferiscono al ru- 3) In una stessa tavola non cambiare del piano terreno al finito. Si segnano stico dell'edificio unit di misura. sui piani al rustico e al finito e si fanno 2) preferibile l'uso delle seguenti unit 4) Le lince di misura si debbono diprecedere da un segno + o - a seconda di misura: millimetro per le opere in sporre di preferenza all'esterno della che si trovino sopra o sotto la quota metallo e per cemento armato, profi- figura portandole fuori parallelamente relativa di livello. Le quote di livello al lati in genere; a se stesse mediante linee ausiliarie. rustico si accompagnano coi segno, - centimetro per gli spessori dei muri, 5) Le linee di misura non devono interquelle al finito coi segno. La quota di per le misure di sezioni, delle canaliz- secare altre Vinse ausiliarie, quindi le livello della copertura al finito quando zazioni (canne fumarie, tubi di scarico quote maggiori vanno poste pi lona terrazza e quelle delle terrazze a per acque meteoriche e luride, ecc.) tane dalla figura.

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SEGNI CONVENZIONALI PER IL DISEGNO TECNICO
Denominazione del materiale Ardesia artificiale 1:5-1:1 Ardesia 1:5-1:1 Asfalto e mastici isolanti in genere 1:5-1:1 Calcestruzzo di cemento 1:100-1:1 Calcestruzzo di calce 1:100-1:1 Calcestruzzo per c.a. 1:500-1:1 Calcestruzzo per c.a. 1:100-1:1 Calcestruzzo leggero di riempimento 1:100-1:1 Cemento retinato in lastre 1:20-1:1 Ceramica o grs 1:1 Ciottoli per drenaggi 1:100-1:20 Compensato 1:5 Compensato 1:1 Erba 1:20-1:1 Ghiaia 1:20-1:1 Bce Bca Rappresentazione unicolore a colori Tinta neutra Tinta neutra Nero Grigio verde Grigio verde Grigio verde Grigio verde Grigio verde Grigio verde Grigio cadmio chiaro Giallo di Napoli Terra di Siena naturale Terra di Siena naturale Verde Veronese Giallo di Napoli Denominazione del materiale
Gomma, fibra, feltro, amianto, mater. isol. di guarniz.

Rappresentazione unicolore a colori Violetto Carminio chiaro Carminio chiaro Terra di Siena naturale Terra di Siena naturale Blu di Prussia Oltremare Cobalto chiaro Verde vescica Nero Rosso vermiglione chiaro Rosso vermiglione chiaro Rosso vermiglione chiaro Rosso vermiglione chiaro Rosso vermiglione chiaro

Denominazione del materiale


Muratura di pietrame conci regolari e malta comune

1:15-1:1 Intonaco di qualunque tipo 1:15-1:1 Intonaco retinato 1:15-1:1 Legno 1:25-1:1 Legno 1:50-1:1 Linoleum, Italeum 1:1 Liquidi Marmo, marmette pietre artificiali 1:5-1:1

1:200-1:50

Rappresentazione unicolore a colori p c r Rosso verm c miglione chiaro m f Rosso verm c miglione chiaro m f o Rosso vermiglione m chiaro b c f Rosso verm... miglione chiaro b c p Rosso verm... miglione chiaro b c p Rosso verm... miglione chiaro Bruno Van Dyck Grigio chiaro

Muratura di mattoni forati e malta comune

1:200-1:50

Muratura di mattoni forati posti in piano o in coltello e malta comune

1:200-1:50

Muratura di blocchetti forati di cemento e malta di ... Muratura di blocchetti compatti di pomice e malta di ...

1:200-1:50 1:200-1:50

1:200-1:50 Pietrame a secco per vespai e drenaggi 1:10-1:20 Pomice in granulati 1:20-1:1 Rete metallica e lamiera stirata 1:20-1:1 Scorie di carbome 1:50-1:1 Stucco da vetraio 1:1 Sughero granulato o in lastre 1:5-1:1 Terreno naturale 1:100-1:1 Terreno di riporto 1:100-1:1 Vetro in genere 1:1

Muratura di blocchetti forati di pomice e malta di ...

Materiali isolanti in lastre: Masonite, Insulite, Celotex, ecc.

1:15-1:1 Materiali laminati e trafilati 1:10-1:1

Grigio scuro

Muratura e laterizi in genere 1:500-1:50 Muratura e laterizi in genere 1:50-1:50 Muratura e laterizi in genere 1:5-1:1
Muratura di pietrame lavorata a mano e malta comune Muratura di pietrame listata e malta comune

Verde vescica Seppia Seppia


V 45x72

1:200-1:50 1:200-1:50

pm m pl m

Cobalto

Parti dell'impianto elettrico ( in pianta) Contatore generale Contatore corrente industriale Interruttore generale e valvola generale Scatola di derivazione Valvola locale
Lampada semplice da soffitto (indicare il n. dei watt) Lampada da parete (fissa o spostabile)

Parti degli impianti speciali di acqua, gas, riscaldamento Scarico acque meteoriche Scarico acque furide

Parti dell'impianto sanitario

Interruttore semplice Deviatore


Commutatore (interruttore a due vie)

Termoconvettore

Vuotatoio

Piatto doccia

Stufa a legna

Presa di corrente luce


Presa di corrente industriale Presa di corrente di forza motrice) Pulsante campanello parete Pulsante a parella per luce Pulsante a parella per campanello

Lavandino da cucina

Lavabo di lusso

Ventilazione primaria

Stufa a carbone Pilozza Lavabo normale

Lampada deviata
Gruppo a commutatore Lampada notturna a soffitto Lampada notturna isolata Segnale luminoso a parete

Canna fumaria

Stufa a gas

Lavapiedi

Lavabo albergo

Scaldabagno elettrico
Pulsante a parella per deviatore Tastiera da tavolo per campanelli (n. pulsanti) Telefono interno a parete Telefono interno da tavolo Telefono esterno a parete Telefono esterno da tavolo Presa apparecchi radio c=antenna centralizzata i=antenna interna e=antenna esterna singola Presa antenna esterna televisione

Stufa a elettrica Orinatoio da parete a pavimento Cucina a gas Orinatoio da parete sospeso Cucina a gas e carbone Vasca normale WC con cassetta di scarico bassa WC normale a caduta d'acqua Bid normale

Caldaia ad elementi di ghisa Caldaia circolare in ghisa o in ferro

Suoneria Ronzatore Quadro indicatore


Orologio elettrico madre

Scaldabagno a gas Radiatore termosifone

Cucina elettrica Cucina a legna o carbone Vasca a sedile Vaso alla turca

Orologio elettrico derivato

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NORME PER IL DISEGNO DI UNA PIANTA QUOTATA DI FABBRICATO A MURATURA PORTANTE

8,50 0,38 3,50 0,38 3,86 0,38

0,38

0,38

1,95 2,45 m 11,58 11 1,55 2,67


150

1,33 3,00 2,67

3,97
150

12

m 13,90

0,95 2,25

1,38

3,28

0,055

2,345

10,31

0,80 2,67

1,57
m 3,67 13
10

0,55 0,95 2,25 0,055 1,10 0,80 2,25

m 13,00

3,37 0,80 2,67


10
150

1,97 2,67

10,31

15

0,80 2,67

1,12

15

15 m 2,62 14 0,95 2,25 0,60 0,95 2,25 1,20 m 2,46 8 0,95 2,25 0,055 2,605

2,63

2,17 m 10,50

15 360
100

25 m 5,33

2,05

1,33 2,67 1,05

0,80 2,67

16 0,95 2,25 0,53 0,25

1,50

0,275 0,17 1,35 75 20 21

1,15

1,10

1,40

0,06

30
0,10

75

31 7 1,215 1,35

0,38

3,50

0,38

3,96

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SOMMARIO DI NORME E DATI


NORME PER IL DISEGNO DI UNA PIANTA QUOTATA DI FABBRICATO CON INTELAIATURA IN C.A.
74,10 3,68 1,34 2,29 21
40 40 1

3,67 2,29 20
40 40

3,68

22 0,40
40 40

3,80

4,85 0,10 3,20 0,05 3,60


0,40

5,55

2 7 7
30

2,00 2,29

6 7
30

1,75
0,05 60

0,90 2,25

65

3,60

0,65 1,10 6 2,25

25

quadro luce 4,15 1 1,25


0,90 2,25

0,55

70

0,90 2,25 0,55

30

23 11,10

24

0,775 4,12 9
0,05 0,80 2,25

1,55 5

0,55
0,80 2,25

2,00

1,30
0,05

8
0,20 0,05

8 4 5,55
0,80

3,80

1,10

0,15

3,26 1

0,05

1,55 1

0,10

2,91 1
0,40

0,25

gradini N.20 pedata cm 28 64 alzatta cm 16

40 40

40 45

40 40

1,34 2,29 1,80 3,46 1,66

65

1,34 2,29 0,775 2,40 4,81 74,10

1,34 2,29 1,625

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SISTEMI DI QUOTAZIONE DI STRUTTURE IN C.A. - FONDAZIONI
Nelle tavole sono rappresentati degli esempi di elementi costruttivi in c.a. per un fabbricato di civile abitazione. Fondazioni: data una pianta delle fondazioni con l'indicazione di diversi esempi: fondazione continua, a plinti e su palificazioni. Di queste sono sviluppati nei disegni a lato e nei minimi dettagli costruttivi il plinto isolato e la fondazione continua. Di entrambi sono posti in evidenza oltre gli elementi geometrici del getto, tutte le armature dei ferri e le loro precise posizioni con rappresentazione in pianta e sezione.
80 40 130 P4 120 P3 A 440 4040 P2 2 P1

180

P8

P7 B

P5 P6 6

460 40 40 130 165 322 L 430 pos. C P12 435 P11 280 120 P10 C 120 40 40 120 40

40

Pianta fondazioni (esempi diversi). A, plinti isolati; B, continua; C, con palificazioni. 56

60 50 pos. D pos. B 28 ripart. 60 18 180

10 pos. E pos. A 165 28 ripart. 52.5 pos. D pos. C 185 514 L 210 pos. A e B 182 610 L 210 pos. C e D
sottofondo magrone cem. 500 q 1.5/m 10

322 L 430 plinto cem. 500 q 3/m pos. A


15

20

56
sottofondo magrone cem. 500 q 1.5/m

55 20 35

110/20 cm

164

L = 180 pos. B

215

180 pos. C pos. B pos. D pos. E


ferri longit. 212 dritti pos. A 212 dritti pos. D

pos. C

pos. A

pos. C

pos. B 60 185 pos. D

pos. A

212 sagomati pos. E

48 ripart. Fondazione continua armata per pilastri P8 - P7 215 180 6

Plinto 6

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SISTEMI DI QUOTAZIONE DI STRUTTURE IN C.A. - ELEVAZIONI
Pianta dl un piano tipo: l'esempio rappresentato si riferisce al piano 4 solaio sul 3 piano. In questa rappresentazione vanno indicati con opportuna grafia i principali elementi caratteristici di pilastri travi, solai, solette, ecc. dando a questi una posizione che li identifichi univocamente, soprattutto in relazione dello sviluppo delle loro caratteristiche fatto su disegni a parte. Nelle piante di quoto tipo (generalmente in scala 1: 50) sono indicate anche le posizioni dei vani da lasciare nelle strutture per il passaggio dei discendenti (tubature, fogne, ecc.) nonch le dimensioni delle sezioni delle travi, dei pilastri, dei cordoli, ecc. Per i pilastri necessario indicare quale o quali lati devono essere mantenuti in verticale (a piombo) ai diversi piani, permettendo su gli altri la possibilit (almeno su un lato) di variazioni onde consentire l'adeguamento delle sezioni resistenti ai diversi carichi. Questa prescrizione, determinata in accordo con le caratteristiche architettoniche del progetto, s realizza ingrossando la linea che rappresenta il lato o i lati soggetti a tale rispetto. Qualora un pilastro non presenta tale indicazione, si intende che debba essere in asse, nella direzione parallela e normale alla facciata principale, con il pilastro del piano sottostante, (vedasi P6 e P7). Una opportuna leggenda deve chiarire i simboli usati per i diversi elementi per gli elementi orizzontali quali travi, cordoli, ecc., si usato il simbolo T o C ecc., seguito da tre numeri: il primo rappresenta l'impalcato cui l'elemento appartiene, quindi, preceduti da una barra, i numeri seguenti indicano i pilastri collegati dall'elemento stesso. Esempio: T3/7+8 = trave del 3 impalcato tra i pilastri 7 e 8. Qualora ai diversi piani l'elemento orizzontale si ripete in modo identico, si tralascia l'apposizione del primo numero. Altre possibilit di designazione, sono quelle che omettono l'uso del simbolo letterale (P, T, C, ecc.) e indicano l'elemento solo con dei numeri progressivi opportunamente distinti (p. e.: cerchiati per i pilastri, tra parentesi per le travi, ecc.). Inoltre necessario che in ogni tavola rappresentante la pianta di un orizzontamento, nei modi descritti pi sopra, siano pure disegnate e quotate tutte le sezioni trasversali delle travi o degli elementi orizzontali portanti che hanno qualche relazione con il solaio.

25x45 8 10 P1

T 3/1-2

P2

30x30 8 12 A

T 3/1-3 20 45 vano discendenti

30x30 8 12 P3

T 3/2-3 20 45

35x30 8 10 P4

H = 20 B = 45

70

440

30 S C A 3/4-8

40 20

P5

30x35 4 14 4 10 P6 T 20 3/5-6 62

35x35 4 14 4 12 T 20 3/6-7 62

P7

35x35 4 14 4 12 T 20 3/7-8 62

P8

35x35 4 14 4 8

7 34.00
C 3/8-12 40 20 460 vano discendenti T 3/10-11 T 3/11-12

35.65

330 30.70 330 27.40 330 24.10


P12 35x30 8 12

310

32.35

310

29.05

T 3/5-6 H=40 B=35 P9 30x30 8 12 280 P10 30x30 8 12 A

310

26.75

40

35 P11 30x30 8 12

40

35

330 20.80 330 17.50 330 14.20 330 10.90 10.00 90 200 8.00

310

22.45

280

300

Pianta piano 4 - solaio sul 3 piano I lati ingrossati dei pilastri vanno mantenuti a piombo ai diversi piani. P, pilastro, T, trave; C, cordolo; S, solaio; M, mensola

310

19.15

310

15.85

310 20 270 20 460

12.55 10.00

440
P6 P2

P10

N.B. Tutte le quote sono riferite al piano rustico del getto.

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SOMMARIO DI NORME E DATI


SISTEMI DI QUOTAZIONE DI STRUTTURE IN C.A. - ELEVAZIONI
SOLAIO Sb pos. D pos. B A A 35 394 460 B B 62 364 45 440 SOLAIO pos. C Sa pos. E 20

pos. B 1 14/40 cm 44 90 40 206 44 40 312 17

pos. C 1 14/40 cm 44 208 40 188 44 40 100 17

pos. D 1 12/40 cm 490

pos. E 1 14/40 cm 470

40 2

40

18

pos. B pos. D SEZ. MEZZERIA A-A

pos. B pos. C pos. D SEZ. INCASTRO B-B

Armatura solai

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SOMMARIO DI NORME E DATI


SISTEMI DI QUOTAZIONE DI STRUTTURE IN C.A. - ARMATURA TRAVI
Tali disegni riguardano solo la forma e dimensione esterna che dovr avere il getto dell'elemento senza l'indicazione dell'armatura interna (questa disegnata a parte). Lo scopo di questa rappresentazione quello di indicare chiaramente il modo di esecuzione delle casserature provvisorie di contenimento del getto. In questa tavola trover pure posto la tabella dei pilastri che indichi per ogni pilastro disegnato gi come getto, le dimensioni esterne del getto. Questa tabella servir pure e soltanto alla predisposizione dell'opportuna casseratura mentre non avr indicazioni per l'armatura in ferro da introdursi all'interno di ogni pilastro. Quest'ultima, come per le travi, sar oggetto di una tabella a porte chiamata Tabella armatura dei pilastri di cui all'esempio. In linea generale quindi nella predisposizione dei disegni del c. a. bene seguire il criterio della separazione in due parti principali degli. elaborati corrispondenti alle due fasi distinte di lavorazione: una fase che si concreta con la formazione delle 32 37 staffe 8 L=152

P9

35

P10 PIANO 4 pos. A pos. B pos. C pos. D

35

P11

35 P10

3/8-9 T

3/9-10 T

16 17 19 22 26 S R

30 3/10-11 T 40 P10
S b

280 40 PIANO 3 P9 P10 40

R 280 40 P11

35

pos. D 35 320 pos. D 2 10 L=344 320 40

53 125

pos. A 53 37 120 37 125 pos. C 1 12 L=504 125 37 53 pos. B pos. C pos. A SEZIONE MEZZERIA R-R

37

53 37 37 125 125 37

53 120

53 37 125 pos. D

53 125 140

53 37 125

53 37 125 pos. B 1 12 L=524 37

pos. B pos. C pos. D

37

53 37 37 125 125 37

53 140

53 37 125

40

pos. A 2 12 L=428 400 Esempio di armatura di travata continua pos. A SEZIONE INCASTRO S-S

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SOMMARIO DI NORME E DATI


SISTEMI DI QUOTAZIONE DI STRUTTURE IN C.A. - PARTICOLARI
impalcature provvisorie e delle casserature di contenimento dei getti richiede una serie di disegni di cui si gi detto pi sopra, e l'altra fase, quella formazione delle armature in ferro e della loro posa in opera, che esige una serie di disegni detti comunemente disegni dei ferri di cui si vedr al paragrafo successivo. bene qui far notare che tale distinzione utile e necessaria in quanto evita di sovrapporre in una sola tavola prescrizioni riguardanti due categorie di lavori e quindi due squadre diesecutori (carpentieri e ferraioli), i quali sarebbero indotti in difficolt se costretti a scegliere disposizioni che interessano la loro specializzazione, da un contesto che contiene altri elementi a loro estranei. Naturalmente le due serie devono essere soprattutto messe in relazione precisa tra loro onde evitare contraddizioni e sprechi di tempo per rifacimenti dei lavori non esattamente ordinati. In funzione di ci nelle tavole dei ferri, soprattutto nelle viste d'insieme, vengono ancora rappresentati gli elementi geometrici dei getti con le loro principali misure ma disegnati a trattosottile e in sottordine in modo da lasciare in evidenza soltanto le armature metalliche. Esempi di armature. - Negli esempi sono indicati i modi di rappresentazione dei ferri longitudinali e delle staffe visti nell'insieme, per la loro posizione nel getto e nei singoli pezzi per la loro predisposizione a pi d'opera. Nei disegni dei ferri devono essere indicate tutte le dimensioni relative ad ogni tratto rettilineo della barra sagomata, nonch ove richiesto, la lunghezza di taglio (sommatoria delle lunghezze precedenti + lo sviluppo dei ganci). Il modo di quotazione dei ferri pu essere quello usato nell'esempio del solaio e della travata continua oppure in quello delsolettone inclinato. La posizione di ogni singolo ferro deve essere precisata nella vista longitudinale e nelle sezioni trasversali all'incastro o in mezzaria. l ferri possono essere disegnati nella stessa scala del disegno d'insieme (vedesi solaio e travata continua) oppure in scala diversa (vedasi solettone inclinato). Ogni elaborato dovr pure essere integrato da scritte comuni a tutte le tavole, necessarie a diverse finalit. Designazione del legante: generalmente realizzata con apposito timbro nel quale si chiarisce quale tipo di legante si deve usare e la sua resistenza, a 28 giorni
612G 612F 612E 612H

staffe 8/25 cm

R 10/25 cm sopra e sotto

612A 612B 612C

staffe 8/25 cm 6 12D

108 rustico finito 24.10 35 G 6 12 m 3.15 32 8/25 cm m 2.55 sopra e sotto

10 32

140

12

6 12 H m 6.95

360

137 155

10/25 cm

10 165

12

E 6 12 m 3.10 F 6 12 m 6.95 12 123

105 finito rustico

27 10/25 cm sopra e sotto 7

155

360

10

170

22.45 30

120

35 SEZIONE R-R

120

285

120

22

staffe 10 27 10/25 cm m 2.55 360 A 6 12 m 6.95 6 12 m 2.70 108 10/25 cm sopra e sotto 22.45

105

175 10

200 32 105 6 12 m 3.55 20.80 6 12 B m 6.95 360 120

93 27

10/25 sopra e sotto SEZIONE S-S

10

185

10 125

Esempio di armatura di solettone per rampe di scala

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SOMMARIO DI NORME E DATI


SISTEMI DI QUOTAZIONE DI STRUTTURE IN C.A. - PARTICOLARI
dal getto, espressa in kg/cm. Designazione del ferro per le armature, anch'essaeseguita con timbro recante il tipo del ferro (se in barre tonde normali o di barre a sezione speciale per aderenzamigliorata ecc....) e la sua resistenza allo snervamento (espresso in kg/cm). Inoltre un preciso richiamo alle vigenti Norme di legge in materia di esecuzioni di opere in cemento armato. Infine, nel titolo della tavola le indicazioni dellegeneralit, richieste dagli uffici preposti alla sorveglianza della materia, riguardanti il Committente, il Calcolatore, ilDirettore dei Lavori e l'lmpresa esecutrice, nonch gli spazi per le necessarie firme e vidimazioni.

pilastro al piano 7 ultimo ecc.

1 25 x 30 32 4 12 318 35 x 45

2 35 x 25 32 4 12 318 35 x 45 4 20 35 x 50 390

3 35 x 25 32 4 12 318 35 x 45 4 20 35 x 50 4 20 + 2 16 390 390

4 35 x 25 32 4 12 318 35 x 45 4 18 35 x 50 4 18 + 2 14 390 390

5 30 x 30 28 4 12 318 50 x 55 4 16 + 390 4 14 50 x 60 8 16 35 x 60 390

6 30 x 30 28 4 12 318 50 x 55 4 18 + 390 4 14 50 x 60 8 18 60 x 60 6 22 + 2 18 340 390

7 30 x 30 28 4 12 318 50 x 55 4 18 + 390 4 14 50 x 60 8 18 60 x 60 6 22 + 2 18 340 390

ecc.

al piano 1

4 18 + 390 2 18 35 x 50 6 18 390

al piano R rialzato al piano C cantinato

4 20 + 2 16 390

v. dis. fondazione

v. dis. fondazione

v. dis. fondazione

v. dis. fondazione

v. dis. fondazione

Esempio di tabella armature pilastri. N. B. - La prima dimensione quella parallela alla facciata principale

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19b

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SOMMARIO DI NORME E DATI


SISTEMI DI QUOTAZIONE DI STRUTTURE IN ACCIAIO - DISEGNI DI ASSIEME
La tecnica di rappresentazione dei disegni d'assieme diversa secondo i diversi Paesi. In America generalmente seguito l'uso di schematizzarli al massimo; in essi le colonne, le travi maestre e le travi secondarie sonorappresentate da semplici linee, magari con diversa grossezza per mettere in evidenza l'ordine gerarchico dimensionale. Per contro in Europa si usa pi frequentemente una rappresentazione pi dettagliata dei disegni d'assieme, rappresentando i diversi elementi nella loro effettiva apparenza, seppur sintetizzata. La numerazione o nomenclatura ha grande importanza, perch serve a dare una posizione fissa ed unica ad ogni elemento. La sigla (o nome) di ogni elemento deve apparire in ogni disegno d'assieme o di dettaglio ed in ogni tabella. Importante stabilire fin dall'inizio della progettazione esecutiva (talvolta anche per quella di massima) una appropriata nomenclatura di ogni elemento e mantenerla fino nei minimi
2000 20000 SEZ. LONGITUDINALE B A 1 2 14000 1 2 1 B 1 2 14000 1 2 1 C 5000 5000 5000 5000 40000 Copertura fabbricato industriale. Pianta orditura principale 5000 5000 5000 5000 1 2 3 4 5 6 20000 7 8 9 2334 2334 2334 2334 2334 2334 28000

particolari in cui l'elemento compare. Esistono diversi metodi di nomenclatura che si adattano a seconda della complessit della struttura. Ad esempio per una struttura di impalcati e montanti con reticolo ortogonale di pianta ed alzato, si usa vantaggiosamente la designazione derivata da un sistema cartesiano di assi ortogonali con simboli numerici o letterali. Per la stessa struttura e soprattutto per altre strutture geometriche complesse, pu invece tornare utile una numerazione progressiva, formata da lettere seguite da cifre. In molti casi i due sistemi possono trovare un'integrazione tra di loro. Per fabbricati di molti piani, il primo metodo assume il terzo asse di riferimento verticale dando luogo cos ad una designazione ortogonale spaziale di ogni singolo elemento. Il secondo metodo in casi analoghi assume, nella numerazione progressiva degli elementi, il primo numerocorrispondente al numero dell'impalcato

progressivamente posto in opera a partire dalle fondazioni (analogamente con la numerazione delle stanze d'albergo ai vari piani). Per il montaggio merita attenzione una particolare possibilit che potrebbe venire osservata nella designazione degli elementi prefabbricati in officina. Ci significa determinare (ovviamente in perfetto accordo con l'esecuzione e con approfondito esame delle sue diverse possibilit e fasi) il grado di successione delle diverseoperazioni di montaggio che hanno luogo per ogni elemento. Ancorando cos, gi in fase di progettazione esecutiva, l'approntamento dell'elemento in officina con il montaggio in cantiere, con la semplice apposizione della sigla dal duplice significato si possono ottenere diversi vantaggi: nell'ordinazioneall'officina e quindi nella consegna dei pezzi eseguiti che avviene cos in sicuro cronismo con le necessit del cantiere. Inoltre siccome solitamente il montaggio avviene fuori e lontano dall'officina

2000

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SOMMARIO DI NORME E DATI


SISTEMI DI QUOTAZIONE DI STRUTTURE IN ACCIAIO - DISEGNI DI ASSIEME
necessaria l'operazione di trasporto, a seconda l'entit della costruzione la spedizione pu avvenire a lotti o per costruzione completa. In entrambi i casi risultano facilitate eordinate le operazioni di scarico e accatastamento degli elementi entro l'area del cantiere. Soprattutto in fase di montaggio si pu raggiungere una celerit di lavoro ed un risparmio di tempo altrimenti spesi a cercare dalla catasta dei materiali quell'elemento che in quel momento bisogna montare. Questa operazione risulta importante, onerosa e costosa quando per raggiungere l'elemento necessario in quella fase di montaggio si costretti a rimuovere altri elementi tra i quali si trova. Le quotazioni. - Le misure vengono espresse tutte in millimetri (nei paesi anglosassoni in pollici) e di regola sempre riferite agli assi delle strutture (colonne, travi) nei disegni d'assieme o agli estremi dei singoli elementi nei particolari. Le quote necessarie nelle piante dei disegni d'assieme sono: le totali, le parziali (riferite agli assi delle colonne o delle traveste continue principali o secondarie) e le progressive, queste ultime sono utili per controllo delle successive parziali. Le quote necessarie nelle sezioni o alzati dei disegni di assieme vengono sempre riferite come segue: quelle altimetriche (progressive, precedute dal segno V, e parziali) al piano ferro, quelle planimetriche agli assi come per le piante. Scala del disegno. - I disegni d'assieme vanno eseguiti in scala 1 : 100, 1 : 200, a seconda del metodo di rappresentazione simbolica degli elementi (all'americana) o in 1 : 50 nel caso di una rappresentazione realistica (all'europea). Per i particolari costruttivi, a seconda del dettaglia, rappresentato in scala 1 : 10 o 1 : 5 o 1 : 2. Motto sovente vengono rappresentati degli elementi o nodi in scale diverse. Scritture nei disegni. - Nei disegni d'assieme e dei particolari bene scegliere un sistema di caratteri ben chiaro e definito. Ci comporta di usare una gerarchia dimensionale nelle diverse scritture. Molto utili risultano le tabelle qualora si devono rappresentare i particolari di diversi pezzi simili per forma, ma non per dimensioni (vedi tabelle per colonne, travi maestre e travi secondarie). Queste poi sono necessarie per la distinta materiali e dove appare anche il peso di ogni singolo elemento, e ove la somma dei pesi parziali da luogo al peso totale della struttura. In molti casi vicino alla tabella risulta utile rappresentare in assonometria o in proiezione l'elemento a cui la tabella si riferisce quotando le diverse dimensioni con delle lettere. Nella corrispondente colonnina della tabella indicato il numero rappresentante la dimensione.

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SOMMARIO DI NORME E DATI


SISTEMI DI QUOTAZIONE DI STRUTTURE IN ACCIAIO - DISEGNI DI ASSIEME
13800 2 300 . 10 228 3200 213 C10 211 10600 2 300 . 12 213 3200 211 7400 2 300 . 12 13800 3200 211 4200 2 300 . 14 222 212 4200 C1 NP 20 0.00 1500 211 NP 22 215 217 1700 0.00 NP 22 218 1965 1965 218 NP 20 201 1 138 . 12 2 300 . 16 218 215 1965 3930 7860 A 14800 203 14760 204 2 piano 5895 243 60.60.6 C2 202 C3 223 224 224 225 224 226 244 227 A 213 228 C4 230 242 229 203 230 231 C5 1 342 . 10 230 204 232 245 C6 233 234 243 205 235 230 230 C8 1 346 . 10 231 230 236 206 237 C9 207 1 350 . 10 242 229 230 230 238 C11 239 208 240 247 C12 233

C7

214

215

219

215

220

215

221

215

221

216

1965

2081 7976

2184 10160

2300 12460 6900

2300 14760

3400

1 210 . 10 11400

2 300 . 20 103

1 210 . 12

2 300 . 18 104

1 210 . 10 1 piano

2 300 . 14

4400 7000 2 300 . 20 3000 4000 B 1 210 . 12 NB: le quote altimetriche sono riferite al piano del ferro 7860 14760 03 1 210 . 12 2 300 . 22 interrato 6900 04 piano terreno 1 210 . 12 2 300 . 18

A, Fabbricato civile. Pianta piano 2. Solaio sul 1 piano; B, Sezione trasversale

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SOMMARIO DI NORME E DATI


SISTEMI DI QUOTAZIONE DI STRUTTURE IN ACCIAIO DISEGNI DI PARTICOLARI
Pu convenire anche di sviluppare l'elemento a sezione complessa (1, T, L, C, ecc.) sul piano del disegno per rendere pi agevole il disegno e la lettura delle quote dei fori, degli intagli, ecc. In alcuni autori in uso il criterio di fare intervenire nelle tabelle che designano le colonne portanti, anche gli sforzi di compressione cui queste colonne sono sottoposte. Analogamente tale criterio seguito nelle rappresentazioni di piante e sezioni, nelle quali vicino all'elemento o parallelamente ad esso, sono scritti i valori degli sforzi oppure le dimensioni o le sigle delle sezioni, per esempio quando una trave a doppio T (poutrelle) di normale profilo di altezza di mm 180 viene scritto I NP 180: quando invece una trave o una colonna costituita dall'unione di diversi ferri piatti viene distinta come segue:

70
150 145 250 30
600x600x50 30 30 MA 100 v 30 250

sp

c
90

370

75 600 450 75
x

1200 130

450

bullone Fondaz

Basi per fondazioni H


a1 c1 a b c d b1 d1 220 220 370 120 220 200 270 120

COLONNE PORTANTI S T 1 2 3 4 S B" A" Profilo A 1 210.12 + 4000 2 300.20 C1 1 2 1 2 1 2 210.12 + 10000 14400 17800 7782 4400 3382 18 300.16 210.8 + 300.12 17800 21200 24600 6872 3400 3382 18 208.8 + 24600 28000 ECC 300.10 220 200 370 370 220 200 370 370 B C H h1 h 2 SP 7000 10000 5962 2970 2982 18

d1 h2

55

1c 1

370

220 200 370 370 220 200 370 370

C2

70

1 300 x 12 + 2 300 x 20 che significa una sezione a doppio T in cui l'anima costituita da un piatto di sezione 300 x 12 mm (sigla 1 @ 300 x 12) e dalle due suole costituite da piatti di sezione 300 x 20 mm (sigla 2 300 x 20 preceduto dal segno +). Rappresentazione esecutiva delle colonne portanti portanti del fabbricato civile di cui la pagina precedente porta la pianta e la sezione trasversale. Il disegno ridotto alla rappresentazione in piano delle diverse facce del profilato, come esplicato nello schizzo assonometrico, e la tabellina accanto da le dimensioni della lunghezza variabile da colonna a colonna. l numeri indicati sotto A B C sono le quote progressive altimetriche di sezione, riferite al piano del ferro. Rappresentazioni di travi maestre e travi secondarie riferite ai fabbricato della tavola precedente e all'impalcato del 1 piano. Il disegno fuori scala e le quote di tutta la lavorazione sono espresse chiaramente in modo da non costringere nessun rilevamento grafico. Per le travi secondarie stata tracciata una tabellina a fianco del relativo disegno poich dello stesso elemento occorrono pi pezzi. Si noti un particolare semicerchio annerito che si trova in prossimit della testata di sinistra di ogni singola trave. Esso serve ad individuare appunto la destra e la sinistra della trave quando le due testate sono quasi simili per forma e per lavorazione, ma diverse per dimensioni. Tale espediente utile nell'operazione da montaggio evitando al montatore di dover consultare molti disegni prima di prendere la decisione per la corretta posa in opera. Rappresentazione di controventi e diagonali, riferito diagonali sempre al fabbricato civile della pagina precedente. Questi elementi (come tutti gli altri elementi di ogni costruzione in acciaio) devono avere gli assi geometrici della sezione convergenti sugli incontri degli assi delle travature principali e secondarie che devono collegare. Pertanto indispensabile che siano progettati esecutivamente secondo questo principio. A tale fine si devono calcolare innanzi tutto le lunghezze teoriche derivate dall'ipotenusa del triangolo i cui cateti sono dati dagli interessi della struttura ortogonale da collegare. Eseguito il calcolo con i mezzi della trigonometria si tiene conto quindi delle dimensioni necessarie per gli ingombri degli elementi da collegare e si definisce cos la lunghezza del controvento. Si stabiliscono quindi i fori da eseguire per la connessione con le piastre e le piastre stesse indicando, con opportuno disegno il loro modo di unione con la travatura ortogonale.

150 Base Tipo A

Tipo x y

C1 20 12

C3 18 12

C4 20 12

C7 18 12

C8 18 12

C9 16 12

Colonne portanti C10 C12 C13 C14 18 16 18 18 12 10 12 12


8
142

1 338 12 +2 300 16
201 220

200 1965 7616 1695 1836


212 201 214

220

1 338 10 +2 300 14 202 220

43 220 2175

Posizioni 228 229 230


D 142 17

Profilo

B 19 19 19

C 145 145 145

D 17 17 17

Travi maestre
A B 45 19
212 P

I NP 18 3186 145 I NP 18 3186 145 I NP 18 3186 145

Prezzi n 2 2 8

NP 20
4184

Travi secondarie 220 180 8


trave M 205
229 205 70 3775

trave 5

228 242 1965

229 242 229

190 230

242

diag.
230 70 220180a

40
35

60.60.6
saldatura leggera a tratti sopra e sotto
242

40

trave M 203

1965

L.G. 3395 n 2 volte

Controventi o diagonali

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MATEMATICA TAVOLE NUMERICHE


n
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 62 63 64 65 66 67 68 69 70 71 72 73 74 75

n
1 4 9 16 25 36 49 64 81 100 121 144 169 196 225 256 289 324 361 400 441 484 529 576 625 676 729 784 841 900 961 1024 1089 1156 1225 1296 1369 1444 1521 1600 1681 1764 1849 1936 2025 2116 2209 2304 2401 2500 2601 2704 2809 2916 3025 3136 3249 3364 3481 3600 3721 3844 3969 4096 4225 4356 4489 4624 4761 4900 5041 5184 5329 5476 5625

n
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n
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n
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n
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1 4

log n
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n
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 62 63 64 65 66 67 68 69 70 71 72 73 74 75

0,785 3,140 7,065 12,560 19,625 28,260 38,465 50,240 63,585 78,500 94,985 113,040 132,665 153,860 176,625 200,960 226,865 254,340 283,385 314,000 346,185 379,940 415,265 452,160 490,625 530,660 572,265 615,440 660,185 706,500 754,385 803,840 854,865 907,460 961,625 1017,360 1074,665 1133,540 1193,985 1256,000 1319,585 1384,740 1451,465 1519,760 1589,625 1661,060 1734,065 1808,640 1884,785 1962,500 2041,785 2122,640 2205,065 2289,060 2374,625 2461,760 2550,465 2640,740 2732,585 2826,000 2920,985 3017,540 3115,665 3215,360 3316,625 3419,460 3523,865 3629,840 3737,385 3846,500 3957,185 4069,440 4183,265 4298,660 4415,625 1 n 4

log n

A.P.I.C.E. S.r.l.

23a

Manuale dellArchitetto

MATEMATICA TAVOLE NUMERICHE


n
76 77 78 79 80 81 82 83 84 85 86 87 88 89 90 91 92 93 94 95 96 97 98 99 100 101 102 103 104 105 106 107 108 109 110 111 112 113 114 115 116 117 118 119 120 121 122 123 124 125 126 127 128 129 130 131 132 133 134 135 136 137 138 139 140 141 142 143 144 145 146 147 148 149 150

n
5776 5929 6084 6241 6400 6561 6724 6889 7056 7225 7396 7569 7744 7921 8100 8281 8464 8649 8836 9025 9216 9409 9604 9801 10000 10201 10404 10609 10816 11025 11236 11449 11664 11881 12100 12321 12544 12769 12996 13225 13456 13689 13924 14161 14400 14641 14884 15129 15376 15625 15876 16129 16384 16641 16900 17161 17424 17689 17956 18225 18496 18769 19044 19321 19600 19881 20164 20449 20736 21025 21316 21609 21904 22201 22500

n
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n
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n
17,4316 17,5826 17,7330 17,8827 18,0318 18,1803 18,3281 18,4753 18,6219 18,7679 18,9134 19,0582 19,2025 19,3463 19,4895 19,6321 19,7742 19,9158 20,0569 20,1975 20,3376 20,4771 20,6162 20,7548 20,8930 21,0306 21,1678 21,3046 21,4409 21,5767 21,7121 21,8471 21,9816 22,1157 22,2494 22,3827 22,5156 22,6481 22,7802 22,9119 23,0432 23,1741 23,3046 23,4348 23,5646 23,6940 23,8231 23,9518 24,0801 24,2081 24,3357 24,4630 24,5900 24,7166 24,8429 24,9689 25,0945 25,2198 25,3448 25,4695 25,5939 25,7179 25,8416 25,9651 26,0882 26,2111 26,3336 26,4559 26,5778 26,6995 26,8209 26,9420 27,0628 27,1833 27,3036

n
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1 4

log n
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n
76 77 78 79 80 81 82 83 84 85 86 87 88 89 90 91 92 93 94 95 96 97 98 99 100 101 102 103 104 105 106 107 108 109 110 111 112 113 114 115 116 117 118 119 120 121 122 123 124 125 126 127 128 129 130 131 132 133 134 135 136 137 138 139 140 141 142 143 144 145 146 147 148 149 150

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log n

A.P.I.C.E. S.r.l.

23b

Manuale dellArchitetto

MATEMATICA TAVOLE NUMERICHE


n
151 152 153 154 155 156 157 158 159 160 161 162 163 164 165 166 167 168 169 170 171 172 173 174 175 176 177 178 179 180 181 182 183 184 185 186 187 188 189 190 191 192 193 194 195 196 197 198 199 200 201 202 203 204 205 206 207 208 209 210 211 212 213 214 215 216 217 218 219 220 221 222 223 224 225
1 n 4 17898,785 18136,640 18376,065 18617,060 18859,625 19103,760 19349,465 19596,740 19845,585 20096,000 20347,985 20601,540 20856,665 21113,360 21371,625 21631,460 21892,865 22155,840 22420,385 22686,500 22954,185 23223,440 23494,265 23766,660 24040,625 24316,160 24593,265 24871,940 25152,185 25434,000 25717,385 26002,340 26288,865 26576,960 26866,625 27157,860 27450,665 27745,040 28040,985 28338,500 28637,585 28938,240 29240,465 29544,260 29849,625 30156,560 30465,065 30775,140 31086,785 31400,000 31714,785 32031,140 32349,065 32668,560 32989,625 33312,260 33636,465 33962,240 34289,585 34618,500 34948,985 35281,040 35614,665 35949,860 36286,625 36624,960 36964,865 37306,340 37649,385 37994,000 38340,185 38687,940 39037,265 39388,160 39740,625 1 n 4

n
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n
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n
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n
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n
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log n
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n
151 152 153 154 155 156 157 158 159 160 161 162 163 164 165 166 167 168 169 170 171 172 173 174 175 176 177 178 179 180 181 182 183 184 185 186 187 188 189 190 191 192 193 194 195 196 197 198 199 200 201 202 203 204 205 206 207 208 209 210 211 212 213 214 215 216 217 218 219 220 221 222 223 224 225

log n

A.P.I.C.E. S.r.l.

24a

Manuale dellArchitetto

MATEMATICA TAVOLE NUMERICHE


n
226 227 228 229 230 231 232 233 234 235 236 237 238 239 240 241 242 243 244 245 246 247 248 249 250 251 252 253 254 255 256 257 258 259 260 261 262 263 264 265 266 267 268 269 270 271 272 273 274 275 276 277 278 279 280 281 282 283 284 285 286 287 288 289 290 291 292 293 294 295 296 297 298 299 300

n
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n
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n
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n
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n
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1 n 4 40094,660 40450,265 40807,440 41166,185 41526,500 41888,385 42251,840 42616,865 42983,460 43351,625 43721,360 44092,665 44465,540 44839,985 45216,000 45593,585 45972,740 46353,465 46735,760 47119,625 47505,060 47892,065 48280,640 48670,785 49062,500 49455,785 49850,640 50247,065 50645,060 51044,625 51445,760 51848,465 52252,740 52658,585 53066,000 53474,985 53885,540 54297,665 54711,360 55126,625 55543,460 55961,865 56381,840 56803,385 57226,500 57651,185 58077,440 58505,265 58934,660 59365,625 59798,160 60232,265 60667,940 61105,185 61544,000 61984,385 62426,340 62869,865 63314,960 63761,625 64209,860 64659,665 65111,040 65563,985 66018,500 66474,585 66932,240 67391,465 67852,260 68314,625 68778,560 69244,065 69711,140 70179,785 70650,000 1 n 4

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n
226 227 228 229 230 231 232 233 234 235 236 237 238 239 240 241 242 243 244 245 246 247 248 249 250 251 252 253 254 255 256 257 258 259 260 261 262 263 264 265 266 267 268 269 270 271 272 273 274 275 276 277 278 279 280 281 282 283 284 285 286 287 288 289 290 291 292 293 294 295 296 297 298 299 300

log n

A.P.I.C.E. S.r.l.

24b

Manuale dellArchitetto

MATEMATICA TAVOLE NUMERICHE


n
301 302 303 304 305 306 307 308 309 310 311 312 313 314 315 316 317 318 319 320 321 322 323 324 325 326 327 328 329 330 331 332 333 334 335 336 337 338 339 340 341 342 343 344 345 346 347 348 349 350 351 352 353 354 355 356 357 358 359 360 361 362 363 364 365 366 367 368 369 370 371 372 373 374 375

n
90601 91204 91809 92416 93025 93636 94249 94864 95481 96100 96721 97344 97969 98596 99225 99856 100489 101124 101761 102400 103041 103684 104329 104976 105625 106276 106929 107584 108241 108900 109561 110224 110889 111556 112225 112896 113569 114244 114921 115600 116281 116964 117649 118336 119025 119716 120409 121104 121801 122500 123201 123904 124609 125316 126025 126736 127449 128164 128881 129600 130321 131044 131769 132496 133225 133956 134689 135424 136161 136900 137641 138384 139129 139876 140625

n
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n
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n
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1 4

log n
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n
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A.P.I.C.E. S.r.l.

25a

Manuale dellArchitetto

MATEMATICA TAVOLE NUMERICHE


n
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n
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n
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log n

A.P.I.C.E. S.r.l.

25b

Manuale dellArchitetto

MATEMATICA TAVOLE NUMERICHE


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n
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n
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1 n 4 159669,785 160378,640 161089,065 161801,060 162514,625 163229,760 163946,465 164664,740 165384,585 166106,000 166828,985 167553,540 168279,665 169007,360 169736,625 170467,460 171199,865 171933,840 172669,385 173406,500 174145,185 174885,440 175627,265 176370,660 177115,625 177862,160 178610,265 179359,940 180111,185 180864,000 181618,385 182374,340 183131,865 183890,960 184651,625 185413,860 186177,665 186943,040 187709,985 188478,500 189248,585 190020,240 190793,465 191568,260 192344,625 193122,560 193902,065 194683,140 195465,785 196250,000 197035,785 197823,140 198612,065 199402,560 200194,625 200988,260 201783,465 202580,240 203378,585 204178,500 204979,985 205783,040 206587,665 207393,860 208201,625 209010,960 209821,865 210634,340 211448,385 212264,000 213081,185 213899,940 214720,265 215542,160 216365,625 1 n 4

log n
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n
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log n

A.P.I.C.E. S.r.l.

26a

Manuale dellArchitetto

MATEMATICA TAVOLE NUMERICHE


n
426 427 428 429 430 431 432 433 434 435 436 437 438 439 440 441 442 443 444 445 446 447 448 449 450 451 452 453 454 455 456 457 458 459 460 461 462 463 464 465 466 467 468 469 470 471 472 473 474 475 476 477 478 479 480 481 482 483 484 485 486 487 488 489 490 491 492 493 494 495 496 497 498 499 500
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n
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n
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n
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n
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n 1337,640 1340,780 1343,920 1347,060 1350,200 1353,340 1356,480 1359,620 1362,760 1365,900 1369,040 1372,180 1375,320 1378,460 1381,600 1384,740 1387,880 1391,020 1394,160 1397,300 1400,440 1403,580 1406,720 1409,860 1413,000 1416,140 1419,280 1422,420 1425,560 1428,700 1431,840 1434,980 1438,120 1441,260 1444,400 1447,540 1450,680 1453,820 1456,960 1460,100 1463,240 1466,380 1469,520 1472,660 1475,800 1478,940 1482,080 1485,220 1488,360 1491,500 1494,640 1497,780 1500,920 1504,060 1507,200 1510,340 1513,480 1516,620 1519,760 1522,900 1526,040 1529,180 1532,320 1535,460 1538,600 1541,740 1544,880 1548,020 1551,160 1554,300 1557,440 1560,580 1563,720 1566,860 1570,000

log n
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n
426 427 428 429 430 431 432 433 434 435 436 437 438 439 440 441 442 443 444 445 446 447 448 449 450 451 452 453 454 455 456 457 458 459 460 461 462 463 464 465 466 467 468 469 470 471 472 473 474 475 476 477 478 479 480 481 482 483 484 485 486 487 488 489 490 491 492 493 494 495 496 497 498 499 500

log n

A.P.I.C.E. S.r.l.

26b

Manuale dellArchitetto

MATEMATICA TAVOLE NUMERICHE


n
501 502 503 504 505 506 507 508 509 510 511 512 513 514 515 516 517 518 519 520 521 522 523 524 525 526 527 528 529 530 531 532 533 534 535 536 537 538 539 540 541 542 543 544 545 546 547 548 549 550 551 552 553 554 555 556 557 558 559 560 561 562 563 564 565 566 567 568 569 570 571 572 573 574 575

n
251001 252004 253009 254016 255025 256036 257049 258064 259081 260100 261121 262144 263169 264196 265225 266256 267289 268324 269361 270400 271441 272484 273529 274576 275625 276676 277729 278784 279841 280900 281961 283024 284089 285156 286225 287296 288369 289444 290521 291600 292681 293764 294849 295936 297025 298116 299209 300304 301401 302500 303601 304704 305809 306916 308025 309136 310249 311364 312481 313600 314721 315844 316969 318096 319225 320356 321489 322624 323761 324900 326041 327184 328329 329476 330625

n
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n
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n
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n 1573,140 1576,280 1579,420 1582,560 1585,700 1588,840 1591,980 1595,120 1598,260 1601,400 1604,540 1607,680 1610,820 1613,960 1617,100 1620,240 1623,380 1626,520 1629,660 1632,800 1635,940 1639,080 1642,220 1645,360 1648,500 1651,640 1654,780 1657,920 1661,060 1664,200 1667,340 1670,480 1673,620 1676,760 1679,900 1683,040 1686,180 1689,320 1692,460 1695,600 1698,740 1701,880 1705,020 1708,160 1711,300 1714,440 1717,580 1720,720 1723,860 1727,000 1730,140 1733,280 1736,420 1739,560 1742,700 1745,840 1748,980 1752,120 1755,260 1758,400 1761,540 1764,680 1767,820 1770,960 1774,100 1777,240 1780,380 1783,520 1786,660 1789,800 1792,940 1796,080 1799,220 1802,360 1805,500

1 n 4 197035,785 197823,140 198612,065 199402,560 200194,625 200988,260 201783,465 202580,240 203378,585 204178,500 204979,985 205783,040 206587,665 207393,860 208201,625 209010,960 209821,865 210634,340 211448,385 212264,000 213081,185 213899,940 214720,265 215542,160 216365,625 217190,660 218017,265 218845,440 219675,185 220506,500 221339,385 222173,840 223009,865 223847,460 224686,625 225527,360 226369,665 227213,540 228058,985 228906,000 229754,585 230604,740 231456,465 232309,760 233164,625 234021,060 234879,065 235738,640 236599,785 237462,500 238326,785 239192,640 240060,065 240929,060 241799,625 242671,760 243545,465 244420,740 245297,585 246176,000 247055,985 247937,540 248820,665 249705,360 250591,625 251479,460 252368,865 253259,840 254152,385 255046,500 255942,185 256839,440 257738,265 258638,660 259540,625 1 n 4

log n
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n
501 502 503 504 505 506 507 508 509 510 511 512 513 514 515 516 517 518 519 520 521 522 523 524 525 526 527 528 529 530 531 532 533 534 535 536 537 538 539 540 541 542 543 544 545 546 547 548 549 550 551 552 553 554 555 556 557 558 559 560 561 562 563 564 565 566 567 568 569 570 571 572 573 574 575

log n

A.P.I.C.E. S.r.l.

27a

Manuale dellArchitetto

MATEMATICA TAVOLE NUMERICHE


n
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n
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n
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log n

A.P.I.C.E. S.r.l.

27b

Manuale dellArchitetto

MATEMATICA TAVOLE NUMERICHE


n
651 652 653 654 655 656 657 658 659 660 661 662 663 664 665 666 667 668 669 670 671 672 673 674 675 676 677 678 679 680 681 682 683 684 685 686 687 688 689 690 691 692 693 694 695 696 697 698 699 700 701 702 703 704 705 706 707 708 709 710 711 712 713 714 715 716 717 718 719 720 721 722 723 724 725

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n
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n 2044,140 2047,280 2050,420 2053,560 2056,700 2059,840 2062,980 2066,120 2069,260 2072,400 2075,540 2078,680 2081,820 2084,960 2088,100 2091,240 2094,380 2097,520 2100,660 2103,800 2106,940 2110,080 2113,220 2116,360 2119,500 2122,640 2125,780 2128,920 2132,060 2135,200 2138,340 2141,480 2144,620 2147,760 2150,900 2154,040 2157,180 2160,320 2163,460 2166,600 2169,740 2172,880 2176,020 2179,160 2182,300 2185,440 2188,580 2191,720 2194,860 2198,000 2201,140 2204,280 2207,420 2210,560 2213,700 2216,840 2219,980 2223,120 2226,260 2229,400 2232,540 2235,680 2238,820 2241,960 2245,100 2248,240 2251,380 2254,520 2257,660 2260,800 2263,940 2267,080 2270,220 2273,360 2276,500

1 n 4 332683,785 333706,640 334731,065 335757,060 336784,625 337813,760 338844,465 339876,740 340910,585 341946,000 342982,985 344021,540 345061,665 346103,360 347146,625 348191,460 349237,865 350285,840 351335,385 352386,500 353439,185 354493,440 355549,265 356606,660 357665,625 358726,160 359788,265 360851,940 361917,185 362984,000 364052,385 365122,340 366193,865 367266,960 368341,625 369417,860 370495,665 371575,040 372655,985 373738,500 374822,585 375908,240 376995,465 378084,260 379174,625 380266,560 381360,065 382455,140 383551,785 384650,000 385749,785 386851,140 387954,065 389058,560 390164,625 391272,260 392381,465 393492,240 394604,585 395718,500 396833,985 397951,040 399069,665 400189,860 401311,625 402434,960 403559,865 404686,340 405814,385 406944,000 408075,185 409207,940 410342,265 411478,160 412615,625 1 4

log n
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n
651 652 653 654 655 656 657 658 659 660 661 662 663 664 665 666 667 668 669 670 671 672 673 674 675 676 677 678 679 680 681 682 683 684 685 686 687 688 689 690 691 692 693 694 695 696 697 698 699 700 701 702 703 704 705 706 707 708 709 710 711 712 713 714 715 716 717 718 719 720 721 722 723 724 725

log n

A.P.I.C.E. S.r.l.

28a

Manuale dellArchitetto

MATEMATICA TAVOLE NUMERICHE


n
726 727 728 729 730 731 732 733 734 735 736 737 738 739 740 741 742 743 744 745 746 747 748 749 750 751 752 753 754 755 756 757 758 759 760 761 762 763 764 765 766 767 768 769 770 771 772 773 774 775 776 777 778 779 780 781 782 783 784 785 786 787 788 789 790 791 792 793 794 795 796 797 798 799 800

n
527076 528529 529984 531441 532900 534361 535824 537289 538756 540225 541696 543169 544644 546121 547600 549081 550564 552049 553536 555025 556516 558009 559504 561001 562500 564001 565504 567009 568516 570025 571536 573049 574564 576081 577600 579121 580644 582169 583696 585225 586756 588289 589824 591361 592900 594441 595984 597529 599076 600625 602176 603729 605284 606841 608400 609961 611524 613089 614656 616225 617796 619369 620944 622521 624100 625681 627264 628849 630436 632025 633616 635209 636804 638401 640000

n
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n
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n
77,3069 77,3771 77,4474 77,5176 77,5877 77,6579 77,7280 77,7980 77,8681 77,9381 78,0080 78,0780 78,1479 78,2178 78,2876 78,3574 78,4272 78,4969 78,5666 78,6363 78,7060 78,7756 78,8452 78,9147 78,9842 79,0537 79,1232 79,1926 79,2620 79,3314 79,4007 79,4700 79,5393 79,6085 79,6777 79,7469 79,8161 79,8852 79,9543 80,0233 80,0923 80,1613 80,2303 80,2992 80,3681 80,4370 80,5058 80,5747 80,6434 80,7122 80,7809 80,8496 80,9183 80,9869 81,0555 81,1241 81,1926 81,2611 81,3296 81,3980 81,4665 81,5349 81,6032 81,6716 81,7399 81,8081 81,8764 81,9446 82,0128 82,0809 82,1491 82,2172 82,2852 82,3533 82,4213

n 2279,640 2282,780 2285,920 2289,060 2292,200 2295,340 2298,480 2301,620 2304,760 2307,900 2311,040 2314,180 2317,320 2320,460 2323,600 2326,740 2329,880 2333,020 2336,160 2339,300 2342,440 2345,580 2348,720 2351,860 2355,000 2358,140 2361,280 2364,420 2367,560 2370,700 2373,840 2376,980 2380,120 2383,260 2386,400 2389,540 2392,680 2395,820 2398,960 2402,100 2405,240 2408,380 2411,520 2414,660 2417,800 2420,940 2424,080 2427,220 2430,360 2433,500 2436,640 2439,780 2442,920 2446,060 2449,200 2452,340 2455,480 2458,620 2461,760 2464,900 2468,040 2471,180 2474,320 2477,460 2480,600 2483,740 2486,880 2490,020 2493,160 2496,300 2499,440 2502,580 2505,720 2508,860 2512,000

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log n
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n
726 727 728 729 730 731 732 733 734 735 736 737 738 739 740 741 742 743 744 745 746 747 748 749 750 751 752 753 754 755 756 757 758 759 760 761 762 763 764 765 766 767 768 769 770 771 772 773 774 775 776 777 778 779 780 781 782 783 784 785 786 787 788 789 790 791 792 793 794 795 796 797 798 799 800

log n

A.P.I.C.E. S.r.l.

28b

Manuale dellArchitetto

MATEMATICA TAVOLE NUMERICHE


n
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n
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log n

A.P.I.C.E. S.r.l.

28c

Manuale dellArchitetto

MATEMATICA TAVOLE NUMERICHE


n
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672221376 674526133 676836152 679151439 681472000 683797841 686128968 688465387 690807104 693154125 695506456 697864103 700227072 702595369 704969000 707347971 709732288 712121957 714516984 716917375 719323136 721734273 724150792 726572699 729000000 731432701 733870808 736314327 738763264 741217625 743677416 746142643 748613312 751089429 753571000 756058031 758550528 761048497 763551944 766060875 768575296 771095213 773620632 776151559 778688000 781229961 783777448 786330467 788889024 791453125 794022776 796597983 799178752 801765089 804357000 806954491 809557568 812166237 814780504 817400375 820025856 822656953 825293672 827936019 830584000 833237621 835896888 838561807 841232384 843908625 846590536 849278123 851971392 854670349 857375000

n
29,5973 29,6142 29,6311 29,6479 29,6648 29,6816 29,6985 29,7153 29,7321 29,7489 29,7658 29,7825 29,7993 29,8161 29,8329 29,8496 29,8664 29,8831 29,8998 29,9166 29,9333 29,9500 29,9666 29,9833 30,0000 30,0167 30,0333 30,0500 30,0666 30,0832 30,0998 30,1164 30,1330 30,1496 30,1662 30,1828 30,1993 30,2159 30,2324 30,2490 30,2655 30,2820 30,2985 30,3150 30,3315 30,3480 30,3645 30,3809 30,3974 30,4138 30,4302 30,4467 30,4631 30,4795 30,4959 30,5123 30,5287 30,5450 30,5614 30,5778 30,5941 30,6105 30,6268 30,6431 30,6594 30,6757 30,6920 30,7083 30,7246 30,7409 30,7571 30,7734 30,7896 30,8058 30,8221

n
87,5090 87,5749 87,6408 87,7067 87,7725 87,8383 87,9041 87,9699 88,0356 88,1013 88,1670 88,2327 88,2983 88,3640 88,4295 88,4951 88,5607 88,6262 88,6917 88,7571 88,8226 88,8880 88,9534 89,0187 89,0841 89,1494 89,2147 89,2799 89,3452 89,4104 89,4756 89,5408 89,6059 89,6710 89,7361 89,8012 89,8662 89,9313 89,9963 90,0612 90,1262 90,1911 90,2560 90,3209 90,3857 90,4506 90,5154 90,5802 90,6449 90,7097 90,7744 90,8391 90,9037 90,9684 91,0330 91,0976 91,1621 91,2267 91,2912 91,3557 91,4202 91,4846 91,5491 91,6135 91,6778 91,7422 91,8065 91,8708 91,9351 91,9994 92,0636 92,1279 92,1921 92,2562 92,3204

n 2750,640 2753,780 2756,920 2760,060 2763,200 2766,340 2769,480 2772,620 2775,760 2778,900 2782,040 2785,180 2788,320 2791,460 2794,600 2797,740 2800,880 2804,020 2807,160 2810,300 2813,440 2816,580 2819,720 2822,860 2826,000 2829,140 2832,280 2835,420 2838,560 2841,700 2844,840 2847,980 2851,120 2854,260 2857,400 2860,540 2863,680 2866,820 2869,960 2873,100 2876,240 2879,380 2882,520 2885,660 2888,800 2891,940 2895,080 2898,220 2901,360 2904,500 2907,640 2910,780 2913,920 2917,060 2920,200 2923,340 2926,480 2929,620 2932,760 2935,900 2939,040 2942,180 2945,320 2948,460 2951,600 2954,740 2957,880 2961,020 2964,160 2967,300 2970,440 2973,580 2976,720 2979,860 2983,000

log n
2,9425 2,9430 2,9435 2,9440 2,9445 2,9450 2,9455 2,9460 2,9465 2,9469 2,9474 2,9479 2,9484 2,9489 2,9494 2,9499 2,9504 2,9509 2,9513 2,9518 2,9523 2,9528 2,9533 2,9538 2,9542 2,9547 2,9552 2,9557 2,9562 2,9566 2,9571 2,9576 2,9581 2,9586 2,9590 2,9595 2,9600 2,9605 2,9609 2,9614 2,9619 2,9624 2,9628 2,9633 2,9638 2,9643 2,9647 2,9652 2,9657 2,9661 2,9666 2,9671 2,9675 2,9680 2,9685 2,9689 2,9694 2,9699 2,9703 2,9708 2,9713 2,9717 2,9722 2,9727 2,9731 2,9736 2,9741 2,9745 2,9750 2,9754 2,9759 2,9763 2,9768 2,9773 2,9777

n
876 877 878 879 880 881 882 883 884 885 886 887 888 889 890 891 892 893 894 895 896 897 898 899 900 901 902 903 904 905 906 907 908 909 910 911 912 913 914 915 916 917 918 919 920 921 922 923 924 925 926 927 928 929 930 931 932 933 934 935 936 937 938 939 940 941 942 943 944 945 946 947 948 949 950

log n

A.P.I.C.E. S.r.l.

28d

Manuale dellArchitetto

MATEMATICA TAVOLE NUMERICHE


n
951 952 953 954 955 956 957 958 959 960 961 962 963 964 965 966 967 968 969 970 971 972 973 974 975 976 977 978 979 980 981 982 983 984 985 986 987 988 989 990 991 992 993 994 995 996 997 998 999 1000

n
904401 906304 908209 910116 912025 913936 915849 917764 919681 921600 923521 925444 927369 929296 931225 933156 935089 937024 938961 940900 942841 944784 946729 948676 950625 952576 954529 956484 958441 960400 962361 964324 966289 968256 970225 972196 974169 976144 978121 980100 982081 984064 986049 988036 990025 992016 994009 996004 998001 1000000

n
860085351 862801408 865523177 868250664 870983875 873722816 876467493 879217912 881974079 884736000 887503681 890277128 893056347 895841344 898632125 901428696 904231063 907039232 909853209 912673000 915498611 918330048 921167317 924010424 926859375 929714176 932574833 935441352 938313739 941192000 944076141 946966168 949862087 952763904 955671625 958585256 961504803 964430272 967361669 970299000 973242271 976191488 979146657 982107784 985074875 988047936 991026973 994011992 997002999 1000000000

n
30,8383 30,8545 30,8707 30,8869 30,9031 30,9192 30,9354 30,9516 30,9677 30,9839 31,0000 31,0161 31,0322 31,0483 31,0644 31,0805 31,0966 31,1127 31,1288 31,1448 31,1609 31,1769 31,1929 31,2090 31,2250 31,2410 31,2570 31,2730 31,2890 31,3050 31,3209 31,3369 31,3528 31,3688 31,3847 31,4006 31,4166 31,4325 31,4484 31,4643 31,4802 31,4960 31,5119 31,5278 31,5436 31,5595 31,5753 31,5911 31,6070 31,6228

n
92,3845 92,4486 92,5127 92,5767 92,6408 92,7048 92,7688 92,8328 92,8967 92,9606 93,0245 93,0884 93,1523 93,2161 93,2799 93,3437 93,4074 93,4712 93,5349 93,5986 93,6623 93,7259 93,7896 93,8532 93,9167 93,9803 94,0439 94,1074 94,1709 94,2343 94,2978 94,3612 94,4246 94,4880 94,5514 94,6147 94,6781 94,7414 94,8046 94,8679 94,9311 94,9943 95,0575 95,1207 95,1838 95,2470 95,3101 95,3732 95,4362 95,4993

n 2986,140 2989,280 2992,420 2995,560 2998,700 3001,840 3004,980 3008,120 3011,260 3014,400 3017,540 3020,680 3023,820 3026,960 3030,100 3033,240 3036,380 3039,520 3042,660 3045,800 3048,940 3052,080 3055,220 3058,360 3061,500 3064,640 3067,780 3070,920 3074,060 3077,200 3080,340 3083,480 3086,620 3089,760 3092,900 3096,040 3099,180 3102,320 3105,460 3108,600 3111,740 3114,880 3118,020 3121,160 3124,300 3127,440 3130,580 3133,720 3136,860 3140,000

1 n 4 709954,785 711448,640 712944,065 714441,060 715939,625 717439,760 718941,465 720444,740 721949,585 723456,000 724963,985 726473,540 727984,665 729497,360 731011,625 732527,460 734044,865 735563,840 737084,385 738606,500 740130,185 741655,440 743182,265 744710,660 746240,625 747772,160 749305,265 750839,940 752376,185 753914,000 755453,385 756994,340 758536,865 760080,960 761626,625 763173,860 764722,665 766273,040 767824,985 769378,500 770933,585 772490,240 774048,465 775608,260 777169,625 778732,560 780297,065 781863,140 783430,785 785000,000 1 n 4

log n
2,9782 2,9786 2,9791 2,9795 2,9800 2,9805 2,9809 2,9814 2,9818 2,9823 2,9827 2,9832 2,9836 2,9841 2,9845 2,9850 2,9854 2,9859 2,9863 2,9868 2,9872 2,9877 2,9881 2,9886 2,9890 2,9894 2,9899 2,9903 2,9908 2,9912 2,9917 2,9921 2,9926 2,9930 2,9934 2,9939 2,9943 2,9948 2,9952 2,9956 2,9961 2,9965 2,9969 2,9974 2,9978 2,9983 2,9987 2,9991 2,9996 3,0000

n
951 952 953 954 955 956 957 958 959 960 961 962 963 964 965 966 967 968 969 970 971 972 973 974 975 976 977 978 979 980 981 982 983 984 985 986 987 988 989 990 991 992 993 994 995 996 997 998 999 1000

log n

A.P.I.C.E. S.r.l.

28e

Manuale dellArchitetto

MATEMATICA
ELEMENTI FONDAMENTALI DI TRIGONOMETRIA FUNZIONI TRIGONOMETRICHE
SENO
+ B A +

COSENO
+ C D +

TANGENTE
+ F

COTANGENTE
+ G H

+ E

Seno di = A B (sen)

Coseno di = CD (cos)

Tangente = =

1 EF

(tang)

Cotangente = = = sen cos 1 tang

GH

(cotg)

= = =

1 cos tang 1 + tang 1 1+ cotg

= =

1 sen 1 1 + tang cotg 1 + cotg

sen cos 1 cotg

= tang(180 ) = cotg(90 )

= tang(90 ) = cotg(180 )

= sen(180 ) = cos(90 )

= sen(90 ) = cos(180 ) VALORI NUMERICI DELLE FUNZIONI DI ALCUNI ANGOLI 30 1 2 1 2 1 3 2 3 1 4 3 4 1 3 4 3 3 3 3 1 2 1 2 1 2 2 4 2 4 1 2 2 3 4 1 4 3 4 45 2 2 1 2 1 2 3 60 3 Funzioni seno coseno tangente secante seno coseno tangente secante 90 1 0

Funzioni seno coseno tangente secante seno coseno tangente secante

0 - 360 0 1 0 1 0 1 0 1

120 1 2 1 2 2 3 4 1 4 3 4 Triangoli piani


a = b = c

180 0 1 0 1 0 1 0 1

270 1 0

1 0

1 0

RELAZIONI TRA ELEMENTI DI TRIANGOLI PIANI Triangoli rettangoli


+ = 90 = 90 = 90 seno coseno a c b c a b b a b c a c b a a b c a a b r =2 r teorema dei seni teorema delle proiezioni teorema del coseno

a 90
a= b c

c b

a =b cos + c cos b =c cos + a cos c =a cos + b cos a = b + c 2 b c cos =

tangen. cotang.

= c cos = b tang = b cotg = c sen = a tang = a cotg a = b = b a = = = b sec = a sec

1 c secante cos = b cosec.

1 = c c sen b b

a+b = tang 1/2( + ) = teorema delle ab tang 1/2 ( ) tangenti

A.P.I.C.E. S.r.l.

29

Manuale dellArchitetto

MATEMATICA
FUNZIONI TRIGONOMETRICHE
Gradi 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 0' 0,00000 0,01745 0,03490 0,05234 0,06976 0,08716 0,10453 0,12187 0,13917 0,15643 0,17365 0,19081 0,20791 0,22495 0,24192 0,25882 0,27564 0,29237 0,30902 0,32557 0,34202 0,35837 0,37461 0,39073 0,40674 0,42262 0,43837 0,45399 0,46947 0,48481 0,50000 0,51504 0,52922 0,54464 0,55919 0,57358 0,58779 0,60182 0,61566 0,62932 0,64279 0,65606 0,66913 0,68200 0,69466 0,70711 60' 10' 0,00291 0,02036 0,03781 0,05524 0,07266 0,09005 0,10742 0,12476 0,14205 0,15931 0,17651 0,19366 0,21076 0,22778 0,24474 0,26163 0,27843 0,29515 0,31178 0,32832 0,34475 0,36108 0.37730 0,39341 0,40939 0,42525 0,44098 0,45658 0,47204 0,48735 0,50252 0,51753 0,53238 0,54708 0,56160 0,57596 0,59014 0,60414 0,61795 0,63158 0,64501 0,65825 0,67129 0,68412 0,69675 50' Seno 20' 30' 0,00582 0,00873 0,02327 0,02618 0,04071 0,04362 0,05814 0,061105 0,07556 0,07846 0,09295 0,09585 0,11031 0,11320 0,12764 0,13053 0,14493 0,14781 0,16218 0,16505 0,17937 0,18224 0,19652 0,19937 0,21360 0,21644 0,23062 0,23345 0,24756 0,25038 0,26443 0,26724 0,28123 0,28402 0,29793 0,30071 0,31454 0,31730 0,33106 0,33381 0,34748 0,35021 0,36379 0,36650 0,37999 0,38268 0,39608 0,39875 0,41204 0,41469 0,42788 0,43051 0,44359 0,44620 0,45917 0,46175 0,47460 0,47716 0,48989 0,49242 0,50503 0,50754 0,52002 0,52250 0,53484 0,53730 0,54951 0,55194 0,56401 0,56641 0,57833 0,58070 0,59248 0,59482 0,60645 0,60876 0,62024 0,62251 0,63383 0,63608 0,64723 0,64945 0,66044 0,66262 0,67344 0,67559 0,68624 0,68835 0,69883 0,70091 40' 30' Coseno 40' 0,01164 0,02908 0,04653 0,06395 0,08136 0,09874 0,11609 0,13341 0,15069 0,16792 0,18509 0,20222 0,21928 0,23627 0,25320 0,27004 0,28680 0,30348 0,32006 0,33655 0,35293 0,36921 0,38537 0,40141 0,41734 0,43313 0,44880 0,46433 0,47971 0,49945 0,51004 0,52498 0,53975 0,54436 0,56880 0,58307 0,59716 0,61107 0,62479 0,63832 0,65166 066480 0,67773 0,69046 0,70298 20' 50' 0,01454 0,03199 0,04943 0,06685 0,08426 0,10164 0,11898 0,13629 0,15536 0,17078 0,18795 0,20507 0,22212 0,23910 0,25601 0,27284 0,28959 0,30625 0,32282 033929 0,35565 0,37191 0,38805 0,40408 0,41998 0,43575 0,45140 0,46690 0,48226 0,49748 0,51254 0,52745 0,54220 0,55678 0,57119 0,58543 0,59949 0,61337 0,62706 0,64056 0,65386 0,66697 0,67987 0,69256 0,70505 10' Gradi 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 0' 1,00000 0,99985 0,99939 0,99863 0,99756 0,99619 0,99452 0,99255 0,99027 0,98769 0,98481 0,98163 0,97815 0,97437 0,97030 0,96593 0,96126 0,95630 0,95106 0,95552 0,93969 0,93358 0,92718 0,92050 0,91355 0,90631 0,89879 0,89101 0,88295 0,87462 0,86603 0,85717 0,84805 0,83867 0,82904 0,81915 0,80902 0,79864 0,78801 0,77715 0,76604 0,75471 0,74314 0,73135 0,71934 0,70711 60' 10' 1,00000 0,99979 0,99929 0,99847 0,99736 0,99594 0,99421 0,99219 0,98986 0,98723 0,98430 0,98107 0,97754 0,97371 0,96959 0,96517 0,96046 0,95545 0,95015 0,94457 0,93869 0,93253 0,92609 0,91936 0,91236 0,90507 0,89752 0,88968 0,88158 0,87321 0,86457 0,85567 0,84650 0,83708 0,82741 0,81748 0,80730 0,79688 0,78622 0,77531 0,76417 0,75280 0,74120 0,72937 0,71732 50' Coseno 20' 30' 0,99998 0,99996 0,99973 0,99996 0,99917 0,99905 0,99831 0,99813 0,99714 0,99692 0,99567 0,99540 0,99390 0,99357 0,99182 0,99144 0,98944 0,98902 0,98676 0,98629 0,98378 0,98325 0,98050 0,97992 0,97692 0,97630 0,97304 0,97237 0,96887 0,96815 0,96440 0,96363 0,95964 0,95882 0,95459 0,95372 0,94924 0,94832 0,94361 0,94264 0,93769 0,93667 0,93148 0,93042 0,92499 0,92388 0,91822 0,91706 0,91116 0,90996 0,90383 0,90259 0,89623 0,89493 0,88835 0,88701 0,88020 0,87882 0,87178 0,87036 0,86310 0,86163 0,85416 0,85264 0,84495 0,84339 0,83549 0,83389 0,82577 0,82413 0,81580 0,81412 0,80558 0,80386 0,79512 0,79335 0,78442 0,78261 0,77347 0,77162 0,76229 0,76041 0,75088 0,74896 0,73924 0,73728 0,72737 0,72537 0,71529 0,71325 40' Seno 30' 40' 0,99993 0,99958 0,99892 0,99795 0,99668 0,99511 0,99324 0,99106 0,98858 0,98580 0,98272 0,97934 0,97566 0,97169 0,96742 0,96285 0,95799 0,95284 0,94740 0,94167 0,93565 0,92935 0,92276 0,91590 0,90875 0,90133 0,89363 0,88566 0,87743 0,86892 0,86015 0,85112 0,84182 0,83228 0,82248 0,81242 0,80212 0,79158 0,78079 0,76977 0,75851 0,74703 0,73531 0,72337 0,71121 20' 50' 0,99989 0,99949 0,99878 0,99776 0,99644 0,99482 0,99290 0,99067 0,98814 0,98531 0,98218 0,97875 0,97502 0,97100 0,96667 0,96206 0,95715 0,95195 0,94646 0,94068 0,93462 0,92827 0,92164 0,91472 0,90753 0,90007 0,89232 0,88431 0,87603 0,86748 0,85866 0,84959 0,84025 0,83066 0,82082 0,81072 0,80038 0,78980 0,77897 0,76791 0,75661 0,74509 0,73333 0,72136 0,70916 10'

89 88 87 86 85 84 83 82 81 80 79 78 77 76 75 74 73 72 71 70 69 68 67 66 65 64 63 62 61 60 59 58 57 56 55 54 53 52 51 50 49 48 47 46 45 44 Gradi

89 88 87 86 85 84 83 82 81 80 79 78 77 76 75 74 73 72 71 70 69 68 67 66 65 64 63 62 61 60 59 58 57 56 55 54 53 52 51 50 49 48 47 46 45 44 Gradi

Uso delle tavole delle funzioni trigonometriche Esse danno immediatamente il valore numerico delle funzioni trigonometriche seno, coseno, tangente, degliangoli inferiori a 90 ogni frazione di 10. Lettura: da 0 a 45 il seno e il coseno si trovano da sinistra a destra scendendo, da 45 a 90 si trovano da destra a sinistra ascendendo lungo le colonne della tabella. Similmente la tangente e la cotangente si trovano da 0 a 45 da sinistra a destra scendendo e da 45

a 90 da destra a sinistra ascendendo lungo le colonne della tabella della pagina seguente. Per gli angoli compresi tra 90 e 180 si rammenti che valgono le seguenti formule: sen = cos ( 90) tg = ctg ( 90) cos = sen ( 90) ctg = tg ( 90)

A.P.I.C.E. S.r.l.

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Manuale dellArchitetto

MATEMATICA
FUNZIONI TRIGONOMETRICHE
Gradi 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 0' 0,00000 0,01746 0,03492 0,05241 0,06993 0,08749 0,10510 0,12278 0,14054 0,15838 0,17633 0,19438 0,21256 0,23087 0,24933 0,26795 0,28675 0,30573 0,32492 0,34433 0,36393 0,38386 0,40403 0,42447 0,44523 0,46631 0,48773 0,50953 0,53171 0,55431 0,57735 0,60086 0,62487 0,64941 0,67451 0,70021 0,72654 0,75355 0,78129 0,80978 0,83910 0,86929 0,90040 0,93252 0,96569 1,00000 60' 10' 0,00291 0,02036 0,03783 0,05533 0,07285 0,09042 0,10805 0,12574 0,14351 0,16137 0,17933 0,19740 0,21560 0,23393 0,25242 0,27107 0,28990 0,30891 0,32814 0,34758 0,36727 0,38721 0.40741 0,42791 0,44872 0,46985 0,49134 0,51319 0,53545 0,55812 0,58124 0,60483 0,62892 0,65355 0,67875 0,70455 0,73100 0,75812 0,78598 0,81461 0,84407 0,87441 0,90569 0,93797 0,97133 50' Tangente 20' 30' 0,00582 0,00873 0,02328 0,02619 0,04075 0,04366 0,05824 0,06116 0,07578 0,07870 0,09335 0,09629 0,11099 0,11394 0,12869 0,13165 0,14648 0,14945 0,16435 0,16734 0,18233 0,18534 0,20042 0,20345 0,21864 0,22169 0,23700 0,24008 0,25552 0,25862 0,27419 0,27732 0,29305 0,29621 0,31210 0,31530 0,33136 0,33460 0,35085 0,35412 0,37057 0,37388 0,39055 0,39391 0,41081 0,41421 0,43136 0,43481 0,45222 0,45573 0,47341 0,47698 0,49495 0,49858 0,51688 0,52057 0,53920 0,54296 0,56194 0,56577 0,58513 0,58905 0,60881 0,61280 0,63299 0,63707 0,65771 0,66189 0,68301 0,68728 0,70891 0,71329 0,73547 0,73996 0,76272 0,76773 0,79070 0,79544 0,81946 0,82434 0,84906 0,85408 0,87955 0,88473 0,91099 0,91633 0,94345 0,94896 0,97700 0,98270 40' 30' Cotangente 40' 0,01164 0,02910 0,04658 0,06408 0,08163 0,09923 0,11688 0,13461 0,15243 0,17033 0,18835 0,20648 0,22475 0,24316 0,26172 0,28046 0,29938 0,31850 0,33783 0,35740 0,37720 0,39727 0,41763 0,43828 0,45924 0,48055 0,50222 0,52427 0,54673 0,56962 0,59297 0,61681 0,64117 0,66608 0,69157 0,71769 0,74447 0,77196 0,80020 0,82923 0,85912 0.88992 0,92170 0,95451 0,98843 20' 50' 0,01455 0,03201 0,04949 0,06700 0,08456 0,10216 0,11983 0,13758 0,15540 0,17333 0,19136 0,20952 0,22781 0,24624 0,26483 0,28360 0,30255 0,32171 0,34108 0,36068 0,38053 0,40065 0,42105 0,44175 0,46277 0,48214 0,50587 0,52798 0,55051 0,57348 0,59691 0,62083 0,64528 0,67028 0,69588 0,72211 0,74900 0,77661 0,80498 0,83415 0,86419 0,89515 0,92709 0,96008 0,99420 10' Gradi 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 Cotangente 10' 20' 30' 343,77371 171,88540 114,58865 57,28997 49,10388 42,96408 38,18845 28,63625 26,43160 24,54176 22,90377 19,08114 18,07498 17,16934 16,34985 14,30067 13,72674 13,19689 12,70621 11,43005 11,05943 10,71191 10,38540 9,51436 9,25530 9,00983 8,77689 8,14435 7,95302 7,77035 7,59575 7,11537 6,96823 6,82694 6,69116 6,31375 6,19703 6,08444 5,97576 5,67128 5,57638 5,48451 5,39552 5,14455 5,06584 4,98940 4,91516 4,70463 4,63825 4,57363 4,51071 4,33148 4,27471 4,21933 4,16530 4,01078 3,96165 3,91364 3,86671 3,73205 3,68909 3,64705 3,60588 3,48741 3,44951 3,41236 3,37594 3,27085 3,23714 3,20406 3,17159 3,07768 3,04749 3,01783 2,98869 2,90421 2,87700 2,85023 2,82391 2,74748 2,72281 2,69853 2,67462 2,60509 2,58261 2,56046 2,53865 2,47509 2,45451 2,43422 2,41421 2,35585 2,33693 2,31826 2,29984 2,24604 2,22857 2,21132 2,19430 2,14451 2,12832 2,11233 2,09654 2,05030 2,03526 2,02039 2,00569 1,96261 1,94858 1,93470 1,92098 1,88073 1,86760 1,85462 1,84177 1,80405 1,79174 1,77955 1,76749 1,73025 1,724047 1,70901 1,69766 1,66428 1,65337 1,64256 1,63185 1,60033 1,59002 1,57981 1,56969 1,53986 1,53010 1,52043 1,51084 1,48256 1,47330 1,46411 1,45501 1,42815 1,41934 1,41061 1,40195 1,37638 1,36800 1,35968 1,35142 1,32704 1,31904 1,31110 1,30323 1,27994 1,27230 1,26471 1,25717 1,23490 1,27758 1,22031 1,21310 1,19175 1,18474 1,17777 1,17085 1,15037 1,14363 1,13694 1,13029 1,11061 1,10414 1,09770 1,09131 1,07237 1,06613 1,05994 1,05378 1,03533 1,02952 1,02355 1,01761 1,00000 60' 50' 40' 30' Tangente 0' 40' 85,93980 34,36777 21,47040 15,60479 12,25051 10,07803 8,55555 7,42871 6,56055 5,87080 5,30928 4,84300 4,44942 4,11256 3,82083 3,56557 3,34023 3,13972 2,96004 2,79802 2,65109 2,51175 2,39449 2,28167 2,17749 2,08094 1,99116 1,90741 1,82906 1,75556 1,68643 1,62125 1,55966 1,50133 1,44598 1,39336 1,34323 1,29541 1,24969 1,20593 1,16398 1,12369 1,08496 1,04766 1,01170 20' 50' 68,75010 31,24157 20,20556 14,92442 11,82617 9,78817 8,34496 7,26873 6,43484 5,76937 5,22566 4,77286 4,38969 4,06107 3,77595 3,52609 3,30521 3,10842 2,93189 2,77254 2,62791 2,49597 2,37504 2,26374 2,16090 2,06553 1,97681 1,89400 1,81649 1,74375 1,67530 1,61074 1,54972 1,49190 1,43703 1,38484 1,33511 1,28764 1,24227 1,19882 1,15715 1,11713 1,07864 1,04158 1,00583 10'

89 88 87 86 85 84 83 82 81 80 79 78 77 76 75 74 73 72 71 70 69 68 67 66 65 64 63 62 61 60 59 58 57 56 55 54 53 52 51 50 49 48 47 46 45 44 Gradi

89 88 87 86 85 84 83 82 81 80 79 78 77 76 75 74 73 72 71 70 69 68 67 66 65 64 63 62 61 60 59 58 57 56 55 54 53 52 51 50 49 48 47 46 45 44 Gradi

Uso delle tavole delle funzioni trigonometriche Per gli angoli i cui valori non sono compresi nelle tabelle si proceder per interpolazione, tenendo presente che, col crescere del valore dellalgolo, seno e tangenteaumentano mentre coseno e cotangente diminuiscono. Per il seno e per il coseno linterpolazione lineare sempre lecita;invece per la tangente possibile solo se langolo di cui si cerca il valore delle funzioni uguale o inferiore a 46 40. Per questa funzione infatti i limiti di approsimazione delle tabelle sono i seguenti: da 46 40 fino a 70 0 la tabella d valori esatti solo per i primi 4 decimali.

da 70 0 fino a 85 40 la tabella da valori esatti solo per i primi 3 decimali. da 85 40 in poi solo per i primi due. Una detrminazione pi esatta del valore dellangolo siottiene ponendo tg(=1/(90 ) e usufruendo delle tabelle che portano le colonne dei valori reciproci 1/n. Se nel valore angolare dato compaiono anche i secondi, questi sipossono considerare nellinterpolazione riducendoli a minuti: ad es. tg 43 56 28......tg 43 56,3.

A.P.I.C.E. S.r.l.

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Manuale dellArchitetto

MATEMATICA
PROBLEMI ELEMENTARI DI TOPOGRAFIA
SOLUZIONE DI PICCOLI PROBLEMI TOPOGRAFICI CON L'USO DELLE PROPRIET SUI TRIANGOLI I Caso
Avendo due angoli e e un lato ab trovare l'altro angolo e gli altri due lati = 180 ( +) sen = sen sen a= c sen b = sen c sen c a

DERIVATA DI FUNZIONI SEMPLICI Funzione


a x x 1 x x e a a 1 x 2 e log 1 x log a cos x a arc cos x

Derivata
o 1 n x 1 x 1 x

Funzione
cos x tg x cotg x arc sen x

Derivata
sen x 1 cos x 1 sen x 1 1 - x 1 1 - x 1 1 + x 1 1 + x

II Caso

Avendo due lati c, b e l'angolo opposto a uno di essi trovare l'altro lato e gli altri due angoli sen = a b c c sen b

log x log x sen x

arc tg x arc cotg x

= 180 ( + ) a= sen b sen

METODI ELEMENTARI DI RILIEVO Metodo Indicazione Schema

III Caso B

Avendo due lati e l'angolo compreso trovare l'altro lato e i due angoli 180 = + tg 1/2 ( + ) c+b = cb tg 1/2 ( )

Dovendo rilevare i punti A B C D E, si sceglie un centro O, conducendo da questo gli allineamenti ai punti A sopradetti. Sul disegno si Per irraporta in scala A O e si fa diamentocentro successivamente in A e in O con i due raggi AB e OB; l'intersezione dar il punto B e cos via per tutti gli altri. Dagli estremi O O' della base di rilievo adottata si conducono tutti gli allineamenti ai punti da rilevare A a a O

C D E

Trovato nelle tavole l'angolo corrispondente a tg 1 ( ) 2 e sommato questo angolo alla semi + somma dei due angoli incogniti 2 si avr l'angolo opposto al pi lungo dei dati. Trovati gli angoli, il lato a si trova come nel caso I.

B b b

Per intersezione

ABCDE. Sul segno si porta in scala OO' e da questi punti si fa centro successivamente con raggi a, a'; b, b';

IV Caso
c b h A m c
G

Avendo i tre lati, trovare il valore degli angoli , , , ba c = b+a mn m = 1 (m n) + 1 c 2 2 n=cm Per trovare i dati rimanenti relativi ai due triangoli ACG e CGB si ricorre al caso II. 1 (b + a + c) ; Oppure sia: s = 2 sen 1 = 2 (s -m) (s-n) m n

ottenendo per intersezione i punti desiderati Si unisce ogni punto da rile-

o'

si prosegue sino alla fine vare col successivo saltando- con lo stesso sistema. ne uno: si misurano i lati AB Per cammiBC, CD e le congiungenti namento AC, BD, CE. Sul disegno si porta in scala AB: si centra in A con raggio AC, si centra in B con raggio BC, ottenendo in tal modo il punto C e A C

a n

D E

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Manuale dellArchitetto

MATEMATICA
SUPERFICI DI FIGURE PIANE
Triangoli
c A= B r b h s(s-a) (s-b) (s-c) D1 b c = 2 R = D = 2 A o A = area del segmento abc mano l'area del segmento adc D2 h a c D a R o r R

Trapezio

Cerchio

Luna circolare
b d c

ove s= 1 (a+b+c) 2 1 = a b sen = a sen sen 2 sen 2 = 2R sen sen sen 1 1 ctg 1 ctg = r ctg 2 2 2

1 b h= 2

A= a+b h 2 D1 D2 sen A= 2

A = R = D = C = D c 4 4 4

Triangolo equilatero

Parallelogrammi

Settore circolare
b

Falce circolare

a h a

a a D1 a A =b h A = 1 D1 D2 sen 2 2 (o + b)=D1+D 2 D2 h r o r 1 r A= 1 b r = r = 2 2 360 = 180 r b= 180 r A= r ( + sen ) = r 180 d 2d 3d 4d 5d 6d 7d 8d 9d = 10 10 10 10 10 10 10 10 10 = 0,40


0,79 1,181,56 1,912,25 2,552,813,02

h = 0,866025 a; a = 1,1547 h; a = 1,51967 A l= lato di un quadrato equivalente = 0,658037 a D= diamtero di un cerchio equivalente = 0,742517 a

dove = arco corrispondente del cerchio di raggio 1

Triangolo rettangolo

Poligoni
n n -1 1 2

Corona circolare

Ellisse

R r A= (Rr) = 1 ( Dd) 4 A = o b = ab

a c = a + b; A = 1 a ctg 2 1 b tg 1 c sen = = 2 4

u v Essendo n il numero dei lati ( ) 1 2 dell' n-gono, ( l l v ) l'angolo compreso tra = n-1 v= n-1 l l v sen (l l v ) 1 A= = 1 2 v=1
la somma degli angoli interni (n2) 180

= a b a =2 dove =raggio medio=R+r 2 R= raggio del cerchio equivalente = = 0,7854 (D+d) (D-d) =1,578 (D+d) (R-r) a b

Quadrilateri
h1 D h2

Poligoni regolari

Segmento circolare
b s n o

Parabola

A=

R a

h A= = 1 r sen 180 2

Data una diagonale tra l'una o l'altra coppia di angoli opposti e le perpendicolari h 1 h 2 dagli altri due angoli A= h 1+ h 2 D 2

n l a = 1 nl ctg 4 2 = 1 n R sen 2 = no tg 2

)
b 2 bh A= 3

=nl = 2 n R sen = 2 na tg = 180 = 180 2

r (b - s) + sh 2

= 180

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Manuale dellArchitetto

MATEMATICA
VOLUMI E SUPERFICI DI SOLIDI
V = volume Prisma A = area base S = superficie laterale Cilindro St = superficie totale D = diagonale Segmento sferico a due basi
b h r h h 2 r V= 1 6
h

V = Ah S = p h (se il prisma retto) S t = S + 2 A Parallelepipedo rettangolare b a D c

V = A h = r h S = r h St = 2 r (r +h) Cilindro retto a sezione obliqua

(3a + 3b + h)

S = 2 r h Settore sferico
a h2 n r o

h1 r

V=abc D = a + b + c S t = 2 (ab +ac + bc) Cubo D

1 V= 2

r (h1 + h2)

V=

2 3

r h

= r (h1 + h2)

St = r ( 2h + a) Spicchio sferico
a 2 r r r

Cono circolare retto


a= h2 +r2 a h r

V =l S = 4 l St = 6 l = 2 D Piramide h

V =1 3

r h
h2 +r2

S = r a S t = r (a + r) =
360 r a

S = r

S = r = 0,0349066 r 90 4 V = 3 r 360 = 0,0116 r Paraboloide (di rivoluzione)

Tronco di cono circolare a basi r parallele a


h

1 Ah p = perimetro base V= 3 1 p.a (se la piramide retta e la S = 3 base regolare) Tronco di piramide a basi parallele
A'=area della base minore

V = r h 2 S p(R+r)
(Rr) + h

V= 3

ph (R+r+Rr)

2 (12h)

( r + 4h) 3 2

Segmento sferico a una base o calotta

Ellissoide

c
4

1 V= 3

V= A + A' + AA' S

1 6

h (3 a + h)=

1 3

h (3r - h)

(a + h)=2 r h

V = 3 a b c Ellissoide di rivoluzione (b=c) 4 V = a b


3

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Manuale dellArchitetto

MATEMATICA
COSTRUZIONE DI FIGURE GEOMETRICHE
Dividere un segmento AB in un numero n di parti uguali Da un estremo di AB condurre una semiretta r ad arbitro. A partire dallo stesso estremo segnare sulla r, n punti equidistanti 1,2... n-1, n. Congiungere A con n. Condurre dai punti 1, 2... n-1, n le parallele ad AD sino ad intersecare AB che risulter cos divisa in n parti uguali. Dividere un angolo retto in tre parti uguali Centro in B descrivere un arco di cerchio fino ad intersecare i lati dellangolo nei punti E,F. Centro in E e col medesimo raggio intersecare larco EF nel punto 1. Centro in F e col medesimo ragio intersecare larco EF nel punto 2. I punti 1 e 2 dividono langolo in 3 parti uguali. E 2

A n1 n2 2 1 B 1 2 n2

r n1

r C B A O m C'

Dividere un segmento m = OC in parti proporzionali a pi altri a,b,c Per lestremo O di m conducasi una semiretta e su questa si riportino i segmenti consecutivi OA=a, AB =b, BC = c. Congiunto C con C si tirino le parallele a CC per A e per B, che divideranno il segmento m in parti proporzionali ad a, b,c.

Costruire una circonferenza tangente a una retta r e passante per i punti A e B ad essa esterni Congiungere AB sino ad intersecare la retta r nel punto C. Centro nel punto medio D di CB descrivere il semicerchio CB. Condurre da A la normale al segmento CB sino ad intersecare larco CB nel punto E. Centro in C e con raggio CE si intersechi la retta r nel punto F. Lintersezione della normale ad r per F e della normale ad AB condotta nel punto medio sar il centro della circonferenza cercata ed HF il suo raggio.

E B

A C D F

b'

Costruire il segmento medio proporzionale fra due dati a, b Su di una retta r assumasi il segmento AB uguale ad a, BC uguale a b. Descrivere una semicirconferenza di diametro AC e si intersechi in D con la normale in B ad AC. BD sar il segmento cercato.

Da un punto B condurre le tangenti ad una circonferenza Unire B col centro O della circonferenza. Centro nel punto medio C del segmento OB e con raggio CO descrivere un arco di cerchio fino ad intersecare la circonferenza nei punti E e D. Le semirette BD e BE saranno le tangeti cercate.

D O C E B

C=10 1 D 2 A 3 4 5 6 O B 7 8 9

Inscrivere un decagono regolare in un dato cerchio Determinare B punto medio del raggio OA. Centro in B e con raggio uguale a BO descrivere un arco di cerchio fino ad intersecare in D la congiunzione BC. Il segmento CD (sezione aurea del raggio OA) sar il lato del decagono regolare inscritto nel cerchio. Congiungendo i vertici di indice pari del decagono si avr invece il pentagono regolare inscritto.

Dati gli assi AB e CD disegnare una ellisse Descrivere le due circonferenze 1 OA e OC. Condurre diversi diametri che divideranno le due circonferenze in punti corrspondenti A come 1, 1, 2, 2 ecc. Condurre le orizzontali per 1, 2,ecc, e delle verticali per 1, 2, eccc. I punti dintersezione delle verticali con le corrispondenti orizzontali saranno punti dellellisse.

2 C 1' 2' B 1' 2' D 2 1

D'

1 2 G

3 4

Costruire una parabola di cui siano noti, il vertice B, lasse BM e il punto D I) Tracciare per B una normale a BM e per D una parallela a BM che si intersecheranno nel punto A: II) Dividere AB e AD in ub uguale numero di parti. III) Congiungere 1 o B e condurre per 1 la parallela a BM. Il punto di intersezione G sar un punto della parabola. Continuando per tutti gli altri punti la stessa costruzione si avr la curva richiesta.

Costruire uniperbole dato lasse AB ed i fuochi F1 ed F2 Posto F1H= AB I)CEntro in F1 on raggio arbitrario r=F1 A2, si tracci un arco di cerchio ; II)Con centro in F2 e con raggio uguale ad A2 H si intersechi larco di cerchio descritto nei punti P2 e P2 che saranno due punti della iperbole. Per costruire gli asintosi basta intersecare il cerchio di centro O e raggio OF2 con le normali ad AB nei suoi estremi A e B.

P2

M A O B

A 5 A4 A3 A 2 M'

A1 L'

P2'

1'

2'

3'

4'

A.P.I.C.E. S.r.l.

35

Manuale dellArchitetto

MATEMATICA
EQUIVALENZA TRA SISTEMI DI MISURA

Unit 1 pollice 1 link 1 piede 1 yard 1 rod 1 chain 1 miglio 1 centimetro 1 metro 1 chilometro Unit 1 pollice 1 link 1 piede 1 yard 1 rod 1 chain 1 miglio 1 centimetro 1 metro 1 chilometro

= = = = = = = = = =

pollici 1 7,92 12 36 198 792 63360 0,3937 39,37 39370

UNIT DI LUNGHEZZA links piedi yards 0,126263 0,0833333 0,0277778 1 0,66 0,22 1,515152 1 0,333333 4,54545 3 1 25 16,5 5,5 100 66 22 8000 5280 1760 0,04970960 0,03280833 0,010936111 4,970960 3,280833 1,0936111 4970,960 3280,833 193,6111

rods 0,00505051 0,04 0,0606061 0,181818 1 4 320 0,001988384 0,1988384 198,8384

1 1 1 1 1 1 1 1 1 1

Unit pollice sq. = link sq. = piede = yard = rod = chain = miglio = centimetro = metro = chilometro =

pollici quadr. 1 62,7264 144 1296 39204 627264 6272640 4014489600 0,1549997 1549,9969

UNIT DI SUPERFICIE links quadr. piedi quadr. 0,0159423 0,00694444 1 0,4356 2,295684 1 20,6612 9 625 272,25 10000 4356 100000 43560 64000000 27878400 0,00247104 0,001076387 24,7104 10,76387

yards quadr. rods quadr. 0,000771605 0,0000255076 0,0484 0,0016 0,1111111 ,00367309 1 0,0305785 30,25 1 484 16 4840 160 3097600 102400 0,0001195985 0,00000395367 1,195985 0,0395367 metri quadr. 0,0006451626 0,04046873 0,09290341 0,83611307 25,29295 404,6873 4046,873 2,589998 0,0001 1

chains miglia = 0,00126263 0,0000157828 = 0,01 0,000125 = 0,0151515 0,0001893939 = 0,0454545 0,000568182 = 0,25 0,003125 = 1 0,0125 = 80 1 = 0,0004970960 0,000006213699 = 0,04970960 0,0006213699 = 49,70960 0,6213699

centimetri metri chilometri 2,540005 0,0250005 0,00002540005 20,11684 0,20116840 0,0002111684 30,48006 0,30480060 0,0003048006 91,44018 0,91440180 0,00091244018 502,9210 5,029210 0,005029210 2011,684 20,11684 0,02011684 160934,72 1609,3472 1,6093472 1 0,01 0,00001 100 1 0,001 100000 1000 1

1 1 1 1 1 1 1 1 1 1

Unit chains quadr. acri miglia quadr. centim. quadr. pollice sq. = 0,00000159423 0,000000159423 0,0000000002491 6,451626 link sq. = ,0001 0,00001 0,000000015625 404,6873 piede = 0,000229568 0,0000229568 0,0000000358701 929,0341 yard = 0,00206612 0,000206612 0,000000332831 8361,307 rod = 0,0625 0,00625 0,00000976525 252929,5 chain = 1 0,1 0,00015625 4046873 miglio = 10 1 0,0015625 40468726 centimetro = 6400 640 1 25899984703 metro = 0,000000247104 0,00000002471104 0,0000000000386100 1 chilometro = 0,00247104 0,000247104 0,0000003861006 10000

Unit 1 minim 1 dram f. 1 oncia f. 1 gills 1 pint l. 1 quart l. 1 gallone 1 ml 1 litro 1 cu. in. Unit 1 minim 1 dram f. 1 oncia f. 1 gills 1 pint l. 1 quart l. 1 gallone 1 ml 1 litro 1 cu. in.

= = = = = = = = = =

minims 1 60 480 1920 7680 15360 61440 16,2311 16231,1 265,974 quarts liquidi 0,000065104 0,00390625 0,03125 0,125 0,5 1 4 0,00105671 1,05671 0,0173160

UNIT DI CAPACIT PER I LIQUIDI drams fluide once fluide 0,0166667 0,00208333 1 0,125 8 1 32 4 128 16 256 32 1024 128 0,270518 0,0338147 270,518 33,8147 4,43 0,554113 galloni 0,000016276 0,000976562 0,0078125 0,03125 0,125 0,25 1 0,000264178 0,264178 0,00432900 millilitri 0,0616102 3,69661 29,5729 118,292 473,167 946,333 3785,332 1 1000 16,3867

gills 0,000520833 0,03125 .25 1 4 8 32 0,00845368 8,45368 0,138528 litri 0,0000616102 0,00369661 0,0295729 0,118292 0,473167 0,946333 3,785332 0,001 1 0,0163867

pints liquidi 0,000130208 0,0078125 0,0625 0,25 1 2 8 0,00211342 2,11342 0,0346320 pollici cubi 0,00375977 0,225586 1,84469 7,21875 28,875 57,75 231 0,0610250 61,0250 1

= = = = = = = = = =

Unit 1 pollice cu 1 piede 1 yards 1 cm 1 metro Unit 1 dri pint 1 dry quart 1 peck 1 bushel
1 litro

= = = = =

pollici cubi 1 1728 46656 0,06103338 61023,38 dry pints 1 2 16 64 1,81620

= = = = =

UNIT DI VOLUME piedi cubi yards cube 0,000578704 0,00002143347 1 0,0370370 27 1 0,000035314450 0,00000130794 35,31445 1,3079428 UNIT DI CAPACIT PER GLI ARIDI dry quarts pecks 0,5 0,0625 1 0,125 8 1 32 4 0,908102 0,113513

centim. cubi 16,387162 28317,016 764559,4 1 1000000 bushels 0,015625 0,031125 0,25 1 0,028378

metri cubi 0,00001638716 0,028317016 0,764594 0,000001 1 litri 0,550599 1,101198 8,80958 35,2383 1

A.P.I.C.E. S.r.l.

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Manuale dellArchitetto

MATEMATICA
EQUIVALENZA TRA SISTEMI DI MISURA
Unit 1 grano 1 apoth scruple 1 pennyweight 1 avoir dram 1 apoth dram 1 avoir ounce 1 apoth or troy ounce 1 apoth or troy pound 1 avoir pound 1 milligrammo 1 grammo 1 chilogrammo = = = = = = = grani 1 20 24 27,34375 60 437,5 480 apothe-caries' scruples 0,5 1 1,2 1,3671875 3 21,875 24 penny-weights 0,0416667 0,8333333 1 1,139323 2,5 18,22917 20 240 291,6667 0,000643014 0,64301485 643,01485 avoir dupois drams 0,03657143 0,7314286 0,8777143 1 2,194286 16 17,55428 210,6514 256 0,0005643833 0,5643833 564,38332 UNIT DI PESO MINORI AI POUNDS E AI CHILOGRAMMI apothecaries' avoir dupois apothecaries or apothecaries or drams ounces troy ounces troy pounds 0,016667 0,00228571 0,00208333 0,0001736111 0,333333 0,0457143 0,0416667 0,003472222 0,4 0,0548571 0,05 0,004166667 0,4557292 0,0625 0,056966146 0,0047471788 1 0,1371429 0,125 0,010416667 7,29167 1 0,91145583 0,075954861 8 96 116,6667 0,0002572059 0,2572059 257,20594 1,0971429 13,165714 16 0,00003527396 0,03527396 35,27396 1 0,08333333 avoir dupois pounds 0,0001428571 0,002857143 0,003428571 0,00390625 0,0085711429 0,0625 0,06857143 0,8228571 1 0,00000220462 0,00220462 2,204622341 milligrammi 64,798918 1295,9784 1555,1740 17771,8453 3887,9351 28349,527 31103,481 373241,77 453592,4277 1 1000 1000000 grammi 0,064798918 1,2959784 1,5551740 1,7718454 3,8879351 28,349527 31,103481 373,24177 453,5924277 0,001 1 1000 chilogrammi 0,0000647989 0,001295978 0,0011555174 0,001771845 0,003887935 0,028334953 0,03110348 0,37324177 0,4535924277 0,000001 0,001 1

= 5760 288 = 7000 350 = 0,015432356 0,000771618 = 15,432356 0,771618 = 15432,356 771,6178

12 1 14,583333 1,2152778 0,00003215074 0,00000267923 0,03215074 0,00267923 32,150742 2,6792285

UNIT DI PESO MAGGIORI DELLE AVOIR DUPOIS OUNCES


Unit 1 avoir dupois ounce 1 avoir dupois pound 1 schort hundresweight 1 short ton 1 long ton 1 chliogrammo 1 tonnellata metrica = = = = = = = avoir dupois avoir dupois tonnellate short tons long tons chilogrammi ounces pounds metriche 1 0,0625 0,00003125 0,00002790179 0,02834953 0,00002834953 16 1 0,0005 0,0004464286 0,4539244277 0,00045359243 1600 100 0,05 0,04464286 45,359243 0,00045359243 32000 2000 1 0,8928571 907,18486 0,90718486 35840 2240 1,12 1 1016,04704 1,01604704 35,273957 2,20462234 0,0011023112 0,0009842064 1 0,001 35273,957 2204,62234 1,1023112 0,98420640 1000 1

UNIT DI PESO PER UNIT DI SUPERFICIE


kg cm 1 2 3 4 5 6 7 8 9 lbs pollice 1 2 3 4 5 6 7 8 9 lbs pollice 14,223 28,445 42,668 56,891 71,114 85,336 99,559 113,782 128,004 kg cm 0,0703 0,1406 0,2109 0,2812 0,3516 0,4219 0,4922 0,5625 0,6328 kg tonn. ingl. kg tonn. ingl. kg cm pollice cm pollice cm 100 0,635 1000 6,35 2000 200 1,27 1100 6,985 2100 300 1,905 1200 7,62 2200 400 2,54 1300 8,254 2300 500 3,175 1400 8,889 2400 600 3,81 1500 9,524 2500 700 4,445 1600 10,159 2600 750 4,762 1700 10,794 2700 800 5,08 1800 11,429 2800 900 5,715 1900 12,064 2900 tonn. ingl. kg tonn. ingl. kg tonn. ingl. pollice cm pollice cm pollice 1 157,5 11 1732 21 2 315,0 12 1890 22 3 472,5 13 2047 23 4 630,0 14 2205 24 5 787,5 15 2362 25 6 945,0 16 2520 26 7 1102,5 17 2677 27 8 1260,0 18 2835 28 9 1417,5 19 2992 29 10 1574,9 20 3150 30 tonn. ingl. kg tonn. ingl. kg tonn. ingl. kg tonn. ingl. kg tonn. ingl. pollice cm pollice cm pollice cm pollice cm pollice 12,699 3000 19,0 4000 25,4 5000 31,75 6000 38,1 13,334 3100 19,7 4100 26,0 5100 32,4 6500 41,3 13,969 3200 20,3 4200 26,7 5200 33,0 7000 44,4 14,6 3300 21,0 4300 27,3 5300 33,7 7500 47,6 15,2 3400 21,6 4400 27,9 5400 34,3 8000 50,8 15,9 3500 22,2 4500 28,6 5500 34,9 8500 54,0 16,5 3600 22,9 4600 29,2 5600 35,6 9000 57,1 17,1 3700 23,5 4700 29,8 5700 36,2 9500 60,3 17,8 3800 24,1 4800 30,5 5800 36,8 10000 63,5 18,4 3900 24,8 4900 31,1 5900 37,5 kg tonn. ingl. kg tonn. ingl. kg tonn. ingl. kg tonn. ingl. kg cm pollice cm pollice cm pollice cm pollice cm 3307 31 4882 41 6457 51 8032 61 9607 3465 32 5040 42 6615 52 8190 62 9765 3622 33 5197 43 6722 53 8347 63 9922 3780 34 5355 44 6930 54 8505 64 10080 3937 35 5512 45 7087 55 8662 65 10237 4095 36 5670 46 7245 56 8820 66 10395 4252 37 5827 47 7402 57 8977 67 10552 4410 38 5985 48 7560 58 9135 68 10710 4567 39 6142 49 7717 59 9292 69 10867 4725 40 6300 50 7875 60 9450 70 11025

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MATEMATICA
EQUIVALENZA TRA SISTEMI DI MISURA
LUNGHEZZA
1 2 3 4 5 6 7 8 9 = = = = = = = = = Pollici (in) 25,4001 mm 50,8001 76,2002 101,6002 127,0003 152,4003 177,8004 203,2004 228,6005 Millimetri (mm) 0,03937 in 0,07874 0,11811 0,15748 0,19685 0,23622 0,27559 0,31496 0,35433 1 2 3 4 5 6 7 8 9 Piedi (ft) = 0,304801 = 0,609601 = 0,914402 = 1,219202 = 1,524003 = 1,828804 = 2,1336604 = 2,438405 = 2,743205 Metri (m) 3,28083 6,56167 9,84250 13,12333 16,40417 19,68500 22,96583 26,24667 29,52750 1 2 3 4 5 6 7 8 9 Yarde (yd) = 0,914402 = 1,828804 = 2,743205 = 3,657607 = 4,572009 = 5,486411 = 6,400813 = 7,315215 = 8,229616 Metri (m) = 1,093611 = 2,187222 = 3,280833 = 4,374444 = 5,468056 = 6,561667 = 7,655278 = 8,748889 = 9,842500 1 2 3 4 5 6 7 8 9 Rods (rd) = 5,02921 = 10,05842 = 15,08763 = 20,11684 = 25,14605 = 30,17526 = 35,20447 = 40,23368 = 45,26289 Metri (m) = 0,198838 = 0,397677 = 0,596515 = 0,795354 = 0,994192 = 1,193030 = 1,391869 = 1,590707 = 1,789545 1 2 3 4 5 6 7 8 9 Miglia (mi) = 1,609347 = 3,218694 = 4,828042 = 6,437389 = 8,046736 = 9,656083 = 11,265431 = 12,87478 = 14,484125 Chilometri (km) = 0,621370 = 1,242740 = 1,864110 = 2,485480 = 3,106850 = 3,728220 = 4,349590 = 4,970960 = 5,592330

CAPACIT: MISURE PER I LIQUIDI


U.S. fluid drams (fl dr) 1 = 3,6966 2 = 7,3932 3 = 11,0898 4 = 14,7865 5 = 18,4831 6 = 22,1797 7 = 25,8763 8 = 29,5729 9 = 33,2695 Millilitri (ml) 1 = 0,27052 2 = 0,54104 3 = 0,81155 4 = 1,08207 5 = 1,35259 6 = 1,62311 7 = 1,89363 8 = 2,16414 9 = 2,43466 U.S. fluid ounces (fl oz) 1 2 3 4 5 6 7 8 9 = = = = = = = = = 29,573 59,146 88,719 118,292 147,865 177,437 207,010 236,583 266,156 Millilitri (ml) 0,033815 0,067629 0,101444 0,135259 0,169074 0,202888 0,236703 0,270518 0,304333 U.S. liquid pints U.S. liquid quarts (qt) (pt) 1 2 3 4 5 6 7 8 9 = = = = = = = = = 0,47317 0,94633 1,41950 1,89267 2,36583 2,83900 3,31217 3,78533 4,25850 Litri (l) 2,1134 4,2268 6,3403 8,4537 10,5671 12,6805 14,7939 16,9074 19,0208 1 2 3 4 5 6 7 8 9 = = = = = = = = = 0,94633 1,89267 2,83900 3,78533 4,73167 5,67800 6,62433 7,57066 8,51700 Litri (l) 1,05671 2,11342 3,17013 4,22684 5,28355 6,34026 7,39697 8,45368 9,51039 1 2 3 4 5 6 7 8 9 U.S. galloni (gal) = 3,78533 = 7,57066 = 11,35600 = 15,14133 = 18,92666 = 22,77199 = 26,49733 = 30,28266 = 34,06799 Litri (l) 0,26418 0,52836 0,79253 1,05671 1,32089 1,58507 1,84924 2,11342 2,37760

1 2 3 4 5 6 7 8 9

= = = = = = = = =

1 2 3 4 5 6 7 8 9

= = = = = = = = =

1 2 3 4 5 6 7 8 9

1 2 3 4 5 6 7 8 9

1 2 3 4 5 6 7 8 9

1 2 3 4 5 6 7 8 9

= = = = = = = = =

1 2 3 4 5 6 7 8 9

= = = = = = = = =

1 2 3 4 5 6 7 8 9

= = = = = = = = =

1 2 3 4 5 6 7 8 9

= = = = = = = = =

SUPERFICIE
Pollici quadrati (sq in) 1 = 6,452 2 = 12,903 3 = 19,355 4 = 25,807 5 = 32,258 6 = 38,710 7 = 45,161 8 = 51,613 9 = 58,065 Centimetri quadrati (cm) 1 = 0,15500 2 = 0,31000 3 = 0,46500 4 = 0,62000 5 = 0,77500 6 = 0,93000 7 = 1,08500 8 = 1,24000 9 = 1,39500 Piedi quadrati (sq ft) 1 2 3 4 5 6 7 8 9 = = = = = = = = = 0,09290 0,18581 0,27871 0,37151 0,46452 0,55742 0,65032 0,74323 0,83613 Yarde quadrate (sq yd) 1 = 0,8361 2 = 1,6723 3 = 2,5084 4 = 3,3445 5 = 4,1807 6 = 5,0168 7 = 5,8529 8 = 6,6890 9 = 7,5252 Metri quadrati (m) 1 = 1,1960 2 = 2,3920 3 = 3,5880 4 = 4,7839 5 = 5,9799 6 = 7,1759 7 = 8,3719 8 = 9,5679 9 = 10,7639 Acri (acre) 1 2 3 4 5 6 7 8 9 = = = = = = = = = 0,4047 0,8094 1,2141 1,6187 2,0234 2,4281 2,8328 2,2375 3,6422 Ettari (ha) 2,471 4,942 7,413 9,884 12,355 14,826 17,297 19,768 22,239 Miglia quadrate (sq mi) 1 = 2,5900 2 = 5,1800 3 = 7,7700 4 = 10,3600 5 = 12,9500 6 = 15,5400 7 = 18,1300 8 = 20,7200 9 = 23,3100 Chilometri quadrati (km) 1 = 0,3861 2 = 0,7722 3 = 1,1583 4 = 1,5444 5 = 1,9305 6 = 2,3166 7 = 2,7027 8 = 3,0888 9 = 3,4749 U.S. dry quarts (pt) 1 = 1,1012 2 = 2,2024 3 = 3,3036 4 = 4,4048 5 = 5,5060 6 = 6,6072 7 = 7,7084 8 = 8,8096 9 = 9,9108 Litri (l) = 0,9081 = 1,8162 = 2,7243 = 3,6324 = 4,5405 = 5,4486 = 6,3567 = 7,2648 = 8,1729 1 2 3 4 5 6 7 8 9

CAPACIT: MISURE PER GLI ARIDI


U.S. pecks (pk) = = = = = = = = = 8,810 17,619 26,429 35,238 44,048 52,857 61,667 70,477 79,286 Litri (l) 0,11351 0,22703 0,34054 0,45405 0,56756 0,56756 0,79459 0,90810 1,02161 1 2 3 4 5 6 7 8 9 U.S. pecks (pk) = = = = = = = = = 0,8810 1,7619 2,6429 3,5238 4,4048 5,2857 6,1667 7,0477 7,9286 Decalitri (dkl) 1,1351 2,2703 3,4054 4,5405 5,6756 6,8108 7,9459 9,0810 10,2161 1 2 3 4 5 6 7 8 9 U.S. bushels (bu) = = = = = = = = = 0,35538 0,70477 1,05715 1,40953 1,76192 2,11430 2,46668 2,81907 3,17145 1 2 3 4 5 6 7 8 9 U.S. bushels per acre = = = = = = = = = 0,8708 1,7415 2,61123 3,4830 4,3538 5,2245 6,0953 6,9660 7,8368

Metri quadrati (m) 1 = 10,764 2 = 21,528 3 = 32,292 4 = 43,055 5 = 53,819 6 = 64,583 7 = 75,347 8 = 86,111 9 = 96,875

1 2 3 4 5 6 7 8 9

= = = = = = = = =

1 2 3 4 5 6 7 8 9

1 2 3 4 5 6 7 8 9

= = = = = = = = =

1 2 3 4 5 6 7 8 9

= = = = = = = = =

1 2 3 4 5 6 7 8 9

Ettolitri (hl) = 2,8378 = 5,6756 = 8,5135 = 11,3513 = 14,1891 = 17,0269 = 19,8647 = 22,7026 = 25,5404

1 2 3 4 5 6 7 8 9

Ettolitri per ettaro = 1,1484 = 2,2969 = 3,4453 = 4,5937 = 5,7421 = 6,8906 = 8,0390 = 9,1874 = 10,3359

VOLUME
Pollici cubi (cu in) = 16,3872 = 32,7743 = 49,1615 = 65,5486 = 81,9358 = 98,3230 = 114,7101 = 131,0973 = 147,4845 Piedi cubi (cu ft) 1 2 3 4 5 6 7 8 9 = = = = = = = = = 0,028317 0,056634 0,084951 0,113268 0,141585 0,169902 0,198219 0,226536 0,254853 Yarde cubiche (cu yd) 1 2 3 4 5 6 7 8 9 = = = = = = = = = 0,7646 1,5291 2,2937 3,0582 3,8228 4,5874 5,3519 6,1165 6,8810 1 2 3 4 5 6 7 8 9 Pollici cubi (cu in) = 0,0163867 = 0,0327734 = 0,0491602 = 0,0655469 = 0,0819336 = 0,0983203 = 0,1147070 = 0,1310938 = 0,1474805 Litri (l) 61,025 122,050 183,075 244,100 305,125 366,150 427,175 488,200 549,225 Piedi cubi (cu ft) 1 2 3 4 5 6 7 8 9 = = = = = = = = = 28,316 56,633 84,949 113,265 141,581 169,898 198,214 226,530 254,846 Litri (l) 0,035315 0,070631 0,105946 0,141262 0,176577 0,211892 0,247208 0,282523 0,317839 1 2 3 4 5 6 7 8 9 Grani (grain) = 0,064799 = 0,129598 = 0,194397 = 0,259196 = 0,3239995 = 0,3888794 = 0,453592 = 0,518391 = 0,583190 Grammi (g) = 15,4324 = 30,8647 = 46,2971 = 61,7294 = 77,1618 = 92,5941 = 108,0265 = 123,4589 = 138,8912 Apothecaries drams (dr ap) 1 = 3,8879 2 = 7,7759 3 = 11,6638 4 = 15,5517 5 = 19,4397 6 = 23,3276 7 = 27,2155 8 = 31,1035 9 = 34,9914 Grammi (g) = 0,25721 = 0,51441 = 0,77162 = 1,02882 = 1,28603 = 1,54324 = 1,80044 = 2,05765 = 2,31485

PESO
Try ounces (oz t) 1 2 3 4 5 6 7 8 9 = = = = = = = = = 31,103 62,207 93,310 124,414 155,517 186,621 217,724 248,828 279,931 Avoir dupois Avoir dupois ounces (oz avdp) pounds (lb avdp) 1 = 28,350 1 = 0,453 59kg 2 = 56,699 2 = 0,907 18 3 = 85,049 3 = 1,360 78 4 = 113,398 4 = 1,814 37 5 = 141,748 5 = 2,267 96 6 = 170,097 6 = 2,721 55 7 = 198,447 7 = 3,175 15 8 = 226,796 8 = 3,628 74 9 = 255,146 9 = 4,082 33 Grammi (g) = 0,035274 1 = 0,070548 2 = 0,105822 3 = 0,141096 4 = 0,176370 5 = 0,211644 6 = 0,246918 7 = 0,2821192 8 = 0,317466 9 Chilogrammi (kg) = 2,204 62 lb = 4,409 24 = 1,360 78 = 8,818 49 = 11,023 11 = 13,227 73 = 15,432 36 = 17,636 98 = 19,841 60

1 2 3 4 5 6 7 8 9

Centimetri cubi (cm) 1 = 0,06102 2 = 0,12205 3 = 0,18307 4 = 0,24409 5 = 0,30512 6 = 0,36614 7 = 0,42716 8 = 0,48819 9 = 0,54921

1 2 3 4 5 6 7 8 9

Metri cubi (m) = 35,314 = 70,629 = 105,943 = 141,258 = 176,572 = 211,887 = 247,201 = 282,516 = 317,830

1 2 3 4 5 6 7 8 9

Metri cubi (m) = 1,3079 = 2,6159 = 3,9238 = 5,2318 = 6,5397 = 7,8477 = 9,1556 = 10,4635 = 11,7715

1 2 3 4 5 6 7 8 9

= = = = = = = = =

1 2 3 4 5 6 7 8 9

= = = = = = = = =

1 2 3 4 5 6 7 8 9

1 2 3 4 5 6 7 8 9

1 2 3 4 5 6 7 8 9

Grammi (g) = 0,032151 = 0,064301 = 0,096452 = 0,128603 = 0,160754 = 0,192904 = 0,225055 = 0,257206 = 0,289357

1 2 3 4 5 6 7 8 9

A.P.I.C.E. S.r.l.

38

Manuale dellArchitetto

MATEMATICA
EQUIVALENZA TRA SISTEMI DI MISURA

TRASFORMAZIONE DEI PIEDI E DEI POLLICI INGLESE IN MILLIMETRI


Piedi 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 Piedi 0" 0 305 610 914 1.219 1.524 1.829 2.134 2.438 2.743 3.048 3.353 3.658 3.962 4.267 4.572 4.877 5.182 5.486 5.791 6.096 6.401 6.706 7.010 7.315 7.620 7.925 8.230 8.534 8.839 9.144 9.449 9.753 10.058 10.363 10.668 10.973 11.277 11.582 11.887 12.192 12.497 12.802 13.106 13.411 0" 1" 25.4 330 635 940 1.245 1.549 1.854 2.159 2.464 2.769 3.073 3.378 3.683 3.988 4.293 4.597 4.902 5.207 5.512 5.817 6.121 6.426 6.731 7.036 7.341 7.645 7.950 8.255 8.599 8.864 9.169 9.474 9.778 10.083 10.388 10.693 10.998 11.302 11.607 11.912 12.217 12.522 12.827 13.132 13.437 1" 2" 51 356 660 965 1.270 1.575 1.880 2.184 2.489 2.794 3.099 3.404 3.708 4.013 4.318 4.623 4.928 5.232 5.537 5.842 6.147 6.459 6.756 7.061 7.366 7.671 7.975 8.280 8.585 8.890 9.195 9.500 9.804 10.109 10.414 10.719 11.024 11.328 11.633 11.938 12.243 12.548 12.852 13.157 13.462 2" 3" 76 381 686 991 1.295 1.600 1.905 2.210 2.515 2.819 3.124 3.429 3.734 4.039 4.343 4.648 4.953 5.258 5.563 5.867 6.172 6.477 6.782 7.087 7.391 7.696 8.001 8.306 8.610 8.915 9.220 9.525 9.829 10.134 10.439 10.744 11.049 11.353 11.658 11.963 12.268 12.573 12.878 13.183 13.487 3" 4" 102 406 711 1.016 1.321 1.626 1.930 2.235 2.540 2.485 3.150 3.454 3.759 4.064 4.369 4.674 4.978 5.283 5.588 5.893 6.198 6.502 6.807 7.112 7.417 7.722 8.026 8.332 8.636 8.941 9.246 9.551 9.855 10.160 10.465 10.770 11.075 11.379 11.684 11.989 12.294 12.598 12.903 13.208 13.513 4" 5" 127 432 737 1.041 1.346 1.651 1.956 2.261 2.565 2.870 3.175 3.480 3.785 4.089 4.394 4.699 5.004 5.309 5.613 5.918 6.223 6.528 6.833 7.137 7.442 7.747 8.052 8.357 8.661 8.966 9.271 9.576 9.880 10.185 10.490 10.795 11.100 11.404 11.709 12.014 12.319 12.624 12.929 13.233 13.538 5" 6" 152 457 762 1.067 1.372 1.676 1.981 2.286 2.591 2.896 3.200 3.505 3.810 4.115 4.420 4.724 5.029 5.334 5.639 5.944 6.248 6.553 6.858 7.163 7.467 7.772 8.077 8.382 8.686 8.991 9.296 9.601 9.905 10.210 10.515 10.820 11.125 11.429 11.734 12.039 12.344 12.649 12.954 13.259 13.564 6" 7" 178 483 787 1.092 1.397 1.702 2.007 2.311 2.616 2.921 3.226 3.531 3.835 4.140 4.445 4.750 5.055 5.359 5.664 5.969 6.274 6.579 6.883 7.188 7.493 7.798 8.102 8.408 8.712 9.017 9.322 9.627 9.931 10.236 10.541 10.846 11.151 11.455 11.760 12.065 12.970 12.675 12.979 13.284 13.589 7" 8" 203 508 813 1.118 1.422 1.727 2.032 2.337 2.642 2.946 3.251 3.556 3.861 4.166 4.470 4.775 5.080 5.385 5.690 5.994 6.299 6.604 6.909 7.214 7.518 7.823 8.128 8.433 8.737 9.042 9.347 9.552 9.956 10.261 10.556 10.871 11.176 11.480 11.785 12.090 12.395 12.700 13.005 13.310 13.614 8" 9" 229 533 838 1.143 1.448 1.753 2.057 2.362 2.667 2.972 3.277 3.581 3.886 4.191 4.496 4.801 5.105 5.410 5.715 6.020 6.325 6.629 6.934 7.239 7.545 7.849 8.153 8.458 8.763 9.068 9.373 9.677 9.982 10.287 10.592 10.897 11.202 11.506 11.811 12.116 12.421 12.725 13.030 13.335 13.640 9" 10" 254 559 864 1.168 1.473 1.778 2.083 2.388 2.692 2.997 3.302 3.607 3.912 4.216 4.521 4.826 5.131 5.436 5.740 6.045 6.350 6.655 6.960 7.264 7.569 7.874 8.179 8.884 8.788 9.093 9.398 9.703 10.007 10.312 10.717 10.992 11.227 11.531 11.836 12.141 12.446 12.751 13.056 13.360 13.665 10" 11" 279 584 889 1.194 1.499 1.803 2.108 2.413 2.718 3.023 3.327 3.632 3.937 4.242 4.547 4.851 5.156 5.461 5.766 6.071 6.375 6.680 6.985 7.290 7.594 7.899 8.204 8.509 8.814 9.118 9.423 9.728 10.032 10.337 10.642 10.947 11.252 11.556 11.861 12.166 12.471 12.776 13.081 13.386 13.691 11" 12" 305 610 914 1.219 1.524 1.829 2.134 2.438 2.743 3.048 3.353 3.658 3.962 4.267 4.572 4.877 5.182 5.486 5.791 6.096 6.401 6.706 7.010 7.315 7.620 7.925 8.230 8.534 8.839 9.144 9.449 9.753 10.058 10.363 10.668 10.973 11.277 11.582 11.887 12.192 12.497 12.802 13.106 13.411 13.716 12" Piedi 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 Piedi

A.P.I.C.E. S.r.l.

39a

Manuale dellArchitetto

MATEMATICA
EQUIVALENZA TRA SISTEMI DI MISURA
TRASFORMAZIONE DEI POLLICI INGLESI E DELLE LORO FRAZIONI IN MILLIMETRI
Pollici 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 0 0.000 25.400 50.799 76.199 101.60 127.60 152.40 177.80 203.20 228.60 254.00 279.39 304.79 330.19 355.59 380.99 406.39 431.79 457.19 489.59 507.99 533.39 558.79 584.19 609.59 634.99 660.39 685.79 711.19 736.59 761.99 787.39 812.79 838.18 863.58 888.98 914.38 939.78 965.18 990.58 1016.0 1041.4 1066.8 1092.2 1117.6 1143.0 1168.4 1193.8 1219.2 1244.6 1270.0 1295.4 1320.8 1346.2 1371.6 1/16 1.587 26.987 52.387 77.786 103.19 128.59 153.98 179.38 204.78 230.18 255.58 280.98 306.38 331.78 357.18 382.58 407.98 433.38 458.78 484.18 509.58 534.98 560.38 585.78 611.18 636.58 661.98 687.38 712.77 738.17 763.57 788.97 814,37 839.77 865.17 890.57 915.97 941.37 966.77 992.17 1017.6 1043.0 1068.4 1093.8 1119.2 1144.6 1170.0 1195.4 1220.8 1246.2 1271.6 1297.0 1322.4 1347.8 1373.8 1/8 3.175 28.574 53.387 79.374 104.77 130.17 155.77 180.97 206.37 231.77 257.17 282.57 307.97 333.37 358.77 384.17 409.57 434.97 460.37 485.77 511.17 536.57 561.96 387.36 612.76 638.16 663.56 688.96 714.36 739.76 765.16 790.56 815.96 841.36 866.76 892.16 917.56 942.96 968.36 993.76 1019.2 1044.6 1070.0 1095.4 1120.8 1146.2 1171.6 1197.0 1222.4 1247.8 1273.2 1298.6 1324.0 1349.4 1374.8 3/16 4.762 30.162 55.561 80.961 106.36 131.76 157.16 182.56 207.96 233.36 258.76 284.16 309.56 334.96 360.36 385.76 411.16 436.55 461.95 487.35 512.75 538.15 563.55 588.95 64.35 639.75 665.15 690.55 715.95 741.35 766.75 792.15 817.55 842.95 868.35 893.75 919.15 944.55 969.94 995.34 1020.7 1046.1 1071.5 1096.9 1122.3 1147.7 1173.1 1198.5 1223.9 1249.3 1274.7 1300.1 1325.5 1350.9 1376.3 1/4 6.350 31.749 57.149 82.549 107.95 133.35 158.75 184.15 209.55 234.95 260.35 285.74 311.14 336.54 361.94 387.34 412.74 438.14 463.54 488.94 514.34 539.74 565.14 590.54 615.94 641.34 666.74 692.14 717.54 742.94 768.34 793.74 819.14 844.53 869.93 895.33 920.73 946.13 971.63 996.93 1022.3 1047.7 1073.1 1098.5 1123.9 1149.3 1174.7 1200,1 1225,5 1250.9 1276.3 1301.7 1327.1 1352.5 1377.9 5/16 7.937 33.337 58.736 84.136 109.54 134.94 160.33 185.73 211.13 236.53 261.93 287.33 312.73 338.13 363.53 388.93 414.33 439.73 465.13 490.53 515.93 541.33 566.73 592.13 617.53 642.93 688.33 692.72 719.12 744.52 769.92 795.32 820.72 846.12 871.52 896.92 922.32 947.72 973.12 998.52 1023.9 1049.3 1074.7 1100.1 1125.5 1159.9 1176.3 1201.7 1227.1 1252.5 1277.9 1303.3 1328.7 1354.1 1379.5 3/8 9.525 34.924 60.324 85.723 111.12 136.52 161.92 187.32 212.72 238.12 263.52 288.92 314.32 339.72 365.12 390.52 415.92 441.32 466.72 492.12 517.52 542.92 568.31 593.71 619.11 644.51 669.91 695.31 720.71 746.11 771.51 796.91 822.31 847.71 873.11 898.51 923.91 949.31 974.71 1000.1 1025.5 1050.9 1076.3 1001.7 1127.1 1152.5 1177.9 1203.3 1228.7 1254.1 1279.5 1304.9 1330.3 1355.7 1381.1 7/16 11.112 36.512 61.911 87.311 112.71 138.11 163.51 188.91 214.31 239.71 265.11 290.51 315.91 341.31 366.71 392.11 417.50 422.90 468.30 493.70 519.10 544.50 544.50 569.90 595.30 620.70 646.10 671.50 696.90 722.30 747.70 773.10 798.50 823.90 849.30 874.7 900.1 925.50 950.90 976.29 1001.7 1052.5 1077.9 1003.3 1128.7 1154.1 1179.5 1204.9 1230.3 1255.7 1281.1 1306.5 1331.9 1357.3 1392.7 1/2 12.700 38.099 63.499 88.898 114.30 139.70 165.10 190.50 215.90 241.30 266.70 292.09 317.49 342.89 368.29 393.69 419.09 444.49 469.89 495.29 520.69 546.09 571.49 596.89 622.29 647.69 673.09 698.49 723.89 749.29 774.69 800.09 825.49 850.88 876.28 901.68 927.08 952.48 977.88 1003.3 1028.7 1054.1 1079.5 1104.9 1130.3 1155.7 1181.1 1206.5 1231.9 1257.3 1282.7 1308.1 1333.5 1358.9 1384,3 9/16 14.287 39687 65.086 90.486 115.89 141.28 166.68 192.08 217.48 242.88 268.28 293.68 319.08 344.48 369.88 395.28 420.68 446.08 471.48 496.88 522.28 547.68 573.08 598.48 623.88 649.28 674.68 700.07 725.47 750.87 776.27 801.67 827.07 852.47 877.87 903.27 928.67 954.07 979.47 1004.9 1030.3 1055.7 1081.1 1106.9 1131.9 1157.3 1182.7 1208.1 1233.5 1258.9 1284.3 1309.7 1335.1 1360.5 1385.9 5/8 11/6 3/4 13/16 15.875 17.462 19.050 20.637 41.274 42.862 44.449 46.037 66.674 68.261 68.849 71.436 92.073 93.661 95.248 96.836 117.47 119.06 120.65 122.24 142.87 144.46 146.5 147.63 168.27 169.86 171.46 173.03 193.67 195.26 196.85 198.43 219.07 220.66 222.25 223.83 244.47 246.06 247.65 249.23 269.87 271.46 273.05 274.63 295.27 296.86 298.44 300.03 320.67 322.26 323.84 325.43 346.07 347.66 349.24 350.83 371.47 373.06 374.64 376.23 396.87 398.46 400.04 401.63 422.27 423.85 425.44 427.03 447.67 449.25 450.84 452.43 473.07 474.65 476.24 477.83 498.47 500.05 501.64 503.23 523.87 525.45 527.04 528.63 549.27 550.85 552.44 554.03 574.66 576.25 577.84 579.43 600.06 601.65 603.24 604.83 625.46 627.05 628.64 630.23 650.86 652.45 654.04 655.63 676.26 677.85 679.44 681.03 701.66 703.25 704.84 706.49 727.06 728.65 730.24 731.82 752.46 754.05 755.64 757.22 777.86 779.45 781.04 782.62 803.26 804.85 806.44 808.02 828.66 830.25 831.83 833.42 854.06 855.65 857.23 858.82 879.46 881.05 882.63 884.22 904.86 906.45 908.03 909.62 930.26 931.85 933.43 935.02 955.66 957.25 958.83 960.42 981.06 982.64 984.23 985.82 1006.5 1008.0 1009.6 1011.2 1031.9 1033.4 1035.0 1036.6 1057.3 1058.8 1060.4 1062.0 1082.7 1084.2 1085.8 1087.4 1108.1 11109.6 111.2 1112.8 1135.5 1135.0 1136.6 1138.2 1158.9 1160.4 1162.0 1163.6 1184.3 1185.8 1187.4 1189.0 1209.7 1211.2 1212.8 1214.4 1235.1 1236.6 1238.2 1239.8 1260.5 1262.0 1263.6 1265.2 1285.9 1287.4 1289.0 1290.6 1311.3 1312.8 1314.4 1316.0 1336.7 1338.2 1339.8 1341.4 1362.1 1363.6 1365.2 1366.8 1387.4 1389.0 1390.6 1392.2 7/8 22.225 47.624 73.024 98.423 123.82 149.22 174.62 200.02 225.42 250.82 276.22 301.62 327.02 352.42 377.82 403.22 428.62 454.02 479.42 503.82 530.22 555.61 581.01 606.41 631.81 657.21 682.61 708.01 733.41 758.81 784.21 809.61 835.01 860.41 885.81 911.21 936.01 987.41 1012.8 1038.2 1063.6 1089.0 114.4 1139.8 1165.2 1190.6 1216.0 1241.4 1266.8 1292.2 1317.6 1343.0 1368.4 1387.7 1393.8 15/16 23.812 49.212 74.611 100.01 125.41 150.81 176.21 291.61 227.01 252.41 277.81 303.21 328.61 354.01 379.41 404.81 430.20 455.60 481.00 506.40 531.80 557.20 582.60 608.00 633.40 658.80 684.20 709.60 735.00 760.40 785.80 811.20 836.60 862.00 887.40 912.80 938.20 963.60 988.99 1014.4 1039.8 1065.2 1090.6 116.0 1141.4 1166.8 1192.2 1217.6 1243.0 1268.4 1293.8 1319.2 1344.6 1370.0 1395.4 Pollici 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54

A.P.I.C.E. S.r.l.

39b

Manuale dellArchitetto

MATERIALI EDILIZI
DATI TECNOLOGICI
ELEMENTI CHIMICI Elemento Simbolo Peso atomico Afnio....... Hf 178,6 Alluminio.. Al 26,97 Antimonio Sb 121,76 Argento Ag 107,88 Argo Ar 39,94 Arsenico As 74,91 Azoto N 14,008 Bario Ba 137,36 Berillio Be 9,02 Bismuto Bl 209,0 Boro B 10,82 Bromo Br 79,82 Cadmio Cd 112,41 Calcio Ca 40,08 Carbonio C 12,01 Cerio Ce 140,1 Cesio Cs 132,9 Cloro Cl 35,457 Cobalto Co 58,94 Cripto Kr 83,7 Cromo Cr 52,01 Disprosio Dy 162,5 Elio He 4,003 Erbio Er 167,2 Europio Eu 152,0 Ferro Fe 55,84 Floro F 19,00 Fosforo P 31,02 Gadolinio Gd 156,9 Gallio Ga 69,72 Germanio Ge 72,60 Idrogeno H 1,0081 Indio In 114,8 Iodio I 126,92 Iridio Ir 193,1 Itterbio Yb 173,0 Ittrio Y 88,92 Lantanio La 138,9 Litio Li 6,94 Lutezio Lu 175,0 Magnesio Mg 24,32 Manganese Mn 54,93 Mercurio Hg 2000,6 Molibdeno Mo 95,95 Neo Ne 20,18 Neodimio Nd 144,3 Nichel Ni 58,69 Niobio Nb 92,91 Olmio Ho 163,5 Oro Au 197,2 Osmio Os 190,2 Ossigeno O 16,000 Palladio Pd 106,7 Piombio Pb 207,2 Platino Pt 195,2 Potassio K 39,096 Praseodinio Pr 140,9 Radio Ra 226 Rado Rn 222,0 Rame Cu 63,57 Renio Re 186,3 Rotio Rh 102,9 Rubidio Rb 85,48 Rutenio Ru 101,7 Samario Sm 150,4 Scandio Sc 45,10 Selenio Se 78,96 Silicio Si 28,06 Sodio Na 22,997 Solfo S 32,06 Stagno Sn 118,07 Stronzio Sr 87,63 Tallio Tl 204,4 Tantalio Ta 180,9 Tellurio Te 127,6 Terbio Tb 159,2 Titanio Ti 47,9 Torio Th 232,1 Tulio Tm 169,4 Uranio U 238,1 Vanadio V 50,95 Volfranio W 183,9 Xeno Xe 131,3

Materiali Metalli e leghe Ferro omogeneo Acciai speciali Filo d'acciaio ad alta resistenza Ghisa Alluminio battuto o laminato Alluminio fuso Bronzo fuso Duralluminio Ottone laminato Piombo Rame battuto o laminato Rame in filo Stagno Zinco Legnami Legname fibra forte (pinch pine, pino faggio, ecc)..... Legname fibra dolce (abete, pioppo olmo, ecc)........... Legname forte (trasver. fibra) Pietra naturali Granito Basalti Tufi vulcanici Tufi calcarei Travertino Marmi Laterizi Mattoni Mattoni forati ordinari.............. Elementi forati per solette portanti di solai..................... Eternit................ Vetri Vetro greggio Vetro retinato Vetro temperato Conglomerato cementizio Murature Muri di mattoni con malta di calce....... Muri di tufo con malta di calce....

E kg/cm 2000000 2200000 240000 1000000 700000 700000 900000 106000 1000000 50000

Carico di rottura Trazione Compressione kg/cm 4500 500010000 1000020000 1500 22002200 12001500 15002000 35004200 20002500 200300 kg/cm

Carico limite elastico kg/cm 2500 30005000

Carico di sicurezza kg/cm 1400 20002500 5000 traz. 300 compr. 900 400 250 tr. 200300 compr. 600 tr. 700800 compr.500600 tr. 300400 compr. 12001500 traz. 50 compr. 100

Coeffic. dilatazione termica 0,000012 0,000012 0,000012 0,000011 0,000027 0,000027 0,000018

30005000

60008000

5000 3100 70009000 500

0,000028

1100000 1300000 400000 950000

20002500 40006000 300400 1000

40005000

traz. 400 compr. 700800 7001000

1100 2000

traz. 60 compr. 200 300350

0,000023 0,000029

120000160000

800900

400450

0,000004

100000 15000

500700 100

300450

0,000004 0,000058

125000470000 1050000

40 8

1900001000000

40

1600 3200 70 75 450 1100

3050

0,000009

1520 2030

0,000007

50000100000

100200 150350

0,000006

150000300000 200000

5090 150203

350900 6001000

70000008000000 70000008000000 70000008000000

130240 100200 20002800

400011000 400011000 400011000

0,000009 0,000009 0,000009

150000350000

150500

4080

0,000012

1000020000

6070

610 45

A.P.I.C.E. S.r.l.

40a

Manuale dellArchitetto

MATERIALI EDILIZI
DATI TECNOLOGICI
Composizione di alcuni acciai
Componenti % Si Mn Denominazione EXTRADOLCE per tubi per lamiere DOLCE per lamiere SEMIDURO per lamiere per profilati Fe C P S Punto di fusione 1500 1500 1500 1480 1475

99,352 0,09 0,11 0,42 0,012 0,016 99,206 0,10 0,18 0,48 0,018 0,016 99,105 0,15 0,21 0,5 0,015 0,02

99,021 0,25 0,21 0,48 0,018 0,021 98,829 0,28 0,23 0,62 0,015 0,026

Composizione delle leghe di alluminio


Denominazione DURALITE SILUMIN ANTICORODAL ALUMAN LAUTAL AVIONAL Al 93,6 86,4 97,35 98,5 95,5 93,85 Mg 0,5 0,6 0,6 Componenti % Mn Si Cu 0,6 3,0 13,0 0,7 1,0 1,516 0,5 4 0,6 0,6 4 Ni 0,6 Fe 1,5 0,6 0,35 0,35 Ti 0,2

Ottoni comuni e speciali


Denominazione per imbottitura per lamiere per getti per lastre per tubi OTTONE ALL'ALLUMINIO OTTONE AL NICHELIO METALLO DELTA Cu 68,02 64,21 61,34 57,30 58,42 Zn 30,88 35,38 37,80 42,26 40,89 Componenti % Pb Sn Fe 0,58 0,32 0,34 0,34 0,46 0,38 tracce 0,64 0,56 0,46 0,88 0,12 0,11 0,21 1,36 Al 3,41 0,10 0,26 Ni Mn

69,50 26,42 62,94 32,90 55,26 40,61

3,21 0,36 1,26

Bronzi industriali
Bronzo per rubinetteria per oggetti comuni da cuscinetti Componenti % Cu Sn Pb 8,12 11,67 0,11 83,86 15,32 0,43 79,64 19,72 0,38 Zn 0,10 0,28 0,21

A.P.I.C.E. S.r.l.

40b

Manuale dellArchitetto

MATERIALI EDILIZI
DATI TECNOLOGICI
PESO DI SOSTANZE IN MUCCHIO Arenarie calcari leggeri . . . . . . . . . . Argilla asciutta . . . . . . . . . . . . . . . Argilla bagnata . . . . . . . . . . . . . . . Barbabietole . . . . . . . . . . . . . . . . Caff in grani, secco, crudo . . . . . . . Calcare duro . . . . . . . . . . . . . . . Calcare compatto . . . . . . . . . . . . Calce-grassa (cotta e polverulenta) . . . Calcestruzzo con calcare . . . . . . . . Calcestruzzo con granito . . . . . . . . Calcestruzzo con rottami di mattoni . . Carbone di legno dolce . . . . . . . . . Carbone di legno forte . . . . . . . . . Carboni fossili . . . . . . . . . . . . . . . Cemento (sciolto) . . . . . . . . . . . . Cenere . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Coke (del gas) . . . . . . . . . . . . . Conifere (in ciocchi) . . . . . . . . . . . Erba fresca sciolta . . . . . . . . . . . . Fieno sciolto . . . . . . . . . . . . . . . Fieno di 6 mesi in fienile . . . . . . . . Fieno pressato . . . . . . . . . . . . . . Fieno insilato . . . . . . . . . . . . . . . Fosforiti . . . . . . . . . . . . . . . . . . Ghiaia asciutta . . . . . . . . . . . . . . Ghiaia bagnata . . . . . . . . . . . . . . Graniti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Grano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Lana di vetro . . . . . . . . . . . . . . . Legno di abete bianco (in ciocchi) . . . Legno di abete rosso (in ciocchi) . . . Legno di faggio (in ciocchi) . . . . . . . Legno di quercia (in ciocchi) . . . . . . Letame fresco . . . . . . . . . . . . . . . Lemate maturo . . . . . . . . . . . . . . Lignite (seccata all'aria e in pezzi) . . . Lignite (mattonelle in mucchio) . . . . . Lignite (mattonelle assestate) . . . . . . Lignite (mattonelle rotonde) . . . . . . Malta (calce e sabbia) . . . . . . . . . Mandorle secche con guscio . . . . . . Mandorle secche senza guscio . . . . . Marmi compatti . . . . . . . . . . . . . Mattoni ordinari . . . . . . . . . . . . . Mele . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Neve (caduta di fresco) . . . . . . . . . Neve (umida ed acquosa) . . . . . . . Nitro del Cile (in mucchio) . . . . . . Paglia sciolta . . . . . . . . . . . . . . . Paglia di 3 mesi in pagliaio . . . . . . . Paglia pressata . . . . . . . . . . . . . . Patate . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Pere e prugne . . . . . . . . . . . . . . . Pietra da calce (calcare) . . . . . . . . Pietrisco medio . . . . . . . . . . . . . Quarzo siliceo . . . . . . . . . . . . . . Roccie disgregabili . . . . . . . . . . . . Sabbia per forme in mucchio . . . . . . Sabbia per forme pressata . . . . . . . Sabbia, creta calcare (asciutti) . . . . Sabbia, creta calcare (bagnati) . . . Salgemma (macinato) . . . . . . . . . Sale marino (fino) . . . . . . . . . . . . Sale marino (grosso) . . . . . . . . . . Terra silicea leggera . . . . . . . . . . . Terra ghiaiosa asciutta . . . . . . . . . . Terra ghiaiosa umida . . . . . . . . . . . Terra argillosa secca . . . . . . . . . . . Terra argillosa umida . . . . . . . . . . . Terra mista a ciottoli . . . . . . . . . . Terra vegetale . . . . . . . . . . . . . . Torba (asciugata all'aria) . . . . . . . . Torba (umida) . . . . . . . . . . . . . . Tufo macinato . . . . . . . . . . . . . . Kg/m 2300 1800 2000 570650 500700 2700 2600 500 2000 2200 1800 150 220 720850 1400 900 360470 330 250350 4060 80100 200350 300400 12001300 1500 1700 2700 750780 20120 340 320 400 420 200300 450650 650780 720 1030 820 17001800 730740 800 2800 1800 300 80190 200800 1000 3045 5070 100200 650750 350 2000 0,30,6 della rispettiva roccia 2700 ~2000 1200 1650 1600 2100 1015 785 745 1500 1600 1800 2000 2300 18002200 1700 325410 550650 950 CALCE SPENTA (Grassello) (Non fa presa nell'acqua ma solo nell'aria) COMPONENTI m di grassetto PROPRIETA' Calce viva in zolle m acqua risulatante Grassa: kg 450550 1,70 1 Si spegne rapidamente, con rendimento da 2 a 3 Magra: Kg 550650 1,30 1 Si spegne lentamente, con rendimento inferiore a 2 CEMENTI E LEGANTI IDRAULICI Indice % Calcare Tempo necessario Indicazioni del prodotto per la presa di idraulicit Argilla Car.to di calce Fanno presa Calce grassa 0,000,05 0,05,00 100,0095,00 Non fanno presa solo all'aria Calce magra 0,050,10 5,05,30 95,0094,70 nell'accqua Calce det.te idraulica 0,100,16 5,308,20 94,7091,80 1530 giorni Calce med.te idraulica 0,160,31 8,2014,80 91,8085,20 1015 giorni Fanno presa Calce propr.te idraulica 0,310,42 14,8019,10 85,2080,90 59 giorni tanto nell'acqua Calce eminent.te idraulica 0,420,50 19,1021,80 80,9078,20 24 giorni che nell'aria Cemento a lenta presa 0,500,65 21,8026,70 78,2073,30 612 ore Cemento ad alta resistenza 3 7 ore Cemento a rapida presa 0,651,20 26,7040,00 73,3060,00 515 minunti COMPONENTI Calce comune Sabbia Calce idraulica Sabbia Cemento Port. Sabbia m m Kg m Kg m MALTE COMUNI Magra per murature Grassa per murature Per opere di rifinitura Per intonaci 1 m malta 1 m sabbia 1 m malta 1 m sabbia 1 m malta 1 m sabbia 1 m malta 1 m sabbia 0,32 0,33 0,36 0,40 0,43 0,50 0,50 0,66 0,96 1,00 0,90 1,00 0,86 1,00 0,75 1,00 324 300 412 400 450 450 528 550 1,08 1,00 1,03 1,00 1,00 1,00 0,96 1,00 3,64 300 400 400 475 500 540 600 1,04 1,00 1,00 1,00 0,95 1,00 0,90 1,00

MALTA POZZOLANICHE Malta grossa Pozzolana m 1,10 Calce spenta m 0,22 per muri a secco Malta mezzana Pozzolana vagliata m 1,05 Calce spenta m 0,26 per murature ordinarie Malta fina Pozzolana vagliata m 1,00 Calce spenta m 0,33 per murature in laterizi Colla di malta fina Malta fina c.s. m 1,05 Calce spenta m 0,15 per intonaci Le pozzolaniche hanno propriet e pesi di volume diversi, secondo il luogo di estrazione; in generale mescolato con calce danno malte eminentemente idrauiliche. Le malte possono essere composte anche di calce, pozzolana e sabbia. Componenti + 1 m di sabbia Calce sers m Cemento Portland kg Calce aerea m Cemento Portland kg Calce idraulica kg Cemento Portland kg Calce idraulica kg Cemento Portland kg MALTE BASTARDE Quantit per 1 m di sabbia 0,30 100 0,30 100 300 100 300 100 Denominazione Malta media Malta energica Malta media Malta energica

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MATERIALI EDILIZI
CALCESTRUZZI
Gli elementi necessari per la composizione di un calcestruzzo sono: cemento, acqua, inerti ed eventuali additivi. Cementi. - Il nostro regolamento (R. D. 16-X1-1939 n. 2228) distingue quattro tipi di cemento: a) idraulico normale (Portland); b) pozzolanico; c) d'alto forno; d) alluminoso. Non consideriamo il cemento alluminoso che si adopera in casi speciali e con speciali precauzioni. I primi tre tipi di cemento si dividono ciascuno in due sottogruppi: normali e ad alta resistenza. Coi cementi normali del tipo a) b) e c) si devono ottenere le seguenti resistenze della malta normale: Resistenza a trazione: dopo 7 giorni 26 kg/cm; dopo 28 giorni 32 kg/cm. Resistenza a compressione: dopo 7 giorni 380 kg/cm dopo 28 giorni 500 kg/cm, con la tolleranza del 5% in meno alla sola compressione. Con i cementi ad alta resistenza si deve ottenere, sempre per la malta normale: Resistenza a trazione: dopo 3 giorni 21 kg/cm; dopo 7 giorni 31 kg/cm; dopo 28 giorni 37 kg/cm. Resistenza a compressione: dopo 3 giorni 290 kg/cm; dopo 7 giorni 500 kg/cm; dopo 28 giorni 680 kg/cm; sempre con la tolleranza del 5% per la sola compressione. La scelta del tipo del cemento dipende dai requisiti che dovr avere il calcestruzzo come la resistenza finale, la velocit di presa e di indurimento, la resistenza agli agenti esterni. Acqua. - L'acqua potabile pu sempre essere impiegata nella confezione dei calcestruzzi. Le piccole aggiunte di sostanze chimiche per la stia potabilit come cloro, ecc. non hanno alcuna influenza. L'acqua di pozzo o di sorgente , in generale, adatta se limpida, senza colore e se non ha sapore acido. Le acque di palude o stagnanti contengono spesso solfati e qualche volta acido solforico libero; generalmente sono atte alla confezione di buoni calcestruzzi: se ne consiglia per l'analisi. Anche l'acqua di mare pu servire per l'impasto di calcestruzzi. Poich per tende, per il contenuto in cloruri, ad accorciare il tempo di presa, opportuno fare delle prove col cemento che si intende impiegare. Le acque di scarico industriali sono, il pi delle volte, da scartare. Se non si potesse usare altra acqua necessario eseguire analisi e prove col cemento che si impiegher nella confezione dei calcestruzzi. Inerti - In generale gli inerti devono provenire da rocce che non presentino attivit chimica col cemento che si impiega, che siano inalterabili all'aria, all'acqua ed al gelo. Se si vogliono ottenere calcestruzzi particolarmente pesanti si possono impiegare magnetite, limonite e barite, se la granulometria adatta e si pu eseguire una costipazione energica, si raggiunge un peso dell'unit di volume di 4000 kg/m. Per i calcestruzzi normali le ghiaie di quarzo sono ottime purch granulometricamente complete. Le ghiaie e sabbie di cava sono utilizzabili purch non contengano pi del 3% di materiale finissimo. Ghiaie rivestite d'argilla, marna a con minerali di ferro o manganese devono essere scartate. I pietrischi e le sabbie ottenuti mediante frantumazione sono adatti a confezionare buoni calcestruzzi, salvo contralto del fattore di forma di cui diremo in seguito. Il pietrisco basaltico e quello ricavato da pietre dure (perfidi, graniti, ecc.) ottimo. Il pietrisco calcare buono anche per calcestruzzi che debbono resistere ad acque aggressive acide. In generale sono necessarie delle prove per il controllo del contenuto in materiale finissimo, per la presenza di solfuri, humus e mica. Anche il pietrisco derivante da scorie d'alto forno adatto come inerte, potendosi ottenere calcestruzzi molto resistenti all'usura. Sar per opportuno provare la tendenza alla disintegrazione osservando ilpietrisco alla luce ultravioletta ed il contenuto in calce libera tenendo il pietrisco nell'acqua. Se, per particolari esigenze, si debbono fare dei calcestruzzi leggeri si pu usare come inerte la pomice naturale o di scorie. La pomice naturale contiene spesso un eccesso di materiale finissimo e qualche volta tracce di humus. Una buona pomice pressoch monogranulare ed ha poco, materiale finissimo. Pu servire come inerte il laterizio frantumato; anche in questo caso necessario fare i normali controlli e si consiglia pure l'analisi per scoprire la presenza di gesso. Anche le ceneri possono essere usate purch con piccola percentuale di materiale finissimo ed assenza di solfati nocivi. La perlite, la vermiculite, il blan, cio le rocce arrostite ed espanse, servono per l'esecuzione di calcestruzzi leggeri ed intonaci di piccolo peso. Possono essere usati come inerti le se-

90 80 70 60 50 40 30 20 10 x x x

0,21 3 7 15 Y=% in peso dei passanti - x=lato delle maglie in mm

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MATERIALI EDILIZI
CALCESTRUZZI
gature, la farina di legno dolce e la farina di carta dopo che siano state indurite con opportuni silicati. I legni duri non sono adatti per il loro contenuto di acido tannico. In ogni caso la forma degli inerti deve essere prossima alla cubica. Si devono escludere elementi a forma di piastrelle e ad ago. Il coefficiente volumetrico medio deve essere superiore a 0,25 per il pietrischetto da 12,5 mm a 25 mm e superiore a 0,15 per il pietrisco da 25 mm a 50 mm. Il coefficiente volumetrico medio si misura prendendo in esame un certo numero di elementi dell'inerte e stabilendo il rapporto tra il volume reale di tutti gli elementi scelti e la somma dei volumi delle sfere circoscritte a ciascun elemento. Nella sabbia (diametro da 0,2 a 7 mm) sono tollerate materie finissime od argilla fino al 3% in peso dell'aggregato. La qualit di queste materie si determina per lavaggio e decantazione. Si prende 1 kg di sabbia, si mescola con un volume d'acqua che possa bagnarla abbondantemente, si agita e si pone in un provino cilindrico di vetro. Dopo un'ora di riposo, lo strato limoso che si deposita superiormente non deve essere superiore a 1/14 dell'altezza della sabbia. Se cos non la sabbia dovr essere accuratamente lavata. La ricerca delle materie organiche si fa col metodo colorimetrico: si mescolano a 100 cm di sabbia 250 cm di una soluzione di soda caustica al 3% e si agita. Dopo 24 ore il liquido non deve avere colorazioni o, al massimo, avere un colore giallo pallido. Se il colore scuro la sabbia non pu essere usata. Per la sabbia tener presente che, quando si fanno dosature volumetriche, il volume della sabbia umida maggiore del volume della sabbia asciutta. Il calcestruzzo deve essere lavorabile, ma nella sua confezione deve essere usata la minima quantit d'acquapossibile. Questo si pu ottenere scegliendo tra gli aggregati di cui si dispone, il miglior assortimento di dimensioni degli elementi, in modo da ottenere, coi mezzi di costipamento che verranno usati, la massima compattezza del getto. Questa scelta pu essere fatta a mezzo dell'analisi granulometrica che consiste nel misurare le quantit di aggregati che passano attraverso setacci con maglie di dimensioni determinate. I dati ricavati da queste misure possono riportarsi in un diagramma. In generale la granulometria di un aggregato d buoni risultati se la sua curva rappresentativa compresa tra due curve limiti B e C. Migliori sono i risultati quando detta curva compresa tra le curve A e B. In ogni caso la curva granulometrica attima dipende dalle caratteristiche del getto, dimensioni ed armatura e dal modo di posa in opera, pestonatura, vibrazioni, ecc. Tener presente che la resistenza di un calcestruzzo funzione dei rapporto C/(A+V) (cemento diviso acqua + vuoti) e che in generale il ritiro maggiore quanto maggiore la quantit d'acqua d'impasto e di cemento usato. Additivi. - Gli additivi sono usati per modificare alcune delle propriet del calcestruzzo. Questi additivi possono dividersi in gruppi: a) Additivi ad azione chimica, che agiscono modificandone le caratteristiche del cemento. b) Additivi che producono un'azione che modifica le qualit fisiche dell'acqua ed introducono nelle misceleparticolari componenti ad azione fisica. c) Additivi che hanno funzione fisica di intasamento o con azione idrorepellente. Nel primo gruppo si trovano gli acceleratori ed i ritardatori del tempo di presa, i prodotti che fanno aumentare o diminuire la produzione di calore, gli induritori, ecc. Tra questi prodotti sono importanti i cloruri metallici, che accelerano la presa e aumentano la produzione del calore e sono usati quando si deve gettare col gelo. L'azione di tutti questi additivi che agiscono chimicamente dipende naturalmente anche dalla natura chimica del cemento e, in generale, devono essere stabiliti e studiati volta per volta. Nel secondo gruppo sono compresi quei prodotti che abbassano la tensione superficiale dell'acqua d'impasto: l'acqua normale ha una tensione superficiale di circa 70 dine/cm. Impiegando opportuni prodotti, come i saponi di resina, si riesce a ridurre tale tensione a 3040 dine/cm. Si pu cos, con una stessa quantit di acqua, bagnare una maggiore superficie di inerti e di cemento e si possono confezionare calcestruzzi lavorabili con l'impiego di una minore quantit d'acqua d'impasto. Effetti favorevoli all'uniformit delcalcestruzzo fresco ed alla sua lavorabilit sono dati da elettroliti che facciano restare in sospensione le parti finissime, che possono allora anche essere aggiunte. Un miglioramento della lavorabilit si ha anche introducendo nel calcestruzzo fresco delle piccole quantit d'aria. La quantit d'aria in un calcestruzzo normale non dovrebbe superare il 3%, un calcestruzzo aerato non ne deve per contenere pi del 6%. La quantit nel calcestruzzo fresco viene misurata con apposite apparecchiature. La terza serie di prodotti sono gliimpermeabilizzanti: si tratta di composti formati da acidi grassi o da idrorepellenti. Il calcestruzzo di per s non impermeabile, ma non si pu rendere impermeabile un calcestruzzo se non di per s compatto.

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MATERIALI EDILIZI
MARMI E PIETRE
Denominazione Piemonte Granito bianco del Montorfano e di Mergozzo. Granito bianco di Alzo. Graniti roseo e rosso di Baveno, del Mottarone, di Omegna. Sienite della Balma (o Granito della Balma o di Biella). Diorite di Anzola (o Granito nero di Anzola). Diorite di Malanaggio (o Gneiss di Malanaggio). Verde di Varallo. Verde Champ de Praz (Verde damascato delle Alpi. Serpentino verde mare. Verde antico italia di Chatillon Verde cipresso di Chatillon. Verde di Cesana. Localit dei giacimenti Versante merid. e orient. del Montorfano (Novara). Alzo (sponda occid. del lago di Orta). Versante orient.monte Camoscio (Novara). Valle d. Cervo (Vercelli) alla Balma: Campiglia S. Paolo Cervo, Rosazza, Ooropa. Media Val Toce, presso Ornavasso (Novara). Sulla sinistra della bassa Val Chisone (Pinerolo). Val Sesia (Vercelli). Presso Mongiove (Aosta). Regione Saint Denis presso Chambave. Id c.s. Cesana Torinese (Cuneo). Colorazione complessiva Bianca grigia Pi chiara della precedente. Rosa pallido e rosso mattone. Grigia-violetta. Tinta nera leggermente punteggiata di bianco. Grigia con lenti scure e rare vene bianche quarzitiche. Serpentina verde scuro striata di bianco. Macchi a varie tonalit di verde e venature bianche. Ricorda il verde greco tessalico. Pi cupa della precedente. Verde scuro, con reticolato di vene bianche di calcite o omogenea verd-giallognola ccn sottili venule bianco verdi. Bianca con tenue colorazione carnicina e rosata. Dal bianco al rosa carnicino puro o macchiata ed anche zonata di grigio. Bianca venata. Chiazze bianche e nocciola. Grigio cenere e grigio ferro con sottili vene sfumate bianche. Giallo rosata con zone serpeggianti viola pallido. Con fitte zone di verde pallido. Elementi rosso accesi su pasta rosso chiara. Bianca e rosso cupo. Giallo rosea. Di varia tonalit, a seconda dei luoghi di escavazione. Bianco-grigia. Cinerea, grigia, giallogna. 2 2,6 2,6 2,6 0,003 1128 2,6 2,6 2,7 3,10 2,8 Peso Coef.di Resistenza a specif. imbibizione compr. kg/cm Propriet caratteristiche Conveniente impiego

10001200Tessitura minuta e portiroide: (Colonne della Basilica latedure. lucidabile. ranense in Roma). 0,0034 2000 Compatto, resistente. Edilizia, lav. portuali, ponti, gallerie, vasche, per acidi, pavimentazioni, 0,0057 1471 0,0037 1521 1935 0,0063 13341620 Resistente, lavorabile, lucida- Colonne, basi di monumenti, bile. opere funerarie. Edifici, monumenti, lavori funerari Scalinate, colonne costruzioni, ponti. Costruzioni, ornati, pavimentazioni. Costruzioni, ornati, pavimentazioni. Tipo a frantumazione vasta. Bell'effetto decorativo. Oornato. Ornato. Colonne e rivestimenti.

1335

Marmo di Candoglia. Marmi di Valle Strona (Bianco grigio rosato, Bianco perla, Grigio). Marmo di Varallo Marmo di Cassino Bardiglio di Valdieri. Cipollino dorato di Valdieri. Cipollino verde di Valdieri. Nero di Boves. Diaspro rosso di Garessia. Broccatello di Rusca "fior di pesco". Breccia policroma di Gozzano. Breccia di Arona. Gneiss del Sempione o d'Antigorio (Granito del Sempione o Serizzo). Gneiss di Bussoleno (o di S. Giorgio). Gneiss di Luserna. Verde Roja o Pietra di Roja.

Candoglia (Novara). A circa 10 Km da Omegna (Novara). Cave di Massiola e Sambughetto. Civiasco, Varallo (Vercelli). CassinoS. Lorenzo di Valdieri (CU). S. Lorenzo di Valdieri (CU). Id. c.s. Boves (Cuneo). Villarchiosso presso Garessio (Cuneo). A sud del lago di Orta (NO). Lago Maggiore. Presso Domodossola (Caddo, Preglio) e nella Valle d'Antigorio (Novara). Valle di Susa. A sud di Pinerolo (Novara). Valle Roja (Cuneo).

2,7

Calcare cristallino lavorabile e lucidabile. 0,0007 10501225Cristallino e compatto di varia grana. 0,0021 0,0006 718 1100 Scarsa produzione. Calcare breccioide, argilloso. Saccaroide a grana minuta, lucidabile. Materiale non schistoso di grana fine, traslucido.

2,7 2,7

(Massima parte del Duomo di Milano). Largo impiego nell'edilizia (Palazzo delle Poste di (Na) Palazzo di Giustizia. (MI) Ornato, edilizia. Costruzioni e rivestimenti. Costruzioni e ornato. Costruzioni e rivestimenti. Id. c.s. Id. c.s. Ornamentazione. Ornato. Costruzione e ornato. Id. c.s. (Colonne della nuova Via Roma a Torino). Costruzioni, muraglioni.

Tessitura porfiroide o granitoide: lucidabile. Poco micaceo; lucidabile.

0,0025 16391892Munuto quarzioso.

Verde olivo, abbastanza uniforme. Quarzite di Berge o Bargiolina. Monte Bracco vicino a Saluzzo. A seconda degli strati (bianchiccia, grigia, cenere, gialloLombardia dorata). Botticino Botticino Mattina e Botticino Calcare bianco. Sera (Brescia) Falde del Monte Fratte. Bianco di Musso. Presso Musso (riva occidentale Colore bianco puro nella parte del lago di Como). alta e fondo azzurrognolo nella parte bassa. Nero di Varenna. Varenna (Como) Nera, in taluni casi striata di bianco Nero Gazzaniga Gazzaniga (Bergamo). Perfettamente nera o di un nero (Nero d'Italia). meno intenso. Nero Nube Gazzaniga. Id. c.s. Con sottili venature bianche macchie di colore marrone.

Scalini, lastricature, copertura tetti. 0,0011 12121845Resistente, poco lucidabile. Colonne, stipiti, balconi, pavimenti, ornamentazioni. 0,0057 4000 Quarzite schistosa resistentis- Scalini, pavimenti, recipienti, sima: inalterabilit chimica. ornamentazioni. 12001500 Grana fine omogeneo, saldo, di facile lavorazione, molto resistente alla gelivit. 1270 Saccaroide bianco grana fine nella parte alta, varia nella bassa. Facilmente lucidabile. Monumento a Vittorio Emanuele in Roma).

2,8

Lavori edilizi, pavimenti, scale rivestimenti esterni, opere monumentali (Duomo di Como). (Molte chiese della Lombardia). Molto saldo, lucidabile,senza Ornamentazioni e macchie o vene; si pu otte- rivestimenti. nere in varie dimensioni. Ornamentazioni e rivestimenti.

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MARMI E PIETRE
Denominazione Onice dorato Gazzaniga Mrmi rosa e grigi della Val Seriana. Pietre di Vigg e di Saltrio. Pietra di Moltrasio. Ceppi di Trezzo d'Assa e di Brembate: - Ceppo Gentile - Ceppo Mezzano e rustico. Granito di S. Fedelino Ghiandone e Serizzo di Valmassino e di Vogogna. Serpentino di Sondro. Val Mera (Sondrio). Valle omonima e presso Vogogna (Sondrio). Biancastra. Gandino. Ardesio (Bergamo). Localit dei giacimenti Colorazione complessiva Rispettivamente rosa variegato e bigia morata. Tonalit chiare, grigie, paglierine. Peso Coef.di Resistenza a specif. imbibizione compr. kg/cm Propriet caratteristiche Ornamentazioni. Produzione limitata. Resistente agli agenti atmosferici. Pu ricevere discreta lavorazione e fine levigatura senza giungere alla lucidatura. Grana fine, con poco ciottolame. Strutt. grossolana con ciottoli di diverso colore. Grana media, molto resistente. 17002200 Il primo a grana grossa, il secondo pi fine e talora tabulare. Non facilmente lucidabile Conveniente impiego (Palazzo della Banca d'Italia a Milano). Pietra da taglio e lavori semidecorativi. Usato per le costruzioni di muratura della lombardia. Usato per costruzionei. Id. c.s. Id. c.s. Pavimentazioni stradali. Impiego anche decorativo.

Vigg e Saltrio (Varese). Bacino inferiore occidentale del Lago di Como. Trezzo sull'Adda e Brembate (Bergamo).

Caspoggio. Torre S. Marino, Dubino (Sondrio). Diorite della Valcamnonica. Varie localit della media Nera punteggiata di bianco. Valcamonica (Brescia). Porfido Rosso e Sanguigno di Introbio (Como) e Rogno Como. (Bergamo). Porfiroide di Cuasso al Monte. Presso il paese omonimo (VA) Granito rosso porfiroide. Porfido del Gleno. Darfo, Angolo, Biemmo (BS) Rosso cupa sang. o griglia ver. Serpentino della Val Malenco Chiesa e Lanzada (Sondrio). e di Como. Veneto Marmi di Lasa: Presso Lasa. Prevalgono i tipi bianchi e le - Statuario Superiore. tonalit chiare. - Statuario Corrente. - Bianco unito. - Bianco venato. Fondo bianco azzurrognolo e venature grigio piombo ben marcate. Marmi colorati del Trentino - Giallo fiammato. Tra Folgaria-Mori ed Arco. - Rosso di Fai. Mori. Rossi di Verona: S. Ambrogio Valpolicella. Ca- Macchie rosse su fondo sanprino, Grazzana Valpantena. guigno. Broccatello. Macchie e rosse pi ampie uni- Broccato. te da un reticolato sanguigno. - Mandorlato Macchie pi chiare e fondo pi tenue. - Brecciato (Brescia orientale Tonalit che passano dal rosso rosa, Breccia rosata, Rosa dei al rosso vivo, dal rosso screGarda), ziato di giallo al rosso fegato. - Persichiono. Giallo imperiale. Selva di Pragno. Marmi di Asiago: Presso Asiago e paesi vicini. - Giallo . - Lumachella gialla. - Biancone. Bianca con poche e chiare venature. Marmi di Chiampo: Valle di Chiampo. - Chiampo perla e Chiampo Tinta lattea generalmente senza perlato. venature. A punteggiare color - Mandorlato. rosso vivace. - Chiampo porfirico. Pietra di Vicenza (o Pietra Molte localit dei Colli Berici. tenera o Pietra morta). Marmi di Bellunese: - Fiore di pesco carnico. Forni - Madreperla delle Alpi. Voltri. Marmi di Verzegnis: Cima Lavinzola (Udine). - Corallino. Rosa vivace. - Nocce radica. Aspetto legnoso. - Macchia di Verzegnis. Rosa e rossiccia con macchie e vene bianche. - Rosso porfido (porfido chiaRosa cupa con punteggiature ro scuro, vermigliato, fiorito. bianche. Neri del Carso: - Nero Unito, detto anche Cave del Vallone (Triestre). Colore nerp tendente alla Paragone. avana. - Nero nube. Scherbina e Sesana (Triestre).

Costruzioni e ornato.

2700

Granitoide ad alta resistenza. Rivestimenti esterni, scale e pavimenti. Pavimentazioni. Pavimentazioni (Milano). Pavimentazioni. Costruzioni e ornato. Calcare cristallino a struttura saccaroide, fattura lucente, grana piuttosto grossa, perfett. lucidabile, elevata resistenza alla gelivit. Ricca produzione. Largo impiegno in esterni e interni di vari edifici.

2,685

840

Struttura nodulare.

Portali, colonne ecc. (esportazione. Id. c.s. Id. c.s. Id. c.s.

Pavimentazioni, rivestimenti. Costruzioni in massello.

Calcare grossolano.

Gradini, stipiti, ornamentazioni. Ornamentazioni. Id. c.s. Id. c.s. Id. c.s. Id. c.s. Id. c.s.

Calcari cristallini bituminosi.

Id. c.s. Id. c.s.

A.P.I.C.E. S.r.l.

44

Manuale dellArchitetto

MATERIALI EDILIZI
MARMI E PIETRE
Denominazione Marmi di Aurisina (qualit vaire: Chiara, Granitella, Fiorita, Macchiata ecc.). Orsea (vari tipi: BiancoAvorio). Alabastra calcareo (o Stalattite gialla e rossa del Carso). Porfidi. Trachite. Liguria. Portoro (Portoro a macchia grande. id. a macchia fine). Bianco e Nero di La Spezia. Persichino di Nava. Pietra di Finale. Arenarie. Pietra di Voltri. Verde Polcevera. Rosso di Levanto. Ardesia. Toscana. Regione Apuana: Bianco chiaro. Bardiglio (Comune, Chiaro, Cappella, Imperiale, ecc.). Statuario (Polvaccio, Bianco Altissimo, Scaglia). Paonazzo. Paonazzetto. Fior di Pesco o Persichino. Cipollini (Zebrino Arni, della Versilia, del Cardoso Verde Apuano, Arabescato. Brecce e Mischi: - Breccia Stazzema. - Breccia Medicea. - Skyros d'Italia. - Breccia Corchia. - Breccia Capraia. - Rosa corallo. Bardiglio Fiorito. Bardiglio TigratoPortoro. Marmi di Camaiore: - Rosso unito. - Rosso violaceo Giallo di Siena Localit dei giacimenti Aurisina (Trieste). Orsera (presso Parenzo, Pola). Duino, Aurisina, Visogliano, Sgonigo. Trentino Aldo Adige. Colli Euganei. Colorazione complessiva Generalmente grigiognoli con fossili bianchi e neri. Tinta classica con sottili vene nere. Colorazione zonata giallo rossastra. Violacea, rosso bruna, rosso grigia-rosa. Peso Coef.di Resistenza a Propriet caratteristiche specif. imbibizione compr. kg/cm 1600 Non porosi, lucidabili. Resistenza alle intemperie, lucidabile. Conveniente impiego Rivestimenti interni,pavimentazioni. Edilizia Rivestimenti interni. Pavimentazioni stradali e costruzione. Basamenti, pavimentazioni

Monte S. Croce, Muzzerone, Fondo cupo a macchie gialloPortovenere (La Spezia). dorate o giallo-rosa. Id. c.s. Nera o grigia con macchie e vene biancastre. Finale Ligure (Savona). Varie localit della Liguria orientale. Acquasanta, Pegli, Cogoletto (Genova). Pietralavezzara in Valpolcevera. Monte Verg (La Spezia). Varie localit in provincia di Genova. Carrara il centro principale. Varie localit del Carrarese e del Massese. Varie localit del Carrarese. Cave Carraresi. Nel Massese e nel Carrerese. Giallo-roosa o rozzo-carnicina. 2,47 Aspra al tatto, tessitura granulosa, dura, resistente. Ottime, cementate da silice. Dura e tenace. Verde chiara con grosse vene bianche. Fondo rosso-sanguigno con inclusioni verdi e reticolato bianco di calcite. Grigio cupa o quasi nera.

Poco impiegato. Monumenti. Molto adatte alla lastricatura. (Ponte di Via XX Settembre Genova). Uso decorativo; molto apprezzato. Decorazioni interna, mobilio, oggetti artistici. Svariati usi nell'edilizia e altrove.

Ottima qualit.

Bianco-grigia. Grigio-azzurra, variamente venati con toni pi o meno cupi. Straordinaria bianchezza. Fondo giallo-avorio con macchie e vene violacee e verdastre, Fondo pi chiaro del preced. e macchie fini. Fondo statuario con screziature rosso-violacee. Dal bianco cinereo al verdognolo con zonature verdastre. Inclusi bianco-giallastri o azzurrignoli e cemento dal violaceo al roseo. Elementi bianco arancio, gialli e grigi con cemento viola scuro. Elementi bianchi rosa e gialli con pasta viola-roseo. Fondo statuario annuvolato e macchie grigie, violacee e verdastre. Fondo bianco rosato e venatura rosso-violacee. Fondo grigio chiaro con sottili venature grigio nere. Fondo cinerognolo e macchie grigio scure e nere. Grigio cupa e venature gialle.

2,7

0,00068 9951390 Caratteri e aspetti secondo localit. Struttura saccaroide, grana pi o meno fine. 11201520 Molto apprezzabili. Il B. Imperiale a grana fine. 1067 Omogeneit e purezza. Ottimi per la scultura. Materiale pregiato. Ornato, pavimentazioni, rivestimenti. Id. c.s. 915918 Ornato. Ornato e pavimenti interni.

Nella Versilia. Paese omonimo. M. Corchia nella Versilia. Id. c.s. Monte Corchia. Localit omonima. Arnetola (Lucca). Versilia. Versilia. Carrarese e Versilia. Camaiore (Lucca). Metato. ai Lecci. Montagnola senese.

542736 Compatta Vivace effetto policromo.

Usi decorativi. Rivestimenti, pavimentazioni, ornato. Id. c.s. pi usi scultorei. Adatto per grandi lavori.

Molto salda.

Interni. 10801210 13351593 Piccole escavazioni. Id. c.s. Id. c.s. Ornato e costruzioni.

Rosso di Roccalbegna (o Rosso Paese omonimo (Grosseto). Rosso carico sfumato in carniciperlato Amiata). no zonato. Portasanta. Presso Gavorrano (Grosseto). A chiazze bianche e rosee irregolari con piccole vene dal grigio al paonazzo. Nero Montieri. Montieri. Tendenza grigiastra. Arenarie: - Pietra serena o macigno. Scavata in varie localit. Grigio cilestrina. - Pietra forte. Galluzzo e Regello (Firenze). Grigia, a volte a fondo grigiomarrone e macchie azzurre.

Grana fine e compatta aspet- Decorazioni. to ceroide. Grana ceroide, resistente lu- Pregiato per la colorazione. cidabile. Assume un bel polimento. Impiegato diffusamente. Produz. limit. Grana fine e grana grossa. Compatta, dura, resistente alle intemperie. Pavimentazioni. Lavori architettonici (gr. fine) lastricati stradali (gr. grossa). Uso edilizio e lastricature.

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MATERIALI EDILIZI
MARMI E PIETRE
Denominazione Alabastro agata. Verde di Prato. Travertino. Granito dell'Elba. Granito del Giglio. Trachite. Marche Arenarie. Travertino. Umbria. Marmi grigi e neri. Travertino. Tufo litoide. Pozzolana. Paperino. Lave. Trachite. Pietra di Subiaco o Affilana. Marmo di Cottanello. Abruzzi e Molise. Marmo di Avezzano. Pietre del Molise. Arenaria. Campania. Lave. Tufo Piperino. Tufo giallo. Trachite. Pozzolana. Marmi di Vitulano: - Uria rossa. - Uria grigia. Puglia. Pietra di Trani (Puro, perlato, Cocciolato, Ondagato, ecc.) Calcare bianco. Pietra di Giocia del Colle. Pietra di Bisceglie. Pietre di Lecce. Tufo Mazzaro Gentile. Colorati del Gargano: - Palombino. Pozzolana. Lucania Marmo e Breccia di Pisticci. Lava. Pozzolana. Calabria. Calcari rosati di Catanzaro. Oficalci verdi di Corica o di Amantea. Verdi di Gimigliano. Graniti. Porfidi di Catanzaro. Sicilia Rosso Alcamo. Pietra Misca dell'Erice. Rosso Fiorito di S. Vito. Giallo Segesta. Calcare Rosso. Localit dei giacimenti Comune di volterra. Colorazione complessiva Calore e venatura simile all'agata. Prato (Cave del Monferrato). Verde scura. Rapolano (Siena). Secchetto e Grottamargherita (Campo). Isola del Giglio. Abbadia S. Salvatore, Castigliori d'Orcia, Roccastrada. Pr. Pesaro, Ancona ed Ascoli. Piobbico (Pesaro). Varie. Numerose localit. Id. c.s. Numerosissime cave. Id. c.s. Id. c.s. Tolfa e Vito. Presso Subiaco. Cottanello (Rieti). Avezzano. Campobasso. Teramo e Campobasso. Varie localit. Prov. Napoli. Id. c.s. Quarto e Monte Olibano (Napoli). Bacoli, M. di Procida. Vitualno e Cautano (Benevento). Cave tra Trani e Andria. Tra le Murge e l'Adriatico. Prov. di Bari. Id. c.s. Prov. Lecce, Taranto, Brindisi Diffusissimo. Dal bianco latte al grigio giallognolo. Varie colorazioni. Varie colorazioni. Fondo rosa chiaro. Fondo rosa chiaro. Composizione e strutture varianti da luogo a luogo. Peso Coef.di Resistenza a specif. imbibizione compr. kg/cm Propriet caratteristiche Resistenze alle intermperie e lucidabile. Poroso. Polimentabile: in grandi blocchi. Conveniente impiego Ornato. Ornato e costruzioni. Costruzioni e pavimentazioni.

Costruzioni e lastricature. Materiale da taglio e costruzioni. Costruzioni. Ornato e costruzioni. Calcare leggermente spugno- Usato largamente. so. Leggero e resistente. Costruzioni. Conglomerato vulcanico. Uso edilizio. Edilizia,opere funerarie. Pavimentazioni. Pietra da taglio, costruzioni. Calcare semicristallino. Costruzioni. Costruzioni, ornato. Ornato. Pietra da taglio e pavimentazioni. Edilizia. Uso edilizio. Granuloso, poroso. Incoerente, cinerea. Edilizia. Pavimentazioni stradali (Monumenti napoletani). Malte resistenze. Rivestimenti interni di chiese e palazzi.

Bianca. Rosso pallida con venature bianche. Biancastra. Bianca uniforme.

Media tenacit e resistenza.

Grigie e verdastre. Fondo grigio con macchie pi scure.

Tende al giallognolo. Bianchissima con rare macchie grigie. Bianco giallastro. Bianco giallastra. Bianco giallastra.

1500

757 1383

Compatto, omogeneo, criPietra da taglio e da rivestistallino, lavorabile. mento. Compatto e facilmente lavo- Di largo uso nelle costruzioni. rabile. In grandi dimensioni, facilmen- Costruzioni. te lavorabile. Lavorabile, compatto. Costruzioni. Grana uniforme, resistente, Edilizia colonne, statue, basdura, lavorabile. sorilievi. Poroso, leggero, consistente Impiego limitato. e resistente. Coostruzioni e lastricature. Malte aeree e idrauliche.

Prov. Bari. Pisticci. (Matera) Vulture. Vulture. Prov. Catanzaro. Amantea. Gimigliano (Catanzaro). Versanti ionico e tirrenico della Calabria. Presso Catanzaro. Alcamo (Trapani). M. Erice (Trapani). Monte S. Giuliano (Trapani). Margana (presso Segesta). Taormina e S. Marco di Aluzio. Etna. Pr. Catania e Siracusa. Isola Lipari.

Come il Fior di Peso. 525

Grigio scura.

Pietrame da taglio e per calce. Lasticatura. Malte aeree e idrauliche. Poco utilizzati. Pregio decorativo. Id. c.s. Per costruzioni e materiale da taglio. Poco utilizzati. Lastricatura e piccoli oggetti. Monumenti. Edilizia e lastricature. Ornato. Id. c.s. Pavimentazioni. Abrasivo, edilizia. Materiali da costruzione. Industria pietre dure. Edilizia, monumenti pavimentazioni, lavori portuali.

Verde con vene bianche. Id. c.s.

Rosso cupa. Grigia con macchie bianche. Rossa venata di bianco. Giallo passerino rameggiata.

Lucidabile. Lucidabile. Bell'effetto decorativo. Di difficile segatura.

Lave. Basalto. Pomice. Sarfegna Calcarini arenacei e calcari Presso Cagliari. corallini Diaspri (vari colori). Isola S. Pietro. Granito della Maddalena. Granito di Terranova Pausiana. Prov. Sassari.

Grigio cenerina.

50150

Spugnosa, leggera. Resistenti, non lucidabili.

Giallo rossa, ecc. Giallastra, rosea, violacea.

Piccole dimensioni. Fine e compatto.

A.P.I.C.E. S.r.l.

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MATERIALI EDILIZI
LEGNAMI

Nome volgare
Ritiro Plasiticit Assiale Radiale Tangenziale Plastici al pi alto grado Discretamente plastici Elastici al pi alto grado Molto elastici Sufficientemente elastici Poco elastici Molto pieghevoli Pieghevoli Mediocremente pieghevoli Poco pieghevoli All'aperto Resistenza Nell'acqua Al coperto Imbarcano abbastanza Imbarcamento Imbarcano poco Imbarcano pochissimo Molto duro 10001500 kg/cm Duro 6511000 kg/cm Durezza Medio duro 501650 kg/cm Tenero 351500 km/cm Tenerissimo < 350 kg/cm Brevissima Durata Breve Durevoli Durevolissimi Trazione Compressione Taglio Peso specifico (stagionatura all'aria)

Abete Bianco

Abete Dougl.

Abete rosso

Acero

Betulla comune

Castagno

Cerro

Ciliegio

Cipresso

Cirmolo

Faggio crudo

Farnia

Frassino

Gattice

Larice

Melo

Noce

0,1 2,6 5,3

0,4 4,4 6,5

0,25 4,2 7,8

0,2 5,4 10,5

Elasticit

Flessibilit

r kg/cm

650 250 40 0,44


Abete Bianco

0,67
Abete Dougl.

700 300 40 0,44


Abete rosso

0,53
Acero

0,73
Betulla comune

0,62
Castagno

0,83
Cerro

0,66
Ciliegio

0,62
Cipresso

1050 400 85 0,47 0,74 0,75


Cirmolo Faggio crudo Farnia

900 450 0,74


Frassino

0,50
Gattice

800 350 45 0,60


Larice

850 400 0,79


Melo

0,69
Noce

Nome volgare
Provenienza Polibilit Carpenteria Infissi Avvolgibili Nazionale Europea Esotica Facilmente polibili Difficilmente polibili Lavori correnti Lavori speciali Interni Esterni Comuni Di lusso Comuni Di lusso Scale e parquet

Mobili

A.P.I.C.E. S.r.l.

47a

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MATERIALI EDILIZI
LEGNAMI
Nome volgare
Ritiro Plasiticit Assiale Radiale Tangenziale Plastici al pi alto grado Discretamente plastici Elastici al pi alto grado Molto elastici Sufficientemente elastici Poco elastici Molto pieghevoli Pieghevoli Mediocremente pieghevoli Poco pieghevoli All'aperto Resistenza Nell'acqua Al coperto Imbarcano abbastanza Imbarcamento Imbarcano poco Imbarcano pochissimo Molto duro 10001500 kg/cm Duro 6511000 kg/cm Durezza Medio duro 501650 kg/cm Tenero 351500 km/cm Tenerissimo < 350 kg/cm Brevissima Durata Breve Durevoli Durevolissimi Trazione Compressione Taglio Peso specifico (stagionatura all'aria)
Olmo Ontano nero Pero Pino giallo Pino silvestre Pino loricuto Pioppo Platano Rovere Quercia

0,3 3 6

0,1 2,3 4,5

0,3 2,6 6,1

0,2 4,3 7

Elasticit

Flessibilit

r kg/cm

900 350 75 0,67


Olmo

950 450 0,56


Ontano nero

800 450 0,75 0,84


Pero Pino giallo

900 350 0,53


Pino silvestre Pino loricuto

550 250 0,42


Pioppo

0,62
Platano

0,74
Rovere

950 400 75 0,99


Quercia

Nome volgare
Provenienza Polibilit Carpenteria Infissi Avvolgibili Mobili Nazionale Europea Esotica Facilmente polibili Difficilmente polibili Lavori correnti Lavori speciali Interni Esterni Comuni Di lusso Comuni Di lusso Scale e parquet

Ritiro - rappresentato prevalentemente dalle variazioni di volume del legno nel passaggio tra ambienti a diverso grado di umidit. Plasticit - la propriet per la quale il legno, sottoposto a compressione in direzione normale alle fibre per parte di un corpo resistente ed esteso, si deforma permanentemente su tutta la superficie compressa, che assume in negativo la forma dello stampo. La plasticit tanto maggiore quanto pi distintamente risultano riprodotti

i disegni dello stampo e minore lo sforzo di compressione che si deve esercitare. Elasticit - la propriet per la quale il legno riprende la forma primitiva, cessata che sia lazione deformante ed definita dal valore della sollecitazione unitaria oltre la quale il legno rimane permanentemente deformato. Flessibilit - la propriet dei legnami di curvarsi o torcersi oltre il limite di eleasticit, conservando la deforamazione senza rompersi quando cessa la forza piegante.

Imbarcamento - la attitudine che hanno i legnami a curvarsi quando la dilatazione o la contrazione avvengono da una sola parte. Durezza - Si definisce come lattitudine del legno ad opporsi alla penetrazione di altri corpi. Si assunta come misura della durezza del legno la resistenza che esso oppone alla penetrazione di un corpo estraneo (una sfera di acciaio temperato con r=5,64) premuto normalmente alla superficie in esame.

A.P.I.C.E. S.r.l.

47b

Manuale dellArchitetto

MATERIALI EDILIZI
LEGNAMI
Essenza Abete Tipo pezzatura Tavolame (conico, parallelo e prismato) Lunghezza 400 Dimensioni in cm Larghezza Spessore A da 16 in pi 2;2,5;3; 3,5; 4; 5; 6 815 da 8 in pi fino a 20 2;2,5;3 da 1 in pi fino a 20 Note B C D E F G H I L Per lunghezze superiori e per spessori <o> di quelli segnati, per tavolame parallelo e prismato imposto un sovraprezzo. sottomisure. tollerato in 10% in lughezza inferiore a 100. per sezioni superiori a quelle segnate, con variazioni di 2 in 2 cm, per lunghezze sup. (per ogni metro e porzione di metro) e per travi a spigolo vivo imposto un sovrapprezzo. lavorato a spigolo vivo aumento di prezzo del 10%.

Corto (bottolame) Travi segate a spigolo commerciale Smezzole e fettoni a spigolo commerciale Smezzole o fettoni (segate con smusso tipo costr.) Travature uso Triestre (sostacchine) Morali e mezzi morali Listelli

400 100375 400

1613 1316 e maggiori (oltre) 400 48 48 200 1 23 400 1,21,5 210 25 310 Travetti con smusso tipo 250600 6 8 da costruzione 10 12 Larice Si trova in commercio nelle stesse pezzature dell'abete, salvo che non si trovano listelli e travetti e gli spessori inferiori a 2 cm nel tavolame e non esiste l'assortimento per avio. Pino Tavolame 400 16 in pi 2,5 in pi per spessore di 2 cm e larghezze da 8 a 15 cm silano imposto un sovraprezzo. Travatura asciata uso Triestre da 400 in pi sezioni commerciale in monte Travi e bordonali segati od 400800 12 in pi 12 in pi asciati a spigolo vivo, testa a per lunghezze >400 per ogni metro e frazione testa di metro imposto un sovraprezzo. Morali 400 6 6 600 10 10 Pino silves. Tavolame conico 400 16 in pi Pioppo Tavolame non refilato commerciali 14 in pi 2,5 in pi Castagno Tavolame: Campania 100350 Lazio Abruzzi 200300 25 ~ 5,6,7,8 Toscna 120 in pi Piemonte 100 " " Travatura asciata da costruzione dimensioni d'uso (Lazio e Abruzzo) Travicelli grossolanamente 250300 812 812 valutazione a pezzzo. squadrati Passoni o fette 200 Cirmolo Tavolame rifilato con tolleranza 100400 12 ~ 2,512 variazioni di prezzo in dipendenza della lunghezza di smusso in tre gruppi (100200; 200400; 400 e pi) e in dipendenza dello spessore in due gruppi (2,54; 512). Faggio e Tavolame naturale non refilato 200 in pi 20 ~ 2,710 tolleranza del 20% sotto i 200 di lunghezza e Ontano di sovraprezzo per merce refilata. montagna Tavolame evaporato refilato e 200 in pi 20 ~ 2,710 non refilato Tombante=o in monte - qualsiasi provenienza e pezzature varie. Netterello=misure ridotte comprese tra 816 in larghezza. A spigolo commerciale=tolleranza di smusso. Testa a testa=tolleranza di smusso. Travatura tipo Trieste=travatura asciata. A=per avui da cm 10 in pi; B=per avio lunghezze magg. m4; C=1assortimento netto; D=1 assortimento netto; D=1 assortimento; E=2 assortimento; F=2 assortimento and. G=3 assortimento; H=4 assortimento; I=assortimento tombante o in monte; L=netterello da cm 816

400 600 400 600 400900

810 810

20 1020

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48

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MATERIALI EDILIZI
PROFILATI METALLICI
r d H Tabella delle dimensioni, sezioni, pesi, movimenti d'inerzia a carichi uniformemente ripartiti che possono sopportare le travi di profilo normale, appoggiate orizzontalmente ai due estremi, per portate da 1 a 10 metri. H, B, d,t, - in mm P=peso in Kg/m s=sezione in cm Jx=momento d'inerzia rispetto all'asse x in cm4 Wx=modulo di resistenza in cm
DIMENSIONI H 80 100 120 140 160 180 200 220 240 260 280 300 320 340 360 380 400 425 450 475 500 550 600 Profilo 80 100 120 140 160 180 200 220 240 260 280 300 320 340 360 380 400 425 450 475 500 550 600 H B 42 50 58 66 74 82 90 98 106 113 d 3,9 4,5 5,1 5,7 6,3 t Peso Sezione Kg/m p cm s Momento di inerzia cm4 Jx 77,7 170 327 572 934 1444 2138 3055 4239 5735 7575 9785 12490 15670 19580 23980 29210 36930 45790 56410 68650 98950 138800 Jx Momento di inerzia cm4 Modulo di resistenza cm4 Wx 19,4 34,1 54,5 81,8 117 161 214 278 353 441 541 652 781 922 1087 1262 1461 1738 2035 2375 2746 3598 4626 Wx Modulo di resistenza cm4 1,00 2,00 2,50 1862 2173 3274 3819 5232 6104 7853 9162 11232 13104 15456 18032 20544 23968 26688 31136 33888 39536 42336 49392 51936 60592 62592 73024 74976 87472 88512 103264 104352 121744 121152 141344 140256 163632 166848 194656 195360 931 1087 1637 1910 2616 3052 3927 4581 5616 6552 7728 9016 10272 11984 13344 15568 16944 19768 21168 24696 25968 30296 31296 36512 37488 43736 44256 51632 52176 60872 60576 70672 70128 81816 83424 97328 97680 745 869 1310 1528 2093 2442 3141 3665 4493 5242 6182 7213 8218 9587 10675 12454 13555 15814 16934 19757 20774 24237 25037 29210 29990 34989 35405 41306 41741 48698 48461 56538 56102 65453 66739 77862 78144 91168 91200 106400 105446 1,00 2,00 2,50 3,00 621 724 1091 1273 1744 2034 2618 3054 3744 4368 5152 6011 6847 7989 8895 10378 11295 13177 14111 16462 17311 20195 20843 24339 24992 29157 29504 34421 34784 40581 40384 47115 46752 54544 55616 64885 65120 75973 76000 88667 87872 DISTANZE TRA GLI APPOGGI IN METRI 3,50 532 621 935 1091 1495 1744 2244 2618 3209 3744 4416 5152 5869 6898 7625 6848 9682 11295 12095 14111 14838 17311 17883 20863 21421 24992 25289 29504 29815 34784 34615 40384 40073 46752 47671 55616 55817 65120 65143 76000 75319 87872 98688 4,00 466 543 819 955 1308 1526 1963 2291 2808 3276 3864 4508 5136 5992 6672 7784 8472 9884 10584 12348 12984 15148 15648 18256 18744 21868 22128 25816 26088 30436 30288 35336 35064 40908 41712 48664 48840 56980 57000 66500 65904 76888 86352 4,50 414 483 727 849 1163 1356 1743 2036 2496 2912 3434 4007 4565 5323 5930 6918 7530 8785 9407 10975 11540 12464 13908 16226 16660 19436 19669 22948 23189 27054 26922 31410 31168 36363 37077 43256 43413 50649 50667 59105 58581 68345 76757 89550 98688 5,00 372 435 655 764 1046 1221 1571 1832 2246 2621 3091 3606 4109 4794 5338 6227 6778 7907 8465 9878 10387 12118 12518 14605 14995 17494 17702 20653 20870 24349 24230 28269 28051 32726 33370 38931 39072 45584 45600 53200 52723 61510 69082 80595 88819 6,00 310 362 545 636 872 1017 1308 1527 1872 2184 2576 3004 3424 3995 4446 5189 5646 6589 7056 8232 8653 10095 10432 12166 12491 14579 14752 17211 17392 20290 20192 23557 23376 27272 27808 32443 32560 37987 38000 44333 43936 51259 57568 67163 74016 86352 6,00 7,00 266 310 468 546 747 872 1122 1309 1605 1873 2209 2577 2936 3425 3814 4449 4839 5650 6050 7058 7422 8659 8944 10435 10714 12496 12645 14752 14907 17594 17307 20192 20037 23376 23835 27080 27909 32560 32571 38000 37659 43936 49344 57568 63442 74016 7,00 8,00 233 272 409 477 654 763 982 1145 1404 1638 1932 2254 2568 2996 3336 3892 4236 4942 5292 6174 6492 7574 7824 9128 9372 10934 11064 12908 13044 15218 15144 17668 17532 20454 20856 24332 24420 28490 28500 33250 32952 38444 43176 50372 55512 64764 8,00 9,00 207 241 364 424 581 678 872 1018 1248 1456 1717 2004 2280 2663 29625 3460 3765 4392 4704 5483 5770 6732 6948 8113 8330 9772 9835 11474 11995 13527 13461 15705 15584 18181 18538 21628 21707 25324 25333 29556 29291 34173 38379 44775 49344 57568 9,00 10,00 186 217 327 382 523 610 785 916 1123 1310 1546 1803 2054 2397 2669 3114 3389 3954 4234 4939 5194 6059 6259 7302 7498 8747 8851 10326 10435 12174 12115 14134 14026 16363 16685 19466 19536 22792 22800 26600 26362 30755 34541 40298 44410 51811 10,00 Carico uniformemente ripartito in kg per carichi di sicurezza di 1200 Kg/cm - 1400 kg/cm

B
Profilo

5,9 5,94 7,57 6,9 8,34 10,6 7,7 11,1 14,2 8,6 14,3 18,2 9,5 17,9 22,8

6,9 10,4 21,9 27,9 7,5 11,3 26,2 33,4 8,1 12,2 31,0 39,5 8,7 13,1 36,2 46,1 9,4 14,1 41,9 53,3

119 10,1 15,2 47,9 61,0 125 10,8 16,2 54,2 69,0 131 11,5 17,3 61,0 77,7 137 12,2 18,3 68,0 86,7 143 13,0 19,5 76,1 97,0 149 13,7 20,5 84,0 107 155 14,4 21,6 92,5 118 163 15,3 23,0 170 16,2 24,3 178 17,1 25,6 185 18,0 27,0 200 19,0 30,0 215 21,6 32,4 B d t 104 132 115 147 128 163 141 179 166 212 119 254 p Kg/m Peso s cm Sezione

227920 113960 228000 114000 266000 133000 263616 131808 307552 153777 345408 172704 402976 201488 444096 222048 518112 259056

123021 102517 138163 115136 161190 134325 177638 148032 207245 172704 3,00

115136 100744 126885 111024 14832 3,50 127528 4,00

115136 103622 4,50 5,00

Carico uniformemente ripartito in kg per carichi di sicurezza di 1200 Kg/cm - 1400 kg/cm DISTANZE TRA GLI APPOGGI IN METRI

DIMENSIONI

A.P.I.C.E. S.r.l.

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MATERIALI EDILIZI
PROFILATI METALLICI
b/2 s h t b
Profilato P 14 15 16 18 20 22 24 25 26 28 30 32 34 36 38 40 h 140 150 160 180 200 220 240 250 260 280 300 320 340 360 380 400 Dimensioni in mm b 140 150 160 180 200 220 240 250 260 280 300 300 300 300 300 300 s 8 8 9 9 10 10 11 11 11 12 12 13 13 14 14 14 t 12 12 14 14 16 16 18 18 18 20 20 22 22 24 24 26 Sezione S=cm 44,1 17,3 58,4 65,8 82,7 91,1 111,0 116,0 121,0 144,0 154,0 171,0 174,0 192,0 194,0 209,0 Peso kg/m 34,6 37,2 45,8 51,6 64,9 71,5 87,4 91,1 94,8 113,0 121,0 135,0 137,0 150,0 153,0 164,0 Valori statistici rispetto all'asse x-x Jx=cm4 Wx=cm 1520 217 1900 253 2630 329 3830 426 5950 595 8050 11690 13300 15050 20720 25760 32250 36940 45120 50950 60640 732 974 1060 1160 1480 1720 2020 2170 2510 2680 3030

TRAVI AD ALI LARGHE PARALLELE r (TRAVI GREY-DUFFERDINGEN) X h s b

t PROFILATI A x SERIE NORMALE r=t R1=0,5 + arrotondamento al mm

Dimensioni in mm Profilato 3,0 4,0 5,0 6,5 8,0 10,0 12,0 14,0 16,0 18,0 20,0 22,0 24,0 26,0 28,0 30,0 Peso per metro kg 6,8 9,2 12,2 15,3 17,9 21,9 26,3 h 30 40 50 65 80 100 120 140 160 180 200 220 240 260 280 300 b 33 35 38 42 45 50 55 60 65 70 75 80 85 90 95 100 s 5,0 5,0 5,0 5,5 6,0 6,0 7,0 7,0 7,5 8,0 8,5 9,0 9,5 10,0 10,0 10,0 t 7,0 7,0 7,0 7,5 8,0 8,5 9,0 10,0 10,5 11,0 11,5 12,5 13,0 14,0 15,0 16,0

Sezione S=cm 5,44 6,21 7,12 9,03 11,0 13,5 17,0 20,4 24,0 28,0 32,2 37,4 42,3 48,3 53,4 58,8

Peso kg/m 4,27 4,88 5,59 7,09 8,65 10,6 13,3 16,0 18,9 22,0 25,3 29,4 33,2 37,9 41,9 46,1

Valori statistici rispetto all'asse x-x Jx=cm4 Wx=cm 6,39 4,26 14,1 7,07 26,5 10,6 57,5 106 205 364 605 925 1354 2911 2691 3599 4824 6276 8028 17,7 26,5 41,1 60,7 86,4 116 150 191 245 300 371 448 535

Altezza trave normale cm 8 10 12 14 16 18 20

Altezza Larstiraghezza mento briglia b cm mm 16 42 20 50 24 58 28 66 32 74 36 82 40 90

Dimensione traliccio mm l s 25 5,0 30 5,5 35 6,0 40 6,5 45 6,3 50 6,9 55 7,5

Sezione briglia cm 3,52 4,90 6,50 8,29 9,94 12,23 14,69

Sezione della trave cm 8,29 11,46 15,09 19,18 22,80 27,90 35,50

Psaao Momento Momento dei nodi d'inerzia d'inerzia P Jx Wx mm cm4 cm 471 384 48 612 850 85 754 1608 134 848 2744 196 942 4336 271 1036 6714 373 1131 9880 494

p l X

b x s

TRAVI STIRATE TIPO TNS (da 1 a 2) N.B. - Le misure indicate nella presente tabelle, dedotta dal catalogo generale dell'Iva, non sono impegnative.
Dimensioni mm Valori statici Peso rispetto asse x-x kg/m ex - cm lx - cm4 Wx - cm 0,878 0,581 0,380 0,268 1,28 0,718 0,863 0,484 1,77 0,853 1,72 0,802 2,33 0,99 3,09 1,23 2,96 3,66 4,45 6,23 8,32 10,7 13,4 16,4 1,12 1,26 1,39 1,66 1,93 2,2 2,47 2,74 5,16 8,05 12,1 24,4 44,5 74,9 118 179 1,79 2,48 3,35 5,62 8,78 12,9 18,1 24,6

rp s x ex r b PROFILATI A T SERIE NORMALE h/2 x r1 b/4

Profilato 20 25 30 35 40 45 50 60 70 80 90 100 b=h mm 20 25 30 35 40 45 50 60 70 80 90 100

s=t=r 3 3,5 4 4,5 5 5,5 6 7 8 9 10 11

r1 1,5 2 2 2,5 2,5 3 3 3,5 4 4,5 5 5,5

r2 1 1 1 1 1 1,5 1,5 2 2 2 2,5 3

Sezione cm 1,12 1,64 2,26 2,96 3,77 4,66 5,67 7,94 10,6 13,6 17,1 20,9

A.P.I.C.E. S.r.l.

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MATERIALI EDILIZI
PROFILATI METALLICI
Profilo N.P. Lato L mm 20 25 30 35 Spessori Peso per m d p mm 3 4 3 4 4 6 4 6 4 6 8 5 7 9 5 7 9 6 8 10 6 8 10 11 7 9 11 7 9 11 8 10 12 8 10 12 9 11 13 10 12 14 10 12 14 11 13 15 12 14 16 13 15 17 14 16 18 Kg 0,88 1,14 1,12 1,45 1,78 2,57 2,10 3,04 2,42 3,52 4,55 3,38 4,60 5,76 3,77 5,15 6,47 4,95 6,46 7,90 5,42 7,09 8,69 9,41 68,3 86,2 103,4 7,38 9,34 11,23 9,03 11,07 13,11 9,66 11,85 14,05 12,17 14,68 17,11 15,10 17,80 20,60 16,60 19,70 22,80 19,90 23,30 26,60 23,60 27,20 30,90 27,50 31,40 35,30 31,60 35,90 40,10 Sezione S cm 1,12 1,45 1,42 1,85 2,27 3,27 2,67 3,87 3,08 4,48 5,80 4,30 5,86 7,34 4,80 6,56 8,24 6,31 8,23 10,07 6,91 9,03 11,07 11,99 8,70 10,98 13,17 9,40 11,90 14,30 11,50 14,10 16,70 12,30 15,10 17,90 15,50 18,70 21,80 19,20 22,70 26,20 21,20 25,10 29,00 25,40 29,70 33,90 30,00 34,70 39,30 35,00 40,00 45,00 40,30 45,70 51,00 Distanza del baricentro z cm 1,40 1,36 1,77 1,74 2,11 2,04 2,50 2,42 2,88 2,80 2,72 3,22 3,14 3,06 3,60 3,51 3,44 3,94 3,86 3,78 4,31 4,23 4,15 4,65 4,56 4,50 5,03 4,95 4,87 5,37 5,29 2,21 5,74 5,66 5,59 6,64 6,38 6,30 7,18 7,10 7,02 7,93 7,85 7,79 8,64 8,57 8,49 9,36 9,28 9,20 10,08 10,00 9,92 10,80 10,70 10,60 Momento d'inerzia e di resistenza Z rispetto all'asse MM jm Wm=Jm/z M cm4 cm 0,38 0,275 4,48 0,355 0,79 0,445 1,00 0,575 1,80 0,855 2,48 1,215 2,96 1,185 4,13 1,705 4,47 1,555 6,35 2,250 7,90 2,900 7,85 2,435 10,40 3,315 12,60 4,125 11,00 3,050 14,50 4,150 17,90 5,195 17,30 4,395 22,10 5,750 26,30 4,950 22,75 5,300 29,15 6,900 34,85 8,400 33,40 41,30 48,75 42,30 52,50 62,00 59,00 71,00 82,50 72,00 87,50 102,00 116,00 137,50 158,00 177,00 207,00 235,00 230,00 280,00 319,00 340,00 393,50 445,50 472,00 540,00 604,50 638,00 723,00 805,00 845,00 949,00 1051,50 7,200 9,050 10,850 8,400 10,600 12,700 10,950 13,450 15,850 12,550 15,450 18,200 17,950 21,550 25,050 24,650 29,150 33,500 30,100 35,700 40,950 39,400 46,050 52,500 50,500 58,000 65,500 63,500 72,500 81,000 78,500 88,500 99,000
d L ANGOLARI A LATI UGUALI PROFILO NORMALE

M L

2 2,5 3 3,5

40

4,5

45

50

5,5

55

60

6,5

65

70

7,5

75

80

90

10

100

11

110

12

120

13

130

14

140

15

150

A.P.I.C.E. S.r.l.

51a

Manuale dellArchitetto

MATERIALI EDILIZI
PROFILATI METALLICI
Distanze degli assi barcentrici MM e NN z z' cm cm 2,01 1,51 1,97 1,46 3,02 2,98 4,05 3,96 5,03 4,94 6,69 6,60 8,08 8,00 10,11 10,03 2,26 2,22 3,03 2,95 Momento d'inerzia e di resistenza rispetto l'asse MM l'asse NN Jm Wm Jn Wn cm4 cm cm4 cm 0,45 0,30 1,25 0,62 0,56 0,38 1,60 0,81 2,05 2,46 6,20 8,00 0,91 1,11 20,5 2,71 4,36 5,49 9,37 11,40 16,20 19,20 30,60 35,20 5,77 6,99 17,30 23,00 46,00 57,10 140,00 167,00 276,00 323,00 649,00 644,00 1,91 2,35 4,27 5,81 9,20 11,60 21,10 25,30 34,40 40,40 64,00 74,10
N Z' l M Z M

Profilo N.P. 2 3 3 4,5 4 6 5 7,5 6,5 10 8 12 10 15

Lati l mm 20 L mm 30

Spessori d mm 3 4 4 5 5 7 7 9 9 11 10 12 12 14

Peso per m P kg 1,11 1,45 2,25 2,77 3,76 5,14 6,54 8,24 11,15 13,42 14,99 17,80 22,53 26,06

Sezioni S cm 1,42 1,85 2,87 3,53 4,79 6,55 8,33 10,50 14,20 17,10 19,10 22,70 28,70 33,20

30

45

L N

40

60

ANGOLARI A LATI DISUGUALI PROFILO NORMALE 1,5 L = 1 l

50

75

3,76 16,40 3,68 20,20 4,91 46,60 4,83 55,30 6,05 97,90 5,98 115,00 7,58 232,00 7,50 263,00

65

100

80

120

100 150

Profilo N.P. 2 4 3 6 4 8 5 10 6,5 13 8 16

Lati l mm 20 L mm 40

Spessori d mm 3 4 5 7 6 8 8 10 10 12 12 14

Peso per m P kg 1,35 1,77 3,37 4,59 5,41 7,07 9,03 11,07 14,6 17,35 21,59 24,96

Sezioni S cm 1,72 2,25 4,29 5,85 6,89 9,01 11,5 14,10 18,60 22,10 27,50 31,80

Distanze degli assi barcentrici MM e NN z z' cm cm 2,75 1,56 2,53 1,52 3,85 3,76 5,15 5,06 6,41 6,32 8,35 8,25 10,28 10,19 2,32 2,24 3,12 3,04

Momento d'inerzia e di resistenza rispetto l'asse MM l'asse NN Jm Wm Jn Wn cm4 cm cm4 cm 0,46 0,31 2,81 1,09 0,6 0,4 3,58 1,42 2,61 3,42 7,66 9,70 1,13 1,52 2,45 3,17 5,05 6,19 10,70 12,70 19,60 22,60 15,6 20,6 44,90 57,50 116,00 141,00 320,00 274,00 719,00 822,00 4,05 5,51 8,74 11,4 18,10 22,30 38,30 44,00 70,00 80,70

N Z' l M Z M

30

60

L N

ANGOLARI A LATI DISUGUALI PROFILO NORMALE

40

80

L l

2 1

50

100

3,88 19,60 3,8 23,50 5,05 54,40 4,97 52,80 6,23 122,00 6,15 139,00

65

130

80

160

A.P.I.C.E. S.r.l.

51b

Manuale dellArchitetto

MATERIALI EDILIZI
PROFILATI METALLICI
B L L S ANGOLARI A LATI UGUALI SPIGOLI VIVI H d B1 FERRI A Z SPIGOLI VIVI

Lati L mm 15 20 25 30 35 40 45 50 55 60
l

3 0,64 0,87 1,11 1,35 1,58

3,5 0,73 1,00 1,27 1,56 1,82 2,11

4 0,82 1,13 1,44 1,76 2,07 2,38 2,70

Spessori S in mm 4,5 5 6 Peso in kg/m 1,25 1,60 1,95 2,3 2,65 3,01 3,37 1,38 1,76 2,16 2,55 2,94 3,33 3,44 4,15 4,54

2,07 2,55 3,02 3,46 3,95 4,28 4,9 5,39

2,46 4,00 4,56 5,14 5,70 6,25

4,53 5,15 5,78 6,40 7,04

6,44

ANGOLARI A LATI UGUALI SPIGOLI VIVI L S

Lati mm L 20 20 25 25 25 25 30 30 30 30 35 35 40 40 40 40 45 50 50 60 l 12 16 13 15 17 19 15 17 18 20 17 20 20 22 25 30 30 25 30 35

4 0,87 1,04 1,10 1,19 1,25

4,5

Spessori S in mm 5,5 6 Peso in kg/m

6,5

1,14 1,17 1,23

1,3 1,37 1,53 1,55 1,66 1,67 1,81

1,51

1,4

1,79 1,81

1,95 2,07 2,31 2,67 2,80 3,01 3,27 3,5 2,47 2,83 3,05

1,51

1,66

1,91 2,24

2,13 2,48

2,22 2,36 2,75 2,95

2,16 2,35 2,44 2,59 3,00 3,22

H 15 18 20 24 25 25 25 25 30 30 30 30 30 32 32 35 35 35 35 36 36 36 40 40 40 45 45 47 48 50

Dimensioni B 7 8 10 12 12 13 14 16 15 15 16 16,5 17 16 18 15 18 18,25 19 19 20 22 20 21 22 22 24 20 25 25

B1 7 8 10 12 12 12 12 13 13 15 13 14 14 13 15 15 18 16 15 15 16 17 20 16 17 19 20 20 22 21

Spessore d Sezione mm cm 3,5 0,77 4 1,04 3,5 1,30 4 1,60 4,5 1,80 4 1,94 5 2,05 4,5 2,02 5,5 2,58 5 2,50 5 2,45 5 2,53 5 2,55 5,5 2,72 5,5 2,97 5 2,70 5,5 3,22 5,5 3,20 5,5 3,19 6 3,48 6 3,60 6 3,75 5,5 3,79 6 3,90 6 4,02 7 4,68 6 4,62 5 3,85 7 5,67 7 6,74

Peso kg/m 0,60 0,82 1,01 1,26 1,41 1,53 1,61 1,59 2,02 1,96 1,92 1,99 2,00 2,16 2,33 2,18 2,59 2,51 2,50 2,73 2,83 2,97 2,97 3,05 3,16 3,95 3,62 3,02 4,45 4,50

3,31

3,58

3,75 4,51

3,73 4,00

4,53
FERRI A U H Tipo francese

S H B S FERRI A T SPIGOLI VIVI

Lati mm B 15 20 20 25 25 25 30 30 30 35 35 35 H 15 20 25 25 25 30 30 30 35 35 35 40

Spessori S mm 3 4 5 4,5 5 5 5 5,5 5,5 5,5 6 6

Peso kg/m 0,82 1,13 1,57 1,61 1,77 1,96 2,16 2,35 2,57 2,79 3,01 3,25

Lati mm B 40 40 40 45 45 50 55 60 60 70 80

Spessori Peso S H mm kg/m 40 6 3,48 40 6,5 3,78 40 6 3,79 45 6,5 4,26 45 7 4,56 50 7 4,77 55 7 5,66 60 7 6,21 60 8 7,03 70 9 9,26 80 10 11,75

H Dimensione Spessori Lato Base in S mm mm decimi 20 20 18 22 22 18 24 24 18 26 26 18 30 30 20 36 36 25 40 40 30

Peso kg/m 0,70 0,90 1,00 1,10 1,40 2,10 2,80

A.P.I.C.E. S.r.l.

52a

Manuale dellArchitetto

MATERIALI EDILIZI
PROFILATI METALLICI
Diametro mm 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 22 24 25 26 28 30 32 34 35 36 38 40 Peso kg/m 0,006 0,025 0,055 0,099 0,154 0,222 0,302 0,395 0,499 0,617 0,746 0,888 1,042 1,208 1,387 1,578 1,782 1,998 2,226 2,466 2,984 3,551 3,853 4,168 4,834 5,549 6,313 7,127 7,553 7,99 8,903 9,865 TABELLA DELLE SEZIONI DEI FERRI TONDI Sezione Sezione per nnumero cm 2 barre cm 3 barre cm 4 barre cm 5 barre cm 6 barre cm 0,008 0,016 0,024 0,031 0,039 0,047 0,031 0,063 0,094 0,128 0,157 0,188 0,070 1,140 0,210 0,280 0,350 0,420 0,130 0,250 0,380 0,500 0,630 0,760 0,200 0,390 0,590 0,780 0,980 1,180 0,28 0,38 0,50 0,64 0,79 0,95 1,13 1,33 1,54 1,76 2,01 2,27 2,54 2,84 3,14 3,80 4,52 4,91 5,31 6,16 7,07 8,04 9,08 9,62 10,18 11,34 12,56 0,56 0,77 1,00 1,27 1,57 1,90 2,26 2,65 3,08 3,53 4,02 4,54 5,09 5,67 6,28 7,60 9,05 9,82 10,62 12,31 14,14 16,08 18,16 19,24 20,36 22,68 25,13 0,85 1,15 1,51 1,91 2,36 2,85 3,39 3,95 4,62 5,30 6,03 6,81 7,63 8,51 9,42 11,40 13,57 14,73 15,93 18,47 21,21 24,13 27,24 28,86 30,54 34,02 37,70 1,13 1,54 2,01 2,54 3,14 3,80 4,52 5,31 6,16 7,07 8,04 9,08 10,18 11,34 12,57 15,21 18,10 19,63 21,24 24,63 28,27 32,17 36,32 38,48 40,74 45,36 50,26 1,41 1,92 2,51 3,18 3,93 4,75 5,65 6,64 7,70 8,80 10,05 11,35 12,72 14,18 15,70 19,01 22,62 24,54 26,55 30,78 35,34 40,21 45,40 48,11 50,90 56,70 62,83 1,70 2,31 3,01 3,82 4,71 5,70 6,79 7,96 9,24 10,60 12,06 13,62 15,26 17,02 18,84 22,81 27,14 29,45 31,86 36,94 42,41 48,26 54,48 57,73 61,07 68,04 75,04

8 barre cm 10 barre cm 0,063 0,079 0,250 0,310 0,560 0,700 1,000 1,260 1,570 1,960 2,26 3,08 4,02 5,08 6,28 7,60 9,05 10,62 12,32 14,14 16,08 18,16 20,36 22,68 25,14 30,41 36,19 39,27 42,47 49,26 56,55 64,34 72,63 76,97 81,43 90,73 100,53 2,82 3,84 5,02 6,36 7,85 9,50 11,31 13,27 15,39 17,67 20,11 22,70 25,45 28,38 31,42 38,01 45,24 49,09 53,1 61,58 70,68 80,42 90,79 96,21 101,79 113,41 125,66

A.P.I.C.E. S.r.l.

52b

Manuale dellArchitetto

PROGETTAZIONE STATICA
BARICENTRI DI LINEE E SUPERFICI PIANE
TRAPEZIO A B B' C E B G F D C'

SEGMENTO DI RETTA G A

G il punto di mezzo

G sulla bisettrice dellangolo al centro rc dal centro 0. alla distanza X = a Nota: Per la circonferenza X = 0,6366 r Per un quarto di circonferenza X Per un sesto di circonferenza X = 0,9549 r

PERIMETRO DEL TRIANGOLO b A a c c G B

QUADRILATERO 1 3 G 2

Se A, B, C, sono i punti di mezzo dei lati a,b,c, G coincide col centro del cerchio inscritto nel triangolo A,B,C .

2rc X = 3a 4r X= Nota: Per il semicerchio 3p Si applica la formula: Per il cerchio X = 0 baricentro coincidente con il centro del cerchio)

Si uniscono i baricentri dei due triangoli in cui il quadrilatero viene diviso da una delle sue diagonali, indi i baricentri dei due triangoli in cui viene diviso dallaltra diagonale. Il baricentro del quadrilatero il punto d'intersezione delle due congiungenti.

PERIMETRO DEL PARALLELOGRAMMO

PARALLELOGRAMMO

G il punto d'intersezione delle diagonali

G
G il punto d'intersezione delle diagonali 2 R r sen = 38,1972 2 2 3 R r arc 2 2 4 R r Semi anello: X = 2 2 R r 3 X=
2 2

R r 2 2 R r

sen

A.P.I.C.E. S.r.l.

53

Manuale dellArchitetto

PROGETTAZIONE STATICA
MOMENTI DI INERZIA E MOMENTI RESISTENTI

Momento d'inerzia

distanza dal'l'asse neutro della fibra pi distante'

E= I E

A
Area della sezione E BH E 5

Momento di resistenza

Momento d'inerzia

distanza dal'l'asse neutro della fibra pi distante'

E= I E

A
Area della sezione

Momento di resistenza

H E B

BH = 12 = 0,0833 B(Hh)

H 2

BH = 0,167 B H 12

3 4 R = 16
4

3 R4= 16
4

2,598 R

= 0,5413 R

= 0,5413 R

h H B

B (H h) = 12 = 0,0833 B(Hh)

H 2

B (H h) = 6H = 0,167 B (Hh) H

R B (H h) E

3 4 R = 16
4

3 2

R4 =

5 R = 8 = 0,625 R

2,598 R

= 0,5413 R

= 0,866 R

B B = 12
4

B E B B B

B 2

B = 0,167 B 6

6B+6Bb+b 1 . 3B + 2b 6B+6Bb+B H H H 12 (3B + 2b) 3 2B + b 36 (2B + b)

(B+ b ) H 2

= 0,0833 B 4 b/2 b/2

B4 = 12 = 0,0833 B4

B 2

2 12

B =

R D E

R4 = 0,7854 R 4 4 D4 = 0,0491 D4 64 (R4 r 4) = 4 = 0,7854 (R4 r4)

R= D 2

R4 D = 4 32

R =

D 4

= 0,118 B

B4 b4 = 12 = 0,0833 (B b)
4 4

B 2

B 4 b4 = 6B Bb = 0,0833 B
4 4

R E

B b

(D4 d4) = 4 = 0,0491 (D4 d4 )

R= D 2

(R 2 r 4) = 4R = 0,7854 (R4 r4) R (D4 d4) = 32 D = 0,098 (D 4 d4) 32 D

(R r)

B b b

B4 b4 = 12
4 = 0,0833 (B4 b)

B 2

2 12

B4 b4 B B4 b4 B

B b

E E' R

( 8

8 9

)R =
4

E = 0,5756 R E' = 0,4244 R

W = 0,1908 R W' = 0,2587 R

R = 1,5707 R 2 D = 0,3926 D 8

= 0,118

= 0,0491 R 4

E E' B B

BH = 36 = 0,0278 BH B

E= E' =

2 3 1 3

W = BH = 24 H = 0,0416 BH W'= BH = 12 = 0,0833 BH B I= h H E= BH 2 H E B B H b h 12 H 2 B H b h 6H B H b h 12 H 2 B H b h 6H = 0,167 = 0,167

= B H = 64 = 0,0491 B H

H 2

= B H = 32 = 0,098 B H

BH= 4 = 0,7854 B H

= 0,0833 (B H b h)

E b B b B b/2 B/2 b/2 B/2 W= I= E=

BHbh B H b h H

= 0,0833 (B H b h) BHbh B H b h H

h E b b E E' B B B b/2 b/2 b b b/2 b/2

W=

I= h' h H E'=

B [E' (E' h)] + b [E + (E' h)] 3 B h + b h' (H + h) 2 (B h + b h') W= I E' W= I E

B H b h'

W = H E'

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54

Manuale dellArchitetto

PROGETTAZIONE STATICA
SOLLECITAZIONI SEMPLICI E COMPOSTE
TRAZIONE O PRESSIONE SEMPLICE P
~ l

Mt

2) Sezione rettangolare
max =
Mt (3 + 1,8 a ) b ba

Sollecitazione = P A
l

Deformazione l = Pl

EA

(nel punto medio del lato pi lungo b )

P A

~ l

A b a

Nel caso di pressione, la formula utilizzabile agli effetti della stabilit solo per pilastri corti. Altrimenti, chiamando snellezza il rapporto = l fra la lunghezza libera dinflessione I ed il raggio dinerzia minimo della sezione ed essendo:
l l 2l l/2 per pilastro incernierato agli estremi per pilastro incastrato ad un estremo e libero allaltro per pilastro incastrato ai due estremi
h

FLESSIONE E PRESSIONE b

sup
N e

si deve considerare nel calcolo della sezione la tensione critica, cr, le cui espressioni, per le diverse categorie di materiale e di snellezza, sono (Tetmajer):
Ferro omogeneo: 10 < 10 < Acciaio: Ghisa: < 105 > 105 < 90 > 90 < 80 > 80 Legnami: < 100 > 100 cr = 3100 - 11,4 cr = 212000000/ cr = 3350 - 6,2 cr = 212000000/ cr = 7760 - 120 + 0,53 cr = 9900000/ cr = 293 - 1,94 cr = 9900000/ kg/cm kg/cm kg/cm kg/cm kg/cm kg/cm kg/cm kg/cm

Sezione rettangolare a) materiale resistente a trazione. Centro di pressione su un asse di simmestria.

= N (1 N ) bh bh
sup inf

inf
1) Se e 1) Se e

b) materiale non resistente a trazione.

h/6 vale la formula precedente > h/6 = N (1 N )


sup

=0
inf

bh

bh

FLESSIONE E TAGLIO

= N y I
sup

I suddetti valori della tensione critica vanno introdotti nel calcolo riducendoli mediante un coefficientne di sicurezza variabile 24 per i metalli ad 810 per i legnami.
FLESSIONE SEMPLICE

TM x sez. generica

= N y I
inf

a) Sezione qualunque

sup
y1

max

= TS Ib

sup = My 1 I
sez. x-x

dove I = momento d'inerzia baricentro della zezione S = momento statico rispetto all'asse baricentro della parte di sezione al di sopra (o al di sotto) dell'asse stesso.

y2

inf = My 2 I
Mt TORSIONE SEMPLICE

inf b b) Sezione rettangolare

sup
y1

1) Sezione circolare
I 16 Mt max = d

= = 6M bh = 1,5 T
sup inf max

bh

rotazione della sezione terminale rispetto a quella fissa di base


max
d = Mt G

Rotazione relativa di due sezioni distanti l

32 l d4

b x y

inf

= M dl
0

El

Equazione differenziale della linea elastica

dove G il modulo di elasticit trasversale del materiale

d y dx

= El

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55

Manuale dellArchitetto

PROGETTAZIONE STATICA
FORMULE PER IL CALCOLO DELLE TRAVI SEMPLICI
Schema P A l pl 2 B M A= Pl TB= P A B l p p A l a A l P c b B B TA= TB= Pb l Pa l 1 pl M B= 6 pl TB= 2 A x B l M B= TB= pl x l p Momenti flettenti (M) Sforzi di taglio (T) Schema Momenti flettenti (M) M B= 1 pl 15 Sforzi di taglio (T) TA= TB= 1 pl 10 4 pl 10

p A

1 1 pl pl ~ M max = 15 5 33,5 B ( per x = l ~ 0,447 l ) 5 M B= 5 pl 64

11 11 ~ 1 pl pl M max = 768 21,1

TA= TB=

11 pl 64 21 pl 64

( per x = 11 l ~ 0,415 l ) 8
Pb p B l (7 k + 8) 120 p A x r x M max = TA X 2 6 pA (per x = 1 + ( r M B= + 1 + 2TAr p A TA= TB=

Pab M C= l

Pa l pB pA r= l k= pA / p B P c x

pB l (11 k + 4) 40 pB l (9 k + 16) 40

A a A x

p B

M max =

1 pl 8

TA=

Pb 2

)]
TA= TB= P b (l + 2a) l P a (l + 2b) l

a T M max = A 2P B pa TB= 2l TA= paTB p A l A l

b B

(per x = TA ) p
M max = pl 9 3 l 3 ~ 1 15,6 pl

M A = P a b l P b a M B= l M max = M C = 2Pa b l MA = 1 pl 12

p A x B

1 TA= pl 6 TB= 1 pl 3

1 M max pl = 24 MA= p a 12 (6 8 + 3 )

TA=

pl 2

( per x =

~ 0,577 l )

a p 1 pl M max = 12 p M max = TA x A x r x r 6 pl TA= 4 p A x l =a/l TA= TB= l (2p A + p B) 6 l (2p B + p A) 6 A T B = P (3 ) 2 TA = P TB A TA= TB= 3 pl 8 5 pl 8 Pa A x r= l pB pA l l x l B

M B=

p a

Pa x r= l pB pA l P c b

Pb

[per x = pA r
+

12 T M max= A + M A 2p TA ) (per x = 2p 1 M A= pl 30

pa (2 2 + 3 ) (4 3 ) TA= 2 TB= pa (2 ) 2

( 1+ )]

1 + 2TA r p A

a A

pa M B= (1 ) 2 B M C = TA . a M B = 1 pl 8 9 pl M max = 128 3 (per x = l) 8 pa M B= (2 ) 8 TA M max = 2p TA (per x = p )

1 M B= pl 30 p pl Mmax (6 0,32)~ 1 pl = 60 46.6 B (per x = l 0,3= 0,548 l) M A = M B = 5 pl 96 1 pl M max= 32 M A=

TA= TB=

3 pl 20 7 pl 20

l =a/l

p B

TA= TB=

pl 4 pl 4

p A x a p A x B l =a/l B l b

TB =

pa (6 ) 8 TA= p a TB

k= pA / p B

pBl (2 + 3 k ) 60 pBl Pb pB l M B= (2k + 3 ) (3 + 7 k) TA= 60 20 p B x r x B M = M +T x A A max 2 6 pA pBl (per x = ( 1 + (7 + 3 k) TB= r 20 1 + 2TA r )] + p A

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56

Manuale dellArchitetto

PROGETTAZIONE STATICA
FORMULE PER IL CALCOLO DELLE TRAVI CONTINUE
M = MOMENTI FLETTENTI Schema MB = Formule 1 pl 8 R = REAZIONE D'APPOGGIO Schema Formule 1 pl 8,55 1 pl MC= 30,3 MB = p A RB = 1,25 pl B C D M AB = 1 pl(alla distanza 0,383 l da A) 13,65 max M BC = 1 pl(alla distanza 0,583 l da A) 18,08 R A = 0,383 pl R B = 1,200 pl R C= 0,450 pl R D= 0,033 pl
max

max M AB = 1 pl(alla distanza 0,375 l da A) 14,3

p A B C

RA =R C = 0,375 pl

MB =

1 pl 16

MB = M D = 1 pl 9,34 MC = 1 pl 14,1 p A B C D E
max M AB = 1 pl(alla distanza 0,393 l da A) 13 max M BC = 1 pl(alla distanza 0,536 l da A) 27,5 R A=R E = 0,393 pl R B =R D= 1,143 pl

max M AB = 1 pl(alla distanza 0,438 l da A) 10,4

p A B C

R A =0,438 pl R B =0,625 pl R C= 0,063 pl

R C= 0,929 pl MB =M D = 1 pl 27,8 MC = 1 pl 9,35


max M AB = 1 pl (alla distanza 0,429 l da A) 17,8

MB = M C M p A B C D
max AB =

1 pl 10

1 pl(alla distanza 0,400 l da A) 12,5 = 1 pl (in mezzeria) 40 p A B C D E

max BC

R A=R E = 0,036 pl R B =R D= 0,465 pl R C= 1,143 pl M B = 1 pl 8,26 MC = 1 pl 55,6

R A = R D = 0,400 pl R B = R C = 1,100 pl

MB =M C M BC = 1 pl 20 M p A B p C D
max AB =

1 pl(alla distanza 0,450 l da A) 9,9 R A = R D = 0,450 pl R B = R C = 0,550 pl p A B C p D E

M D = 1 pl 17,2 1 pl (alla distanza 0,380 l da A) 13,9 max M BC = 1 pl(alla distanza 0,603 l da A) 16,4 max M DE = 1 pl(alla distanza 0,422 l da A) 10,3 R D= 0,598 pl R A = 0,380 pl R = 0,442 pl
max M AB = E

R B = 1,223 pl MB = M C
max BC

R C= 0,357 pl

1 pl 20

M p A B C D

1 pl (in mezzeria) 13,3 p A B p C D E

R A = R D = 0,050 pl R B = R C = 0,550 pl

MB =M D = 1 pl 18,5 MC = 1 pl 27,8 max M AB = 1 pl (alla distanza 0,446 l da A) 10 max M CD= 1 pl(alla distanza 0,482 l da A) 12,4 R D= 0,572 pl R A = 0,446 pl R E = 0,054 pl R C= 0,464 pl R B = 0,572 pl

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57

Manuale dellArchitetto

PROGETTAZIONE STATICA
FORMULE PER IL CALCOLO DEGLI ARCHI
ARCO A 3 CERNIERE Schema P b C x A l h C F Xb B y l x B= Fh 2f xA= F - x B y y= Fh l A

Formule yA= Pb l yB= Pa l

a Ya

Yb x B

x = Pa (valida per a < l ) l 2

ARCO A 2 CERNIERE N.B. - Le formule contrassegnate con asterisco sono valide solo per l'arco a forma parabolica con I cos = cost =I = inclinazione della tangente ( sull'orizzontale). Per gli archi ribassati tale ipotesi coincide praticamente con della sezione costante. Non si tiene conto dell'accorciamento della fibra media. Schema Formule P a b Ya x C F l a F Xa A y h

Yb x B

yA= P

yB= P

F Xa A

Pl x= 5 f 8 M c= Pa xf (valida per a < l ) 2 2 y = Fh l 12 - 84 ) * xA= F (2-3+2 + 2 B xB= F - xA M c = Ph xB f 2 y B= 1 pl 8 Mc= pl 16 *

C b F Xb y

p Ya x A p y x C F l q C F Xa A y l Xb B y x y F l C x B Yb

= yA

3 pl 8

yB=

1 pl 8

p Y2 Ya x A C F l x B Yb

yA= 3 pl 8 x= pl 16 f *

x=

pl 16f

y=

pl 2 pl 8f

p y x F l C x y

y = pl 2 x= pl * 8f Mc 0 * = y = qf 2l xA= 5 q f * 7 B l x B= 2 q f * 7

x=

qf y= 2l xA = 3 qf 4 = xB 1 qf 4

Y2 C F Xb y

Xa

M c = 1 q f * 28 x= pl * 16 f

ARCO INCASTRATO N.B. - Le formule contrassegnate con asterisco sono valide solo per l'arco a p forma parabolica con I cos = cost =I = inclinazione della tangente ( Y2 sull'orizzontale). Per gli archi ribassati tale ipotesi coincide praticamente con della sezione costante. Non si tiene conto dell'accorciamento della fibra Ya media. Schema Formule x 15 Pa A x= * Ma P 4 f a b Pa 3) * M A= (5 2 C p Pb Ya Yb M B= (5 3) * 2 F x x y yA= P M A M B yB= P yA A B l Mb Ma x l M c=M B+ 1 yB xf (valida per a < l ) l 2 A 2 M xA= F (1+ 14 +36 4 )* a C b xA=F xA q h F y M A= 2Ff (3 9 +8 )* F Xa Xb M B= 2Ff (3 9 + 8 )* A B y = Fh M A M B Xa A Mb y Ma l Ma y yl x l M c= B f + MB 2

C F l x

Yb B Mb

M A= 1 p l * 64 yA= 13 pl 32

M B= + 1 p l * 64 yB= 3 pl 32

MC = O * x= pl * 8f

M=O*

C F l C F Xb x

y y= pl 2 M x A = 11 q f * 14 x B= 3 q f * 14 M B = 19 q f * 280 x = q f 4l MC = O *

M A= 51 q f * 280 B Mb M 3 C= q f * 140

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58

Manuale dellArchitetto

PROGETTAZIONE STATICA
FORMULE PER IL CALCOLO DI TELAI E PIASTRE
TELAIO CON CERNIERE AL PIEDE TELAIO INCASTRATO

Schema
a C h P b S D

Formule
3 Pab V A = Pb x= 2 h (2K+3) M C = M D = x h= VB= Pa h a C P

Schema
b S D

Formule
x = 3 . Pab 2 h (K+2) M A Pab . 5K1+2 (K+2) = 2 (K+2) (6K+1) M B = Pab . 5K1+2 (K+2) 2 (K+2) (6K+1) VA Pb + MB M A VB = P V A = 2 M =M xh M = M B xh M S MC +V A C D A = X B = F . [ 3(K+1) (2K+1) ] 2 K+2 X A= F XB M C = Fh k 1- 3 K+2 1+6k 2 M D Fh k 1- + 3 = 2 K+2 1+6k

h
x A K= .h h C a S h XB V = y n p C C B VA x VB B

3 Pab 2 h (2K+3)

h
x x B VB MB = a/ A VA K=

M S = PA + M C = Pab . 4K+3 2K+3 2

MA =a/

h . h

F y XA K= h

V = Fy XB = F XA = F XB 2 M C = Fy (2 ) 2 M S = XA y M D= Fy 2 y

C F h

h V = 3+3K-K 3+2K

( (

) )

MA

A I V K= . h h

MB

M A =M C + XB h F y M M X h B = D+ B M S =M A+XA y V = pl 2 M A = pl 12(k+2) = 2MA V= 3Fh . K 6k+1

= y h

V = pl 2 M C=

1 x = pl . 4 h 3+2k pl 4(3+2k) h MA V C h x A x A MA p C

x=

h x V x V

pl 4h(k+2) M C = pl = 6(k+2)

M max = pl . 1+2k 3+2k 8

M max = pl . 3k+2 24 k+2

n K= . h q C h y XA A V

V = q h 2l X A qh . 11k+18 = 8 2k+3 M C= Vl XBh

q X B = qh X A M D= X B h (per y = xA ) q XA y h

X B = qh . 2k+3 ; 8 k+2

X A = qh X B ;

h XB

V XB

V = qh . K ; M B = qh 5k+9 k+2 24 6k+1 l 12k ; M A=M B + Vl ql 6k+1 2

M max = x A 2q

k = . h h

MA

A k = . h h

MB

M C = M B +Vl X B h ; M D=M B X B h M max = x A +M A 2q (per y = xA q )

TABELLA PER IL CALCOLO DELLE PIASTRE RETTANGOLARI APPOGGIATE O INCASTRATE AL CONTORNO


y x M x = l x M y = l x x = l x y = lx M x=mom. flett. in mezzeria parallelamente al lato lx M y =mom. flett. in mezzeria parallelamente al lato ly x = mom. d'incastro parallelamente al lato lx y mom. d'incastro = parallelamente al lato ly = carico riparato

PIASTRE CIRCOLARI UNIFORMEMENTE CARICATE


incastrate al contorno appoggiate al contorno

= y x

R Mi M m= R 16 M i = R 8 Mm M m = 3 R =carico ripartito 16

Mm

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59

Manuale dellArchitetto

PROGETTAZIONE STATICA
CALCOLO GRAFICO DELLE CAPRIATE
P P P P P 1 A RA 2 2' 3' L fig. A RB 2-3 2 RA 3-4 3 3 4' 4 5 6 7 6' 7' 8 9 8' B 1-2 1 P P P P r Cremoniamo per una capriata Polonceau composta soggetta a carichi uguali e verticali applicati ai nodi superiori.

I. -Si fissano una scala delle lunghezze, una scala dlle forze ed un versa orario per le rotazioni; si disegna lo schema del sistema articolota (fig. A) e si determinano le reazioni RA e RB entrambe uguali, in questo caso particolare, alla met del carico totale.II. -Si traccia il poligono delle forze esterne, giran intorno al sido stema in verso orario (fig. B).
3'-7' 5-4' a 2-2 2-1 1-2 3-2' 2-3' 2-2' b 3-2 4-3 d 3-4 4-4 4'-5 4-4 3-3' 3'-4' 4'-3 4-3 f C 2'-3' 3'-3 4'-3'

3'-2'

4-5 4 7'-3' 2'-1' 0 5

fig. B Cremoniamo per una capriata inglese soggetta a carichi concentrati applicati nei nodi superiori rinforzati da carichi verticali, peso proprio e sovraccarico della neve e delle pressioni del vento agente sulla falda sinistra.

6 RB 7 8 9

5-4

III. -Si traccia il poligono delle forze relativo a ciascun nodo, cominciando da un nodo ove concorrano due sole aste, girando sempre intorno al nodo in verso orario passando dal primo nodo a quello nel quale concorrano due sole aste i cui sforzi siano incogniti, ricorren do, qualora in un nodo concorrano pi di due aste i cui sforzi siano incogniti, al metodo del Ritter, e cio: 1) dal punto 1 del poligono delle forze si traccia la parallela all'asta 1-2 fino ad intersecare nel punto a la parallela all'asta 1-2' condotta per il punto 0: 2) dal punto 2 del poligono delle forze si traccia la parallela all'asta 2-3 fino ad intersecare nel punto b la parallela all'asta 2-2' condotta per il punto a: 3) dal punto b, precedentemente trovato, si traccia laparallela all'asta 2'-3 fino ad intersecare nel punto c la parallela all'asta 2'-3' condotta per il punto 0: 4) si calcola lo sforzo s nell'asta 3'-7' mediante la sezione s di Ritter: s -Ms/r, ove r la distanza del punto 5 dall'asta 3'-7' e

Ms -3,5 PI/2P3/81 P 2/8 1P 1/8 1 -Pl e ;I momento delle forze a sinistra di s rispetto al punto 5, polo dell'asta 3'-7': 5) dal punto O del poligono delle forze si traccia la parallela all'asta 3'-7' e su di essa si riporta un segmentoo-g uguale allo sforzo s: dal punto g si trac la parallela all'asta 3'-4' cia fino ad intersecare nel punto f la parallela all'asta 3'-3condotta dal punto c: 6) dal punto 3 del poligono delle forze si traccia la parallela allasta 3-4 fino ad intersecarenel punto d la parallela all asta 3-4 condotta per il punto f7) dal punto 4 del Poligono delle forze si traccia la parallela all'asta 4-5 fino ad intersecare nel punto e la pa rallela all'asta 4-4' condotta per il punto d: 8) dal punto e, precedentemente trovato, si traccia laparallela all'asta 4'-5 fino ad intersecare nel punto g la parallela all'asta 4'-3' condotta per il punto g. Essendo la struttura simmetrica e simmetricamente caricata, la costruzione del cremoniano si limita alle operazionide-

A.P.I.C.E. S.r.l.

60a

Manuale dellArchitetto

PROGETTAZIONE STATICA
CALCOLO GRAFICO DELLE CAPRIATE
P P P P P 1 A RA 2 2' 3' L fig. A RB 2-3 2 RA 3-4 3 3 4' 4 5 6 7 6' 7' 8 9 8' B 1-2 1 P P P P r Cremoniamo per una capriata Polonceau composta soggetta a carichi uguali e verticali applicati ai nodi superiori.

I. -Si fissano una scala delle lunghezze, una scala dlle forze ed un versa orario per le rotazioni; si disegna lo schema del sistema articolota (fig. A) e si determinano le reazioni RA e RB entrambe uguali, in questo caso particolare, alla met del carico totale.II. -Si traccia il poligono delle forze esterne, giran intorno al sido stema in verso orario (fig. B).
3'-7' 5-4' 2-1 1-2 a 3-2' 2-2 2-3' 2-2' b 3-2 4-3 d 3-4 4-4 4'-5 4-4 3-3' 3'-4' 4'-3 f 4-3 C 2'-3' 3'-3 4'-3'

3'-2'

4-5 4 7'-3' 2'-1' 0 5

fig. B Cremoniamo per una capriata inglese soggetta a carichi concentrati applicati nei nodi superiori rinforzati da carichi verticali, peso proprio e sovraccarico della neve e delle pressioni del vento agente sulla falda sinistra.

6 RB 7 8 9

5-4

III. -Si traccia il poligono delle forze relativo a ciascun nodo, cominciando da un nodo ove concorrano due sole aste, girando sempre intorno al nodo in verso orario passando dal primo nodo a quello nel quale concorrano due sole aste i cui sforzi siano incogniti, ricorren do, qualora in un nodo concorrano pi di due aste i cui sforzi siano incogniti, al metodo del Ritter, e cio: 1) dal punto 1 del poligono delle forze si traccia la parallela all'asta 1-2 fino ad intersecare nel punto a la parallela all'asta 1-2' condotta per il punto 0: 2) dal punto 2 del poligono delle forze si traccia la parallela all'asta 2-3 fino ad intersecare nel punto b la parallela all'asta 2-2' condotta per il punto a: 3) dal punto b, precedentemente trovato, si traccia laparallela all'asta 2'-3 fino ad intersecare nel punto c la parallela all'asta 2'-3' condotta per il punto 0: 4) si calcola lo sforzo s nell'asta 3'-7' mediante la sezione s di Ritter: s -Ms/r, ove r la distanza del punto 5 dall'asta 3'-7' e Ms -3,5 PI/2P3/81 P 2/8 1P 1/8 1 -Pl e ;I momento

delle forze a sinistra di s rispetto al punto 5, polo dell'asta 3'-7': 5) dal punto O del poligono delle forze si traccia la parallela all'asta 3'-7' e su di essa si riporta un segmentoo-g uguale allo sforzo s: dal punto g si trac la parallela all'asta 3'-4' cia fino ad intersecare nel punto f la parallela all'asta 3'-3condotta dal punto c: 6) dal punto 3 del poligono delle forze si traccia la parallela allasta 3-4 fino ad intersecarenel punto d la parallela all asta 3-4 condotta per il punto f7) dal punto 4 del Poligono delle forze si traccia la parallela all'asta 4-5 fino ad intersecare nel punto e la pa rallela all'asta 4-4' condotta per il punto d: 8) dal punto e, precedentemente trovato, si traccia laparallela all'asta 4'-5 fino ad intersecare nel punto g la parallela all'asta 4'-3' condotta per il punto g. Essendo la struttura simmetrica e simmetricamente caricata, la costruzione del cremoniano si limita alle operazionidescritte, relative alla sola parte sinistra della capriata.

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60a

Manuale dellArchitetto

PROGETTAZIONE STATICA
CALCOLO GRAFICO DELLE CAPRIATE
1. -Si fissano una scala delle lunghezze una scala delle forze ed un verso orario per le rotazioni e si disegna lo schema del sistema articolato (fig. A'). II. -Si determinano le reazioni RA e RB: 1) si traccia il poligono delle forze applicate, girando intorno al sistema in senso orario (fig. B'): 2) si connettono le forze con un poligono funicolare passante per il punto A (fig. A') relativo ad un polo H arbitrariamente scelto e si determina il punto M, intersezione dell'ultimo lato dei poligono funicolare e della normale all'appoggio B e il punto N, intersezione del primo e del l'ultimo lato del poligono funicolare punto per il quale passa la linea di azione della risultante 0-9 delle forze applicate;3) si congiunge A con M e si traccia per il polo H la parallela alla A-M fino ad intersecare nel punto 10 la parallela alla perpendicolare allappoggio B condotta per lestremo 9 del poligono delle forze : il segmento orientato 910 rappresenta la regione Rb; 4) si congiunge il punto 10 con il punto 0: il segmento orientato 10-0 rappresenta la reazione RA. R N P4 P3 P2
3 4 5 6 7 8 14 13 12

P5 P6 P7 P8 P9
9

P1
1

11

10

A RA fig. A'
1-2 0 1

B M RB

2 2-3 6-5 12-6 11-7 7-6 5-12 10-8 8-7 6-12 8-10 11-6 H 10-9 9-8 11-1012-11 2-1 13-12 g e 1-14 c 14-13 a 3-4 13-3 4-13 14-2 12-4 2-14 b 1-2 13-4 14-3 3-13 d 1-3 5-4 12-6
13-4

RA
3

3-4 10-11 11-12 9-10 12-13 13-14 14-1 4-5 5-6 4 10 5

6-7 6 7-8

RB

Fig. B'
8-9 8 9

-Si traccia il poligono delle forze relative a ciascunnodo, cominciando da un nodo ove concorrano due sole aste, girando sempre attorno al nodo in verso orario, passando dal primo nodo a quello nel quale concorrano due sole aste i cui sforzi siano incogniti: . 1) dal punto 1 del poligono delle forze si traccia laparallela alla asta 1-2 fino ad intersecare nel punto a laparallela all'asta 1-14 condotta per il punto 10; 2) dal punto 2 del poligono dele forze si traccia la parall lela alla asta 2-3 fino ad intersecare nel pun b la pato rallela all'asta 2-14 condot a per il punto a; t

3) dal punto b, precedente mente trovato, si traccia la parallela allasta 14-3 fino ad intersecare nel punto c laparallela allasta 14-13 condotta per il punto 10.Analogicamente si procede per gli altri nodi che beneconsiderare nel seguente ordine: 1,2,14,3,13,4,5,12,6,11,7,10,8,9; il poligono delle forze relativo allultimo nodo rimane implicitamentetracciato, mentre il tracciamento del poligono delle forzerelativo al penultimo nodo d modo di controllarelesatezza del calcolo grafico.

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PROGETTAZIONE STATICA
VERIFICA DI STABILITA DI VOLTE E CUPOLE
VERIFICA DI STABILIT DI UNA VOLTA SIMMETRICA E SIMMETRICAMENTE CARICARICATA Si esegue il disegno della sezione di mezza volta e della relativa struttura sovrastante; si determina, se la semivolta comprende un angolo a /2 60, il giunto al rene ossia il giunto inclinato di 60 sulla verticale: si rendono le aree omogenee rispetto alla densit della volta; si divide il tratto di volta limitato dalla sezione di chiave e dalla sezione al rene in un numero n di conci ideali e si innalzano le verticali per i punti di divisione all'estradosso; quindi si riducono le altezze h su tali verticali del rapporto tra la densit i di ogni materiale della struttura sovrastante e la densit della volta; h'=Hi/ . Calcolati i pesi Pi di ogni tronco e i pesi Pi del relativo solido omogeneo sovrastante,considerando 1 metro in profondit, ed applicati ai rispettivi baricentri, se ne determinano le singole risultanti Pi, le cui linee di azione pi possono ottenersi graficamente. Tracciato il poligono 0,1.2,..,5 di dette forze Pi si costruisce un poligono funicolare ausiliario relativo ad un polo H arbitrariamente scelto e si determina, nella intersezione del primo ed ultimo suo lato, il punto di applicazione del pesa totale R della volta e relativa struttura sovrastante. Dall'estremo superiore Co del terzo medio della sezione in chiave, si traccia una retta qorizzontale, retta di applicazione della spinta Q; essa interseca la retta r di applicazione dei peso totale R nel punto G; congiungendo il punto G; con l'estremo inferiore Ci del terzo medio della sezione al rene, si ottiene la retta s di applicazione della risultante S. Dal punto 0 del poligono delle forze si traccia una retta parallela alla spinta Q, che intersecata dalla parallela alla risultante S condotta per il punto 5, estremo del poligono delle forze, in un punto H1; esso determina nel segmento OH1 la intensit della spinta Q della semivolta di destra sulla semivolta di sinistra e nel segmento 5-H1 l'intensit della risultante S. Il poligono funicolare relativo al polo H, rappresenta il poligono delle successive risultanti; ciascuna di queste interseca il relativo giunto nel centro di pressione: il luogo dei centri di pressione costituisce la curva delle pressioni che deve risultare tutta compresa tra le linee di nocciolo della sezione verticale della semivolta, in modo che nella volta non sisuscitino sforzi di trazione. In caso contrario si ripete la costruzione per quel giunto per il quale la curva delle pressioni tangente alla linea di nocciolo interno.

P"3 P"5 P"4

P"2

P"1

h' h

P'2 P'3 P'4 R P'5 r

P'1

H1

P5

P4

P3

P2 cn bn

P1 dn C D 0 05 01 02 01= 04
1 2

an D'4

H1a1 D'1 H2a2 c1R1 P 1 D' R2 2 D1 H3a3 b2 P2 D' D2 3 R3 H4a4 c3 D3 R4 b4 P


3

R1 R2 R3

H5a5

D4

R4 R5

A P B b5 C5 4

Q" Q" 5 4 Q5 Q4

Q"3 Q3

Q"2 Q2 Q' Q1

Q" 1

P5 Q'5 Q'4 Q'3

Q'1

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Manuale dellArchitetto

PROGETTAZIONE STATICA
VERIFICA DI STABILITA DI VOLTE E CUPOLE
VERIFICA DI STABILITA DI UNA CUPOLA Si ammette che la cupola abbia al vertice un lucernario e che sia simmetrica e simmetricamente caricata. Si limita quindi la verifica di stabilit a uno Spicchio elementare compreso fra due meridiani formanti un piccolo angolo. 1) Si eseguisce il disegno della proiezione orizzontale dello spicchio elementare e della sua sezione verticale media e si traccia la linea an bn cn dn di carico; 2) Si divide la sezione verticale dello spicchio in n conci ideali e si innalzano le verticali per i punti di divisioneall'estradosso, determinando le porzioni di sovraccarico checompetono a ciascun concio; 3) Si calcolano i carichi Pi complessivi sollecitanti i singoli conci e si tracciano le loro rette di applicazione; 4) Si traccia il poligono delle forze Pi 5) Si determinano i punti Hi, estremi superiori dei noccioli delle sezioni baricentriche dei conci ed i punti c, estremi 1 inferiori dei terzi medi dei letti Di Di ; 6) Dal punto H, si traccia l'orizzontale fino ad incontrare in a, la retta di applicazione del peso P1; si congiunge a1, con c1, e si determina l'intersezione b2, della a1, c1, con la retta di applicazione del carico P2; dal punto 1 dei poligono delle forze si traccia la parallela 1-O1, alla a1 c1 ottenendo in 1-01-0 il poligono di equilibrio del primo concio (sollecitato dal carico verticale P1, peso del concio e del sovraccarico, dalle pressioni Q1' e Q1" orizzontali e normali alle facce laterali del concio, determinate dai conci dei due spicchi ad esso consecutivi e componentesi in una forza orizzontale Q1 giacente nel piano medio dello spicchio e dalla reazione R1, del carico sottostante): il lato O1-1 rappresenta l'azione che il primo concio trasmette al concio sottostante; 7) Si compone la 01,-1 con il peso P2=1-2: per il punto b2, si traccia la parallela alla 01,-2 fino ad incontrare in a2, l'orizzontale per il punto H2; 8) Si congiunge a2 con c2 e si determina l'intersezione b3 della congiungente a2 e c2 con la retta di applicazione dei peso P3; dal punto 2 del poligono delle forze si traccia la parallela 2-O2, alla a2 c2 ottenendo in 02-01-1-2-02, il poligono di equilibrio del secondo concio: il lato O2-2 rappresenta l'azione R2, che il secondo concio trasmette al terzo. La costruzione grafica accennata viene applicata ai conci successivi, ma, arrivati ad un certo concio m, la spinta Q si annulla per poi cambiare di segno: negli anelli pi bassi, tra i conci di spicchi consecutivi, si sviluppano sforzi di trazione. Dovendo, o volendo prescindere dalla resistenza dellastruttura alla trazione, si prosegue la costruzione graficasupponendo nulle le forze orizzontali Q.

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61b

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PROGETTAZIONE STATICA
FONDAZIONI

Formule di stabilit delle fondazioni:

FONDAZIONI SU PALI
Formula di Prandtl - Caquot pl = t h tg 2(
+

Dati n strati sottostanti alla fondazione, siano nello strato i, la pressione media prodotta dalle fondazioni ied il modulo di compressibilit della terra (da determinarsi in laboratorio) E : il cedimento, i totale risulta C=
n i i 1 Ei

) e tg

hi

b Formule nastriforme di larghezza b spinta alla profondit t Formula di Rankine: pressione limite di rottura: pl = t h tg 4(

pa<

1 p 46 l

FONDAZIONI SU PALI
1. Pali infissi a) Pali in legno: lunghezza 6 10 m diametro medio 20 30 cm carico max. 10 20 t d 8/12

Cedimenti delle fondazioni 1 2 3 4

la pressione ammissibile si pu assumere p a < 1 p 2 l Pressioni ammissibili per corpi di carico appoggiati in superficie su diversi tipi di terreno

2,10 1,52d p Tipi di pali in legno b) Pali in ferro: profili p puntazza metallica

QUALIT DEL TERRENO


1) Terreni smossi non compatti. . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2) Terreni paludosi, torbosi. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3) Terreni incoerenti compati per fondazioni larghe. . . . . . a) sabbia con grani inferiori a 1 mm. . . . . . . . . . . . . . b) sabbia con grani fra 1 e 3 mm. . . . . . . . . . . . . . . . . c) sabbia con ghiaia (con almeno 1/2 di ghiaia). . . . . . . 4) Terreni incoerenti (in base al contenuto in acqua):. . . . . a) fluido; fluido-plastico. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . b) molle-plastico. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . c) solido-plastico. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . d) semisolido. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . e) solido. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5) Rocce in buone condizioni fisiche (*). . . . . . . . . . . . . . a) in stratificazioni compatte (arenarie, calcari, rocce vulcaniche, ecc.):. . . . . . . . 1) di resistenza mediocre. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2) fortemente resistenti (carico di rottura non inferiore a 50 kg/cm). . . . . . . . b) in massiccio (graniti, porfidi, basalti). . . . . . . . . . . .

Pressioni ammissibili kg/cm 0-1 0 2 m 10 m 5 2 3 8 4 10 0 0,4 0,8 1,5 3,0

oppure profili composti. c) Pali in cemento armato 1 Pali in conglomerto ordinario (tipo Considre)

10 15 30

Distribuzione del carico di una fondazione nastriforme nel sottosuolo


b P

P Z = 0,5 b/2 Z = 0,5 p 1,0 b/2 Z = 0,5 p 1,5 b/2 Z =2 0,5 p b/2 Z =3 b/2 Z =4 b/2 P P

45

Z=

b 2

Z=

3b 2 Z= b

0,67P 0,5P 0,33P

Z = 3b 2 Z= 2b

0,25P

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PROGETTAZIONE STATICA
FONDAZIONI

Pali SCAC 57
A

caratteristiche: notevoli lunghezze (oltre i 20 m) Leggerezza, forma conica

Calcolo: si calcolano preferibilmente con le formule dinamiche. Formula di Brix (per pali battuti in base al rifiuto).
=

4 Q (G+C) H 4 Q (G+C) H

Pali Simplex - Pali Franki b) mediante asportazione di terreno Pali trivellanti: diametri da 25 a 60 cm Pali Benoto: di grande diametro: diametri da 80 a 150. Calcolo: si calcolano mediante le formule statiche. Tubi in iniezione virole con rotazione alternata

600

SEZIONE A

dove H=caduta del maglio, in cm

10

37 57

10

13.40

SEZIONE B

32

22 32

Pali trivellati Pali SCAC

e=affondamento medio degli ultimi colpi, in cm G= peso proprio del palo, in tonnellate C=peso della cuffia, in tonnellate Q=peso del maglio, in tonnellate Per la sua applicazione si introduce il coefficiente di sicurezza B. Nota: i pali infissi sono particolarmente adatti a formare palificate di tipo sospeso. II. - Pali gettati in opera a) mediante infissione del tubo forma e senza asportazione del terreno. Formula di Cquot -Kerisel: dove

Pali Benoto conglomerato iniettato

D 4

tg + 4 4

tg

p1=portata limite alla punta D (1+0.32 tg ) l l l D=diametro alla base del palo S l l 4 l=peso di volume dei vari strati di terreno =angolo di attrito del terreno di base. p2 portata per attrito laterale; conveniente adottare un valore medi della portata lungo tutto il fusto p2=K D ll

Pali Simplex

S ndn * S ndn

10 2,5 3,4

15 4,0 6,2

Tabella di valori degli S 20 25 30 35 40 6,7 11,4 20,4 38,5 79,0 12,8 26,2 57,0 134,5 355,0
TERRA Sabbia sciolta Sabbia compatta-ghiaia Limo-argilla plastica Argille sabbiose Argille compatte

45 178 1096

Calcestruzzo

(*) Questi valori sono sperimentali e valgono per forti infissioni in terreni consolidati.

Riferimenti

k (Kg/cm) 0,200,40 0,501,00 0,100,30 0,200,50 0,401,00

Coefficiente di sicurezza: si assume un coefficiente di sicurezza compreso fra 3 e 4.


amm. = 1+2 1+2

Pali Frankl

Tipi du plinti su pali Distanza fra i pali:

3 diametri

34

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PROGETTAZIONE STATICA
FONDAZIONI
FONDAZIONE SU PILASTRI ED ARCHI

1000

SEZIONE Per terreni sciolti e franosi o in terreni di media compattezza profondit >34 m

SEZIONE Pilastro in muratura di pietrame Pilastro in muracon camicia di tura di pietrame mattoni senza camicia

Pilastro in calcestruzzo con camicia di mattoni

PIANTA

PIANTA FONDAZIONE SU PILASTRI ED ARCHI ROVESCI

FONDAZIONE A CORDOLI IN C.A. SEZ A-A

500

500 Sezione delle banchine 400

500

500

500

400 500

trave di collegamento

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Manuale dellArchitetto

PROGETTAZIONE STATICA
MURI DI SOSTEGNO
sovraccarico h

h Sr h/2

Sp

h/3

1,70 D C

sovraccarico h=0,55

d1 h=5,00 d2

P1 S2 1188,8 kg = S= 5335 kg 1

P2 y 1 1,66 m =

y 2 2,50 m =

A 0,50 1,70 a=2,20

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PROGETTAZIONE STATICA
MURI DI SOSTEGNO

Verifica allo scorrimento Resistenza di attrito T = f P = 0,5 23400 = 11700 kg Grado di stabilit allo scorrimento v = T = 11700 = 1,8 > v = 1,50 S 6543,8

1) Si determina la spinta S che il terrapieno esercita sul paramentoverticale BC' fittizio: essa si suppone parallela alla superficie superiore del terrapieno, applicata ad una distanza dalla base del muro uguale ad un terzo dell'altezza h' e la sua grandezza si ottiene con il seguente procedimento grafico:

V1 - S1 cos = 11731,20 cos 15 = = 3036,03 kg. 2) Si determina la spinta P1 del prisma di terra BCC
P = 1 0,46 6,22 1,00 1600 = 2289,60 kg 1 2

A a/3

O a/3 a/3

A'
=2,19

B'

3) Si determina la spinta Sa che il terrapieno esercita sul paramento a monte del muro, componendo la spintaS1 con a) dal punto B si traccia una retta il peso P1 e le sue componenti orizzonche formi con l'orizzontale un angolo tale e verticale uguale all'angolo di attrito = 30; sia M il punto d'intersezione con la Oa = O1 = 11331,16 kg superficie del terrapieno;
Sa = 12530 kg Va = V 1+ P1 = =3036,03+2289,60= =5325,63kg

2,13

0,07

b) dal punto C' si traccia una retta C'D che formi con la normale alla BM un angolo uguale all'angolo d'inclina- 4) Si calcola il peso del muro zione della superficie superiore del di sostegno terrapieno:

Verifica allo schiacciamento c) si descrive una semicirconfeDistanza del centro di pressione 0 dall'estrema A maggiormente compresso: renza di diametro BM e dal punto D si traccia una retta ad esso perpendicolare, determinando sulla semicirconfe28540 -11861,30 M r Ma AO = = renza il punto E; con centro in B e = P 23400 raggio BE si descrive un arco di cera 2,20 chio che intersechi nei punto F il dia= 0,73 m = 0,71 m < 3 3 metro BM; Poich il centro di pressione esterno al terzo medio, trascurando la resistenza a trazione della muratura. la massima compressione dell'estremo A risulta:
max = 2 P = 2
3 AO

P2 = 0,80+2,50 6,10 1,00 2400= 2 =24156 kg

che applicato nel suo baricentroG.

23400 = 2,19 kg/cm 71100

5) Si compone nel punto G1 (punto di intersezione della retta di applicazione di P2 e della retta di applicazione di Sa) con la spinta Sa ottenendo la risultante R e le sue componenti orizzontale e d) dal punto F si traccia la parallela verticale alla CD fino ad intersecare la superfi- R = 31511kg cie del terrapieno nel punto N; con R = O = O = 11331,16 kg o a 1 centro in F e raggio FN si descrive un R = V + P = 5325,63 + 24156 = v a 2 arco di cerchio che intersechi ildiame- = 29481,63 kg. tro BM nel punto L: FN = FL = e = 3,90; 6) Si congiunge il punto G con lo e) si traccia l'altezza f del triangolo FNL relativa al lato LF : f = 3,76; f) si calcola la spinta S, cercata, mediante la relazione: spigolo A e si prolunga il segmento G1A fino ad intersecare ne punto S il prolungamento della spinta Sa = Ut.
1

MURO DI SOSTEGNO CON PARAMENTI A SCARPA Il terrapieno limitato superiormente da un piano inclinato di 15 sull'orizzonte. La figura rappresenta la sezione verticale del manufatto eseguita con un piano normale all'asse longitudinale di esso. Angolo di attrito interno = 30. Peso specifico della terra t = 1600 kg/m. Peso specifico del manufatto m = = 2400 kg/m. Coefficiente d'attrito del manufatto sul terreno f = 0,58.

7) Si calcola il grado di stabilit al ribaltamento = SU = 3,4 > = 2


TU

S= 1 = t e f = 2 1 = 1600 3,90 3,76 = 11731,20 kg 2

8) Si calcola il grado di stabilit allo e le sue componenti orizzontale e ver- scorrimento ticale O1 - S1 cos = 11731,20 cos 15 = = f Rv 0,58 29481,63 v= = 1,51> v =1,5 = R 11331,16 kg 11331,16

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PROGETTAZIONE STATICA
MURI DI SOSTEGNO - SOVRACCARICHI SULLE STRUTTURE
0,40

d1 = 2,10 4,00 d 2= 1,65 P3 h/3 d4= 1,70 P4 0,60 P1 6,00 d 3= 0,60 h=6,60 P2 5

0,40

1,27

0 a

2,65 0,45 Muro di sostegno in cemento armato

AO=

Me - Mr P

64,98 - 21,10 34,60

= 1,27 m

Ampiezza del nocciolo centrale:


a 3 = 3,40 = 1,13 < 1,27 3

Il centro di pressione interno al nocciolo: lasezione risulta totalmente compressa. Lecompressioni massima e minima in A e in B risultano:
max 34600 = min 340100 = 1 6(1,70-1,27) 3,40 =

a) un treno indefinito di carichi (schema IV) affiancato ad uno o pi treni dautocarri da 12 t (secondo lo schema I) e folla compatta sui marciapedi: b) un treno indefinito di carichi ( schema V) affiancato a d uno o pi treni dautocarri da 12 t come sopra e folla compatta sui marciapedi.Eccezzionali: c) un carico isolato ( schema VI) affiancato ad uno o pi treni di autocarri da 12 t come sopra e folla compatta sui marciapiedi. Eccezionali: c)un carico isolato (schema VI) affiancato ad uno o pi treni di autocarri da 12 t come sopra e folla compatta sui marciapedi. La ripartizione dei carichi tra le strutture longitudinali, dovuta alleccentricit trasversale, potr valutarsi, in difetto di uncalcolo esatto, adottando lipotesi di traversi infinitamente rigidi. Tutte le nervature dovranno essere dimensionate comequella pi sollecitata. Con pi di 4 nervature longitudinali si adotter per tutte le nervature la media delle sollecitazionirisultanti per la nervatura esterna e quella vicina. Con impalcati a cassone leffetto delleccentricit del sovraccarico andrconsiderato come azione torcente. La forza frenante sar valutata pari ad 1/10 del sovraccarico costituito da una sola colonna indefinita di autocarri (senza lincremento dinamico) e comunque non inferiore a 0,70 del peso di due autocarri e per le strade di 2 categoria a 0,7 del peso di un autocarro. Leffetto dinamico si valuta con laformula: P'= 1+ (100-l) 100 (250-l) essendo L in metri la distanza fra gli appoggi della struttura che si calcola. Nelle strutture con snodi (archi a 3 cerniere, travi Gerber, ecc.) si assumer la distanza fra gli appoggi sul suolo.

+ 1,79 Kg/cm + 0,24 Kg/cm

SOVRACCARICHI MOBILI SULLE STRUTTURE Sovraccarichi sui ponti Marciapedi (incluso effetto dinamico) 500 Kg/m in alternanza dovr considerarsi il transito in isvio dalla carreggiata di una ruota di autocarro da 5 t ( incluso effetto dinamico) con un momento allincastro M = 2500 Km/m Ringiere dei parapetti, forza orizzontale corrimano...........250 Kg/m Carreggiata - Strade 2 categoria: rullo compressore da 18 t o colonna di autocarri da 12 t (norma minesteriale LL.PP. n. 8) secondo gli schemi in figura. Strade 1 categoria: quando venga richiesto dalle autorit militari andr considerato anche il transito dei treni di carichi illustrati alla pagina seguente, affiancati alle colonne di autocarri con le seguenti combinazioni: Normali: -La pi sfavorevole delle seguenti condizioni:

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Manuale dellArchitetto

PROGETTAZIONE STATICA
SOVRACCARICHI SULLE STRUTTURE

61,5 t trattore

rimorchio

5,5 t 3,50 3,87

7t 1,34

7t 3,31 14 t 32 t 4,20 1,02 14 t 14 t 3,50 SCHEMA IV

0,86

0,61 0,86

0,61 0,86

4,00 5,32 5,32 5,32 5,32 5,32 5,32 t t t t t t 74,5 trattore

4,00 SCHEMA V

rimorchio

5,5 t 3,50 3,87

7t 1,34

7t 3,31 4,20 1,02 3,50 SCHEMA VI

19 t

18 t

18 t

4,04 trattore t 19,5 rimorchio t 42 t 32 3,00 trattore t 19,5 1,88 2,54 rimorchio t 55 2,635 2,890

4,04

1,88 2,54

2,635 2,890

0,42

1,685 2,525

0,42

SAGOME SCHEMA IV SAGOMA SCHEMA V SAGOMA SCHEMA VI Schemi di carichi - tipo per il calcolo delle opere d'arte su strade di grande comunicazione (1,2 sen - 0,4) q V V - 0,4 q (1,2 sen - 0,4) q V -0,4 q

+ 0,8 q

- 0,4 q + 0,8 q

- 0,4 q + 0,8 q

- 0,4 q

Schemi di distribuzione delle pressioni e depressioni (Norme D.I.N. 1055)

A.P.I.C.E. S.r.l.

68

Manuale dellArchitetto

PROGETTAZIONE STATICA
TABELLE TRAVI E PILASTRI
b = base della trave in cm y1 h = altezza della trave in cm M r = momento resistente della trave in kgm h F =area dell'armatura tesa in cm y1 =distanza dell'asse neutro dal lembo compresso in cm F b
c = 40 kg/cm = 1400 kg/cm f y1 f Mr 237 599 1088 1666 2489 297 749 1260 2082 3111 4345 5785 899 1512 2499 3733 5215 6943 8917 1.08 3.77 1.71 5.99 2.22 7.77 2.85 9.99 3.48 12.21

TRAVI IN CEMENTO ARMATO A SEZIONE RETTANGOLARE SEMPLICEMENTE INFLESSE

c = 40 kg/cm per cemento normale c = 50 kg/cm per cemento alta resistenza 70


c = 50 kg/cm = 1400 kg/cm f y1 f Mr 297 749 1259 2082 3110 1.35 3.77 2.15 5.99 2.78 7.77 3.57 9.99 4.37 12.21 f = 1800 kg/cm y1 f Mr 247 622 1046 1729 2582 0.36 3.09 1.37 4,91 1.77 6.37 2.27 8.19 2.78 10.01

f =1400 kg/cm ferro omogeneo f =1800 kg/cm ferro acciaioso


c = 50 kg/cm = 1400 kg/cm = 1800 kg/cm f f y1 y1 f f Mr Mr 524 1322 2222 3674 5488 2.43 4.86 443 3.86 7.72 1118 5.01 10.01 1879 6.44 12.87 3107 7.87 15.73 4642 4,86 7,72 10,01 12,87 15,73 18,59 21,45 7.72 10.01 12.07 15.73 18.59 21.45 24.31 7.72 10.01 12.87 15.73 18.59 21.45 24.31 27.17 554 1398 2379 3884 5802 8104 10730 1677 2819 4661 6963 9725 12948 16630 1957 3289 5437 8123 11346 15106 19402 24236 1.57 4.03 2.50 6.40 3.23 8.29 4.16 10.66 5.08 13.03 1,96 3,12 4,04 5,20 6,35 7,51 8,66 3.74 4.85 6.24 7.63 9.01 10.4 11.79 4.37 5.66 7.28 8.9 10.51 12.13 13.75 15.36
N. tonn. 6 10 14 18 22 26 30 40 50 60 80 100 120 140 160 180 200 250 300

20/ 20 30 40 50 60 25/ 20 30 40 50 60 70 80 30/ 30 40 50 60 70 80 90

1,35 3,77 371 2,14 5,99 937 2,77 7,77 1574 3,56 9,99 2603 4,35 12,21 3888 5,14 14,43 5431 5,94 16,65 7230 2.57 3.32 4.27 5.22 6.17 7.12 8.07 5.99 7.77 9.99 12.21 14.43 16.65 18.87 5.99 7.77 9.99 12.21 14.43 16.65 18.87 21.09 1124 1889 3223 4977 6517 8676 11145 1311 2204 3644 5443 7603 10123 13002 16241

1,69 3,77 308 2,68 5,99 778 3,48 7,77 1307 4,47 9,99 2161 5,46 12,21 3228 6,45 14,43 4508 7,44 16,65 6003 3.22 4.17 5.36 6.35 7.74 8.93 10.12 3.75 4.86 6.25 7.64 9.03 10.42 11.81 13.2 5.99 7.77 9.99 12.21 14.43 16.65 18.87 5.99 7.77 9.99 12.21 14.43 16.65 18.87 21.09 934 1569 2593 3889 5410 7203 9252 1089 1830 3025 4519 6312 8404 10794 13483

1,08 3,09 655 3,04 1,71 4,91 1653 4,83 2,21 6,37 2778 6,26 2,34 8,19 4592 8,05 3,47 10,01 6860 9,84 4,10 11,83 9582 11,63 4,73 13,65 12757 13,42 2.05 2.65 3.41 4.17 4.93 5.68 6.44 2.39 3.10 3.98 4.86 5.75 6.63 7.51 8.40 4.91 6.37 8.19 10.01 11.83 13.65 15.47 4.91 6.37 8.19 10.01 11.83 13.65 15.47 17.29 1983 3333 5511 8232 11498 15309 19663 2314 3889 6429 9605 13415 17860 22941 28650 5.80 7.51 9.66 11.81 13.95 16.1 18.25 6.76 8.77 11.26 13.78 16.28 18.78 21.29 23.79

4,03 6,40 8,29 10,66 13,03 15,40 17,77 6.4 8.29 10.66 13.03 15.4 17.77 20.14 6.40 8.29 10.66 13.03 15.40 17.77 20.14 22.51

35/ 30 1049 2.99 40 1764 3.88 50 2916 4.99 60 4356 6.09 70 6084 7.1 80 8100 8.31 90 10404 9.42 100 12996 10.52

N = 10
c = 45 Ac Af cm cm 125 1.00 209 1.67 292 2.34 376 3.01 459 3.68 543 4.34 627 5.01 835 6.68 1044 8.35 1253 10.03 1671 13.37 2089 16.62 2511 19.45 2934 22.10 3359 24.59 3785 26.9 4212 29.04 5287 33.61 6370 37.04

N=8
c = 60 Ac Af cm cm 94 0.75 157 1.25 219 1.75 282 2.26 345 2.76 407 3.26 470 3.76 627 5.01 783 6.27 940 7.52 1253 10.03 1566 12.53 1880 15.04 2195 17.34 2511 19.45 2828 21.46 3146 23.37 3945 27.72 4748 31.46

PILASTRI IN CEMENTO ARMATO A SEZIONE RETTANGOLARE SOTTOPOSTI A PRESSIONE CENTRATA


N = Carico assiale in tonnellate A c = area del conglomerato= axb in cm F b F =area dell'armatura longitudinale in cm c = 35 kg/cm (cemento normale) c =45 c = 60 kg/cm (cemento alta resistenza)

c = 35 Ac Af cm cm 159 1.27 365 2.12 370 2.96 476 3.81 582 4.66 688 5.5 794 6.35 1058 8.47 1323 10.58 1587 12.70 2118 16.82 2654 20.36 3192 23.63 3734 26.63 4278 29.35 4825 31.78 5375 33.93 6753 38.00 8163 40.82

N. B. Le tabelle velgono quando l'altezza del pilastro non supera la dimensione minore della sua sezione.

A.P.I.C.E. S.r.l.

69a

Manuale dellArchitetto

PROGETTAZIONE STATICA
TABELLE TRAVI E PILASTRI
b c = 40 kg/cm f = 1400 kg/cm y1 f Mr 2016 3332 4978 6953 9257 11890 14853 18144 21765 2268 3749 5600 7822 10414 13376 16709 20412 24485 4165 6223 8691 11571 14863 18566 22680 27206 1189 2299 5040 8331 12446 17383 23143 29726 37132 45361 54413 4.43 5.7 6.96 8.23 9.5 10.76 12.03 13.29 14.56 4.99 6.41 7.83 9.26 10.68 12.11 13.53 14.95 16.38 7.12 8.70 10.29 11.87 13.45 15.03 16.61 18.20 5.38 8.55 11.08 14.24 17.41 20.57 23.73 26.90 30.06 33.23 36.39 7.77 9.99 12.21 14.43 16.65 18.87 21.09 23.31 25.53 7.77 9.99 12.21 14.43 16.65 18.87 21.09 23.31 25.53 9.99 12.21 14.43 16.65 18.87 21.09 23.31 25.53 3.77 5.99 7.77 9.99 12.21 14.43 16.65 18.87 21.09 23.31 25.53 c = 50 kg/cm = 1400 kg/cm f y1 f Mr 2519 4164 6221 8689 11569 14860 18562 22652 27200 2834 4635 6999 9775 13015 16717 20882 25483 30600 5206 7777 10862 14461 18575 23202 28315 34000 1485 3748 6298 10412 15554 21724 28923 37150 46405 56630 68001 5.56 7.15 8.73 10.32 11.91 13.5 15.08 16.67 18.26 6.25 8.04 9.83 11.61 13.4 15.18 16.97 18.75 20.54 8.93 10.92 12.9 14.88 16.87 18.85 20.84 22.82 6.75 10.72 13.89 17.86 21.83 25.8 29.76 33.73 37.7 41.67 45.64 7.77 9.99 12.21 14.43 16.65 18.87 21.09 23.31 25.53 7.77 9.99 12.21 14.43 16.65 18.87 21.09 23.31 25.53 9.99 12.21 14.43 16.65 18.87 21.09 23.31 25.53 3.77 5.99 7.77 9.99 12.21 14.43 16.65 18.87 21.09 23.31 25.53 f = 1800 kg/cm y1 f Mr 2092 3457 5165 7214 9604 12336 15410 18825 22586 2353 3889 5810 8115 10805 13878 17336 21178 25409 4322 6456 9017 12006 15421 19262 23531 28233 1234 3112 5229 8644 12913 18035 24012 30842 38525 47063 56466 3.54 4.55 5.55 6.57 7.57 8.59 9.60 10.61 11.61 3.98 5.11 6.25 7.39 8.52 9.66 10.8 11.93 13.07 5.68 6.94 8.21 9.47 10.73 11.99 13.26 14.52 4.29 6.82 8.84 11.36 13.88 16.41 18.93 21.46 23.99 26.51 29.03 6.37 8.19 10.01 11.83 13.65 15.47 17.29 19.11 20.93 6.37 8.19 10.01 11.83 13.65 15.47 17.29 19.11 20.93 8.19 10.01 11.83 13.65 15.47 17.29 19.11 20.93 c = 50 kg/cm f = 1400 kg/cm = 1800 kg/cm f y1 y1 f f Mr Mr 4445 7348 10977 15331 20412 26218 32750 40008 47991 5000 8266 12349 17248 22963 29495 36844 45009 53990 9185 13721 19164 25515 32773 40938 50010 59989 10.02 12.88 15.74 18.6 21.46 24.33 27.19 30.05 32.91 11.27 14.49 17.71 20.93 24.15 27.37 30.58 33.8 37.02 16.1 19.68 23.25 26.82 30.41 33.96 37.56 41.14 10.01 12.87 15.73 18.59 21.45 24.31 27.17 30.03 32.89 10.01 12.87 15.73 18.59 21.45 24.31 27.17 30.03 32.89 12.87 15.73 18.59 21.45 24.31 27.17 30.03 32.89 3579 6214 9123 12967 17264 22174 27698 33837 40589 4229 6991 10444 14588 19422 24946 31161 38066 45663 7768 11605 16209 21580 27718 34623 42296 50737 6.47 8.32 10.17 12.01 13.86 15.71 17.56 19.41 21.25 7.28 9.36 11.44 13.52 15.6 17.67 19.75 21.83 23.91 10.40 12.71 15.01 17.23 19.64 21.95 24.26 26.57 8.29 10.66 13.03 15.40 17.77 20.14 22.51 24.88 27.25 8.29 10.66 13.03 15.4 17.77 20.14 22.51 24.83 27.25 10.66 13.03 15.40 17.77 20.14 22.51 24.83 27.25 4.03 6.40 8.29 10.66 13.03 15.40 17.77 20.14 22.51 24.88 27.25

40/ 40 50 60 70 80 90 100 110 120 45/ 40 50 60 70 80 90 100 110 120 50/ 50 60 70 80 90 100 110 120 100/ 20 30 40 50 60 70 80 90 100 110 120

3.09 2622 12.16 4.91 6613 19.32 6.37 11113 25.04 8.19 18371 32.19 10.01 27443 39.35 11.83 38329 46.5 13.65 51030 53.66 15.47 65546 60.81 17.29 81876 67.96 19.11 100020 75.11 20.93 119979 82.27

4.86 2218 7.85 7.72 5593 12.47 10.01 9399 16.17 12.87 15537 20.79 15.73 23210 25.41 18.59 32418 30.03 21.45 43160 34.65 24.31 55436 39.27 27.17 69247 43.89 30.03 84593 48.51 32.89 101474 53.13

Solette

c = 40 kg/cm c = 50 kg/cm h f=1400 kg/cm f =1400 kg/cm f=1400 kg/cm in cm (per b= M Mr f f Mr f r 100) Kgm Kgm cm cm Kgm cm 8 10 12 14 16 173 297 453 642 865 2.06 2.69 3.32 3.96 4.59 217 371 566 803 1081 2.58 3.37 4.17 4.96 5.75 180 308 470 666 897 1.64 2.15 2.65 3.16 3.66

b y 1 s

Nota Le tabelle delle travi possono venire impiegate anche per le sezioni a T quando lo spessore s della soletta supera la distanza y1 ovvero si mantiene poco inferiore ad essa. In tal caso b rappresenta la larghezza della soletta compartecipante. A tale scopo le tabelle sono state estese a valori elevati di b.

A.P.I.C.E. S.r.l.

69b

Manuale dellArchitetto

PROGETTAZIONE STATICA
TABELLE SEZIONI RETTANGOLARI

f = 1000 kg/cm c kg/cm 10 1.506 0.07 15 1.034 101 20 0.797 133 25 0.655 164 30 0.559 0.19 31 544 199 32 530 205 33 516 211 34 0.503 0.22 35 491 223 36 480 229 37 469 235 38 0.459 0.24 39 449 246 40 440 251 41 431 257 42 0.423 0.26 43 415 268 44 407 274 45 400 277 46 0.393 0.29 47 386 290 48 380 295 49 373 301 50 0.367 0.31 52 356 316 54 346 327 56 336 338 58 0.327 0.35 60 319 359 65 300 384

FLESSIONE SEMPLICE Sezione rettangolare con sola armatura tesa


n=10 0.045 98 167 250 0.346 367 388 409 0.341 454 476 500 0.523 547 571 596 0.621 647 672 698 0.725 751 778 806 0.833 889 947 1.005 1.065 1.125 1.280 k 0.09 130 167 200 0.23 237 242 248 0.25 259 265 270 0.28 281 286 291 0.3 301 306 310 0.32 320 324 329 0.33 342 351 359 0.37 375 394 0.97 957 944 933 0.92 921 919 917 0.92 914 912 910 0.91 906 905 903 0.9 900 898 897 0.9 893 892 890 0.89 886 883 880 0.88 875 869 f = 1200 kg/cm c kg/cm 10 1.634 0.052 15 1.116 78 20 0.857 102 25 0.702 126 30 0.598 0.149 31 581 154 32 565 159 33 550 163 34 0.536 0.168 35 523 172 36 511 177 37 499 181 38 488 0.186 39 477 190 40 467 195 41 458 199 42 0.448 0.203 43 440 208 44 431 212 45 423 217 46 0.416 0.221 47 408 225 48 401 229 49 395 234 50 0.388 0.238 52 376 246 54 365 254 56 354 263 58 0.345 0.272 60 335 280 65 315 300 n=10 0.032 69 119 180 0.25 265 281 297 0.313 329 346 363 0.381 399 417 435 0.454 473 492 511 0.531 551 571 592 0.613 655 698 742 0.787 833 952 k 0.077 111 143 172 0.2 205 210 216 0.221 226 231 236 0.241 245 250 255 0.259 264 26 273 0.277 281 286 290 0.294 302 310 318 0.326 333 351 0.974 963 952 943 0.933 932 930 928 0.926 925 923 921 0.92 918 917 915 0.914 912 911 909 0.908 906 905 903 0.902 899 897 894 0.891 889 883

= 1400 kg/cm f c kg/cm 10 1.752 0.0417 15 1.193 0619 20 0.914 082 25 0.746 101 30 0.634 0.12 31 615 124 32 598 127 33 582 131 34 0.567 0.135 35 553 138 36 540 142 37 527 146 38 0.515 0.149 39 504 153 40 493 156 41 483 160 42 0.473 0.164 43 463 167 44 454 171 45 446 174 46 0.438 0.178 47 430 182 48 422 185 49 415 188 50 0.408 0.192 52 395 199 54 383 205 56 372 212 58 0.361 0.219 60 351 226 65 329 243

n=10 0.024 052 089 135 0.189 201 213 225 0.237 250 263 276 0.29 303 317 332 0.346 361 376 391 0.406 422 438 454 0.47 503 537 571 0.607 643 736 k 0.067 097 125 152 0.176 181 186 191 0.195 200 205 209 0.213 218 222 227 0.231 235 239 243 0.247 251 255 259 0.263 271 278 286 0.293 300 317 0.978 968 958 949 0.941 940 938 936 0.935 933 932 930 0.929 927 926 924 0.923 922 920 919 0.918 916 915 914 0.912 910 907 905 0.902 900 894

A.P.I.C.E. S.r.l.

70a

Manuale dellArchitetto

PROGETTAZIONE STATICA
TABELLE SEZIONI RETTANGOLARI
USO DELLE TABELLE PER IL CALCOLO DIRETTO DELLE SEZIONI RETTANGOLARI A FLESSIONE SEMPLICE CON SOLA ARMATURA TESA
N

Le tabelle contengono i valori di , , , k, in funzione di c e f. Tali quantit vengono impiegate nelle formule (v. fig.) d = M b ; Af= 100 Mb = b d ; y = kd ; 100

Ar

N = F A f

t = braccio della coppia interna = d FLESSIONE SEMPLICE Sezione rettangolare con sola armatura tesa
f = 1600kg/cm c kg/cm 10 2.066 0.031 15 1.399 046 20 1.065 061 25 0.865 075 30 0.731 0.089 32 688 095 34 652 101 36 620 106 38 0.590 0.112 40 564 117 41 551 120 42 540 123 43 0.528 0.126 44 518 128 45 508 131 46 498 134 47 0.489 0.137 49 480 139 50 471 142 51 463 145 52 0.455 0.147 53 440 150 54 433 153 55 0.426 155 56 420 0.158 57 413 161 58 407 163 59 0.401 166 60 396 0.169 61 390 171 62 385 174 63 0.38 176 64 375 0.179 65 370 182 66 365 184 67 0.36 187 68 356 0.189 69 352 192 70 347 194 75 0.328 197 80 311 0.21 85 296 222 90 283 234 95 0.271 247 100 260 0.259 n=8 0.015 033 057 087 0.122 138 155 171 0.19 207 218 228 0.239 247 258 269 0.28 290 301 313 0.323 336 348 358 0.371 383 395 408 0 432 446 457 0.471 485 497 512 0.525 539 551 568 0.64 714 791 873 0.956 k 0.048 070 091 111 0.13 138 145 153 0.16 167 170 174 0.177 180 184 187 0.19 194 197 200 0.203 206 209 213 0.216 219 222 225 0.228 231 234 237 0.24 242 245 248 0.251 254 257 259 0.273 286 298 310 0.322 0.984 977 970 963 0.957 954 952 949 0.947 944 943 942 0.941 940 939 938 0.937 935 934 933 0.932 931 930 929 0.928 927 926 925 0.924 923 922 921 0.92 919 919 917 0.916 915 914 914 0.909 905 901 0.896 889 f = 1800kg/cm c kg/cm 10 15 20 25 30 32 34 36 38 40 41 42 43 44 45 46 47 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 62 63 64 65 66 67 68 69 70 75 80 85 90 95 100 2.184 1.476 1.122 0.91 0.768 724 684 650 0.619 591 578 565 0.554 542 531 521 0.511 502 493 484 0.476 468 460 452 0.445 438 431 425 0.419 413 407 401 0.396 390 385 380 0.375 371 366 362 0.341 323 307 293 0.281 n=8 0.026 0.38 051 063 0.075 080 085 090 0.094 099 101 104 0.106 108 111 113 0.115 118 120 122 0.124 127 129 131 0.134 136 138 140 0.143 145 147 149 0.151 154 156 158 0.16 162 165 167 0.178 188 199 209 0.22 0.012 026 045 069 0.098 110 124 138 0.152 168 175 184 0.191 199 209 217 0.225 235 243 252 0.261 271 281 290 0.301 311 320 329 0.341 351 361 372 0.381 395 405 416 0.427 437 451 461 0.522 582 648 713 0.783 k 0.043 062 082 100 0.118 125 131 138 0.144 151 154 157 0.16 164 167 170 0.173 176 179 182 0.185 188 191 194 0.196 199 202 205 0.208 211 213 216 0.219 221 224 227 0.229 232 235 237 0.25 262 274 286 0.297 0.986 979 973 967 0.961 958 956 954 0.952 950 949 948 0.947 945 944 943 0.942 941 940 939 0.938 937 936 935 0.935 934 933 932 0.931 930 929 928 0.927 926 926 924 0.924 923 922 921 0.917 913 909 905 0.901

1 Esempio:
Dati: M = 8790 kgm., n =8 c = 60 kg/cm f =1600 kg/cm; b = 28 cm. Richiesti: d, Af, y, t Dalle tabelle risulta: = 0,396; =0,171; = 0,432; k = 0,432; = 0,923; Perci : d =0,396 879000 = 70,6 cm ; 28 Af = 0,171 879000 x 28= 8,5 cm ; 100 (oppure Af = 0,432 x 28 x 70,6 = 8,5) 100

y = 0,2312 x 70,6 = 16,3 cm; t = 0,923 x 70,6 = 65,2 cm;

2 Esempio:
Dati: M = 3900 kgm., n =10 f =1200, b = 22, d = 70 Richiesti:c Af, y, t.

70 = d = 0,525. = 390000/22 M/b In corrispondenza di questo valore di, le tabelle danno:c = 35 kg/cm, = 0,712, = 0,329, K = 0,226, = 0,925. Perci: Af = 0,172 100 (oppure Af = 390000 x 22 = 5,1 cm

0,329 x 22 x 70 = 5,1) 100

y = 0,226 x 70 = 15,8 cm; t = 0,925 x 70 = 64,8 cm.

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70b

Manuale dellArchitetto

PROGETTAZIONE STATICA
ESEMPI DI STRUTTURE IN CEMENTO ARMATO
Tipi di travi: 1. 2. 3. 4. 134 132 132 128 320 102 600
32 70 35 25 7

222

trave appoggiata 1 34 mensola trave continua 25 trave continua con nervature secondarie

120

a t

25 54

7 15 12 12 16 max 2

10 1

14 3 max

14

540

14

14

14

16

16

14

14

14

540 10 52.5

max

max

22

212 114 114 114 218 216

214 114 114 114 214 246 123

246

20 4

18 18 492 615

18

18

20 2 18

30 20+2 14 90 615 10 55 30

214 18 18 20 214 18 18 20

20

2 20 120+228

218 120+228

20

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71

Manuale dellArchitetto

PROGETTAZIONE STATICA
ESEMPI DI STRUTTURE IN CEMENTO ARMATO
2 20 2 20 2 20 2 20 2 2 2 20 2 20 2 7 20 2 1 2 20 2 20 Elemento di fabbricato in cemento armato

1 20 2 20 2 20 1 2 2 6 20

1 2 20

310 30 4 20

450 30 4 20 A 50 B 40 40 8 4 20 42 8 4 4 20

310

50 SEZIONE A B

8 15

490 3 22 6 22 4 15 70 6 22 55

Fondazione a platea in cemento armato 80 8 15 3 22 3 22 90 8 15 12 22

490 70 55

8 15 16 22 70

4 15

8 ogni 30"

Fondazione a platea in cemento armato 780 8 ogni 30" 6 18

50

65x60

8 4 25x2

6 18 2 15 2 15

6 18 7 30 1 30 2 30 45 10 a 6 br. 30 7 90 7 30 2 12 10 10 p.m.l. 30 10 10 p.m.l.

2 20 2 15 120 2 15

8 ogni 30"

10 8 p.m.l. 8 30 2 30

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72

Manuale dellArchitetto

PROGETTAZIONE STATICA
TIPO DI PONTE A TRAVATE IN CEMENTO ARMATO
10 100 1 6/32" 1 12/32"1 12/32" 1 12/32" 9 30 360 330 1 8/20" L=40 30 Sezione trasversale 360 330 A 1 8/20" 35 L=3.40 750 2 12 1 12 pieg./32" A 1 6/32" 100 10 48 6 1 8/20" 1 8/20" 1 6/20" L=1.20 30 18 90 1 12 dritto/32" 13 33

30 1.37

45

1 8/20" L=140 1 8/16" L=120

Massima sollecitazione nel calcestruzzo Ac = 60 Kg/cq Massima sollecitazione nelle armature Af = 1800 Kg/cq 1 8/20" L=140 1 8/16" L=120

35

70 11

10 11

103

747 50 15 90 50 15 15 1 12/32" L=780 747 10.80/2 1 6/32" 2 12/32" 90

63

15

230 15 1 12/32" L=510

1 6/32" L=760

230 1 12/32"L=510

63 15 15

1 6/32" 1 12 dritti/32" 25

1 12/32" 25 35

1 12 pieg./32"

145 1 8/16" L=200 1 6/32" L=10.90 10.76/2 80 12 3.64 1 12/32" L=7.50 1 12/32" L=11.00 10.76/2 12 70 12 135

135 70 12 SEZIONE A-A

35 12

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73

Manuale dellArchitetto

PROGETTAZIONE STATICA
TIPO DI PONTE A TRAVATE IN CEMENTO ARMATO
10.80/2 216

330 530 5+130 5+230 5+330 10.00/2 10.52/2 530 216 L=1100 141 30 61 30 65 77 77 77 77 10 20 77

30

30

90 5+430 Staffe 10/30" N 64 L=225 86 200 15

77

130 L=745 130 L=1260

320 130 L=1260 400 130 L=1180 230 L=1200

30

465 538

330 L=1125 530 1/2 traverso sull'appoggio 222 222 Sezione longitudinale di una trave principale 1/2 traverso di campata

25

25

20

20

222

422

222

422

222

222

373 30 222 L=855 373 222 L=855 222 L=790 370 12 78 78 80 20 Massima sollecitazione del calcestruzzo c= 60 kg/cm. Massima sollecitazione nelle armature f= 1800 kg/cm. Staffe 8/25" N 28 L=220 222 L=325 15 15 222 L=860 295 222 L=785 367 78 78 Staffe 8/20" N 68 L=210 30

80

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74

Manuale dellArchitetto

PROGETTAZIONE STATICA
SOLAI B
SOLAI IN FERRO E LATERIZIO (mais. portata m 68) Sono costituiti da un'orditura di travi in ferro a doppio T (poutrelles) disposte parallelamente al lato minore dell'ambiente. con interasse di m 0,701,00 e appoggiate per 2/3 dello spessore del muro su di un cordolo di ripartizione in cemento armato. Il vuoto fra trave e trave viene coperto da laterizio e calcestruzzo leggero di riempimento (caldana). In generale la caldana viene fatta con pomice e malta di cemento oppure coke e malta di calce e sabbia; oppure gretoni e malta di calce e pozzolana (Roma). Tabelle delle altezze delle travi a i (profilo normale) per solai di case di abitazione. N.B. - Si assunto un sovraccarico accidentale di 250 kg/m. La massima sollecitazione dei ferro di 1400 kg/ m. A1 - Con voltine di mattoni pieni in foglio - Interasse travi m 1 Pavim. e sottofondo Kg/m 80 Rinfianco . . . . . . . " " 110 Mattoni e intonaco . " " 130 Travi (in media) . . ." " 20 p.p. solaio Kg/m 340 Luce netta m 3,00 3,50 4,00 4,50 5,00 5,50 6,00 Trave a I N.P. mm 120 140 160 160 180 200 200

A
appoggio dei tavelloni sul muro 5 o 6 cm

gretonato

A2. voltine ad una testa di mattoni forati per sovracarichi forti. per es. magazzini, officine, ecc., monta della voltina c.s. travellone gretonato spess cm 4

travellina A4. travelloni con copriferro e travelline; camera d'aria isolante di rumore e di calore, intradosso pieno. Interasse aumentato di 10 cm sulla luce delle tavelle. bulzone

coproferro

1/3

2/3

A2 - Con voltine a 2 test di forati a due fori - Interasse travi m 1 Pavim. e sottofondo Kg/m 80 Rinfianco . . . . . . . " " 110 Mattoni e intonaco . " " 150 Travi (in media) . . ." " 20 p.p. solaio Kg/m 360 Luce netta m 3,00 3,50 4,00 4,50 5,00 5,50 6,00 Trave a I N.P. mm 140 140 160 180 180 200 200

cm 20

B. appoggio ed ancoraggi delle travi sui muri perimetrali. Nei corpi di fabbricca doppi le travi di ambienti contigui si rendono solidali tra loro almeno ogni m 2,50.

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75a

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PROGETTAZIONE STATICA
SOLAI
SOLAI CON TRAVI TIRATE Per solai di ampie luci e forti sovraccarichi conviene sostituire alle travi a doppio T comuni le travi stirate da esse ricavate col sistema Bates praticato in Italia dalla Societ Ilva. Il traliccio stirato pesa circa la met della trave normale di uguale resistenza. Il solaio si costruisce come i comuni solai di travi a doppio T in ferro e tavelloni. Portata m 3,0010,00.

Trave di profilo normale stirata con tralicio semplice

Trave di profilo normale stirata con tralicio doppio

Solaio con travelloni su copriferro a camera d' aira con travelle

A3 - Con voltine di forati in foglio a 6 fori - Interasse travi m 0,95 Pavim. e sottofondo Kg/m 80 Rinfianco . . . . . . . " " 110 Mattoni e intonaco . " " 100 Travi (in media) . . ." " 20 p.p. solaio Kg/m 310 Luce netta m 3,00 3,50 4,00 4,50 5,00 5,50 6,00 Trave a I N.P. mm 120 140 140 160 180 180 200

A4 - Con tavelloni a tavella inferiori Pavim. e sottofondo Kg/m Tavelloni . . . . . . . " " Tavelle . . . . . . . . " " Intonaco . . . . . . " " Travi (in media) . . ." " p.p. solaio Kg/m Luce netta m 3,00 3,50 4,00 4,50 5,00 5,50 6,00 80 60 20 30 20 210

Trave a I N.P. mm 120 120 140 160 160 180 180

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75b

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PROGETTAZIONE STATICA
SOLAI

SUPERSOLAIO costituito da travetti prefabbricati in laterizio armato posti ad interasse di cm 60, ed interposti blocchi in laterizio tra i quali viene gettato il calcestruzzo a completamento del travetto, e superiormente viene gettata una cappa in calcestruzzo. Per solai di altezza superiore a 22 33 cm si usano blocchi in due pezzi. Larmatura costituita da un traliccio ottenuto unendo per saldatura dei normali tondini per cemento armato (per lo pi in acciaio ad alto limite elastico e ad aderenza migliorata) con un doppio ordine di aste di parete. SOLAIO Tipo BS . . . BS . . . BS . . . BS . . . GL . . . GL . . . GL . . . h cm 12+2 16+2 18+2 20+2 26+4 32+5 36+6 Momento Peso max per Kg/m travetto Kgm 143 600 173 1000 188 1200 203 1400 287 2800 356 4400 410 5800 Interasse cm 60 60 60 60 60 60 60

2-4 2-3 16-18-20 60 28-40 26-32-36

60

SOLAIO METALSTRUT costituito da travetti prefabbricati in laterizio armato disposti ad interasse di cm 4050, fra i quali si interpongono blocchi in laterizio opportunamente rinforzati nella zona compresa (ad esempio con soletta di tipo misto). Larmatura del travetto costituita da un traliccio metallico, ottenuto mediante profilatura a freddo partendo da un nastro dacciaio e formato da due correnti e da aste di parete munite di fori alla base, per consentire il passaggio di eventuali armature aggiunte. Il traliccio viene sigillato mediante malta di cemento entro uno zoccolo formato da fondelli in laterizio. Entro tale zoccolo vengono anche annegate le armature additive, costituite da acciaio ad alto limeite elastico ad aderenza migliorata. soletta in c.a. secondo le esigenze cm 13 Altezza cm 14 16 18 20 20+2 25 30 35 40 Interasse cm 50 50 50 50 50 50 50 50 50 Volume getto in opera l m 26 29 31 35 38 41 50 58 80 Peso solaio Kg/m 115 130 145 165 215 205 240 270 300 Mom. max esercizio Kgm 740 985 1285 1640 2100 2520 3445 4145 6020

bo=cm8

b=cm50

bo=cm8

b=cm50

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76

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PROGETTAZIONE STATICA
SOLAI

SOLAI A NERVATURE INCROCIATE Rispetto ai solai a nervature parallele presentano il vantaggio che tanto il carico che l'azione di concatenamento del solaio vengono ripartite lungo tutto il perimetro dei quattro muri d'ambito. Tali solai si comportano, rispetto alle sollecitazioni cui sono sottoposti, come lastre appoggiate al contorno e quindi il momento flettente si riduce (per esempio nel caso di locale quadrato) ad un quarto circa di quello che, a parit di condizioni, si avrebbe nei solai con nervature in una sola direzione. Poich il numero delle nervature doppio, la quantit di ferro occorrente circa la met di quella necessaria per il solaio con travi dirette in un sol verso. SOLAIO DUPLEX il prototipo dei solai a nervature. costituito da elementi laterizi cavi (retti e tagliati a becco di flauto) opportunamente combinati per formare dei cassettoni opportunamente intervallati da solchi ortogonali, nei quali si dispongono le armature principali e che costituiscono i travetti. Questi si gettano insieme alla soletta superiore leggermente armata da ferri di distribuzione. I mattoni DUPLEX si distinguono in due tipi: il tipo quadrato 16 cm di lato e il tipo trapezoidale avente lati paralleli di cm 16 e 32. Le altezze di centimetri 12-16-20 26 permettono di soddisfare a tutte le esigenze delle luci comunemente incontrate nell'edilizia.

ELEMENTO QUADRO
16 12 16 16 16 16 16 64

ELEMENTO TRIANGOLO
22

ELEMENTO TRAPEZIO
32 16

16 16

22

20 64 16 16 80 26

CASSETTONE NORMALE DA cm 64x64 ALTRI TIPI DI CASSETTONI

96

112

16

80

64 64

SPESSORE NERVATURE cm 812

SPESSORE SOLETTA cm5

SOLAIO "DUPLEX" CON CASSETTONI NORMALI DISPOSIZIONE AD ARMATURA RETTA

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77

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PROGETTAZIONE STATICA
SOLAI

CIREX Solaio a travetti prefabbricati tipo classico. I Travetti CIREX, di facile confezione, possono essere posti in opera affiancati, ottenendo linterasse di cm 25, oppure distanziati a mezzo di blocchi interposti, ottenendo linterasse di cm 55. Il solalio viene fornito nelle altezze di cm 12,5 - 16,5 - 20,5. Altezza laterizio . . . . Interasse . . . . . . . Larghezza minima nervat. . . Volume conglomerato . . . Peso laterizio . . . . . . . . Peso totale solaio . . . . . Altezza solaio . . . . . . . Momento di servizio . . . cm cm cm l/m Kg/m Kg/m cm Kgm 12,5 55 3 20,4 59,3 106 12,5 306 16,5 55 3 30 72 141 16,5 473 20,5 12,5 16,5 20,5 55 55 55 55 3 3 3 3 33,2 50,4 60 63,2 85,5 59,3 72 85,5 162 175 210 231 20,5 12,5+3 16,5+3 20,5+3 792 615 915 1374

SOFFITTATURA CIREX I travetti CIREX si dispongono allinterasse di cm 90, tra di essi si collocano inferiormente tavelle leggere da soffitto. Ove particolari condizioni statiche lo richiedano i travetti formati con elementi CIREX h 20,5 si pongono in opera confezionati con pezzi terminali (tipo T) oppure accoppiati. In tal caso un getto di calcestruzzo nelle nervature risultanti crea dei veri e propri travetti in c.a.

Altezza soffittatura . . . . Interasse . . . . . . . . . . Malta per esecuzione . . . Peso laterizio . . . . . . . . Peso totale soffittatura . . . Momento max servizio . . .

cm 12,5 16,5 20,5 cm 90 90 90 l/m 2,2 2,2 2,2 Kg/m 31 35,5 39 Kg/m 35 39,5 43 Kg/m 79 104 237

SOTTOTEGOLA CIREX Questimpalcato si ottiene ponendo in opera i travetti prefabbricati CIREX allinterasse di cm 60 collegati con tavelle superiori. Anche in questo caso il travetto per laltezza di cm 20,5 pu venir confezionato disponendo elementi del tipo T nelle zone terminali. Si possono parimenti accoppiare i travetti per risolvere i casi di maggior importanza statica.

Altezza sottotegola . . . . Altezza travetto . . . . . . . Interasse . . . . . . . . . . . Malta o calcestruzzo per esecuzione Peso laterizio . . . . . . . . Peso totale sottotegola . . . Momento max servizio . . .

cm cm cm l/m

16,5 20,5 16,5 20,5 60 60 3,3 8

Kg/m 50,5 56,5 Kg/m 56,5 71 Kg/m 104 366

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PROGETTAZIONE STATICA
SOLAI

CELERSAP un solaio formato da travetti di laterizio armato, posti in opera ad interasse di cm 45, aventi sezione costante a T rovescio alto cm 10, (prefabbricati esclusivamente in cantieri centrali) e blocchi intermedi di altezza variabile da 12 a 25 cm in relazione alle portate richieste. Tutta larmatura metallica di tensione dei momenti positivi contenuta nei travetti prefabbricati. Nelle nervature inconglomerato da gettarsi in opera vengono aggiunti solo gli spezzoni per i momenti negativi. La maneggevolezza dei travetti che pesano solo 11 Kg/m facilita la posa in opera. Per il getto necessario usare conglomerato con resistenza cubica, a 28 giorni, noninferiore a 160 Kg/cm. I travetti posti ad interasse di cm 70 possono anche essere impiegati per la realizzazione distrutture secondarie o di copertura, anche del tipo a capriate, a volta e paraboloide iperbolico. Peso travi a blocchi Kg/m 64 74 87 92 113 Conglomerato per il getto l/m 11 14 26 35 48 Peso solaio in opera Kg/m 88 105 145 170 220

10 70 12 16.5 45 20

45

Altezza cm 10 12 16,5 20 25

25

45

MOMENTI MASSIMI DI SERVIZIO PER LA STRISCIA LARGA m 1 IN kgm Altezza solaio Armatura ogni Contrassegno 12 16,5 20 25 travetto travetto 126 181 224 --43 1 174 251 311 --24-23 2 222 321 389 --44 3 283 408 506 --4 4,5 4 361 520 644 --26-24 5 390 562 698 891 2 6 - 2 4,5 6 493 711 882 1127 46 7 540 840 1043 1333 27-26 8 570 960 1192 1527 47 9 --1068 1364 1745 27-28 10 --1128 1535 1967 48 11

MOMENTI DINERZIA DEI SOLAI CELERSAP PER SEZIONE LARGA m 1 CONSIDERATA TUTTA REAGENTE
I=cm 4 117600 72100 63800 celersap 253 celersap 25 celersap 203 125000 120000 80000 75000 70000 65000 60000 55000 50000 45000 40000 35000 30000 25000 20000 15000 10000 5000 0 6 cm

celersap 16,53 40600 36500 21400 18440 8700 8450 3605 A F =0 celersap 20 celersap 16,5 celersap 16,53 celersap 103 celersap 12 celersap T 10 1 2 3 4 5

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PROGETTAZIONE STATICA
SOLAI

SOLARIO TRIREX Il solaio TRIREX a pannelli, concepito per semplificare le operazioni di posa in opera costituito da un insieme di blocchi uniti fra loro, in appositi cantieri di confezione, cos da formare pannelli armati, monolitici ed assai resistenti grazie alladerenza garantita dallo speciale profilo dei pezzi. I pannelli TRIREX sono prodotti nelle altezze di cm 8,5 - 12,5 - 16,5 - 20,5. La larghezza dei pannell, generalmente di 1.00 pu variare a seconda delle diverse esigenze. Altezza totale solaio . . . cm 8,5 12,5 Altezza laterizio . . . . . cm 8,5 12,5 Interasse . . . . . . . . . cm 100 100 Larghezza min. nervature . . cm 6,2 6,2 Volume conglom. di conf. l/m 12 15 Volume congl. in opera . . l/m 7 9 Peso pannello . . . . . . . Kg/m 69 87 SOLAIO TRIREX Peso tot. solaio . . . . . Kg/m 85 110 PANNELLI BISAP 16,5 16,5 100 6,2 18 12 112 140 20,5 20,5 100 6,2 20 15 138 170 11,5 8,5 100 6,2 12 37 69 160 15,5 12,5 100 6,2 15 39 87 185 19,5 16,5 100 6,2 18 42 112 215 23,5 20,5 100 6,2 20 45 138 245

I pannelli BISAP costruiti in tre altezze sono larghi 75 e sono opportunamente riforzati nella zona compressa. I momenti flettenti massemi di servizio corrispondono ad una sollecitazione di compressione di 50 Kg/cm con una tensione nellacciaio ad aderenza migliorata di 2000 Kg/cm.

SEZIONE TRASVERSALE
7.5 12-16.5-20 75 75

Altezza cm 12 16,5 20

Peso pannelli Conglomerato Peso solaio in opera Mom. max di Kg/m nervature l/m Kg/m servizio al m/Kgm 88 10 110 581 110 14 114 1125 125 18 165 1732

Laccostamento dei pannelli d luogo alla formazione di casseri per il getto dellenervature di consolidamento destinate acontenere le armature metalliche supplementari.

CARATTERISTICHE DEL SOLAIO RAPIDSTRUT Altezza del solaio . . . . . . cm 16 20 Interasse del solaio . . . . . cm 75 75 Peso del pannello . . . . . Kg/m 90 100 Conglomerato nervatura in opera . l/m 7 9 Peso solaio in opera . . . . . . . Kg/m 140 175

SOLAIO RAPIDSTRUT

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PROGETTAZIONE STATICA
SOLAI

SOLAIO SAP - Portata sino a m 6 Soletta costituita da travi in laterizio armato confezionato a pi dopera, accostate e collegate tra loro con malta di cemento, caratterizzata da una grande suddivisione dellarmaturametallica in tondi di piccolo diametro posti a distanza non superiori a cm 7. La larghezza delle travi costantemente di cm 20. La larghezza minima dei canaletti di sigillatura tra le travi di cm 2,5. I momenti di servizio ammissibili dedotti sperimentalmente, con coefficiente di sicurezza alla fessurazione 1,2 e coefficiente di rottura 2,5 sono riportati nella tabella.

Tipo Peso prop. Momenti totali massimi di servizio in Kg/m di struttura Kg/m riferiti alla striscia di solaio larga m 1 SAP 8 85 230 290 405 ----SAP 12 110 385 540 655 ----SAP 16 130 615 720 960 1290 --SAP 20 175 700 1170 1140 1890 2025 Armatura per ogni trave larga cm 20 ( mm) 33 34 35 36 46 Carico di sner. minimo dell'acciaio s Kg/mm 70 60 55 50 50

12

20

16

20

SOLAIO (VARESE) - Portata m 4,50 10,00 costiuito da travi sagomate in conglomerato a doppia armatura eseguite fuori opera; tavelle di laterizio forato in duplice ordine (solaio plafone a camera daria), solettina di cemento di cm 3 che collega e completa tutto il sistema. Il tipo di solaio indicato dallaltezza in cm delle travi Varese rispettive: per le travi speciali a doppia pendenza indicata laltezza al centro ed agli estremi. La posa in opera delle travi a interassi variabili a seconda della portata e del sovraccarico analoga a quella per i solai comuni con putrelle in ferro.

TABELLE DEI CARICHI ED INTERASSI CORRISPONDENTI SOLAI (VARESE) NORMALI Sovraccarico Interasse Peso proprio del solaio (Travi+doppia tavella + 3 spianamento Kg/m cm 19 21 24 27 34 150 100 139 145 151 160 169 200 90 142 149 155 165 175 250 80 146 153 160 171 183 300 73 149 157 165 177 190 350 65 153 162 172 185 199 400 57 159 169 180 195 211 450 50 165 177 189 207 225 Sovraccarico Travi tipo 19 21 Kg/m 150 49 50 200 56 57 Interasse 250 64 65 cm 300 72 73 (da a 350 79 80 delle travi) 400 89 90 450 99 100 24 51 58 66 74 81 91 101 27 52 59 67 75 82 92 102 Misura tavelle 52 cm 43x25x4 59 cm 50x25x4 67 cm 57x25x4 75 cm 65x25x4 82 cm 72x25x4 92 cm 82x25x4 102 cm 92x25x4 34

bo

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PROGETTAZIONE STATICA
SOLAI

SOLAIO SAPAL - Portata sino a m 10 un solaio a nervature, poste ad interasse di cm 80, formate dallaccoppiamento di due travilaterizie prefabbricate e da un travetto di conglomerato fra le stesse contenuto, il cui spessore pu essere di 4-6-8 cm. Le tavelle inferiori da soffitto, spesse normalmente cm 3, sono sostituite con tavelle da cm 1,5 quando si prevede il riscaldamento a panelli radianti. Le serpendine vengono in tal caso annegate in una soletta di conglomerato spessa cm 4 gettata su queste. Rispetto ai dati tabellari, e limitatamente alle zone interessate dalle serpentine, il volume di conglomerato viene di conseguenza aumentato di l/m 22,5 ed il peso proprio di Kg/m 50.

56 27.5 21.5-2530-35-40 5

25 4-6-8 41 80 3 13 19

25/30

Altezza Solaio cm 17

Travi Kg/m 25

Peso elementi Laterizi Solette tavelle Kg/m 30

Totale Kg/m 55

Peso travi confezionate Kg/m 12,5 Kg/m 32

Confezione travi Cemento Sabbia Murat. Manov. Kg/m l/m h/m h/m 2 3,1 0,15 0,10

Larghezza Conglomerato travetto cm 4 6 8 4 6 8 4 6 8 4 6 8 4 6 8 4 6 8 l/m 31,3 33,8 36,5 33,8 37,6 41,5 35,6 40,4 45,1 38,1 44,2 50,1 40,6 47,8 55,1 43 51,5 60

Peso totale in opera Kg/m 146 152 160 150 160 170 160 175 185 175 190 205 185 205 220 200 220 240

21,5

32

30

62

15,5

39

3,1

0,15

0,10

25

37

30

67

18

45

2,5

4,1

0,15

0,10

30

43

30

73

21

53

2,5

4,1

0,15

0,10

35

48

30

78

22,5

57

2,5

4,1

0,18

0,12

40

57

30

87

26,5

66

2,5

4,4

0,2

0,15

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PROGETTAZIONE STATICA
SOLAI

SOLAIO STIMIP un solaio formato da cassettoni di lateriziodelimitati i casseri per il getto di nervature in conglomerato armato, disposte secondo due direzioni ortogonali. La soletta di compressione pu essere di laterizio (STIMIP B) oppure di laterizio econglomerato (STIMIP MB). Detti cassettoni si ottengono con quattro pezzi: gli spondali ad L, le solette superiori, le tavelle da soffitto ed un fondello ad L di cui uno visibile in primo piano nella figura. particolarmente indicato per la realizzazione di piastre nervate di minimo peso proprio, vincolate osemplicemente appoggiate lungo tutto il permetro.

5/7 19-65

7-14 56 18

53 35 68-81 62-73 35 3

FONDELLI AD L

SOLETTE

FONDELLO

ELEMENTO AD L TAVELLA

Alltezza solaio 19 22 26 29 34 38 43 46 50 63 31 36 40 45 48 52 65

Spessore e tipo soletta

Soletta cm 5 in cotto (B) mista (MB)

Soletta cm 7 in cotto

STIMIP B e STIMIP MB Dati per il calcolo Peso sol. Interasse Spessore medio in opera Kg/m nervatura nervatura B MB cm cm 177 183 68x62 8,5x7 198 204 224 230 68x65 8,7x8 250 356 9,7x8 294 300 69x65 10x8 326 332 375 381 69x66 10x9 399 405 69x68 10x10 437 443 81x73 11,5x14 --583 68x65 8,7x8 274 --9,7x8 319 --69x65 10x8 351 --69x66 10x9 399 --422 --70x68 11x10 474 --81x73 12x14 613 ---

Dati per il preventivo Volume conglom. Peso laterizio l/m Kg/m B MB B MB 45 51 70 60 52 58 73 64 61 67 78 68 70 76 83 73 85 92 88 79 97 103 93 84 114 120 101 92 122 128 105 97 136 142 110 102 --196 --113 78 --88 --94 --93 --105 --99 --122 --106 --130 --110 --150 --114 --202 --126 ---

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PROGETTAZIONE STATICA
SOLAI

Si tratta di un solaio a camera d'aria risultante dall'accoppiamento di travetti prefabbricati, di - ununica altezza, con solette e favelle da soffitto. A seconda delle esigenze d'impiego si pu variare l'altezza del solaio fra i cm 23,5 ed i cm 53 inserendo appositi sovralzi. Questa struttura adatta per luci di notevole entit; l'interasse di cm 70. Nella tabella sono riportati i massimi momenti di esercizio riferiti all'interasse. SOLAIO ADIGE Altezza tot. solaio . . . . . . Altezza laterizio . . . . . . . Interasse . . . . . . . . . . Largh. min. nervat. . . . . . Volume conglomerato . . . . Peso laterizio . . . . . . . . Peso tot. solaio . . . . . . Mom. esercizio . . . . . . cm cm cm cm l/m Kg/m Kg/m Kg/m 23,5 23,5 70 9 53,5 82 215 1537 32 30 70 9 81,6 94 298 3150 37 35 70 9 88,1 99 315 3640 42 40 70 9 94,5 106 338 4720 48 53 45 50 70 70 9 9 110,9 117,3 110 120 391 406 5760 7240

LATERIZI PER IMPIANTI DI RISCALDAMENTO ED ISOLAMENTO ACUSTICO Sistema BONA: Tale sistema consta di speciali favelle e fistelli in laterizio (interesse cm 50) che vanno posti in opera su qualsiasi solaio con interpo sizione di apposite piastre in gomma. Le serpentine (int. cm 25), trattate esternamente con sego, si posano sul solaio e si collegano ad esso mediante un oppor tuno raccordo di malta cementizia, in modo da permettere la conduzione al soffitto. Si ha inoltre la trasmissione termica al pavimento per convezione ed irraggiamento attraverso la camera d'aria che il sistema crea al disopra delle serpentine. L'intercapedine e l'impiego di piastre in gomma realizzano un isolamento acustico. li sistema BONA trova anche il suo impiego nei casi ove richiesto il solo isolamento acustico. A tale scopo si usano sernplicernente delle speciali favelle poggianti su ponticelli in gomma posti sempre all'interasse di cm 50.

Riscaldamento per diffusione da soffitto e da pavimento

Isolamento acustico per discontinuit elastica e per isteresi

EXECELSIOR TERMORADIANTE - Portata sino a m 6.50 formato da clementi di base scanalati che creano una casseratura incrociata, nella quale vengono collocate serpentine ad interesse di cm 33 oppure anche di cm 16,5 e relativi collegamenti, armatura metallica di tensione e di ripartizione. Si esegue quindi il getto di conglomerato, sovrapponendo contemporanea mente i blocchi aventi la parte superiore irrobustita in modo da sostituire la soletta in conglomerato. Essi delimitano i casseri per le nervature di calcestruzzo armato che completano il solaio. Altezza . . . Interasse nervatura . . . . Spess. medio nervatura . . Peso laterizio . . . . . . . Conglomerato . . . . . . Peso solaio in opera . . . cm 18 22 25 cm 33 33 33 cm 15 15 15 Kg/m 70 75 82 l/m 66 73 90 Kg/m 230 250 300

18/25

33

30

15

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STRUTTURE METALLICHE
CAPANNONE INDUSTRIALE
a b 1200 J2

12000 1300

4500 J1 J1

Sezione trasversale

Schema statico della travatura 3500 Particolare finestre fisse ed apribili

Vista longitudinale 3500 3500

NP 20 4

NP 8

12000

40 90 863 calcestruzzo 887

10 822 30

837 863

tirante

lamierino sagomato a Freddo

T 80 x 9

Pianta della fondazione

impermeabilizzazioni

80 x 9 Particolare a 512

785 Particolare b

785

80 x 9

tubo schiacciato Particolare e saldatura 10 Sezione resistente a trazione e a compressione a seconda 6 delle necessit statiche. 50 15 60 x 7

c lastrino di piombo antimonioso tirante 200 tirante d 1233 4

I NP 20

200

NP 14

1300

18

Ancoraggio

Particolare d

Particolare c

20

180

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STRUTTURE METALLICHE
CAPANNONE IN TUBOLALE
a b 200 230 600 Fronte B A 230 600 600 600 600 600

630

A 2120 Sezione trasversale 2120 Schema statico

copertura in alusicc I NP10

NP 10

R=870 0,375 10,8 1,2 1,2

Particolare b

tondo 16 portavetri

0,55 26,7 Particolare a 615

copertura in alusicc

0,375 13,3 23

Travi trasversali
0,325 8,3 0,375 10,8 0,325 8,9

1 6,7 0,3 3 2

chiusura in alusicc Travi trasversali

Particolare colonne
40 50

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STRUTTURE METALLICHE
CAPANNONE PER ESPOSIZIONE
NP 6 NP 20 NP 20 B 2500 800 B a 15 345 2500 500 500

6000

20000 19720 NP 28 DIN 60 Soffittatura

C 250 C

I NP 45 13000

5690

Sezione trasversale

lamierino sagomato a freddo


calcestruzzo 200x15 giunto anima

lamierino sagamato a Freddo impermeabilizzazione

160

200x15 giunto delle piattabande

500 + 800 80

80

200x15 r=10 Particolare a Sezione B-B

15

450

calcestruzzo

lamierino sagomato a Freddo pavimentazione 100

470 600 280

soffittatura

SEZIONE C-C

320 Cerniera

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STRUTTURE METALLICHE
CAPANNONE CON TRAVE E PORTAGRU

1000 6300 4700 12060 225 Sezione trasversale Prospetto 10948 1400 2000 1500

mensola 2500 2500

6525

11500 Schema statico

11500

5000 900
copertura in lamiera zincata

5000 500

5000

5000

Pianta copertura in lamiera zincata sagomata

220 20 muratura di mattoni 10948


45 300 10 20

520
100 140

204

INP 80

60x60x6

vetri

336

][ 70x70x7 ][ 80x45x6
240

INP 30

8 6525 544 560 4700 8

][ 60x60x6
80

Particolare del lucernario

220 900 780 225 40


][ 910x200x12

cordolo in calcestruzzo

500 380

tirafondi

200 25

Particolare appoggio capriata

Colonne

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STRUTTURE METALLICHE
SCHELETRO PER EDIFICIO AD USO UFFICI
controventi longitudinali 2740 2490 250

2150 340 1810 1470 1130 790 A 395 0.00 - 100 - 225 Sezione telai longitudinali
390 390 390 2340 100 327.5 390 390 390

340 340 340 340 395 395 225 327.5 380 327.5 1035 Telai trasversali di testata muro del cantinato controventi trasversali

8.5
1235 380 327.5 100

lamierino sagomato a freddo Particolare dei solai Pianta solaio tipo 80 26 L 130 x 130 x 12 betoncino di bloccaggio calcestruzzo 14 5 NP 180 NP 180 50 40 40 50 Particolare colonne 5 1.8 4 14 14 24 26 1.2

181 91

4.5

18

Particolare nodo A

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STRUTTURE METALLICHE
PARTICOLARI DI GIUNTI

ATTACCO DI TRAVE SECONDARIA E TRAVE PRINCIPALE GIUNTO DI TRAVE COMPOSTA SALDATA REALIZZATO CON CHIODATURA

GIUNTO DEL NODO INTERMEDIO DI UN TELAIO PER EDIFICIO PILASTRO COMPOSTO

BASE DI PILASTRO COLLEGAMENTO FRA TRAVE (PASSANTE) E COLONNA (INTERROTTA) APPARTENENTE AD UN TELAIO PER EDIFICIO

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STRUTTURE IN LEGNO
CARPENTERIA
RITIRO DEL LEGNO Sezione trasversale direzione assiale S h Sezione tangenziale Sezione tangenziale direzione tangenziale Celettatura o commessura ad unghia semplice l S'' S>S' ritiro massimo S>S'' ritiro medio l>l' ritiro minimo h>h' ritiro medio h>h'' ritiro minimo S' l' GIUNZIONI DI TRAVI Unione a dentatura obliqua con bietta Connessioni a sovrapposizione comune 20 +-25 Collegamento per trazione a denti incollati Sovrapposizione a coda di rondine 3 a- caviglia in legno 1/6 1/6 1/2h 1/10h Connessioni a cunei h

CONNESSIONI DEI LEGNAMI A DIREZIONI DIVERSE MEMBRATURE SU UNO STESSO PIANO

1 1/6 4 a- caviglia in legno

1/6

h'' h'

h almeno 3 cm l=4h

s=5cm

Giiuntura a coda di rondine TRAVI COMPOSTE Giuntura a semplice diretta 2 1/2 1 1/2 a=caviglia legno b 4 b 6 b

Sovrapposizione a dente Calettatura a dentatura semplice Da 3 fino a 5 pezzi. b, caviglia di ferro o legno quercia. 2h a a h a h 3/20h 2/20h b b b b Sovrapposizione ad angolo

10

Giuntura a 1/2 diretta a=caviglia legno 1 1/2 1/2 3

Giuntura a 1/2 obliqua

Connessioni a caviglie a, cunei (legno forte a secco).

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STRUTTURE IN LEGNO
CARPENTERIA

A A. a rientranza B. a comune C. a mascella INCASTRI

UNIONE CUNEIFORME a meno resistente di b. C INCASTRO A DENTE DOPPIO

SOVRAPPOSIZIONE PARZIALE

INCASTRI A MASCHIO NASCOSTO

SOVRAPPOSIZIONE AD INCASTRO SEMPLICE

a=caviglie in legno

a COLLEGAMENTI DEI PUNTONI CON LA CATENA INCASTRO A CODA DI RONDINE SOVRAPPOSIZIONE AD INCASTRO DOPPIO

a b

a INCASTRO A DENTE OBLIQUO a, scanalatura per acqua e ventilazione

COLLEGAMENTI DEI PUNTONI COL MONACO

INCASTRO A DENTE CUNEIFORME b, zona interessata dallo sforzo; a, profondit 1/51/6 x h.

a UNIONE AD INCASTRO OBBLIQUO a, zona interessata dallo sforzo. UNIONE A DOPPIO DENTE b inferiore ad a.

COLLEGAMENTO DEI MONACI CON LA CATENA

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STRUTTURE IN LEGNO
FALEGNAMERIA

TAVOLATI Esterno

Traverso alto Interno Esterno


1/3 1/3

Montante o ritto Cimatura quadra

pannello o specchio Traverso basso

1/3

UNIONE A DENTE E CANALE A 4560 B C UNIONE A FILO PIANO SEMPLICE A, giunto in squadro; B, giunto obbliquo; C, giunto a cuneo 1/3s
1/3

Interno

Esterno Telaio esterno ritti e traverse Cimatura a ugnatura ritti e traverse intermedie o pettorali

1/3 1/3

UNIONE A LINGUETTA RIPORTATA 1 2

s UNIONE A FILO PIANO CON CAVIGLIA PER LAVORI SMONTABILI 1/3s s UNIONE A FILO PIANO CON CHIAVETTA Chiavetta di legno duro con le fibre normali a quelle delle tavole.

68mm 3 INCASTRO A UGNATURA CON CAVIGLIA Per piccoli telai.

TAVOLE CON LISTELLI 1,panche, porte esterne, sportelloni; 2, traversa a filo; 3, tavoli da disegno.

1/31/3 1/3 INCASTRO A UGNATURA CON LINGUETTA RIPORTATA 1/2 1/2

1/2s A TAVOLATI CON INTESTATURA INCASTRO A CIMATURA QUADRA B UNIONE A META' LEGNO Nei tavolati a grande distesa. Nelle zoccolature quando sia possibile fissare le tavole ai traversi. A, smusso; B, perlinatura.

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STRUTTURE IN LEGNO
FALEGNAMERIA

A Incastro a denti in coppia con sperone Incastro a 1/2 legno con cimatura diagonale

B Paniforti a listelli A, blocco di solette per paniforti a listelli; B, tranciato

3/10 2/10 3/10 2/10

Incastro con denti in serie Nel caso di traverse alte come predelle di porta.
1/3 1/3

Tranciato Paniforti a panno interno massiccio sfibrato

SUPERFICI CURVE
1/3

PIANI TAMBURATI

Incastro a tenaglia Si usa per lavori interni. Per lavori esterni si impegnano caviglie cilindriche da mm 10.

Incastro a dente doppio

PANIFORTI Traverse incollate diagnonali libere

b 1/3 2/3 a Paniforti a tavolette

Incastro a dente e mortasa cn sperone Infissi: a 50 70 mm; b 18 20 mm;

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CEMENTO ARMATO PRECOMPRESSO


TEORIA
Costituisce la pi brillante applicazione della tecnica degli stati di coazione impressi, introducendo nelle costruzioni degli stati di tensione preventivi (antecedenti all'effetto dei carichi) che ne migliorano il comportamento statico. Nel cemento armato precompresso l'armatura, costituita da acciaio ad alta resistenza, viene sottoposta a forte tensione prima di essere collegata al calcestruzzo. Si riporta quindi lo sforzo dell'acciaio sul conglomerato, determinandovi uno stato di precompressione nelle zone destinate ad essere sottoposte successivamente a trazione per effetto dei carichi esterni. Con questo procedimento si sfruttano dunque totalmente le caratteristiche meccaniche dell'acciaio per la creazione dello stato di coazione e si evitano gli inconvenienti dati dalla scarsa resistenza del conglomerato a trazione, conseguendo altres un'economia notevole di materiali: Fino al 7580 %, dell'acciaio, 3040% del calcestruzzo (e dunque del peso proprio). Ai vantaggi diretti derivanti dal guadagno in peso, i quali si traducono in un aumento delle luci economicamente realizzabili, altri se ne aggiungono dati dalla possibilit di rendere solidali elementi staccati, donde ampie possibilit di prefabbricazione e facolt d'impiego di artifici costruttivi, comportanti l'adattanento delle condizioni di vincolo alle fasi successive del regime statico.

PREMESSE

tubolare, realizzato annegando nel getto una guaina metallica. anche possibile fabbricare le travi solidarizzando fra loro dei conci entro i quali l'alloggiamento viene ottenuto a mezzo di mandrini amovibili. Talvolta gli acciai possono anche trovarsi all'esterno del getto, ma in tal caso non facile assicurare a tutti gli effetti il collegamento fra calcestruzzo ed armatura. In questo secondo sistema la messa in tiro tiene realizzata a mezzo di un martinetto idraulico: dopo la messa in tensione, l'armatura viene bloccata mediante appositi ancoraggi di testata; la guaina viene quindi riempita con malta di cemento iniettata a pressione. Le figure 3, 4. 5, 6 e 7 rappresentano gli elementi caratteristici di alcuni fra i sistemi di tensione e bloccaggio pi diffusi in Italia.

sente che lo stato di coazione esistente tra ferro e calcestruzzo risente di qualsiasi deformazione o assestamento subiti dall'uno o dall'altro componente: donde la necessit di tener conto di fenomeni che nel cemento armato ordinario vengono trascurati o considerati solo casualmente: ritiro e fluage sotto carico del conglomerato, rilassamento dell'acciaio teso a lunghezza costante a tassi elevati. I dati regolamentari qui appresso riportati sono ricavati dalle vigenti norme emanate dal Ministero LL.PP. Calcestruzzo. - Per diminuire l'entit del ritiro e del fluage sotto carico, si dovranno mettere in opera soltanto calcestruzzi di elevata compattezza, ottenuti applicando i pi moderni concetti della tecnica dei conglomerati cementizi: cementi alta resistenza (ed a rapido indurimento); granulometria accurata; dosaggio acqua/cemento ridotto al minimo compatibile con il conferimento di una quantit di acqua d'idratazione e con la di assestamento del getto nelle casseforme.

Generalit. - Il cemento armato precomGeneralit presso l'espressione di una tecnica perfezionata che tende a sfruttare nel modo pi razionale le propriet meccaniche dei materiali associati. Esso deve essere pertanto realizzato soltanto con materiali di qualit, le cui caratteristiche siano sottoposte a severo controllo. Si deve in particolare tenere pre-

MATERIALI

Fig. 1 - Trave ad armature aderenti

Fig. 4 - Ghiera di ancoraggio B.B.R.

Fig. 2 - Trave a cavi scorrevoli

Le figure 1 e 2 schematizzano i due pi importanti metodi di messa in tenB sione. Nel primo le armature vengono tese preventivamente per contrasto su degli appositi blocchi di ancoraggio o sulle casseforme: gettato il calcestruzzo a diretto contatto con l'acciaio se ne attende l'indurimento (per accelerare il Fig. 3 - Pistoncino Freyssinet a doppio effetto. Il pistone B quale si ricorre spesso al riscaldamento) serve a bloccare il cuneo di ancoraggio entro il suo alloggiamento. e si libera l'armatura. La trasmissione ghiera di bloccaggio dello stato di mutua costrizione fra i due dado di contrasto Martinetto materiali quasi sempre affidata all'adeperno per il 12 renza. Nulla vieta, se le condizioni statiforo per il 14 che lo esigono, di deviare l'armatura onde mutare l'andamento della risultante degli sforzi preventivi lungo l'asse della monometro trave. asta di trazione base di appoggio Un altro procedimento (fig. 2) consiste Fig. 5 - Martinetto B.B.R. nel mantenere l'armatura indipendente Fig. 6 - Martinetto (Morandi) tipo M3 per 3 5, M4 per 3 7 dal getto per tutta la ,durata dell'induriSezione A - A mento, dopo avvenuto il quale si effettua la messa in tensione prendendo appoggio direttamente sul calcestruzzo. In questo caso le armature vengono generalmente disposte entro un alloggiamento

BASI TECNOLOGICHE

Fig. 7 - Sistemazione di un terminale di cavo da 18 7, sistema (Morandi).

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Manuale dellArchitetto

CEMENTO ARMATO PRECOMPRESSO


TEORIA
La composizione degli impasti sar stabilita in base ad uno studio preventivo che dovr fondarsi sui seguenti criteri: a) qualit degli inerti. La sabbia, naturale Nella zona intermedia delle curve granulometriche i granuli di un determinato diametro possono anche mancare, purch l'area compresa tra la curva granubilit e la tendenza alla segregazione, che caratterizzano tali impasti, possano causare la formazione di cavit o di nidi di ghiaia. Sar spesso necessario adottare un impasto pi maneggevole e pi ricco in cemento per le zone di testata delle travi, dove il getto pi difficile a causa della forte concentrazione di armature. Per la sabbia, definita convenzionalmente come un insieme di granuli passanti attraverso un crivello a fori rotondi del diametro di 5 mm (UNI 2334). converr avvicinarsi alla curva definita dall'espressione (2). A correzione del tratto iniziale della curva, la sabbia non deve in ogni caso contenere pi del 5%. di granuli aventi diametro inferiore a mm 0,1:

p a s s a n t e

100 90 80 70 60 b c

curva teorica curva pratica aree a+c aree b+d

% 50 40 i n 30 p 20 e s 10 o 0 a

4 6 8 10 15 20 25 Fig. 8 - Confronto tra le curve granulometriche terorica e pratica

50

c) la quohtit d'acqua determinata in base alla lavorabilit occorrente per una buona riuscita dei getti; essa sar comunque ridotta al minimo indispensabile. necessario che la dosatura in cemento, venga vagli mm aumentata coi crescere della percentuale di acqua.

od artificiale deve essere costituita da grani resistenti non provenienti da roccia decomposta o gessosa. Deve essere scricchiolante alla mano, non lasciare tracce di sporco, non contenere materie organiche, melmose o comunque dannose; se necessario, sar lavata con acqua dolce per eliminare materie nocive. Analogamente gli inerti di maggior diametro devono essere formati da elementi non gelivi, non scistosi, scevri di sostanze estranee, di parti friabili, pulverulente o terrose: b) granulometria: una composizione granulometrica raccomandabile nella maggioranza dei casi definita da una delle curve corrispondenti alle formule seguenti: Legante compreso:

P'=A+(100-A)

d D

Legante escluso: P' e P" rappresentano il % in peso dei grani passati ad un determinato vaglio.

P"= A-C+(100-A)

d D

100 100-C

D= diametro massimo degli aggregati. D= diametro qualsiasi compreso tra 0 e D. Il coefficiente A della (1) assumer uno dei valori seguenti: inerti tondi 4 8 inerti a spigoli vivi 6 10 (i valori pi elevati corrispondono agli impasti pi fluidi).

possibile migliorare la rnaneggevolezza, lometrica e gli assi coordinati sia approssimativamente equivalente a quella senza danneggiare la resistenza, introducompresa fra la curva teorica e g] i stessi cendo nell'impasto dei prodotti additivi (plastificanti). assi (fig. 8). possibile r=e+s+kp conseguire 2,40 compattezze 2,0 elevate, anche 2,02 r=e+s+kp 2,12 1,94 superiori a quelle ottenute 1,86 con le curve 1,5 1,70 1,72 precedenti, ri1,39 correndo ad impasti granu1,34 1,06 1,46 1,40 1,12 lometrica0,90 1,12 mente discon1,0 0.70 tinui, caratterizzati cio dal0.88 l'impiego di 0.32 0.38 0.50 0.40 classi di inerti 0.48 0.26 0.32 0.40 nettamente di0,5 stanziate. Concetto 0.50 0.50 0.50 0.50 fondamentale 0 del procedimento di ri0 1 1 1 5 10 anni durre sensibil4 2 mente i vuoti Fig. 9 (Fluage), ritico ad accorciamento del calcestruzzo per una precompressione dovuti all'efdi b=200 Kg/cm fetto di parete, Calcestruzzo:resistenza a compressione del prisma d28=480 Kg/cm; ci che per riE modulo=4000000 kg/cm; umidit atmosferica relativa 3570%; chiede un'ener e=/= accorciamento elastico specifico in %; gica lavora s=ritiro specifico in %; kr=(fluage) specifico in %. zione. Si consiglia di curare in Nel computo del rapporto acqua/cemodo particolare lo studio degli impasti discontinui, ad evitare che la scarsa lavora- mento si terr conto dell'umidit degli inerti.

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95a

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CEMENTO ARMATO PRECOMPRESSO


TEORIA
1 3 giorni 7 giorni 14 giorni 28 giorni 0,5 90 giorni 365 giorni 0,90 0,79 0,70 0,61 0,56 0,46 0,29 0,39 0,70
Il getto dovr essere costipato per mezzo di pervibratori ad ago o con vibratori esterni (questi ultimi si adotteranno per strutture sottili o per zone molto ingombro). Vibratori e pervibratori saranno possibilmente di frequenza variabile onde interessare tutta la scala granulometrica dell'impasto. Le figg. n. 9 e 10, ricavate da un rapporto del Laboratorio Federale di Zurigo, forniscono alcuni dati indicativi sull'andamento dei fenomeni di ritiro e fluage nei calcestruzzi ad alta resistenza. Tali figure s riferiscono a conglomerati aventi resistenza cubica a 28 giorni superiore a 500 kg/cm. Nel diagramma d fig. 9 il ritiro es misurato a partire dal terzo giorno dopo il getto; il fluage sotto carico c., si riferisce a prismi caricati a100 kg/cm. 14 giorni dopo il getto; la deformazione elastica calcolata per un modulo elastico pari a 400000 kg/cm. La curva a tratto pieno corrisponde a conservazione in atmosfera ad umidit relativa del 35 %, la curva tratteggiata a conservazione in atmosfera ad umidit relativa del 70 %. L'entit del fluage sotto carico per una data durata di conservazione praticamente proporzionale all'intensit della sollecitazione (per lo meno se questa rimane inferiore ad 113 del carico di rottura). pertanto lecito definire un fluage specifico riferito ad una sollecitazione pari a 1 kg/cm., Nel caso della figura, e per tempo indefinito, il fluage specifico vale 0,56/100000 per umidit del 70% 0,70/100000 per umidit del 30 %. La fig. 1 0 indica la, variazione dei fluage specifico a tempo in infinito in funzione dell'et all'imposizione del carico. Le Norme vigenti impongono che il ritiro finale non sia mai assunto inferiore al 0.2511000. Il fluage (o deformazione lenta sotto carico), per calcestruzzi caricati a 14 gg. dal getto, deve valutarsi almeno 1,5 volte la deformazione elastica. Se il carico viene applicato entro un tempo minore, si assume una deformazione lenta pari al doppio della deformazione elastica. In mancanza di determinazione diretta, si pu assumere per modulo elastico istantaneo il valore E =350000 kg/cm. Il tasso di lavoro a compressione o a trazione non deve superare, allatto della precompressione, il 42 Il della corrispondente resistenza alla stessa data. In esercizio: a compressione il 32 % della resistenza a 28 gg, R,; a trazione il valore di Rc/20 a condizione che l'intero sforzo di trazione, calcolato a sezione interamente reagente, venga fatto assorbire da armature sussidiarie non tese, calcolate al tasso convenzionale di 1400 kg/cm. Non sono ammesse trazioni sotto l'azione del carico permanente, in ambiente corrosivo, nelle travi costruite per conci. vietato l'impiego di calcestruzzi con resistenza inferiore a 375 kg/cm. a 28 giorni (tolleranza 5 %). Nelle zone di ancoraggio si possono assumere sforzi di compressione locale pari a Rc/1,5 Acciai Gli acciai pi comunemente usati sono del tipo patentato e trafilato. Talvolta si fa seguire la trafilatura da un trattamento d'invecchiamento. Si trovano anche in commercio acciai dei tipo laminato trattato. Nelle travi a fili aderenti non lecito impiegare acciai tondi-lisci di diametro superiore a 2 mm. Per sezioni maggiori si usano acciai con tacche, sezioni ovali o rettangolari con risalti, trecce di due o pi fili. Nelle travi a cavo si adottano tondi di 5-6-7 e fino a 10 mm. Taluni procedimenti usano tondini filettati fino a 26 mm. Gli acciai sono caratterizzati dal carico e dall'allungamento di rottura sfr ed Afr, dai limiti convenzionali s1 e s2 allo 0,1 % e 0,2% di deformazione permanente. La fig. 11 rappresenta l'andamento caratteristico del diagramma sforziallungamenti di un acciaio trafilato per travi a cavo. La fig. 12 riproduce la legge della caduta di tensione subita in un periodo di 120 ore dall'acciaio di fig, 11 teso inizialmente a 120 kg/mm e quindi mantenuto a lunghezza costante. La caduta a tempo infinito da due a tre volte superiore alla caduta a 120 ore. Nelle travi a cavo la tensione realizzata dal martinetto si riduce a causa dell'attrito che si sviluppa lungo il percorso del cavo fra l'acciaio e il suo alloggiamento.

0,25 0,26 0,21 ETA' ALL'IMPOSIZIONE DEL CARICO 0 35 70 100

Y= k in 0/00 per 100 Kg/cm

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TEORIA
Kg/mm 150 rottura (0,2%) (0,1%) 100 Nel caso illustrato in figura 13 si ha, supponendo di tendere con un unico martinetto applicato in A e semplificando le espressioni che forniscono le cadute per attriti: B = A (1-fc 1- fd l1) C = B (1-fd l2) D = C (1-fd l3) E = D (1-fc 2- fd l4) I coefficienti di attrito in linea retta ed in curva possono assumersi come da seguente prospetto: Calcestruzzo liscio Lamierino metallico Lamierino lubrificato f d x 10 5 3-4 1,5-2 fc 0,5 0,25-0,3 0,2 attrito, ecc., ed indicando altres come tensione iniziale di tiro fi la massima tensione esercitata allatto del tiro, si deve avere: Travi a cavo: fi 0,85 2 fi 0,95 1 f 0,58 fr f 90 Kg/mm Travi ad armature aderenti: fi 0,95 3 f 0,62 R f 105 Kg/mm vivamente consigliato di avitare fi superi i seguenti limiti assoluti: Travi a cavo: 120 Kg/mm. Travi ad armature aderenti: 130 Kg/ mm. Nelle travi a cavo tuttavia lecito compensare uneventuale perdita di tensione per attrito compresa entro 10 Kg/mm con un innalzamento equivalente del limite assoluto sopraindicato. La caduta per rilassamento pu valutarsi al 7% di fi per le travi a cavo, al 12-14% di fi per le travi ad armature aderenti armate rispettivamente con elementi singoli o con trecce. Si pu anche assumere quale caduta il doppio della caduta misurata a 120 ore. Quando si proceda alla ritaratura delle tensioni preventive non prima di 44 gg. dopo la messa in tiro, le cadute per ritito del 15%, quelle date dal rilassamento dellacciaio del 30%. tuttavia indispensabile assicurare nel frattempo unefficace protezione delle armature tese.

50

40 80 120 160 200

Le Norme stabiliscono i seguenti limiti per le caratteristiche dellacciaio e le condizioni dimpiego. Esternsimento base: 200 mm; Piegamenti alterni: resistenza a quattro lim. elastico (0,1%): 145,0 Kg/mm; piegamenti su mandrino di diametro lim. elastico (0,2%): 153,0 Kg/mm; quadruplo del diametro del filo (v. tabella (UNI 1474). tensione iniziale 120 kg/mm 2010 kg Allungamento per > 3 mm non 2000 inferiore a 5% su dieci diametri. caduta di tensione Kg 65 (3,22%) Rapporto /fr0,90. (Tollarenza 4%). Tassi di lavoro: indicando come 1950 tensione finale f la tensione introdotta nel calcolo di verifica, a tempo infinito, in una sezione ge1900 nerica, previa deduzione di tutte le perdite o cadute date da ritiro, fluage, rilassamento dellacciaio, 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100110 120 ore VERIFICA STATICA STRUTTURE ISOSTATICHE INTERNAMENTE PRECOMPRESSE Fig.12 - Diagramma della caduta di tensione Calcolo degli effetti della precompressione. subita dallacciaio della fig. 11 tesoinizialIn una trave a sezione costante o variabile munita di armatura pretesa mente a 120 Kg/mm e quindi mantenuto a avente percorso qualsiasi, le azioni esercitate dallarmatura sulla trave lunghezza costante. comprendono gli sforzi terminali di ancoraggio F, le forze ripartite trasmesse dallarmatura nei tratti curvilinei, eventualmente le forzeconcentrate P agenti in corrispondenza dei cambiamenti repentini di direzione (fig. 14). Linsieme delle forze F, (oppure F, P) risulta equilibrato. 1 L1 B L2 C L3 D L4 2 F B P F F r F
1/r

Fig. 11 - Diagramma sforzi - allungamenti di un accaio trafilato per travi a cavo

Fig. 13- Percorso schematico di un cavo suddiviso in tronchi per il calcolo delle perdite per attrito

F A

Fig. 14- A, sezione concentrata esercitata dal cavo in corrispondenza di cambiamento di direzione: B, azione ripartita esercitata dal cavo lungo un tratto di andamento curvilineo

ds=1 Fig. 15 - Azione locale del cavo in un tratto elementare del percorso Fig. 16 - Azione locale del cavo in un vertice del tracciato

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TEORIA
ciaio: il secondo dipende dal numero di cavi e dalle loro posizioni relative: nelle travi normali esso provoca una caduta del 2 o 3 %. Si dimostra che per valutare l'effetto del ritiro basta ridurre la pretensione i di una quantit eguale al prodotto del ritiro R modulo dell'acciaio Ea. Analogamente l'effetto del fluage sotto carico si valuta per accesso, moltiplicando il d fluage specifico per il tasso di lavoro medio del calcestruzzo lungo il percorso del cavo e del modulo dellacciaio. Rb Esempio: Trave rettangolare 20x40 armata con cavo rettilineo 12 5 coinciFig. 17- Condizioni esterne di lavoro in presenza: A, della precompressione e del carico permanente B, della precompressione e del carico permanente pi carico accidentale. dente col bordo inferiore di nocciolo. Tensione iniziale : 105 kg/mm ( si supSe si ammette che non vi sia attrito la F agisce sulla sezione depurata dei fori; pone gi scontato il rientro dellanco costante lungo la trave e le risultano nelle travi ad armature aderenti l'a- raggio). normali allarmatura. Si ha allora dalla zione si esercita su una sezione etero- Precompressione iniziale: bordo supefig. 15, relativa ad un tratto di lun- genea composta dal calcestruzzo e riore 0, bordo inferiore : ghezza unitaria: =F/r e analoga- dalle armature, alle quali si applica il mente dalla fig. 16 per unarmatura coefficiente di ampliamento 6. Lo 2 x 10500 x12 x 0,196 = 60 Kg/cm 20 x 40 stesso coefficiente si applica ad evenspezzata: =2 F sen /2. tuali cavi scorrevoli tesi in fasi antecedenti e gi iniettati. Il calcolo delle tensioni locali si effettua applicando le usuali formule della scienza delle costruzioni a sezione interamente reagente, se, come avviene sempre in pratica, la precompressione elimina la possibilit di parzializzazione. Calcolo delle cadute: Ritiro (pari al 0,25/1000): 0,25 x20000=5 Kg/mm 1000 Fluage (pari a 1,5 volte la deformazione elastica con modulo di 350000 Kg/cm): 62 x 1,5 x 20000=5,3 Kg/mm 350000 b Rb

Percorrendo larmatura a partire da una testata, si osserva che in una qualsiasi sezione la risultante delle forze F, p (o F, P) che l'armatura esercita sulla parte sinistra della trave una forza F agente secondo la tangente all'armatura nella sezione considerata (lo sforzo agente lungo l'armatura, costante in assenza di attrito, deve infatti risultare equivalente alle azioni che l'armatura trasmette al calcestruzzo 'al di l della sezione considerata). Larmatura coincide ' Pertanto con la curva delle pressioni lungo la trave. Riducendo la risultante delle forze di precompressione ai, soliti assi, passanti per il baricentro della sezione, si ottengono le caratteristiche della sollecitazione date dalla precompressione, che comprendono nel caso generale sforzonormale, momento flettente e taglio. In genere, a causa della piccola inclinazione dell'armatura, si ammette che la componente dello sforzo di precompressione parallela all'asse della trave sia costante ed eguale a F; analogamente si ammette che le forze p agiscano normalmente all'asse (mentre invece esse sono normali all'armatura). Nel calcolo degli effetti di precompressione occorre distinguere travi a cavo e travi ad armature aderenti. Nelle travi a cavo lo sforzo di precompres sione

Calcolo degli effetti delle cadute di tensione Valutato lo stato di precompressione iniziale, occorre considerare l'effetto delle cadute di tensione. Nelle travi ad armature aderenti si considera l'influenza del ritiro, del fluage sotto carico, del rilassamento dell'acciaio (la caduta per compressione elastica del conglomerato gi scontata quando si applichi lo sforzo di precompressione alla sezione intera, calcestruzzo e acciaio). Nelle travi a cavo scorrevole si ha in pi la caduta per assestamento del sistema di bloccaggio, l'effetto,mutuo fra i cavi (caduta di un cavo gi bloccato per la messa in ten sione di un cavo successivo); tali due ultimi effetti intervengono tuttavia allatto stesso dellinstaurazione dello stato di coazione ed , meglio valutarli a parte; il primo si calcola dividendo l'assestamento per la lunghezza del cavo e moltiplicandolo per il modulo dell'ac-

Rilassamento acciaio * (7% di fi): 0,07x120=8,4 Kg/mm Totale 18,7 Kg/mm Tensione finale al lembo inferiore: 62 x 86,3 =51 Kg/cm 105

(In pratica si dovr inoltre tener conto dellattrito come indicato in precedenza). b h/3 h/3 B B' h/3

N N'

Fig. 18 - Determinazione della zona limite in una sezione della trave.

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Effetto dei carichi esterni (flessioni) Si applicano le formule usuali per sezioni interamente reagenti. importante notare che se una parte della sollecitazione esterna agisce allatto delle precompressione (peso proprio e carico permanente), possibile assicurarne lassorbimento mediante scelta opportuna della posizione dellarmatura. Siano infatti 0 e Rb i tassi estremi ammissibili per le sollecitazioni ai lembi, Mp e Ms i momenti flettenti esterni permanente e accidentale, b, h le dimensioni della sezione (supposta rettangolare) : volendo sfruttare integralmente la capacit resistente della sezione, si dovr fare in modo che le condizioni estreme di lavoro raffigurate nelle figure 17A e 178 corrispon dano, la prima all'azione della precompressione e del carico permanente, la seconda all'azione della pre compressione del carico permanente e del carico accidentale. Ammettendo in via approssimata l'invarianza dello sforzo F, si ha che l'intervento di un momento flettente esterno M sposta il centro di pressione, inizialmente coincidente coi cavo, di una distanza M/F. Le condizioni suddette saranno pertanto soddisfatte ponendo il cavo al disotto del punto inferiore di nocciolo ad una distanza d=Mp/F e facendo s che H/ 3=Md/F. Poich pertanto dovr risultare: F= h= 1 b h Rb 2 6Ms b Rb Verifiche al taglio Le sollecitazioni tangenziali date dal carico esterno e dalla precompressione si calcolano applicando i metodi usuali con riferimento alla sezione interamente reagente. La verifica della resistenza si effettua in corrispondenza della fibra baricentrica in base ad un circolo di Mohr convenzionale, assumendo per la precompressione (componente normale e trasversale) una frazione pari a 2/3 del valoreeffettivo. La tensione principale convenzionale di trazione cos calcolata non deve superare il valore Rc/20. Quando la tensione principale. convenzionale di trazione non supera i 3 kg/cm non richiesto il calcolo delle armature a taglio, altrimenti occorre prevedere un'idonea staffatura che si calcola col metodo classico del cemento armato,valutando linclinazione convenzionale del piano, di fessurazione in corrispondenza dellasse baricentrico. La staffatura deve comunque comportare almeno tre staffe al metro lineare elinterasse fra le staffe non deve superare laltezza della sezione. Nelle travi ad armature aderenti per solai si pu omettere la staffatura se la tensione principale suddetta inferiore a 3 kg/ cm. Nelle travi ad armature aderenti non si tiene conto della precompressione in un tratto compreso fra la testata ed una sezione posta ad una distanza pari a 50 volte il maggior diametro dellarmatura.

si avr

Le formule (c) e (b), mostrano che altezza della trave e sforzo di precompressione sono funzioni del momento M,. Il momento Mp interviene solo nella determinazione della posizione del cavo. Dimensionata in tal modo Ja mezzeria di una trave di se zione costante, una sezione generica soggetta a M'P, MI, rispetter i limiti imposti alle tensioni qualora il cavo si trovi entro l'intervallo 88' (fig. 18) definito da: NB= M'p+M's M'p ; N'B'= ; F F

Il luogo dei punti BB definisce quindi lungo la trave una zona limite entro la quale dovr trovarsi il cavo. Tale zona stata raffigurata nella fig. 19 per una trave soggetta a momenti Mt, M, di andamento parabolico. Il ragionamento sopra riportato vale naturalmente anche per valori diversi delle tensioni ammissibili. Nella pratica applicativa non generalmente necessario procedere al tracciamento della zona limite, essendo sufficiente effettuare la verifica di alcune sezioni con riferimento ai valori estremi del momento flettente che le sollecitano.

h/3 h/3 h/3 M'p/F

Ms+Mp F

Ms = F

h 3

d=Ms/F Fig. 19 - Zona limite in una trave appoggiata

* Il calcolo del rilassamento dellacciaio si esegue per una tensione di 120 Kg/mm in quanto si suppone che vi siano 15 Kg/mm di perdita per attrito fra la testata e la sezione alla quale si riferisce la verifica.

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TEORIA
Esempio. al quale corrisponde allaltezza delbaCi riferiamo alla trave gi esaminata in ricentro: precedenza, nella quale si suppone che 3 660 = 12,5 Kg/mm = all'appoggio agisca un taglio esterno: m 2 20x40 Te=8000 kg. Sia =0,10 radianti l'inclinazione del cavo nella sezione di ap- La trazione principale convenzionale vale quindi: 1 compresso). Il valore del coefficiente K dato dal grafico di fig. 21 in funzione dell'inverso della percentuale di armatura ridotta X: X= bh Af cr fr

(cR resistenza a compressione del conglomerato). 'm 1 + 4 Tale formula vale per sezioni la cui ' ' = + m m 1 2 2 parte compressa abbia forma rettango lare e nelle quali l'armatura sia rag ' = -8,5 + 1 289+625=+6,6 Kg/cm gruppata in una ristretta zona. In altri 1 2 casi si proceder ad un calcolo pi 2 Inclinazione convenzionale del piano preciso fondato sull'ipotesi dellaconserdi fessurazione: vazione delle sezioni piane e sulla messa in conto dei diagrammi reali di ' 6,6 1 deformazione del calcestruzzo e dell'actg = = = 0,53 12,5 ciaio. Le Norme richiedono un margine m Fig. 20 - Determinazione delle tensioni principali e di sicurezza 2 rispetto al carica totale. dell'inclinazione degli elementi principali a mezzo del Prevedendo staffe a due bracci 8 cerchio di Mohr mm al tasso di 1600 kg/cm si deve STRUTTURE IPERSTATICHE poggio. Ammettiamo di effettuare la assumere un interasse : La messa in tensione dell'armatura fa verifica a tempo infinito con tensione nascere delle reazioni iperstatiche; la nel cavo pari a 86,3 kg/mm. All'al- 2x0,5x1600 s As curva delle pressioni non coincide x= =12,1 cm = tezza del baricentro si ha: 12,5x20x0,53 m b tg quindi pi coi percorso del cavo risul tante. Il calcolo delle incogniteiperstati m =-25,5 Kg/cm Nelle strutture eseguite in pi fasi le che si effettua con gli usuali metodi La componente trasversale dello sforzo verifiche al taglio, come d'altronde della Scienza delle Costruzioni. Si potr nei cavo vale, ponendo =sen : quelle a flessione, vanno ef ettuate in ad esempio far usa del principio dei f Tc= 0,10x12 x 0,196 x 8630=2010 kg. ogni fase, sovrapponendo quindi gli lavori virtuali. effetti (s'intende che la sovrapposizione Nella trave di figura 22 a tre appoggi K=1 deve riferirsi alle tensioni). fissi si calcoler ad esempio la reazione dell'appoggio intermedio in base all'e0,9 Verifiche a fessurazione e rottura quazione: 0,8 Fessurazione. Il momento di fessural 0,7 zione Mf si calcola a sezione interadx 0,6 mente reagente ammettendo che la (M0+M1X)M1 =0 2 EI fessurazione abbia inizio quando, sul 0,5 o bordo teso, la trazione eguaglia la 0,4 resistenza a trazione dei conglomerato dove Mo=Fe il momento isostatico 0,3 (che si pu assumere pari a 1 il 0 dela di precompressione, M, il momento del resistenza a compressione). le Norme terminato nella sezione generica della 0,2 richiedono un margine di sicurezza struttura principale dalla reazione X ri0,1 pari a 1,1 rispetto al momento totale dotta a valore unitario. 0 di esercizio. Anche nelle strutture iperstatiche si pu 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 X definire una zona limite entro la quale Mf 1,1 Fig. 21 - Variazione del coefficiente K della formula deve rimanere contenuta la curva delle Mp+Ms di Guyon in funzione dell'inverso della percentuale pressioni se si vuole che le tensioni ai ridotta Rottura. Il momento di rottura M si lembi restino comprese entro i limiti r Per la verifica si pone: pu calcolare con la formula di Guyon ammissibili: si ricorder tuttavia che in questo caso la curva delle pressioni non 2 'm = 3 m =-17 Kg/cm Mr=Kfr Af h coincide pi coi cavo risultante. T ' = 2 2010=1340 Kg. c 3 Donde un taglio risultante: T=Te-Tc=8000-1340=6660 Kg. dove fR e Af sono rispettivamente il carico di rottura e la sezione dell'acciaio, h l'altezza utile (distanza fra il baricentro dell'armatura e il bordo STRUTTURE PARZIALMENTE PRECOMPRESSE Il calcolo in servizio si basa sul principio di sovrapposizione. t utile rappresentare

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TEORIA
graficamente il diagramma delle tensioni nei vari elementi costituenti (nella calcestruzzo gettato in opera elemento precompresso A B nelle travi a cavo si possono realizzare economie sostanziali effettuando la messa in tensione in pi fasi, in ognuna delle quali si fa intervenire parte del carico permanente: si riesce cos ad evitare la comparsa, nelle fasi intermedie, di sollecitazioni pericolose. Assai spesso nelle varie fasi si fa anche variare la sezione reagente. Es.: travi isolate prefabbricate fuori opera e soggette ad una prima precompressione, varo, getto della soletta e dei trasversi, ulteriore precompressione dell'insieme, ecc. In ogni fase del calcolo si dovr naturalmente computare lo sforzo di precompres sione effettivamente agente: tensione iniziale per i cavi tesi nella fase considerata. tensione parzialmente ridotta per i cavi tesi antecedentemente. In genere la modifica delle caratteristiche geometriche data dall'iniezione dei cavi non affatto trascurabile. Nelle travi a fili aderenti con armature rettilinee necessario ridistribuire l'armatura metallica, ad evitare sforzi eccessivamente concentrati in testata. Il rialzamento delle armature, realizzabile mediante deviatori, consente di usufruire anche in queste travi dei vantaggi illustrati nello studio delle travi a cavo incurvato.

Fig. 23 - A, esempio di una struttura parzialmente precompressa;B; diagramma delle tensioni per precompressione pi carico esterno. fig. 24B il tratteggio orizzontale rappresenta le tensioni di precompressione nella trave, il tratteggio verticale le sollecitazioni indotte dal carico esterno nell'insieme trave-soletta). Qualora un elemento non precompresso sia soggetto a sforzi di trazione si deveammettere che esso si parzializzi: per effetto della parzializzazione pu accadere che nelle strutture compiesse vi siano pi ani di separazione. Gli clementi associati possono trovarsi in diverso stato di maturazione, donde l'insorgenza di stato di mutua costrizione dato dal ritiro e dal fluage differenziale. Il calcolo del carico di rottura si effettua in applicazione degli stessi concetti indicati per le travi interamente precompresse. F e

Fig. 23 - A, esempio di una struttura parzialmente precompressa composta da trave e soletta: B, diagramma delle tensioni dato dalla precompressione e da un momento flettente esterno. PROGETTAZIONE Molto spesso alcuni dei dati di base sono fissati per ragioni costruttive (larghezza e spessore della soletta nelle travi da ponte, altezza negli clementi industriali, ecc.). Partendo da tali dati conviene allora considerare in primo luogo le condizioni di sicurezza a rottura e dedurne la sezione dell'armatura metallica. In questa fase bene tenere presente che nelle travi usuali la precompressione mediaall'altezza del baricentro oscilla normalmente fra 60 e 80 kg/cm. Il proporzionamento viene successivamente completato fissando la forma definitiva della sezione, in modo che si trovino rispettate le condizioni relative ai tassi di lavoro in servizio. Molto spesso F

Fig. 22 - Tracciato indicativo del cavo in una trave continua a tre appoggi.

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APPLICAZIONI
ARMATURA LONGITUDINALE 0,50
20 22 20

0,50 16,20 10,80

SEZIONE A-A 30
16 30

30

80

30

30

106 60 40

200 2,5 PIANTA SEZIONE A-A 2,5 SEZIONE B-B

20,00 16,20 21,60 16,20 90 90

30 20,00 25 90 10,80 ARMATURA 10,80 10,80 10,80 10,80 25 40

TESTATA

40 14 22
9 55

35 40
2.5 8 25

952,5

2.5

PORTALE SISTEMA MORANDI 0,85 0,30 0,30 1,50 1,50 1,50 0,00 2,15 1,85 1,55 0,12 1.30 0,34 0,12 0,50 0,09 infisso ad ante apribili (0,45)piano pavimento finito 1,70 0,45 1,00 16,25 0,40 0,40 32,50 16,25 1,10 0,35 2x16 5 acciaio 28 staffe 10/8cm
0,30

staffe 5/15cm

2x16 5 acciaio

2x16 5 acciaio

3x16 5 acciaio

6,95

infisso in ferro non apribile

2 10

1x16 5 acciaio 2 10
30

staffe 10/7cm 1x16 5 acciaio

67

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APPLICAZIONI
TRAVI PREFABBRICATE A FILI ADERENTI Dati caratteristici produzione S.C.A.C. - Milano
TAS 30/16 Area sezione calcestruzzo cm (Superfici ideali Si) Area Sezione acciaio armonico mm Peso kg/m Distanza baricentro trave del lembo superiore cm Distanza baricentro armatura del lembo superiore cm Sforzo finale di precompressione kg Momento d'inerzia baricentro cm
4

TAS 45/20 537,33 434,7 128 25,346 33,354 45643 117928 6,57 145,86

TAS 65/30 1066,93 732,24 264 36,77 50,02 76885 491402 -4,16 130,58

TAS 80/32 1393,2 1003,44 333 44,49 62,6 105361 964156 -12,42 145,89

277,07 238,6 64 17,54 21,75 25053 26197 19,80 140,58


TAS 45/20

Sollecitazione di precompressione iniziale al lembo superiore kg/cm Sollecitazione di precompressione iniziale al lembo inferiore kg/cm

filo rustico 1017 5 3 25 45 5562 tavella nervata in cotto o tavellone 45

TAS 30/16 10 4 3 13.5 3.5 6 5 16 30

filo al rustico tavella nervata in cotto o tavellone 712

15

30

4 8 7.5 20

4758 eventuale lavella in cognl. cem. leggero

63100

TAS 80/32 TAS 65/30 20 14 2 8 5 32 65 7478 filo al rustico tavole in c.a. prefabbricate 812 3 22 16 2 8 5 47 65 63 10 8 50100 12 32 8993

filo rustico tavole in c.a. prefabbricate 812 3

78

10 8 10 30

50100

Produzione industrie cementi G. Rossi - Piacenza

getto eseguito in opera

800 fili acciaio mm 5 con tacche tirante 800 800

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100

Manuale dellArchitetto

CEMENTO ARMATO PRECOMPRESSO


SOLAI
CARATTERISTICHE SOLAIO CELERSAP PRECOMPRESSO (R.D.B. - PIACENZA) formato da travetti in conglomerato armato precompresso con fondelli di laterizio, a fili aderenti, con sezione a T rovescio di altezza 9 oppure 12 cm, posti in opera ad interasse di 45 cm. Fra di essi vengono collocati degli elementi forati in laterizio di altezza variabile a seconda delle necessit statiche. In casi particolari i travetti precompressi possono essere abbinati ed allora linterasse delle nervature risulta di cm 57. Nelle nervature di conglomerato da gettarsi in opera vengono normalmente aggiunti spezzoni destremit aventi funzione dammaraggio o di assorbimento delle tensioni dovute ai momenti negativi.

1240

25

912 31.7 45

12

57

peso kg 15/m Monotrave interasse cm 45 Altezza solaio cm 12 16,5 20 25 30 35 48 Travetti e blocchi kg/m 81 94 98 120 133 141 147 Congl. per Peso solaio il getto l/m 15 27 36 50 68 76 90 in opera kg/m 115 155 180 230 275 310 345 Travetti e blocchi kg/m 91 100 104 121 131 138 143 Monotrave interasse cm 57 Congl. per Peso solaio il getto l/m 24 43 58 79 100 121 142 in opera kg/m 145 200 235 295 350 405 455 Travetti e blocchi kg/m 89 101 106 127 140 149 155 Monotrave interasse cm 45

peso kg 18/m Monotrave interasse cm 57 Travetti e blocchi kg/m 102 112 116 133 143 150 154 Congl. per Peso solaio il getto l/m 20 39 53 74 95 117 137 in opera kg/m 145 200 235 295 350 405 455 in opera kg/m 115 155 180 230 275 310 345

Congl. per Peso solaio il getto l/m 12 24 34 47 60 74 87

MOMENTI MASSIMI DI SERVIZIO PER LA STRISCIA LARGA 1 METRO R = Resistenza a rottura a 28 gg. del conglomerato per il getto delle nervature Tipo solaio MONO TRAVE R 160 200 R=250 160 200 R=250 12 600 645 820 990 1090 985 1260 1520 1665 16,5 965 1130 1430 1720 1920 1505 1820 2190 2745 2905 20 1230 1445 1820 2185 2520 1920 2245 2815 3370 3870 Altezza solaio cm 25 1600 1885 2365 2850 3295 2500 2940 3685 4415 5095 30 2320 2920 3505 4060 3645 4560 5465 6310 35 3465 4175 4840 5430 6510 7530 40 4020 4830 5605 6310 7560 8755 Travetto tipo N. 2 3 5 7 8 2 3 5 7 8 travetti Ap=mm 40 48 60 72 84 80 96 120 144 168

BITRAVE

75 12 16.5 20

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CEMENTO ARMATO PRECOMPRESSO


SOLAI
CARATTERISTICHE SOLAI Altezza H cm 12 16,5 20 Contrassegni pannelli Tracce acciaio contenute in ogni pannello Beton nervat. colleg. l/m 4 7 11 pannello kg/m 100 130 150 Peso solaio kg/m 110 145 175 R 160 510 745 930 1 2A8 4 A 12 755 1110 1385 2 2A8 6 A 12 MOMENTI MASSIMI DI SERVIZIO riferiti alla striscia larga 1 metro a Resistenza del calcestruzzo per il getto (a 28 giorni) R 200 950 1465 1835 3 2A8 8 A 12 1150 1775 2260 4 2 A 12 10 A 12 R 250 2070 2630 5 2 A 12 12 A 12

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CEMENTO ARMATO PRECOMPRESSO


SOLAI

10 6 35 35 35 d=19.7 a=21.2 2030

30

30

30

b=9.2 Travetti prefabbricati in calcestruzzo con tavella. Interasse variabile. (Societ Nemea - Roma)

Travetti prefabbricati in laterizio armato con interposizione di blocchi forati. Interasse variabile. (Industria Cementi Giovanni Rossi, Soc. P.a. Piacenza)

20

20 13

11

Travetti prefabbricati in calcestruzzo con tavella. Interasse variabile (Solaio Friuli - Udine)

Travetti formati da conci prefabbricati con tavelle, Interasse variabile. (Consorzio Gen. Cantieri Varese - Milano) 3 4

21.5 14.5

12 Travetti prefabbricati in calcestruzzo con blocchi o tavelle. Interasse variabile. (Soc. Etrusco - Firenze) 3

10

13

55 Travetti prefabbricati in laterizio armato con interposizione di blocchi forati. Interasse variabile. (Industria Cementi Giovanni Rossi, Soc. P.a. Piacenza)

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CEMENTO ARMATO PRECOMPRESSO


SOLAI
SOLAIO ESSEVI (SCAC) Ottenuto collegando travi precompresse armoniche SCAC (TAS) aventi forma a T con monoblocchi in laterizio mediante nervature in calcestruzzo gettato in opera. Agli incastri si arretra il laterizio riempendo di calcestruzzo.

SOLAIO ESSEVI A BLOCCO 55 - 53 - 52,5


Altezza solaio . . . . . . Trave TAS . . . . . . . . Interasse . . . . . . . . . Volume conglomerato . . . Peso travi TAS . . . . . . . . . Peso laterizio . . . . . . . . . . Peso totale solaio . . . . . . Altezza solaio Momenti di esercizio Kg cm/int. 24112 27636 31154 34566 37506 40226 42873 45446 Armatura metallica mm 7/24 7/28 7/32 7/36 7/40 7/44 7/48 7/52 Altezza solaio Momenti di esercizio Kg cm/int. 34216 39072 43865 48436 52863 56720 60706 64378 Armatura metallica mm 7/24 7/28 7/32 7/36 7/40 7/44 7/48 7/52 cm 12,5 tipo 8/13 cm 55 l/m 11 Kg/m 27 Kg/m 44 Kg/m 99 16,5 20,5 8/13 10/15 53 52,5 19 23 28 37 60 65 134 159 Armatura metallica mm 7/24 7/28 7/32 7/36 7/40 7/44 7/48 7/52

cm 12,5 tas 8/13 int. 55

cm 18/5 tas 8/13 int. 53

Momenti di esercizio Kg cm/int. 34216 cm 20,5 39072 tas 10/15 43865 int. 52,5 48436 52863 56720 60706 64378

Altezza solaio

SOLAIO T.A.S.t. Ottenuto collegando travi T.A.S.t. aventi forma fubolare con tavelloni nervati mediante travetti in calcestruzzogettato in opera.

TABELLA DELLE CARATTERISTICHE DEL SOLAIO T.A.S.t


Solaio cm 16,50 17,50 18,50 19,50 20,50 21,50 22,50 23,50 ALTEZZE Tavella Soletta cm cm 3,00 4,50 Cappa cm 1 2 3 1 2 3 T.A.S.t. Altezza Base cm cm 12 15 Interasse cm 62 Vol. conglom. m/m 0,022 0,032 0,042 0,052 0,024 0,034 0,044 0,054 Travetto Kg/m 20 Travetto Kg/m 32 PESI Laterizio Kg/m 50 Conglomerato Kg/m 48 70 92 114 53 75 97 119 Solaio Kg/m 130 152 174 196 143 165 187 209

3,00

4,50

16

15

62

25

40

50

Altezza cm 16,5 Momento T.A.S.t. di esercizio Serie N. (Kg) Kg cm 1 2720 34600 2 3110 41500 3 3500 48250 4 3890 55000 5 4280 62000 6 4665 67350 7 5050 72900 8 6220 80900 9 6995 89500 10 7870 105800 11 8740 120800

Altezza cm 16,5+2 Momento T.A.S.t. di esercizio Serie N. (Kg) Kg cm 1 2720 39100 2 3110 47000 3 3500 54600 4 3890 62450 5 4280 70200 6 4665 76500 7 5050 81300 8 6220 91700 9 6995 103500 10 7870 120400 11 8740 137200

Altezza cm 20,5 Momento T.A.S.t. di esercizio Serie N. (Kg) Kg cm 12 2720 43750 13 3110 52400 14 3500 61200 15 3890 69600 16 4280 78500 17 6120 96300 18 6995 116000 19 7870 135000 20 8740 153800 21 11365 172000 22 12240 109000 23 13110 227000

Altezza cm 20,5+2 Momento T.A.S.t. di esercizio Serie N. (Kg) Kg cm 12 2720 48300 13 3110 57600 14 3500 67500 15 3890 77000 16 4280 86500 17 6120 107200 18 6995 128000 19 7870 149000 20 8740 169600 21 11365 191000 22 12240 209000 23 13110 230000

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CEMENTO ARMATO PRECOMPRESSO


SOLAI
SOLAIO STALP Costituito da elementi precompressi prefabbricati (listelli) e blocchi cavi in laterizio, collegati da nervature in calcestruzzo gettate in opera. I listelli in laterizio (a sezione costante per le varie altezze di solaio = cm 6x10) presentano 3 scanalature in cui sono annegate le armature metalliche, formate da trefoli a 2 fili di acciaio, con malta di cemento vibrata. Tali listelli, appoggiati sui muri (o sulle casseforme delle travi principali), funzionano anche, durante il getto, da sostegno provvisiorio dei blocchi e del calcestruzzo delle nervature. Ai listelli precompressi affidata la funzione di assorbire gli sforzi di trazione. Carichi di sicurezza: alla fessurazione 1,2; alla rottura 2,25. Societ produttrici solaio STALP: - Biarmato - Milano - Cempre - Torino - Fornaci Valdadige - Verona - Societ Pugliese Strutture Cementizie Precompresse - Bari.

INTERASSE cm 38

INTERASSE cm 50

CARATTERISTICHE DEI SOLAI


Altezza laterizio . . . . . . . . Interasse . . . . . . . Larghezza nervatura . . . . . Volume conglomerato . . . . Peso listello . . . . . . . Peso laterizio . . . . . Peso totale solaio . . . . . cm cm cm l/m Kg/m Kg/m Kg/m 12,5 38 7 13 34 48 112 16,5 50 7 14 26 67 128 16,5 38 7 18 34 63 140 20,5 38 7 24 34 76 165

SOLAI STALP 38
Altezza Solaio Momenti di esercizio Kg cm/int. 11800 17460 22920 28160 33200 38600 Armatura metallica mm 16 24 32 40 48 56 Altezza Momenti Solaio di esercizio Kg cm/int. 16921 25110 cm 33125 16,5 40960 48615 56090 Armatura metallica mm Altezza Momenti Solaio di esercizio Kg cm/int. 32800 43365 cm 53760 20,5 63975 74000 83865 Armatura metallica mm 24 32 40 48 56 64

SOLAI STALP 50
Altezza Momenti Solaio di esercizio Kg cm/int. 17007 21173 25304 29428 33528 cm 37592 16,5 41589 45447 48595 51946 55593 59357 63184 Armatura Altezza Momenti metallica Solaio di esercizio mm Kg cm/int. 16 20847 20 25974 24 31466 28 36124 32 41148 36 cm 46138 40 16,5+3 51094 44 56015 48 60903 52 65756 56 70574 60 75360 64 80111 Armatura metallica mm 16 20 24 28 32 36 40 44 48 52 56 60 64

cm 12,5

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PREFABBRICAZIONE
Negli ultimi decenni la tecnica edilizia ha tentato di integrare i sistemi costruttivi tradizionali con procedimenti di montaggio in cantiere di clementi di ben definita funzionalit (pannelli di pareti, solai scale, gruppi sanitari) preventivamente costruiti in stabilimenti centralizzati. In Italia, come in molti altri Paesi, fiorirono le iniziative specie nel campo degli studi e dei progetti relativi ai procedimenti di prefabbricazione. Nel 1945. il Consiglio Nazionale delle Ricerche bandi un concorso per progetti di prefabbricazione edilizia che ebbe una larga partecipazione di concorrenti. Approfondendo gli studi in tal senso ci si accorse per che la realizzazione su piano industriale di talune soluzioni apparentemente ammissibili presentava invece difficolt tali da renderle antieconomiche. In altri termini si constatato che difficile ottenere con la prefabbricazione totale quella economica sul manufatto che si sperava di conseguire passando dalla lavorazione artigianale a quella industriale di serie. Per i pannelli di pareti, all'indiscutibile risparmio di mano d'opera ottenibile con la lavorazione in serie si contrapponeva il maggior costo dei materiali (cemento, ferro, materie plastiche, legni speciali ecc.) occorrenti per gli elementi prefabbricati, in confronto di quelli (mattoni, calce) impiegati nella costruzione tradizionale dei muri. Per i solai, le scarse economie di materiali e mano d'opera realizzabili con una lavorazione industrializzata ed altamente meccanizzata, venivano in gran parte se non del tutto assorbiti dal costo dei trasporti e dal sollevamento in alto degli elementi. Per la posa in opera di pareti e solai prefabbricati necessitano infatti attrezzature meccaniche di costo notevole: e per di pi occorre talvolta superare le difficolt derivanti dalla configurazione del terreno e da limitazioni dello spazio necessario per la sistemazione ed il movimento delle macchine di sollevamento. Oltre a ci non si pu nemmeno trascurare il risultato estetico di un'esasperante monotonia derivante dalla totale prefabbricazione di interi quartieri, mentre gli eventuali vantaggi realizzabili con i pi perfezionati sistemi di prefabbricazione comportano l'applicazione di tali sistemi ad un grande numero di fabbricati. Superato il periodo non breve dell'attrezzatura dello stabilimento e del cantiere, l'evidente effettivo vantaggio della prefabbricazione si ha nel tempo occorrente alla costruzione di un edificio, in quanto il montaggio di elementi prefabbricati richiede minor tempo di quello occorrente per la costruzione dell'edificio stesso, coi sistemi tradizionali. quindi comprensibile, perch dopo vari studi e tentativi, la prefabbricazione totale di edifici di abitazione, abbia avuto in Italia un cos scarso successo, mentre sia stata largamente adottata in paesi come la Russia, dove per la rigidit del clima la costruzione tradizionale incontra ostacoli difficilmente sormontabili. Se la prefabbricazione totale di case di abitazione ha avuto sino ad oggi in Italia scarsi risultati, si sono avuti invece e si vanno ogni giorno sviluppando le possibilit di adozione di una prefabbricazione edilizia parziale riguardante principalmente le strutture in cemento armato. Tale prefabbricazione si pu dividere in due grandi categorie: a) quella relativa ad elementi isolati (travi, capriate, scale ecc.) destinati a rispondere separatamente ad una precisa funzione statica; b) quella - che si potrebbe definire prefabbricazione strutturale - nella quale i vari elementi prefabbricati derivano dalla scomposizione di una struttura rispondente a determinate condizioni statiche, e che a ricomposizione ultimata, ricostituiscono la struttura da cui sono derivati, rispondendo alle stesse condizioni statiche come se fosse un tutto, monolitico. Alla 1 categoria appartiene ad es. la prefabbricazione in cantiere di travi per solai in laterizio armato ormai largamente adottata per la sua convenienza economica come pure la costruzione di travetti precompressi da parte di ditte specializzate, particolarmente attrezzate. A questo primo tipo di prefabbricazione appartiene altres la costruzione, fatta direttamente in cantiere, ma a pi d'opera, di travi, capriate od altri elementi strutturali in cemento armato di tipo diversissimo. Affinch il procedimento risulti economico occorre che il numero degli elementi prefabbricati sia tale da abbassare sotto un limite adeguato il costo di ammortamento dei macchinari e delle attrezzature necessarie. Lo studio economico pu essere perci effettuato soltanto caso per caso in base alle particolari caratteristiche del lavoro.

ferri lasciati fuori per attacco solaio 20.00 staffe fissaggio provvisorio capriata ponteggio sostegno capriata capriata martinetto

10.24 attrezzatura per trasporto capriate A 5.74 B

capriata martinetto

19

1.001.00 60 60 50

28 in opera soletta cm 2.5 gettata in opera ripartizione 6 a 30 410/m 2.00 C 30 laterizio 28 in opera 19 30 16.5 D

capriata prefabbricata cassaforma 45

1.50 20

capriata prefabbricata

Fig. 1 Esempio di prefabbricazione di grandi elementi di struttura isolati. Capriate in c.a. della luce di m 20. Officine FIAT Mirafiori, Torino. A, vista; B fianco; C, collegamento capriate prefabbricate e travi principali gettate in opera; D, sezione A-A.

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Manuale dellArchitetto

PREFABBRICAZIONE
Anche dal punto di vista tecnico non possibile indicare regole di carattere generale. Le casseforme per l'esecuzione di elementi prefabbricati possono essere costruite in legno. ferro, conglomerato cementizio, a seconda delle caratteristiche dell'elemento. Particolari accorgimenti devono essere adottati per impedire l'adesione dell'elemento prefabbricato alle casseforme. quali la spalmatura delle stesse con sostanze oleose, la loro accurata pulizia dopo il disarmo, ed altres l'adozione di una sagoma che faciliti la sformatura. Per ovvie ragioni economiche la sformatura degli elementi prefabbricati deve potersi effettuare nel pi breve tempo possibile. A tale scopo opportuno adoperare conglomerati di alta qualit con buona dosatura di supercemento ed ottimi inerti. Nella stagione fredda opportuno proteggere i getti, ed in ogni caso prevedere il riscaldamento preventivo degli inerti e dell'acqua di impasto. Con questi accorgimenti si possono prevedere periodi di maturazione di 4872 ore. Qualora il numero degli elementi da prefabbricare sia considerevole, o l'opera da realizzare con elementi prefabbricati debba rispondere a particolari esigenze di rapida esecuzione si pu anche provvedere ad accelerare la maturazione degli elementi

Fig. 2 - Sezione trasversale del viadottoo di corso Francia, Roma. L'impalcato formato da solette prefabbricate e da travi prefabbricate a V.

4.65

0.70 36.00

50.00 sezione orizzontale a m 2,00

A 1.50 pianta schematica della struttura resistente

paranco

0.70 1.20

paranco

36.00

paranco

9.00

Fig. 3 - Aviorimessa con copertura ad elementi prefabbricati. A, pianta; B, sezione.

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STRUTTURE IN VETROCEMENTO
COPERTURE
COPERTURA A NERVATURE IN VISTA caldana di cemento asfalto materiale plastico piastra di vetro COPERTURA CON APPOGGIO IN NICCHIA MURARIA corrente in legno architrave in c.a. mastice plastico bicchieri in vetro

isolante speciale rustico intonaco COPERTURA A NERVATURE IN VISTA AD ALTA IMPERMEABILITA' piastra di vetro materiale imperm.

cartone catramato asfalto banchina d'appoggio in cemento

caldana in cemento asfalto materiale plastico

COPERTURA ISOLANTE TERMOACUSTICA piastra vetro materiale impermeabile isolante speciale rustico intonaco

COPERTURA A NERVATURE NELLO SPESSORE DEL VETRO. APPOGGIO SU BATTUTA IN RIALZO bicchieri di vetro

amianto

disco di metallo

vetro martellato

mastice plastico caldana di cemento

COPERTURA CARROZZABILE PER RUOTE FERRATE LEGGERE telaio di ghisa piastra di vetro

corrente in legno cartone catramato struttura portante

GIUNTO SU TRAVE PORTANTE IN C.A. bicchieri di vetro elementi di cotto asfalto

10

50

95

95

50

D C 10 50 95

mastice plastico cartone catramato

A B LUCERNARI CARROZZABILI PER RUOTE FERRATE PESANTI A, pianta dei telai in ghisa di varie dimensioni multiple di : B, C, sezioni con diverse forme di vetro; D, sezione del telaio apribile. Misure in mm.

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STRUTTURE IN VETROCEMENTO
PARETI E VETRATE
ferri verticali in giunti alterni dentro e fuori intonaco telaio di fissaggio

Piastra vetro

intonaco

isolamento speciale zoccolino zoccolino in legno caldana solaio pavimento

profilo di legno materiale plastico cartone bitumato

Parete a nervature sporgente

feltro

Parete in mattoni coibenti a camera d'aria rarefatta saldati a fuoco


cartone ondulato

plafone profilato sostegno piastra vetro rivestimento metallico

feltro feltro

coprigiunto metallico mastice piastra vetro cartone ondulato sughero bitumato compresso

telaio cemento vetro liscio o martellato piastra vetro piastra vetro camera d'aria nervatura

Parete con nervature nello spessore del vetro


A, sezione; B, pianta. A mastice piastra vetro telaio cemento C B nervatura

Parete isolante termoacustica a piastre


profilo infisso metallico montanti di intelaiatura dei pannelli di vetrocemento e di collegamento degli infissi nervatura

piastra vetro

Parete con telaini di cemento


A,i telaini vengono fissati con malta cementizia; B, telaino a doppio vetro isolante termoacustico C, telaino con struttura metallica.

Attacco infisso

STRUTTURE IN VETRO

vite a pressione e o profilato a=53-42-30 mm b=35-28-17 mm c=35-28-19 mm d=60-45-40 mm e=25-20-19 mm canaletto condensa acqua c mastice guarnizione molla

vite a pressione vetro molla

ponticello ghisa

b a

Vetrate tettole lucernari sheds

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COPERTURE
PENDENZA DEI TETTI A FALDE INCLINATE
GRAFICO PER LE PENDENZE E LE LUNGHEZZE DELLE FALDE DEI TETTI La lunghezza della falda in rapporto alla pendenza dei tetti riferita alla base di m. 1.

236,5

200%
223,5

190% 180%

215 65 206 200,5 197,5 188 180,3 60 174,5 172

170% 160% 150% 140% 130%

164 55 156,5

120% 110% 100% 90% 85% 80% 70% 65% 60% 50% 45% 40% 35% 30% 25% 20% 15% 10%
17,6 8,7 26,7 36,3 57,7 46,6 70 84 100 120 143,4 174 214,,5

148,5 50 141,5 134,5 45 131,5 130,5 40 122 119,5 117 115,5 112 110 109,5 108 25 106 105,1 104,3 103,5 103 102 101,6 100,4 100,3

35 30

20 15 10 5

10

20

30

40

50

60

70

80

90

100

Precipitazioni atmosferiche medie annue (1871-1941) in mm dacqua (la qualit di neve e di grandine viene ridotta in acqua mediante fusione.

Pendenze consentite dai materiali impiegati.


Tipo della copertura Pendenza % 40 35 35 30 2025 1020

Pendenze medie consigliabili in rapporto alle precipitazioni.


Regioni italiane Pendenza %

OSSERVATORIO Moncalieri............. Milano.................. Venezia................ Genova............... Bologna.............. Firenza..............

Quantit di acqua in mm 84 106 112 104 112 109

OSSERVATORIO Iesi................... Roma................ Napoli.............. Taranto............. Palermo............ Sassari................

Quantit di acqua in mm 66 112 118 91 118 104

Scandole in legno...... Canali a due strati...... Tegole alla romana e canali....................... Tegole piane (marsigliesi)........................ Fibrocemento e lamiera ondulata.................... Materiali speciali o vetro liscio...................

Alta montagna...... 60 e oltre Zone alpine...... 5060 Alto Appennino (settentrionale e centrale...... 45 Basso Appennino e Pia nura Padana.............. 35 Italia Centrale............. Italia Meridionale....... 3035 25

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110

Manuale dellArchitetto

COPERTURE
SCHEMI DI CAPRIATE IN LEGNO E IN ACCIAIO
CAPRIATE DI TETTI IN LEGNO CAPRIATE DI TETTI IN ACCIAIO

Capriate zoppa con contracatena per luci < di m4

Capriate semplice, conveniente per luci di m 68

monaco

puntone

lastra in pietra di appoggio

catena

Capriata semplice, conveniente per luci di m 57

Capriata semplice, conveniente per luci di m 812

contraffisso

m 30 a 1/5 a

Capriata di tipo palladiano, conveniente per luci di m 815

Capriata Polonceau, conveniente per luci di m 1216

m 30

Capriata composta,conveniente per luci di m 1215

Capriata inglese, conveniente fino a m 25

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111

Manuale dellArchitetto

COPERTURE
DIMENSIONAMENTO DELLE CAPRIATE IN LEGNO
ESEMPIO DI CARRIATA IN LEGNO PER COPERTURA PESANTE 228 Kg/m INTERASSE M 3,50 gattello staffa travetto terzera puntone grappa monaco

staffa

contraffisso o saetta catena staffa 45 SEZIONE A-A

pietra o calcestruzzo per ripartizione pressione 45 1000

mm 50x5 puntone 22x20 cm

24 3,5

14

21,5

mm 50x5 15

monaco 20x20 cm

contraffisso 20x20 cm

mm 50x5 12 18,7

mm 5x5 catena 22x20 cm

16
A 20 catena 22x20 cm
Per coperture leggere (125 kg/m) Dist. fra le capriate Legni Puntoni...... Catena............ Puntoni...... Catena............ Puntoni...... m 3,75 Catena............ Puntoni...... m 4,50 Catena............ Portata m 78 910 11121314

mm 50x5 puntone 22x20 cm

Per coperture leggere (125 kg/m) Dist. fra le capriate Legni Puntoni...... Catena............ Puntoni...... Catena............ Puntoni...... m 4,00 Catena............ Puntoni...... m 5,00 Catena............ Portata m 78 910 11121314

13x16 15x18 16x19 18x21 15x17 16x20 18x20 20x22 14x16 16x18 16x21 18x23 16x18 16x21 18x22 20x24 14x18 16x20 17x22 19x24 16x19 17x22 18x23 20x25 15x19 17x21 19x22 21x25 17x20 18x23 20x24 22x26

14x16 15x19 16x20 18x22 15x18 17x20 17x22 20x24 14x18 16x20 17x22 19x24 16x19 16x22 18x23 20x25 15x19 17x21 19x22 21x25 17x20 18x23 20x24 22x26 15x20 18x22 20x24 22x26 17x27 17x24 21x25 24x28

m 3,00 Saette a monaco 12x12 12x14 14x14 15x15

m 2,50 Saette a monaco 12x12 12x14 14x15 15x16

m 3,50 Saette a monaco 12x13 12x15 15x15 15x16

m 3,00 Saette a monaco 12x14 13x15 14x16 15x18

Saette a monaco 12x14 13x15 14x16 15x18

Saette a monaco 12x16 14x15 15x16 16x19

Saette a monaco 12x16 14x15 15x16 16x19

Saette a monaco 13x16 14x16 15x18 17x20

Coperture leggere: eternit, lamiera, ecc. Coperture medie: tegole leterizie piane. Coperture pesanti: tegole a canale con falda di sottotetto (o tipi pi leggeri soggetti a sovraccarichi eccezzionali). I carichi totali considerati comprendono la grossa e piccola orditura, il materiale di copertura ed un sovraccarico medio di 70 kg/m

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112

Manuale dellArchitetto

COPERTURE
DIMENSIONAMENTO DELLE CAPRIATE IN LEGNO
140 70

ESEMPI DI CAPRIATE IN LEGNO PER COPERTURE LEGGERE

143

23 100 150 150 800 150 150 100

140 70

40

250

180

180

140

140

180

180

1000

APPOGGIO SU RITTI DI LEGNO

APPOGGIO SU MURATURA

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113

Manuale dellArchitetto

COPERTURE
ESEMPIO DI SHED DOPPIO IN CEMENTO ARMATO

980 cordone di iuta

980

coprigiunto a molla Sezione longitudinale eternit vetro vite di pressione

ponticello

SEZIONE C-C
c eternit c vetro

eternit

490

980

Particolare della copertura


414 2 8 30 28 2 13 20 48 10 25 30 15 20 15 28 2 8 210 210 15 30

25
213 513 28 15 20

20 28

28

20
216

213

490

980

490

Armatura del telaio dello shed

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114

Manuale dellArchitetto

COPERTURE
ORDITURA IN LEGNO DELLE FALDE DI TETTO
A falda di sottotetto continua. - Si compone di correnti (morali 8 x 8 o fette 5 x 8 di quercia o castagno) sui quali si estende una superficie piana che pu essere a: Tavolato. Da impiegarsi specialmente per coperture con tegole alla romana, eternit, ardesia, cartone catramato e coperture speciali metalliche. Normalmente si usano tavole di cm 2 -. 3 (v. fig. 1). Pianellato. Le pianelle in laterizio si impiegano particolarmente per coperture con tegole alla romana e con coppi canali; vengono appoggiate sui correnti e contrastate allo slittamento da un listello di base chiodato (v. fig. 2). 30 PICCOLA ORDITURA NEI TETTI A FALDA INCLINATA

100:200 tavolato chiodato

terzera 5070 250300 Fig. 1 - Falda in tavolato

puntone

13 2.5 interasse dei correnti cm 30 Tavellinato. Le tavelline forate sono pi leggere delle pianelle e permettono un interasse di 40 centimetri tra i correnti. Ha lo stesso impiego del pianellato (v. fig. 3). 40 puntone

30 Fig. 2 - Falda in pianellato

terzera

pianelle listello base 4x4 inchiodato

2.5 interasse dei correnti cm 40

25

A orditura di listelli o cantinelle. - Si compone di correnti (morali 8 x 8 o fette 5 x 8) sui quali si inchiodano le cantinelle 4 x 4 parallele alla linea di gronda (interesse di cm 3236 l'una dall'altra per tegolemarsigliesi). Si usa quando gli assi delle capriate o dei puntoni sono distanti tra di loro circa terzera tre metri (v. fig. 4). Senza la piccola orditura. - Si compone di arcarecci (morali 8 x 8 o fette 5 x 8 di castagno o quercia) disposti direttamente sopra i puntoni parallelamente alla gronda, sui quali si dispongono le tegole piane in laterizio (tipo marsigliese) le lastre di eternit o le lamiere ondulate. L'interasse degli arcarecci varia a seconda del materiale impiegato per la copertura. L'impiego di questa armatura consentito dalravvicinamento ( m 1 2) delle capriate o dei puntoni ed consigliabile per inca vallature leggere (v. fig. 5).

40 250300

listello base 4x4 inchiodato Fig. 3 - Falda in tavellinato

puntone 50:70 fanno parte della grande orditura Fig. 4 - Ordinatura di listelli o cantinelle

Fig. 5 - Copertura senza piccola orditura

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115a

Manuale dellArchitetto

COPERTURE
ORDITURA IN LEGNO DELLE FALDE DI TETTO
Dimensioni in cm Materiale Tegole in laterizio marsigliese 40x25x3 Eternit lastre ondulate mod. 24 183x97x0,6 mod. monitor 183x101x0,6 alla francese 40x40x0,4 alla francese 30x30x0,4 alla toscana 39,5x63,6x55 alla romana 122x57x0,6 lamiera zincata ondulata 200x100x8/10 mm 200x90x8/10 mm a interasse dei correnti 36 57 85,5 22 15 36 56,25 Sezione dei correnti 8x8 b interasse dei puntoni 12 m

da 6x6 a 12x7

12 m

da 4x4 da 7x3,5 a 7x7 da 6x6 a 6x10 da 4x4 a 8x8

1m 12 m 12 m 12 m

4050

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115b

Manuale dellArchitetto

COPERTURE
COSTRUZIONE E ORDITURE DELLE FALDE DI TETTO
SCHEMI DI ALCUNE COPERTURE A FALDE DI TETTO INCLINATE INCONTRO DI DUE CORPI DI FABBRICA DOPPI

45 45 a/2

a/2 45

b
b/2 b/2

45

b b/2 b/2

OSSATURA DI UN ABBAINO

spessore tavole cm 3,5


45 a a/2

10 x 8 5 x 2,5
a a a/2 a c c

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116

Manuale dellArchitetto

COPERTURE
PRINCIPALI TIPI DI COPERTURE IN LATERIZIO
COPERTURA CON CANALI A DUE STRATI tegole curve o canali

malta

40
19

13

gronda COPERTURE CON TEGOLE ALLA ROMANA E CANALI


35

malta tegole piane o embrici

40

28

gronda COPERTURE CON TEGOLE PIANE (TIPO MARSIGLIESE)


40

25

20

linguette per il fissaggio delle tegole ai travetti


~5

gronda
falda di sottotetto continua

COPERTURE CON SCANDOLE DI LARICE O ABETE (IN USO NELLE VALLI ALPINE) spessore delle scandole 1520 mm

NB. - Nei tre tipi il filare di gronda deve essere leggermente sollevato per mantenere pendenza costante con i filari sovrastanti. Tabella delle dimensioni, dei pesi degli elementi di copertura ed inclinazioni minima dei tetti da essi consentite. Monta numero Dimensioni di un Peso Tipo min. delle elemento in cm kg/m elementi falde m Coppi......... 34 13x19x40 75 35% Canali........ Tegole alla romana....... Canali....... Tegole piane (marsigliesi) 28x35x40 13x19x40 25x40x2,5 65 40 9 14 1415 3550 35% 30% 40%

falda per fissaggio

1/3 a

2030=a

Scandole in 1215x2030 spessore 20 legno......... mm 1520

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117

Manuale dellArchitetto

COPERTURE
PRINCIPALI TIPI DI COPERTURE IN ETERNIT
COPERTURA ALLA FRANCESE E rampone grappa 9 listelle di colmo 8 22 20 20 40 variabile 22 Fori per chiodatura 22 40 B 8 gronda Fissaggio lastra 225 A Fori per chiodatura 40 Fori per chiodi da 30mm Fori per il Fissaggio dei ramponi C 40 D 10 colmo

rampone di rame A, mezza sagoma di invito; B, sagoma di fondo; C, sagoma di gronda; D, lastra di grondai; E, colmo COPERTURA ALLA TOSCANA 19,5 210 G 90 di gronda 110 L di testata 55 di colmo 11,5 grappa 21 68 36 36 vite Fissaggio lastre 3,5 2,6 gronda schema A 22.6 D E lastre di testata C D E Fissaggio lastre di Fondo 59,5 grappa in Ferro zincato A ut. 140 largh.utile mm 610 largh. tot. mm 636 largh.utile mm 610 largh. tot. mm 636 50 rame variabile larghezza utile mm 610 larghezza totale mm 636 tot. 200 18 variabile 68 11,5

19,5 G 21

lungh. ut.360 lung. tot.396 B

utile 305 totale 331

B F

A, mezza lastra di colmo; B, lastra trapezia sinistra;C, lastra trapezia destra; D, lastra di fondo; E, lastra di gronda; F, mezza lastra di testata; G, colmo COPERTURE ONDULATE E h= 183 cm. mod.1924 e mod. monitor vite di fissaggio come la copertura alla toscana 35

12

MODELLO 1924 largh. totale cm 97 largh. utile cm 91 ondulazioni n. 5 1/2 A B 12 C MOD. MONITOR D largh. totale cm 101 largh. utile cm 97 ondulazioni n. 6 1/2

gronda

3 Fissaggio su strutture metalliche

A, lastra di gronda; B, lastra di fondo; C, lastra di colmo; D, lastra senza smussi; E, colmo

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118

Manuale dellArchitetto

COPERTURE
COPERTURE IN ALUSICC METALLICHE AUTOPORTANTI
tipo A 80 40 tipo AE elem. cm. 40
80

elementi cm 80 40

Spessore
4

Tabella dati tecnini Alusicc ACCIAIO ZINCATO ALLUMINIO 5/10 6/10 8/10 10/10 7/10 10/10 8/10 12,20 4,08 15,90 2,20 2,75
5

40
2,5

J cm....... 5,75 7,24 10,68 13,69 10,03 W cm...... 2,28 2,79 3,87 4,81 3,48 eX mm..... 19,90 19,04 18,03 16,56 16,13 Kg/m....... 4,50 5,40 7,00 8,60 1,95
x e

15,68 5,08 14,52 2,75 3,44

x 4,5

Kg/m......

5,63 6,75
spess. mm 0,06

8,75 10,75 2,44


150

lungh. 150

alusicc

m 12,30

25

PARTICOLARI BORDATURE ALUSICC

Laterale aperto
lunghezza dell'elemento quanto la falda m 1416

Laterale di raccordo con parete verticale Colmo a muro con scossolina.

PARTICOLARI ALUSICC SU SOLAIO PIANO CON ARCARECCI SICCACIER (AC)


m 7,30 spess. mm 0,8 lungh. alusicc 175 = = 175 5

25

arcaraccio in profilato
dado rondella

rondella

dado
Interasse m
0,80 1,00 1,20 1,40 1,60 1,80 2,00 2,40 2,60 2,80

Tabella incidenza N staffe al m


(riferita al n. di arcarecci della falda)

Nervatura centrale alternata 2 3 +


3,90 3,15 2,60 2,25 2,00 1,60 3,20 2,50 2,10 1,80 1,60 1,40

Nervatura centrale completa 2 3 +


6,30 5,00 4,20 3,60 3,15 2,80 2,50 2,10 195 1,80 4,70 3,80 3,15 2,70 2,25 2,10 1,90 1,60 1,45 1,25 3,80 3,15 2,60 02,25 1,95 1,75 1,60 1,30 1,20 1,05

cappuccio vergato giunto stagno alussic


gancio

gancio

arcareccio in tubolare

Staffa Alusicc tipo S 5

Staffa Alusicc tipo S 6

Per zone di forte vento consigliabile una staffa ad ogni incrocio di arcareccio con nervatura.

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119

Manuale dellArchitetto

COPERTURE
COPERTURE CON LAMIERA ONDULATE
A lamiera lungh.max m 25
max. 2.20

C Sezione tetto

A Pianta particolare falda

Particolare C TIPI DI LAMIERE

Particolare B

Sezione A-A

7,62 87,7 97,3 x L =360 Lamiera sinusoidale tipo 01

1,9

10 3 65 77 Lamiera sinusoidale tipo 02

13

3 91 98

} x L =360
15,24 1,9

Scossalina laterale

Lamiera sinusoidale tipo 03

91.44 95,88 Lamiera ondulato-piana tipo 04 190,5 7,62 8,32 Lamiera trapezoidale tipo 05 38

Scossalina di testa

25 Colmo 1,00 7,00 Lamiera trapezoidale tipo 06

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120

Manuale dellArchitetto

SCALE
SEGNI CONVENZIONALI IN PIANTA
La quota di riferimento (0,00) quella del pianerottolo del piano terreno. i piani superiori hanno quota positiva, quelli inferiori hanno quota negativa. A partire dal piano terreno le alzate facenti parte di ciascuna rampa saranno numerate progressivamente. mentre quelle delle rampe che dal piano terreno scendono ai piani inferiori porteranno un numero negativo. Il verso di salita si indica con una freccia con linea continua sulla mezzaria di ogni rampa. La pedata e l'alzata si indicano lungo la linea suddetta, pedata in alto ed alzata in basso. in unit centimetro.

103 221

( -292 )

103 221

103 221

( 0,00 )

103 221 1

103 221 20

( +325 )

103 221

103 221

( +975 )

103 221

- 18 30,5 16,25 -1 30,5

21 16,25 30,5

16,25

30,5 16,25 51

-8 -9

11 10

50

133

181

133

181

133

181

181

133

Santinato PENDENZE
linea del soffitto

Piano terra

Piano tipo

Ultimo piano

VINCOLI DI PASSAGGIO PER LE RAMPE

75

80 72 Lunghezza normale del passo di un uomo in piano

135

Con rapporto normale a/p=17/29 (due alzate + una pedata = cm 63

A B A, distanza per scala rettilinea normale; B, passaggio per due persone di fronte;C, passaggio per tre persone di fronte. 23,5% 70 12% 8 A 140 17 12 29 8.5 16.5 12% GRADONATE C

pendenza max per scale a pioli

pendenza max scale per locali macchine

a/p=20/20-pendenza max per case unifamigliari a/p=20/23-pendenza max per case d'abitazione a/p=19/25 a/p=18/27 a/p=17/29 a/p=16/31 a/p=18/33-pendenza max per scale scoperte a/p=13/37-pendenza max per gradonata 45 24 20 a/p=1/5 a/p=1/8 a/p=1/10

21%

75 90

210 19.5%

25 16

41

Inclinazioni usuali per gradonate, scale normali, per locali macchine, a pioli A, tipo sconsigliabile per lunghe rampe perch scomoda

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121

Manuale dellArchitetto

SCALE
SFALSAMENTO DEI GRADINI
Volendo che il piano intradosso delle rampe e quello del pianerottollo o dei piani si incontrino sulla stessa linea necessario ammettere uno sfalsamento dei gradini chevarier in funzione della differenza d=s-r/cos. Lo sfaldamento in avanti o indietro riferito al verso di salita della rampa. Nel caso in cui d=0 lo sfalsamento indietro di una pedata. Nel caso in cui d=a/2 lo sfalsamento nullo. Nei casi intermedi ci si serve del diagramma in disegno.

corrimano l1 l2 d r s cos

corrimano

corrimano l1 l 1= l2 l2

s r

Sfaldamento indietro d < d= sr = s- r cos a + p p

a 2

Sfaldamento nullo d < d= sr = s- r cos

a 2 p

Sfaldamento avanti d < d= sr = s- r cos

a 2 p

a + p

a + p

Nel caso in cui d maggiore o minore a/2 gli sfalsamenti sono una frazione di pedata in avanti o indietro e i loro valori sono stati dal diagramma in disegno: a, alzata; p, pedata;, inclinazione delle rampe; s, spessore del pianerottolo misurato fra i piani intradosso al finito: r, distanza fra il piano di intradosso della rampa ed il piano radenti ai vertici interni della spezzata formata dalle pedate e dalla alzate a + p p valore di r misurato verticalmented= s- r = r cos cos

Valori sfaldamento in dietro 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20

Valori sfaldamento in avanti 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20

35 34 33 32 3130 29 28 2726 252423 22 2120 1918 17 16 15 14 13121110 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35

15x33 18x27 20x25 y= valori di d in cm 17x29 19x25 16x31

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122a

Manuale dellArchitetto

SCALE
SFALSAMENTO DEI GRADINI
250

858

789 658

589

600 700

611

317 467

417

135 100 135 235 100 1.05

430

279

~500

436

250

Schemi comparativi dell'ingombro necessario per superare il dislivello di m 3,20 con rampe di m 1 di larghezza e rapporto a/p=16/31

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122b

Manuale dellArchitetto

SCALE
SVILUPPO DEL CORRIMANO
Partendo dal presupposto che gli intradossi delle rampe e dei pianerottoli si snodino senza discontinuit, affinch anche il corrimano abbia andamento continuo, si seguano le seguenti norme: a) si consideri la superficie cilindrica la cui direttrice data dalla proiezione sul piano orizzontale dei punti pi esterni della sezione traversale della rampa; b) la larghezza della rampa data dalla lunghezza delle lastre di pedata aumentata della distanza misurata fra il piano della superficie cilindrica e quello parallelo passante per la testata delle lastre di pedata (v. figura). Esempio 1 Supponendo di aver determinato con l'uso delle tabelle della tavola precedente uno sfalsamento indietro, si tracci la retta e si riporti a partire da AB e si riporti a partire da A un segmento b=(P-sF)/2 seguito da tante pedate quante compongono la prima rampa, per chiudere con un segmento a=(p+sF)/2; allo stesso modo si disegni il lato CD. Esempio 2 Si ricavi dalle tabelle alla tavola precedente il valore dello sfalsamento sf fra il primo e l'ultimo gradino ed ammettiamo che esso sia in avanti. Tracciata la retta AB, si riporti a partire da A un segmento a=(P+sF)/2, seguito datante pedate quante compongono la prima rampa, per chiudere compongono la prima rampa, per chiudere con un segmento b=(P-sF)/2; allo stesso modo si disegnano i lati BC e CD.

10 direttrice della rampa di sinistra a B C direttrice della rampa di dastra b sf 11

1 sF
30,5 16,5

p
A=10 cm

A largh. pian. largh. rampa a D


p+sF

20

p-sF 2

=p

Esempio 1 - Scala a due rampe affiancate con parapetto chiuso 8 p b 9 a

1 p a

sf largh. pianeratt. largh. rampa 11 b a A 12 b 19 A

filo corrimano

filo corrimano filo corrimano e direttrice Filo primo gradino a sf b

Esempio 2 - Scala a pozzo a tre rampe con parapetto a giorno piano della direttrice piano della direttrice

20 a p-sf p p-sf sf lastra di pedata lastra di pedata b a b

A, sezione trasversale della rampa con parapetto a giorno a+b=p p=sF+2p B, sezione trasversale della ramppa con parapetto chiuso p+sF b= 2 p= pedata sf= sfalsamento

Esempio 3 - Scale a pozzo a due rampe

A.P.I.C.E. S.r.l.

123

Manuale dellArchitetto

SCALE
SCALE CON STRUTTURA IN MASSELLO
25 28 15 31 28 60 31 28 31 50 31 28 25 18 18 28 18 26 25 21

12 28

.5
19 37.5 .03 18.2 18.5 20

28 18

50

28 25 18

28 25 18

28 25 18

SCHEMI STRUTTURALI COMPARATIVI PER SCALE NORMALI muratura di c.a. o di mattoni pieni C

B A

B C

SEZ. B B SEZ. A A
Le strutture portanti verticali consistono in una normale in- Le strutture portanti verticali consistono in muratura di c.a. gabbiatura di pilastri in c.a.; le rampe ed i pianerottoli in o di mattoni pieni; le rampe ed i pianerottoli in c.a. costic.a. costituiscono solette continue a ginocchio tuiscono solette continue a ginocchio.

SEZ. C C
Le strutture portanti consistono in murature di c.a. o di mattoni pieni disposte lungo i lati maggiori del vano scala: le rampe ed i pianerottoli in c.a. sono a sbalzo dalla struttura portante..

A.P.I.C.E. S.r.l.

124a

Manuale dellArchitetto

SCALE
SCALE CON STRUTTURA IN MASSELLO
ESEMPI DI SCALE A STRUTTURE IN C.A.

170 95 20 25

60 25 25 25 270 6 315 10 410 40 65 50 40 40 65 20 25 45 20 140 45 20 25 90 20 65 40 20 25 150

50 40

30 POS 5 20

25

270

25

36 Struttura a soletta (a ginocchio). Spessore soletta: case di abitazione cm 11; scuole, teatri cm 12,5.
Pos. 2 1 14 1 14 Pos. 2 1 14 1 14 Pos. 3 1 14 1 14 Pos. 3 4 14 4 14 Pos. 4 1 14 1 14 Pos. 4 4 14 4 16 Pos. 5 4 12 4 14 Pos. 5 4 8 4 8 Pos. 6 4 5 4 5

Destinazione Case di abitazione Scuole, teatri . . . Destinazione Case di abitazione Scuole, teatri . . .

Pos. 1 1 12 1 12 Pos. 1 4 14 4 16

POS 4
108 30 108 60

Struttura a sbalzo dalla maturata perimetrale

Destinazione Case di abitazione Scuole, teatri . . .

Tipo 100 110 120 100 110 120

Pos. 1 Pos. 2 17 17 18 18 1 10 1 8 18 18 1 10 1 8 1 10 1 10

Pos. 3 15 15

Pos. 4 45 45

Pos. 5 35 35

A.P.I.C.E. S.r.l.

124b

Manuale dellArchitetto

SCALE
SCALE CALCOLATE NEL RAPPORTO 2A+P=cm 63
N. N. alzate pedate 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 16 h 32,0 48,0 64,0 80,0 96,0 112,0 128,0 144,0 160,0 176,0 192,0 208,0 224,0 240,0 256,0 272,0 288,0 304,0 320,0 336,0 352,0 368,0 384,0 400,0 416,0 432,0 448,0 464,0 480,0 17,0 34,0 51,0 68,0 85,0 102,0 119,0 136,0 153,0 170,0 187,0 204,0 221,0 238,0 255,0 272,0 289,0 306,0 323,0 340,0 357,0 374,0 391,0 408,0 425,0 442,0 459,0 476,0 493,0 510,0 31 l 31,0 62,0 93,0 124,0 155,0 186,0 217,0 248,0 279,0 310,0 341,0 372,0 403,0 434,0 465,0 496,0 527,0 558,0 589,0 620,0 651,0 682,0 713,0 744,0 775,0 806,0 837,0 868,0 899,0 29,0 29,0 58,0 87,0 116,0 145,0 174,0 203,0 232,0 261,0 290,0 319,0 348,0 377,0 406,0 435,0 464,0 493,0 522,0 551,0 580,0 609,0 638,0 667,0 696,0 725,0 754,0 783,0 812,0 841,0 16,1 h 32,2 48,3 64,4 80,5 96,6 112,7 128,8 144,9 161,0 177,1 193,2 209,3 225,4 241,5 257,6 273,7 289,8 305,9 322,0 338,1 354,2 370,3 386,4 402,5 418,6 434,7 450,8 466,9 483,0 17,1 34,2 51,3 68,4 85,5 102,6 119,7 136,8 153,9 171,0 188,1 205,2 222,3 239,4 256,5 273,6 290,7 307,8 324,9 342,0 359,1 376,2 393,3 410,4 427,5 444,6 461,7 478,8 495,9 513,0 30,8 l 30,8 61,6 92,4 123,2 154,0 184,8 215,6 246,4 277,2 308,0 338,8 369,6 400,4 431,2 462,0 492,8 523,6 554,4 585,2 616,0 646,8 677,6 708,4 739,2 770,0 800,8 831,6 862,4 893,2 28,8 28,8 57,6 86,4 115,2 144,0 172,8 201,6 230,4 259,2 288,0 316,8 345,6 374,4 403,2 432,0 460,8 489,6 518,4 547,2 576,0 604,8 633,6 662,4 691,2 720,0 748,8 777,6 806,4 835,2 16,2 h 32,4 48,6 64,8 81,0 97,2 113,4 129,6 145,8 162,0 178,2 194,4 210,6 226,8 243,0 259,2 275,4 291,6 307,8 324,0 340,2 356,4 372,6 388,8 405,0 421,2 437,4 453,6 469,8 486,0 17,2 34,4 51,6 68,8 86,0 103,2 120,4 137,6 154,8 172,0 189,2 206,4 223,6 240,8 258,0 275,2 292,4 309,6 326,8 344,0 361,2 378,4 395,6 412,8 430,0 447,2 464,4 481,6 498,8 516,0 30,6 l 30,6 61,2 91,8 122,4 153,0 183,6 214,2 244,8 275,4 306,0 336,6 367,2 397,8 428,4 459,0 489,6 520,2 550,8 581,4 612,0 642,6 673,2 703,8 734,4 765,0 795,6 826,2 856,8 887,4 28,6 28,6 57,2 85,8 114,4 143,0 171,6 200,2 228,8 257,4 286,0 314,6 343,2 371,8 400,4 429,0 457,6 486,2 514,8 543,4 572,0 600,6 629,2 657,8 686,4 715,0 743,6 772,2 800,8 829,4 16,3 h 32,6 48,9 65,2 81,5 97,8 114,1 130,4 146,7 163,0 179,3 195,6 211,9 228,2 244,5 260,8 277,1 293,4 309,7 326,0 342,3 358,6 374,9 391,2 407,5 423,8 440,1 456,4 472,7 489,0 17,3 34,6 51,9 69,2 86,5 103,8 121,1 138,4 155,7 173,0 190,3 207,6 224,9 242,2 259,5 276,8 294,1 311,4 328,7 346,0 363,3 380,6 397,9 415,2 432,5 449,8 467,1 484,4 501,7 519,0 30,4 16,4 30,2 16,5 30 16,6 ALTEZZA E LUNGHEZZA DELLA RAMPA l h l h l h 30,4 32,8 30,2 33,0 30,0 33,2 60,8 49,2 60,4 49,5 60,0 49,8 91,2 65,6 90,6 66,0 90,0 66,4 121,6 82,0 120,8 82,5 120,0 83,0 152,0 98,4 151,0 99,0 150,0 99,6 182,4 114,8 181,2 115,5 180,0 116,2 212,8 131,2 211,4 132,0 210,0 132,8 243,2 147,6 241,6 148,5 240,0 149,4 273,6 164,0 271,8 165,0 270,0 166,0 304,0 180,4 302,0 181,5 300,0 182,6 334,4 196,8 332,2 198,0 330,0 199,2 364,8 213,2 362,4 214,5 360,0 215,8 395,2 229,6 392,6 231,0 390,0 232,4 425,6 246,0 422,8 247,5 420,0 249,0 456,0 262,4 453,0 264,0 450,0 265,6 486,4 278,8 483,2 280,5 480,0 282,2 516,8 295,2 513,4 297,0 510,0 298,8 547,2 311,6 543,6 313,5 540,0 315,4 577,6 328,0 573,8 330,0 570,0 332,0 608,0 344,4 604,0 346,5 600,0 348,6 638,4 360,8 634,2 363,0 630,0 365,2 668,8 377,2 664,4 379,5 660,0 381,8 699,2 393,6 694,6 396,0 690,0 398,4 729,6 410,0 724,8 412,5 720,0 415,0 760,0 426,4 755,0 429,0 750,0 431,6 790,4 442,8 785,2 445,5 780,0 448,2 820,8 459,2 815,4 462,0 810,0 464,8 851,2 475,6 845,6 478,5 840,0 481,4 881,6 492,0 875,8 495,0 870,0 498,0 28,4 17,4 28,2 17,5 28,0 17,6 28,4 34,8 28,2 35,0 28,0 35,2 56,8 52,2 56,4 52,5 56,0 52,8 85,2 69,6 84,6 70,0 84,0 70,4 113,6 87,0 112,8 87,5 112,0 88,0 142,0 104,4 141,0 105,0 140,0 105,6 170,4 121,8 169,2 122,5 168,0 123,2 198,8 139,2 197,4 140,0 196,0 140,8 227,2 156,6 225,6 157,5 224,0 158,4 255,6 174,0 253,8 175,0 252,0 176,0 284,0 191,4 282,0 192,5 280,0 193,6 312,4 208,8 310,2 210,0 308,0 211,2 340,8 226,2 338,4 227,5 336,0 228,8 369,2 243,6 366,6 245,0 364,0 246,4 397,6 261,0 394,8 262,5 392,0 264,0 426,0 278,4 423,0 280,0 420,0 281,6 454,4 295,8 451,2 297,5 448,0 299,2 482,8 313,2 479,4 315,0 476,0 316,8 511,2 330,6 507,6 332,5 504,0 334,4 539,6 348,0 535,8 350,0 532,0 352,0 568,0 365,4 564,0 367,5 560,0 369,6 596,4 382,8 592,2 385,0 588,0 387,2 624,8 400,2 620,4 402,5 616,0 404,8 653,2 417,6 648,6 420,0 644,0 422,4 681,6 435,0 676,8 437,5 672,0 440,0 710,0 452,4 705,0 455,0 700,0 457,6 738,4 469,8 733,2 472,5 728,0 475,2 766,8 487,2 761,4 490,0 756,0 492,8 795,2 504,6 789,6 507,5 784,0 510,4 823,6 522,0 817,8 525,0 812,0 528,0 29,8 l 29,8 59,6 89,4 119,2 149,0 178,8 208,6 238,4 268,2 298,0 327,8 357,6 387,4 417,2 447,0 476,8 506,6 536,4 566,2 596,0 625,8 655,6 685,4 715,2 745,0 774,8 804,6 834,4 864,2 27,8 27,8 55,6 83,4 111,2 139,0 166,8 194,6 222,4 250,2 278,0 305,8 333,6 361,4 389,2 417,0 444,8 472,6 500,4 528,2 556,0 583,8 611,6 639,4 667,2 695,0 722,8 750,6 778,4 806,2 16,7 h 33,4 50,1 66,8 83,5 100,2 116,9 133,6 150,3 167,0 183,7 200,4 217,1 233,8 250,5 267,2 283,9 300,6 317,3 334,0 350,7 367,4 384,1 400,8 417,5 434,2 450,9 467,6 484,3 501,0 17,7 35,4 53,1 70,8 88,5 106,2 123,9 141,6 159,3 177,0 194,7 212,4 230,1 247,8 265,5 283,2 300,9 318,6 336,3 354,0 371,7 389,4 407,1 424,8 442,5 460,2 477,9 495,6 513,3 531,0 29,6 l 29,6 59,2 88,8 118,4 148,0 177,6 207,2 236,8 266,4 296,0 325,6 355,2 384,8 414,4 444,0 473,6 503,2 532,8 562,4 592,0 621,6 651,2 680,8 710,4 740,0 769,6 799,2 828,8 858,4 27,6 27,6 55,2 82,8 110,4 138,0 165,6 193,2 220,8 248,4 276,0 303,6 331,2 358,8 386,4 414,0 441,6 469,2 496,8 524,4 552,0 579,6 607,2 634,8 662,4 690,0 717,6 745,2 772,8 800,4 16,8 h 33,6 50,4 67,2 84,0 100,8 117,6 134,4 151,2 168,0 184,8 201,6 218,4 235,2 252,0 268,8 285,6 302,4 319,2 336,0 352,8 369,6 386,4 403,2 420,0 436,8 453,6 470,4 487,2 504,0 17,8 35,6 53,4 71,2 89,0 106,8 124,6 142,4 160,2 178,0 195,8 213,6 231,4 249,2 267,0 284,8 302,6 320,4 338,2 356,0 373,8 391,6 409,4 427,2 445,0 462,8 480,6 498,4 516,2 534,0 29,4 l 29,4 58,8 88,2 117,6 147,0 176,4 205,8 235,2 264,6 294,0 323,4 352,8 382,2 411,6 441,0 470,4 499,8 529,2 558,6 588,0 617,4 646,8 676,2 705,6 735,0 764,4 793,8 823,2 852,6 27,4 27,4 54,8 82,2 109,6 137,0 164,4 191,8 219,2 246,6 274,0 301,4 328,8 356,2 383,6 411,0 438,4 465,8 493,2 520,6 548,0 575,4 602,8 630,2 657,6 685,0 712,4 739,8 767,2 794,6 16,9 h 33,8 50,7 67,6 84,5 101,4 118,3 135,2 152,1 169,0 185,9 202,8 219,7 236,6 253,5 270,4 287,3 304,2 321,1 338,0 354,9 371,8 388,7 405,6 422,5 439,4 456,3 473,2 490,1 507,0 17,9 35,8 53,7 71,6 89,5 107,4 125,3 143,2 161,1 179,0 196,9 214,8 232,7 250,6 268,5 286,4 304,3 322,2 340,1 358,0 375,9 393,8 411,7 429,6 447,5 465,4 483,3 501,2 519,1 537,0 29,2 l 29,2 58,4 87,6 116,8 146,0 175,2 204,4 233,6 262,8 292,0 321,2 350,4 379,6 408,8 438,0 467,2 496,4 525,6 554,8 584,0 613,2 642,4 671,6 700,8 730,0 759,2 788,4 817,6 846,8 27,2 27,2 54,4 81,6 108,8 136,0 163,2 190,4 217,6 244,8 272,0 299,2 326,4 353,6 380,8 408,0 435,2 462,4 489,6 516,8 544,0 571,2 598,4 625,6 652,8 680,0 707,2 734,4 761,6 788,8

A.P.I.C.E. S.r.l.

125

Manuale dellArchitetto

SCALE
SCALE CALCOLATE NEL RAPPORTO 2A+P=cm 63
N. N. 18,0 alzate pedate h 2 1 36,0 3 2 54,0 4 3 72,0 5 4 90,0 6 5 108,0 7 6 126,0 8 7 144,0 9 8 162,0 10 9 180,0 11 10 198,0 12 11 216,0 13 12 234,0 14 13 252,0 15 14 270,0 16 15 288,0 17 16 306,0 18 17 324,0 19 18 342,0 20 19 360,0 21 20 378,0 22 21 396,0 23 22 414,0 24 23 432,0 25 24 450,0 19,0 2 1 38,0 3 2 57,0 4 3 76,0 5 4 95,0 6 5 114,0 7 6 133,0 8 7 152,0 9 8 171,0 10 9 190,0 11 10 209,0 12 11 228,0 13 12 247,0 14 13 266,0 15 14 285,0 16 15 304,0 17 16 323,0 18 17 342,0 19 18 361,0 20 19 380,0 21 20 399,0 22 21 418,0 23 22 437,0 24 23 456,0 25 24 475,0 27,0 l 27,0 54,0 81,0 108,0 135,0 162,0 189,0 216,0 243,0 270,0 297,0 324,0 351,0 378,0 405,0 432,0 459,0 486,0 513,0 540,0 567,0 594,0 621,0 648,0 25,0 25,0 50,0 75,0 100,0 125,0 150,0 175,0 200,0 225,0 250,0 275,0 300,0 325,0 350,0 375,0 400,0 425,0 450,0 475,0 500,0 525,0 550,0 575,0 600,0 18,1 h 36,2 54,3 72,4 90,5 108,6 126,7 144,8 162,9 181,0 199,1 217,2 235,3 253,4 271,5 289,6 307,7 325,8 343,9 362,0 380,1 398,2 416,3 434,4 452,5 19,1 38,2 57,3 76,4 95,5 114,6 133,7 152,8 171,9 191,0 210,1 229,2 248,3 267,4 286,5 305,6 324,7 343,8 362,9 382,0 401,1 420,2 439,3 458,4 477,5 26,8 l 26,8 53,6 80,4 107,2 134,0 160,8 187,6 214,4 241,2 268,0 294,8 321,6 348,4 375,2 402,0 428,8 455,6 482,4 509,2 536,0 562,8 589,6 616,4 643,2 24,8 24,8 49,6 74,4 99,2 124,0 148,8 173,6 198,4 223,2 248,0 272,8 297,6 322,4 347,2 372,0 396,8 421,6 446,4 471,2 496,0 520,8 545,6 570,4 595,2 18,2 h 36,4 54,6 72,8 91,0 109,2 127,4 145,6 163,8 182,0 200,2 218,4 236,6 254,8 273,0 291,2 309,4 327,6 345,8 364,0 382,2 400,4 418,6 436,8 455,0 19,2 38,4 57,6 76,8 96,0 115,2 134,4 153,6 172,8 192,0 211,2 230,4 249,6 268,8 288,0 307,2 326,4 345,6 364,8 384,0 403,2 422,4 441,6 460,8 480,0 26,6 l 26,6 53,2 79,8 106,4 133,0 159,6 186,2 212,8 239,4 266,0 292,6 319,2 345,8 372,4 399,0 425,6 452,2 478,8 505,4 532,0 558,6 585,2 611,8 638,4 24,6 24,6 49,2 73,8 98,4 123,0 147,6 172,2 196,8 221,4 246,0 270,6 295,2 319,8 344,4 369,0 393,6 418,2 442,8 467,4 492,0 516,6 541,2 565,8 590,4 18,3 h 36,6 54,9 73,2 91,5 109,8 128,1 146,4 164,7 183,0 201,3 219,6 237,9 256,2 274,5 292,8 311,1 329,4 347,7 366,0 384,3 402,6 420,9 439,2 457,5 19,3 38,6 57,9 77,2 96,5 115,8 135,1 154,4 173,7 193,0 212,3 231,6 250,9 270,2 289,5 308,8 328,1 347,4 366,7 386,0 405,3 424,6 443,9 463,2 482,5 26,4 18,4 26,2 18,5 26,0 18,6 ALTEZZA E LUNGHEZZA DELLA RAMPA l h l h l h 26,4 36,8 26,2 37,0 26,0 37,2 52,8 55,2 52,4 55,5 52,0 55,8 79,2 73,6 78,6 74,0 78,0 74,4 105,6 92,0 104,8 92,5 104,0 93,0 132,0 110,4 131,0 111,0 130,0 111,6 158,4 128,8 157,2 129,5 156,0 130,2 184,8 147,2 183,4 148,0 182,0 148,8 211,2 165,6 209,6 166,5 208,0 167,4 237,6 184,0 235,8 185,0 234,0 186,0 264,0 202,4 262,0 203,5 260,0 204,6 290,4 220,8 288,2 222,0 286,0 223,2 316,8 239,2 314,4 240,5 312,0 241,8 343,2 257,6 340,6 259,0 338,0 260,4 369,6 276,0 366,8 277,5 364,0 279,0 396,0 294,4 393,0 296,0 390,0 297,6 422,4 312,8 419,2 314,5 416,0 316,2 448,8 331,2 445,4 333,0 442,0 334,8 475,2 349,6 471,6 351,5 468,0 353,4 501,6 368,0 497,8 370,0 494,0 372,0 528,0 386,4 524,0 388,5 520,0 390,6 554,4 404,8 550,2 407,0 546,0 409,2 580,8 423,2 576,4 425,5 572,0 427,8 607,2 441,6 602,6 444,0 598,0 446,4 633,6 460,0 628,8 462,5 624,0 465,0 24,4 19,4 24,2 19,5 24,0 19,6 24,4 38,8 24,2 39,0 24,0 39,2 48,8 58,2 48,4 58,5 48,0 58,8 73,2 77,6 72,6 78,0 72,0 78,4 97,6 97,0 96,8 97,5 96,0 98,0 122,0 116,4 121,0 117,0 120,0 117,6 146,4 135,8 145,2 136,5 144,0 137,2 170,8 155,2 169,4 156,0 168,0 156,8 195,2 174,6 193,6 175,5 192,0 176,4 219,6 194,0 217,8 195,0 216,0 196,0 244,0 213,4 242,0 214,5 240,0 215,6 268,4 232,8 266,2 234,0 264,0 235,2 292,8 252,2 290,4 253,5 288,0 254,8 317,2 271,6 314,6 273,0 312,0 274,4 341,6 291,0 338,8 292,5 336,0 294,0 366,0 310,4 363,0 312,0 360,0 313,6 390,4 329,8 387,2 331,5 384,0 333,2 414,8 349,2 411,4 351,0 408,0 352,8 439,2 368,6 435,6 370,5 432,0 372,4 463,6 388,0 459,8 390,0 456,0 392,0 488,0 407,4 484,0 409,5 480,0 411,6 512,4 426,8 508,2 429,0 504,0 431,2 536,8 446,2 532,4 448,5 528,0 450,8 561,2 465,6 556,6 468,0 552,0 470,4 585,6 485,0 580,8 487,5 576,0 490,0 25,8 l 25,8 51,6 77,4 103,2 129,0 154,8 180,6 206,4 232,2 258,0 283,8 309,6 335,4 361,2 387,0 412,8 438,6 464,4 490,2 516,0 541,8 567,6 593,4 619,2 23,8 23,8 47,6 71,4 95,2 119,0 142,8 166,6 190,4 214,2 238,0 261,8 285,6 309,4 333,2 357,0 380,8 404,6 428,4 452,2 476,0 499,8 523,6 547,4 571,2 18,7 h 37,4 56,1 74,8 93,5 112,2 130,9 149,6 168,3 187,0 205,7 224,4 243,1 261,8 280,5 299,2 317,9 336,6 355,3 374,0 392,7 411,4 430,1 448,8 467,5 19,7 39,4 59,1 78,8 98,5 118,2 137,9 157,6 177,3 197,0 216,7 236,4 256,1 275,8 295,5 315,2 334,9 354,6 374,3 394,0 413,7 433,4 453,1 472,8 492,5 25,6 l 25,6 51,2 76,8 102,4 128,0 153,6 179,2 204,8 230,4 256,0 281,6 307,2 332,8 358,4 384,0 409,6 435,2 460,8 486,4 512,0 537,6 563,2 588,8 614,4 23,6 23,6 47,2 70,8 94,4 118,0 141,6 165,2 188,8 212,4 236,0 259,6 283,2 306,8 330,4 354,0 377,6 401,2 424,8 448,4 472,0 495,6 519,2 542,8 566,4 18,8 h 37,6 56,4 75,2 94,0 112,8 131,6 150,4 169,2 188,0 206,8 225,6 244,4 263,2 282,0 300,8 319,6 338,4 357,2 376,0 394,8 413,6 432,4 451,2 470,0 19,8 39,6 59,4 79,2 99,0 118,8 138,6 158,4 178,2 198,0 217,8 237,6 257,4 277,2 297,0 316,8 336,6 356,4 376,2 396,0 415,8 435,6 455,4 475,2 495,0 25,4 l 25,4 50,8 76,2 101,6 127,0 152,4 177,8 203,2 228,6 254,0 279,4 304,8 330,2 355,6 381,0 406,4 431,8 457,2 482,6 508,0 533,4 558,8 584,2 609,6 23,4 23,4 46,8 70,2 93,6 117,0 140,4 163,8 187,2 210,6 234,0 257,4 280,8 304,2 327,6 351,0 374,4 397,8 421,2 444,6 468,0 491,4 514,8 538,2 561,6 18,9 h 37,8 56,7 75,6 94,5 113,4 132,3 151,2 170,1 189,0 207,9 226,8 245,7 264,6 283,5 302,4 321,3 340,2 359,1 378,0 396,9 415,8 434,7 453,6 472,5 19,9 39,8 59,7 79,6 99,5 119,4 139,3 159,2 179,1 199,0 218,9 238,8 258,7 278,6 298,5 318,4 338,3 358,2 378,1 398,0 417,9 437,8 457,7 477,6 497,5 25,2 l 25,2 50,4 75,6 100,8 126,0 151,2 176,4 201,6 226,8 252,0 277,2 302,4 327,6 352,8 378,0 403,2 428,4 453,6 478,8 504,0 529,2 554,4 579,6 604,8 23,2 23,2 46,4 69,6 92,8 116,0 139,2 162,4 185,6 208,8 232,0 255,2 278,4 301,6 324,8 348,0 371,2 394,4 417,6 440,8 464,0 487,2 510,4 533,6 556,8

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Manuale dellArchitetto

SCALE

SCALE PER GIARDINI

VARIANTE SABBIA E GHIAIA

SCALA A CHIOCCIOLA NORMALE CON GRADINI IN MASSELLO assonometria dei gradino

ACCIOTOLATO variante sabbia e ghiaia acciotolato alzate prefabbricate in c.a. acciotolato palo sostegno in legno

pianta gradino

SEZIONE AA alzate angolari SCALA A CHIOCCIOLA CONGRADIONI IN MASSELLO DI MARMO A SBALOZO DELLA MURATURA PERIMETRALE PIANTA GRADINO muratura di mattoni pieni SEZIONE CC

SEZIONE DD B r= 90 150 B assonometria del gradino SEZIONE EE 10 60 120 D E 60120 E D C SEZIONE BB C filo muratura perimetrale

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Manuale dellArchitetto

SCALE
Lo spessore delle pareti delle gabbie di 2 da un montante avente diametro di scala e quelle degli ascensori deve almeno mm 50 ed installato entro una essere almeno di cm 38 se di muratura custodia ben visibile, con sportello in c e di cm 20 se di cemento armato. vetro lucido di dimensioni non inferiori Se si inseriscono specchiature in vetro- a cm 50x30 e di profondit tale da cemento, devono essere del tipo robu- contenere m 15 di tubo flessibile e sto per solai e. in corrispondenza a relativa lancia permanentemente collea ciascun piano, di superficie non supe- gati alla bocca da incendio. riore a m 1 per ogni corrispondente Le giunzioni bocche, saracinesche, parete della gabbia di scala. lance, bocchelli di tipo A U.N.1. 804. b Alla sommit della a gabbia di scala a a maggiore o uguale a m 1 per edifici quota superiore agli ingressi dei pi Scale a tenuta di fumo ad uso abitazione, uguale o maggiore elevati locali abitabili, devono essere Se l'edificio supera i m 30 di altezza a m 1,20 per edifici con altra destina- praticate aperture di ventilazione verso occorre che tutte le scale ed un ascenzione; lo esterno. di luce netta complessiva sore per ciascuna di esse siano a tenuta b uguale o maggiore a cm 38 se di non inferiore a 1/5 della superficie in di fumo. Per essere tale, la scala deve muratura, uguale o maggiore a cm pianta della gabbia di scala, ed aventi essere completamente racchiusa dapa20 se di cemento aramto; serramenti coi dispositivo di manovra reti in cemento armato, di cm 20 o in c in corrispondenza a ciascun piano di apertura e chiusura (approvato dal muratura da cm 38; il vetrocemento abitabile la scala deve essere munita di una bocca da incendio. SCALE A TENTUA DI FUMO: PROTOTIPI Prescrizioni di prevenzioni incendi riguardanti: edifici di altezza superiore ai 24 metri, destinati ad abitazione,. cavedio edifici di altezza anche inferiore ai 24 metri se aventi particolare destinazione (alberghi, collegi, scuole, ospedali. case di cura. Case albergo, grandi magazzini di vendita, esposizioni ed edifici in genere de3tinati a collettivit ofrequentati dal pubblico). ammessa una sola scala quando la superficie coperta da servire inferiore o uguale a m 400. ed una scala aggiuntiva ogni m 350 o frazione in pi. Per un edificio inferiore a 30 metri una scala a tenuta di fumo pu servire fino a m 500 di superficie. la gabbia della scala e degli ascensori ed i rispettivi accessi e disimpegni non devono avere alcuna comunicazione con negozi, depositi, laboratori o comunque con locali Gabbia di scala completamente interna, soluzione partinon destinati esclusivamente ad abitacolare per gli uffici a torre o comunque con corpi di nozioni o ad uffici: l'accesso alle cantine Gabbia di scala interna all'edificio ma tangentetevole profondit e disposizione centrale dei servizi. ed ai servizi delle case deve avvenire con uno dei lati allo stesso. I ballatoi di collegamento fra la scala e gli alloggi fianchegunicamente da spazio a cielo scoperto. L'accesso agli alloggi avviene attraverso logge, giano un cavedio che, in caso di incendio, avr funzione portici o balconi. di tiraggio, convogliandosi ini esso il fumo e le fiamme L'apertura delle porte di accesso alla provenienti dagli alloggi. I parapetti dei ballatoi lungo i scala deve essere disposta in modo da cavedi saranno perci ad altezza d'uomo e le porte, metalliche, saranno a chiusura automatica. non ridurre la larghezza del pianerottolo al disotto della larghezza della. scala. La larghezza della scala per edi- comando dei Vigili del Fuoco) a piano ammesso solamente per le pareti che fici di abitazione deve essere almeno di terreno: tali finestre con comando a prospettano verso l'esterno dell'edificio. m 1, per edifici con altra destinazione di distanza possono essere sostituite con L'accesso dai vari piani a tale scala m 1,20. Pianerottoli e rampe di scala aperture di m 1, purch sprovviste di deve avere luogo unicamente da terdevono avere strutture portanti in ce- serramento. razze o balconi completamente aperti e mento armato o in materiali di equiva- In corrispondenza a ciascun pianoabi- di ampiezza adeguata. Anche l'accesso lente comportamento all'urto ed al tabile, la scala deve essere munita di alla scala dal piano terreno o rialzato fuoco: il marmo deve essere usato sol- una bocca da incendio da mm 45 deve avere luogo da spazio aperto, tanto come rivestimento. U.N.I. derivata con tubazione da pollici oppure da un atrio che pu avere coGRUPPO SCALE: NORME

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128a

Manuale dellArchitetto

SCALE

municazione soltanto con uno o due locali per il custode, purch l'apertura di accesso ai medesimi sia provvista di serramento resistente al fuoco ed a chiusura automatica. I serramenti delle porte di accesso alla scala devono essere robusti, resistenti al fuoco, a tenuta di fumo ed a chiusura automatica; i vetri ed i cristalli devono essere retinati ed avere specchiature non superiori a cm 50 x 25, e di spessore minimo di mm 5. La scala deve venire aerata con un'apertura senza serramento di al-

meno m 1, ricavata a quota superiore alle porte di accesso dell'ultimo piano. I gradini devono essere di norma a pianta rettangolare: eccezionalmente si possono ammettere di forma trapezia, purch la pedata a cm 40 dall'imposta interna non sia inferiore ai cm30. La scala deve essere provvista di corrimano. Nella gabbia di scala a prova di fumo non sono ammessebocche di carico nei condotti degli immondezzai. Tale scala deve essere munita di un impianto di un impianto idraulico

che garantisca alla bocca dincendio pi elevata una portata di l 120 al minuto, ad una pressione di 2 atmosfere. Gli ascensori a prova di devono rispondere, per quanto concerne i muri dambito, gli accessi ai vari piani ed i rispettivi serramenti, ai requisiti prescritti per la scala a prova di fumo. La superficie aerante alla sommit della gabbia potr venire ridotta a m 0,5. Se ledificio supera i m 50 di altezza, le norme particolari verranno suggerite

Gabbia di scala esterna all'edificio L'accesso agli alloggi avviene attraverso ballatoi aperti. Questa soluzione particolarmente indicata nel caso di una sola scala a collegamento di due corpi di fabbrica a piano sfalsati.

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128b

Manuale dellArchitetto

RIVESTIMENTI
PARETI ESTERNE IN MARMO E PIETRA IN LASTRE
Le dimensioni delle lastre variano, compatibilmente con la natura del materiale, in funzione dello spessore. Le caratteristiche mineralogiche consentono spessori minimi ai quali non si dovrebbe mai scendere per i rivestimenti, specialmente esterni. Lo spessore delle lastre da rivestimento non dovrebbe mai essere inferiore a cm 4 per i marmi ed a cm 56 per le pietre in genere. Graniti, serizzi, dioriti, sieniti, serpentini e pietre tenere possono raggiungere, con lo spessore minimo di cm. 3, le dimensioni massime di cm 130170x70. I ceppi, con lo spessore minimo di cm 45, arrivano a dimensioni massime di cm 130x170. Alle dimensioni massime di cm 100x50 possono giungere le beole, con lo spessore minimo di cm 46. Tutti i marmi in genere, con spessore ridotto a cm 2, possono raggiuingere le dimensioni di cm 150x80. PARTICOLARI SOLUZIONI DI ANGOLO

2 PARTICOLARI SOLUZIONI DI GIUNZIONI FRA GLI SPIGOLI VERTICALI DI LASTRE DI FORTE SPESSORE

1, rivestimento con lastre posate con i giunti orizzontali e verticali allineati; 2, rivestimento con lastre posate con i giunti verticali sfalsati; 3, rivestimento con lastre interrotto da fasce in masselli rettangolari allo scopo di distribuire il peso delle lastre quando esse fossero semplicemente ancorate e quindi gravanti una sullaltra; 4, rivestimento in tessere o listelli a spacco rustico, di sezione rettangolare, a teste tranciate, lunghezze variabili da cm 2 a cm 12; 5, rivestimento con lastre rettangolari di diversa dimensione, superfici piane ed eventualmente levigate, coste refilate a sega; 6, rivestimento come il precedente ma con lastre a superfici a spacco o bocciarde, coste non refilate; 7, rivestimento con lastre a contorno irregolare di varia grandezza e spessore, normalmente realizzato con beole (spessore cm 46) o quarzite (spessore cm 16, diagonali da cm 7 a cm 60, commercialmente distinte, per quanto riguarda la superficie, in scelta ruvida o grezza).

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Manuale dellArchitetto

RIVESTIMENTI
PARETI ESTERNE IN MARMO E PIETRA IN LASTRE
Il fissaggio delle lastre si realizza mediante l'aggancio dei bordi con codette, zanche o grappe metalliche di ottone ricotto, bronzo o ferro zincato annegate nella struttura portante. Ci pu avvenire per punti o per segmenti lungo i bordi orizzontali o verticali delle lastre. Le lastre possono aderire all parete retrostante, nel qual caso si proceder al l'imbottitura con malte di cemento degli interspazi, oppure nettamente staccate ed indipendenti in modo che si formi una camera d'aria. spetto alla struttura portante; - all'impiego di malte non adatte, o di gesso, nella imbottitura; - alla posa delle lastre in stagione sfavorevole; - all'inadeguato proporzionamento fra - dimensioni delle lastre; spessore delle lastre e le altre dimen- caratteristiche della struttura por- sioni, in riferimento alla particolare tante; struttura mineralogica; - caratteristiche della malta di imbotti- - allimperfetto fissaggio delle grappe tura. alla struttura portante; Le cause principali di distacchi o rotture - all'insufficiente numero delle grappe; sono dovute: - alleccessivo divario fra i coefficienti di - all'impiego di materiali gelivo od dilatazione termica del rivestimento, La scelta del sistema di fissaggio alla eccessivamente poroso ; della struttura portante e della malta di struttura portante deve essere determi- - alla posa prematura delle lastre ri- imbottitura. nata tenendo presenti i seguenti fattori: - struttura mineralogica e caratteristiche chimiche e fisiche del rivestimento (porosit, gelivit, coefficiente di dilatazione termica, peso, ecc.);

1 3 2 3

4 4 5

5 6 6 7 7
Sistemi di fissaggio 1. sistema di semplice ancoraggio per punti: un tondino metallico. diametro di mm 5 6, viene ripiegato alle estremit in modo da permettere il fissaggio de: bordo superiore della lastra alla struttura portate. La lastra risulta in tal modo semplicemente ancorata ma non sostenuta; 2, sistema di ancoraggio per punti di due lastre contigue: un tondino metallico, del diametro di mm 56. foggiato a martelletto ed attorcigliato ad un tondino di ferro preventivamente alloggiato nella muratura retrostante, permette di ancorare a quest'ultima i bordi di due lastre contigue. Il sistema utilizzabile indifferentemente sui quattro bordi della lastra. Le lastre in tal modo risultano ancorate ma non sostenute; 3, sistema di ancoraggio per punti di due lastre contigue: un tondino Metallico aggancia alla muratura retrostante lo spinotto di collegamento di due lastre contigue. Le lastre in tal modo risultano ancorate ma non sostenute; 4. sistema di ancoraggio, eventualmente oche in funzione portante, di due lastre contigue. Una piattina metallica con l'estremit sdoppiata in due lembi ripiegati in versi opposti, ancora ; i bordi di due lastre contigue alla muratura retrostante; 5, sistema portante di ancoraggio di due lastre contigue. Due piattine metalliche vengono accostate e ripiegate in versi opposti alle estremit in modo da trattenere separatamente i bordi di due lastre contigue; 6, sistema portante di ancoraggio di due lastre contigue, particolarmente adatto per lastre di forte spessore e notevoli dimensioni. Una sbarra metallica piatta doppiamente azzancata alla muratura retrostante, si inserisce nelle scanalature dei bordi di due lastre sovrapposte. La sbarri, lunga normalmente cm 30. permette una razionale distribuzione degli sforzi e garantisce di conseguenza una sicura funzione portante; 7, sistema portante di delle lastre contigue. Una sbarra metallica piatta viene doppiata in due lembi. Questi, ripiegati in versi opposti si inseriscono nelle scanalature dei bordi di due lastre sovrapposte.

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RIVESTIMENTI
PARETI ESTERNE - INTONACI

A 1 2

Malta di intonaco rustico


Calce dolce (spenta) m 0,4 Calce idrata q 4 Calce idraulica q 4 Cemento 500 q 3,5 sabbia viva m 1 sabbia viva m 1 sabbia viva m 1 sabbia viva m 1 acqua l 100200 acqua l 200200 acqua l 200200 acqua l 250350

B Malta di intonaco completo a civile


Calce dolce (spenta) m 0,5 Calce idrata q 5 Calce idraulica q 5 Cemento 500 q 4 sabbiett. m 0,8 sabbiett. m 0,8 sabbiett. m 0,8 sabbiett. m 0,9 acqua l 200300 acqua l 200300 acqua l 200300 acqua l 250450

3 C

D 5

Rivestimenti di pareti esterne in mattoni A,B,C,D, diverse soluzioni dei giunti ottenute con la malta di fondo; 1 e 2, disposizione a cortina; 3, paramento a cortina od alla fiamminga; 4, paramento a blocco;5, parametro olandese; 6, parametro alla francese. L'aspetto di una muratura di mattoni lasciata a vista condizionato da tre fattori: - caratteristiche fisiche del mattone; - disposizione del mattone nella muratura (di testa o di fascia nelle varie combinazioni possibili); - trattamento dei giunti. A seconda del tipo di lavorazione il mattone si distingue in trafilato (comune) o stampato. Il primo tipo non viene quasi mai usato per superfici a vista. La superficie dei mattoni da rivestimento pu essere liscia, scabra o sabbiata (paramano). La composi ione z chimica dell'argilla influisce anche sull'opportunit o meno di impiegare un mattone per rivestimento: la presenza, di sostanze saline produce, in pareti soggette ad umidit, le caratteristiche effluorescenze biancastre. Le disposizioni pi comuni sono le seguenti: Disposizioni a cortina, usate per tavolati o come rivestimento di strutture portanti. Gli elementi, tutti disposti di fascia, soro sfalsati verticalmente di 1/2 di modulo o di 1/4 di modulo. Gli altri esempi riprodotti riguardano paramenti esterni di strutture. Paramento a cortina (o alla fiamminga). - Gli elementi si alternano di testa e di fascia sia orizzontal ente m che verticalmente. Paramento a blocco. - I corsi sono alternativamente formati da elementi di testa e da elementi posti di fascia. Paramento olandese. - Un corso risulta dall'alternarsi di fasce e teste, il successivo da elementi tutti disposti di testa. Paramento alla francese. - Sfalsati i corsi di 114 di modulo, alternativamente avanti e indietro, i singoli elementi si susseguono in coppie disposte di testa con un elemento disposto di fascia. La particolare finitura dei giunti ha pure notevole importanza: la malta di allettamento pu essere arretrata rispetto al filo esterno del rivestimento o perch trattenuta all'atto della posa (2) o perch scavata subito dopo (3). Pu essere invece rasata al filo dei mattoni (4) o addirittura sbordare da esso (1), si pu eseguire anche la rasatura con gesso scagliola e calce adesiva (60% di gesso 40% di calce) in spessore medio di mm 5. La rasatura a stucco lucido si esegue tirando a piano perfetto sull'intonaco rustico uno strato di mm4 di malta da stucco e successiva lucidatura con ferro caldo e acqua di sapone, previa tinteggiatura. L'intonaco in cemento decorativo siesegue su sottofondo di intonaco rustico di malta di cemento con un impasto di cemento tipo 500 (q 3,5) e gra niglia di marmo: lisciato io strato di mm 1520, a presa avvenuta, si procede alla raschiatura od alla, martellinatura od alla spuntatura. Gli intonaci pietrificati si ottengono stendendo sopra un sottofondo di malta bastarda (m 0,300 di calce dolce spenta e q 1 di cemento 500) un impasto di cemento e coloranti minerali a INTONACI base silicea : appena superficie ha ragL'intonaco rustico (rinzaffo) viene tirato giunto una sufficiente con sistenza viene in piano a frattazzo lungo o a frattazzo. raschiata con lame di acciaio. Sopra di esso si applicano i diversi rivestimenti, allettati normal ente con Intonaci isolanti si ottengono mescom malta per stabilitura, o direttamente la lando nella malta vermiculite, perlite e malta per stabilitura (arricciatura) a simili (per l'isolamento termo acustico) o formazione di intonaco a civile. Sopra liquidi idrofughi (per l'isolamento dall'ul'intonaco rustico tirato a frattazzo fino midit).

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Manuale dellArchitetto

RIVESTIMENTI
PARETI ESTERNE - ETERNIT E OPALINA
RIVESTIMENTI IN ETERNIT Le lastre di eternit sono assolutamente incombustibili insensibili allazione degli agenti atmosferici inataccabili dagli insetti. Le lastre di eternit possono venire lavorate con la stessa facilit del legno impiegando i medesimi attrezzi: possono essere segate, tranciate, piallate, forate. Possono essere lavate, colorate ad acqua, ad olio, a lacca, possono essere verniciate, smaltate, decorate e impellicciate con legni diversi. Per il fissaggio delle lastre si usano chiodi zincati. Dimensioni lastre 100 x 100 120 x 120 122 x 122 Tipo normale. - Si fabbricano lastre di tipo semicompresso che hanno una sola faccia liscia e lastre di tipo compresso che hanno entrambi le facce lisce. Spessori. - Da 4,5 5 mm per rivestimenti in genere. Distanze normali degli appoggi in rivestimenti di pareti cm 40. Da 10 12 mm per rivestimenti esterni. La distanza fra appoggi potr arrivare fino a cm 80.
7X3 3 20 120

corrente 7x3

7cm coprigiunto di eternit1012mm Coprigiunto lastra in eternit 1012mm

lunghezza

altezza ondulazioni larghezza passo delle ondulazioni Lastra di tipo ondulato

allossatura a mezzo di chiodi o viti che per non dovranno interessare le lastre.
Tipo Modello 1924 Modello Monitor Largh. mm 97 101 Lungh. mm 30 244 30 244 Ondulazioni N Passo Altezza mm mm 6 152 5 194 50 61
angolare in eternit cm 6 x 6 14 cm 4x4

3.5x3

40

Avvertenza particolare: Montaggio su orditura in legno in tutto simile alla precedente. Trattandosi di pareti verticali baster dare alla lastra una sovrapposizione di cm 8 e gli appoggi dovendo resistere solo allazione del vento, potranno essere posti a distanza di m 1,15 per lastre normali di 5 mm 6 mm di spessore se del Modello 1924 e fino a m 1,45 se del Modello Monitor. Accessori metallici TIPO 1: Viti di ferro zincato con tripla ranella monoblocco. Larghezza 110 mm per il fissaggio su armatura
elemento in eternit

120

3.5x3

40

8cm

Coprigiunto 7x1

7X3

40

Soluzione d'angolo

Coprigiunti. - Quando tutte le lastre saranno fissate si completer il montaggio a mezzo di coprigiunti di eternit o di legno o di metallo a seconda dei casi. I punti di incrocio dei coprigiunti potranno essere eventualmente mascherati con una rosetta quadrata in eternit di cm 10 x 10. I coprigiunti di eternit vanno fissati anche essi

inlegno. TIPO 2: Bulloncini di ferro zincato a tripla ranella monoblocco e a tratto quadro per il fissaggio su armatura metallica. La lunghezza per applicazioni di Modello Monitor 100 mm mentre per applicazioni di Modello 1924 di 90 mm.

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RIVESTIMENTI
PARETI ESTERNE - ETERNIT E OPALINA

piombo ferro zincato piombo ferro zincato 12

RIVESTIMENTI IN OPALINA CEMENTO FLUIDO GRAPPA DI FISSAGGIO DEI PROFILATI

CEMENTO

Accessori metallici
LASTRA DI OPALINA STRUTTURA PORTANTE CEMENTO FLUIDO GRAPPA mm 70x6 PIOMBO PROFILO 45x10mm CEMENTO DI RIEMPIMENTO cm4

COPRIGIUNTO METALLICO 40x5mm Fissaggio profilati orizzontali

LASTRA DI OPALINA DIMENSIONI MASSIME 240x180

COPRIGIUNTO METALLICO 40x5mm

LASTRA DI OPALINA

PROFILI IN FERRO DI SOSTEGNO DEL RIVESTIMENTO 30x30x4mm Fissaggio profilati verticali LASTRA DI OPALINA DIMENSIONI MASSIME 240x180 810 COPRIGIUNTO LEGHE LEGGERE 40x5mm

PIOMBO 35mm Coprigiunto GRAPPE DI FISSAGGIO DEI PROFILATI

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132b

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RIVESTIMENTI
PARETI INTERNE - RIVESTIMENTI IN CORRISPONDENZA A NODI DI ATTACCO DI PORTE E FINESTRE Piastrelle con parte terminale a becco di civetta Rivestimento in piastrelle Malta di cemento e sabbia Rivestimento in piastrelle Mostrina sagomata (coprifilo) Telaio Parte di piastrelle posta a filo dell'ingombro Rivestimento in legno Malta di cemento e sabbia

Mazzetta

Telaio Rivestimento in mattoni Mazzetta La posa si effettua con malta di cemento su intonaco russtico preesistente

Telaio per porta o finestra

Rivestimento in marmo

Pezzo speciale d'angolo

Telaio

Contorno di cemento e graniglia Mostrina Frammento di piastrella posate a filo dell'intonaco Muratura Rivestimento in piastrelle terracotta smaltata, maiolica, smaltata, ceramica forte ecc.
Intonaco rustico con stabilitura calce dolce e cemento, la sigillatura dei giunti si effettua con cemento bianco

Rivestimento in tessere (gres, vetro, ceramica ecc.) Intonaco rustico con letto di malta di legante idraulico. Al cemento di allettamento si possono aggiuingere sostanze colorati.

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RIVESTIMENTI
PARETI INTERNE - LEGNO
Elemento del controtelaio cornice del controtelaio tassello e muro

20x50

30x40

intonaco cm 15

20x40 intonaco cm15

cornice del controtelaio

20x40

cornice del controtelaio 20x60

elemento del controtelaio tassello a muro

30x30 20x60 cornice del controtelaio

20x40 17x17 fogli di legno compensato elemento del controtelaio elemento del controtelaio

20x40

intonaco cm15 listello verticale

intonaco

tassello a muro elemento del controtelaio

intonaco

intonaco cm1.5

20x40 1 1 elemento del controtelaio intonaco tassello a muro

20x40 1

intonaco cm1.5 listello verticale

12 intonaco cm 1.5 elemento del controtelaio pannelli in panforte spessore cm1.5 intonaco cm1.5 coprigiunto in legno intonaco cm1.5

20x40 1

15x40 pannelli in legno tamburato 20-25

15x40 coprigiunto metallico

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134

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PAVIMENTI
P M i a a t t P s o i t n a r M e s e o l t r s l l a l e e i l e c o s l c m e e a a m r l e tes- t e n se- a s t o re t i e M di e n a a g r s r m por- tipo i a e celn V n t la- i t i g t na e e G t t o o l i r n ve- r i c e i tro i a s a

Destinazioni pi comuni

B a t t u t o d i c e m e n t o

B a t t u t o a l l a v e n e z i a n a

B a t t u t o d i b a l l o t t o n a t o

A s f a l t o

R e s i n a s i L n i t n e o t l i e c u a m

L i n o l e u m

R e s i n a s i e n s t u g G e o t h i e m c r m a o a

P i a s t r e l l e A c m e m m a e t n t t o o n p a r t e o s.

P i e t e r i n i d i c e m e n t o

Q u a r z i t e

P i e t r e

G r a n i t i

M a r m o

P a r q u e t

Abitazioni

Servizi

Locali pubblici

Saloni per il pubblico

Edifici scolastici Edifici sportivi

INGRESSO-DISIMPEGNI SOGGIORNO-SALE CAMERE DA LETTO BAGNI-W.C.-CUCINE MARCIAPIEDI-CORTILI PORTICATI SOTTOPASSAGGI AUTORIMESSE-OFFICINE MAGAZZINI-DEPOSITI ATRI-CORRIDOI LOC.INTENSO MOVIM. PEDONALE UFFICI IN GENERE UFFICI POSTALI-BANCHE BIBLIOTECHE-MUSEI ALBERGHI - RISTORANTI CHIESE AULE REFETTORI PALETRE PISCINE SPOGLIATOI CASE COLONICHE STALLE - PORCILAIE POLLAI SILOS CONCIMAIE MUNGITURA - RACCOLTA LATTE LABORATORI MECCANICI LABORATORI CHIMICI LABORATORI ALIMENTARI LABORATORI IN GENERE

Edifici rurali

Edifici industriali

Materiali

Indice abrasione 6,80 5 4,80 4,80 4,10 3,40 3,10 2,80 2,80 2,50 3 2,20 1,90 1,40 1,30 1 0,80

LOGORAMENTO IN MM DEL MATERIALE DA PAVIMENTO SOTTOPOSTO A 1000 M DI PERCORSO DELLA MOLA ABRASIVA

Mattone comune Mattone molto cotto Piastrella argilla pressata Battuto di cemento Idem con graniglia di marmo Mattonella di cemento a mano Rovere di Slavonia Pitch Pine scelto Mattonella cemento pressata Rovere scelta dura Faggio lisciviato Marmetta cemento e graniglia Marmo comune Marmo duro Limoleum Piastrella greificata Klinker Piastrella gres ceramico

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PAVIMENTI
MATERIALI E MANO D'OPERA OCCORRENTI PER M DI PAVIMENTO Ammattonato di costa per m Sabbia di fondo....................................... m Mattoni................................... n Malta di calce (tipo 1 o 2)......................... m Cemento per stilatura......................... kg Muratore......................... ore Manovale................................. ore Ammattonato di piatto per m Sabbia di fondo non indispensabile)......... m Mattoni...................n32(12x28) n Malta di calce (tipo 1 o 2)......................... m Cemento per stuccatura a giunti........... kg Muratore.......................... ore Manovale................................ ore Pavimento con mattonelle di cotto o di cemento quadre Per mattonelle l = 0,25/m...................... n Malta di calce e cemento (tipo 3)............. m Cemento per stuccature.................................................. kg Pavimentatore............................................. ore Manovale.................................................... ore Per mattonelle l =0,20/m..................................... n Esagonali l =0,25/m.................... n Se le mattonelle sono di varie forme e dimensioni il numero dei prezzi si ottiene dividendo 1 m per la superficie delle mattonella aggiungendo 1/20 per consumo. Battuto di cemento su fondo di ghiaia (carreggiabile limitatamente) Spessore m 0,12 - Sottofondo di ghiaia di m 0,20 per m Ghiaia grossa vagliata m Ghiasetta m Sabbia m Cemento per massetto........................................... kg Cemento per strato superficiale........................ kg Pavimentatore...................................... ore Manovale..................................... ore Battuto di cemento su massetto preesistente-Spessore m 0,03 Sabbia ................................................... m Cemento...................................... kg Pavimentatore............................................ ore Manovale........................................... ore Pavimento alla veneziana m Sabbia battuta........................... m Malta di cemento (tipo 4) con eventuale aggiunta di polvere di coccio o di marmo m Dadi di marmo...................... kg Pavimentatore.............................................. ore Manovale.................................................. ore Per gli stessi a disegni aggiungere dal 10% al 100% per la mano d'opera (a parte la rifinitura con macchine arrotatrici) Pavimento di asfalto di spessore 20 mm Asfalto................................................ kg Bitume naturale............................ kg Sabbia....................................................... kg Graniglia.................................................... kg Legna da ardere.................................................... kg Operaio.................................................. ore Manovale................................................... ore Parquet a liste variamente disposte per m Correnti 3x6............................................ m Tavolette.................................................. m Chiodi e staffe....................................................... kg Gesso......................................................... kg Falegname........................................................ ore Muratore............................................................. ore Manovale............................................................ ore 0,03 70 0,04 1 0,751 0,751 0,02 24 (14x28) 0,02 0,50 0,40,6 0,40,6 16 0,03 0,100,20 0,450,75 0,450,75 25 18

MALTE DA PAVIEMNTI COMPOSIZIONE PER M DIMPASTO


Malta per posa di pavimenti in pastrelle di cemento compresso 1 Calce pasta m 0,400 Sabbia m 0,800 Acqua litri 180 2 Calce idraulica q 1,50 Calce in pasta m 0,250 Sabbia m 0,900 Acqua litri 180 3 Cemento q 3,50 Sabbia m 1,000 Acqua litri 250 4 Calce in pasta m 0,350 Sabbia m 0,800 Acqua litri 200 Cemento kg 150/m Malta per sottofondi di pavimenti in mosaico (porcellana, vetro, ceramica) Cemento q 2,50 Sabbia m 0,400 Pietrischeto m 0,800 Acqua litri 140 Malta per sottofondo di pavimento in linoleum (escluso gesso e colla) Cemento cm3 q 3,50 Sabbia di m 1 Acqua spes. litri 250 Cemento cm1 q 5 Sabbietta di m 0,950 Acqua spes. litri 280

0,22 0,10 0,05 25 4042 0,751 11,20 0,04 30 0,40,6 0,40,6 0,02 0,020,03 5060 2 2

25 2 1 12 0,40 0,60 1 2,602,75 1,05 0,50 0,50 2 0,50 0,50

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Manuale dellArchitetto

PAVIMENTI
PAVIMENTI MONOLITICI
Battuto di cemento Su sottofondo di ghiaia per pavimenti limitatamente carreggiabili. Superficie rigata a geometrico e bocciarB data. 1.5 A A, cm 1,5 cemento per strato superfi12 33.5 ciale. - B, cm 12 massetto di ghiaietta, 20 sabbia, e cemento. C, cm 20 sottofondo ghiaia. C Linoleum Su vecchio pagvimento. A, linoleum spessori da 2,5 a mm 6. B, cm 1,5 eventuale strato afonico o cartonfeltro per sottostrato. C, rasatura previa stesura di vernicie bituminosa sabbiata. D, vecchio pavimento. Linoleum Su sottofondo di asfalto. A, linoleum spessori da 2,5 a mm 6. B, rasatura con gesso magnesiaco. C, cm 2 eventuale strato afonico. D, cm 1 asfalto. E, massetto di calcestruzzo. F, solaio e gretonato. F

A C B 46

D E

A B Battuto di cemento su sottofondo preesistente A, cm 34, calcestruzzo di cemento dosato a kg 250. B, sottofondo preesistente. 70100 2.5-3 C A B

A C D B 23

70-100 3

Battuto alla veneziana A, sceglie di marmo mm 1025 in malta grassa di cemento e polvere di coccio o marmo battuto a rifiuto. B, liste di marmo o ottone, anticorodal, ecc. posate sullestradosso del solaio. C, sottofondo di cemento e sabbia o di detriti di lalterizi e malta udraulica. D, sottofondo o gretonato. A C B 5-10 2-3 4-6

Linoleum Su legno A, linoleum spessori da 2,5 a mm 6. B, cm 1,5 eventuale strato afonico. C, lisciatura o cartonfeltro mm 10. D, assito in tavole gi isolato dallumidit.

A C D B 56

Gomma Con attacco a cemento. A, gomma con superficie liscia o rigata. RiA dosso cellulare o scanalato. Spessori da 3 a B 47 18 mm. C B, Boiacca di cemento (1 parte di cemento e D 2 parti di acqua). E C, spianatura con malta di cemento e sabbia fine in parti uguali. D, cm 34 massetto di cemento di cemento a kg 350 gettato 23 giorni prima della posa del pavimento.E, solaio portante.

Ballettonato A, pezzi di marmo di lato cm 510. Spessore cm 23. Giunti sfilati con boiacca grassa di cemento colorato. B, cm 23 di malta molto grassa di cemento e polvere di coccio o marmo. C, solaio e gretonato. Asfalto fuso Per marciapiedi, cortili o per locali B 4 con interno traffico. C A, graniglia cm 12 e strato superD ficiale di sabbia silicea. B, strato di asfalto esteso a caldo e ricoperto dalla graniglia del raffreddamento. C, sottofondo di calcestruzzo a kg 250, stagionato asciutto, pulito e spianato con malta liquida fine. D, solaio o gretonato. A 2 Resina sintetica Spalmata senza giunture su fondo massiccio e liscio. Anche su preesistente pavimento. A, mm 35 di resina - B, lisciatura con malta liquida fine, stagionata e asciutta.

Resina sintetica In teli o in piastrelle. A, mm 35 resina. B, adesivo bituminoso in solvente. C, malta miscelata ad emulsione bituminosa per perfezionato del piano. D, massetto di cemento o preesistente pavimento di piastrelle o monolitico. E, solaio portante.

A C B 57

D E

B E D

Angoraggio pavimento in gomma Posa a tappeto. A, zoccolino in legno B, gomma a ridosso cellulare. Spessori da 5 a 8 mm. C, tasselli in legno D, listelli in legno incassati nel sottofondo.
B B B 5.5 E 7.5 E 8 E 4 E 5 E 7.7E 3.2 H P 2.5 9.5 6 8

Linoleum Su sottofondo di cemento. A C B 58 A, linoleum (unito, variegato, rigato, sughero) spessori mm 2,5 8 altezza m 12. - B, cm 2 eventuale strato di sughero afonico. - C, D E rasatura a gesso magnesiaco per spianamento dopo proscigamento del massetto (20 giorni da getto). - D, non meno di cm 3 di malta di cemento o cemento e pomice o cemento e scorie. - E, solaio o gretonato.

Sezione pavimenti in gomma B, a ridosso cellulare; E, a ridosso piano; F, per rivestimento gradini; H, alzata mm 200; P, pedata mm 350.

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Manuale dellArchitetto

PAVIMENTI
TIPI COMUNI DI PAVIMENTI
Ammattonato Spessore cm 811 oltre il solaio o gretonato. A, intonaco della parete: cm 11,5. B, mattoni a giunti sfalsati e stilati con malta di cemento. Disposizione di costa (F-G) o di piatto (H-I).C, cm 33 di malta del tipo 1-2 (v. tabella Malte da pavimento). D, cm 2 di sabbia. E, solaio o gretonato. C
Piastrelle Spessore cm3,55 oltre il solaio o gretonato. A, intonaco della parete cm 11,5. B, piastrelle: di cemento pressate E, spessore cm 1,52. Quadrate: lato cm 2025. Esagonali: lato cm 12,5, apotema cm 10,82; di cemento e graniglia F spessore cm 1,73,5. Quadrate: lato cm 20253040; di cemento a superficie superiore pugnata (pietrini) G, usate in genere per marciapiedi e cortili. Spessore cm 23. Quadrate: dimensioni 10x10, 20x20, 25x25, 30x30; a bollettonato (marmettoni) H, quadrate: dimensioni 20x20, 25x25, 30x30, spessore cm 1,8 e 40 x 40, spessore cm 2,5. Esistono in commercio le misure met. C, malta del tipo 1-2-3 (v. tabella) spessore cm 23. D, solaio o gretonato.
34 Quarzite Spessore cm 34 oltre il solaio o gretonato. A, mattonelle di quarzite a bordi rifilati o senza rifilatura. Colori grigio e giallo. Quadrate cm 20x20 o rettangolari cm 1215x2430. Spessori cm 13. Mosaico di quarzite come sopra: piccolo cm 1015 (diagonale) grande cm 3035 (diagonale) da giardino cm 4045 (diagonale) La faccia inferiore degli elementi bagnata con boiacca di cemento. B, malta tipo 4 (v. tabella) spessore cm 23. C, solaio o gretonato. 46

A B
811

C D F G E H I

C A B

A B C
3,55,5

D F E B H G

D E F G H

Marmo Spessore cm 46 oltre il solaio o gretonato. A, intonaco della parete. Spessore cm 11,5. B, lastre di marmo. Spessore cm 23. C, malta del tipo 3-4 (v. tabella) spessore cm. 23. D, solaio o gretonato. E, soglia per nicchia da finestra.F, soglia per porta in vano di muro grosso. G, soglia per porta in vano di tavolato di tramezzo. H, sezione sullo zoccolo perimetrale delle pareti. I, controtelaio del serramento di porta. L, telaio. M, coprifilo. N, misurazione delle soglie per vano di porta.

A E I A L G

20-25

20-25-30-40

A I

A
Mosaico Tessere di porcellana o vetro. Spessore del pavimento cm 45,5 oltre il solaio o gretonato. A,intonaco della parete: spessore cm 11,5. B, tesserine fisaste su carta in fogli da cm 30x30 spessore mm 47. C, malta cementizia (cemento bianco ed acqua) spessore cm 0,5. D, sottofondo di cemento (kg 250 di cemento a lenta presa ogni m di ghiaietta minuta) ben battuto e spianato. Spessore cm 34. Lasciare asciugare 23 giorni. IL piano superiore di questo sottofondo deve essere pi basso del piano di pavimento finito di: mm 10 per i pavimenti in mosaico; mm 16 per i pavimenti in pietrini e per i rivestimenti in ceramica. F, G, H, I, pezzi speciali per raccordare spigoli, angoli e bordi terminali.
Gres Spessore cm 46 oltre il solaio o gretonato. A, mattonelle quadre, rettangolari, esagonali, ottagonali e pietrini. Spessore mm 410. La saldatura dei giunti e la presa sul sottofondo fatta con boiaccia di cemento colata. B, impasto semiumido di sabbia e cemento con dosaggio di 250 kg/m spessore cm 34. C, solaio o gretonato. D, E, F, G, H, I, L, M, pezzi speciali per raccordare spigoli, angoli e bordi terminali.

M 11 1.3 F 0.7 1 H B 0.5 C 23 23 810 H B C


Parquet Spessore cm 1830 oltre il solaio o gretonato. Legni pi usati: Rovere, Noce, Pitch Pine. Tipi pi usati di disposizione delle tavolette: A, a spina di pesce. B, a liste (giunti alternati). C, a liste (giunti andanti). D, a tolda. E, a quadri. F,a mosaico (con essenze variate). G, tavoletta: spessore mm 1850 secondo la larghezza delle tavolette e fissati con codette ogni metro o allettati nel massetto di sottofondo. I, codetta di fissaggio ogni metro. L, solaio o gretonato. M, parquet a doghe catramate inferiormente (brevettato) spessore cm 2,53. N, cm 23 malta di cemento e sabbia.

C C D E
45

I N H M

B A ~5

1.83 34 30-50 M 4.56 N

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Manuale dellArchitetto

IMPERMEABILIZZAZIONE
FONDAZIONI ED AMBIENTI INTERRATI
Affinch lacqua che filtra attraverso il terreno non abbia a raggiungere la muratura ed i solai interrati, buona norma che questi vengono isolati mediante intercapedine e vespai aerati. Ove ci non fosse possibile almeno necessario impermeabilizzare le superfici dei manufatti a contatto con il terreno e drenare questultimo con pietrame a secco in modo che lacqua affluente trovi naturalmente la via per allontanarsi. Per impedire che lumidit del terreno abbia a risalire per capollarit lungo i muri in elevazione sufficiente predisporre uno strato impermeabile che li separi orizzontalmente da quelli del cantinato. Lo strato pu essere costituito da cm 1 di asfalto oppure da cm 2 di malta resa impermeabile con laggiunta di un idrofugo; meglio impiegare malta comune e sovrapporvi un feltro bituminato trattato con cemento plastico.

ciglio in pietra 20x20 zoccolino zoccolatura pavimento 2 cm malta 2 cm pendenza 3% solaio piano terreno intonaco asfalto cm 1 intonaco di cemento cm 1

muratura continua in calcestruzzo INTERCAPEDINE

battuto di cemento cm 2

cemento lisciato cm 1

tabella in laterizio VESPAIO calcestruzzo fondaz. continua in calcestruzzo magro 40 drenaggio in pietrame a secco

zoccolatura solaio piano terreno pavimento 2 cm malta 2.5 cm canale di ventilazione calcestruzzo magro malta fina 1 cm asfalto 1 cm pavimento malta calcestruzzo zoccolatura solaio piano terreno canale di ventilazione (almeno due ogni locale)

asfalto 1 cm pavimento 2 cm malta 2 cm

asfalto 6 mm calcestruzzo ciotoli di fiume a secco

muratura a tre teste

asfalto 1 cm

intonaco zoccolatura canale di ventilazione malta cm 2.5 pavimento cm 2 asfalto mm 6

intonaco pavimento malta mm 23

asflato cm 1 malta fine cm 1 calcestruzzo magro drenaggio pietrame a secco calcestruzzo magro malta fine asfalto 1 cm battuto di cemento cm 2

asfalto mm 6

vespaio calcestruzzo cm 15 asfalto cm 1 terreno spianato

fondazione continua in calcestruzzo drenaggio 3040

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IMPERMEABILIZZAZIONE
COPERTURE PIANE E LORO PROTEZIONE
MATERIALI PER L'IMPERMEABILIZZAL'IMPERMEA BILIZZAZIONE PRODOTTI NATURALI Bitume. - Prodotto derivato dall'ossidazione o distillazione naturale in seno alla terra. ad alta temperatura, dei petroli grezzi. Usato principalmente per la lavorazione dell'asfalto e per la confezione del feltri impermeabili. Asfalto. - Roccia sedimentaria di natura prevalentemente calcarea impregnata naturalmente di bitume puro fino ai 50%. Geologicamente la formazione degli asfalti avviene in giacimentipetroliferi aperti, vale a dire non protetti da strati impermeabili. Un asfalto di buona qualit presenta l'aspetto di una roccia tenera n estate, dura d'inverno, a grana fine, di colore bruno scuro, con D. s. medio 2,23, e con un tenore di bitume variabile dal 5 al 13 %. Farina d'asfalto: si ottiene mediante frantumazione, triturazione e macinazione del materiale grezzo. Usata per pavimenti, stratificazioni e intonaci. Mastice d'asfalto: si ottiene dalla fusione della farina d'asfalto. Tale fusione. in apposite caldaie si ottiene aggiungendo alla farina d'asfalto dal 7 all'8%di bitume puro che agisce da fondente. Dopo 5 ore di cottura viene raffreddato e confezionato in pani. Asfalto colato: si ottiene dalla fusione del mastice di asfalto ridotto in frammenti con l'aggiunta del 6%, in peso, di bitume. Posto n opera in strati, a caldo, solidifica raffreddandosi. Asfalto colato sabbiato: si ottiene aggiungendo sabbia Fine ben asciutta e lavata alla fusione del mastice d'asfalto: viene posto in opera di strati e raffreddandosi solidifica. Un'eccessiva quantit di bitume d un asfalto di maggior resistenza, ma meno impermeabile e che si screpola pi facilmente alle basse temperature. si distinguono: Peci di petrolio, se ottenute dal trattamento del petrolio. Sono solide e poco fluide allatemperatura ordinaria. Peci di catrame, se ottenute da Catrami di carbon fossile o altri prodotti catramosi. Catrami. - Sono prodotti dalla distillazione del legno, del carbone e di sciati. Usati per manti stradali. Materiali plastici usati a freddo. - Lo strato di protezione costituito da una miscela omogenea di consistenza pastosa (con o senza solvente) di bitume o di pece, di fibre di amianto e di pietra polverizzata (3040% del peso totale). Usato per riparazione di strutture e di terrazze. Avvertenze: evitare l'applicazione su strutture umide o con tempo umido: evitare l'applicazione in pericolo di gelo. Vernici bituminose. - Comprendono tutti i prodotti vernicianti costituiti dalla dispersione di una o pi materie bituminose in adatti diluenti con l'eventuale aggiunta di olii, resine essiccanti ed altre materie complementari. Trovano largo impiego nella protezione di strutture murarie, metalliche, ecc. specie in localit esposte alla salsedine marina. Si applicano a freddo coi pennello. Emulsioni bituminose. - Sono composte di bitume per il 70% e di olio pesante per il 30% diluite ed aggiunte all'acqua di impasto delle malte inviluppano i granuli di cemento conferendo potere impermeabile alla massa. Presentano per gravi difetti: diminuiscono la resistenza delle malte, colorano in nero l'intonaco, rendono difficile l'applicazione di uno strato di intonaco normale su quello impermeabilizzato. Vernici di catrame. - li catrame viene usato con l'aggiunta di altre sostanze per la formazione di vernici impermeabilizzanti per metalli, legno, murature, ecc. Idrofughi. - Gruppo di prodotti chimici di costituzione diversa che mescolati con sabbia e cemento formano malte impermeabilizzanti: si possono dividere in due grandi categorie: Fluati: fluorosilicati di Mg e Zn trovano il loro massimo impiego per rendere resistente agli agenti chimici e contemporaneamente impermeabilizzare il cemento. Soluzioni saponose: basta mescolarle all'acqua da usare per l'impasto della malta cementizia nelle proporzioni prescritte e procedere all'impasto usando l'acqua emulsionata in luogo di acqua comune. Si ottengono Malte impermeabilizzanti di facile impiego.

SISTEMI DI IMPERMEA BILIZZAIMPERMEA BI LIZZAZIONE Asfalto colato. - Rivestimento omogeneo pesante (peso minimo 3040 kg/ m) costituito da uno o due strati di asfalto opportunamente miscelato con bitume e sabbia e disteso a caldo sul piano di posa. La superficie a vista quando ancora calda viene cosparsa di graniglietta bianca di marmo oppure se destinata ad essere protetta dal pavimento, rimane liscia e nera. Per ovviare ai possibili cedimenti del piano di posa opportuno che il manto di asfalto risulti semplicemente appoggiato. A tale scopo si interpone tra il manto e il piano di posa uno strato di cartone bitumato. Impermeabilizzazione con manto a strati multipli sovrapposti. - Questo tipo di manto leggero(peso media 59 kg/ m) costituito da strisce di feltro (cellulosa, lana, cotone, iuta, amianto, Fibra di vetro) rivestite di bitume o di pece di catrame su entrambe le facce. Le strisce vengono posate con una sovrapposizione di cm 6 al minime ed incollate fra di loro sia per mezzo di bitume puro fuso. sia per fusione del rivestimento mediante una lampada da saldatore. Gli strati successivi si dispongono con strisce perpendicolari a quelle del manto precedente. Vengono usati comunemente manti formati da tre feltri bitumati, ma la sicurezza tanto maggiore quanto maggiore il numero PRODOTTI DI DISTILLAZIONE degli strati. INDUSTRIALE Per rendere indipendente il manto plaPeci, - Sono miscele di idrocarburi e di stico dal piano di posa si impiegano loro derivati provenienti dal petrolio, utilmente feltri bitumati e talcati. Ilsupdal catrame di carbon fossile o da altre porto, in tela o feltro. pu essere conmaterie organiche, di colore nero o venientemente sostituito da una lamina bruno scuro, viscose a solide. Si otten- sottile ,n alluminio (rame, bronzo) cregono per evaporazione parziale, per spato a goffrato e bitumato su endistillazione frazionata o altri processi; trambe le facce.

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IMPERMEABILIZZAZIONE
COPERTURE PIANE E LORO PROTEZIONE Esempi di impermeabilizzazione di coperture piane e loro protezione (pendenze 3%)

A, limpermeabilizzazione del tipo a manti multipli. La sua protezione, ottenuta mediante spandimento sulla superficie bitumata di ghiaietto in ragione di 12 Kg/m circa. La copertura non praticabile.

H, limpermeabilizzazione, a manti multipli, coperta successivamente da uno stratoo di sabbia, da una cappa di malta da sottofondo e dal pavimento (piastrelle, pietrini, lastre, ecc.). La copertura praticabile.

B, limpermeabilizzazione, comunque ottenuta, protetta da lastre metalliche (alluminio, rame, piombo, ecc.) Ne risulta una copertura non praticabile, particolarmente adatta per terrazze a pendenza o per superfici curve.

I, limpermeabilizzazione, comunque ottenuta, protetta da lastre metalliche (alluminio, rame, piombo, ecc.). Un soprastante strato di ghiaietto impastato con bitume rende la copertura praticabile.

C, limpermeabilizzazione, costituita da uno strato dasfalto, protetta da due successivi strati di sabbia (minimo cm 2) e di ghiaietto (cm 5). La copertura non praticabile.

D, a protezione dellimpermeabilizzazione si stende una cappa di calcestruzzo retinato. Sopra il calcestruzzo si posa uno strato di terra da coltura, previo drenaggio della parte inferiore con ghiaia, a formazione di giardino pensile.

E, limpermeabilizzazione ottenuta mediante doppio strato di asfalto colato a giunti sfalsati. A protezione viene steso un manto di mm 15 circa di asfalto sabbiato. La copertura praticabile.

F, limpermeabilizzazione, ottenuta mediante doppio strato di asfalto colato, protetta da un impasto di bitume e ghiaietto steso sopra letto di sabbia. La copertura proticabile.

G, limpermeabilizzazione, a manti multipli, protesta da lastroni di cemento posati su letto di sabbia. Nei giunti fra i lastroni viene colato del bitume. La copertura praticabile.

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139b

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IMPERMEABILIZZAZIONE
GIARDINI PENSILI
PAVIMENTO IN LASTRE DI CEMENTO CEMENTO RETINATO BOCCHETTONE DI PIOMBO GIUNTO A BITUME GRIGLIA SABBIA GHIAIA FIORIERA MARCIAPIEDE GIUNTO A BITUME

cappa a formazione pendenza

CEMENTO RETINATO IMPERMEABILIZZAZIONE GRIGLIA

SOLAIO

CAPPA A FORM. PENDENZA

SABBIA

SOLAIO CONTROSOFFITTO

IMPERMEABILIZZAZIONE AGGLOMERATO DI GHIAIETTO E BITUME

3
INTONACO

1
GRIGLIA LAMIERINO CEMENTO RETINATO IMPERMEABILIZZAZIONE

IMPERMEABILIZZAZIONE SABBIA GHIAIA

FIORIERA GRIGLIA
CAPPA A FORMAZIONE PENDENZA

BOCCHETTONE DI PIOMBO INTONACO

SOLAIO SOLAIO IMPERMEAB. SABBIA PAV. IN LASTRE DI CEMENTO BOCCHETTONE DI PIOMBO CAPPA A FORMAZIONE PENDENZA

2
1. Impermeabilizzazione a manti multipli. Raccordo di una terrazza praticabile con un canale di gronda di calcestruzzo retinato, sezionato in corrispondenza dello scarico. Un bocchettone di piombo, con la strombatura inserita fra i manti plastici, viene curvato a raccordare il canale di gronda con il pluviale, senza forare la trave di C.a. I manti plastici di impermeabilizzazione, appoggiati su una caldana di materiale coibente a formazione di pen denza, sono protetti da uno strato di sabbia e da un pavimento di lastre di cemento. 2. soluzione simile alla precedente, con

il canale esteso a tutta la gronda e lo scarico passante in un foro predisposto nella trave in c.a., il che permette di rinunciare alla controsoffittatura. Ilparapetto costituito da una vasce continua di cemento per fiori. 3. giardino pensile su tutta la superficie di una terrazza con il piano del giardino alla stessa quota degli ambienti. Sotto la pista pedonabile, ottenuta con lastre di cemento appoggiate sui muretti di contenimento della terra, corre un canale di cemento retinato della raccolta dell'acqua. l'impermeabilizzazione a manti multipli protetti da un

letto di sabbia e da uno strato di agglomerato di ghiaietto e bitume. Il tutto ricoperto da uno spessore di cm 40 di terreno vegetale. 4. copertura piana non praticabile. L'impermeabilizzazione protetta e mantenuta in stato di costante umidit dal soprastante letto di sabbia e ghiaia. Nel disegno la copertura sezionata in corrispondenza dello scarico protetto da un chiusino di ghisa, forato sulla fascia perimetrale e con il coperchio, pure forato, movibile.

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IMPERMEABILIZZAZIONE
PARTICOLARI DI RACCORDI
RACCORDI DI COPERTURE PIANE CON PARETI VERTICALI RACCORDI DI COPERTURE PIANE CON ATTICI O CORNICI copertina in marmo collo in calcestruzzo retinato manto plastico collo in calcestruzzo retinato giunto in bitume incassatura ricavata nella parete controlamerino elemento prefabbricato in cemento Feltri d'impermeabilizzazione copertura non praticabile intonaco controlamerino di protezione lamiera zincata giunto in bitume mento plastico

intonaco

manto plastico

Raccordo realizzato con un collare in cemento retinato che si spinge fino al bordo del basso attico, questo protetto da una copertina in marmo provvista di gocciolatoio. collo in calcestruzzo retinato giunto in bitume intonaco

A, raccordo ottenuto curvando sulla parete verticale il manto plastico e la relativa protezione di cemento irrobustita da rete metallica; B, raccordo realizzato piegando a 45 il manto plastico rinforzato ad ulteriori strati. I feltri terminano in un'incassatura continua ottenuta con elementi prefabbricati in cemento; C, raccordo ottenuto con un lamierino metallico piegato a squadra. Il bordo inferiore del lamierino viene collato fra i feltri del manto impermeabile; il bordo superiore protetto da un controlamierino fissato sotto l'intonaco della parete. RACCORDI DI COPERTURE PIANE CON TUBAZIONI EMERGENTI collo in calcestruzzo retinato manto plastico anello prefabbricato in calcestruzzo collarino metallico giunto in bitume collare in rame o piombo montante da parete collarino metallico collare in rame o piombo

Raccordo realizzato estentendo il collo in cemento retinato fino a proteggere il bordo superiore dell'attico per terminare all'esterno a gocciolatoio. lamierino in rame o piombo copertura non praticabile manto plastico strato isolante

zanca

Raccordo realizzato applicando un lamierino di rame o piombo in corrispondenza della parte superiore del muretto d'attico, terminante all'esterno a gocciolatoio GIUNTI DI DILATAZIONE lamierino d'irrobustimento

A, la tubazione protetta da un anello prefabbricato in cemento su cui vengono curvati il manto plastico e la relativa protezione in calcestruzzo irrobustita da rete metallica. La parte superiore del raccordo protetta da un cappello in lamiera saldata al tubo fissato con un anello; B, raccordo realizzato con un collare in rame o piombo. Il bordo inferiore del collare viene inserito e collato fra i feltri del manto plastico; il bordo superiore protetto da un collarino metallico trattenuto da un anello; C, un montante da parapetto annegato nella soletta emerge attraverso gli strati che compongono la copertura; il raccordo realizzato con un collare in rame o piombo inserito e collato tra gli strati del manto plastico. Il bordo superiore del raccordo protetto da un collarino metallico. PROTEZIONE DEL MANTO PLASTICO PER TERRAZZE PRATICABILI GIUNTO A TUTTO SPESSORE GIUNTO A TUTTO SPESSORE

GIUNTI A MEZZO SPESSORE cls retinato Giunto in spessore di copertura realizzato curvando i feltri in apposita incassatura; a protezione del solco si dispone una lastra metallica piana, quindi uno strato di sabbia ed i lastroni di cemento di opportuna larghezzza. A A

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IMPERMEABILIZZAZIONE
PARTICOLARI DI RACCORDI
feltro SEZIONE A-A

strato isolato

collo in calcestruzzo retinato

carta

sabbia fine manto plastico strato di formazione della pendenza

Protezione realizzata con lastroni di calcestruzzo di cemento gettati in opera con l'aggiunta di impermeabilizzanti nell'acqua di impasto. I lastroni possono raggiungere dimensioni massime di 1,802,40 nel qual caso devono essere attraversati nei due sensi da giunti a mezzo spessore. Giunto emergente dal piano del terrazzo ottenuto con due paretine di mattoni su cui risvolta il manto plastico e la relativa protezione in cemento irrobustita da rete metallica annegata nel getto. Le due paretine vengono collegate con una copertina in pietra o calcestruzzo libera di scorrere su un feltro.

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GIUNTI DI DILATAZIONE E COPERTINE


DILATAZIONE TERMICA I giunti di dilatazione devono permettere il massimo causato dalle variazioni termiche che verosimilmente possono capitare. La larghezza del giunto deve essere superiore a: A = L x D x N A= larghezza del giunto in cm L = lunghezza della campata in cm D = differenza della temperatura fra linverno ed estate (30) N = coefficiente di dilatazione del materiale. Il giunto di dilataione nelle strutture in c.a. si realizza sdoppiando i pilastri e le travi maestre a partire dal plinto di fondazione. Il giunto deve essere protetto contro gli agenti atmosferici se esposto allaperto e deve essere adatto al traffico se praticato nei pavimenti e mascherato se danneggia lestetica.
Coefficienti di dilatazione lineare Metalli e leghe Acciaio = 0,000012 Alluminio = 0,000024 Bronzo = 0,000018 Ferro omogeneo = 0,000012 Ghisa = 0,000011 Ottone = 0,000018 Rame = 0,000017 Pietre-murature Ardesia = 0,000010 Arenaria = 0,000010 Conglomerato di cemento = 0,000012 Granito = 0,000009 Intonaco = 0,000016 Marmo = 0,000007 Muratura di pietrame = 0,000006 Muratura di mattoni = 0,000006 Pietra calcarea = 0,000007 Legnami Paral. alla fibra) Abete = 0,000003 Acero = 0,000006 Pinno = 0,000005 Quercia = 0,000004 Legnami (trasver. alla fibra) Abete = 0,000057 Acero = 0,000048 Pinno = 0,000037 Quercia = 0,000054 Vetri = 0,000009 Nota: il salto di temperatura tra l'inverno e l'estate si considera di 30 A B C D E F G H I L M N O P Q R S T larghezza del giunto in cm (LxDxN); plinto di fondazione in c.a.; pilastri in c.a.; differenza di temperatura fra inverno ed estate; parti del solaio che compongono il giunto; giunto praticato in muro esterno di c.a. (pianta); giunto praticato in un pavimento; giunto praticato in un muro esterno di mattoni (pianta)
Y E E S 15x15 Y E E F

2 cm A H

L I I

15X15 O P B Q R S

I N

M cm 8 E P T V E P E U E T U E E P Q R Z X R

A A E G E MP Q W P E E cm 2:5 R Z G K R Z MR E

G Q P MP Z

Y O

15x15

mm 4:5 S P Q R R MR S P Q cm 3 cm 2,5

HE

rivestimento muro esterno; corda catramata; giunto fra due corpi di fabbrica di diversa altezza; grappe in ferro per sostegno della grondalina; grondalina in lamiera zincata; pavimento; sottofondo in malta di allettamento; strati di asfalto cm 1,6 spugnocemento o strato termoisolante cm 5; coprigiunto in lega leggera o piastrina in metallo fissata da un lato solo (per pavimenti) oppure in legno (per soffitti e parete) U profilato in ferro; V codetta; Z lastra metallica a soffietto; X carta isolante; Y giunto di dilatazione in coperture in terrazzo; W giunto in bitume; MP manti plastici 8 mm ciascuno; K cappello in c.a . MR calcestruzzo retinato; J giunto particolarmente adatto per costruzioni industriali; NP profilati in ferro; HE fibrocemento.

NP S

E MR Q

Q R P P Q W MR P R W MR W

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GIUNTI DI DILATAZIONE E COPERTINE


COPERTINE IN PIETRA NATURALE ED ARTIFICIALE
cm 1,2 7 A 9 4 cm 4 C M A cm 0,5 cm 1,25 A cm 1,25 A

7 H L C 4 4 C 4 C D C 2.5

M cm 5,5 cm 3 cm 6,5

A cm 6 N H L

cm 0,5 cm 5

L E

4 L

H L

A, copertina in pietra;
C 45 34 A B I A C

B, materiale plastico o piombo; C, asfalto, almeno due strati di mm 58 ognuno o feltri bitumati; D, malta; E, rivestimento in litoceramica alla parete; F, canale di ventilazione del solaio; G, intonaco;

O 4

cm 3

cm12 B O 30:60 P I A

H, rivestimento in pietra alla parete; I, giunto delle copertine; L, malta cementizia cm 1,52;
I

M, bietta in ferro mm 40 x 5; N, caviglia di ancoraggio in ferro zincato; O, coprigiunto di ardesia (spessore mm 10);

COPERTINE METALLICHE
S S cm 7 cm 5 T U L G 4 X cm 5 G 3 3 V V V S Z cm 6 cm 6,5

P, lastra mm 10 di spessore;

4 O

s Y cm 3,5 cm 5:10 C L Y cm 2,5 s s cm 10

cm 1,8

A, copertina in pietra naturale od artificiale; Q, calcestruzzo leggero di riempimento; R, copertina metallica per terrazze non praticabili; S, copertina metallica fissata ad interasse di cm 5080 a liste metalliche, queste liste vanno ancorate preventivamente alla copertina di pietra; T, grembiule in lamiera; U, risvolto pavimento; V, codetta di fissaggio con incastro a muro cm 1520; Z, listone in legno cm 75 x 8; X, copertina in rame per balaustra di terrazza; Y, piattina di rinforzo in ferro, fissata ogni cm 30 a tasselli di legno; W, correnti in legno; J, calcestruzzo impermeabilizzato; K, calcestruzzo di scorie.

5 V

J C K V

Q C K

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BALAUSTRE DI BALCONI E TERRAZZE


BALAUSTRA IN FERRO CON VETRO TEMPERATO H H Z B S P L Q L 30x3 H L 30x3 V R Y R P G D Z E

L 30x3

A X A

H L 30x30x3

F L 30x3 Z K I I U R K C S P R I U U U V I F G A X F R T V G P A

BALAUSTRA IN FERRO E FIBROCEMENTO O RESINA POLIVINILICA

M N O

A S

U B

P G A

BALAUSTRA IN LEGNO 1 4

X S

5
A, B, C, D, E, F, G, H, I, L, M, N, O, P, Q, R, S, T, U, V, Z, X, K,

5 2

ancoraggio di montanti metallici su piano verticale in c.a. o in muratura; ancoraggio di montanti metallici su piano verticale a mezzo di zanca; ancoraggio di montanti metallici su piano orizzontale (gronda di copertura piana); ancoraggio, mediante saldatura, di montanti metallici su piano verticale di struttura in ferro; ancoraggio a sospensione su piano orizzontale; collare staccagoccia; collare di copertura; cristallo temperato; lastre di fibrocemento o resina polivinilica; acciaio inossidabile; collocare troncoconico; cravatta di fissaggio della lamina; lamina di piombo sagomata; strati di impermeabilizzazione; piatto in ferro verniciato mm 50 x 15; montanti di sostegno della balaustra; malta Sika; ancoraggio montanti sulla soglia del balcone (vedi ancoraggio montanti su piani orizz.); profilato a T 40 x 40 x 5 mm; soglia in cemento o pietra; corrimano in profilato normale a C 65 x 42 x 5,5 mm; ancoraggio montanti di sostegno della balaustra, con fissaggio a vite, alle zanche; profilato a L mm 40 x 40 x 5.

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CONTROSOFFITTI
A, B, A B C E I H F G E, F, CAMERE A CANNE solaio; distanza dal solaio cm 1520. All'ultimo piano in genere stabilita dal regolamento edilizio. orditura principale dei mezzoni, necessaria quando la luce del locale supera m 44,5. Le dimensioni pi correnti dei mezzoni sono 48 x 510 (ricavati dai tavolini 8x13 8x16); fissaggio a muro come per comuni travi di solaio previa spalmatura di carbolinoleum per la parte inserita nel muro (1015 cm). Oltre 4-5 m di luce opportuno sospendere il mezzone al solaio nel punto intermedio; orditura secondaria realizzata con listelli di cm 3x3 4x4 posti ad intervallo di cm 4050; stuoia di canne palustri o di listelli di legno a orditura di vario tipo: 1, a semplice orditura di canne 2, di canne 3, a doppia 4, a listelli in legno di sezione rettangolare 5, triangolare 6, quadra 7, Il legno dei listelli deve essere perfettamente stagionato Le stuoie sono in rotoli lunghi circa m 10 e di larghezza variante m 0,502. Peso circa Kg 1,8/m: piattina sottile o piastrine per fissaggio delle stuoie all'orditura in legno; intonaco cm 1,52 eseguito con rinzalfo di malta bastarda di calce e gesso molto diluita, con un altro strato di malta bastarda pi consistente e con un terzo strato di intonaco comune. Spessore complessivo stuoie ed intonaco cm 4 circa; raccordo tra parete e soffitto: raggio cm 56

C,

D,

5
G, H,

6
I, A

7
B D F I L G C E

A, B, C,

D,

E, F, G,

RETE METALLICA solaio in laterizio e c.a. o in c.a. di altro tipo distanza dal solaio cm 1520. All'ultimo piano in genere stabilita dal regolamento edilizio. orditura principale dei mezzoni, necessaria quando la luce del locale supera m 44,5. Le dimensioni pi correnti dei mezzoni sono 48 x 510 (ricavati dai tavolini 8x13 8x16); fissaggio a muro come per comuni travi di solaio previa spalmatura di carbolinoleum per la parte inserita nel muro (1015 cm). sospensione con filo di ferro zincato mm 3 opportuna quando il locale supera i m 45 di luce; orditura secondaria realizzata con listelli di cm 3x3 4x4 posti ad intervalli di cm 3035; supporto per intonaco costituito da uno dei seguenti manufatti: 8, rete metallica, tipo lucido, a maglia di mm 57 rotoli da m 25, altezza m 1, peso Kg 0,40/m; 9, rete metallica c.s. a maglia esagonale; N.B. La cucitura tra rotoli di rete accostati fatta con filo di ferro e con una sovrapposizione delle superfici di circa cm 5; 10, lamiera stirata a maglia romboidale o esagonale per a=mm 10 peso Kg 1,100/m per a=mm 20 peso Kg 1,950/m; 11, graticcio Stauss composto da orditura di fili di ferro da mm 1 a maglie di mm 20 di lato portanti nel punto di incrocio elementi poliedrici di argilla cotti ad alta temperatura. Stuoie in rotai da m 4,92 larghe m 1,02 (sup. m 5) Peso Kg 5/m. Diametro dei rotoli cm 24. Per le applicazioni del graticcio occorre fissare alla estremit della stuoia, gi tagliata nella lunghezza voluta, un tondino di ferro da mm 8 lungo m 104; risvolto a parete del supporto per il raccordo delle superfici e per evitare screpolature; intonaco: per supporto a rete cm 1,52 eseguito mediante preparazione della reta metallica con malta cementizia formata da sabbietta vagliata. Curare il ricoprimento della rete. La superficie ottenuta viene spruzzata con malta di calce e sabbia. Con un'altra ripresa si eguaglia la superficie Spessore complessivo dell'intonaco cm 1,5. La lisciatura dei soffitti pu essere fatta con malta di gesso cos composta: gesso da stuccatore q 3 grassello m 0,200. Per supporto a graticcio Stauss pu essere usato qualsiasi tipo di malta e di impasto. raccordo tra parete e soffitto - raggio cm 56.

10
E G

H,
F

I,
I

L,

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CONTROSOFFITTI
0.25

0.40

E E B A C A A C

B 0.025
A

PERRET APPLICATO A SOLAIO IN LEGNO I controsoffitto Perret costituisce una discreta protezione incombustibile per le strutture in legno in caso di incendio. I ganci di sospensione, di lunghezza a piacere, consentono di realizzare unottima camera daria. Il controsoffitto Perret, risulatando perfettamente piano e senza scabrosit, richiede un minimo spessore di intonaco, e, se beneseguito, pu bastare il solo strato di intonaco civile di cm 0,5. Non necessario incassare la tavellina nel muro perimetrale. A,tavellina del peso di circa kg 2, spessore cm 2,5dimensioni cm 25z40; B, gancio in ferro zincato della sezione di 3 mm e di lunghezza variabile in funzione della camera daria che si vuol ottenere; C, tondino di armatura 56 mm; D, malta di allettamento tra tavellina e tavellina in gesso da forma (scagliola) o di cemento a rapida presa (almeno a 600kg); E, travicelli in legno di orditura del solaio posti a distanza di m 100 circa; F, chiodo comune; G, sbruffatura di malta di cemento e intonaco civile; H, gancio a vite in ferro; I, putrelle in ferro; L, cavallotti in ferro zincato; M, orditura intermedia in legno; N, staffe in ferro; O, solaio in celcestruzzo e putrelle; P, staffe; Q, staffe; R, solaio in celcestruzzo armato; S, elementi in laterizio del solaio; T, sospensione dei ganci al solaio in leterizio. PERRET APPLICATO A TRAVATURE IN FERRO Il solaio Perret pu essere fissato con cavalllotti in ferro zincato L quando le travi in ferro l siano completamente libere. Quando invece alle travi siano gi sovrapposti altri elemneti (tavelloni ecc.) si pu ricorrere ad un orditura intermedia in listelli di legno M sospesa alle travi in ferro mediante staffe N. Allorditura sussidiaria M si applica poi il piano di tavelle A come su un comune solaio in legno (v. Perret applicato su solai in legno). Quando le travi in ferro L siano completamente coperte (per es. da strutture in calcestruzzo O) si adottano staffe del tipo P o del tipo Q applicate ad intervalli allala inferiore delle travi. Persospendere il soffitto Perret a soali in calcestruzzo armato S si adottano ganci in ferro B appesi allarmatura in ferro del solaio portante o fissati con spezzoni in ferro T allenervature dei forati. DOPPIA ORDITURA Il sistema della doppia orditura ammettendo delleoscillazioni di interassi fra i pendini da mm 5 del solaio consente una maggiore speditezza della messa in opera. Il sistema possibile anche con solai in c.a. e laterizio con uno dei tipi di sospensione illustrati.

D
E F A B

cm 100

G
E

H
C A G B

I C

I A G

A A C M

I
N F B A cm 100 I O I O

R B cm 100 cm 25 C 5 S 5 B

B
cm 15

16

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147

Manuale dellArchitetto

CONTROSOFFITTI

0,80100

C B C E E D H A B C 50 F AB D D E L I H AG D 50 C 50 R Q G A B E F D

PANNELLI IN FIBRE DI LEGNO Si trovano in commercio di dimensioni standard m 2x0,50. Peso specifico kg/m 360. Spessori da cm 1 a cm 15. Spessori Kg/m Il fissaggio delle lastre ai listelli dell'orditura di sostegno realizzato con chiodi comuni intorno ai quali, prima della 1 4 battitura completa, va girato un filo di ferro zincato da mm 1,5 6 1, per la cucitura in corrispondenza dei giunti trasversali tra 2 8 lastra e lastra. 2,5 10 La stuccatura dei giunti va fatta con malta sabbia fina e 3 11 cemento. 5 17 lo spessore totale dell'intonaco dovr risultare non supe7 25 riore a cm 1, quando le lastre impiegate sono di spessore 9,5 33 da cm 13; per spessori di lastre superiori a cm 3 conviene 12,5 44 mettere malta di connessione fra le lastre durante la posa. 15 51 A, mezzoni di ossatura del solaio ad interassi di cm 80100; B, listelli cm 2,5x6 in legno per la sospensione delle lastre; C, lastre di fibra di legno; D, cucitura dei giunti con filo zincato da mm 1; E, stuccatura dei giunti cm 6; F, garza o iuta cm 6; G, spruzzo con malta cementizia o bastarda molto liquida; H, intonaco rustico con malta magra di calce senza cemento a lenta presa (calce bianca e sabbia nel rapporto 1:5); I, intonaco fino con malta c.s.

R 3 cm AG

N O A Z N

N P Q P

N Z R

CONTROSOFFI A PANNELLI PER ISOLAMENTO TERMOACUSTICO F F Gli elementi in commercio sono comunemente impiegati, A A A E oltre che per isolamento termoacustico, per risolvere anche R Q Z R Q problemi estetici. Caratteristiche. - Leggerezza, rigidit, incombustibilit,asA A N sorbimento acustico. soluzioni estetiche. semplicit dimonR Q R Q taggio e ispezionabilit, possibilit di risolvere particolari F problemi di illuminazione. A A A Tipizzazione. - C, rnonoblocco (fibrolegno); G, a strati sovrapposti (es.: alluminio o gesso, ovatta. lana di roccia, R Q R Q foglio di alluminio); A, superficie liscia o decorata (gesso), a foratura tonda o ellittica, a intervalli costanti o variati A A R Q (lega leggera). R Q Supporti. - In gesso, in Fibrolegno, in lega leggera, ecc. R Q Isolanti. - Materassini di filati di cotone. filati di vetro, resine A A A sintetiche, lana di roccia, ovatta di cellulosa, lamine di alluminio. Per l'assorbimento acustico alcuni tipi sono dotati di speciali fori o risuonatori acustici di varie forme e dimensioni per le alte, medie e basse frequenze. Sistemi di applicazione. - Con semplice incollaggio al soffitto, su orditura in legno affidata direttamente al soffitto. su orditura ribassata. Dimensioni. - Pannelli quadrati di lato da cm 4060. Spessori da cm 1,23. A, pannello; B, struttura compensata fibrolegno; C, strato di finitura lisciato e colorato; D, fori o risuonatori acustici; E, viti di issaggio; F, longheroni in legno; G, supporto in gesso. fibrolegno, lega leggera; H, ovatta di cellulosa; I, materassino di lana di roccia; L, foglio di alluminio; M, gancio di collegamento e di sospensione; N, soffitto; Q, adesivo; P, squadrette; Q, pendino in piattina di ferro; R, pendino in tondino di mm 3; Z, zanca.
F

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148

Manuale dellArchitetto

INFISSI IN LEGNO
ESTERNI MOVIMENTO DI ROTAZIONE
SCHEMA DELLE CHIUSURE SCHEMI SEMPLICI D A cura partita A Ri D Con interposto mantante fisso A SCHEMI MULTIPLI A SVILUPPO ORIZZONTALE
Rs Rs

SCHEMI MULTIPLI A SVILUPPO VERTICALE

D A
Ri

D A
Rs Ri

D A
Rs

Con interposto mantante fisso

D
Rs Ri Rs Rs Rs Rs Rs Rs Ri Rs Rs

Rs Con interposto mantante fisso Rs A due partite A D Dc A Con interposto mantante fisso A D
Ri Rs Rs

D
Ri

Rs Con interpostoA mantante fisso A tre partite A Ri Dc Ac Con interpostoA mantante fisso

D
Ri Rs

AA

D
Ri

A
Rs

A A

Rs A quattro partite A Con interpostoA mantante fisso Ac Ri Ac Con interposto A A mantante fisso D A vasistas R Con interposto mantante fisso D R
Ri

D
Rs

A AA D

D
Ri

A A

AA

D R R R D R
A

D R A D R D R Con sportello fisso R D D D R D A D A D D D D D D Con sportello fisso R D R R D D A

R A R
A

A A A ribalta R

Con interposto R mantante fisso Con interposto mantante fisso R Con sportello fisso R

Con traverse R fisse

A D A D A A

R
Rs

R D A R D R R D D R R R D Con traverse fisse D R Con traverse R fisse R

R Con traverse R fisse

D R

D A D A D R

R D R D R R
R

D D R A bilico orizzontale D R A bilico verticale R Con interposto A D R R mantante fisso R D R Con interposto A mantante fisso R D Con montante fisso D Senza montante Con sportello fisso D
R

D R

D R

D D
R

D Senza traverse A A Con sportello fisso

D D D
R

D
D

D
R

D R D D
R

D
R

A.P.I.C.E. S.r.l.

149

Manuale dellArchitetto

INFISSI IN LEGNO
ESTERNI - FINESTRE - TELAIO FISSO E TELAIO MOBILE

attacco all'architrave (traversa sup.)

Montanti (collegamenti alla spalla) Sistemi di fissaggio

80
tolleranza di montaggio mm 10 stesso spessore del telaio mobile 4555

collegamento alla spalla (montante)

B
sporgenza dal rustico mm 30 (mm 20 spessore intonaco mm 10 sporgenza telaio dal piano finito)

attacco alla soglia (traversa inferiore) Per il telaio fisso sufficiente l'incastro a mascella semplice non essendo il telaio stesso sottoposto a sollecitazioni tendenti a deformare l'incastro. stessi giunti del montante

Soluzione dei giunti: A, con regoli coprigiunto B, con canali nel telaio; C, con canali nell'intonaco

A
Traversa superiore (collegamento con l'architrave)

Traversa inferiore (collegamento con la soglia) A, con soglia esterna; B, con soglia in vista internamente; C, con controsoglia in pietra; D, con controsoglia in legno.

1 A (2)
stucco facilmente deteriorabile

(3) A

2 3 (1)
traversa superiore Per il telaio mobile necessario l'incastro a maschio e femmina doppio, verificandosi in esso sollecitazioni tendenti a deformare l'incastro.

(2)

stucco parzialmente protetto

C (2) D (3)
stucco interamente protetto

(1)
traversa superiore

(2) E (3)
traversa inferiore

(3)
traversa inferiore

(2)
Montante del telaio mobile (sistemi del fissaggio del vetro) A,B,C,D, montaggio vetro a battente; E, montaggio vetro ad infilare

A, posizione errata del vetro (l'acqua piovana entra nell'interno quando si deteriora lo stucco); B, posizione corretta del vetro (l'acqua piovana confluisce sempre verso l'esterno

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150

Manuale dellArchitetto

INFISSI IN LEGNO
ESTERNI - FINESTRE - MOVIMENTO DI ROTAZIONE - ARTICOLAZIONI - SCHEMI SEMPLICI

Rs Con questi tipi di articolazioni si possono risolvere tutte le chiusure appartenenti al gruppo con movimento di rotazione. L'applicazione immediata senza varianti permette di risolvere i tipi 1,2,3,4.

Rs

Rs D A Ri Rs Dc A A Ri Ac Dc Dc Ac

Dc A

Ri 1 Rs A

Ri ARTICOLAZIONE A

Ri

ARTICOLAZIONE D

ARTICOLAZIONE A complanare

ARTICOLAZIONE D complanare

ARTICOLAZIONE Ri giuoco necessario per il logorio dell'anello delle cerniere ed eventuali deformazioni dei telai mobili specialmente per chiusure a pi di due partite.

ARTICOLAZIONE Rs

ARTICOLAZIONE Rs compl.

spazio necessario per evitare l'ingresso dell'acqua piovana nell'ambiente.

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151

Manuale dellArchitetto

INFISSI IN LEGNO
ESTERNI - FINESTRE - MOVIMENTO DI ROTAZIONE CHIUSURE SEMPLICI
SCHEMA DI CHIUSURA ART. A VARIANTI ALLE ARTICOLAZIONI aggiunto gocciolatoio canali per spurgo acqua NOTE

A Vastisas ART. D aggiunto gocciolatoio aggiunto cartella per dispositivo di bloccaggio Non si usa di frequente perch in fase di apertura lo sportello mobile ingombrante.

D Ribalta - apertura interna ART. D

D Ribalta - apertura esterna Ds ART. Ds ART. Di

Non applicabile con dispositivo di oscuramento a persiane avvolgibili.

Di Bilico orizzontale Ds ART. Ds ART. Di

Inversione battuta bilico orizzontale ad articolazioni non complanari.

Di Bilico orizzontale articolazione complanare A A tre partite A 0,11 dipende dallo spessore dei montanti, dall'aggetto del gocciolatoio e dal tipo di maniglia

I bilici ad articolazioni complanari permettono angoli di apertura maggiori degli altri.

0,16

ARTICOLAZIONE A (3 partite) A quattro partite

ARTICOLAZIONE A (4 partite)

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152

Manuale dellArchitetto

INFISSI IN LEGNO
ESTERNI - FINESTRE - MOVIMENTO DI ROTAZIONE CHIUSURE MULTIPLE
SCHEMI MISURE VINCOLATIVE MONTANTI E SPORTELLI NOTE
La larghezza del montante deve permettere lapertura dello sportello con angolo 90 e la maniglia non deve impedire lapertura dello sportello

Ad una partita con montante fisso

A B

Sportello fisso uguale a quello mobile. Ad una partita con sportello fisso

A-B 5

A due partite con montante fisso


10 cm

La larghezza del montante deve permettere lapertura degli sportelli con langolo 90 tenendo presente lingombro delle maniglie.

B=A5 cm 5

Sportello fisso largo quanto i due sportelli mobili pi mm 50 per i battenti. A due partite con sportello fisso

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153

Manuale dellArchitetto

INFISSI IN LEGNO
ESTERNI - FINESTRE - MOVIMENTO DI ROTAZIONE CHIUSURE MULTIPLE

SCHEMI
Chiusure multiple a tre partite con interposto montante fisso.

MISURE VINCOLATIVE MONTANTI E SPORTELLI

NOTE
La larghezza dei montanti deve permettere almeno la apertura degli sportelli a 90, tenendo presenti gli ingombri delle maniglie e dei gocciolatoi.

A=B 0,13 B

Chiusure multiple a tre partite con interposto sportello fisso.

90

0,06

B>AC0,06 B

Chiusure multiple a quattro partite con interposto sportello fisso.

0,10

eventuale montante fisso

B A0,10

In questa chiusura e nella precedente stata soppressa la complanarit fra sportelli fissi e mobili per creare lalloggiamento di questi in fase di apertura.
Questa soluzione praticamente irealizzabile con montante fisso, essendo questo di dimensioni notevoli per lingombro degli sportelli mobili in fase di apertura. Viene cos sostituito da uno sportello fisso la cui lunghezza dipende dallo spessore dei montanti, dalla dimensione della magniglia e da quella del gocciolatoio. Conviene che la dimensione A, per ragioni estetiche sia uguale a quella di uno sportello mobile.

Chiusure multiple a quattro partite con interposto montante fisso.

A 0,25

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154

Manuale dellArchitetto

INFISSI IN LEGNO
ESTERNI - FINESTRE - MOVIMENTO DI ROTAZIONE FINESTRE A DOPPIO VETRO E A DOPPIA CHIUSURA

soluzione con viti

FINESTRA A DOPPIO VETRO (Pi efficiente in zone non ventose)

soluzione con cerniera

Ri FINESTRA A DOPPIA CHIUSURA (Pi efficiente in zone non ventose)

65

distanza fra le due cerniere

spazio per maniglie e per cartella

75

65

100
le 3 dimensioni vincolative dipendono dagli spessori dei montanti e dalle dimensioni della maniglia

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155

Manuale dellArchitetto

INFISSI IN LEGNO
ESTERNI - FINESTRE - MOVIMENTO DI ROTAZIONE DISPOSITIVI DI MOVIMENTO - CERNIERE

Cerniera a bietta posiz. eventuale cuscinetto d b rondella

a 12 14 16 18

b 30 32 40 45

c 72 78 96 108

d 88 108 148 168


Si vedono le teste delle viti anche se stuccate. Applicazione non adatta per infissi lucidati.

a c

posiz. cuscinetto rondella d Cerniera a rasare

a c a sfilare

a 13 14 16 18

b 28 30 35 39

c 69 74 86 96

d 60 80 100 120

a 13 14 16 18
b a c a nodo

b 28 30 35 39

c 69 74 86 96

d 60 80 100 120

Non si vedono le viti, ma si vede la fessura fra i due telai

a c

a 13 14 16 18 18 18 18

b 28 30 35 40 40 40 40

c 69 74 86 96 96 96 96

d 60 80 100 120 140 160 180

Cerniera a bietta

Non si vedono le viti ed eliminata la fessura fra i due telai. Applicazione adatta per infissi lucidati.

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156

Manuale dellArchitetto

INFISSI IN LEGNO
ESTERNI - FINESTRE - MOVIMENTO DI ROTAZIONE DISPOSITIVI DI MOVIMENTO - PERNI PER BILICI

A 25

B 14

Larghezza nominale 25

Le chiusure a bilico comportano la difficolt costruttiva dellinversione dellarticolazione del tipo R. La tenuta in corrispondenza del perno realizzata dalla scatola stessa.

Bilico a scatola tipo piccolo

A 40 50 60 70
A B

B 14 16 16 18

Larghezza nominale 30 34 40 45

Bilico a scatola tipo leggero

Applicazione bilico a scatola Articolazione - Apertura a 90

A 40 50 60
A B

B 14 16 16 18

Larghezza nominale 30 34 40 45 Applicazione bilico a scatola Articolazione complanari Apertura a 90

70

Bilico a scatola tipo pesante

A 45 65
D A B

B 11 13

C 100 125

D 18 26

Larghezza nominale 35 a 40 45 a 50 Applicazione bilico a frizione Articolazione complanari Apertura a ribaltamento (comoda per la pulizia dei vetri)

Bilico a scatola con frizione

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157

Manuale dellArchitetto

INFISSI IN LEGNO
ESTERNI - FINESTRE - MOVIMENTO DI ROTAZIONE DISPOSITIVI DI BLOCCAGGIO PER FINESTRE DA 1 A 4 PARTITE, VASISTAS, RIBALTA, BILICI
Dispositivo a cremonese con doppio bloccaggio con comando a maniglia (da usarsi quando la maniglia direttamente accessibile con la mano).

55

55

dimensione da tenere presente per gli ingombri degli sportelli in fase di apertura

150 Rs

8
35 60 15

Ri

175

8
ARTICOLAZIONE A 1 partita vasistas ribalta bilici

30 16

asta cremonese

ARTICOLAZIONE A complanare (2 partite 3, 4)

45

18
rullo sup. e inf.

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158

Manuale dellArchitetto

INFISSI IN LEGNO
ESTERNI - FINESTRE - MOVIMENTO DI ROTAZIONE DISPOSITIVI DI BLOCCAGGIO CON COMANDO A DISTANZA

Comando a leva

A 230

260

300
Comando a leva con grimagliera

Corsa 45 85 45 90 45 105

Dispositivo ad asta rigida

asta di trasmissione compasso

A 170 200

Corsa 65 90

compasso A spostamento=alla corsa della maniglia di comando (vedi tabelle) B dimensione dipendente dalla corsa della maniglia Dispositivo a corda d'acciaio

Comando a manovella con grimagliera - tipo esterno

A 40 85

B 43 63

A B comando con maniglia a corda incassata

50

50

comando con maniglia a corda esterna

Comando a manovella con grimagliera - tipo da incasso D C comando con manovella e corda incassata B

50

50+85

A 40 85

B 43 63

C 38 43

D 36 58

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159

Manuale dellArchitetto

INFISSI IN LEGNO
ESTERNI - FINESTRE - DISPOSITIVI DI OSCURAMENTO - PERSIANE PERSIANE A CERNIERA E PERSIANE SCORREVOLI

una testa

Persiana a cerniera senza telaio

Persiana scorrevole

questa dimensione pu essere ridotta fino a mm 80

ARTICOLAZIONE Ri

Sezione persiana scorrevole controsportello specchiato

Persiana a cerniera con telaio doppio

questa dimensione pu essere ridotta fino a mm 80

questa dimensione pu essere ridotta fino a mm 80

ARTICOLAZIONE Ri

Persiana a cerniera con telaio semplice

Sezione persiana a cerniera

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160

Manuale dellArchitetto

INFISSI IN LEGNO
ESTERNI - FINESTRE - DISPOSITIVI DI OSCURAMENTO - PERSIANE AVVOLGIBILI DIAMETRI DEI RULLI E DIMENSIONI DEL CASSONETTO IN FUNZIONE DELLA LUCE VERTICALE
A collegamenti fissi

1,5 e altezza cassonetto 1,5 1,5 2,5 f altezza veletta esterna 1,21,5 cm 1,5

luce finestra
mazzetta

b larghezza cassonetto spessore parete al rustico

a=larghezza mazzetta b=D + 3 cm c=a + D +5,5 cm e=D + 3,5 cm f=D + 9 cm IN LEGNO STECCHE SOTTILI IN LAMIERINO ALLUMINIO STECCHE SOTTILI D D D tipo tipo tipo Griesser Griesser Griesser 1/2 mobili 1/2 mobili tutte mobili stecche stecche 1/2 fisse 6,5 mm 9 mm stecche 6,5 mm cm cm cm 16 16 18 20 22 23 25 27 29 31 18 20 22 24 26 18 21 23 25 27

A collegamenti mobili

IN LEGNO STECCHE NORMALI

1,21,5 cm

D D D D D collegamenti collegamenti collegamenti collegamenti tipo LUCE fissi fissi mobili mobili Griesser VERTICALE stecche stecche stecche tutte fisse FINESTRA stecche 12 mm 15 mm 12 mm 15 mm stecche m 9 mm 1,00 1,50 2,00 2,50 3,00 3,50 4,00 4,50 5,00 5,50 cm 17 - 18 19 - 20 22 24 25 27 29 31 33 35 cm 21 23 25 27 29 31 34 36 38 40 cm 19 21 23 25 26 28 30 32 34 36 cm 22 24 26 28 30 32 35 37 39 42 cm 15 17 19 20 22 23 25 26

Tipo Griesser sottili in legno

0,9

Tipo Griesser in lamierino di alluminio 0,9

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161

Manuale dellArchitetto

INFISSI IN LEGNO
ESTERNI - FINESTRE - DISPOSITIVI DI OSCURAMENTO - PERSIANE AVVOLGIBILI

3,5

4 questa dimensione consente la posizione interna della squadretta di arresto.

4 2,2

Applicazione senza apparecchio a sporgere (guida incassata) Spessore veletta esterna uguale spessore mazzetta.

Applicazione senza apparecchio a sporgere (guida esterna) Spessore veletta esterna uguale spessore mazzetta.

3
raccoglitore nella spalla

4 2,2 3 14 3

4 2,2
raccoglitore incassato nel telaio o nel parapetto

6 2,2 5,5
Applicazione con guida incassata. Mazzetta ad una testa veletta esterna da mm 50.

Applicazione con guida esterna. Mazzetta ad una testa veletta esterna da mm 75.

Applicazione con guida esterna. Mazzetta ad una testa veletta esterna da mm 75.

SOLUZIONI ED INGOMBRI PER COMANDI BIFORA E TRIFORA CON RACCOGLITORI CINGHIA INCASSATI NELLA SPALLA

cm 2,5

4 cm D+7 (v. tav.)

guida cielino U 20 cm 4,5

4 cm 1,2 2,1 >4

D+15
raccoglitore tavella 2,5 cm 4,5 tavella 2,5 11

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163

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INFISSI IN LEGNO
ESTERNI - FINESTRE - MOVIMENTO DI SCORRIMENTO SCHEMA DELLE CHIUSURE
SCHEMA SEMPLICE
Ss Scorrevole B orizzontale ad una partita F B Si Scorrevole orizzontale a due partite Ss B B Si Ss B B Con interposto sportello fisso Con interposto sportello fisso F F F Con interposto montante B SCHEMA MULTIPLO A SVILUPPO ORIZZONTALE Con interposto sportello fisso F F F

SCHEMA MULTIPLO A SVILUPPO VERTICALE

Scorrevole orizzontale a due partite complanari

Si Ss B B Si Scorrevole verticale a due partite S B B B B Con montante fisso Con sportello fisso

Scorrevole orizzontale a tre partite

Con montante fisso S Con sportello fisso

B B Scorrevole verticale a due partite S autobilanciato B S Con montante fisso Con sportello fisso F

B Scorrevole verticale a due partite complanari B B Con montante fisso S Con sportello fisso Con traversa fissa Con sportello fisso

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164

Manuale dellArchitetto

INFISSI IN LEGNO
ESTERNI - FINESTRE - MOVIMENTO DI SCORRIMENTO
Ss B B B ARTICOLAZIONI ART. Si Serramenti con dispositivo di movimento superiore ART. Ss per dispositivo di movimento superiore

Si ART. B complanare

ART. Ss per dispositivo di movimento superiore asse supporto scorrevole

ART. B complanare ART. Si Serramenti con dispositivo di movimento inferiore ART. Ss compl. per dispositivo di movimento inferiore ART. B complanare

ARTICOLAZIONE B Le articolazioni B fra sportelli si ottengono da quelle al telaio sopra riportate, sostituendo al montante fisso, quello del telaio mobile

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165

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INFISSI IN LEGNO
ESTERNI - FINESTRE - MOVIMENTO DI SCORRIMENTO DISPOSITIVI DI MOVIMENTO PER SCORREVOLI ORIZZONTALI
DISPOSITIVI
Tipo Helios C sportello apribile ~14 per l'ispezione A registro B F escursione registro Tipo Standard
A 104 124 136 156 B 64 44 76 56 C 30 30 40 40 D 44 44 56 56 E 27 27 33 33 F 20 20 20 20

APPLICAZIONI
Applicazione per una partita o due complanari (coulisse)

D E

~14

Analoga applicazione pu realizzarsi con gli altri dispositivi.

Applicazione per due partite non complanari

~18 10,5 registro escursione 2,5 registro sportello apribile per l'ispezione

8,8 Tipo Helm 6 A C B 4,8 1,4 registro 3


A 40 40 48 75 MISURE GUIDE B C Tipo 25 2,5 200 35 3 300 45 4 400 75 5 500

Analoga applicazione pu realizzarsi con gli altri dispositivi. ~18

Applicazione a soffitto

Applicazione a parete

escursione registro Tipo Eureon A

7,5 B
Dimensioni guide mm A B 30 30 38 45 45 60 60 70 70 80 Portata Kg 2 ruote 4 ruote 15 20 30 40 70 80 120 160 240 320

12

12

registro escursione registro

applicazione a applicazione a parete parete per una per tre partite partita o due complanari applicazione a parete per due partite

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166

Manuale dellArchitetto

INFISSI IN LEGNO
ESTERNI - FINESTRE - MOVIMENTO DI SCORRIMENTO DISPOSITIVI DI MOVIMENTO PER SCORREVOLI VERTICALI - TIPI A CONTRAPPESI
DISPOSITIVI APPLICAZIONI

12

4 vano contrappesi

15

Dispositivo a due contrappesi

questa dimensione dipende dalla dimensione del contrappeso, cio dalle dimensioni degli sportelli.

15

Dispositivo a quattro contrappesi

A.P.I.C.E. S.r.l.

167

Manuale dellArchitetto

INFISSI IN LEGNO
ESTERNI - FINESTRE - MOVIMENTO DI SCORRIMENTO DISPOSITIVI DI MOVIMENTO PER SCORREVOLI VERTICALI - TIPI SENZA CONTRAPPESI
DISPOSITIVI APPLICAZIONI

Compensazione con molla tipo Olva

D mm 17 17 22 22

Portata in Kg la coppia 811 1214 1620 2226

Altezza finestre mm 1300 1500 1600 1800

Scanalatura mm 18x18 18x18 24x24 24x24

Corsa max mm 560 660 700 800

girare per regolare il tiro Compensazione a molla tipo Olva foro quadro per chiave messa a punto tensione molla
Portata in Kg 811 811 811 811 1214 811 811 1620 811 811 2226 811 Altezza finestre mm 1000 1200 1400 1600 A mm 150 B mm 92 d mm 35 e mm 120

180

112

35

145

210

140

40

170

240

170

45

200

dispositivo da applicare al montante o alla traversa Compensazione a molla lavorante a torsione puleggia conica

18

dispositivo di messa a punto tiro molla 15 apribile per l'ispezione

molla

La puleggia conica permette che l'azione compensatrice sia uniforme per tutta la corsa dello sportello.

A.P.I.C.E. S.r.l.

168

Manuale dellArchitetto

INFISSI IN LEGNO
ESTERNI - FINESTRE - MOVIMENTO MISTO

SCHEMA SEMPLICE
D

SCHEMA MULTIPLO A SVILUPPO ORIZZONTALE


D R

SCHEMA MULTIPLO A SVILUPPO VERTICALE


D

R R B

R Con montante fisso

B D B D

B Vasistas bilanciato D

F Con sportello fisso

Con traversa Con sportello Senza fissa fisso traversa D R

F B D Con sportello fisso

D B F

R Ribalta bilanciato D Con montante fisso Libro Chiusure di semplice costruzione, con le stesse articolazioni delle finestre con movimento di rotazione. D luogo in corrispondenza delle guide a spinte normali al piano del serramento, in fase di apertura. E necessario perci il pattino inferiore a rullo e guide robuste e ben fissate. Buona tenuta di aria. Armonica Di costruzione pi complessa alla precedente avendo inversione delle articolazioni, R come nei bilici verticali. Non d azioni laterali sulle guide. Tenuta di aria meno efficace. Rs A A A A D Con traversa Con sportello Senza fissa fisso traversa

Ri

Rs A A A D

Ri

A.P.I.C.E. S.r.l.

169

Manuale dellArchitetto

INFISSI IN LEGNO
ESTERNI - FINESTRE - MOVIMENTO MISTO DISPOSITIVI DI MOVIMENTO
Tipo Kostor per chiusure a libro ed armonica Chiusura a libro

piastra ad angolo per chiusure a libro

15

aggetto gocciolatoio r. cerniera

piastra

piastra semplice per chiusure ad armonica

Tipo Helm per chiusure a libro ed armonica

cuscinetto

Tipo Eureon per chiusure a libro ed armonica combinazione con cerniera per infissi a libro

Compasso equilibratore tipo Olva per vastisas e ribalta bilanciati.

Compasso equilibratore da costruirsi appositamente per vasistas e ribalta bilanciati.

Guide inferiori Incassate Sporgenti A B A B 17 35 25 35 25 54 35 47 37 76 45 60

A B B

A.P.I.C.E. S.r.l.

170

Manuale dellArchitetto

INFISSI IN LEGNO
ESTERNI - PORTE E FINESTRE
ARTICOLAZIONI Ri
per predella piena di maggiore altezza conviene eseguire un pannello con i sistemi costruttivi delle porte esterne.

spessore montante

questa soluzione non permette lapertura delle ante a 180 a meno di usare i tipi speciali di cerneire.

dimensione minima altezza zoccolino piano pavimento finito

Diverse soluzioni per zoccolino inferiore. Le altre articolazioni sono uguali a quelle delle finestre esterne. DISPOSITIVO DI BLOCCAGGIO PER CHIUSURE CON MOVIMENTO DI ROTAZIONE

A, bloccaggio a triplice chiusura; B, dispositivo tipo Bettini per richiamo telaio; C, dispositivo tipo Guerrieri per richiamo telaio (in caso di deformaz del montante mobile). I dispositivi di movimento sono gli stessi delle finestre esterne (cerniere) se ne applicano tre per ogni anta:

A.P.I.C.E. S.r.l.

171

Manuale dellArchitetto

INFISSI IN LEGNO
ESTERNI - PORTE TELAIO FISSO

SENZA CONTROTELAIO

CON CONTROTELAIO

5,5

senza mazzetta

5,5

con mazzetta

5,5

con imbotto esterno in pietra

A.P.I.C.E. S.r.l.

172

Manuale dellArchitetto

INFISSI IN LEGNO
ESTERNI - PORTE SISTEMI COSTRUTTIVI ANTA MOBILE
SISTEMI SEMPLICI

A tavolato

Specchiata a massello

4,5 2,5

4,5 2

2,5 non fissato

A doppio tavolato

Specchiata a masonite

3 3

4,5

1,2

Tamburata

Specchiata a doghe

4,5 lamiera zincata o di alluminio STISTEMI DOPPI Esterno: a tavolato Interno: tamburata

4,5

2,5

Esterno: a tavolato Interno: specchiata

2,5 4,5

4,5

1,2 2,5

A.P.I.C.E. S.r.l.

173

Manuale dellArchitetto

INFISSI IN LEGNO
INTERNI - PORTE - MOVIMENTO DI ROTAZIONE TELAIO E CONTROTELAIO

cm 2
Montaggio su tramezzo spessore rustico mm 50

cm 2
luce controtelaio=LT+10 cm

0,5 cm 5 2,5 4,5 1,2

cm 2

A cm 5

Montaggio filo parete su muro spessore rustico mm 150

0,5 2,5 4,5

pavimento finito rustico solaio

luce telaio

1,2 A

cm 5

Montaggio filo parete su muro mm 300

1,2 A 0,5 2,5 4,5 9

Montaggio spessore parete su muro mm 450

0,5 2,5 4,5

1,2

A, dipende dallo spessore dell'anta mobile e dal tipo di articolazione.


Muro ad una testa (mm 150) Montaggio errato. Limposta aperta fa azione di leva sul telaio. Muro mm 450 Montaggio errato. Muro mm 450 Montaggio corretto. Si utilizza lo spessore del muro per lingombro dellimposta aperta.

Muro ad una testa (mm 150) Montaggio corretto.

A.P.I.C.E. S.r.l.

174

Manuale dellArchitetto

INFISSI IN LEGNO
INTERNI - PORTE COSTRUZIONE IMPOSTA
DA VERNICIARE Tamburata con nido dape
1,2 0,8 5 1,2 0,8 legno pregiato impellicciatura

DA LUCIDARE

4,5

4,5

intelaiatura in abete

compensati

Si possono costruire anche con articolazioni a rasare Tamburata con pannello Isocarver
0,8 0,8 legno pregiato impellicciatura in legno pregiato

4,5

4,5

Si possono costruire anche con articolazioni a bietta

intelaiatura in abete

compensato

Specchiata con regoli


1,2 0,8

Specchiatura
4,5

1,2

legno pregiato 0,8

impellicciatura in legno pregiato

intelaiatura in abete

compensato

Si possono costruire anche con articolazioni a rasare Specchiata con regoli Specchiata con regoli a rasare
placcature in legno pregiato 0,8 0,8 impellicciatura in legno pregiato

4,5

4,5

intelaiatura in abete

Si possono costruire anche con articolazioni a bietta

A.P.I.C.E. S.r.l.

175

Manuale dellArchitetto

INFISSI IN LEGNO
INTERNI - PORTE - MOVIMENTO DI ROTAZIONE ARTICOLAZIONI

ARTICOLAZIONI A A bietta

ARTICOLAZIONI B A bietta

ARTICOLAZIONI Rs A bietta

A rasare

A rasare

A rasare

A vento

A vento

A vento

Articolazione B complanare per porte a due partite

Articolazione Ri per tutti pavimento finito

A.P.I.C.E. S.r.l.

176

Manuale dellArchitetto

INFISSI IN LEGNO
INTERNI - PORTE - CHIUSURE CON MOVIMENTO DI ROTAZIONE DISPOSITIVI DI MOVIMENTO

DISPOSITIVI
Cerniera a bietta

APPLICAZIONI

a c

Per le dimensioni (v. pag. 156) Cerniera a rasare

a c

Per le dimensioni (v. pag. 156)


a Spessore Imposta e b 20 75 25 25 100 30 30 125 35 35 150 40 c d e

Cerniera a vento semplice effetto - tipo Olva

35

42

50

b
a

57

Cerniera a vento doppio effetto - tipo Olva e d

spessore c imposta

20 25 25 42 60 100 30 30 50 72 125 35 35 57 80 150 40 35 47 75

21

24

29

34

A.P.I.C.E. S.r.l.

177

Manuale dellArchitetto

INFISSI IN LEGNO
INTERNI - PORTE - DISPOSITIVO DI BLOCCAGGIO SERRATURE TIPO PATENT CON SCROCCO RIVOLTABILE

3,5

17

Chiusura a bietta

3,5

2,2

Chiusura a rasare 0,8 6 cm 6 per porte da 45 0,5 2,5 Articolazione B; porta a due partite

10 A=2,5x3x3,5 cm A=4x4,5x5 cm una mandata due mandate 4,5 2,2 1,7

0,3

0,3

A.P.I.C.E. S.r.l.

178

Manuale dellArchitetto

INFISSI IN LEGNO
INTERNI - PORTE - CHIUSURE CON MOVIMENTO DI SCORRIMENTO ARTICOLAZIONI

Ss

Art. Ss 2 partite complanari (coulisse) B

Art. A (coulisse)

parte asportabile per l'ispezione del registro

Art. B complanare (coulisse)

Ss

Articolazione Ss (porta a 2 partite non complanari) (guida doppia)

Articolazione B Articolazione B (porta a 2 partite non complanari) (guida doppia)

A.P.I.C.E. S.r.l.

179

Manuale dellArchitetto

INFISSI IN LEGNO
INTERNI - PORTE - MOVIMENTO MISTO

PORTA AD ARMONICA

PORTA A LIBRO

ARTICOLAZIONE Ss

ARTICOLAZIONE Ss

parte asportabile per manovra registro

ARTICOLAZIONE Si ARTICOLAZIONE Si

ARTICOLAZIONE A ARTICOLAZIONE A

A.P.I.C.E. S.r.l.

180

Manuale dellArchitetto

INFISSI IN LEGNO
FINESTRA E PORTAFINESTRA A DUE PARTITE CON PERSIANA SCORREVOLE - UNI

Altezza locali 2800

h 1365

a1

h1 1510

a2

h2 1605

a3

h3 1970

guida tipo UNI 2833

375 3000 3200 495 1725

990 1230 1870

1090 1330 1965

970 1210 1930

435 1545 1110 1690 1210 1785 1090 1750

Forcella UNI 2833 4 24 8

Finestra a due partite UNI 2983 con persiana scorrevole tipo A UNI 2826

25 h2 h3
a3 h3 2420 970 1210

11

h1

Altezza locali 2800 3000 3200

h4

a1

h1 2398

a2

h2 2445

375 1365 375 495 1725 990 1230

1090 1330 2805

20 16 14 13 17 guida tipo B UNI 2833 rullino tipo B 2833

435 1545 555 1110 2578 1210 2625 1090 2600 2758 2758 2780

pattino UNI 2833

Finestra a due partite UNI 2987 con persiana scorrevole tipo B UNI 2826 I profili UNI sono quotati nelle pagg. 184 e 185. 20 34 a2 a3 sportello UNI 2833 32 30 9 zona UNI 2993 31 21 1 2 22 cerniera tipo A UNI 2993 a a1 16 3 27 15 h2 h3 25 h4 h1 12 h

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182

Manuale dellArchitetto

INFISSI IN LEGNO
FINESTRE E PORTAFINESTRA A QUATTRO PARTITE CON CASSONETTO PER PERSIANA AVVOLGIBILE - UYNI

Altezze locali a h a1 h1 a2 h2 a3 h3

2800 3000 3200 375/345/495 1365 1545 1725 1960/2200/2440 1510 1690 1870 2060/2300/2540 1605 1785 1965 1940/2180/2420 1570 1570 1930

36

puleggia UNI 2994 Finestra a 4 partite UNI 2985 con cassonetto UNI 2990 per persiana avvolgibile
Altezze locali a h h1 a1 h1 a2 h2 a3 h3 2800 3000 3200 375/345/495 1365 1545 1725 555 1960/2200/2440 2398 2578 2758 2060/2300/2540 2445 2625 2805 1940/2180/2420 2420 2600 2780

39 37

4 8 20

18

40

h2 h3

11

h1 rullino per cremonese UNI 2993

16 Portafinestra a 4 partite UNI 2989 con cassonetto UNI 2990 per persiana avvolgibile I profili UNI sono quotati nelle pagg. 184 e 185 davanzale UNI 2970 zanca UNI 2993

13 14 17

avvolgitore tipo B esterno UNI 2993

a2 a3 9 1 7 6 21 2 3 21 h2 h3

12 h4 20 h1 15

cerniera tipo A UNI 2993 a a1 a

20

soglia UNI 2971

A.P.I.C.E. S.r.l.

183

Manuale dellArchitetto

INFISSI IN LEGNO
PROFILI DELLE INTELAIATURE PER FINESTRE E BALCONI AD UNO, DUE, TRE E QUATTRO BATTENTI - UNI

65 56 12 45 15 12 44 45 10 8 2 15 4 54 9 11 9

2 51 4 4 2.5 2.5 20 45 45 95 28 60 18 25 25 12 85 8 20 2.5 23 18 2.5 8 42 71 4 45 48 39 2 4 4 7 11 15 26 9 19 65

45

54

11 15 45 30 Telarone. Traversa sup. 30 11 19 15

Telaio a vetri. Monatante laterale 11 45 2 45 30 4 4 7 15 26 9 11

Telaio a vetri. Montante centrale, sinistro 9 11 19 7 15 54 4 41 58 4 8 2 4 4 22 45 19 36 13

Telaio a vetri. Montante centrale, destro 63 54 22 45 23 13 2 4 4 7 9

11 15 26

65 45 4 9 4

56 4 7 2 4 4 4 5

4 56 45 65 Telaio a vetri. Montante laterale 65 17 45 10 10 10 60 5 Telarone. Montante 15

15

45 Telaio a vetri. Montante di cerniera, destro Telaio a vetri. Montante di cerniera, sinistro 65 15
30 9 12 9 19 11 4 4 7 26 15

4 41

15 11 26 19 Telaio a vetri. Traversa superiore

5 4 12 4 5

45

2
11 4 4 7 45 15 4

19 9 11 4 2 4 80 62 4

26 15 7 5 4

30

54 11 Telarone. Montante 9

Parti facoltative. Traversino 19 11 4 26 15 5 4 4 9

62 4 2 7 4 4 5

25 15 30 15 6 6 60 13 25 6

5 10 20

22 10 15 8

34

14 30

19 80

2 4 7 10

Telaio a vetri. Gocciolatoio 5 17 30 35 5 30

47 70 Parti integranti. Davanzalino 5

15

20 5 19 11 11

71

15 4 11 4 Telaio a vetri. Traversa intermedia

19 9 11 4 2 284 11 24 335 5 10 20 8 15 10 10 30 45 4 7

14

11 15 45 Telaio a vetri. Traversa inferiore


5 6

26 15 4 5 4

30

25 5

3 9 6 8

19

45 15

11

17 Parti integranti. Riquadro, parti orizzontali

Parti integranti. Riquadro, parti verticali

Telaio a vetri. Fermavetro 70 61

324

10

14 35 Telaio a vetri. Cartella esterna

14 55 Telaio a vetri. Cartella interna 17 28

15

Telarone. Traversa inferiore

Telaio a vetri. Traversa di base

A.P.I.C.E. S.r.l.

184

Manuale dellArchitetto

INFISSI IN LEGNO
PROFILI UNI DELLE INTELAIATURE PER PERSIANE A VENTOLA - PERSIANE SCORREVOLI E CASSONETTO PER PERSIANE AVVOLGIBILI

45 12 15 95 83 15 15 75 10 12 33 Persiana a ventola Traversa superiore 15 45 15 95 15 27.5 2.5 95 Persiana scorrevole Montante centrale sinistro 10 45 Persiana a ventola Traversa inferiore finestra 45 Persiana scorrevole Traversa superiore 85 15 12 15 15 33 85 Persiana scorrevole Montante centrale destro 95 15 15 15 Persiana a ventola Montante centrale sinistro 10 75 10 45 95 22.5 2.5 20 95

45

85

20 22.5 2.5 75 10 10 Persiana a ventola Montante centrale destro 2.5 12.5 10 75 15 45 15 15 160 Persiana a ventola Traversa centrale

10

10

105 11

45 Persiana a ventola e 95 73 12 10 persiana scorrevole Persiana scorrevole Persiana a ventola Montante laterale sinistro e destro Montante laterale sinistro e destro Traversa inferiore balcone 4 21 50 55 45 45 Cassonetto per persiana avvolgibile Traversa superiore 45 Persiana scorrevole Traversa centrale Persiana a ventola e scorrevole 55 Tavoletta 25 18 90

45 Persiana scorrevole 13 Traversa inferiore finestra


10 22

22

4 21 25 16 Cassonetto per persiana avvolgibile Cassonetto per persiana avvolgibile Traversa inferiore Unghie 22

25 10 45 55

Cassonetto per persiana avvolgibile Montante laterale destro e sinistro

245 Cassonetto per persiana avvolgibile Cielino

A.P.I.C.E. S.r.l.

185

Manuale dellArchitetto

INFISSI IN LEGNO
PORTAFINESTRA A LIBRO CON SOPRALUCE A RIBALTA

cielino sfilabile cuscinetto in gomma

270 30 20 frontalino d'ispezione cuscinetto reggispinta carrello cuscinetto reggispinta guida guida 152 guida carrello 20 vite di regolazione

cerniere maniglie

rivestimento di legno

catenaccioli

registro registro guida

guida

gocciolatoio in ottone registro inf. guida

Schema di movimento per serramento a libro. Carrello superiore (scorrimento) con cuscinetto reggispinta (rotazione) e registro inferiore, scorrono in guide. Lasse di rotazione verticale (asse di rotazione del cuscinetto reggispinta e del registro inferiore) si muove nel piano delle guide di scorrimento (esempio sviluppato a lato) o in piani paralleli. Il carrello e il registro sono posti ogni due ante (Ila, IVa, ecc.) ed allestremit le cerniere a collegamento dei telai sono disposte allinterno degli angoli determinati dal movimento delle ante (cerniere a posizione alternata). Battute superiori ed inferiori continue, battute laterali alternate ad ogni anta. Meccanismo di chiusura a catenaccioli superiore ed inferiore ogni due ante in corrispondenza delle maniglie; serrature nellanta terminale.

posizione maniglia incassata posizione maniglia incassata

Schema di movimento per serramento a fisarmonica. Vale quanto detto sopra per quanto si riferisce al movimento dellasse di rotazione verticale. Il carrello ed il registro sono posti ogni due ante, ma vincolati al centro delle ante anzich allestremit. Ne consegue che le battute superiori ed inferiori sono invertite in ogni anta cos come quelle laterali. Meccanismi di chiusura come per il serramento a libro.

coprifilo con battuta guida cerniera

posizione registro inferiore

guida persiana avvolgibile

A.P.I.C.E. S.r.l.

186

Manuale dellArchitetto

INFISSI IN LEGNO
FINESTRA A PANTOGRAFO
Serramento finestra a pantografo in legno e protezione esterna con persiana avvolgibile. Il meccanismo di movimento costituito da tre bracci snodati e da un cursore. Il telaio mobile trasla in piano verticali e si abbassa in rapporto allampiezza dellapertura. Nello schema esemplificato il movimento dellanta mobile. eraclit intonaco retinato traversa di legno

cielino cursore frontalino

asta o braccio perno abbassamento telaio mobile asta o braccio perno

squadretta di arresto profilo di alluminio

fermavetro 78 materassino di guarnizione canapo bitumato

piastra di attacco asta snodata al telaio mobile piastra di attacco asta al telaio mobile guide per persiane gocciolatoio cursore bracci o aste snodate 78 scossino

canapo bitumato

cursore bracci o aste snodate

maniglia

piastra con feritosa per movimento cursore

maniglia

A.P.I.C.E. S.r.l.

189

Manuale dellArchitetto

INFISSI
FINESTRE SCORREVOLI VERTICALI
attacco tune all' anta

la deviazione permette la complanarit degli attacchi della lune all' anta

Finestra a scomparsa. L'anta scorrevole bilanciata da un contrappeso, in posizione di apertura allora in apposita intercapedine praticata nel parapetto lasciando la luce del vano finestra completamente libera. Altra soluzione permette la scomparsa dell'anta superiormente.

Finestra a ghigliottina. costituita da due ante delle, quali una mobile e si sovrappone all'altra in posizione di apertura. Il contrappeso, equilibrando il peso dell'anta, ne facilita la manovra permettendo l'arresto in ogni posizione.

Finestra a saliscendi autobilanciata. un serramento a saliscendi vero e proprio dove il movimento delle ante, simultaneo ed a spostamenti uguali a contrari, avviene con circuiti chiusi sulle ante stesse per mezzo di funi e pulegge. Le ante determinano un sistema equilibrato di pesi e per la manovra, occorre applicare una forza che vinca lo strato dinerzia del sistema.

Finestra a saliscendi a movimenti indipendenti. Sistema a quattro contrappesi, due per anta indipendenti tra loro e disposti in parti opposte. Presenta la possibilit di muovere le due ante indipendentemente tra loro, facendo assumere loro le varie posizioni. Tutte le combinazioni di apertura tra le ante sono pertanto possibili. Tale sistema ormai caduto in disuso perch il corretto movimento possibile solo se l'equilibrio del sistema non viene alterato dalla forza applicata per la manovra. Ci avviene solo se il comando delle ante allineato col baricentro. In caso contrario si determina una coppia, che, per l'indipendenza dei contrappesi di ciascuna anta, non trova una componente di equilibrio (incastro delle ante nelle guide).

Finestra a saliscendi bilanciata. Serramento a saliscendi ad ante a movimenti dipendenti con due contrappesi vincolati alle ante stesse in parti opposte. Le due ante tenderebbero a ruotare intorno agli attacchi deicontrappesi in senso opposto, ma una fune ristabilisce l'equilibrio e l'orizzontalit delle ante collegando tra loro i lati delle ante non interessati dagli attacchi dei contrappesi. Il movimento vene trasmesso da pulegge accoppiate (v. schema prospettico). puleggia accoppiate

scatola supporto

cinglia di trasmissione

staffa

ruota dentata condotta

pulegia di trasmissione arresto di trasmissione 1 3 2 123 ruota dentata conduttrice

Finestra a saliscendi bilanciata. Il sistema richiama il movimento dell'anta mobile del serramento i ghigliottina. In questo caso tutte e due le ante sono mobili con movimenti indipendenti per il raddoppio degli organi di trasmissione. possibile con meccanismi speciali renderne meccanica la manovra e combinato il movimento delle ante. Il disegno a lato esemplifica schematicamente un meccanismo di questo tipo. Un arganello con ingranaggio mobile, lungo il suo asse di rotazione, trasmette il movimento a seconda delle posizioni, ad una o all'altra anta od a tutte e due contemporaneamente. La Prospettiva a lato rappresenta schematicamente i movimenti delle ante e gli organi di trasmissione del movimento.

A.P.I.C.E. S.r.l.

190

Manuale dellArchitetto

INFISSI IN LEGNO
FINESTRA SCORREVOLE VERTICALE

intonaco isolante

blocco sicurezza fune di acciaio

Schemi di alcune posizioni di apertura del saliscendi Finestra a saliscendi bilanciata con ante a movimenti indipendenti a due contrappesi laterali. (Brevetto Norma-Gretsck & CO). I telai si trovano sullo stesso piano in posizione di chiusura. L'anta inferiore assume la posizione di scorrimento in seguito ad una rotazione permettendo in tal modo un'aerazione indiretta. Nella seconda fase i telai scorrono in piani paralleli sono guidati in apposite sedi. La fune a circuito chiuso collegata al contrappeso (D sez. verticale) serve per il comando dell'anta superiore la cui rnanovra si presenterebbe altrimenti in certi casi difficoltosa per il sovrapporsi dell'anta inferiore. I saliscendi complanari in posizione di chiusura, a differenza di quelli con ante che scorrono in piani diversi, hanno la prerogativa di avere battuta continua lungo tutto il perimetro. Il doppio vetro ottenuto, nel caso esemplificato, con l'applicazione della controanta sul telaio mobile. In generale il serramento a saliscendi offre il vantaggio di non presentare ingombro d'apertura.

nastro comando anta superiore rullo di guida rullino per cremonese

andamento fune contrap. piastra di attacco fune dell'anta superiore con snodo centro di rotazione mm 50 sotto il centro dell'anta

profilo di guida nastro comando

fune comando anta inferiore attacco piastre al contrappeso maniglia di comando

materassino di tenuta materassino di lana di vetro o di roccia zanca

materassino di tenuta

zanca fune guide sfera per scorrimento laterale profili di guide contrappeso attacco nastro al contrappeso materassino di lana di vetro o di vetro puleggia fune di acciaio

maniglia di chiusura asta per cremonese cordolo apribile per cm 90 per pulizia vetri

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191

Manuale dellArchitetto

INFISSI IN LEGNO
PORTE SPECCHIATE AD UNA E A DUE PARTITE - UNI

3 1

a3 a vite 5x70 UNI 702


7 7 1

3 3 4 7 5

zanca UNI 3004


5

cerniera UNI
Dimensioni porte Ad una partita UNI 3000 A due partite UNI 3205 a 820

a1
h 1950 2070

tipo B 3004
a1 860 h1 1970 2090 a2 640 394 h2 350 380 410 a3 980 h3 2030 2150
13

1200 2200 1240 2220

1360 2280

h3

h
13

Porte interne di ingresso specchiate UNI 3000 - UNI 3205 a3


3 1

17

7 5

a1
h a1 h1 1950 1970 820 840 2070 2090 1960 1970 610 630 2080 2090 2080 2220 1200 1220 2200 2210 a a2 640 430 404 h2 350 380 370 400 400 430 h3 2030 960 2150 2030 750 2150 2150 1340 2270 a3

Dimensioni porte Ad una partita UNI 3001 A due partite UNI 3206

3 6 10

Porte interne specchiate UNI 3001 - UNI 3206 a3


6

vite 5x70 UNI 702 a

h3

16

zanca UNI 3004


18

10 3

10 3

cerniera UNI
3

a1 tipo B 3004 a

2 Prescrizioni UNI Le intelaiature devono essere in abete, possono per anche essere di altrespecie. Gli incastri tra montanti e traversi devono essere eseguiti secondo leindicazioni della UNI 3002/3003. Le particonnesse devono essere fissate tra loro mediante colla e spine di legno. Le specchiature in pannelli di compensato possono essere sostituite da lastre di vetro aventi spessore di mm 1,61,9. Le superfici in vista delle ante, degli spigoli e dei riquadri devono esserelisciate con abrasivo, gli spigoli in vista devono essere leggermente arrotondati.

1.

specchiatura vetrata per porte interne


2. 6

maniglia per porta interna UNI 3004


10 11 12

3.

4.

a1 a3 Le presenti intelaiature possono essere indifferentemente applicate su muri e tavolati.

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192

Manuale dellArchitetto

INFISSI IN LEGNO
PORTE PIANE AD UNA ED A DUE PARTITE - UNI

a2
3 1 3

Anta con tavole parzialmente segate Anta con pannelli di paniforte

a vite 5x70 UNI 702


23 14 23 19

19

a1 cerniera tipo B UNI 3004

5 3 1

zanca UNI 3004 Dimensioni porte a h a1 Ad una partita 1950 820 860 UNI 3196 2070 A due partite 1200 2200 1240 UNI 3207 Porte d'ingresso piane UNI a
3

h1 1970 2090 2220

a2 980 1360

h2 2030 2150 2280

14 23 14

3196 - UNI 3207

a2
1 23 5 5 19 14 23 22 23 21

h2

h1

a2

h a1 h1 a2 h2 1950 1970 2030 820 2080 840 2090 960 2150 Ad una partita UNI 3197 1960 1970 2030 610 2080 630 2090 750 2150 A due partite 2080 2090 2150 1200 2200 1220 2210 1340 2270 UNI 3208 Porte interne piane UNI 3197 - UNI 3208
a2
3 6 3

Dimensioni porte

Ossatura cellulare

15

20

a vite 5x70 UNI 702


23 20

3 6

3 20

23 3 20

14

h2
3 4

23

a1 cerniera tipo B UNI 3004 zanca UNI 3004

h1

14

specchiatura vetrata per porta ad ossatura cellulare

3 6

maniglia per porta interna UNI 3004


23 23 21 22

23 3 20

14

a2 I profili UNI sono quotati nella pag. 194.

a1

Prescrizioni UNI 1 - Ogni anta costituita da un telaio interno d'abete, un'ossatura cellulare d'abete fissata nel vuoto del telaio interno, due rivestimenti di legname compensato di pioppo, ovvero di altre specie legnose adatte, incollati sulle due facce del telaio interno e dell'ossatura cellulare, 4 bordi di legno duro (rovere, faggio, noce, ecc.) incollati lungo il perimetro del battente. 2 - L'ossatura cellulare composta con listelli di legno ricavati da tavole con spessore di mm 35 (vedi dis.). 3 - L'ossatura cellulare in abete pu essere sostituita con:. a) tavole parzialmente segate in direzione longitudinale sulle due facce (vedi dis.); b) pannelli di paniforte (vedi dis.). 4 - compensato dei rivestimenti pu essere esternamente impiallacciato con specie legnose pregiate, ovvero sostituito con pannelli di fibra di legno compressi . 5 - Le partite possono contenere una o pi specchiature aventi forma qualsiasi (vedi dis.). 6 - Le superfici in vista delle ante degli spigoli e dei riquadri devono essere lisciate con abrasivo, gli spigoli in vista devono essere leggermente arrotondati.

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193

Manuale dellArchitetto

INFISSI IN LEGNO
PROFILI UNI DELLE INTELAIATURE PER PORTE INTERNE E DI INGRESSO PIANE E SPECCHIATE

110 1 34 11 30 80 45

18 2 12 5 7

25.5 4 36 5 25 5

110 6 24 12 75 35

Porte specchiate Fermavetro.

Porte piane Fermavetro.

45 3 50 11 7 12 11.5 22 11.5 120 11.5 22 11.5


Porte di ingresso specchiate Montante centrale sinistro.

5 17 17

Porta di ingresso.Telarone: montante e traversa superiore

Porte interne. Telarone: montante e traversa superiore.

15

45 30

Porte interne e di ingresso. Riquadri.

25

110 98 8 10 3 30 12 3 27 15

110 10 98 9 12 11.5 22 11.5 120


Porte di ingresso specchiate Montante centrale destro.

45 10

110

99

110

98

Porte di ingresso specchiate. Traversa superiore e montante laterale.

12 12 5 15 5 15 5 110 98 11 10 3 30 12 5 45 27 15 110
Porte interne specchiate Montante centrale destro.

11.5 22 11.5 13

12

98 12

10 5 15 5 15 5

5 15 5 15 5
Porte interne specchiate. Traversa superiore e montante laterale.

12 65 41 12
Porte di ingresso specchiate Traversino.

5 15 5 15 5 12 45 16 21 12
Porte interne specchiate Traversino.

45

Porte interne specchiate Montante centrale sinistro.

35 5 40 5 40 5 40 5 40 14 35 15

11.5 22 11.5 12 17

45

5 15 5 15 5 12 18 5

Porte interne e di ingresso piane. Elemento dell'ossatura cellulare.

Porte interne e di ingresso piane. Telaio interno: traversa inferiore.

49 9 9 4

265

11 14 3 255 30 15 25
Porte di ingresso piane. Bordo del montante laterale e della traversa superiore.

3 12 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 20 9 9 9 9 9

3 15 10 21 30 12 3

10 15 3 27 15 28 22 9 9 9 9 9 4 9 9 9 4

42 23 35

19

255

245

Porte interne piane. Bordo del montante laterale e della traversa superiore.

15

28

45
Porte interne e di ingresso piane. Telaio interno: traversa superiore e montante laterale.

Porte interne e di ingresso piane. Bordo del montante centrale sinistro.

Porte interne e di ingresso piane. Bordo del montante centrale destro.

Porte di ingresso specchiate Traversa di base.

45

Porte ingresso specchiate Traversa di base.

45

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194

Manuale dellArchitetto

INFISSI IN LEGNO
PORTA SPECIALE SCORREVOLE A FISARMONICA

tassello

listello carter

pannello fisso
guida ruote su cuscinetti a sfere rivestite in nylon rondella dada saldato massiccio di legno a fibre orizzontali

Soluzioni di alcune combinazioni di porte "Woodmaster" a divisione di ambienti interni

Serramento interno speciale Woodmaster (brevetto Siccet) scorrevole a fisarmonica, costituito da pannelli in trucioli di legno agglomerati, impialiacciati con essenze pregiate. Testate dei singoli pannelli in massiccio delle stesse essenze.

Snodo tra i pannelli in profio continuo di resina vinilica. Scorrimento superiore a carrelli con ruote montate su cuscinetti a sfera rivestiti in nylon. Profio terminale del serramento in resina vinilica di funzionalit (riduibilt, facilit di manovra) caratterizzano la Woodmaster tra i serramenti a libro ed a fisarmonica. I pannelli del serramento si sovrappongono a vista nella luce deil vanoporta oppure si raccolgono in apposite nicchie. Nellultima soluzione i pannelli si possono impacchettare, nel vano porta, in qualsiasi soluzione. listello di legno feltro carrello terminale doppio

truccioli di legno agglomerati

ingombro della porta estesa

78 mm molla d'arresto

viti di legno

snodo con chiodo ribattuto piastrine di sostegno e collegamento pannelli

ponticello massiccio in legno a fibre orizzantali truccioli di legno agglomerati

pannello fisso a dimensione variabile coprifilo

pannelli mobili a dimensioni costanti piastrine di sostegno e collegamento pannelli

profilo terminale in resina vinilica pannello mobile a dimensioni variabili

piastrina d'ancoraggio tassello di legno

snodo l'ingombro della porta impacchettata il 20% della luce del vano

150 massiccio di legno

75 battuta

battuta d'attesto truccioli di legno agglomerati

15 impiallacciatura profilo resina vinilica

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195

Manuale dellArchitetto

INFISSI IN LEGNO
PORTAFINESTRA AD ANTE SCORREVOLI

Serramento portafinestra a grandi dimensioni realizzato in essenza dura, ad ante scorrevoli laterali ed anta centrale fissa con apertura parziale a bilico orizzontale. Il meccanismo di scorrimento delle ante ottenuto con ruota scanalata scorrevole a pavimento su guida in bronzo e registro superiore in apposita sede. Il meccanismo del bilico costituito da un semplice perno di rotazione orizzontale. Il bloccaggio delle ante scorrevoli avviene alle estremit laterali con organi di fissaggio tali da determinare una pressione in senso contrario al movimento dell'anta. La tenuta affidata a lamine metalliche fissate all'architrave ed inferiormente sui telai mobili ed a guarnizioni di materiale vinilico. II rivestimento del soffitto che si prolunga all'esterno e delle spalle interne realizzato nella stessa essenza del serramento il rivestimento delle spalle esterne in marmo.

guida in ottone

rivestimento in legno lamina metallica di tenuta fissata all'architrave

registro

300

600
profilo in ottone

guarnizione di tenuta laterale canaletto di scarico acqua rivestimento in legno profilo sagomato in bronzo

imbotte di legno massiccio materassini di tenuta

guida inferiore

anta a bilico orizzontale Profilo in alluminio con cuscinetto

materassini di tenuta

tassello distanziatore con sede per il perno di rotazione

rivestimento in marmo

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196

Manuale dellArchitetto

INFISSI METALLICI
PROFILATI FERROFINESTRA DEL TIPO ILVA

34 40

34 40

A, nodo infisso apribile all' interno con fermavento pure interno;

34 40

34 40

B, nodo di infisso apribile all' interno con fermovetro esterno;

40 34 40

5 C, nodo di infisso apribile all' esterno con fermavetro interno;

5 cm

Tipo del profilo. Il profilato preso in esame quello " ILVA" perch pi conosciuto; tuttavia i criteri generali e le denominazioni usate si applicano a qualche tipo di profilato. L' ILVA produca due serie di profilati delle dimensioni di mm 34 e mm 40.

TIPO 34/1 34/2 34/3 34/4 34/5 I4 40/1 40/2 40/3 40/4 40/5

Sezione cm 3,30 2,63 2,63 3,34 2,99 1,38 4,04 3,19 3,19 4,08 3,59

Peso kg/m 2,59 2,07 2,07 2,62 2,34 1,09 3,17 2,50 2,50 3,21 2,82

Jx cm4 5,35 4,17 3,39 4,74 4,49 9,15 7,04 6,02 8,05 7,51

Wx cm 2,93 2,24 1,52 2,30 2,28 4,42 3,27 2,37 3,32 3,28

ix cm 1,27 1,25 1,13 1,18 1,22 1,50 1,48 1,37 1,40 1,44

Jy cm4 2,40 1,15 1,15 2,51 1,59 3,62 1,69 1,70 3,31 1,97

Wy cm 1,10 0,59 0,59 1,14 0,79 1,43 0,82 0,82 1,44 0,94

iy cm 0,85 0,66 0,66 0,86 0,73 0,89 0,71 0,71 0,89 0,74

D, nodo di infisso apribile all' interno con fermavetro pure interno.

Serie 34

5 cm

Serie 40

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197

Manuale dellArchitetto

INFISSI METALLICI
NODI ORIZZONTALI CON PROFILATI FERROFINESTRA

A.P.I.C.E. S.r.l.

198

Manuale dellArchitetto

INFISSI METALLICI
NODI VERTICALI CON PROFILATI FERROFINESTRA

A.P.I.C.E. S.r.l.

199

Manuale dellArchitetto

INFISSI METALLICI
SERRAMENTI IN PROFILATI FERROFINESTRA
FINESTRA AD ANTE SENZA OSCURAMENTO B luce vano A B luce vano A SEZIONE B-B

SEZIONE A-A PORTAFINESTRA SENZA OSCURAMENTO

luce vano

luce vano

SEZIONE C-C

SEZIONE D-D

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200

Manuale dellArchitetto

INFISSI METALLICI
SERRAMENTI IN PROFILATI FERROFINESTRA FINESTRA AD ANTE CON AVVOLGIBILI
B A A Luce vano

B Luce vano

Luce vano

SEZIONE A-A Luce vano SEZIONE B-B

FINESTRA AD ANTE CON AVVOLGIBILE A SPORGERE

cassonetto C C Luce vano

Luce vano Luce vano

Luce vano

SEZIONE C-C

SEZIONE D-D

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201

Manuale dellArchitetto

INFISSI METALLICI
SERRAMENTI IN PROFILATI FERROFINESTRA FINESTRA COMPOSTA E DOPPIO VETRO CON OSCURAMENTO

A A A B B A B Luce vano

A Luce vano

Nodi dello stesso serramento nel caso del doppio vetro.

SEZIONE A-A

SEZIONE B-B-B

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202

Manuale dellArchitetto

INFISSI METALLICI
SERRAMENTI IN PROFILATI FERROFINESTRA FINESTRA SCORREVOLE VERTICALE A DUE PARTITE

luce vano A B

A luce vano

SEZIONE B A B FINESTRA A BILICO VERTICALE

SEZIONE A-A

luce vano C A luce vano C

SEZIONE C-C

SEZIONE A-A

SEZIONE B-B

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203

Manuale dellArchitetto

INFISSI METALLICI
SERRAMENTI IN PROFILATI FERROFINESTRA
VETRINA A A luce vano

B A

luce vano

SEZIONE B-B SEZIONE A-A-A PORTA A VENTOLA

luce vano

SEZIONE D-D

SEZIONE C-C

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204

Manuale dellArchitetto

INFISSI METALLICI
NODI ORIZZONTALI CON PROFILATI NORMALI

0 1 2 3 4 5

A.P.I.C.E. S.r.l.

205

Manuale dellArchitetto

INFISSI METALLICI
NODI VERTICALI CON PROFILATI NORMALI

0 1 2 3 4 5

A.P.I.C.E. S.r.l.

206

Manuale dellArchitetto

INFISSI METALLICI
SERRANDE
PARTICOLARE DEI LEGACCI PER SERRANDE TIPO A, B, C

Sezione della serranda tipo A,B,C ripiegata in basso

A
Particolare della biellatta e del tubo PARTICOLARE DEI LEGACCI PER SERRANDE TIPO D, E, F

B
Sezione sul cassonetto nel caso di avvolgimento in alto Particolare dei legacci a maglia semplice

Particolare dei legacci a maglia semplice

Arganello per manovra con asta rigida

per superficie di telaio da m 4,507,00 Particolare dei legacci a maglia a traversa Tipi A, B, C Serranda avvolgibile, formata da ste orizzontali in profilato tubolare in acciaio trafilato a freddo e da distanziali verticali articolati. Si avvolfge ad un rullo munito di molle di compensazione e di supporti scorrevoli che rendono la manovra leggera. Tipi D,E,F Serranda in profilato di sezione tonda mm 10 con speciali collegamebnti. Avvolgibiule in alto su albero in tubo dacciaio, scorrevole in apposite guide laterali ad U. Chiusura mediante serratura centrale e laterale.

Spazio minimo di avvolgimento Luce Quota altezza A rullo m m m 2,00 0,48 0,36 2,50 0,50 0,38 3,00 0,53 0,40 3,50 0,55 0,42 4,00 0,58 0,44 4,50 0,62 0,46

Spazio minimo di avvolgimento Luce Quota m a rullo 2,00 40 30 2,50 42 31 3,00 44 32 3,50 46 33 4,00 49 34 4,50 52 35 5,00 52 35 5,00 54 36

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207

Manuale dellArchitetto

INFISSI METALLICI
SERRANDE
Tipo A Finestra avvolgibile di sicurezza ad elementi h cm 7 agganciati in acciaio (greggio o zincato) o in duralluminio, avvolgibile in alto su albero in tubo di acciaio, scorrevole in guide laterali ad U. Gli elementi sono costruiti con speciale nervatura, a gocciolatoio, che oltre ad aumentare la resistenza, impedisce all'acqua di condensa ed ai corpi estranei di penetrare entro la cerniera. Spessore lamiera da 5/10 fino a 10/10 per grandi superfici (Pastore).

C Avvolgimnto su rullo rotondo

Tipo B e C Serranda ad elementi agganciati snodati a cerniera, avvolgibile in alto su albero in tubo di acciaio, scorrevole in guide ad U. Gli elementi agganciati sono ricavati dal nastro di acciaio dolce laminato a freddo (greggio o zingato). Anche in questi tipi, l'elemento costruito con speciale nervatura a gacciolatoio. Altezza degli elementi: crn 1014 (Pastore). Tipo D e E Formata da strisce di nastro d'acciaio laminato a freddo, bordate ai lati ed agganciate fra di loro, in gruppi di altezze progressive. La particolare sagoma della striscia offre un telo molto resistente alla pressione esterna e con l'avvolgimento geometrico di forma esagonale permette ai rullo di occupare il minimo spazio. assicurando un costante equilibrio fra la tensione delle molle e il peso degli elementi da sollevare. La superficie degli elementi, oltre alla speciale sagomatura, provvista di una nervatura che ne aumenta la resistenza; le spirali di agganciamento sono combacianti e prive di giuoco tra loro.

Avvolgibile su rullo esagonale D E F

Tipi diversu di terminali

Tipo D Altezza luce rullo m cm 2,00 26,0 2,50 27,5 3,00 29,0 3,50 30,5 4,00 31,5

Tipo E Altezza luce rullo m cm 2,00 26,0 3,00 27,5 4,00 29,0 5,00 30,5

INGOMBRO DELLA SERRANDA AVVOLTA PER I TIPI B,C. a 40 42 44 46 49 52 54 56 Luce 2,0 2,5 3,0 3,5 4,0 4,5 5,0 5,5 R2cm R

Spessori lamiera 8/1010/10 (Italbrevetti)


Tipo F Tipo di serranda per finestra, nervata, con bocchette per lareazione. Spessori lamiera 5/10 8/10. Valori dingombro per il tipo F, con avvolgimento con comando a nastro di canapa.

Luce

TIPO A SCORRIMENTO LATERALE Chiusura ad elementi brevettati verticali agganciati, snodati a cerniera. Sospensione e scorrimento superiore. Guida inferiore incassata (ferro U 35x35)

H. Luce m 0,50 1,00 1,50 2,00 2,50 3,00 Spazio, per 0,17 0,19 0,22 0,24 0,26 0,28 l'avvolgimento

A DUE BATTENTI R2cm R

Luce orizz. m 2 3 4 5 6 >6

2 battenti R Ingombro mm m 300 ~ 0,5 300 ~ 1,0 300 ~ 1,5 500 ~ 1,7 500 ~ 2,2 700 ~ 1,9

1 battente R Ingombro mm m 300 ~ 1,5 500 ~ 2,2 700 ~ 2,9 700 ~ 3,9 700 ~ 4,9 700 ~ 4,9

9cm

8 cm

A UN BATTENTE

R2cm

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208

Manuale dellArchitetto

INFISSI METALLICI
SERRANDE A CANCELLETTO

Sezione sul perno cerniera fisso

Sezione sul perno scorrevole C 50 A luce Raccoglimento dritto B E F G A luce A 50 luce C

C 30 D 40 60 50

30

Raccoglimento in curva

A, raccoglimento dietro rnazzetta; B, raccoglimento incassato : C, raccoglimento in luce: D, raccoglimento in sbalzo: E, tipo a sospenzione in alto: F, tipo portante in basso, incassata; G, tipo portante in basso, esterna. Cancelletti riducibili composti da clementi lagorriati a U in acciaio laminati a freddo Esecuzione nei tipi seguenti: A, a sospensione in alto mediante carrucole montate su cuscinetti a sfere scorrevoli entro speciali guide ancorate alla struttura. Inferiormente il cancolletto viene guidato in apposite guide che possono essere appoggiate o incastrate al pavimento; B. ad appoggio inferiore Altezza Dimensioni (specialmente adatto per grandi aperture) me0 3,50 15x15x15 sp 1,5 diante carrucole in acciaio fissate alle sbarre e 3,50 4,50 20x15x20 sp 1,5 scorrevole su guide appoggiate o incastrate al 4,50 5,50 30x22x30 sp 2 pavimento. Superiormente ii cancello sar gui-

Raccoglimento in curva Chiusura ripiegabile adatta a grandi aperture, raccoglimento laterale. Elementi con montanti bitubolari a doppia cerniera continua per tutta l'altezza della porta. Manovra a spinta. Sospensione e scoerimento in alto con doppi cuscinetti a sfera. Agganciamento laterale per assicurare una chiusura perfetta. Chiusura centrale con serratura a cremagliera. lamiera stampata e nervata 13/10

Tabella delle sezioni dei montanti con ferri ad U dato mediante appositi profilati fessati all'architrave.
Tabella degli spazi minimi per cancelli Tipo 1 (U 30x22x30) a due battenti

Tabella degli spazi minimi per cancelli Tipo 2 (U 20 5 20) e tipo 3 ( U 5 5 5) a due battenti
Raccoglimento oltre luce Larghezza luce Ingombro m0,67 0,89 cm 12,5 0,9 1,12 14,5 1,13 1,34 16 1,35 1,55 18 1,56 1,77 19,5 1,78 1,98 21 1,99 2,22 23 2,23 2,44 24,5 2,45 2,65 26,5 2,66 2,92 28 2,93 3,13 29,5 3,14 3,34 31,5 3,35 3,56 33 3,57 3,82 35 3,83 4,04 46,5 4,05 4,26 38 4,27 4,51 40 4,52 4,73 41,5 4,74 4,94 43,5 4,95 5,16 45 5,17 5,37 46,5 5,38 5,58 48,5 5,59 5,80 50 Raccoglimento oltre luce Larghezza luce Ingombro m1,04 1,14 cm 12,5 1,15 1,41 14,5 1,42 1,64 16 1,65 1,90 18 1,91 2,16 19,5 2,17 2,42 21 2,43 2,68 23 2,69 2,94 24,5 2,95 3,20 26,5 3,21 3,46 28 3,47 3,72 29,5 3,73 3,99 31,5 4 4,24 33 4,25 4,50 35 4,51 4,76 46,5 4,77 4,02 38 5,03 5,28 40 5,29 5,54 41,5 5,55 5,80 43,5 5,91 5,06 45 6,07 6,32 46,5 6,33 6,58 48,5 6,59 6,84 50

90

Raccoglimento oltre luce Larghezza luce Ingombro m1,83 2,05 cm 26,5 2,06 2,28 29 2,29 2,52 31 2,53 2,73 33,5 2,74 2,96 36 2,97 3,20 38 3,21 3,43 40,5 3,44 3,66 43 3,67 3,90 45 3,91 4,13 47,5 4,14 4,36 50 4,37 4,60 52 4,61 4,83 54,5 4,84 5,04 57 5,05 5,28 59 5,29 5,51 61,5 5,52 5,74 64 5,75 5,98 66 5,99 6,21 68,5 6,22 6,44 71 6,45 6,68 73 6,69 6,92 75 6,93 7,14 77 7,15 7,37 79,5 7,39 7,60 82

Raccoglimento oltre luce Larghezza luce Ingombro m 2,31 2,58 cm 26,5 2,59 2,86 29 2,87 3,14 31 3,14 3,40 33,5 3,51 3,68 36 3,69 3,96 38 3,97 4,24 40,5 4,25 4,52 43 4,53 4,90 45 4,81 5,08 47,5 5,09 5,36 50 5,37 5,64 52 5,65 5,92 54,5 5,93 6,18 57 6,19 6,46 59 6,47 6,74 61,5 6,75 7,02 64 7,03 7,30 66 7,31 7,58 68,5 7,59 7,86 71 7,87 8,14 73 8,15 8,42 75 8,43 8,68 77 8,69 8,95 79,5 8,97 9,24 82

1.8 sospensione

Larghezza luce a 2 battenti m 1,30 1,55 1,56 2,30 2,31 3,06 3,07 3,81 3,82 4,56 4,57 5,32 5,33 6,07 6,08 6,82 6,83 7,57 7,58 8,33 8,34 9,08 a 1 battente m 0,65 0,77 0,78 1,15 1,16 1,53 1,54 1,90 1,91 2,28 2,29 2,66 2,67 3,03 3,04 3,41 3,42 3,73 3,79 4,16 4-17 54

Ingombro minimo diritto C cm 25 30 36 41 min. cm 27 in curva A B cm 40 45 15 61 66 72 77 82 88 93

58 63 69 74 80

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Manuale dellArchitetto

INFISSI METALLICI
FINESTRE IN PROFILATI DI LAMIERINO DACCIAIO (SECCO)
FINESTRA AD ANTE CON OSCURAMENTO

luce vano A B luce vano

SEZIONE A SEZIONE B-B FINESTRA AD ANTE CON SOPRALUCE APRIBILE A VASITAS D

luce vano C C D

luce vano

0 1 2 3 4 5

SEZIONE C-C

SEZIONE D-D

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Manuale dellArchitetto

INFISSI METALLICI
FINESTRE IN PROFILATI DI LAMIERINO DACCIAIO PROFIL-LAMINA
FINESTRA A VASITAS B

A B

luce vano

luce vano

SEZIONE A-A

SEZIONE B-B

FINESTRA A SALISCENDI CON CONTRAPPESO D

C D

luce vano C

luce vano

SEZIONE C-C

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Manuale dellArchitetto

INFISSI METALLICI
PROFILATI ASA DI SERIE IN ANTICORODAL PER SERRAMENTI

TPS = 202 - KG/M 0,800 TPS = 244 - kg/m 1,225 TPS = 345 - kg/m 1,004

TPS = 203 - kg/m 0,781 S 3355 - kg/m 0,577 TPS = 245 - kg/m 1,225

TPS = 346 - kg/m 0,643 S 3715 - kg/m 0,213 S 3270 - kg/m 0,640

S 3019 - kg/m 0,151 S 3285 - kg/m 0,995

S 3093 - kg/m 0,179 S 4055 - kg/m 0,362

TPS = 265 - kg/m 1,933 S 3287 - kg/m 1,439 S 3038 - kg/m 2,092 0 1 2 3 4 5

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Manuale dellArchitetto

INFISSI METALLICI
FINESTRE CON PROFILATI DI SERIE IN ANTICORODAL (PROFILATI ASA TIPO FB1) FINESTRA AD ANTE CON AVVOLGIBILE
B cassonetto A A Luce vano

Luce vano

profilato Ferro 50x25x4

SEZIONE A-A D

SEZIONE B-B

Luce vano

Luce vano profilato Ferro 50x25x4

SEZIONE C-C

SEZIONE D-D

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INFISSI METALLICI
FINESTRE CON PROFILATI DI SERIE IN ANTICORODAL (PROFILATI ASA TIPO FB2) FINESTRA A BILICO VERTICALE A DOPPIO VETRO

Luce vano

Luce vano

Luce vano

SEZIONE C-C

SEZIONE A-A Luce vano

SEZIONE B-B

SEZIONE D-D

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Manuale dellArchitetto

INFISSI METALLICI
FINESTRE CON PROFILATI DI SERIE IN ANTICORODAL (PROFILATI FEAL)
SERRAMENTI A SALISCENDI C A A

luce vano B B

C luce vano

SEZIONE A-A

0 1 2 3 4 5

SEZIONE B-B SEZIONE C-C

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Manuale dellArchitetto

INFISSI METALLICI
FACCIATA IN WALLSPAN

serramento

8 pannello 1 C C

A D D B B

SEZIONE B-B

Particolari dei nodi nelle sezioni orizzontali A-A e B-B 1, montante verticale; 2, pannello copripilastro; 3, pannello composto da: eternit (verso l'esterno); lana di roccia e masonite (verso l'interno); 4, serramento in alluminio; 5, pilastri in c.a.; 6, pannelli copripilastro (all'interno); 7, coprifili di alluminio; 8,rivestimento dei pannelli in profilato Saira 13/10) in alluminio.
5 6 6 7

2 4 4

SEZIONE A-A

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Manuale dellArchitetto

INFISSI METALLICI
FACCIATA IN WALLSPAN

13 8 9 11 1 12

4 6 5 2 3 7

Particolari dei nodi nelle SEZIONE verticali sezioni D-D C-C e D-D 1, soletta di piano in c.a.; 2, ferro omega in opera; 3, spessori in alluminio; 4, spessori in acciaio inox; 5. prigioniero in acciaio: 6, pannello composto da: eternit (verso l'esterno), lana di roccia e masonite (verso l'interno); 7, rivestimento dei pannelli in profilato Saira 13/10 in alluminio; 8, pavimento; 9, sottofondo; 10, coprifilo in alluminio: 11, corrente d ccilegamento orizzontale; 12, montante verticale; 13, serramento in alluminio.

10

11

13

SEZIONE C-C

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Manuale dellArchitetto

INFISSI METALLICI
SERRAMENTI SPECIALI - TENDE
cassonetto GUIDE corda SUPPORTI

cm 7+5 % dell' altezza della tenda

lamella Supporto laterale normale per tende in posizione 1e2

nastro cassonetto cm 8 DIMENSIONI altezza tenda=alt. vano Guida normale

spiaggiale

Supporto laterale a mensola allungabile per tende in posizione 3 lungh. lamelle < largh. vano APPLICAZIONI Supporto laterale a mensola con chiusura di sicurazza a cerniera per tende in posiozione 3

Guida a canale per tende di larghezza inferiore a m 1,20 e alte meno di m 2,50

ottone o acciaio Esterna nel vano - posizione 1 Supporto centrale normale per tende in posizione 1 e 2 Guida a sezione circolare per tenda di larghezza inferiore a m 2 e alte meno di m 4

Interna nel vano - posizione 2

Cassonetto fisso di tipo ad << U >> nervato munito di orientatore pressofuso in zona a doppio ingranaggio ed a 2 alberi rotanti per tende fino m 4 di larghezza TIPI DI COMANDI

Interna sulla parete - posizione 3 Comando normale di orientamento in posizione laterale Comandi riuniti del tipo speciale rinviato

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Manuale dellArchitetto

INFISSI METALLICI
SERRAMENTI SPECIALI -TENDONI

A B Tendone "Griesser" con bracci a leva in piattine di acciaio sporgenza max m 2.20. A, in posizione aperta; B, in posizione semichiusa. Tendone "Griesser" con bracci a parallelogrammi in piattine di acciaio sporgenza max m 4,00

Tendone "Griesser" con bracci snodati in tubo di acciaio, posti sotto lastoffa - sporgenza fino a m 4,50

Tendone "Giannoni" con bracci a leva in piattina di acciaio sporgenza max m 2,00

Tendone "Giannoni" con bracci a leva in piattine di acciaio - sporgenza max m 2,50. A, particolare di una delle due piastre laterali; B, particolare del cassonetto con la tenda raccolta. Tessuti speciali "Eliolona".

A1

Tendone oscurante "Griesseri" in feltro gommato speciale doppio di produzione tedesca. La tenda rinforzata nel senso orizzontale da piattine in ferro da mm 15x3 distanziate di cm 1520 ed una finale da mm 45x4; lateralmente la tenda scorre in guide profonde in ferro ad U da mm 60x15; la guida orizzontale inferiore da mm 25x15. A e A1, sezione delle guide verticali; B, sezione guida orizzontale.

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INFISSI METALLICI
SERRAMENTI SPECIALI - TENDONI

A Tendone "Grisse" a bracci snodati in tubo d' acciaio sporgenza max m 4,50 Dettaglio di montaggio tra due spalle di una vetrina. A, il tendone in posizione aperta; B, pianta con bracci in posizione aperta; C, particolare del cassonetto con la tenda in posizione chiusura. Vantaggi di questo modello il minimo ingombro dei bracci sia in posizione aperta che chiusa.

Tenda "Italia" con apporechio a sporgere di cm 45 e manovra dall' interno ruotate di 160, recchiusa in cassonetto con comando con asta oscillante. Tipo con guide in ferro a "U". Il dispositivo di avvolgimento simile a quello per le avvolgibili in legno. A, sezione verticale completa con tenda aperta; B, sezione orizzontale; C, porticolare del cassonetto tenda in posizione ritirata.

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INFISSI METALLICI
SERRAMENTI SPECIALI - PORTE GIREVOLI
Porta a 3 ali usata per piccoli ingressi. Diametri di uso comune 135210 h 210230 Porta a 4 ali per ingressi pi importanti. Diametri da 195 fino a 240 per grandi alberghi h 210230

Posizioni che le ali possono assumere in determinati casi. 1, normale girevole; 2, con doppia entrata e ventilazione; 3, aperta per passaggio colli voluminosi; 4 posizione notturna (si usa con un'ala sola come porta a battente); 5, apertura totale per rapida uscita.

13 2 166 A 44

26 3

E D 3,2

Porta girevole a 4 ali in legno e vetro con dispositivo superiore di scorrimento e rotazione. A, prospetto; B, porta; C, in posizione per il passaggio di bagali; D, sezione verticale;E, Sezione orizzontale.

0,7

3 3,3

2,2

9,3 C B Porta girevole a 3 ali in alluminio e cristallo Securit 8/10

A, prospetto; B, pianta; C, sezione raccorciata verticale; D, sezione raccorciata orizzontale. La porta solo girevole attorno al suo asse e non pu scorrere n essere piegata. La bussola di rotazione in cristallo forte curvo 10/10, in telaio di alluminio.

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INFISSI METALLICI
SERRAMENTI SPECIALI - VETRATE IN CRISTALLO TEMPERATO
B A E F G D

130

fisso fisso C C1 Patricolare A 1, a morsetti; 2, a incasso semplice 1 25

40

Fermo alto a lunetta con vetro superiore Piletta inferiore cilindrica con perno quadro su sfera d'acciaio (da incasso) Particolare C1 Particolare D Cerniera alta con vetro fisso superiore e laterale e con anta apribile a 90 94 Fermo alto a lunetta da incasso 38 47 70

20 2

230

36 32 75 Particolare B Scatola cilindrica del cuscinetto superiore (da incasso). 145 142 55 44 1 180 100 80 85 33 45 Supporto per mensole 90 20 28 80 60

50

Patricolare E Cerniera alta con vetro fisso superiore e spalla laterale 90 95 30 44

44 30

Traverse superiori
VETRATE CON CRISTALLI TEMPERATI V.I.S. TIPI SUPERFICI SPESMISURE SORI LIMITE SECURIT Perfettamente 78 249x120 Cristallo tempiane e non 810 282x153 perato parallele 1012 300x200 VITREX Non piane e Mezzo crinon parallele 79 270x153 stallo TEMPERIT Traslucide come Cristallo grezzo i vari vetri sta- 810 270x141 pati 1014 300x162

Patricolare F Patricolare G Battuta alta delle ante con vetro Battuta alta di una'anta fisso superiore. mobile con vetro 1, cerniera alta per ante apribile a 90; fisso superiore e laterale. 2, cerniera alta per ante apribile a 90ea 180; 3, cerniera bassa per ante apribile a 90. Patricolare C

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IMPIANTI DI DISTRIBUZIONE DELLACQUA NEGLI EDIFICI


SISTEMI DI ABBONAMENTO mente sovraccarico. Tale schema zione possa essere facilmente e comLa somministrazione d'acqua agli utenti consigliabile per quelle installazioni pletamente smaltita. avviene o col sistema a quantit fissa importanti nelle quali la richiesta d'ac- Inoltre si deve poter isolare e svuotare

condotta stradale

condotta stradale

condotta stradale

scarico

scarico

scarico

Fig. 1 - Schemi di distribuzione. A, a ramificazioni; B, ad anello inferiore; C, a gabbia (lente idrometrica) o a misuratore qua su uno o su alcuni montanti pu qualunque tratto di tubazione mediante (contatore). L'unico sistema razionale di raggiungere punte molto elevate, ma rubinetti di arresto e di scarico opportudi breve durata (v. fig. 1). namente disposti. Anche gli impianti a lente idrometrica L con serbatoio superiore possono avere cassetta di ripartizione lo schema ramificato o ad anello, con V sopravanzo solo distributore di alimentazione delle L colonne discendenti. al piano dellaterL razza. V sopranzo L Negli impianti a lente idrometrica vencolonna gono principalmente adottati due tipi montante V L di distribuzione: la distribuzione diretta e quella semidiretta. II primo tipo si V adotta nel caso di utente unico di tutto L ledificio (caserme, uffici, collegi ecc.). valvola l V Si ha un rubinetto idrometrico princisaracinesca pale L per i serbatoi e tante lentisecondarie l quante sono le prese ai piani. l V presa stradale Con la distribuzione semidiretta ogni Fig. 2 - Schemi di distribuzione diretta utente ha un suo serbatoio alimentato (a serbatoi comunicanti) da una cassetta di ripartizione dell'acl valvola abbonamento, universalmente adot- qua in arrivo dalia condotta stradale tato, quello a contatore. II sistema a (v. figg. 2 e 3). quantit fissa esige, con l'installazione Le diramazioni debbono risultare Fig. 3 - Schemi di distribuzione semidiretta dei serbatoi, un impianto pi complesso ascendenti, con lieve pendenza verso i (a serbatoi indipendenti) e costoso, igienicamente meno protetto, punti di erogazione, affinch attraverso che non assicura leffettiva erogazione detti punti l'aria che si libera nellatubadella quantit d'acqua in concessione. 2/3 cm altezza sopra in pavimento rivestimento con betume pavimento RETI E SCHEMI Dl DISTRIBUZIONE malta di cemento Una rete di distribuzione costituita da tubi orizzontali distributori, tubi verticali o colonne e da diramazioni che collegano le colonne e i distributori ai rubinetti di erogazione. Lo schema a gabbia assicura una pi equilibrata distribuzione, funzionando guaina riempita con cemento a asfalto l'anello superiore come un regolatore destinato ad alimentare dall'alto un Fig. 4 - Passaggio di tubazioni attraverso muri e pavimenti tubo punto di attingimento momentanea-

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MATERIALI DELLE RETI E LORO INSTALLAZIONE I tubi pi indicati per le reti interne sono quelli di acciaio dolce trafilati con processo Mannesmann (tubi gas). Detti tubi sono forniti grezzi (neri) o zincai sulle loro superfici interne ed esterne. Sono sconsigliabili i tubi di piombo e quelli di materie plastiche: questi ultimi per la rilevante dilatazione termica (per il cloruro di polivinile, ad esempio, l'allungamento in mm per metro di tubo circa volte quello dell'acciaio), per la non elevata temperatura di rammollimento che ne impedisce l'uso per la distribuzione di acqua calda, per la possibilit di essere facilmente forati da chiodi, e per la fragilit che pu subentrare nel materiale col tempo (invecchiamento). Le tubazioni debbono essere installate in modo che siano smontabili e dilatabili, protette dagli urti e dai contatti corrosivi.

Tubi gas commerciali serie normale (tabella UNI 3824)


Indicazione convenzionale per la designazione 3/8 1/2 3/4 1 1 1/4 1/ 1/2 2 2 1/2 3 3 1/2 4 Riferimento al diametro nominale di tubazione 10 15 20 25 32 40 50 70 80 90 100 Diametro esterno massimo mm 17,4 21,7 27,1 34,0 42,7 48,6 60,7 76,3 89,4 101,8 114,9 minimo mm 16,7 21,0 26,4 33,2 41,9 47,8 59,6 75,2 87,9 100,3 113,0 Spessore S mm 2,00 2,35 2,35 2,90 2,90 2,90 3,25 3,25 3,65 3,65 4,05

Non consigliabile murare le condotte: se indispensabile, murarle solo con malta di cemento escludendo nel modo pi assoluto l'uso del gesso (v. fig. 4). I collari o le mensole di sostegno delle tubazioni vanno posti alle seguenti distanze: tubazioni di piombo orizzontali . . . . . . m 0 ,40 verticali m 0,50 di ferro: per 20 mm , . . . . . m 1,25 per >20mm e 40mm m2,25 per0>40. . . . . . . . mm m 3.00 Tubi di ghisa, grs, cemento amianto: 1 braccia-letto per ogni elemento m 1. Particolare attenzione va prestata alle condizioni fisiche delle tubazioni.

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CONDIZIONI FISICHE DELLE TUBAZIONI Dilatazione. - All'atto dell'installazione si preveder l'allungamento per dilatazione e si eviter in conseguenza di creare dei punti fissi lungo la canalizzazione, lasciando che questa possa liberamente scorrere dentro i braccialetti di sostegno, o dentro le tracce a muro o i fori di attraversamento dei solai e delle pareti.
Aumento di temperatura in gradi cent. 10 20 40 60 80 100 Aumento di lunghezza in mm per metro di tubo Acciaio Ghisa Rame 0,12 0,12 0,16 0,25 0,22 0,32 0,50 0,44 0,63 0,75 0,66 0,85 1,00 0,88 1,27 1,25 1,11 1,60

Capacit l

C B
Fig. 6 - Presa stradale A, collare semplice con diramazione filettata: B, strettoio con valvola di chiusura; C, saracinesca installata nel sottosuolo con tubo di protezione e chiusino.

Dimensioni d'ingombro in cm Recipiente Recipiente Peso circolare quadrangolare kg diametro altezza lung. largh. altezza 100 53 66 56 56 46 1822 150 58 77 66 56 59 2630 200 64 85 86 56 59 2936 300 73 95 106 66 59 4251 300 --86 76 64 50 400 77 111 ---55 420 --107 77 67 69 420 --77 67 111 56 500 87 111 102 102 68 6774 750 98 126 102 102 97 94110 1000 113 126 102 102 127 120144

Congelamento. - L'acqua, trasformandosi in ghiaccio, aumenta di volume di circa il 9%. Se, come avviene nelle condotte, l'aumento di volume e impedito o l'acqua in pressione, il punto, di congelamento si abbassa al di sotto di 0C. La pressione sulle pareti del tubo sale allora di circa 60 kg/cm per ciascun grado di abbassamento del punto di congelazione. Per evitare che, gelandosi l'acqua, le tubazioni scoppino, queste si dispongono con una pendenza di 23 mm per m in modo che possano essere tempestivamente svuotate, oppure si crea una perdita permanente d'acqua. La protezione conavvolgimento isolante pu soltanto ritardare il congelamento in una condotta esposta. Condensazione. - Si evita la condensazione del vapor d'acqua contenuto nell'aria, al contatto delle tubazioni fredde, isolando opportunamente queste ultime. II miglior isolante termico l'aria in riposo in strati sottilissimi. Tra le sostanze coibenti impiegate per rivestire

tubazioni ricordiamo il carbonato di magnesio, la terra d'infusori, la polvere di scorte d'alto forno, l'amianto, il su-

un apposito apparecchio foratubi. La valvola o la saracinesca, a valle del collare di presa, si rende accessibile dalla strada attraverso un chiusino e

1.00

sopravanzo

0.50

scarico

ai rubinetti di erogazione Fig. 8 - Schema di funzionamento di un contatore a trubina a getto ripartito.

Fig. 7 - Schema di installazione di un serbatoio

ghero espanso, la lana di vetro.

C A B

Fig. 6 - Presa stradale A, condotta distributrice; B, saracinesca comandata dalla straada; C, rubinetto d'arresto; D, contatore.

PRESE STRADALI Le diramazioni per uso privato (v. figg. 5-6) da eseguire su una condotta distributrice gi posata si realizzano forando la condotta stessa dopo averne interrotto il servizio o, anche, mentre essa in pressione . Nel primo caso, dopo aver praticato il foro, viene stretto sul tubo (con l'interposizione di una guarnizione di gomma o di piombo) una cravatta o collare che porta una diramazione. SERBATOI Per la presa in pressione, si serra sul La capacit dei serbatoi va commisutubo da forare uno speciale collare, rata alle particolari esigenze della loro detto strettoio, poi si esegue il foro con destinazione. Ai serbatoi destinati ad

pu essere manovrata soltanto dalla societ concessionaria per dare o togliere l'acqua allabbonato . L'acqua viene consegnata all'utente immediatamente a valle del contatore generale della rete, ove viene inserito un rubinetto d'arresto. A monte del contatore un altro rubinetto d'arresto, ordinariamente piombato, consente alla societ concessionaria di chiudere laderivazione senza manovrare il rubinetto stradale.

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IMPIANTI DI DISTRIBUZIONE DELLACQUA NEGLI EDIFICI


assicurare l'esercizio continuo dell'impianto, anche quando vi fosse unatemporanea interruzione di flusso nella condotta stradale (serbatoi di riserva), si assegna una capacit almeno eguale al consumo giornaliero: per serbatoi destinati a sopperire alla maggiore richiesta nelle ore di punta (serbatoi di compenso) la capacit non dev'essere minore di 1/3 del consumo medio giornaliero. Nelle case di abitazione si usa installare un serbatoio di 300400 litri per famiglia (v. fig. 7). MISURATORI DI PORTATA Di norma per impianti domestici si usano contatori a turbina (v. fig. 8) a quadrante bagnato (tutto il congegno immerso nell'acqua),- i quali esprimono la portata in funzione dellavelocit dell'acqua che li attraversa. La potenzialit di erogazione di un contatore, oltre che col valore del calibro, si indica con la cosiddetta caratteristica, valore convenzionale che esprime la portata, in m/h, che attraversa il contatore con la perdita di carico di m 10.

Tabella per l'accettazione e l'impiego dei contatori a turbina a quadrante bagnato (UNI e CNR) Caratteristica in m/h 3 5 7 10 20 30 Calibro o del bocchettone di 15 20 25 30 40 50 giunzione del contatore, in mm Minima portata registrata con errore compreso 35 50 65 90 150 200 tra 5% (1 portata di precisione) in l/h Minima portata registrata con errore compreso 150 250 350 500 1000 1500 tra 2% (2 portata di precisione) in l/h Portata di avviamento (sensibilit) in l/h 17 22 30 40 70 95 Erogazione max giornaliera (m/g) da non 6 10 14 20 40 60 superare per il regolare funzionamento

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IMPIANTI DI DISTRIBUZIONE DELLACQUA NEGLI EDIFICI


APPARECCHI MINIMI PRESCRITTI
Vasi Appartamenti 1 per appartamento Persone Vasi m. f. 115 1 1 1630 1 2 3155 2 3 Scuole 5680 3 4 81110 4 5 111150 5 6 151190 6 7 Oltre i 190 aggiungere un vaso per ogni ulteriori 40 persone Perssone Vasi 115 1 1635 2 3655 3 Uffici pubblici 5680 4 e privati 81110 5 111140 6 141170 7 Oltre i 170 aggiungere un vaso per ogni ulteriori 50 persone Perssone Officine e stabilimenti 19 1024 2549 50100 Vasi 1 2 3 5 Lavabi 1 per appartamento Ragazzi o uomini Bagni e docce 1 per appartamento Orinatoi Lavandini 1 per appartamento Persone Lavabi 515 2 1655 3 56100 4 Oltre i 100 aggiungere 1 lavabo per ogni ulteriori 50 persone

Fontanelle per bere (1) 1 ogni 50 persone

115 1 1630 2 3155 2 5680 3 81110 3 111150 4 151190 5 Oltre i 190 aggiungere un vaso per ogni ulteriori 40 persone Orinatoi Dove per gli uomini vengono adottati, per ogni orinatoio si pu ridurre di altrettanto il numero dei vasi prescritti, non per al di sotto di 2/3 di quelli specificati nella colonna precedente

Persone Lavabi 515 2 1635 3 3660 4 6190 5 91125 6 Oltre i 125 aggiungere 1 lavabo per ogni ulteriori 30 persone

Fontanelle per bere (1) 1 per ogni 75 persone

Orinatoi Come per gli uffici

Posti lavabo (2) 1100 1 ogni 10 persone Oltre i 100 aggiungere un lavabo ogni 15 persone (3) Persone

Persone

Vasi

Uomini

Orinatoi

Persone

Bagni o docce 1 ogni 15 persone esposte ad eccessivo calore od alla azione sulla pelle di polveri velenose infettive od irritanti Lavabi

Fontanelle per bere (1) 1 per ogni 50 persone

Fontanelle per bere (1) 1 per ogni 100 persone (1)

Teatri e luoghi di pubblico raduno

m. f. 50100 1 2 50200 2 101200 2 3 201400 4 201400 3 4 401600 5 Oltre i 400 aggiungere Oltre i 600 aggiungere 1 ogni 1 vaso ogni ulteriori ulteriori 200 uomini 500 uomini ed 1 ogni 300 donne

1200 1 201400 2 401750 3 Oltre 750 aggiungere un lavabo ogni 500 ulteriori persone

NOTE (1) Le fontanelle per bere non devono essere installate nei locali servizi. (2) Dove la pelle esposta a materiali velenosi, infetivi od irritanti, deve essere previsto un lavabo ogni 5 persone. (3) 60 cm di lavabo a canale o 45 cm di circonferenza esterna di lavabo circolare, quando, provvisti di erogazione, sono considerati equivalenti a un lavabo.

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IMPIANTI DI DISTRIBUZIONE DELLACQUA NEGLI EDIFICI


Un dispositivo importante di sicurezza il termostato, che negli apparecchi a gas regola la portata dei bruciatore in funzione della temperatura dell'acqua, e negli apparecchi elettrici interrompe automaticamente la corrente quando la temperatura dell'acqua raggiunge un scarico di troppo pieno vaso di espansione alimentazione acqua calda serbatoio a pressione quello indiretto col quale tale acqua non viene erogata, ma torna in caldaia a circuito chiuso dopo aver ceduto calore all'acqua .fredda di un apposito serbatoio, attraverso le pareti di un riscaldatore a serpentino. L'apparecchio ove avviene questo scambio di Con la distribuzione a circuito chiuso si ha, anche a rubinetti chiusi, una debole circolazione che sostituisce l'acqua raffreddatasi con altra calda. CALCOLO DELL'IMPIANTO a) Si stabilisce la temperatura alla quale

arrivo acqua fredda rivestimento isolante caldaia caldaia serbatoio riscaldatore

Fig. 15 - Schema di produzione centrale diretta con serbatoio a pressione certo valore massimo stabilito. Tale temperatura generalmente di 80; per acque molto calcaree limitata a 65. La produzione centrale di acqua calda si adotta per alimentare gruppi di alloggi, alberghi, ospedali ecc. Per il riscaldamento dell'acqua vi sono

Fig. 16 - Schema di prooduzione centrale indiretta si vuole portare l'acqua. b) Si determina la quantit d'acqua da scaldare: tale quantit risulta dai bisogni reali e da cifre fissate dalla pratica. Esempi: per le case di abitazione: 200 l/h a 40 per ogni vasca da bagno 25 l/h a 40 per ogni lavabo o acquaio 50 l/h a 40 per ogni doccia per gli alberghi: 75 l/h per ogni lavabo per i bagni pubblici: 400 l/h a 40 per ogni camerino. Le suddette quantit possono essere ridotte se la temperatura a cui si porta l'acqua supera i 40. c) Potenzialit delle caldaie p = (T-t) Q P espresso in cal/h T = temperatura cui si vuole portare l'acqua t = temperatura dell'acqua da riscaldare Q = quantit d'acqua in l/h L'espressione (T - t) Q va maggiorata del 10%+20 % per tener conto delle perdite di calore attraverso il serbatoio e i tubi di distribuzione. d) Superficie del riscaldatore

calore, detto serbatoio-riscaldatore, di forma cilindrica e disposto per lo pi con l'asse orizzontale (v. fig. 16). preferibile l'uso di caldaia a vapore dove la richiesta d'acqua piuttosto importante e sufficientemente regolare, e dove si vuole acqua calda a temperatura superiore ai 60.

DISTRIBUZIONE DELL'ACQUA CALDA La rete di distribuzione pu essere del tipo aperto (ramificato), consistente in tubazioni che partendo dolla parte superiore del serbatoioriscaldatore fluiscono ai rubinetti di erogazione (v. fig.17) o a circuito chiuso (a circolazione). Con quest'ultimo tipo i tubi di distribuzione sono collegati, come negli impianti ditermosifone, con una tubazione di ritorno al serbatoio (v. fig. 18). V La distribuzione di tipo aperto adottata nei casi poco importanti e quando Fig. 17 - Schema di distribuzione ramificata i rubinetti di erogazione sono molto V, valvola di ritenuta. vicini al serbatoio, ma presental'inconveniente che all'apertura di un rubidue sistemi: quello diretto col quale si netto occorre attendere che si scarichi adopera l'acqua stessa che passa e si prima tutta l'acqua raffreddatasi nella riscalda nella caldaia(v. fig. 15), e tubazione.

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IMPIANTI DI DISTRIBUZIONE DELLACQUA NEGLI EDIFICI

Nel caso di caldaia ad acqua calda: S=P/5000 S espresso in m 5000 = numero medio di cal/h trasmesso per m. Nel caso di caldaia a vapore: S=P/ 15000 15000 = numero medio di cal/h trasmesso per m. e) Capacit del serbatoio: va fissata in relazione agli altri dati del problema. Per forti erogazioni solo in determinate ore di punta, grande serbatoio e piccolo riscaldatore. Per consumo continuativo abbastanza regolare (lavanderie, stabilimenti bagni, ecc.)

piccolo serbatoio e potente riscaldatore. Criteri di dimensionamento: - per le case di abitazione: 2/3 oppure 1 volta il consumo orario; - per ville, case di campagna: idem c.s.; - per alberghi: 1 volta il consumo orario; - per collegi, ospedali, caserme: 2 volte il consumo orario: - per bagni: 1 volta il consumo orario. CALCOLO DELLE TUBAZIONI Una rete di distribuzione di tipo ramifi-

cato si calcola come per l'acqua fredda: nel caso di rete a circolazione il calcolo si effettua come per un'installazione di riscaldamento centrale.

V V Fig. 18 - Schema di distribuzione a circolazione V, valvola di ritenuta.

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IMPIANTI DI DISTRIBUZIONE DEL GAS NEGLI EDIFICI


Materiali e loro installazione. -Per la distribuzione interna. tubi di ferro nero o zincato e rubinetti di ottone o bronzo di sezione libera di passaggio uguale a quella del tubo. Consumi medi per appfrecchi di uso comune: Fornello ad un fuoco.......... Cucina con forno piccolo.... Cucina con forno grande.... Scaldabagno istantaneo (13 l/min)........................... Scaldabagno ad accumolo rapido (80 l)........................ Scaldabagno ad accumolo lento (80l).......................... Stufa o radiatore per un ambiente........................... 2000 6500 13000 25000 4500 1000 cal/h

condotta d' evacuazione

presa d' aria esterna

Fig. 1 - Principio di ventilazione di un locale


l tubi debbono essere posati in vista od essere facilmente accessibili e al riparo da possibili sollecitazioni meccaniche o da ogni causa di corrosione. La tubazione deve avere pendenza continua non inferiore all'1% per consentire ai prodotti della condensazione di defluire nei punti pi bassi della rete ove sar installato un dispositivo di scarico. Nell'attraversamento dei muri non dovranno esservi giunti: i fori dovranno essere sigillati con malta di cemento, i pezzi speciali di giunzione in posizione accessibile e non sottoposti a sforzi meccanici. Le tubazioni di gas dovranno essere distanti dai conduttori di elettricit non meno di cm 3. Ventilazione. - Nei locali ove funziona un apparecchio a gas indispensabile assicurare in modo continuo una sufficiente ventilazione per la combustione del gas e per allontanare i prodotti di tale combustione. Per il rifornimento d'aria occorre avere una sezione libera totale minima di 100 cm, da portare a 150 cm se nell'ambiente installato un apparecchio della potenzialit maggiore di 25000 cal/h (v. figg. 1 e 2). Tutti gli apparecchi a gas dovranno essere inoltre collegati direttamente o tramite apposite cappe ad efficienti canne fumarie, la cui importanza esige debita considerazione da parte dei progettisti e dei costruttori. Aumento della pressione del gas con l'altezza. La densit del gas generalmente compresa tra 0,40 e 0,50. Assumendo come densit media 0,50, la pressione si eleva di mm 0.647 per ogni metro di maggiore altezza tra la sommit del tubo distributore e la base dello stesso.

1500 5000

Contatori. - Sono di tre tipi: idraulici, a secco, a olio. l contatori a secco e ad olio sono di impiego pi comune ed adatti sia per paesi molto freddi che molto caldi. La portata di un contatore si esprime in m/h o in becchi. Ciascun becco ha una portata minima teorica di 140 l/h, ma praticamente pi elevata. La posizione dei contatori dovr essere prefissata in sede di progettazione del fabbricato. Le societ fornitrici generalmente richiedono che i contatori siano collocati all'interno degli appartamenti, con esclusione dei gabinetti, dei bagni e delle camere da letto. Il luogo d'installazione dev'essere asciutto, bene aerato, accessibile in ogni momento, protetto dal gelo. In linea generale i contatori debbono essere collocati a m 1,50 dal pavimento. Le dimensioni minime interne di una nicchia per contatori a secco da 1020 becchi sono le seguenti: altezza cm 60 larghezza cm 40 profondit cm 25 Calcolo dei diametri. - Si stabiliscono le portate degli diametri . apparecchi di utilizzazione in cal/h e si risale alle portate in m/h di gas dividendo le calorie per il potere calorifico del gas erogato (circa 4500 cal/m). l diametri da adottarsi dovranno essere tali che la perdita di carico massima tra l'uscita del contatore ed uno qualsiasi degli apparecchi di utilizzazione non deve superare 5 mm di colonna d'acqua; il valore della perdita di carico va aumentato o diminuito di mm 0,65 per ogni metro di maggiore o minare altezza dell'apparecchio utilizzatore rispetto alla quota di partenza del tronco in esame. Per le canalizzazione comuni nell'interno degli edifici, in caso di funzionamento non simultaneo degli apparecchi, si assume come portata massima la portata massima della pi importante delle installazioni servite, aumentata della semisomma della portata massima delle altre installazioni servite.

80

80

200

Feritoia cm 50x 24

cm 1,3/2,5 taglio della parte inferiore della porta

Fig 2 - Afflusso dell' aria da un locale vicino attrverso apposite fessure fra porta e pavimento
TABELLA PER LA SCELTA DEI DIAMETRI Distanza in metri dell'apparecchio dal contatore
10 pollici 0,50 3/8 1/2 3/4 1 1 1/4 1 1/2 2 2 1/4 2 1/2 3 4 0,333 0,25 15 20 25 0,20 30 0,166 35 1,143 40 0,125 45 0,111 50 0,10 60 0,084 80 0,063 100 0,05 130 0,039 160 0,031 200 0,025

Perdita di carico in mm d'acqua per ogni metro di tubazione Portata di gas in m/h
0,300 0,200 0,150 0,120 0,100 0,090 0,075 1,750 1,325 0,975 0,770 0,635 0,545 0,475 3,090 2,500 2,125 1,900 1,570 1,350 1,170 5,600 4,500 3,850 3,400 3,075 2,810 2,625 11,550 9,300 7,950 7,100 6,400 5,900 5,600 19,000 15,400 13,250 11,750 10,600 9,700 9,200 34,250 27,800 23,500 20,800 18,800 17,250 16,500 56,000 45,000 38,000 34,000 30,250 28,000 26,350 82,500 66,500 57,000 51,000 45,500 42,000 38,500 118,000 94,500 81,000 72,000 65,000 60,000 55,000 222,000 178,000 153,000 135,000 122,500 113,000 105,000 0,425 1,040 2,500 5,300 8,800 15,700 25,000 37,000 52,000 98,500 0,380 0,940 2,350 4,900 8,500 15,200 24,000 34,500 49,000 93,000 0,320 0,785 1,915 4,370 7,250 13,000 21,000 31,500 45,000 84,000 0,240 0,590 1,435 3,740 6,200 11,500 18,000 26,800 39,000 72,000 0,195 0,470 1,150 3,315 5,500 10,000 16,000 24,000 35,000 64,000 0,150 0,360 0,085 2,685 4,750 8,600 13,800 21,200 32,000 55,500 0,125 0,295 0,720 2,180 4,260 7,900 12,300 19,000 26,500 49,500 0,325 0,575 1,745 3,675 6,750 11,000 16,500 23,500 44,000

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IMPIANTI SANITARI
SCHEMI DI IMPIANTI
colonna in ghisa mm 80 colonna scarico in ghisa corda calafotata sottofondo asfalto soletta coversa in piombo mattonelle

lavandino sifone mm 40

bocchettone in piombo scatola sifonata vasca da bagno mm 100 lavabo w.c. mm 80 fogna mm 100

Particolare A bagno Pianta

curva mm 80

cucina

Impianto sanitario di casetta ad un solo piano La lunghezza del bocchettone pu essere qualsiasi per i vasi a caduta,mentre per i vasi ad aspirazione deve essere di almeno cm 60 onde ottenere l'aspirazione dovuta. colonna di ventilazione colonna in ghisa La lunghezza di fuoruscita della colonna di ventilazione al mm 100 in ferro =2
disopra della copertura deve essere di m 2 se la colonna sbuca su terrazzo praticabile, di cm 50 se sbuca su tetto. Pendenza minima per tubi di scarico: in grs 0,5% in piombo 1 % in ghisa 2 % in eternit 1,5% in cemento 2 % valevoli per tubi di diametro interno da 30 a 150 mm

lavandino

vasca da bagno mm 100 lavabo mm 40 w.c. mm 35

scatola sifonata

spostamento lavandino

bocchettone piombo mm 80 w.c vasca bagno lavabo scatola sifonata curva da mm 80/100 bagno cucina Pianta del 1 piano
Schema di installazione di 45 apparecchi sanitari posti in colonna collegati ad unta sola tubazione verticale di scarico In ghisa. 1, colonna principale di scarico in ghisa ( 100 mm) dove vanno ad innestarsi isolate o raggruppate in un collettore le diramazioni di scarico degli apparecchi. Le tubazioni di scarico dei vasi sono isolate da quelle di altri apparecchi perch buona norma dividere il pi possibile le acque di rifiuto bianche da quelle nere e gialle; 2, colonna di ventilazione in ghisa (od in ferro 80 mm); 3, seconda colonna di ventilazione per gli orinatoi; 4, mitra di ventilazione girevole munita di una specie di iniettore mediante il quale per 1a forza del vento si produce un'aspirazione nella colonna di ventilazione; 5, lavabi comuni;6, orinatoi; 7, lavandini; 8, vasi igienici normali; 9, docce; 10 vuotatoi; 11, bagni; 12, bid; 13, lavabi a colonna; 14, vasi igienici ad aspirazione; 15, scarichi a terra; 16, vasi alla turca; 17, diramazioni di ventilazione; 18, presa d'aria; 19, valvola a chiusura automatica; 20, canna di ventilazione ambientale ( indispensabile nei locali privi di finestre e nel quali siano posti i opera apparecchi ad acque di scarico nere o gialle; 21, bocche di aspirazione; 12, bocche a gas per riscaldare l'aria nell'interno della canna promuovendone l'ascensione; 23, campana di aspirazione del sistema ai ventilazione per gli orinatoi; 24, sifoni da pavimento (usati per vasche da bagno e bid); 25 piatto di lastra d piombo per impedire che eventuali infiltrazioni vengano assorbite dalla muratura; 26, collettore di scarico degli apparecchi; 27, tappo all'estremit per permettere la pulizia del collettore: 28, pozzetto in muratura; 29 sifone.

sifone colonna di scarico imbraga ridotta mm 80/100

fogna mm 100 Impianto sanitario di casa a due appartamenti su due piani colonna di ventilazione colonna in ghisa mm 80 in ferro 1 1/2'' bocchettone in piombo mm 80 vasca da bagno lavabo mm 100 scatola sifonica piombo lavandino sifone in piombo mm 40

cucina

bagno

Pianta del piano terra

bagno Pianta del 1 piano

l'una o l'altra connessione

cucina

curva da mm 80 / 100 fogna mm 100 Impianto sanitario di una casa su due piani

Pianta del piano terra

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IMPIANTI SANITARI
SCHEMI DI IMPIANTI
presa d'aria mm 100 sifone in ghisa 50 50 ventilazione valvola d'aria scarico A in muratura con intonaco interno liscio in cemento

coperchio in ferro o ghisa a doppia chiusura ermetica ispezione 3050 tubo ferro aperto superiore Particolare del pozzetto in muratura alla base delle colonne di scarico A, pianta; B, sezione. alla fogna B

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230b

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IMPIANTI SANITARI
APPARECCHI ED INSTALLAZIONI
PREPARAZIONE DEL RUSTICO Per evitare le demolizioni delle murature, cos costose e dannose, consigliabile, prima di iniziare una costruzione, avere le piante esecutiveaggiornate degli impianti con le indicazioni delle tracce da lasciare nelle strutture murare per il passaggio delle tubaintercapedine SEZIONE A A rustico solaio gabinetto rustico solaio piano generale ventilazione 40

scarico ventilazione C C scatola sifonata piombo 100 doccia alta a snodo SEZIONE C C rubinetto doccia rubinetto vasca scarico

12

14

12

25 41.5

orinatoi a stallo verticale o vuotatoi. VASCHE DA BAGNO


A A

Particolare orditura dei solai per ottenere una intercapedine lungo i muri esterni longitudinali

zioni. Nelle costruzioni a solai in c. a., od a travetti armati le difficolt di ricavare le incassature per la posa in opera delle diramazioni degli impianti igienici vengono spesso superate adottando l'accorgimento di eseguire il rustico dei solai dei gabinetti sanitari a quotainferiore rispetto a quella del piano generustico solaio gabinetto A rustico solaio piano generale

Le vasche da bagno sono generalmente eseguite in ghisa smaltata, acciaio smaltato od in gres porcellanato (queste ultime poco usate per il loro eccessivo peso e costo). La forma pi corrente quella allungata con dimensioni in pianta variabili da m 1,70 X 0,70 a m 1,80 X 0.80; la profondit media ordinariamente di m 0,40 0,45. Le capacit corrispondenti possono stimarsi in media da 120 a 150 litri per normale altezza d'acqua. Le vasche vengono lasciate al naturale quando non vi sono prevalenti ragioni estetiche: nella maggior parte dei casi esse vengono rivestite dai lati liberi con marmo, mattonelle smaltate o ceramiche, lastre di opalina, mosaico ceramico o vetroso, ecc. Nelle cosiddette vasche a grembiale il rivestimento esterno dello stesso materiale che costituisce la vasca e che nasconde la conca interna; questo rivestimento pu essere esteso su di un solo lato (per posa in nicchia), su due lati (per posa d'angolo), o su tre lati (per posa a parete). Nei locali da bagno per degenti in ospedale la vasca preferibilmente libera da tutti i lati; inoltre buona norma eseguire uno zoccolo rientrante nella parte inferiore per agevolare l'opera dell'infermiera. Sono ottime per l'utilizzazione e l'aspetto vasche basse e quelle incassate nello spessore del solaio, ma la loro installazione involge notevoli

200 troppo pieno con comando chiusura

scarico 40 > 1%

20

deviatore vasca doccia L/2 L/3

attacco a baionetta L

Gruppo per vasca con deviatore vasca-doccia doccia a mano con tubo flessibile, attacco alto porta doccia a baionetta, disposizione laterale.

problemi di evacuazione delle acque e di struttura. Rubinetterie a) Scarico: pu essere a catenella oppure del tipo rigido comandato da pomolo o da leva. Ormai sono poco usati gli scarichi a catenella. Si applicano generalmente i sistemi rigidi, che possono avere lo scarico con tappo smerigliato azionato da saltarello comandato da una leva generalmente disposta sulla rosetta del troppo-pieno, oppure possono avere lo scarico del tipo a colonna; in questo caso manca l'orifizio del troppo-pieno sulla parete interna della vasca perch la colonna stessa che agisce come organo per mantenere il livello. Lo scarico del tipo

SEZIONE B B

rale. A = 10 cm se nei gabinetti non vi sono che lavabi, bid, fontanelle; = 15 cm se vi sono orinatoi sospesi a parete, lavandini o vasche da bagno; = 25 cm se vi sono vasi a scarichi a pavimento; = 40 cm se vi sono vasi alla turca,

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IMPIANTI SANITARI
APPARECCHI ED INSTALLAZIONI
a colonna con troppo-pieno interno presenta per Iinconveniente di trattenere al suo interno sudiciume che accumulandosi durante un bagno pu poi contaminare l'acqua per unsuccessivo servizio. b) Erogazione: regolata da un gruppo di rubinetterie a muro generalmente incassato. La miscelazione dell'acqua fredda e calda pu essere regolata manualmente agendo sui due rubinetti, oppure automaticamente attraverso un regolatore termostatico. Quando esiste anche la doccia (del tipo a telefono o a braccio fisso) si possono avere due gruppi di rubinetterie indipendenti, oppure un solo gruppo con deviatore vasca-doccia. La bocca di erogazione pu essere a muro, esternamente alla vasca, oapplicata internamente alla vasca nella parete di estremit; in quest'ultimo caso necessario che vi sia un sufficiente dislivello tra la bocca di erogazione e lo scarico del troppo-pieno per evitare qualsiasi possibilit di contaminazione.

Accessori Sulla parete laterale si applica di solito un portasapone incassato nel muro, generalmente eseguito in porcellana dura vetrificata; pu essereanche installata una maniglia di appoggio per facilitare, l'entrata e l'uscita dalla vasca.

70 80

75 80

64

170 180 170 180 60 42 46 56.5 107

A, vasca da rivestimento in ghisa o in acciaio smaltato; B, vasca a grembiale (tipo ad angolo) in ghisa smaltata o gres porcellanato (fire clay); C, vasca a sedile in ghisa o acciaio smaltato.

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231b

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IMPIANTI SANITARI
APPARECCHI ED INSTALLAZIONI
bocca di erogazione rubinetto
erogazione intermittente (automatica) o con comando (continuo a flussometro) tubo Ferro zincato 3/4" 2040

rubinetto di arresto

7981

sifone a battiglia 12
5065 100130 pavimento finito lastra di piombo

Lavabo a colonna 2,5

4060

piano rustico

scatola sifonata scarico piombo 60

Orinatoio a stallo. A, pianta; B, sezione


32

VUOTATOI Questi apparecchi servono per lo scarico di materie liquide e solide che ostruirebbero le comuni diramazioni di scarico; a tal fine il diametro del foro di scarico deve essere almeno di mm 80, e, nel caso di ospedali, almeno di mm 100. Possono essere costruiti in porcellana comune, in porcellana dura vetrificata, in ghisa smaltata e, per i tipi pi grandi, in gres porcellanato. Le dimensioni usuali sono: lunghezza cm 5060, larghezza 4250, altezza 5055, per i tipi pi comunemente adoperati con piede di sostegno. La rubinetteria pressappoco quella dei vasi con l'avvertenza che la cassetta alta deve avere una capacit non inferiore ai 16 litri e il flussometro deve essere da 1/14". Possono essere muniti di apposita griglia ribaltabile per l'appoggio dei secchi; in tal caso occorrono due rubinetti di attingimento a muro per acqua fredda ed acqua calda. l vuotatoi possono anche essere a due bacinelle, una per lo scarico dei recipienti e l'altra per il loro lavaggio; negli ospedali possono essere muniti di due zampilli verticali per il lavaggio dei pappagalli e dei vasi o padelle.

5575 Pianta lavabo


ORINATOI Gli orinatoi si distinguono anzitutto in orinatoi a stallo verticale ed in orinatoi sospesi. Gli orinatoi a stallo verticale vengono normalmente costruiti in gres porcellanato e in ghisa porcellanata. Le dimensioni pi usualmente impiegate sono le seguenti: tipo piccolo, altezza cm 110, larghezza cm 50, profondit cm 20; tipo medio, altezza cm 120, larghezza cm 60. profondit cm 30: tipo grande, altezza cm 140, larghezza cm 65, profondit cm 40. Ordinariamente vengono. montati con una pedana antistante a piano pavimento dello stesso materiale dell'apparecchio; si esegue in tal caso il pavimento con un leggero declivio verso la pedana stessa in modo da convogliare nello scarico dell'orinatoio anche le acque di lavaggio del locale. Questo sistema involge la necessit di incassare l'apparecchio in uno spazio libero nello spessore della soletta. Quando ci non risulta possibile, gli apparecchi si montano con le pedane sopraelevate rispetto al pavimento del locale con un gradino di 1215 cm; in tal caso occorre una griglia sifonata di scarico nei pavimento del locale. Nei riguardi della posa in opera da prescrivere l'adozione di una lastra di piombo di 23 mm di spessore sul piano di posa dell'orinatoio, estesa oltre la pedana da un lato e lungo la parete per un certo tratto dall'altro. GIi orinatoi si montano il pi delle volte in batteria: in tal caso bene che siano separati l'uno dall'altro di 30 40 cm, preferibilmente con una paratia di divisione di marmo, di gres porcellanato o di metallo smaltato. Se la spazio limitato essi possono essere accostati con i giunti ricoperti da pezzi speciali dello stesso materiale dell'apparecchio, detti coprigiunti ; in tal caso gli apparecchi, per questioni di decenza, devono essere della massima profondit. Gli orinatoi sospesi si fabbricano in porcellana comune, porcellana dura vetrificata, in ghisa porcellanata ed anche in gres porcellanato (per tipi grandi), Le dimensioni normali sono le seguenti: sporgenza cm 3037,altezza cm 4580, larghezza cm 3245. Si costruiscono pure per installazione ad angolo. Possono altres essere fabbricati del tipo ad aspirazione con sifone incorporato nell'apparecchio. Il lavaggio degli orinatoi pu essere automatico o manuale. Con il primo sistema una cassetta alta si scarica automaticamente ad intervalli; l'intermittenza regolata mediante rubinetto a chiave asportabile. Il comando manuale pu consistere in un rubinetto a volantino od a chiave asportabile o in un flussometro comandato da un pulsante o meglio da un pedale a pavimento.
37 51

42

altezza bordo dal pavimento

60

B Orinatoio a parete. A, pianta; B, sezione

50 griglia ribaltabile

entrata acqua per il lavaggio da cassetta o Flussometro LAVAPIEDI Questi apparecchi sono generalmente usati per stadi, palestre. caserme, collegi, ecc. Constano di una bacinella di porcellana dura vetrificata, di gres porcellanato o di ghisa porcellanata, di forma rettangolare con lunghezza di cm 4550 e larghezza di cm 4045. La profondit normalmente sui cm 20. Possono essere dotati di poggia piedi. Le rubinetterie di scarico e di erogazione sono simili a quelle descritte per i bid,

53

B Vuotatoio ad aspirazione. A, pianta; B, sezione

4045

4550

2025

FONTANELLE Possono essere costituite da una speciale vaschetta munita di bordo per il fissaggio al muro, oppure possono consistere in colonnette isolate la cui sommit conformata a vaschetta. Il materiale solitamente la porcellana comune o la porcellana dura vetrificata. Le dimensioni d'ingombro del beverino a muro sono usualmente di cm 4045 di larghezza per cm 3840 di sporgenza, con altezza di cm 2526 La rubinetteria preferibile quella che presenta il bocchino di erogazione con getto parabolico ad uso anticontatto per la massima igiene. Il rubinetto normalmete a molla a chiusura automatica per evitare eccessivo spreco di acqua; vi pu essere inoltre una valvola di riduzione delle pressione sul tubo di apporto. Lo scarico libero e munito di griglia.

Lavapiedi. A, pianta; B, sezione.

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234

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IMPIANTI SANITARI
APPARECCHI ED INSTALLAZIONI
gruppo rubinetteria con doccetta

3840 135156 4045


uscita a getto

5055

tubo ferro zincato 1/2''

sifone 30

rubinetto a molla regolazione valvola riduttrice di pressione

85-90

B
Lavandino in gres porcellanato (fire clay) a due bacini e scolatoio per installazione su armadietto o su banco. Rubinetterie a) Scarico: la chiusura pub essere con tappo a catenella, oppure pu aversi lo scarico libero protetto da griglia. Dalla piletta le acque passano alla tubazione di scarico attraverso il sifone che normalmente del tipo ad S , a bottiglia, o ad orologio. Talvolta inserito nella piletta a scarico libero un dispositivo meccanico di triturazione dei rifiuti alimentari chiamato dissipatore, che permette l'immissione nella tubazione di scarico, previa opportuna diluizione, delle sostanze immesse e specialmente di quelle organiche rapidamente fermentabili. b) Erogazione: avviene attraverso un solo rubinetto oppure attraverso un gruppo miscelatore quando esiste la distribuzione di acqua calda per il lavandino. Il gruppo pu essere installato a muro oppure sul bordo del lavandino. Talvolta fa parte del gruppo una doccia, collegata con tubo flessibile al miscelatore, per facilitare il lavaggio delle stoviglie con getto spostabile. Recentemente si sono diffusi rubinetti di regolazione a passo rapido che permettono la manovra completa del volantino con una frazione di giro.

Beverino. A, pianta; B, sezione. LAVANDINI l lavandini normalmente usati per case di civile abitazione possono essere di gres porcellanato, ghisa o acciaio porcellanati, acciaio inossidabile; per i tipi pi piccoli pu essere anche impiegata la porcellana dura vetrificata. Le dimensioni normali sono approssimativamente per il tipo piccolo cm 45 x 40, per il tipo medio cm 60 x 45, per il tipo grande cm 80 x 45 se il lavandino ad una bacinella; per il tipo piccolo cm 80 x 40, per il tipo medio cm 90 x 45 e per il tipo grande cm 110 x 50 se il lavandino a due bacinelle. Il modello pi semplice costituito da un bacino rettangolare, provvisto di accessori di rubinetteria e di scarico; ma il pi delle volte si adopera unito ad uno scolatoio per la deposizione delle stoviglie o vetrerie dopo il lavaggio. Alcuni tipi hanno lo scolatoio incorporato in un sol pezzo con il lavandino propriamente detto, mentre altri l'hanno staccato ed applicato lateralmente per sovrapposizione. lo scolatoio pu avere lunghezze variabili da cm 50 a cm 75. In questi ultimi tempi si sono molto sviluppati i lavandini a due scompartimenti di capacit diversa, di cui l'uno (con tappo di chiusura) adibito al lavaggio e l'altro (con scarico libero) destinato al risciacquo. In ogni caso i fori di scarico devono essere sempre protetti da griglia. 4580 5075

USO DEI COLORI CONVENZIOCONVENZIONALI NEI PROGETTI DI IMPIANTI conveniente adottare negli scherni facenti parte del progetto degli impianti sanitari gli stessi colori che vengono generalmente usati negli impianti tecnologici e industriali con tubazioni in vista. Com' noto, non vi ancora uniformit nella scelta di tali colori. In riferimento ai pi recenti criteri unificativi della lnternational Organization for Standardization , Ente di unificazione per la zona europea, consigliabile ricorrere a pochi colori base (dei quali parecchi gi in uso) per i fluidi fondamentali; su questi si potranno applicare a giusti intervalli alcune strisce di altro colore in relazione alle necessarie sottodistinzioni del fluido di base (indicazioni del Colorificio Max Mayer): Acqua Colore base: verde Potabile: verde continuo Non potab.: verde con strisce nere Riscald.: verde con strisce gialle Raffredd.: verde con strisce bianche Calda: verde con strisce rosse Distillata: verde con strisce blu Aria Colore base: blu Condizionamento: blu continuo Compressa: blu con strisce rosse Vuoto: blu con strisce bianche Vapore Colore base: rosso Bassa pressione: rosso continuo Alta pressione: rosso con strisce gialle Riscaldamento: rosso con strisce verdi Di scarico: rosso con strisce nere Gas Colore base: giallo Di citt: giallo continuo Ossigeno: giallo con strisce bianche Azoto: giallo con strisce verdi Metano: giallo con strisce brune

4045

gruppo rubinetteria per cucina con braccio girevole installa parete

8590

Lavandino in gres porcellanato (fire clay) ad un bacino con scolatoio per installazione su mensole

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IMPIANTI SANITARI
SMALTIMENTO LIQUAMI DI FOGNA
SMALTIMENTO LIQUAMI DI FOGNA PER PICCOLI AGGLOMERATI
Per lo smaltimento dei liquami luridi provenienti dagli impianti di scarico interni di ristretti agglomerati edilizi (in genere di non pi di 300-400 anime), in mancanza di fognatura dinamica e con un approvvigionamento idrico medio di 80-100 litri/ab giorno, attualmente vengono presi in considerazione, in linea generale, la fossa settica ad uno o pi comparti e la vasca di tipo lmhoff speciale, quali trattamenti primari, ed il pozzo perdente, la subirrigazione ed il letto percolatore, quali trattamenti secondari. Pozzetto di deposito per le sostanze grasse. - Gli impianti di trattamento e smaltimento dei liquami luridi, provenienti da abitazioni o piccole industrie, possono presentare inconvenienti nel loro funzionamento per la presenza di sostanze grasse, la maggior parte delle quali provengono dalle cucine o da lavorazioni artigiane. quindi opportuna l'adozione di scatole e pozzetti condensagrasso o nei vari ambienti dove si scaricano dette sostanze (cucine) o all'uscita della tubazione di scarico interno. Funzione della fossa settica. - Il liquame proveniente dagli scarichi ed immesso nella fossa presenta un flusso molto lento, in modo da poter distinguere nettamente tre strati: il crostone superficiale formato da detriti vegetali, grassi ed altre sostanze galleggianti, la strato di fondo dove si depositano i materiali pi pesanti ed i solidi sedimentabili non decomponibili, e quello intermedio costituito da un liquido chiaro e giallastra, Il tempo di detenzione va in genere assunto normalmente di 24 ore. Costituzione della fossa settica. Si tratta in genere di una vasca di forma rettangolare con pareti di mattoni e malta di cemento oppure di getto in conglomerato ar26 15 X 40 110 220 26 aeratore 8 30 193 125 155 h 30 30 H 15 wc - cucina 35 X X 5 15 26 40 15 l

mato, impostate su una platea in conglomerato cementizio. Le pareti interne ed il fondo sono rivestiti con intonaco di cemento a doppio strato lisciato: gli spigoli sono notevolmente arrotondati.

15 uscita X

A
38 40 3

20

Fig. 2 Tipo di fossa settica ad un camera A,pianta; B, sezione X-X. Capacit fino a 10 persone o vani utili 7 Consumo medio giornaliero litri 1000 Volume utile 3025 Volume totale 3750
5 40 X a 15 26 c

Fig. 3 Tipo di fossa settica a due camere A, pianta; B, sezione X-X aeratore

30 45 5 30 h 20 H

40

10

15 b 10 lavatoio X

Fig. 4 Tipo di fossa settica a tre camere. A, pianta; B, sezione X-X


30

gres

15 W.C.-cucina

N N. vani utili persone

Consumo medio giornal. in litri 1000 1500 2000 2500

Dimensioni suggerite Lunghezza 1 camera a 160 190 240 260 2 camera b 80 95 120 130 Lunghezza l 100 100 110 110 Altezza liquido h 140 150 150 150 Altezza totale interna H 170 180 180 180
10

Volume utile in litri 1 camera 2240 2850 3960 4290


56 10

Volume totale in litri 1 camera 2720 3420 4750 5150 2 camera 1360 1700 2380 2570

2 camera 1120 1430 1980 2140

7 10 14 17

10 15 20 25

con un contenuto minimo di solidi sedimentabili o sospesi. Per mezzo di un attivo processo di fermentazione anaerobica putrida si ha una progressiva solubilizzczione delle sostanze che costituiscono i due strati, superficiale e profondo, e si avviano verso la mineralizzazione le sostanze organiche disciolte nello strato intermedio. Pertanto il liquido di questo strato non presenta i caratteri, torbidi e maleodoranti dei liquami del deprecato pozzo nero, ma ancora putrescibile e va considerato come un liquame ancora bisognoso di un ulteriore depurazione (Puntoni).
Consumo N vani utili N. persone medio giornal in litri 7 10 14 17 20 27 40 54 10 15 20 25 30 40 60 80 1000 1500 2000 2500 3000 4000 6000 8000 1 camera a 150 160 190 200 230 270 290 300 Lunghezza 2 camera b 75 80 95 100 115 135 145 150

7.5 45 15 30 30

70

grasso

50mm

PIANTA

15 SEZIONE

B
Fig. 1 Tipi di pozzetti condensagrasso A, in calcestruzzo; B, scatola metallica.
Dimensioni suggerite 3 camera Lunghezza l 100 120 120 125 125 150 160 180 Altezza liquido h 140 140 145 150 150 150 180 200 Altezza totale interna H 170 170 175 180 180 180 210 230 1 camera 2100 2680 3300 3750 4300 6070 8350 10800 2 camera 1050 1340 1650 1870 2150 3030 4170 5400 3 camera 1050 1340 1650 1870 2150 3030 4170 5400 Volume utile Litri

10

A
Volume totale Litri 1 camera 2550 3260 3990 4500 5180 7300 9740 12400 2 camera 1270 1630 1990 2250 2590 3650 4870 6200 3 camera 1270 1630 1990 2250 2590 3650 4870 6200

c
75 80 95 100 115 135 145 150

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IMPIANTI SANITARI
SMALTIMENTO LIQUAMI DI FOGNA
Il fondo viene conformato leggermente a tramoggia per agevolare il deposito e la raccolta del fango. La copertura costituita generalmente da solette in cemento armato gettate fuori opera, munite di chiusini a tenuta. controversa la questione se il tubo di caduta debba essere prolungato nella massa del liquido per fare una chiusura idraulica contro il ritorno dei gas, oppure debba essere tenuto alto per rompere periodicamente il crostone. Una soluzione quella di munire il tubo di caduta, immerso per un buon tratto nella parte mediana, di un prolungamento di aerazione terminante al disopra della falda del tetto. l tubi di afflusso e di efflusso del liquame o di comunicazione tra una camera e l'altra debbono essere di gres, con conformazione preferibilmente ad U con bocche ad una profondit di circa cm 40 dal livello libero, in modo da evitare l'eventuale trascinamento della schiuma superficiale o dei fanghi. L'immissione del liquame viene protetta da apposita solettina armata fungente da paraschiuma. Nei riguardi delle caratteristiche, delle dimensioni e dei campi di applicazione delle fosse ad uno o pi compartimenti, si presentano nelle figg. 2, 3, 4 i tipi di fosse settiche studiati da Buonomini, Noccioli, Braccini. Nei tipi a pi compartimenti la capacit ripartita seguendo il criterio di assegnare alla prima camera, destinata prevalentemente alla decan
10
* Questo numero viene fissato per una dotazione di liquido di 80 l / persona / giorno e per abitazione continua ** Queste profondit possono essere aumentate con opportuna inserzione di anelli Tipo Ager A A1 B B1 B2 B3 B4 D D1 D2 D3 D4 E ed F normale con aggiunta di 1 anello normale con aggiunta di 1 anello 2 3 4 normale con aggiunta di 1 anello 2 3 4 da costruirsi in opera monoblocco N. persone Capacit Diametro utile interno D in litri in metri Altezza Altezza di totale H un anello in metri A in metri Profondit Profondit min. di entrata h in metri ** 0,25 min. di uscita k in metri

* 710 15 20 25 30 40 50 60 80 100 125 150 da 180 in poi 650 900 1100 1500 1900 2300 2700 2900 4000 5100 6200 7300 da 8000 in poi 0,80

1,00

Tipo K

1,50

1,65 2,15 1,90 2,40 2,90 3,40 3,90 2,20 2,80 3,40 4,00 4,60

0,50

0,30

0,50

0,33

0,40

0,60

0,35

0,42

da 2,00 a 2,70

Per forti capacit tipi rettangolari da 3,10 in opera con eventuale regolatore a 5,00 di portata, dissabiatore, grigliatura e scaricatori automatici dei fanghi.

tazione e digestione dei fanghi, un volume doppio della seconda. In commercio esistono molti tipi di fosse settiche particolarmente intese come fosse biologiche , costruite con clementi prefabbricati. In considerazione del fatto che il liquido di dette vasche presenta una certa quantit di solidi sedimentabili, la rimozione dei fanghi dovrebbe essere effettuata a pi brevi intervalli di tempo: comunque, il liquido deve essere sempre sottoposto ad ulteriori trattamenti secondari prima di essere immesso in corsi d'acqua con minima diluizione.

a
D h
0,901,00

2 3 k camera di chiarificazione min. 2,31 media 3,16 max 5,41

Vasca d tipo lmhoff. - da prendere in considerazione la possibilit del suo impiego quando il numero di utenti da servire alquanto consistente (> 50 secondo Buonomini), per consentire una maggiore regolarit del flusso: detto impiego per subordinato, secondo alcuni autori (Buonomini e Coli.), all'adozione di un letto percolatore come trattamento secondario o ad una sufficiente diluizione nel recipiente finale, non essendo adatti i procedimenti di smaltimento nel terreno per il forte potere di intasamento dei liquami chiarificati nelle vasche lmhoff, i quali sono ricchi di solidi sospesi e possono ancora contenere solidi sedimentabili. Secondo altri, il liquame chiarificato affluente dalla vasca di tipo lmhoff potrebbe egualmente essere smaltito sia con i letti percolatori sia con i sistemi a disperdimento nel terreno, sotto determinate condizioni. La vasca del tipo lmhoff simile a quella adottata nei grandi impianti, per con l'aggiunta di particolari caratteristiche atte a renderla idonea a piccoli impianti, quali l'aumento del periodo di detenzione a 12 ore.

7 8 H 6

7 8 A camera dei fanghi

b
Fig. 5 Fossa settica prefabbricata (tipo K-Caser)

min. 0,90 media 1,35 max 1,60 Fig. 6 Fossa settica cilindrica prefabbricata (Ediltecnica)

Dati di massima per il dimensionamneto delle vasche di tipo Imhoff Abitanti 40 60 80 100 125 150 f 2,40 2,40 2,40 2,40 3,00 3,00 Compartimento di sedimentazione m A B E L 1,60 1,10 1,10 0,20 2,50 2,40 1,25 1,25 0,28 3,00 3,20 1,40 1,40 0,28 3,30 4,00 1,50 1,50 0,28 3,50 5,00 1,65 1,65 0,30 3,70 6,00 1,70 1,70 0,30 4,00 Compartimento di digestione m C D L 4,00 1,60 1,10 2,50 6,00 1,90 1,20 3,00 8,00 1,90 1,30 3,30 10,00 2,00 1,40 3,50 12,50 2,15 1,50 3,70 15,00 2,25 1,70 4,00

a, sezione orizzontale; b, sezione verticale. 1, inserzione anelli per maggiori profondit tubazioni; 2, chiusino; 3, vano di raccolta e ossidazione del fango galleggiante; 6, vano di raccolta e digestione del fango pesante; 7, percorso fanghi galleggianti; 8, percorso fanghi pesanti; 9, percorso prodotti di digestione dei fanghi; 10, percorso acque durante la chiarificazione.

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IMPIANTI SANITARI
SMALTIMENTO LIQUAMI DI FOGNA
carta imballo 70 30 carta imballo

60

26 100200 26

60

60

40 100200 40

60

Fig. 8 - Tipi di pozzo pendente A, in muratura di mattoni; B, in muratura di pietrame a secco (da Buonomini, Noccioli, Braccini). 300450 100mm 100mm Pozzo perdente. - E un imaeratore 80 pozzetto pianto di trattamento seconda- distributore 200 60 rio del liquido effluente dalla SEZIONE A-A 300450 25 70 25 fossa settica mediante unopportuna dispersione nel terreno. Appare particolarmete utile la sua adozione quando POZZETTO DISTRIBUTORE carta imballo 140 la quantit di liquame modesta e non si dispone di notevoli 100mm 165 200 80 estensioni di terreno. Capacit 40 12 preferibile pari ad almeno la 40 65 met del volume di liquame da 25 smaltire giornalmente. 20 100680 30 I pozzi perdenti hanno una 30 6 forma normalmente circolare con diamentro interno non su20 periore ai m 2,00. 25 La struttura e le caratteristiche 90 40 130 120700 principali di alcuni tipi di pozzi 6 25 sono visibili nelle fig. 8 e 9. 12 20 20 70 20 Il dimensionamento di mas110 sima pu ricavarsi dalla ta12 bella seguente che indica per i 60 vari terreni la superficie laterale utile da assegnare. pietrame disposto a mano 60 25 25 60 150 320 Fig. 9 - Tipo di pozzo assorbente o pendente 100mm pozzo assorbente

25

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238a

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SMALTIMENTO LIQUAMI DI FOGNA
90 20 210 100mm L40x40 20 90 20 30 20 45 75mm 30 T60x60 280 410 20 1 75mm 80 20 20 40 28 20 28 93 T60x30 40 12 100mm 178

20

110

220

30

T60x30 93 93 L40x30

80 L40x40 100mm

125

40 120 40 20

108 12 110 15

250

240

28 25 80

20 7 53 28 20 40 30 20 178 125

3 Fig. 7 - Tipo di vasca Imhoff per i piccoli impianti 1, pianta; 2, sezione longitudinale; 3, sezione trasversale.

320

T 60x30 20 Tavole legno catramato 20 2 30 180

120 40 20

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SMALTIMENTO LIQUAMI DI FOGNA
Tab. 1 Dimensionamento della superficie laterale dei pozzi perdenti in relazione alla natura del terreno.
Natura del terreno Sabbia grossa o pietrisco Sabbia fine..................... Argilla sabbiosa............. Argilla com molta sabbia o pietrisco..................... Argilla con poca sabbia o pietrisco..................... Superfici laterali in m per persona Abitazioni Scuole Camping (100 l/g/ab.) (40 l/g/al.) (50 l/g/camp.) 0,50 0,20 0,25 0,75 0,30 0,40 1,25 0,50 0,60 2,00 4,00 0,80 1,50 1,00 2,00
La sub-irrigazione semplice consiste nell'immissione del liquame proveniente dalla fossa settica in una rete variamente ramificata di tubi distributori in calcestruzzo o in gres o in cemento amianto, disposti a circa m 0,500,70 di profondit in trincee scavate nel terreno e circondati da strati di ghiaia in modo da evitare l'intasamento per via della terra. l tubi sono lievemente accostati l'un l'altro e la zona di giunzione viene coperta superiormente da manicotti di protezione. Il liquame si distribuisce e si disperde quindi nel terreno ossidandosi completamente. La rete di canali distributori alimentata mediante un sifone di cacciata del tipo di quelli normalmente adottati nelle fognature. In fig. 11 si presenta un sifone del tipo ADAMS. Per stabilire quale debba essere la lunghezza complessiva dei tubi distributori in funzione del numero di utenti e della natura del terreno, ci si pu basare in via di primo orientamento sui dati della Tabella 2. Per un dimensionamento pi preciso occorre basarsi su prove di permeabilit del terreno (test di percolazione). Sub-irrigazione drenata. - Se il terreno risulta poco permeabile si pu adottare il sistema della sub-irrigazione drenata, situando nella trincea, al disotto della tubazione immittente, una tubazione di minore diametro che raccoglie il residuo liquame non disperso per convogliarlo alla fine in un pozzo perdente, oppure in un fosso od in un solco del terreno.

Quando si istituiscono pi pozzi (il che buona norma), essi verranno alimentati a mezzo di un pozzetto distributore, che presenta la possibilit. mediante la manovra di saracinesche, di inviare il liquame alternativamente nei vari pozzi. Sub-irrigazione. - Rappresenta il trattamento secondario elettivo per un liquame uscente dalla fossa settica, quando vi sia spazio abbondante presso l'edificio od il gruppo di edifici e la falda idrica abbia un livello alquanto profondo. A questo proposito le prescrizioni della distanza tra il massimo livello della falda e il fondo della trincea drenante variano alquanto secondo le indicazioni dei vari autori: in Italia si ritiene sufficiente che essa sia superiore a m 1,00.

Tab. 2 Lunghezza dei tubi distributori per sub-irrigazione


Natura del terreno Lunghezza di tubazione per persona Abitazioni Scuole Camping (100 l/g/ab.) (40 l/g/al.) (50 l/g/camp.) 3 1,2 1,5 4 1,6 2 5 2 2,5 7 10
80

20

230 190

20 20

1
30-50

35 35 sifone di cacciata

110

70 20

A
20 15 35 12 80 25 30
7 40 15

60 15

30-50 30 30 30

15 20

Sabbia grossa o pietrisco Sabbia fine..................... Argilla sabbiosa............. Argilla com molta sabbia o pietrisco..................... Argilla con poca sabbia o pietrisco.....................

2,8 4

3,5 5

75

100

15

sifone di cacciata 120-180 137

30

50

10

15 110 60 80 mm 65 80

Fig. 11 Sifone di cacciata per reti di sub-irrigazione A, pianta; B, sezione.

2
in terreno compatto

in terreno sabbioso o molto sciolto


80 50 15

60

40

40

p = 23%

45

carta imballo 100 mm

30

p = 23%
15

p = 23%
30 15 40 40 15 40 40

40

40

Fig. 10 Reti di canali distributori per sub-irrigazione semplice


1, campi di dispersione: A, in terreni piani; B, in terreni inclinati; 2, trincea in terreno permeabile; C, sezione trasversale; D, sezione longitudinale (De Martino e Passaro).

Fig. 12 Sub-irrigazione drenata. Trincea in terreno poco permeabile


A, sezione trasversale; B, sezione longitudinale

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239

Manuale dellArchitetto

IMPIANTI SANITARI
SMALTIMENTO LIQUAMI DI FOGNA
Letto percolatore. - Per il trattamento secondario percolatore . dei liquami luridi di piccoli agglomerati pu ben adoperarsi il letto percolatore, quando non si possa ricorrere alla dispersione nel terreno e ci sia disponibilit di carico (circa m 2,50-3,00). Qualora il trattamento primario avvenga in una vasca tipo lmhoff, il numero di utenti che pu servire pu essere raddoppiato nei rispetti della fossa settica. Nel letto percolatore il liquame chiarificato subisce una intensa ossidazione, attraversando una massa di pietrisco o di scorie d'alto forno, dimensionata in ragione di ml 1 di letto per ogni 4 abitanti. L'affluente del letto percolatore pu scaricarsi direttamente in un piccolo corso d'acqua, a meno che il numero di utenti superi il centinaio, nel qual caso occorre l'istituzione di una seconda vasca lmhoff di decantazione finale. Nella Fig. 13 sono rappresentate la costituzione e la struttura, nonch le caratteristiche e le dimensioni di un letto percolatore proposto da Buonomini e coll. per un liquame di fossa settica e per un numero di utenti fino a 50. uscita 20 10
C

Schemi d'impianto. In relazione ai tipi di trattamenti precedentemente citati si indicano nella seguente tabella 3 alcuni dei princi-

pali schemi d'impianto che possono essere usualmente adottati, insieme con le corrispondenti condizioni di applicazione.

N.

Denominazione dell'installazione Fossa settica ad una camera ed uno o due pozzi perdenti

Schema

Utenti Condizioni serviti di applicazione In relazione ad una normale permeabilit del terreno e ad una adeguata profon 25 dit della falda freatica.

10

Fossa settica a due camere ed uno o due pozzi perdenti Fossa settica a due camere e subirrigazione Fossa settica a tre camere e subirrigazione Due fosse settiche a tre camere e e sub-irrigazione irrigazione Fossa settica a tre camere e sub-irrigazione drenata Due fosse settiche a tre camere e e sub-irrigazione irrigazione drenata Fossa settica a tre camere e letto percolatore Vasca Imhoff e letto percolatore Vasca Imhoff-letto percolatore-vasca Imhoff

26 A

b
gres

a
B 15 26 entrata lastra forata ondulata
ghiaia del 5 D

3 4 1 5

60 80

In relazione ad una normale permeabilit del terreno e ad una sufficiente super-

80 10 120 30

bascula

160 ficie disponibile. In relazione ad una normale permeabilit del

ghiaia dell' 8

6
pillore del 1520 entrata bascula in legno

80

2 7

tubo fibrocem 4 con anima in ferro e malta cementizia

terreno e ad una 160 sufficiente superficie disponibile. In relazione ad un suffic. dislivel. tra quota di immissione e quota di scarico, ed alla 100 scarsit di superficie disponibile 50 c.s. quando il numero di utenti 200 supera il centinaio Vasca tipo Imhoff Rete di canali Pozzo perdente Letto percolatore

uscita

3
SEZIONE LONGIT. SEZIONE TRASVERS. in legno pitch-pine catramato

10

lastra ondulata e forata perno con supporto in bronzo


3

Fossa settica ad una camera 4 Fossa settica ad due camere Fossa settica ad tre camera Vaschetta di partizione o di cacciata

Fig. 13 Tipo di letto percolatore per piccoli impianti 1, pianta; 2, sezione A-B; sezione C-D; 4, particolare Per capacit fino a 50 persone a= m 3,70; b = m 1,70 Per capacit fino a 25 persone a= m 2,60; b = m 1,20 Per capacit fino a 15 persone a= m 1,85; b = m 0,85

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240

Manuale dellArchitetto

IMPIANTI DI RISCALDAMENTO
TERMOSIFONE
DATI GENERALI DI CALCOLO Il calore fornito artificialmente ad un ambiente deve compensare, per ogni intervallo di tempo, in condizioni di regime, le perdite per trasmissione attraverso le pareti che delimitano l'ambiente medesimo ed attuare il riscaldamento ed, eventualmente, l'umidificazione dell'aria di ventilazione (cio della quantit d'aria introdotta, nello stesso tempo, dall'esterno all'interno del locale). La determinazione della quantit di calore trasmessa, ogni ora, attraverso una parete piana che divide due ambienti a temperatura diversa, si effettua mediante l'espressione: Q = C S (T - t) ove Q rappresenta la quantit di calore cercata, S l'area della superficie della parete, T e t le temperature dei due ambienti. Qualora la S venga espressa in m, T e t in C e Q in grandi calorie per ora (kcal/h), i valori del coefficiente C (coefficiente di trasmissione della parete) risultano dallo specchio che segue, riferito alle strutture pi frequenti nell'edilizia civile. Nel caso si avesse a che fare con strutture diverse da quelle riportate nello specchio suddetto, se ne potr calcolare il coefficiente di trasmissione C con la: l coefficienti di conduttivit termica interna sono desumibili dalla tabella seguente. Qualora la parete comprenda delle intercapedini di aria, se la larghezza dell'intercapedine inferiore a 1,52,5 cm si tien conto dell'effetto contemporaneo del passaggio di calore per adduzione tra parete e aria, e di quello per conduttivit interna nell'aria stessa (coefficiente c di quest'ultima 0,02 kcal/m h C); se la larghezza dell'intercapedine maggiore di 2,5 cm circa, ed questo il caso pi frequente, si trascura la conduttivit interna dell'aria: nell'espressione di C vengono cosi ad aggiungersi semplicemente, al denominatore, due termini del tipo 1/k in cui k si usa assumere di solito uguale a 10 kcal/m h C. La resistenza termica dell'intercapedine diventa, in questo caso, praticamente indipendente dallo spessore. La quantit di calore occorrente ogni ora per riscaldare laria di ventilazione si pu calcolare con la formula: Qv=0,3 V (Tt) essendo V il volume di aria introdotto ogni ora espresso in mllh, T e t le temperature interna ed esterna in IC. Il volume V viene di solito messo in relazione al volume Va dell'ambiente ponendo: V= Va ad si possono attribuire, per ventilazione naturale, i seguenti valori: = 0,51 per stanze di abitazione, di ufficio ecc; = 12 per atri, ingressi, mostre, officine, ecc. =23 per gabinetti, cucine ecc. Qualora si trattasse di ventilazione forzata i valori di sarebbero generalmente diversi: ma la questione rientra allora nel campo degli impianti di termoventilazione o di condizionanento ai quali si accenner in seguito. Il calore per l'umidificazione dell'aria si pu ritenere pari, in media, a 23 kcal/m di aria di rinnovo. Per quanto riguarda i valori da assegnare a T e t che compaiono in tutte le formule sopra riportate si pu dire che: a) per la scelta del valore di T si seguono i seguenti criteri: se si tratta di ambienti destinati al riposo o ad attivit che non implichi lavoro fisico oltre il normale movimento (ad es.: abitazioni, uffici), si potr assumere T= 1822 C; per ambienti in cui si pu presumere normale movimento delle persone ma abbigliamento delle stesse corrispondente alle condizioni esterne, si sceglier T =1418 C; nel caso di locali in cui si pu presumere che venga svolto un lavoro fisico o che le persone siano in intenso movimento T =1218 C. Nello scegliere i valori di T fra i limiti sopraccennati bisogner tener presente diversi fattori come: modalit di cessione del calore da parte dei corpi scaldanti, estensione delle superfici vetrate, ecc. b) per t si sceglie un valore convenzionale variabile con la localit: nelle pubblicazioni speciali sono normalmente riportati tali valori per le diverse citt d'Italia.

COEFFICIENTI DI CONDUTTIVIT TERMICA INTERNA in kcal/m h C MATERIALI E DESRIZIONE C Acqua............................................ 0,52 Alluminio...................................... 180,00 Amianto (p. spec. 700 kg/m).... 0,20 Amianto (p. spec. 580 kg/m).... 0,15 Aria......................................... 0,02 Ardesia................................. 1,2 Asfalto....................................... 0,5 Calcare da costruzione................ 1,22,5 Cartone...................................... 0,2 Cotone................................... 0,054 Farina fossile in polvere................. 0,08 Feltro................................ 0,07 Ferro (e acciaio)........................... 5060 Fibre organiche alla rinfusa...... (p. spec. 100 kg/m)....................... 0,03 Fibre organiche alla rinfusa (p. spec. 200 kg/m)....................... 0,04 Fibre organiche in lastre (tipo trefex).......................... 0,09 Fibre organiche in lastre (tipo populit).......................... 0,05 Gesso in piastrelle per rivestimenti........................... 0,25 Granito, gneiss...................... 2,73,5 Lana di scorie d'alto forno............ 0,1 Lana di vetro (alla rinfusa)......... 0,06 Legno asciutto................... 0,12 Legno bagnato................... 0,18 Linoleum.................... 0,16 Magnesia (carbonato e amianto)... 0,05 Magnesite refrattaria...................... 1,1 Marmo.......................... 23 Ottone..................................... 70100 Paglia tritata................................ 0,070,08 Piombo.................................. 2629 Pomice (p. spec. 300 kg/m).... 0,08 Pomice (p.spec. 600 kg/m)..... 0,016 Rame.......................................... 300340 Schiuma di gomma..................... 0,027 Segatura di legno.................... 0,06 Sabbia asciutta................... 0,5 Sabbia bagnata....................... 2,0 Seta (cascami)................... 0,048 Stuoie isolanti (p.spec. 250 kg/m) 0,04 Sughero greggio...................... 0,15 Sughero in granelli......................... 0,04 Sughero agglomerato con asfalto in lastre............................................ 0,050,08 Terra.......................................... 2,0 Tufo............................................ 0,30,4 Vetro............................................. 0,65 Zinco.......................................... 95,0

C=

1 1 + S1 + S2 + ..... 1 c1 c2 k2 k1

in cui S1, S2...., sono gli spessori, in metri, dei vari strati di materiali diversi costituenti la parete, C1, C2. . . , corrispondenti coefficienti di conduttivit termica interna, K1, il coefficiente di adduzione tra la parete e l'esterno e K2, l'analogo coefficiente tra la parete e l'interno. Si pu ritenere numericamente: K1 = 1015 kcal/m. h. C K2 = 7 kcal/m. h. C Tali valori valgono per temperature tra 0 e 2030 C, pareti di tipo normale e, per quanto riguarda K1, velocit del vento di circa 15 km/h. Per tener conto dell'influenza che in casi diversi le velocit del vento possono avere sul valore di K1, si usa aumentare empiricamente i valori di C a seconda delle esposizioni e delle localit. Si consiglia cos di aumentare C delle seguenti percentuali: per pareti esposte a Nord 2035% a seconda della localit: per pareti esposte a Est 1025% a seconda della localit; per pareti esposte a Ovest 1020% a seconda della localit; nessun aumento per le pareti sposte a Sud. Naturalmente per esposizioni intermedie si assumono valori intermedi. Si fa notare che i valori di aumento sopra riportati tengono conto oltrech dell'effetto dei venti predominanti nella zona, come gi detto, anche di quello della diversa insolazione alla quale sono sottoposte le varie pareti a seconda della loro esposizione. Non sono per considerati i casi limite di localit in cui si producono frequentemente venti a velocit particolarmente elevate (la bora nelle localit dell'alto Adriatico, per esempio), poich le valutazioni vanno fatte allora caso per caso.

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241a

Manuale dellArchitetto

IMPIANTI DI RISCALDAMENTO
TERMOSIFONE
La somma delle quantit di calore anzidette (occorrenti per compensare le trasmissioni di calore e per adeguare alte condizioni interne quelle dell'aria esterna di ventilazione) estesa a tutti gli ambienti del fabbricato e diminuita eventualmente delle quantit di calore che ogni ora potrebbero essere prodotte in alcuni ambienti, (per la presenza di numerose persone, di grandi lampade o di qualsiasi altra notevole sorgente di calore) rappresenta la quantit totale di calore che deve essere fornita, ogni ora, al fabbricato stesso. Un'idea dell'ordine di grandezza di questa quantit di calore si pu avere ritenendo che ad un fabbricato le cui caratteristiche costruttive non si differenzino molto da quelle normalmente adottate in edifici civili (rapporto tra area delle finestre ed area totale delle pareti intorno a 0,3: muri usuali senza particolari accorgimenti isolanti, infissi semplici ad un sola vetro, ecc.) debbano essere fornite 0,9 kcal/'h m di costruzione (vuoto per pieno) e per ogni C di differenza tra le temperature esterna ed interna. necessario ricordare, a questo punto, che i calcoli finora indicati si riferiscono a condizioni di regime. In realt un impianto di riscaldamento non funziona nelle cennate condizioni, sia perch la temperatura esterna in continua e sensibile variazione, sia perch, nella generalit dei casi, l'esercizio degli impianti non continuo, ma viene interrotto per alcune ore della giornata (case di abitazione, uffici, aule scolastiche, ecc.) o addirittura per alcuni giorni della settimana (sale di riunione, aule per conferenze. ecc.). Esistono pertanto dei periodi di avviamento nei quali l'impianto sar chiamato a fornire agli ambienti una quantit di calore maggiore di quella occorrente a regime. Di questo si tien conto empiricamente aumentando di un congruo valore percentuale le quantit di calore da fornire ai singoli ambienti, calcolate come sopra specificato. L'entit di questa aumento dipende da molteplici fattori, quali: la durata del funzionamento e quella dell'interruzione, il periodo di tempo nel quale si vuole che si raggiungano le temperature desiderate, le caratteristiche costruttive del fabbricato per quanto si riferisce alla sua inerzia termica , ecc. Un valore di aumento che d buoni risultati, applicato al caso di edifici per case di abitazione o uffici con orari di funzionamento normali (10 ore di interruzione su 24) dell'ordine di grandezza del 15%. Il fabbisogno di calore cos calcolato pu essere fornito ai locali da riscaldare in modi diversi, che danno luogo ad altrettanti tipi di impianti di riscaldamento. Una classificazione dei diversi tipi viene

PORTE, FINESTRE, LUCERNARI Porta esterna di legno senza vetri... Porta interna di legno senza vetri... Porta interna di legno a vetri... Finestra a 1 vetro con telaio in ferro... Finestra a 1 vetro con telaio in legno Finestra a 2 vetri con telaio unico in ferro.......................................... Finestra a 2 vetri con talaio unico in legno.......................................... Doppia finestra con telai in ferro... Doppia finestra con telai in legno... Lucernai semplici.......................... Lucernai doppi............................. Vetrine........................................

Coeffic. di TRASMISSIONE C 3 2 3 6 5 3,5 2,5 2,5 2 5 2,5 4

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241b

Manuale dellArchitetto

IMPIANTI DI RISCALDAMENTO
TERMOSIFONE VALORI DEL COEFFICIENTE C RIFERITI ALLE STRUTTURE PI FREQUENTI NELL'EDILIZIA CIVILE
MURATURE
Spessore della parete

C = kcal/m h C
muratura rustica mur. finita intonaco ~ 1 cm

SOLAI, SOFFITTI E PAVIMENTI

C = kcal/m h C
Spessore della parete
Senza soffitto inferiore

Pavimento Cemento di nudo(senza mattonella soffitto o pavimento) sul cemento

Pavimento di legno

Pavimento di linoleum

Muratura di mattoni pieni

0,12 0,25 0,38 0,50 0,65 0,80 0,20 0,30 0,40

0,12 0,25 0,38 0,50 0,65 0,80 1,96 1,47 1,22

0,12 0,25 0,38 0,50 0,65 0,80 1,47 1,1 0,91

10 15 20 25 10 15 20 25

3,16 2,87 2,58 2,38 1,70 1,60 1,52 1,46 5 4,21 3,70 3,28

2,96 2,72 2,48 2,28 1,60 1,55 1,46 1,41 1,64 1,54 1,50 1,41

1,95 1,80 1,70 1,60 1,26 1,22 1,17 1,12 4,60 3,93 3,46 3,08

2,14 2,00 1,85 1,75 1,36 1,26 1,21 1,17 2,81 2,53 2,34 2,15

solaio del tipo misto con pavimento

Senza di intonaco su leggera armatura

pavimento poggiante direttamente sul terreno senza materiale isolante

10 15 20 25

Muratura di mattoni forati

Muratura di pietrame

0,40 0,50 0,60 0,70 0,80 1,00 0,05 0,08 0,10 0,15 0,20 0,30 0,40 0,60 0,80 1,00

2,1 1,9 1,8 1,6 1,5 1,3 4,2 3,7 3,4 2,9 2,6 2,2 2,0 1,96 1,69 1,41 1,22

1,93 1,76 1,70 1,52 1,44 1,25 3,7 3,5 3,0 2,7 2,4 2,1 1,81 1,60 1,35 1,18

10 20
pavimento poggiante direttamente sul terreno con materiale isolante

0,56 0,56

0,46 0,45

0,56 0,56

0,51 0,51

Calcestruzzo di cemento (per cemento armato il coefficiente aumenta del 10%)

Solaio in legno composto di travicelli e solaio di tavolo

Strato di tavolo su travicelli di legno 1,5 1,8

Muratura di pietrame con parametro di mattoni di ~ 6 cm di spessore

Solaio composto di doppio strato di tavolo e intonaco di soffittatura

Doppio strato di tavolo su travicelli di legno 0,7 1,1

Muratura di pietrame con parametro pietra da taglio di ~ 5 cm di spessore

0,50 0,60 0,70 0,80 1,00

1,74 1,68 1,50 1,41 1,22

1,65 1,59 1,44 1,35 1,17

COPERTURE
(per le coperture piane vedere soli ecc.) Coperture in cotto ardesia artificiale o lamiera

Senza soffittatura (capriate in vista)

Con soffittatura applicata alle capriate

Muratura di mattoni con parametro in pietra da taglio di ~ 5 cm di spessore

0,25 0,38 0,50 0,65 0,80

1,60 1,22 1,03 0,85 0,75

1,48 1,13 0,94 0,78 0,70

8 14

2 2,5

su travicelli Coperture in cotto o ardesia naturale o artificiale Senza materiale isolante 5 1,5 2

Muratura di mattoni forati con parametro in pietra da taglio di ~ 5 cm di spessore

0,20 0,25 0,30 0,40

1,76 1,68 1,37 1,15

1,65 1,59 1,27 0,86


su fondo continuo in tavolo Coperture in cotto o eternit con soffittatura orizzontale

Con materiale isolante tra tavolato e tegole 2 2,5 0,6 0,8

di cemento

0,20 0,30
Blocchi forati di scorie

2,72 2,39

2,53 2,23

0,20 0,30

2,04 1,80

1,89 1,70

Il sottotetto pu essere considerato come un ambiente non riscaldato che si trova ad una temperatura intermedia fra linternna e lesterna e che pu assumersi con sufficiente approssimazione uguale alla media fra le due. Si pu cos calcolare la quantit di calore che passa dallambiente ricaldato al sottotetto attraverso il soffitto al quale si attribuisce un coefficiente di trasmissione compreso fra 4 e 6.

formante ampio sottotetto

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242

Manuale dellArchitetto

IMPIANTI DI RISCALDAMENTO
TERMOSIFONE
tubo d'aria vaso d'espansione rete di sfogo d'aria
di singoli appartamenti. In tale sistema la mezzeria delle stufe all'incirca allo stesso livello di quella della caldaia. L'alimentazione effettuata sempredall'alto, cio con la tubazione orizzontale di andata disposta subito sotto il soffitto: quella di ritorno pu essere sistemata al disotto del pavimento o riportata anch'essa al soffitto: si hanno cos due tipi di impianto a livello, il secondo dei quali detto anche a sifone per l'andamento particolare che assume in tal caso la tubazione di ritorno. La circolazione, determinata in linea generale dalle differenze di pressione che si stabiliscono m seguito alle diverse densit del fluido nelle tubazioni, dovuta, in particolare, al progressivo raffreddamento dell'acqua nelle tubazioni orizzontali di andata: perci quest'ultime non debbono mai essere rivestite con isolanti termici, mentre in liea teorica sarebbe conveniente isolare il trattoverticale di salita disposto in partenza dalla caldaia. IMPIANTI Dl RISCALDAMENTO AD ACQUA CALDA A CIRCOLAZIONE FORZATA Sono simili ai precedenti a meno del sistema di circolazione, che in questo caso viene provocata da un mezzo meccanico, consistente generalmente in un'elettropompa centrifuga inserita nel circuito del fluido riscaldante, (fig. 4) normalmente sulla tubazione di ritorno subito a monte della caldaia. Il sistema particolarmente indicato per impianti in edifici estesi ed indispensabile nei casi in cui sia necessario disporre una o pi stufe a livello inferiore rispetto a quello della caldaia. La sua applicazione si sta ora diffondendo,comunque, anche in edifici di modeste dimensioni nei quali venivano prima installati, quasi esclusivamente, impianti a circolazione naturale. Ci dovuto a ragioni sia economiche che tecniche. II costo complessivo della installazione, infatti, in molti casi leggermente inferiore a quello degli impianti a termosifone; inoltre le pi elevate differenze di pressione in giuoco liberano da molte incertezze riguardanti difficolt di circolazione dell'acqua e consentono una maggiore adattabilit dell'impianto alle varie esigenze di distribuzione del fluido scaldante. Naturalmente si rimane vincolati al funzionamento dell'elettro-

andata

ritorno

valvola d'intgercettazione con rubinetto di scarico Fig. 1 - Schema di impianto e termosifone a circolazione naturale
di solito fatta in base allo stato del fluido che circola nell'impianto ed alle modalit secondo le quali il fluido stesso viene fatto circolare. Si hanno cos: a) gli impianti ad acqua calda a circolazione naturale (o a gravit o a termosifone propriamente detti); b) gli impianti ad acqua calda a circolazione forzata (o accelerata o rapida); c) gli impianti a vapore. IMPIANTI Dl RISCALDAMENTO AD ACQUA CALDA A CIRCOLAZIONE NATUNATURALE In questi impianti (fig. 1), la circolazione del fluido dovuta alla diversa densit dell'acqua nei circuiti di andata e ritorno, conseguente alle diverse temperature assunte dall'acqua stessa, che riceve calore in caldaia e lo cede nei corpi scaldanti.L'alimentazione delle stufe fatta generalmente sistemando i tronchi principali delle tubazioni orizzontali, sia di andata che di ritorno, nello scantinato (distribuzione dal basso). Le colonne montanti sono collegate alle estremit superiori con una tubazione (rete d'aria) che normalmente fa capo al vaso d'espansione e che ha lo scopo di eliminare le sacche d'aria che possono formarsi durante il riempimento dell'impianto o nel corso del suo funzionamento, Per questa ragione necessario dare alla rete di distribuzione cosiddetta orizzontale una pendenza del 510% in un senso prestabilito (normalmente a salire partendo dalla caldaia e procedendo verso le varie colonne montanti). Bisogner inoltre aver cura di evitare cambiamenti di pendenza (contropendenze) che darebbero luogo a zone di accumulo dell'aria dannosissime agli effetti della circolazione dell'acqua, a meno di non far coincidere tali cambiamenti con punti di innesto con tubazioni verticali o di munirli di adatti dispositivi per lo sfogo dell'aria (automatici o manuali). Un altro schema frequentemente adottato e che permette forse una pi sicura circolazione dell'acqua nelle tubazioni (specialmente nel periodo di avviamento) quello cosiddetto con distribuzione dall'alto costituito da una colonna montante generale, una rete orizzontale di andata al soffitto dell'ultimo piano disposta nel sottotetto o in un controsofftto, da colonne discendenti verticali e infine da una rete orizzontale d ritorno al soffitto dello scantinato. In tutti i casi gli impianti sono muniti di un vaso d espansione il cui compito di permettere la libera dilatazione del fluido e quindi di evitare sovrappressioni pericolose; esso in comunicazione con l'atmosfera negli impianti ad acqua calda normale, mentre a tenuta d'aria in quelli cosiddetti ad acqua surriscaldata , nei quali, volendo far superare all'acqua la temperatura di 100 necessario mantenere in tutto l'impianto una pressione superiore a quella atmosferica. II volume m litri del vaso d'espansione pu determinarsi empiricamente dividendo per 600700 la potenza massima dell'impianto espressa in kcal/h. Un caso particolare degli impianti di riscaldamento a gravit quello degli impianti a livello, (fig. 2 e 3) cui si ricorre per il riscaldamento autonomo

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243a

Manuale dellArchitetto

IMPIANTI DI RISCALDAMENTO
TERMOSIFONE
pompa, sicurezza pressoch assoluta, da questo punto di vista, si pu per ottenere disponendo due di tali apparecchi uno di riserva all'altro. Per qanto riguarda la disposizione delle tubazioni si pu dire che quasi esclusivamente adottata la distribuzione dal basso, con i soliti accorgimenti per quello che riguarda l'eliminazione dell'aria dall'interno dell'impianto. sti ultimi casi solo una parte dell'impianto (caldaia e tubazioni principali) a media o ad alta pressione: questa viene abbassata a qualche decimo di atmosfera a mezzo di riduttori prima che il vapore entri nei corpi riscaldanti. La circolazione dovuta alla differenza tra la pressione del vapore in caldaia e quella nelle stufe; il vapore percorre cos le tubazioni di andata, si condensa nelle stufe e torna in caldaia sotto IMPIANTI DI RISCALDAMENTO forma di acqua. Con particolare riferiA VAPORE mento agli impianti a bassa pressione Si costruiscono impianti a bassa pres- (fig. 5), si accenna che gli schemiadotsione(qualche decimo di atmosfera di tati per la distribuzione del vapore pressione effettiva in caldaia), a media dalle caldaie alle singole stufe e per la (2-3 atmosfere) e ad alta pressione sistemazione delle tubazioni di con(8-10 atmosfere): generalmente inque- densa possono essere diversi: si pu sfogo d'aria avere cosi, per quanto riguarda il vapore, la distribuzione dall'alto (meno usata) e quella dal basso (vedi caso analogo negli impianti d gravit); per quanto riguarda la condensa, la disposizione con tubazioni asciutte o quella con tubazioni annegate: si ottiene l'una o l'altra di queste ultime a seconda che le tubazioni medesime siano disposte sopra o sotto il livello (indicato con n-n in fig. 5) ottenuto aggiungendo a quello dell'acqua incaldaia (indicato con m-m in fig. 5) un'altezza pari alla pressione effettiva di

andata

ritorno Fig. 2 - Schema di impianto a livello con ritorno in basso sfogo d'aria tubo d'aria ritorno a sifone

Fig. 3 - Schema di impianto a livello con ritorno a sifone

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243b

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IMPIANTI DI RISCALDAMENTO
TERMOSIFONE
rete di sfogo d'aria

vaso d'espansione

andata

ritorno

valvole d'intercettazione delle colonne

idrometro valvole d'intercettazione

Fig. 4 Schema di impianto a termosifone a circolazione accellerata partenza del vapore espressa in m (o mm) di colonna d'acqua. Una particolarit caratteristica delle tubazioni di vapore che sono disposte sempre con una leggera pendenza nel senso del moto del fluido, per permettere all'acqua di condensa che inevitabilmente si forma in tali tubazioni, anche se sono bene isolate, di procedere verso punti prestabiliti di eliminazione, senza creare gravi disturbi alla circolazione del vapore e senza produrre rumori fastidiosi. In tali punti si stabilisce un collegamento tra le tubazioni di vapore e quelle di condensa in modo di permettere all'acqua formatasi nelle prime di passare nelle altre. Questi collegamenti si realizzano, appena possibile, mediante sifoni scaricatori (occorre per che l'altezza del sifone sia perlomeno uguale alla sovrappressione di caldaia espressa in metri di colonna fluida, per evitare il passaggio diretto del vapore nelle tubazioni di condensa) oppure per mezzo di appositi apparecchi (scaricatori di condensa) che permettono il passaggio della acqua, ma non quello del vapore. L'installazione di sifoni o di scaricatori indispensabile, per la medesima ragione sopra esposta, ai piedi delle colonne montanti: inoltre gli scaricatori vengono di solito sistemati sulle uscite di tutti gli apparecchi utilizzatori (radiatori, scambiatori, ecc.). Il ritorno dell'acqua di condensa in caldaia pu avvenire in generale, semplicemente

per gravit qualora la quota della stufa pi bassa rispetto alla caldaia stessa sia maggiore della pressione effettiva di partenza del vapore, espressa in altezza di colonna fluida, Se questo non avviene, come generalmente negli impianti a media e ad alta pressione, occorre disporre, in una parte bassa del fabbricato, un serbatoio di raccolta della condensa in comunicazione con l'atmosfera, dal quale l'acqua viene poi inviata in caldaia a mezzo di pompe accoppiate a motore elettrico o mosse direttamente dal vapore che agisce nell'impianto. Per il calcolo delle tubazioni nei diversi casi si rimanda ai trattati speciali. La scelta dell'uno o dell'altro tipo d'impianto, e dello schema da adottare deve essere fatta in base a condizioni particolari che vanno esaminate caso per caso. Si pu dire per che gli orientamenti generali recenti conducono alla progressiva eliminazione del riscaldamento diretto con vapore ed a limitare l'impiego degli impianti a gravit alle piccole applicazioni in appartamenti o in edifici di limitatissima estensione. La tendenza ad eliminare il riscaldamento diretto con vapore dovuta a ragioni igieniche e tecniche. Alla base delle prime l'alta temperatura (anche superiore a 100 C) dei corpi scaldanti, che produce, sembra per l'arrostimento della polvere, impressioni di eccessiva secchezza dell'aria e che provoca anche un irraggiamento molesto; entrata vapore andata valvola di sicurezza

scarico ritorno uscita condensa tubi in rame (o ottone) ad U con estremit in una piastra di ferro

Fig. 6 Scambiatore di calore per impianti di riscaldamento ad acqua calda a mezzo vapore e per la preparazione di acqua calda per usi sanitari le ragioni tecniche si identificano essenzialmente nel relativamente rapido deperimento dei materiali (in particolare tubazioni e scaricatori di condensa, valvole riduttrici di pressione, ecc.), nelle maggiori perdite di calore per i disperdimenti dalle tubazioni, nell'impossibilit di una efficace regolazione centrale (ed anche locale) del calore fornito agli ambienti. Si pu pertanto affermare che il riscaldamento diretto con vapore viene ormai limitato a casi specialissimi come quelli di impianti in cui si abbiano a temere forti pericoli di gelo (ai quali si pu per ovviare, nel riscaldamento ad acqua, aggiungendo a questa opportuni additivi, quali il glicol etilenico, che ne abbassano il punto di congelamento), e in cui sia necessaria una piccola inerzia termica: per esempio, il riscaldamento di un fabbriccato di alta montagna abitato solo saltuariamente. L'uso del vapore rimane comunque indispensabile quando si debba ottenere il riscaldamento di grossi complessi, costituiti magari da pi edifici, viste le notevoli distanze che in questi casi il fluido deve compiere per arrivare dalla centrale termica fino ai diversi corpi scaldanti: per queste situazioni per, si ricorre a sistemi misti, installando una distribuzione primaria di vapore (a media o ad alta pressione) che alimenta degli scambiatori di calore locali (fig. 6), disposti per esempio uno per edificio, in cui il vapore cede calore all'acqua che poi agisce in singoli impianti, per i quali, in sostanza, gli scambiatori funzionano da caldaie.

aria n n h m

sifoni scaricatori

c m m

aria

sifoni scaricatori

Fig. 5 Impianto a vapore a bassa pressione (2/10 atm) A, con tubazioni di condensa asciutte; B, con tubazioni di condensa annegate; C, scaricatore di condensa; m-m, livello dellacqua in caldaia; h, altezza di colonna liquida corrispondente alla sovrapposizione di caldaia.

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CALDAIE La superficie di scambio delle caldaie si pu de terminare dividendo la quantit di calore oraria occorrentenell'impianto - aumentata del 510 per tener conto delledispersioni di calore lungo i tubi - per la quantit di caloretrasmessa ogni ora attraverso 1 m di superficie di caldaia. Per i tipi di caIdaie normalmente usati negli impianti di riscaldamento (prescindendo cio dalle caldaie a vapore di grossa potenzialit, usate in impianti di grandi complessi) si pu ritenere prudenzialmente che attraverso 1m disupercie vengano cedute ogni ora al fluido agente nellimpianto circa 8000 kcal. Le caldaie usate negli impianti diriscaldamento appartengono in sostanza a due diverse categorie: caldaie in ghisa e caldaie in acciaio. Si pu intanto dire che le prime possono essere impiegate per

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piccoli e medi impianti mentre le seconde possono coprire tutto il fabbisogno occorrente, fino alle caldaie per grosse produzioni di calore centralizzate. Le caldaie in ghisa possono essere in un sol pezzo fino a 2 m circa di superficie oppure, per superfici maggiori, ad elementi unibili gli A+46 uni agli altri mediante nipples biconici. Le case A costruttrici fabbricano normalmente gli elementi in quattro o cinque dimensioni diversecorrispondenti a diverse classi di caldaie: conl'accoppiamento di un differente numero dielementi si realizzano caldaie con varie superfici. li numero di elementi riuniti in una sola unit si suole tenere tra un minimo di quattro-cin que ed un massimo di quindicisedici. A titolo di esempio si riportano, (fig. 7), le caratteristiche di alcuni tipi di queste caldaie. Le caldaie in acciaio variano anch'esse la loro conformazione a seconda della potenzialit: si pu dire a tale proposito che si adopeB L

a Fig. 7 Caldaie in ghisa ad elementi. a, vista frontale; b, vista laterale.

TIPI DI CALDAIE IN GHISA AD ELEMENTI


Dimensioni Serie I II III IV V VI A mm 1065 1316 1530 1630 1052 1560 dell'elemento B mm 730 1000 1250 1550 846 1070 C mm 152 110 152 152 140 175 Superficie dell'elemento m 0,9 1,32 2,20 2,94 0,95 2,2 Numero di elementi Lunghezza totale di caldaia l mm 6101360 6801450 8801930 12002400 5051485 8052380 NOTE

49 613 613 816 411 514

per acqua calda id. c. s. e vapore

rano, di regola, caldaie in un sol pezzo per piccoli impianti (fino a 3-4 m), caldaie tipo Marina per medie potenzialit (fino a 50-60 m), caldaie tipo Cornovaglia e derivate a tubi di fumo per potenzialit superiori ed infine caldaie a tubi d'acqua per grosse produzioni di vapore. In figura 8 sono riportate le rappresentazioni schematiche di un tipo di caldaia Marina. La scelta tra caldaie in ghisa e caldaie in acciaio, a parte le considerazioni giaccennate sul campi d'impiego talvoltadiversi, andrebbe decisa tenendo presenti le caratteristiche essenziali dei duemateriali, e precisamente: le scadenti qualit meccaniche e l'alta resistenza alla corrosione della ghisa, e per conto le ottime qualit meccaniche e la relativa aggredibilit dell'acciaio da parte di agenticorrosivi. Potranno essere per determinanti, volta per volta, i fattori d'ingombro, di costo, di facilit di trasporto e di posa in opera (si tenga presente, per esempio, ove le caldaie in ghisa possono montarsi in loco elemento per elemento, mentre le caldaie in acciaio sicostruiscono, ai massimo, di ise in due o v tre parti.

LOCALI CALDAIE La previsione della superficie da assegnare a tali ambienti pu essere fatta sulla base dei dati seguenti valevolinaturalmente in senso indicativo: per fabbricati fino a 3000 m (vuoto per pieno) da 3000 a 6000 da 6000 a 10000 da 10000 a 20000 per ogni 1000 m oltre i 20000 aumentare di 10 m 15 20 30 1

Superficie riscaldata m 5 8 10 15 20 30 40 60 100

DIMENSIONI D'INGOMBRO INDICATIVE A B C D mm mm mm mm 1400 1000 650 1050 1600 1150 750 1250 1700 1100 860 1300 1900 1200 920 1500 2100 1400 1000 1550 2600 1800 1100 1700 2800 1900 1250 1950 3200 2400 1300 2000 3700 2800 1600 2600

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DEPOSITO COMBUSTIBILI Il volume della carbonaia pu essere previsto sulla base di 2 m per ogni 5000 m di fabbricato e per ogni giornata di approvvigionamento. I dati valgono per combustibile ad elevato potere calorifico, tipo coke da gas e antracite inglese. Nel caso di combustibili liquidi, dato il pi elevato potere calorifico ed il migliore stivaggio di questi, la cubatura del deposito combustibili pu essere ridottanotevolmente; si pu cos considerare mediante un volume di serbatoio di circa 200 litri per ogni 5000 ml di fabbricato e per ogni giornata di fun zionamento. Nelle progettazioni occorre comunque tener presenti le disposizioni per la sicurezza dei depositi di combustibili liquidi emanate coi Decreto Ministeriale 31 luglio 1934 (Gazzetta Ufficiale n. 228) e le prescrizioni locali dei Vigili del Fuoco. CAMINI Da tenere ben presenti nell'installazione di una centrate termica, e anche sovente in quella pi modesta di una caldaia per riscaldamento di piccoli complessi (appartamenti, villini ecc.), sono le que stioni connesse con la costruzione del camino occor rente per lo smaltimento dei fumi. Gli aspetti pi rilevanti di tali questioni sono: 1) le dimensioni da dare al camino: 2) la sua pi opportuna ubicazione: 3) le sue caratteristiche costruttive. Relativamente al punto 1) si accenna che nellageneralit dei casi, prescindendo cio dalle realizzazioni a carattere tipicamente industriale o relative a grossicomplessi (ad. Es. centrali per riscaldamento di interi quartieri), laltezza del camino sempre imposta a priori poich legata a quelle dell'edificio in cui deve essere installato. Si avr cura, comunque, che la sommit del camino superi sempre nella massima possibile entit il livello della copertura delfabbricato per evitare disturbi agli occupanti di questo o degli edifici vicini. E' da rilevare anzi, a tal proposito, come si vada ormai diffondendo, e perch suggerita dal buon senso crei progettisti e degli installatori, e perch imposta da alcuni Regolamenti Comunali, l'adozione dei depuratori di filmo , che tendono a liberare i pro dotti della combustione dalle particelle che questi trasportano insospensione e che sono presenti in copia anche notevole, quando la combustione mal condotta. Fissata l'altezza H rimane stabilito il tiraggio del camino e cio la depressione che esso crea alla sua base e che si pu valutare mediamente con la formula: h - 0,45 H (H in metri, h in mm di colonna d'acqua), supponendo la temperatura media dei fumi di circa 200C quella dell'aria esterna di circa 10C. Ovviamente il fattore 0,45 aumenta all'aumentare della temperatura dei funi e al dimi nuire di quella dell'aria esterna. Per avere un buon tiraggio necessario che h abbia valori da 8 a 12 mm per caldaie semplici con camino diretto e da 12 a 18 mm per caldaie con pi giri di fumo.

A B C

b Fig. 8 Caldaia in acciaio tipo Marina. a, sezione longitudinale; b, sez. trasversale.

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L'area 5 della sezione del camino si potr calcolare conoscendo le caratteristiche del combustibile adoperato e la quantit di esso che occorre bruciare ogni ora. A titolo di esempio si citano le formule seguenti (Rumor): S= P 64 H P 69 H (per carbone) Quanto all'ubicazione da dare ai camino, visti i piccoli valori di differenza di pressione che provocano il moto dei fumi, chiaro che debba essere scelta in modo da poter collegare le caldaie al camino medesimo con i percorsi pi brevi e con il minor numero possibile di cambiamenti di direzione e di sezione: si avr cura anzi di eseguire le curve con ampi raggi, di raccordare con gradualit le sezioni diverse, di limitare, insomma, al massimo tutte le cause che possano turbare ed ostacolare il moto dei fumi. Sar bene inoltre prevedere l'installazione di portelli d'ispezione e di pulizia nei punti dove si presume possano maggiormente accumularsi le particelle solide trasportate dai fumi: opportuno poi, a questo proposito, evitare tratti di condotto, orizzontali troppo lunghi. Riferendosi infine alla costruzione dei camini, si accenna che essa viene fatta di solito in muratura e in casi particolari mai troppo importanti, in eternit o in lamiera. La muratura, intonacata e lisciata nella parte interna, deve essere di conveniente spessore, oltrech per eventuali ragioni statiche, per consentire un buon isolamento termico, poich il raffreddamento dei fumi nel camino si ripercuote negativamente sul tiraggio: in qualche circostanza (camini esterni in localit molto fredde ad es.) si potr anche ricorrere all'adozione di doppie pareti con intercapedine, e nel caso di costruzioni in eternit o in lamiera alla ricopertura con materiali coibenti. Qualche volta si fanno anche camini con canne in eternit o in lamiera rivestite di muratura. CORPI SCALDANTI l corpi scaldanti usati attualmente negli impianti di riscaldamento vengono in sostanza distinti in normali radiatori o termoconvettori o pannelli radianti . RADIATORI Sono costituiti da elementi verticali in ghisa od in acciaio stampato che vengono tra loro accoppiati, mediante manicotti fitettati esternamente, in numero adatto a formare le singole stufe. La forma e la costituzione degli elementi sono studiati in modo da agevolare al massimo la trasmissione di calore per convezione e irraggiamento dall'interno all esterno degli elementi stessi. A tale fine anche opportuno che i radiatori siano verniciati irn tinta non lucida: da escludere in ogni caso la loro nichelatura. Per una buona efficienza delle singole stufe bene che esse non siano costituite di pi di 1520 elementi. In alcuni casi, specialmente in ambienti di piccole dimensioni (bagni, w. c., ecc.), le stufe possono essere costituite da piastre radianti liscie o leggermente nervate costruite anch'sse in ghisa o in acciaio. Nella fig. 9 disegnato di frorte e di fianco un normale radiatore a 9 elementi. La determinazione della superficie di scambio di un radiatore si fa sernpiicemente calcolando il rapporto tra la quantit di caloreorariachequesto deve fornire all'ambiente e l'efficienza del radiatore stesso, cio la quantit di calore che viene scambiata in un'ora da 1 mz della sua superfcce. Questa efficienza dipende da molteplici fattori, come: forma e dimensioni degli elementi, tipi di impianto (a circ. naturale o forzata o a vapore), temperatura media del nuido nell'interno del radiatore, temperatura ambiente ecc. Si pu ritenere, mediamente, che essa si aggiri sulle 400 kcal/m2 h per gli impianti ad acqua (minore per gli impianti
Altezza B mm 871 721 665 559 1015 871 721 665 559 402 289 Larghezza E Spessore mm elemento F mm 142 55 142 55 142 55 142 50 219 219 219 219 219 219 333 60 55 55 55 50 50 60 Superficie elemento m 0,30 0,24 0,23 0,19 0,60 0,46 0,38 0,34 0,28 0,20 0,23

S= con:

(per nafta)

S area della sezione normale del camino in m P kg/h di combustibile da bruciare. Nelle tabelle 1 e 2 sono riportati i risultati che si ottengono con dette formule riferendole a diverse altezze del camino e a diverse produzioni di calore delle caldaie: si tenga presente che nel trarre dette tabelle sono stati assunti per il carbone e per la nafta rispettivamente i poteri calorifici medi di 4900 e 8500 kcal. Determinata l'area S si stabiliranno le dimensioni lineari della sezione una volta fissatane la forma: a questo riguardo si accenna che, per quanto sia consigliabile l'adozione delle sezioni circolari, ragioni costruttive impongono molto spesso il ricorso a sezioni rettangolari; bene pero che, in questo caso, il rapporto tra i lati non superi il valore di 1,5.

F
1/2E+20

1
1/2E+20

Fig. 9 Tipo di radiatore in ghisa a colonne a nove elementi. 1, vista frontale; 2. vista di fianco.

66 O 75

Tabella N 1 CAMINI PER COMBUAltezza camino in metri 12 15 18 20 22 25 28 30 32 35 Sezione netta del camino in dm per una produzione oraria di calorie 30000 40000 50000 60000 70000 80000 90000 100000 110000 120000 130000 140000 150000 2,8 3,7 4,6 5,6 6,5 7,4 8,3 9,3 10,2 11,1 3,3 4,1 5,0 5,8 6,6 7,4 8,3 9,1 10,0 10,7 3,8 4,6 5,3 6,1 6,8 7,6 8,3 9,1 9,8 10,6 3,6 4,3 5,0 5,7 6,4 7,2 7,8 8,6 9,3 10,0 10,7 3,4 4,1 4,8 5,5 6,2 6,8 7,5 8,2 8,9 9,6 10,2 3,8 4,5 5,1 5,7 6,4 7,0 7,6 8,3 8,9 9,5 3,7 4,3 4,9 5,5 6,1 6,7 7,3 7,9 8,5 9,1 3,5 4,1 4,7 5,3 5,8 6,4 7,0 7,6 8,2 8,7 3,4 4,0 4,5 5,1 5,6 6,2 6,8 7,3 7,9 8,5 3,8 4,3 4,9 5,4 5,9 6,5 7,0 7,5 8,1

Tipo

A 4 colonne....

A 6 colonne....

Tabella N 2 CAMINI PER COMBUAltezza camino in metri 12 15 18 20 22 25 28 30 32 35 Sezione netta del camino in dm per una produzione oraria di calorie 30000 40000 50000 60000 70000 80000 90000 100000 110000 120000 130000 140000 150000 1,5 2,0 2,5 3,0 3,5 4,0 4,5 5,0 5,5 6,0 1,8 2,3 2,8 3,2 3,7 4,2 4,6 5,0 5,5 6,0 2,2 2,6 3,0 3,5 3,9 4,2 4,6 5,0 5,5 6,0 2,0 2,4 2,8 3,3 3,6 4,0 4,4 4,8 5,3 5,8 6,0 1,9 2,2 2,7 3,1 3,4 3,8 4,2 4,6 5,1 5,6 5,8 2,1 2,5 2,9 3,2 3,6 4,0 4,4 4,9 5,4 5,6 2,0 2,4 2,8 3,1 3,5 3,8 4,2 4,7 5,2 5,4 1,9 2,3 2,7 3,0 3,4 3,7 4,1 4,5 5,0 5,2 1,8 2,2 2,6 2,0 3,2 3,5 3,9 4,3 4,8 5,0 2,1 2,5 2,7 3,0 3,4 3,8 4,2 4,6 4,8

A 9 colonne....

Fig. 10 Schemi di montaggio dei radiatori

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IMPIANTI DI RISCALDAMENTO
APPARECCHI A RAGGI INFRAROSSI
a gravit, maggiore per quelli a circolazione accelerata) e sulle 600 kcal/m h per gli impianti a vapore. l radiatori (fig. 10) di solito vengono sistemati contro le pareti, sospesi su mensole a 10 15 cm da terra. Presenta dei vantaggi, dal punto di vista della distribuzione delle temperature negli ambienti, la installazione sotto i davanzali delle finestre. Talvolta vengono disposti in nicchie e dissimulati da uno schermo frontale sul quale sono praticate superiormente ed inferiormente delle aperture per permettere la circolazione dell'aria. Conquesta disposizione, per, l'efficienza del radiatore normalmente diminuisce, anche in modo abbastanza cospicuo. TERMOCONVETTORI Sono costituiti da tubi, preferibilmente di rame, sui quali sono fissate delle alette di alluminio o da tubi di acciaio alettati con nastro sempre di acciaio; vengono sistemati entro nicchie chiuse parzialmente da uno schermo normalmente metallico (fig. 11). L'aria che entra dall'apertura inferiore dello schermo, attraverso il termoconvettore si riscalda ed escedall'apertura superiore; la nicchia in cui disposto il termoconvettore viene cos a comportarsi come un piccolo camino, attivando la circolazione dell'aria; con l'aumentare dell'altezza della nicchia aumenta la circolazione dell'aria attraverso il termoconvettore e di conseguenza la quantit di calore oraria che questo pu fornire. I termoconvettori vengono montati di preferenza sotto i davanzali delle finestre, per quanto sia frequente anche la sistemazione in nicchie ore disposte su pareti interne. L'efficienza dei termoconvettori, al pari e forse pi di quella dei radiatori, dipende dalle caratteristiche costruttive e di funzionamento (con particolare riferimento alla temperatura dei fluido in essi circolante). A titolo di esempio, nella tabella che segue, vengonoriportati i valori di efficienza di un tipo di termoconvettore abbastanza diffuso, al variare delle condizioni di funzionamento.
controsoglia in legno griglia ad alette in ottone lamiera nera 15 mm +78

lamiera copritermoconvettore schermo termovettore

schermo

zoccolo

1.5 5 12 6x20 -5 0.00

1 2

A A

Fig. 11 - Tipo di termoconvettore 1, vista frontale; 2, pianta; 3, sezione trasversale

Quantit oraria di calore trasmessa da un termoconvettore per m di lunghezza in un ambiente a 18 h = altezza del vano mm Tipo Tipo Tipo dell'impianto del termoconvettore ad acqua calda (Tm = 75 C) a 2 tubi a 3 tubi a4 tubi a 2 tubi a 3 tubi a4 tubi 220 596 894 1192 821 1231 1641 450 736 1104 1472 1223 1858 2435 600 821 1234 1644 1384 2075 2767 700 874 1311 1749 1486 2228 2970 800 909 1363 1818 1373 2350 3123 900 934 1401 1846 1636 2454 3272

a vapore (Tm = 101 C)

PANNELLI RADIANTI Sono costituiti, nella norma originaria che poi, ancora, la pi diffusa, da serpentine di tubazioni del diametro da 1/2" a 1", disposte annegate nelle strutture murarie delle varie pareti orizzontali o verticali. Si possono avere cosi: pannelli a soffitto, pannelli a pavimento o pannelli a parete (fig. 12). La disposizione a parete viene usata solo in caso di necessit; delle altre due preferibile quella a soffitto, specialmente nei locali ove si presume che le persone possano soggiornare a lungo. Una particolare cura va posta nella posa in opera delle serpentine che, prima di essere incorporate nel getto di calcestruzzo vanno provate ad una pressione di almeno 50 atm. La temperatura dell'acqua di alimentazione di questi pannelli non deve normalmente superare i 45-50 C per evitare che le sollecitazioni termiche possano danneggiare le strutture murarie. La loro efficienza dipende

da diversi fattori, dei quali i pi evidenti sono: temperatura media dell'acqua circolante, temperatura ambiente, posizioe del pannello come gi accen nato, interasse tra i tubi, conducibilit dello strato di materiale che li ricopre ecc. Come ordine di grandezza si pu ritenere che tale efficienza oscilli intorno alle 100 1 50 kcal/h per ogni m di superficie vista del pannello. Recentemente si cominciato ad installare dei pannelli interamente metallici costituiti, normalmente, da una rete di tubi sospesa al disotto del soffitto, alla quale sono applicati degli elementi di lamiera di alluminio o, pi raramente, di acciaio. Questi pannelli presentano, rispetto agli altri, notevoli vantaggi, quali la pi elevata efficienza (particolarmente sentita nel caso che si volessero usare anche per raffrescamento estivo; vedi impianti di condizionamento); la maggiore semplicit di posa in opera (che pu essere effettuata anche a fabbricato completamente costruito), la minore inerzia ter-

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APPARECCHI A RAGGI INFRAROSSI
laterizio

1/2''

intonaco

getto in calcestruzzo che ricopre tubi per almeno 2 cm

pavimento

malta

intonaco elementi metallici con superficie forata per il 10%

soffitto rustico isolante termico e acustico tubi 1/2''

Fig. 12 - Tipi di installazioni di pannelli radianti 1, a soffitto; 2, a pavimento; 3, a parete; 4, metallici.

mica, che pu consentire una pi efficace regolazione della temperatura, la maggiore accessibilit in caso di guasti ecc. Il loro costo, per, ancora sensibilmente superiore a quello degli altri, ne ha alquanto ostacolato la diffusione. La scelta dell'uno o dell'altro tipo di corpo scaldante va fatta, tra l'altro, in base a considerazioni di economia, di possibilit di posa in opera e di estetica che possono avere, volta per volta, valore differente. Dal punto di vista tecnico i pregi ed i difetti di un tipo o dell'altro risultano abbastanza evidenti, dopo quanto detto sopra, dalla loro stessa costituzione; si vuole tuttavia accennare al criterio informativo dei pannelli radianti che ne rende le prestazioni un po' diverse da quelle degli altri corpi scaldanti. Con i pannelli radianti, in-

fatti, si pu influire, oltrech sulle trasmissioni di calore per convezione tra corpo umano e ambiente, anche su quelle per irraggiamento, data la presenza di un'estesa superficie a temperatura relativamente elevatarispetto alle altre. Questo pu, entro certi limiti, beneficamente influenzare le sensazioni e permettere di diminuire anche di 2 o 3 C la temperatura cui si deve mantenere l'aria dell'ambiente. RISCALDAMENTO A RAGGI INFRAROSSI Per migliorare le condizioni delle persone che debbono soggiornare a lungo in ambienti direttamente esposti al clima esterno, o in situazioni simili, si introdotto, negli ultimi tempi, un sistema di riscaldamento

basato sull'impiego di particolari corpi scaldanti che hanno la caratteristica di emettere una notevole quantit di calore per irraggiamento. Si tratta di apparecchi consistenti, nelle forme pi comuni, in elementi tubolari, costituiti da una resistenza elettrica disposta a spirale alloggiata in materiale ceramico e protetta da guaina di acciaio inossidabile o di quarzo artificiale. Gli elementi raggiungono temperature superficiali variabili da 400 a circa 1000 C ed emettono potenze di qualche watt per ogni cm di superficie, sotto forma di radiazioni la cui parte preponderante caratterizzata da lunghezze d'onda di qualche micron. Essi sono dotati di un riflettore, quasi sempre di lamiera lucida di alluminio, atto a convogliare le radiazioni nelle zone, pi o meno ristrette, che interessano. La potenza dei singoli elementi pu variare, nelle produzioni normali, da qualche centinaio a qualche migliaio di watt (500 3000 W); essi possono essere anche uniti a formare dei pannelli di diverse dimensioni e potenze. Vengono di solito montati in maniera tale che le radiazioni investano le persone dall'alto. A titolo orientativo si pu ritenere che per riscaldare completamente una zona col ricorso a questi apparecchi occorre una potenza di 150 200 W per ogni metro quadrato di area: ma naturalmente il sistema si presta anche a riscaldamenti localizzati pi o meno intensi. Con l'impiego di queste sorgenti si pu quindi fornire alle persone, sotto forma di energia raggiante, una quantit di calore che possa compensare almeno in buona parte quella ceduta dalle stesse all'esterno, che, in caso di sfavorevoli condizioni ambientali,risulta maggiore di quanto strettamente indispensabile per mantenere il corpo umano in accettabili condizioni di benessere .

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IMPIANTI DI RISCALDAMENTO
TERMOVENTILAZIONE
Gli impianti di riscaldamento tendono a portare, l'aria degli ambienti occupati dalle persone a certi valori ottimi di temperatura, influendo cosl sugli scambi di calore tra corpo umano e ambiente che avvengono per convezione: con l'adozione dei pannelli radianti si tende poi ad influenzare, agendo sulla temperatura delle pareti, anche gli scambi di calore per irraggiamento. Le sensazioni di maggiore o minore benessere che le persone possono provare dipendono per, oltrech dalle temperature nominate, dalla purezza, dalla velocit e dalla umidit relativa dell'aria (vedere impianti di condizionamento d'aria ). Con gli impianti di condizionamento, si cerca di controllare tutte le grandezze suddette, sia in inverno che,in estate; con gli impianti di termoventilazione, che si possono considerare un qualcosa di intermedio tra quelli di semplice riscaldamento e quelli di condizionamento integrale, si agisce (ma solo in inverno) sulla temperatura, sulla velocit e sulla purezza dell'aria. Si constatato come il solo mezzo efficace ed economico per controllare quest'ultima sia quello di introdurre negli ambienti dei quantitativi di aria esterna, convenientemente filtrata, commisurati al numero di persone presenti nella ragione di 20 - 50 m/h per persona. bene per che tale ricambio non risulti mai inferiore ad I volume-ambiente. conveniente inoltre, appena possibile, centralizzare i trattamenti dell'aria, per cui un impianto di termoventilazione, (fig. 1), sar generalmente costituito da: un gruppo centrale, costruito inmuratura o in lamiera d'acciaio zincata o verniciata, collegato, mediante una condotta anch'essa in muratura o in lamiera d'acciaio zincata, ad una presa di aria esterna, da sistemare in luogo opportuno. Nel gruppo saranno contenute: una serranda per la regolazione delle portate d'aria; un filtro d'aria (a secco o in bagno d'olio);
condotta di reecupero condotta di espansione

giunto antivibrante batteria riscaldante ventilazione di espulsione adduzione acqua calda o vapore

condotta aria esterna portello d'ispezione serrande accoppiate sezioni filtranti ventilatore di mandata

condotta di immissione

Fig. 1 Sistemazione schematica di un grupo centrale di termoventilazione

Fig. 2 Aerotermo con prese d'aria esterna ed ambiente C B

A 2

Fig. 3 Aerotermo. 1, vista di fianco; 2, vista posteriore.

una batteria a tubi alettati per il riscaldamento dell'aria alimentata con acqua calda o con vapore: un ventilatore (di solito centrifugo) accoppiato a motore elettrico. Dalla bocca del ventilatore partir una rete di condotte, costruite come detto, che raggiungeranno i diversi ambienti da servire, nei quali l'aria verr immessa attraverso adatte bocchette, che bene vengano provviste di serranda di regolazione e di doppia serie di alette possibilmente orientabili. Qualora i ricambi orari d'aria siano sensibili occorrer disporre una rete di condotte di aspirazione che far capo ad un ventilatore di espulsione; inoltre se il fabbisogno di calore dell'ambiente elevato rispetto alla portata di aria di rinnovo, considerando che conveniente che la differenza tra la temperatura dell'aria all'uscita delle bocchette e

la temperatura ambiente non superi i 15 C, sar necessario introdurre nei locali anche dell'aria ricircolata. Lamiscela tra questa e l'aria esterna potr essere effettuata subito all'ingresso nel gruppo. Il dimensionamento dei canali viene effettuato, di solito, prefissando i valori della velocit dell'aria. Tali valori vengono scelti tra i 7 e i 3 m/s partendo con velocit pi elevate nei tronchi principali e diminuendo nelle derivazioni e in prossimit delle bocchette. Quest'ultime, che bene siano pronunciatamente rettangolari con base almeno doppia dell'altezza per ottenere un buon effetto di trascinamento tra aria immessa e aria ambiente, vengono dimensionate stabilendo la velocit apparente dell'aria nel loro attraversamento. l valori consigliati vanno da 3 a 1 m/s a seconda della distanza delle

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TERMOVENTILAZIONE
bacchette dalla zona occupata dalle persone, nella quale la velocit dell'aria non deve superare i 1520 cm/s per non creare correnti fastidiose. Anche le dimensioni trasversali del gruppo di trattamento centrale vengono stabilite fissando (intorno ai 2 m/s) la velocit dell'aria in una se zione trasversale libera del gruppo stesso. Lo schema con trattamento centrale, fin qui il lustrato, viene spesso sostituito con altri di pi facile attuazione, che prevedono l'installazione, nei locali medesimi da servire, di diversi piccoli gruppi, detti aerotermi , costituiti, (figg. 2 e 3) da un ventilatore, di solito del tipo elicoidale, che soffia laria attraverso una batteria riscaldante a tubi alettati. In gruppi possono esseresingolarmente dotati di una presa di aria esterna o di aria ambiente: occorre per normalmente rinunciare alfiltraggio dellaria poich i ventilatori hanno prevalenze troppo scarse. Ragioni di ingombro, in relazione alla resa termica, consigliano poi di adottare piccoledimensioni trasversali quindi forti velocit di uscita dell'aria. Questo obbliga ad avere una parti olare cura nella c scelta della posizione da assegnare agli apparecchi (specialmente quando nello stesso locale ne va installato pi di uno), poich si corre il rischio di creare correnti d'aria fastidiose. Spesso gli aerotermi non vengono dotati nemmeno di presa d'aria esterna,rinunciando cos alla ventilazione artificiale dei locali. In questo caso per, pi che di impianti di termoventilazione, si pu parlare di impianti di riscaldamento con corpi scaldanti speciali a convezione forzata. A titolo di esempio, nella tabella che segue sono riportate le dimensioni e le rese in kcal/h di un tipo di aeroterma abbastanza diffuso in commercio. Gli impianti di termoventilazione si prestano specificamente per ambienti ove cause particolari rendanoindispensabile un efficace, costante e sicuro ricambiodell'aria, oltre all'ottenimento di determi ati valori di tempen ratura. Potranno ad esempio essere adottati in locali a forte affollamento (semprech non si voglia ricorrere ai veri e propri impianti di condizionamento) oppure in ambienti scarsamente dotati di finestre (e quindi con deficiente aerazione naturale: seminterrati, scantinati ecc.) ed ancora in locali costituzionalmente umidi. Per quanto riguarda le applicazioni degli ultimi tipi di impianto accennati, quelli con aerotermi in ambiente, si pu affermare che esse vengono di solito effettuate in locali a grande cubatura con forti carichi termici, con il vantaggio di poter installare poche sorgenti di calore a forte potenzialit e con notevole raggio d'azione:un'applicazione tipica quella in capannoni d'officina.

Dimensioni in mm Tipo di aerotermo (vedi schema)

Potenza assorbita dal mot.

Temp est.

Tipo d'impianto ad acqua calda entr. 80 entr. 90 entr. 85 usc. 60 usc. 70 4900 5300 10400 11200 19000 21000 usc. 75 5650 6200 13100 14400 22700 25400 7100 10000 23800 4000 4500 8500 9400 15400 17100 6350 11200 23100 bassa press. 9900 10400 20500 21500 41600 43500 8700 14000 38500 a vapore media press. 11100 11600 23100 24000 46700 48600 9100 15800 41700 alta press. 14700 15200 30500 31500 61700 63600 12000 20800 55000

A
480 Tubi in rame e alette d'alluminio 729 548

B
385 503 664

C
410 570 510 1/40 0,13 0,13 0 5 0 5 0 5 0 0 0

Tubi in accaio ed alette in acciaio riportate

400 460 570

330 380 460

430 430 470

1/40 1/20 1/7

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IMPIANTI DI RISCALDAMENTO
CAMINETTI
Intercapedine di tegole parete da cm 25 II tiraggio avviene quando, accendendo la fiamma, in comuapertura per pulizia nicazione con l'esterno per parete intonacata mezzo della canna, si viene a esterno formare una circolazione naturale d'aria fra la colonna calda che sale e l'afflusso d'aria fredda semplice tubo di lamiera verso il vuoto creatosi conseguentemente. apertura per pulizia stufa Questo tiraggio proporzionato canna con rivestimento alla sezione ed all'altezza della a=1 testa incombustibile canna, la quale, a sua volta, deve essere rapportata alle diFig. 1 - Distanze minime del camino da pareti in legno e simili Fig. 2 - Distanze minime per canne fumarie e camini mensioni del focolare ed alla forma ed al tipo della cappa: non bisogner nemmeno dimenticare di proporzionare il camino al locale che lo deve ospitare, e ci non solo per ragioni di equilibrio decorativo, ma anche per evitare di porre, ad esempio, un camino troppo grande in un ambiente in cui non sia possibile far affluire la quantit d'aria necessaria (Domus). Le canne fumarie, siano esse in eterFig. 4 - Schema corretto. Il moto del fumo favorito dalla Fig. 3 - Schema errato. Il moto del fumo ostacolato nit, in laterizio od altro materiale comancanza di bruschi cambiamenti di sezioni e direzioni di dalla presenza di notevoli variazioni nelle direzione e percorsi. nelle sezioni della canna fumaria. munque incombustibile, vanno particolarmente curate e protette, per tutta Cappa metallica la loro lunghezza, onde evitaredispersione di calore. Le sezioni preferibili sono quelle circolari, leggermente ellittiche, quadrate o rettangolari con rapporto dei lati 1,5/1 in tal caso opportuno smussare gli angoli. Esse vanno poste preferibilmente nell'inLastre refrattarie terno della casa, affiancate se pi di una, verticali con pendenza massima Lastre refrattarie di 450 se non praticabili, di 60 se praticabili. La muratura delle canne deve essere Fig. 5 - Camino a cappa metallica radiante. In tale caso la Fig. 6 - In questo schema la lastra refrattaria inclinata che compatta a giunti ben stuccati di spescappa riscaldandosi rapidamente favorisce anche l'avviamento riscaldandosi a contatto con la fiamma incrementa il tiraggio sore 1 testa: m camini centrali per del tiraggio. nella fase iniziale. pi impianti 2 teste intonacata a valvole di regolazione cucina conta come due stufe. tiraggio fino e lisciata a colla nell'interno ed Possibilmente disporre di una canna intonacata all'esterno (spostare di alfumaria per le stufe di ogni piano. Le meno cm 30 in alto l'immissione delle canne non praticabili avranno, se i singole canne fumarie). Portare il calaterizi sono di formato normale, le mino sufficientemente in alto al disoseguenti dimensioni: 14 x 14=cm pra del tetto, possibilmente sopra il 196; 14 x 21= cm 294; 21 x 21= colmo. A causa del raffreddamento cm 441; 14 x 27 = cm 378; 21 x 27 pi rapido, le facce al disopra del = cm 567; 27 x 27 - cm 729. tetto, possibilmente a due teste: e cos Lastre refrattarie Le canne praticabili debbono avere per quelle che danno su pareti una sezione cm 43 x 43. Se di sezioni esterne: eventualmente anche parete griglia per mensola sostegno cenere maggiori, murare in esse pioli in ferro doppia con intercapedine. Ad una legna scatola in ad intervalli di cm 50 e ci richiede canna fumaria di cm 215 di sezione lamiera per cenere pareti di almeno due teste. possono essere inserite tre stufe coLe canne da stufa in ferro devono muni. Per ogni stufa in pi occorre un Fig. 7 - Sezione di camino senza cappa esterna pi distare almeno cm 25 da soffitti in aumento di sezione di cm 75. Una comunemente usato.

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IMPIANTI DI RISCALDAMENTO
CAMINETTI
legno intonacati, ed almeno cm 50 da soffitti in legno in vista. Per tubi fissi, rivestiti, bastano cm 12. Le parti in legno debbono essere a distanza cm 50 dalle aperture per la pulizia; se con rivestimenti incombustibili cm 30 (Neufert) (v. figg. 1 e 2). Per facilitare il naturale deflusso del fumo necessario che la cappa non sia troppo bassa rispetto all'altezza del focolare: inoltre questa va raccordata alla canna fumaria con linea dolce ed ascendente, priva di angoli vivi e senza presentare improvvisi cambiamenti di sezione per tutto il percorso del fumo (v. figg, 3 e 4). Gli schemi rappresentati in fig. 5 e 6 illustrano sezioni di camini la cui applicazione pu presentarsi sovente. Nel primo caso la cappa stessa che assolve la funzione di raccogliere li calore e di irradiarlo nel locale. II leggero tavolato sovrapposto, protegge dal contatto diretto con la superficie metallica arroventata. II secondo disegno rappresenta una variante dello schema fondamentale, il cui calore irradiato in parte direttamente dalla superficie riflettente inclinata, in parte raccolto da una lastra metallica che limita superiormente la bocca. Questo tipo di camino e specialmente indicato per muri a forte spessore ed adatto anche per bruciarvi carbone (Domus). La pianta del focolare, per lo pitrapezoidale, con la base minore volta verso il fondo, per dare maggior larghezza alla bocca, pu essere pure rettangolare. L'esperienza e la tecnica hanno ormai indicato la sezione qui a fianco (v. fig. 7) come la pi conveniente e la pi largamente usata, specie per i camini senza cappa esterna. L'inclinazione in avanti della parte superiore della parete di fondo, presenta due vantaggi fondamentali, riscaldandosi rapidamente a contatto con i lembi superiori della fiamma, facilita il tiraggio, inoltre convoglia l'irradiazione del calore verso la bocca ed evita le correnti d'aria dirette provenienti dall'alto. II materiale di rivestimento deve essere scelto fra i refrattari che immagazzinano a lungo il calore. Una piccola lastra riflettente in ghisa inserita nel tratto verticale scaldandosi pi rapidamente, facilita l'accensione del fuoco, I ceppi debbono esseresempre sollevati da. piano del focolare, o per mezzo di alari, o di mensole a parete o di un'intera griglia. Per la raccolta della cenere, assai consigliabile pure una griglia in ferr, a cerniera, sotto la quale posta una cassetta di lamiera asportabile. Quando il camino si trovi al piano terreno dell'abitazione, potr essere fornito di un condotto di scarico diretto, accessibile dalla cantina (Domus) (v. fig. 11). Quando si voglia migliorare il rendimento del caminetto, occorre aumentare le correnti d'aria con bocche supplementari di immissione e di emissione a circolazione naturale. L'aria entra dalle griglie poste in basso ed esce riscaldata dall'alto. Se la cappa ben studiata, verr certo evitata ogniinfiltrazione di fumo (Domus) (v. fig. 8). Qualora poi le suddette bocche di immissione fossero comunicanti con l'esterno, se ne trarrebbe il vantaggio di avere nell'ambiente una circolazione di aria calda, evitando cosi correnti fredde provenienti da corte e finestre (v. fig. 10).

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IMPIANTI DI RISCALDAMENTO
CAMINETTI
canna fumaria wc=superficie sezione canna fumaria w1=w2 superficie sezioni prese d'aria wc wc=w1+w2 valvola

Aria calda

Prese d'aria sotto il pavimento nel vespaio per locali terreni griglia del cinerario e presa d'aria

Uscita dell'aria

presa d'aria cinerario Prese d'aria poste all'esterno Aria fredda Tubazioni d'immissione aria poste sotto il pavimento portello del cinerario

Porta del cinerario B Ingresso dell'aria A Fig. 8 - Caminetto in lamiera, murato, con riscaldamento dell'aria Fig. 10 - Soluzione di caminetti con presa d'aria all'esterno per evitare failtraggi di aria fredda all'interno A, prese d''aria all'esterno con tubazioni poste sotto il pavimento, nel vespaio (per locali terreni); B, prese d'aria attraverso il cinerario, quando vi a disposizione un locale sottostante. foro di comunicazione fra cappa e controcappa valvola di tiraggio controcappa eseguita P N canna fumaria in eternit con mattoni in foglio e intonaco di cemento all'interno M H A B E K

muro

Fig. 11 - Camino americano A, prospetto; B, pianta; C, sezione verticale. valvola di tiraggio valvola per fuliggine F porta del cinerario filo parete interna chiusura frontale della cappa con mattoni in foglio intonacati da ambo le parti con malta di cemento mattoncini o lastre refrattarie E G L C

Fig. 9 - Cammino incassato nella parete dell'ambiente con controcappa in aggetto. La controcappa pu essere utile per ricondurre nella canna fumaria quei prodotti della combustione che dovessero defluire all'esterno durante la fase iniziale del tiraggio.

apertura per pulizia

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IMPIANTI DI RISCALDAMENTO
CAMINETTI
INDICAZIONI AMERICANE PER CAMINETTI CON MISURE IN CM (Neufert)
Ampiezza Altezza Profondit A 61 71 76 86,5 91,5 101,5 106,5 122 137 152,5 183 B 71 71 76 76 76 76 76 84 91,5 99 101,5 C 40,5 40,5 40,5 40,5 40,5 40,5 40,5 40,5 51 56 56 Parete Parete di Parete di di sfondo fondo verticale fondo inclinata D E F 28 35,5 45,5 38 35,5 45,5 43 35,5 50,5 53,5 35,5 50,5 58,5 35,5 50,5 68,5 35,5 50,5 73,5 35,5 50,5 84 35,5 58,5 94 35,5 66 106,5 35,5 73,5 137 35,5 76 Valvola Inclin. carnera Camino Camino Ampiezza Profondit Cappa Bocca Lunghezza Larghezza da fumo rettangolare circolare G H I K L M N O P Q 20,5 44 10,5 94 50,5 61 35,5 21,5x21,5 25,5 20,5 59 10,5 106,5 50,5 63,5 36,5 24,5x33 25,5 20,5 74,5 10,5 106,5 50,5 63,5 36,5 21,5x33 30,5 20,5 89,5 10,5 117 50,5 71 42 21,5x33 30,5 20,5 105 10,5 117 50,5 71 42 33x33 30,5 20,5 108 17,5 127 50,5 81 47 33x33 38 20,5 125,5 17,5 137 50,5 89 52 33x33 38 20,5 153,5 17,5 150 56 101,5 58,5 33x33 38 30,5 186,5 17,5 170 51 106,5 61,5 33x45,5 45,5 30,5 216,5 17,5 180 66 114,5 67,5 45,5x45,5 45,5 30,5 ----211 66 142 82,5 45,5x45,5 45,5

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IMPIANTI DI CONDIZIONAMENTO DARIA


CONSIDERAZIONI PRELIMINARI L'influenza delle condizioni ambientali sulle sensazioni di maggiore o minore benessere fisico delle persone stata oggetto di diversi studi di carattere sperimentale tendenti a determinare quali fossero i pi importanti fattori da prendere in considerazione ed a stabilirne i limiti accettabili di variabilit. Alla base dei fatti da esaminare una constatazione di carattere fisiologico: lo svolgersi delle funzioni vitali dell'organismo umano porta sempre alla produzione da parte di questo di una certa quantit di calore. L'entit di questa produzione pu variare in funzione di numerosi fattori, entro limiti abbastanza ampi, tra l'altro essa dipende fortemente dal grado di attivit (in senso propriamente materiale) del corpo. A titolo di esempio, nella tabella 1 sono riportati i valori in kcal/h della produzione oraria media di calore di individui sottoposti a sforzi fisici diversi. Comunque quale che sia l'entit del calore prodotto necessario per mantenere la temperatura del corpo costantemente intorno ai 37 C (condizione fondamentale per la vita) che il calore venga ceduto dal corpo stesso all'ambiente. Ma la quantit di calore scambiata tra corpo ed ambiente dipende anche dalla situazione termica di quest'ultimo: e non detto che questa sia tale da determinare una cessione di calore esattamente pari alla produzione. Nel caso in cui il calore smaltito tenda ad essere maggiore di quello prodotto si avvertir a sensazione di freddo; nel caso contrario vi sar sensazione di caldo. II corpo umano dotato di un preciso sistema di termoregolazione che interviene appunto quando si determinano queste situazioni di squilibrio termico tra esso e l'ambiente; particolari stimoli tendono a far produrre pi calore ed a disperderne meno oppure a diminuire la produzione ed aumentare la dispersione a seconda delle esigenze Questo sistema di termoregolazione per efficace solo entro certi limiti del resto abbastanza ristretti e. ancherimanendo tra questi non vi benessere se non quando l'autoregolazione avviene in forma normale senza sforzo e naturalmente senza l'intervento dei mezzi di emergenza (brividi sudorazione). Ci evidentemente delimita in modo pi restrittivo le condizioni che

favoriscono il prodursi delle sensazioni di benessere. II problema dell'influenza delle condizioni ambientali sul grado di benessere delle persone quindi principalmente anche se non esclusivamente come si vedr appresso un problema di scambio termico tra gliindividui e l'ambiente. Tale scambio pu avvenire in quattro modi: 1) per convezione con l'aria in cui il corpo immerso; 2) per conduzione con i corpi con i quali l'organismo eventualmente in contatto; 3) per irraggiamento verso gli oggetti e le pareti circostanti; 4) per evaporazione di acqua sulla

pelle (traspirazione) e nell'interno dei polmoni (con la respirazione). La quantit di calore scambiata per convezione pu procedere dal corpo all'aria o dall'aria al corpo a seconda che la temperatura dell'uno sia maggiore o minore di quella dell'altra: il suo valore dipende essenzialmente dalla differenza tra le due temperature (e quindi dalla temperatura del fluido essendo come si visto quella del corpo pressoch costante) e dalla velocitdell'aria. La quantit di calore scambiata per conduzione in genere trascurabile rispetto alle altre. Lo scambio di calore per irraggiamento pu avvenire in entrambi i sensi a se-

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IMPIANTI DI CONDIZIONAMENTO DARIA


TABELLA 1 Grado di attivit Individuo seduto a riposo Individuo seduto in attivit moderata Individuo che passeggia Individuo in moto alla velocit di 6,4 Km/h Individuo in corsa moderata Individuo in massima attivit fisica Calore totale Kcal/h 95 120 140 350 580 7501200

conda dei valori relativi tra temperatura del corpo e temperatura media radiante delle pareti e degli oggetti circostanti e la sua entit fortemente influenzata dal valore assoluto della temperatura media radiante suddetta.

La quantit di acqua che evapora dalla pelle e nei polmoni e quindi il calore conseguentemente sottratto al corpo che proporzionale a detta quantit attraverso il calore di evaporazione di liquido, funzione dell'umidit relativa 1 dell'aria ( ): pi precisamente detta quantit tende a diminuire man mano che aumenta l'umidit relativa. Da tutto quanto sopra risulta evidente che per controllare gli scambi di calore tra corpo umano ed ambiente occorre agire sulle seguenti quattro grandezze: temperatura dell'aria;velocit dell'aria: temperatura delle pareti; umidit relativa dell'aria. Lo studio sperimentale degli effetti prodotti da questi quattro fattori considerati

sia separatamente che globalmente sul le sensazioni ha mostrato la convenienza di introdurre un indice che potesse riassumere detti effetti. Si e arrivati cos alla definizione della cosiddetta temperatura effettiva: questa tiene conto delle conseguenze prodotte sul( ) Umidit relativa di un miscuglio ariavapor dacqua il rapporto tra la massa di vapor dacqua contenuta nella miscela e quella che vi sarebbe in condizioni di saturazione alla stessa temperatura. Detto rapporto viene di solito espresso percentualmente.
1

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IMPIANTI DI CONDIZIONAMENTO DARIA


T E M P E R A T U R A T E R M O M E T R O U M I D O C
36 34 32 30 28 26 24 22 20 18 16 14 12 10 8 6 4 2 0 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 zona di benes. invernale 100 90 80 70 60 zona benes. estivo 50 24 23 percentuale di soggetti 40 22 che provano benessere 30 21 20 20 19 10 18 17 16 15 14 13 12 11 25 26 28 29 31 32 34 33 36 35 100% 90% 80% 70% umidit relativa 60% 50% 40% temperatura effettiva 30% 20% 10%

30

27

10 20 30 40 50 60 70 80

percentuali di soggetti che provano benessere

90 100 29 30 31 32 33

34 35

36 37 38

39 40

TEMPERATURA DEL TERMOMETRO SECCO IN C


zona di benessere estivo linea del benessere ottimo estivo zona di benessere invernale linea del benessere ottimo invernale
Persone, a 0,250,30 m/s provocano gi fastidiose sensazioni di corrente d'aria e poich anche conveniente che l'aria a contatto delle persone non sia immobile per evitare, specialmente in estate, che si formino, vicino a queste, delle zone di aria cald-3 e umida, si conclude che i valori di velocit dell'aria accettabili nella zona occupata dalle persone, si aggirano sui 0,100,15 m/s: per essi appunto valida la carta di fig. 2. Le zone indicate sulla carta come zona di benessere estivo e zona di benessere invernale corrispondono a condizioni ambientali per cui pi dei 50 % delle persone ha dichiarato di trovarsi a proprio agio. Una constatazione interessante pu farsi esaminando le linee di benessere estivo ed invernale corrispondenti alle condizioni per le quali la massima percentuale di soggetti si sentita a proprio agio: rilevabile infatti come possono aversi situazioni equivalenti di benessere passando dal 30 % al 70 % di umidit relativa purch a ci corrisponda una diminuzione di temperatura di 2 o 3 C. E qualora si considerino oscillazioni di umidit relativa del 20 %, dal 40 % al 60 %, si osserva come queste siano compensate da variazioni della temperatura di appena 1 C. Si tenga per presente che: nei valori forniti dalla carta sono di certo insite delle indeterminazioni; che essa stata ricavata in particolari condizioni sperimentali (persone a riposo, abituate al clima del Nordamerica, vestite secondo le consuetudini locaIi e in stato di completo acclimatamento nell'ambiente), condizioni necessariamente non sempre riprodotte: pertanto ai dati della carta va attribuito soltanto carattere indicativo: che ormai bene accertata l'opportunit che l'umidit relativa non scenda mai al disotto del 3540%

Fig. 2 Carta del benessere


l'organismo simultaneamente dalla temperatura, dall'umidit relativa e dalla velocit dell'aria, in quanto si ritenuto di poter ragionevolmente trascurare l'effetto della temperatura delle pareti poich, salvo casi particolari (impianti a pannelli, locali con vaste superfici vetrate), essa pu essere ritenuta poco diversa da quella dell'aria. La temperatura effettiva stata ricavata, come tutte le grandezze che si vogliono mettere in relazione alle sensazioni provate dall'uomo, mediante esperienze condotte con metodo statistico, sottoponendo cio un certo numero di soggetti a determinate condizioni ambientali e considerando il giudizio della maggioranza corrispondente alla sensazione provata dallo individuo medio.Tralasciando la descrizione del particolare metodo usato nel caso in esame, si riporta, in fig. 1, il diagramma che riassume i risultati ottenuti: esso si riferisce al caso di persone normalmente vestite ed noto come scala normale della temperatura effettiva. Il diagramma si legge nel modo seguente: fissati il valore della temperatura del termometro a bulbo secco e del termometro a bulbo umido, il che equivale ad aver stabilito i valori della temperatura dell'aria e della sua umidit relativa, (1) si traccia il segmento che unisce i punti rappresentativi delle due temperature sulle due scale riportate sul diagramma: si dedermina quindi il punto di intersezione di tale segmento con la linea corrispondente al valore fissato di velocit dell'aria; su questo punto si legger direttamente o per interpolazione la temperatura effettiva, ricorrendo alle linee tracciate sul diagramma e relative a diversi valori di questa grandezza. Come si vede, quindi, ad ogni terna di valori (temperatura, umidit relativa, velocit dell'aria) corrisponde un ben determinato valore della temperatura effettiva: viceversa, allo stesso valore di temperatura effettiva possono corrispondere diverse terne di valori delle grandezze suddette. Ci significa che la stessa sensazione di caldo o di freddo pu essere provocata

da diverse condizioni ambientali. Questo corrisponde al fatto che, ferma restando la quantit di calore complessivamente scambiata tra corpo e ambiente, possono aversi, entro certi limiti che verranno meglio precisati in seguito, delle forme di compenso tra le quantit di calore scambiate nei diversi modi senza che l'organismo ne risenta apprezzabilmente. Nel caso in cui si debba tener conto dell'effetto di irraggiamento delle pareti, perch la temperatura media radiante di queste sensibilmente diversa da quella dell'aria, la temperatura effettiva sopra definita viene sostituita da parametri analoghi come la temperatura equivalente la temperatura operativa ecc. Una volta stabilita sperimentalmente la correlazione esistente tra questi indici e i parametri dai quali dipendono, necessario determinare quali valori essi debbano assumere perch negli ambienti si producano le condizioni che consentono alle persone di trovarvisi a proprio agio. Con una tecnica sperimentale sempre basata su rilievi di carattere statistico si arrivati a costruire il grafico riportato in fig. 2, la cosiddetta carta del benessere, nella quale sono indicati; i campi di variabilit delle singole grandezze in relazione, a quelli delle altre perch si possano realizzare delle condizioni ambientali accettabili. Vengono cos individuate sulla carta delle zone di benessere che corrispondono a differenti condizioni d'ambiente ritenute buone da una certa percentuale, di soggetti. l parametri assunti per il tracciamento della carta fatta la solita ipotesi semplificatrice per quello che riguarda la temperatura delle pareti, sono la velocit, la temperatura e l'umidit relativa dell'aria, A proposito della prima si deve rilevare che ogni, grafico del tipo di quello di fig. 2 riferito ad un, suo particolare valore. per da tener presente che la velocit dell'aria pu variare entro limiti piuttosto ristretti, essendo provato che valori di essa superiori, nella zona occupata dalle

(1) Se si dispongono in un ambiente due termometri di cui uno con il bulbo ricoperto da una garza bagnata, dalle indicazioni dell'aria: i due termometri cos impiegati costituiscono un particolare normale atto a misurare la temperatura dell'aria ambiente e l'altro ottenute in condizioni di equilibrio si pu risalire alla umidit relativa strumento di misura detto psicrometro .

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40 %, e non salga mai al disopra del 6065 %, e questo per diverse ragioni le pi importanti delle quali sembrano essere: la maggior percezione degli odori nel caso di valori troppo alti, cosa che pu riuscire sgradevole specialmente in locali molto affollati, e l'eccessivo fastidioso e poco igienico essiccamento delle mucose, quando l'umidit relativa troppo bassa, Ci restringe evidentemente il campo di variabilit dell'umidit relativa rispetto a quanto riportato nella carta. Considerato tutto ci, si pu affermare che allo stato delle attuali conoscenze in materia si debbono ritenere accettabili, dal punto di vista del benessere delle persone, temperature ambientali di 2021 C in inverno e di 2526 C in estate con umidit relativa intorno al 50 %, tenendo inoltre presente che oscillazioni di quest'ultima dal 45 % al 55 % non producono variazioni apprezzabili di sensazione. Un'ulteriore considerazione va per fatta a proposito della temperatura estiva e cio che conveniente per favorire l'acclimatamento delle persone che entrano in un ambiente condizionato, evitando loro fastidiose sensazioni iniziali, che detta temperatura sia inferiore soltanto di 68 OC rispetto alla temperatura esterna. Si gi accennato che le condizioni termoigrometriche dell'ambiente, e quindi gli scambi di calore del corpo con questo, pur avendo un'influenza assai importante sulle sensazioni da benessere degli individui, non sono i soli fattori che le determinano: un'importanza notevole, infatti, va anche attribuita alla purezza dell'aria. Si tratta, in questo caso, di un parametro certo non facilmente definibile; n semplice, in ogni circostanza, individuare i fattori che hanno influenza su di esso e la loro importanza. Come fatto generale comunque accertato che la presenza delle persone negli ambienti uno degli elementi che pi contribuisce al viziamento dell'aria: e questo non tanto come conseguenza dell'aumento del tasso di anidride carbonica per effetto della respirazione, dato che in circostanze normali tale aumento non sembra condurre a condizionifisiologicamente dannose, quanto per effetto dei cattivi odori prodotti dalle sostanze organiche che vengono emesse dal corpo. Non sembra invece ancora bene accertata l'emissione, che avverrebbe tramite la respirazione, di sostanze tossiche, le cosiddette tossine. Ma da rilevare che sono quasi sempre presenti anche altri fattori che determinano inquinamento dell'aria: le polveri, che possono avere varia provenienza e diverse caratteristiche; i fumi prodotti da varie combustioni, in particolare da quella del tabacco dei fumatori; i germi patogeni, spesso apportati da persone malate. Ed inoltre chiaramente rilevabile un viziamento dell'aria anche in ambienti disabitati e isolati dall'esterno i quali, dopo un certo tempo, acquistano il caratteristico odore di chiuso , sembra per effetto delle sostanze aromatiche emesse dagli oggetti diarredamento. Per purificare l'aria, si sono tentati diversi si temi s che vanno dall'impiego di speciali filtri ad alto potere filtrante all'uso di carboni attivi per assorbire alcuni gas, dall'aggiunta all'aria di sostanze antisettiche e con effetto mascherante sui cattivi odori quali l'ipocloruro di sodio e l'ozono, all'impiego di lampade germicide a vapore di mercurio; ma i risultati ottenuti consigliano di applicare questi sistemi soltanto in casi particolari, per cui il loro interesse per il condizionamento d'aria di edifici civili trascurabile. Si infatti avuto modo di constatare come, allo stato attuale della tecnica e delle conoscenze in materia, il mezzo pi efficace e pi economico per evitare il viziamento dell'aria sia quello di introdurre negli ambienti adeguati quantitativi di aria prelevata dall'esterno: con ci si ottiene un effetto di diluizione di tutte le sostanze e particelle (batteri compresi) causa di inquinamento, effetto in genere sufficiente a garantire le adatte condizioni di purezza dell'aria. I quantitativi di aria da introdurre vengono di solito posti in relazione al numero di persone che si presume possano soggiornare con una certa continuit nel locale considerato, anche se, come si visto, la presenza delle persone non sia, in linea generale, la sola causa di viziamento dell'aria. GENERALIT Gli impianti di condizionamento daria sono impianti che permettono normalmente il controllo di quattro delle cinque grandezze dalle quali si visto che dipendono in modo precipuo le condizioni di benessere delle persone, e cio della temperatura, dell'umidit relativa, della velocit, e della purezza dell'aria. Per quanto riguarda la quinta grandezza fondamentale, la temperatura media radiante delle pareti, si accennato come possa essere, in parecchi casi, considerata non molto diversa da quella dell'aria e che quindi si possa ritenere controllata indirettamente una volta stabilito il valore di questa ultima. Comunque si vedr in seguito che esistono alcuni tipi di impianti di condizionamento (quelli misti a pannelli ed aria ) che consentono anche di agire, entro certi limiti, sulla temperatura media radiante suddetta. Un impianto di condizionamento si compone di una serie di apparecchiature e canalizzazioni che permettono di trattare e didistribuire l'aria ai vari ambienti da condizionare, in quantit ed in condizioni tali da permettere il mantenimento in questi dei valori voluti per le grandezze pi volte menzionate. la disposizione e la conformazione di tali apparecchiature ecanalizzazioni diversa a seconda del tipo diimpianto. Si vedr infatti che si possono realizzare impianti basati su criteri di funzionamento ecostruttivi differenti: la necessit di creare diversi tipi di impianti derivata dalle differenti esigenze che possono prodursi in relazione alle varie caratteristiche costruttive e funzionali dei fabbricati in cui gli impianti debbono essere installati. Prima di procedere ad una rassegna sia pur rapida dei vari tipi di impianto, opportuno premettere alcune indicazioni generali sui criteri di dimensionamento. ELEMENTI PRINCIPALI DI DIMENSIONAMENTO In linea generale si pu affermare che gli scopi che ci si prefigge di raggiungere con gli impianti di condizionamento vengono di solito ottenuti introducendo negli ambienti convenienti quantitativi d'aria in condizioni e i ' n modi opportuni. La purezza dell'aria viene normalmente assicurata ricorrendo come gi detto, all'immissione di aria prelevata dall'esterno in quantit generalmente commisurate al numero di persone presenti. Sui valori da adotare t non tutti i pareri sono concordi: anzi sono fa cilmente rilevabili le notevoli differenze che sussi tono molto s spesso tra testi diversi. Ci evidente mente dovuto all'indeterminazione di molti dei fattori che interessano ed ai quali si gi avuto mo di accennare. do tuttavia comune il far dipendere i valori consi liati g dalla destinazione degli ambienti che si consi erano. d Nella tabella Il sono riportati alcuni valori di impiego abbastanza frequente. Un impianto di condizionamento avr quindi, in ogni caso, una presa d'aria esterna dalla quale l'aria verr prelevata e poi portata ad un gruppocondizionatore in cui, dato un opportuno filtraggio, sar trattata in maniera conveniente. Mediante una rete di condotte di mandata l'aria verr quindi indi izzata r fino ai diversi punti di introduzione negli ambienti. Da altri punti dei locali essa verr poi prelevata attraverso una rete di condotte di estrazione ed avviata al canale di espulsione, nel caso degli impianti a circuito aperto , o di nuovo al gruppo condizionatore, qualora una parte dell'aria debba essere ricircolata per le ragioni che si accenneranno in seguito. Il controllo della velocit dell'aria negli ambien ed ti, in particolare nella zona occupata dalle per one, si s effettua disponendo in modo opportuno le bocchette di immissione e quelle di estrazio (o di ne ripresa) e graduando in modo conve niente la velocit dell'aria nel loro attraversamento. La soluzione da adottare non comunque facilmente individuabile in ogni caso, poich il moto dell'aria nell'interno degli ambienti condizionati dipende da numerosi parametri, motti dei quali sfuggono ad un'esatta valutazione: per cui risulta arduo ed in fecondo qualsiasi tentativo di impostazione generale e di risoluzione analitica del problema. Solo l'espe rienza, in questo caso, pu fornire i dati ed i sugge rimenti atti a permettere di fissare almeno dei criteri orientativi. D'altra parte la questione di im portanza tutt'altro che marginale: anzi, si pu sicuramente affermare che in un impianto di condizionamento la distribuzione dell'aria negli ambienti assume un ruolo talmente importante da influire in modo decisivo sulla bont ed efficienza complessiva dell'installazione. Una distribuzione d'aria non riuscita pu annullare completamente qualsiasi favorevole qualit di un impianto di condizionamento : Un aspetto del problema appare comunque ormai abbastanza decisamente risolto: si era infatti parecchio discusso se convenisse disporre in alto le bocchette di mandata e in basso quelle di ripresa o viceversa. Con l'introduzione e la progressivadiffusione del condizionamento estivo il sistema di distribuzione dall'alto apparso senz'altro pi opportuno in quanto risulta pressoch

TIPI DI AMBIENTI Appartamenti...... Uffici..................... Alberghi............. Ristoranti............... Cinematografi...... Grandi Magazzini.. Aule scolastiche....

Aria esterna in m/h per persona Valore Valore consigliato minimo 40 25 50 25 50 40 25 20 25 15 15 10 40 20

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impossibile introdurre aria a temperatura pi bassa, di quella ambiente, come necessariamente deve avvenire in estate, in vicinanza delle persone, senza produrre fastidiose correnti d'aria. Inoltre la disposizione delle bocchette di mandata. in alto, e quindi lontane dalle persone, permette di adottare, senza inconvenienti, pi forti velocit di uscita dell'aria: questo d la possibilit di controllarne meglio la distribuzione, in quanto consente di indirizzare i getti e di farne sentire gli effetti anche a distanza dalle bocchette. Questo sistema pu dare qualche inconveniente in inverno poich in qualche caso si possono formare delle sacche di aria calda nella zona superiore dell'ambiente, specialmente se questo di considerevole altezza: ci pu essere comunque evitato disponendo delle bocchette supplementari di estrazione in detta zona. l valori adottati normalmente per la velocit dell'aria nell'attraversamento delle bocchette variano da 2 a 5 m/s circa per le bocchette di mandata e da 0,5 m/s (bocchette a pavimento) a 1,5 m/s (bocchette a parete) per quelle di ripresa. Le bocchette sono in genere di forma rettangolare, quelle di immissione bene che siano munite di una doppia serie di alette magari orientabili (orizzontali e verticali) e di una serranda di taratura. Tra le lunghezze dei due lati deve sussistere un rapporto abbastanza elevato (anche di 1 a 10) in modo da ottenere un buon effetto di trascinamento e quindi di miscela tra l'aria immessa e quella dell'ambiente: tale effetto invero aumenta con il rapporto suddetto. Ci utile per ridurre gli squilibri di temperatura e attenuare gli effetti di eventuali correnti d'aria. Per disposizione a soffitto sono particolarmente usate delle bocchette speciali, dette anemostati, costituite da una serie di tronchi di cono coassiali che hanno la caratteristica di guidare il getto in modo da distribuirlo abbastanza uniformemente nello spazio circostante e di produrre un forte effetto di miscela con l'aria ambiente. Il controllo della temperatura e dell'umidit relativa presuppone la conoscenza e la determinazione sufficientemente precisa di tutti i fattori che tendono a far variare queste grandezze, Tali fattori si possono distinguere in esterni ed interni . Nel caso della temperatura quelli esterni sono: il calore che penetra negli ambienti (o che esce dagli stessi) per effetto della differenza di temperatura esistente tra l'aria esterna e quella interna; il calore che passa all'interno per effetto dell'irradiazione solare: il calore apportato (o sottratto) dall'aria esterna di rinnovo;e quelli interni: la quantit di calore ceduta dalle persone presenti; la quantit di calore ceduta da lampade, apparecchiature elettriche ecc. Per l'umidit relativa vanno annoverate come causa esterna il vapor d'acqua che viene apportato (o assorbito) dall'aria di rinnovo e come causa interna la quantit di vapore emessa dalle persone. 900 ORIZZONTALE 800 700 OVEST EST S-E N-E S-O 400 N-O 300 200 4 5 6 7 8 9 10 11 12 ora solare Fig. 3 Valori dell'insolazione per le varie esposizioni al 31 di luglio (latitudine 40) Senza scendere in dettagli relativi al calcolo delle quantit suddette, si accenna alle circostanze pi importanti che occorre considerare al riguardo. La quantit di calore scambiata per differenza di temperatura tra l'aria interna e quella esterna determinabile, in modo abbastanza agevole, stabilite le condizioni esterne e supposto di trovarsi in condizioni di regime, sia nei caso estivo che in quello invernale (v. Impianti di riscaldamento ). Il calore che penetra negli ambienti per effetto dell' irraggiamento solare non viene preso in considerazione in inverno mentre ha un'importanza decisiva in estate. La sua determinazione peraltro piuttosto complicata poich occorre tenere presenti diversi fattori non tutti esattamente valutabili. Detta quantit di calore dipende infatti: dall'entit dell'irraggiamento solare che, riferendosi all'unit di area e all'unit di tempo, a sua volta funzione del giorno e dell'ora considerati, della latitudine del luogo e della posizione delle superfici che interessano; dalla natura della parete e pi precisamente dai suoi coefficienti di rinvio, trasparenza e assorbimento, dalla sua conduttivit termica interna e dalla sua conduttivit termica esterna sia verso l'interno de; locale che verso l'ambiente esterno: dall'influenza che possono avere, con il loro eventuale effetto schermante, superfici vicine a quella in esame come le pareti di fabbricati adiacenti a quello che interessa; nel caso si tratti di superfici trasparenti come quelle vetrate, dalla presenza e dalla posizione di schermi protettivi quali tapparelle, tende alla veneziana o di stoffa ecc. di particolare rilievo il fatto che l'effetto schermante di tali protezioni risulta ben maggiore (anche del 3040 %) nel caso in cui siano installate all'esterno, che quando vengano poste all'interno. Inoltre qualora si prendano in esame ambienti che abbiano pi di una superficie esposta all'irraggiamento solare, occorre tener presente che il valore massimo della quantit di calore che penetra nel loro interno per effetto dell'insolazione dipende dagli effetti concomitanti di questa sulle diverse pareti. Per la determinazione di detto valore massimo occorre tenere presente che questi effetti possono essere notevolmente sfalsati nel tempo: dal diagramma della fig. 3, risulta, ad esempio, che per una parete esposta ad Est il massimo dell'insolazione si ha alle otto del mattino mentre per una esposta a Sud o per una superficie orizzontale (un solaio di copertura, ad es.) si verifica a mezzogiorno. Fin qui comunque la questione parrebbe agevolmente risolubile trattandosi semplicemente di sommare, nei vari istanti, le quantit di calore che penetrano attraverso le diverse pareti e prendere il valore massimo tra quelli ottenuti: ma in realt il problema complicato in misura notevolissima dal fatto che tra il momento in cui l'energia raggiante colpisce la parete e quello in cui passa nell'interno intercorre un tempo che dipende dalle caratteristiche della parete, (natura del materiale, spessore ecc.) e che pu andare da valori praticamente nulli (superfici vetrate) a valori piuttosto elevati (fino a 10 - 15 ore). L'apprezzamento di questo ritardo sempre abbastanza difficoltoso ed introduce quindi un elemento di sensibile incertezza n,-1 calcolo della quantit di calore che si introduce negli ambienti per effetto dell'irraggiamento solare. Il calore apportato o sottratto dall'aria esterna di rinnovo dipende, una volta fissata la portata dell'aria stessa secondo quanto visto sopra, dalla temperatura di questa e dal suo calore specifico; ma quest'ultimo si pu riguardare come noto e costante. La temperatura invece variabile in maniera anche rapida e sensibile in funzione delle condizioni meteorologiche e della localit: i calcoli vengono pertanto riferiti a dei valori convenzionali variabili da citt a citt (per i quali si potranno consultare le pubblicazioni specifiche o le norrne emanate dal Comitato Termotecnico Italiano) desunti in genere da valori medi relativi alla decade pi calda per l'estate ed alla decade pi calda per lestate ed alla decade pi fredda per linverno; a titolo di esempio si citano i valori che vengono assunti per Roma: temperatura esterna estiva 32 C temperatura esterna invernale 0 C Sul calore ceduto dalle persone si sono gi fornite delle notizie: qui si vuole precisare che la proporzione sotto cui si ripartisce nelle diverse forme gi accennate dipende da parecchi fattori, tra cui abbastanza importante la temperatura ambiente. 13 14 15 16 17 18 0 19 600 500

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TABELLA III Temperatura C 28 27 26 24 21 20
Riferendosi al caso pi comune delle persone in moderata attivit fisica o in riposo, si riportano nella tabella llI i valori della quantit di calore ceduta per convezione e per irraggiamento (calore sensibile ) e di quella ceduta tramite l'evaporazione d'acqua (calore latente ), in funzione della temperatura ambiente. Naturalmente dalla conoscenza del calore latente si potr risalire facilmente a quella della massa di vapor d'acqua, potendosi riguardare come noto e costante il calore di trasformazione dell'acqua (pari a circa 600 kcal/kg). L'aria esterna di rinnovo ha un contenuto specifico di vapor d'acqua che dipende dalla sua ternperatura e dalla sua umidit relativa; esso in genere diverso da quello dell'aria nelle condizioni interne. Pi precisamente, in estate si ha un maggior contenuto di vapor d'acqua nell'aria esterna mentre in inverno avviene il contrario. Ci porta di conseguen za che l'introduzione negli ambienti dell'aria prelevata dall'esterno provocherebbe in estate un aumento ed in inverno una diminuzione dell'umidit relativa ambientale in quanto equivale all'apporto o, rispettivamente, alla sottrazione di un certo quantitativo di vapor d'acqua. [ contenutispecifici di vapor d'acqua nelle miscele aria-vapore d'acqua, in determinate condizioni di temperatura e di umidit relativa, possono essere desunti da tabelle o ricavati da appositi diagrammi, quali i cosiddetti diagrammi psicrometrici, che sono di vasto impiego nello studio e nella progettazione degli impianti di condizionamento. Da tutto quanto sopra risulta che per mantenere i valori voluti di tempera-

Calore sensibile kcal/h 50 55 60 65 74 80

Calore latente kcal/h 50 45 40 35 26 20


mento estivo ed una centrate termica per quello invernale. La potenza di dette centrali sar commisu rata ai fabbisogni complessivi di freddo e di caldo occorrenti per tutti gli ambienti, secondo le esigenze sopra chiarite: poich per le richieste massime dei diversi ambienti di unfabbricato possono non essere contemporanee specialmente in estate (si pensi, per es., all'andamento dell'insolazione sulle varie pareti) tale potenza massima non sar sempre data semplicemente dalla somma di quelle occorrenti per tutti i singoli ambienti; la sua determinazione dovr allora divenire oggetto di accurato esame. l fattori che concorrono a determinare le potenze frigorifera e termica complessivamente occorrenti per un impianto di condizionamento sono molteplici e vari e riguardano le caratteristiche costruttive del fabbricato, la posizione e la localit in cui sorge ed anche la sua destinazione: una previsione in tal senso che non sia preceduta da accurati calcoli quindi soggetta a forti indeterminazioni. Tuttavia si vuoi dare qualche indicazione di larga massima, valevole soltanto a titolo orientativo, ma che in qualche caso pu tornare utile. Per fabbricati a struttura costruttiva normale, destinati ad uso civile di ufficio o di abitazione, che sorgano in localit a clima mediterraneo pu ritenere che il fabbisogno frigorifero si aggiri sulle 1520 frig/h e quello termico sulle 3035 cal/h per ogni m di ambiente condizionato. Questi fabbisogni sono destinati ad aumentare in maniera notevolissima quando si tratti di fabbricati con

tura e di umidit relativa negli ambienti condizionati occorre provvedere: a) in estate: - ad asportare il calore che proviene dall'esterno per effetto della differenza di temperatura tra aria esterna e aria interna e dell'irraggiamento solare; - ad asportare il calore ceduto dalle persone o da altre eventuali sorgenti poste nell'ambiente; - a raffreddare l'aria esterna di rinnovo; - ad asportare il vapor d'acqua emesso dalle persone; - a deumidificare l'aria di rinnovo; b) in inverno: - a fornire la differenza tra la quantit di calore che passa all'esterno per effetto della maggior temperatura interna e quella ceduta dalle persone e dalle altre sorgenti ; questa differenza in genere positiva: pu esistere per qualche caso (ad es. una sala cinematografica al massimo affollamento) in cui diviene negativa, in cui cio occorre asportare anzich fornire calore all'ambiente: - a riscaldare l'aria di rinnovo; - a fornire la differenza tra la quantit di vapore occorrente per umidificare l'aria esterna introdotta per la ventilazione e quella emessa dalle persone: tenute presenti le condizioni interne ed esterne in genere considerate ed i quantitativi di aria di rinnovo in relazione al numero delle persone di solito adottati, si pu affermare che tale differenza risulta sempre positiva. Un impianto di condizionamento deve quindi comprendere una centrale frigorifera per il funziona-

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ampie pareti vetrate come quelli che l'architettura moderna sta attualmente proponendo a ritmo sempre pi intenso. Senza voler sminuire l'importanza delle particolari esigenze estetiche che conducono a simili realizzazioni, si vuol per far rilevare che esse comportano degli aggravi notevolissimi nelle spese di impianto e di esercizio degli impianti di condizionamento, in quanto le superfici vetrate sono delle vere e proprie voragini di calore e di freddo ed inoltre determinano, come si vedr meglio in seguito, delicati problemi di regolazione che si risolvono, e con difficolt, solo con l'installazione di complessi e costosi sistemi automatici. Nella progettazione di un edificio che debba essere provvisto di impianto di condizionamento occorre avereparticolare riguardo nel destinare lo spazio occorrente per la sistemazione delle diverse apparecchiature e, in particolare, delle centrali termica, frigorifera e condizionatrice e delle condotte d'aria. Per quanto riguarda le centrali bene che sia previsto un unico locale oppure due o tre ambienti tra loro direttamente comunicanti. L'altezza dei locali nondovrebbe essere inferiore ai 3,54 metri mentre la loro superficie deve variare sia in funzione della grandezza che del tipo di impianto: in linea di massima si pu considerare che essa debba essere pari a 0,61,2 m per ogni 100 m di ambiente condizionato, passando dai grandi ai piccoli impianti. La posizione da dare alle condotte d'aria ed il loro ingombro possono assumere conformazione e dimensioni precise soltanto in seguito ad uno studio completo dell'impianto: come si vedr le dimensioni possono poi variare notevolmente passando dai sistemi a bassa velocit a quelli ad alta velocit . Le condotte possono essere realizzate con materiali differenti (in muratura, in gesso, in lamiera zincata, in materia plastica): attualmente viene data lapreferenza alla lamiera, specialmente negli impianti ad aita velocit. Un'altra questione generale particolarmente importante, relativa al condizionamento estivo, riguarda la disponibilit d'acqua per il raffreddamento del condensatore della macchina refrigerante (prescindendo dal caso di impianti piccoli, e cio fino a 2000030000 frig/h, che possono essere serviti da frigoriferi con condensatore raffreddato ad aria).

locale condizionato

Ua Ta

4 5

7 8

Fig. 5 - Schema di impianto a tutta aria con relativa regolazione automatica 1,aria esterna; 2, aria di ricircolo; 3 ,aria condizionata; 4, filtri; 5,, batteria raffreddante e deumidificante in estate e riscaldante in inverno; 6, apparato umidificatore invernale; 7, serranda di by-pass della batteria Post-riscaldante; 8, batteria di Post-riscaldamento; T, termostato per la regolazione in estate del punto di rugiada ed in inverno della temperatura dellaria uscente dalla batteria 5; Ua, igrostato ambiente per la regolazione dellumidit relativa in inverno; Ta, termostato ambiente per 1a regolazione della temperatura dellaria condizionata in estate ed in inverno agente sulla serranda di by-pass della batteria di post rircaldamento.

II quantitativo d'acqua occorrente pu essere determinato, in prima larga approssimazione, dividendo per 810 il numero che esprime la potenzafrigorifera della macchina in frig/h: si otterr cos la portata occorrente in l/h nell'ipotesi che si tratti di condensatore raffreddato con acqua fluente. Qualora questa quantit risultasse eccessiva, si potr ricorrere all'adozione dei condensatori evaporativi o delle torri refrigeranti: ci porta un aumento delle spese di primo impianti e di esercizio ma il quantitativo d'acqua necessario scende a circa 1/10 dei valore indicato in precedenza.

La quantit di aria da introdurre dipende dalla richiesta di freddo e di caldo dell'ambiente e dalla temperatura di introduzione: questa temperatura, salvo casi eccezionali, minore di quella ambiente in estate e maggiore in inverno e, ovviamente, tanto maggiori saranno le relative differenze e tanto minori risulteranno i rispettivi quantitativi d'aria. La temperatura di introduzione dell'aria nel funzionamento estivo per soggetta a delle limitazioni poich in genere la sensibilit delle persone alle correnti di aria fredda (cio di aria a temperatura inferiore di quella ambiente) piuttosto notevole e quindi impedisce di adottare per detta tempeIMPIANTI A TUTTA ARIA ratura valori inferiori di pi di 7 o 8 C rispetto a quella dell'aria ambiente. S'intendono con tale locuzione gli im- Per questa ragione il dimensionamento pianti che permettono il raggiungi- estivo delle portate d'aria porta in gemento negli ambienti delle condizioni nere a valori maggiori del caso invervolute per mezzo dell'introduzione in nale. Inoltre molto spesso i quantitativi questi di appropriati quantitativi d'aria d'aria occorrenti risultano superiori alle in determinate condizioni di tempera- portate d'aria esterna necessarie per la tura e di contenuto igrometrico. ventilazione degli ambienti; bisogne-

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rebbe quindi aumentare quest'ultime, ma ci comporterebbe un onere notevole per le spese di esercizio: esso pu essere evitato impiegando, al postodell'aria esterna, aria ripresa dagli ambienti, che viene cio ricircolata . Questa, trovandosi gi nelle condizioni di temperatura e di umidit relativa volute, non ha necessit di alcun trattamento e non comporta quindi alcun aumento delle potenze frigorifera e termica necessarie: la sua funzione soltanto quella di variare, per effetto di miscela, la temperatura di introduzione dell'aria negli ambienti. Un impianto di condizionamento a tutta aria si comporr quindi essenzialmente di: una condotta di presa d'aria esterna: un gruppo condizionatore per i trattamenti dell'aria, che si riassumono normalmente nel filtraggio (con filtri a secco o in bagno d'olio, od in casi speciali, con filtri elettrostatici) nel riscaldamento e nell'umidificazioneinvernale e nella deumidificazione e nel raffreddamento estivi. Quasi sempre in estate occorre anche operare un postriscaldamento poich la temperatura che occorre raggiungere per la deumidificazione in genere inferiore a quella necessaria per avere alla fine le opportune condizioni di introduzione in ambiente: un ventilatore di immissione ed un ventilatore di espulsione: una rete di condotte di mandata una rete di condotte di ripresa una condotta di espulsione. Naturalmente si far in modo di porre le griglie di presa e di espulsione (alle quali fanno capo le relative condotte) lontane tra loro ed in posizioni opportune. Uno schema di tale tipo di impianto rappresentato in fig. 4. In questo genere di impianti viene di solito adottato il sistema di distribuzione dell'aria a bassa velocit: le condotte vengono cio dimensionate con valori di velocit che vanno dai 3 ai 7 m/s (raramente di pi) adottando quelli maggiori per i tratti principali e via via decrescendo verso gli ultimi tronchi che fanno capo alle bocchette. I canali sono quasi sempre realizzati a sezione rettangolare per la maggiore semplicit costruttiva rispetto a quelli circolari, che vengono invece spesso adottati negli impianti ad alta velocit per i vantaggi che presentano relativamente alle perdite di carico. Come gi accennato, il dimensionamento delle varie parti di un impianto viene fatto con riferimento a determinate condizioni interne ed esterne che per sono soggette a variazioni anche piuttosto sensibili. Ci pu determinare oscillazioni della temperatura e dell'umidit relativa all'interno dei locali, le quali si discosterebbero quindi dai valori ottimi stabiliti. Per evitare questo necessario procedere ad una regolazione. Si pu per subito notare che tale regolazione pub essere evitata per quanto riguarda i fattori interni che tenderebbero a far variare l'umidit relativa poich questi si riassumono in sostanza nel vapor d'acqua emesso dalle persone: considerato che per ogni persona conveniente introdurre almeno 20 m/h di aria esterna, si pub vedere che possibile centralizzare il trattamento di questa per quanto riguarda il suo contenuto di vapor d'acqua, in modo che sia atto a determinare negli ambienti oscillazioni dell'umidit relativa non superiori al 10% (ad es. dai 45 % al 55 %) malgrad l'emissione di vapor d'acqua da parte delle persone. La regolazione continua della temperatura e invece indispensabile e si sono gi viste le cause interne ed esterne che possono provocarne delle variazioni: !a regolazione deve quindi intervenire ogni volta che una o pi di tali cause tendono a determinare oscillazioni oltre i limiti consentiti. Se l'impianto serve un solo ambiente possibile centralizzare tale regolazione e renderla automatica installando nel locale dei corpi sensibili che trasmettono agli organi regolanti della centrale le richieste man mano che mutano le esigenze. Se l'impianto serve per pi ambienti e se le cause che tendono a far variare la temperatura nei locali non hanno la stessa intensit o non agiscono in sincronismo, si determina la necessit di provvedere ad una regolazione singola della temperatura per ogni ambiente, o quanto meno per ogni gruppo di locali in cui si manifestano le stesse esigenze. L'impianto a tutta aria non permette evidentemente una regolazione di tal genere poich l'aria viene inviata in tutti gli ambienti nelle stesse condizioni termoigrometriche: al massimo pu consentire una regolazione per zone con l'adozione dei condizionatori multizone, i quali cio hanno pi di una partenza da cui l'aria pub essere avviata agli ambienti in condizioni di temperatura diverse (v. fig. 5). Ma quando si debbano condizionare edifici con

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numerosi ambienti (uffici, scuole,ospedali ed anche abitazioni) tale regolazione non pi sufficiente; si sono perci studiati nuovi tipi di impianto che tendono a risolvere il problema
Ta1 Ta2 Ta3

zione a zone o addirittura per singoli ambienti per la temperatura sono: sistema a pannelli pi aria primaria sistema a mobiletti con ventilatore pi aria primaria sistema ad riduzione sistema a doppio condotto IMPIANTI A PANNELLI E ARIA PRIMARIA

7 7 2 U 1 T 4 5 6 3

Fig. 5 - Schema di condizionatore multimultizone con relativa regolazione. 1, aria esterna; 2, aria di ricircolo; 3, aria condizionata; 4, filtri; 5, batteria raffreddante e deumificante in estate e riscaldante in inverno; 6, apparato umidificatore invernale; T, termostato per la regolazione in estate del punto di rugiada ed in inverno della temperatura dellaria uscente dalla batteria 5; U, igrostato sul recupero per la regolazione dellumidit relativa in inverno; 7, batterie di post-riscaldamento per la regolazione della temperatura dellaria inviata nelle singole zone: Ta1, Ta2, Ta3, termostati ambiente in ogni zona per la regolazione della temperatura.

della regolazione della temperatura nei singoli ambienti, mentre le altre grandezze vengono regolate centralmente mediante l'introduzione di una portata d'aria fissa almeno sufficiente per il rinnovo ed opportunamente trattata per quanto riguarda il contenuto di vapor d'acqua ( aria primaria ). Inoltre si cercato di ridurre al minimo la sezione delle condotte aumentando la velocit dell'aria nel loro interne, per renderne pi agevole la installazione; si sono cos sviluppati i sistemi di distribuzione dell'aria ad alta velocit in cui si raggiungono valori di velocit anche di 25 m/s; le condotte vengono in queste caso realizzate in lamiera metallica o in materie plastiche e quasi sempre a sezione circolare con accurati raccordi. Le velocit vengono poi opportunamente ridotte con diversi accorgimenti prima dell'immissione dell'aria negli ambienti. I principali sistemi che permettono il condizionamento di numerosi ambienti con regolazione centralizzata per i ricambi e l'umidit relativa e conregola-

Nei singoli ambienti da condizionare vengono disposti, a soffitto, dei pannelli i quali hanno principalmente l'ufficio di realizzare e mantenere negli ambienti stessi le adatte condizioni di temperatura. L'aria esterna viene trattata in un gruppo condizionatore centrale per quanto riguarda il suo grado igrometrico e quindi inviata negli ambienti; vengono cos assicurati i necessari ricambi e controllata l'umidit relativa nel modo giaccennato. per da rilevare che in certi casi la presenza del pannello non sufficiente a garantire il mantenimento della temperatura voluta nel funzionamento estivo poich la temperatura dell'acqua di alimentazione non pu scendere al disotto di certi limiti per evitare condensazioni di vapor d'acqua sulla superficie del pannello medesimo. In questi casi occorrer pertanto affidare all'aria anche parte del compito relativo al mantenimento in ambiente delleadeguate condizioni di temperatura. La rete di distribuzione dell'aria di solito realizzata a bassa velocit. Esiste per anche qualche caso di distribuzione ad alta velocit; prima della introduzione negli ambienti l'aria deve allora passare in un dispositivo che diminuisca la velocit e attenui i rumori. l pannelli possono essere di tre tipi: incorporati nella struttura dei solai; sospesi al solaio e realizzati con lamine metalliche ripartitrici ed intonaco; di tipo metallico, forati e sospesi ai solai. Senza scendere in ulteriori dettagli costruttivi e di funzionamento si accenner ai principali pregi e difetti di

questo sistema. Esso intanto rappresenta un'installazione in genere pi economica (tranne che per il tipo a pannelli metallici) degli altri sistemi cui si far cenno in seguito. Rispetto al sistema a tutta aria presenta il vantaggio di ridurre la sezione delle canalizzazioni di mandata, di non richiedere in genere l'installazione della rete di recupero in quanto l'aria primaria pu essere espulsa in perdita per sovrapressione dagli ambienti, di permettere una regolazione di temperatura per zone, variando la temperatura dell'acqua di alimentazione di ogni gruppo di pannelli, ed, entro certi limiti, anche individuale. La presenza dei pannelli permette di agire anche sugli scambi di calore per irraggiamento tra corpo ed ambiente: ci consente di mantenere, a parit di condizioni di benessere, temperature dell'aria ambiente in inverno leggermente pi basse ed in estate pi alte che con gli altri sistemi. La diminuzione della differenza di temperatura tra organismo ed aria ambiente aggiunta alla riduzione dei quantitativi di aria in movimento nell'interno dei locali attenua sensibilmente il pericolo che si producano fastidiose correnti d'aria. Tra gli inconvenienti pi importanti che presenta questo sistema vasenz'altro considerato quello conseguente alla sua inerzia termica . Questa dipende dalla capacit termica della massa che funziona da pannello: tanto maggiore tale capacit tanto pi grande sar il ritardo con cui vengono risentiti negli ambienti gli effetti della regolazione automatica che agisce sulla temperatura dell'acqua calda o fredda che alimenta il pannello. Tale ritardo pu arrivare a frustrare completamente gli effetti della regolazione perch le variazioni di temperatura del pannello non sono in sincronismo con le richieste degli ambienti. Naturalmente il pericolo in tal senso sar tanto maggiore quanto pi rapida lavariazione delle cause che provoca l'intervento della regolazione. Questi impianti non sono quindi adatti per fabbricati in cui sia molto sentito l'effetto dell'irraggiamento solare (per es. per la presenza di ampie superfici vetrate) dato che questo rapidamente variabile nel tempo, oppure quando si prevda la presenza di numerose per-

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sone che possono in breve tempo ridursi a pochissime (sale di riunione e spettacolo), ecc. L'inconveniente molto attenuato con i tipi a pannelli metallici, i quali presentano anche il vantaggio dideterminare, con la loro superficie forata, qualora vi sia sovrapposto uno strato di materiale poroso, un sistema assorbente per l'energia sonora che contribuisce a ridurre il livello dei rumori ed realizzare nei locali condizioni soddisfacenti per una buona udibilit. l tipi con pannelli sospesi non metallici presentano dal punto di vista dell'inerzia caratteristiche intermedie tra quelli immersi e quelli completamente metallici. Comunque si pu affermare che tutti questi tipi di impianti si prestano a realizzare un soddisfacente condizionamento in fabbricati che non presentino estese superfici vetrate, in cui non si prevedano eccessivi affollamenti e che si trovino in localit non troppo calde (Italia Centrale e Settentrionale). Uno schema di questo tipo di impianto riportato in fig. 6. IMPIANTI A MOBILETTI E ARIA PRIMARIA Questo sistema prevede, come nel caso dei pannelli, il trattamento e la distribuzione a bassa velocit di una portata d'aria esterna (primaria) sufficiente a mantenervi adattecondizioni di purezza e di umidit relativa. Il controllo della temperatura affidato a mobiletti installati nei singoli ambienti. I mobiletti sono dotati di un filtro, di un ventilatore e di una batteria a tubi alettati alimentata in estate con acqua fredda ed in inverno con acqua calda. Il mobiletto aspira l'aria dall'ambiente e la rinvia nello stesso dopo averla filtrata e trattata termicamente: l'aria ambiente viene quindi fatta circolare in circuito chiuso. In estate la temperatura dell'acqua fredda regolata in modo da non provocare condensazioni allo scopo di non influire sull'umidit relativa che viene stabilita dall'aria primaria. Le prestazioni termiche del mobiletto possono essere variate entro limiti molto pi ampi di quelle dei pannelli. La regolazione individuale pu essere fatta a mano o automaticamente agendo sul funzionamento del ventilatore; la regolazione per zone si fa agendo sulla temperatura dell'acqua di alimentazione, realizzando naturalmente vari circuiti per le diverse zone. Il sistema permette quindi una regolazione di temperatura indipendente e rapida per ogni locale e quindi adatto per ambienti in cui le cause sia interne che esterne abbiano forte intensit e varino rapidamente coi tempo. Tra gli inconvenienti vanno segnalati: le correnti cui pu dar luogo l'aria complessivamente in circolazione nei locali il cui quantitativo molto maggiore che nel caso degli impianti con pannelli; il numero elevato di elettroventilatori che occorre installare che sono tanti quant' il numero dei mobiletti; lamoltiplicazione delle apparecchiature in moto rappresenta una complicazione per la manutenzione ed anche undisturbo per i rumori che nascono. Occorre per dire che nei tipi recenti di mobiletti la rumorosit stata assairidotta; comunque pu ancora rappresentare un inconveniente

M3

T2

M2

Aria esterna T1 1 2 3 4 U 5 T3

Fig. 6 - Schema di impianto ad aria e pannelli 1, serranda; 2, filtri; 3, batteria refrigerante e riscaldante; 4, complesso umidificatore; 5, batteria di post-riscaldamento; 6, pannelli; 7, scambiatore di calore; U, igrostato; T1, termostato per la regolazione del punto di rugiada estivo e della temperatura di riscaldamento invernale; T2, termostato per la regolazione della temperatura dellacqua del circuito pannelli; T3, termostato per la regolazione della temperatura dellaria primaria; M3, ed M2, Master esterni per la regolazione del punto di taratura dei relativi termostati.

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Ma
alla zona EST

alla zona OVEST

Ta

Ta

T3
Aria esterna

T1 M2

T2

T4
6 5

scinata. Quindi, qualora gli ambienti abbiano carichi termici rilevarti, occorre aumentare laria primaria per poter avere a disposizione una maggior portata complessiva. Ci antieconomico poich obbliga ad aumentare le portate daria esterna oltre quello che sarebbe strettamente indispensabile per le esigenze di ventilazione degli ambienti. Inoltre come altro inconveniente pu essere segnalato quello che deriva dall'inevitabile fruscio che accompagna la fuoriuscita dell'aria primaria dagli ugelli. IMPIANTI A DOPPIO CONDOTTO Questo sistema prevede una doppia distribuzione d'aria a temperature inferiori e superiori a quella che si vuole mantenere negli ambienti (v. fig. 9). Prima dell'introduzione nei locali le due portate d'aria a temperature diverse vengono miscelate in un'apposita scatola: la proporzione della miscela regolata da una serranda che si muove automaticamente dietro il comando di un termostato posto in ambiente. Variando tale proporzione varia la temperatura d'introduzione dell'aria (le cose sono disposte in modo che la portata invece rimanga costante) e si pu pertanto ottenere una rapida ed efficace regolazione della temperatura ambiente. L'aria introdotta contiene sempre una frazione fissa di aria esterna opportunamente deumidificata in estate e umidificata in inverno, in modo da mantenere le desiderate condizioni di umidit relativa e di purezza. L'altra parte di aria occorrente proviene dal ricircolo che, con questo tipo di impianti, necessario effettuare perch gli stessi funzionino in modo economico. Occorrono quindi tre reti di condotte; due di mandata ed una di ripresa. Le due reti di mandata sono quasi sempre ad alta velocit; la scatola di miscela assume allora anche la funzione di riduttrice di velocit e di silenziatrice. Poich le due reti sono percorse da portate variabili in relazione alle esigenze termiche dei singoli locali, occorre prevedere un sistema automatico di regolazione della pressione atto a mantenere costanti le portate alle erogazioni, Il sistema presenta due pregifonda-

Fig. 7 - Schema di impianto ad aria e mobiletti 1, batteria refrigerante e riscaldante; 2, complesso umidificatore; 3, batteria di post-riscaldamento con relativa serranda di by-pass; 4, mobiletti locali con filtro batteria e ventilatore; 5, scambiatore di calore per il circuito acqua mobiletti zona Est; 6, scambiatore analogo per la zona Ovest; T1, termostato per la regolazione del punto di rugiada estivo e della temperatura di riscaldamento invernale; T2, termostato di regolazione della temperatura di mandata dell'aria asservito al Master M2 ed agente sul by-pass della batteria di post-riscaldamento; T3 e T4 termostati per la regolazione della temperatura dell'acqua dei circuiti mobiletti rispettivamente per le zone Est ed Ovest; C, compensatore solare che regola i punti di taratura dei termostati T3 e T4; T5, termostati ambiente agenti sui ventilatori dei mobiletti (regolati dal Master M2).

per ambienti con speciali esigenze acustiche. In fig. 7 riportato uno schema di riportato di questo tipo. IMPIANTI AD INDUZIONE Questo impianto , dal punto di vista funzionale, analogo a quello a mobiletti pi aria primaria. Esso per permette: leliminazione de, ventilatori nei mobiletti; la riduzione delle sezioni delle condotte poich l'aria viene distribuita ad alta velocit. L'aria priaria che, al solito, assicura, ricambi e le adatte condizioni di umidit relativa, parte dal gruppo condizionatore centrale e attraverso una rete di condotte ad alta velocit raggiunge i mobiletti disposti nei singoli ambienti, l'aria entra dapprima in una scatola (plenum) in cui ridotta la velocit e sono smorzati eventuali rumori, poi attraversa una serie di ugelli nell'interno del mobiletto e trascina con s, per effetto detto di induzione una portata d'aria ambiente pari a tre o

quattro volte la propria. L'aria ambiente richiamata dall'aria primaria attraversa una batteria alimentata in inverno con acqua calda e in estate con acqua refrigerata (v. fig. 8). L'energia occorrente per far circolare l'aria ambiente attraverso la batteria del mobiletto quindi fornita, in questo caso, anzich da un elettroventilatore, dall'effetto di trascinamentoprodotto dall'aria primaria. La regolazione della temperatura ambiente si pu fare a mano o automaticamente agendo sulla portata d'acqua che attraversa la batteria del mobiletto; la regolazione per zone si pu fare, come nel caso precedente, agendo sulla temperatura della acqua di alimentazione delle batterie dei mobiletti. Gli impianti ad induzione rappresentano certo un notevole progresso poich consentono una forte riduzione degli ingombri e l'abolizione di molti oneri di esercizio e di manutenzione. Hanno pero una limitazione nel loro impiego derivante da fatto che non si riesce normalmente ad aumentare oltre 3-4 il rapporto tra aria primaria e aria tra-

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mentali: la pratica assenza di inerzia termica e quindi la rapida ed efficace regolazione della temperatura ambiente, e la possibilit di fornire contemporaneamente del
9 9

Zona EST 9 M2 9 M2 E

2 T2 1

3 4 5

6 T3 V V1

T4

V3 T5 8

7 V5

V4 T6 8

7 V6

Fig. 8 - Schema di impianto ad induzione 1, batteria di post-riscaldamento; 2, batteria raffreddante e deumidificante in estate; 3, complesso umidificante; 4, batteria di pre-raffreddamento estivo ad acqua di pozzo; 5, batteria di riscaldamento invernale; 6, aria esterna; 7, scambiatori di calore (uno per zona); 8, pompe di circolazione nel secondario degli scambiatori e nei mobiletti; 9, mobiletti locali ad induzione; T1, termostato per la regolazione in estate del punto di rugiada ed in inverno della temperatura dell'aria agendo rispettivamente sulle valvole V e V1; T2, termostato di regolazione della temperatura di mandata dell'aria comandato dal Master sull'aria by-pass della batteria di post-riscaldamento; M2, Master esterni con deviatori estivo (E) ed invernale (I); T3 T4, termostati regolanti in inverno la temperatura dell'acqua del circuito secondario di zona, mediante azione sulle valvole V3; e V4; T5 e T6, termostati regolanti in estate la temperatura dell'acqua del circuito secondario di zona mediante azione sulle valvole miscelatrici V5 e V5.

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18 18

Ta

Ta

17 6 D2 D1
2 1

5 17 H1

D3

H2

12

V2

16 3

17 9 10 T2 7 11 T1 V3 13 14 15 16

R1

M1

V1

R2 4

T3 Fig. 9 Schema di impianto a doppio condotto 1, aria esterna minima; 2, aria esterna massima; 3, condotto caldo; 4, condotto freddo; 5, aria di ricircolo; 6, aria di espulsione; 7, ventilatore di mandata; 8, ventilatore di ricircolo; 9, batteria di pre-riscaldamento; 10, batteria di pre-raffreddamento; 11, filtro; 12, batteria di riscaldamento; 13, umidificatore; 14, batteria raffreddante e deumidificante; 15, separatore di gocce; 16 e 17, serrande; 18, scatole di miscela; T1 termostato che controlla, attraverso V1, la temperatura di preriscaldamento; T2, termostato che controlla, attraverso V2, la temperatura del condotto caldo (con asservimento al Master M1); T3, termostato che controlla, in inverno, la temperatura del condotto caldo attraverso V2; Ta; termostati ambiente; R1 e R2, apparecchiature per il controllo della pressione statica nei condotti. ELEMENTI DI COSTO Si vuoi concludere questa breve rassegna degli impianti di condizionamento dando alcuni clementi indicativi sul costo d'installazione e su quello di esercizio dei vari tipi di impianto. l dati relativi sono riportati nella tabella IV: si deve per tener presente che le cifre riportate valgono solo a titolo di orientamento, poich su di esse hanno molta influenza alcune caratteristiche specifiche quali le modalit esecutive dell'edificio e la sua destinazione. CONDIZIONATORI AUTONOMI Si accenna infine alle possibilit che offrono i cosiddetti condizionatori autonomi d'ambiente: si tratta di apparecchi costituiti essenzialmente da una presa d'aria con relativa sezione filtrante. da una batteria refrigerante, da un frigorifero di cui detta batteria costituisce l'evaporatore, e da un ventilatore; il tutto racchiuso in un involucro metallico. Hanno normalmente potenzialit tali da sopperire al fabbisogno frigorifero estivo di un ambiente dalle caratteristiche normali di una stanza di abitazione o di ufficio. Essi consentono di agire direttamente sulle temperature estive e sui ricambi d'aria; il controllo dell'umidit indiretto e un po' approssimativo. Non permettono di solito i trattamenti invernali: in qualche tipo vi tuttavia la possibilit di riscaldare l'aria facendo in modo che questa attraversi, prima di essere immessa nell'ambiente, la batteria che funge da condensatore del frigorifero. li riscaldamento ottenuto in questo modo comunque nettamente antieconomico e non esiste mai la possibilit di controllo dell'umidit relativa. Tra gli inconvenienti pi vistosi presentati da questi condizionatori, oltre all'incompletezza dei trattamenti gi accennata, vanno annoverati: 1) la necessit di praticare un foro di dimensioni abbastanza ampie (all'incirca quelle della sezione frontale del mobiletto) sulla parete dove viene montato il condizionatore, per dotarlo di presa d'aria esterna: ci non tanto per garantire la ventilazione del locale quanto per permettere la sottrazione di calore. da parte dell'aria esterna, al condensatore del frigorifero (i tipi con condensatore raffreddato ad acqua presentano d'altronde l'inconveniente di richiederne un quantitativo notevolmente superiore alle normali disponibilit); 2) la complicazione dovuta al moltiplicarsi di delicate apparecchiature, quali i piccoli frigoriferi, nel caso in cui si debba provvedere ai condizionamento di numerosi ambienti: ci particolarmente importante nei riguardi della manutenzione; 3) l'aumento delle spese di esercizio rispetto agli impianti centralizzati. Tuttavia, in casi di limitata importanza in cui si debba provvedere al raffrescamento ed alla ventilazione di qualche ambiente di ufficio o di abitazione, questi condizionatori possono trovare giustificato impiego.

calore in alcuni ambienti e di sottrarne in altri, con una gamma di regolazione quindi assai pi vasta che con gli altri sistemi. Altro vantaggio quello di eliminare del tutto le reti di tubazioni d'acqua. D'altra parte per necessario costruire tre reti di canali: ci porta un onere sensibile sia per il costo che per le possibilit di installazione. Il sistema inoltre diviene antieconomico quando per esigenze igieniche (ospedali, ad es.) non opportuno effettuare il ricircolo e quindi occorre introdurre tutta aria prelevata dall'esterno. In definitiva questo tipo di impianto si presta in special modo per edifici che presentino particolari esigenze dal punto di vista della regolazione, in quanto possono essere interessati da oscillazioni notevoli e rapide delle cause atte a far variare la temperatura degli ambienti.

TABELLA IV
TIPO DI IMPAINTO Condizionamento parziale a pannelli immersi pi aria Condizionamento a pannelli sospesi pi aria primaria Condizionamento a pannelli metallici pi aria primaria Condizionamento a mobiletti con ventilatore pi aria primaria Condizionamento a induzione Condizionamento a doppio condotto Costo di installazione a m vuoto per pieno di edificio 1500/2500 lire 2000/3000 lire 3000/4000 lire 3500/4500 lire 3500/4500 lire 3500/5000 lire Costo di esercizio annuale a m vuoto per pieno di edificio 350/500 lire 350/600 lire 350/500 lire 350/500 lire 350/500 lire 300/600 lire Durata di esercizio giorni 120invernali 120 invernali 120 estivi id. c.s. id. c.s. id. c.s. id. c.s.

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ASCENSORI E MONTACARICHI

CLASSIFICAZIONE Gli impianti di sollevamento che trovano impiego nei fabbricai ad uso civile possono essere classificati, in base al servizio che sono chiamati a svolgere nella maniera seguente: a) Ascensori propriamente detti, intendendo in tal modo gli impianti destinati al trasporto esclusivo di persone. b) Montacarichi, destinati genericaMontacarichi mente al trasporto di cose con o senza accompagnamento delle persone. I montacarichi possono avere spesso un uso particoalre ed allora assumono specifiche denominazioni, come: - i montacarte, per il trasporto didocumenti, fascicoli, posta, libri, di largo impiego negli uffici, archivi, biblioteche ecc; - i montavivante ed i montastovigkie usati nei ristoranti e negli alberghi; -i montabiancheria, impiegati negli alberghi, ospedali, ecc.; - i montautomobili, destinati alle autorimesse a pi piani ed anche, in qualche caso, alle abitazioni con garage privati nel piano scantinato. c) Montalettighe, per il trasporto degli infermi da un piano allaltro degli edifici destinati a casa di cura. Si tratta, in questo caso, di ascensori con caratteristiche particolari derivanti dallo soecifico compito che sono chiamati a svolgere. Nella loro esecuzione normale tutti questi impianti sono attualmente costituiti, in linea di principio, da una cabina, in cui trova posto il carico utile, collegata ad un estremit di un sistema di funi speciali di acciaio, le quali portano allaltreestremit un contrappeso: il tutto mosso, di solito, da un argano collegato ad un motore elettrico ( si prescinde, in questa sede dagli impianti idraulici e pneumatici poich la loro applicazione nei fabbricati civili e limitatissima). opportuno per far menzione di due tipi di impianti di sollevamento che per la loro destinazione rientrano tra gli ascensori, che sono sempre mossi da motori elettrici, ma la cui conformazione completamente diversa dallo schema sopra accennato. d) Gli ascensori paternoster, il cui impiego, mai rilevante, si va in realt facendo raro, costituiti da una serie di

cabine disposte luna di seguito allaltro ed animate da moto continuo. e) Le scale mobili e i piani incliinclinati la cui diffusione, viceversa va aumentando: ma naturalmente il loro impiego conveniente quando occorre far superare, ad un grande numero di persone, dislivelli relativamente diversi. Listallazione degli impianti di sollevamento rilevata da particolari norme di legge che sono contenute nel D.L. n. 600 del 31-81945; si ritiene quindi opportuno riportare la classificazione degli impianti che viene fatta in dette norme. Poich in essa sono tenute in particolare evidenza le questioni riflettenti la sicurezza delle persone, gli impianti vengono suddivisi nelle seguenti cinque categorie: - categoria A: ascensori adibiti al trasporto di sole ersone e montalettiche; - categoria B: ascensori adibiti al trasporto di cose accompagnate da persone; - categoria C montacarichi adibiti al trasporto di cose con cabina accessibili alle persone solo per le operazione di carico e scarico; - categoria D: montacarichi di portata non inferiore a Kg 25, adibiti al trasporto di sole cose con cabina non accessibile alle persone. Laltezza libera della cabina dovr essere non inferiore a m. 1,20 oppure essere munita di ripiani intermedi inamovibili disposti in posizioni tali che gli spazi liberi risultanti non siano di altezza superiore a m. 1,20. defimita come non accessibile anche una cabina che, alle fermate abbia il bordo inferiore dellapertura di carico ad unaltezza di almeno m. 0,80 sul pavimento del piano di accesso. - categorie E: ascensori a cabine multiple a moto continuo (paternoster) adibiti al trasporto di persone. Le norme del D.L. 600 sono in corso di aggiornamento: comunque nel progetto delle nuove norme tale classificazione rimane invariata a parte il limite superiore di Kg. 250 fissato per la ortata degli impianti di cat. D. Ilcontrollo della rispondenza degli impianti alle norme del D. L. 600 demandato allENPI (Ente Na-

zionale Prevenzione Infortuini) o allIspettorato del Lavoro che eseguono pertanto un collaudo ad installazione ultimata: ed in base ai risultati di questo viene rilasciata, o meno, la necessaria licenza di esercizio.

Gli elementi principaliatti a caratterizzareun impianto di sollevamento del tipo di quelli ( che qui interessano) di cui ai punti a) b) c) del paragrafo precedente, sono: la portata; la corsa; il numero delle fermate; la velocit di esercizio; il sistema di manovra. Portata. Si intende in tal modo il carico che pu con sicurezza trovar posto nella cabina ed essere da questa trasportato: nel caso degli ascensori tale carico proporzionale al numero delle persone il cui peso viene convezionalmente valutato in Kg 80 per persona. Per gli ascensori i valori di portata normalmente adottati sono i n 3 persone pari a Kg 240 s 4 320 e 5 400 g 6 480 u 8 640 e 10 800 nt 13 1040 i: Per i montacarichi le portate possono variare, ovviamente, entro limiti e con modalit pi ampi: sono per abbastanza comuni le portate di kg 250, 600, 1000, 15000, 2000. Per i montalettighe si sta tentando ununificazione su due tipi, uno comune della portata di kg 630 ed uno speciale in cui la portata elevata a kg 1000: questi valori sono stabiliti, per ragioni di sicurezza, in relazione allampiezza delle cabine e non al carico normalmente trasportato. La portata delle singole cabine degli ascensori paternoster non deve essere superiore a due persone (D.L. 600)

CARATTERISTICHE PRINCIPRINCIPALI DEGLI IMPIANTI DI SOLLEVAMENTO

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ASCENSORI E MONTACARICHI
Corsa. Con questo termine si indica la distanza esistente tra il piano della prima e quello dellultima fermata dellimpianto: essa coincide evidentemente con la lunghezza del massimo percorso che pu compiere la cabina. Numero delle fermate. Dipende ovviamente dal numero dei piani da servire: come nel caso della corsa si tratta quindi di una caratteristica che discende allimpianto direttamente dalla geometria del fabbricato cui esso destinato. Si fa per presente che, oltre al numero delle fermate, ha anche importanza quello dei servizi, intendendo in tal modo io numero complessivo degli ingressi in cabina dei vari piani. Per un ascensore con un ingresso ad ogni piano, come caso normale, il numero dei servizi coincide con quello delle fermate; un ascensore che servisse invece, ad esempio, sei piani con due accessi in due piani ed uno negli altri quattro verrebbe ad avere otto servizi. Velocit di esercizio. uno degli elementi pi importanti di un ascensore e le diverse velocit che possono essere adottate determinano, tra i vari impianti, una distinzione che pu essere fatta convenzionalmente come segue: impianti lenti, in cui la velocit di traslazione della cabina in fase di moto uniforme inferiore a 0,40 m/s; impianti normali, con velocit compresa tra 0,40 e 0,85 m/s; impianti semiveloci, con velocit compresa tra 0,85 e 1,20 m/s; impianti veloci, nei quali la velocit supera 1,20 m/s. bene avvertire subito che nel campo delle alte velocit, che vengono adottate con sempre maggiore frequenza, si sono raggiuntii valori anche di 7 m/s (ascensori del grattacielo della R.C.A. a New York), e che i limiti in tal senso sono ormai imposti non da ragioni tecniche inerenti alla costruzione ed al funzionameto dei diversi apparati dellascensore ma dai dannosi effetti fisiologici che possono provvocare sullorganismo umano le forti accelerazioni e le rapide variazioni di pressione atmosferica (queste ultime conseguenti alle variazioni di quota della cabina durante la sua corsa). La scelta della velocit di esercizio da assegnare ad un ascensore dipende da molteplici fattori dei quali si vogliono qui accennare i pi importanti: destinazione dellimpianto (abitazione di lusso o normale, ufficio, magazzino ecc.); corsa; numero delle fermate; distanza media tra le pi probabili fermate successive; tempi consentiti per lattesa ai piani e per leffettuazione del percorso; numero e portata degli ascensori con i quali si vuol provvedere allo smaltimento del traffico. In linea generale evidente come laumento della velocit di esercizio consenta di ridurre il numero di ascensori occorrenti per un determinato edificio e di diminuire altres il tempo di salita o di discesa: nel contempo, per, aumenta il costo di installazione il quale, entro certi limiti, si mantiene, grosso modo, proporzionale alla velocit. Occorre per considerare che ladozione delle pi forti velocit non produce una diminuizione proporzionale del tempo complessivo occorrente per effettuare completamente una corsa poich in questo bisogna conteggiare anche il tempo necessario per lapertura e la chiusura delle porte e per lentrata e luscita della cabina. Orientativamente si pu ritenere che il tempo occorrente perlentrata o luscita della cabina sia, al minimo, di unsecondo, e di due secondi e mezzo circa quello necessario per lapertura o la chiusura delle porte. In totale, quindi, la somma dei tempi occorrenti per il carico o lo scarico della cabina sar pari, al minmo, acirca 7 secondi; si noti che questo tempo gi paragonabile a quello che impiega, ad esempio, una cabina muoventosi alla velocit di 1 m/s per spostarsi di 10 m, effettuando quindi una corsa che pu essere considerata abbastanza spesso ricorrente nei fabbricati normali, poich corrisponde in media, a tre piani di dislivello. pertanto evidente che i vantaggi derivanti dalladazione delle elevate velocit tendono a diminuire sempre di pi man mano che si riduce la corsa dellimpianto e che aumenta, a parit di questa, il numero delle fermate. Anzi, a questultimo riguardo occorre aggiungere che potrebe addirittura verificarsi il caso di un ascensore che, passando tra due fermate successive, non riesce a raggiungere la velocit di regime. Per evitare fastidiosi o addirittura dannosi effetti agli occupati la cabina, infatti necessario che laccelerazione caratterizzante il moto di questa fase di partenza ed in fase di fernata, sia inferiore ad un limite prefissato che pu individuarsi in 1,31,5 m/s. bene per chiarire, onde evitare incertezze, che questo non va considerato come un limite assoluto di resistenza del corpo umano alle accelerazioni. Anche nel campo degli ascensori, invero, i valori di accelerazione ammessi per i casi di emergenza ( per esempio in fase di arresto della cabina sugli apparecchi di sicurezza in seguito alla rottura delle funi di trazione) sono notevolmente superiori a quello sopra detto: ma si tenga presente che lentit degli effetti prodotti sullorganismo dalle accelerazioni aumenta, a parit di altre circonstanze, con il tempo in cui il tempo in cui il coorpo sottoposto alle accelerazioni stesse e che la durata delle fasi di emergenza estremamente piccola (1/10 1/20 di secondo). In conseguenza, quindi, del limite imposto alle accelerazioni pu verificarsi che la somma degli spazi percorsi dalla cabina in fase di moto accellerato e di moro ritardato risulti superiore alla distanza che c tra un piano e il successivo qualora questa sia picoola e la velocit di regime della cabina, in relazione, troppo grande. Si avrebbe pertanto in questo caso, evidentemente, un impianto che, nelle corse pi brevi, non raggiungerebbe mei la piena velocit. I fattori che influenzano dunque la determinazione della velocit ottima da assegnare ad un ascensore sono numerosi e certo non tutti facilmente valutabili: inoltre la loro importanza pu essere di volta in volta diversa per cui, volendo stabilire dei criteri generali, si incontrano notevoli difficolt ed incertezze.

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A titolo orientativo, tuttavia, si possono dare le indicazioni di seguito riassunte, secondo le quali la velocit viene messa in relazione al numero dei piani da servire: N. dei piani...fino a 5 610 1015 Veloc. in m/s....0,50,8 0,81,5 1,52 Questi valori possono per essere aumentati, fino a 34 m/s, nei fabbricati a traffico particolarmente intenso come uffici, grandimagazzini, ecc. Per quanto riguarda i montacarichi si pu affermare che le esigenze relative alle velocit sono in genere meno complesse di quelle degli ascensori. Normalmente si tratta di impianti lenti rispetto a questultimi, e, secondo la tendenza generale, la loro velocit vien diminuita allaumentare della portata. Orientitavimente si possono tener presenti i dati che seguono:

principali di manovra: la manovra automatica singola o manovra universale: la manovra registrata collettiva-selettiva. Nella manovra automatica singola vengono disposti una pulsantiera in cabina munita di tanti pulsanti quanti sono i piani serviti dallelavatore (oltre i pulsanti di arresto e di allarme prescritti dalle norme di legge) ed un pulsante di chiamata ai piani con le segnalazioni presente (necessaria quando la cabina non visibile) occupato ed, evenSpesso, ai piani viene anche disposto un pulsante di rinvio che serve per rimandare la cabina ad un piano prestabilito (di solito il piano terreno): ma questo pulsante, salvo casi particolari, pi dannoso che utile per un rapido ed economico esercizio dell'impianto, specialmente quando il numero delle fermate supera le 5 o 6. Con la manovra automatica universale l'ascensore risponde ad un solo comando per volta e, pi precisamente, al primo tra tutti quelli che gli vengono impartiti prima che si metta in moto. Poich per questo pu condurre a interferenze con conseguenti disservizi, tra i comandi impartiti dai vari piani e quelli. provenienti dalla cabina, a questi ultimi viene data precedenza sugli altri. Questo tipo di manovra presenta vari inconvenienti che divengono sempre pi rilevanti aumen tando l'intensit del traffico e quindi la portata e la velocit dell'ascensore. Tra di essi sono tipici ed evidenti: -la necessit che gli utenti che entrano in cabina insieme e sono diretti a piani diversi si accor dino preventivamente per azionare i pulsanti nelI'ordine in cui si succedono le fermate di destina zione: -la difficolt di riuscire a chiamare I'ascensore nei periodi di traffico pi intenso : e nel caso in cui la cabina trasporti sempre delle persone a piani in cui ce ne

da 1000 da 100 Portata in Kg fino a 100 a 1000 a 10000 ed oltre Velocit in m/s 0,70,4 0,50,2 0,70,1

Naturalmente, in applicazioni magari fuori dallordinario, i valori adottati possono anche essere profondamente diversi da quelli citati. La velocit degli ascensori paternoster deve essere, per legge, eguale al massimo a 0,2 m/s; valore in verit assai modestomaimposto da ragini di sicurezza poich, in questi ascensori, la slita e la discesa dei passeggeriavvengono con le cabine in moto. Sistemi di manovra IL sistema di manovra o, pi semplicemente, la manovra di un ascensore riguarda il modo secondo cui esso viene comandato ed in base al quale soddisfa ai comandi ricevuti. Prescindendo dagli impianti con manovratore in cabina, si possono considerare due sistemi

delle persone a piani in cui ce ne sono in attesa delle altre, questa difficolt pu poi diventare addirittura impossibilit per chi si trovi a chiamare lascensore da un piano al quale nessuno debba arrivare. A questi inconvenienti riflettanti la praticit e la reapidit del servizio si aggiunge poi il maggior consumo di energia che sicuramente si verifica in conseguenza del fatto che le corse della cabina si susseguono senza alcun ordine logico: ma su questo argomento si torner pi diffusamente in seguito . L'eliminazione degli inconvenienti citati si pu ottenere con l'adozione della manovra registrata collettiva-selettiva. Con questo tipo di manovra vengono registrati tutti i comandi impartiti alla cabina, sia che provengano da questa che dai diversi piani: si opera poi una, selezione di detti comandi nel senso che vengono soddisfatti non nell'ordine in cui sono stati impartiti ma in quello in cui si susseguono i piani interessati secondo il senso di marcia della cabina. L'ascensore, cio, eseguir tutti i comandi che implicano un certo senso di marcia, per poi soddisfare a tutti quelli per i quali il moto deve svolgersi in senso opposto: in sostanza, viene data la precedenza ai comandi che non determinano la modificazione del senso di marcia della cabina riducendo quindi al minimo le corse inutili. Cosi durante una corsa in salita la cabina si arrester successivamente ai piani cui debbano scendere dei passeggeri o dai quali siano stati impartiti dei comandi per salire , mentre passer senza fermarsi davanti a quelli da cui siano pervenute chiamate per scendere : il contrario avverr durante la successiva corsa in discesa. Poich dai piani intermedi ci si pu muovere nei due sensi, occorre che vi sia installata una bottoniera con due pulsanti: uno per la chiamata atta a prenotare un servizio in discesa, I' altro per i servizi in salita. Ai piani estremi, dai quali ci

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si pu muovere in un solo senso, viene sistemato un solo pulsante. Inoltre, ai piani intermedi, vengono anche poste delle segnalazioni, come frecce direzionali o scritte del tipo arriva per salire , e arriva per scendere , o sale , scende , ecc., per permettere, agli utenti in attesa. Di individuare, nei casi in cui la cabina non visibile (ascensori in vano proprio), se questa, quando arriva, abbia o meno il senso di marcia desiserato. Ci allo scopo di evitare corse inutili ai passeggeri e occupazioni non necessarie della cabina. Quando un ascensore deve provvedere, per determinati periodi, a smistare il traffico quasi esclu sivamente in un solo senso predeterminato, come avviene ad esempio nei fabbricati per uffici nelle ore di entrata e di uscita degli impiegati, si pu modifi are la c manovra facendo in modo che, in questi periodi, vengano effettuati iservizi soltanto nel senso che interessa: completata una corsa, cio, la cabina ritorner automaticamente e senza fermate intermedie al plano di partenza. Quando un solo ascensore non sia sufficiente allo smaltimento del traffico previsto per un determinato edificio si possono installare due elevatori in un unico vano o in vani affiancati: in questo caso la manovra collettivapermette, con il cosiddetto co mando duplex , I'unificazione dei comandi esterni dei due ascensori in modo da smistare il traffico a quell'impianto che, all'atto della prenotazione del servizio, si trova nella posizione pi conveniente per eseguirlo. Per questa manovra vengono instalati l un'unica coppia di pulsanti, comune ai due impianti, ai piani intermedi, ed un solo pulsante, sempre comune ai due impianti, ai piani di estremit. Vengono inoltre sistemate delle segnalazioni che permettono di individuare la posizione delle due cabine e quindi quale delle due sia eventualmente in arrivo ad un determinato piano, e con quale senso di marcia . Perch il servizio venga svolto in modo veramente efficiente, necessario che i comandi siano impartiti alle cabine razionalmente e in maniera da conciliare, nel modo migliore, le diverse esigenze degli utenti occupanti le cabine e di quelli in attesa ai piani che vorrebbero tutti, naturalmente, essere serviti nel pi breve tempo possibile. Le soluzioni adottate a questo proposito sono diverse ed ancora in evoluzione: si vuol tuttavia accennare brevemente a quella forse pi diffusa, che si identifica nel sistema detto a cabina percorrente e a cabina stazionante . Secondo tale sistema, una cabina staziona di solito ad un piano prestabilito, quasi sempre il piano terreno, mentre laltra sta effettuando una corsa : le richieste provenienti dai vari piani vengono, in linea di massima, ricevute tutte dalla cabina in moto la quale soddisfa a tutte quelle che interessano piani da essa non ancora raggiunti nel proprio ciclo di marcia, e passa, per cos dire, tutte le altre alla cabina stazionante che si mette quindi in moto per eseguire questi ultimi comandi. Cos, ad esempio, se la cabina percorrente in fase di salita risponder a tutte le chiamate per salire provenienti dai piani che non ha ancora raggiunto ed a tutte le chiamate per scendere, (cui soddisfer nella successiva corsa di discesa), mentre la cabina stazionante risponder a tutte le richieste per salire provenienti dai piani che l'altra cabina ha gi oltrepassati. Ultimati tutti i servizi, la cabinastazionante torna al plano prestabilito e quella percorrente rimane disponibile al piano dove ha effettuato l'ultima fermata . II criterio di ripartizione diviene naturalmente pi complesso per i comandi impartiti quando en trambe le cabine sono in moto: senza scendere in ulteriori dettagli che esulerebbero dai compiti di questa breve rassegna, si vuol accennare comunque al fatto che, contrariamente a quanto potrebbe a prima vista sembrare, non conviene quasi mai far rispondere alla richiesta proveniente da un certo piano dalla cabina che si trova a questo pi vicina poich in tal modo potrebbe accadere che determi ati n comandi vengono soddisfatti velocemente mentre altri rimangono in attesa per un periodo relativamente lungo. Sono stati anche realizzati vari impianti con manovra collettiva triplex interessante cio tre ascensori in batteria: questo tipo di manovra ha per bisogno, per poter rispondere in maniera effciente come la manovra duplex, di apparecchiature notevolmente complesse. Sia la manovra duplex che la triplex possono essere predisposte, al pari della manovra collettiva semplice (detta anche simplex ), in modo tale che in certi periodi di punta gli ascensori svolgano il servizio prevalentemente in un senso prestabilito: inoltre gli impianti possono essere dotati di dispositivi che permettono, quando sia necessario, di far funzio nare i vari ascensori disposti in batteria indipendemente l'uno dall'altro: Le manovre collettive-selettive duplex e triplex possono presentare qualche inconveniente abbastanza importante: si consideri, ad esempio, che in determinate circostanze, le cabine possono partire una dietro l'altra per andare verso i piani pi alti a svolgere dei servizi interessanti magari poche persone, mentre si determina un affollamento ai piani inferiori. Per evitare questa ed altre incongruenze che possono verificarsi, si sono introdotti, specialmente negli Stati Uniti, altri sistemi di manovra, alcuni dei quali sono attualmente ancora in fase sperimentale. Essi ricorrono, per esempio, ad intervallare regolarmente nel tempo, indipendentemente cio dai comandiricevuti, le partenze delle cabine nelle ore di punta, facendo inoltre effettuare le fermate nel caso in cui il traffico sia prevalentemente uni direzionale, solo quando le cabine stesse si muovono nel senso opportuno: oppure all'impiego di sistemi elettronici che permettono addirittura di attribuire, ai vari comandi, un'importanza diversa a secondo del tempo trascorso dall'istante in cui essi sono stati impartiti: e naturalmente tale importanza viene fatta aumentare al crescere del tempo.

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ELEMENTI COSTITUTIVI Tra gli elementi costitutivi di un ascensore o di un montacarichi, quelli che principalmente possono qui interessare, considerate le finalit di queste note sono : il macchinario; la cabina; le porte ai piani. Macchinario. - Si intende di solito per macchinario di un ascensore o di un montacarichi l'insieme del motore di trazione dell'argano di sollevamento. Gli argani di sollevamento ora adottati sono quasi esclusivamente del tipo con tamburo a frizione, nel quale la cabina ed il contrappeso sono collegati alle due estremit di un sistema di funi che vengono avvolte, per angoli spesso minori di 180, sulla puleggia motrice la quale porta apposite scanalature aventi adeguato profilo e sufficiente profondit. Lo sforzo tra puleggia e funi viene trasmesso per attrito. Sono ormaiassolutamente in disuso gli argani con tamburo ad avvolgimento, che pure furono largamente impiegati fino a 20-30 anni fa, nei quali la cabina ed il contrappeso vengono fissati ciascuno ad unestremit di un proprio tratto di fune che ha laltra estremit ancorata al tamburo, su cui, quindi, le funi stesse si La trasmissione del moto dal motore alla puleggia dell'argano pu avvenire in due modi: -indirettamente tramite un riduttore di velocit costituito di solito da una coppia vite senza fine ruota elicoidale; -direttamente, ed allora motore e puleggia sono montati sullo stesso asse: I' impiego di questo accoppiamento diretto, introdotto del resto abba stanza recentemente, richiede per l'uso di un motore a basso numero di giri (al massimo 150 200 giri/min). I motori che vengono utilizzati per l'azionamento dell'argano possono essere di diversi tipi ed alimen tati sia a corrente alternata che a correntecontinua: in questo secondo caso correr evidentemente dotare l'impianto di un gruppo convertitore che provveda a trasformare in corrente continua la corrente alternata prelevabile dalle reti cittadine. I motori a corrente alternata possono essere di due tipi e cio sempiice o I motori a semplice polarit hanno, in genere, quattro o sei poli e quindi funzionano, alla frequenza normale di 50 Hz, con velocita di circa 1425 o 950 giri/min rispettivamente. -II disporre per di una sola velocit di rotazione del motore e, quindi, di una sola velocit di traslazione della cabina conduce automaticamente ad ammettere dei dislivelli alle fermate, tra il pavimento di cabina e quello di piano, che sono funzioni, tra l'altro, della velocit della cabina all'atto dell'intervento del freno e delle condizioni di carico (si tenga presente che il contrappeso equilibra di so lito il peso della cabina pi il 50% circa della portata): e si pu constatare che detti dislivelli aumentano rapidamente oltre quanto ragionevolmente tollerabile allorch la velocit supera i 0,700,80 m/s. Volendo quindi operare con velocit maggiore necessario che questa venga convenientemente ridotta all'atto della frenatura. Ci si pu ottenere mediante l'impiego di motori a doppia polarit, che possono cio funzionare con due diversi numeri di poli: un'opportuna commutazione inserisce il numero di poli maggiore quando inizia la frenatura, riducendo cosi la velocit nel rapporto che esiste tra 4 due numeri di poli. II rapporto di solito adottato di 1 a 4 (quattro e sedici poli, ad esempio).Se per necessario che i dislivelli abbiano valori particolarmente piccoli (mm 510 al massimo, per esempio), il sistema suddetto pu essere adottato fino a velocit di circa 0,80 m/s; per velocit superiori e fino al limite di circa 1,20 m/s si ricorre all'impiego di due motori, uno che funziona per la velocit di regime e l'altro in fase di livellamento, facendo avvenire la trasmissione del moto da quoto secondo motore alla puleggia di trazione attraverso una doppia riduzione divelocit. Superando il limite di 1,20 m/s occorre impiegare metodi completamente diversi; si ricorre, di solito, alla cosiddetta frenatura elettrica . Ci pu essere ottenuto mediante l'impiego di giunti elettro magnetici a coppia variabile, oppure di motori a corrente continua alimentati a tensione variabile: questi sistemi consentono addirittura di far avvenire in modo continuo i passaggi di velocit sia in diminu zione che in aumento. E poich i motori a corrente continua consentono anche l'accoppiamento diretto tra motore e puleggia di trazione, possono aversi due tipi di macchine con motore a corrente con tinua alimentato a tensione variabile: la macchina a trazione diretta, detta gearless (impiegata per le pi alte velocit), e quella con riduttore, denomi ata gean red . L'impiego di queste macchine, che si va estendendo anche verso le velocit minori, consente inoltre, come sar meglio illustrato in seguito, un minor consumo di energia elettrica a parit di prestazioni. Cabine.- Per ragioni di sicurezza le dimensioni della cabina vengono messe in relazione alla portata dell'impianto, dato che gli argani a frizione, i quali, come gi detto, sono ormai pressoch generalmente adottati, consentono sovraccarichi limitati. Nelle norme del D. L. 600 non esistono tuttavia prescrizioni tassative al riguardo : secondo il progetto delle nuove norme invece larea del pavimento di cabina non dovrebbe essere, per gli ascensori, superiore al valore risultente
A= 20+

6P -500 60

)2

in cui : A la superficie interna utile del pavimento di cabina, espressa in metri quadrati; P e la portata in kg. Nei montalettighe la portata non dovrebbe essere minore di:
P= 2 3 ( 600A 400 A + 150)

avendo adottato gli stessi simboli della relazione precedente . Negli ascensori di categoria B e neimontacarichi di categoria C, infine, tra la portata e la massima superficie del pavimento di cabina dovrebbe sussi tere la s relazione seguente: P= 150A

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In pratica vengono attualmente adottate delle dimensioni che sono pi o meno rispondenti a quanto riportato nelle tabelle I e 11 (quelle della tabella I sono anzi consigliate dall'ENPI). Le cabine possono essere costruite con l'impiego di diversi materiali: i pi usati sono il legno, i profilati di alluminio anodizzato, la lamiera d'acciaio e, qualche volta, il cristallo. Le cabine in legno si costruiscono con struttura tamburata o in paniforti e con rivestimento in compensato impiallicciato nelle parti in vista, oppure in spessore di legno eventualmente doghettato. In questi ultimi tempi si sono anche molto diffusi i rivestimenti in laminati plastici. Le cabine in profilati d'alluminio anodizzato hanno trovato frequente impiego per il loro gradevole aspetto estetico: sono per piuttosto costose, oltre a presentare qualche volta dei difetti nell'anodizzazione. Ma in questo campo si sono fatti ultimamente sensibili progressi. Tabella I. Ascensori Dimensioni cabina Portata mm m Persone Persone Persone Persone Persone Persone Persone 3 4 5 6 8 10 13 0,72 0,94 1,12 1,35 1,65 2,05 2,45 900x800 1180x800 1180x950 1425x950 1425x1180 1725x1180 1725x1425 La costruzione delle cabine in cristallo (con la struttura portante metallica,beninteso) viene qualche volta adottata per ascensori in vano scala cui si voglia dare una certa impronta di lussuosit: ma si incontrano diverse difficolt di realizzazione per dare alla cabia sufficienterobustezza, silenziosit nella marcia, ecc. Le porte delle cabine sono in genere di tre tipi : porte a battente a doppia anta, logicamente apribili verso linterno; porte scorrevoli a doppia anta; porte scorrevoli ad anta semplice. Tabella II. Montacarichi Portata kg Dimensioni cabina m mm 1,12 1180x950 1,65 1425x1180 2,65 1180x2240 4,27 1425x3000 7,00 2000x3500 11,00 2500x4400 debbono infatti esservi applicate per legge esigono, per funzionare correttamente senza provocare inconvenienti, che non si determinino spostamenti apprezzabili tra porta e telaio. Le porte in profilati e lamiera d'acciaio sono quindi, evidentemente, quelle che danno le maggiori garan zie: e, in realt, la loro diffusione opportunamente assai aumentata negli ultimi tempi. Relativamente alle dimensioni da assegnare alle portate di piano c' da rilevare che, mentre l'altezza non deve essere, secondo il regolamento, inferiore a m 1,90, (salvo casi particolari), la larghezza pu essere fissata liberamente. Per ascensori a piccola portata, e cio fino a 78 persone, si adottano di solito valori tra m 0,60 e 0,75, presupponendo che non debba uscire od entrare pi di una persona per volta; per forti portate, fino a 20 persone, si installano porte con luce netta di circa m 1,10 permettendo l'entrata e l'uscita di due persone per volta e cosi via. Per quanto riguarda il loro funzionamento le porte ai piani possono essere: -ad apertura manuale; semiautomatiche -automatiche. Le porte d apertura manuale sono di solito a battente ad un'anta, raramente di tipo scorrevole. Quelle semiautomatiche sono pure quasi sempre a battente ad unanta : esse vengono sempre aperte a mano ma dispongono, per la chiusura, di un dispositivo di richiamo ; ci utile, se non altro, ad evitare le chiusure troppo violente, che dannegerebbero la porta, e quelle incomplete, che provocano larresto del funzionamento dellimpianto. Le porte automatiche sono quasi sempre di tipo scorrevole : un motore sistemato sul tetto della cabina, che viene comandato dalla posizione della cabina stessa, provoca il movimento delle porte di questa le

250 400 600 1000 1600 2000 Montautomobili kg 1600 11,00 2500x4400 kg 2000 18,90 3000x6300 Montacarte, ecc. kg 24 (*) 0,25 500x500 kg 50 0,42 700x600 kg 90 0,56 800x700 (*) Non soggetto al collaudo ENPI IL primo tipo viene usato quasi sempre negli impianti con porte ad apertura manuale, a meno che il limitato spazio a disposizione per la cabina non co stringa ad adottare uno degli altri due tipi che trovano invece universalmente applicazione negli ascensori con porte automatiche. Si vuole infine accennare che si propugna da pi parti, gi da tempo, per evidenti ragioni economiche e di semplicit dimanovra l'impiego, almeno per gli ascensori a velocit normale, di cabine senza porte: impiego del resto consentito dai regolamenti purch la conformazione del vano corsa e la posizione della cabina in esso corrispondano a determinate condizioni di sicurezza. Porte al piani. -Dal punto di vista costrutpiani tivo le porte ai piani sono analoghe alle cabine: ma per le porte, forse ancor pi che per le cabine, si ravvisa la necessita che siano costruite con materiali robusti ed indeformabili. Le serrature di sicurezza che

Montalettighe kg 630* 2,65 1180x2240 kg 1000 3,55 1425x2500 (*) Con le nuove norme per A = 2,65 dovrebbe essere P 730 Le cabine in lamiera d'acciaio verniciata non hanno finora incontrato eccessivo favore per le critiche mosse al loro aspetto estetico; ma non v' dubbio che si tratta delle costruzioni pi robuste e razionaii e che possono anche raggiungere vantaggiosi livelli onomici, specialmente se si arriver all'unificazione delle dimensioni delle cabine consentendone cos laproduzione in serie. Del resto i nuovi tipi di verniciature, recentemente introdotti, permettono ora l'ottenimento di migliori effetti estetici.

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quali trascinano quelle di piano con cui si accoppiano puleggia motrice eventuale puleggia di rinvio durante la fase di livellamento. Particolari dispositivi di sicurezza come costole mobili, cellule fotoelettriche ecc. determinano larresto e linversione del moto quando le porte, durante la chiusura, incontrano un ostacolo. ll vantaggio principale che deriva dalladozione delle porte automatiche, oltre allindubbia comodit che esse rappresentano per gli utenti dellimpianto, consiste nella riduzione dei tempi di chiusura e di apertura delle porte stesse che determina un miglior sfruttamento dellascensore. Il loro impiego pertanto assai opportuno anzi, quasi indispensabile, negli impianti veloci, per forte traffico, con portata Fig. 1-Disposizione schematica di un magari non troppo elevata.
ascensore con macchinario in alto

puleggia di rinvio

DINENSIONAMENTO E CARATTERISTICHE COSTRUTTIVE DEL VANO CORSA E DEL LOCALE MACCHINA

puleggia di rinvio

Di interesse fondamentale per il progettista di un fabbricato la conoscenza sufficientemente pre cisa, sin dall'inizio della progettazione, delle dimensioni e delle caratteristiche costruttive che debbono avere il vano di corsa dell'impianto e l'ambiente destinato ad accogliere il macchinario. Ma opportuno premettere qualche considerazione sull ubicazione pi conveniente da assegnare al vano nell'interno dell'edificio e sulla posizione relativa pi vantaggiosa tra vano e cabina motori. Non v' dubbio che in genere la populeggia di rinvio sizione del vano condizionata a quella della scala (o delle scale) potendosi anzi sistemare l'ascensore, come stato fatto spessissimo in passato, addirittura nel vano della scala. Questa soluzione non per puleggia motrice puleggia motrice consigliabile per diversi motivi che si possono individuare nelle difficolt Fig. 3 - Disposizione schematica di un che essa crea dal punto di vista esteascensore con macchinario Fig. 2 - Disposizione schematica di un tico, nella necessit di munire la di fianco ascensore conmacchinario in basso scala di ripari ampi e relativamente l'ancoraggio delle guide, ecc. costosi, nei problemi che spesso

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l'esistenza in un edificio di pi scale progettate o per dare una certa differenziazione al traffico (scale principali e scale di servizio) o per esigenze di smistamento dello stesso negli orari di punta (entrata ed uscita del pubblico in un palazzo per uffici o in un grande magazzino, ad esempio) comporta automaticamente, Sl potrebbe dire, I' installazione di un numero di ascensori almeno pari a quello delle scale. Si vuol per richiamare l'attenzione sulla convenienza della concentrazione degli ascensori, appena possibile e cio quando non si hanno esigenze nettissime di differenziazione o di smistamento, in un'unica zona o addirittura in un' unico vano; ci infatti consente un miglior sfruttamento degli impianti e una maggiore rapidit di servizio in quanto ogni utente pu disporre di tutti gliascensori. La posizione che deve avere il macchinario, o meglio la cabina motori, nei confronti del vano di corsa dell'ascensore o del montacarichi riveste particolare importanza: e non inopportuno far rilevare, a questo proposito, come ancora oggi si vedano molto spesso prescelte delle infelici soluzioni che si sarebbero potute evitare con un pochino pi diinteresse e di accortezza all'atto dellaprogettazione degli edifici. In linea di principio possono essereadottate tre disposizioni: -macchinario in alto (rappresentazione schematica in fig. 1): -macchinario in basso (fig. 2): -macchinario di fianco (fig. 3). Di queste tre possibili dislocazioni quella di gran lunga preferibile la prima. Essa presenta, rispetto alle altre, i seguenti principali vantaggi: -minor lunghezza delle funi di trazione: -minor numero di pulegge di rinvio: -carico sulle strutture portanti del vano solitamente pi piccolo. Si ottiene quindi, adottando la disposizione con macchinario in alto, un minor costo di installazione ed anche un pi piccolo costo di esercizio: si tenga infatti presente che la minor lunghezza delle funi, che circa un terzo di quellanecessaria con le altre soluzioni, implica una pi piccola spesa per la loro sostituzione (che va fatta con una certa frequenza,anche ogni due tre anni) e che riducendo il numero delle pulegge di rinvio si ottiene un miglior rendimento dell'impianto (e, prestazioni) ed un logorio pi lento delle funi di trazione. La disposizione del macchinario in alto consente inoltre, con facilit, di aerare ed illurninare naturalmente la cabina motori: questo un particolare che non va trascurato. Questa disposizione pu, per, in qualche caso. incontrare delle difficolt poich necessita, sopra livello dell'ultima fermata, di un'altezza minima dl m 5,70 per impianti a velocit normale (fino a 0,85 m/s) ed anche superiore per impianti veloci. Considerando, infatti, che sono imposte per regolamento: -un altezza minima di m 2 per la cabina: -un altezza minima di m 2 per il locale macchina: e che, per soddisfare alle disposizioni del D L. 600, relative all'estracorsa superiore (vedi appresso) necessaria una distanza minima di circa m 1,70 tra il soffitto della cabina e Iintradosso del solaio del locale macchina (solo per gli impianti, lenti questa distanza pu essere ridotta di 2030 cm), si vede che occorre appunto disporre di un'altezza minima di m 5,70 tra il piano dell'ultima fermata e la copertura del locale motori. Installando, invece, il macchinario in basso poich il regolamento non impone decisamente una altezza minima per l'ambiente destinato ad accogliere le pulegge di rinvio, studiando volta per volta qualche accorgimento per rendere ispezionabili con sufficiente facilit e comodit le pulegge stesse, si pu contenere l'altezza necessaria sopra il calpestio del plano dell'ultima fermata entro i m 4,80 5,00. Un accorgimento che bisogna poi tener presente quando si installano ascensori con macchinario in alto riguarda il buon isolamento dell' impianto dal punto di vista della trasmissione di rumori e vibrazioni: questo in special modo quando ci si trova cemento armato. In conclusione, tuttavia, poich le dlfficolt conseguenti alla maggiore altezza di testata del vano sono, in genere, facilmentesuperabili in fase di progettazione dell'edificio e considerato che un sufficiente isolamento acustico del macchinario e, il solito, agevolmente ottenibile, I'installazione in alto della macchina di trazione di un ascensore senz'altro da preferire alle altre due soluzioni, la cui applicazione dovrebbe rimanere ormai confinata ai pochi specialissimi casi in cui particolari esigenze e difficolt la impongano in modo perentorio . La cabina dl un ascensore pu correre come gi detto, in un vano proprio oppure in un vano scala . Le dimensioni in pianta del vano dipendono -dalle dimensioni della cabina e quindi dalla portata dell impianto: dalla presenza o meno del contrappeso nello stesso vano della cabina. La tendenza attuale di disporre appunto cabina e contrappeso nel medesimo vano: bisogna allora distinguere, per quanto riguarda le dimensioni del vano, se il contrappeso guidato con guide rigide (del tipo di quelle per la cabina, e cio costituite da profilati a T ) oppure da funi spiroidali; -dal numero delle aperture di cabina, che comunque non possono evidentemente essere pi di due la loro disposizione pu interessare due lati opposti o due lati contigui: in questo secondo caso occorre sistemare le guide in due angoli opposti della ca bina, con una conseguente complicazione costrutiva . t Esaminando il caso normale dl cabina con una sola porta e di contrappeso sistemato posteriormente alla cabina stessa, ledimensioni da assegnare al vano si possono ricavare riferendosli alla fig. 4 e tenendo presente che: -A pu variare da 5 a 10 cm, valore questultimo secondo le norme non superabile: -B pu essere compreso tra 15 e 20 cm; -C deve essere: maggiore di 5 cm se il contrappeso non corre nello stesso vano della cabina; maggiore di 20 cm se si trova nello stesso vano dalla cabina ed guidato con guide rigide. Nel caso che il contrappeso sia guidato con funi occorre tener presente che la sua distanza dalla cabina e dalle pareti o dalle protezioni del vano corsa deve variare con la lunghezza libera L delle funi (e quindi con la corsa dell'impianto): pi precisamente deve essere, sempre con riferimento alla fig.

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D= L x 0,4+5 dove D espresso in cm, L in m. Se per la parete o la protezione del vano continua e senza sporgenze la distanza tra essa e il contrappeso pu essere ancora di 50 mm: Per concludere questi brevi ragguagli sulledimensioni da assegnare in pianta al vano di corsa di un ascensore si riportano, in tabella III, quelleraccomandate dall'ENPI
Tabella III

Portata kg Persone 3 Persone 4 Persone 5 Persone 6 Persone 8 Persone 10 Persone 13 Montalettighe kg 630 kg 1000
D

Dimensioni cabina Dimens. vano m mm mm 0,72 0,94 1,12 1,35 1,65 2,05 2,45 900x800 1180x800 1180x950 1425x950 1425x1180 1725x1180 1725x1425 1300x1300 1500x1300 1500x1500 1800x1500 1800x1800 2100x1800 2100x2100

2,65 3,60

1180x2240 1425x2500
C

1800x2600 2100x2800

Fig. 4 Dimensioni vano di corsa

Nella realizzazione del vano di cors.1 di unascensore bisogna tener ben presenti le esigenze : relativi agli spazi di extracorsa superiore ed inferiore, cio agli: spazi che debbono rimanere sopra il soffitto e sotto il pavimento della cabina quando questa e ferma rispettivamente all'ultima ed alla primafermata. Dice infatti il Regolamento al riguardo: Nellafossa sotto la cabina devono essere disposti arresti fissi per ottenere in qualsiasi condizione uno spaziolibero di altezza non minore di m. 0,50 fra il fondo del vano e la parte pi sporgente della cabina. Al disotto del pi basso livello normale di esercizio della cabina deve essere garantito un margine di corsa tale da consentire larresto libero della cabina sotto lazione del freno per linterventodellinterruttore di fine corsa, a meno che non si provvedaallinstallazione di appropriati ammortizzatori.

Analogo margine di corsa deve essere garantito al disopra del pi alto livello normale di esercizio, al meno che non si provvedaallinstallazione di appropriati ammortizzatori sotto il contrappeso. Oltre questo margine deve essere sempre assicurato sopra il tetto della cabina uno spazio libero di almeno cm.50. A questaposizione della cabina deve corrispondere lappoggio del contrappeso su arresti fissi. Gli ammortizzatori di cui sopra devono in ogni caso essere installati quando la velocit di eserecizio superi 1,50 m/s Ci significa che gli spazi di extracorsa superiore ed inferioredebbono esser funzioni della velocit di esercizio dellimpianto, poich da questa dipende lo spazio necessario per la frenata diemergenza, e, quindi, per lappoggio sugli arresti fissi o sugliammortizatori. Per ascensori a velocit normale ormai pressoch stabilito, anche per l'indirizzo seguito dall'ENPl che detti spazi debbano essere pari a m 3,70 per l'extracorsa superiore ed a m 1,50 per quellainferiore (V fig. 5); solo nel caso in cui la realizzazione delIa fossa incontri gravi difficolt sar possibile e consentitopurch siano impiegati particolari dispositivi dl sicurezza ridurnealquanto l'altezza che comunque non potr mai essere inferiore a m 1,10 circa. Per gli ascensori veloci le altezze di testata e di fossa devonoessere maggiorate fino a raggiungere ad esempio i valori dl m 6.80 e di m 4,60 rispettivamente per un impianto con velocit di 4 m / s ; ci va comunque fatto secondo le indicazioni dei costruttori. Quando si ha a che fare con ascensori o montacarichi installati in vano scala si deve avere particolare riguardo nella costruzione dei ripari. Nel D. L. 600 riportato infatti: Per ascensori o montacarichi installati nel vani delle scale per tutte le parti che distano dagli organi mobili meno di cm 70devono essere applicate per un altezza di m 1,70 a partire dal piano di calpestio del ripiani e da! ciglio dei gradini robuste difese di materiale incombustibile in modo tale che resti impedita la possibilit di sporgersi conqualunque parte del corpo entro i vari stessi nei sopraddetti limiti dl distanza dagli organi mobili. Difese dello stesso tipo devono essere applicate alle porte degli accessi al vano quando queste sono rappresentate da cancelli. Le difese possono essere costituite da rete rnetallica solidamente intelaiata con maglie di ampiezza non superiore a cm 3 oppure da riquadri di vetri di sicurezza che debbono corrispondere aiseguenti requisiti minimi: Il vetro non deve rompersi con distacco di frammenti per la caduta libera su di esso di una sfera di acciaio levigato del peso di kg 0,760 da una altezza non inferiore a cm 50; la prova viene eseguita su un campione di dimensioni cm 30 X 30 intelaiato da cornice in legno dello spessore di cm 9 ed avente un'apertura quadrata di cm 28 di lato: tollerato che il punto d'urto venga a trovarsi in un cerchio di raggio cm 2 con centro nel baricentro del telaio. II vetro non deve rompersi n presentare screpolature se sottoposto a flessione mediante un carico di 200 kg/m concentrato lungo l'asse mediano. La lastra si considera appoggiata sui quattro lati ed il campione non deve avere dimensioni inferiori e quelle delle lastre da porre in opera. Le prove debbono essere eseguite con temperatura ambiente fra 15 e 25C . Secondo il progetto delle nuove norme questeprescrizioni dovrebbero subire qualche variazione; poich si tratta di variazioniabbastanza importanti verso le quali l'ENPI gi orientato, si reputa opportuno riportare anche il nuovo testo:

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Per ascensori e montacarichi installati nei vani delle scale tutte le parti che distano dagli organi mobili meno di cm 70 devono essere segregate con robuste pareti o protezioni dimateriale incombustibile di altezza non minore di m 1,70 dal calpestio deiripiani e dal ciglio dei gradini se ladistanza dagli organi mobili maggiore o uguale a m 0,30, e di altezza non minore di m. 3,50 se la distanza inferiore a m 0,30. Le difese posono essere costituite da rete metallica solidamente intelaiata con maglie di ampiezza tale che non permetta il passaggio di una sfera di diametro di mm 25 se la distanza dagli organi mobili maggiore o uguale a m 0,30 e di una sfera di mm 12 di diametro se la distanza dagli organimobili minore di m 0,30. La rete non potr avere un filo di sezione minore di mm 2,5. ammessa anche lalamiera traforata, ma in tal caso lo spessore non dovr risultare inferiore a 12/10. La rete non potr avere un filo disezione minore di mm 2,5. ammessa anche la lamiera traforata. ma in tal caso lo spessore non dovr risultare inferiore a 12/10. Ferme restando le disposizioni relative alle altezze dei ripari in funzione della distanza dagli organi mobili, i ripari in cristalli di sicurezza sono consentiti: le lastre debbono corrispondere ai requisiti richiesti dalle norme del D. L 600 . Si tenga presente infine che tassativamenteprescritto che nel vano di corsa di un ascensore o di un montacarichi corrano in ogni caso esclusivamenteapparecchiature e linee riguardanti l'impianto dl sollevamento Un'ultimo accenno relativo alle dimensioni del locale macchina. Stabilita per legge Ialtezza minima di m 2, per quanto riguarda la superficie in pianta ci si pu basare sui datiseguenti: -per ascensori comuni a velocit normale l'area del locale macchina dev'essere pari a circa 23 volte quella del vano: -per ascensori veloci il rapporto deve essere compreso, al minimo, tra 3 e 4. Anche in questo caso sl vogliono per riportare nella tabella IV le dimensioni raccomandate dall l'ENPI per un'opportuna unificazione; nella stessa tabella, che si riferisce ad impianti normali, sono anche indicati i

locale apparato motore min 2000

altezza restata 3700

vano di corsa

Portata kg Persone 3 Persone 4 Persone 5 Persone 6 Persone 8 Persone 10 Persone 13 Montalettighe kg 630 kg 1000

Fossa 1500 Fig. 5 Sezione del locale apparato motore e del vano di corsa A, particolare delle

Carico su Dimens. locale macchina soletta portante mm Kg. 2000 x 2500 6500 id. id. id. id. 2500 x 3000 9000 id. id. 3000 x 3500 12.500 id. id. 3000 x 3500 3500 x 4000

max 100

9000 12500

max 30 min 160 min 160

CONFRONTI - CRITERI Dl SCELTA Le pi importanti innovazioni introdotte negli ultimi anni nella tecnica degli ascensori consistono nella manovra collettiva e nel sistema dl azionamento con motore a corrente continua alimentato a tensione variabile. quindi opportuno soffermarsi ancora su questi argomenti facendo rilevare le differenze dl prestazioni che si possono ottenere tra questi impianti moderni e quelli, per cos dire,

tradizionali Per chiarire i vantaggi che pu offrire la manovra collettiva rispetto a quella automatica semplice ci si pu riferire a qualche casospecifico. Si supponga ad esempio che ai vari piani di un fabbricato siano in attesa delle persone che debbano scendere al piano terreno: con la manovraautomatica semplice la cabina deveeffettuare tante corse quanti sono i piani

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dai quali deve prelevare i passeggeri; con la manovra collettiva, invece, pu bastare una sola corsa poich la cabina si porta inizialmente al piano pi alto tra quelli da cui sono pervenute le chiamate e, nella discesa, effettua tutte le fermate necessarie .II numero di corse occorrenti con la manovra collettiva deve essere aumentato se il numero complessivo di persone da trasportare e superiore alla portata dellimpianto ; comunque solo nel caso limite in cui ad ogni piano siano attese tante persone quant la capacit della cabina, sarebbe necessario lo stesso numero di corse con i due sistemi. quindi indubbio che nella gran parte dei casi il servizio che svolge lascensore con manovra collettiva assai pi rapido ed economico di quello dellimpianto con manovra automatica normale. Quantitativamente mente si riscontrato che con impianti di identiche caratteristiche (a parte la manovra, naturalmente), dovendo prelevare una persona da ogni piano di un fabbricato, e trasportarla al piano terreno, con un ascensore a manovra collettiva il servizio viene svolto in un tempo e con un consumo dl energia che sono all'incirca la met di quelli occorrenti con un impianto a manovra automatica normale. Potrebbe apparire che il caso dellesempio precedente sia quello limite pi favorevole per la manovra collettiva: in realt si potrebbe facilmente vedere che esistono altre possibilit in cui Ia convenienza della manovra collettiva ancora pi sentita ed inoltre; si tenga presente che anche nei tra: due tipi dl manovra non dovrebbero esistere differenze, a vantaggio della manovra collettiva rimane sempre il risparmio di tempo che si consegue per leliminazione della necessit di preventivi accordi tra gli II sistema di azionamento con motore a corrente continua alimentato a tensione variabile , come gi detto, di introduzione abbastanzarecente: ma la sua diffusione andata rapidamente aumentando anche nel campo delle velocit non elevate. La ragione di ci sta nel fatto, che oltre al vantaggio di permettere notevole precisione nei livelli di fermata, I'impiego di queste macchine consente una forte riduzione dei consumi, dovuta principalmente al minor assorbimento di energia durante le fasi di avviamento e di frenatura. II vantaggio sar quindi tanto pi sensibile quanto maggiore il numero delle fermate, a parit di altre condizioni. Per avere un'idea dell'ordine digrandezza del risparmio, si consideri ad esempio che il consumo di un ascensore con motore a corrente continua a tensione variabile pu ridursi anche di 1/3 di quello di un ascensore con motore a doppia polarit di caratteristiche analoghe. pur vero che il costo di installazione degli impianti a corrente continua notevolmente superiore rispetto a quello degli altri: ma tenendo conto del risparmio dei consumi, il bilancio complessivo pu sempre chiudersi a favore del sistema di azionamento a corrente continua, e tanto pi nettamente quanto pi intenso il traffico. Inoltre l'adozione dei motori a corrente continua a tensione variabile consente anche di avere rapporti di intermittenza del 100%, cio impianti che possono funzionare continuamente senza interruzioni; negli ascensori a corrente alternata, invece, viene considerato, di solito, un rapporto di intermittenza del 40 60% (cio l'impianto pu funzionare 24-36 minuti all'ora), poich i forti assorbimenti di corrente allo spunto provocano dei notevoli surriscaldamenti del motore . La scelta del numero e del tipo di impianti da installare in un fabbricato deve tenere conto, come si visto, di numerosi fattori la cui importanza pu anche essere diversa di volta in volta. Comunque si pu intanto affermare, in base alla vasta esperienza ormai fatta, che in edifici, per abitazione con numero di piani limitato (7-8) pu essere sufficiente un solo ascensore (a meno che ilfabbricato non sia di lusso e richieda quindi l'impianto padronale e quello di servizio) con velocit di 0,70,8 m/s. Quando si tratta di edifici per uffici, grandi magazzini e comunque ove si possa prevedere traffico intenso, diventa praticamente impossibile dare un valido indirizzo generale: anzi in questi casi occorre un vero e proprio studio preliminare che va condotto partendo dalla conoscenza del numero di persone che occorre trasportare in un determinato tempo, naturalmente nelle condizioni pi gravose. Si procede poi per tentativi . fissando portata e velocit e, tenendo conto del numero pi probabile di fermate, si calcola il tempo che impiega un imoianto ad effettuare una corsa completa e quindi la capacit di trasporto dellimpianto stesso nel periodo di tempo considerato: facile allora determinare il numero di ascensori occorrenti. Si ripete poi il calcolo per varie combinazioni portata-velocit fino a detrminare quelle pi conveniente. Volendo riferirsi a qualche dato dimassima si tenga presente che gli ascensori per forte traffico hanno in genere portate che vanno da 10 a 20 persone e che le velocit adottate, come si gi avuto occasione di dire, vengono fatte variare in relazione al numero delle fermate(e quindi, grosso modo, alla corsa): pi precisamente si adottano velocitintorno ad 1/50 m/s fino a 10 piani, intorno ai 2 m/s fino a 15 piani e velocit superiori (34 m/s) perfabbricati ancora pi alti.

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RICHIAMI Dl FOTOMETRIA Vengono di seguito ricordate le definizioni delle grandezze fotometriche di cui si fara uso nelle note seguenti . Quantit di luce. -Simbolo Q: la quantit di energia raggiante emessa da una sorgente (supposta monocromatica) in un certo tempo, moltiplicata per un fattore V (visibilit della radiazione) dipendente principalmente dalla lunghezza d'onda della radiazione medesima ed atto a caratterizzare I'attitudine di questa ad impressionare l'occhio. In fig. 1 riportato l'andamento del coefficiente di visibilit definito come rapporto tra la visibilit di una determinata radiazione e il valoremassimo della visibilit stessa. Tale andamento indicato per diverse grandezze della radianza (vedi appresso): da notare che il massimo della visibilit si sposta verso lunghezze d'onda minori al diminuire della radianza considerata . Flusso luminoso. -Simbolo f: e la quantit di luce che una sorgente luminosa emette per unit di tempo: sar perci il prodotto della visibilit per la potenza della radiazione. Unit di misura ne il lumen internazionale. Illuminamento. -Simbolo E: I'illuminamento (o illuminazione) in un punto di una superficie il rapporto fra il flusso luminoso ricevuto da un ele mento di superficie infinitesimo intorno a detto punto e l'area dell'elemento stesso. L'illuminamento medio Em di una superficie S investita da un flusso risulta perci Em=/S Unit di misura dell'illuminamento il lux , definito come l'illuminazione di una superficie che riceve il flusso, uniformemente ripartito, di un lumen per ogni m di area. Suo multiplo e il phot (10000 lux: 1 lumen per cm). Luminosit o radianza. -Simbolo H: la luminosit di un punto di una superficie il rapporto fra il flusso emesso da un elemento infinitesimo di superficie intorno a detto punto e l'area dell'elemento stesso. La luminosit media lm di una superficie S emittente un flusso f risulta quindi lm = (f/S. Unit di misura di luminosit il lux su bianco (lux s. b.) definito come la luminosit di una superficie che emette uniformemente un lumen per ogni m di area. Suo multiplo il phot s. b. pari a 1000 lux s. b. Intensit luminosa. -Simbolo : I' intensit luminosa, in una data direviola indaco blu verde giallo arancione rosso

0,8
10 lux s.b. 2 lux s.b. 0,01 lux s.b.

coefficiente di visibilit 0,4 0,2

0,6

4000

5000

UA

6000

7000

Fig. 1 Diagramma dell'andamento del coefficiente di visibilit zione, di una sorgente puntiforme definita dall'espressione l= df/dW ove df (P il flusso emesso dalla sorgente entro un angolo solido infinitesimo avente per asse la direzione considerata e dW l'ampiezza dell'angolo stesso. Unit di misura dell'intensit luminosa la candela internazionale (c. i.) definita mediante campione. Dalla definizione di c. i. deriva quella di lumen internazionale come il flusso emesso entro l'angolo solido unitario da una sorgente puntiforme che, entro detto angolo, abbia intensit luminosa costante e uguale ad una candela internazionale. Splendore o brillanza. -Simbolo B: lo splendore di una sorgente in una determinata direzione il rapporto tra la sua intensit luminosa in quella direzione e l'area della sua superficie apparente (proiezione della superficie effettiva della sorgente su di un piano normale alla direzione considerata). Naturalmente, perch la definizione non perda completamente significato, necessario che le dimensioni della sorgente siano piccole rispetto alle distanze che interessano. In tutte le definizioni precedenti ci si riferiti aradiazioni monocromatiche. L'estensione delle definizioni stesse al caso pi generale delle radiazioni policromatiche si pu fare tenendo presente che, entro certi limiti, si pu ammettere che l'effetto prodotto su l'occhio da un fascio di radiazioni sia pari alla somma degli effetti che le radiazioni componenti il fascio produrebbero singolarmente : pertanto si pu considerare come visibilit di un fascio di luce policromatico la media ponderale della visibilit delle singole radiazioni componenti (assumendo come pesi le potenze con queste compaiono nel fascio) ed avvalersi di tutte le definizioni sopra riportate, considerando per la visibilit il valore medio ponderalesuddetto. GENERALITA SUI PROGETTI Dl ILLUMINAZIONE I progetti di illuminazione vengono di solito condotti seguendo il criterio generale di arrivare a determinare gli elementi tecnici dell'installazione che principalmente interessano, partendo daalcuni dati, magari di massima, sullecondizioni che si vogliono realizzare. Riferendosi al caso pi significativo della illuminazione artificiale (anche sull' illuminazione naturale diurna si dar comunque in seguito qualche notizia) tali elementi comprendono essenzial ente: m il tipo, la potenza e il numero delle sorgenti luminose, la loro posizione (altezza di sospensione e distanza fra i vari centri) il tipo di apparecchio di illuminazione da adoperare. bene chiarire subito che il calcolo diretto non conduce mai ad una determinazione univoca di detti elementi, ma soltanto a stabilirne alcuni avendo fissato gli altri con criteri suggeriti dall'esperienza: e inoltre da aver ben presente che in problemi di questo genere hanno molto spesso importanza criteri estetici che potrebbero suggerire soluzioni talvolta addirittura contrastanti con le esigenze tecniche. Nell'impostazione dei progetti di illuminazione occorre distinguere due

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zione di ambienti aperti (strade, piazze, ecc.) e l'altro dell'illuminazione di ambienti chiusi. La ragione della distinzione sta nel fatto che, mentre negli ambienti aperti l'illuminazione degli oggetti dovuta quasi esclusivamente alla luce che giunge ad essi direttamente dalle sorgenti, potendosi ragionevolmente trascurare quella rinviata dalle diverse superfici (ad esempio le pareti verticali dei fabbricati), nel caso degli ambienti chiusi il contributo dovuto a tale luce rinviata spesso preponderante o addirittura esclusivo (illuminazione indiretta ). I due casi verranno quindi trattati separatamente: si far per precedere una breve esposizione riguardante le caratteristiche fondamentali delle lampade normalmente impiegate e dei relativi apparecchi di illuminazione. LAMPADE Dal punto di vista tecnico-economico le caratte ristiche pi significative di una lampada sono:1)La potenza luminosa, rappresentata dal flusso f (espresso in lumen) o dallintensit luminosa mediasferica Ims (espressa in candele internazionali) : le due grandezze, per definizione, sono legate dalla eguaglianza f =4p Ims 2)La curva fotometrica, sezione della superficie fotometrica con un piano passante per lasse di simmetria del sistema ( da notare che, nella generalit dei casi, la distribuzione nello spazio del flusso emesso da una lampada ammette un asse di simme tria). La superficie fotometrica concepita come il luogo degli estremi di infiniti vettori staccati dalla lampada (supposta puntiforme) in tutte le direzioni e aventi ciascuno lunghezza proporzionale all'intensit luminosa nella direzione considerata. Evidentemente, con la simmetria supposta, la superficie fotometrica sar una superficie di rivoluzione della quale la curva fotometrica rappresenta una linea meridiana. 3) L'efficienza specifica e cio il flusso luminoso emesso per unit di potenza elettrica assorbita dalla lampada. Essa viene normalmente misurata in lu men per
(1) Si rammenta che per corpo nero si intende un corpo avente coefficiente di assorbimento costante uguale ad uno, capace cio di assorbire integralmente tutte le radiazioni che lo investono.

Per definire il colore della luce emessa da una lampada stato introdotto l'uso della cosiddetta temperatura colore e cio della temperatura che dovrebbe assumere il brillanza a corpo nero (1) per emettere 100 1000 luce dello stesso colore di quella considerata, La tem peratura colore di una lampada che emettesse luce bianca 50 sarebbe di 5200 K: le sorgenti brillanza cand./cm efficienza specifica di luce artificiale usualmente impiegate hanno temlampade per perature-colore da 3000 (luci proiettori con preponderanza di radiazioni rosse) a 6500 K (abbondanza di blu violetto, sempre rispetto alla luce bianca). 5) La durata economica e cio il tempo in cui 10 100 conveniente usare la lampada lampade in gas inerte tenuto conto che la sua efficienza diminuisce col tempo. lampade a vuoto Le lampade attualmente ado5 perate nelle pi frequenti applicazioni della tecnica dell'illuminazione appartengono a due grandi categorie: lampade ad a incandescenza e lamlampade a filamento di carbone pade a scarica o ad elettroluminescenza . 1 2000 2200 2400 2600 2800 3000 3200 3400 3600 temperatura del filamento K Fig. 2 Effetto della temperatura del filamneto sull'efficienza e la brillanza delle lampade a filamento di tungsteno.

a)Lampade ad incandescenza. -Sfruttano l'emissione di energia raggiante per temperatura da parte dei corpi solidi. Sono costituite, in linea di principio, da un'ampolla di vetro contenente un filamento di materiale conduttore dell elettricit, che, fatto percorrere da una , corrente elettrica di valore opportuno, viene portato ad una temperatura convenientemente elevata in modo che l'emissione di energia raggiante da parte di esso comprenda, nella massima possibile entit, radiazioni di lunghezze donda comprese tra i limiti dello spettro visibile (40007000 A allincirca). La tecnica costruttiva delle lampade ad incandescienza, ormai notevolmente perfezionata, decisamente orientata, almeno per lampade di potenze non troppo piccole, verso i tipi a filamento di tungsteno doppiamente spiralato in gas inerte , nei quali, appunto, il corpo emittente un filamento di tungsteno disposto secondo una doppia spiralatura e contenuto in unampolla di vetro riempita con

II riempimento gassoso fatto allo scopo di ridurre la velocit di sublimazione dei tungsteno e quindi di aumentare a parit di durata la temperatura di funzionamento della lampada ottenendo una maggioreefficienza specifica. La doppia spiral tura cona sente di ridurre le perdite di calore per convezione. La temperatura del filamento di queste lampade varia normalmente da 2600 a 3000K (il tungsteno fonde a 3700 K circa) in fig. 2 riportato landamento dell effcienza specifica e della brillanza del filamento in funzione della tempera tura per diversi tipi di lampade a tungsteno. Lefficienza specifia varia inoltre in funzione della potenza. Si riportano a titolo di esempio i seguenti dati: Potenza assorbita in watt 100 200 500 1000 Effeienza specifia in lumen/wat 14 16 18 5 20. II colore della Iuce emessa caratterizzato dalla abbondanza di radiazioni rosse (si noti nel diagramma relativo ail emissione del tungsteno a 2850K riportato in fig. 3, come questo presenti il massimo nettamente nella zona dell ultrarosso).La durata economica di tali lampade si aggira intorno alle 1000 ore. Essa per fortemente influenzata dallecaratteristiche di funzionamento, in particolare dalla tensione: in fig. 4 riportata a titolo di

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altre caratteristiche di una lampada a tungsteno da 100 W in funzione della tensione. b)Lampada a scarica. Sfruttano lemissione di energia raggiante da parte degli aeriformi che si verifica quando questi, in particolari condizionivengono attreversati da corrente elettrica. Sono costruite, schematicamente, da un tubo di vetro o di quarzo riempito con un gas o con un vapore e alle cui estremit sono disposti due elettrodi tra i quali viene mantenuta una adeguata differenza di potenziale alternata o continua. I fenomeni fsici che caratterizzano la scarica negli aeriformi sono abbastanza complessi e la ioro interpretazione si basa sulle cognizioni relative alla struttura intima della materia nelle presenti note ci si limiter ad accennare ai fatti piu importanti, prescindendo dalle loro interpretazioni. Una caratteristica fondamentale dell emissione per luminescenza degli aeriformi la discontinuita dello spettro nel senso che in esso compaiono soltanto determinate frequenze i valori di queste e la loro importanza energetica dipendono dalla natura dell aeriforme e, per uno stesso aeriforme, dalle condizioni in cui si verifica la scarica (pressione temperatura dimensioni dei tubo ecc..). Per esempio, il vapore di Na alla temperatura di circa 200C emette energia quasi esclusivamente in corrispondenza di alcune lunghezze donda comprese entro la zona centrale dello spettro visibile; il vapore di Hg alla pressione di circa 0,002 atm emette energia raggiante prevalentemente nella zona delIuitravioletto ed aumentando la pressione tale emissione si sposta verso lunghezze donda maggiori. Le lampade a scarica di pi diffuso impiego nella tecnica dellilluminazione, prescindendo da quelle adoperate a scopi decorativi, per insegne luminose ecc.., sono: le lampade a vapore di Hg a bassa pressione con strato fluorescente; le lampade a vapore di Hg a media ed alta pressione con o senza strato fluorescente; le lampade a vapore di Na. Lampade a vapore di Hg a bassa pressione con strato flurescente Lemissione per luminescenza del vapore di Hg a bassa pressione comprende, come gi detto, im massima parte radiazioni ultraviolette: soltanto l1,5% dell energia emesso in corrispondenza dello spettro visibile. Il colore blu lefficienza specifica molto bassa. Limpiego della scarica nel vapore di mercurio a bassa pressione per la normale illuminazione e reso per possibile dall uso di particoiari sostanze dette fluorucenti le quali investite di radiazioni di determinate lunghezze donda manifestano la singolare propriet di emetterne altre di lunghezze donda superiori in particolare certe sostanze inorganiche quali ossi-solfuri tungstati e silicati emettono energia compresa nella zona dello spettro visibile se colpite da radiazioni ultraviolette Per ogni sostanza esiste una caratteristica banda di eccitazione la banda di emissione invece dipende non solo dalla natura della sostanza ma anche dalla presenza in questa di particolari impurit costituite da particelle di metalli pesanti (manganese, bismuto, rame, oro, antimonio, ecc..). Limpiego di queste sostanze permette evidentemente di sfruttare al massimo la scarica nel vapore di mercurio a bassa pressione convertendo gran parte dell energia emessa nell ultravioletto in energia luminosa lefficienza specifa aumenta fortemente ed il colore pu essere entro certi limiti variato nella maniera pi opportuna. Si arriva cos, con queste lampade. a valori di efficienza specifica di circa 35 lumen/watt.
visibile 60 ultravioletto infra-rosso

energia relativa
% efficienza specifica potenza corrente flusso emesso

50 40 30 20 10
3000 4000 5000 6000 7000 8000 9000 10000 11000 12000 13000

lunghezza d'onda in Angstrom

Fig. 3 Distribuzione dell'energia emessa da un filamento di tungsteno a 280 k

140 120 100 potenza 80 60 40 flusso corrente

durata

L
effic. spec. L/W

W I

V 20 100 105 110 115 120 125 130 Fig.4 Variazione delle caratteristiche di una lampada a tungsteno in funzione della tensione

Il colore, come si detto, pu essere diverso: riferendosi alla produzione di una nota ditta si riportano, a titolo di esempio, le caratteristiche delle quattro tonalit fondamentali da essa usate: Daylight (luce diurna): temperatura-colore 6500K: colore corrispondente a quello della luce diurna proveniente dal cielo nuvoloso: distribuzione spettrale di energia rappresentata in Fig. 5: Cool White (bianco freddo): temperatura-colore 4500K; distribuzione spettrale dellenergia rappresentata in fig. 6: White (bianco): temperatura colore 3500K; spettro diemissione relativo in fig. 7: la tonalit tende ad avvicinarsi a quella delle lampade ad incandescenza; Warm White (bianco caldo): temperatura-colore 3000K: tonalit calda vicina a quella delle lampade a filamento. Nella tabella I poi riportata, per i tipi Daylight, Cool White e White, la distribuzione percentuale dell'energia emessa nei diversi intervalli di lunghezza d'onda (bande di colore). Lo splendore delle lampade fluorescenti a vapore di mercurio a bassa pressione piccolo (0,30.6 candele/cm) e quindi esse non producono fenomeni di abbagliamento rilevanti.

100

energia relativa

80 60 40 20
4000 4400 4800 5200 5600 6000 6400

lunghezza d'onda in Angstrom

Fig. 5 Distribuzione spettrale di energia della lampada Daylight

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Tabella 1 Distribuzione dell'energia per alcune Tonalit di colore
100 80 60 40 20
4000 4400 4800 5200 5600 6000 6400

Intervallo Angstrom 2800-4300 4300-4900 4900-5600 5600-5900 5900-6300 6300-6800

Bande di colore violetto bleu verde giallo arancione rosso

Fig. 6 Distribuzione spettrale di energia della lampada Cool White

lunghezza d'onda in Angstrom

TIPO DI LAMPADA Daylight Cool White White % % 14,71 11,89 9,94 24,01 17,58 12,93 27,83 26,84 25,39 14,62 19,19 21,90 12,81 16,74 20,69 6,02 7,76 9,15 diante lo starter e con preriscaldamento dei catodi: -le lampade ad accensione istantanea. In fig. 8 sono rappresentati i tipi di elettrodi carratteristici di ciascuna delle categorie di lampade accennate: per le lampade a catodo freddo un elemento metallico tubolare, per quelle a catodo caldo con preriscaldamento un filamento metallico a doppia spiralatura con due uscite, ed infine, per quelle a catodo caldo ad accensione istantanea , un filamento.

100 80 60 40 20

lunghezza d'onda in Angstrom


Fig. 7 Distribuzione spettrale di energia della lampada White

4000 4400 4800 5200 5600 6000 6400

La loro durata economica media pari a circa 3000 ore di funzionamento (tre volte quella delle lampade ad incandescenza). Qualche breve cenno, ora, sulle caratteristiche costruttive e di funzionamento di queste lampade e sulla classificazione che da esse deriva. Si distinguono due grandi categorie: -lampade a catodo freddo; -lampade a catodo caldo. Queste ultime a loro volta, comprendono: -le lampade ad accensione me-

Tabella II Lampada rettilinee a catodo caldo Corrente Tensione Flusso luminoso in lumen Potenza Lunghezza Potenza Diametro nella alla nominale (escluso effettiva mm lampada lampada Daylight Cool White White W W spine mm) A V 4 136 16 4 0,125 35 100 6 212 16 6,1 0,145 47 210 220 8 288 16 7,9 0,160 58 330 340 10 470 26 10 0,170 65 390 440 14 360 38 14 0,390 37,5 500 540 570 15(T8) 437 26 15 0,300 55 680 730 760 15(T12) 360 38 14,1 0,330 45,5 570 620 650 20 590 38 19,7 0,380 56 920 1000 1030 25 818 38 26 0,490 60 1470 1600 30 895 26 30 0,355 98 1740 1890 1930 40(T12) 1200 38 39 0,430 99 2300 2500 2600 40(T17) 1500 54 41 0,425 104 2500 80 1500 38 80 0,800 110 3600 4000 90 1500 54 82 1,550 62 4800 5150 5300 100 1500 54 99 1,520 68 4890 Tabella III Lampada curve a catodo caldo Potenza nominale W 16 22 32 40 40 Diametro Dimensioni Potenza Corrente Tensione Flusso luminoso alla in lumen del tubo ingombro effettiva nella lampada lampada Cool White Warm mm mm W A V White ad U 26 82x370 16 0,200 90 800 circolare 28 210 21 0,390 60 930 960 circolare 32 305 31,5 0,435 82 1550 1600 ad U 38 130x610 40 0,440 100 2050 circolare 34 411 40 0,440 100 1900 Forma

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metailico rinforzato (tripla spiralatura) con una sola uscita. Sugli elettrodi vengono posate delle sostanze a facile emissione termoionica. Le lampade fluorescenti a catodo freddo (temperatura di funzionamento a regime degli elettrodi: 100,150C) sono in genere lunghe e sottili, con possibilit, quindi, di essere fabbricate secondo le forme pi svariate: si accendono istantaneamente, possono funzionare ad intensit di corrente variabili e quindi con diversi valori di emissione per unit di lunghezza e di brillanza (che sono per, di solito, inferiori a quelli delle lampade a catodo caldo); hanno in genere una pi lunga durata ma un'efficienza specifica leggermente pi bassa delle lampade a catodo caldo. Vengono fabbricate normalmente nei diametri di 15, 20 e 25 mm e nella lunghezze di 1,22 -1,52 -1,83 -2,03 -2,36 -2,54 -7,45 metri, ma il tipo di gran lunga pi diffuso quello di diametro 25 mm e lunghezza 2,36 m. Le lampade a catodo caldo (temperatura di funzionamento a regime degli elettrodi: 9001000C) sono, di solito, di maggior diametro, pi corte e funzionanti a tensioni piu basse. Le grandi ditte costruttrici hanno normalizzato, in questo campo, la loro produzione che sintetizzata nelle tabelle II, lIl e IV, i cui dati sono stati ricavati da quelli di listino di una casa produttrice. Le tabelle II e lIl si riferiscono ai tipi normali per accensione mediante lo starter con preriscaldamento dei catodi e la tabella IV ai tipi ad accensione stantanea (di cui fanno parte, quasi esclusivamente, le lampade slimline). da notare per che anche nelle lampade normali possibile eliminare lo starter e provocare l'accensione pressocch immediata mediante particolari accorgimenti di carattere elettrico (circuiti Tachistart Trigger-Start Quick-Start ecc.).

Tabella IV Lampade ad accensione istantanea Corrente Tensione Flusso luminoso in lumen Lunghezza Diametro Potenza nella alla effettiva (escluso mm lampada lampada Daylight Cool White White W spine mm) A V 42 T6 1000 19 25 0,200 145 1480 1570 48 T12 1150 38 38 0,425 97 2150 2300 2400 64 T6 1560 19 37 0,200 225 2450 2550 72 T8 1760 26 36,5 0,200 210 2550 2650 72 T12 1760 38 55 0,425 145 3600 3700 96 T8 2370 26 49 0,200 285 3250 3550 3600 96 T12 2370 38 74 0,425 192 4650 5050 5100 Tipo
Tale reattore assume per anche l'ufficio di autotrasformatore in salita nel caso delle lampade a catodo freddo e delle lampade ad accensione istantanea. A Si pu inoltre disporre un condensatore di rifasamento per migliorare il fattore di potenza del complesso. opportuno, a questo punto, richiamare l'attenzione sul fatto che i reattori, sia dal punto di vista econoB mico che da quello della facilit d'installazione dei complessi di lampade fluorescenti hanno un'importanza tutt'altro che marginale, come potrebbe erroneamente credersi: il loro costo infatti, a seconda del tipo, pari a 26 volte quello delle relative lampade, e la loro installazione qualche volta alquanto C difficoltosa, almeno per alcuni tipi, visti i loro pesi e Fig. 8 Tipi di catodi. A, catodo freddo; dimensioni e tenuto conto che, in qualche caso, il B, catodo caldo ad accensione istantanea loro funzionamento accompagnato da un fastiC, catodo caldo a preriscaldamento. dioso ronzio. A titolo di esempio si riportano in tabella V le caratteUn cenno, infine, sugli equipaggiamenti ristiche costruttive di qualcuno dei tipi pi diffusi. elettrici ausiliari di cui queste lampade neInoltre da rilevare come certi inconvenienti di cessitano. funzionamento dei complessi fluorescenti siano Uno di essi , come gi accennato, per spesso da ascrivere proprio al difettoso funzionaalcuni mento dei reattori e degli eventuali condensatori di pi di lampade lo starter , apparecchio rifasamento. Una soluzione talvolta adottata, che che prooca l'accensione. consente di risolvere abbastanza agevolmente i proInoltre, tutte queste lampade (come qualblemi della sistemazione dei reattori e della loro siasi sorgente luminosa ad elettroluminefacile accessibilit in caso di guasti quella di centrascenza) hanno una caratteristica elettrica lizzarne la installazione in speciali armadi contenitori negativa e quindi, per poter limitare la convenientemente ventilati per la dispersione del corrente che le attraversa necessario insecalore prodotto e posti nei luoghi ritenuti pi opporrire nel circuito un particolare organoche tuni. pu essere una reattanza induttiva (detta A ci si prestano meglio i tipi slimline ed a catodo reattore ) nel caso si operi in corrente freddo che non avendo la necessit del preriscaldaalternata, o una resistenza, in quello owia-

Tabella V Reattori per lampade fluorescenti


Potenza Tipo Per lampade a catodo preriscaldato, non rifasati.............. c.s. rifasati........ Per circuitoTachustart non rifasati c.s. rifasati........... Per lampade slimline rifasati.................... 75 110-220 1-0,50 25 316 96 72 5,50 40 40 110-220 1,00-0,50 110-220 0,54-0,27 13 13 210 295 63 67 51 51 1,95 2,45 40 40 110-125 0,86-0,77 110-130 0,53-0,47 10 10 158 295 65 67 46 45 1,30 1,90 lampada W Tensione linea V Corrente linea A Perdite W Dimensioni mm Lunghezza Larghezza Altezza Peso kg

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Lampade a vapore di Hg a media ed alta pressione. pressione. -Linnalzamento della pressione di esercizio un altro dei sistemi usati per aumentare l'efficienza specifica delle lampade che sfruttano l'emissione per elettroluminescenza del vapore di mercurio. Infatti, aumentando la pressione, tale emissione si modifica spostandosi verso lunghezze d'onda superiori, cio il grosso dell'energi emessa passa dalI'ultravioletto al visibile: le sottili linee nel visibile, caratteristiche dello spettro di emissione del vapore di mercurio a bassa pressione, tendono ad allargarsi e ad aumentare di intensit mentre vanno attenuandosi quelle dell'ultravioletto. II colore tende ad avvicinarsi al bianco e l'efficienza specifica aumenta fortemente. Le dimensioni della sorgente di luce diminuiscono: anzi esistono delle lampade ad altissima pressione (f,no a 200 atmosfere, usate per solo per scopi speciali come la proiezione cinematografica), che si possono praticamente considerare sorgenti puntiformi . Si costruiscono ormai lampade a vapore di Hg a medie ed alte pressioni per diversi valori di potenza (in genere per non inferiori agli 80 W) e con diverse pressioni di funzionamento (1 30 atmosfere): la loro efficienza specifica pu variare dai 35 ai 45 lumen/watt: la brillanza pu raggiungere anche le 10000 candele/cm (brillanza del sole: 165000 candele/cm). Queste lampade possono quindi provocare fenomeni di abbagliamento. La durata economica si aggira instorno alle 2000 ore . II colore della luce emessa bianco ma deficiente rispetto alla luce diurna di radiazioni rosse. Un discreto miglioramento si per ottenuto in questi ultimi tempi con l'impiego, anche in questo caso, di sostanze fluorescenti che convertono l'energia ancora emessa dal vapore nell'ultravioletto in una luce di colore rosso, contribuendo cosi ad attenuare la deficienza sopra accennata. In questo caso le lampade debbono essere costituite da un doppio involucro, uno interno di quarzo in cui avviene la scarica, ed uno esterno di vetro: sulla superficie interna di quest'ultimo sono stratificati i sali fluorescenti. Una di queste lampade rappresentata in fig. 9: come si vede la forma si avvicina molto a quella delle lampade ad incandescenza. Un inconveniente piuttosto rilevante delle lampade a media ed alta pressione rappresentato dal tempo che richiede la loro accensione, che va dai 5 ai 10 minuti: ci perch si debbono raggiungere le condizioni di pressione e di temperatura del vapore di mercurio adeguate a che la scarica in questo avvenga con le modalit accennate (all'inizio la scarica si fa avvenire,con l'impiego di un elettrodo ausielettrodi di torio non attivati bulbo interno di quarzo

bulbo isotermo

strato fluorescente (superficie interna)

Fig. 9 Lampada a vapore di Hg da 400 W a bulbo fluorescente

Anche queste lampade, come quelle a bassa pressione, richiedono che sia inserito nel loro circuito elettrico un reattore che limiti la corrente assorb ita. Lampade a vapore di sodio. -Come gia accennato, la scarica nel vapore di sodio accompagnata da emissione di energia principalmente per alcune frequenze centrali dello spettro visibiie: si ottiene cosi una luce di caratteristico colore giallo. Per avere la massima emissione occorre che la lampada funzioni ad una temperatura di circa 220C, cui daltronde corrisponde una pressione molto bassa del vapore di sodio. Il mantenimento della tempeeratura accennata impone particolari esigenza di limitazione della quantit di calore che la lampada pu cedere allesterno: ed esse vengono soddisfatte disponendo la lampada vera e propria nell'interno di un vaso tipo Dewar nell'intercapedine del quale e fatto d vuoto . L'efficienza specifica di queste lampade di 50-70 lumen/watt e cio ia pia alta di quelle viste: si tenga presente, a questo riguardo, che la loro emissione avviene quasi completamente per le lunghezze d'onda per cui la visibilit assume i pi grandi valori . Anche queste lampade necessitano, per la accensione, di un elettrodo ausiliario e della scarica di un gas di accompagno, che in questo caso di solito neon. Ne vengono costruite di diversi tipi e potenze: in tabella Vl sono riportate le caratteristiche di una serie di corrente produzione. Per concludere questa breve rassegna dei tipi di lampade pi usati negli impianti di illuminazione, si vuol accennare alle novit pi recenti e cio all'alimentazione in alta frequenza delle lampade 2 scarica, con aumento della loro efficienza specifica del 1520% e alla realizzazione di lampade allo Xenon (in realt impiegabili finora pi che altro per usi industriali) ad ele-

potenza assorbita e con colore molto simile a quello della luce diurna. La scelta dei tipi di lampade da adottare in un determinato impianto di illuminazione deve essere fatta tenendo presenti molteplici fattori tecnici, economici ed estetici: non quindi possibile fissare con sicurezza dei criteri che possano assumere sufficiente generalit. Si ritiene per opportuno porre in rilievo, relativamente ai differentl tipi di lampade precedentemente illustrati, particolari caratteristiche la cui importanza nella scelta pu qualche volta essere determinante. Le lampade ad incandescenza hanno, rispetto alle altre, una pi piccola efficienza specifica ed anche una minor durata: il bilancio economico chiude quindi normalmente a loro sfavore pure se il disavanzo mitigato da un notevole minor costo di primo impianto. Presentano per una grande semplicit di installazione e di fiunzionamento ed il loro colore in genere giudicato pi gradevole (luce pi calda ) probabilmente in conseguenza del fatto cne l'occhio e stato finora abituato ad associare alle basse luminosit luci di colore pi tendente al rossogiallo. Ci giustifica l'impiego ancor vasto che re vien fatto, pur se si deve innegabilmente riconoscere il progressivo affermarsi delle altre sorgenti di luce. Le lampade fluorescenti a catodo caldo presentano, rispetto a quelle a catodo freddo, a parit di condizioni realizzate, un minor costo di installazione le differenze per si attenuano passando dai tipi normali ad accensione con lo starter a quelli ad accensione istantanea. Anche il consumo di energia eiettrica delle lampade a catodo caldo risulta, a parit di lumen forniti, inferiore, sia pure di poco, a quello dei tipi a catodo freddo: per contro la durata di questi ultimi maggiore e non influenzata dal numero delle accensioni, diversamente da quanto avviene per gli altri. II funzionamento delle lampade a catodo caldo diviene irregolare alle basse temperature; il loro impiego per illuminazione di esterni presenta quindi delle difficolt. Le lampade a vapore di mercurio a media ed alta pressione hanno delle buone caratteristiche di efficienza e di durata ma il costo di installazione abbastanza elevato ed il colore troppo freddo (a proposito di questultimo si sono per realizzati, negli ultimi tempi, confortanti progressi).

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Esse hanno rispetto alle altre lampade a scarica, favorevoli caratteristiche di limitato ingombro; presentano per l'inconveniente grave del lungo tempo richiesto per l'accensione; per questo il loro impiego stato finora praticamente limitato all'illuminazione di esterni. Le lampade a vapori di sodio si distinguono dalle altre per due caratteristiche essenziali: I'elevato valore di efficienza specifica ed il colore della luce nettamente giallo. Mentre la prima ne consiglia la diffusione, la seconda evidentemente la ostacola attualmente la loro installazione circoscritta ad alcuni esempi di illuminazione di ambienti aperti. APPARECCHI Dl ILLUMINAZIONE Le sorgenti di luce vengono quasi sempre adoperate non da sole, ma accoppiate con opportuni apparecchi che hanno normalmente due funzioni: modificare la distribuzione nello spazio del flusso luminoso emesso dalla lampada in modo da convogliarlo verso le zone che pi interessano e diminuire la brillanza della superficie illuminante vista dall'occhio in modo da attenuare i fenomeni di abbagliamento . La conformazione di tali apparecchi viene ora studiata, molto pi di quanto non si facesse in passato, in relazione alle esigenze tecniche dell'installazione, cercando di ottenere una giusta armonia tra queste e i criteri estetici ed da rilevare con soddisfazione che, negli ultimi tempi, la produzione di apparecchi per lampade fluorescenti lineari ha assunto anche aspetti molto pi gradevoli che in precedenza, permettendo l'impiego di queste lampade pure in ambienti con particolari esigenze estetiche. Detti apparecchi sono quasi sempre costituiti da una parte metallica portante, che pu essere sagomata in modo da permettervi l'alloggiamento del reattore e che mostra verso la lampada una superftcie il pi possibile rinviante per la luce, e da uno schermo in materiale plastico (perspex, plexiglass, polistirolo, ecc.) o in elementi di vetro: lo schermo ha l'ufficio di diffondere l'energia luminosa e di mostrare all'occhio una superficie di brillanza ridotta in modo da diminuire gli eventuali effetti abbaglianti. Le plafoniere a tubi fluorescenti sono asparecchi illuminanti di dimensioni gi notevoli: negli ultimi tempi, tuttavia, si ancor pi accentuata la tendenza ad aumentare la grandezza delle sorgenti di luce arrivando anche ai soffitti interamente luminosi o a delle zone di soffitto illuminanti: i risultati ottenuti sono da ritenere soddisfacenti, anche perch si possono realizzare interessanti combinazioni come, ad esempio, quelle di pannelli luminosi con panne!li fonoassorbenti.

Tabella VI Lampade a vapore di sodio Potenza assorbita W Flusso luminoso Diametro Lunghezza totale mm(b) lumen mm(a) Lampada Compreso reattore 45 65 2700 50 247 60 80 4300 50 309 85 105 6800 50 424 140 165 11000 65 522
ILLUMINAZIONE ARTIFICIALE Dl AMBIENTI APERTI Le caratteristiche principali cui deve soddisfare un impianto di illuminazione artificiale di un ambiente aperto riguardano: I'illuminazione media che si vuole ottetenere sulla superficie da Illuminare (il piano stradale o, come si usa convenzionalmente, il piano parallelo a quello stradale e innalzato di un metro rispetto a questo): il valore del coefficiente di disuniformit e cio del rapporto tra il massimo ed il mino valore dellillminamento su detto piano; la probabilit che si verifichino fenomeni di abbagliamento e la loro entit. a) I valori ottimi dellillminamento medio da realizzare dipendono principalmente dallimportanza del traffico che si presume debba svolgersi sulla strada o sulla piazza considerata, essi possono indicativamente desumersi dai seguenti dati: strade e piazze di importanza secondaria............. E = 1 5lux strade e piazze di traffico moderato ....................... E = 5 10lux strade e piazze di traffico intenso E = 10 20lux strade e piazze di speciale importan tanza . . . . . . . . . .E = 20 50lux b) Per i valori del coefficiente di disuniformit esistono dei limiti superiori che bene non siano superati per non creare dei contrasti di luminosit tali da influire dannosamente sulle caratteristiche della visione: anche questi valori vengono stabiliti non in senso assoluto ma in relazione all'importanza della strada o della piazza considerata. Essi possono oscillare da 1012 a 46 passando dalle strade e piazze secondarie a quelle con traffco impegnativo. c) Sui fenomeni di abbagliamento hanno influenza in modo particolare, come si vedr meglio in seguito, la brillanza nelle varie direzioni delle sorgenti impiegate e la loro posizione rispetto al piano stradale. Richiamandosi al criterio generale di impostazione dei progetti accennato in precedenza, nel caso in esame si potranno inizialmente stabilire, riferendosi in linea di massima a quanto sopra indicato i valori dell'illuminamento medio E e del coefficiente di disuniformit. Si condurr poi un primo calcolo orientativo nel modo che segue. Sia S Iarea della superficie da illuminare, espressa in m: il flusso utile e cio il flusso che deve investire detta superficie per dar luogo all'illuminamento medio Em sar dato da u= Em S. Non tutto il flusso uscente dagli apparecchi illuminanti raggiunger per la superficie da illuminare poich una frazione di esso potr andare dispersa nel senso che finir per Illuminare delle zone che non interessano, circostanti detta superficie. Occorre pertanto considerare un certo coeffciente di utilizzazione del flusso luminoso che viene definito come rapporto tra il flusso utile e quello emesso dagli apparecchi. II suo valore, evidentemente sempre minore di uno, varia in funzione di numerosi fattori, come: andamento della curva fotometrica delle sorgenti luminose prescelte (intendendo per sorgente luminosa l'insieme lampada + apparecchio), altezza di sospensione delle medesime e loro posizione planimetrica sulla superficie da illuminare, dimensioni di quest'ultima ecc. Come si vede, si tratta di parametri non tutti noti a priori e non tutti esattamente valutabili: il valore di tale coefficiente potr quindi essere fissato solo con larga indeterminazione: mediamente esso pu ritenersi pari a 0,50,7 (si noti che la utilizzazione effettiva del flusso rispetto a quello emesso dalle lampade ancora inferiore perch una parte viene assorbita dall'apparecchio). Si porr quindi, indicando con , jl flusso emesso dagIi apu = 0,50,7 parecchi:

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II flusso , potr essere ripartito fra un certo numero di centri luminosi, tenendo presente che moltiplicare il numero dei centri utile per ottenere una maggiore uniformit di illuminazione ma aumenta le spese di impianto e di esercizio. La loro posizione verr poi fissata considerando le particolari caratteristiche geometriche, urbanistiche ed edilizie della strada o della piazza considerata. L'altezza di sospensione dei centri luminosi sar infine stabilita tenendo presente che il suo aumento favorisce l'uniformit dell'illuminazione e diminuisce l'entit dei fenomeni di abbagliamento, ma diminuisce altres il coefficiente di utilizzazione. Le altezze di sospensione normalmente adottate variano dai 5 ai 10 metri in funzione della potenza dei centri luminosi prescelti; esiste poi una certa tendenza recente ad aumentare il valore superiore in relazione all'entrata in uso di lampade di elevata potenza luminosa unitaria, come quelle a vapore di mercurio a media ed alta pressione. Stabiliti quindi il numero dei centri luminosi e le loro caratteristiche (potenza, curva fotometrica ecc.) e la posizione di essi rispetto alla superficie da illuminare, si potr condurre un calcolo di verifica che permetta di controllare se, con la soluzione prescelta, alla quale si arrivati in base a criteri di massima, si ottengano o meno le condizioni desiderate .Si puo intanto cominciare a calcolare, per avere un primo risultato orientativo, I'illuminamento Iungo particolari linee della superficie considerata quali potrebbero essere l'asse di una strada o le direttrici di marcia a traffco pi intenso nel caso di una piazza. Considerando che nell'illuminazione di ambienti aperti l'illuminamento in un punto pu riguardarsi come dovuto al solo flusso luminoso che arriva direttamente in quel punto dalle sorgenti luminose, e che l'illuminamento prodotto da pi sorgenti pu ottenersi come somma di quelli che le sorgenti provocherebbero singolarmente, il problema si riconduce al calcolo dell'illuminamento prodotto direttamente in un punto da un centro luminoso di date caratteristiche. Con riferimento alla fig. 10, considerando, come quasi sempre ammissibile, la sorgente puntiforme, si pu dimoL curva fotometrica

C h LUX
30 25 20 15 10 5

curva di illuminazione

T P curve isofote o isolux

30 LUX

25 20 LUX LUX

15 LUX

5 10 LUX LUX

Fig. 10 Determinazione dell'illuminazione diretta prodotta da un solo centro luminoso

Ep= I LP cos LP
che permette appunto di calcolare detto illuminamento. Si effettuer il calcolo per un numero sufficientemente elevato di punti delle linee considerate e per tutti i centri luminosi, fino ad arrivare a determinare una curva

di illuminazione che rappresenti graficamente I'andamento dell'illuminamento lungo dette Iinee. Se i risultati ottenuti sono in buona armonia con quanto voluto, si estender senz'altro il calcolo di verifica a tutte le altre zone della superficie e, una volta determinato l'illuminamento in un numero sufficientemente

Campi visuali specifici Per leggere: per periodi prolungati (caratteri piccoli) ...................................... per brevi periodi (caratteri grandi) ...................................... per leggere musica per pianoforte: a) per musica complessa ...................................................... b) per musica elementare ...................................................... Per scrivere: ...................................................................... Per cucire: per cucire a mano: a) su tessuti scuri (particolari accurati, tenuti contrasti) ...................... b) per periodi prolungati (tessuti di tono medio) c) per periodo brevi (tessuti chiari) d) per periodi brevi (tessitura grossa, larghe strisce con contrasti chiari) per cucire a macchina: a) tessuti scuri ...................................................................... b) tessuto di tono medio ...................................................... c) tessuti chiari ...................................................................... In musei, mostre ecc. su statue ...................................................................... su dipinti ...................................................................... In sale operatorie: sul campo operativo...................................................................... su altre superfici di lavoro ......................................................

Lux nel campo (valori raccomandati) 300 lux 150 lux 300 lux o pi 100 lux 150 lux

1000 lux o pi 600 lux 300 lux 150 lux 1000 lux o pi 300 lux 150 lux 1000 lux 300 lux 20000 lux 1000 lux o pi

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elevato di punti, si potranno disegnare, eventualmente ricorrendo a delle interpolazioni, le linee isofote o isolux, e cioe le linee caratterizzate dallo stesso valore di illuminamento. Con l'ausilio di queste curve, che hanno tra l'altro il pregio di rappresentare, in modo chiaro e sintetico, I'andamento dell'illuminazione della superficie considerata, sar abbastanza agevole determinare l'illuminamento medio e il valore del coefficicnte di disuniformit. Se le condizioni ottenute risulteranno abbastanza prossime a quanto richiesto, il progetto si potra ritenere ultimato: in caso contrario si dovr modificare qualcuno dei parametri-base assunti (tipo dei centri luminosi, loro altezza di sospensione, distanza tra di cssi) e ripetere il calcolo di verifica: il senso delle differenze riscontrate suggerir su quali parametri agire e in che modo. Per quanto riguarda la probabilit che con la soluzione adottata abbiano a verificarsi fenomeni di abbagliamento e la loro presumibile entit, si dovranno tener presenti i principali fattori che influenzano detti fenomeni, non nascondendosi tuttavia che la previsione e tutt'altro che agevole e che molto pertanto deve essere lasciato all'esperienza del progettista. I fenomeni di abbagliamento, per i quali si riducono in sostanza tutte le capacit dell'occhio ad assolvere le proprie funzioni, (si riduce cio il coefficiente di percettibilit, I'acuit visuale, la velocit di percezione ecc.), dipendono da parecchi fattori relativi sia alle caratteristiche del corpo abbagliante che alla sua posizione. Per oggetti abbaglianti di grandi dimensioni accertato che l'entit del fenomeno funzione essenzialmente del rapporto tra la radianza dell'oggetto e quella dei corpi circostanti. Nel caso dei corpi di piccole dimensioni interviene, oltrech la loro luminosit in confronto a quella di fondo, I'angolo solido sotto cui sono visti dall'occhio (per cui l'effetto abbagliante cresce con i'avvicinarsi dell'oggetto all'occhio) e l'angolo che I'asse visuale fa con la direzione occhio-centro luminoso (I'effetto abbagliante diminuisce all'aumentare di quest'angolo). Nel caso dell'illuminazione stradale ci si trover senz'altro di fronte a sorgenti di piccole dimensioni. Considerato pertanto quanto sopra detto evidente che particolare cura dovr essere posta nella scelta dei corpi illuminanti e nella determinazione della loro altezza di sospensione: si bader ad adottare apparecchi muniti, se necessario, di schermi diffusori onde contenere la loro radianza ed il loro splendore nelle varie direzioni, entro giusti limiti, ed a collocarli ad altezze non troppo piccole rispetto al piano stradale. ILLUMINAZIONE DI AMBIENTI CHIUSI I requisiti che debbono caratterizzare lilluminazione artificiale di un ambiente chiuso sono i seguenti: valore sufficiente dellilluminamento nelle zone che interessano; illuminazione sufficientemente uniforme sia nello spazio che nel tempo; assenza di fenomeni di abbagliamento; soddisfacente colore dellilluminazione; giusta proporzione tra luce diretta e luce diffusa. a) I valori ottimi di illuminamento locale in campi ristretti dipendono dalle particolalri funzioni che locchio deve svolgervi; a titolo di esempio, nella tabella VII, sono riportati alcuni dei valori consigliati in relazione a particolari funzioni o necessit. Per quanto riguarda l'illuminazione generale degli ambienti in rapporto alle attivit generiche che vi si possono svolgere, si considerino, a titolo orientativo, i valori di illuminamento medio Em dela tabella Vll. Gli illuminamenti consigliati per i compiti specifici sono logicamente maggiori, anche di molto, a quelli relativi all'illuminazione complessiva degli ambienti: sar quindi necessaria, in molti casi, una illuminazione piu intensa in certe zone limitate: questa pu essere ottenuta o elevando l'illuminazione generale o, pi economicamente, con l'impiego di sorgenti apposite da usare zona per zona. Attualmente si riscontra una certa tendenza ad elevare l'entit dell'illuminazione generale; ci viene fatto ormai quasi dappertutto, ad esempio, nei locali ad uso di ufficio in cui va scomparendo l'impiego di lumi da tavolo anche perch la disposizione moderna con gli impiegati raggruppati in grandi saloni con numerosi posti di lavoro, crea dei particolari problemi, anche estetici, qualora si vogliano installare delle sorgenti luminose locali o addirittura individuali. Nelle case di abitazione prevale tuttavia ancora, e giustamente, il criterio delle due diverse illuminazioni, locale e di fondo: e ci non tanto per ragioni economiche, quanto per creare degli interessanti giuochi di luci e di omtre evitando di cadere in un'illuminazione eccessivamente piatta. C' comunque da rilevare al riguardo una confortevole tendenza a realizzare, anche nelle case di abitazione, delle illuminazioni molto pi razionali di quanto non fosse fatto in precedenza, eliminando l'impiego dei pretenziosi ed irrazionali lampadari cos largamente usati in passato in omaggio ad un senso estetico non sempre bene interpretato. b) Relativamente all'uniformit di illuminazione nello spazio si dir qualcosa di specifico trattando dei fenomeni di abbagliamento: per quanto riguarda la costanza del tempo c' da rilevare che occorre evitare variazioni notevoli e rapide di illuminazione poich, considerata la relativa lentezza di adattamento dellocchio a luminosit diverse, si potrebbero produrre disturbi alla visione. Inoltre se dette variazioni sono suffcientemente rapide e portano, sia pure per brevi intervalli di tempo, ad un annullamento dell'illuminazione, possono prodursi fenomeni particolari come il noto effetto stroboscopico . Esso assume sensibile importanza nel caso dell'illuminazione di ambienti industriali in cui possono trovarsi macchinari o apparecchiature con parti in movimento periodico con periodo paragonabile a quello della corrente alternata che alimenta le lampade: se queste sono di tipo tale che il flusso luminoso si annulla quando la corrente che le attraversa zero, le parti in movi, mento potrebbero apparire ferme, con evidente pericolo per le persone. L'impiego delle lampade ad incandescenza, il cui flusso luminoso non si annulla quando la corrente zero poich la temperatura del filamento rimane sufficientemente elevata, evita questo inconveniente; esso potrebbe invece presentarsi con le lampade a scarica: occorre allora far ricorso a particolari accorgimenti di carattere elettrico che permettono di eliminarlo (distribuzione sulle tre fasi, impiego di reattori bilampada). c) Si constatato sperimentalmente che la vista diretta di una lampada ad incandescenza produce sempre l'abbagliamento relativo; ci non avviene normalmente con le lampade fluorescenti lineari, ma chiaro comunque che ogni precauzione va presa in ogni caso per evitare che le superfici in vista dei corpi illuminanti assumano valori di brillanza troppo elevati: limite superiore pu essere considerato a tal proposito il valore di 2 cand/cm. Anche per una differenza di radianza tra due zone sottoposte all'occhio pu produrre senso di fastidio e peggiorare notevolmente le condizioni della visione per una particolare funzione: questa possibilit va evidentemente considerata con maggiore attenzione nel caso della doppia illuminazione, locale e generale.

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Quando infatti si presenta all'osservazione, per un compito specifico, una superficie magari di limitate dimensioni, I'occhio in realt non vede solo questa ma anche tutta la zona ad essa circostante compresa nellangolo visuale normale che di circa 60; esiste poi anche una terza zona , rappresentata da tutto il resto dellambiente che pu cadere nel campo di vista dellocchio. Valori di radianza della seconda zona superiori a 10 volte quelli della prima, o inferiori ad 1/10, producono gi in senso di fastidio. Ed bene che anche per la terza zona tali limiti non vengono oltrepassati. d) L'effetto cromatico prodotto da un oggetto di determinato colore dipende oltrech da questo, dal colore della luce che lo illumina: a titolo di esempio, nella tabella IX sono indicate le modificazioni che subiscono diversi colori passando da/la luce diurna a quella di una lampada ad incandescenza. Trattando degli ambienti chiusi occorre tener presente che all'illuminazione degli oggetti in essi contenuti non concorre soltanto la luce emessa dalle lampade ma anche quella rinviata dalle pareti: ed evidentemente il tono di quest'ultima dipende dal colore delle pareti medesime. Per esempio, in una stanza con illuminazione indiretta e con un soffitto giallo-verde la pelle assumer un colorito pallido e gialliccio. Inoltre va rilevato che l'aspetto delle superfici colorate dipende anche dal livello di illuminazione: per bassi valori dell'illuminamento molti colori tendono a sfumare verso il grigio. A ci dovuto il fatto che molti oggetti colorati, scelti alla luce diurna, e quindi con forti valori di illuminazione (qualche migliaio di lux), assumono un aspetto diverso, in genere pi scialbo, una volta osservati nell'interno degli ambienti, alla luce artificiale, Come si vede, dunque, parecchi sono i fattori oggettivi che occorre tener presenti dovendo stabilire il colore delle sorgenti da adoperare per la illuminazione di un ambiente e quello delle sue pareti: a questi fattori bisogna poi aggiungere tutti quelli di natura soggettiva relativi alle preferenze individuali, mai come in questo campo pronunciate e diverse da individuo ad individuo. Tutto ci impedisce evidentemente di poter dare degli indirizzi sufficientemente generali, tranne forse quello di cercar di realizzare fin dove possibile, per permettere una visione buona e non faticosa, un tono di luce prossimo a quello medio della luce diurna: a questo proposito si vuol far rilevare che le lampade fluorescenti presentano un eccesso di
Tabella VIII Valori in lux dell'illuminazione media consigliabile nei principali tipi di ambienti

Stanze d'abitazione

corridoi, stanze secondarie........................ camere da letto, da toletta, da bagno.......... stanze da pranzo, studio, ricevimento......... cucine.....................................................

30 50 5080 80 2030 3050 50100 20 5080 100 20 50 5080 100 50 20 50 100 500

corridoi, locali secondari............................ Alberghi (a seconda camere da letto, da bagno......................... della categoria) ingressi, sale, stanze da pranzo................. corridoi, vestiboli....................................... aule per lezioni o conferenze...................... aule disegno, sale di lettura.......................

Scuole biblioteche, ecc.

corridoi.................................................... Amministrazioni sale aspetto............................................. (uffici, banche, studi stanze ufficio, copisteria............................ industriali, ecc.) stanze disegno, non meno di..................... locali in cui ammesso il pubblico, non meno di............................................. corridoi.................................................... corsie, stanze malati, non meno di............. laboratori.................................................. sale operatorie, non meno di......................

Ospedali, cliniche

Negozi, caff, trattorie, ecc.

locali di vendita........................................ 100150 mostre, stanze da esposizione.................. 100200 trattorie,caff, grandi sale da trattenimento.. 100150 locali ingresso.......................................... platea, palchi............................................ foyer, non meno di.................................... 50100 30100 50

Teatri

Locali industriali

locali di passaggio, depositi materiale grosso, ecc................................ 20 locali per lavorazioni grossolane................. 30 locali per lavorazioni media finezza............. 50100 locali lavorazioni fini.................................. 100150 Tabella IX Modificazione dei colori
Coefficiente Aspetto con illumin. a lampade ad incandescenza Arancio e giallo Arancione rosso Rosso arancione Giallo verde Giallo rosso smorzato Marrone rosso cupo Bleu profondo Bleu porpora Coefficiente di rinvio in % 56 28 20 14 33 7 6 4

Norme del colore Giallo cadmio Arancione cromo Rosso vermiglio Verde foglia Marrone bruciato Cremisi Bleu cobalto Bleu mare

Aspetto alla luce diurna Giallo freddo Arancione Rosso arancione pastello Verde Marrone tendente al rosso Bleu rosso profondo Bleu chiaro Bleu purpureo scuro

di rinvio in % 50 25 17 15 32 7 7 4

Si tenga presente, infine, che le deviazioni verso il verde sono, in genere, le meno gradite.

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reattore soffitto 200 schermo metallico verniciato in bianco

180 120

220

100

70 80 120

60

55

200

riflettore

vetro satinato o perpex

Fig. 11 Cornici o gole luminose. Dimensioni in mm.


luce nello spazio; ed oltre a ci si presen- superflcie (il cosiddetto piano di lavoro e tano spesso negli sviluppi delle notevolis- cio un piano orizzontale a m 0,80 dal sime complessit di ordine matematico pavimento) e il flusso emesso dalle lamche rendono il problema praticamente pade I. Questo legame pu venire riassunto in un insolubile. Le diffcolt possono essere facilmente su- coefficiente di utilizzazione K definito perate nel caso in cui si ammetta che l come rapporto tra il flusso utile u=ES sul illuminamento delle pareti sia abbastanza piano di lavoro e quello emesso dalle lamuniforme ed uguale da parete a parete: in pade: tal caso detto Em tale illuminamento a il u= K l flusso emesso dagli apparecchi illuminanti Tra i diversi metodi proposti per la determiSi e ai rispettivamente l area ed il coeffi- nazione del coeffciente di utilizzazione se ciente di assorbimento di una generica ne vuol qui accennare uno che ha almeno parete dellambiente considerato si pu il pregio di essere abbastanza generale: scri ver = Em S = Em S e g =flusso emesso dagli apparecchi illuminati = a flusso emesso dalle lampade infatti per il principio di conservazione dell l energia:

e) Laspetto pi o meno gradevole dell illuminazione di un ambiente dipende anche come gi accennato da una giusta proporzione tra luce diretta (proveniente cio dai corpi illuminanti) e luce diffusa (dalle pareti dal soffitto). Un eccesso di luce diretta produce ombre molto nette e d rilievo ai contorni degli oggetti: per contro le ombre create possono rendere difficoltosa la visione in certe zone. Un eccesso di luce diffusa appiattisce i contorni ed elimina le ombre dando scarso rilievo agli oggetti. Occorre quindi mantenere una giusta proporzione tra le due: anche in questo caso risulta per difficile stabilire dei criteri generali poich molti fattori contingenti la cui importanza va apprezzata caso per caso possono influire in un senso o nellaltro sulla soluzione da adottare. Negli ultimi tempi si molto diffuso parallelamente all impiego delle lampade fluorescenti lineari il sistema di illuminazione mediante gole luminose incassate nelle pareti: si e anche arrivati con disposizion come quelle di fig. 11 a realizzare illuminazioni completamente indirette. In questo caso necessario curare al massimo che la superficie interna della gola e quella del soffitto siano fortemente rinvianti per la luce poich altrimenti il rendimento dell installazione rischia di divenire troppo basso: va inoltre effettuata una continua manutenzione per evitare che i depositi di polvere diminuiscano lefficienza delle lampade. Per quanto detto sopra poi conveniente in genere integrare lilluminazione con una parte di flusso diretto magari ottenuto realizzando la gola in modo opportuno. I problemi di illuminazione di ambienti chiusi sono sempre difficilmente risolubili dal punto di vista quantitativo anche ammettendo larghe approssimazioni poich come gi accennato in questo caso occorre tener conto nei calcoli anche del flusso luminoso rinviato dalle pareti che ha importanza sempre notevole e in qualche circostanza addirittura predominante. Daltronde la determinazione dell illuminamento prodotto dalle pareti richiede la conoscenza della loro luminosit nei vari punti e del modo in cui esse rinviano la

flusso sul piano di lavoro = u f =flusso emesso dagli apparecchi illuminati a


non senza avvertire per che queste determinazioni sono sempre soggette a notevoli incertezze. II valore di K dipende da molti parametri; comunque si pu intanto porre: K= g f con e quindi: u=g f l Il valore di g dipende evidentemente dalle caratteristiche del tipo di apparecchio iluminante che si intende usare; quello di f pu variare: a) con la distribuzione del flusso emesso dallapparecchio; b) con i coefficienti di rinvio delle pareti; c) con la forma geometrica dellambiente.

relazione che permette di calcolare a conoscendo il valore di illuminamento che si vuol realizzare oltrech la geometria delle pareti (Si) e la loro natura (calcolo di progetto); oppure di ricavare Em note le altre grandezze (calcolo di verifica). Per i coefficienti di assorbimento ai si tengano presenti i valori della tabella X, riferiti alla luce bianca ma adoperabili con buona approsimazione anche per quella delle sorgenti artificiali pi usate. Il flusso a va poi messo in relazione con quello l emesso dalle lampade onde avere notizie precise sulla consistenza dell installazione e sulla potenza ellettrica che limpianto richiede. Anche questa correlazione non per agevole da stabilire poich involge elementi costruttivi degli apparecchi illuminanti non sempre ben determinati vista la notevole variet di apparecchi impiegati nellilluminazione di ambienti interni. Nel caso in cui lilluminamento delle pareti molto diverso passando dalluna all altra il procedimento qui indicato non evidentemente pi applicabile. E da notare per che in genere non interessa la soluzione del problema nella sua generaiit ma solo la determinazione del legame tra Iilluminamento su di una certa

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Le dipendenze di f dai parametri di cui ai punti b) e c) sono riassunte nei grafici delle fig. 12,1314 tracciati nelle seguenti ipotesi: 1) che per le pareti ad eccezione del soffitto si possa assumere un coeffciente di rinvio medio rp; rs aar il coefficiente di rinvio dei soffitto; 2) che lambiente sia di forma parallelepipeda con a e b lati di base ed h altezza: per esso allora si pu introdurre un coeffciente di forma Kp definito dalla reiazione:

Tabella X Coefficienti di assorbimento


Coefficiente di Natura della superficie Superfici bianche (latte di calce recente, carta bianca ecc.)...... Superfici molto chiare, tendenti all'avorio, al giallo, al grigio.... Superfici chiare (grigio perla, avorio, giallo limone e tinte affini, rosa chiaro).. Superfici di tinta media (verde prato, azzurro chiaro, salmone, marrone non troppo scuro, ecc.).......................................................................... Superfici scure (verde oliva, rosso cremisi, grigio scuro, bruno, ecc.)...... circa circa 0,50,7 0,7'0,9 circa circa circa assorbimento 0,2 0,3 0,40,5

Kp=

h 0,9 a+ 0,1 b

(a il lato minore). Per quanto riguarda il punto a) si noti che i grafici delle fig. 12,13,14 contemplano tre casi e cio: illuminazione diretta (fd): flusso inviato dagli apparecchi verso il basso; illuminazione indiretta (fi): flusso verso lalto; illuminazione semidiretta cio con flusso inviato prevalentemente in senso orizzontale e quindi direttamente sulle pareti verticaii (f0). Spesso per gli apparecchi usati per i illuminazione di interni inviano il flusso in quasi tutte le direzioni: in tal caso si potr considerare Iapparecchio come formato da tre apparecchi che emettono complessivamente il flusso a suddiviso in tre parti: flusso orizzontaie tiusso diretto d nusso indiretto i. Si potranno allora definire tre coefficienti g nel modo seguente:

fd

0,9 0,8
rs=0,8

go= o gd= d gi = i l l l
essendo il flusso emesso dalla lampada disposta nellapparecchio e porre pertanto:

0,7 0,6 0,5 0,4 0,3 0,2 0,1 Fig. 12 Valori del rapporto tra flusso, sul piano di lavoro e flusso emesso dagli apparecchi illuminanti in fnzione del coeffiiente di forma dellambiente nel caso di illuminazione diretta per vari valori di rp e per re =0,80.

rp=0,8 0,7 0,6 0,5 0,4 0,3 0,2 0,0

K = go fo + gd fd + gi fi
I valori dei fattori f si ricavano dai diagrammi delle fig. 12,13 e 14: quelli dei coeffcienti g delle relazioni di definizione scritte sopra e dalla conoscenza dell andamento della curva fotometrica delI apparecchio illuminante (o del suo solido fotometrico se lapparecchio non presentasse caso per impro-

0,5

1
Fig. 12

1,5

2,5 kp

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Fig. 14 Valori del rapporto tra flusso, sul piano di lavoro e flusso emesso dagli apparecchi illuminanti in fnzione del coeffiiente di forma dellambiente nel caso di illuminazione semidiretta per vari valori di rp e per re =0,80.
rs=0,8

0,9 0,8 0,7 0,6 0,5 0,4 0,3 0,2 0,1

rp=0,8 0,7 0,6 0,5 0,4 0,3 0,2 0,0

0,5

1,5

2,5 kp

Fig. 13 Valori del rapporto tra flusso, sul piano di lavoro e flusso emesso dagli apparecchi illuminanti in fnzione del coeffiiente di forma dellambiente nel caso di illuminazione indiretta per vari valori di rp e per re =0,80. 1 fi 0,9 0,8
rs=0,80

ILLUMINAZIONE DIURNA Le condizioni di illuminazione diurna di un ambiente non possono essere stabilite, come viene fatto per l'illuminazione artificiale, attraverso la indicazione di valori assoluti, per la variabilit delI'illuminazione stessa con le ore del giorno, Ie stagioni e le condizioni meteorologiche del momento. Si segue perci un criterio relativo e ci si riferisce al coefficiente d'illunninazione diurna, definito come il rapporto tra l'illuminazione effettiva dell'ambiente considerato e quella che, nello stesso momento, assumerebbe una superficie liberamente esposta, all'aperto, alla luce del cielo, escluso l'eftetto diretto del sole. Per illuminazione dell'ambiente si prende o il valore medio su tutte le pareti o quella che si verifica su di un elemento di superficie intorno ad un punto convenientemente fissato, p. es. il centro di figura della sezione piana dell'ambiente parallela al pavimento ed a quota + m 0,80 su questo. Conosciuto il valore del coefficiente di illuminazione diurna per un dato ambiente, I'illuminazione effettiva E di esso data, per definizione, dall 'espressione: E = lo x in cui il valore della luminosit del cielo lo pu es sere desunto dalle osservazioni che i vari Istituti di meteorologia hanno raccolto per le varie stagioni, ore del giorno e localit. Per i nostri climi vale il diagramma di fig. 15 nel quale sono riportate sulle ascisse le ore della giornata e sulle ordinate (in scala logaritmica) le corrispondenti luminosit medie del cielo in lux su bianco. Per quanto riguarda i valori di si tenga presente che l'illuminazione di un ambiente pu essere ritenuta: ottima per > 0,03 buona per 0,015 < < 0.03 discreta per 0,005 < < 0,815 insufficiente per < 0,005 II coefficlente di illuminazione diurna riferito all'illuminazione media dellambiente puo essere determinato in sede di progetto attraverso lespressione:

= A (1 m ) S

(1)

0,7 0,6 0,5 0,4 0,3 0,2 0,1

in cui: A la superficre della finestra, m il coefficiente di diffusione medio dell'ambiente (media pon(1) derale dei coefficienti delle sin S gole pareti, cio:

m =

rp=0,8 0,7 0,6 0,5 0,4 0,3 0,2 0,0

S la superficie delle pareti dell'ambiente (compresi pavimento e sofftto). il rapporto tra l'illuminazione media effettiva sulla finestra e la luminosit del cielo: esso funzione delle caratteristiche geometriche della strada su cui la finestra prospetta e dei coefficienti di diffusione 1, della parete che frontegoggia la finestra considerata e 2, della superficie della strada sottostante. Nella tab. Xl a doppia entrata in cui k= h/d il rapporto tra l'altezza del fabbricato (h) e la larghezza della strada (d) mentre n rappresenta l'ordinata del baricentro della finestra, ordinata che viene misurata in decimi di altezza del fabbricato stesso a partire dalla cornice di corona-

0,5

1
Fig. 13

1,5

2,5 kp

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K 1 d1 d1 d1 d1 = 0,4 = 0,4 = 0,2 = 0,2 d2 d2 d2 d2 d2 d2 d2 d2 = = = = = = = = e Tabella XI Valori del coefficiente (illuminazione diurna) 0 1 2 3 4 5 6 7 8 n 0,5 0,570 0,528 0,487 0,445 0,409 0,373 0,345 0,318 0,295 0,3 0,549 0,504 0,492 0,420 0,383 0,349 0,320 0,293 0299 0,5 0,561 0,518 0,4755 0,432 0,3945 0,3585 0,326 0,2965 0,271 0,3 0,540 0,494 0,4495 0,407 0,3685 0,3335 0,301 0,2715 0,285 0,5 0,3 0,5 0,3 0,5 0,3 0,5 0,3 0,5 0,3 0,5 0,3 0,5 0,3 0,5 0,3 0,5 0,3 0,5 0,3 0,562 0,541 0,556 0,535 0,550 0,532 0,548 0,530 0,540 0,525 0,539 0,524 0,508 0,485 0,502 0,479 0,477 0,454 0,4745 0,4515 0,4425 0,4195 0,4412 0,4182 0,457 0,410 0,365 0,327 0,294 0,432 0,383 0,338 0,300 0,267 0,450 0,4015 0,335 0,3155 0,2805 0,425 0,3745 0,328 0,2885 0,2535 0,409 0,382 0,4055 0,3785 0,354 0,327 0,3525 0,3255 0,3202 0,2982 0,3231 0,2971 0,3105 0,2845 0,3097 0,2837 0,266 0,241 0,250 0,225 0,243 0,220 0,224 0,201 0,173 0,153 0,161 0,141 0,121 0,102 0,113 0,094 0,100 0,083 0,094 0,077 9 0,276 0,284 0,249 0,257 0,225 0,203 0,203 0,181 0,159 0,139 0,144 0,124 0,111 0,094 0,100 0,083 10 0,258 0,237 0,228 0,207 0,211 0,19 0,186 0,165 0,142 0,130 0,130 0,112 0,105 0,09 0,091 0,076

1,25

d1 = 0,4 d1 = 0,4 d1 = 0,2 d1 = 0,2 d1 = 0,4 d1 = 0,4 d1 = 0,2 d1 = 0,2 d1 = 0,4 d1 = 0,4 d1 = 0,2 d1 = 0,2 d1 = 0,4 d1 = 0,4 d1 = 0,2 d1 = 0,2 d1 = 0,4 d1 = 0,4 d1 = 0,2 d1 = 0,2

1,75

d2 = d2 = d2 = d2 = d2 = d2 = d2 = d2 = d2 d2 d2 d2 = = = =

0,347 0,293 0,252 0,219 0,192 0,319 0,265 0,225 0,193 0,159 0,343 0,2855 0,246 0,2115 0,1835 0,315 0,2605 0,218 0,1855 0,1595 0,281 0,227 0,1865 0,254 0,200 0,1615 0,279 0,2245 0,1832 0,252 0,1975 0,1582 0,2497 0,2227 0,2483 0,2213 0,2349 0,2079 0,2339 0,2069 0,1954 0,1694 0,1967 0,1677 0,1815 0,1565 0,1802 0,1552 0,1323 0,1103 0,1316 0,1096 0,1575 0,1335 0,1552 0,1312 0,1454 0,1224 0,1437 0,1207 0,1037 0,0847 0,1028 0,0838 0,1565 0,1335 0,1522 0,1292 0,1310 0,109 0,1218 0,106 0,1206 0,0996 0,1183 0,0973 0,0844 0,674 0,0832 0,0662 0,1355 0,1145 0,1297 0,1087 0,1135 0,0935 0,1092 0,0892 0,1036 0,0846 0,1003 0,0813 0,0717 0,0567 0,0693 0,0543

2,4

2,8

0,5365 0,4228 0,5225 0,4008 0,5357 0,4219 0,5217 0,3999 0,539 0,4132 0,521 0,3912 0,5385 0,4126 0,5205 0,3906

0,09150,088 0,07850,074 0,08270,076 0,06970,062

d2 = d2 = d2 = d2 =

0,09170,08320,079 0,07470,06820,066 0,08680,07610,069 0,06980,06110,056 0,063 0,05 0,06 0,047 0,058 0,046 0,053 0,041 0,058 0,047 0,05 0,039

d1 = 0,4 d2 = 0,5 0,5275 0,3706 0,2527 0,178 d1 = 0,4 d2 = 0,3 0,5165 0,3486 0,2277 0,154 d1 = 0,2 d2 = 0,5 0,5272 0,3703 0,2524 0,1775 d1 = 0,2 d2 = 0,3 0,5162 0,3483 0,2274 0,1535 Per i lucernari esposti direttamente alla luce del cielo: e =1 Per le finestre nelle medesime condizioni: = 1/2 4
100000 50000
V IV II VI VII VIII X XI XII

100000

3 1

lux su bianco

10000 5000

50000
1000

12 3 6 21 9 15 18 ore del giorno Fig 15 Luminosit media del cielo alle varie ore del giorno I numeri romani delle varie curve indicano i mesi

100

2 3 6 9 12 15 18 21

(1) Si rammenti chhe se a il coefficiente di assorbimento risulta a= 1

Fig. 16 Andamento, in funzione delle ore del giorno, della illuminazione di una superficie liberamente esposta al sole in in giornata serena.
La curva 1 si riferisce allilluminazione diretta del sole, la curva 2 allilluminazione prodotta dal cielo e la curva 3 allilluminazione complessiva.

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274

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DISPOSITIVI PER LELIMINAZIONE DEI DISTURBI ALLE TELEVISIONI


La ricezione radiofonica da trasmittenti locali ed estere, con apparecchi muniti di antenne interne di fortuna o di antenne televisive, subisce spesso disturbi prodotti da correnti perturbatrici ad alta ed altissima frequenza, provenienti o da irradiazione diretta o attraverso la rete di distribuzione del I energia elettrica. Per leliminazione di detti disturbi, in base alle Norme per la protezione delle radioaudizioni del C.E.I., necessario applicare adeguati dispositivi di silenziamento su determinati organi facenti parte di impianti fissi e mobili. DlSPOSiTIVI ANTIDISTURBO SU IMPIANTI FISSI Ascensori e montacarichi Quattro sono gli organi di comando e di azionamento sugli ascensori e montacarichi ai quali deve essere applicato il dispositivo antidisturbo: a) interruttore principale: su ogniconduttore occorre applicare dei filtri del tipo come rappresentato in fig. 1A o 1B, a seconda della potenza del motore. b) Bottoniera di cabina: applicare filtri in serie (fig. 2) o singoli (F6). Possono essere di tipo come in fig. 1A o 1B. c) Invertitore dei piani: su ogni conduttore deve essere applicato un filtro come in fig. 1A. d) Invertitori di discesa: su ogni conduttore deve essere applicato un filtro come in fig. 1B. Importantissima lapplicazione dei fusibili f1 ed f2 (fig. 1) perch in caso di corto circuito del condensatore non si verifichino gravi squilibri nelle fasi di funzionamento. Usare una messa a terra comune. Schermare i cavi . Interruttori di tipo vario II sistema di fig. 3 fornisce ottimirisultati. Nei circuiti a corrente alternata il condensatore C mantiene nel circuito una piccolissima corrente di ri oso ad p interruttore aperto, dipendente in prevalenza dalla capacit del condensatore. Assicurarsi che tale corrente sia tollerabile, cio non produca inconvenienti. Per lampade elettriche C ed R debbono avere valori bassi (0,01 F; 20 ): per correnti forti Gruppi convertitori rotanti (Accoppiati e convertitrici) . Dispositivo come in fig.8 o in fig.11. Suonerie ad interruzione Installare soltanto suonerie a cicala o Sullinterruttore generale applicare il di tipo senza interruzione perch dispositivo di fig. 7. quest ultimo, con lo scintillio, oltre a generare disturbi, pu provocare Gruppi elettrogeni pericolosissime esplosioni nei caso di Disturbi sui canali TV ed FM. fughe di gas. I dispositivi sono quelli Applicare sul motore a scoppio il didi fig. 4, fig. 5 ed eventualmente fig. spositivo di fig.12 od usare candele 6 nei casi in cui venga richiesta una con resistore incorporato (come nelle automobili per linstallazione di autoforte attenuazione. radio) e sul generatore cc. come in fig. 8 o fig. 11. Motori di bruciatori di nafta (Per impianti centralizzati di riscaldaInsegne luminose a tempo mento). Applicare i dispositivi rappresentati in Applicare dispositivo fig. 13. Derivare ad ogni contatto un gruppo di R e C. fig. 7 o fig. 8. Usando tubi luminescenti in sostituzione delle lampadine, studiare diElettropompe per lacqua Applicare i dispositivi rappresentati in spositivo attenuatore come in fig. 14. fig. 7 o fig. 8. Tubi luminescentl per illuminaillumi nazione Studi dl radiologia e raggi X Schermare il locale con rete metal- Applicare dispositivo come in fig. 14. lica, a maglie non superiori a 5 mm elettromedicali ad anche le porte e le finestre dovranno Apparecchi usare schermate ed i loro schermi, alta frequenza alIatto della chiusura, dovranno for- Possibilmente schermare il locale ed mare un ultimo contatto con la gab- applicare un filtro di rete come rappresentato in fig. 15. bia. Applicare filtri come in fig. 6 su tutti i cavi che portano lenergia elettrica di Orologi elettromagnetici rete. Connettere a terra la gabbia Applicare il dispositivo rappresentato schermante nelle immediate vici- in fig. 3. nanze. Usare pavimenti con forte Macchinario per dentisti isolamento verso terra. Applicare dispositivo rappresentato in Dischi combinatori di apparecchi fig. 8. telefo nici automatici automatici Applicare un condensatore in deriva- Apparecchiature per elettrauto zione allinterruttore (fig. 9). I disturbi (Banchi di prova e gruppi carica batgenerali sono molto forti nel campo terie accumulatori) . delle frequenze 6000 15000 kHz, Schermare come nel caso dei raggi corrispondenti alla gamma delle X il locale dove viene installato lapparecchio per prova spinterogeni, dionde corte da 20 a 50 m. stributori, candele e carica batterie accumulatori (oltre al dispositivo di Marconiterapia. Diatermia Sistemare lapparecchiatura, il pa- fig. 8). ziente e loperatore in uno stanzino Citofoni completamente schermato. Applicare un filtro salla rete c.a. di Applicare dispositivo di fig. 3 ai circuiti di inserzione . alimentazione (fig. 6). Arco voltaico di apparecchio per proiezioni Applicare il dispositivo rappresentato in fig. 10. debbono avere valori alti (0,1 F; 300 ).

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DISPOSITIVI PER LELIMINAZIONE DEI DISTURBI ALLE TELEVISIONI


DlSPOSITIVI ANTIDISTUR80 SU IMPIANTI MOBILI MOBILI 1) Frigoriferi. Applicare il dispositivo di fig. 3. 2) Asciugacapelli. Applicare il dispositivo di fig. 8. 3) Rasoi elettrici. Applicare il filtro di fig. 6. 4) Frullini. Applicare il dispositivo di fig. 8. 5) Ventilatori. Applicare il dispositivo di fig. 8. 6) Aspirapolvere e lucidatrici. Applicare il dispositivo di fig. 8. 7) Avvisatori elettrici. Applicare il dispositivo di fig. 8 ad ogni contatto. 8) Macchine per cucire. Applicare il dispositivo di fig. 8 o il filtro di fig. 6. 9) Macchine da scrivere elettriche. Applicare il dispositivo di fig. 8 o il filtro di fig. 6. 10) Interruttori a mercurio. Applicare il dispositivo di fig. 8. 11) Registratori di cassa. Applicare il filtro di fig. 6 e quello di fig. 18. 12) Raddrizzatori di corrente alternata a lamina vibrante. Appticare filtro tipo fig. 6 sulla rete c. a, e alluscita. 13) Apparecchiature automatiche. Applicare filtri come in fig. 6. 14) Raddrizzatori con tubi a gas argon per carica accumulatori. Applicare il dispositivo di fig. 21. DISTURBI RICIPROCI FRA TELEVITELEVISORI E RICEVITORI RADIOFORADIOFONICI (1) Il disturbo prodotto dai televisori sui ricevitori radiofonici a modulazione di ampiezza, sotto forma di gorgoglio e fruscio ronzante ogni 15 kHz circa, riducibile al minimo soltanto con limpiego di aereo a stilo con discesa schermata in cavo coassiale e schermandoparzialmente o totalmente il ricevitore. Applicare filtro di rete al televisore come in fig. 6. Non possibile ancora eliminare il disturbo prodotto dai ricevitori FM sul video dei televisori vi ini. Si c pu provare a schermare il ricevitore e ad usare un aereo lontano con cavo coassiale. Televisori distutbati dai motori a scoppio: Audio e video Usare cavo coassiale schermato fino al televisore. Applicare almotore a scoppio i dispositivi di figura 12 (serve anche per i ricevitori FM). PRESCRIZIONI E NOTE IMPORTANTI Per leliminazione o attenuazione dei disturbi, provare prima ad applicare il condensatore, indi, se necessario, completare il dispositivo con resistenze smorzatrici o induttanze in serie. Resistenze: Sono sufficienti, in genere di piccolo wattaggio, ed bene che siano di tipo antinduttivo. Condensatori: Per frequenze di disturbo da 50 kHz fino a 2000 kHz usare i tipi con dielettrico avvolto (a cartuccia o a pastiglia). Per frequenze superiori a 2000 kHz usare condensatori con dielettrico a mica (specie se le oscilla zioni elettriche hanno forma donda a fronte ripido) . Tensione di lavoro, dipende anche dall extra tensione di apertura. Per carichi fortemente induttivi e corrente continua, tali tensioni possono raggiungere anche 3000 V di punta. Per alte frequenze di disturbo, usare maggiore isolamento, Per applicazione di filtri e dispositivi: usare collegamenti brevissimi. Notevoli disturbi vengono prodotti da prese di corrente difettose dei ferri da stiro e dagli interruttori automatici necchi (molle stanche). Dimensionare convenientemente il conduttore delle induttanze dei filtri (corrente massima 2 A/mm) . La presa di terra pu essere ottenuta collegando il cavo al tubo dellacqua potabile. Quella artificiale deve essere realizzata con piastra di rame o zinco a m 1 circa, nel sottosuolo, umido, mescolando alla terra carbone cocke. Superficie della piastra cm 50 X 50 circa. Conduttore di sezione 5 mm.

(1) I problemi relativi ai disturbi reciproci fra televisori e ricevitoriradiofonici sia AM che FM vengono studiati dallI.E.N.G.F. di Torino e dal-

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IMPIANTI ANTENNE TV
IMPIANTI COLLETTIVI Dl ANTENNE PER RADIO E TELEVISIONE Nei grandi edifici limpianto di parecchie antenne autonome di vario tipo, provviste spesso di condutori t pendenti lateralmente lungo le facciate, oltre a deturpare lestetica dei fabbricati pu dar luogo talvolta a pericolosi inconvenienti per corti circuiti derivanti dal contatto dei conduttori suddetti con linee elettriche esterne. Per eliminare detti inconvenienti si rende pertanto necessario che da parte degli utenti venga effettuata una periodica manutenzione per il fissaggio dei conduttori esterni. Oltre a ci per eliminare i disturbi per sdoppiamento di immagine, che si verificano per leccessiva vicinanza delle antenne ed assicurare un ottima ricezione, si rende necessario limpianto di un unica antenna che alimenti un certo numero di televisori e ricevitori radiofonici con limpiego del preamplificatore multiplo collettivo (con miscelazione dei segnali o senza). Nella fig. 22 rappresentata unantenna multipla per la ricezione fino a 50 utenze televisive ed altret ante t utenze radiofoniche locali (FMmodulazione di frequenza), nonch per un uguale numero di ricevitori a modulazione di ampiem AM (emissionieuropee su onde medie ed onde corte da tutto il mondo). Tale impianto permette: a) La ricezione delle stazioni televisive della gamma normalle (VHF), per n. 8 canali compresi nella gamma di frequenza da 52 MHz a 216 MHz (esclusa la gamma FM). b) La ricezione delle stazioni televisive UHF per n. 14 canali compresi nella gamma 470 585 MHz. c) La ricezione delle stazioni radiofoniche locali con FM da 87 a 108 MHz. d) La ricezione delle stazioni locali ed estere AM ad onde medie )200 600 m) e quelle ad onde corte (15 50 m fino a m 200). II preamplificatore multiplo P che puo miscelare i segnali AM con quelli FM, collocato su di una mensola verr alimentato dalla corrente alternata 125 V o 220 V. Accanto al predetto amplificatore verr posto quello TV VHF e di trasformazione UHF (P1) su canale adiacente collettivo in miscelazione. La rete delle canalizzazioni dovr essere realizzata con tubi Bergmann o in materie plastiche di diametro non inferiore a 1618 mm posti in opera sotto traccia predisponendo quindi le relative scanalature durante la costruzione dell'edificio (v fig. 23); sar opportuno che i montanti vengano sistemati in corrispondenza delle prese sulla verticale dei locali di soggiorno. indispensabile che una canalizzazione venga riservata anche per un cavo coassiale UHF per quegli utenti che volessero disporre di tutta la gamma (14 canali), indipendentemente dalla trasformazione di un solo programma UHF su VHF adiacente per miscelazione. Si dovr installare anche una canalizzazione per eventuali telecomandi di antenne girevoli in previsione delle numerose emissioni UHF se provenienti da punti differenti. Le prese di antenna potranno essere realizzate come in fig 24A (scatola da incasso del diametro di mm 55, di tipo semplice o doppio) o meglio come in fig. 24B. Messa a terra delle antenne. Negli stabili con oitre sei piani e numerosi appartamenti per alimentare tutte le colonne montanti, sar opportuno vengano installate due o pi antenne multiple rispondenti alle esigenze teniche atte a consentire la migliore ricezione Molto importante la loro messa a terra contro le scariche atmosferiche. Tre sono i sistemi che si possono adottare: 1) Collegare l'asta di sostegno dell'antenna con conduttore di rame di sezione non inferiore a mm15 al tubo esterno principale dell'acqua potabile. 2) Collegare l'asta dell'antenna nel modo sopra indicato interponendo fra questa ed il tubo dell'ac qua uno scaricatore a pettini o a gas. 3) Collegare l'antenna ad una presa di terra regolamentare, se vi sono gi installati parafulmini vicini e situati pi in alto dell 'antenna. II criterio per la scelta del sistema pi idoneo il seguente: -Primo e secondo nelle regioni ove si verificano pochi temporali durante l'anno ed al centro degli agglomerati urbani. -Terzo sistema, nelle regioni con frequenti manifestazioni temporalesche ed in edifici situati alla periferia di centri urbani o in edifici isolati in localit di pianura. In assenzadi parafulmini la messa a terra dovr essere fatta col sistema dello scaricatore indicato al punto 2. L'impiego di una adatta protezione schermante o antenna di guardia soprastante l'antenna collettiva ma isolata da quest'ultima e collegata convenientemente a terra rappresenta una soluzione ideale per la protezione contro le scariche atmosferiche temporalesche che possono in certi casi danneggiare irrimediabilmente l'impianto collettivo mettendo anche in serio pericolo gli utenti stessi.

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IMPIANTI ANTENNE TV
C1 E F1 C1 C2 C A Fig. 5 Suoneria simmetrica C= 0,1 1 F, oppure C i = 0,01 0,1 F Fig. 9 Disco combinatore telefonico C = 0,01 0,1 F F2 U 6 7 8 5 4 3 2 1 9 0 C

E F1 C1 F2 C2

U E C

L U

C Fig. 1 Filtri per ascensori A, ad una induttanza; B, a due induttanze. I valori di C e C variano in funzione dell'intensit 1 2 della corrente F1 F2 F3 F4 F5 F6 cavo comune Fig. 2 Cabina ascensori F .....F filtri 6 1 C R L B

L Fig. 10 Arco voltaico

Fig. 6 Filtro silenziatore C= 5000 F L=500 1000 H

L 1. L 2 = ~ 5 mH R=~ 15

C=5000 F

C m = carcassa dinamo

+ L

C1 C2 Cm

C1 C 2 =5000 10000 F

Fig. 11 Motore a corrente continua C1= 0,5 4 F R

L = 300 H (in certi casi non servono) Calcolare la sezione del filo per la corrente max di punta con motore sotto carico. Cm , carcassa del motore.

Fig. 7 Motore per ascensore C = 1 4 F R = 20 500

Fig 3. Filtro per interruttori C = 0,1 0,1 F R = 20 300 M R C Fig. 8 Motore a corrente continua di gruppo elettrogeno Fig. 4 Filtro suoneria elettrica C = 0,1 0,1 F R = 20 100 C = 5000 F L=12
mH

C R C R

L L R R R

R motore

R=~ 15

Fig. 12 Motore a scoppio di gruppo elettrogeno R=10000 0,1 M

La soluzione pi usata C=0,5 F R = 30 50

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IMPIANTI ANTENNE TV
C1

R C Fig. 13 Insegne luminose R= 50 200 C=10000 100000 F


neon neon

C0

C1

C 0 = 10000

C 1= 5000 F(per c.a.) VHF

C 1 = 0,1 F (per c.c.)

50 H FM

Filtro Fig. 14 Tubi luminescenti F, filtro tipo fig. 6.

salita

discesa P1

Fig. 20 Motore trifase di ascensore M, motore; A, A1 avvolgimenti C rete c. a. C Fig. 21 Raddrizatori a gas per carica accumulatori C, C1 = 1000 10000 F t

Fig. 22 Schema di antenna multipla per ricezione dei segnali radiofonici e TV C1

apparecchi

Fig. 15 Elettromedicale ad alta frequenza A, apparecchio; F, filtro tipo fig. 6

C1

t = tubo a gas

L Ri L

C Re C

Fig. 16 Filtro di rete per apparecchi radiofonici L =3005000 H R i =ricevitori L C L Fig. 23 Schemi di circuiti di impianti collettivi realizzati in grandi edifici Leggenda per l'interpretazione delle Tavole. Fig. 17 Filtro per interruttore a forte disturbo C= 0,1 F L=1000 F =condensatore a cartuccia o a mica. =resistenza colloidale. =fusibili di valore oscillante fra 100 mA e 500 mA. C R C Fig. 18 Registrazione di cassa C= 0,1 F R= 30 100 A L =filtro tipo A) o B) fig. 1. =induttanze a nido d'api costituite da filo di rame di sezione appropriata, doppio rivestimento di cotone o materiale plastico. =contatti elettrici argentati o platinati =avvolgimrnti dello statore dei motori c.a. E, U = entrata ed uscita del filtro Cm = carcassa del motore = induttanza con nucleo di ferrocarta. TV-FM UHF 220 V 115 V UHF TV radio FM C=5000 F R e =rete

Fig. 24 Tipi di prese di antenna

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277b

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AMBIENTI DI ABITAZIONE
DATI DI INGOMBRO - CUCINE - CAMERE DA PRANZO

200208

200208 150 110 80 8690 6575

55 30 8690

5060 sez.mobile

25 75 5,5 2,5 1 tipo shunt 41x26 56x26 canne fumarie in eternit 110 scarico rifiuti

Pavimenti Mosaico di grs porcellanato

cm x cm 2 2 3 3 2 4 3 6 5 2,5 10 20 25 30 40 10 15 20 15 20 10

SGABELLO PORTA scaletta TAVOLO

LAVANDINO 1 bacinella LAVAPIATTI

CUCINA A GAS CUCINA ELETR. MOBILE

FRIGORIFERO PORTASCOPE

Litogres Marmette

5 2,5 5 20 25 30 40 10 15 20 7,5 10 5

35 25
p 100 x 60 m 120 x 70 1 pozzetto 50x40 scalapiatti 50-60-70 1 pozz. 1 scol80x45 100x50 60x60 h 80

1 anta 40 2 ante 55-60 p 58x57 h90 p 50x48 h86 4 ante 40 m 60x50 h86 2 ante 50-90 m 60x65 h 130 g 100x60 h90 5 ante 90-120 g 80x77 h 170

Marmettoni Greificate

68

68

15

aspiratore

LAVANDINO 2 BACINELLE p 80X45 g 110x60 m 90X50 SC 150x60

LAVATRICE p 61X60 h90 m 76X67 h90

TRITARIFIUTI 18 h 40

FORNO 60X58 h70

SCALDABAGNO ISTANTANEO 23X67

ACCUMULO p 42x80 m 42x150 g 47x150

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278a

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AMBIENTI DI ABITAZIONE
DATI DI INGOMBRO - CUCINE - CAMERE DA PRANZO

275

220

320

320

220 150 240 240

Rivestimenti Mattonelle maiolicate

cm x cm 12 13,5 25 20 27 25 27 25 20 27 10 1 3 2 3 4

Grs porcellanato
350 350 300 380

5 1 1,5 2 3

Mosaico vetroso

140

240

280 290

4 Piastrelle ceramica spessore cm 0,6 15 7,5

15 15

CUCINE

60 60 130 260
80X140

100 200

75
80X140

90
80X140

330 130 105 125 105

145 290

160 320

CAMERE DA PRANZO - Ingombro tavolo per 6 persone

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278b

Manuale dellArchitetto

ARREDI FISSI
NOMENCLATURA E GENERALIT
Gli arredi fissi differenziano dagli arredi mobili solo per il fatto di essere incorporati, parzialmente o totalmente, nei vani praticati nella muratura. L'uso sempre pi diffuso di essi e la limitata ampiezza del tema consentono di coordinare la materia in modo da ridurre la loro progettazione esecutiva alla compilazione di schemi convenzionali rimandando l'esecutore alla consultazione di apposite tabelle dove sono disegnati i dettagli elementari coi quali comporre l'arredo progettato. Generalit del metodo proposto. - Si immagini di scomporre l'arredo fisso in due parti distinte: l'attacco al muro e l'arredo propriamente detto. L'attacco al muro formato da un controtelaio in legno delle stesse dimensioni di quelli usati generalmente per l'ancoraggio di alcuni tipi di stipiti di porte. A questo fine si creduto opportuno indicare in disegno (v. pag. seguente) uno stipite, particolarmente adatto per accompagnare gli arredi fissi. l nodi di attacco, disegnati sono limitati a quattro, contrassegnati ciascuno da un numero arabo. L'arredo propriamente detto formato dal corpo del mobile con i suoi scomparti variamente disposti e dagli sportelli di chiusura. Trascurando i cassetti esterni possiamo ridurre gli scomparti a pochi tipi classificandoli in base il modo di chiusura. Negli abachi (v. pag. 282 e 283) sono disegnati i nodi di passaggio fra gli scomparti, aggiungendo a quest iaitri due elementi: il controtelaio (limitandone la rappresentazione grafica alla parte di contorno comune ai due tipi, a filo ed a luce parete) e ii telaio di armatura di una porta con l'imposta sullo stesso piano degli sportelli dello scomparto (fig. 1). Nei caso in cui l'imposta sia sul piano della parete lo scomparto del mobile corrispondente alla porta viene considerato come il tipo a giorno (fig. 2). Formazione degli schemi. - Il progettista in possesso dei nodi di attacco e di quelli di passaggio fra gli scomparti del mobile si limiter a compilare gli schemi usando i segni convenzionali riportati nella tavola. l numeri e le lettere che designano ogni nodo si segnano di seguito per i nod orizzontali ed in colonna per i nodi vertic:ali. i nodi di attacco portano i riftrimenti delle misure che fisser il progettista, La misura in profondit composta di oue parti riferite al piano della parete finita dall'ambiente, per consentire al progettista di indicare l'aggetto dell'arredo dalla parete. le misure degli scomparti vanno riferite alla mezzeria dei divisori orizzontali e verticali che delimitano gli scomparti stessi. La conformazione dell'interno degli scomparti esorbita da questa trattazione ed lasciata al progettista.

Fig. 1 - Porta sul piano degli sportelli


Nodo di attacco al fianco 1 (spalla) o in alto (architrave) nel caso che l'arredo sia a filo muro Nodo di attacco al fianco in 2 (spalla) ochealto (soffitto) nel caso l'arredo sia a luce del muro Nodo di attacco in alto (architrave) nel caso in 3 cui la parete prosegua, al disopra dell'arredo, con un tramezzi in foglio. Nodo di attacco in basso sul pavimento conformato in modo da permette4 re allo zoccolo, o battiscopa dell'ambiente, di ricorrere al disotto dell'arredo.
1 1 1 pianta sezione 1 1

2 CC C C V V V

C 1 1 1

V S

S S S SS 4

2 2 pianta sezione

Fig. 2 - Porta sul piano del muro 2 1 C A C C A C 1 1 V V V V V S S


66 3 35 1

Fig. 4 - Schema dei due elementi accoppiati


2 1

3 sezione

codetta

V 150

212

sezione 4

188

Fig. 5 - Schema attacco al muro

Nella pratica possono presentarsi tutti i casi ammessi dalle combinazioni dei quattro nodi.
designazione

C C

A V

A
G C B R S V F P
3,5 164 3,5

C V V V S

1 2 3 4 5 6

Scomparto a giorno (senza sportello) Scomparto con sportello cernierato Scomparto con sportello bilicato Scomparto con sportello ribaltabile Scomparto con sportello scorrevole (in legno) Scomparto con sportello scorrevole

V S S

Fig. 3 - Esempio di schema compilato secondo le norme proposte A, pianta al piano dello scomparto con sportelli scorrevoli in cristallo.

Fig. 6 - Schema arredo propriamente detto

(in cristallo) 7 Scomparto con fodera (apertura nel rovescio) 8 Scomparto con porta
Elementi e scomparti dell'arredo fisso Segni convezionali; in prospetto Scomparto a giorno G Scomparto con sportello: cernierato C bilicato B

S egni

convenzionali da adottarsi in prospetto ed in pianta, nella compilazione degli schemi


Scomparto con sportello scorrevole (in legno) S Scomparto con sportello scorrevole (in cristallo) V Scomparto con apertura sul rovescio F Scomparto con porta P Cassetto in vista Piano scorrevole in legno (in senso orizzontale) Piano stabile in legno (in senso verticale) Piano spostabile in vetro, (in senso verticale)

Scomparto con sportello ribaltabile R

mano sinistra

mano destra

Segni convezionali; in pianta

sportello fodera

indicare il verso di apertura delle imposte

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279

Manuale dellArchitetto

ARREDI FISSI
ATTACCHI AL MURO

1 2
3 intonaco rustico fianco del mobile rustico intonaco riferimento profondit dell'arredo fisso codetta guida per l'intonaco fianco del mobile 4 4 1 2 4

codetta

controtelaio

riferimento profondit dell'arredo fisso 2 1 1, arredo a filo parete; 2, arredo aluce parete. L'incisione praticata nei montanti del controtelaio evita le ondulazioni dell'intonaco lungo la linea di combaciamento aggetto piano parete al rustico

squadretta di fissaggio dell'arredo

squadretta di fissaggio dell'arredo

zoccolo

piano della parete finita

aggetto zoccolo

piano della parete finita

20

larghezza arredo

35

larghezza arredo

piano intonaco

controtelaio

cazzuolino

mostra della porta

mostrine alla stessa altezza

controtelaio squadretta di fissaggio dell'arredo 100 controtelaio aggetto riferimento profondit arredo fisso intonaco

piano della parete

fodera del mobile rustico

luce telaio porta 0 1 2 3 4 5

riferimento altezza dell'arredo fisso 10 cm pavimento

altezza zoccolo

Stipite porta. La corrispondenza di livello fra i due controtelai, della porta e dell'arredo, facilita grandemente la posa in opera dei due elemneti.

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280

Manuale dellArchitetto

ARREDI FISSI
ESEMPIO COMBINATO CON PORTA

3 G

3 C

3 C

controtelaio

1G

GC

A C1

oggetto

C 4 Porta sul piano del muro zoccolo pavimento

3 G

controtelaio

profondit imbotto

luce telaio imposta a rasare pavimento zoccolo rustico imposta a rasare controtelaio 0 10 20cm

luce controtelaio

codetta

1G

GC oggetto

C1 controtelaio codetta

luce telaio Porta nel piano del tramezzo

zoccolo

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284

Manuale dellArchitetto

ARREDI FISSI
ESEMPIO COMBINATO CON PORTA 1 P

1 V 1V 1R 1F V VV R R F FC F 4 C 4 VP FP CP

1 P P2 1G

1 V

1 F F1 GF F S GS S SS S S1 1 F GF FC C1 F C 4 4

aggetto luce telaio

altezza arredo aggetto

pavimento

predella

1 V 1S SS 1 F SG
0 5 10 20cm

V R

F S
aggetto

passavivande

profondit arredo

vetro
compasso piano parete

R F S C
piano della parete piano della parete

1R 1C RF CF

FP

luce telaio

FG
piano parete

G1

imposta a bietta piano parete

F 4

C 4

1F

FC

CP

P2

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285

Manuale dellArchitetto

ARREDI FISSI
ESEMPIO COMBINATO CON PORTA ARMADIO A MURO CON ANTINE A VENTOLA
A, muratura; B, intonaco; C, zoccolo 13x60; D, controtelaio 20x90; E, controtelaio 35x90; F, codetta 20x2; G, base 40x60 H, divisorio intermedio (cavalla) per pesi rilevanti consigliabile in paniforte; I, nocella riportata; L, nocella; M, abboccatura; N, coprifilo o mostrina 10x35; O, bilico; P, longheroni 40x40; Q, quadretta di rinforzo 30x30x2 per carichi rilevanti R, pavimento; S, piano parete: 5 H B

1_B

A B B B B

A B 1

2 B

B 4

aggetto

40

profondit arredo fisso

F B A D

altezza arredo 10 cm

1B
S

BB B 4
G C O P C G

C aggetto cm 4 N O

G P

ARMADIO A MURO CON ANTINE SCORREVOLI


3 S 2 S S 4 S S S 1 A, muratura; B, intonaco; C, zoccolo 13x80 D, controtelaio 20x90; E, controtelaio 35x90 F, codetta 20x2 G, base 40x80 H, bietta riportata 40x40x8 per scorrimento sportelli I, nocella riportata; N, coprifilo o mostrina 10x35; P, longheroni 40x40; H, pavimento. B A F E B D

3 S
N

H N

2S

S1

F altezza arredo

C N C N G larghezza arredo

SS

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286

Manuale dellArchitetto

ARREDI FISSI
ARMADIO A MURO CON SCAFFALI A GIORNO E ANTINE A RIBALTA
ARMADIO A MURO CON SCAFFALI A GIORNO E ANTINE A RIBALTA
1 1 G G G G G G R R 1

1 R

A, muratura; B, intonaco; C, controtelaio 20x90; E, codetta 20x2; F, coprifilo o mostrina 10x35; G, compasso;

1 G

AGGETTO

G R

R 1
F ARMADIO A MURO CON CRISTALLI SCORREVOLI E ANTINE A VENTOLA E C A, muratura; 3 B, intonaco; C, controtelaio 20x90; V E D, controtelaio 35x90; E, codetta; F, coprifilo o mostrina 10x35; H, binario per scorrimento cristalli; I, cristalli; L, zoccolo; M, base 40x50; oggetto N, antina a ventola; I H

3 2 v v v B B 4

A B E

V B

B 4
L F M

2V

oggetto

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287

Manuale dellArchitetto

ARREDAMENTI
MISURE E DATI RIGUARDANTI LUOMO
IL CORPO UMANO E LA SEZIONE AUREA
Sezione aurea = 5-1 2 = 0,618

Rapporto tra testa e statura Canone egiziano, statura=7 teste e 1/2; Canone greco (Politecnico), statura= 7 teste e 2/3; Canone romano (Vitruvio), statura= 8 teste; CAnone italico (Alberti), statura= 7 teste e 1/2. Canoni antropometrici medi Delluomo adulto statura = 100 parti Arti inferiori = 47,5 Testa = 13,3 Arti superiori = 42 (Tutte le miCollo = 4,2 sure sono Tronco = 35 date in cm). Larghezza spalle = 23
44 30 42 130 72 175 145 92 52 90 170 138 79 45 110 160

145

107

60

115

40

55

62

72

40

60

50

92

100

95

115

110

Respirazione (aria pura occorrente)


m ora 28 m ora18 m ora 38 m ora 32 m ora 43

Illuminazione Lavoro grossolano lux 10 Lavoro di scarsa finezza lux 20 Lavoro di media finezza lux 30 Lavoro di finezza lux 40 Lavoro di extra finezza lux 50

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289

Manuale dellArchitetto

ARREDAMENTI
MISURE DINGOMBRO DI SEDIE, POLTRONE E SDRAIE
Sedie La retta a congiunge il centro di rotazione della tibia (A) con larticolazione della tibia e lastragolo. (B). La retta b congiunge larticolazione coxo-femorale (c)con la articolazione dellatlante con loccipitte (D). Nelle sedie h = cm 45 si ha b parallela ad a. Questa rette formano un angolo di 85 con lorizzontale. Tale angolo pu assumersi come indicazione della spalliera della sedia. Il contatto tra le apofisi spinose della colonna vertebrale e la superficie di appoggio avviene in una zona larga cm 10. La mezzeria di tale zona si trova a ~ cm 35 dal piano di seduta. Poltrone Nelle poltrone 30 h 40. Per h = 40 a e b parallele. Per h generico la retta a descrive un angolo ed in corrispondenza la retta b descrive un angolo =/2 Le rette nelle posizioni cos determinate danno linclinazione della gamba e del corpo.
15 60 48 75 57 48 48 57

D regione cervicale regione toracica 12

30

regione lombare regione sacrococcigea 30 20 10 0 10 20 30

18 12 5

85 B

45 h

79 45 74 58 74

85 87 84

58 87

30 20 10 0 10 20 30 65

30 35

40 h

88 42 80 62 62

Poltrone a sdraio Nelle poltrone a sdraio 10 h 20. Per h = 20 la retta a descrive un angolo = 39 ed in corrispondenza la retta b descrive un angolo =2/3 Per h generico la retta a descrive un angolo ed in corrispondenza la retta b descrive un angolo.

40+90

65

110+170

30 20 10 0 10 20 30 65 b a

10 15 20 h

8090

60

50

90110

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290

Manuale dellArchitetto

EDIFICI INDUSTRIALI
CARATTERISTICHE DEL TERRENO L'ubicazione di un impianto industriale, deve avere i seguenti requisiti: generali ossia riguardanti ogni tipo di industria; particolari ossia riguardanti un dato tipo diindustria. Requisiti generali: 1) la buona posizione rispetto alla provenienza delle materie prime, allosmercio dei prodotti e per la mano d'opera ed alla vicinanza con altri centri di produzione (fattori legati alla rete dei trasporti: strade, ferrovie, canali, fig. 4); 2) il basso costo e la vastadisponibilit del terreno; 3) la possibilit di abitazioni per ospitare le maestranze operaie; 4) facilit di usufruire di energia elettrica, acqua potabile, luce; 5) comodit di scarichi neri e di allontanamento di acque di rifiuto: prescrizioni tecniche per la costruzione e l'esercizio di conduttured'acqua e per l'allontanamento delle acque di rifiuto; 6) basso costo della costruzione, dovuto alla facilit di approvvigionamento di materiali edili e di mano d'opera edilizia; 7) sottovento ad eventuali quartieri di abitazione. Requisiti particolari: essi riguardano: 1) l'esistenza di una determinata qualificazione della mano d'opera (maschile o femminile, specializzata o no, leggera o pesante, ecc.); 2) basso costo di una determinata fonte di energia (presenza di salti d'acqua, gas naturali, prodotti di altre industrie, cave o miniere, ecc.; 3)abbondanza di acqua per esigenze di lavorazione: 4) libert nella produzione di fumi, odori, rumori molesti, polveri, ecc.; 5) facilit di smercio,collaborazione con altre industrie preesistenti; 6) adatte condizioni di clima per la conservazione di prodotti e di materie prime. Superfici necessarie: in generale si segue ilcriterio di proporzionare le superfici al numero degli operai; nella tabella seguente sono riportati dei dati di massima che potranno essere utili per il progettista:

2 1 21 15 25 26 4 5 6 78 16 14 9 17 18 23 32 33 35 36 34 10 19

12 13 20 22 24 27 28

29 30

Fig. 4 - Planimetria di complesso industriale con sviluppo dei collegamenti di traffico stradale, ferrioviario, fluviale (zuccherificio)
1, stazione; 2, canale; 3, impianto di essiccazione; 4, carbone; 5, chiusa; 6, cenere; 7, carbon coke: 8, calcare; 9, silo; 10, deposito; 11, forno calce; 12, svuotamento sacchi; 13, turbine; 14, divisione; 15, officina; 16, prima lavorazione; 17, magazzino; 18, deposito zucchero caldo; 19, serbatoi melassa; 20. essiccazione; 21, scorie; 22, caldaia; 23, collegamento; 24, pese; 25, biciclette; 26, Portineria; 27, autorimesse; 28, uffici; 29, camion; 30, silo barbabietole; 31, uscita prodotti essiccati; 32,pompe; 33 depurazione acqua; 34, scarico; 35, torre di raffreddamento; 36, bacino acqua pulita.

Maglieria, calze, cappelli................... ha Filature e tessiture............................. Cuoio............................................. Carta e cartone................................. Falegnameria e mobili....................... Paste e generi alimentari.................... Utensilerie ed articoli metallici minuti... Fabbriche di macchine....................... Fonderie.......................................... Imprese edili.................................... Lavorazione pietre e marmi................ Fornaci di mattoni e cemento..............

0,25 0,70 1,60 0,60 1,90 0,80 1,10 1,80 5,00 1,00 3,00 4,50

I lotti di terreno per un fabbricato industriale dovrebberoavvicinarsi ad una forma rettangolare in cui il rapporto fra il lato lungo e quello corto non dovrebbe superare di molto il rapporto di 2 a 1. Il rapporto fra superficie e cubatura costruita, variabile da 6 a 12 ml per ml di superficie totale del lotto. La superficie coperta in ogni singolo lotto, non dovrebbe superare la percentuale del 40%.

VIE DI COMUNICAZIONI ATTUALI VIE DI COMUNICAZIONE DI AMPLIAMENTO EDIFICI ATTUALI EDIFICI DI AMPLIAMENTO

Fig. 4 - Planimetria esemplificativa di sviluppo schematico in funzione del diagramma industriale (fabbrica di stoffe in Olanda). Dimostrazione di collegamento ferrioviario, stradale e con canale navigabile.

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292a

Manuale dellArchitetto

EDIFICI INDUSTRIALI
PIANO DI MASSIMA ED IMPOSTAZIONI PLANIMETRIPLANIMETRICHE Ogni costruzione industriale presuppone un processotecnologico, ben definito, che gli esperti del ramo avranno precedentemente studiato e tradotto in diagrammi di lavoro, di ingombro di impianti. Secondo questi diagrammi, si svolgeranno i cicli di trasformazione dal prodotto greggio in quello finito o semi-lavorato, pronto per il commercio, nella maniera pi economica e rapida, mediante l'impiego di compiessi meccanici. L'organismo industriale (edilizio) deve aderire perfettamente a questo processo di lavoro, tenendo semprepresente la possibilit di eventuali riforme ed ampliamenti (v fig. 5). Gli edifici costituiranno, sin dall'inizio, un complesso unitario. Gli ampliamenti avverranno con lo stesso sistema costruttivo e con gli stessi moduli. Per le su esposte ragioni, in un primo tempo e su pianta libera, si imposter uno studio di massima per identificare lo schema e le dimensioni del terreno necessario; in un secondo tempo seguir lo studio su pianta obbligata (terreno reale) tenendo conto di tutti i requisitidell'organismo in esame. Le impostazioni su cui si basa tale studio, in senso edile, sono due: a) schema verticale (fabbricato o fabbricati a pi piani); b) schema orizzontale (fabbricato o fabbricati a un solo piano). Come spazio minimo assoluto di assegnare ad ognioperaio, si pu assumere quello prescritto dalle normeigieniche in vigore, definito in m 2 di superficie e in m 10 di volume, per il posto vero e proprio di lavoro (esclusi servizi, magazzini, uffici, ecc.). Per i servizi generali previsti in qualsiasi tipo di industria, si tengano presenti i seguenti dimensionamenti: - uffici amministrativi, per ogni impiegato m 5 - uffici tecnici per ogni impiegato 68 - centralino telefonico, per piccoli uffici m 3.5 - centralino telefonico da 50100 apparecchi: perapparecchio m 0,20 0,25 - centralino telefonico da 100500 apparecchi: perapparecchio m 0,080,1 - guardaroba con attaccapanni: per ogni impiegato m 0,50 - spogliatoi per operai: con armadietti, lavabi, docce, per operaio m 0,50,6 con armadietti senza lavabi, docce: per operaio m 0,30,4 docce per ogni posto m 0,50,6 NORME E NECESSIT TECNICHE COMUNI Un complesso industriale deve rispondere a necessittecniche comuni che possono essere riassunte come segue: Recinto ed ingresso. - La recinzione deve offrire garanzie contro furti dall'esterno e dall'interno del recinto stesso; avr pochi ingressi destinati a: a) dirigenti, impiegati, fornitori e clienti; b) operai; c) merci in arrivo ed in partenza. Il recinto dovrebbe avere controlli singoli o meglio ancora, un unico controllo. Servizi nelle immediate vicinanze dell'ingresso del personale a) portineria diurna e notturna; b) soggiorno del personale di vigilanza e controllo; c) spogliatoi separati per operai ed operaie: si disporranno tra lingresso del complesso industriale e l'accesso a: reparti di lavoro; conterranno armadietti singoli cdappendiabiti elevabili (m 3 ~) o appendiabiti a muro (v. fig. 6). La superficie minima degli spogliatoi (compresi gliarmadietti), per ogni operaio, deve essere da m 0,300,50.

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292b

Manuale dellArchitetto

EDIFICI INDUSTRIALI
30 21 61 21 30 120 30 21 35 35 85 60 85 70 85 60

Panca 23 tubo in ferro grucce di metallo su struttura metallica armadietti panca 35 35

Servizi igienici per operai e operaie. - l gabinetti, sempre direttamente e meccanicamente aerati e preceduti da regolamentare antigabinetto, saranno disposti negli edifici pluripiani, nei pressi delle scale: negli edifici ad un sol piano preferibile siano situati in elementi isolati esterni od incorporati, comunque sempre abbondantemente aerati ed opportunamente separati dai reparti di lavoro. Rapporti numerici tra servizi igienici e dipendenti: a) lavabi: 1 ogni 5 operai, isolati o a canale (interasse cm 65) (v. fig. 7); consigliabili i lavabi circolari, diametro m 1 1,20, con 6 rubinetti, se si dispone del necessario agio perimetrale (m 11,20); b) docce: 1 ogni 1520 operai: le lavorazioni sporche, 1 doccia ogni 510 operai; c) gabinetti: 1 ogni 105 operaie; d) orinatoi: 1 ogni 2025 operai; e) bagni in vasca: 1 ogni 2 operaie od ogni 3 operai, per lavorazioni sporche e nelle industrie alimentari. Depositi veicoli delle maemaestranze. - preferibile che vengano sistemati, in apposito e controllato recinto, esternamente al complesso industriale, onde evitare non opportuni percorsi interni ed impegni di vigilanza. Le biciclette (1 ogni 45 operai, secondo le localit) si posteggiano a rastrelliera oppure in fessura angolare a pavimento, sotto tettoie (cm 60 x

30 35

85

30 35

85

30 35
sedile pieghevole

180

35 30

120

30

35

35

armadietto

panca

35

Fig. 6 Tipi di spogliatoi

50

260

100

300
534 180 30 720 480

300 10

10

200 50 30 140

12x32 =384

480

3 semilavorati e l'uscita del prodotto finito. E' sempre consigliabile una pesa a ponte (m 3 x 8) nel dispositivo dellentrata merci, specie pr lavorazioni pesanti, e anche i sistemi di immagazzinamento sono del tipo decentrato od accentrato. Per le operazioni di controllo quantit e pesi, prevedere sufficiente vano. Piazzali, portici, capannoni, magazmagazzini o sili di arrivo Superfici coperte o scoperte che servono per il deposito di materiali, materie prime o semilavorati, destinati alle varie lavorazioni, secondo la loro fun zione e secondo la loro qualit. La loro ubicazione dipende da: a) ciclo di produzione; b) spazio disponibile; c) caratteristiche dei materiali; d) quantit dei materiali da immagazzinare;

200 per bicicletta o cm 35 x 200, in caso di disposizione alternata). Tra tettoia e tettoia occorreranno corsie di almeno m 2; se le biciclette sono appese, le corsie devono essere larghe m 3. Per ogni bicicletta in rastrelliera (a doppia sospensione) escludendo il passaggio di accesso, occorrono m 0,70 (v. fig. 8). Le motociclette e le auto sosteranno sotto tettoie previste in appositi parcheggi (per disposizioni e superfici vedi parcheggi). Controllo di entrata-uscita. - Si attua nelle vicinanze dell' orologio elettrico, posto nei pressi dell'ingresso o degli spogliatoi o, nei grandi complessi industriali, vicino al reparto singolo di lavoro. Il controllo di uscita, comunque, fa parte del nucleo d'ingresso (v. fig. 9). Servizi movimento merci. - Essi riguardano l'ingresso delle materie prime o dei

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293a

Manuale dellArchitetto

EDIFICI INDUSTRIALI
La miglior forma da dare ai depositi all'aperto quella del rettangolo allungato. Per ammucchiamenti di legname o di altri materiali infiammabili, l'altezza del deposito deve essere al massimo di m 2,53; la distanza da pareti senza apertura deve essere di m 1: da pareti con aperture di m 5; da binari ferroviari di m 1,52. La superficie dei singoli accatastamenti non superi i m 500 e le vie di comunicazione fra i vari gruppi siano larghe almeno m 3. Nei depositi di olii si preferiscano piccoli serbatoi di m 1820 (capacit di un vagone cisterna: m 15), anzich un solo serbatoio grande. Collegamenti e traffica interni. - l trasporti interni possono essere eseguiti da paranchi, da gru, gru a ponte, montacarichi (paternoster) o da trasportatori a rullo, a nastro, a tazza, a canale, a tramoggia, a catena (telefonica) per i manufatti; da raschiatori, trasportatori a scosse, trasportatori ad aria compressa, coclee, aspiratori, norie, piani inclinati elicoidali, ecc. (v. pagg. 295 e 296). Il trasporto a grande distanza viene effettuato con autocarri. Pure un sistema
145 35 1012 120 60 60 135 150 137 150

7 91157

60

7080
108 7080 75

10

11

5191

Fig. 7 Elementi per spogliatoi ed impianti igienici


60 50 1, lavabi sistemati sulle pareti finestrate degli spogliatoi (5 lavabi su 24 armadietti); 2, lavabi indipendenti in linea negli spogliatoi (6 lavabi su 30 armadietti); 3, lavabi circolari a fontana per spogliatoi (6 posti lavabo su 30 armadietti); 4, docce con spogliatoi singoli; 5, 120 docce con spogliatoio in comune; 6, dimensioni din80 41 gombro per lavabi in batteria; 7, dimensionidingom20 bro per lavabi circolari a fontana; 8, bacinelle singole disposte in batteria; 9, lavabo unico affiancato alla parete; 10, lavabo doppio non affiancato alla parete; 11, lavabo circolare a fontana con funzionamento a pedale.

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293b

Manuale dellArchitetto

EDIFICI INDUSTRIALI
210 157 157 134 268 134 850 40 425 50 75 50 200 250 920 50 ~105 130190 210 185200 ~145 ~105 14 4 75 60 35 5 5 3 220 8 7 6 7 8 15 53 50 10 9 9 9 9 10 210 10

30 183.5 268 37.3 138 4x35 54.7 52.5 100 100 100 52.5 40 210 190 ~290 1 232 187.5 ~187.5 450 2

290

Fig. 8 Tipi di posteggi di biciclette e motociclette

Fig. 9 Schema di controllo uscita operai di un nucleo industriale


1, banco deposito; 2, orologi; 3, uomini; 4, donne; 5, percorsi divisi per uomini e donne; 6, segnale a luce verde e rossa; 7, banco deposito; 8, attesa; 9, locali per ispezione; 10, percorsi di via libera.

1,rastrelliera per 100 biciclete. Le dimensioni nella sezione sono da intendersi con la biclicletta compresa; 2, complesso per un grande posteggio di biciclette con la minima superficie occorrente. Tettoia in lamiera ondulata, oppure eternit; 3, biciclette appese verticalmente: minore ingombro. Occorre robusto sostegno e facilit di agganciamento, per disciplinate il posteggio; 4, dimensioni dingombro per biciclette appese obliquamente. Sistemazione doppia e singola; 5, scanalatura a rampa, affiancata alle scale, per spingere le biciclette; 6, dimensioni per posteggio coperto di biciclette; 7, pianta di posteggio per 10 biciclette e 4 motociclette. Ingombro alla copertura e pareti laterali. per il trasporto delle persone da un reparto all'altro o almeno un sistema di passaggi coperti pedonali per facilitare il collegamento, quando esso deve essere rapida e frequente. La larghezza e l'altezza degli ambienti di lavoro dipendono dalle dimensioni delle gru a ponte, che sono unificate DIN 698 (v. fig. 10). Se il traffico interno vincolato alla rotaia (caso dell'industria pesante) gli edifici saranno disposti in maniera che il traffico possa svolgersi facilmente ed economicamente. E' necessario che dovunque passi un binario di raccordo, sia rispettata !a sagoma limite (che ha una larghezza di m 3,10 ed un'altezza, sul piano del ferro, di m 4,30). Questo spazio deve essere assolutamente lasciato libero da ogni passaggio di uomini e veicoli; dove questa passaggio consentito, la larghezza sar al minimo di m 6,50. Le ferrovie prescrivono che i raggi di curvatura dei binari, non siano inferiori a m 140 (in via di massima consigliabile che il raggio di curvatura non sia inferiore ai m 100). Per gli autocarri, prescritto un, raggio di curvatura di m 15. Per gli edifici da costruire vicino ai fiumi o canali, accorreranno delle barche da carico con capacit da 650 a 750 t, lunghe m 6090; larghe m 8,711. Fonti di energia. - Le fonti di energia sono: elettricit, vapore, motori, olii pesanti, gas, acqua. Il vapore deve essere prodotto in caldaie ed azioner delle motrici; necessit quindi di una centrale termica (sala caldaie e sala matrici). Tali locali devono essere ampi, ben aerati, con pareti e pavimenti facilmente pulibili e ben illuminati. Potranno avere ossatura in cemento armato o ferro con coperture molto leggere. Al disopra e al disotto della centrale termica, non si possono collo care altri locali. Davanti ai generatori, si deve precedere uno spazio minimo di m 2,50 e se il locale caldaie ha una superficie maggiore di ml 100, deve avere almeno due uscite con porte apribili, verso l'esterno. Tutta la costruzione dovr essere isolata, possibilmente in posizione baricentrica ai complesso industriale. Il deposito dei combustibili sar in depositi separati, facilmente raggiungibili. L'impiego di caldaie comporta la necessit di camini che possono essere costruiti in lamiera, muratura, calcestruzzo. Se l'energia fornita da motori idraulici, il locale contenente il macchinario, legato all'ubicazione del canale d'acqua. La centrale idroelettrica un vasto locale contenente le turbine, gli alternatori ed il quadro elettrico; isolato da questo ma adiacente viene posto il locale destinato ad accogliere i trasformatori . Se l'energia fornita dall'esterno (societ distributrici) ad alta tensione, necessario prevedere una cabina di trasformazione sul confine del complesso industriale, per evitare il passaggio di cavi ad alta tensione, all' interno della zona industriale stessa. Le linee elettriche sono da installare in cunicoli sotterranei, a lato o in alto del cunicolo stesso, mentre in basso verranno poste le condotte di vapore, gas, acqua ecc. I cunicoli devono essere ispezionabili. Meno costoso il metodo di sistemare le condutture entro apposite custodie lungo i perimetri dei soffitti o in sotto piani praticabili. lmpianti ldrici. L'acqua necessaria: a) per ragioni di lavorazione;

b) per impianti igienico-sanitari; c) per spegnimento incendi, per inaffiamento, ecc, Mentre per gli impianti del personale (acqua da bere. cucine, impianti sanitari, ecc.) occorre acqua potabile, per il resto pu essere usata acqua normale con determinati requisiti; richiesti dal suo uso, l'acqua deve essere raccolta in appositi serbatoi sopraelevati di capacit adeguata, le tubazioni devono essere poste a m 1 1,50 sotto il livello del suolo. Magazzini prodotti finiti. Generalmente le finiti . costruzioni per magazzini si preferiscono ad un solo piano, per la facilit di movimento e per economia di costruzione. Se i magazzini vengono ospitati in edifici a pi piani, i carichi si fa, o decrescenti dall'alto verso il basso. Il numero dei piani varia da 5 a 10, la larghezza dei locali non supera i m 30 le altezze dei piani variano da m 2,80 a m 3,40; da m 2,50 (magazzini di libri; materiali di piccole dimensioni; scatolame); da m 5 (magazzini ove siano raccolti tubi e lane). Il calcolo delle strutture deve sempre essere fatto con molta larghezza, data la possibilit di carichi variabili. Per illuminazione, le finestre devono avere una superficie da 1/4 a 1/10 di quella del pavimento. necessario difendere in modo particolare tali edifici da eventualit di incendi e di furti (vietare lingresso agli estranei, evitare l'uscita abusiva dei materiali v. fig, 11) Affiancati ai magazzini devono essere previsti locali per l'imballaggio e spedizione delle merci, con adeguate attrezzature, suggerite dai vari tipi d'industria.

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TIPI E DATI DI GRU PIU' COMUNI (da "Tecnica della Produzione" V. Zignoli) Paranchi elettrici
I

h l

Portata (Q) in t 0,6 1 2 3 5

Sollevamento Tipo fisso Corsa Velocit Potenza peso m m/1' HP kg 10 12 2 270 10 9 2,5 400 10 6 3,5 600 10 4 4 750 10 3 4 850

Tipo con traslazione elettrica Peso Velocit Potenza kg m/1' HP 300 30 0,8 450 30 1,2 480 30 1,5 780 30 1,5 950 30 2

Trave I NP kg 1628 1628 2434 2434 3242

L mm 800 1000 1200 1250 1300

Ingombro l mm 300 350 450 500 700

h mm 850 880 1100 1200 1300

GRU ELETTRICHE A PONTE h

b S (scartamento)

Ingombri a=0,200.25 c=b=0.5+0.03Q h=1+0,05 Q (Q in t)

Portata Sollevamento (Q) Velocit in t m/1' HP 1 6 2 2 6 4 3 6 6 5 4 7 10 3 10 15 2 10 20 2 15

Traslazione Carrello Ponte Vm/1' Hp Vm/1' Hp 20 0,6 40 23 20 0,8 40 31 20 1,0 40 15 20 1,5 40 56 20 3,0 40 78 20 1,0 40 89 20 5,0 40 910

Scartamento m 10 15 20 mm mm mm 4 7 10 5 8 11 7 9 12 8 10 14 10 13 17 11 14 19 11 18 23

Gru elettriche a ponte


GRU A PONTE CON BRACCIO GIREVOLE GRU A CAVALLETTO

Consigliate per attendere lo spazio servito oltre la pilastrata di sostegno della rotaia di scorrimento.
GRU GIREVOLI ELETTRICHE

Utilizzate per depositi di profilati, di minerali (con benne a grinfa), di legnami. Scartamento fino a m 100150 ed oltre. Portata da 2 a 20 t e pi.

GRU A MENSOLA SCORREVOLE

GRU A MENSOLA SCORREVOLE E GIREVOLE

Portata (Q) in t 0,5 1,0 1,5 2,0

Peso in t per sbraccio m 1,5 2 2,5 0,5 0,6 0,7 0,9 1,0 1,1 1,0 1,1 1,2 1,2 1,3 1,4

Portata (Q) in t 1 2 3 5

Peso in t per sbraccio m 4 5 6 4 4,5 5 5 5,5 6 5,5 6 7 6 7 8

Portata Peso in t (Q) per sbraccio m in t 4 5 1 5 6 2 6 7,0 3 7 8 5 8 9

GRU AUTOMOBILE

Gru automobili
Portata (Q) in t 0,61 1,22 1,73 25 Sbraccio m 2,651,65 3,251,90 3,751,60 3,751,60 Benzoelettriche Altezza gancio Velocit m/1' m Sollev. Trasl. 1,403,90 9 150 1,804,75 9 100 2,406,00 9 100 2,404,50 7 100 Peso t 3,2 5,8 8,6 9,0 Portata Ad accumulatori (Q) Sbraccio Velocit m/1' in t m Sollev. Trasl. 0,50,9 43 10 100 0,81,0 32 10 100 1,01,5 43 10 100 1,52,5 32 10 100 Peso t 4 5 6 6,5

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DATI SUI TRASPORTATORI PI COMUNI (da Tecnica della Produzione V. Zignoli) - Trasportare a rulli (a gravit)

Pendenza necessaria Colli Peso kg Casse legno Casse legno Casse legno Scatola carta Scatola carta Scatola carta Medio Larghezza nastro cm 35 10 20 20 60 60 100 23 6 20 20 50 media a 39 50 65 82 123 200 290 400 32,7 260 400 80 40,5 270 400 90 48 300 400 100 58 320 400 130 Pend. % 4 4 3,5 3 2,5 6,5 65 5 4,5 4
Potenzialit trasporto Q con v = velocit m/s (fra m 1 e 2 max 4 m / s) p = peso spec. Kg/litro in t/h Q = a vp valori coefficienti a.

Diametro rulli mm rulli mm 25 50


Peso proprio del trasportatore completo da 40 a 80 kg/m A

Capacit max di carico kg 20 30 40 60 200 1000 2000

Distanza max dei rulli 1/3 lunghezza minima cassa trasp.

55 65 70 90 100

Trasportatori a nastro di gomma a conca

Potenza assorbita in HP HP = Q (0,0009 I + 0,0011 h) I = lunghezza orizzontale in m h = dislivello da superare in m

cm 40 cm 45 cm 50 cm 60 cm 75 cm 90 cm 100

Trasportatori a catena e attrito (Redier) tipi normali con v = 16 m al 1

Potenzialit oraria m Larghezza Altezza Peso a m/kg

7,5 100 220 28

10,5 130 220 32

15,3 150 300 40

21,3 200 300 45

26,3 250 300 52

Potenza assorbita HP = Q (0,06 + 0,005 i + 0,006 h) vale: cemento 2,5; cacao 1,7; calce idrata 3,8. Frumento, carbone, polvere sapone 2, zucchero 3,8.

Larghezza canale
Trasportatori a canale

Potenzialit m/h con spessore strato cm 10 35 50 60 70 85 100 20 70 100 120 140 170 200 30 100 150 180 210 240 300

Peso trasporto per m 10 kg 3500 3900 4400 4600 4900 5300 per ogni m IM + kg 300 330 360 380 400 440

cm 45 60 75

Potenza necessaria HP = Q (0,0015 + 0,01 h) v = 18 m al 1

90 100 120

Trasportatori a palette

Dimensioni delle palette mm Larghezza 250 250 300 350 450


Potenza necessaria HP = Q (0,0035 + 0,01 h) v = 18 m al 1

Peso del trasporto per 10 m kg 1500 kg 1600 kg 1800 kg 2100 kg 3000 kg 3300 m in pi 100 120 140 160 220 240

Altezza 80 100 100 100 130 200

Distanza 500 500 500 500 500 500

500

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devono essere costruiti secondo i pi rigorosi concetti funzionali e pratici, cosi da garantire il migliore rendimento, ed i pi bassi costi di produzione. importantissima, in questo tipo di fabbricati, la continuit delle linee di movimento, il minimo sviluppo deiper20.00 30.00 20.00 20.00 20.00 30.00 corsi e la assenza di controcor2.50 2.50 2.50 2.50 1.00 2.50 2.50 renti. La flessibilit e l elasticit Fig. 10 - Attrezzatura di diversi impianti di gru per un'acciaieria distributive devono essere le loro potranno anche essere sistemate in caratteristiche fondamentali . controlli consegne sportelli controlli consegne sotterranei con ingresso ed uscita separati, con rampe di pendenza mas- Si annoverano vari tipi di disposizione sima del 12%, osservando tutte le del ciclo di lavorazione quali: norme antincendio e prevedendo, per - per stabilimenti con reparti riuniti in ogni automezzo compresi i passaggi, un solo fabbricato (v. fig. 13): 200 200 700 700 300 700 700 150 una superficie da m 2025 (fig. 12). disposizione a grande salone unico con 900 reparti paralleli; EDIFICI O REPARTI DI LAVORO a) disposizione ad anello; 240 4000 3800 b) disposizione a ventaglio; Negli edificio di reparti di lavoro si c) disposizione a ruota; reparto pile per carrelli a forchetta realizza il processo di lavorazione. Essi - per stabilimenti con reparti disposti in 300
32.50 22.50 22.50 32.50 750 1000 1250 625 875 1125
1000

22.50

1750 2000

2250 2500

3000 3500

4000 4500

5000 6000

1500

ricevimento controllo collaudo

1875
Fig. 11 - Pianta di un magazzino

2000 2125 2250

Depositi sorti e risulte-Manutenzioni-Autorimesse Parcheggi - Varie necessario prevedere un sistema di recinti coperti o scoperti per lutilizzazione dei sottoprodotti e, per lo scarico delle immondizie e risulte (ceneri, scorie) che devono essere allontanate. Limpianto industriale va munito di officine minori interne per la manutenzione e la riparazione di macchinari ed attrezzature varie, riguardanti il fun2ionamento generale del complesso. Per la manutenzione generale dei fabbricati deve essere previsto un reparto speciale (muratori, falegnami, verniciatori, ecc.). Per il parcheggio di automezzi da lavoro in sosta durante i tempi diurni di attivit si destineranno aree sufficienti (riparate anche da tettoie) ed inoltre si provveder ad autorimesse vere e proprie, se limpianto industriale ha bisogno per il suo funzionamento di automezzi propri. Occorreranno quindi, impianti per la loro manutenzione, depositi di carburante ecc. Tali autorimesse

F F

pkw (piccolo)

pkw (grande) carrelli elettrici (piccolo e grande)

2500 3000
autocarro vuoto

3500
camion pompieri

4000
autocarro carico

5000
vagone ferrioviario

6500
dimensioni per porte a tenuta di fuoco e per porte automatiche F dimensioni unificate altezza media per persone e mezzi di trasporto vagone ferr. con incastellatura

Fig. 12 - Dimensionamento dei passaggi per persone e veicoli dei fabbricati industriali

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ingresso, controlli, spogliatoi, reparti di lavoro, mensa, soggiorno, reparti di lavoro, spogliatoi, uscita. Tali percorsi devono essere rapidi, facili e svolgersi con un ritmo ordinato. Allinterno dei reparti di lavoro, devono essere messi a disposizione delloperaio, tutti i mezzi che gli facilitano al massimo la sua applicazione di lavoro e gli evitano movimenti inutili e faticosi, che provoPercorso del materiale. - Per la produ- cano ritardi nel ritmo lavorativo. zione, il percorso il seguente: magaz- Sovraccarichi. - I minimi sovraccarichi zino delle materie prime, reparti di la- di 500 Kg/m sono sufficienti solavorazione. magazzini dei manufatti o mente negli stabilimenti per lavoradel prodotto finito, locali per imballag- zioni leggere. Per lavorazioni pi pegio e spedizione. santi, si richiedono sovraccarichi proPercorsi delle persone. - interessante porzionalmente maggiori. tenere in considerazione i percorsi, in una giornata di lavoro tipo, degli ope- Sovraccarichi orientativi: rai: deposito parcheggio mezzi di tra- Lavori leggeri: piano terra kg/m kg/ sporto (che pu essere dopo lingresso) m 500750

fabbricati separati: a) disposizione a schiera; b) disposizione a doppia schiena; c) disposizione ad anello; d) disposizione a raggera. Per i capi operai ed i sorveglianti, si installano, nei reparti di lavoro, delle cabine sopraelevate in vetro (da m 0,251,20 da terra).

Lavori semi-pesanti: piano terra kg/m 2000; piani superiori kg/m 10001500 Lavori pesanti: piano terra kg/m 4000; piani superiori kg/m 15003000 Per passaggi carrabili, minimo kg/m 800; Per autorimesse, kg/m 8001000 Fondazioni delle macchine. - Le oscillazioni e le vibrazioni delle piccole macchine, possono essere ridotte con ammortizzatori a molle di acciaio o con appoggi su gomma, sughero od altri materiali simili. Le macchine pesanti saranno provviste di fondazioni indipendenti, isolate dal terreno e dalle fondazioni delledificio, a mezzo di intercapedini laterali.

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Larghezza m Porte per carri ferroviari Porte autotreni con carico Porte per autovetture Porte carrelli elettrici con conduttore Porte per auto piccole utilitarie Passaggi del personale verso locali secondari Passaggi del personale verso scale Larghezza per passaggio contemporaneo di pi persone 24 2,202,50 1,001,70 0,901,00 2,00 2,32 2,35 2,92 4,50 3,00 2,50 altezza m 4,80 4,00 3,00

AMPLIAMENTO REPARTO B

REPARTO B

utensili o mat. aggiunte

magazzino greggi

magazzino prodotti

manufatti materie greggie IMBALLAGGIO E SPEDIZIONE magazzino prodotti REPARTO D REPARTO C REPARTO B REPARTO A utensili di reparto o materie aggiunte

Dimensionamenti aperture, passaggi (Fig. 12)


AMPLIAMENTO

Dimensioni - altezze utili - strutture. - Per costruzioni leggere, quando i sostegni verticali non possono disturbare, gli interessi, fra gli stessi oscillano da m 55,50. La luce pi conveniente quella di m 10. Quando i sostegni possono dare ingombro, facile giungere a luci proporzionalmente maggiori, anche sino a m 50. Per evitare altezze eccessive si prevedano travi composte (a traliccio, o piene) nell'altezza dei lucernari, nelle coperture o vetrate a shed, o nelle finestre esterne. Nel prevedere gli interessi fra i pilastri, bisogna tener conto della posizione reciproca delle macchine, dei passaggi per i loro rifornimenti e del raggio minimo per la manovra dei veicoli. Per i carrelli si preveda un'altezza utile di m 3 circa, ed un raggio di curva interno minimo da m 1,62,90, con un raggio di cura esterno minino da m 2,505,40. L'altezza dei capannoni, sopra le vie di corsa, dipende dalle dimensioni delle gru, dalla loro portata; altezza libera al disopra del piano del ferro comporter da m 1,603,40. Per gli interessi fra i pilastri si usa assumere il modulo base di m 2,50 con i suoi multipli di m 57,5010; in qualche caso la met di m 2,50 ossia m 1,25, ed i multipli di esso, sino a m 10. Superiori a m 10 si consigliano le seguenti misure di: m 12,50-15-2025-30 ecc.

magazzino delle materie prime Fig. 13 - Esempi di distribuzione di cicli di lavorazione

CRITERI PER LA SCELTA DEL TIPO DI COSTRUZIONE DA ADOTTARE Essenzialmente, limpianto industriale pu essere concepito in due tipi di distribuzione; orizzontale overticale, oppure nei due tipi combinati. Limpianto industriale con distribuzione orizzontale, od estensiva, da preferirsi nei seguenti casi: a) quando gli impianti possano essere soggetti ad esplosioni o comportino lavorazioni facilmente infiammabili; b) quando durante la lavorazione si producano polveri, fumi, scosse, che influirebbero negativamente su reparti collocati superiormente (in verticale); c) quando siano adibiti a lavorazioni di materiali pesanti e di dimensioni ingombranti. preferibile l'impianto industriale con distribuzione verticale, o intensiva, nei seguenti casi: a) quando esso debba essere

impiegato in lavorazioni leggere, poco vibranti e poco rumorose: b) quando sia necessario immagazzinare merci e materiali leggeri. Gli impianti orizzontali possono essere costruiti in forma chiusa (quando tutto il ciclo di lavorazione pu svolgersi sotto un'unica copertura) o in forma aperto (quando i vari fabbricati vengono disposti secondo le esigenze dello schema di lavoro). Gli impianti orizzontali, inoltre, sono pi facilmente adattabili a schemi di lavorazione che possano venire modificati e ampliati nel tempo. Gli impianti verticali, essendo gi costruttivamente legati da vincoli, sono adatti a cicli di lavorazione stabili che non debbano subire sostanziali cambiamenti. Dati e considerazioni economieconomiche. - Confronto economico fra la soluzione estensiva (orizzontale) e quella intensiva (verticale) di uno stabilimento industriale. Per quanto riguarda il costo della costruzione nei due casi, esso notevolmente influenzato dal costo del terreno e da quello degli impianti.

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EDIFICI AD UN PIANO Pregi e difetti. - Le costruzioni ad un piano consentono ampie superfici; di lavoro, con altezza ridotta, potendo evitare grandi sistemazioni di gru; si adattano facilmente al diagramma di lavoro previsto linearmente (es.: situando in testa il magazzino delle materie prime, indi i vari reparti di lavoro, in ultimo il magazzino del prodotto finito). La disposizione presenta il vantaggio di essere semplice, facilmente controllabile, offre una riduzione di trasporti e superfici di lavoro ampie e ben illuminate. Inoltre, gli edifici ad un piano ,comportano un minor costo di costruzione. una buona sorveglianza, meno incidenti. e sistemi semplici per le fondazioni. Gli edifici ad un piano sono adatti per industrie di grandi dimensioni, per quelle con impiego di materiale pesante, con forti carichi e vibrazioni. Esempi tipici di costruzioni industriali ad un piano: - fabbriche per tessili; - fabbriche di cavi; - fabbriche d; automobili; - fabbriche di macchine; - tipografie. I difetti della distribuzione ad un piano sono: vasta superfici che non sempre offrano utilizzazioni razionali: (disposizione dei macchinari di vari dimensioni), ampia superficie di copertura che pregiudica sensibilmente la tenuta del calore, con conseguente aumento delle spese di riscaldamento e notevole spese di manutenzione. Occorre che le coperture, anche se non molto estese siano provviste di aperture e di riscaldatori daria. Dimensionamenti - Laltezza da assegnare agli edifici orizzontali, o ad un piano, dipende : 1) dalla natura dei mezzi di lavoro usati: 2) dalla possibilit di illuminazione laterale: 3) dalla utilit di riscaldare una maggiore o minore cubatura. Per prima condizione, occorre conoscere laltezza libera necessaria per il montaggio e lo smontaggio delle macchine, che uguale allingombro doppio della sua altezza. Se ledificio deve essere servito da una gru a ponte, necessario, per fissare laltezza utile, conoscere laltezza del carro ponte e la massima altezza alla quale deve essere sollevato il gancio per traslazione delle macchine. Criteri costruttivi - strutture. - Le costruzioni ad un piano ricevono la loro impronta dalla conformazione della copertura, di conseguenza le pareti esterne laterali hanno un modesto ruolo. La conformazione della copertura a shed (tetto a forma di sega con lucernari) costruzione una caratteristicafondamentale che consente: distribuzione della luce dallalto, aperture rivolte a Nord, breve tempo di costruzione,limitato peso, facili demolizioni e ricostruzioni. Lossatura pu essere standardizzata ed eseguita in cemento armato ed in struttura mista; in solo cemento armato; in ferro; in ferro e cemento armato; in strutture prefabbricate.

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l vantaggi di tali ossature sono. soprattutto. la grande sicurezza contro gli incendi e la rapidit di costruzione. Illuminazione naturale e coperture - Per una buona illuminazione naturale, si consiglia di attenersi ai limiti in lux delle sperimentate condizioni ottime (A), discrete (B) e mediocri (C), relative ad ambienti di lavora, qui di seguito riportate:
C Lavorazioni grossolane Lavorazioni medie Lavorazioni fini Locali di passaggio Uffici amministrativi Uffici tecnici e laboratori 15
2025 4050

C Merci grosse lux Merci grosse lux Merci piccole lux Spedizione merci lux 20 20 20 15

B 30 50 50
2030

2040 4060 6075 4050

B
2530 4050 6075 1520 4050 4050

A
40,00 75 100300 2540 50100 100150

Lo schema triangolare semplice pu completarsi con l'inserzione di una capriata diritta o rovescia. La copertura a lucernario si presta ad essere collocata su superfici piane od inclinate ed indipendentemente dall'orientamento, diffonde la luce in modo uniforme e senza ombre sensibili. EDIFICI A PI PIANI Pregi e difetti. - Le costruzioni a pi piani consentono: minor superficie coperta, percorsi pi brevi minor sviluppo delle tubazioni, ridotte e di manutenzione. Gli edifici a pi piani sono adatti per lavorazioni leggere, per lavorazioni in verticale (dall'alto al basso) e per depositi speciali. Gli svantaggi sono: minor possibilit

di sorveglianza maggior pericolo di incidenti e danni (incendi, scoppi, ecc.) illuminazione meno uniforme, perdita di superfici per scale, impiego di montacarichi, trasportatori ed attrezzature antincendio. Dalle suddette considerazioni si pu dedurre che, in molti impianti industriali, conveniente applicare il tipo misto o combinato, cio unendo un corpo di fabbrica a pi piani con uno ad, un solo piano, per sistemare nel primo le lavorazioni leggere e neI secondo quelle pesanti. Orientamento e dimensionamento. - Orientamento con asse longitudinale a Nord-Est, con aperture su una sola fronte: orientamento Est-Ovest con aperture a Nord ed a Sud. l dimensionamenti di massima, per la larghezza del corpo di fabbrica. sono: - per ambienti alti m 3 circa, larghezza m 12 + m 1,753 per passaggio = m 13,7515, (copertura senza appoggi intermedi); - per ambienti alti m 4 circa, larghezza m 1517,50 (con uno o due ordini di appoggi intermedi); - per ambienti alti m 5 circa, si avr una larghezza m 2022 (meglio coli due file di appoggi). Qualunque punto del piano tipo non deve essere ad una distanza lineare maggiore di m 30 dal vano scala. Scale. - Larghezza minima m 1,30 con rampe di non pi di 15 gradini ed alzate da cm 1518. Larghezza dei pianerottoli; uguale o maggiore di quella delle rampe. Le scale devono essere a tenuta di fumo. Se pi larghe di m1,50, debbono avere doppio corrimano. Sistemi costruttivi. - Ossatura metallica con rivestimento interno incombustibile oppure in cemento armato e murature. La Costruzione con strutture metalliche pi veloce, meno ingombrante, indipendente dalle condizioni metereologiche, in quanto si pu preparare fuori dal cantiere (prefabbricazione). Illuminazione naturale laceralo e lluminazione coperture. - Le finestre devono essere alte fino al soffitto e per tutta la larghezza, tra i pilastri; con parapetti da m 0,801.00 (nei locali per magazzini

10 30 30

Magazzini e depositi

La pi semplice copertura illuminante per edifici ad un piano quella a shed, con la parte vetrata orientata a Nord (tollerato il Nord-Est ed il Nord-Ovest (v. fig. 14).
1,55 2,00 7,00 7,20 7,00

3,00 7,20 4,50 7,00 16,35

20,8%

18,4%

12,3%

13,4%

32%

17%

2,80 90 7,00 7,00 12,00 7,00 12,00 7,00

12,4%

22%

31% 11,4%

23,5% 21,2%

25,4%

13,4%

25%

21,6%

29%

5,00 3,00 13,10

7,00 7,00

10.00 25,00

5,00

10,00 25,00

19% 21,2% 24% 18,4% 9,5% 5,5%

19%

Fig. 14 Vari tipi di coperture di edifici ad un piano I diagrammi sottostanti le sezioni, danno i valori di illuminazione ottenuti sul piano di lavoro, inn percentuale della luminosti esterna.

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EDIFICI INDUSTRIALI
m 1,503). La superficie delle finestre deve essere da 1/51/2 della superficie del pavimento. La copertura pi comune quella con tetto a falde simmetriche e per realizzarla si impiegano incavallature appoggiate a pilastri o telai. Si usano anche coperture a volta, leggere e ribassate, le volte autoportanti o ad elementi nervati resistenti; coperture piane o gambe appoggiate su travi precompresse. Strutture affidate ad elementi sollecitati a pressione, rese possibili dall'avvento di nuovi materiali plastici ad elevata resistenza e dall'uso di elementi precompressi, strutture dette vele appese... PROVVIDENZE ASSISTENZIALI, SOCIALI, IGIENICHE La legislazione vigente prevede che ogni impianto industriale sia corredato da un complesso di previdenze per migliorare le condizioni morali edigieniche in cui si svolge l'opera dei suoi (v. fig. 15). Pertanto si richiede che gli industriali debbano comprendere: Mense. - Se l'operaio porta con s la refezione, ci deve essere un locale per consumarla, fornito di scalda vivande: se la refezione offerta dallo stabilimento, occorre un complesso impianto di cucina (adeguato al numero di operai) con sale di refezione con tavoli, da 4-6-8 posti, distribuiti e distanziati in relazione al tipo di servizio che si intente attuare. Per lorganizzazione di una mensa aziendale molto pratico il sistema self-service. (v. figg. 16-17). Spaccio viveri. - Deve essere previsto per facilitare gli operai nell'acquisto di derrate alimentari; pu servire da luogo di ristoro durane la pausa del lavoro. Sale di soggiorno e ritrovo. - Attrezzate per accogliere gli operai durante le riunioni di fabbrica, (conferenze, elezioni interne. ecc.): possono essere collegate con la mensa aziendale e servire da di svago. Infermeria - pronto soccorso. Occorre un locale di circa m 10 fornito di armadio farmaceutico, lettino. barella. lavabo e proprio servizio igienico (prevedere le possibilit di avere un'autolettiga a disposizione se l'industria lontana dal centro abitato). Ambulatorio per cure. - necessario per lassistenza medica agli operai ed composto da sala visita, sala di attesa, spogliatoi (divisi per due sessi), sala schedari. Questo piccolo complesso va collocato in vicinanza degli ingressi degli operai, in zona tranquilla e riservata. bene provvedere pure ad una sala raggi a scopo diagnostico. Pu servire anche per le visite di assunzione del personale. Dispensarlo medicine. - Locale da prevedere vicino all'ambulatorio, per la distribuzione di preparati farmaceutici. Maternit. - Dove le maestranze femminili sono in numero preponderante. per l'assistenza alle madri nel periodo della gestazione e del puerperio, si disporr di apposito ambulatorio. Tale essere collocato vicino allasilo nido. Asilo nido. - Piccolo complesso che ospita bambini delle operaie, siano essi divezzi (fino a tre anni) lattanti, tale complesso dovr ospitare non pi di 75 bambini (25 lattanti, 50 divezzi) ed avere tutti i servizi necessari di un asilo nodo: si preveda una sala confortevole per l'allattamento dove le madri possano recarsi durante le ore di lavoro. Va collocato in area apportata possibilmente non disturbata dal funzionamento dell'industria. Visita medica - assunzione mano d'opera. - Pu usufruirsi dell'ambulatorio per cure, opportunamente attrezzato. Gruppo paghe. - Locale o locali dove gli operai si recano a ritirare la loro

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EDIFICI INDUSTRIALI
Molti complessi industriali dispongono anche di proprie biblioteche con sale di lettura, di scuole di avviamento e di perfezionamento professionale, offrendo ai loro dipendenti un vasto campo di assistenza spirituale e sociale. Nei grandi impianti industriali, siprevedono. per l'assistenza fisica, campi sportivi con tutte le attrezzature adeguate. (v. fig. 18). ILLUMINAZIONE ARTIFICIALE Per un'idonea illuminazione artificiale, necessario un profondo studio delle condizioni in cui si svolge il lavoro, della sua natura, delle condizioni del campo visivo. Per una buona visione occorre provvedere ad un'intensit di illuminazione, ben distribuita, che eviti ombre troppo marcate, integrando la direzione della luce generale con illuminazioni localizzate per eliminare abbagliamenti. La luce artificiale si deve adattare, specie negli spazi di lavoro, alla luce naturale del giorno, sia per qualit e colore, sia per la direzione e conseguenti ombreggiature. L'illuminazione dei padiglioni dipende dalla loro altezza. Nei padiglioni di altezze sino a m 8, sono sufftcenti fonti luminose a forma di pannocchia o lampade a fluorescenza. Nei padiglioni di altezza da m 812, occorrono riflettori raggianti verso il basso a mezzo di lampade ad incandescenza ed in quelli superiori a m 12, lampade a pannocchia con riflettori a specchio. l corpi illuminanti devono essere montati sul soffitto. Un'illuminazione con lampade fluorescenti, montate a righe con riflettori, migliora la disposizione ed assicura poca ombra ai posti di lavoro. Nelle costruzioni a pi piani, si possono impiegare delle luci raggianti liberamente o semi dirette, se i soffitti e le pareti sono chiari e se non si hanno annerimenti dovuti alle lavorazioni. Nei locali con pareti e soffitti scuri ed in quelli di altezza maggiore a m 5, si devono prevedere luci dirette. A questi semplici accenni sull'illuminazione artificiale, vanno aggiunte tutte caselle nozioni, dati e prescrizioni che possono consentire l'impostazione di massima di un progetto di illuminazione. Si demanda a testi pi appropriati e pi qualificati per la conoscenza dei rendimenti delle lampade, nei loro pi svariati tipi, delle valutazioni di efficenza, di variazione della tensione prescritta e per l'invecchiamento delle lampade. AERAZIONE, RISCALDAMENTO, CONDIZIONAMENTO CONDIZIONAMENTO L'aerazione dei locali di lavoro si ottiene naturalmente attraverso finestre o sheds, la cui posizione verr studiata in modo tale da permettere un rinnovo d'aria continuo e ben distribuito. Per il benessere fisico dell'operaio bene tenere in considerazione anche la relativa percentuale di umidit dell'ambiente.

9 3 4 1 1 2 15 5 5 14 16 13 12 10 9 11 5 5 5 6 2 9 8

Fig. 15 Complesso sociale ed igienico per industria 1, pozzo di ventilazione; 2, deposito; 3, magazzini; 4, docce; 5, spogliatoi; 6, sala pranzo; 7, bar scldavivande; 8, w.c. maestranze; 9, uffici; 10, entrata uffici; 11, entrata terrazze; 12, ufficio capi operai; 13, andito; 14, entrata principale; 15, fontanelle per lavarsi; 16, ufficio paghe. 1 2 3 11 14 15 15 16 17 18 19 20 4 5

7 12

10 10

21 Fig. 17 Pianta di un complesso cucina per mensa aziendale 1, mondezzaio; 2, magazzino verdure; 3, dispensa scatolame; 4, cella frigorifera carni; 5, dispensa cuochi; 6, preparazione verdure; 7, preparazione carni; 8, retro cucina; 9, preparazione pasticceria; 10, office; 11, cella frigorifera pesci; 12, cucina; 13 deposito generale derrate; 14, caldaia; 15, lavaggio stoviglie; 16, servizio cucina; 17, saletta mensa; 18, guardaroba donne; 19, servizi donne; 20, servizi uomini; 21, sala mensa.

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EDIFICI INDUSTRIALI
Tale umidit pu avere una certa influenza anche sul materiale in lavorazione (es.: le fibre tessili sono molto sensibili alle variazioni di umidit e di temperatura dell'aria). Si ricorda che l'umidit assoluta la quantit di vapor acqueo contenuta in un metro cubo d'aria, l'umidit relativa ne esprime il grado di saturazione ad una certa temperatura. La temperatura buona, varia fra i 15 ed i 18 C, con un'umidit relativa intorno al 45 %. Oltre alla temperatura, purezza ed umidit relativa dell'aria, considerare anche la percentuale di polvere, di sostanze tossiche, di odori e di acido carbonico (che non dovrebbe superare l'uno per mille). Il riscaldamento dei locali di lavoro deve essere distribuito in modo da ottenere: - per lavori pesanti (fonderie, fucine, ecc.): 1012; - per lavori medi (torni, fresatrici, ecc.): 15: - per lavori da eseguire seduti: 18. La scelta del sistema di riscaldamento dipende da esigenze igieniche, dall'attivit industriale, dall'economia di funzionamento in stretta relazione al tipo di combustibile offerto dalla zona. Vari sono i sistemi di riscaldamento: per convezione, per induzione e per irradiamento:
22 200

a) b) c) d) e) f)

ad acqua calda; ad aria calda; a vapore a bassa pressione; elettrico; a gas; a pannelli radianti.

Il condizionamento dell'aria si ottiene mediante apparecchi ed impianti che provvedono all'aria pura per la ventilazione, al suo riscaldamento, o raffreddamento, ed alla sua esattaumidificazione. Per la distribuzione dellaria condizionata si usano condotti rettengolari o tubi a sezione circolare. Limpostazione di un impianto di condizionamento specifico compito di specialisti.

200

22 200

90

200

120

45

120

170
45

120
90

170
45 45

120
90

75
45

120 140 170


90 45

140 170

220

45

220 185 185


90 45 90 45

90 45

170
90 45 75 45

170
90 45 90 45

185
45 45 90 45

Fig. 16 Dimensionamenti per distribuzione di posti tavola in mensa aziendale

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EDIFICI INDUSTRIALI
AMBIENTAZIONE CROMATICA Il colore abitualmente accettato dal mondo industriate come semplice mezzo di finitura strutturale, divenuto un efficente fattore di miglioramento della produzione. Secondo indagini condotte recentemente, risultato che la scelta funzionale dei colori negli ambienti di lavoro ha, per i casiesaminati: 1) aumentato la produzione del 28 %; 2) migliorato l'illuminazione del 65 %; 3) diminuito il numero degli infortuni del 24 %; 4) migliorato la qualit del lavoro eseguito, del 30 %; 5) dato indicazioni favorevoli sulla riduzione della fatica visiva, del 19 %; 6) ridotto l'assenteismo nel personale occupato del 15 %; Si compreso che il colore non soltanto un elemento decorativo o un mezzo per incrementare l'illuminazione, ma un fattore attivo nell'azione psicologica, fisica e fisiologica. Il sistema di utilizzazione del colore e del suo valore attrattivo, sar pi razionale quando: a) ridurr il pericolo d'infortunio, migliorer la sicurezza e render pi evidenti le installazioni di pronto soccorso; b) migliorer le condizioni di visibilit e ridurr la fatica fisica; c) dar un'atmosfera piacevole agli ambienti di lavoro creando un ambiente accogliente e sereno. Si miglioreranno le condizioni sanitarie (iIluminazione pi appropriata e naturale), si terr in considerazione la preferenza del personale per certe tinte. Si addolcir l'illuminazione nei locali di riposo, con tinte pi smorzate. Si dovr evitare ogni possibile abbagliamento e contrasto di luminosit tra l'oggetto in corso di lavorazione el'ambiente circostante. Si impiegheranno tinte che aiuteranno le impressioni stereoscopiche. L'azione psicologica del colore si sfrutta per: a) diminuire l'effetto dei pesi e del volumi; b) cambiare le apparenti proporzioni fisiche di una superficie (soffitti, tubazioni, travature, ecc., e) cambiare l'apparente temperatura di un ambiente di lavoro. Le azioni Fisiche e Fisiologiche del colore si utilizzano con l'impiego del colore riferito al suo tono caldo o freddo, per: a) ridurre lo sforzo oculare; b) creare ordine nell'ambiente; c) eliminare eventuali pericoli di infortunio; d) diminuire il costo dell'illuminazione a parit di rendimento. L'ampiezza dei movimenti della pupilla in funzione diretta del contrasto tra i due colori; se tal contrasto troppo marcato, i muscoli oculari s affaticano e ne consegue un rallentamento nel lavoro. Per migliorare te condizioni di visibilit, necessario: a) porre la sorgente luminosa in modo che no rimanga nel campo visuale; b) ridurre la sua luminosit; c) aumentare la luminosit di fondo o dei dintorno della sorgente. Per ottenere la visibilit nel caso di un lavoro industriale, preferibile avere un contrasto di tinte piuttosto che un contrasto di luminosit. Il sistema neurovegetativo riceve, dal colore, degli impulsi che la scienza definisce come processi fisiologici e psicologici. l colori contenenti una predominanza di rosso di arancione, sono caldi; quelli derivanti dal blu, sono freddi; i primi appaiono pi vicini, i secondi pi lontani della loro distanza reale dall'occhio. Con l'accorto impiego del colore, si possono creare illusioni di temperatura: si possono mutare i giudizi relativi alla lunghezza, al tempo, al pesa. Rosso: aumenta la tensione muscolare, la pressione sanguigna ed il ritmo respiratorio, agisce come stimolante: risveglia impressioni di calore. Arancione: colore eccitante; accelera le pulsazioni senza aumento della pressione sanguigna: azione stimolante solo emotiva. Giallo: ridente e caldo; stimola l'attivit senza eccitare; valorizza la luce ed indicato dove si richiede un ritmo celere di lavoro. Verde: suggerisce calma e riposo, favorisce il raccoglimento e l'attenzione; nelle gradazioni verde-blu e giallo-verde, pi fresco e pi caldo della tinta base. Blu: colore freddo, desiderabile dove le temperature sono alte; abbassa la tensione muscolare e la pressione sanguigna, calma e diminuisce il ritmo respiratorio; nelle tonalit chiare d maggiore serenit, i suoi toni scuri sono deprimenti. Viola: colore deprimente; toglie energia, induce alla tristezza; non deve comparire mai sulle superfici viste da chi lavora. Bianco: d senso di pulizia, ordine, disciplina, ma anche freddezza e monotonia; un errore usarlo da solo su vaste superfici. Nero: assenza di ogni colore; deprimente come il viola. Grigio: monotono, da preferire le tonalit chiare, in ambienti gi rallegrati, da altri colori; se usato su grandi superfici. va associato al giallo. Impiego del colore su pareti, pavimenti e soffitti. Le pareti ed i soffitti dovranno avere un debole contrasto luminoso con le macchine. conveniente usare sempre tinte chiare.

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EDIFICI INDUSTRIALI
Se il materiale lavorato a tinte vivaci (es. rosso) per il fenomeno della percezione dei colori complementari, si avr l'impressione di vedere (ed in realt si vede) delle macchie verdi: si eliminer il fenomeno dando una tinta verde alla parete. Quando il materiale lavorato multicolore, l'ideale per le pareti sar il grigio. Dove la temperatura alta, si dar alle pareti colore fresco (azzurro molto chiaro e verdino) mentre si preferiscono colori caldi per locali a bassa temperatura. Per ampliare la visione di un ambiente di lavoro si useranno i colori: turchese pallido, acqua marina, verde foglia. Per restringerlo, usare, ad esempio l'arancione bruciato. Per allontanare i soffitti ingombri (cavi, tubi, travature), dare tinte omogenee sull'azzurro o verde pallido. Sui pavimenti, colorare percorsi e zone di transito nell'interno delle officine, come pure necessario accentuare ingombri, carrelli, scale e mezzi di trasporto con colori allarme di forte visibilit. Codice dei colori di sicurezza. - Problema attualmente allo studio con il fine di giungere ad un codice unificato internazionale. I sottosegnati colori indicano: rosso: segnalazione e apparecchiature antincendio, segnali di arresto; giallo: attenzione: apparecchiature in movimento, pericoli di inciampo; verde: attrezzature di sicurezza, pronto soccorso; blu: precauzione, fuori servizio; bianco e nero: per contrasto, da usare per la migliore visibilit di altri colori, aree di deposito. Codice dei colori per l'identificazione delle tubazioni destinate al trasporto dei fluidi Le tubazioni e condutture, colorate nello stesso colore della parete o soffitto di fondo, onde mimetizzarle, porteranno anelli colorati nelle seguenti tinte di identificazione, in relazione al fluido che contengono: verde: acqua; rosso: vapore; azzurro: aria; giallo: gas; viola: acidi e basi;

10

11

12 13

9 1 2 5 4 8

14 15 16 17

Fig. 18 - Planimetria di un complesso sociale per grande azienda industriale

1, posto controllo passaggio veicoli ed auto; 2, bilancia a bilico; 3, portone, sala daspetto e informazioni; 4, passaggio coperto; 5, locali sanitari; 6, ingresso dello spaccio; 7, focali di toilette e di riunioni; 8, teatro; 9, mensa; 10, guardaroba; 11, cucina; 12, amministrazione; 13, mensa per dirigenti; 14, vivaio; 15, tappeti verdi; 16, pallacanestro; 17, tennis.

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UFFICI
DATI DI INGOMBRO
Unificazione. - Una pi facile soluzione di tutti i problemi dell'organizzazione aziendale e quindi una maggiore riduzione dei costi stata resa possibile mediante l'adozione di stampati unificati. Esistono norme internazionali sulle dimensioni della carta, adottate da tutti i Paesi che usano il sistema metrico decimale, la serie 1950 fondamentale di tale formato universale (D-UNI), che si chiama serie A, quella 1054 impiegata per prodotti cartotecnici (lettere, carta di ufficio, stampa, riviste, pubblicazioni e disegni). Base di tale serie un rettangolo di m 1 di superficie (mm 841 x 1000 450 1000 450 1189). Dimezzando parallelamente al lato minore di tale formato si ottengono successivamente i formati A1, A2, A3, A4, A5, A6, A7... Il rapporto fra altezza e Armadi metallici ad ante rientranti A, armadio ridotto. Dimensioni interne utili; larghezza di tali rettangoli costante (V2 = 1,41). Vi sono inoltre due serie H = mm 900; L = mm 800; I = mm 430; complementari B e C per elementi cartotecnici destinati a contenere le carte della serie kg 60 A (e cio buste, cartelle, raccoglitori, ecc.). L'acclusa tabella mostra i formati della serie B, armadio normale. Dimensioni interne A. l prodotti Olivetti ynthesis tengono presenti tutte le possibilit dei formati unificati utili; H = mm 1750; L = mm 800; I = mm 430 , per quanto riguarda le dimensioni delle schede, delle cartelle, degli archivi. kg 105
Serie fondamentali A A3 Serie fondamentali B C B4 C4 A4 B5 C5 A5 B6 C6 A6 B7 C7 A7
A4 A3

Dimensioni dei formati mm 297 x 420 250 x 353 229 x 334 210 x 297 176 x 250 162 x 229 148 x 210 125 x 176 114 x 162 105 x 148 88 x 125 81x 114 74 x 105
370 283 223

540

380 223 Tipo A 223

220
1 2

540

380 283 Tipo B 283

h 220
5 4

540

460 370 370

380

A6 A7

A5

Tipo B Schedari orizzontali (visibili) per servizi anagrafici. Profondit mm 610.

Scaffalatura metallica per archivio h, m 2 2,50 3,00; b, m 1 standard; c, variabile a richiesta. 1, bulloni cadmiati; 2, portaetichette; 3, traversini; 4, piani; 5, montanti con pedino brunito per appoggio terra.

700 700 223 283 700 370 620 600 900 640

Supporti muniti di rotelle (2 posteriori) I due anteriori fissi evitano scorrimenti involontari.

Supporto metallici. Tavoli d'appoggio I tavoli sostengono ciascuno pi schedari affiancati e sovrapposti. Tre piedi fissi. Il quarto regolabile in altezza. 1140

700 1140

700

428 728

750 428 542 A B 750


330

700 650 620

1140

Schedario archivio A, accoppiati sovrapposti; B, accoppiati, Particolarmente adatti a servizi bancari, come sevizio informazioni, titoli e posizioni.

Banchi per schedari orizzontali Sostegno pi schedari affiancati e sovrapposti. Muniti di due cassetti per la raccolta di schede eliminate.

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UFFICI
DATI DI INGOMBRO
4-A4 4-B4 5LL 6-A5 8-A6 8-A7 3-A4 3-B4 3LL 4-A5 6-A6 6-A7 780 420 420 420 480 540 540 420 540 serie H = 1360 480 540 540 420 540 480 420 480 540 420 540
s2-A4s s2-B4s 2-A4 2-B4 3-A5 4-A6 4-A7

1360

1054

serie H = 780 (gi 800)

serie H = 1054 Classificatori verticali Synthesis. Profondit utile mm 620.

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302b

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UFFICI
MODULAZIONE

165 105 65 42,5 85 47,5 65 50

165 105 85 60 A 78 70

156 78 40

156 60 60 B 50

150 20 75 55 C

Dimensioni di ingombro del posto di lavoro A, secondo in Time Saver Standard (USA); B, secondo il Neufert (Germania); C, secondo il Plaining The Architect's Handbook (G.B.) 156 78 A A B A A' A+A' Posto di lavoro con mobiletto sussudiario

A, il piano sussudiario non eccede l'ingombro della sedia; B, l'ingombro aumenta. Rappresentato da: mobiletoo per macchina da scrivere: tavolino per calcolatrice: schedario o classificatore

60 100 50 75 165 C A 121 156

40 78 78 40 B 75+76 130+140 90+95 80+90 110+120 B C D

120 47,5 104 D Scrivanie affiancate A

Distanza fra un posto di lavoro ed il successivo con disposizione testa contro schiena. A, Timer Saver Standard; B, Planing; C, Neufert; D, Rulfberg.

42 Dimensioni supporto macchina da scrivere A, Lips Vago; B, Synthesis C, Herman Miller; D, Trau.

108 75 75

103 75 75

78

139

78

108 75 75

150

150

parete A B

parete

Distanza fra i posti di lavoro con scrivania combacianti e disposizione affiancata A, sedie sfalsate, senza corsia (Neufert); B, con corsia (Neufert); C, con corsia (Planning).

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303a

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UFFICI
MODULAZIONE

148 78 190+200 110 120 92 40 78 210 78 148 40

210 I

210 II

210 III IV
A B C Valori modulari A, modulo 190200, concentrazione del personale media, buona illuminazione; B, modulo 210, concentrazione del personale minima, grado elevato di attrezzatura tecnica; C, modulo 148, concentrazione del personale massima, luce difettosa per met delle scrivanie

Schemi di utilizzazione per salette di ricevimento, modulo 210 Il dimensionamento trasversale deriva da una somma di parametri:
I, corsi afra la parete finestrata ed il margine esterno dei posti di lavoro;

II, posti di lavoro singolo o pi frequentemente associati; III, corsia tra il margine interno dei posti di lavoro ed il corridoio; IV, armadiatura, qualora esista.

VALORI DEI PARAMETRI RIGUARDANTI LA MODUAZIONE TRASVERSALE ED INSERIMENTO DI DIVERSE ASSOCIAZIONI DI POSTI DI LAVORO
312

156 A

195 B

A 312

B 55

312

90 150

45 60

Posti di lavoro doppi

Posti di lavoro unitari 432

468

40 55

432

90 150

45 60

42 A A A/2

40 55

468

90 150

45 60

40 55

390

90 150

45 60

390

585
40 55 585 90 150 45 60

B
In tali dimensioni si rileva successivamente: lo spazio compreso tra il bordo della scrivania esterna e la finestratura per la pulizia o l'apertura dei serramenti, le dimensioni delle scrivanie secondo il numero, la corsia d'arroccamento ai posti di lavoro e di accesso agli armadi (quando esistono) e le dimensioni di essi in profondit

Posti di lavoro multipli con diverse combinazioni

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303b

Manuale dellArchitetto

UFFICI
UNIT DI LAVORO
Un modulo che varia da m 0,95 a 1,05 consente ogni possibile utilizzazione dello spazio di lavoro. In conseguenza a ci ed alla sua buona utilizzazione il corridoio potr essere di m 2,00 2.10. riconosciuta la maggiore funzionalit della struttura in ferro rispetto a quella in calcestruzzo soprattutto per quanto riguarda il suo inserimento nella modulazione di facciata. In questo senso sono stati progettati ultimamente in Italia palazzi per uffici come quello riprodotto in basso con struttura con prevalenza del ferro sul calcestruzzo ed altri in cui la struttura totalmente in ferro. Dati per l'installazione di macchine elettroniche per ufficio 1 - Distribuzione opportuna delle macchine stesse. 2 - Sufficiente illuminazione ed aerazione. 3 - Presa per il cavo di alimentazione perciascuna macchina. 4 - Congrua resistenza dei solai ai carichi.

195

195

195

532 42 70 72

204 1660 72

532 70 66

Tipo di ufficio collettivo e studio. (Pal. Direz. Gen. Oliveti). Soluzione a carpo triplo di palazzo per uffici con utilizzazione dello spazio tra corridoio e unit di lavoro mediante armadi archivio. A un modulo di campata nel corpo centrale equivalgono 4 moduli della struttura in facciata, che danno la possibilit di formare uffici minimi di m 3,82; con aggiunta di uno o pi moduli di m 1,95 possibile ottenere uffici collettivi sempre pi estesi. Le tramezze mobili garantiscono un buon isolamento acustico; esse sono realizzate con profilati di alluminio e vengono montate senza necessit di incastro n a soffitto n a pavimento, ma soltanto mediante pressione esercitata sui piani orizzontali.

55

Un minimo impianto del tipo detto tradizionale ovvero aschede perforate composto da: perforatrice (dimensioni cm 79 x 71) con ingombro d'uso di m 1,85 x 2,20, pi una selezionatrice (cm 155 x 41) con ingombro d'uso di m 2,95 x 1,50 ed una tabulatrice. Per impianti di maggiore mole prettamente elettronicibisogna affrontare il problema distributivo caso per caso, data la grande variet di macchine prodotte e date in uso dalle principali case produttrici (es. IBM Italia possiede 45modelli diversi per diverse composizioni).
Gruppo Modulo m 1,22 Applicazione ONU (New York) e ALCOA (Davenport) Lever House (New York) Ford: Seagram Building (New York) General Motors BASF (Ludwigschafen); Alluminio Svizzero SATRA (Connecticut) Galfa (Milano) e INA (Parma) Pirelli (Milano); Municipio (Rodevre); Siemens (Milano)

500

lambada incassonata

10 100 1290 100 10 100 100 100 100 100 35

canale di distribuzione sotto pavimento

cassette d' utilizzazione 70 100

II

1,42 1,58

140

III

1,75 1,85

mobile condizionatare sotto finestra 115 115 115 115 115 115 115 2 MOD=230 3 MOD=345 reticolo 4 MOD=460 modulare 5 MOD=575 pavimentazione del soffitto fonoassorbenti

IV

0,75 0,80

0,95 1,02

Ufficio collettivo ed uffici singoli A, pianta; B, sezione; C, dettaglio della struttura portante e della distribuzione dei cavi di forza motrice, telefoni, segnalazioni 1, 2, 3, 4, 5, montaggio scatola comunicazioni comprensiva di presa elettrica (forza). Soluzionne a corpo semplice con struttura in calcestruzzo armato da putrella. Massima elasticit delle zone lavoro mediante spostamento delle pareti mobili. Il condizionamento risolto con linserimento di condizionatori sotto ciascuna finestra, evitando canalizzazioni. Notare lalimentazione elettrica sotto pavimento che corre parallela a cavi telefonici e di segnalazioni. Due tavoli da lavoro occupano 3 moduli.

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304a

Manuale dellArchitetto

UFFICI
UNIT DI LAVORO
28 5 12 10 3 20 pannelli fonoassorbenti lampada riempimento betoncino leggero pavimento

320 trave maestra trave secondaria solaio in lamiera di accaio mobile condizionatore B C

1 2 3

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304b

Manuale dellArchitetto

UFFICI
ARREDAMENTO
VARIE SOLUZIONI DI ARREDAMENTO 50 5 70 5 90

50

50 150

130

40

70

70

70

sedia comune

sedia girevole

sedia girevole e scorrevole

Da considerazioni fatte su dati statistici risulta che la dimensione modulare migliore per i palazzi per ufficio compresa tra m 0,75 e 1,05 permettendo essatriplicata la composizione della migliore cellula unitaria, offrendo nel contempo lapossibilit di un migliore sfruttamento dello spazio per ambienti di lavoro collettivo. Le soluzioni di arredamento che seguono prescindono da un eventuale inserimento modulato ma offrono i minimi optimum delle varie funzioni.

55 75 70 scrivanie singole 80 75 scrivania con schedario alla spalle scrivania a schedario 95 50 85 scrivanie affiancate in, pi righe con passaggio alla spalle

100 90 scrivanie affiancate con schedario alla spalle

105 scrivanie affiancate con sedia sfalsate

145 scrivanie affiancate con sedie su stessa fila esempio di disposizione quando la struttura portante interna

140

80 60

115 175

60 62

120

80 40 scaffali accoppiati con passaggi interni

registratori con passaggi intermedi

registratori accoppiati con passaggi intermedi

Organizzazione dell'archivio Carte d'uso immediato, incorporato nei mobili del posto di lavoro: max m 0,10 per persona. Carte d'uso facilmente accessibile, nel locale stesso di lavoro ma raccolto in mobili tra lo stesso ed il corridoio, distinto a ciascun impiegato. Archivio vivo, centralizzato, facilmente accessibile, pu essere comunque suddiviso a seconda delle funzioni senza grandi svantaggi. Pu essere privo di aria e di luce, va protetto dalla polvere, umidit ed insetti. Archivio morto come il vivo.

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305

Manuale dellArchitetto

UFFICI
EDIFICI TORRE
II problema dell'edificio a torre per uffici, affrontano anni fa e sempre in continua evoluzione, ha oggi portato a dei risultati decisamente buoni al fine di un'architettura con orientamenti noncasuali, con piante senza sprechi assurdi di spazio, con effetti volumetrici decisamente riusciti, con la costruzione di unit autonome di vera architettura. La sempre pi sentita necessit di spazi liberi, per il traffico e per il posteggio, e nel contempo la indispensabilit diconcentrare in determinate zone volumi imponenti da destinarsi ad uffici, stata la premessa base di questa rivoluzione progettistica che ha abbandonato l'impostazione, in tanti anni confermata, di costruzioni massicce e retoriche, allineate lungo le arterie delle citt, ripetenti i vizi occasionali delle forme pianistiche di preesistenti isolati, di tracciati urbanistici ormai superati. L'ignorare i vincoli costituitisi casualmente, che costringevano a forme viziose ed inutili, che portavano il progettista a soluzioni piantistiche difettose, per orientarsi invece verso soluzioni chiare assolutamente logiche e razionali, ha portato verso la risoluzione di uno dei pi sentiti problemi attuali: una maggiore comodit di traffico, la possibilit di sosta per gli autoveicoli ed un facile arroccamento degli edifici importanti. Le costruzioni a torre, studiate e risolte con la chiara visione d i tutti i problemi urbanistici ed umani, oltre a rendere pi agevole il lavoro e ridurne il peso, rappresenta un ritorno alla vera architettura, se studiata con tutti i mezzi pi all'avanguardia nel campo della tecnica. L'accesso al fabbricato avviene attraverso uno o pi atrii, ingressi di servizio e passaggi carrai che conducono ai collegamenti verticali, meccanizzati ed alimentati da centrali indipendenti di energia. Per un buon risultato finale, l'impostazione piantistica deve basarsi sull'organigramma sempre variabile nel tempo, definendo le zone di lavoro e dei servizi. Tutte le disposizioni costruttive devono permettere la facilit di adattamento necessaria, per non perdere mai d'attualit malgrado 1'evoluzione costante dellorganismo che detta la distribuzione. La distanza tra i vari elementi del piano deve essere la minima possibile al fine di ottenere una soluzione chiara e compatta. I movimenti delle persone impongono la dimensione dei piani di lavoro e lo spazio tra pi ordini di tavoli. Importante a questo proposito lo studio accurato della modulazione della struttura che deve rispondere perfettamente alle necessit di lavoro. La costruzione si fa all'intorno dei suoi abitanti sistemati preferibilmente nelle zone vicine alla facciata, anche se l'ambiente completamente condizionato e funzionante a luce artificiale. L'illuminazione naturale molto importante e ricercata anche se a volte la si deve compensare con quella artificiale opportunamente dosata e di entit il pi possibile vicina a quellanaturale. Le esigenze particolari e le abitudini locali costituiscono le premesse per uno studio di illuminazione razionale e perfettamente efficiente. L'impianto di condizionamento dovr essere studiato con particolare cura, essendo una delle caratteristiche indispensabili degli edifici di questo tipo, nonostante il notevole onere che cornporta. Gli ascensori dovranno essere previsti a forte portata ed a grande velocit, in edifici di questo tipo, per sopperire alle esigenze di rapidomovimento di forti concentrazioni di persone. Si devono prevedere scale di sicurezza a tenuta di fumo, facilmente accessibili comprese tra pareti resistenti agli attacchi del fuoco: si potranno prevedere anche scale esterne di sicurezza. Per ogni locale si dovr progettare un impianto di spinkeratura a comando termostatico nell'eventualit di incendi. Tutte le reti di impianti dovranno essere adeguatamente progettate, i collegamenti idrici generalmente con distribuzione a pioggia dai vari serbatoi, alimentati, da pompe, dovranno consentire una regolazione della pressione uniforme alle varie utenze. Gli impianti di fognatura dovranno tener conto della necessit di non gravare con forti pressioni sulle pareti di base. Ogni edificio dovr essere dotato di canne per immondizie e di appositi impianti di incenerimento in luogo. L'isolamento dai rumori, che si potr ottenere con un giusto impiego di materiali appropriati all'assorbimento, richieder uno studio particolarmente accurato al fine di proteggere gli abitanti di vari piani dai rumori esterni e dai rumori interni. Data l'elevata concentrazione di carichi alla base, le fondazioni risulteranno rilevantissime e consentiranno, con adeguato studio, lo sfruttamento di pi piani ove potranno essere riuniti lecentrali degli impianti e, nelle quote pi vicine alla strada, ampi parcheggi. Condizione essenziale alla pronta riuscita tecnica ed economica dell'edificio a torre la struttura (scelta del tipo) generalmente metallica, che consenta una riduzione dei tempi di costruzione, offrendo la possibilit di procederecontemporaneamente all'elevazione della struttura e alla messa in opera degli impianti, dei rivestimenti, con la possibilit di un montaggio rapido, preciso, precedentemente organizzato. Nelle figure a lato e seguenti sono rappresentate le pi riuscite realizzazioni in questo senso, la cui conoscenza indispensabile al fine di un rapido procedere verso risultati sempre migliori. Edificio Pirelli - Sede Milano La pi recente costruzione italiana in tema di edifici a torre, questo edificio, decisamente particolare, per la concezione strutturale e la stretta funzionalit di ogni sua parte. costituito, a differenza di molte altre costruzioni del genere, da due corpi assolutamente indipendenti volumetricamente, uno sostituente motivo orizzontale, separato in tutto dall'elemento verticale destinato ad uffici. Si sono previsti accessi separati a tre livellidifferenti: per i visitatori, a quota sopraelevata di un piano nella parte centrale dell'edificio; per gli impiegati a quota 0,00 nella parte della portineria, e per il servizio a quota negativa di un piano al di sotto dellingresso del personale. La struttura essenziale costituita da 4 piloni cavi alle estremit (che delimitano le zone destinate alle scale, agli ascensori di emergenza, ai condottiverticali ed alle tubazioni di condizionamento) e da 4 piloni centrali aventi tra loro una portata esterna di m 24. Questi ultimi comprendono la zona destinata agli ascensori, alle scale di normale servizio ed ai gruppi di servizio generali che risultano totalmente accentrati ai piani tipo, consentendo unassoluta flessibilit in tutte le porzioni adiacenti.

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306a

Manuale dellArchitetto

UFFICI
EDIFICI TORRE
La maglia modulare quadrata di cm differenziata in 3 settori cosi daconser- da una vetrata totale collegata alle 9S di lato ed interessa le sole zone di vare l'ortogonalit con le facciate. strutture. lavoro con esclusione dei disimpegni; All'esterno, la costruzione delimitata

via G. B. Pirelli

via F. Flizi

piazza IV Novembre

via Zezon piazza Duca d' Aosta via Vittor Pisani

stazione centrale A

C Fig. 1- Edificio sede Pirelli a Milano. A, planimetria della zona; B, piano rialzato; C piano tipo.

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306b

Manuale dellArchitetto

BANCHE
FUNZIONE DELL'EDIFICIO Le funzioni di una Banca (operazioni finanziarie attive ed accessorie) sono molteplici ed esigono che per lo svolgimento di ciascuna, venga studiata una organizzazione distributiva ben definita. che permetta il rapido e comodo movimento di pubblico e di impiegati. Ogni edificio bancario deve rispondere ad esigenze di sicurezza ed aderire ad un suo specifico programma di funzionamento che il progettista, in collaborazione con il committente, deve studiare in tutti i suoi particolari (v. fig. 1). . PROGRAMMA DI PROGETTO E SCHEMA DISTRIBUTIVI Dal punto di vista distributivo, necessario distinguere 4 categorie di impianti bancari, che comportano impostazioni diverse nello studio generale per un programma edilizio: a) agenzie di citt risolvono la sola azione di b) filiali contatto tra pubblico e Banca c) sedi provinciali d) sedi centrali Per tutte valgono tre necessit di sicurezza: a) contro un gruppo di pochi grassatori: b) contro operazioni di scavo e traforo prolungato; c) contro furti interni con scasso. Agenzie di citt. - Le superfici medie necessarie ed clementi essenziali al piano terreno di una importante agenzia di citt, possono prevedersi nel modo seguente: Filiali. La Filiale la sede rappresentativa principale dellIstituto bancario in centri minori, ed quasi sempre affiancata da Agenzie (v. fig. 4-5). Per una filiale posta in un cemento di 1000025000 abitanti, le superfici ed i dati sono:
a) b) c) d) e) f) g) h) superficie totale............. superficie sala pubblico... superfici uffici................. superficie direzione........ superficie cassette di sicurezza.. superfici servizi e archivi........ sportelli........................ cassette di sicurezza...... m n m 200250 3550 100120 2040 1520 3540 48 50200

a) b) c) d) e) f) g)

superficie totale............. superficie sala pubblico... superfici uffici................. superficie direzione........ superfici servizi..................... sportelli........................ cassette di sicurezza......

m 250320 70100 100120 2040 4050 n 610 5001500

Si possono aggiungere m 100150 di sotteraneo per locali corazzati e anticaveau, corridoi di ronda, locali per condizionatori, archivi (v. fig. 2).

Per un agenzia periferica i dati divengono (v. fig. 3); a) b) c) d) e) f) g) superficie totale............. superficie sala pubblico... superfici uffici................. superficie direzione........ superfici servizi..................... sportelli........................ cassette di sicurezza...... m n 120160 3040 6080 1520 10220 68 50300

Nelledificio dove ha sede una Filiale, necessario prevedere locali da abirsi a 2 alloggi per famiglie del personale trasferito dalle sede principale. Sedi provinciali. In esse il servizio di sportello non pi preminente e diviene pi importante lorganismo degli uffici sussidiari, con le loro necessit di disimpegni, locali di attesa e servizi.
Le superfici orientative ed i dati sono: a) superficie totale e del pianterreno... b) superficie sala pubblico... c) sportelli........................ d) uffici a contatto del pubblico....

CONSIGLIO D'AMMINISTRAZIONE PRESIDENZA DIREZIONE GENERALE segreteria personale ragioneria affari bancari

m n m

500700 150200 1015 250500

crediti organizzaz. specializzati ispettorato studi

provveditorato

consulenza contenzioso

ufficio copie

corriere archivio

biblioteca

vaglia assegni

revisione

tesoro DIREZIONE SEDE VICE DIREZIONE

segreteria

depositi

cassette

impieghi

corrispondenti ragioneria

cassa

person.

sviluppo

corriere

c/c c/c passivi passivi c/c passivi

c/c passivi

c/c passivi

c/c passivi

cambiali

titoli

risparmi

contab.

riscontro

DIREZIONE AGENZIA impieghi e operazioni diverse

ragioneria

depositi

cassa

contabilit

riscontro

Fig. 1 Schemi di organizzazione

A, direzione generale di banca; B, sede di banca; C, grande agenzia di

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309

Manuale dellArchitetto

NEGOZI - EMPORI - SUPERMERCATI


DATI PARTICOLARI DI PROGETTO: MISURE DISTANZE, INTERASSI DIMOSTRATISI SODDISFACENTI NELLA PRATICA

6065

7090

60

270

60

7090

60-65

4070

60

70

95 150200 8085

abiti da sera mantelli lunghi

8085

170190 1.60 abiti donna 95 mantelli corti

8085

3040 3040 3040

Banchi di esposizione tubo fluorescente pu essere anche circoolare specchio 50 40 4050 4050 40 40 40 40 100110

120

160190 100120 A B

8085

4050

8085

vetrina esposizione

110120 SUPERMERCATI 80 40 magazzino generale ingresso merci 40

110120

Reggi abiti A, bambini; B, adulti

Negozi di generi alimentari con sistemi di "self-service" a percorso obbligato. L'acquirente deve uscire attraverso la zona filtro delle tasse.

110115 150180 150180 150180 150180 frutta e verdura 200 200 150180 deposito cestini pane pasta spogl. w.c. personale deposito cestini all'uscita 260300 vetrinette vetrine Banco frigorifero uscita acquirenti cassa deposito cestini uscita acquirenti deposito cestini uscita acquirenti 180200 220240 deposito cestini Pianta schematica di un supermercato 260300 40 Carrello portacestino per supermercati zona banchi frigorifero 7075 80 30

60 80 70 banco banco 120

200 banco banco

Particolare dell'uscita degli acquirenti del supermercato

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313

Manuale dellArchitetto

NEGOZI - EMPORI - SUPERMERCATI


VETRINE - INSEGNE LUMINOSE - LUCI
LAMPADE INCORPORATE NEL Elementi per la progettazione delle vetrine PLAFONE IN LEGNO In generale pi piccoli sono gli oggetti che vanno messi in mostra, pi alto diventa lo zoccolo e minore la profondit della vetrina, in modo da porre gli oggetti pi vicino all'occhio dell'osservatore. Nel caso di oggetti di grandi dimensioni, come automobili e RIFLETTORE mobilio, la vetrina avr uno zoccolo molto basso ed una superficie di mostra relativamente profonda. Nel diagramma disegnato si indicato un metodo per la determinaTAPPARELLE ALLA zione dei pi favorevoli piani di vista per la disposizione degli oggetti nella mostra. VENEZIANA evidente che il retro della vetrina va posto abbastanza indietro rispetto a questo piano 220 per offrire un adeguato sfondo. Il cono visivo normale di circa 6030- in tutte le PAVIMENTO AD ELEMENTI RIMOVIBILI direzioni dal centro ottico. Erroneamente si stabilito il livello dell'occhio a m 1.60. Pi CRISTALLO COLORATO recenti ricerche affermano che le donne costituiscono la maggioranza e che pertanto una linea di vista ad altezza media corretta di m 1.50 pu ritenersi pi idonea. li livello dell'occhio si avvicina maggiormente alla condizione reale. Per gli zoccoli di varie altezze il piano di vista si trover quale intersezione del pavimento con la linea di vista. Vetrina tipo di un grande negozio o magazzino emporio ELEMENTI PER LA PROGETTAZIONE DELLE VETRINE TUBI FLUORESCENTI PANNELLI ANIDO D'APE RIMOVIBILI h MAX PRATICA DELLA VETRINA h MIN PRATICA DELLA VETRINA 30 30 245 190 105 90 60 SPAZIO MIN. 20-30 PER LUCI NASCOSTE LE LINEE VERTICALI DANNO I MIGLIORI PIANI DI VISTA PER LA MOSTRA DEGLI OGGETTI E' possibile fare scendere il piano mobile nell'interrato per l'allestimento della vetrina.

LUCE SOLARE 4555 1.50 1.50

4555

Il rinvio della luce solare si attenua molto quando i suoi raggi meno inclinati battono sulla parete di fondo della vetrina, al di sopra del piano di vista dell'osservatore. CONDUTTORE
3.5-4.5

30 Dati di progetto

H L

7 PERSPEX FERMATUBO

TUBO 12 FLUORESCENTE

Combinazione tra il sistema di illuminazione e quello diriscaldamento, basato sul principio che i corpi non metallici colpiti da raggi infrarossi si comportano come dei perfetti corpi neri (v. fig. 2). un sistema non molto economico e che presenta l'inconveniente di una non uniforme luminosit del soffitto poich alcune delle radiazioni infrarosse appartengono alla parte visibile dello spettro. Questo fatto crea cos del! macchie dovute alla interferenza fra raggi emessi dai tubi fluorescenti e quelli emessi dalle lampade a raggi infrarossi. Il sistema migliore e pi economico nei caso di abbinamento dei sistemi di illuminazione e di riscaldamento, quello di usare i tubi radianti posti parallelamente ai tubi fluorescenti (v. fig. 3). La plastica si comporta anche in questo caso come un perfetto corpo nero, si scalda poco e restituisce circa il 94% dei raggi infrarossi che la colpiscono. L'ambiente si riscalda in un tempo relativamente breve, di parecchio inferiore a quello occorrente nel caso dei pannelli radianti a muro. La facilit di rimozione dei p4nnelli di plastica costituenti il soffitto sidimostra motto utile nel caso di avarie ai tubi. Facendo passare acqua fredda nei tubi radianti si ottiene un raffreddamento dell'ambiente e si riesce cos ad utilizzare il sistema anche nella stagione calda.

1.5
2.5-3.5

PROFILO SPECIALE IN PERSPEX

PERSPEX PERSPEX TUBO 12 FLUORESCENTE

Insegne luminose inscatolate in lamiera e perspex Possono essere di tre tipi:inscatolato metallico con semplice o doppio tubo fluorescente a vista; idem come sopra ma con inscatolato metallico coperto in perspex (A); tutte in perspex (B). TIPO DI VETRINA SPORGENTE DALL'EDIFICIO TUBI FLUORESCENTI

METALLO TAPPARELLA PANNELLI A NIDO D'APE RIMOVIBILI TUBO DI DRENAGGIO TUBO DI DRENAGGIO

METALLO FORO D'AREAZIONE FORO D'AREAZIONE

Tipo di vetrina sporgente dall'edificio

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314a

Manuale dellArchitetto

NEGOZI - EMPORI - SUPERMERCATI


VETRINE - INSEGNE LUMINOSE - LUCI
3/2L PER LUMINOSITA' DIFFUSA UNIFORMEMENTE SOFFITTO BIANCO RIFLESSIONE 0.80

PLASTICA TRASLUCIDA

TUBI FLUORESCENTI

Fig. 1 - I tubi fluoroscenti devono essere disposti paralleli alle ondulazioni della plastica onde evitare macchie oscure ed ombre
LAMPADA A RAGGI INFRAROSSI SOFFITTO BIANCO TUBI FLUORESCENTI PLASTICA TRASLUCIDA

Fig. 2 - Combinazione tra sistema di illuminazione e sistema di riscaldamento con lampade a raggi infrarossi.
TUBI RADIANTI TUBO FLUORESCENTE SOFFITTO BIANCO

INFRAROSSI ASSORBITI INFRAROSSI RIFRATTI

Fig. 3 - Combinazione tra sistema di illuminazione e sistema di riscaldamento con tubi radianti.

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314b

Manuale dellArchitetto

NEGOZI EMPORI SUPERMERCATI


SCALE MECCANICHE
Adatte per il trasporto ininterrotto di grandi masse di pubblico. Dai regolamenti edilizi non vengono considerate come scale e non bisogna quindi tenerne conto nel calcolo della larghezza necessaria minima per le scxale e della minima distanza tra le scale. Manovra a mano con pulsanti in alto od in basso od automatiche con cellule fotoelettriche (economia del 4050%).

Sistema con una sola rampa interrotto

Sistema parallelo, salita e discesa, interrotto

Sistema continuo semplice aspirale


7000 130 865 72 2000

Sistema continuo doppio a spirale

h
865 A

FIANCO sviluppo della scala in pianta=h x 1735 Tabella per il calcolo della larghezza in funzione della portata
cm 0 10 20 30 40 50

1185 4000 A

4000 persone/ora 450 1306 1350 6000 persone/ora 600 1456 1500 8000 persone/ora 900 1776 1880
C B A

Particolari dei gradini

PIANTA

SEZIONE A-A

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315

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BAR - TAVOLE CALDE

BAR TAVOLE CALDE Dimensioni di massima di alcune apparecchiature per bar Superficie occorrente per la soluzione Lunghezza Larghezza Altezza lineare A: m 3,70x12,40=m 45,88; cm cm cm posti 19; superficie/posto=m 2,40. Macchina caff a 2 gruppi 71 60 63 Questo valore, elevatissimo per ristoMacchina caff a 3 gruppi 88 60 63 ranti di tipo economico come sono le Macchina caff a 4 gruppi 112 60 63 tavole calde, giustificato dal fattore
Macchina caff a 6 gruppi Macinatore piccolo . . . Macinatore medio . . . Macinatore grande . . . Tostapane . . . . . . . . . Gruppo multiplo (frullatore tritaghiaccio, fresagrumi, frullino per frapp, ecc. 160 17 22 21 20 60 26 29 38 34 63 55 62 67 2127

tempo: infatti la durata media della consumazione ( 20 minuti) ridotta rispetto alla durata del pasto in ristorante di tipo tradizionale ( 60 mi nuti):quindi ogni posto, a parit di tempo, pu essere utilizzato tre volte.

CUCINA 50 120 370 50 150 65 65 65 65 1240 Cucina B Cassa Cucina D A

30

35

45

180

30-40

80 80

Attaccapanni

110 120 50

120 120

110 50

Cassa Sezione trasversale schematica sul banco bar e banco di servizio


110 50

65 Attaccapanni Cassa

Attaccapanni 65

Lavello Bottigliera Presa selz Cucina

120 50 130 50

110 50 120 120 120 50

Pianta di un tratto di banco bar C

110

Attaccapanni

Schemi tavole calde A, schema lineare; B, schema ad "U"; C, schema ad "U" multiplo; D, schema a penisola con banco di servizio interno; E, schema ad isola con cucina sottostante e montavivande. 85 20 50 Spazio per borse, guanti,giornali Acciaio inox 35 35 Isolante 80 Serpentina raffreddamento 10 Raccolta condensa Zoccolo Sezione trasversale generica sul banco bar 10 120 25 100 40 80 100 25 40

60

Sezione sul banco di tipo a seggiolino di altezza media Sezione sul banco di tipo a seggiolino alto

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316

Manuale dellArchitetto

ALBERGHI
PIANO TERRENO Schema distributivo generale Per divisione in categorie, classificazione ecc. vedi: Manuale Industria Alberghiera - Ed. T.C.I. cucine sala TV bar taverna hall sala feste scrittura lettura 195 bocche aria calda

280

ristorante collegamenti verticali ospiti e servizi

atrio d'ingresso e servizi relativi

90

90

Schemi distributivi in un grande albergo di lusso Servizi orinatoi lavabi Atrio w.c. w.c. w.c. guardaroba w.c. w.c. toilette signore tel. tel. tel. tel. uomo parrucchiere

Esempio di bussola d'ingresso in cristallo temperato Ingombro medio cm 180x280; R cm 230.

fiori tabacco giornali

collegamenti verticali hall ristorante di servizio collegamenti sala feste lettura sale taverna bar verticali per ospiti sala TV scrittura colazione
cabine telefoniche guardaroba gabinetti tabacchi giornali fiori portiere di notte

210

cassa

Deposito vari

160 Esempio di bussola d'ingresso girevole con ante di sicurezza incassate Il gruppo rotante (m 2,30) pu essere ripiegato e traslato. Questo tipo di bussola, malagevole per alcune, deve essere sempre affiancato da porta normale ad ante.

Schema di servizi sanitari, telefono, guardaroba,negozi ecc. al piano terreno N.B. Eventuali servizi di parrucchiere per signora e pedicure saranno sistemati preferibilmente tangenti al primo piano notte. percorso sotterraneo bagagli 18 2 A posta gancio chiave numero camera 20 A

portiere facchino
uff. postale telefono telegrafo

contabilit giornaliera ricevimento salotto bussola direzione

bagagli in giacenza ingresso bagagli pensilina o portico

60

banco H = 90 disimpegno 130 60 per cappelli

SEZ. A-A

82 42

100

25 10 44 Dettaglio del casellario postale La numerazione inizia con la cifra indicativa del piano 20 e poi con quella della camera (101-102-103). Aggiungasi il casellario contraddistinto dalle lettere dell'alfabeto per la posta in giacenza. 50

83

125

110

70

230

corsia

110 10 Sezione generica del banco portiere Ingombro di un centralino telefonico per 100 derivazioni Disposizione nel guardaroba L'apparato deve essere anche agevolmente accessibile nella Ogni metro lineare di banco pu servire da 35 a 50 persone sua parte posteriore.

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317

Manuale dellArchitetto

ALBERGHI
PIANO NOTTE Il piano articolato su corpo semplice, semidoppio, doppio o triplo, da m 5 circa a m 16 ed oltre, con impianti sanitari in fascia verso corridoio od in linea con le camere, in relazione alle caratteristiche dell'area, dell'orientamento, del panorama, della convenienza economica, del tipo e categoria dell'albergo. Caratteristica base comune la grande elasticit di composizione delle unit da affittare; percentuale media europea: 60% camere a due letti, 40% ad 1 letto. Il piano notte ideale dispone di 1520 camere, servite da un facchino, da un cameriere, una cameriera; per esercizi minori il gruppo personale situato a piani alternati. conveniente riunire tutti i collegamenti verticali e di servizi di piano in unico blocco tangente al piano notte in modo da permettere la temporanea esclusione di uno o pi piani. Per misura antincendio spesso richiesta l'adozione di una scala e di un ascensore del tipo a tenuta di fumo, per esercizi che superino i 5 piani. Massima cura nell'isolamento acustico (orizzontale e verticale), negli impianti sanitari (scarichi largamente dimensionati e facilmente ispezionabili, ventilazione secondaria a tutti gli apparecchi), nell'impianto idraulico (a bassa pressione, acqua fredda e gelata, acqua calda a circolazione continua da serbatoio di accumulo tipo CTC), nell'impianto di segnalazione (campanello d'allarme alla vasca da bagno, chiamate per facchino, cameriere, cameriera, con ripetitore luminoso nel corridoio ed al quadro generale di controllo del portiere, ripetitore acustico e ronzatore a spina per personale in servizio). Serrature a passe-partout di piano ed a super passe-partout generale per la direzione. Per le misure e raggruppamenti degli apparecchi sanitari. (v. impianti sanitari-apparecchi ed installazioni). L'arredo indispensabile (letto, comodino, armadio, tavolo, sedia, lavabo, portabagaglio, attaccapanni) determina in m 10 circa la superficie della minima cellula ad un letto.

~6.00 8.009.00

~7.50

8.009.00

6.007.00

6.007.00 B A

8.008.50

B Corretto inserimento del gruppo collegamenti verticali e del gruppo servizi nel piano notte dell'albergo

13.0016.00 4.00

Sez. A-A

2.50

Sez. B-B

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318

Manuale dellArchitetto

ALBERGHI PER LA GIUVENT


Gli alberghi per la giovent (denominati internazionalmente A G.) sono organismi alberghieri studiati per ospitare ed assistere giovani turisti durante brevi solavanderia cucina ste o tappe dei loro saggi di istruzione o per svago. refettorio Gli A. G. dovrebbero essere distribulti lungo itinerari tusoggorno dormitorio uomini ristici di particolare interesse ed intervallati in relazione alloggio armadietti uomini alle seguenti caretteristiche della zona o regione: albergatore servizi - distanza che pu essere percorsa in un giorno in bicicletta o con mezzi di fortuna; - difficolt del percorso: cam. deposito accompagnatore servizio bureau atrio coperte - interesse paesistico delle zone attraversate. La capienza funzione dell'intensit di traffico turistico ed in base ad essa si hanno i seguenti tipi di A. G.: isolamento armadietti donne - piccoli alberghi con 3050 letti; servizi dormitorio donne - alberghi di media grandezza con 40100 letti; ingresso - grandi alberghi con 100250 letti. deposito Caratteristiche fondamentali: biciclette lavanderia - massima economia di impianti - massima economia di gestione Schema A: distribuzione su un unico piano - possibilit di controllo da parte di poche persone: Soluzione estensiva particolarmente indicata nei casi seguenti: a, localit con - praticit e solidit delle attrezzature. esigenze paesistiche o panoramich; b, disponibilit di area fabbricabile; Particolari esigenze: c, relativa disponibilit di mezzi; d, climi particolarmente miti. - fluidit dei percorsi: - abbondante aerazione in tutti i locali; w.c. cucina lavanderia cam. accompagnatore uom. - massimo sfruttamento dello spazio; refettorio - necessit di escludere la zona dei dormitori dai locali soggiorno di uso diurno; alloggio armadietti servizi albergatore - separazione ed interdipendenza dei dormitori e servizi maschili e femminili. Dimensionamento: deposito coperte Superfici dei locoli calcolati per posto letto (computi di bureau atrio Gaton Fouquet):
Dormitori m/letto Dormitori ausiliari Refettorio - soggiorno Lavabi (uno ogni quattro letti) Gabinetti (uno ogni sei letti) . . Cucina albergatore - cucina ospiti . Vestibolo e scale Locale pulizia scarpe Locale armadietti Alloggio albergatore Bureau m 810 Due camere da letto e una sala pranzo 48 Servizi 6 Locali accessori Lavatoio m 912 Centrale termica 4560 Deposito coperte-ripostiglio albergatore 2025 Deposito biciclette o motoscooter m/letto 12 2,00 1,40 100 0.50 0.40 0,50 1,00 0,50 0,25
dormitorio donne
scala d'accesso reparto uomini isolamento

lavanderia

w.c. donne

ingresso
deposito biciclette

Schema B: distribuzione su due piani


Soluzione intermedia con zona di soggiorno e dormitori femminili al piano terreno e dormitori maschili al piano superiore. la soluzione che meglio si addice ad alberghi di media grandezza e con la quale si realizza, con il miglior impiego di mezzi, la massima funzionalit
cucina

lavanderia

w.c.

refettorio soggiorno

LEGENDA zone giorno servizi giorno

scala d'accesso reparto uomini

alloggio albergatore

deposito coperte

atrio

bureau

scala d'accesso reparto donne

isolamento

lavanderia

w.c.

ingresso
deposito biciclette

servizi notte servizi accessori dormitori

Schema C: distribuzione su due o pi piani


Soluzione a blocco con zona giorno al piano terra e dormitori ai piani superiori. Particolarmente indicata per i grandi alberghi ed, in ogni caso, in localit con clima a freddo. I dormitori possono essere su pi piani e devono essere serviti da scale separate per dormitori maschili e femminili.

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319

Manuale dellArchitetto

ALBERGHI PER LA GIOVENTU

ESEMPI DI DORMITORI E SERVIZI

DATI DI DIMENSIONAMENTO ARREDI


30 15 190 80 180

100 15 20

800

Schema di cuccette sovrapposte

50

50

50
2

50
2

178

50
2 20

800

Schemi di armadietti 40

40

180

40

75

40 Schema di ingombro delle tavole del riferimento

800
cucina individuale

120 60 80 80 60 80 190
cucina collettiva Dormitorio con letti non sovrapposti

refettorio soggiorno

100

80 60 80 60

Dormitorio con letti sovrapposti

Schema di cucina e refettorio

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320

Manuale dellArchitetto

RISTORANTI
taverna banchetti gruppo cucine ed annessi sale private ristorante
w.c.

sale lettura TV. radio ecc.

60 200 190 220

mostre vivande
controllo

uom.

telef.

w.c. don.

220

200

450

gril bar gurdaroba


190 240

servizio magazzini person. ingresso servizio e merci direzione

ingresso

salotti attesa

250

290

220

160

Schema distributivo generale di un grande ristorante di lusso


80 200 240 60 80 120 180 240

230

240

180

60

80

90

110

125

140

200

Medie misure di ingombro di tavoli e sedie In sede di prima approsimazione calcolare la superficie della sala ristorante in ragione di m 0,8/ospite per terza categoria: m 1,0/ospite per seconda categoria: m 1,5/ospite per prima categoria: m 2,5/ospite per categoria di lusso. Fino a m 3,0/ospite per esercizi con servizio a tavola calda. Per il gruppo cucine m 0,5/ospite in media. L'altezza del tavolo dovrebbe essere mantenuta tra i cm 76 78. Quadro comparativo fonti di calore Calorie Rendi- Calorie Unit teoriche mento utili per di per pratico Sistema unit di misura unit di misura % medio misura Elettricit Gas Antracite Litantrace Coke Lignite Legna Nafta Kwh m Kg Kg Kg Kg Kg Kg 864 4000 7800 7500 7500 4500 3000 9000 80 55 9 9 10 10 12 20 690 2200 700 675 700 450 360 1800

ingresso servizio

controllo e pesa

servizi personale

sala corrieri

mensa capi mensa perso- mensa personale cucina nale di sala reparto
p e r c o r s o c a m e r i e r i

scale magazzini cella pesce carni selvaggina pesce volatili verdura anticella Frigorif.
p r e p a r a z i o n e

dispensa ufficio chef cucina fredda

pasticceria gelateria cantina del scala centr. giorno generale piatti stoviglie bicchieri controllo office

cucina calda lavaggio pentolame argenteria piatti vetri caffetteria CUCINA

al ristorante

Equipaggiamento per cucina di ristorante


Capacit ricettiva 50 persone 150 persone 150 200 300 400 500 Ingombro macchina da cucina cm 120x120 140x100 160x100 200x100 240x100 300x100 350x100 Ingombro bagnomaria cm 30x60 40x60 40x80 50x100 50x120 50x150 50x200 Marmitte da litri N. forni 30 1* 2* 2* 4* 4* + 2 (80x60) 4* + 3 (80x60) 4* +4 (80x60) 1 1 50 1 1 1 2 3 Friggi GratiSala- Scaldactrici cole mandre qua 75 100 (60x60) (40x40) (50x50) litri 1 1 1 1 1 1 1 2 2 2 2 2 1 1 1 2 2 2 2 1 1 1 1 1 1 300 500 700 1000 1500 2000 2500 Armadio caldo cm 1(100 x 40) 1(100 x 80) 1(100 x 80) 1(100 x 80) 1(200 x 80) 2(150 x 80) 4(150 x 80) Capacit frogoriferi litri Anticella Carni 400 800 1000 1500 1500 2000 4000 600 1500 2000 3000 3000 4000 6000 Pesce 200 300 500 600 800 1000 1200

* Contenuti nella macchina da cucina

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321

Manuale dellArchitetto

RIFUGI ALPINI
Poste a confronto tre piante di ugual superfici (ml 20) ma di forma geometricamente diversa, l'indice di disperdimento termico del caso S notevolmente favorevole, quantunque la forma circolare implichi sprechiinevitabili che ne limitano la convenienza, quindi la pianta quadrata sicuramente consigliabile. Non debbono essere esposti a cadute di massi o valanghe; con minima esposizione ai venti: possibilmente in vicinanza a sorgenti d'acqua in modo
S m 20 2.5 p=15,6 15,6 <1 20 2.80 m 20 R

sorgenti d'acqua in modo che la derivazione da queste possa essere per caduta. Meglio separare refettori, dormitori e cucine. l dormitori non debbono essere di grandi dimensioni e meglio sarebbe frazionarli in camerate da quattro a dieci letti, evitando promiscuit di sesso e di comitiva. Il riscaldamento, generalmente a stufa, da dislocare in posizione baricentrica onde ottenere una razionale distribuzione termica, in
Q p=17,9 m 20 17,9 <1 20

7.20 H G 2.24 i 33 =1 33 m 10 1.12 m 10 i 60 =1,3 44 2.24 F

m 10 1.00

1.50

zione termica, in quanto il maggior problema da risolvere il disperdimento del calore. Quindi locali poco alti e pi piani in proporzione alle due dimensioni di base: forma totale compatta con la massima eliminazione di irregolarit planimetriche; riduzione di converse e colmi. Il materiale di copertura deve essere non gelivo e resistente a forti sbalzi di temperatura; non deve permettere la formazione di interstizi orizzontali nella posa per evitare penetrazioni di neve polverosa portata dal vento. l camini devono essere protetti dal freddo, perci vanno costruiti con forti spessori di murature o protetti da coibenti opportuni. Da evitare soprattutto la condensa sul torrino esterno, la quale tende a scendere nei focolari con i noti danni conseguenti.

Confronto delle forme a parit di sezione

SCHEMI DI RIFUGI DI ALTA MONTAGNA 6.50 2 1 3 A B 4 5 min 150 6 6 7 7

Schema rifugio minimo A, pianta piano terreno: B, pianta primo piano 1, atrio; 2, cucina; 3, pranzo; 4, custode; 5, cuccette.

6.00 4 4 3 4 4

9 8 7 4

10 3

5 6 2 1

B
Schema della cellula di grande rifugio con comitive separate 1, corridoio; 2, sala da pranzo e soggiorno; 3, disimpegno 4, stanzette con cuccette sovrapposte (gli ospiti possono spogliarsi anche nell'ambiente 4 poich l'alcova e chiusa con tenda); 9, w.c.: 10, disimpegno; 5, cucinetta; 6, vuotatoio; 7, bagno con antibagno.

Schema rifugio medio A, pianta piano terreno; B, pianta primo piano 1, atrio; 2, deposito sci; 3, soggiorno pranzo; 4, cucina; 5, dispensa; 6, custode; 7, lavandino; 8, lavabi; 9, w.c.; 10, disimpegno.

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322a

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RIFUGI ALPINI
Superficie libera dipendente H G F m 33,00 m 58,30 m 60,00 Volume Totale Volume utile Indice di disperdimento 1,0 1,7 1,3

m 33,00 m 44,80 m 44,80

m 33,00 m 33,50 m 44,80

Si noti quanto sia pi favorevole lasoluzione quadrato consigliabile la regolazione del tiraggio in funzione del vento. Da sconsigliare le stufe in cotto gelivo e quindi friabile. l serramenti vanno eseguiti a finestre doppie con scuri. Per evitare la penetrazione del vento bene che finestre ed imposte abbiano le battute su un medesimo traverso in legno. Il successivo collegamento con la murature deve essere studiato per permettere gli inevitabili movimenti di dilatazione, date le sensibilissime differenze di temperatura. l vetri saranno appli-

cati con stucchi e non con listelli. Rivestimenti e pavimenti vanno consigliati isolanti e caldi (legno); piastrelle di cemento o di ceramica nelle zone adiacenti a fonti di calore, o cucine, o bagni. Si rammenta che la muratura di pietrame porta umidit per capillarit o perch geliva. Accorgimenti preventivi contro l'umidit: intonaci idrofughi, intercapedini, drenaggi, cunette di scolo, tutti convenientemente aerati. l bivacchi fissi sono utilizzati per facilitare scalate in zone ove la distanza dai centri abitati assai rilevante. Essi sono in genere costruzioni prefabbricate, a volte prodotte anche industrialmente. In genere sono di dimensioni limitatissime, dotate di minimo isolamento. La capanna Ivrea (ing. G. Apollonio, 1947) costruita a m 2770 a Deir Vert, a cinque ore da Noasca Canavese, costruita completamente in zinco. Al centro H - m 2,50; inoltre L

- m 2,40; L - m 2,80. Un ingresso, due sportelli per aerazione, nove cuccette; tre fisse a parete e sei a ribalta che lasciano posto ad una tavola, duepanche ed uno sgabello per le ore diurne.

cucina economica

lavapiatti dispensa

w.c.

ingresso estivo ufficio atrio office stufe caminetto

sala guide e consumazioni al sacco

saletta terrazza

Rifugio Marmolada alla Fedaia (ing. G. Apollonio) Pianta del piano terreno.

cuccette sovrapposte

Rifugio di altissima montagna: rifugio Vallot sul Monte Bianco (m 4362) (arch. P. Chevalier) A, pianta; B, sezione; Notare l'entrata per caditoia a gravit

3 cuccette superiori

1.90

tavola spazio per sacchi

3.95

2 cuccette inferiori

Bivacco fisso (arch. C. Perriand) A, pianta; B, sezione; Esposto all'AEsposizione Internazionale di Parigi 1937.

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322b

Manuale dellArchitetto

STAZIONE FERRIOVIARIE
POSIZIONI

Possibilmente al centro delle citt con binari sotterrarci o sopraelevati (7 e 2); collegamenti particolarmente facili sono possibili nelle stazioni di incrocio di linee con binari a diverso livello (3); nelle grandi citt il necessario raccordo fra le stazioni di testa avviene o con raccordi periferici (4) o con attraversamenti sotterranei o sopraelevati (5), perch una stazione di testa unica con binari di raccordo molto pi costosa; inoltre ostacola l'espansione della citt e richiede un enorme sviluppo di binari di smistamerto (6).

VARI TIPI DI STAZIONI

A B C D E F G H I L A, testa; B, transito sovrapposto; C, transito laterale; D, transito con inserzione di testa; E, transito a due livelli; F, transito su incrocio a due livelli; G, transito a testa su due livelli; H, transito ad isola; I, transito e testa;L, testa laterale. STAZIONI DI TESTA

Possibili forme planimetriche per il fabbricato viaggiatori


30 16

35 95 30

Marciapiede basso

Marciapiede alto

7090

Marciapiede per metropolitana

Dati utili per il progetto Scartamento: normale m 1,435; ridotto m 0,951,10. Distanza minima fra rotaia e marciapiede m 0,80. Lunghezza vagone m 2234. Larghezza vagone m 2,85. Altezza vagone m 4,20 (m 1.20 sul piano del ferro);. Larghezza marciapiede m 3,60 per un solo binario. lntervia tra binari m 2,12.

x 3.39 2.25

Tipico sottopassaggio delle Ferrovie dello Stato Italiane - Pedata m 0,34; alzata m 0,154; 22 scalini

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325

Manuale dellArchitetto

STAZIONE FERRIOVIARIE
MARCIAPIEDI
CONTROLLO INFORMAZ. TURISTICHE PRONTO SOCCORSO PUBBLICA SICUREZZA RISTORANTE - BAR P.T.T. DEPOSITO BAGAGLI BAGAGLI IN ARRIVO BAGAGLI IN PARTENZA MARCIAPIEDI NEGOZI CAMBIO tabacchi giornali fiori ecc. SALE ATTESA CONTROLLO

RICEVIMENTO AUTORITA'

ATRIO ARRIVI

ORARI

ATRIO PARTENZE ORARI

BIGLIETTI

ALBERGO

DIURNO

USCITA Schema distributivo per i percorsi di viaggiatori in partenza ed in arrivo per viaggiatori 6.525 320 100 9.55 100 per servizio 635

ENTRATA

4.05

4.50

2.95

6.00

7.05

8.50

3.05

5.30 Tipo di piccola stazione ad intenso traffico di viaggiatori 1 2 3 4 6

Pensiline in cemento armato adottate dalle F.S. Italiane

5 7

4 5 3 121,00 2 3 6 7

13 22 11 12 16 23

14

15

13 14 19 11 17 10 18

21

piazza

Tipo di stazione di piccola importanza 1, capo stazione; 2 biglietteria e telegrafo; 3, magazzino; 4, merci e bagagli; 5, atrio; 6, sala d'aspetto; 7, bar, giornali e tabacchi.

8 29

24

2 1 6 posteggio 3 6 4

30

Via G. Ferrari

piazzale stazione

127,80

Piccola stazione per linee secondarie 1, sala d'aspetto; 2, biglietteria; 3, telegrafo; 4, capo stazione; 5, magazzino; 6, marciapiede.

Progetto stazione "Porta Nuova" a Milano Progettisti: S. Bonamico. R Del Debbio. E. Gentili F. Gigli, G. Gigli, D. Iannicelli, G. Minoletti, M. Tevarotto, 1, ingresso ristorante; 2, guardaroba; 3, sala ristorante; 4, bar-tavola calda; 5, officine; 6, telefrafo; 7,telefoni; 8, biglietteria; 9, impianti biglietteria; 10, ufficio; 11, negozio; 12, deposito biglietti; 13, giornali; 14, tabacchi; 15, sala d'aspetto; 16, informazioni; 17, ufficio turismo; 18, bagagli; 19, deposito bagagli a mano; 20, spogliatoio; 21, montacarichi; 22, servizi; 23, primo passaggio; 24, secondo passaggio; 25, galleria di testa; 26 marciapiede di testa; 27,linee di testa; 28, linee di transito e di collegamento con stazione centrale; 29, galleria carrozze; 30, filo pensiline di copertura.

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326

Manuale dellArchitetto

AEROPORTI
AEROSTAZIONI
CRITERI GENERALI Nelle aerostazioni necessario sistemarvi: c) la direzione dell'aeroporto; b) l'amministrazione dell'aeroporto; c) le compagnie di navigazione area; d) il servizio postale; e) il servizio di dogana e polizia. Gli ambienti. Possono dividersi in 3 categorie: 1) per passeggeri, merci e posta; 1) per il personale dell'aeroporto (navigante e non navigante). Se l'organismo controllato militarmente occoreranno: una palazzina per il comando, degli alloggi ed una mensa per il personale, una casermetta per gli avieri e per il corpo di polizia; 3) per le installazioni elettriche e radioelettriche di segnalazioni occorreranno: a) una cabina di comando; b) una centrale per l'accensione delle lampade; c) una stazione di ricezione e trasmissione dei bollettini meteorologici; d) una centrale di collegamento dei servizi radio. Tali ambienti possono fare corpo con l'aerostazione. Inoltre occorrer una centrale radiogoniometrica che deve trovarsi sull'asse della pista principale di atterraggio. Posizione dell'aerostazione rispetto ai normali tracciati di pista a forbice: 1) disposizione centrale con collegamento sotterraneo all'ingresso dei campo (occorre doppia pista per ogni direzione di atterraggio e decollo); 2) disposizione periferica e normale all'asse della pista principale o parallela ad essa: 3) disposizione ad angolo coi fabbricato esterno al vertice del campo. Nella progettazione di un'aerostazione, oltremodo necessario studiare una facile e rapida circolazione interna in modo da ottenere, per qualunque operazione, una sicura rapidit di movimenti. I percorsi dei passeggeri e dei bagagli devono essere divisi e ad essi devono affiancarsi tutti i servizi di controllo e di dogana (fig. 5). ELEMENTI DI COMPOSIZIONE DI UN'AEROSTAZIONE Atrio. - Nell'atrio vi dovranno essere: servizi di biglietteria, accettazione bagaglio, posta, telefono. telegrafo, informazioni, gabinetti, banca, uffici delle compagnie di navigazione. Sale di sosta. 1) sala di sosta per visitatori; 2) sale di sosta per viaggiatori nazionali in tran sito (che all'occorrenza possono identificarsi con la sala per i visitatori; 3) sale di sosta per transito internazionale, che si suddividono in sale di sosta breve (sotto dogana) con bar, spacci vari, nursery; sale di sosta prolungata (sotto dogana) con salette di lettura, riposo, ristorante. Ufficio compilazione cartella di bordo. - Questo ufficio deve avere accesso diretto dalla banchina degli arrivi e delle partenze.
rampe o tunnel agli aerei arrivi strade zone dogana sala transiti esterne d'arrivo partenze

E andata passeggeri ritorno passeggeri andata bagagli ritorno bagagli Fig 3 Schemi di sezioni di aerostazioni A, unico piano; B, un piano e mezzo in elevazione; C, un piano e mezzo sopra il dislivello; D, due piani; E, tre piani.

SERVIZI DI AEROSTAZIONE Servizio metereologico traffico verso la citt (meteo). - Deve essere dotato agenzia trasporto area di espansione di locali attrezzati per tutte le operazioni tecniche necessarie stazione ed avere locali di riposo e docce passeggeri per il personale (potr anche magazzini carico e scarico trovarsi ai piani superiori dell'a- strada di servizio agli aerei erostazione). Torre di comando. Fig. 4 Schema di stazione trasporti merci per via aerea - Deve essere in posizione sopraelevata, avanzata sull'asse dell'aerostazione. Deve avere totale visibilit sul campo ed essere in diretta comunicazione con la sezione metereologica, traffico e radiogoniometro.

parcheggio

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328a

Manuale dellArchitetto

AEROPORTI
AEROSTAZIONI
Abitazioni. - utile che i dirigenti dei vari servizi alloggino nelle vicinanze dell'aeroporto. Due o tre alloggi potranno quindi essere studiati nell'aerostazione stessa. Per i piloti in transito, non devono mai mancare una o due sale di soggiorno con camerette singole e docce. Rimesse per il ricovero degli aerei. -Le aviorimesse dovranno avere dimensioni minime di m 40 x 50; superfici da m 2000 a 10000, coperte con strutture quanto pi possibile orizzontali e con il minimo numero di sostegni intermedi. Posizione. - Le aviorimesse, poich funzionano a porte spalancate, devono essere collocate paralle lamente alla direzione del vento regnante (ossia parallelamente alla pistaprincipale). Tipi usati. - I tipi pi usati sono: 1) ad appoggi laterali sui lati pi corti: le lunghezze delle travi, parallele al lato lungo, vanno da m 40 a m 70 ed oltre. 2) Ad appoggi laterali-sulla facciata posteriore; la facciata anteriore risulta sostenuta da un'unica trave. 3) Ad appoggio centrale aggetti bilanciati a mensola, normali all'asse dell'aviorimessa. 4) Tipi a cupola, a volta lamellare o a vela appesa. Nelle aviorimesse utile prevedere un'adeguata illuminazione interna ed il riscaldamento. Negli aeroporti principali devono essere previste, nei pressi delle aviorimesse, delle vere e proprie officine per grandi riparazioni, dotate di locali adeguati, attrezzati tecnicamente. Occorreranno inol re: locali t per custodi, per la refezione degli operai, spogliatoi, servizi igienici, uno studio tecnico, sezioni di lavoro per la completa revisione di ogni parte degli apparecchi. Schemi di sezioni di aerostazioni. - A) Operazioni cd un piano unico: tutte le operazioni relative allo smistamento dei passeggeri e deibagagli, si svolgono a livello dell'aeroporto. Soluzione economica, adatta per un modesto traffico di piccolo aeroporto. B-C) Operazioni cd un piano e mezzo : tutte le operazioni di smistamento si svolgono a livello dell'aeroporto, solamente per un tratto si svolgono a quota inferiore o superiore. Tipo consigliabile per aeroporti dove il traffico internazionale molto maggiore di quello nazionale. D) Operazioni G due piani : le due quote in cui si svolgono le operazioni, facilitano lo smistamento dei viaggiatori, dei bagagli e delle merci. La quota inferiore destinata ai viaggiatori in arrivo, quella superiore, ai viaggiatori in partenza. E) Operazioni a 3 piani : alla quota superiore si svolge il traffico internazionale dei viaggiatori; alla quota intermedia, quello nazionale; alla quota inferiore, tutto il traffico dei bagagli, merci, posta, ecc. Soluzione piuttosto costosa, da consigliarsi per i grandissimi aeroporti con intensotraffico nazionale ed internazionale, Occorre prevedere scale mobili, rampe, piani inclinati, affinch l'inter ferenza tra le varie correnti di movimento venga evitata al massimo. Trasporto merci. - Nello schema illustrato il sistema di movimento merci di un'aerostazione. Il flusso delle merci, della posta e bagagli, attraverso l'aeroporto, deve esserefacilitato al massimo. Le distanze devono essere accorciate, specialmente attraverso l'aerostazione merci e l'aeroporto. L'accesso dall'esterno all'interno dell'aeroporto, dovrebbe essere diretto e rapido. La dogana deve essere in comunicazione diretta con il movimento per evitare faticosi trasporti di merci e bagagli.

traffico nazionale

(lato verso l'aereoporto)

traffico internazionale

controllo informazioni controllo passaporti biglietti ritiro bagagli area deposito bagagli dogana controllo medico passaporti

ritiro bagaglio

(lato verso la citt) percorso bagagli

Fig. 5 Schema di aerostazione (Distinzione tra traffico nazionale e taffico internazionale)

percorso passeggeri

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AEROPORTI
DATI TECNICI
La sicurezza di volo risulta garantita, come s; detto, quando si verifica che nessun ostacolo incida lo spazio. Tale spazio costituito da alcunesuperfici ideali cosi determinate: (vedi schema Superfici di rimozione e delle segnalazioni di ostacolo alla pagina seguente). Superficie di avvicinamento. - Essa costituita dalla porzione di un piano inclinato sul fianco della pista di 1:40 (aeroporti classe A, P, C, D): di 1:30 (classe E, F) di 1:25 (classe G) nel caso di volo visibile: sempre di 1:50 nel caso di volo strumentale. Tale porzione di piano inclinato un trapezio isoscele che ha per base minore, la linea di testata della pista di volo, strisce di sicurezza e supplementari, altezza m 3000 e base maggiore di m 1200 per volo a vista e di m 750 per volo strumentale. La proiezione della porzione di piano cos descritta, sul piano della pista, costituisce l'area di avvicinamento. Quindi, per ciascuna pista, si determina la relativa area di avvicinamento. Superficie orizzontale. - Essa la porzione di un piano orizzontale situato a m 45 dal livello della area di atterraggio, limitata da un cerchio, il cui centro si trova sulla verticale del baricentro dellarea di atterraggio ed il cui raggio minimo di m 4000. Superfici ditransizione. - Esse servono a raccordare, con pendenza 1: 7, la superficie di avvicinamento e la superficie orizzontale. Superficie conica. - Essa si apre verso l'alto e si appoggia sulla periferia della superficie orizzontale estendendosi sino a m 6000 (classi A, L) o sino a m 5000 (classi C, D, E). La pendenza della generatrice di tale superficie conica di rivoluzione attorno all'asse verticale passante per il baricentro dell'area di atterraggio di 1:20. Valutazione del rumore percepito inaeroporto durante il decollo di un aereo (Bailey). - Gli aerei supersonici (velocit massima km 1032 orari-Mach 1) producono maggiore rumore dei subsonici, ma avendo la possibilit di effettuare un decollo ed una ascesa pi veloce, il rumore prodotto svanisce pi rapidamente (fig. 12). Pertanto, il rumore prodotto dagli aerei supersonici, svanisce in una superficie inferiore a quella del rumore dei subsonici. Orientamento ed utilizzazione delle piste di arrivo e di partenza. - Per assegnare alla pista principale ed alle eventuali piste secondarie, una direzione conveniente, necessario predisporre, con osservazioni anemometriche, due diagrammi: 1) diagramma delle frequenze del vento nella localit; 2) diagramma della velocit del vento nella localit. Ogni vento rappresentabile (Fig. 13) con un vettore applicabile al centro dell'anemogramma, in direzione, verso e frequenza, o velocit. I venti si indicano con le lettere della direzione e verso dalla quale spirano. La frequenza si esprime in percentuale delle osservazioni di un anno, in una determinata direzione. La velocit si esprime in m/secondo. II vento con maggior frequenza detto vento dominante. Con diagrammi composti, rappresentanti la combinazione della frequenza, con la velocit media (media velocit x frequenza), si ha un'esatta sensazione del problema fisico: in tali diagrammi infatti, i singoli vettori rappresentano, in certo modo, il volume di vento che passato, nel periodo di esame, per quella direzione. La disposizione delle piste dovr adeguarsi alla possibilit di movimento dell'apparecchio, che in funzione della velocit massima dei venti ed in particolare della componente trasversale di tale velocit. II valore massimo ammesso per la componente trasversale del vento normalmente di 24 km/h . Per l'orientamento delle piste si usano speciali diagrammi: si dividono tutte le direzioni della rosa dei venti in sedici settori e si segnano le velocit con corone circolari concentriche; nei settori di corona circolare si scrivono le frequenze in millesimi. Quindi, su una striscia di carta lucida, si disegnano tre rette parallele, una centrale (asse della pista) e due laterali. ad una distanza dalla centrale (nella stessa scala del la rosa) al la componente trasversale ammessa per il vento (24 km/h). Si colloca poi la striscia cos disegnata, sopra il diagramma preparato, in modo che l'asse della pista passi per il centro della rosa dei venti. Evidentemente tutti i settori, compresi nella striscia lucida, rappresentano i venti che hanno una componente normale alla direzione in esame, inferiore od uguale a 24 km/h. (Nella ricerca delle frequenze che caratterizzano i venti spiranti in una certa direzione, non detto che sia necessario esplorare in ogni direzione secondo angoli costanti, dividendo cio l'angolo giro in tanti angoli uguali: infatti interessa determinare quei venti, caratterizzati da differenti frequenze pur avendosi angoli, nonch piccoli, fra la loro direzione). Si usa poi il centro della rosa come perno e si fa ruotare la striscia, sino a quando b somma delle frequenze, comprese entro le rette esterne della carta trasparente, diventa massima. Le frequenze segnate in ognisegmento si ammettono uniformementedistribuite su tutta l'area del segmento stesso, cosi che, se un segmento non e interamente compreso tra le rette esterne della striscia, la frequenza da calcolarsi deve essere una frazione di quella indicata, e precisamente la stessa frazione dei segmento che cade entro le stesse rette esterne della striscia (frazione che si calcola per approssimazione, arrotondando poi il prodotto di questa frazion per la frequenza indicata, ai pi vicino decimo). Sommando tutti i numeri dei settori, compresi nella striscia, si ottiene l'utilizzazione della striscia in millesimi. Ripetendo I 'operazione si otterranno per confronto le utilizzazioni optimum. Raggiungendo i 950 millesimi, l'aeroporto potr attrezzarsi con una direzione unica di pista, a cui si potranno aggiungere quante piste parallele si riterranno necessarie. Se l'utilizzazione non raggiunge i 950 millesimi, si ripete l'operazione per due o tre altri orientamenti, fino a raggiungere l'utilizzazione di 950 millesimi con la somma delle utilizzazioni elementari. Pavimentazione delle piste. - I tipi di pavimentazione sono numerosi e comprendono quasi tutte le principali pavimentazioni stradali: praticamente. infatti, si va dai t pi leggeri in terra stabilizzata con emulsioni bituminose a rottura lenta o con leganti idraulici, ai tipi medi costituiti da massicciate semplici trattate o rinforzate ed ai tipi pesanti in malta bituminosa su macadam, ovvero in calcestruzzo.

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AEROPORTI
DATI TECNICI
Pista n. 1 0,1 Aeroporto 1 miglia 3 2 1 1 2 0 1 2 1 0,0
0,1

125 db 120 db 112 db 100 db

0,2
0,3 0,7

Pista n. 2 0,1 0,1

0,1

0,0 0,7 2,5 0,1 0,8 0,5

1,1

miglia

3,8 4,4

0,1 0,4 2,2 0,3 0,1 1,1 1,8 0,5 0,1

0,1

0,1 2,7 0,5 0,2

Zona residenziale

125 db 120 db 112 db 100 db

0,2 0,1

0,1 1,1 0,1 0,4 1,1 0,4

24Km/h

0,1 Fig. 12 - Valutazione del rumore percepito in aeroporto durante il decollo di un aereo (Bailey)

2,3 0,5 0,1 1,8 0,2 0,4 0,0 0,9 0,2 0,2 2,5 1,6 1,6 0,2 24Km/h

24Km/h

0,8

0,0

24Km/h

Fig. 13 - Esempio di diagramma grafico-numerico per il tracciamento delle piste

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AEROPORTI

superficie conica pendenza 1:20 m750 F superficie di avvicinamento m 3000 3000m m 4000 m 3000 pendenza 1:50 H G superficie orizzontale m45 limite della superficie orizzontale

A m 200 B

pendenza 1:50

piste

centro geometrico

750m

1:20 B G H D A 1:50 m 3000 45 O 1:50 m 3000 m 4000 m 4000 1:20

Fig. 14 - Superfici di rimozione e delle segnalazioni di ostacolo 1, superficie di avvicinamento di tutte le piste con volo strumentale e di tutte le piste principali degli aeroporti internazionali, quando la loro lettera indicativa A, B, C, D,; 2, prolungamento della superficie di avvicinamento con pendenza di 1:40; 3, superficie di transizione; 4, limite esterno della superficie di avvicinamento di tutte le piste con volo strumentale e delle piste principali degli aeroporti internazionali, quando la lettura A, B, C, D,; 5, raggio della superficie orizzontale; 6, superficie di avvicinamento con volo a vista, pendenza da 1:40 a 1:25; 7, superficie orizzontale; 8, baricentro approssimato della superficie di atterraggio; 9, limite della superficie orizzontale.

Piste di rullaggio Lettura di identificazione della pista pi larga servita Distanza minima tra l'asse della pista di rullaggio e l'asse della pista di volo: a) per volo strumentale b) per volo non strumentale Distanza minima tra gli assi di piste di rullaggio Distanza minima tra l'asse della pista di rullaggio ed un ostacolo fisso A m B m C m D m E m F m G m

Caratteristiche di noti aerei per trasporto passeggeri


Nome Apertura ali m n m Lunghezza Altezza Numero motori Potenza HP Autonomia Numero km passeggeri Peso lordo t

210 165

195 150

180 135

180 105

180 105

165 90

165 90

100

90

75

75

60

45

38

Boeing 707 120 220 Boeing 707 120 220 Caravelle Comet Convair 880 DC-8 Dom Vauguard Lokkeed Super Costellation

39,7 43 34 35 36,5 42,5 36 37,4

40,9 44,6 31,8 34 37,7 45,7 37,5 34,5

11,6 11,8 8,7 8,7 10,9 12,8 10,6

4 4 2 4 4 4 4

52000 70000 21000 44800 52000 19940 13000

5000 7000 3000 4500 5000 3200 3500

165 189

112 140

70 43,7 84 83,5 165 119 96 37,6 78 59,8

54

50

42

38

30

30

24

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AEROPORTI
AEROSCALI E IDROSCALI DA TURISMO
NORME GENERALI (Compresi gli aeroscali della rete aeroscolastica e privati) La posizione migliore per un aeroscalo da turismo quella adiacente ad una strada di grande comunicazione, ben collegata con le comunit circostanti. Il terreno deve essere scelto in modo da consentire lo sviluppo pi economico possibile (facilit di spianamento, di drenaggio, ecc.). L'area necessaria dipende essenzialmente da due fattori: 1) dalle caratteristiche tecniche degli aerei (una pista dell'ordine di grandezza di m 1000 pu soddisfare tutto il traffico di bimotori fino a circa kg 6000 di peso); 2) al numero di persone che si prevede potranno utilizzare l'aeroscalo. Per la correzione della lunghezza del campo, secondo la temperatura e l'altitudine, valgono e norme generali riguardanti gli aeroporti. Per l'orientamento delle piste, valgono le norme
1B 3 10 B 12 1B 3 1B 3 B Fig. 17 - Piccolo hangars compocompobacino di virata

Classe

G m

F m

Turistica nazionale m 600

Lunghezza della pista Banda di sicurezza Lunghezza banda di sicurezza oltre la testata della pista Larghezza pista Larghezza vie di rullaggio Interasse piste di rullaggio Distanza ostacolo fissi Pendenza massima via rullaggio Pendenza massima di una pista

900 1080 300 300

piastra m 60x600 negozio e attrezzature sede aereo club hangar parcheggio motel tennis strada di giuochi vari traffico futuri hangars aeromobili a motore

60 30

60 30

50 60

12,5 12,5 165 24 3% 165 30 3%

Fig. 16 - Piccolo aeroporto di servizio di comunit residenziali con inserimento di varie attivit ricreative secondo un progetto americano.

1,5% 1,5%

1B 3

3 4 8 6 10
2.5 A 2000

2 1

300 350

300 350

11

pendenza 1,50%

pendenza 1,50%

B 300 2000 300

Fig. 15 - Aeroporti da turismo. Rapporti funzionali tra i vari elementi del fabbricato aeroportuale. 1, magazzino; 2, ufficio traffico; 3, piazzale; 4, ristorante; 5, cucina; 6, servizi; 7, impianti interni; 8, accesso di servizio; 9, accesso principale; 10, atrio e sala di attesa.

C banchina armeggiata natanti

pendenza 8 10%

sezione

boe ormeggio

2,50 scivolo di alaggio 0,00

D pendezza 8 10% piazzale in cemento pianta

Fig. 18 - Idroscali da turismo.

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AEROPORTI
AEROSCALI E IDROSCALI DA TURISMO
stabilite per gli aeroporti in genere. Per un aeroporto da turismo non consentito far uso di un terreno con lunghezza inferiore a m 600. Possono fare eccezione i terreni per elicotteri, poich a questi consentito atterrare su qualsiasi terreno che, a giudizio del pilota, sia idoneo alla manovra. Il complesso degli edifici, destinato al traffico ed ai servizi, dovr essere affacciato sul piazzale di sosta e collegato nel modo pi diretto alla principale via di comunicazione (fig. 16). L'aeroscalo deve essere provvisto di normali sistemi di segnalazioni, di mezzi di pronto soccorso, di un'aviorimessa e di un edificio operativo. Questo ultimo (schema fig. 15) deve offrire collegamenti tra zona di sosta delle automobili, atrio, ufficio traffico e piazzale velivoli. Per un idroscalo indispensabile poter disporre di uno specchio d'acqua quanto pi tranquillo possibile: infatti la navigazione dell'idrovolante, alla superficie, si rende malagevole con onde superiori al mezzo metro, in quanto diviene difficile assumere la velocit necessaria per il distacco dall'acqua. Le dimensioni dello specchio d'acqua (fig. 18A e B) naturale o artificiale, devono essere: larghezza da m 150 a m 180; lunghezza m 2000; il bacino di virata deve avere un diametro di m 300 (fig. 17A) e la pendenza della superficie di avvicinamento sar dell'1,50 %. L'hangar per il ricovero degli apparecchi, dovr essere abbastanza arretrato rispetto allo specchio d'acqua per consentire una certa facilit di manovra (fig. 18C e D); per la messa in acqua degli idrovolanti occorre predisporre degli appositi scivoli, con pendenza dell'8-10%.

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AEROPORTI
ELIPORTI - VOLO A VELA
ELIPORTI Dovranno essere situati centra delle zone generatrici di traffica, o nelle loro immediate vicinanze, e permettere un accesso facile ai veicoli. Nei considerare l'ubicazione migliore, sar bene tener conto delle perturbazioni prodotte dai rumori dei rotori. La posizione dell'eliporto dovr essere tale che le manovre degli apparecchi, con vento trasversale, siano ridotte al minimo e che non sianonecessarie manovre con vento alle spalle. L'eliporto dovr disporre di due assi di avvicinamento a 180. necessario considerare gli ingombri delle costruzioni circostanti e studiare il traffico aereo di quella particolare zona, affinch gli elicotteri non si danneggino a vicenda. Se l'eliporto deve essere utilizzato da elicotteri monomotori, questo dovr essere situato in posizione tale che, in ogni momento, possa essere effettuato un atterraggio improvviso fungo le traiettorie di arrivo e di partenza. Gli eliporti possono essere situati anche su superfici di terreno gi destinati ad aeroporti. Pista d'atterraggio e di decollo. La lunghezza minima di m 120; la larghezza minima uguale a due volte il diametro del rotore principale dell'elicottero pi grande, in uso in quell'eliporto: la minima larghezza di m 30. Area di traffico. - Le sue dimensioni dipenderanno dall'entit del traffico, dalla durata della sosta degli elicotteri (tre minuti quando il motore in moto, quindici minuti quando spento) e dalla dimensione degli apparecchi. Pendenza della superficie di avvicinamento. - Dovr essere di 1:8, libera da qualsiasi ostacolo, e della lunghezza di m 750 circa, a partire dall'estremit dell'area di decollo e di atterraggio. Superficie di transizione. - Dovr essere inclinata verso l'alto e verso l'esterno, secondo una pendenza di 1:2 a partire da una linea parallela al bordo dell'area di atterraggio e di decollo, e distante dal bordo stesso di almeno m 15. Eliporti situati su terrazze. - Per il calcolo delle strutture delle piattaforme di atterraggio necessario considerare che l'accelerazione di gravit uguale a 3 g. (ossia occorre prevedere un peso uguale a 3 volte quello dell'elicottero).
3' 6'' 6' 3' 6'' A 5' 6' 1' 3' 10' 2' 3' Fig. 19 - Simbolo distintivo degli eliporti. (misure espresse in piedi e pollici) F C Fig. 20 - Elicotteri. Dimensioni: vedi tabella seguente. 25' B 2' D E

Ditta produttrice Bell Bell Cessna Sikorski Sikorski Vertol Elicott. Futuro

Sigla 47-G2 47-H1 CH-1 S-56 S-56 44

A m 10,73 10,73 10,67 21,96 17,08 13,42 24,40

B m 12,63 12,61 13,01 25,96 20,08 26,33 45,75

C m 9,28 9,20 9,78 19,80 14,39 16,04 24,40

D m 2,87 2,85 3,56 6,56 4,83 4,42 7,62

E m 2,29 2,29 2,53 6,02 3,66 4,07 7,62

F m 3,07 2,92 11,26 8,62 7,42 12,20

Peso kg

N. Rotori

1134 1 1134 1 1361 1 2 5760 1 6531 1 27210 20 pi

edifici per magazzini h=m15+20 edifici industriali h=m15+20 parcheggio 105 43 25 193 150

canale

121 edifici per magazzini h=m10

7 42

Fig. 21 - Eliporto di Bruxelles

Dimensioni Piattaforme elevate: Classe 1 = m 12,5 X 12,5 Classe 2 = m 15,5 X 15,5 Classe 3 = m 18,5 X 18,5 Piattaforme a piano del terreno: Classe 1 = m 23 X 23 Classe 2 = m 26 X 26 Classe 3 = m 30,5 X 30,5

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AEROPORTI
ELIPORTI - VOLO A VELA

VOLO A VELA
1:20

60100 1:20 50

Attrezzature. - Con l'espressione volo a vela viene comunemente indicato il volo di un velivolo che non ha o non fa uso di motore e che, permantenersi in aria, senza discendere, si giova delle correnti atmosferiche (fig. 22). Poich questo volo ha carattere particolarmente scientifico o competitivo; e attrezzature ad esso necessarie sono limitate. Il campo pianeggiante deve avere una lunghezza minima di m 700, se l'aliante trainato da un aeroplano all'inizio del volo; una lunghezza minima di m 1100, se trainato con verricello (fig. 23 A e B). Per l'atterraggio non necessaria una pista, sufficiente una striscia erbosa (vedi aeroscalo da turismo). Il campo dovr essere dotato di un edificio in cui possono essere riuniti i vari servizi (ristorante, bar, biblioteca, uffici tecnici, ecc.) de, oltre di un padiglione (Fig. 23 C) in cui si possono ospitare gli alianti, il verricello, un automezzo, laeroplano per il traino, un magazzino e laboratorio di Falegnameria per piccole riparazioni.

55.5 10-12 3.5

6.5 1213 50 600

250 lunghezza cavo m 1000

6.57 Fig. 23 - Volo a vela A, rimorchio con aereoplano; B, traino con 20 5 5 5 8 verricello per volo librato; C, hangar per complesso attrezzatura; 1, magazzino; 2, laboratorio falegname; 3, verricello automatico; 4, automezzo per recupero atterraggio fuori campo.

2025

3.5

Fig. 22 - Dimensioni degli alianti A, libratori; B, veleggiatori; C, veleggiatori daC gara

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STAZIONI PER AUTOLINEE


Lo sviluppo dei servizi automobilistici extraurbani e di quelli turistici, la necessit di eliminare la sosta, lungo vie e piazze, dei veicoli ingombranti quali autobus e pullmann, lopportunit di rendere pi comodo il rapporto tra ente vettore e viaggiatore, e di fornire pratici servizi per le partenze e gli arrivi del viaggiatori e degli autobus. hanno suggerito la costruzione di stazioni per autolinee. Le autostazioni possono essere di transito oppure terminali. Queste ultime sono destinate ai Viaggiatori ed alle merci, od alle sole merci. Quelle di transito sono solamente delle fermate; quelle terminali per sole merci, dovrebbero generalmente essere situate presso gli scali ferroviari emarittimi. AUTOSTAZIONI TEAMINALI PER VIAGGIATORI E MERCI La loro ubicazione nel nucleo urbano, deve consentire: a) un facile raggruppamento delle linee in servizio, con facilit e comodit di sosta, senza provocare intralci di traffico locale; b) un buon collegamento con i servizi di trasporto urbani, onde facilitare l'afflusso ed il deflusso dei viaggiatori (stazioni cittadine multiple per settore di regione ed in posizione di favorevole inserimento con le arterie extraurbane): c) un rapido trasbordo dei viaggiatori dalle autolinee alle linee ferroviarie, aeree o marittime: d) agevole entrata degli autobus nelle correnti del traffico esistente ed un'uscita ugualmente facile (tenere presente che per i movimenti degli autobus data la posizione della loro guida, si preferiscono le rotazioni destrorse). Per i viaggiatori, l'autostazione deve offrire un comodo arrivo ed una comoda partenza, una rapida indicazione deg1i orari e dei prezzi delle corse e dei mezzi di trasporto connessi alle autolinee, una facile prenotazione dei poso, un facile trasporto dei bagagli ed un buon collegamento con i vari quartieri cittadini ed il centro del nucleo urbano. Per la gestione delle autolinee, l'autostazione deve permettere dl occupare sempre le medesime banchine, dl sostare agli autobus nei propri posti senza limite di tempo, di provvedere alleriparazioni urgenti e di usufruire dei necessari uffici. Per le merci, l'autostazione deve avere uffici amministrativi, magazzini di deposito e recapiti per corrieri. L'autostazione, nella SGJ sintesi, pu ritenersi costituita dall'edificio per i viaggiatori e dalia zona banchine. EDIFICIO PER VIAGGIATORI Tale fabbricato (a uno o due piani al massimo) deve contenere i servizi necessari per la gestione dei trasporti ed avere dinanzi a s un'area sufficiente per la sosta degli autobus (zona banchine). Tale area sar parzialmente coperta, se in regioni con clima freddo e ventoso, altrimenti sar dotata di pensiline. La superficie dell'area delle banchine, sar conseguente al movimento ed al numero di autolinee servite. L'edificio per i viaggiatori deve comprendere: un ingresso, un atrio dattesa con biglietterie, servizio informazioni, privativa, telefoni e giornali. Gli ingressi non sono solitamente a passaggio controllato, poich molto sovente il controllo si effettua o all'inizio o durante il viaggio. Sono compresi pure gruppi di servizi igienici bene attrezzati, considerando che le autocorriere non sono dotate di tali servizi. Inoltre nell'edificio possono essere ubicati locali vari di vendita, barbiere, bar, ristorante, ecc. (fig. 1-23). L'autostazione, che in comunicazione diretta con la strada, con la circolazione e col pubblico, dovrebbepermettere la separazione della corrente in arrivo da quella in partenza: quindi dovrebbero essere previste due sedi ben distinte di scarico e carico degli autobus. Nel caso che gli autobus di linea siano provvisti di portabagagli sulla loro copertura, il traffico delle merci e dei bagagli potr essere separato e superiore a quello dei viaggiatori (che si svolge a quota stradale). In tal caso le pensiline sopra le banchine vanno rinforzate opportunamente, per ufficio donne uomini pensilina Piano superiore balconata il trasporto al piano superiore deibagagli e delle merci, e collegate al loro attacco con l'edificio, con montacarico e scala al locale di consegna e di deposito dei bagagli. Le soluzioni multiple si realizzano organizzando in piani dispari e pari, ilmovimento di deflusso dei viaggiatori e degli autobus. Altro sistema per distinguere gli arrivi dalle partenze, e quello delle stazioni a triangolo, che offrono possibilit di un proporzionato aumento di larghezze di transito viaggiatori in rapporto al loro avvicinamento agli ingressi od alle uscite. LE BANCHINE Le manovre di partenza e di arrivo degli autobus devono svolgersi nelle migliori condizioni: pertanto bene esaminare e conoscere i tipi di banchine di accostamento in uso: a) sistema in linea: richiede uno sviluppo rettilineo troppo esteso, quando sono necessari arrivi e partenze tra loro indipendenti (fig. 4-1); b) sistema a 5radini: crea confusione tra viaggiatori in partenza ed in arrivo nei punti di incontro; quindi negativo per la comodit del pubblico; Inoltre gli autobus sono obbligati a manovrare a rovescio per uscire dalla loro sede, in uno spazio dove altri autobus possono sopravvenire (fig. 4-2); c) sistema a gradini scalati: intermedio fra i due di cui sopra: permette una rapida partenza con una semplice manovra di sterzo (fig. 4-3): d) sistema a pettine: obbliga manovre complicate in arrivo ed in partenza, costringendo a confluenze che non sono favorevoli al movimento dei viaggiatori (fig. 4-4); e) sistema a gradini scalati a raggera: applicato su tracciato curvilineo: consente un favorevole movimento del pubblico ed una manovra abbastanza comoda degli autobus (fig. 4).

uffici

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STAZIONI PER AUTOLINEE


biglietti infor. telef negozio

ristorante

sala d'aspetto bagagl.

Piano terreno

Fig. 1 - Autostazione americana (Arch. T. W. Lamb) 30 1 2 4 5 3

9.00

ARRIVI

ARRIVI

PARTENZE

Fig. 2 - Schema di autostazione con banchine a pettine ed a gradini 1, bagagli; 2, sala d'aspetto; 3, bar; 4, atrio biglietterie; 5, ufficio.

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STAZIONI PER AUTOLINEE


10,00 10,00 10,00 10,00 10,00

1 9 10 2 5 1 2 2 Fig. 3 Autostazione con annesse costruzioni provvisorie a Helsinki 1, banca; 2, negozi; 3, bar; 4, biglietteria; 5, w.c.; 6, teatro con 800 posti a sedere; 7, banchina per gli autobus; 8, deposito carbone; 9, trasformatori; 10, sala pompe; 11, gruppo delle caldaie per l'impianto a termosifone. 10,00 2,00 2,75 2,75 2,00 2,75 1 2 3 2 7 4 2 5,00 11,00 11,00 5,00 11,00 3 3 3 8 11 6 11 11 11 2 3 3

DIMENSIONI DEGLI AUTOAUTOBUS Per il dimensionamento di massima degli autobus pi in uso attualmente, si possono dare le seguenti misure: - lunghezza, da m 6 a m 11 (con rimorchio o, tipo intercomunicante, da m 1 8 a m 20) - larghezza da m 2,40 a m 2,50 - altezza, da m 2,80 a m 3,40 (vedere tabella in basso delle caratteristiche tecniche di alcuni autobus di produzione italiana).
Marca Modello

Esempio di grande autostaautostazione terminale (figg. pag. seguente). Si illustrano qui di seguito gli schemi di pianta della Port Authority Bus Terminai di New York, in quanto rappresenta attualmente l'esempio di autostazione terminale di massime capacit di impianto e di funzionamento. Costruzione sorta in costrette limitazioni di circolazione, contiene soluzioni eccezionali di organizzazione.
Lung. m 6,00 7,00 11,00 11,00 9,00 7,70 10,00 7,90 8,00 11,00 7,65 9,22 11,00 11,00 11,00 10,00 11,50 7,39 7,49 9,35 11,00 11,00 Larg. m. 2,40 2,35 2,50 2,50 2,50 2,50 2,45 2,50 2,50 2,50 2,50 2,50 2,50 2,50 2,50 2,50 2,50 2,36 2,50 2,50 2,50 2,50 Alt. m. 2,90 2,90 3,11 3,20 3,10 3,10 3,00 3,00 3,00 3,40 3,20 3,26 3,08 3,06 3,06 2,92 2,80 2,90 3,00 2,94 3,10 3,10 Passo m. 3,00 3,40 5,60 5,97 4,70 4,00 5,65 4,20 4,20 5,60 3,75 4,59 6,15 5,40 5,50 4,85 5,85 3,59 4,50 5,55 5,55

3,80 2,50 4,70

5 Fig. 4 Tipi di banchine di accostamento per autostazioni 1, in linea; 2, a gradini; 3, a gradini scalati; 4, a pettine; 5, a gradini scalati disposti a raggera Ad esempio. gli autobus in arrivo vengono segnalati allentrata da semafori e contemporaneamente essi ricevono delle indicazioni mediante segnalazioni elettroniche, che li informa in quale banchina devono dirigersi e fermarsi. Gli autobus caricano e scaricano i passeggeri presso le banchine che si trovano all'altezza della galleria inferiore. I bagagli vengono trasportati con montacarichi dalla galleria inferiore a quella principale. Una piattaforma ausiliaria serve per le comitive e per i viaggi speciali, da essa le scale conducono direttamente alla strada ed alla sala d'aspetto. Regole pratiche per determinare il raggio minimo di curvatura e larghezza minima di strada occoroc corrente a) il raggio minimo di curvatura circa uguale al passo dei veicoli; b) la larghezza minima di strada occorrente per girare un autoveicolo, compresa fra tre e quattro volte il passo del veicolo. Il raggio minimo di svolta, per gli autobus, varia da m 8 a m 12.

Leoncino 25 NL........ Tigrotto P................. Tigre P O............ OM Super Orione............ Super Taurus 400 AL..... Super Taurus 400 A ALFA 800 A Gran Turismo ROMEO 455 A Gran Turismo 450 A Gran Turismo 306 2 interurbano......... 314 ..................... FIAT 309 .................. 411 urbano.............. 410 .................. LANCIA Esatau Monotral CV 15 (FIAT 364 A) VIBERTI Monotral Golden Dolphin...... (autobus sperimentale) T U 5 urmabo.............. MACCHI T U 5 turistico BUSSING T U 7 urbano............. T U 10 urbano T U 10 turistico..........

Velocit max km/h 80 82 80 86 78 77 80 80 84 85 85 85 60 60 85 80 200 65 80 55 55 80

Numero max posti 23 23 53 60 44 46 38 32 34 60 38 48 65 74 52 41 32 38 30 65 66 54

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AUTORIMESSE - STAZIONI DI SERVIZIO

600

600

600 Sollevatore a colonna girevole a telaio con appoggio sotto l'assale

600 Sollevatore girevole a pedane con appoggio sotto le ruote

600 Sollevatori a quattro colonne idrauliche con pedane di appoggio sotto le ruote

Vantaggi:completa accessibilit alla parte inferiore del veicolo. Non necessita di scavi o particolari opere murarie per la sua installazione.
100 30

ferro angolare appoggia-coperchio

tipo lungo m7 - corto m5 600 45 45 25 120 120

150 80 94 tubo fluorescente

A 1150 Esempio con due tipi di sollevatori 120 120 Esempio di fossa per riparazioni. A, pianta; B, sezione longitudinale; C, sezione trasversale. LAVVAGGIO spugnatura carrozzeria con spazzole rotanti ASCIUGATURA risciacquatura con getti d'acqua a pressione con getto d'aria prodotto da ventilatore centrifugo

lavaggio chassis e ruote

ENTRATA 500

USCITA

m 27 + 42 Stazione in linea per autovetture con lavaggio automatico in tunnel: schema di lavorazione Dimensione della lavorazione in linea: lunghezza linea per solo lavaggio m 2742; lunghezza linea per lavaggio e grassaggio m 50; larghezza linea m 5; distanza fra i centri ruota catena per solo lavaggio m 2035; distanza fra i centri ruota catena per lavaggio e grassaggio m 43. N.B. Questo sistema permette di lavare da 30 a 200 automezzi al giorno.

1 1 1 1 3

1 1 1 1 11

10

9 6 7

1, scomparti per la sosta ed il posteggio temporanei; 2, lavaggio e grassaggio; 3, deposito lubrificanti;4, controllo; 5, uffici; 6, officina; 7, riparazione motori; 8, deposito; 9, servizi; 10, rampa d'accesso all'autorimessa superiore.
Caratteristiche delle stazioni di servizio A) Di facile accesso agli automezzi sia dallinterno dellautorimessa sia dalla strada per gli eventuali automobilisti di passaggio. B) Schema migliore: a catena, con disposizione delle attrezzature di lavaggio condirezionale al senso dellingresso. Frequente anche la disposizione delle attrezzature ortogonali alla facciata. Locali di servizio in autorimesse: lavaggio, grassaggio, riparazioni, manutenzioni generiche. Pavimento e vani laterali rivestiti in piastrelle di grs. Muri permetrali rivestiti in piastrelle di ceramica. Gradini muniti di ferri angolari paraspigoli. Vani laterali per appoggio attrezzi e per illuminazione.

Schema di autorimessa con stazione di servizio al piano terreno

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DISTRIBUTORI - STAZIONI DI SERVIZIO


Dati tecnici relativi ai distributori Larghezza carreggiata d'accesso doppia m 6,00. Larghezza carreggiata a senso unico m 3 3,50. Larghezza marciapiede con distributore m 0,95 1,25. Distanza fra i distributori m 1,65 3,50. Altezza libera sotto la pensilina m 4,10. Caratteristiche dei serbatoi di carburante. Serbatoi interrati cilindrici ad asse orizzontale in lamiera di acciaio di spessore mm 35, da interrarsi in luoghi aperti ad una distanza di m 2,00 dagli edifici. Generatrice superiore del cilindro interrato a m 1,00 dal livello del terreno.

A A, ai due lati di strada;

Disposizioni pi consigliabili per i distributori lungo le strade di grande traffico B, in asse fra due strade a senso unico:

B C, in testa ad un'isola salvagente.

50.00 14.00 1.50


3.00 miscela

limite propriet

1.50 3

7.80 20.00 5.00 3.00 10.00 3.60 gasolio 30.00 strada

0.90 4.40

2 3.80

4.50 benzina

7.20 6.80 10.00 4.00 4.00

7.80 3.30 4.90 filo pensilina 14.00 1.00

2.60

Esempio di stazione di servizio con distributore

Schema di piccola stazione di servizio

1, lavaggio; 2, grassggio; 3, magazzino; 4, caldaia; 5, sala vendita.

4.50
3 2

4.10

3.50

A
17 5

10 6

16

strada

3.00

1.00

3.00

0.60

4.00

11 12 13

15

gasolio miscela

benzina aria benzina B

18 14

Esempio di piccola stazione di rifornimento A, sezione; B, pianta.

Esempio di grande stazione di rifornimento e di servizio 1, parcheggio; 2, bar; 3, ristorante; 4, cucina; 5, w.c. 6, ufficio; 7, sala vendite; 8, saletta; 9, elettrauto; 10, spogliatoi; 11, magazzino; 12, grassggio; 13, lavaggio; 14, officina riparazioni; 15, miscela; 16, benzina; 17, gasolio; 18, parcheggio.

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AUTORIMESSE PUBBLICHE
300 600 260 550

400

700

600

Caratteristiche essenziali della costruzioni adibite ad autorimessa a) Altezza interna netta dei piani - m 3,50. Per i box permessa un'altezza inferiore. b) Pilastri: interasse da m 6,00 a m 9,00. Distanza dalle pareti: da m 5,50 a m 6,00. e) Costruzione incombustibile e resistente al fuoco. d) Chiusure metalliche. e) Serramenti apribili verso l'esterno. f) Uscite di sicurezza pedonali disposte in modo da poter essere raggiunte con un percorso massimo di m 25. g) Nelle grandi autorimesse muritagliafuoco ogni 2025 macchine. h) Murature in calcestruzzo di cm 25. i) Scale di sicurezza isolate e con sbocco all'aperto. l) Nelle autorimesse a pi piani sotterranei, intercapedine larga m 1,503,00 tra il muro tagliafuocoperimetrale e le fondazioni dei fabbricati contigui. m) Superficie illuminante: 1/10 della superficie del pavimento. n) Superficie di aerazione: 1/15 della superficie totale (pareti. pavimento,soffitto). o) Capienza di ogni salone: 50 macchine.

p) Capienza di 100 macchine con ap- Raggi di curvatura: m 7.509,00 plicazione di impianto automatico di (misura al centro della pista). spegnimento. Ai fianchi della pista piccolo marciapiede di cm 7080 di larghezza, a Sistemi di collegamento nello auto- gradoni,. con pedata molto lunga. autorimesse multipiano Pavimentazione: battuto di cemento. Rampe: sistema generalmente prefe- spolveratura a fresco con graniglia fine rito perch. malgrado una notevole di carborundurn o piastrelle greificate o perdita di area per i posteggi, realizza blocchetti di porfido o pavimenti speun'ottima fluidit di manovra degli ciali (Korodur, ecc.). auto-mezzi. Al termine ed all'inizio di ogni rampa e per tutta la larghezza debbono essere Rampe usate comunemente: lasciate feritoie a pavimento per la raca) rampe lunghe o di Wendel o di colta di liquidi infiammabili. Muller, che collegano direttamente due piani in un sol tratto; Pendenze delle rampe: b) rampe corte o di Humy, che mettono rampe ripide........ 15 20 % in comunicazione tra di loro piani sfalrampe normali....... 10 12% sati ed utilizzano come carreggiata lo rampe elicoidali.... 8,5% spazio tra le vetture in sosta. Montavetture Caratteristiche delle rampe Hanno il difetto della lentezza e del Dimensioni in larghezza: maggior numero di personale necessaa carreggiata singola e percorso rettili- rio al funzionamento. Sono consigliabili neo: m 2,50 solo per autorimesse in zone centrali a a carreggiata singola e, percorso in piani multipli, dove il movimento fracurva: m 3,50 zionato lungo la giornata. a carreggiata doppia e percorso rettilineo: m 5,00 a carreggiata doppia e rampe in curva: m 6,50 ESEMPI DI RAMPE
85 85

350 770 510

Esempio di rampa circolare

20% 15% 12% 8,5% 0%

Pendenza delle rampe B Esempio di autorimessa rampa di Humy A, pianta; B, sezione.

A, esempio di rampa diritta: salita e discesa separata; B, rampa doppia circolare.

ESEMPI DI AUTORIMESSE

C B A, autorimessa a pi piani: 140 posti per piano; B, autorimessa con due rampe esterne; C, autorimessa a torre con ascensore a piattaforma spostabile.

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AUTORIMESSE PRIVATE - PARCHEGGI


Dimensioni minime di autorimesse per una o due automobili di tipo medio
245 50 245 245

245

245

550 2030 x 110 120 x 30 B 2030 290 310 610 520 670 45 (+15)

A X= larghezza veicolo; Y= lunghezza veicolo. A, un'automobile di tipo medio; B, due automobili di tipo medio; C, due automobili, con indicazione della pendenza del pavimento A Illuminazione: finestre vicino al radiatore. radiatore sollevato Pavimento: tipo economico in battuto di cemneto; migliore quello 230 realizzato in gres 200 Ventilazione: ottimo riscontro d'aria o almeno aperture a feritoia nella bordo para 12 colpi h=15 parte inferiore o superiore della porta Riscaldamento: elementi riscaldati che consentono una temperatura Sezione di autorimesse. A, in funzione del tipo di porta compresatra +5 (minimo) e + 10. Tipi di porte per autorimesse (oltre al tipo elementare ma ingombrante ad antoni) A scorrimento in curva scorrimento lineare 1, saracinesca. A, in funzione di H; per H = 200, A = 40; 1 500 550 600 500 36,5 H 25 2, porte metalliche scorrevoli a parete; 2 Parcheggi e posteggi 550 380 530 350 10 3 880 350 480 3, porte a ribalta 270 9 20

250 210

250

200
Parcheggio a fila indiana: molto utile sulle strade urbane. Occupa poco spazio nel senso trasversale. Posteggi affiancati a pettine o a 90: convenienti quando si hanno due file servite da una sola corsia mediana. Occupa uno spazio considerevole nel senso trasversale e limitato nel senso longitudinale. Posteggi a 60: convenienti quando si ha una sola fila servita da una corsia. Usati preferibilmente nelle autorimesse. Posteggi a 45 e 45 a spina di pesce: la disposizione obliqua 45 facilita l'ingresso delle automobili. La disposizione a spina di pesce usata specie nelle autorimesse per il buon rendimento delle superfici disponibili. Posteggi a 30: disposizione usata in paticolari condizioni di spazio (corsia stretta)

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AUTORIMESSE PARCHEGGI
DATI DI INGOMBRO DEGLI AUTOVEICOLI
~300330 min287 - max485 min132 - max175

~130

min115 max 175

600 - 1250 167

min162 - max248

min165 max 135

Autovetture
Marca Alfa Romeo Bianchi Fiat Lancia Tipo Giulietta Spider Sprint T.I. 2000 Bianchina 500 600 600 Multipla 1100 1400 1800-2100 Appia Coup Flaminia Larghezza Lunghezza H m m m 1,580 3,860 1,335 1,535 3,98 1,320 1,660 4,120 1,405 1,700 4,715 1,435 1,340 2,985 1,320 1,320 2,970 1,325 1,380 3,285 1,405 1,450 3,535 1,580 1,458 3,915 1,490 1,655 4,325 1,575 1,620 4,465 1,485 1,420 4,000 1,400 1,500 4,100 1,310 1,750 4,85 1,420 Area m 6,00 6,10 6,83 8,00 4,00 3,80 4,50 5,00 5,70 7,15 7,23 5,68 6,15 8,48

Autevoicoli industriali
Peso a vuoto Marca Tipo Larghezza Lunghezza H Area Peso tot. kg m m m m q 800 Alfa Romeo Romeo 1,720 4,350 2,000 7,480 13,00 850 1000 2,500 7,135 2,870 17,830 60,00 880 1280 Bianchi Visconteo 2,100 5,900 2,200 12,400 25,00 470 Ambrosiano 2,100 5,900 2,233 12,400 35,00 470 Fiat 1100 T 1,780 4,358 1,933 7,750 11,00 605 C 40 N 2,100 6,452 2,250 13,549 34,00 740 C 50 N 2,180 7,452 2,270 16,245 36,30 880 642 N6R 2,370 6,183 2,610 14,650 44,80 1165 671 N2 2,500 7,100 6,610 17,750 57,30 1310 682 N2 2,500 7,100 6,610 17,750 63,30 900 Lancia Appia furg. 1,580 4,064 1,715 6,420 9,00 900 Appia camion 1,620 4,370 1,650 7,080 11,00 1430 Beta 190 1,900 4,940 2,450 9,400 25,00

RAGGI DI CURVATURA DEGLI AUTOVEICOLI


Autovetture
Fiat 500 : raggio min. di sterzata Fiat 1100 : raggio min. di sterzata Fiat 2000 : raggio min. di sterzata ...........= m 4,30 ...........= m 5,25 ...........= m 5,20

Autocarri
Furgoncino piccolo: raggio min. sterzata ...........= m 4,85 Autocarro grande : raggio min. di sterzata ...........= m 6,55

Autobus

A'

A'

A A'

500

890

500

1220

770

1260

A (ampiezza minima libera) = m 3,60 A' (ampiezza minima della strada) = m 3,00

A (ampiezza minima libera) = m 3,80 A' (ampiezza minima della strada) = m 3,20

A (ampiezza minima libera) = m 4,25 A' (ampiezza minima della strada) = m 3,60

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SCUOLE
SCUOLE MATERNE
SCUOLA MATERNA: bambini dai 3 ai 6 anni. Capienza: da un minimo di 20 alunni ad un massimo di 90 (tre aule = 3 sezioni). Distribuzione: un elemento base per la dislocazione urbanistica delle scuole materne la distanza di m 500 della casa pi distante. La sua circoscrizione il nucleo residenziale, cio: una scuola materna ogni 1500 2000 abitanti (calcolando una percentuale media del 5% di bambini, cio 75 allievi). Nelle zone rurali e nei centri urbani ad elevata densit di popolazione i problemi sono gli stessi della scuola elementare (vedi capitolo successivo), ma aggravati dalle esigenze della scuola materna (minor gradenza e minor distanza delle abitazioni). Nella distribuzione degli asili va tenuto presente che i bambini vanno accompagnati ed quindi opportuno sistemare lungo il percorso i negozi pi necessari allapprovigionamento domestico. Area: valgono le stesse modalit espresse per le scuole elemetari per quanto riguarda ubicazione, esposizione e natura del terreno. Grandezza: m 15 per allievo iscritto(in Italia) mai inferiore ai m 500 (in Italia) m 25 per alunno (Abercrombie, the Great London). Saranno da preferirsi le aree di forma regolare, pi facilmente recitabili, ed i suoi pianeggianti, di agevole percorso. Nel caso che la scuola materna sia annessa alla scuola elementare, necessario tenere distinti i due organismi mediante ingressiseparati. N A C E F G H B I L M

cortiletto

A C

F H D E E D G

F L

Fig. 2 Scuola materna a 3 sezioni A, refettorio con arredi mobili; pranzo all'aperto; C, cucina per la scuola; B, D, spogliatoi;E, vestibolo; F, spazio per attivit ordinate; G, spazio per attivit libere; H, piazzale dei giuochi; I, vasche con sabbia; L, prato alberato; M, teatrino; N, prato verde. (Dal quaderno n. 3 Scuola Materne pubblicato dal ministero P. I. 1954).

Fig. 1 Scuola materna ad 1 sezione A, portico d'ingresso; B, vestibolo; C, spogliatoi; D, cucina comune per scuola e alloggio; E, angolo del camino; F, soggiorno dell'insegnante; G, refettorio con arredi mobili; H, spazio per attivit libere; I, spazio per attivit ordinate; L, nicchie per il giuoco preartigiano; M, nicchia per il giuoco con la bambola; N portico per il pranzo all'aperto. (Dal quaderno n. 3 Scuole Materne pubblicato dal Ministero P.I. 1954).

Esigenze pedagogiche. Il bambino dai 3 ai 6 anni si trova ancora in una fase di sviluppo essenzialmente affettiva (soggettivo ed oggettivo si mescolano in una sorta di partecipazione). La sua personalit ancora poco distinta dallambiente che lo circonda. Let scolastica soppraviene dopo i 5 anni. Perci nelle scuole materne vengono applicati metodi didattici diversi, che richiedono ciascuno particolari attrezzature. Per lasciare libera la scelta dal metodo, converr usare forme e strutture architettoniche che con lievi modifiche o con qualche spostamento ben si prestino a pi usi ed a diversi scopi didattici. Ambiente: il pi possibilmente simile alla casa, in quanto la scuola diretta continuazione della famiglia; ambiente materialmente e psicologicamente dimensionato alle possibilit del bambino, in cui egli trovi modo di manifestare la sua autonoma iniziativa.

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SCUOLE
SCUOLE MATERNE
Attivit della scuola materna. Le funzioni della scuola materna possono raggrupparsi in 4 tipi diattivit: Attivit pratiche: lavarsi, vestirsi, spoglarsi, preparare la tavola, mangiare, ecc. Attivit ordinarie: costruire, scomporre, disegnare, modellare, ritagliare, intrecciare. Attivit libere: correre, adoperare gli attrezzi, saltare. Attivit di gruppo: cantare, fare spettacolo, ascoltare. Ciascuna di queste attivit richiede arredi particolari, materiale didattico e ambiente idonei. LEDIFICIO Pu essere composto di 1, 2, 3 sezioni. Ogni sezione comprende (v. fig. 1): sala per attivit ordinate; sala per attivit libere e di gruppo; angoli o nicchie per attivit speciali; sopgliatoi; lavabi nel locale per lattivit di pulizia e di igiene, servizi igienici, ecc.; refettorio; visita medica, cucina, lavanderia. Le sezioni possono comporsi (v. fig 2): 1) per addizionelasciando che restino praticamente indipendenti luna allaltra; 2) per combinazione rendendocomuni alcuni spazi come i locali diattivit libere (al massimo 2 sezioni), il refettorio e lo spogliatoio. Aula per attivit ordinate. Numero massimo di bambini iscritti: 30. Dimensioni: variabili a seconda della disposizione e del tipo di arredo (v, fig. 3):

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SCUOLE
SCUOLE MATERNE

A B Fig. 3 - per attivit ordinate A, con tavoli a 3 posti; B, con tavoli a 4 posti. Si sono determinate le dimensioni della sala per mezzo di una disposizione geometrica dei tavolini, indicata con tratto continuo, mentre con linea tratteggiata indicata una disposizione che corrisponde alla funzionalit dellambiente e che consente di avere spazi liberi, pedagogicamente idonei. 1000 m 2738 con tavoli rettangolari a 4 posti; passaggio m 2541 con tavoli quadrati a 4 posti; coperto 250 bancone m 3042 con tavoli trapezoidali a 3 posti; m 3245 con tavoli rettangolari a 2 posti; aula m 4155 con tavoli ad 1 posto. 500 Forma: quadrata o simile al quadrato (m 3045). Arredamento: sedie e tavoli di varia forma e dimensione; banconi per attivit wc preartigiane, cavalletti: mobiletti per materiale didattico; sedia e tavolo per la maestra (v. figg. 4, 5, 6). spogliat. Altezza del soffitto: m 33,50 (si possono ammettere tuttavia altezze anche infeFig. 5 - Aula con spazi sussidiari per attivit riori). varie e con servizi igienici propri Orientamento: possibilmente a Sud o Sud-Est. La sala deve trovarsi di norma al piano terreno cos da permettere un contatto aula aula diretto con l'esterno. wc wc 200 400 wc aula aula

500 500 Fig. 6 - Altro esempio di aula completa Sala per attivit libere o atrio. - Si considerano all'incirca m 40 per sezione cio per 30 bambini. Se per la sala adiacente a quella per attivit ordinate ed unibile ad essa mediante una vetrata o una porta scorrevole o una cortina pieghevole, la superficie pu essere ridotta. Per un massimo di due sezioni si pu prevedere uno spazio unico per le attivit libere: in tal caso la superficie minima sar di ml 5060 (v. fig. 7). Arredamento: pianoforte, bancone, scansie, armadietti, seggiole.

Fig. 4 - Esempio di aula composta di varie parti e datata di servizi igienico-sanitari propri. Osservare la cortina divisoria pieghevole.

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SCUOLE
SCUOLE MATERNE
Spogliatoi. -Vanno studiati relativaSpogliatoi mente alla loro duplice funzione: a) per rispondere alle necessita di servizio; b) per assolvere la funzione didattica di ambiente nel quale si svolgno le attivit pratiche dello spogliarsi, vestirsi, mettersi in ordine, avere cura del proprio aspetto: tali funzioni sono importantissime in una scuola materna. Le Norme Ministeriali consigliano due tipi di spogliatoio: quello ad attaccapanni (7-8 posti al metro) con un ingombro di m 8 per 30 bambini: quello a scomparti con panca (34 posti al metro) con un ingombro di m 16 per 30 bambini. Lo spogliatoio di una scuola materna pu trovare luogo in: a) un ambiente a s stante; b) uno spazio (o nicchia) adiacente alla saia per attivit libere. Servizi igienico-sanitari (v. fig. 9 e 10) Come per gli spogliatoi, necessario tenere presente la loro funzione come mezzo di educazione all'igiene. Latrine: 3 per ogni aula, illuminate direttamente e precedute da un'antilatrina illuminata ed aerata. Le separazioni tra i gabinetti sono realizzate con tramezzi bassi e sospesi, per non interrompere la continuit del pavimento. Lavamani: 6 ogni aula, accompagnati da un beverino e da 30 appendiasciugamani in un locale apposito, illuminato ed aerato direttamente. Lavapiedi: 3 ogni aula sistemati nelloIL GIARDINO Nella scuola materna il verde svolge una funzione pedagogica di importanza pari a quella dell'edificio scolastico. Sia la sala per le attivit libere che quella per le attivit applicate devono essere a diretto contatto col verde. II raccordo tra il terreno e l'edificio deve essere effettuato con rampe a pendenza massima del 1O% o scale con gradini di cm 35 x 12. II verde pu cosi essere suddiviso: Terreno destinato a giuochi: prati o piazzali per i giuochi collettivi, altalene, scivoli, piccole giostre, vasche di sabbia, ecc.: angoli per giuochi di piccoli gruppi, con sassi, anfratti, piccole tettoie o capanne. Terreno coltivabile o ad allevamenti: con piccolo orto, frutteto, alberelli e cespugli fioriti, vasche di pesci, gabbie per animali domestici (conigli, galline, esso potrebbe cosi essere suddiviso: -piazzale dei giuochi 1 /5 -tappeto verde 1/5 -prato alberato . 1/5 -piazzale ingresso e cortile servizio 1/5 -orto ed allevamenti 1/5 Resta inteso che, se la scuola perinsufficienza di spazio non disponesse di un ampio giardino, dovrebbe quanto meno essere dotata di un conveniente

AO

AO AL AL AO

AO

Fig. 7 Esempio di sala per attivit libere unica per due sezioni.
Angoli o nicchie per attivit speciali: sono accessibili dalla sala attivit libere. Servono per particolari attivit di gruppo e vanno attrezzate in maniere diverse, a seconda della loro destinazione; ad esempio: stanzetta con sedie e tavolino; laboratorio con bancone e ripostiglio per oggetti d'uso. Refettorio. Dimensioni: m 0,80 ad Refettorio alunno (si possono effettuare due turni, se il locale destinato a solo refettorio), Si pu per adattare parzialmente a refettorio la sala per attivit libere con la sistemazione di tavoli e panche ribaltabili (10 bambini ogni tavolo di m 2: 15 ogni tavolo di m 3). La cucinetta preceduta da una credenza (office) deve essere ubicata in modo da poter servire direttamente gli B cucina

Fig. 8 Tipo di refettorio per due sezioni in due nicchie con cucina centrale A, frigorifero; C B, lavastoviglie; C, apparecchio da cucina; D, dispensa; E, tavolo ribaltabile.

office A D

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SCUOLE
SCUOLE MATERNE
Locali necessari alla scuola materna secondo il numero delle aule (o sezioni) in conformit delle vigenti norme (Decreto Pres. Rep. 1 dic. 1956, n. 1688, pubblicato nella Gazz. Uff. n. 102 del 19 aprile 1957). 1 sezione: aula (funziona anche da refettorio); atrio o sala attivit libere; cucinetta con dispensa; servizi igienico-sanitari; locale di visita medica; eventuale alloggio per la maestra; 2 sezioni: 2 aule: 1-2 atri o sale attivit libere refettorio; cucina e dispensa; servizio igienico sanitari; locale di visita medica; direzione; eventuali alloggi per le maestre; 3 sezioni: come sopra ma in pi: 2-3 spogliatoi; piccola lavanderia;

E A D B

A D

Fig. 10 Gruppo igienico-sanitario per due sezioni A, appendisciagumani; B, beverino; C, scaldacqua; D, ripostiglio; E, gabinetto.

F E D C B A

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SCUOLE
SCUOLE ELEMENTARI
La scuola elementare comprende attualmente in Italia 5 classi ed accoglie i bambini dai 6 agli 11 anni di et. Con l'articolo della Costituzione che garantisce l'istruzione scolastica fino ai 14 anni la scuola ele mentare potrebbe essere trasformata in scuola dell'obbligo, costituita di otto classi, 5 elementari e 3 superiori: ma pi probabile che la sua durata attuale permanga e che allistruzione daimpartirsi nei tre anni successivi alle elementari si provveda con l'istituzione della scuola media unica. Dato per che ancora nulla di preciso si conosce circa il funzionamento e l'organizzazione della scuola dell'obbligo , in queste note si far riferimento alla scuola elementare tradizionale, salvo quando non venga precisato il contrario. CRITERI URBANISTICI Capienza: variabile a seconda della densit di popolazione: da un minimo di 1530 alunni (mo noaula-pluriclasse) nelle zone rurali ad un massimo teorico di 750 alunni (5 corsi Completi, 25 aule) nei centri urbani a forte densit: si ricordi per che le vigenti norme italiane statuiscono il numero dl 24 aule al massimo. Distribuzione: i presupposti per la ripartizione territoriale delle scuole elementari sono due: la distanza massima che uno scolaro pu percorrere a piedi dalla sua abitazione per raggiungere la scuola: la distanza minima tra una scuola e l'altra. Generalmente si ammette 400 che la distanza massima tra casa e scuola non superi i m 1000 (una volta si ammetteva fosse km 400 2); in quanto alla distanza minima tra scuola e scuola si ritiene che essa non debba essere inferiore a m 800. Ma tali criteri non sono sempre applicabili, poich: a) nelle zone rurali a bassa densit di popolazione possibile ridurre, ma non eliminare, il disagio delle grandi distanze, pur prevedendo scuole minime. Queste poi, anche se pedagogicamente accettabili, scuole a 25 aule danno luogo ad inasilo convenienti pratici Fig. 1 Minima distanza tra due scuoleed economici. Si (m 400 circa) in rapporto alla pone pertanto il quesito: sono da superficie di un centro abitato preferirsi le monocon notevole densit di popola aule disseminate zione (500 ab/ha) nella campagna oppure le scuole accentrate e i servizi di trasporto gratuiti Nella risposta si tratta di stabilire in concreto la minima unit edilizia scolastica che rappresenti l'optimum didattico, urbanistico ed economico: b) nei centri urbani ad elevata densit di popo lazione, quando la densit supera i 450550 ab/ha le scuole elementari o diventano di dimensioni enormi, o devono essere ubicate a distanza troppo ridotta. Ad esempio: dato un aggregato urbano di 8000 abitanti, concentrato su un comprensorio di m 400 x 400 e considerata una densit di popolazione scolastica elementare nella misura del 10% circa, occorrer una scuola di 25 aule. Le scuole ele mentari degli aggregati urbani adiacenti, con uguale densitedilizia, si troveranno ad una distanza di m 400 dalla prima, (v. fig. 1), e ci determiner non pochi inconvenienti pratici ed economici, specialmente in relazione alla ricerca di aree idonee e di ampiezza sufficiente. Come ovvio, gli inconvenienti sopra riscontrati possono essere eliminati solo se fin dalla prima progettazione urbanistica e regionale si sia prevista unefficiente rete di edifici scolastici, assegnando ad ogni complesso residenziale una scuola elementare, e si sia regolata la densit di popolazione in misura ragionevole e conseguente all'optimum desiderato . AREA Sulla scelta dell'area e sui requisiti tecnici del I'edificio scolastico si tengano presenti le Nuove norme per lacompilazione dei progetti di edifici ad uso delle scuole elementari e materne , Decreto del Presidente della Repubblica 1 dic. 1956 n 1688, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 102 del 19 aprile 1957. Ubicazione: baricentrica e di comodo e sicuro accesso rispetto al nucleo abitato che vi fa capo; possibilmente adiacente ad un parco pubblico o al eno ad una zona m alberata e ricca di verde, lontana da strade polverose, da officine rumorose, da mer cati, cimiteri e stazioni, da tutto ci che possa arrecare nocumento o disturbo alla vita scolastica, Esposizione appropriata, a seconda dell'orienta mento e dei venti, nonch della migliore veduta, Natura del terreno: favorevole, pianeggiante e che non richieda forti spese di sistemazione, fonda zione e recinzione: che non sia franoso, umido, soggetto ad infiltrazioni o ristagni d'acqua. Grandezza: A) per aula (in Italia): m 5OO (per scuole di 1 aula): m 325 (fino a 10 aule),: m 150 (per ogni aula oltre la decima, fino a 24) . per aula (In Inghilterra, secondo il piano di Abercrombie The Great London ): m 2000, compresi gli Impianti sportivi, B) per allievo: (Italia) m 10 circa; (Inghilterra) m 70: (Carta dell UIA) m: 20.

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SCUOLE
SCUOLE ELEMENTARI
EDIFICIO SCOLASTICO Caratteri generali secondo le norme vigenti in ltalia: 1 ) Non deve avere, di norma, pi di due piani (piano rialzato e primo piano). Ogni eventuale e motivata deroga deve essere concessa dal Provve ditore agli Studi territorialmente competente. 2) Pu avere del locali in piani seminterrati: essi non possono essere adibiti ad aule, ma utiliz per magazzini, zati per deposito di combustibili e per l'impianto di riscaldamento i locali interrati non pi di m 1,50, con altezza utile non inferiore a m 3, illuminati a superficie finestrata non inferiore ad 1,8 dell'area del pavimento, possono comprendere: I'alloggio del custode, la cucina, il refettorio, laboratorio ecc., purch questi risultino, mediantecontromuro formante intercapedine ventilata e fognata, sicuramente protetti dallumidit e abbiano pavimento, se non cantinato, almeno posato su vespaio ventilato. 3) Deve avere i solai, quando i locali scolasticisono situati in pi piani, eseguiti in modo da assi urare impermeabilit c ai gas e difesa dalla trasmis sione dei rumori. 4) Deve avere un tipo di copertura sempre ade guato alle condizioni dell'ambiente nel quale l'ediicio sorge e cof struito in modo tale da garantire, oltre che la perfetta impermeavilit, anche la pi idonea coibenza termica. 5) Non deve avere il cortile chiuso da quattro lati; il cortile consentito solo quando gli edifici siano ad un solo piano fuori terra e purch il lato minore sia di lunghezza non inferiore a 15 metri ; il cortile aperto da un solo lato consentito purch almeno uno degli altri lati sia ad un solo piano. 6) Se composto di due o pi corpi di fabbrica, deve essere lasciata tra un fabbricato e l'altro al eno una m distanza uguale all'altezza del corpo pi alto ed in ogni caso non inferiore a 12 metri. 7) Deve avere l'esposizione dei locali in cui gli alunni permangono pi a lungo, tale da corrispon dere nel modo migliore alle attivit che in essi ven gono svolte, in relazione al clima ed alle esigenze igieniche e didattiche. ESIGENZE PEDAGOGICHE NELL'EDILIZIA SCOLASTICA La scuola moderna pu definirsi attiva, poich trae origine dalle esigenze psicologiche del fanciullo e dal suocomportamento, variabile con l'et. Nella scuola il fanciullo: a) vuole attivamente imparare e scopre conl'aiuto dell'insegnante i motivi di interesse propri corrispondenti al suo stadio evolutivo: b) ha la possibilit di fare esperienzepratiche (lavori manuali) e ricerche individuali, che sole permettono l'acquisto dl un personale convincimento: c) spronato ed invogliato al lavoro di gruppo, che favorisce il naturale istinto alla collaborazione: d) incomincia adeducarsi alla vita di relazioni sociale . Considerato che lo sviluppo del fanciullo di verso dall'uno all'altro soggetto e che bambini della stessa et si trovano talvolta in fasi evolutive diverse, la classe-anno fa posto, nella moderna conce zione della scuola, al ciclo . La scuola elementare comprende due cicli: I'inferiore (6 e 7 anni) e il superiore (8-9-10 anni): il terzo ciclo quello corrispondente alla scuola dell'obbligo (11-12-13 anni). I tre cicli corrispondono a stadi cos disposti, se condo l'et: 1) il bambino , le cui caratteristiche preponderanti sono la concretezza e la globalit: 2) il fanciullo , con losviluppo degli interessi e le possibilit di ricerca: 3) il giovanetto con l'inizio dell'astrazione e della ricerca di valori assoluti . FUNZIONI DELLA SCUOLA ELEMENTARE Si sono distinte le funzioni: didattiche in 5 diversi ordini di attivit: 1) attivit applicate (leggere, scrivere ecc ): 2)attivit pratiche (mangiare, vestirsi, comporarsi bene): t 3) attivit di gruppo (schede, ricerche) 4) attivit artistiche e manuali (falegnameria, pittura,incollaggio): 5) attivit collettive e sociali: (giuochi, spettacoli, recite, riunioni): e analizzando i cicli: 1 ciclo: attivit applicate (scrivere, leggere, far di conto, procedendo secondo il metodo globale, dal generale al particolare): attivit pratiche (igiene personale, modo di comportarsi In aula, In refettorio, ecc,): attivit di gruppo (recitazione, canto corale) attivit artistiche e manuali (pittura, plastilina, Intreccio, ritaglio, incollaggio): 2) ciclo: attivit applicate (ragionamento, applicazione, analisi):attivit pratiche (vestirsi, muoversi, comporarsi civilmente, t educazione fisica): attivit di gruppo (schede, ricerche, consultazione dl vocabolari, uso di carte geografiche, discussioni di gruppo e recitazione): attivit artistiche emanuali (falegnameria, incisione, tipografia, cucito, maglia, costruzione di marionette): attivit sociali (ginnastica,competizione per squadre, allestimento del museo didattico, ordinamento della biblioteca scolastica). L'ORGANISMO SCOLASTICO II fondamento pedagogico dell'attuale insegna mento elementare il ciclo, che nella scuola ele mentare italiana si divide in due tempi: ciclo inferio (I e II classe) e supere riore (III, IV, V classe). Lunit funzionale architettonica della scuola pertanto determinata dallinsieme degliambienti che costituiscono un ciclo. Lunit-ciclo comprende: le aule vere e proprie, gli spogliatoi, i servizi igienici e lo spazio destinato alle attivit collettive ed alle attrezzature comuni, il tutto coordinato in modo che una parte serva ad integrare l'atra.

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SCUOLE ELEMENTARI
In contrasto con questo nuovo principio vi sono ancora numerosi esempi di scuole pedagogicamente accettabili, in cui manca la unit-aula e ad essa viene sostituita l'unit-aula; in questo caso si ha un insieme di aule autonome o un gruppo di aule che, prescindendo dal ciclo, danno luogo ad un complesso scolastico in cui predomina l'aula-classe e il resto subordinato ed accessorio. Composizione dell'organismo. - Per edifici fino a 5 aule senz'altro consigliabile la composizione per cicli (un ciclo inferiore ed un ciclo superiore). Le norme attualmente in vigore in Italia consigliano di accostare i due cicli di insegnamento elementare in un unico insieme articolato intorno ad una sala che da considerarsi il centro attivo dell'organismo (v. figg. 2, 3, 4, 5). Per edifici con pi di 5 aule ancora consigliabile l'organizzazione per cicli, variamente combinabili (v. figg. 6 e 7). necessario tuttavia ricordare, come si gi detto, che esistono scuole in cui non si pu parlare di composizione di cicli, bens di composizione di aule. Bench basate su criteri pedagogici diversi da quelli sopra esposti, queste scuole non possono dirsi del tutto sorpassate, tanto vero che permangono in altri Paesi nei quali forse non si ha molta fiducia nell'insegnamento attivo. Osservando gli esempi di scuole sparse in tutto il mondo, constatiamo pertanto che vi possono essere: a) aule disimpegnate da un corridoio: manca in questo caso l'unit funzionale. Era la soluzione pi frequentemente adottata fino a qualche anno fa. Va notate che il corridoio non deve essere necessariamente rettilineo e che pu essere dotato di nicchie larghe a sufficienza per sistemare in esse alcune attrezzature comuni (v. fig. 8). b)aule abbinate o riunite in piccoli gruppi (padiglioni) che danno luogo ad unit funzionati autosufficienti. Esse possono essere collegate tra loro da pensiline o da passaggi chiusi (v. figg. 9 A. B, C, D, E); c) gruppi distinti ed autonomi di 5 o 6 classi (cio un ciclo inferiore ed uno superiore) corrispondenti all'intero corso dell'insegnamento elementare (v. fig. 1 0 a e b); la soluzione cui propendono le attuali norme italiane, pur senza imporla le aule di ciascun gruppo sono distribuite intorno alla sala per le attivit collettive; i diversi gruppi possono tra loro essere indipendenti o collegati da pensiline o accostati oppure sovrapposti e collegati da una scala (v. Fig. 11 c, b, c,). d) nuclei costituiti da unit-ciclo inferiori e unit-ciclo superiori collegati da un tessuto connettivo comune, disteso come un tappeto. li tessuto connettivo costituito dai locali di vita sociale e dallo spazio di disimpegno. Ogni nucleo si compone delle aule e di uno spazio per le attrezzature comuni, che pu anche invadere in parte il tessuto di collegamento (v. figg. 12 e 13).

W S MV T

C W

4 L 1 2 3 C V T

Fig. 3 - Schema di scuola a quattro aule 1,2,3,4, aule: L. spazio per le attivit pratiche (lavoro): S, sala per lle attivit collettive: V. M vestibolo; T, ingresso protetto da tettoia, portico o pensilina;M, saletta per la visita medica, C, cucinetta; W, servizi igienico-sanitari.

S 2 L

W 1 T

1 Schema di scuola a sei aule ottenuto dal precedente con l'aggiunta di una'aula L 8

L L 3 4 V T

W M C W

7 6 T M C

Fig. 4 - Altro schema di scuola a quattro aule In questo caso tutte le aule sono dotate di spazio per le attivit pratiche. L'aula 1, essendo separata, pu avere ingresso proprio ed essere ampliata e S completata di servizi per servire come pluriclasse oppure per funzionare nelle ore pomeridiane W e serali per il doposcuola. 1 2 3 3 2 L 1 aula aula

4 W 3 C M S 1 W 2

W S C R V M T

5 4 S

T Schema di scuola a otto aule (5 + 3) disposte tutte a pianterreno N

Schema di scuola a cinque aule (2 + 3). Anche esso realizzabile in due tempi

Schema di aule a quattro aule (2 + 2). Al primo nucleo di due aule se ne pu aggiungere successivamente un secondo.

bancone uscita al giardino Aule disimpegnate da corridoio facente funzione di spogliatoio e di spazio per il lavoro. Scuola a Plymouth, Michigan, U.S.A.

spazio lavoro bancone

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SCUOLE
SCUOLE ELEMENTARI
refettorio
cucina WC

museo direzione

spogliatoio

palestra

1 P S R a 1
1 ciclo a

4
2 ciclo

biblioteca

2 ciclo

Fig. 12 Schema planimetrico della scuola di Rovigo.


Le aule sono raggruppate in unit-ciclo; il ciclo inferiore comprende le aule di 1 e 2 classe; il superiore quelle di 3, 4, e 5. I servizi generali (palestra e spogliatoio, servizi igienici, refettorio e cucina, direzione didattica, museo e biblioteca), essendo comuni a tutta la scuola, formano, insieme con lo spazio destinato al disimpegno, il tessuto connettivo dell'intero organismo, che in pianta assume l'aspetto di un tappeto rettangolare.

b
Fig. 10 Scuola a dieci aule composta di due gruppi (5+5)

amministraz. vestibolo refettorio 1 ciclo

s. p.

w. c.

1 2

a, planimetria d'insieme: P, palestra; S, servizi della palestra; R, refettorio; b, schema planimetrico di uno dei due gruppi.

1 ciclo biblioteca

palestra

2 ciclo

4 1
a

a 2 ciclo

P a

w. w. c. c.

w. c.

Fig. 13 Altro esempio di scuola analogo al precedente (fig. 12)


Anche in questo caso la pianta dell'edificio assume forma compatta, rettangolare, ravviata nel centro da un chiostro.

C
Fig. 11 Scuola a sedici aule (8+8) a, planimetria d'insieme: P, palestra; S, servizi della palestra; refettorio; b, c, schemi R, planimetrici del pianterreno primo piano di e uno degli edifici di gruppo.

Ha forma e dimensioni variabili a seconda della funzione che essa svolge nell'organismo scolastico. Si avranno perci secondo il programma didattico diverse specie di aule: ad esempio: 1) Aula-unit autosufficiente (consigliabile quando mancano nell'edificao scolastico i locali di vita collettiva). In questo caso l'aula dovr avere servizi spogliatci spazio di lavoro e spazi verdi propri. La superf;cie richiesta notevole (fino a m100): la forma potr essere articolata e suddivisa in parti nicchie o angoli con destinazioni speciali (v. figg. 14 15, 16 17, 18 19). 2) Aule disposte in serie lungo un corridoio di disimpegno, insegnamento di tipo passivo ristretto nell'ambito dell'aula che assume perci la forma tradizionale. La parziale autosufficienza dell'aula garantita dalla sua dimensione (m 60 pari a circa 6,50 x 9,00) col lato lungo parallelo al corridoio. 3) Aula in quanto parte di un'unit funzionale pi ampia (ciclo sezione gruppo). il

LAULA

tipo di aula consigliato dalle vigenti norme italiane per soddisfare le attivit ordinate o individuali forma variabile (pi spesso quadrata) e superfice ridotta rispetto ai casi precedenti (da 30 a 45 m): numero degli allievi non superiore a 24; disposizione elastica degli arredi. La ridotta superficie di questa aula compensata dallampiezza della sala per le attivit collettive. Per ci che riguarda le dimensioni dellaula di questo tipo devono essere osservate le seguenti norme ministeriali: la superficie di ciascuna aula deve esere di m 3045, calcolandosi per ogni alunno la superficie minima di m1,20: laltezza libera dellaula tenuti presenti laltitudine, il clima della localit e la superficie dellaula stessa, deve essere compresa fra un minimo di m 3 ed un massimo di m 3,50. Laltezza minima pu scendere eccezzionalmente anche a m 2,80 per le localit di altitudine superiore ai m 1000 sul livello del mare e per localit a clima molto rigido, compatibilmente per con la buona aerazione ed illuminazione. Quando il soffitto dellaula

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SCUOLE
SCUOLE ELEMENTARI

Fig 14 Esempio di scuola rurale ad una sola aula pluriclasse, con alloggio per l'insegnate (presentato alla XII Triennale di Milano).

Fig 15 Esempio di scuola rurale inglese a due classi Mediante pareti mobili lo spazio delle aule si pu fondere con quello centrale destinato alle attivit collettive.

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SCUOLE ELEMENTARI
sar la media; in ogni caso per la La profondit dellaula rispetto allapa- di banchi a doppio posto. minima non dovr scendere al disotto rete finestrata deve essere di norma di Illuminazione. - necessaria un'intendei m 2,80. m 6 o poco pi, per contenere tre file sit luminosa il pi possibile uniforme e d almeno 250 lux sui piano dei tavoli (regolamento inglese). In Italia si consiaula dera che il rapporto fra la superficie finestrata e la superficie del pavimento guardaroba deve essere compresa tra I 15 e 117 e si ritiene sufficiente assicurare al piano aula servizi dei tavolini un'intensit luminosa di almeno 80 lux. Negli esempi stranieri quando la proaula Padiglione di tre aule in una scuola inglese che ne comprende in tutto nove (3 x 3) fondit dell'aula supera di molto i m 6, I padiglioni sono corredati ciascuno di spogliatori e servizi igienici propri e sono colsi rende necessaria una seconda fonte legati al nucleo centrale dei servizi generali mediante passeggi esterni. di illuminazione. (In alcuni esem amepi ricani si notano tre di illuminazione naturale). La seconda fonte di illuminazione naturale negli edifici ad un piano ottenuta. lavagna guardaroba giardino 1) inserendo nel soffitto dell'aula un cattedra lucernario; 230 2) abbassando la copertura del disimpegno per ricavare una finestra sopraaula all'aperto aula Sezione traversale dell'aula di una scuola del Texas luce (v. fig. 20); banco lavoro illuminazione bilaterale diffusa mediante controsoffitto a nido 3) inclinando la copertura, dell'aula per d'ape, posto a m. 2,30 da terra. Il controsoffitto serve a aumentare l'altezza della finestra, senza diffondere anche la luce artificiale sistemata nel sovrastante area coperta a tettoia lucernario, tinteggiato con vernice bianca molto riflettente. accrescere la cubatura della sala (v. figg. 21 e 22). frangisole Per edifici a due piani o pi il problema 180 370 si complica: sono stati studiati vari espe130 190 lamelle steccato dienti, che tuttavia non soddisfano in 240 335 855 750 360 750 linea generale; ad esempio: 1) piastrelle o prismi di vetro collocati Aula tipica di una scuola in California (zona sismica) Sezione trasversale dell'aula di una scuola a Los Angeles, U.S.A. A; pianta; B, sezione trasversale. illuminazione bilaterale corretta da lamelle frangisole, che proseguonella Finestra per dirigere la luce; no la linea del soffitto. Finestra alta rivolta a Sud. 2) sfalsamento delle aule, degradanti a 300 terrazza; 765 820 280 3) allontanamento del corridoio didisimpegno dal corpo della (v. fig. 23). Diffusione dello luce: anche qui per renderla il pi possibile uniforme sono 800 stati sperimentati vari sistemi: ad esempio: inclinazione della superficie riflettente (soffitto); applicazioni di lamelle o soffittature a nido d'ape tra il lucernario A Esempio di aula tratto da una scuola austriaca e l'aula; uso di frangisole all'esterno Superficie totale, compresi gli spazi destinati dell'edificio. allo spogliatoio ed al lavoro in gruppo m 88. Ventilazione naturale: viene garantita in tutti i casi di finestrazione bilaterale; negli altri casi si provveder con canne o bacchette di ventilazione, fori nelle pareti opposte o nel controsoffitto o pi semplicemente mediante aperture avaB sistas praticate sulle finestre e sulle Aula tipo di una scuola tedesca porte d'ingresso alle aule. A, pianta; B, sezione trasversale. Orientamento: il fattore climatica di Esempio di aula da una scuola svizzera (Zurigo) Il distacco lasciato tra il corridoio e le aule forma essenziale importanza nella determinatanti piccoli chiostri ornati di verde ed accessibili zione dell'orientamento dellaula; la per le lezioni all'aperto. Sul chiostro affaccia il piccolo laboratorio annesso a ciascuna aula. pratica consiglia in orientamento Est, Il gabinetto per i servizi igienici comune a due aule. Sud-Est a Sud per le aule; ma la pre-

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SCUOLE ELEMENTARI
senza nell'organismo scolastico della sala-comune o di spazio lavoro, nonch l'acquisizione di nuove teorie psicopedagogiche, possono consigliare una pi libera scelta, soprattutto considerando che: 1) esistono notevolissime variet di clima e di posizione, anche rispetto ai venti dominanti; 2) i - fanciulli dovrebbero trattenersi lo stesso tempo nell'aula e nella sala di attivit collettiva; 3) proprio il luogo per le attivit ordinate forse il meno adatto ad un'insolazione diretta, che pu anche in qualche caso disturbare: 4) l'orientamento pu determinarsi in funzione dellet e dello stadio evolutivo dei fanciulli. Acustica: sempre consigliabile attuare lisolamento delle pareti divisorie e dei solai intermedi; opportuno situare le aule lungo il lato pi tranquillo e pi distante dalle strade. soluzioni con caratteristiche par ticolari, a seconda dei programmi didattici e soprattutto della durata dell'orario scolastico. A questo proposito va osservato che in molte scuole allo estero (specialmente nei Paesi industrializzati) l'orario scolastico si estende senza interruzioni dalle 8,20 del mattino alle 6,30 del pomeriggio; in tal caso il prolungamento dell'orario scolastico ancora pi giustifica la presenza dello spazio per le attivit collettive, che peraltro potrebbe essere usato anchedurante le ore serali e nel periodo estivo, integrando il rapporto tra casa e scuota, tra la vita trascorsa in famiglia e quella di relazione sociale (vita del quartiere, della piccola comunit rurale, ecc.). Lo spazio destinato alle attivit collettive, nella parte immediatamenteadiacente alle aule, pu essere configurato come una sala di forma ed am piezza convenienti, purch non serva pi di sei SPAZIO PER ATTIVITA COLLETTIVE aule; quando le aule fossero in nuQuesto spazio ha oggi importanza de- mero maggiore, occorrerebbe ragcisiva nell'attuare il programma peda- grupparle ed assegnare a ciascun gogico della scuola elementare e non gruppo una sala. Questa la solupu pertanto ridursi al vecchio zione suggerita dalle norme vigenti in corridoio-disimpegno con porte ed at- Italia; ma appare evidente che non s; taccapanni allineati in fila. possano escludere altre soluzioni baLe sue funzioni di necessario comple- sate sul principio di mantenere unito lo mento alle aule e di luogo di raccolta spazio destinato alle attivit collettive e degli allievi possono suggerire diverse tutt'al pi suddividerlo me diante pareti mobili. Esaminando in particolarequeste due soluzioni, si osserver che: c) la sala di forma quadrata o rettangolare su cui si affacciano gruppi di aule e servizi, promuove principalmente la raccolta e lo smistamento degli allievi, l'incontro scuola-famiglia, le attivit comuni a pi classi (recite proiezioni, canto e giuochi collettivi). particolarmente indicata nel caso di piccole scuole prive di altre attrezzature sociali. La superfici e della sala di m 2025 circa per ciascuna aula del gruppoprospiciente alla sala. Per l'illuminazione il rapporto tra superficie illuminante e superficie di pavimento deve essere di circa 1/8. consigliata un'illuminazione bilaterale, e eventualmente con finestra alta. Le porte di accesso devono essere pari almeno a cm 0,5 per allievo con larghezza non inferiore a m 1,30. Inconvenienti: la sala per la sua forma e per la disposizione centrale rispetto alle aule, non sempre riesce ad accogliere la sistemazione di attrezzature didattiche fisse, di angoli di lavoro e di spazi destinati a speciali usi. b) lo spazio unitario disposto a tappeto pu essere diviso con pareti mobili, in angoli attrezzatati

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per il disegno e la compilazione di schede, il museo didattico, la modellistica, la falegnameria, la tipografia, ecc. La sua forma articolata pu svolgersi a nastro o ad anello (v. fig. 13) ed appare perci pi particolarmente indicata per scuole con molte aule e nelle quali si richiedano numerosi ambienti per le attivit sociali (palestra, refettorio, laboratori, ecc.); in special modo riuscirebbe opportuna per le scuole dell'obbligo, esteso fino al 140 anno di et. La sua superficie dovrebbe non superare i m 20 ad aula ed essere associabile ai locali collettivi. Inconvenienti: si eliminata ladifferenziazione volumetrica ed architettonica dei gruppi a vantaggio di una maggiore flessibilit, che rende possibile un pi intenso e proficuo scambio di rapporti e di attrezzatura tra gruppi. Va osservato infine che la soluzione a tappeto, proprio per la sua stessa configurazione, si presta meglio ad essere attuata quando ilcomplesso scolastico costituito da edifici bassi, ad un sol piano, vale a dire quando si ha una vasta area a disposizione. Dove l'area difetti, bisogner per forza ricorrere ai piani sovrapposti e quindi alle sale disposte l'una sull'altra. Dal che si deduce, come del resto era ovvio, che per assicurare all'edificio scolastico lo sviluppo orizzontale, auspicato dalle vigenti norme, occorre uno spazio molto grande e convenientemente attrezzato per poter servire anche come oasi di verde, a beneficio delle circostanti abitazioni. SERVIZI IGIENICO-SANITARI Vanno studiati in funzione di un duplice scopo: a) rispondere alle necessit igieniche degli allievi; b) educare all'igiene. Latrine: 1 per ogni aula, separate per sesso e, illuminate direttamente,precedute da un'antilatrina illuminata ed serata: esposte possibilmente a Nord: i gabinetti per gli insegnanti vannocomputati a parte e tenuti separati. Lavabi, lavapiedi e fontanelle per bere: in apposito locale o nell'antilatrina. Docce: ubicate o nel locale lavabi o nel nucleo servizi della palestra. Le pareti esterne dei servizi vanno distanziate almeno m 4 dai confini. Spogliatoi. - Nel caso di spogliatoi racchiusi in locale apposito, questo deve avere la superficie di m:1518 (larghezza non inferiore a m 1,60). SERVIZI GENERALI E ATTREZZATURE COMPLEMENCOMPLEMENTARI Riscaldamento. - Per il riscaldamento dell'edificio si deve tenere presente che la temperatura dei locali scolastici non deve essere inferiore ai 15 o 16 gradi centigradi; qualora ci non avvenga per le normali condizioni climatiche, l'edificio scolastico dev'essere dotato di un impianto di riscaldamento. Servizi assistenziali. - Cucinetta per refezione scolastica (m 15 fino a 8 aule). Gabinetto di visita medica con spogliatoio e servizio igienico. Refettorio. - Le norme ministeriali prevedono uno spazio-refettorio nelle

Fig. 23 Esempio eccezionale di una scuola inglese a due piani In sezione si pu osservare come il corpo di fabbrica (C) contenente i corridoi e gli spogliatoi sia distaccato dal corpo delle aule (A) per garantire lilluminazione bilaterale. Il collegamento tra le aule e il corridorio, al piano superiore, avviene ogni due aule mediante un passggio a ponte.

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scuole con pi di 8 aule. Il numero di alunni che usufruisce della refezione variabile da zona a zona: si pu in linea di massimacalcolare nella misura di 1/3 degli iscritti. Il refettorio pu essere sistemato in vari modi, ma, se risultasse adiacente alla sala o alla palestra, potrebbe esserne separato con parete mobile, cos da poter utilizzare, in caso di necessit, tutto lo spazio collettivo. Palestra. - Secondo le vigenti norme deve essere di forma rettangolare, con il lato maggiore non inferiore a due volte e non superiore a tre volte il lato minore: avere un'altezza di m 57: avere finestre di superficie complessiva pari a 1/5 almeno della superficie del pavimento e disposte in modo da non impedire la razionale sistemazione degli attrezzi fissi; disporre di un proprio atrio indipendente da quello della scuola e comunicante con lo spogliatoio. Dallo spogliatoio si dovr accedere alla palestra e, naturalmente, al gruppo dei servizi igienico-sanitari, che, come si detto, potr comprendere anche le docce scolastiche. La palestra dovr inoltre essere dotata di una stanza per l'insegnante, con relativo gabinetto, e di un locale -per il deposito degli attrezzi. Accanto alla sala per l'insegnante potr essere sistemata anche la sala per la visita medica. Come si vede, una palestra siffatta, bench richiesta soltanto per le scuole con almeno 13 aule, risulta costosa. Una pi ragionevole giustificazione della spesa potrebbe trovarsi, se l'uso delle palestre non fosse limitato agli allievi e fosse esteso alla comunit che ha la scuola come centro. Pi semplicemente, ove fosse consentito, la palestra potrebbe essereimmaginata come uno spazio, dedicato essenzialmente alla ginnastica dei bambini, alle riunioni ed a tutte le

manifestazioni collettive della scuola (teatro, televisione ecc.). In tal caso avrebbe come caratteristiche: grande flessibilit, forma tendente al quadrato, superficie minima m 100. Biblioteca. - Nella scuola elementare la biblioteca, pi che un ambiente vero e proprio a s stante, pu trovare posto in un angolo della sala, se si tratta di scuole piccole, o in una zona baricentrica del tappeto che disimpegna le aule. Essa infatti non tanto un luogo di studio e di raccoglimento, quanto il centro ove si svolgono le ricerche di gruppo e ove i fanciulli si recano, a chiedere i libri in prestito ecc. Non si pu tuttavia escludere l'ipotesi di una biblioteca scolastica concepita come biblioteca popolare, che serva anche alla comunit del quartiere. Museo. - Il museo didattico pu trovarsi nella aula stessa o invadere una parte della sala. Si tratta difetti di un angolo particolarmente attrezzato in cui vengono raccolti oggetti di particolare interesse eseguiti dagli alunni stessi (disegni, animali di pezza, oggetti di legno o di plastilina oppure aventi particolari suggestioni per il gruppo - sassi, minerali, fossili - raccolti dagli stessi alunni). Naturalmente anche per il museo, come per la biblioteca, si potrebbe immaginare una sistemazione meno rudimentale e pi ispirata a intendimenti scientifici, qualora il suo uso fosse esteso oltre il ristretto ambito della scolaresca. IL VERDE Intorno all'edificio scolastico va prevista una zona di rispetto, che pu essere costituita dal verde stesso della scuola. Tale verde dovrebbe

avere un'ampiezza sufficiente e si vorrebbe almeno in teoria, che fosse il triplo della superficie coperta. Quando possibile, il terreno della scuola va scelto in vicinanza della zona sportiva del quartiere (campi di pallone, di pallacanestro) in modo che gli allievi possano utilizzare direttamente gli impianti. Il verde nella scuola elementare assolve ad una funzione pedagogica di primo piano. Esso pu essere suddiviso a seconda delle sue funzioni nel seguente modo: insegnamento all'aperto: si svolge su tutto il terreno a disposizione della scuola, ma in particolare su quel terreno prospiciente l'aula, opportunamente protetto dal vento e dal sole, dove i bambini trasportano nei giorni di tempo buono i tavolini e le sedie; esposizione dei fenomeni natunaturali: parte del verde va adibito ad orto, parte ad alberi da frutto, parte agli allevamenti di animali da cortile, ad acquario con pesci, ad uccelliera; i bambini possono cos seguire direttamente lo svolgersi dei processi naturali; giochi di fantasia e adventure play ground : il verde trattato in parte (per i pi piccoli) a tane, anfratti ecc., per stimolare e suggerire giochi di immaginazione; invece, per i pi grandi, dotato di mattoni, pietra, calcina, legni ecc., che permettono il libero sfogarsi della fantasia a tipica dei bambini di quella et: attivit di movimento: in parte del terreno a disposizione deve trovare posto un campo da gioco (in mancaza di altre attrezzature annesse) che possa servire almeno per il gioco del pallone o della pallacanestro, unapista per la corsa ed un tratto lastricato per il pattinaggio.

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ORDINAMENTO DIDATTICO Come noto, l'ordinamento italiano vigente si basa in principal modo sulla bipartizione tra scuola media, di carattere selettivo e preparatorio a tutti i gradi di istruzione secondaria superiore, e avviamento professionale, che a sua volta si distingue in vari tipi: industriale,commerciale, e cos via. Vi sono inoltre scuole speciali destinate, per esempio, all'istruzione artistica. Questa partizione, giustificata in altri tempi, quando cio nel nostro Paese il bisogno di tecnici e di dirigenti era facilmente colmabile con i quadri di professionisti provenienti da una scuola riservata ad una minoranza di giovani, appare non pi idonea a soddisfare le esigenze dettate dall'attuale struttura economica e sociale. Si va perci profilando anche da noi la necessit di modificare la scuola media. cos come avvenuto in altri Paesi industrialmente gi progrediti, sia per rendere effettivo l'obbligo scolastico sancito dalla Costituzione, sia, per fornire a tutti i ragazzi dagli 11 ai 14 anni eguale istruzione di base che serva soprattutto ai fini della formazione dell'uomo e del cittadino. In alcuni Paesi l'unicit della scuola media, insieme con l'obbligo scolastico, si estende fino al 180 anno di et, cio alle soglie dell'universit; nei nostro si desidererebbe per ora elaborare almeno il piano di una scuola media triennale di primo grado unica ed a struttura decisamente unitaria, ossia senza suddivisione alcuna in sezioni o tipi o indirizzi , appunto per aprire a tutti indistintamente gli scolari pi meritevoli l'accesso alle scuole superiori ed universitarie. Sul programma didattico di questa nuovi scuola media unica ancora non si trovato l'accordo; si presume nondimeno che esso comprender due gruppid'insegnamento: quello culturale (italiano, storia, educazione civica, geografia, educazione artistica e musicale) e quello tecnico-scientifico (matematica, Fisica, storia naturale, educazione ed applicazione tecnica), completato dall'insegnamento per la formazione spirituale e fisica, quali la religione e l'educazione.
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Fig. 1 Scuola arti e mestieri di Berna


A, pianta del primo piano; B pianta del secondo piano; C, pianta del terzo piano; D, pianta del quarto piano, 1, servizi; 2, deposito di attrezzi di pulizia; 3, aula, solo per esperienze e deposito apparecchi per elettromontatori; 4, modelli; 5 laboratori metallici; 6, fisica, 7, aula per insegnamenti teorici generali; 8, direzione e segreteria; 9, servizi e deposito attrezzi di pulizia; 10, laboratori per metalli; 11, direttore; 12, sala insegnanti; 13, aula a disposizione; 14, falegnami; 15, meccanici automobilistici; 16, disegnatori edili e giardinieri; 17, insegnamenti teorici; 18, odontotecnici; 19, parrucchieri; 20, calzolai; 21, sellai; 22, tappezzieri; 23, sarti; 24, insegnamenti teorici; 25, direttore; 26, disegno dal gesso; 27, prospettiva; 28, plastica; 29, orafi; 30, vetrinisti; 31, fotografi; 32, alloggio provvisorio.

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A questi gruppi di materie obbligatorie per tutti si aggiungerebbero, a partire dal secondo anno di corso, alcune materie opzionali (lo studio del latino a di una lingua straniera o le applicazioni artistiche per determinati indirizzi), che per non darebbero luogo ad esami, pur conservando un valore di orientamento e di formazione. ovvio altres che, in armonia con quello della scuola media unica, dovrebbero essere modificati anche iprogrammi degli istituti d'istruzione secondaria che accoglieranno i giovani dal 15 al 18 anno di et, ed i programmi delle facolt universitarie. CRITERI COSTRUTTIVI E REQUISITI TECNICI GENERALI Ci premesso, appare prematuro e forse anche superfluo al momento attuale indicare i criteri da seguire per la costruzione di edifici da destinare a scuole medie e secondarie. Mancano disposizioni specifiche,le norme dettate per la compilazione del progetti di edifici ad uso delle scuole elementari, pubblicate nella Gazz. Ufficiale n. 102 del 19 aprile 1957, potranno considerarsi valevoli, entro ragionevoli limiti, anche per le scuole medie e secondarie. Va tuttavia ricordato che il D.M. 4 maggio 1925, pubblicato nella Gazz. Uff. n. 196 del 25 agosto 1925, al cap. XIX conteneva alcune norme speciali per la compilazione dei progetti di edifici per le scuole secondarie e che la Circolare n. 45 del 13 novembre 1941 del Ministero dei LL.PP. contiene le direttive per la compilazione dei progetti edilizi delle scuote industriali, medie e superiori e di altre scuole d'istruzione tecnica. Per altre scuole, destinate, ad esempio, all'istruzione artistica e musicale, non sono date norme speciali. Circa i locali occorrenti per i musei, collezioni scientifiche, laboratori di esercizi pratici, disegno ecc. Il Decreto ministeriale sopra citato raccomanda che sia sempre richiesto il consilio dei direttori o titolari dei singoli insegnamenti, prima di le dimensioni, l'esposizione, la quantit da assegnare ai locali stessi. Lincompiutezza della legislazione vigente in materia di scuole secondarie lascia adito a non poche incertezze; ad esempio, c da chiedersi: la capienza totale di un edificio da destinarsi a liceo-ginnasio dovr essere di 24 aule, come nelle scuole elementari, o potr raggiungere il limite massimo di 1500 alunni, come era ammesso dalle precedenti norme? La classe dovr contenere al massimo 30 o 40 alunni? Per le scuole industriali stabilito che le classi siano non pi di 24 e con 30 alunni ciascuna, ossia nei totale ammessa la capienza massima di 720 allievi. In quanto all'altezza del fabbricato, bench sia raccomandato l'uso di fabbricati a due piani, ammessa ; a costruzione a tre piani od eccezionalmente a quattro nelle localit centrati dei grandi agglomerati urbani. Nelle scuole industriali di norma le aule si aprono da un sol lato del corridoio. Consentendo dall'altro lato l'illuminazione diretta dall'esterno. Peraltro, potranno addossarsi corpi di fabbrica anche dall'altro lato del corridoio, limitatamente a brevi porzioni dello stesso, purch tutti i locali risultino sufficientemente illuminati ed aerati dall'esterno. Inoltre, se il corridoio riceve aria e luce dal soffitto, potr essere affiancato da aule su tutta la sua lunghezza da ambedue i lati. l locali che accolgono gli spogliatoi ed i lavabi devono trovarsi in posizione intermedia tra i locali destinati al lavoro e quelli destinati alle lezioni, cosicch i giovani che provengono dalle esercitazioni pratiche possano procedere alla necessaria pulizia e deporre l'abito da lavoro.

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messe scale in curva. AULE E LABORATORI
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6 8 1 6 2 8 9 Il laboratoio di fisica nella scuola superiore di Wilmington, U.S.A. 1, bancone per le dimostrazioni; 2, lavagne; 3, armadio per libri; 4, studio del professore; 5, deposito apparecchi; 6, banconi per le esercitazioni degli studenti (16-18 anni di et); 7, bancone con scaffali, (le linee punteggiate indicano la posizione dei radiatori); 8, vetrine e armadi a muro; 9, fontanella per bere; 10, spazio per le tubazioni. 2 3 10 5

Come si vede, per le scuole industriali ammesso l'uso del corpo di fabbrica triplo, pur con alcune limitazioni; converr tuttavia non abusare di questa facolt e limitare l'uso dei corridoi. Nel caso che questi fosseronecessari, converr limitarne la lunghezza e calcolarne la larghezza sulla base di m 0,60 ogni 60 allievi, avviati parte in un senso e parte nel senso opposto, con un minimo di m 2. Lungo il percorso dei corridoi dovr evitarsi ogni strozzatura in corrispondenza degli accessi ad atri, scale, ecc.; caso mai sarebbe necessario proprio il contrario, provvedere cio ad opportuni e ben dislocati allargamenti di sezione del corridoio, sia per ottenere una migliore possibilit di illuminarlo e ventilarlo, sia per creare negli slarghi alcuni spazi paragonabili, almeno in parte, alle sale collettive, di cui si fatto cenno a proposito delle scuole elementari. Non si esclude, infatti, che almeno per la scuola media triennale il tipo edilizio scolastico venga ad essere adeguato con opportuni adattaenti al tipo edilizio prescritto dalle vigenti norme per le scuole elementari. Per le scale e specialmente per quelle in servizio nelle scuole industriali, si dovrebbe prevedere l'uso di rampe distinte per la salita e la discesa degli allievi, evitando, per quanto possibile, l'incrocio delle squadre. Da ricordare, infine. che non sono am-

Aula di chimica per scuole superiori

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Aula di scienze naturali nella scuola Eriksdal di Stoccolma 1, vaschetta e banco di preparazione; 2, armadi a vetri; 3, gradinata; 4, banchi; 5, cattedra.

Le aule per gli insegnamenti teorico-culturali e tecnico-scientifici avranno di norma la capacit di 30 posti; non si esclude tuttavia che, in conformit ai criteri pedagogici pi aggiornati, detto numera venga ridotto, come sarebbe auspicabile. opportuno perci che negli edifici con pi di 8 aule sia predisposta qualche aula di capacit minore. Le dimensioni dell'aula-classe saranno accresciute rispetto alle corrispondenti dimensioni delle scuole elementari, nella misura di m 1,50 per alunno e, per 30 allievi, m 45; nelle scuole industriali sono richiesti m 1,40 ad allievo per gli insegnamenti teoricoculturali e m 1,60 ad allievo per gli insegnamenti tecnico-scientifici. La forma delle aule destinate all'insegnamento passivo potr essere quella consueta, rettangolare, opportunamente allargata (m 6,30 x 7,50, ad esempio), col lato lungo finestrato per evitare la necessit di una seconda fonte di illuminazione naturale; ma, se questa fosse assicurata, come sarebbe auspicabile, la forma dell'aula potrebbe avvicinarsi ai quadrato. Per le altre dimensioni e per l'illuminazione valgano le regole stabilite per le scuole elementari. Le aule destinate agli insegnamenti speciali (attivo e dimostrativo), nonch i locali e gli spazi aperti per le osservazioni scientifiche e le esercitazioni di laboratorio saranno improntati alla massima semplicit, anche per ragioni di spesa, ma dovranno corrispondere alle necessit di una scuola che voglia veramente preparare i giovani nonsoltanto sui libri. La separazione tra aule contigue si dovr realizzare mediante divisori non aventi finzioni statiche, cos da poter essere rimossi o spostati per eventuali esigenze dettate dall'evoluzione degli insegnamenti, senza che questo renda necessario modificare le strutture portanti. L'illuminazione principale dovr suddividersi di regola tra 4 o pi finestre, cosicch sia sempre possibile lo spostamento dei muri divisori, allo scopo di aumentare o ridurre la capacit delle aule. Peraltro potranno

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avere 3 sole finestre le aule pi piccole di quelle normali. Le aule per gli insegnamenti tecnico-scientifici dovranno essere provviste di gradinate, con dislivello di circa cm 15, tra i successivi ordini di banchi. Attiguo all'aula di insegnamento si disporr lo studio dell'insegnante e, se l'insegnamento lo richiede, il locale di preparazione delle esperienze ed il laboratorio degli allievi. L'aula di chimica sar provvista di cappa a vetri comunicante col locale di preparazione. l laboratori ove si compiono analisi chimiche dovranno essere provvisti di una o pi cappe di aspirazione, o di cappe individuali in corrispondenza di ogni posto di analisi, a seconda dell'importanza del laboratorio. Le aule per gli insegnamenti scientifici, i locali di preparazione ed i laboratori dovranno essere provvisti di prese d'acqua, gas e corrente elettrica, lavandini e scarichi in conformit alle esigenze degli insegnamenti e delle esercitazioni che vi si svolgono. Le aule di disegno avranno dimensioni adeguate alla misura dei tavoli sempre in relazione alla capacit di 30 allievi. In generale nelle scuole tecniche e negli istituti industriali dette sale dovranno commisurarsi ad una superficie minima di almeno m 3 per allievo. L'uniformit e l'efficienza dell'illuminazione dovr essere particolarmente curata, dando la preferenza all'illuminazione proveniente da finestre esposte a Nord od almeno protette dall'insolazione diretta. ESERCITAZIONI DI LAVORO

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Nelle scuole industriali i 4 6 locali destinati alle esercita5 zioni di lavoro dovranno 3 3 7.00 2 essere anzitutto adeguati all'et degli alunni e poi 7 particolarmente studiati in relazione alle esigenze delle operazioni che vi si 3.00 8.50 1.50 svolgono. Se le lavorazioni sono rumorose o comunSchema di aule abbinate per esercitazioni di lavoro que tali da produrre vibra1, corridoio; 2, aula; 3, lavagna; 4, armadi; 5, laboratorio zioni, non dovranno didell'insegnante comunicante anche l'aula successive; sporsi aule di lezione, n 6, deposito materiali; 7, spogliatoio degli alunni. uffici, nei locali adiacenti, soprastanti o sottostanti. cialmente nelle grandi citt, non conLe officine delle scuole e degli sentano assolutamente lo sviluppo istituti industriali dovranno disporsi 'delle officine al piano di terra, potr preferibilmente al piano terreno con attuarsi una disposizione a piani soilluminazione dall'alto e disposizione vrapposti, destinando i piani superiori rispondente alle necessit di un'orgaai reparti ove si svolgono lavorazioni nizzazione centralizzata. consigliapi leggere. In questo caso l'ampiezza bile pertanto che i diversi reparti dei locali sar limitata alla necessit, di siano contigui. Fatta eccezione per i conseguire una buona distribuzione di reparti polverosi, fumogeni, esalanti luce. gas nocivi o particolarmente rumoPertanto, qualora l'illuminazione sia rosi, le separazioni possono conseunilaterale, la larghezza dei locali sar guirsi con graticci di limitata altezza o limitata al doppio dell'altezza dell'arcon vetrate. In ogni caso le separachitrave della finestra sul pavimento; zioni dovranno essere facilmentemocon l'illuminazione bilaterale si potr dificabili senza alterare fa struttura giungere al quadruplo dell'altezzasudmuraria portante, cos da permettere detta semprech non si dispongano eventuali trasformazioni. nel locale alberi di trasmissione pensili, Il pavimento sar di poco supetubazioni o macchinari voluminosi che riore al piano esterno del terreno costi naturale, sempre a condizione che sia assicurata la necessaria sanit dell'ambiente. Quando esigenze di spazio, spe-

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Le esercitazioni di lavoro vengono di regola svolte individualmente, e pertanto nei singoli reparti dovr prevedersi un numero di posti di la voro commisurato alla popolazione scolastica, lorario settimanale delle esercitazioni particolari; del reparto e ad una logica suddivisione dei turni per classi o squadre. Dovr inoltre prevedersi una limitazione nell'occucapazione dei reparti per le esercitazioni didattiche a non oltre il massimo insuperabile di tre quarti dell'orario settimanale di servi o del personale addetto, poich reparti, per tutto il tempo rimanente, saranno a disposizione del personale stesso per le operazioni sussidiarie di preparazione, manutenzione e simili. Ogni reparto dovr avere accesso indipendente direttamente dai corridoi. Le officine ed i laboratori nei quali funzionano macchine di notevoli dimensioni e di peso rilevata dovranno avere possibilmente un secondo accesso diretto all'esterno (strada Pubblica o cortile). In ogni caso il carbone ed i materiali polverosi o imbrattanti dovranno poter giungere a destinazione direttamente dall'esterno senza attraversare i corridoi principali. Dovranno essere previste fondazioni indipendenti dalla struttura muraria dell'edificio per le macchine e gli apparecchi che danno origine a vibrazioni, i locali destinati alle aziende produttive dovranno rispondere alle esigenze tecniche ed economi he dettate c dalla moderna esperienza. IL MAGAZZINO GENERALE II magazzino generale dev'essere ubicato in posizione opportuna rispetto alle officine, con possibilit di accesso dalla strada o da un cortile. Pu anche disporsi in locale sotterraneo,purch asciutto. Oltre ai materiali per le lavorazioni, ai prodotti, ai rottami ed agli attrezzi fuori uso, si dovranno prevedere locali per la conservazione delle suppelletili t e degli arredi scolastici. Per i materiali che interessano un unico servizio o reparto (comecombustibili per impianto di riscaldamento, ghise di fonderia) dovranno prevedersi spazi di deposito nellimmediata vicinanza dei raparti stessi. SPOGLIATOI E SERVIZI IGIENICI Nelle scuole industriali gli spogliatoi potranno aver sede anche in locali seminterrati, purch asciutti, benilluminati e ventilati. Le dimensionare locali adibiti a spogliatoi dovranno essere sufficienti per contenere gli armadietti individuali per tutti, gli allievi della scuola. Gli armadietti dovranno essere provvisti di fori di aerazione. Per conseguire una migliore aerazione conviene disporre lo spogliatoio in un unico locale di sufficiente ampiezza, suddividendolo in scomparti, relativi alle diverse classi, per mezzo di graticci oppure utilizzando come parete gli stessi armadietti Per i lavabi preferibile il tipo a vasca continua; le vaschette individuali sono da evitare negli spogliatoi. II numero dei posti nei lavabi deve corrispondere almeno ad un ottavo del posti esistenti negli spogliatoi. Sempre per le scuole industriali, ilocali che accolgono gli spogliatoi ed i lavabi devono essere provvisti di un numero adeguato di accessi, di larghe dimensiorli (in genere un accesso separato per ogni trenta posti), cos da evitare ogni ingorgo o intoppo nell ' entrata e nell ' uscita delle squadre di allievi, e da facilitare la sorveglianza. Per Ia stessa ragione giova disporre le file degli armadietti e del lavabi in direzione parallela agli assi delle porte d'accesso. Adiacente agli spogliatoi si disporra un gruppo di ritirate, le ritirate devono essere unite a gruppi. Ogni gruppo non deve servire pi di sei aule o laboratori; cos pure per le officine si disporr al meno un gruppo di ritirate ogni 180 posti di lavoro. Ogni gruppo di ritirate deve comprendere tanti gabinetti quante sono le aule servite, od ogni 30 posti di lavoro e, per le scuole maschili, un sufficente numero di orinatoi. Gli orinatoi contigui saranno separati da lastre di marmo, od altro materiale Iavabile, della sporgenza di cm 5O e dell altezza di m 1,20. Conviene che le ritirate e gli ori atoi n siano allineati in direzione parallela all asse dell'ingresso Ia cui porta deve essere munita di vetri trasparenti. II locale pu essere preceduto da una antilatrina egualmente separata da porta a vetri trasparenti, provvista di lavabi e fontanelle per bere . Dovranno inoltre prevedersi, separatamente Ie ritirate per gli insegnanti. Per le altre norme valgano le disposizioni delle scuole elementari. Docce. - Ogni edificio scolastico deve essere provvisto di un impianto di docce per un numero di posti pari nelle scuole industriali, ad almeno 1/5 del numero degli allievi. Le docce possono essere collocateanche in un piano sotterraneo o semisotterraneo, oppure nella immediata prossimit della palestra. PRONTO SOCCORSO E VISITA MEDICA Nelle scuole dove si svolgono esercitzioni di lavoro, il locale destinato a pronto soccorso deve essere spazioso e ben areato. Deve essere provvisto di lavabo e di unattigua ritirata. Nel suo arredamento non deve mancare una lettiga ed un armadietto farmaceutico. Il locale stesso o, nelle scuole di maggiore importanza, un locale attiguo pu essere destinato alla visita medica. REFETTORI E CUCINE Per il refettorio valgono le norme delle scuole elementari con le seguenti aggiunte e varianti. L'area minima del refettorio deve calcoiarsi in m 1,50 per ogni commensale. Le tavole devono offrire per ogni commensale uno spazio minimo di cm 55 di fronte per cm 35 di profondit. La distanza libera fra due tavole parallele deve risultare di almeno m 2, e di m 1,20 fra tavolo e muro. Le cucine ed i locali di preparazione potranno essere collocati in pianisotterranei, ma a condizione di conseguire un' ottima illuminazione ed un' effcace ventilazione. Per il rapporto tra la superficie delle finestre e il pavimento valgono le norme stabilite per le aule di insegnamento. Oc corre disporre le cucine e le cappe in modo che non creino schermi alla luce e zone d'ombra, particolarmente nel caso di illuminazione unilaterale.

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SCUOLE
SCUOLE MEDIE E PROFESSIONALI
L'altezza del locale destinato a cucina non dovrebbe essere di norma inferiore ai quattro metri un'altezza inferiore, sino al minimo di tre metri, potr essere consentita solo a condizione che si disponga di un effcace impianto di ventilazioneforzata. LOCALI PER LA DIREZIONE E LAMMINISTRAZIONE Essi comprendono, in generale: I'ufficio del preside con annessa sala d'aspetto: la segreteria didattica ed amministrativa: I'archivio, I'economato; la sala e lo spogliatoio degli insegnanti: la biblioteca scolastica e, dove occorrano, la sala per il consiglio di amministrazione e per i colloqui con i familiari degli allievi. L'ufficio del preside deve essere attiguo alla segreteria e deve trovarsi nelle immediate vicinanze della scala principale. Gli uffici della segreteria didattica ed amminlstrativa possono convenientemente essere riunite in un unico locale, di dimensoni surficenti nel quale i diversi servizi possono essere separati, da tramezzi e vetri. Una parte del locale sar accessibile al pubblico, che comunicher con gli uffci attraverso sportelli .Nelle scuole minori alcune funzioni potranno essere riunite in un unico locale (ad esempio: biblioteca e sala insegnanti, sala del consiglio di amministrazione e ufficio del preside). Nelle scuole maggiori si potr, al contrario scindere i locali per renderne pi completa ed efficace la specifica funzione: ad esempio, per la mostra didattica non , in generale, indispensabile un locale apposito, potendo essere utilizzate allo scopo le pareti dei corridoi o delle sale collettive. Se per alla mostra didattica si volesse 5

1 2 6 7 8 9

10

Fig. 6 Pianta del secondo piano seminterrato destinato alle lavorazioni meccaniche della scuola arti e mestieri di Berna. 1, riscaldamento; 2, spogliatoi; 3, deposito materiali; 4, servizi igienico-sanitari; 5, pronto soccorso; 6, ingresso; 7, piano di caricamento; 8, direttore; 9, gru e ponte; 10,posti di lavoro per meccanici,attrezzisti ecc. dare un pi concreto significato e assegnare un compito edu cativo pi vasto ed esteso oltre i confini della scuola, ecco che la sala di esposizione e il museo didat ico t acquisterebbero maggiore importanza. Altrettanto si dica per la biblioteca, per le sale di con vegno e per l'aula magna, che tutte potranno essere improntate a criteri di maggiore o minore importanza, secondo l'ufficio cui sono destinate e lo scopo che si vuol conseguire. In linea di massima l'aula magna dovrebbe essere capace di contenere almeno tutti gli allievi della scuola ed il corpo insegnante ed essere provvista di schermo e cabina di proiezione. Per la cabina valgano le vigenti disposizioni di legge, e cos anche si dica per le norme relative agli accessi e alle uscite di sicurezza. in ogni caso da preferirsi una doppia possibilit di sfollamento attraverso scale, atrio e corridoi, accessibili direttamente dall'esterno, ancorch comunicanti con l'ingresso principale della scuola .

PALESTRA CAMPI SPORTIVI In ogni edificio scolastico dovrebbeessere costruita almeno una palestra coperta, di misura regolamentare e dotata di tutti i servizi richiesti: ma negli edifici con pi di 20 aule e destinati ad accogliere scuole ed istituti di istruzione secondaria ed artistica occoreranno due palestre (Art. 5 della legge 7/2/1958 n. 88. Provvedimenti per leducazione fisica). Inoltre vi dovrebbero essere campi sportivi, attrezzati in misura adeguata al numero degliscolari, agli sport da essi praticati ed alle particolarit richieste dallo svolgimento di attivit atletiche.

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SCUOLE
UNIVERSIT
L'universit l'ultimo grado, il pi elevato, della scuola moderna. In essa i giovani possono conseguire la necessaria formazione scientifica e professionale ed essere avviati verso quel livello di specializzazione che oggi, essendo specialmente richiesto, tende ad elevarsi con il sorgere di nuovi corsi di laurea, con lo sdoppiamento di quelli attuali, con la creazione di numerose scuole di perfezionamento. l COMPLESSI EDILIZI UNIVERSITARI Nelle moderne realizzazioni di sedi per l'insegnamento universitario sono state seguite varie tendenze: a) edifici separati, inseriti nel tessuto urbano della citt (come le sedi universitarie del passato); b) edifici raggruppati, in un complesso pi o meno vasto, comprendente nucleo direttivo, edifici di facolt e biblioteca (la cos detta citt universitaria di tipo italiano); c) edifici raggruppati in un vasto complesso autosufficiente, a volte lontano dalla citt, comprendente anche gli alloggi per gli studenti e gli insegnanti (universit di tipo inglese o americano). Evidentemente la prima e la seconda tendenza comportano forme di vita universitaria in cui la comunit di studio e di lavoro fra studenti ed insegnanti si attua solo parzialmente durante le ore di lezione e di esercitazione, mentre la terza tendenza realizza una completa comunit di vita attorno agli spazi determinati dagli edifici (il campus delle universit americane). Grande importanza ha poi una esatta definizione e valutazione dei rapporti che intercorrono fra la citt ed il complesso universitario: - inserimento nel tessuto urbano della citt (o decentramento verso la periferia), come avviene per le citt universitarie di tipo italiano; tale soluzione quasi obbligata, quando non sono presenti nel complesso universitario gli alloggi per studenti ed insegnanti: comporta il vantaggio della vicinanza alla vita attiva della citt, a musei, biblioteche, teatri, monumenti e gli svantaggi dovuti al traffico, ai rumori, molto spesso alla carenza di spazio verdi, e soprattutto l'impossibilit di espansione in superficie del complesso edilizio a causa dell'alto costo delle aree; - decentramento del complesso a molti chilometri dal pi vicino centra abitato (universit americane), con la conseguente creazione di una vera e propria citt autosufficiente e quindi dotata di tutti i servizi necessari alla convivenza, per buona parte dell'anno, di studenti ed insegnanti: ai vantaggi derivanti da una vita tranquilla e raccolta, e da una possibilit di espansione praticamente illimitata, si contrappongono i pericoli di isolamento dalla vita culturale e sociale della citt, come pure l'allontanamento delle attrezzature tecniche e scientifiche dell'universit di cui molto spesso la citt si serve.

9 10

8 1 7

5 2 3

6 Fig. 2 Planimetria generale del Centro universitario di Aarhus 1, Aula Magna; 2, Giurisprudenza; 3, Economia Politica; 4, Teologia; 5, Lettere; 6, alloggi del corpo insegnante; 7, Fisica, Chimica ed Anatomia; 8 alloggi degli studenti; 9, Biochimica e Fisiologia; 10, Museo di storia naturale.

GLI ELEMENTI COSTITUTIVI a) Nucleo direttivo: Rettorato Aula Magna Amministrazione Biblioteca b) Edifici sede delle facolt c) Servizi generati: Residenze per gli studenti Residenze per gli insegnanti Impianti sportivi Attrezzature ricreative Impianti tecnici.

IL NUCLEO DIRETTIVO IL Rettorato e l'Amministrazione. - Vengono riuniti tradizionalmente nello stesso edificio, anche se le funzioni che essi assolvono sono diverse. Il Rettorato infatti comprende ambienti eminentemente rappresentativi ed in particolare: - uffici del Rettore, - direzione amministrativa (adiacente ai precedenti),

Viale Regina Margherita

26
17 25 18 13 10 9 12 5 4 2 1 6

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32 30 28 29 31 33 34 36

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39 Viale del Policlinico

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3 Piazzale delle scienze

1, Clinica Ortopedica; 2, Istituto di Igiene; 3, Circolo Professori e Universitario; 4, Clinica malattie nervose e mentali; 5, Istituto di Fisica; 6, Istituto di Chimica; 7, Istituto di Chimica Farmaceutica; 9, Facolt di lettere e Filosofia; 10, Rettorato, Biblioteca ed Aula Magna; 11, Facolt di Giurisprudenza; 12, Istituti di Geologia Mineralogia e Palentologia; 13, Facolt di Scienze Politiche; 14, Istituto di Mdicina Legale; 15, Istituto di storia della Medicina; 16, tipografia; 17, Istituto di FisiologiaUmana; 18, Istituto di fisiologia Generale; 19 Istituto di Botanica e chimica farmaceutica; 20, Orto botanico; 25, Banca e Ufficio <Postale; 26, Isituto di Anatomia Umana di Semiotica; 33, Istituto di Radiologia; 34, Ist. di Patologia speciale ; 35, Istituto di Urologia; 36 Istit. di Otorinolaringoiatria; 37, Clinica Dermosifiologica; 38, Clinica medica; 39, Istit. di Patologia speciale medica; 40 Istit. di Patologia Speciale Chirurgica; 41 Clinia chirurgica; 42 Clinia Oculistica.

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SCUOLE
UNIVERSITA
15 7 2 5 4 2 3 6 14 13 19 19 19 12 11 10 9 20 2 8 1 2 2 20 16 18 16 16 18 18 18 18

Fig. 3 - Veduta prospettica dell'illinois Institute of Tecnology a Chicago 1, centrale termica; 2, laboratori di ricerche; 3, circolo studentesco ed autitorium; 4, Ingegneria elettrotecnica; 5, Ingegneria civile; 6, biblioteca ed amministrazione; 7, palestra e piscina; 6, istituto di tecnologia del gas; 9, Architettura ed arti applicate; 10, Ingegneria meccanica; 11, Studi umanistici; 12, Chimica; 13, Ingegneria; metallurgica; 14, Alunni Memorial Hall; 15, edificio per lo sport; 16, edificio residenziale a 10 piani; 17, appartamenti a tre piani; 18, casa dello studente; 19, case a schiera; 20, centro comunitario. - sala per le riunioni del senato accademico e del consiglio di amministrazione; - vari uffici del personale, affari generali, ragioneria, economato, opera universitaria; - sede per le organizzazioni rappresentative degli studenti ed inoltre gli archivi generali e particolari. L'Amministrazione, oltre agli ambienti gi ci citati, comprende le segreterie delle varie facolt (sale con sportelli). indispensabile distinguere chiaramente in gressi e percorsi, cio quelli facenti capo agli uffici dei dirigenti (poco frequentati dal pubblico) e gli altri, soprattutto quelli riguardanti lesegreterie di facolt (frequentati da gran numero di studenti). Talvolta i due gruppi possono essere costi anche in edifici distinti, collegati mediante telefoni e posta pneumatica, L'AULA MAGNA Assolve funzioni eminentemente rappresentative, riguardanti la vita interna dell'universit, ma non escluso che, talvolta, possa essere utilizzata anche per manifestazioni culturali ad essa estranee: proiezioni, rappresentazioni, concerti, ecc. Sar ubicata, di massima, adiacente immediatamente al rettorato, con accesso diretto dalla zona occupata dal Rettore e dal Senato Accademico; tale accesso sar anche utilizzato quale ingresso riservato per le autorit (con apposito vestibolo, salette di attesa, spogliatoi, servizi). Il pubblico (studenti ed invitati) avr un apposito ingresso con pensilina, un ampio vestibolo, guardaroba; esso acceder nella sala preferibilmente dai fondo: tuttavia, per facilitare un rapido
1.00 7 8 8.80

sfollamento, necessario prevedereanche uscite laterali. La visibilit da parte del pubblico assicurata dalla forma del pavimento; si hanno quindi i seguenti casi: - pavimento in piano: non adatto per sale di grande capienza (occorre alzare notevolmente il podio); utile tuttavia quando si voglia usare l'aula magna anche per feste, ricevimenti, esposizioni; - pavimento inclinato, a gradini: assicura una buona visibilit verso il podio, ma, naturalmente, la sala non pu essere trasformata; - pavimento in piano, con sovrastrutture mobili a gradini: si tratta di un espediente costoso e poco pratico. Circa le norme di sicurezza (porte,passaggi, scale, ecc.) valgono quellestabilite per le sale da

1.50

8.80

1 Fig. 4 - Pianta dell'aula magna dell'universit commerciale Bocconi, a Milano (arch. G. Pagano). 1, pianerettolo dello scalone principale; 2, podio per le autorit; 3, diaframmi con scritte; 4, canne fumarie; 5, pavimento della sala; 6 proiezione del soffitto acustico; 7, accesso alla cabina di protezione; 8, accesso degli studenti.

1.00 3.00 3.00 7.15 1.00 7.15 24,65 1.00 7.15 1.20

Fig. 5 - Pianta schematica di uala magna Posti: cm 55x75; superficie sala (escluso podio): m 520; posti n. 912; superficie per posto; m 0,57.

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MUSEI
Il museo un organismo architettonico caratteristico, destinato alla conservazione ordinata di materiale
COLLEZIONE DI STUDIO

GALLERIA PER IL PUBBLICO

AUDITORIUM ENTRATA

AMMINISTRAZIONE

Fig. 1 - Schema di museo proposto da Clarence Stein

avente interesse artistico, scientifico o di costume ed alla sua esposizione selezionata al pubblico, a scopo culturale, didattico, educativo. La museografia la scienza che ha il fine di accompagnare l'evoluzione dell'indagine critica e scientifica con una caratterizzazione architettonica del museo tale da assimilare ed indirizzare ogni accorgimento della tecnica ad una finalit interpretativa dell'opera. Ci si attua attraverso: a) il programma architettonico del museo; b) l'organizzazione e l'ordinamento del museo; c) la scelta dei sistemi e dei mezzi tecnici adatti alla presentazione e conservazione delle singole opere.
direzione esposizione temporanea MUSEO biblioteca pubblica

mia della collezione ospitata (natura e genere del materiale da ospitare), che determina la qualit dei rapporti intercorrenti fra le opere esposte e la loro sede. Variando questi in forma indefinita, le soluzioni che ne conseguono sono, praticamente, illimitate. l vari tentativi di schematizzazione sistematica, peraltro generici ed insufficienti, sottolineano tutti, nell'ordinamento generale, il criterio fondamentale di elasticit circolatoria, differenziando nel museo il percorso del grosso pubblico, interessante le sole opere pi notevoli e perci pi frequentato e veloce, dal percorso degli studiosi che vogliono invece visitare tutte le collezioni (v. fig. 1), cos pure distinguendo le varie sale dei capolavori opportunamente spaziati, da quelle contenenti le opere minori, ordinate in forma pi raccolta (v. fig. 2). Possibili tipi di circolazione per visitatori: a) libera, nell'interno delle sale; b) obbligata, con percorso fisso e minore sorveglianza; c) differenziata, ma pi complessa per le maggiori o minori possibilit di accrescimento nelle collezioni, che possono comportare una revisione pressoch continua dell'ordinamento sistematico nelle sale e perciun'alterazione nei percorsi differenziati. Il museo ammette espansioneverticale, orizzontale o progressiva;quest'ultima ottenuta mediante locali preventivamente costruiti allo scopo, ma temporaneamente adibiti ad altro uso sussidiario (biblioteca, conferenze, magazzini, ecc.). Si presentano cos due tipi di museo: a) organizzazione statica (lento accrescimento ed ordinamento costante; netta separazione fra sale e magazzini); b) organizzazione dinamica (accrescimento rapido ed ordinamento mutevole; sale e magazzini a carattere misto). Tra i presupposti fondamentali del

museo dinamico la flessibilit o libert planimetrica, con la creazione di pochi nodi di collegamento e smistamento. Il criterio fondamentale per la presentazione delle opere l'isolamento di ogni oggetto o gruppo omogeneo di oggetti in ambiente neutro, limitandosi a sottolineare quelle, fra le condizioni ambientali originarie, che hanno intimamente influito sulla scelta della tecnica e dei mezzi espressivi da parte dell'artista. Le vetrine possono essere fisse o mobili e componibili ed ancora isolate, addossate al muro o incassate. In genere vanno poste a cm 90 110 da terra; alte cm 100, profonde cm 75, larghe fino ad un massimo di cm 150. ILLUMINAZIONE Leggi fondamentali: 1) Legge dell'intensit: l'intensit di illuminazione di un oggetto direttamente proporzionale all'intensit della sorgente luminosa. 2) Legge della distanza: l'intensit dell'illuminazione di un oggetto inversamente proporzionale al quadrato della sua distanza dalla sorgente luminosa (in pratica, questa assimilata al bordo pi vicino dell'apertura illuminante). 3) Legge del coseno: l'intensit d'illuminazione dell'oggetto varia coi coseno dell'angolo d'incidenza deiraggio luminoso. 4) Postulati empirici: la trasparenza dei vetri e, perci, la loro trasmissibilit luminosa dipende dalladurata dell'esposizione ad atmosfera sporca ed direttamente proporzionale all'inclinazione dei vetri. La luce va indirizzata sulle pareti e non sul pavimento, con angolo d'incidenza fra i 45 ed i 70, con esclusione di ogni luce radente ad evitare l'ombra portata di cornici e di cimase, con esclusione di ogni riflesso per tutto il normale campo visivo (compreso fra m 1,20 e m 3,00 da terra) nonch di ogni fenomeno di abbagliamento, determinato da una sorgente luminosa diretta negli occhi dell'osservatore ed uscente da un

sala per conferenza vestibolo uffici di vendita

scuola d'arte informazioni

Fig. 1 - Schema distributivo dei servizi secondo V. Bierbauer

Il programma architettonico dipende, in primo luogo, dalla fisiono-

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MUSEI
12' 16' 35 32' 10' 6' 4' 31'

campo relativamente scuro. SISTEMI DI ILLUMINAZIONE 1) Illuminazione naturale dall'atto: l'elemento determinante il coefficiente di luce naturale (Daylight factor) che e in un momento di sole, su di una superficie orizzontale esposta alla luce di mezza volta celeste, ma non ai raggi solari. Esso vale, a Londra, il 6 o 7%; a Madrid l'1 o 2 %. Pu essere realizzabile con vetrate a soffitto, con lanternoni, con graticci claires-voies, con lucernari; secondo i sistemi Tid, Magnus, Hurst-Sager e Isadore Rosenfield, Nobbs o Sam-

paolesi (v. figg. 13 e 14). 2) Illuminazione naturale latelaterale: il sistema pi antico, che presenta l'inconveniente di proiettare sul quadro l'ombra portata del visitatore e di consentire poca scioltezza nella disposizione generale della sala. Con tale sistema occorre sfruttare al massimo

5' A

32'

43'

10' 6'

5'

4' 42 32' 10' 6'

4'

28'

5'

Fig. 3 - Schema di museo proposto da A. Perret 30 32' 10' 6' 16' 5' 4' 6' Fig. 4 - Diagramma comparativo delle altezze richieste dai diversi sistemi di illuminazione, e a luce naturale, con langolo di incidenza pi favorevole, senza riflessione della sorgente luminosa. A, sistema a vetrata; B, sistema a claire-voie; C, sistema a lanternone; D, sistema Sager. (N.B.: le misure sono date secondo il sistema inglese: ad es. 5 = m 1,52). Costanti, larghezza della galleria; altezza del campo di esposizione; altezza dellocchio; distanza dellocchio dal muro; superficie della apertura=25% della superficie del pavimento, salvo che per il caso della vetrata, in cui si scelto il rapporto del 50%. Unapertura del 100% richiederebbe un soffitto pi alto, per eliminare fenomeni di riflessione.

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MUSEI
le pareti utili (trasversali), riducendo al minimo le pareti male illuminate (parallele alla sorgente luminosa). Il rapporto tra altezza della finestra e profondit della sala deve variare fra 0,5 e 0,8. Realizzabile con i sistemi di Lurcat e di Mollino (v. figg. 15 e 17). 3) Illuminazione naturale indiindiretta: realizzabile con il sistema del muro reflector di L. M. Moya (museo di Madrid, v. figg. 16 e 18). 4) Illuminazione mista naturale ed artificiale: il valore combinato dei vari sistemi offre una correzione equilibrata della luce, sia come qualit, sia come quantit; di estrema difficolt nella sua realizzazione pratica. 5) Illuminazione artificiale: circa la posizione delle sorgenti luminose non differisce da quanto osservato per l'illuminazione naturale. Circa la qualit della luce, vale quanto detto al comma precedente. IMPIANTI
45 immagine intradosso D' immagine soffitto A' immagine vetrina B' E D' E vetrina vetro B F

vetrina

vetro

C' C' immagine pavimento immagine E' intradosso D' E immagine soffitto F A vetrina D

vetro B' C C' immagine pavimento B

A' immagine vetrina

immagine E' intradosso immagine D' soffitto A' immagine vetrina B'

D E F A vetrina vetro

30 30 45

C' C immagine pavimento

Fig. 7 - Diagrammi dei fenomeni di riflessione sulle vetrine a cristallo piano. A, vetrine disposte sui lati opposti di una sala e munite di cristalli disposti verticalmente; B, vetrine disposte come in A ma con cristalli inclinati allindietro, col risultato di portare limmagine della vetrina A B in A B; C, analoga disposizione di vetrine con cristalli inclinati in avanti; limmagine A B portata in A B (Musographie, pag. 137).

Fig. 5 - Museo Belle Arti, Boston. Schemi di sale poligonali con parte offrenti piani diversi di esposizione in rapporto alle superfici illuminati. rotaia al centro soffittatura ferro corrente in guide

In un museo i fattori fondamentali d'ambiente che debbono mantenersi assolutamente costanti, sono la temperatura (14 24), l'umidit relativa (45 % 65 %) e la composizione atmosferica (libera da polvere, fumi, esalazioni di ossidi). ELEMENTI COSTITUTIVI DEL MUSEO a) Locali di accoglimento; b) accesso pedonale; c) accesso veicoli dei visitatori, con parcheggio; d) accesso carrabile (ai magazzini); e) ingresso principale visitatori con controlli, guardaroba e servizi, sala cataloghi, mostra nuovi acquisti;

f) locale filtro di smistamento alle sale d'esposizione, alla biblioteca ed alla sala di conferenza, alla sala di esposizione temporanea, agli uffici ed alla direzione; ingresso diretto alla direzione ed agli uffici; g) ingresso di servizio ai laboratori ed ai magazzini. 2) Locali accessori e particolari: h) sala per esposizioni temporanee con carattere pi scenografico, a pianta libera; per Mostre didattiche, sperimentali, celebrative, particolari; i) sala conferenze (di capacit graduabile mediante pareti divisorie mobili o tende) oppure, meglio, affiancata da salette minori, per convegni e riunioni di studio;

pannello

Fig. 6 - Pannelli scorrevoli su rotaie per la conservazione di opere in magazzino.

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MUSEI
l) biblioteca; m) gabinetti per stampe, disegni, monete e collezioni speciali con schedari per cataloghi; mobili e armadi vetrina; scaffali e pannelli scorrevoli o rotanti per esposizione; locale blindato per la conservazione di oggetti speciali. 3) Locali fondamentali: n) sale di esposizione permanente di forma e dimensioni molto varie; possono essere disposte; a sale singole lambite esternamente dai corridoi di transito; a sale impegnate l'una nell'altra, a circuito fisso o libero; - a sale planimetricamente libere, limitate da transenne mobili. Esigenze : 1) Le dimensioni vanno calcolate tenendo conto che l'angolo di visibilit ottimo per oggetti esposti a parete di 30 (cio 27 sopra l'orizzonte e 3 sotto lo stesso). 2) La buona presentazione delle opere singole non sia ottenuta a danno della chiarezza della circolazione. 3) Una disposizione attraente per una determinata categoria di pubblico non riesca incomoda per altre. 4) Una selezione troppo rigorosa di oggetti non faccia sembrare vuota e disadorna la sala di esposizione. 5) La presentazione delle opere pu essere integrale (con pochi magazzini) o selezionata e pe riodica (con vasti magazzini in facile comunicazione con le sale).

lampada fluorescente nastro A A

pallio

cristallo

montante sezione A-A

sezione B-B mensola

Fig. 8 - Allestimento di Palazzo Bianco, Genova (F.Albini); teca contenente un pallio bizantino. Particolari della sezione

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MUSEI

Fig. 9 - Museo Civico, Biella: schemi di illuminazione indiretta delle vetrine (N. Mosso) vetro

vetro schermo

persiana luce riflessa

quadro corridoio visitatori luce diffusa luce diretta Fig. 10 - Museo Nazionale di Millbank (Inghilterra). Nuova galleria Duveen. Sezione trasversale.

Fig. 12 - Museo Boymans di Rotterdam (Olanda). Pianta e sezione di un soffitto a lamelle fisse concentriche.

Fig. 13 - Schema di lucernario con vetro esterno inclinato secondo la pendenza del tetto, vetro interno orizzontale, con vetro centrale opaco e persiana direzionale, variando la quale si possono ottenere effetti pi decisi fino a far entrare soltanto luce riflessa e strettamente direzionale. Sperimentato nel Museo di Empoli (P. Sampaolesi). a c e f d f

Fig. 11 - Sezione schematica di soffitto a lamelle, dimostrante gli effetti dei raggi solari in rapporto alla posizione del sole.

Fig. 14 - Schema di lucernario adottato nel Museo di S. Matteo a Pisa e nel Museo della Collegiata di Empoli (P. Sampaolesi). a, vetro retinato; b, vetro smerigliato; c, pareti di laterizio forato; d, soffitto in rete metallica; e, solaio in laterizio armato; f, aperture per aerazione.

6) L'elemento determinante nella disposizione delle sale la luce. Il museo ha bisogno di luce: non per di luce generica agli ambienti, ma di luce indirizzata secondo una precisa direzione ed un esatto dosaggio, evitando fenomeni di abbagliamento e di riflessione. Tale illuminazione pu avvenire con luce artificiale o luce naturale; quest'ultima introdotta dall'alto (conlo-

calizzazione delle zone illuminate nel soffitto, condizione vincolatrice nei confronti dei piani successivi), oppure introdotta lateralmente (corpo di fabbrica di larghezza limitata, in rapporto all'inclinazione del raggio e, quindi, all'altezza della parete illuminante). o) Depositi e magazzini: arredati con rastrelliere su telai scorrevoli e scaf-

fali (v. fig. 6); p) uffici: amministrativi, di segreteria, di direzione (idealmente baricentrica); q) servizi tecnici relativi alla conservazione ed alla manutenzione del materiale; immatricolazione, catalogazione, spedizione, laboratori per restauro, fotografia, ecc.; r) impianti: riscaldamento, umidificazione, antincendi, antifurto, cabine

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BIBLIOTECHE
FUNZIONI Le biblioteche attualmente rispondono, in varia misura. a tre distinte funzioni: - la raccolta e la conservazione dei libri; - luso pubblico della raccolta libraria; - la diffusione della cultura. Condizione funzionale subordinata, ma essenziale perch esistano un ordinata raccolta ed un possibile uso del materiale librario, la catalogazione dei libri . ELEMENTI EDILIZI Alle varie funzioni corrispondono distinti gruppi di elementi edilizi: - il reparto di conservazione, composto da: magazzino librario; laboratori di legatoria e restauro; gabinetto fotografico; biblioteca di il reparto per il pubblico dei letsezione tori, composto da: sale di lettura; sale di informazioni; sale di prestito e distribuzione - il reparto culturale, composto da: sale di conferenze e proiezioni; sale di mostra. Alla necessit della catalogazione corrispondono gli elementi edilizi di: biblioteca di - sale cataloghi sezione - uffici. I servizi generali di una biblioteca comprendono: - centrale di riscaldamento e condizionamento; - centrale elettrica; - servizi igienici ai vari reparti - servizi di guardaroba ai vari reparti; - posteggi esterni; - abitazione del personale di custodia.

biblioteche popolari scolastiche rurali ecc. stabili o mobili (bibliobus)

deposito generale dei libri (pu essere un edificio separato)

biblioteca di sezione

BIBLIOTECA GENERALE direzione generale sale di lettura generali e speciali sale per conferenze e convegni speciali

biblioteca di sezione biblioteche specializzate ( universitarie, di istituti culturali ecc.) Fig. 1 - Organismo urbanistico di una biblioteca centrale con ramificazioni periferiche (sezioni distaccate nel territorio)

SCHEMI FUNZIONALI Dai rapporti tra sale di lettura e magazzino librario nascono i vari tipi di biblioteca: - biblioteche con sala-magazzino; - biblioteche con magazzino separato dalla sala di lettura; - biblioteche con magazzino-sala; - biblioteche di prestito (senza la sala di lettura). TIPI DI BIBLIOTECHE A questi tipi distributivi si sovrappongono, secondo la convenienza, le varie categorie di biblioteche che si classificano in diversi modi, in base a criteri diversi. Cos possiamo elencare: - in base ai tipi ed alle qualit dei prodotti librari: biblioteche generali; biblioteche specializzate; - in base allorganismo urbanistico: biblioteche accentrate; biblioteche decentrate; - in base alle categorie di lettori: biblioteche popolari; biblioteche scolastiche;

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BIBLIOTECHE
biblioteche scientifiche: - in base alle possibilit di uso: biblioteche pubbliche; biblioteche private. Dallo schema della biblioteca generale accentrata (risolta in genere secondo io schema funzionale delle sale di lettura separate dal magazzino librario) si possono individuare i rapporti distributivi tra gli elementi e seguire le variazioni dei tipi di biblioteca in rapporto al numero dei lettori ed alla quantit dei libri. Bisogner tuttavia accennare che lo schema della biblioteca generale accentrata, pur essendo il pi diffuso, non lunico ammissibile; in alcuni Paesi si va facendo strada il principio del decentramento, che comporta schemi diversi dal primo e forse pi aderenti alle necessit della vita moderna. Nella fig. 1 indicato, ad esempio, lorganismo urbanistico di una biblioteca centrale, ma ramificata in branches libraries estese fino a raggiungere mediante sezioni distaccate stabili o mobili (bibliobus) gli estremi lembi del territorio comunale di una grande citt oppure di una provincia o di una regione. In quei Paesi si ritiene, non a torto, che la biblioteca decentrata sia un po efficace strumento per la diffusione della cultura: il libro che va a raggiungere il lettore e non viceversa. Ma, com ovvio, una siffatta organizzazione presuppone, oltre che ampia disponibilit di mezzi, quel concorde proposito di unificare. che nei Paesi di pi antica tradizione difficilissimo conseguire. REPARTO DI CONSERVAZIONE MAGAZZINO DEI LIBRI Requisiti. - Il magazzino deve poter offrire la massima compattezza nellimmagazzinamento dei libri compatibile con la facilit di accesso al materiale librario da parte del personale. Per corrispondere all accrescimento continuo della raccolta e ad eventuali nuovi criteri di collocazione deve altres offrire la possibilit di ampliamenti e di adattamenti interni. Ampliamento. - Si pu ingrandire il magazzino librario, avendo ci previsto, sia estendendolo in superficie, sia sopraelevandolo, sia occupando locali gi costruiti a questo scopo ma destinati temporaneamente ad altro uso compatibile con una biblioteca: un ulteriore possibilit quella di costruire magazzini ausiliari decentrati. Tipo edilizio. - Attualmente il magazzino librario , nella maggior parte dei casi, un corpo di fabbrica semplice con scaffalature metalliche parallele e sovrapposte possiamo avere struttura portante o struttura indipendente secondoch i montanti della scaffalatura reggano anche i vari piani di calpestio del magazzino o viceversa siano sopportati da solai indipendenti. La struttura portante di gran lunga la pi usata. La disposizione e te dimensioni di un magazzino nascono dalle dimensioni dei libri e da quelle conseguenti delle scaffalature. Formati DIN Formati tradizionali A3 cm 29,7x42 2 in folio cm 30x45 A4 cm 21x29,7 4 in-quarto cm 22z30 A5 cm 14,8x21 8 in-ottavo cm 15x22 Percentualmente il 65%85% dei volumi di una biblioteca del formato in-ottavo (DIN A5) ed il 10%13% del formato in-quarto (DIN A4), che diventano i formati medi per calcolare la capacit ed i carichi di una scaffalatura e quindi dei magazzino librario. Se consideriamo lo spessore dei libri su m 1 di palchetto stanno dai 15 ai 10 volumi medi, e quindi, per m di superficie frontale dello scaffale, avremo dai 45 ai 90 volumi. Scaffalature.- Gli scaffali sono normalmente larghi m 1 (distanza tra i montanti) la loro altezza determinata dallo sbraccio normale delluomo perch possa accedere comodamente al palchetto pi alto, ed mediamente di m 2,25; la profondit, per contenere anche gli in-folio, normalmente di cm 30. Per uno scaffale unifronte avremo dunque sette palchetti sovrapposti e dai 105 ai 210 volumi. Gli scaffali, a struttura metallica, possono avere gli elementi verticali a parete piena sui quali agganciare i ripiani, ovvero montanti di varia sezione che sopportano i palchetti a spondine piene o forate tramite dispositivi (cremagliere) coperti da brevetti. Accesso agli scaffali. - I carrelli a ruote snodate di cui si servono i fattorini per ritirare e riporre i volumi sono, mediamente, di cm 100x40x100 e determinano le corsie minime per laccesso agli scaffali, larghe cm 6570. Trasversalmente allandamento degliscaffali si prevede una corsia centraledoppia di cm 120150 e lateralmente una corsia semplice . Con disposizioni di questo tipo si hanno, compresi i passaggi, 140 volumi circa per m di pavimento (fig. 2). Servizi verticali. - Verticalmente il magazzino libri servito da scale, ascensori e montacarichi per il personale ed i materiali pesanti (scaffalature, ecc.) e da montalibri per il trasporto dei libri in comunicazione con la sala di distribuzione e prestito. Oltre le scale di normale collegamento (ogni 25 m al massimo) sono da prevedere delle scale di sicurezza a tenuta di fuoco in vano proprio. Illuminazione. - La luce solare diretta non desiderabile, specialmente per le scaffalature pi vicine alle pareti esterne, e si consigliano quindi specia!i accorgimenti per intercettare i raggi del sole.

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BIBLIOTECHE
60 500-600 120 100100100100100100 60

130 130 130 130 130 130 130 130 A 30 70

225

225

225

studio per i lettori che hanno ritirato nella sala di distribuzione i volumi che li interessano, e che possono cercare ausilio solo in un limitato numero di volumi (enciclopedie, vocabolari, dizionari, atlanti) a disposizione. Si predispongono normalmente tavoli isolati o in file con posti a sedere individuali e i necessari spazi di accesso. E' essenziale, oltre al dimensionamento ed allaspaziatura esatta dei posti, la loro disposizione rispetto alla provenienza della luce naturale. Illuminazione. - Se illuminazione laterale, si dispongono tavoli semplici (posti a sedere da un solo lato) in file perpendicolari alla pareteilluminante, in modo che la luce provenga da sinistra (comodit di scrittura): ovviamente se l'illuminazione bilaterale si disporranno tavoli semplici su due file in senso inverso. Se l'illuminazione mista o solo dall'alto si possono disporre i posti di lettura a tavoli doppi (posti a sedere sui due lati opposti), salvando con opportuni accorgimenti l'isolamento del lettore. Con le dimensioni e le disposizioni consigliate l'area per lettore varia tra m 1,70 e m 4, mediamente m 2,503,00 (fig. 3). Rapporto di illuminazione. - E' consigliabile che il rapporto tra la superficie delle finestre e l'area del pavimento non scenda al disotto di 1/5 perilluminazione laterale, 1/61/7 se vi anche luce dall'alto.

225 B Fig. 2 - Scaffalature di un magazzino librario. A, pianta; B, sezione


90 60 90

150

150

150

60

60

60

Riscaldamento. - I libri chiedono temperatura e umidit relativa leggermente inferiori a quelle ideali per I 'uomo: 15 e 60%. Dato che infine conta soprattutto la costanza nel tempo di queste condizioni ambientali consigliabile, per il magazzino librario, il condizionamento completo dell'aria. Microfotografia. - Tutto quanto stato detto sulle dimensioni dei libri, le scaffalature ed il magazzino librario nel suo complesso sempre attuale: anche auspicando che una sempre maggiore parte di materiale librario ad adatto venga conservato attraverso riproduzione microfotografica (microfilm, micro-schede), una parte dei libri andr pur sempre conservata in originale. Tuttavia giornali e riviste da una parte, libri rari e materiale di archivio dall'altra, saranno ancheconservati o consultati nella loro riproduzione microfotografica.

REPARTO PER I LETTORI SALE DI LETTUFRA Le sale di lettura possono essere divise: - per categoria di lettori; sale per adulti; sale per ragazzi; - oppure: sale di lettura comune; sale di lettura riservate o di consultazione; - per tipi e qualit dei prodotti librari: lettura microfilm; emeroteca e saia delle riviste; manoscritti, incunaboli e rari musica (audizione dischi, lettura musica); stampe ed atlanti: - per materia: nelle biblioteche specializzate. Se ne esamineranno i tipi principali e le disposizioni pi usuali. SALA DI LETTURA COMUNE Posti di studio. - Nelle sale di lettura comune si devono prevedere posti di

POSTI SINGOLI 200-220 75 60 75 TAVOLI SEMPLICI 100-150 60 60 100-110

100-150

140-150

200-220 70-75

TAVOLI DOPPI Fig. 3 - Posti di lettura e loro dimensioni

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BIBLIOTECA
SALE DI LETTURA SPECIALI Sala di consultazione. Posti di studio - Nelle sale di consultazione i posti di lettura devono essere situati accanto alle scaffalature che son necessarie per contenere i libri (a volte in quantit notevole) messi a disposizione dei lettori. Sorge quindi il problema, con le sue soluzioni, della salamagazzino in cui i lettori ed i libri, con le loro diverse esigenze, sono posti nello stesso ambiente. Potremo quindi avere: scaffalature addossate alle pareti perimetrali; scaffalature poste normalmente alle pareti perimetrale.
30 10 55 Fig. 6 - Portariviste 35 130 130 130 35 250 180 35 35 10 70 75 oppure 90 95 Fig. 7 - Leggio per riviste

Nel primo caso la capacit in libri della sala, necessariamente subordinata alla superficie di parete utilizzabile per gli scaffali, piuttosto limitata e comunque non suscettibile di accrescimento; si pu facilmente calcolare con i dati gi forniti. L'altezza degli ambienti potr essere multipla (doppia o tripla) degli scaffali, distribuendo quelli dei piani superiori con opportuni ballatoi e scale.
particolare A

Nel secondo caso la distanza tra gli scaffali non potr pi, ovviamente, essere quella adatta per i magazzini; necessario in questo caso permettere il comodo accesso dei lettori agli scaffali, e si raggiungono distanze di m 2,10 2,15 tra asse ed asse di scaffale normale. Una disposizione molto comoda quella cosiddetta a carrels (fig. 4) che alterna lungo le pareti gli scaffali ai tavoli doppi (normalmente 4 posti). Emeroteca. - L'emeroteca (sala dei quotidiani) e la sala delle riviste concedono la consultazione diretta delmateriale conservato ai lettori, cio giornali e riviste sciolte o anche rilegate. Per la lettura dei giornali e delle riviste di grande formato si adottano leggii a piano di appoggio inclinato, per la consultazione in piedi o seduti. Per contenere le riviste si usano scaffalature a ripiani sovrapposti orizzontali (cm 40 di profondit, cm 18 di distanza tra ripiani, circa 50 riviste per m verticale) o inclinati (cm 30 di profondit, cm22 di distanza tra ripiani, circa 40 riviste al m verticale) che permettono la visione delle copertine e delle testate; si usano anche particolari scaffali a tasche verticali. Si prevede altres un ambiente o uno spazio per i numeri arretrati di riviste e giornali non ancora rilegati. SALA DI DISTRIBUDISTRIBUZIONE E PRESTITO Conviene tenere distinte funzionalmente le due attivit, anche perch la distribuzione dovrebbe essere vicina alle sale di lettura mentre per la parte di prestito conveniente

max 180

40

90 105

TITOLO

560

250 75

120
TITOLO

A 250 300 250 300 35 Sala di consultazione A, nicchie per consultazione; B, carrels.

90 90 95 oppure 70 75

70 75

90 95

Fig. 8 - Leggio per giornali. In piedi e seduto Carte geografiche. Fig. 5 - Sezione schematica di sala di consultazione con scaffali disposti su due piani e direttamente accessibili ai lettori Si prevedono armadi per la conservazione, verticale o orizzontale, delle carte ed ampi tavoli (m 4,50 X 0,75) per la consultazione.

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BIBLIOTECA
la vicinanza dell'ingresso. Normalmente un bancone per persone in piedi divide la parte degli impiegati (a contatto col magazzino) da quella del pubblico. Per i lettori si prevedono posti a sedere per l'attesa e, per la parte di prestito, tavoli con cartelle per moduli di richiesta e scaffali per posare i libri. Per la zona degli impiegati si prevedono scaffali per contenere, temporaneamente, i libri restituiti o prenotati per i giorni seguenti e schedari per annotare i libri in uscita o entrata. CATALOGAZIONE Sala cataloghi. - In essa vanno collocati, a disposizione del pubblico, i cataloghi della biblioteca. Generalmente nelle biblioteche italiane i cataloghi a disposizione dei lettori sono due: - il catalogo alfabetico per autori (ordinato in base ad un preciso codice o corpo di regole); - il catalogo alfabetico a soggetto (catalogo per materie, o reale, contenente le schede ordinate in ordinealfabetico della parola esprimente, il contenuto del libro, secondo regole e soggettario codificati). In altre biblioteche i due catologhi sono fusi in un catalogo-dizionario, dove autori, soggetti, titoli, forme stanno in un unico ordine alfabetico. Per i manoscritti, gli incunaboli, la musica esistono cataloghi ordinati secondo norme speciali. Infine un catalogo, fondamentale, che normalmente non a disposizione del pubblico, ma che invece forma il vero centro ordinativo di tutto il materiale librario, il catalogo reale sistematico in cui le schede sono ordinate rigidamente secondo una classificazione dello scibile (diffusa la classificazione decimale ); tale classificazione, nelle biblioteche moderne, corrisponde alla collocazione del libro per cui la stessa sigla individua un volume nel catalogo (cio lo classifica nel suo contenuto) e la sua posizione nel magazzino. Le schede dei cataloghi possono essere raccolte in schedari a libretto o a cassetta; pi comodi per la consultazione del, pubblico quelli a libretto, pi concentrati e di pi rapido aggiornamento quelli a cassetta. Si prevedono piani di appoggio adiacenti agli schedari per la consultazione e la compilazione delle richieste. Quanto alla capacit si tenga conto che 500 schede di misurainternazionale (mm 125 X 75) stanno in un cassetto di mm 135 X 350 e quindi 1 m verticale di schedario (pari a 50 cassetti circa) capace di 25000 schede. Si tende, nell'organizzazione delle biblioteche, ad accentrare la schedatura a stampa con distribuzione del catalogo alle biblioteche associate; in Italia in formazione il catalogo unico per la riproduzione meccanografica delle schede ed elenchi delle opere di tutto il patrimonio librarie, nazionale dal 1501 in poi. UFFICI E LABORATORI Gli uffici debbono comprendere: - la direzione, da porre a contatto con i lettori e con gli altri uffici; - l'amministrazione; - gli uffici di catalogazione, formati da; ricevimento e registrazione libri, schedature, catalogazione, da porre a contatto con la sala cataloghi e il magazzino, I laboratori potranno essere di vario genere (gabinetto, fotografica, di legatoria e restauro del libro, ecc.). Per le caratteristiche distributive, dimensionali e tecniche di questi ambienti si rimanda alle consuete regole e, in particolare, come per i musei, alle vigenti Norme per il collaudo e lesercizio degli impianti tecnici cheinteressano gli edifici pregevoli per arte o storia e quelli destinati a contenere biblioteche, archivi, musei, gallerie, collezioni ed oggetti di interesse culturale.

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SALE DI SPETTACOLO
CINEMATOGRAFI
DATI GENERALI DI PROGETTO Capienza economicamente consigliabile per grandi citt: 2000 3000 posti. Capienza minima di sale speciali: 200 250 posti.
L L
30 20

40

asse di visibilit orizzontale

Superficie per spettatore: m 4,5 6 (prevedendo rapidi ricambi d'aria). Schermo standard: m 5,40 x 4,00 (cio da 1/5 a 1/6 della lunghezza sala P); rapporto R normale fra lunghezza L ed altezza H dello schermo: 0,75 (v. fig. 1). Schermo per cinemascope: L = 1,25 della lunghezza P R = 1/2,35 (sonoro ottico) R = 1/2,55 (sonoro magnetico) Schermo per superscope: L = 113 P R = 1,2 Schermo panoramico: L = 1,75 P R = 1/3 1/4 l continui esperimenti e tentativi effettuati oggi dai tecnici per portare le possibilit del cinema oltre il campo delle possibilit della televisione possono portare a notevoli variazioni sui dati su esposti. Si deve anche notare che la larghezza dello schermo sempre calcolata come la L dello schermo standard: ci perch i campi laterali non vengono considerati dai tecnici come campi di perfetta visione e pertanto vengono ignorati ai fini del calcolo della sala cinematografica. Distanza minima G fra schermo e prima fila di spettatori: G = 0,8 L, oppure G = H (altezza dello schermo standard). raccomandabile dare alla distanza G un valore 1,5 L. Considerando il caso pi frequente di G = H, il primo spettatore vede il margine superiore dello schermo sotto l'angolo di 45. errato toccare un'inclinazione di 60, ma talvolta la si raggiunge.
schermo panoramico L=10 G=0.8L (concessa) G=1.4L (raccomandata)

zona di perfetta visibilit

schermo standard L=5

P=5L (raccomandata) P=6L (concessa)

raccordo piano

1/2 B
arco parabolico con fuoco in F

raccordi rettilinei
125

250

1/3 P
cassa H=400 2/3 H 1/3 H 180

A
max 15 45 115 30

250

T 2 file 180 V max 3V 60 B

Fig. 1 - Esempio schematico di sala cinematografica. A, pianta; B, sezione con balconata

45

H=400

piano teorico piano effettivo

180

12 115

R=H=400

90

180

Buona visibilit in una sala cinematografica, in rapporto allo schermo

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SALE DI SPETTACOLO
CINEMATOGRAFI
Distanza massima P fra schermo ed ultima fila di spettatori: 6 volte la larghezza dello schermo (raccomandata P = 5 L ) fig.1 A. Angolazione massima della visivisibilit: 120 rispetto al piano dello schermo, cio 30 rispetto alla normale allo schermo (raccomandata un'angolazione di 110, cio di 20 rispetto alla normale). Forma della sala: un dato oggi passibile di notevoli variazioni, in dipendenza dei nuovi sistemi di ripresa e di proiezione. Per gli schermi normali e per quelli speciali oggi in uso, si pu per dire che: 1) necessario evitare comunque sale rettangolari: ci per esigenze acustiche. 2) Le sale lunghe e strette non rispondono alle esigenze visive, oltre che a quelle acustiche. 3) Le sale troppo larghe determinano zone di pessima visibilit, oltre i 110 raccomandati pi sopra, oppure danno luogo a corridoi troppo ampi. 4) La forma migliore quella a ventaglio, che segua per i 110 gi citati. Inclinazione delle platee: teoricamente, per un'ottima visibilit, sarebbe necessario che uno spettatore di statura bassa potesse vedere lo schermo anche avendo davanti a s uno spettatore di statura alta. Ci urta contro evidente impossibilit. Si conviene che buona visibilit di una sala quella che permette allo spettatore di statura media di vedere lo schermo sfiorando con lo sguardo il capo dello spettatore posto due file pi avanti a lui. Il capo dello spettatore immediatamente pi davanti viene evitato con lo sfalsamento delle poltrone, indichiamo qui i dati per la costruzione della curva della platea. (figg. 1 e 2). Altezza dello schermo dal piano platea: m 1,80; angolo di visibilit verticale dello spettatore di prima fila: 45; altezza da terra dell'occhio dello spettatore: m 1,15; altezza fra occhio e sommit del capo: cm 12; interasse fra fila e fila m 0,90. Stabilita allora la posizione della prima fila di spettatori e della terza fila di spettatori, si segnano sull'asse della prima fila le distanze di m 1,15 e di cm 12. Congiungendo il bordo inferiore dello schermo con la sommit del capo del primo spettatore e prolungando la semiretta fino ad incontrare l'asse, della terza fila, si ha gi la posizione dell'occhio del terzo spettatore: la quota della platea in questo

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SALE DI SPETTACOLO
CINEMATOGRAFI
punto si ottiene abbassandosi di m 1,15. Cos proseguendo si determina una curva che si abbassa lentamente e poi risale fino a toccare il piano teorico della platea e. infine, lo supera. Disposizione delle poltrone in platea ed in balconata: il regolamento milanese prescrive che, a sedile abbassato, vi sia uno spazio di almeno cm 40 fra fila e fila e di cm 50 quando i sedili sono rialzati. La larghezza dei posti non deve essere inferiore a cm 45 con un massimo di cm 55, misurati fra l'interno dei braccioli. l sedili devono essere fissati al suolo, essere articolati e rialzarsi facilmente. Per quanto riguarda gli interassi fra le file si stabilisce che il minimo di cm 75 (con schienale in legno) e il massimo di cm 90con poltrone imbottite (fig.3). Per ogni fila i posti non possono essere pi di 14 in platea e 15 in galleria e il blocco delle file non deve comprendere pi di 10 in platea e di 4 in galleria: i passaggi fra questi blocchi di posti deve essere di m 1 ; anche i passaggi laterali devono essere di almeno m 1 e devono dare su porte di almeno m 1,50. l corridoi devono avere larghezza minima di m 1,50. Balconate: hanno capacit solitamente compresa fra il 30 % ed il 50 % di quella della platea. Per determinarne il profilo, occorre tener conto di questi dati (v. fig. 1): 1) L'angolo di proiezione non deve superare i 15: consigliabile un angolo di 12; 2) I gradini della balconata devono essere allineati sulla semiretta A' che parallela ad A e ne dista m 2,50. 3) Lo spettatore in piedi, in fondo alla sala, deve sfiorare con lo sguardo il limite inferiore della balconata, se guarda il limite superiore dello schermo (linea T in fig. 1). 4) La sporgenza massima della balconata non deve superare 3 V, dove V laltezza netta da piano platea a intradosso balconata. 5) La pendenza delle balconate non deve dare luogo ad clementi intermedi fra i gradini delle poltrone. 6) La tangente dello sguardo deve sfiorare il capo dello spettatore della fla immediatamente davanti: ci a differenza di quanto prescritto per la visibilit in platea. Da un punto di vista statico le balconate danno luogo a problemi assai interessanti. La soluzione del problema statico della balconata solitamente si basa sugli schemi riportati in fig. 4. Riportiamo qui di seguito brani del regolamento di Milano riguardanti palchi, logge, uscite e scale. Il problema acustico: sale lunghe e strette, alti soffitti, sporgenze di gallerie eccessivamente lungo e strette, superfici concave concentranti ed ampie, ininterrotte superfici riflettenti, devono sempre essere evitate, poich dal loro uso derivano spesso inconvenienti acustici. Pertanto, precisando, il caso di tener presenti queste raccomandazioni: 1) Volume minimo compatibile con la richiesta capacit di posti e con le giuste proporzioni della sala. 2) Ampiezza della sala compresa tra il 50% e il 70% della sua lunghezza ed altezza del soffitto non maggiore del 40% della lunghezza. 3) Impiego di superfici non parallele: in particolare il pavimento non deve essere parallelo ad alcuna parte del soffitto, n le varie parti delle pareti laterali devono essere parallele alle loro parti opposte. 4) Impiego di superfici convesse piuttosto che concave. Parimenti le superfici delle pareti e del soffitto devono essere interrotte per poter diffondere il suono in tutte le direzioni. 5) Le caratteristiche di assorbimento della sala devono prevedere la stessa legge di smorzamento del suono tanto, nella direzione verticale che in quella orizzontale, da una parete laterale all'altra o dalla parete anteriore a quella posteriore. 6) Poltrone pesantemente imbottite e corsie di feltro nei passaggi. 7) Trattamento del retroscena tale da trasmettere in modo trascurabile il suono riflesso dal retroscena stesso verso la sala. 8) Proscenio rivestito di pesanti tappeti progettato per buone condizioni di visibilit dalla zona anteriore dei sedili. 9) Pareti della sala con efficienti materiali isolanti per evitare che i rumori estranei penetrino nella sala. 10) Cabina di proiezione trattata acusticamente con materiale antincendio e spioncini per la proiezione muniti di frangisuono acustici. 11) Tutta l'attrezzatura soggetta a vibrazioni o ronzio, come generatori, regolatori di voItaggio, ,attrezzature per il controllo dell'illuminazione, ecc. va isolata acusticamente dalla sala. max 14 file interasse 7590
interasse 4555

max 15 file

150
100 150 max 10 file

150
100 150

max 10 file

150 150 A Fig. 3 Disposizione dei posti in una sala cinematografica. A, in platea; B, in galleria. B

A B A C

B B A E D F G

C C D H

E Fig. 4 Schemi statici per la costruzione di balconate A, alla balconata calcolata a mensola si sovrappone sulla sezione dincastro una trave che agisca da forza verticale; B, il muro di sostegno dellincastro lo si fa lavorare come tirante; C, lo sbalzo compensato in parte da un momento, creato dallo spostamento del muro di sostegno, rispetto alla soluzione A; D, si crea una trave AD, appoggiata ai muri dambito, in modo da limitare molto lo sbalzo contemporaneamente si carica il lato BC, in modo da ricadere nel caso C, ma con una trave al posto del muro di sostegno; E, si aiuta la trave AD con due travi simmetricamente oblique, le quali diminuiscono il momento flettente della trave AD e limitano ancora lo sbalzo.

Palchi e logge: rei teatri e circhi gli ordini di palchi e logge normalmente non saranno pi di tre, muniti di non meno di due scale una per cadauno fianco con diretta uscita all'esterno. Ogni piano di piano e logge dovr essere servito da scale proprie.Qualora si richiedesse un numero maggiore di ordirni di palchi e logge si dovr provvedere ad un conveniente aumento dei mezzi per sfollare il pubblico; le scale tutte, poi, dovranno avere dimensioni da consentire una rapida e comoda uscita degli spettatori, ad ogni caso larghezza mai inferiore a m 1,50 cadauna.

Laltezza netta dei corridoi in servizio dei palchi, logge o poltrone non dovr essere minore di quella dei palchi ed in ogni modo di almeno m 2,50. Nei cinematografi la sopraelevazione del pavimento della loggia sul piano di platea non sar inferiore a m 3,50, n superiori a m 6,00. Uscite: la larghezza complessiva delle uscite non deve essere inferiore a m 1 per ogni cento persone di capienza (quelle destinate allentrata saranno valutate per la met della loro luce effettiva). La luce di ciascuna porta non deve essere inferiore a m. 1,50 n superiore a m. 2,50. In nessun caso un locale potr avere meno di 3 uscite. Scale: nessuna delle scale di servizio del

pubblico deve avere larghezza minore di m. 1,50. vietato avvalersi del legno per la costruzione delle scale, salvoch pei mancorrenti. I gradini non potranno essere collocati in aggetto (strabalzo), ma saranno invece sostenuti alle due estremit, dovranno essere di pietra o di altro materiale resitente al fuoco. La larghezza dei gradini (pedata) non potr essere inferiore a cm. 30, n superiore a cm 35. Lelevazione fra in gradino e laltro (alzata) non potr essere maggiore di cm 17. Normalmente i rami di scale (rampe) non dovranno avere meno di tre gradini n pi di quindici.

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SALE DI SPETTACOLO
CINEMATOGRAFI
0.535 quando vengono impiegate due macchine di proiezione, gli assi ottici saranno equidistanti dalla mezzeria della sala min 0.10 proiettore min 1.00 estintore proiettore min 1.00 min 1.00 min 2.50 CABINA (altezza min. m 2.50) min 1.00 tra alte e basse frequenze, un'altezza di suono uniforme per tutta la sala ed un giusto equilibrio tra i passaggi musicali di tono alto e basso Anche le scene con dialogo sussurrato daranno buoni effetti CABINE DI PROIEZIONE Estratto di regolamento Cabina - Deve essere costruita conmateriale incombustibile e deve essere preceduta da una anticabina. Tanto la cabina che l'anticabina, oltre all'essere esterne alla sala, non dovranno avere all'infuori delle finestrelle di spia e passaggio di raggi, alcuna comunicazione con ambienti frequentati dal pubblico; la cabina dovr misurare nellinterno non meno di m 2,20 x
sportello a ghigliottina muro ad una testa

custodia film ANTICABINA tavolo avvolgimento film

tavolo

min 0.50

scaletta di accesso indipendente Fig. 5 - Cabina di proiezione regolamentare

12) Impianti per il condizionamento dell'aria dei tipo a grande volume e piccola velocit dell'aria con condotti per l'aria provvisti di filtri acustici
m 11.55 203 182 54 92 76 688 259 55 76 55 45 120

Se queste raccomandazioni verranno seguite, la sala che ne risulter dar un suono (prodotto con i moderni impianti a 2 vie) intelligibile, una buona aderenza allo schermo, un buon equilibrio
264 120 97 61 20 162

molla di arresto min 180 min 150 finestrella

min 258

min 140

rivestimento in legno o lamierino

40 15 15 20 40 45 15 20 45 20 52

203

cassetta pr. soccorso


w.c.

spia variabile proiettore

tavolo avvolgimento film uscita di sicurezza


132

mm 127.5 guida in alluminio o ottone Fig. 7 - Spioncino di proiezione di tipo standard

depos. film GENERATORI

asse del doppio dissolvitore asse macchina asse lente porta a chiusura automatica quadro di amplificazione estintore CABINA Tutte le porte secondo le norme antincendio recipiente carbone caldo

182

scala a pioli canna di tiraggio

quadro controllo e distribuzione

sistema di ventilazione separato per le macchine con tubi posti direttamente sui portalampade chiusura in caso d'incendio

ventilazione generatori proiett. e w.c.

avviamento motori

m 2.403.00

finestrelle chiusure metalliche prescritte per gli incendi

spioncini basamento in laterizio vuoto e calcestruzzo

Posizione e misure delle aperture dipendono dal tipo di macchina e dall'angolo di proiezione Fig. 6 - Cabina di proiezione di tipo p completo

2,20 e dovr inoltre avere una sufficiente e buona ventilazione mediante prese d'aria possibilmente dallo esterno Le dimensioni della cabina dovranno essere proporzionate al numero, dimensione degli apparecchi che vi verranno collocati. La distanza fra i diversi apparecchi e gli apparecchi e le pareti laterali e posteriori della cabina sar tale che la circolazione del personale di servizio possa sempre effettuarsi con facilit ad ogni modo lo spazio destinato alla circolazione non potr mai avere luce inferiore a un metro. Le finestre e finestrelle della cabina comprese quelle di spia, dovranno essere manovrabili collettivamente dall'anticabina. La scala di accesso conducente allanticabina dovr avere una luce non minore di m 0,50 e dovr essere di materiale incombustibile munita di mancorrenti e collocata fuori della vista e del pzssag5io del pubblico; si po-

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SALE DI SPETTACOLO
CINEMATOGRAFI
tranno ammettere scale frattine purch in ferro. La porta della cabina aprir verso l'esterno e sar munita di semplice molla a scatto. Si dovr provvedere ad una buona aerazione eventilazione della cabina. Nel caso questo non possa essere ottenuto mediante finestre che diano allaperto, si installeranno degli estrattori daria per effetto dei quali latmosfera nell'interno della cabina in nessun caso abbia superare i 32. La cassa destinata a contenere i films dovr essere collocata nellanticabina essere fissata al suolo e costruita con materiale incombustibile (fig. 5). L'esempio riportato qui a fianco l'espressione minima della cabina, quale risulta dalla stretta applicazione del regolamento italiano; nelle sale pi evolute per le macchine da proiezione divengono tre (una di riserva) e tutti i servizi si completano e si estendono secondo la pianta e la sezione della fig. 6. Dati generali di progettazione - Riguardano elementi costruttivi come: Pareti - Buona regola costruire le pareti delle cabine in calcestruzzo da cm 20 oppure in mattoni pieni da cm 25. Si danno per casi di cabine costruite in forati con intonaci di buon spessore in malta di cemento. Le cabine pi moderne sono rivestite internamente {da quota m 1 20 in su) da materiali afonici e incombustibili nel qual caso i dati di cui sopra evidentemente variano. Anche i colori delle pareti sono determinati con soffitto bianco le pareti bene siano di colore neutro sopra m 1,20, mentre bene siano verde oliva sotto tale quota Pavimento - La sezione delle solette deve tener conto dei notevoli pesi concentrati che deve sopportare Sulla soletta in c a (voluta dai Vigili del fuoco) sar bene porre uno strato di almeno cm di scorie o di materiale isolante non troppo elastico Una cappa di cm S di cemento porter il pavimento in grs oppure potr essere semplicemente lisciata. Porte - Le porte saranno in ferro o rivestite da lamiera di ferro e saranno dipinte di nero con almeno due strati di vernice; devono resistere al fuoco per un'ora almeno; le porte si apriranno verso l'esterno e si chiuderanno automaticamente, con molle di richiamo Maniglie e cerniere saranno in acciaio sempre per esigenze antincendi. Lo spioncino di protezione - Sar posto (v. fig. 1) in modo che il fascio luminoso che da esso fuoriesce passi almeno a m 2,50 sopra il piano inclinato dei gradini di balconata. Lateralmente allo spioncino di proiezione sulla destra (asseasse cm 53,5) sar posto lo spioncino di osservazione, il cui asse orizzontale dister dall'asse orizzontale dello spioncino di proiezione di cm 53,5. Le dimensioni dello spioncino di osservazione sono di cm 18 x 18. In fig. 7 riportata la sezione della spia di proiezione ove sono da notare le due lastre di vetro (leggermente inclinate rispettivamente per evitare riflessioni) e lo sportello ghigliottina in ferro scorrevole verticalmente su guide di alluminio o ottone.

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SALE DI SPETTACOLO
TEATRI
Estratto dal regolamento Scale. - Nei teatri il palcoscenico avr almeno due scale, della luce non minore di m 1,30 cadauna; esse avranno inizio nel sottosuolo ed avranno sblocco, oltrech ai vari piani, anche a quello stradale e sul tetto; il vano racchiudente queste scale dovr essere esterno al palcoscenico e le aperture avranno porte resistenti al fuoco. Le loro pareti dovranno essere costruite in muratura piena, non ammettendosi il riempimento delloscheletro in cemento armato con mattoni forati. Nei cortili fiancheggianti sala o palcoscenico, s procurer di collocare delle scale metalliche fisse esterne, che consentano l'accesso ai vari piani del fabbricato ed anche al tetto. Scena. - Nel palcoscenico deve essere creato un ambiente separato costituente la scena propriamente detta. l muri che racchiudono la scena avranno, alla sommit. spessore non minore di m 0,40, saranno sopralzati a tagliafuoco e vi si dovr praticare solo il numero di porte strettamente indispensabili, munendole di serramenti resistenti al fuoco. Sulla scena propriamente detta di regola vietato collocare camerini, magazzini, ecc. e destinare qualsiasi parte ad altro uso che non sia la rappresentazione offerta al pubblico, coi relativi servizi indispensabili. L'innalzamento delle scene dovr avvenire senza ripiegature; nel caso questo non fosse possibile, ci si dovr avvalere delle scene cosidette parapettate . Tutte le parti della scena di legno o di altro materiale facilmente combustibile, saranno rese ininfiammabili coi noti mezzi. Il palcoscenico dovr avere uscite dirette che conducano all'aperto. l passaggi che servono ad accedere al posto del suggeritore ed all'orchestra dovranno essere disposti n modo da condurre rapidamente in salvo in caso d'incendio. Camerini e cameroni. - Nell'ambiente costituente la scena propri amante detta non potranno essere installati, fosse pure provvisoriamente, camerini di artisti o cameroni per le masse. Uguale disposizione vale per i pianerottoli delle scale anche nel caso questi siano assai ampi. Tanto icamerini che i cameroni dovranno essere
Trattiamo Jelle sale per l'opera lirica, per la prosa, per il variet. scena laterale spogliatoi attori coro balletto alto un piano aria e luce diretta

elevatore grande orchestra 80 persone piccola orchestra 3540 persone variet orchestra 410 persone disco rotante

3L ciclorama retroscena 1,30 2

mq 0.80/pers.

torre 2L

2 aria e luce diretta fossa orchestrale scena laterale spogliatoi attori coro balletto alto un piano

magazzino macchine superiori ballatoi di manovra 2H+2m Z H sipario tagliafuoco

elevatori Teatro d'opera: profondit 2 L ; larghezza 3 L; altezza non inferiore a 2 H + m 2, non superiore a 2 H + 1/3 H (L oscilla tra m 8 m 10 nei teatri) normali). Teatro di prosa: profondit 2 L; larghezza 3 L; altezza non inferiore a 2 H + m 1,50 (oscilla tra m 6 e m 9 nei teatri normali).

sala scenograf. magazzino 810 m

orchestra scena inferiore

magazzino

Fig. 8 - Pianta e sezione tipiche della zona palcoscenico

opportunamente ventilati da finestre prospicienti l'esterno e normalmente non dovranno essere collocati totalmente sotto il livello della strada. Se i camerini sono ritagliati in un ambiente vasto che ne contenga parecchi, le loro pareti dovranno essere di materiale incombustibile. vietata qualsiasi decorazione (tappezzeria in carta o in tessuto nei camerini e cameroni). Laboratori. - l laboratori per i pittori dovranno essere collocati nella parte superiore dell'edificio e quelli di sartoria, con le opportune cautele, anche ai piani intermedi. l laboratori o magazzani in diretta comunicazione col palcoscenico dovranno essere muniti di porte resistenti al fuoco. desiderabile, che nell'edificio comprendente un teatro, non esistano laboratori o magazzini adibiti ad esercizi ritenuti pericolosi dalla commissione di vigilanza. Laboratori per operai estranei all'esercizio del

teatro, e segnatamente per falegnami, dovranno essere costruiti con materiale incombustibile, e dovranno avere accesso direttamente dall'esterno. Magazzini. - Qualsiasi locale deve essere dotato di magazzini sufficienti ai bisogni delle rappresentazioni. Speciale cura dovr porsi nel provvedere alle chiusure di separazione fra essi e la scena. Codesti ambienti dovranno essere muniti di apparecchiautomatici a pioggia (doccioni o sprinklers). Elementi della composizione a) Ingressi, atrio, biglietterie, guardaroba, servizi, direzione del teatro, uscite di sicurezza, scale (per le dimensioni vedere i dati dei cinematografi). b) Ridotti, bar, servizi. c) Sala vera e propria, con posti di platea, di galleria, di balconate e palchi (per le dimensioni vedi quanto scritto per i cinematografi e pi avanti). d) Reparto del palcoscenico, comprendente il proscenio, il palco con bocca-

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SALE DI SPETTACOLO
TEATRI
scena, il sottopalco, la zona di manovra delle scene, dotata di graticciata di manovra (fig. 8). e) Magazzini per deposito di scene (peso scenari: kg 25 35 per m), attrezzi e macchine, vestiari (con piccola stireria e sartoria), laboratoriodegli scenografi (una sala molto grande e due sale piccole), magazzino del trovarobe (nelle vicinanze del palcoscenico), magazzino elettricista. f) Camerini (superficie m 6 10, altezza m 2,50): almeno tre camerini avranno piccola anticamera e servizio singolo; tutti i camerini avranno un lavabo e, in gruppi di 10 12, un servizio. Legate ai camerini sono le 2 o 3 salette di prova degli attori principali, essenziali nei teatri per l'opera lirica. Occorrono anche due camerini per i registi dello spettacolo. g) Cameroni per le masse corali, per le comparse, per l'orchestra, per il corpo di ballo, sia per uomini che per donne. Si devono calcolare m 1,5 a persona, mentre per le comparse e i bambini si calcoli non pi di m 1,5 a persona. La sala di prova per il ballo deve riprodurre esattamente; il tipo e l'inclinazione del pavimento del palcoscenico. h) Locale di pronto soccorso, locale per il pompiere di servizio, con telefono. i) Locale per il parrucchiere-truccatore. l) Locale per lamministrazione. La platea. - Esaminiamone ora a parte gli elementi pi importanti e significativi; le dimensioni del boccascena sono determinate dalle condizioni di visibilit degli spettatori di prima fila della platea e dell'ultima fila di galleria. La prima non deve vedere al di sopra del fondale e l'ultima deve poterlo vedere per tutta la sua altezza (v. fig. 9). Il profilo della platea di un teatro si determini partendo da basi diverse da quelle indicate per i cinematografi. Infatti i punti d'attrazione sono i visi degli attori che sono posti pressappoco alla stessa altezza e hanno evidentemente piccola estensione. Il problema della visibilit quindi ancora pi grave che per i cinematografi dove lo schermo ha vaste dimensioni. Nascono da varie formule, studiate dal Nikolsky, dal Lachez, dal Ciocca e da molti altri, profili tanto rialzati da rendere problematica la costruzione dei corselli di attraversamento e dei corridoi perimetrali. Si
Z = distanza della prima poltrona Ls = larghezza della scena H = altezza della scena Hf = altezza del fondale Hp = H (Z + Ls) Z Hf H p

Hp

Ls Z Fig. -9 Relazioni fra gli elementi della scena e la prima fila di poltrone +60

-105

-100

-90

-75

-50

-20

+15

630

460

460

460

460

460

460

460

Fig. 10 Profilo di platea teatrale fissato su dati pratici

Fig. 11 - Schemi di palcoscenici a piani mobili A, piani a traslazione orizzontale; B, piani ruotanti combinati; C, settore ruotante; D, piani concentrici ruotanti; E, combinazione di piano ruotante su piano di traslazione orizzontale.

usa perci un profilo nato da esperienze pratiche, il quale, in media, d una variazione di quota per ogni fila di cm 5; naturalmente questo dislivello distribuito secondo rapporti variabili con la distanza dalla scena. In fig. 10 riportato un profilo di platea assai usato. Pino del palcoscenico. - Pu essere fisso e costituito da un'orditura parallela alla linea del boccascena ricoperta da tavole d'abete di almeno cm 4 di spessore. Il piano cos costruito ha pendenza dell'1 % verso il boccascena.Pu essere invece dotato di piani mobili a scorrimento laterale, sui quali si preparano le scene che man mano saranno presentate al pubblico. Questo sistema abbisogna di molto spazio lateralmente al boccascena. Pu essere anche dotato di piani elevabili a mezzo di scorrimento su guide, comandate da torchio idraulico: questo sistema abbisogna naturalmente di molto spazio sotto al palcoscenico.Un tipo mo-

derno di palcoscenico quello a piani rotanti, molto usati specie nei teatri di prosa e variet. Sono di vario tipo (v. fig. 11), ma tutti assimilabili a piani imperniati sul centro e chiusi verticalmente da pareti ed in, modo da creare settori, man mano presentabili al pubblico. Il sistema talvolta pi complicato; esistono infatti piani abbinati, portanti ciascuno mezza scena oppure piani ruotanti scorrevoli su binari, aventi cio due possibilit di moto. Siari metallici tagliafuoco: sono obbligatori nei teatri con pi di 800 posti ed hanno la funzione di separare il palcoscenico dalla platea in modo che l'eventuale incendio scoppiato nel primo non si propaghi alla platea e ne consenta lo sfollamento ordinato. Il sipario deve essere metallico, perfettamente aderente alla sagoma del boccascena, rigido tanto da resistere a differenze di pressione, scorrevole senza difficolt e cadente a gravit, senza cio dipendere dall'energia elettrica.

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CENTRI RADIO - TELEVISIONE


16 15 7 5 1 7 8 1 3 9 5 7 13 6 14 Fig. 3 - Dettaglio costruttivo in sezione di una finestra a triplo cristallo posta fra studio e saletta di regia di un complesso della NBC a New York. 1, strato di gomma di spessore di mm 6,5; 2, 1 telaio di legno; 3, strato di feltro; 4, 2 telaio di legno; 5, lana di roccia involta in tela perforata; 6, calcestruzzo alveolato; 7, cristalli. 6 4 2 3 7 7

13

4 10 11 12

11

12

Fig. 2 - Dettagli costruttivi dell'isolamento acustico negli studi di Radio Roma. 1, strato di feltro di mm 15 od altro isolante; 2, sughero per isolamento della struttura in legno; 3, struttura di legno di pino; 4, strato di feltro; 5, tondino di ferro rivestito di feltro a sostegno delle Perret del controsofitto; 6 intonaco interno; 7, tavelle Perret costituenti controsoffitto; 8, rivestimento di sughero; 9, intonaco interno; 10, zoccolino di legno; 11, pavimento in in linoleum; 12, massello di cemento; 13, sughero catramato; 14, tavolato; 15, struttura portante esterna; 16, struttura portante

catori (m 200); locale banco commutatori (m 120); locale centralino telefonico e di smistamento. Inoltre: ufficio per il funzionario di servizio, locale per la manutenzione (m 50); 5 uffici (media m 25); un magazzino tecnico (m 50); un laboratorio (m 50); spogliatoio ed attesa operatori tecnici (m 40); servizi igienici. Servizi generali. - Saranno composti da: centrale di riscaldamento e condizionamento, deposito, centrale telefonica, locali per sorveglianza notturna, depositi attrezzi di pulizia, controlli degli ingressi, ecc. Locali per ospiti. - 4 camere da letto per funzionari; appartamento per il capo degli uscieri; 10 locali di emergenza. Non bisogna dimenticare che conferenzieri, artisti e collaboratori sono sottoposti a snervanti prove; pertanto questi locali di emergenza non sono certo in numero eccessivo. Di tutti questi elementi della composizione, esaminiamo a parte il centro di produzione vero e proprio, iniziando da quello radiofonico. All'auditorio o studio, fin dal sorgere di questi organismi, stata posta vicina la sala di regia con amplifica-

zione, missaggio dei suoni e trattamento degli stessi (v. fig. 5). L'affinamento di questo sistema dato dall'autonomia degli auditori, ciascuno diretto dai suo regista e dai suoi tecnici. L'insieme delle unit di produzione dipende in questo caso da un supervi-

5 4

4 5

3 2

Fig. 4 - Sede della BBC di Londra. Uno dei pochi edifici concepiti esclusivamente per la ripresa televisiva. Il corpo di fabbrica ad andamento curvo, comprende per ora sette studi, disposti radialmente, con la possibilit di ampliamenti successivi disposti lungo la zona tratteggiata in disegno. 1, atrio (dal quale si accede ai camerini); 2, cortile centrale; 3, camerini; 4, studi (le zone scure tra gli studi comprendono i servizi tecnici ed alcuni disimpegni); 5, disimpegno esterno periferico.

sore dei programmi, il quale lavora fra pareti costituite da tripli o doppi cristalli, insieme all'annunciatore (v. fig. 3). La televisione ha esigenze speciali: assai pi complesse in genere, date dalla visibilit della scena. Il regista segue lo spettacolo sui monitors , schermi riceventi che fanno capo alle macchine da presa dislocate in modo da riprendere la scena sotto angoli diversi. Il regista sceglie il punto di vista migliore e lo mette in

onda. Da ci la vastit della sala di regia e la complessit del compito del regista. Gli auditori sono pi ampi dei precedenti e sono dotati di apparecchiature atte a presentare in una successione continua diverse scene gi preparate. Infatti gli studi televisivi sono assai vicini, per esigenze tecniche, agli studi di produzione cinematografica: quindi anche le zone destinate agli allestimenti scenici, alla preparazione degli artisti (trucco, costumi) sono uguali a quelle che servono le riprese

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CENTRI RADIO - TELEVISIONE


sizione (uffici, locali per l'accoglimento del pubblico e per gli esecu5 tori) sono invece simili agli analoghi 7 elementi degli studi radio; c solo da osservare che, per le speciali esi1 genze di ripresa televisiva, bene 6 8 non ammettere un numeroso pubblico. Invece il caso di limitarsi ad un ristrettissimo numero di invitati 4 10 12 (solo 100 nel Centro milanese). Dal 9 punto di vista impiantistico, neces2 sario prevedere presso lo studio di 3 produzione i locali distinti per le ri13 11 prese audio e video , che vengono sincronizzate prima di essere trasmesse. Fig. 5 - Pianta di un complesso per la prosa Pertanto l'organismo costrutal centro milanese di corso Sempione. tivo presenta le stesse difficolt 1, auditorio A1; 2, auditorio A2; 3, auditorio A3; 4, saletta di un centro radiofonico, comdi regia; 5, auditorio B1; 6, auditorio B2; 7, auditorio B3; 8, saletta di regia; 9 e 10, salette degli annunciatori; plicate dalle notevoli dimensioni 11 e 12, tecnici; 13, regia. degli studi di ripresa televisiva. di film. Gli altri elementi della compoQuesti locali sono molto alti (necessitano infatti di un parco di la spade uguale a quello degli studi cinematografici) e molta esistenza l'aiuto di strutture intermedie di sostegno che ne limiterebbero assai le possibilit. Inoltre gli studi TV devono permettere la costruzione di vasti schermi per la proiezione in trasparente di paesaggi o scene riprese all'esterno. Una speciale sala destinata alla proiezione dei film veri e propri. Le idee che governano la progettazione di questi centri sono in continua evoluzione: la TV giovane e spesso ha dovuto adattare i suoi impianti in edifici gi esistenti. Non sono molti ancora i centri TV nati su progetto originale, seguendo concetti originali (v. fig. 4). Pertanto questa materia di studio attende ancora definizioni precise.

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IMPIANTI SPORTIVI
GIUOCO DEL CALCIO
1.50 r=1.00

Campo di giuoco Linea mediana

Campo per destinazione

1.50 Area di rigore 5.50 7.32 11.00 40.32 18.30 Porta 9.15 Area di porta

9.15

16.50 5.50 16.50 Linea di fondo

Linea laterale

L 2.50 Fig. 1 - Pianta schematica di campo di calcio segnatura del campo; - - - - - - - - - margine oltre il quale possono trovarsi chiusini, prese, recinzione, ecc.; L ed I, lunghezza e larghezza del campo di giuoco (v. tab.) PREMESSA Per sport si intende la pratica metodica di esercizi allo scopo di irrobustire il corpo e svagare lo spirito. Molti degli sport praticati hanno bisogno di appositi impianti (stadi, campi sportivi, palestre, piscine) per lo svolgimento delle gare e degli allenamenti. Scopo delle presenti note quello di fornire notizie generali e dati sulla progettazione di tali impianti, limitatamente a quanto riguardala sola parte tecnico-sportiva della materia. GENERALIT Gli impianti sportivi possono essere coperti o scoperti: la maggior parte di essi costituita da: un'area dei giuochi: una zona per il pubblico: servizi per gli atleti e per il pubblico. Area dei giuochi: destinata a contenere le installazioni sportive previste: queste dipendono dalla, o dalle, specialit e dalla categoria per le quali deve essere omologato l'impianto. Nell'area dei giuochi non deve poter accedere il pubblico.. Zona per il pubblico: fornita o meno di gradinate, circonda completamente o in parte l'area dei giuochi, in, rapporto ai numero degli spettatori ed alla forma e dimensioni del terreno a disposizione. Pu anche mancare, come avviene, p. es., nelle palestre scolastiche ed in quelle destinate esclusivamente all'allenamento, Dove esiste, i percorsi del pubblico non debbono interferire con quelli degli atleti. Servizi: separati per gli atleti e per il pubblico, i regolamenti ne fissano, caso per caso, numero, requisiti, ubicazione. In particolare, i servizi per gli atleti debbono comunicare direttamente con l'area dei giuochi ed avere caratteristiche differenti a seconda dello sport ai quale sono destinati. Un impianto sportivo, per avere i migliori requisiti, dovrebbe essere destinato ad una sola attivit; invece. per motivi economici o particolari condizioni ambientali, occorre spesso realizzare impianti nei quali si possano praticare pi sport; ragioni tecnicosportive ed organizzative consigliano di limitare a due, in genere, le attivit da praticare nello stesso impianto: per es., atletica leggera e calcio, calcio e

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IMPIANTI SPORTIVI
GIUOCO DEL CALCIO
ciclismo, ecc. In ogni caso un impianto sportivo razionale deve permettere: gli atleti, di praticare lo sport con ordine e regole stabilite, nelle migliori condizioni ambiente; al pubblico, se previsto, di seguire agevolmente gare ed allenamenti. La progettazione di un impianto sportivo ha lo scopo di realizzare un complesso omologabile ed agibile, che cio soddisfi alle esigenze citate. L'omologazione e la dichiarazione di agibilit sono di competenza, rispettivamente, delle Federazioni Sportive e del Prefetto: la prima ha carattere unicamente tecnico-sportivo; la seconda viene rilasciata a norma dell'art. 143 del Regolamento del T. U. della legge di P. S. (art. 9, pag. 9, circ. del Ministero dell'Interno n. 16 del 15 febbraio 1951). La costruzione, la manutenzione, la gestione degli impianti sportivi sono costose; quindi le caratteristiche degli stessi debbono essere stabilite in base ad effettive esigenze locali, tenuto conto della disponibilit finanziaria e del futuro indispensabile equilibrio di gestione. Fissate le caratteristiche di un impianto e cio destinazione, numero e specie delle installazioni sportive, numero degli spettatori, ecc., la sua progettazione, ispirata a criteri di giusta economia, deve rispondere a precise norme regolamentari. Nei riguardi dell'omologazione valgono i regolamenti federali che, come lo sport, sono in continua evoluzione: necessario, quindi, attenersi alle loro edizioni aggiornate. Per quanto si riferisce all'agibilit, sono in vigore le Norme di sicurezza per la costruzione, l'esercizio e la vigilanza dei teatri, cinematografi ed altri locali di spettacolo in genere , emanate dal Ministero dell'interno, Direzione Generale dei Servizi Antincendi (C. M. n. 16 del 15 febbraio 1951). Inoltre occorre tener conto dei regolamenti comunali, delle eventuali di P. S., ecc. CENNI SULLA SCELTA DELLE AREE Gli impianti sportivi sono legati al terreno pi di qualsiasi altra costruzione; l'area ad essi destinata, quindi, deve essere scelta dopo un accurato esame che tenga conto delle sottoelencate esigenze. Ubicazione: gli impianti sportivi, specie se allo aperto, devono sorgere in localit sane, alberate, tranquille, non battute dai venti, relativamente lontane dall'abitato e dalle sue direttrici di espansione per evitare nel limite del possibile che, trovandosi in breve tempo circondati da edifici, perdano la caratteristica di zona verde voluta dalla moderna Urbanistica. Collegamento con l'abitato: la notevole massa di persone che si interessa alle manifestazioni sportive deve poter affluire agevolmente agli impianti, circolando in modo rapido e sicuro. Occorre, quindi, un'adeguata rete stradale che colleghi l'abitato ai parcheggi, situati ad opportuna distanza dagli impianti stessi, Di qui, a piedi e al di fuori del traffico motorizzato, gli spettatori debbono poter affluire agli ingressi, seguendo percorsi stabiliti in modo da non creare ingorghi nella circolazione. In ogni caso necessario evitare che accessi ed uscite sbocchino su strade di grande traffico. Ampiezza: nella scelta dell'area occorre tenere presenti, oltre alle dimensioni del particolare impianto, quelle delle strade, piazzali e parcheggi relativi. A titolo di orientamento, si riportano le seguenti misure d'ingombro, valevoli per terreni di forma e dimensioni regolari: Campi sportivi di media capienza per atletica leggera, calcio, ciclismo su pista: m 30000 circa, esclusi strade, piazzali, parcheggi. Palestre e Piscine: m 4000 circa, tutto compreso. Orientamento: forma e dimensioni del terreno debbono consentire un razionale orientamento dell'impianto; questo dipende dalle esigenze dello sport che si intende praticare e dalle condizioni ambientali;l'argomento, pertanto, sar trattato caso per caso. Configurazione e natura del terreno: per non aumentare il costo degli impianti bisogna evitare, nei limiti del possibile, i movimenti di terra. A volte pu convenire di scegliere aree non pianeggianti per ricavare, ad es., economicamente le gradinate. La natura del terreno, oltre all'importanza generica comune a tutti i problemi costruttivi, ha quella particolare che deriva dalla necessit di creare speciali manti superficiali, erbosi o in terra stabilizzata. Disponibilit di acqua, fognafognatura. energia elettrica: l'innaffiamento delle varie installazioni, gli impianti igienico-sanitari, le pulizie periodiche, ecc., impongono un notevole quantitativo di acqua a disposizione. L'eventuale allagamento dei campi sportivi, dovuto alle piogge, non permette l'effettuazione delle manifestazioni; occorre, quindi, sistemare opportunamente il terreno e costruire un'adeguata rete di drenaggi e canalizzazioni per eliminare l'acqua in eccesso. La necessit di smaltire un'ingente quantit di acque, bianche e nere, rende indispensabili fognature idonee nei pressi degli impianti: a volte pu convenire di ubicare gli impianti stessi vicino ai corsi d'acqua per usufruirne sia per il prelievo di quella occorrente, sia per lo smaltimento di quella in eccesso. L'energia elettrica occorre per l'illuminazione, il riscaldamento, il funzionamento di eventuali pompe, ecc. ELEMENTI PER LA PROGETTAPROGETTAZIONE La materia pu essere esposta parlando separatamente: delle varie parti che costituiscono gli impianti sportivi: degli impianti stessi, ciascuno in relazione alla attivit cui destinato. Si preferita la seconda maniera

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IMPIANTI SPORTIVI
GIUOCO DEL CALCIO
perch d subito il quadro completo di un impianto sportivo. Inoltre si ritenuto opportuno iniziare l'esposizione parlando del giuoco del calcio, i cui impianti sono, fra i pi grandi, quelli che si prestano meglio ad una schematizzazione completa della materia. GIUOCO DEL CALCIO Al giuoco dei calcio sovraintende la Federazione Italiana Giuoco Calcio (F.I.G.C.). La regolamentazione tecnica vigente in materia la seguente: F.I.G.C. - Commissione Impianti Sportivi Norme per la omologazione dei campi di giuoco edite all'inizio della stagione 1949-50. F.I.G.C. - Bollettino Ufficiale n. 1 del 15 luglio 1952 - pag. 16: disposizione del Consiglio Nazionale delle Leghe del 12-13 giugno 1952. Ministero Interni - Direzione Generale Servizi Anticendi - Norme di sicurezza per la costruzione, l'esercizio e la vigilanza dei teatri, cinematografi ed altri locali di spettacolo in genere - C. M. n. 16 del 15 febbraio 1951. La F.I.G.C. consiglia di fornire gli impianti di nuova costruzione di quanto possa risultare utile alla preparazione atletica dei giuocatori; si arriva cos ai campi di atletica leggera e calcio, che saranno esaminati in seguito. Qui si tratta degli impianti per il solo giuoco del calcio. AREA DEI GIUOCHI costituita dal campo di calcio (fig. 1), formato dal campo di giuoco propriamente detto e dal campo per destinazione . Campo di giuoco: deve essere: piano, rigorosamente rettangolare ed orizzontale, con tolleranza di una pendenza massima dello 0,5 % nella direzione di uno degli assi del campo (v. eliminazione dell'acqua in eccesso); delimitato da una segnatura perimetrale fatta generalmente con gesso in polvere o latte di calce della larghezza di cm 10 12; la misurazione va riferita al bordo esterno della segnatura stessa.

1.50 FIANCO

7.32

0.12

2.44

PROSPETTO

PIANTA

0.12 Fig. 1a - Particolare delle porte Gli spigoli dei pali debbono essere smussati.

1.50

Tenuto conto delle prescrizioni regolamentari, le dimensioni dei campi di giuoco, da adottare caso per caso in base alla situazione contingente ed in vista di eventuali passaggi di categoria, saranno comprese fra le seguenti: Sono sottolineate le misure in cui l/L 0,6, rapporto minimo prescritto dalla F.I.G.C. fra la larghezza e la lunghezza dei campi di nuova costruzione (rapp. max = 0,7). Il campo di giuoco dello StadioOlimpico di Roma di m 70 x 105 (l/L = 0,666), misure valevoli per incontri internazionali. Campo per destinazione: non altro che la zona di rispetto che deve essere realizzata tutto intorno al campo di giuoco: la sua larghezza minima di m 1,50 lungo le linee laterali e di m 2,50 dietro quelle di fondo. Tale zona deve avere la stessa natura del campo di giuoco e, come questo, essere priva di qualunque cosa possa danneggiare i giuocatori
Lega Nazionale Serie A m Lega Nazionale Serie B m Lega Nazionale Serie C m Lega Interrogionale Promozione Regionale I divisione IIa divisione e Ragazzi
a

(scorie, pietre affioranti, chiusini, cordoli, ecc.). Natura dei terreni di giuoco: manti superficiali: il terreno per il giuoco del calcio deve avere buona coesione. granulazione idonea, costituzione naturale che impedisca la formazione di polvere, porosit adeguata, colore riposante. giusto grado di elasticit, resistenza al logorio provocato dai giuocatori. La costituzione in profondit delterreno interessa soprattutto agli effetti del drenaggio; la resistenza e l'e

65 x 105 60 x 100 55 x 100 55 x 100 50 x 100 50 x 100 45 x 90

lasticit dipendono specialmente dallo strato superficiale. L'elasticit si migliora con l'impiego di adatti manti; ecco perch la F.I.G.C. suggerisce che i campi di calcio abbiano superficie possibilmente erbosa. In Italia, per le condizioni ambiente e per l'attuale deficienza del numero di campi che porta all'uso continuo di quelli esistenti, il problema dei manti erbosi di particolare delicatezza. La sua risoluzione dipende dal tipo di erba impiegato e 68 x 105 70 x 105 70 x 110 dalla ferti60 x 105 63 x 105 65 x 105 lit del ter60 x 100 60 x 105 reno. Circa 60 x 100 60 x 105 l'erba (Fig. 55 x 100 60 x 100 105 2), l'espe55 x 100 60 x 100 rienza inse54 x 90 gna che i

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soggetti migliori soro i pi rustici; fra questi le graminacee ed in particolare le agrostidi. Le graminacee sono di facile attecchimento, non hanno bisogno di eccessiva umidit n di terreni particolarmente fertili; si propagano in senso orizzontale, garantendo un buon tappeto erboso; per contro, sono a crescita relativamente lenta e, generalmente, di colore giallastro; consigliabile mescolarle con leguminose, di bel colore e di rapida crescita, ma pi delicate. La fertilit del terreno dipende dalla sua composizione chimica e costituzione fisica. Se quello in posto non ha i requisiti voluti, occorre formare uno strato superficiale adatto, mediante opportune miscele (v. drenaggio): nella formazione dei prati comuni basta, in genere, uno spessore di terreno di cm 20; per quelli dei campi di calcio, invece, occorrono almeno cm 30 perch le radici non invadano il drenaggio sottostante. L'impianto del prato si fa per talee per le graminacce ed a spaglio per le leguminose, prendendo preferibilmente semi nati sul posto perch, per gli altri, il necessario ambientamento ostacola la formazione di un buon manto. Per la concimazione si deve tener presente che i concimi azotati favoriscono la crescita delle graminacee i fosfati quella delle leguminose; nella formazione del prato bene favorire la crescita di queste ultime: in sede di manutenzione, invece, occorre curare lo sviluppo delle graminacee in quanto un eccesso di leguminose d un manto poco resistente e di difficile falciatura. La concimazione con stallatico da evitare; se mai, va fatta solo all'impianto del prato ed in profondit per evitare che sostanze organiche in superficie portino pericolose infezioni agii atleti. Quando non sia possibile ottenere un terreno idoneo, garantire un minimo di giornate di riposo al campo e disporre di una quantit sufficiente di acqua di innaffiamento, si consiglia di realizzare, invece dei manti erbosi, manti in terra stabilizzata (v. drenaggio).
A, graminacee (agrostide); B, leguminose (erba medica, trifoglio, lupinella). r, rizomi mediante i quali la pianta si espande invadendo sempre pi vaste estensioni di terreno; ra, radici con tubercoli contenenti il rizobio che permette alla pianta ed alle vicine di prosperare.

abolire il drenaggio e convogliare l'acqua di scorrimento superficiale insemplici canalette di, raccolta perimetrali. Il drenaggio che normalmente fino ad oggi stato ritenuto pi idoneo allo scopo quello a dreni paralleli, (fig. 3; v. anche campi di atletica leggera e calcio fig. 20) costituito da: uno strato superficiale nel quale l'acqua Filtra e si muove verticalmente: uno strato prosciugante intermedio nei quale l'acqua filtrata scorre nei dreni; no strato impermeabile sottostante. Si sa che il terreno sovrastante ai tubi perde la capacit di conservare l'acqua, acquistando quella di aerarsi e di consentire, perci, la vita dei semi e lo sviluppo delle radici; a loro volta i tubi, mantenendo nel loro interno una certa quantit di acqua, restituiscono al terreno superiore, per capillarit, l'umidit necessaria ad alimentare le radici stesse: la saracinesca di regolazione esalta le caratteristiche predette. Se il terreno in posto poco permeabile o poco fertile, comunque inadatto a formare lo strato superficiale, indispensabile crearne uno artificiale, costituito, p. es., dai seguenti materiali: silice granulare 70 % argilla 12 % calcare 6% humus 12 % La silice serve a dare porosit al terreno; l'argilla ed il calcare hanno funzione di legante e di coagulante; l'humus occorre per conservare l'umidit nel terreno stesso e, a mezzo dei suoi microrganismi, per elaborare la materia nutritiva dei manto erboso. Questo tipo di strato superficiale idoneo sia per i campi con manto erboso che per quelli in terra stabilizzata; l'humus indispensabile per i primi, pu convenire per i secondi. Naturalmente le percentuali date dovranno essere opportunamente variate di volta in volta, a seconda dei materiali a disposizione e delle condizioni ambiente, Il drenaggio non deve modificare la superficie del campo; l'acqua, invece, seguendo il percorso pi breve per giungere ai dreni, trascina con s particelle dello strato superficiale che, col tempo, si avvalla in corrispondenza dei

Eliminazione dell'acqua in eccesso; innaffiamento: l'acqua piovana non deve fermarsi sui campi, ma deve essere eliminata nel minor tempo possibile; in particolare, la F.I.G.C. stabilisce che almeno per le serie A e B, il terreno di giuoco abbia i requisiti necessari per riacquistare una normale efficienza entro mezz'ora dalla fine di una pioggia torrenziale. L'acqua d'infiltrazione si smaltisce rendendo molto permeabili i terreni e col drenaggio; quella di scorrimento superficiale mediante un'apposita rete di fognoli. Tali opere, che debbono assicurare lo smaltimento nel tempo stabilito della suddetta precipitazione a carattere eccezionale, risultano esuberanti per le normali piogge. tendendo a rendere arido il terreno. Inoltre, a meno di non ricorrere a quantitativi di acqua esorbitanti, annullano praticamente gli effetti dell'innaffiamento, necessario. in caso di insufficienza o mancanza di precipitazioni, a mantenere nel terreno il dovuto grado di umidit. Si pu ovviare all'inconveniente di opere esuberanti munendo lo scarico della rete di smaltimento di unasaracinesca di regolazione del deflusso dell'acqua dal campo. Per quanto esposto, si dovrebbe sempre costruire una rete regolabile di smaltimento delle acque; in pratica sar l'incidenza della spesa a far decidere, caso per caso, sulla convenienza o meno della costruzione della rete stessa; al limite, si potr

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dreni stessi. Per ovviare all'inconveniente occorre che l'acqua filtri uniformemente in tutti i punti del campo; ci si ottiene: aumentando il numero dei dreni e diminuendone la sezione; proteggendo ciascun dreno con tavelle, lastre, ecc. Si consigliano dreni; distanti fra loro da m 5 a m 10; di diametro variabile da cm 10 b) per l'azione di compressione dei tacchetti dei calciatori, il terreno di giuoco tende a costiparsi in modo sensibile, cos che viene eliminata la leggera pendenza superficiale del campo ed impedito l'assorbimento delle acque e la crescita dell'erba. c) i dreni dopo un breve periodo di tempo si intasano. ficie piana con pendenze trasversali dai centro verso le linee perimetrali, si deve rimettere in posto il terreno di risulta, miscelato con i correttivi del caso (sabbia silicea, argilla, humus, ecc.) mediante accurate zappature meccaniche, e sistemare la superficie con le pendenze previste (0,5 % max), impiegando un rullo di peso nonsuperiore ai q 3,50. Si deve procedere quindi all'erpicatura ed alla rastrellatura del terreno, all'eliminazione dei sassi e delle radici ed, infine, alla semina. Attorno al terreno cos sistemato occorre costruire un fosso di profondit superiore a quella del cassonetto, fosso che, riempito di ghiaia, servir alla raccolta delle acque ed al loro convogliamento nella fognatura esterna. Prima di rimettere il terreno di risulta nei cassonetto, opportuno disporre sul fondo, sistemato come sopra detto, uno strato di alcuni centimetri di ghiaia in natura e ci qualunque sia la qualit del terreno sottostante, cio permeabile o impermeabile (argilloso). Allo scorrimento superficiale si provvede dando al terreno di giuoco una pendenza non superiore allo 0,5 % nella direzione di uno degli assi del campo: generalmente la linea di colmo coincide con quella longitudinale. L'acqua di scorrimento viene eliminata mediante una canalizzazione con chiusini distanti da m 20 a m 30 l'uno dall'altro, sistemati oltre la zona di rispetto regolamentare e con tutti gli accorgimenti atti a non provocare danno ai giuocatori. Le acque di scorrimento superficiale e di drenaggio potranno confluire in un unico collettore, il cui scarico sar munito della saracinesca di cui si parlato. L'innaffiamento indispensabile sia per i manti erbosi che per quelli in terra stabilizzata. Si gi detto che il quantitativo d'acqua occorrente notevole; infatti, per ogni innaffiamento giornaliero, si calcola un fabbisogno di: 8 10 l/m per i manti in terra stabilizzata

1, 5 0 m i n. s 1, 5 0 m i n. L 2,50 min. 2,50 min. ALLO SCARICO

Fig. 3 - Pianta schematica di drenaggio a dreni paralleli, s, saracinesca di regolazione del deflusso dell'acqua del campo.

a cm 20; aventi pendenze, in relazione a! diametro, tali da impedire l'intasamento e la formazione di fIora; sistemati ad una profondit di circa cm 60, cio ai disotto dello strato interessato dalle radici e, in ogni caso, a quota inferiore a quella di possibile gelo del terreno: aventi una portata pari all' afflusso meteorico ridotto (riferito alla pioggia torrenziale citata), detratta l'acqua che si elimina per scorrimento superficiale e quella necessaria a dare al terreno la dovuta umidit. La creazione di un drenaggio del tipo descritto (v. fig. 20) pu causare seri inconvenienti perch: a) in corrispondenza dei dreni, oltre alla gi rilevata tendenza del terreno ad avvallarsi, si ha uno sviluppo della vegetazione migliore che nelle altre zone del prato il quale, pertanto, non risulta uniforme;

Tenuto conto che trascorso un certo numero di anni conviene rigenerare sia il terreno di giuoco, sia l'impianto del prato e che: la presenza del drenaggio impedisce la semplicit e rapidit delle relative operazioni perch le arature successive verrebbero a mescolare la ghiaia col terreno; i dreni intasati non possono rigenerarsi rimuovendo soltanto la parte di terreno che li interessa perch si creerebbero discontinuit ed avvallamenti nel tappeto erboso; si consiglia di attenersi a quanto segue (fig. 4). Determinata la natura del terreno e stabiliti gli opportuni accorgimenti per renderlo di medio impasto, tendente a sciolto, si deve procedere allo splateamento di tutta l'area del campo per una profondit di n 0,30 0,40, ammucchiando il terreno di risulta ai bordi dell'area stessa. Sistemato il cassonetto, costipandone il fondo con opportune rullature, in modo da ottenere una super-

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10 15 l/m per i manti erbosi. Considerando un campo di giuoco di m 70 x 105 pi il campo per destinazione minimo, aumentato di una striscia di cm 50 tutto intorno per tenere conto dello spazio occorrente ai chiusini ed alle prese d'acqua, si ha una superficie di m 8214 da innaffiare: occorrono quindi, in cifra tonda, per ogni innaffiamento: da 65000 a 82000 l per i manti in terra stabilizzata da 82000 a 123000 l per i manti erbosi. Qualora l'impianto idrico locale non garantisca tale quantitativo d'acqua, consigliabile rendersene indipendenti mediante la costruzione di pozzi idonei allo scopo; in ogni caso opportuno poter disporre di una vasca di riserva della capacit occorrente per un innaffiamento giornaliero. La rete di innaffiamento sar ad anello con bocche di presa del diametro di mm 20 22, uniformemente distribuite e distanti fra loro non pi di 35 10 m; l'acqua deve arrivare alle bocche con una pressione non inferiore alle 3,5 4 atmosfere (v. fig. 17). Recinzione: la F.I.G.C. stabilisce che il campo di calcio, dalla serie A alla Promozione, sia circoscritto da una rete metallica o da altro ostacolo, p. es., fossato, norma che pu a estendersi anche ai campi di l Divisione (fig. 5). Dalle prescrizioni della F.I.G.C. e del M. I. risultano le caratteristiche della rete, fra le quali l'altezza che, come per qualunque altro tipo di ostacolo, deve essere di almeno m 2,20, misurati dalla parte del pubblico; quindi, in caso di fossato, questo deve avere la profondit minima di m 2,20; si consiglia una larghezza superiore a m 2,00. La recinzione potr correre ai margini esterni del campo per destinazione, assumendo andamento rettilineo. Per motivi di visibilit da parte degli spettatori, non si consiglia tale andamento, al quale opportuno preferire quello curvilineo, oggi comunemente adottato. Infatti (v. fig. 5A) lo spettatore S1 situato, p. es., all'estremit di sinistra di una rete ad andamento rettilineo, non vede il corner all'estremit destra del campo di giuoco, perch la sua visuale disturbata dalla rete stessa e dallo spettatore che gli sta a fianco; lo stesso avviene, reciprocamente, per lo spettatore Sn all'estremit di destra. nei riguardi del corner alla sua sinistra. Un adatto andamento curvilineo elimina la seconda causa di disturbo e migliora l'intersezione visuale-rete (v. fig. 58); ovviamente, sostituendo la rete col fosso, si nelle migliori condizioni (v. fig. 5C). La curva descritta dallo spettatore generico in grado di vedere ugualmente bene, a parte la distanza, i due corner laterali si identifica praticamente con un arco di cerchio. Per L = m 110 e zona di rispetto di m 2,50 e m 1,50, si constatato che lo spettatore Sm, posto sull'asse trasversale del campo, vede ugualmente bene i due corner , purch sia alla distanza minima D = m 6,00 dalla

Campo di giuoco

1.50 min. Campo per destinazione 2.20

Zona per il pubblico

Segnatura laterale del campo di giuoco

PARTIC. A

Recinzione area dei giuochi 1.50 min. alla segnatura lat. del campo di giuoco Coperchio in ghisa o lamiera stampata

Manto superficiale in erba

Tubazione Mannesman Presa idrante Tubazione Mannesman Rubinetto di scarico

Ghiaia in natura Terra vegetale per impianto erboso PARTICOLARE A SEZIONE GENERICA

Profondit variabile Pozzetto alloggio idrante Tubo di scarico acqua residua Rinfianco laterizio collettore Collettore di raccolta 0.48 PARTICOLARE A SEZIONE SUL POZZETTO

Fig. 4 - Esempio di sistemazione del sottofondo in un campo di giuoco Lo smaltimento delle acque ottenuto senza ricorrere alla costruzione di una rete drenate.

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d1 d1 d1

s1
Tratto di intersezione visuale - rete d1 R

sn
L Recinzione d1

Una pianta di area dei giuochi peri il calcio tracciata in base a quanto sopra esposto quella riportata nella fig. 6. A Orientamento: l'area dei giuochi deve essere orientata in modo che le due squadre in campo siano nelle stesse migliori condizioni. La causa principale di disturbo rappresentata dal sole che, evidentemente, dovr trovarsi di fianco aigiuocatori durante le partite; poich queste si svolgono normalmente nel pomeriggio, l'asse maggiore del campo di calcio dovr risultare in direzione Nord-Sud. Empiricamente, si assume un orientamento intermedio fra quello Nord-Sud e quello Nord-Nord OvestSud Sud-Est (fig. 7). Volendo, si pu ricavare l'orientamento esatto procedendo in modo analogo a quello adottato per risolvere i problemi dell'insolazione; naturalmente, occorre tener conto che la posizione del sole varia continuamente durante le partite e che queste si svolD

6,00

sm
Punto di intersezione visuale - rete L + + Visuale all'installazione pi vicina +

sn B

2,00 min.

2,00 min. Fig. 5 - Recinzione dell'area dei giuochi

A, recinzione in rete metallica ad andamento rettilineo; B, recinzione in rete metallica ad andamento curvilieno; C, recinzione con fosso; d 1, d2 - larghezza campo per destinazione; R = raggio arco di cerchio S 1, Sm ,S n. Per d1 = m 1,50; L = m 110; si ha R = m 363,61.

r=387

3.00 N r=387 A B

Recinzione r=387 (1.50+0.50) Campo per destinazione

2.00

r=387 PARTICOLARE A

(2.50+0.50) Fig. 6 - Esempio di pianta di area dei giuochi per solo calcio

C Fig. 6 - Orientamento dell'area dei giuochi e distribuzione del pubblico intorno all'area stessa Tenuto conto dell'orientamento e del fattore spettacolare, i settori preferiti sono, nell'ordine, A, B, C, D.

Naturalmente D diminuisce col diminuire di L; per L = m 105, D = m 5,70; per L = m 100, D = m 5,45; consigliabile tuttavia assumere sempre

D = m 6,00 per assorbire l'errore derivante dall'avere sostituito con un arco di cerchio l'andamento teorico della recinzione.

gono in ore diverse nel corso della stagione agonistica. L'orientamento, per, non deve dipendere soltanto dalla posizione del

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sole; occorre tener conto della sua altezza per evitare ombre fastidiose e per decidere, in casi particolari, sulla possibilit di scostarsi o meno dall'orientamento teorico. Infatti, ad un campo convenientemente orientato, ma attraversato da zone d'ombra preferibile altro orientato meno bene, per senza ombre: se il terreno tale da non permettere l'adozione dell'orientamento calcolato, sar l'altezza del sole e la presenza di eventuali rilievi, alberi, ecc., a far decidere sull'opportunit o meno di realizzare l'impianto in quell'area. In caso di forti venti dominanti nella zona e quando non si possa ubicare l'impianto al riparo dagli stessi si pu prescindere dalla posizione del sole, disponendo l'asse longitudinale del campo normalmente alla direzione del vento di cui occorre diminuire gli effetti con l'impiego di appositi schermi (p. es. piantagioni di pini, pioppi, ecc., in pi file sfalsate). ZONA PER IL PUBBLICO compresa fra la recinzione dell'area dei giuochi e quella esterna dell'impianto. l cenni che seguono riguardano solo le principali avvertenze da seguire nell'applicazione delle Norme del M. I. Si deve tenere presente che lo studio della distribuzione e della circolazione del pubblico nella zona ad esso riservata, come quello della posizione degli accessi e delle uscite, della massima importanza agli effetti della razionalit di un impianto e del calcolo del tempo di sfollamento. Quest'ultimo deve risultare il minore possibile. Distribuzione del pubblico intorno al campo di calcio: il pubblico si distribuisce naturalmente nelle zone da cui pu vedere bene tutta l'area dei giuochi e dove meno disturbato dal sole. I posti migliori, e che si equivalgono dal punto di vista spettacolare, sono in corrispondenza dei lati lunghi; seguono quelli dietro le linee di fondo campo, anch'essi equivalenti. Tenuto conto pure della posizione del sole, il settore preferito, nel caso pi frequente di orientamento normale, quello rivolto ad Est perch consente al pubblico di avere il sole alle spalle: il peggiore quello dietro la linea di fondo rivolta a Sud (v. fig. 7). Il numero di spettatori far decidere se estendere o meno all'intero perimetro dell'area dei giuochi la zona destinata al pubblico. L'importanza dell'impianto e la disponibilit finanziaria consiglieranno se munirla o no di gradinate. Il numero di spettatori si calcola, nella fase di progettazione, in base al pubblico interessato e che quindi pu essere presente alle manifestazioni,tenuto conto che la vita di un impianto sportivo deve prevedersi di almeno alcuni decenni. Pubblico in piedi: se la zona per il pubblico pianeggiante, oltre alla terza fila di spettatori addossati alla rete non si ha pi una buona visibilit; quindi, per un campo di m 70 x 105, zona di rispetto di m 2 e m 3, rispettivamente lungo le segnature laterali e dietro le linee di fondo, recinzione ad andamento rettilineo estesa all'intero perimetro dell'area dei giuochi, si ha: N = 3 x 370/0,48 = 2310 spettatori, ove 370 lo sviluppo in metri della recinzione e 0,48 in metri la misura di ingombro laterale adottata perspet-

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PIANEROTTOLO ANTISTANTE DI LARGHEZZA ECCESSIVA 0.60 1.50 2.50 SEZIONE B Cordolo esterno pista ALZATA TROPPO ALTA 6.30 10.45

2.75 0.80

SEZIONE A

1.50

20.00

Dati secondo i quali stata costruita la curva

0.12 0.80 0.92

VISUALE A m 14 SUL CENTRO CAMPO

cordolo esterno pista

SEZIONE C

Fig. 8 - Sezioni di gradinate. A e B, si riferiscono al caso di impianto di atletica leggera e calcio; C, in alto, profilo della gradinata la curva di visibilit; in basso, sezione della stessa gradinata che mostra come venga adattato il profilo stesso per spettatori seduti.

Si possono aumentare le file di spettatori, facendo, la zona per il pubblico a piano inclinato o a gradonata; in quest'ultimo caso valgono gli stessi

criteri che si adottano per la progettazione delle gradinate. Gradinate: sono previste generalmente per spettatori seduti.

In ogni caso il problema fondamentale da risolvere quello della visibilit: cio porre tutti gli spettatori in condizione di vedere l'intero campo.

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Risolvere il problema della visibilit significa giungere alla definizione, in pianta e sezione, di una forma razionale di gradinata. Ovviamente il pubblico dei primo gradone il pi basso ed il pi vicino al campo quello in peggiori condizioni; quindi necessario mettere ciascuno spettatore di questo gradone in condizioni di vedere tutta la segnatura laterale dei campo stesso. Il problema gi stato implicitamente trattato parlando della recinzione dell'area dei giuochi; basta, pertanto, che il primo gradone sia parallelo ed a conveniente distanza dalla recinzione stessa. evidente che gli spettatori dei gradoni successivi, aumentando la distanza dalla segnatura laterale, vedranno sempre meglio tutti i punti del campo; naturalmente, occorre studiare una sezione delle gradinate tale che il pubblico di un gradone non ostacoli la visibilit di quello retrostante. Il profilo delle gradinate dovrebbe essere ricavato in base alla curva di visibilit relativa alla sezione pi sfavorita (fig. 8); ci comporta, per, difficolt costruttive non sempre compensate dal risultato pratico; occorre, inoltre, considerare che non si nelle stesse condizioni di un comune locale di spettacolo e che, anche nelle migliori condizioni di visibilit, non si pu impedire che il pubblico si muova o ti alzi trascinato dall'entusiasmo.

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COPERTURA INCLINATA VERSO L'ALTO COPERTURA ORIZZONTALE ANDAMENTO DELLA COPERTURA CORRISPONDEMTE ALLA VISUALE A m 14 SUL CENTRO CAMPO 2.10-2.20 COPERTURA INCLINATA VERSO IL BASSO in questo caso non consente di vedere alla quota di m 14 sul centro del campo

11.85 0.80

cordolo esterno pista

1.50

21.60

Fig. 8 bis - Sezione di gradinata coperta

Pu convenire, quindi, di progettare gradoni di altezza costante, controllando la visibilit di ogni fila di spettatori fungo la sezione pi sfavorita. Per poter realizzare il voluto numero di gradoni senza arrivare ad eccessive altezze degli stessi e senza allontanare troppo la gradinata dal campo occorre partire da terra (v. fig. 8 sez. A); anzi, negli impianti di grande capienza, il primo gradone pu essere addirittura sotto il livello del campo stesso (v. fig. 8 sez. C). Cos facendo, per contro, si possono avere alzate dei primi gradoni troppo piccole: si ovvia facilmente all'inconveniente (v. fig. 8 sez. C, rampa bassa), ma la soluzione costosa;inoltre, gli spettatori pi bassi hanno la visibilit molto disturbata dalla recinzione, vedono male i giuocatori che risultano proiettati sulla massa di pubblico dirimpetto, non hanno la sensazione della profondit del campo. Sostituendo le comuni recinzioni con un fosso si supera il primo inconveniente; il secondo non esiste in caso di spettatori su un solo lato del campo: il terzo non eliminabile. Si tende, quindi, a sopraelevare il

primo gradone sul livello del terreno; questa soluzione costringe ad allontanare eccessivamente la gradinata dal campo: infatti, a parit di distanza di una gradinata bassa dai campo stesso, quella alta ha gi il secondo gradone di un'alzata proibitiva, oltre cm 60 (v. fig. 8 sez. B). Tale soluzione stata adottata in passato perch i progettisti si sono ispirati alle tribune degli ippodromi, impianti nati prima dei campi sportivi modernamente intesi. Negli ippodromi la soluzione giustificata dalle dimensioni dell'impianto e dalle particolari modalit di svolgimento delle manifestazioni che, fra l'altro, impongono l'esistenza di un ampio parterre fra tribuna e pista. Nei campi di calcio, come in tutti gli impianti sportivi in genere, evidente che allontanando il pubblico dall'area dei giuochi possibile. realizzare tribune di questo tipo; ma tale allontanamento dannoso perch: impedisce o limita la possibilit di seguire ed apprezzare lazionedell'atleta;

crea il parterre fra tribuna e recinzione che non ha scopo ed antieconomico, traducendosi in uno spreco di area (si pu obiettare che pu essere utilizzato per spettatori in piedi, ma (a soluzione non razionale); porta all'esecuzione di un'opera di cubatura, quindi di costo, maggiore della semplice gradinata: (anche qui si pu obiettare che !a cubatura in parola pu essere razionalmente utilizzata, ma di ci si parler trattando dei servizi). Inoltre, tali tribune vengono ancora generalmente progettate con un ampio pianerottolo antistante, al quale si accede per mezzo di scale laterali e dal quale si sale ai gradoni: a volte il pianerottolo minuto anche di scalette frontali per il deflusso del pubblico attraverso il parterre . L'esperienza insegna che parte degli spettatori riesce sempre a rimanere in piedi sulle scalette e, specialmente, sul pianerottolo che costituisce una comoda balconata sul campo; ne deriva che parte del pubblico seduto deve alzarsi per poter vedere qualcosa, anche se i gradoni sono stati ricavati secondo la curva di visibilit; inutile

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quindi avere previsto posti a sedere che non possono essere utilizzati. Si arriva cos a soluzioni di tipo misto (v. fig. 8 sez. C). L'esperienza, inoltre, dimostra che il pubblico si distribuisce sulle gradinate occupando prima la zona centrale, quindi le successive, allargandosi fino a riempire tutti i gradoni (fig. 9A). Da ci deriva che facendo accedere gli spettatori dal basso, questi, per portarsi ai posti liberi, dovranno superare quelli gi occupati, con notevole disturbo del pubblico seduto; n vale obiettare che ai gradoni si accede attraverso apposite scalette, in quanto anche queste, non essendo nettamente separabili dai gradoni stessi, finiscono per servire da sedile. L'accesso e la circolazione del pubblico sulle gradinate devono, quindi, avvenire dall'alto (v. fig. 9B, 9C, 9D); si ha la cosidetta circolazione a pioggia , cio accesso e distribuzione dall'alto, uscita dal basso; naturale che tali tipo di circolazione sia un po' teorico, perch gli spettatori pi vicini al pianerottolo superiore preferiranno risalire qualche gradone ed uscire dalle scale di accesso piuttosto che scendere tutta la gradinata, specie se di una certa ampiezza; quindi, particolarmente negli impianti di grande capienza; gli accessi potranno trovarsi a 2/3 dellaltezza delle gradinate; con ci si tiene anche conto del fatto che non sempre tali impianti sono completamente pieni. Dallo studio della distribuzione del pubblico sui gradoni derivata la forma di gradinate a crescent (fig. 10): qui sorge un altro problema: conviene realizzare il crescent col sole alle spalle, cio dove sono i posti migliori ma pi costosi, o di fronte, dove accede pi pubblico perch i posti sono pi economici ? Le Norme del M. I. consentono una rampa continua anche di 20 gradoni; ci comporta scalette di smistamento di almeno 40 gradini che possono risultare pericolose. Si consiglia di non superare, in pratica, i 10 gradoni ed una pendenza della rampa di circa 30. Un gradone razionale dovrebbe avere la pedata di cm 80 - 90; tale misura, mentre contiene la larghezza della gradinata in limiti ragionevoli, consente agli spettatori di sedere senza essere eccessivamente disturbati; inoltre, rende abbastanza agevole lo smistarnento del pubblico lungo i gradoni stessi. In caso si preveda l'uso della gradinata per pubblico sia seduto che in piedi, la larghezza consigliata permette di adibire ogni gradone ad una fila di spettatori seduti, oppure a due di spettatori in piedi. Sulle gradinate si debbono prevedere opportuni frangifolla per evitare incidenti. Se si ha il primo gradone che parte da terra, la sua distanza dalla rete si aggirer sui m 1,20 1,50; ci, mentre diminuisce il disturbo che talerecinzione da alla visibilit, evita che qualche spettatore in piedi si addossi alla rete, disturbando quelli seduti retrostanti. In caso di fosso, il gradone dister dal parapetto quanto necessarioperch si possano poggiare comodamente i piedi in terra. Se si vuole che il primo ripiano consenta anche uno smistamento del pubblico davanti al primo gradone, il ripiano stesso potr essere allargato fino a m 1,00 1.20. La copertura delle gradinate incide notevolmente sul costo delle gradinate stesse, quasi raddoppiandolo, grosso modo; la sua realzzazione va decisa, quindi, in base ad una effettiva necessit. In genere si adotta uno sbalzo incli-

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GIUOCO DEL CALCIO

RECINZIONE AREA DEI GIUOCHI A DALL'INGRESSO 1/2 d Dmax=20.00

RECINZIONE AREA DEI GIUOCHI

ASSE TRASVERSALE DEL CAMPO

ALL'USCITA B

DALL'INGRESSO

1/2 d

Dmax=20.00

RECINZIONE AREA DEI GIUOCHI

ASSE TRASVERSALE DEL CAMPO

ALL'USCITA

DALL'INGRESSO 1/2 d Dmax=20.00 1/2 d

RECINZIONE AREA DEI GIUOCHI

ASSE TRASVERSALE DEL CAMPO

ALL'USCITA

Fig. - Gradinata A, distribuzione naturale del pubblico sulle gradinate; B, piante di gradinate in base alla distribuzione naturale del pubblico; C, gradinate semplici, D, gradinate con la zona centrale riservata alle autorit, ecc. Non conveniente costruire scalette di smistamento del pubblico in corrispondenza dell'asse trasversale del campo, perch in tal modo si eliminano i posti migliori dal punto di vista spettacolare.

Per progettare un andamento corretto dello sbalzo occorre tenere presente che esso legato all'altezza libera (m 2,10 2,20) necessaria sul

pianerottolo superiore al passaggio degli spettatori, all'altezza mediadall'ochio dello spettatore in piedi che sosta sul pianerottolo stesse, alla vi-

suale da detto occhio alla quota di m 14 circa sul centro campo. evidente che, variando le dimensioni dell'impianto e l'altezza dellagra-

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dinata, lo sbalzo potr essere inclinato in basso: sorge in questo caso il problema non facilmente risolvibile della eliminazione dell'acqua piovana; perci e per ragioni statiche si ricorre in genere allo sbalzo inclinato verso l'alto dotandolo, se necessario, d una veletta antistante. Uno sbalzo di lunghezza uguale a quello della gradinata pu nonproteggere un certo numero di gradoni bassi in caso di pioggia evento; in genere, per non aumentare le difficolt di realizzazione, non se ne tiene conto. Concludendo, non possibile consigliare un tipo di gradinata ottimo per tutti i casi: si tratta di un problema costruttivo, quindi va scelta la soluzione pi vantaggiosa nel casoparticolare: p. es., per piccoli impianti con gradinate di pochi gradoni (4 6) si pu accettare anche l'accesso dal basso, quando l'impongano ragioni di spazio e di economia. SERVIZI l loro requisiti funzionati ed igienici sono fissati dalla F.I.G.C. e dalle Norme del M. I. Servizi per i giuocatori: sono costituiti essenzialmente dagli spogliatoi; questi possono essere situati: sotto le gradinate in edificio isolato. Comunque, devono essere bene separati dalla zona riservata al pubblico, in modo da impedire qualsiasi contatto del pubblico stesso con l'arbitro e con i giuocatori. Nel primo caso le gradinate devono avere dimensioni tali da poter contenere spogliatoi razionali percubatura, aerazione, illuminazione e da rendere possibile una netta separazione fra gli spogliatoi stessi ed i passaggi ed i locali destinati agli spettatori; nel secondo caso occorre riservare allo scopo un'area adeguata, protetta da un ostacolo dell'altezza minima di m 2,20 misurati dalla parte del pubblico (v. fig. 18). Gli spogliatoi devono essere costituiti da almeno un locale per ciascuna squadra e da un locale per l'arbitro ed i guardialinee, nettamente separati fra loro (figg. 11A e 11B). La comunicazione di ciascun locale con l'esterno non deve avveniredirettamente, ma attraverso un vano di ingresso. A ciascun locale deve essere annesso, in diretta comunicazione, un ambiente destinato ai servizi igienicosanitari.

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trine debbano essere precedute daantilatrine dove possono installarsi gliorinatoi: tutti i vani debbono essere illuminati ed aerati direttamente. Si consiglia di non costruire spogliatoi con i servizi in comune, anche nei casi ammessi dalla F.I.G.C. Circa i massaggi, questi non debbono essere fatti negli spogliatoi perch le emanazioni delle sostanze usate allo scopo disturbano coloro che vi sostano; si deve prevedere al riguardo. quando occorra, un'apposita stanza bene arieggiata ed in diretta comunicazione con lo spogliatoio di ciascuna squadra. Il pronto soccorso, se previsto, deve essere facilmente accessibile anche dall'esterno. Nei grandi impianti, agli spogliatoi possono essere annessi anche magazzini, lavanderia e stireria ad uso dei giuocatori. Il collegamento spogliatoi-campo

ACCESSO USCITA

Fig. 10 - Stadio per atletica leggera e calcio con gradinate a forma "Crescent" A, pianta; B, trasversale.

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GIUOCO DEL CALCIO
Servizi igienico sanitari docce lavapiedi vasca dist. lavabi W.C. orinatoi Servizi igienico sanitari doccia lavabo W.C. orinatoio Servizi igienico sanitari docce lavapiedi vasca dist. lavabi W.C. orinatoi

Massaggi

Spogliatoio squadra

Spogliatoio arbitro e guardialinee

Spogliatoio squadra

Massaggi

Pronto soccorso

Vano d'ingresso

Magazzino lavanderia, ecc.

Arbitro e guardialinee mq. 8

Spogliatoio circa mq. 20

Ingresso

Spogliatoio circa mq. 20

ARBITRO E GUADIALINEE SQUADRA A . . . . . . . . . . . . . . . . SQUADRA B Fig. 11 - Spogliatoi per il giuoco del calcio A, schema distributivo generale; B, pianta schematica di spogliatoio minimo

La soluzione che conviene adottare, se possibile, quella di ricavare gli spogliatoi nell'area meno pregiata a Nord, situata dietro la linea di fondo. La protezione di detta zona data dalla stessa recinzione dell'area dei giuochi e la separazione dell'arbitro e dei giuocatori dal pubblico ottenuta con la notevole distanza che intercorre fra spogliatoi, percorso spogliatoi campo e spettatori. Con tale soluzione possono essere costruite gradinate basse, quindi poco costose. Un altro vantaggio dato dalla possibilit di ottenere l'accesso dei

giuocatori direttamente dall'esterno e lontano dagli ingressi per il pubblico. Servizi per il pubblico: sono costituiti essenzialmente dagli impianti igienico-sanitari e dal pronto soccorso, prescritti dalle Norme del M. I. che ne fissano numero, ubicaziorne, ecc. opportuno munire gli ingressi dei locali destinati ai servizi igienicosanitari di adatti schermi che impediscono di vederne l'interno. Nei grandi impianti vengono previsti bar, locali di rappresentanza, servizi postali, telefonici, ecc.; neipic-

coli, basta un ,bar, o solo un posto di ristoro. Le biglietterie dei grandi impianti bene siano ubicate lungo le linee di affluenza agli impianti stessi, a distanza tale da non creare ingorghi nella circolazione (figg. 13A e B). Servizi vari: ogni impianto sportivo deve avere magazzini o tettoie sufficienti a contenere l'attrezzatura mobile e quarto occorra alla manutenzione del campo. Non bisogna dimenticare. inoltre, i locali per le caldaie, il deposito del combustibile, il comando degli im-

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GIUOCO DEL CALCIO
pianti elettrici ed idraulici che, in taluni casi, assumono il carattere di vere e proprie centrali. Infine, negli impianti sportivi di una certa importanza, ed adeguatamente all'importanza stessa, occorre prevedere cabine telefoniche, cabine radio, sale di scrittura, posti idonei sulle gradinate per porre giornalisti e radiocronisti in condizione di assolvere nel modo migliore il loro compito. Come per la Stampa, altri posti riservati debbono essere messi a disposizione delle Autorit e degli invitati; per tali posti debbono prevedersi accessi e servizi separati da quelli del pubblico. RECINZIONE ESTERNA DELL'IMPIANTO vero che lo scopo che spinge a costruire i muri in parola quello di realizzare un diaframma impenetrabile agli sguardi di coloro che sostanoall'esterno dell'impianto ed insuperabile per chi intendesse entrarvi senza biglietto; ma, se pure tale diaframma efficace, anche costosissimo: inoltre, nel caso di gradinate, anche basse, inutile, perch queste, situate fra il campo e la recinzione esterna, impediscono di vedere il campo stesso. In base alle considerazioni esposte e ad altre di minor rilievo, il C.O.N.I. ha condotto da parecchi anni studi ed esperienze, concludendo che la migliore recinzione esterna quella in rete metallica e filo spinato con rampicanti, siepi, piante cespugliose che annullano praticamente la visibilit ed abbelliscono la recinzione stessa. Al massimo, ove sia opportuno,

Ha lo scopo di non consentire a chi non ne ha diritto l'accesso all'impianto. La F.I.G.C. stabilisce che debba essere costituita da un muro dell'altezza minima di m 3, misurati dal piano del terreno esterno adiacente. Per ragioni estetiche e per dare ai campi sportivi il carattere. di zona verde , bene che la recinzione esterna non sia il solito muro pieno e continuo, generalmente progettato. A prescindere da qualsiasi considerazione di carattere funzionale, estetico od urbanistico, il problema della recinzione esterna ha un importante contenuto economico perch il muro pieno comporta una spesa notevole che incide tanto pi su quella totale quanto pi l'impianto modesto.

A L L O

S T A D I O

GRUPPO BIGLIETTERIE

Pubblico gi munito di di biglietto

GRUPPO BIGLIETTERIE

2.20 3.00 LAMIERA RECINZIONE 0.60

0.40

GIOCATORI B

B' PUBBLICO 2.50 0.80

A'

Fig. 12 - Passaggio protetto per i giuocatori A, vista assonometrica; B, schema del funzionamento delle due porte

B
Fig. 13 - Biglietterie. A, schema di flusso; B, pianta schematica di un gruppo di biglietterie

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ATLETICA LEGGERA
AFFLUENZA E SMISTAMENTO DEL PUBBLICO Il pubblico deve affluire agevolmente all'impianto, come stato accennato parlando del collegamento fra l'abitato e gli impianti sportivi in generale. Qui si pu aggiungere che lungo i percorsi dai parcheggi agli ingressi gli spettatori potranno trovare le biglietterie, ubicate come gi detto. Inoltre, nella zona destinata al pubblico, gli spettatori debbono poter circolare per smistarsi razionalmente fino ai posti ai quali hanno diritto. ATLETICA LEGGERA L'atletica leggera, alla quale sovraintende la Federazione Italiana di Atletica Leggera (F.I.D.A.L.), comprende: corsa campestre; corsa e marcia su strada; corsa, marcia, salti e lanci su pista. Queste ultime specialit sono quelle che interessano il tecnico, in quanto si svolgono su installazioni la cui progettazione, costruzione e manutenzione richiedono particolare competenza. La regolamentazione tecnica la seguente: F.I.D.A.L. - Impianti di un campo di atletica leggera - ediz. 1949; F.I.D.A.L. - Regolamento tecnico per le gare di atletica - ediz. 1955; F.I.D.A.L. - Comunicato n. 34 del 22 maggio 1957 - Variazioni ed aggiunte al Regolamento tecnico ediz. 1955 disposte dalla I.A.A.F. (Committee the Rules and Records 3-4 dicembre 1956 - Melbourne); F.I.D.A.L. - Comunicato n. 152 del 27 giugno 1959 - Norme per le gare di salto; Ministero Interni - Direz. Gen. Serv. Antincendi - Norme di sicurezza per la costruzione, l'esercizio e la vigilanza dei teatri, cinematografi ed altri locali
CORSIA Segnatura 0.30

0.30+s A s A

R N

110

Linea immaginaria lungo la quale si misura lo sviluppo della pista.

0.05 1.22

R r 0.10 0.05
livello del terreno adiacente alla pista

CORDOLO INTERNO

I STRATO II STRATO MANTO SUPERIORE 0.05 7.57 pista a 6 corsie 7.67 Fig.14 - Pista podistica 0.05

R = r + s + 0,30 = raggio rispetto alla linea immaginaria lungo la quale si misura lo sviluppo sviluppo della pista; S = m 400 = 2 R+ 2 L = pista tipo; s, spessore del cordolo interno (max cm 5).

di spettacolo in genere - C. M. n. 16 del 15 febbraio 1951. AREA DEI GIUOCHI costituita dal campo di atletica leggera; questo formato da un insieme di installazioni - pista e pedane per salti e lanci - completo dei prescritti servizi. Pista atletica: serve per l'allenamento e lo svolgimento delle gare di corsa e marcia (fig. 14).

costituita da due diritture e due curve a tutto sesto (v. Impianti di un campo di atletica leggera - pag. 15: Regolamento tecnico - pag. 36). Si richiama l'attenzione su quanto segue: il verso della corsa e della marcia stabilito tenendo a sinistra il cordolo interno della pista; cio contrario al verso delle lancette dell'orologio: la larghezza delle corsie in cui la pista viene suddivisa parallelamente al suo asse longitudinale, mediante strisce bianche targhe cm 5, di m 1,22.

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ATLETICA LEGGERA
La striscia bianca alla destra di ciascuno corsia, nei verso della corsa, pu essere inclusa nella misurazione della larghezza della corsia stessa; quindi, una pista a 6 corsie, p. es., potr essere larga m 7,32 (1,22 x 6), oppure m 7,57 (1,22 x 6 + 0,05 x 5). Si pu avere il rettilineo, per le corse fino ai m 110 con ostacoli, con un numero di corsie differente da quello del resto della pista; per esempio, per motivi organizzativi, le piste a 4 corsie si realizzano anche con rettilineo a 6. La pista delimitata da due cordoli. Su quello esterno non esistono prescrizioni; per ragioni estetiche e costruttive si fa generalmente come quello interno. Questo, che serve anche a delimitare il percorsi dell'atleta che corre in prima corsia, deve avere un'altezza di cm 5 rispetto all'adiacente livello della pista ed una larghezza di non pi di cm 5. l cordoli possono essere di pietra naturale o artificiale, mattoni, legno, ecc., ma sempre a spigoli arrotondati per evitare danno agli atleti. La faccia del cordolo interno rivolta verso la pista viene comunemente detta corda . Lo sviluppo della pista si misura lungo una linea immaginaria parallela alla corda e distante da essa cm 30. che rappresenta il percorso dell'atleta che corre in prima corsia. Per i primati di marcia lo sviluppo della pista deve essere compreso fra un minimo di m 350 ed un massimo di m 5000; la lunghezza di ciascuna delle due diritture fra un minimo di m 80 ed un massimo di m 120; quest'ultima norma, contenuta nel Regolamento internazionale, appare illogica e si ritiene opportuno che di essa non si tenga conto nella progettazione, tanto pi che sembra debba essere soppressa. Una pista dello sviluppo Sp = m 350 e lunghezza della dirittura Lp 80, ha un raggio delle curve Rp = m 30,24; con Sp = m 500 ed Lp = m 120, si ha Rp = m 41,38. Rp = m 30,24 pu essere ammesso per la marcia; inadatto per le corse, per le quali il raggio minimo razionale di m 38; in casi eccezionali, pu essere accettato anche un raggio minore, comunque non inferiore a m 35. Per motivi di carattere tecnicosportivo ed organizzativo Sp deve essere un numero intero esattamente definito, p. es., m 350, 400, 450, 500. Il valore di Sp comunemente adottato quello di m 400; per Sp = m 400 ed Rp = m 38, si ha Lp m 80,62. Le piste atletiche, come le pedane per i salti e per il lancio del giavellotto, sono installazioni in terra stabilizzata; allargomento si gi accennato parlando dei campi di calcio. Nei terreni di giuoco con manto erboso le doti di elasticit e compattezza chiede avere il terreno stesso sono in parte assicurate dal prato e dal suo apparato radicale; in quelli in terra stabilizzata. invece, dipendono totalmente dalla scelta dei materiali e dall'esecuzione dei lavori. Il problema della costituzione di tali manti si presenta in modo alquanto diverso, a seconda si tratti di campi di calcio, piste atletiche o pedane; infatti, i giuocatori e gli atleti - sottoponendo il terreno a sforzi diversi di compressione e taglio rendono necessaria una diversa costituzione del terreno stesso. Nei campi di calcio basta dare al terreno caratteristiche artificiali il pi possibile simili a quelle naturali dei manti erbosi; nelle piste e pedane necessario rendere minime le inevitabili deformazioni del terreno causate dall'azione degli atleti, affinch gli stessi possano dare il massimo rendimento. Allo scopo occorre un manto superficiale idoneo ed un sottofondo elastico e regolare, non soggetto a refluimenti, capace di conservare il dovuto grado

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ATLETICA LEGGERA
1.00 11.00 Fossa di arrivo

1.22

1.30

4.00

Asse di battuta per gare nazionali e internazionali 17.00 Fig. 15a - Pedana per i salti A, pianta salto triplo.

A
rie, necessario sospendere il lavoro, in attesa che l'assestamento naturale delle scorie stesse completi quelloottenuto con la rullatura. La costipazione delle scorie provocata con la sola rullatura d luogo a seri inconvenienti, perch il rullo ne comprime fortemente lo strato superficiale che tende a fare crosta ; dopo qualche tempo, per azione delle bagnature, delle piogge ed a causa della normale distensione delle scorie stesse, la crosta si allenta dando luogo acedimenti. L'eliminazione di tali cedimenti, come quello delle impurit e delle scorie aride che vengono in superficie, facile prima dello stendimento del manto; dopo, d luogo a rappezzature spesso visibili, comunque sempre avvertite dall'atleta. La necessit di sospendere il lavoro prima di procedere all'assestamento definitivo delle scorie tanto pi sentita, quanto pi le scorie stesse sono mediocri come qualit ed uniformit; la scoria di qualit migliore quella proveniente dalle officine di produzione del gas (distillazione del carbon fossile). Sulle scorie cos sistemate si stende, sempre col procedimento descritto, il manto superiore che si pu considerare formato da due strati: quello a contatto con le scorie serve di collegamento fra le scorie stesse e lo strato superficiale. Completata la pista si procede alla sua colorazione con apposita terra rossa, alta segnatura delle corsie (strisce in latte di calce, o materia pla-

Per quanto esposto ovvio concludere che la costruzione delle piste cosa molto delicata che bene affidare a ditte specializzate; tuttavia opportuno dare qualche cenno al riguardo. Eseguito lo scavo che deve contenere i materiali di cui formata la pista, si procede al livellamento ed al consolidamento del sottosuolo per mezzo di un'adeguata rullatura; se necessario, cio quando il terreno di posa eccessivamente argilloso, si eseguisce un adatto sottofondo di ghiaia in natura. Si deve provvedere anche al diserbamento del terreno sia a mano, sia con l'impiego di adatti erbicidi. Sul terreno cos preparato, si dispone: anzitutto un primo strato dello spessore di circa cm 12 di scorie di carbone della pezzatura massima di cm 5; poi un secondo strato dello spessore di circa cm 3 della stessa qualit di scorie, ma della pezzatura massima di cm 1,5; infine, un manto superiore di spessore variabile a seconda dei materiali impiegati (terre speciali, mattoni macinati, pozzolana, ecc.); come dato orientativo, si pu assumere quello di cm 3, finito, cio rullato. La pezzatura riportata soltanto indicativa, perch la natura della scoria ed il tipo di vaglio usato (a mano, vibratore. a griglia, a lamiera forata) influiscono sul risultato della vagliatura; , da notare che non conviene

impiegare come scoria fina solo quella di frantumazione, perch troppo arida; occorre aggiungervialmeno il 30 % di scoria naturalmente, fina che pi grassa. Il materiale suddetto va posto in opera a strati successivi; ogni strato deve essere abbondantemente bagnato e, dopo un'ora almeno dalla bagnatura, convenientemente rullato con rullo di q 1 1,5; prima di disporre su ogni strato quello superiore, la sua superficie deve essere raschiata in modo che gli strati successivi aderiscano perfettamente e non si verifichino scorrimenti. Ultimato lo stendimento delle sco0.05

15.00 consigliabile m 18 Fossa minima regolamentare 4.00

4.00

7.40 Fossa ampliata 5.00 Fig. 15b - Pedane per i salti Salto in alto: B, con fossa regolamentare: C, con fosse ampliata. 4.00

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ATLETICA LEGGERA
stica), alla messa in posto delle piastrine indicatrici. Il tipo di pista illustrato quello che finora ha dato i migliori risultati, ma anche il pi costoso, comportandol'impiego di terre speciali per la formazione del manto e la sua colorazione. Adottando materiali locali possono essere realizzati altri manti; per ogni tipo per si dovranno fissare, in base ad esperienze, gli spessori degli strati di scorie. da rilevare che non si mai parlato di drenaggio; infatti, le piste vengono adoperate principalmente dalla primavera all'autunno, periodo in cui in genere l'acqua difetta; quindi, per tenere insieme i materiali di cui le piste stesse sono formate, indispensabile ricorrere all'innaffiamento; questo deve servire anche a riempire i vuoti fra re scorie e la ghiaia in natura; la normale funzione dei vuoti stessi, dal punto di vista idraulico, di serbatoio di umidit. A questo punto indispensabile mettere in evidenza la necessit di porre in opera i cordoli a perfetto livello, e cos i vari strati della pista, allo scopo di ottenere per tutta la sua superficie uniformit di permeabilit e di rendimento. Si osserva che il manto superiore, per la sua costituzione, lascia passare solo un determinato volume d'acqua di filtrazione, volume pari all'incirca a quello dei vuoti citati; quindi, in caso di pioggia, il sottofondo avr naturalmente, per quel volume, una funzione drenante. L'acqua comunque non assorbita si elimina per scorrimento superficiale attraverso tagli praticati, ogni m 1,50 in media, nel cordolo interno della pista; allo scopo ammessa una pendenza massima trasversale del manto dell'1 %. Pedane per i salti: servono per l'allenamento e lo svolgimento delle gare di salto in alto, in lungo, triplo, con l'asta (fig. 15 a, b, c, d). Sono costituite da: una pista di rincorsa una fossa d'arrivo di forma e dimensioni appropriata a ciascun tipo di salto (v. Regolamento tecnico - pag. 53). La battuta, nei salti in lungo e triplo, si effettua su di un asse di battuta di legno, posto a conveniente distanza dalla fossa d'arrivo. Il salto con l'asta si effettua con l'aiuto di una cassetta di appoggio per l'asta di legno, rivestita in parte di lamiera, posta a contatto col bordo della fossa d'arrivo. Nessun accorgimento previsto per il salto in alto. La fossa d'arrivo non ha dimensioni stabilite a priori; per sono deducibili dalle prescrizioni regolamentari. In particolare la F.I.D.A.L. - stabilisce le seguenti lunghezze minime delle piste di rincorsa: m 40, salto in lungo, triplo e con l'asta m 15, salto in alto (raggio della pedana); - prescrive di portare, dove possibile, le lunghezze minime stesse a: m 45 nei salti in lungo, triplo, conl'asta m 18 nei salti in alto (raggio dellapedana); - consente di abbinare: salto in lungo e salto con l'asta salto triplo e salto in lungo; - adotta le seguenti distanze fra linea di battuta ed inizio della fossa: m 11 nel salto triplo (per le garenazionali ed internazionali m 12) m 4 nel salto in lungo maschile m 2 nel salto in lungo femminile; - prevede come dimensioni minime della fossa di arrivo: salto in lungo: m 4 (larghezza) x 5 (lunghezza) salto triplo: m 4 x 6 salto con l'asta: m 5 x 5 salto in alto: m 4 x 4. Si osserva:

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IMPIANTI SPORTIVI
ATLETICA LEGGERA
4.00 Linea di battuta Fossa di arrivo

1.30 min.

Asse di battuta

1.22

4.00

D
F

9.00 min.

0.50+1.00

Sabbia Manto superiore II Strato I Strato 0.20 Drenaggio Sommit cordolo Piano pista 0.10 Altezza variabile

Terreno preparato

F
Fig. 15c - Pedane per i salti Salto in lungo; D, pianta; E, sezione longitudinale; F, particolare asse di battuta. 5.00

1.30 min.

Cassetta d'appoggio per l'asta

5.00

Sabbia Drenaggio

0.50+1.00 Altezza variabile

1.00 0.60 0.15 0.80 Fig. 15d - Pedana per i salti Salto con l'asta, pianta; H, sezione longitudinale; I, particolare cassetta d'appoggio 0.20

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IMPIANTI SPORTIVI
ATLETICA LEGGERA
0.05 4.00 Strisce di delimitazione segnate direttamente sul terreno 1.50 28 1.50 a1 4.00 60 0.07 2.135

X 4.00

R=8.00

X1 4.00

33.50 min. 36.50 max. a2 Manto superiore II strato I strato

0.07 0.10

Terreno preparato

a3

0.05 2.50 4.00 60 4.00

0.05 2.135 1.22 ~60 16-ogni 20 cm G

4.00

B 2.135

4.00

C
cerchio di ferro cordolo quota pedana 0.02 0.03 0.03 0.09 0.08 0.28 0.05 0.15 0.28 0.15 strato superficiale di malta di cemento e sabbia fratazzata massetto di cls armato con 16 ogni 20 cm massicciata puntoni 0.114 quota terr. esterno pedana = quota campo 0.10

4.00
Disco m 2.50 Martello m 2.135 16-ogni 20 cm 0.25 0.15 massetto di calcestruzzo armato Strato superficiale di malta di cemento e sabbia

4.00

massicciata

E Fig. 16 - Pedana per i lanci

A, giavellotto; a1, pedana sul terreno naturale; a2, pedana in terra stabilizzata; a3, sezione X-X1; B, disco; C, peso; D, sezione pedana getto del peso; E, sezione pedane disco e martello; F, martello; G, particolare armature pedane; H, particolare fermapiede per il getto del peso.

movimenti: inoltre causa di un logorio eccessivo della pista stessa; consigliabile quindi allargarla a m 1,50, meglio a m 2; per esigenze di spazio e spettacolari ( difficile, generalmente, realizzare

una pedana convenientemente ubicata ed orientata per ciascun tipo di salto) si pu prevedere una pedana unica per i salti in lungo, triplo e con l'asta, risultante dall'accostamento di tre pedane regolamentari di larghezza minima. Tele pedana com-

porta pure una certa economia che si pu aumentare riducendone la larghezza a m 3 ed abbinandola ad una per il salto in alto. evidente che il caso particolare detter la scelta delle dimensioni e del tipo di pedana da adottare.

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IMPIANTI SPORTIVI
ATLETICA LEGGERA
Le piste di rincorsa sono costituite in modo analogo a quello delle piste atletiche. da tenere presente che le prime, sottoposte ad azioni pi violente ed intense delle seconde, richiedono tipi di miscele diverse da quelle adottate per le piste atletiche e modalit di esecuzione differenti, dovendo risultare pi consistenti. La fossa d'arrivo deve essere riempita di sabbia, con un opportuno drenaggio sottostante per lo smaltimento delle acque. La profondit della sabbia pu variare da cm 50 a m 1. Al posto della sabbia, per il salto con l'asta, si possono adoperare altri materiali (segatura, trucioli di legno, ecc.) Pista di rincorsa, battuta e fossa d'arrivo debbono costruttivamente formare un unico piano orizzontale ed essere allo stesso livello del terreno circostante; in sede organizzativa per i salti in alto e con lasta la fossa deve avere il piano darrivo ad un livello superiore di almeno cm 50.

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IMPIANTI SPORTIVI
ATLETICA LEGGERA
La massima tolleranza consentita per l'inclinazione della pista di rincorsa di 1% nella direzione della corsa e di 1% in senso trasversale.
N DAL POZZO

la pedana dal terreno circostante, bordandola con un cordolo uguale a quello delle piste atletiche, sporgente di 3 5 cm sul livello del terreno
DALL'ACQUEDOTTO

pu essere previsti una sola installazione, salvo a munirla di volta in volta della gabbia di ferro di protezione prescritta per il lancio del martello.
RECINZIONE

SALTO CON L'ASTA E IN LUNGO

DISCO

SALTO IN ALTO

MARTELLO

TUBAZIONE INNAFFIAMENTO PESO IDRANTE IDRANTE GIAVELLOTTO

PESO

MARTELLO SALTO IN ALTO

DISCO

SALTO IN LUNGO E TRIPLO Fig. 17 - Pianta di un campo per atletica leggera con schema di impianto di innaffiamento.

Non possibile, per, tenere le pedane allo stesso livello del terreno circostante perch: questo, per lo smaltimento delle acque superficiali, pu avere una pendenza non compatibile con quella tollerata nelle piste di rincorsa; il rullaggio necessario alla manutenzione delle piste stesse pu provocare labbassamento della pedana che, in caso di pioggia, verrebbe invasa dall'acqua, rimanendo inutilizzata per molto tempo dopo la fine della precipitazione; in caso di manto erboso, il pi frequente, non sarebbe possibileimpedire l'invasione della pedana da parte dell'erba. necessario, quindi, sopraelevare

stesso ed, 2 3 cm su quello della pedana. Cos facendo, la parte superiore dell'erba, opportunamente falciata e livellata, si trover allo stesso piano della pedana e si sar ottemperato alle necessit tecniche ed alle norme regolamentari. Pedane per lanci: servono per l'allenamento e lo svolgimento delle gare di lancio del giavellotto, disco, martello, peso (fig. 16). Hanno forma e dimensioni appropriate a ciascun tipo di lancio (v. Regolamento tecnico - pag. 65). Le pedane per il getto del peso sono uguali a quelle per il lancio del martello: per i due attrezzi, quindi,

Una recente disposizione stabilisce che (a lunghezza della rincorsa nel lancio del giavellotto non debba superare i m 36,50 e raccomanda che non sia minore di m 33,50. Le pedane per i lanci del disco, martello e peso debbono risultare particolarmente solide; dopo le Olimpiadi di Melbourne stato deciso che vengano costruite in cemento o materiale similare. Tali pedane possono essere sistemate direttamente sul prato, ma ci causa inconvenienti simili a quelli accennati parlando delle pedane per i salti e, forse, maggiori perch il loro livello deve essere inferiore di cm 2 a quello del terreno circostante; si possono prevedere, pertanto, riquadri di

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ATLETICA LEGGERA
m 4x4 di terreno, appositamente preparato e mescolato con sostanze erbicide, entro i quali si inseriscono le pedane regolamentari; tali riquadri vengono bordati con cordoli del tipo gi descritto. La pedana per il lancio del giavellotto pu essere della stessa natura del terreno circostante, oppure di natura diversa; nel primo caso basta tracciare, di volta in volta, con gesso, o calce. le relative strisce di delimitazione, affondando nel terreno l'arco terminale che sar munito di punte adatte: nel secondo caso la costruzione della pista simile a quella delle pedane per salti. Ubicazione delle installazioni di atletica leggera: pista e pedane debbono essere disposte nell'area dei giuochi, in modo che su di esse possano svolgersi pi attivit contemporaneamente ed in ogni ora del giorno (fig. 17). Si soddisfa alla prima esigenza distribuendo le installazioni in relazione alle loro dimensioni ed a quelle dei settori di lancio, i percorsi degli atleti, ai margini di sicurezza, ecc. Per soddisfare alla seconda occorrono pi installazioni, diversamente orientate, per ogni specialit; quando ci non sia possibile non resta che orientare il maggior numero di pedane a Nord. Naturalmente bisogna tenere nel dovuto conto anche il fattore spettacolo. Particolare difficolt presenta la disposizione dei settori dei lanci che, date le loro dimensioni, difficilmente possono essere messi in modo da non investire le altre installazioni; ci rappresenta un inconveniente sia agli effetti dello svolgimento contemporaneo di pi attivit, sia nei riguardi della manutenzione, perch gli attrezzi rovinano cordoli e manti. Natura dei terreni di giuoco; manti superficiali: l'area dei giuochi, negli impianti di atletica leggera, costituita da un prato nel quale sono inserite piste e pedane; le caratteristiche di ciascun tipo di terreno e di manto sono quelle accennate parlando dei campi di calcio e delle installazioni di atletica leggera. Eliminazione dell'acqua in eccesso: innaffiamento: anche per questo argomento vale quanto gi esposto. Recinzione: mentre nei campi di calcio ha funzione di ostacolo vero e proprio, dovendo garantire l'impossibilit di qualunque contatto fra pubblico ed arbitro e giuocatori, qui ha solo valore di delimitazione dell'area dei giuochi. Allo scopo, pertanto, pu bastare una rete della altezza di circa m 1. Orientamento: vale quanto gi detto per i campi di calcio. Si osserva che negli impianti diatletica leggera non si hanno due squadre di giuocatori contrapposte, ma atleti che svolgono la loro attivit su installazioni ben definite e con orientamento proprio; quindi l'orientamento dell'area dei giuochi ha valore quasi esclusivamente dal punto di vista spettacolare. ZONA PER IL PUBBLICO Tutte le considerazioni fatte, parlando del giuoco del calcio, valgono per l'atletica leggera; da tener presente che, mentre nel primo deve essere garantita la visibilit della segnatura del campo da parte degli spettatori che si trovano nella sezione di gradinata pi sfavorita, nel secondo, gli spettatori stessi debbono poter vedere il cordolo dell'installazione pi vicina.

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ATLETICA LEGGERA E CALCIO
SERVIZI I loro requisiti sono stabiliti dal Regolamento della F.l.D.A.L. e dalle Norme del M.l. senza in tralciare lo svolgimento della manifestazione; il collegamento spogliatoi-campo, oppure zona di preriscaldamentocampo, deve avvenire al fuori dei dello sport. La regolamentazione tecnica da tenere presente quella menzionata parlando separatamente delle dueattivit. Lo stesso vale per i criteri generali
Recinzione interna

Recinzione esterna

Martello

Spogliatoi

Peso

Disco Campo di calcio Pista podistica a 6 corsie; sviluppo regolamentare m 400.

Ingresso Maratona e atleti Fig. 18 - Pianta schematica di impianto per atletica leggera e calcio.

Servizi per gli atleti: sono costituiti essenzialmente dagli spogliatoi che, come quelli per il giuoco del calcio, possono essere ubicati sotto le gradinate o in edificio a parte. l criteri di progettazione sono quelli gi esposti salvo quanto segue: gli spogliatoi per l'atletica leggera debbono essere divisi per sesso, sia nei riguardi degli atleti che dei giudici; la loro capienza, fissata dalla F.I.D.A.L. sempre notevole (almeno 80 atleti); in prossimit degli spogliatoi, e direttamente collegata ad essi, bene sistemare una zona di preriscaldamento , separata dal campo. In tale zona gli atleti, usufruendo di qualche installazione predisposta allo scopo, potranno esercitarsi e scaldare muscoli prima di essere chiamati in gara,

percorsi del pubblico, come nel giuoco del calcio. In questo caso, per, la distinzione dei percorsi ispirata al solo criterio di non creare in tralci nell'effettuazione delle gare. Per i seguenti argomenti: Servizi per il pubblico; servizi vari Recinzione pianto esterna dell'imdell'im-

di progettazione; necessario, per, aggiungere a quanto esposto le considerazioni che seguono. costituita di due parti che si inseriscono fra loro: il campo di atletica leggera e quello di calcio, ciascuno da omologare per la categoria prevista. Nella progettazione occorre evitare che la coesistenza di tante installazioni nella stessa area limiti le possibilit tecnico-sportive proprie ad ognuno di esse. Ubicazione delle installazioni di atletica leggera e del campo di calcio: le installazioni fondamentali sono la pista atletica ed il campo di calcio; questo ultimo, naturalmente, si dispone nell'interno dell'anello di pista (v. figg. 10 e 18). Pista atletica e campo di calcio: affinch il cordolo interno della pista sia tutto al di fuori del campo di giuoco

Affluenza e smistamento del pubblico vale integralmente quanto gi detto in proposito parlando del giuoco del calcio. ATLETICA LEGGERA E CALCIO Costituisce l'abbinamento cui si ricorre frequentemente nella pratica

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ATLETICA LEGGERA E CALCIO
di m 70 x 105 e del campo per destinazione regolamentare occorre che la pista stessa abbia uno sviluppo molto superiore a quello di m 400 comunemente adottato; infatti, necessaria una dirittura della lunghezza Lp di almeno m 105; assumendo Rp = m 38, si ha Sp = m 448,76 che, per le ragioni gi esposte, occorre portare a m 450, allungando, p. es., le diritture. Poich non sempre possibile, n conveniente, costruire una pista di tale sviluppo, stato stabilito di ridurre la zona di rispetto fra angoli del campo di calcio e cordolo interno, e solo fra questi, a m 1,50: con tale accorgimento, sempre nell'ipotesi di un campo di giuoco di m 70 x 105 ed adottando Lp = m 80, si ha Rp = m 39,02 ed Sp = m 405,36; per le note ragioni, occorre portare Sp a m 410, o allungando convenientemente Lp, o aumentando Rp, oppure operando contemporaneamente sulle due misure; in quest'ultima ipotesi si ottiene, p. es., Rp = m 39,05, Lp = m 82,32. Supponendo di voler inserire, sempre con m 1,50 di rispetto agli angoli, un campo di giuoco di m 70 x 105 in una pista con Sp = m 400, si ha Rp = m 40,17, Lp, = m 73,80. Nei due casi si ha un Rp ottimo, come l'esperienza ha dimostrato; nel secondo, per, Lp non consente i tentativi di primato di marcia, essendo inferiore ai m 80 disposti dalle norme vigenti; a tale proposito si tenga conto di quanto detto parlando delle piste nel capitolo Atletica leggera. Eccezionalmente, quando non sia possibile ottenere neppure la distanza minima di m 1,50 fra angoli del campo di calcio e cordolo interno, consentito costruire la parte di cordolo interessata dagli angoli stessi, in modo da poterla asportare durante le partite. Se non necessario adottare le misure di m 70 x 105, l'inserimento di un campo di dimensioni minori nell'anello di pista non presenta difficolt; p. es., una pista con Sp = m 400 esatti, Rp = m 38, Lp = m 80,62 pu contenere, senza ricorrere alcordolo mobile, in campo di m 68 x 105. Sistemata la pista atletica ed il campo di calcio, le pedane per salti e lanci troveranno la loro naturale ubicazione nelle zone appresso specificate, in ogni caso fuori del campo per destinazione e tenuto presente quanto stato detto sulla loro posizione reciproca. Pedane per salti in alto e lanci: bene che siano sistemate nelle lunette comprese fra le curve della pista e le linee di fondo campo. La F.I.D.A.L., consigliando di disporre le fosse di caduta verso le porte, ha tenuto presente ragioni spettacolari e costruttive. l settori dei lanci dovranno evitare le porte, a meno che queste non siano mobili; evidentemente, dovranno essere segnati sul campo di calcio: ci mentre permette al pubblico situato in corrispondenza dei lati lunghi di apprezzare nel modo migliore l'entit dei lanci stessi, provoca con gli attrezzi danni al prato che deve essere, quindi, particolarmente curato in sede di manutenzione. Nei campi di atletica leggera (v. fig. 18) in cui basta una sola pedana per ciascuna specialit, le installazioni occorrenti saranno disposte nella lunetta Sud; si ricorda che per il peso ed il martello pu essere prevista, in questo caso, una sola pedana. Pedane per i salti in lungo, triplo e con l'asta: potranno essere ubicate nella zona compresa fra i lati lunghi del campo di calcio e le diritture della pista, oppure fra queste e la recinzione dell'area dei giuochi, a seconda dello spazio a disposizione. Nei campi di atletica leggera, nei quali resta libera una lunetta, potranno essere disposte nella lunetta stessa (v. fig. 18). Nel fissare la posizione delle pedane occorre tenere presente, oltre alla necessit di non invadere il campo per destinazione, l'opportunit di lasciare una zona di rispetto di almeno m 2 fra pedane, cordoli della pista e recinzione dell'area dei giuochi; quando la delimitazione dell'area sia costituita da un fosso, la zona di rispetto deve essere convenientemente allargata.

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ATLETICA LEGGERA E CALCIO
ATLETICA LEGGERA E CALCIO Fosso di recinzione dell'area dei giuochi Allo scarico
0.00 0.02 0.04 +

Dall'acquedotto

Curva di livello

0.06 + 0.10 0.14 5% colmo colmo


1.5% 1.5%

0.18 0.22 0.18

colmo

colmo colmo

colmo 0.63 origine collettore

5% 0.14
[-0.98]

{-0.58}

(-0.24) [-0.93]

[-0.98]

[-0.94] [-0.96]

+ +

0.10
-0.83 1% -1.44 0.04 0.02 0.00 -1.41 -1.14 -1.04 -0.94

Proiezione cordolo esterno della pista Proiezione cordolo interno della pista

Pozzetto Chiusino Pozzetto con chiusino Saracinesca di regolazione Dreno Collettore Fogna raccolta acqua scorrimento superficiale

Allo scarico
+

Tubazione acqua Presa per innaffiamento

(-x,xx)

Quota colmo fra dreno e dreno

{-y,yy} Quota fondo dreno all'origine [-z,zz] Quota fondo dreno allo sbocco nel pozzetto -w,ww Quota colmo collettore al pozzetto

0.22

0.22

0.22
Terra vegetale

5%

Fori eliminazione Tubazione impianto acque innaffiamento


Cordolo interno

0.30

0.00

Ghiaia Ghiaia grossa Dreno Terreno di posa permeabilizzato sistemato Protezione del dreno Ghiaietto

Asse chiusini [-0.98]


1%

Reggicordolo -1.14 Terreno di posa sistemato

1.50% 1.50% {0.58} Mezzeria tra due dreni consecutivi

B
0.22 0.30 Asse longitudinale del campo 5% 0.06

0.22

0.375

0.75%

0.75% Mezzeria tra due dreni consecutivi Collettore

C
Fig. 19 - Esempio schematico di sistemazione superficiale del terreno, drenaggio, innaffiamento in un campo per atletica leggera e calcio

A, pianta (a sinistra superficiale, a destra alla quota dei dreni); B, sezione dreno D lungo l'asse longitudinale del campo; C, altro tipo di dreno della figura B, sezionato nello stesso punto; D, sezione lungo il dreno D fra il colmo ed il pozzetto (compreso); E, particolare del pozzetto con coperchio munito di chiusino

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GIUOCO DEL RUGBY
Si pu dire infine che, normalmente, non vi sono difficolt perrealizzare le pedane dei salti in lungo, triplo e con l'asta con pista di rincorsa di m
Pubblico 3.25 Gradinata 1.00 15.00 2.50 Disco 3.00 5.03 2.00 Campo di calcio 1.20 1.00

ordine pratico ed economico il tipo di drenaggio gi esposto (fig. 19) viene limitato in genere al solo campo di calcio; nelle lunette, in cui ci si trova

disposizione per la tubazione dell'impianto di innaffiamento, che deve essere munita di almeno 12 prese equidistanti; in tal modo possibile innafPubblico

Atleti

Spogliatoi

Peso ed eventuale martello

2.50 3.00

2.50

Fig. 20 - Pianta schematica di piccolo impianto con campo di calcio ed alcune installazioni di atletica leggera.

45; non altrettanto avviene per il salto in alto con pedana di m 18 di raggio; infatti, considerando i complessi pistacampo di giuoco gi esaminati, si
pista con Sp = m 450 pista con Sp = m 410 pista con Sp = m 400 pista con Sp = m 400 Rp = m 38,00 Rp = m 39,05 Rp = m 40,17 Rp = m 38,00

nelle stesse condizioni dei campi di atletica leggera, pu bastare qualche tratto di dreno per il prato esistente fra le linee di fondo campo, la pista e
Lp = m 105,62 Lp = m 82,32 Lp = m 73,80 Lp = m 80,62 si hanno m 33,40 si hanno m 22,86 si hanno m 19,70 si hanno m 20,96

fiare prato, pedane e pista senza danneggiarne i manti superficiali con i tubi degli idranti. bene dotare la tubazione ad anello di alcune saracinesche per poter isolare tratti della tubazione stessa in caso di riparazioni. Recinzione interna: circa le sue caratteristiche generali, vale quanto gi detto in materia; per quanto riguarda le dimensioni della rete o del fosso, bisogna attenersi alle prescrizioni riguardanti il giuoco del calcio. Naturalmente, la recinzione deve comprendere tutte le installazioni dell'area dei giuochi e non essere limitata alla protezione del solo campo di calcio. Orientamento: in questi impianti l'orientamento deve essere fissato in base alle esigenze del giuoco del calcio.

hanno in corrispondenza dell'asse delle lunette le seguenti lunghezze a disposizione: Poich la lunghezza totale della pedana per il salto in alto di m 22 (raggio m 18 + lunghezza fossa m 4) si vede che, negli ultimi-due casi, necessario adottare pedane con raggio di m 15. Eliminazione dell'acqua in eccesso; innaffiamento: per motivi di

le pedane. Nella zona, a manto erboso, compresa fra la pista e la recinzione dell'area dei giuochi, si pu provvedere allo smaltimento dell'acqua in eccesso solo a mezzo scorrimento superficiale. Le acque di drenaggio e di scorrimento superficiale si convogliano in un collettore che conviene disporre parallelamente al cordolo interno della pista, verso il prato. conveniente adottare la stessa

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GIUOCO DEL RUGBY
SERVIZI Servizi per atleti e giuocatori: nei grandi impianti occorre prevederespogliatoi separati per l'atletica leggera ed il calcia, ciascuno con le caratteristiche specifiche viste. Siccome il criterio economico deve sempre essere tenuto presente, si pu, dato che le manifestazioni delle due attivit non sono in genere contemporanee, prevedere qualche spogliatoio in comune. Nei piccoli impianti, infine, si possono prevedere solo spogliatoi tipo calcio da usare per l'atletica leggera quando occorra. Il collegamento spogliatoi-area dei giuochi deve essere realizzato rispettando le norme riguardanti il giuoco del calcio. Per i seguenti argomenti: Natura dei terreni di giuoco, manti superficiali Servizi per il pubblico, servizi vari Recinzione esterna dell'impianto Affluenza e smistamento del pubblico vale quarto esposto in merito per l'atletica leggera e per il giuoco del calcio. GIUOCO DEL RUGBY Al giuoco del rugby sovraintende la Federazione Italiana Rugby (F.I.R.). I criteri generai; di progettazione di un impianto per il giuoco del rugby sono gli stessi di quelli esposti parlando del calcio e dellatletica leggera; pertanto, si rimanda agli argomenti trattati in quella sede. Nel caso particolare occorre naturalmente tenere presenti, oltre alle note Norme di sicurezza le prescrizioni tecniche contenute nelle Regole del giuoco del rugby edite dalla F.I.R. ediz. 1958). Da queste ultime si rileva che un impianto di rugby differisce da quello di calcio essenzialmente per quanto riguarda l'area dei giuochi e la sua recinzione. L'area dei giuochi (fig. 21) costituita dal terreno di giuoco e dalla zona di rispetto circostante. Il terreno di giuoco ha le stesse caratteristiche generali di un campo di calcio: formato dal campo di giuoco e dalle aree di meta. Le linee che delimitano il terreno di giuoco ed il campo di giuoco sono denominate: linee di pallone morto linee di meta linee laterali Il campo di giuoco compreso fra le linee laterali e le linee di meta; le sue dimensioni sono le seguenti: lunghezza: massima m 100 minima m 95 larghezza: massima m 68 minima m 66 Le aree di meta sono comprese fra le linee di meta e quelle di pallone morto: queste linee, fra loro parallele, sono segnate ad una distanza l'una dall'altra di: m 22 massimo m 12 minimo l prolungamenti delle linee laterali che chiudono lateralmente le aree di meta sono dette linee laterali di meta.

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GIUOCO DELLA PALLABASE E DELLA PALLACANESTRO
Linea laterale 22.00 10.00 5.00
27.43 da 2a a 3a Linea Faul 4.5 R=4 6.0 27.43 R=29

oltre m 4 Diritti PORTA Sbarra trasversale max m 68 min. m 66 linea di meta linea dei 22 metri linea dei 10 metri linea dei meta campo 3.00 max m 22 min m 12 5.64

0.60

0.9 da1a a 2 a 38.79 da R=2.75 38.79 da 13.72 Box del suggeritore da 3a a 1a 0.9

3.0

1.8 27.43 da 3a a case base 11.3 R=0.75 18.44 11.3 R=18.25

27.43 da casa base a 1a

max m 100 min. m 95

Linea laterale di meta Fig. 21 - Giuoco del rugby: pianta schematica dell'area dei giuochi.

Linea della rete d'arresto Linee basi-box battitore box ricevitore-linea faul pedana lanciatore-casa base Linee erba

Linee delle tribune o recinto 18.25 dalle linee basi o linea faul

Zona del prossimo battitore max m 68 min. m 66 Fig. 22 - Segnatura di un campo di pallabase

Il terreno di giuoco, pertanto, pu avere le seguenti dimensioni complessive: m 144 x 68 massimo m 119 x 66 minimo La zona di rispetto, intorno alla rispetto segnatura perimetrale del campo, deve avere le stesse caratteristiche del terreno di giuoco e la larghezza di almeno m 3,50. La recinzione, posta al margine esterno della zona di rispetto ed oltre la quale si trova la zona per il pubblico. ha solo funzione di delimitazione della area dei giuochi; infatti, la F.I.R. parta di barriera che pu essere costituita anche da una semplice staccionata. GIUOCO DELLA PALLABASE (BASEBALL) Al giuoco della pallabase sovraintende la Federazione Italiana Pallabase (F.I.P.B.). Il baseball ha un'area dei giuochi ed una segnatura del campo completamente diverse da quelle viste fin qui (fig. 22); ne deriva che un impianto per tale sport assume la forma caratteristica dello, Stadio di Cartagena (Colombia), riportato a pag. 24 dei Documenti di Architettura - Edificispor-

tivi ediz. Vallardi . Per, pur cambiando la forma del campo di giuoco ed il suo orientamento ( preferibile che l'asse casa base-seconda base, ossia l'assemaggiore, sia orientato verso Est-Nord Est), non cambiano i criteri generali di progettazione gi visti e valgono sempre le prescrizioni relative agli impianti spettacolari di cui alle Norme di sicurezza. Una descrizione, sia pure sommaria, dell'area dei giuochi sarebbe troppo complessa per essere fatta in questa sede; d'altra parte non vi nulla da aggiungere a quanto esposto nel Regolamento tecnico del giuoco del baseball pubblicato a cura della F.I.P.B. da notare soltanto che la pallabase pu essere giuocata anche negli impianti per il calcio, naturalmente provvedendo alla segnatura relativa ed alla messa in posto delle basi e della pedana del lanciatore che possono essere mobili. GIUOCO DELLA PALLACANEPALLACANESTRO Al giuoco della pallacanestro sovraintende la Federazione Italiana Pallacanestro (F.I.P.)

Le partite possono essere giuocate all'aperto o in palestra. Il luogo ideale per gli incontri la palestra; all'aperto, a meno di non voler creare impianti di una certa importanza, molto facile trovare il modo di praticare la pallacanestro. Se si considerano le dimensioni ridotte dell'area dei giuochi ed il fatto che i campi possono essere semplicemente in terra battuta, si vede come allo scopo basti un qualsiasi spiazzo, cortile, angolo di giardino pubblico, ecc. Per gli impianti al coperto si rimanda al capitolo Palestre ; per quelli all'aperto valgono i criteri gi esposti, da applicare in relazione all'importanza dell'impianto da costruire, In ogni caso va rispettato il Regolamento tecnico della F.I.P. (ediz. 1959). Per gli impianti a carattere spettacolare occorre attenersi anche alleprescrizioni delle Norme di sicurezza . Ad integrazione di quanto stabilito nella regolamentazione suddetta, si riporta quanto occorre tenere presente nel caso particolare, sia per i campi in palestra che per quelli all'aperto. L'area dei giuochi costituita dal campo di pallacanestro, formato dal campo di giuoco e dalla zona di ri-

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GIUOCO DELLA PALLABASE E DELLA PALLACANESTRO
spetto circostante. Il campo di giuoco consta di una superficie rettangolare libera da ostacoli, avente le dimensioni di m 26 x 14 valide per tutte le categorie e obbligatorie per i Campionati di Divisione Nazionale (fig. 23). Sono ammesse variazioni fino a m 2 in pi o in meno nella lunghezza e fino a m 1 in pi o in meno nella larghezza, variazioni che debbono essere reciprocamente proporzionali. Inoltre, sono tollerati campi di dimensioni ridotte, limitatamente ad alcune categorie minori.

2.00 1.00 2.00 0.05 1.80 0.05

18.00

14.00

0.60

1.80

0.05 0.90 5.80 0.90 0.05 1.80

0.60

90 1.20 0.40

26.00 30.00

0.05

1.00

3.00 Fig. 23 - Campo di pallacanestro

3.00

A, pianta. La linea tratteggiata va segnata solo nel caso in cui lo spazio fra le linee delimitanti il campo ed il primo ostacolo sia < m 1.8, particolare dell'area di tiro libero.

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GIUOCO DELLA PALLAVOLO E DEL TENNIS
RISERVE GIUDICE DI LINEA 3.00 Zona di rispetto Linea di fondo 6.00 9.00 Linea centrale Zona d'attacco 2 arbitro RISERVE

SEGNA PUNTI

Il terreno di giuoco misura m 18 x 9 e deve essere libero da ogni ostacolo per un'altezza di almeno m 7 a partire dal suolo; delimitato da linee di cm 5 di larghezza; le misure si riferiscono all'esterno delle linee stesse. La zona di rispetto fra le suddette linee e qualsiasi ostacolo, o il pubblico, deve essere della larghezza minima di m 3 nei campi scoperti; pu essere ridotta a m 1 in palestra; raccomandabile per attenersi al minimo di m 3. La natura del terreno dei campi di pallavolo non fissata dal regolamento; si pu giuocare su qualsiasi terreno o tipo di pavimentazione, purch orizzontale e piano, salvo le solite pendenze per lo scolo delle acque. In particolare, sono ammessi i campi in terra battuta e con manto erboso;proibiti i fondi non consistenti ed inparticolare quelli sabbiosi. GIUOCO DEL TENNIS Al giuoco del tennis sovraintende la F.I.T. (Federazione Italiana Tennis). Questa sport pu essere praticatoall'aperto o in locale chiuso. Per gli impianti al coperto si rimanda al capitolo Palestre ; per quelli all'aperto valgono i soliti criteri, tenendo presente per che un impianto di tennis di una certa importanza deve comprendere pi campi di allenamento ed un campo di gara che costituisce un piccolo stadio a s stante; l'impianto pu essere completato da un campo coperto per svolgere attivit in qualsiasi stagione. l campi all'aperto vanno generalmente orientati come quelli di calcio, dato che l'affluenza maggiore si ha nelpomeriggio delle stagioni primaverile ed estiva. Le dimensioni regolamentari di un campo di tennis per il doppio sono di m 36,57 x 18,27; per i campi di gara , per, meglio adottare quelle di m 40,00 x 20,00 che, pur non essendo sanzionate dai regolamenti, sono riconosciute pi convenienti ed altrettanto regolari (fig. 25). l manti superficiali per i campi sui quali devono svolgersi gare importanti (campionati, tornei internazionali, ecc.) sono in terra stabilizzata (costituita

Zona di difesa

3.00

Area di battuta Linea laterale

Linea d'attacco 1.00 1 arbitro GIUDICE DI LINEA

3.00

3.00

6.00

3.00

3.00

6.00

3.00

18.00 Fig. 24 - Pianta area dei giuochi della pallavolo

Le misure ammesse e quelle tollerate risultano dalla seguente tabella di proporzionalit, (pag. 62 dei Regolamento tecnico ): Tabella di proporzionalit per le dimensioni del campo
Lunghezza m 28 m 27,50 m 27 m 26,50 m 26 m 25,50 m 25 m 24,50 m 24 m 23,50 m 23 m 22,50 m 22 m 21,50 m 21 Larghezza m 15 m 14,75 m 14,50 m 14,25 m 14 m 13,75 m 13,50 m 13,25 m 13 m 12,75 m 12,50 m 12,25 m 12 m 11,75 m 11,50

Misure valide per tutte le categorie e obbligatorie per i Campionati Divisione Nazionale

La natura del terreno dei campi all'aperto stata finora simile a quella delle installazioni di atletica leggera. Oggi si vanno generalizzando le pavimentazioni in mattonelle d'asfalto pressato, secondo quanto consiglia la F.I.P. Non sono ammessi manti erbosi. In palestra, vanno benissimo i pavimenti comunemente adottati (legno, linoleum, plasticato, ecc. Nei riguardi dei servizi per gli atleti, occorre prevedere spogliatoi divisi per sesso, delle caratteristiche accennate al capitolo Palestre . GIUOCO DELLA PALLAVOLO Al giuoco della pallavolo sovraintende la F.I.P.A.V. (Federazione Italiana Pallavolo). Valgono le considerazioni generali fatte parlando della pallacanestro. Per la progettazione degli impianti vanno tenute presenti, oltre le Norme di sicurezza , le prescrizioni delle Regole di giuoco ediz. F.I.P.A.V. 1958. L'area dei giuochi costituita dai terreno di giuoco e dalla zona di rispetto circostante (fig. 24).

Misure tollerate per le categorie minori

Il campo di giuoco delimitato con linee ben definite di cm 5 di larghezza; le misure si riferiscono ai bordo interno delle linee stesse. La zona di rispetto fra le linee di delimitazione ed il pubblico, o qualsiasi ostacolo esterno, deve avere la larghezza minima di m 2 nei campi di nuova costruzione ed in quelli esistenti che lo consentano.

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GIUOCO DELLA PALLAVOLO E DEL TENNIS
analogamente, per esempio, a quanto Linea centrale di servizio 3.65 descritto per le piste di Linea di lato del campo di doppio atletica) o in erba. Linea di lato di servizio I campi nei quali non 1.37 devono svolgersi in6.40 6.40 23.77 contri ufficiali, possono avere pavimenLinea di Linea di servizio 8.23 servizio tazione di legno, 12.79 18.27 asfalto, cemento o so10.97 Linea di fondo stanze analoghe. Rete Riguardo agli impianti 5.485 6.40 6.40 5.485 a carattere spettacolare, valgono sempre 1.37 i noti criteri e le pre0.915 scrizioni delle norme Linea di lato del campo di singolare Linea di fondo 3.65 di sicurezza. 36.57 Per la costruzione delle gradinate inFig. 25 - Giuoco del tennis: Pianta del campo. torno al campo di tennis necessaria tenere presente che quelle di testata devono avere il primo nistica o a quella di semplice addepugilato gradone a m 3 dal livello del campo; stramento (tipo palestra scolastica). scherma la costruzione deve essere realizzata in Una grande palestra per attivit agotennis modo da costituire con il muro di sonistica, con adeguate gradinate e Per la progettazione delle palestre stegno della gradinata il prescritto servizi per il pubblico, costituisce l'imsono da tenere presenti le prescrizioni sfondo del campo. pianto comunemente chiamato Parelative: Infine, come per gli altri sport praticati lazzo dello Sport. dai due sessi, gli spogliatoi devono Nelle palestre si possono praticare le a ciascuno degli sportivi l'impianto sar essere divisi ed avere le caratteristiche seguenti attivit: adibito; generali accennate nel capitolo Palestre . ai locali di spettacolo in luogo chiuso, quali risultano dalle Norme di sicuPALESTRE atletica pesante rezza pi volte citate. ginnastica Costituiscono l'impianto copertofondahockey e pattinaggio mentale. pallacanestro Possono essere adibite all'attivit agopallavolo

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PALESTRE
m9x9 Quadrato per il pugilato:
3.00 4.00

2.10

m 6,10 x 6,10 m 4,35 x 4,35 L'altezza libera sull'area in parola sar, in ogni caso, di almeno m 7; meglio m 8 per ragioni di cubatura e di sistemazione degli attrezzi. In sede di progettazione dell'area stessa necessario tenere presenti anche i seguenti argomenti: pavimento illuminazione naturale ed aerazione illuminazione artificiale riscaldamento

3.00

3.00

variabile

3.00

3.00

1.00

3.00

3.00

variabile rete

3.00

3.00

Il pavimento, oltre a non produrre polvere ed essere antisdrucciolevole, deve avere i seguenti requisiti:

A
linea di servizio linea di base rete posteriore

adatta elasticit resistenza all'usura minima sonorit facile pulizia colore gradevole e riposante. Il pavimento in legno si reputa il migliore; buono il linoleum-sughero, purch a grandi superfici e particolarmente curato nei giunti; da escludere il marmo ed il cemento perch poco elastici, freddi e sdrucciolevoli. Hanno dato ottimi risultati i pavimenti in parquet con le doghe interamente appoggiate su sottofondo dicalcestruzzo, perfettamente piano, nel quale si affogano i listelli di fissaggio del pavimento stesso. Economici sono risultati anche i pavimenti ottenuti spalmando vernicispeciali su un sottofondo opportunamente preparato; questi tipi sono protetti da brevetto e vengono posti in opera da ditte specializzate. Qualunque sia il tipo adottato, il pavimento deve essere sempre posato su un sottofondo perfettamente asciutto. In caso di impiego di vernici che limitino la pulizia del pavimento alla semplice lavatura, necessario scegliere quelle che, oltre agli indispensabili ottimi requisiti generali, abbiano la qualit di non dare superfici troppo brillanti; una superficie speculare,

3.00

7.30 - 8.50

9.75 - 10.40 11.50 - 12.20

9.75 - 10.40

7.30 - 8.50

3.00

6.40

5.485

6.40

6.40

5.485

6.40

Fig. 25 bis - Giuoco del tennis A, schemi di recinzione; B, altezze necessarie per tennis coperto.

Poich molti argomenti (finestre, pavimenti, rivestimento, pareti, ecc.) sono in comune ai due tipi di palestre, per attivit agonistica e di tipo scolastico, nei cenni che seguono tali argomenti sono trattati una volta sola. AREA DEI GIUOCHI Palestre per attivit agonistica: il costo elevato di tali impianti consiglia di dimensionare l'area dei giuochi in modo che in essa possa svolgersi il maggior numero possibile di attivit. Le misure di ingombro delle installazioni degli sport che si possonopraticare in palestra sono (fig. 26): Campo di hockey e pattinaggio: m 40 x 20 m 30 x 15 Campo di tennis:

m 40 x 20 (ideale) m 36,57 x 18,27 (regolamentare per il doppio) Campo di pallacanestro: m 30 x 18 (regolamentare consigliato) m 28 x 17 (regolamentare ammesso) Campo di pallavolo: m 24 x 15 (regolamentare consigliato) m 20x11 (ammesso ma non consigliato) Sala di scherma (2 coppie): m 16 x 12 (gara) m 14x9 (esercitazione) Quadrato per la lotta: m 11 x 11

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PALESTRE

2.00 2.00

4.00

2.00 2.00

Fig. 26 - Schemi per il dimensionamento dell'area dei giuochi delle palestre. 1, campo di hockey e pattinaggio; 2, campo di tennis (ideale); 3, campo di tennis (regolamentare per il doppio); 4, campo di pallacanestro (regolamentare consigliato); 5, campo di pallavolo (regolamentare consigliato); 6, quadrato per la lotta; 7, pedana di scherma; 8, quadrato per il pugilato; 9, zone di rispetto per due pedane di scherma affiancate.

p. es., non idonea al giuoco del tennis. praticamente impossibile realizzare una pavimentazione ottima per tutti gli sport; negli impianti di una certa importanza vengono impiegati perci pavimenti smontabili e sovrap-

ponibili. Il pavimento, infine, se delimitato da muri, si deve raccordare a sguscio con le pareti che debbono essere munite di una opportuna zoccolatura della altezza di m 2 2,50 (vernici speciali, marmo, litoceramica, pietra

dura levigata, ecc.); se la zoccolatura sporge dalle pareti, deve avere gli spigoli arrotondati. L'illuminazione naturale e l'aerazione si ottengono per mezzo di finestre della superficie complessiva di almeno 1/5 di quella del pavimento.

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PISCINE
L'illuminazione deve risultare diffusa in modo omogeneo; il ricambio dell'aria deve essere tot le e rapido; si pu ottenere disponendo le finestre nella zona alta delle pareti. Non si consigliano le finestre di testata perch possono disturbare gli atleti; se indispensabili, debbono potersi occultare. Nel caso pi comune di palco di salita addossato ad una parete, un lato corto deve essere lasciato privo di finestre per potervi fissare funi e pertiche. Gli altri attrezzi fissi a muro saranno sistemati lungo le restanti pareti: allo scopo, l'altezza dei davanzali sul pavimento sar di almeno m 2,50; con ci si evita anche quell'alternarsi di luci ed ombre sul pavimento stesso, provocato da finestre troppo basse o da porte finestre, che causa di disturbo agli atleti. L'illuminazione artificiale deve assicurare a quota pavimento ed in ogni punto di esso,almeno120150 lux. Per il riscaldamento richiesta unatemperatura ambiente dai 12 ai 15. Palestre di tipo scolastico: la piantadell'area dei giuochi costituita da un rettangolo avente il lato minore di almeno m 12; solo in casi eccezionali e giustificati pub essere adottata una misura inferiore. La lunghezza del lato maggiore deve essere compresa fra il doppio ed il triplo di quella del lato minore . Da quanto sopra risulta che le dimensioni minime dell'area dei giuochi di una palestra di questo tipo possono oscillare fra m 12x24 e m 12x36. Poich il regolamento sulle palestre scolastiche vere e proprie non stato aggiornato da molto tempo, tali misure non rispondono pi alle esigenze della moderna tecnica sportiva, pertanto, sempre che sia possibile e salvo i casi eccezionali di cui sopra, conviene adottare ai loro posto quelle di: m 25x15,50: misure d'ingombro del campo di pallacanestro minimo, tollerato per le categorie minori; m 25x13,50: misure come sopra, ma con zona di rispetto laterale ridotta a m 1. Circa l'altezza della palestra non consigliabile scendere sotto i m 6; si ricorda che sul campo di pallavolo occorre un'altezza libera di almeno m 7. Le misure proposte sono le minime razionali: naturalmente, quando sia necessario, possono essere scelte anche quelle delle palestre per attivit agonistica. Si tenga presente che si assegnano ad ogni atleta dai 6 agli 8 m; quindi un'area dei giuochi di m 25x13,50 pu ospitare fino a 4256 atleti. Per quanto riguarda pavimenti, aerazione. illuminazione e riscaldamento, valgono i criteri gi esposti. ZONA PER IL PUBBLICO Le prescrizioni delle Norme di sicurezza ed i cenni in materia esposti precedentemente sono sufficienti per la progettazione della zona per il pubblico nel caso particolare. opportuno, tuttavia, tener conto delle considerazioni che seguono. Palestre per attivit agonistica: nelle manifestazioni di pugilato gli incontri si svolgono in un quadrato ring - delle note dimensioni, sollevato da terra m 1,30 al massimo; il a ring si mette al centro dell'area dei giuochi ed attorno vi si dispongono i posti per gli spettatori; da ci derivano due ordini di accorgimenti: la visibilit del quadrato deve essere assicurata sia agli spettatori dei posti di ring , sia a quelli delle gradinate retrostanti, tutti debbono vedere il bordo della piattaforma sul quale si trova il quadrato stesso, bordo che, in pianta, sporge dalle corde di almeno cm 60: le sedie che di volta in volta vengono trasportate, messe in posto e tolte, non debbono danneggiare il pavimento dell'area dei giuochi. In caso di impianto destinato anche al tennis necessario attenersi a quanto gi detto circa le gradinate di testata; cos, per la pallacanestro. Palestre di tipo scolastico; sono normalmente prive della zona per il pubblico. Quando sia indispensabile, si pub destinare allo scopo una zona disposta in corrispondenza di un lato lungo, ove potr prevedersi una gradinata di 2 o 3 gradoni al massimo. Al posto della zona citata si potr progettare una piccola galleria; in questo caso, per, occorre tenere presente che le gallerie: consentono, in genere, solo alla fila di spettatori seduti lungo il parapetto ed a quella in piedi retrostante di vedere tutta l'area dei giuochi; non debbono mai sporgere sull'area stessa, limitandone l'altezza: sono costose, anche per la necessit di prevedere adeguate scale di accesso. SERVIZI Si riporta solo quanto riguarda l'attivit sportiva perch, per il pubblico, valgono le prescrizioni delle Norme di sicurezza. Palestre per attivit agonistica: i servizi sono costituiti da: spogliatoi e relativi impianti igienicosanitari pronto soccorso magazzino alloggio del custode. Per la loro progettazione vanno tenuti presenti i criteri esposti parlando dell'atletica leggera e del calcio: in particolare: Gli spogliatoi debbono essere separati per istruttori ed atleti e per sesso. La loro superficie si calcola assegnando almeno m 1 a persona. Dagli spogliatoi si deve poter accedere sia alla palestra, sia, direttamente, agli impianti igienico-sanitari. Gli impianti igienico-sanitari sono costituiti da docce, lavabi, pediluvi, gabinetti, orinatoi. Si possono calcolare 1 doccia ed 1 gabinetto ogni 8 atleti; 1 lavabo ed 1 pediluvio ogni 16; i pediluvi non sono indispensabili. Docce e gabinetti debbono essere previsti in locali separati ma comunicanti; i gabinetti debbono essere preceduti da un antigabinetto dove possono sistemarsi gli orinatoi; tutti questi localidebbono essere illuminati ed arieggiati direttamente. Quando per ciascun sesso si abbiano pi spogliatoi gli impianti igienicosanitari possono essere in comune. Il pronta soccorso, obbligatorio per le prime cure in caso di malore odinfortunio, deve comunicare agevolmente con la palestra e con l'esterno per l'eventuale trasporto di barellati. II magazzino deve contenere tutti gli attrezzi mobili e deve aprirsi direttamente sulla palestra. Quando siano previsti pavimenti smontabili, sedie di ring, ecc., occorrono adeguati locali per la loro conservazione. L'alloggio del custode costituito in genere da camera, soggiorno, cucina e bagno.

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PISCINE
La sua ubicazione deve essere particolarmente studiata, perch il custode stesso possa disimpegnare facilmente ed efficientemente i suoi compiti. Palestre di tipo scolastico: i servizi sono gli stessi di cui copra. Per le palestre scolastiche vere e proprie debbono prevedersi spogliatoi con relativi impianti igienico-sanitari e magazzino, poich per il pronto soccorso e l'alloggio del custode si utilizzano quelli della scuola. Possono anche essere utilizzati gli impianti igienico-sanitario della scuola stessa, quando siano situati in posizione adatta. Lo spogliatoio deve avere due porte per rendere indipendente l'entrata e l'uscita dei reparti. II pavimento, lavabile, deve essere raccordato a sguscio con le pareti: queste debbono essere rivestite sino all'altezza di almeno m 1,50 con materiale lavabile e resistente. Gli alunni debbono accedere alla palestra direttamente dallo spogliatoio, che deve essere preceduto da un atrio coperto se la palestra separata dallo edificio scolastico. Lo spogliatoio. inoltre, deve comunicare direttamente anche con il locale destinato agli impianti igienico-sanitari. Gli impianti igienico-sanitari comprendono un gruppo di 2 latrine, 6 orinatoi, 8 lavabi, attiguo ad un gruppo di almeno 10 docce. La superficie complessiva dei locali destinati agli impianti in parola deve essere di almeno m 60. I pavimenti, raccordati a sguscio con le pareti, debbono essere di materiale duro e lavabile e, per le docce, non sdrucciolevoli; le pareti per un altezza di almeno m 2 debbono essere rivestite di materiale lavabile e resistente. Per evidenti ragioni di praticit ed economia conviene che le palestre siano disposte in modo da utilizzare gli impianti igienici del complesso scolastico. Il magazzino attrezzi ed i locali accessori debbono avere una superficie complessiva di m 2030 con pavimento di materiale resistente. Anche il magazzino deve essere arieggiato ed illuminato direttamente. VARIE Palestre per attivit agonistica: uncomplesso razionale dovrebbe avere, attorno alla grande sala, locali minori destinati agli allenamenti di scherma, pugilato, sollevamento pesi, lotta: per la relativa progettazione necessario tenere presenti le misure di ingombro delle pedane, ring, ecc., gi fornite. Occorre tenere presente, anche, la convenienza di separare gli spogliatoi degli atleti che praticano ginnastica, pallacanestro, scherma, ecc. da quelli degli atleti che si dedicano al sollevamento pesi, lotta e pugilato: per questi bene prevedere, oltre ai normali servizi igienici, anche il bagno-vapore (sauna). Circa l'affluenza e lo smistamento del pubblico, valgono i criteri accennati, parlando degli impianti di atletica leggera, calcio, ecc. Palestre scolastiche vere e proprie: debbono avere un ingresso indipendente da quello della scuola. vietata la costruzione di pi palestre a colonna cosi come la loro sistemazione ai piani superiori dell'edificio scolastico. Come ogni aula, la palestra deve essere provvista di impianto radio. Il Ministero della Pubblica Istruzione ha disposto che le esercitazioni di educazione fisico-sportiva avvengano il pi possibile all'aperto: necessario, quindi, riservare vicino alla palestra un'area bene esposta, sufficiente allo scopo. Tale accorgimento utilissimo anche per le palestre per attivit agonistica. PISCINE Per piscina si intende l'impianto sportivo destinato alla pratica agonistica ed alla diffusione degli sport natatori (nuoto, tuffi, pallanuoto) ai quali sovraintende la Federazione Italiana Nuoto F.I.N.). Una piscina pu essere scoperta o coperta. Il costo di realizzazione e di gestione di una piscina, specie se coperta, tale da escludere generalmente impianti destinati solo allo sport agonistico. Si hanno, quindi, piscine a carattere misto, sportivo e balneare, tanto pi che i due impieghi non si danneggiano a vicenda; anzi il carattere balneare, unitamente a quello spettacolare, favorisce la diffusione degli sport natatori. Naturalmente, in sede di progettazione e costruzione delle piscine, debbono essere osservate le prescrizioni del Regolamento tecnico della F.I.N. e delle note Norme di sicurezza per ottenere l'omologazione e l'agibilit dell'impianto. opportuno, in considerazione delle recenti prescrizioni emanate in materia, riportare quelle parti del Regolamento della F.I.N. e delle Norme di sicurezza che interessano progettisti e costruttori. STRALCIO DEL REGOLAMENTO TECNICO DELLA F.I.N. Il Regolamento tecnico della F.I.N. si rivolge ai dirigenti sportivi, specificando le prescrizioni per l'omologazione dell'impianto, l'organizzazione e lo svolgimento delle manifestazioni, ecc. Di tali prescrizioni si riportano solo quelle utili ai fini di una razionale progettazione.

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PISCINE
Campi di gare Le gare di nuoto, su percorso non superiore ai m 1500, si svolgono su campi di gara aperti o chiusi: i campi aperti sono quelli ottenuti limitando opportunamente un adatto specchio d'acqua (mare o lago); i campi chiusi sono costituiti dalle vasche natatorie. Tutti i campi di gara debbono essere perfettamente rettangolari ed avere uno specchio d'acqua tranquillo e privo di correnti. Alle testate, per una profondit minima di m 0,90, la parete rivolta verso lo specchio d'acqua deve essere perfettamente piana everticale allo scopo di assicurare una regolare virata. L'altezza della base di partenza dal pelo dell'acqua pu variare da un minimo di m 0,30 ad un massimo di m 0,75; nei campi aperti tale altezza non deve superare i m 1,50. Ogni campo di gara regolare deve essere diviso, mediante cordate di galleggianti tese da una testata all'altra, in corsie della larghezza minima di m 2 e massima di m 2,50, misura quest'ultima obbligatoria per le gare nazionali ed internazionali. Le corsie debbono essere numerate su entrambe le testate. l campi di gara destinati a riunioni a carattere nazionale ed internazionale devono essere omologati dalla F.I.N., che li classifica come segue: Campi di l categoria Lunghezza: m 33,33 50,00 100,00 Larghezza minima: m 18,00 Profondit minima: m 1,00 Profondit minima per una lunghezza di m 30 e per tutta la larghezza del campo: m 1,70. Devono essere provvisti di trampolini (m 1 e 3) piattaforme (m 5 e 10) e campo di pallanuoto secondo i requisiti di cui alle rispettive voci di seguito specificate. Devono essere dotati delle installazioni indispensabili agli atleti ed al pubblico, in modo da rispondere a tutte le esigenze sportive e spettacolari richieste da manifestazioni di grande importanza; infine, devono essere illuminati in modo da permettere anche di sera la perfetta visibilit di tutto il campo.
Delimitazione di fondo campo Linea di porta 20.00 Linea di met campo

Linea del fuori giuoco Linea dell'area di rigore

30.00 0.30 min 0.30 min.

0.30

0.075 h Rete segnata

0.30-0.60 min. 0.30

Fig. 27 - Campo di pallanuoto.

Sui campi di l categoria si potr effettuare qualsiasi manifestazione. Campi di Il categoria Lunghezza: m 25,00 33,33 50,00 100,00 Larghezza minima: m 10,00 Profondit minima: m 1,00. Sui campi di Il categoria, escluse le gare a carattere internazionale, si potr effettuare qualsiasi altra manifestazione compatibile con le possibilit del campo stesso. Sono ammessi, ferme restando le lunghezze di cui sopra, campi di nuoto della larghezza minima di m 8; non possono essere omologati, per, neppure come campi di lI categoria. Gare di nuoto Le gare di nuoto sono individuali o collettive (staffette). Le distanze riconosciute dal Regolamento della F.I.N., anche agli effetti dei primati, sono:

Gare individuali Maschili e femminili; stile libero: m 1002004008001500 dorso, rana, farfalla: m 100200 Il numero di concorrenti per ogni gara non pu essere superiore ad 8 per tutte le distanze. Gare collettive Maschili: stile libero; m 4 x 100; 4 x 200 stile misto: m 4 x 100 (dorso, rana, farfalla, stile libero) Femminili: stile libero: m 4 x 100 stile misto: m 4 x 100 (dorso, rana, farfalla, stile libero) Il numero massimo di squadre consentito nelle gare a staffetta di 8 per tutte le distanze. Primati La lunghezza della vasca natatoria, affinch i primati possano essere omologati, deve essere di m 50 per tutte le

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distanze. l primati possono essere conseguiti sia in acqua dolce che salata, sempre in assenza assoluta di correnti. Tuffi Trampolini Sono situati a m 1 e m 3 al disopra del livello dell'acqua. Debbono misurare almeno m 4 di lunghezza e m 0,50 di larghezza ed essere ricoperti per tutta la loro lunghezza da una stuoia di fibra di cocco; debbono essere installati con un ano golo di inclinazione non superiore a l sull'orizzontale. L'estremit del trampolino deve sporgere di almeno m 1,50 dal bordo della vasca. Solo i trampolini da m 3 sono usati nei Giuochi Olimpici e Campionati Continentali; nelle gare relative devono essere nuovi e muniti di fulcro mobile. La profondit dell'acqua deve essere; Trampolini da m 1: almeno m 3 in una fossa di almeno m 5,30 avanti e m 2,20 da ciascun lato della verticale passante dal punto di mezzo del bordo anteriore del trampolino. Trampolini da m 3: almeno m 3,50 in una fossa di almeno m 6,20 avanti e m 2,70 da ciascun lato della predetta verticale. La distanza minima da ogni ostacolo, misurata come sopra, sar: sere: Piattaforme da m 5: almeno m 3,80 in una fossa di almeno m 7 avanti e m 3 da ciascun lato della verticale passante dal punto di mezzo del bordo anteriore della piattaforma. Piattaforme da m 10: almeno m 4,50 in una fossa di almeno m 10,50 avanti e m 3 da ciascun lato della predetta verticale. La distanza minima da ogni ostacolo, misurata come sopra, sar: Si pu prevedere anche la piattaforma da m 7,50 con le stesse modalit tecniche previste per quella da m
Trompolini da Distanza dal muro posteriore Distanza dal muro anteriore Distanza dai muri laterali Distanza dal centro di un altro piattaforma Distanza verso l'alto m5 m 10

Trompolini da Distanza dal muro posteriore Distanza dal muro anteriore Distanza dai muri laterali Distanza dal centro di un altro trampolino Distanza verso l'alto

m1 m 1,50 m 7,50 m 2,50 m 2,00 m 4,60

m3 m 1,50 m9 m 3,50 m 2,50 m 4,60

Piattaforme Sono situate a m 5 e m 10 al disopra del livello dell'acqua. Debbono essere rigide, misurare non meno di m 2 di larghezza ed essere ricoperte da una stuoia di fibra di cocco. Le lunghezze minime sono di m 6 per le piattaforme da m 10, di m 5 per quelle da m 7,50 e m 5. L'estremit della piattaforma da m 10 deve sporgere di almeno m 1,50 dal bordo della vasca e di almeno m 0,75 dalla piattaforma immediatamente inferiore, la quale, a sua volta, deve sporgere dal bordo della vasca di almeno m 1,50. Le piattaforme devono essere munite di ringhiera ai lati e posteriormente. Vi si deve accedere a mezzo di una scala adeguata e non a mezzo di scalette mobili od inadatte e malsicure. La profondit dell'acqua deve es-

m 1,50 m 1,50 m 10,50 m 13,50 m 3,80 m 4,50 m 2,50 m 3,80 m 2,50 m 3,80

10. Pallanuoto Campi di giuoco (fig. 27) Il campo di pallanuoto un rettangolo i cui lati minori costituiscono le lince di porta .

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REPARTO DONNE 7

8 N

Piedi nudi 5

Piedi calzati

VASCA NATATORIA 25 x 16.80 3 2 10 9 11 1 Piedi nudi 2 3 4 Piedi calzati REPARTO UOMINI Fig. 28 - Pianta schematica di spogliatoi per piscine con cabine a rotazione. 1, ingresso; 2, biglietteria; 3, stampelle vuote; 4, cabine a rotazione; 5, spogliatoio collettivo; 6, stampelle piene; 7, passaggio obbligato; 8, entrata di servizio; 9, bar; 10, seanti; 11, zona pubblico a piedi calzati; 12, pronto soccorso. 5 6 8 7

La distanza fra le linee di porta compresa fra un massimo di m 30 ed un minimo di m 20. La larghezza del campo non pu superare i m 20 n scendere al disotto di m 8. La profondit dell'acqua non pu essere inferiore a m 1,20 (v. campi di llI categ.). Fra le linee di porta e la delimitazione di fondo campo deve esserci una distanza minima di m 0,30. La delimitazione di fondo campo pu essere costituita anche dai lati minori della vasca natatoria. I lati maggiori del campo di pallanuoto possono coincidere con quelli della vasca stessa, L'arbitro deve avere a disposizione,

per tutta la lunghezza dei campo, lo spazio necessario per seguire facilmente tutte le fasi dei giuoco. l giudici di porta dovranno avere un posto riservato sul prolungamento della linea di porta. Per decisione ufficiale della F.I.N. stabilito che la distanza fra la delimitazione del campo ed il pubblico non debba essere inferiore a m 2. l campi di pallanuoto sono classificati dalla F.T.N. come segue: Campi di l categoria Misure del campo: m 30 x 20 Profondit minima dell'acqua: m 1,70

Campi di Il categoria Misure del campo: m 27 x 18 Profondit minima dell'acqua: m 1,50 Campi di III categoria Misure dei campo m 24 x 15 Profondit minima dell'acqua: m 1,20 Per gli incontri internazionali il campo deve avere le dimensioni massime di m 30 x 20, oppure 30 x 20 yards, ed una profondit dell'acqua non inferiore a m 1,80. Per gli incontri femminili le dimensioni massime, sono di m 25 x 17. Porte Debbono essere fissate sulle linee di porta in modo che la traversa risulti a

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PISCINE
m 0,90 dal pelo dell'acqua quando la profondit di questa sia di almeno m 1,50, a m 2,40 dal fondo quando la profondit dell'acqua sia inferiore a m 1,50. La rete (floscia) deve essere attaccata alla traversa ed ai montanti in modo da chiudere solidamente la spazio della porta; la rete stessa, in alto, tenuta orizzontale per circa cm 30 prima di cadere obliquamente in basso dove fissata al telaio galleggiante ad una distanza di circa cm 50 60 dai montanti. Cos facendo si impedisce il rimbalzo della palla anche se questa, penetrando con violenza nella porta, colpisce un sostegno interno; nello stesso tempo, se la porta viene fissata al bordo interno della piscina, lo spazio tra la linea di porta ed il bordo stesso risulta tale da consentire un buonpiazzamento dei giuocatori ad ogni inizio o ripresa del giuoco. La misura minima di cm 30 che la profondit della porta verrebbe ad avere in caso di ostacolo posto a questa distanza dalla linea di fondo (v. campi di giuoco) trova giustificazione nelle dimensioni del pallone, la cui circonferenza compresa fra cm 68 e cm 71 ed il modo in cui viene il punto. Tale misura di cm 30 non razionale, per, agli effetti di un piazzamento regolare dei giuocatori sulla linea di porta; in particolare, nei tiri di rigore sono ostacolati i movimenti dei portiere che deve stare sulla linea stessa; il portiere, d'altra parte, pu aiutarsi nelle parate spingendosicontro la parete della vasca. Di conseguenza, consigliabile progettare la vasca in modo da avere sempre i cm 50 60 minimi sopra detti tra linea di porta e delimitazione di fondo campo. STRALCIO DELLE NORME DI SICUREZZA Gli argomenti trattati dalle Norme di sicurezza sono comuni, in parte, a quelli dello stralcio del Regolamento della F.I.N.; si riporta, perci, solo quanto non risulta, o differentemente trattato, nello stralcio stesso. Campi di gare Le pareti della vasca debbono essere perpendicolari e rivestite di materiale antisdrucciolevole di colore chiaro, da impiegarsi anche per il fondo della vasca stessa. Questa deve essere circondata da ogni lato da una banchina di larghezza non inferiore a m 1,50 di materiale antisdrucciolevole. Tuffi La profondit nella zona dei tuffi deve essere la seguente: Trampolini (altezza dal pelo dell'acqua da m 1 a m 3): almeno m 3,50 con larghezza della fossa sottostante di almeno m 7. Piattaforme (altezza dal pelodell'acqua da m 5 a m 10): almeno m 5 con larghezza della fossa sottostante di almeno m 8 e lunghezza di almeno m 18; alla fine dei m 18 occorre prevedere uno scivolo. Capacit in bagnanti delle vasche natatorie Deve essere calcolata in relazione o al volume dell'acqua, nella misura di m 3 per bagnante, o alla superficie dello specchio d'acqua, nella misura di m 2 per bagnante.

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PISCINE
Accesso alle vasche natatorle Dagli spogliatoi l'accesso alle vasche deve avvenire unicamente attraverso un passaggio obbligato munito di docce e 2ampilli che garantiscano la perfetta pulizia del bagnante. Impianti igienici Debbono comprendere almeno: 2 docce ogni 40 bagnanti 1 gabinetto e 2 orinatoi ogni 60 uomini 1 gabinetto ogni 30 donne II rapporto uomini-donne si pu valutare 4 a t. Solarium La sua superficie deve essere almeno doppia di quella dello specchio d'acqua. Servizio di salvataggio Deve essere disimpegnato da almeno 2 bagnini regolarmente abilitati dalla Sezione di salvamento della F.l.N. Agibilit subordinata all'osservanza delle Norme sanitarie stabilite dal medico provinciale, dalle quali deve risultare il sistema di depurazione dell'acqua ed il numero dei cicli giornalieri di rinnovo della medesima i ma . CONSIDERAZIONI A) Dalla classificazione dei campi di gara, dal numero massimo di concorrenti e di squadre consentite dalle gare di nuoto, dalla misura delle vasche fissata per i tentativi di primato, dal regolamento della pallanuoto, deriva che le vasche natatorie d m 50 x 20 (pari ad 8 corsie di m 2,50 ciascuna) sono idonee a qualsiasi manifestazione ed all'omologazione dei primati. Tuttavia la F.l.N.A. (Federation Internationale de Natation Amateur) prescrive che per le Olimpiadi ed i Campionati Continentali la vasca abbia la larghezza minima di m 22; ci per avere un'adeguata zona di rispetto in corrispondenza dei lati maggiori del campo di pallanuoto (m 30 x 20) in quanto la coincidenza dei lati maggiori stessi con quelli della vasca non consente un sicuro giudizio sull'uscita laterale del pallone. Anche motivi particolari trattati in seguito (eliminazione del moto ondoso, necessit di non mettere i nuotatori delle corsie di estremit in condizioni svantaggiose rispetto a quelli delle corsie centrali, ecc.) consigliano di aumentare la larghezza delle vasche; la vasca natatoria per i Giochi Olimpici del 1960 ha le dimensioni di m 50 x 25. Sempre in considerazione delle esigenze del giuoco della pallanuoto, le piscine costruite dal CONI in varie citt hanno le dimensioni di m 25 x 16,80; possibile, cosi, realizzare un campo di IIl categoria (m 24 x 15) con zone di rispetto laterali di cm 90 e distanza fra le linee di porta e di fondo campo di cm 50. B) Dalle prescrizioni del Regolamento della F.l.N relative alle Giurie, si rileva che l'arbitro e gli Ufficiali di Gara debbono disporre, intorno alla vasca, dello spazio necessario ad assolvere il loro compito . Di tale spazio. per, non data la larghezza: esiste in merito la sola decisione ufficiale della F.l.N. che stabilisce una distanza minima di m 2 fra bordi della vasca e pubblico negli incontri di pallanuoto. Le Norme di sicurezza esigono invece, intorno alla vasca stessa, una banchina di larghezza non inferiore a m 1,50. Conviene, quindi, attenersi alla misura di almeno m 2, con la quale si ottempera a tutte le prescrizioni. C) Per i tuffi le Norme di sicurezza danno disposizioni pi restrittive di quelle del Regolamento della F.l.N., imponendo una profondit minima di acqua di m 3,50 e m 5, a seconda si tratti di trampolini o di piattaforme. Per non precisano la lunghezza della fossa sotto i trampolini e, sia per questi che per le piattaforme, non stabiliscono come tale lunghezza debba essere misurata. Circa le sezioni trasversali della fossa dei tuffi e della vasca, oggi si adottano quelle di uguale profondit in ogni loro punto per non mettere in condizioni di svantaggio i nuotatori delle corsied'estremit: naturalmente, lungo la sezione longitudinale la profonditdell'acqua pu variare. . CENNI SUI CARRTTERI DISTRIBUTIVI DELLE PISCINE Una piscina costituita da: una o pi vasche solarium spogliatoi e relativi servizi igienici zona per il pubblico. servizi vari Complesso vasche, solarium, spogliatoi: la vasca o le vasche, gli spogliatoi ed il solarium sono le parti essenziali di una piscina. Si possono prevedere vasche con fossa dei tuffi vasche per soli tuffi separate da quelle adibite esclusivamente al nuoto ed alla pallanuoto, vasche scuola vaschette per bambini. La vasca, o le vasche, ed il solarium fanno parte di un'unica zona destinata, come gli spogliatoi, esclusivamente ai bagnanti: ma mentre nella zona vasche-solarium si hanno solo percorsi a piedi nudi negli spogliatoi sonoprevisti anche i percorsi a piedi calzati. Percorsi: necessario separare i perPercorsi corsi a piedi nudi da quelli a piedicalzati. Un esempio di percorsi razionali ilseguente (Fig. 28): tutto il pubblico, bagnanti e non, accede ad un atrio nel quale si trovano lebiglietterie ed il deposito valori: dall'atrio, i non bagnanti si recano nella zona ad essi destinata, senza interferire con i percorsi dei bagnanti: questi,invece, divisi per sesso, si avviano agli spogliatoi che sono preceduti da unlocale dove i bagnanti ritirano gli appositi attaccapanni e dove, volendo, possono noleggiare la biancheria necessaria: dopo il ritiro degli attaccapanni vuoti i bagnanti accedono agli spogliatoi e qui finiscono i percorsi a piedi calzati. L'esperienza ha dimostrato che glispogliatoi pi razionali sono quelli concabine a rotazione dalle cabine, a piedi nudi, i bagnanti si recano alla zonavasche e solarium, trovando, prima del passaggio obbligato, un locale per la consegna degli attaccapanni con relativi indumenti. II passaggio obbligato, prescritto dalle Norme e che i bagnanti debbonoattraversare per accedere alla zona predetta, ha lo scopo di garantire laperfetta pulizia dei bagnanti; tessi, eliminando sudore, polvere, ecc. dalle loro persone. II personale addetto alla custodia degli indumenti deve poter sorvegliare sia il passaggio obbligato, sia gli adiacenti servizi igienici. Poich ammesso il diretto rientro negli spogliatoi, necessario prevedere una porta di comunicazione fra zona vaschesolarium e corridoio delle cabine, sorvegliata dal predetto personale. Orientamento ed insolazione: la vasca con fossa dei tuffi, oppure quella per soli tuffi, deve essere orientata in modo che il sole non disturbi i tuffatori, cio deve avere trampolini e piattaforme rivolti a Nord. La zona vasche e solarium deve avere un'esposizione tale da essere investita

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dal sole, possibilmente, dall'alba altramonto. L'edificio spogliatoi deve essere disposto, rispetto alla zona predetta, in modo da non costituire schermo ai raggi solari. Varie: dovunque siano previsti percorsi a piedi nudi necessaria una pavimentazione in materiale antisdrucciolevole. Non si consiglia di destinare a solarium arenili naturali o artificiali, perchrichiedono un complicato sistema di passaggi obbligati, insufficienti daltronde ad evitare che parte della sabbia che i bagnanti hanno addosso finisca in vasca e quindi nelle tubazioni. Zona per il pubblico: le piscine pospubblico sono essere frequentate anche da pubblico non bagnante, per il quale occorre prevedere una zona idonea limportanza di tale zona, la necessit di munirla o meno di gradinate, ecc., dipendono dalle caratteristiche delle piscine che, a volte, possono assumere la fisionomia di veri e propri stadi per gli sport natatori. In ogni caso, la 20na per il pubblico deve essere progettata in base agli stessi criteri che si seguono per gli altri impianti sportivi. Servizi vari: sono costituiti dal pronto soccorso, magazzini, servizi igienico-sanitari per il pubblico, bar, alloggio custode. Per la loro progettazione sono validi i criteri generali esposti parlando degli analoghi servizi degli altri impianti sportivi: in particolare: il pronto soccorso, accessibile facilmente dalIesterno deve essere ubicato in modo da servire ugualmente bene la zona vasche-solarium, quella per il pubblico e gli spogliatoi: il bar deve servire bagnanti e non bagnanti senza che i percorsi a piedi nudi interferiscano con quelli a piedi calzati. Adiacente al bar, con vista sulla vasca, pu prevedersi una zona con tavolini ed ombrelloni, che rappresenta il modo pi semplice e razionale di realizzare la zona per d il pubico. L'alloggio del custode deve trovarsi dove risulta pi agevole la sorveglianza di tutto l'impianto. DIMENSIONAMENTO DELE VASCHE E DEGLI SPOGLIATOI Vasche natatorie: il loro dimensionanatatorie: mento, per quanto riguarda le esigenze sportive, deriva, ovviamente, dalle prescrizioni regolamentari. Nelle comuni piscine le dimensioni massime consigliabili sono quelle di m 50 x 25; non si consigliano le vasche di m 100, sia per limpressione che desta nel nuotatore uno specchio d'acqua dinotevole lunghezza sia per il loro costo eccessivo e per la forte spesa di gestione nei riguardi dell'approvigionamento e della depurazione dell'acqua. Anche le vasche di m 50 x 25 comportano una spesa rilevante; quindi potranno essere adottate solo in caso di bene accertate esigenze sportive e balneari. Dalle varie prescrizioni regolamentari si deduce che i requisiti minimi che una vasca natatoria deve avere per essere omologabile ed agibile per il nuoto, tuffi e pallanuoto, sono i seguenti (fig. 30): dimensioni dello specchio dacqua: cm 25x16,80; pu contenere 6 corsie da m 2,50 ognuna ed il campo di pallanuoto di lII categoria (m 24 x 15), profondit m 1,20, la minima per il campo di pallanuoto suddetto. Tale profondit permette anche di ricavare un'adeguata zona a guado per i meno esperti ed i principianti Generalmente la zona a guado si estende per circa met della lunghezza dell'invaso: Ia pendenza del suo fondo non deve superare il 6% circa perimpedire che i bagnanti in piedi scivolino. profonditd sotto i trampolini: m 3, 50 per almeno m ,20 avanti la verticale passante per il punto di mezzo del bordo anteriore del trampolino e per tutta la larghezza della fossa. Nella vasca citata: si possono avere varie combinazioni nella disposizione dei trampolini: da uno a tre da m 1, oppure un trampolino da m 1 ed uno da m 3, oppure due trampolini da m 1 ed uno da m 3; le traverse delle porte del campo di pallanuoto a causa della profonditminima dell'acqua, non risultano ad uguale altezza dal pelo dell'acqua stessa: non accettando tale soluzione, necessario portare la profondit minima dell'acqua a m 1,50: in tal caso occorre realizzare a parte una vasca per inesperti di m 25 oppure m 20 x 4 almeno, con profondit variabile da m 1 a m 1,20; la maggiore spesa che ne deriva compensata dalla migliorefunzionalit del complesso e dalla possibilit di organizzare una scuola di nuoto. Come noto, i nuotatori delle corsie di estremit sono disturbati dalla vicinanza della parete laterale della vasca e dal moto ondoso; si pu attenuare l'inconveniente: lacsciando una opportuna zona di rispetto fra la segnatura esterna delle corsie destremit ed i lati lunghi della vasca; cio facendo la vasca pi larga di quanto comporti il numero di corsie progettate; sagomando il lato lungo della vasca secondo una curva con freccia massima in corrispondenza dellasse trasversale della vsca stessa; talee soluzione pi efficace della precedente, ma pi costosa (fig. 31). Le caratteristiche descritte hanno carattere sportivo e sono indipendenti dal numero di bagnanti, che deve essere calcolato come prescritto dalle Norme di sicurezza. Spogliatoi (v. figg. 28 e 29): il numero di cabine occorrenti si calcola tenendo presente che: il numero massimo di bagnanti che possono trovarsi contemporaneamente in vasca si ottiene dividendo per 2 la superficie dello specchio dacqua; il numero suddetto pu ritenersi i 2/3 di quello di coloro che frequentano giornalmente la piscina; i bagnanti, mentre affluiscono allimpianto scaghlionati nel tempo, escono pressoch contemporaneamente, causando una congestione notevole nella circolazione. Per tener conto della punta massima che si ha alluscita, si considera che una cabina possa servire circa 3 bagni/ora. Quindi le cabine occorrenti per una vasca delle caratteristiche gi illustrate, risultano da quanto segue: superficie della vasca: m 420 (m 16,80x25); bagnanti presenti contemporaneamnete in vasca: 210 al massimo; bagnanti che giornalmenyte frequentano la piscina: 3/2 210 = 315; cabine: 13 circa, considerando 8 ore di esercizio giornaliero. Poich si calcola che le donne siano 1/4 del totale, si hanno 3 cabine per donne e 10 cabine per uomini che, per miglior proporzionamento dellinsieme, si possono portare,rispetttivamente, a 4 e 12 oppure 5 e 15. Si pu anche prevedere per ciascun sesso uno spoglaitoio collettivo che: serva da polmone nei momenti di sovraffollamento; possa essere utilizzato per i componenti della Giuria in caso di manifestazioni. Stabilite le cabine occorrenti, si calcolano gli impianti igienico-sanitari relativi che, secondo le note Norme, debbono comprendere: 2 docce ogni 40 bagnanti 1 w. c. e 2 orinatoi ogni 60 uomini 1 w. c. ogni 30 donne.

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PISCINE
0,20 0,40 0,40 0,40 3,103,35

0,40 1,50 0,50

1,80

0,30

1,55 1,70 0,30

panche

0,100,12

distanza rampini cm 20 0,50

1,10 0,50

2,00 0,40 b2

0,40 0,30 1,90 0,20

A
0,30

b1

1,90

~365 0,90 panca 0,90 panca doccia 0,90 1,20 panca 1,20 panca 1,20 1,20 doccia

2,75+2,90

0,40 0,50

0,90 1,15

0,50 0,40

piedi nudi 1,20

piedi nudi

1,00 0,25 1,00

panca

panca

piedi calzati

D
0,40 1,501,85 1,20 1,20+3,45 1,20

0,95 1,75

piedi

calzati

piccola corridoio 1,20 0,90 1,20 4,00 2,00 tavolo consegna spogliatoio e restituzione 2,40 vestiario 0,50 collettivo 1,30 0,90 cabine 1,05 piccola 0,90 105 105

media 1,05 0,90

grande 1,20 105

molto grande 1,20

piccola

media 1,05 1,20 1,20

grande 1,20

molto grande 1,35 1,20

rastellieri per cesti 0,60

0,90 1,05 1,05

banco consegna

A, panca spogliatoio. Panca e guardaroba insieme sistemate allaperto, difese dal vento, usate per campeggi e piscine allaperto; 8, ambienti di spogliatoio con armadietti e panche; b1, con panche isolate poste di fronte agli armadi (per ogni persona una lunghezza di sedie di cm 60 = 2 armadi); b2, armadi con sedie uno di fronte allaltro (lo spazio sotto ogni sedile preferi bile rimanga libero; superficie per persona m 0,47); C, armadietti e panche. Di solito vengono usati per solo uomini; consisi glia una doccia ogni 250 armadietti; D, spogliatoi con armadietti. Di solito vengono usati per sole donne; E, spogliatoi singoli con doccia di dimensioni medie in fondo al passaggio. Le porte sono generalmente larghe cm. 60; F, spogliatoi singoli con doppia apertura; G, rastelleria e banco di consegna; H, guardaroba sorvegliato con spogliatoio collettivo. Larghezza per posto m 0,60. Tempo per svestirsi e vestirsi minuti 15. Spazio per persona m 0,30; I, dimensioni del vano doccia (individuale). Le docce degli stabilimenti di bagni sono di solito pi grandi di quelle in altre costruzioni. Per spiagge e piscine allaperto assegnare una doccia ogni 250 persone; L, dimensioni del vano spogliatoi. Panche larghe da m 0,300,40. Assegnare una cabina ogni 6 armadietti. Nel caso particolare, si hanno dunque: passaggio obbligato che, come gi detto, i bagnanti debbono attraversare 4 docce 3 w. c................per 79 donne per recarsi dagli spogliatoi alla vasca. 8 orinatoi 236 uomini 12 4 Pertanto esso costituito da un 16 7 8 orinatoi 315 frequentatori corridoio di larghezza, lunghezza e Agli impianti descritti occorre aggiungere forma tali da consentire il passaggio di gli indispensabili lavabi. Gli impianti jn solo bagnante per volta e da non igienico-sanitari sono completati dal poter essere saltato ed avente una serie di docce sul soffitto e di zampilli orizzontali sulle pareti. allaltezza del bacino; il suo pavimento, pi basso di circa cm 30 di quello degli spogliatoi, deve formare il fondo di una vasca munita di acqua corrente per la pulizia dei piedi.

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PISCINE
0.30 Y 2.50 2.50 X 2.50 16.80 2.50 2.50 2.50 12.00 25.00 Y 13.00 6.20 1.00 .030 5% zona a guado SEZIONE XX 1.80 scivolo 3.50 4.00 Trampolini 1.00 1.50 Livello acqua 4.20 4.90 3.50 SEZIONE YY Scarichi 4.20 3.50 4.20 3.50 X 4.20 4.90

3.60

Asse trampolini

3.60

3.60 3.50 2.50

Fig. 30 - Schema di vasca natatoria avente i requisiti minimi per l'omologazione come campo di gara di II categoria e campo di pallanuoto di III categoria A, pianta; B, sezione X - X; C, sezione Y - Y.

CENNI COSTRUTTIVI SULLE VASCHE NATATORIE Le vasche, in muratura, o cemento armato, possono essere interrate oppure completamente o in parte fuori terra. Le vasche in cemento armato, specialmente quelle fuori terra, sono molto costose e soggette a fessurazioni; queste si verificano con maggiore frequenza nelle zone in cui si hanno forti sbalzi di temperatura. Spesso le fessurazioni non sono facilmente rilevabili dall'interno della vasca; necessario pertanto assicurarsi delle eventuali perdite, rendendo ispezionabili dall'esterno le pareti ed il fondo della vasca stessa; ci relativamente facile per le piscine completamente sopraelevate: molto costoso per quelle interrate completamente o in parte. In quest'ultimo caso pi conveniente predisporre un accurato drenaggio, munito di canaletti di spia, fra l'esterno della vasca ed il terrenocircostante. Questo drenaggio deverispondere alla sola funzione per la quale stato costruito, quindi normalmente deve essere asciutto; se i canaletti buttano acqua vuoi dire che la vasca perde; in tal caso si provvede al suo svuotamento rapido per la ricerca delle lesioni e la loro riparazione. Con qualunque sistema sia co-

Le vasche possono essere lasciate anche senza uno speciale rivestimento interno; pu bastare una semplice intonacatura impermeabile convenientemente lisciata e verniciata. l rivestimenti comunemente usati sono quelli in piastrelle e tesserine, con le quali possibile ottenere impianti molto belli dal punto di vista estetico. Specialmente le tesserine, per, sono costose e di difficile messa in opera; inoltre le numerose giunzioni incidono sulla continuit del rivestimento. favorendo la formazione di alghe ed il distacco delle tesserine stesse. Tali rivestimenti, infine, hanno l'inconveniente di essere rigidi e perci soggetti anche per questo a distacco, non seguendo i cedimenti e gli spostamenti inevitabili nelle strutture; noncostituiscono, quindi, una protezione agli effetti della tenuta e comportano una continua manutenzione. CENNI SUL TRATTAMENTO E CIRCOLAZIONE DELL'ACQUA Comunque avvenga il prelevamento dell'acqua (lago, fiume, acquedotto, pozzi) questa deve essere immessa in vasca solo dopo essere stata resa perfettamente limpida, sterile e sterilizzante a mezzo filtri e cloro, che ancora lo sterilizzante pi usato e pi pratico. L'acqua in vasca viene mantenuta nelle condizioni volute a mezzocircolazione a ciclo chiuso, che si svolge attraverso: scarico di fondo, prefiltri, filtri, sterilizzatori, bocche di immissione in vasca. La durata del ciclo completo di depurazione di tutta la massa d'acqua pu essere di 12 o 24 ore. Nella circolazione dell'acqua non debbono verificarsi angoli morti che provocano lo sviluppo di flora batterica. Lo scarico di fondo deve garantire l'uscita completa dell'acqua e, quando occorra (pulizia durante l'esercizio, eventuali riparazioni), il rapido svuotamento della vasca in un massimo di 8 ore. Le bocche di immissione debbono essere ripartite sui due lati maggiori della vasca stessa, affinch la percentuale di cloro libera sia costante in tutta

16.80

Fig. 31 - Soluzione di pianta per attenuare l'incoveniente del moto ondoso nelle corsie di estremit Scarico cm 5

0.095

0.12 ferri armati

0.80 0.80 A

76 mm min. 62 mm Tubo ghisa Fig. 32 - Sezione di vasca in c.a. B

struita la vasca necessario che tutti gli spigoli (raccordi fra le pareti e fra queste ed il fondo, bordi, sfioratori, ecc.) siano arrotondati. Il canaletto lavapiedi che si vede in molte piscine lungo i bordi della vasca non ha dato buoni risultati in pratica e, pertanto, non consigliabile.

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PISCINE
la massa d'acqua. Con la circolazione a ciclo chiuso, l'immissione totale di acqua nuova in vasca viene fatta periodicamente, p. es. una volta al mese. previo svuotamento completo e pulizia generaledell'invaso: naturalmente, durante il ciclo, occorre integrare le perdite che subisce l'acqua in circolazione (sfioratori, evaporazione, perdite varie). In corrispondenza di ciascuno dei lati maggiori della vasca deve essere realizzato uno sfioratore, al duplice scopo di mantenere l'acqua al livello voluto e di schiumare l'acqua stessa di tutto il grasso e le impurit che vengono a galla. L'acqua proveniente dallo sfioratore e dai chiusini della banchina che circonda la vasca non deve interferire con la circolazione a ciclo chiuso, ma deve essere convogliata direttamente in fogna. Si consiglia di realizzare sfioratori con sezione a chiocciola, la pi idonea a diminuire il moto ondoso e ad impedire il ritorno in vasca dell'acqua di rifiuto. Nei caso di vasca alimentata con acqua marina, la circolazione risulta semplificata in quanto dallo scarico di fondo l'acqua ritorna direttamente al mare. Occorre tenere presente per che l'acqua di mare richiede tubazionispeciali e che il suo prelievo deve essere fatto in punti igienicamente. Il locale destinato a macchinario per il trattamento e la circolazionedell'acqua deve essere facilmente accessibile dall'esterno, per rendere agevole l'eventuale sostituzione di parti del macchinario stesso; la sua ubicazione deve consentire di ridurre al massimo lo sviluppo delle tubazioni. CENNI SULLE PISCINE COPERTE La costruzione delle piscine coperte molto onerosa sia per !e caratteristiche generali dell'opera, sia per il costo degli impianti tecnologici indispensabili. Inoltre, dai dati forniti da una lunga esperienza in materia, risulta, che le spese di gestione delle piscine coperte (specie per quanto concerne il riscaldamento e il condizionamento) sono molto elevate. In questo caso, quindi, occorre pi che mai: decidere la costruzione dellopera in base ad effettive esigenze locali; scegliere caratteristiche tali che, pur consentendo un'adeguata attivit sportiva, non portino ad un eccessivo disavanzo di gestione. Da quanto sopra risulta evidente la necessit di contenere in limiti ragionevoli le dimensioni dell'impianto e la tendenza a prevedere Intendendo che le funzioni di una piscina coperta siano prevalentemente tecniche, cio di preparazione stilistica e d allenamento, non sono consigliabili l vasche di m 50 e m 33,33, nonch piattaforme per i tuffi invece, si possono adottare: vasche da m 25 x 10 a m 25 x 16,80 al massimo: trampolini per i tuffi da m 1 e da m 3. Per quanto riguarda il pubblico, tenuto conto: delle misure consigliate per la vasca e per i trampolini; della necessit che le gradinate risultino vicine alle corsie d'estremit, cosa che comporta una curva di visibilit molto accentuata e quindi un'altezza notevole delle gradinate stesse anche per una capienza modesta; del costo di gestione (riscaldamento e condizionamento) sempre elevato in relazione al volume dell'ambiente; del fatto che il numero di spettatori in una piscina coperta, anche quando si sostengono spese ingenti per realizzare le relative installazioni, necessariamente limitato; si deduce che la funzione spettacolare deve essere contenuta in limiti modesti, essendo antieconomica sia nei riguardi della costruzione che dello spettacolo. Circa il riscaldamento occorre tenere presenti i seguenti dati orientativi: temperatura dellacqua: minima 22; temperatura della sala vasca: superiore di 2-3 a quella dell'acqua; temperatura spogliatoi ed ambienti-frequentati dal pubblico: 18. Si ricorda, infine, la necessit di evitare la condensazione e conseguente stillicidio, dovuti al contatto fra il vapore che inevitabilmente si forma in piscina e le pareti ed il soffitto della sala vasca.

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OSPEDALI
Caratteri dellOspedale moderno. - Lospedale moderno non viene pi concepito come una semplice istituzione di benefica pubblica per i malati poveri, ma viene considerato come il fulcro della attivit assistenziale sanitaria nella zona dinfluenza che gli compete. Infatti, oltre al compito di ricovero e cura, esso pu assumere numerose altre essenziali funzioni: sociale e preventiva, di educazione igienica, didattica e di preparazione del personale, di ricerca scientifica. L'ospedale in genere destinato all'accoglimento dei malati acuti, in modo da sfruttare adeguatamente i complessi e costosi impianti ed il numero dei posti letto con una pi intensa rotazione, data la bassa durata media di degenza. Dovrebbero pertanto essere indirizzati verso specifiche
D ISTITUTI DI CURA

OSPEDALI GENERALI SPECIALIZZATI

INFERMIERE INFERM. PER ACUTI


CONVALESCENZIARI

I cat.

II cat. III cat.

I cat.

II cat. III cat.

(>720) (>240720) (36240)

(>240) (>120240) (36120)

CRONICARI

Fig. 2 - Distinzione degli istituti di cura istituzioni i convalescenti, i cronici non recuperabili, i vecchi poveri semi-validi, ecc. Secondo le pi moderne concezioni, particolarmente importantedovrebbe essere l'azione preventiva e sociale dell'ospedale, imperniata sul
D

criterio della prevenzione delle malattie e della conservazione umano con il contributo della collettivit. Organizzazione territoriale. - Le funzioni di ogni ospedale devono essere inquadrate in una pi vasta conD C D

C B
D

B
D

C
D

C C
D

A
D

C
D

B
D

C
D

Fig. 1 - Schema di organizzazione territoriale dell'assistenza ospedaliera


A, ospedale 1cat., centro del sistema sanitario (1000 p.I.); B, ospedale 2 cat., satellite (450-500 p.I.); C, ospedale 3 cat., satellite minore (120-200 p.I.); D, centro di sanit o istituzione similiare; - - - - zona di influenza per cure generiche.

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OSPEDALI
cezione di assistenza sanitaria territoriale: ogni singolo organismo ospedaliero di un dato territorio (provincia o regione) deve far parte di una rete di istituzioni ospedaliere ed assistenziali di varia entit e natura: aventi ognuna un proprio ruolo ed agenti in stretto collegamento (pianificazione ospedaliera). Detta rete dovrebbe essere delineata insieme con il piano urbanistico provinciale o regionale dalle autorit responsabili tecniche e sanitarie (fig. 1). All'estero, uno dei pi piccoli organismi rappresentato dal Centro di sanit, avente molteplici funzioni di accertamento e prevenzione delle malattie, specialmente sociali, veneree e dell'infanzia, di educazione igienica, di assistenza sociale, ecc., in collegamento con lospedale. legislazione. - In Italia la materia disciplinata, per quanto riguardal'organizzazione ospedaliera, dalle Norme generali per l'ordinamento dei servizi sanitari e del personale sanitario degli ospedali . R. D. 30 settembre 1938 n. 1631 e, per quanto si riferisce ai criteri direttivi e funzionali, alla composizione ed alla costruzione degli ospedali, dalle , Istruzioni per le costruzioni ospedaliere - Decreto 20 luglio 1939. Distinzione degli istituti di cura. - Questi si distinguono in ospedali ed infermerie. Gli ospedali sono quegli istituti che provvedono alle cure medicochirurgiche, ostetrico-ginecologiche, pediatriche e specializzate. Si defniscono ospedali generali quando sono destinati a curare le malattie di medicina, di chirurgia, di ostetricia e ginecologia, di pediatria e di tutte o alcune specialit. Si chiamano ospedali specializzati quando sono destinati a curare i soli infermi di malattie definite, rientranti nel novero delle specialit ufficialmente riconosciute (fig. 2). Classificazione degli ospedali. fondata sulla media giornaliera delle degenze e sull'entit dei reparti e servizi (art. 6 delle Norme sui servizi sanitari, integrato dalla prescrizione del par. 5 delle Istruzioni);per gli ospedali di nuova costruzione, il numero dei posti letto deve essere superiore del 20% al numero medio delle degenze per l'assegnazione alle varie categoa a a rie (1 , 2 e 3 ). Ospedali di 1 cat.: Generali: oltre 720 posti letto Specializzati: oltre 240 posti letto Ospedali di 2 cat.: Generali: oltre 240 fino a 720 posti letto Specializzati: oltre 120 fino a 240 posti letto Ospedali di 3 cat.: Generali: da 36 fino a 240 posti letto Specializzati: da 36 fino a 120 posti letto Infermerie per malati acuti. Infermerie per convalescenti, o convalescenziari. Infermerie per cronici, o cronicari. Organizzazione interna. - l locali di degenza di un organismo ospedaliero si devono raggruppare in sezioni, divisioni e reparti. La sezione l'unit funzionale ospedaliera (denominata anche unit di degenza o di assistenza), dotata di un gruppo di sale di degenza con un insieme organico di servizi e di personale per l'assistenza immediata dei malati. Nel caso usuale di malati acuti pu contenere fino a 30 letti; pu tuttavia scendere anche a 15 letti nelle degenze di specialit. La divisione costituisce l'unit fondamentale ospedaliera, con un proprio e completo servizio assistenziale sanitario ed infermieristico; retta da un medico primario, coadiuvato da pi aiuti ed assistenti. Pu essere composta da due o pi sezioni fino ad un max di 120 p. I. in medicina e chirurgia, e di 90 p. I. nelle specialit. Il reparto rappresenta il settore ospedaliero dove si
a a a

eseguono determinate e specifiche cure (ad es. reparto di medicina generale), costituito da una o pi divisioni. Per l'ostetricia-ginecologia, la pediatria ed altre specialit dell'ospedale generale esso pu essere costituito da una sola sezione. Principali notizie statistiche. Secondo le statistiche ufficiali la situazione degli lstituti di cura in ltalia nel 1958 era documentata dalla seguente tabella:

Regioni

Posti letto disponibili al 31-12-1958 Posti Ospedali Ospedali letto generali specia- Totale per lizzati 1000 ab. 15550 297 10016 32666 3542 22336 8127 17079 109613 5918 16948 3154 11168 3059 40247 6863 6110 596 1775 15344 9419 2734 1711 50 2744 4318 350 1066 1370 1192 12801 310 872 2950 4132 3218 966 4184 2081 442 23640 17261 347 12760 36984 3892 23402 9497 18271 122414 6228 17820 3154 14118 3059 44379 10081 7076 596 1775 19528 11500 3176 200997 4,6 3,4 7,6 5,3 5,0 6,0 7,6 5,0 5,5 4,5 5,4 3,8 3,8 1,8 3,9 2,1 2,1 0,9 0,9 1,7 2,4 2,3 3,9

Italia sett. Piemonte Valle d'Aosta Liguria Lombardia Trentino A.A. Veneto Venzia Giulia Emilia Totale Italia centr. Marche Toscana Umbria Lazio Abruzzi-Molise Totale Italia Merid. Campania Puglia Lucania Calabria Totale Italia insulare Sicilia Sardegna

Totale generale 177357

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OSPEDALI
Sono esclusi dalla precedente tabella i posti letto sanatoriali (~ 43000) e neuropsichiatrici (~ 90000) e quelli delle case di cura private (56000). Nei riguardi dei numera degli istituti di cura le statistiche ufficiali il 31/12/1954 documentavano la presenza di 1066 ospedali generali, 129 ospedali specializzati, 127 ospedalisanatoriali, 17 preventori vigilati, 78 ospedali neuropsichiatrici, 871 case di cura private. I valori desiderabili di detto coefficiente sono funzione sia della natura e della struttura sociale della zona sia del ruolo e dell'entit dell'ospedale. In genere si ritengono opportuni 2 2,5 p. I. per 1000 ab. nelle zone agricoloa artigiane e con ospedali di 3 cat., 4 6 per cittadine o centri mediamente urbanizzati, o industrializzati e con a ospedali di 2 cat., 8 9 per centri a a urbani densi e con ospedali di 2 e 1 cat. ELEMENTI PER LA PROGETTAPROGETTAZIONE Elementi programmatici. - Accertamento preliminare del ruolo dell'ospedale in rapporto al piano di organizzazione sanitaria territoriale (provinciale o regionale) predisposto dalle autorit. Raccolta di elementi statistici, igienici, epidemiologici e noOspedale Ospedale 2 cat. 3 cat. (~ 450 p.I.) (~ 120 p.I.) 3% 26% 41% 12% 12% 6%

FORME MORBOSE

Osservazione 3% Medicina 24% Chirurgia * 39% Ostretricia 13% Pediatria 11% Specialit 4% Contagiosi 6% * con traumatologia ed urologia

sologici, costruttivi, economici e sociali della zona d'influenza assegnata. Elaborazione, d'accordo con i sanitari, gli igienisti e gli amministratori, del programma del futuro ospedale: forme e grado di assistenza, concetti igienico-funzionali, caratteristiche ambientali pi o meno Criteri igienico-funzionatl. - Diricercate dell'organismo, pianofinanstribuzione accurata dei vari centri di ziario di gestione, ecc. attivit che costituiscono l'organismo Basi fondamentali del programma: Superfici Cubature Fabbisogno di posti letto. m/p.I. m/p.I. Derivato dalle indagini sulla Stanze di minimo 6,00 19,20 6,40 21 22 zona d'influenza: natura e strut- degenze { conveniente 17 20 54 66 tura sociale della popolazione, Sezione di degenza 20 24 66 80 entit e densit della stessa, Divisione di degenza stato sanitario, incremento me- Reparto di degenza 23 28 75 92 dio demografco e migratorio, di chirurgico Ospedale interno da degenza media nei ricoveri esigrande a piccolo 45 60 145 200 stenti, previsione di aumento Ospedale interno, da dell'afflusso all'ospedale nuovo, grande a piccolo, superifici e cubature lorde 52 70 180 250 condizioni della viabilit, ecc.
N Servizio tecnologico tecnologico Magazzini Alloggi O E

Distinzione delle forme morbose e loro consistenza. - Dipendono in linea generale dal ruolo e dall'entit dell'ospedale. In genere, per un ospedale di a 1 cat. posto al centro di un territorio sanitario aumenta la percentuale di posti !etto specializzati per l'affluenza dei relativi ammalati da una zona d'ina fluenza pi vasta; per gli ospedali di 2 a cat. di media consistenza e di 3 cat. sembrano attendibili i valori dell'allegata tabella, desunti da studi sperimentali e pratici. I posti letto per gli ammalati a pagamento non devono essere superiori ad un decimo della capacit del reparto cui sono annessi (par. 9 delle Istruzioni).

Servizio mortuario e necroscopico

Servizio religioso

Reparto operatorio

DEGENZE

X Diagnostica X Terapia Laboratori clinici Cure fisiche

S-E S Fig. 4 - Settore di orientamento consentito dalle norme

Centro trasfus.

Pronto soccorso

Osservazione Accettazione

Direz. sanitaria Econom. Biblioteca Amministrazione Ingresso principale

Ambulatori Consultazioni

L=22,5 H Donatori Infortunati Ammalati Personale Visitatori Fornitori Ambulatoriali Fig. 5 - Distanza tra corpi di fabbrica ospedalieri

Fig. 3 - Schema dei collegamenti funzionali tra i centri di attivit dell'ospedale generale

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OSPEDALI
ospedaliero. Studio dei collegamenti interni tra questi centri per assicurare un funzionamento razionale sia dal punto di vista assistenziale-sanitario sia da quello tecnico-economico. lmpostazione di una maglia interna di comunicazioni verticali ed orizzontali che consenta l'indipendenza dei reparti e delle sezioni, nonch dei servizi generali e tecnici, la distinzione dei sessi, la riduzione al minimo dei percorsi, l'esclusione di incroci e controritorni a sovrapposizioni, la discriminazione fra traffici puri ed impuri, ecc., mantenendo per altro la massima compattezza strutturale dell'edificio (fig. 3). Sistemi proposti per il riscaldamento, la ventilazione, la provvista dell'acqua, la rimozione e lo smaltimento dei rifiuti solidi e liquidi. Area edilizia. - La scelta influenzata da fattori climatici (esposizione e soleggiamento, ventilazione, nebulosit, umidit relativa, ecc.), da fattori tellurici (terreno sciolto ed asciutto, falda idrica distante dalle fondazioni, ecc.), da fattori locali (viabilit, collegamenti con la zona urbana, ecc.). Ampiezza minima m 75 per p. I., comprensivi di 15-20 m da destinare a giardino, parco o terrazzo. Per l'ospedale del tipo a blocco conveniente aumentare a 100 m per p. l.; di pi per gli ospedali ramificati o misti. prevedere area per futuri ampliamenti. Orientamento. - Prescritto dalle norme ufficiali, per l'esposizione della facciata delle degenze, il settore che va da Sud-Est a Sud, a meno di necessaria protezione da venti dominanti (fig. 4). Distanza tra i corpi di fabbrica. - Preferibilmente sistemare a parco la zona antistante la facciata delle degenze del blocco. Per i tipi costruttivi ramificati tener presente la distanza igienicamente conveniente (fig. 5). Numero del piani. - Il numero massimo di piani consentito di 7 fuori terra, salvo deroga ministeriale. Possibilit di diverse interpretazioni nei riguardi del livello del terreno: attendibili le soluzioni della fig. 6. . Capacit massima monoblocco: 750 p. I., salvo deroga ministeriale. Capacit massima poliblocco: 1500 p. I., salvo deroga ministeriale. Superfici e cubature per ospedale generato. Possono darsi solamente cifre di largo orientamento, valevoli per costruzioni medie di decorosa economia:

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OSPEDALI
Piano 6 " " 7 piani f.t. " " " 5 4 3 2 1 7 piani f.t. Piano 6 " " " " " 5 4 3 2 1 7 piani f.t. Piano 6 " " " " " 5 4 3 2 1 Ingr. princ.
Spese div. 2% Riscald. man. 6% Alimentazione 16% medicamenti 16% Ammortam. 4% curante 27%

PERSONALE
servizi generali 17%

P. rialzato Semicant.

Ingr. princ. P. rialzato Semicant. Semicant.

Ingr. princ. P. rialzato Semicant. Semicant.

TECNICA MEDICALE
esami radiolog. 7% analisi 5%

Fig. 6 - Soluzioni attendibili per il numero dei piani nei riguardi del livello del terreno

Fig. 7 - Diagramma riassuntivo delle incidenze relative delle varie attivit ospedaliere sul costo totale di gestione

Per ospedali policlinici, di ricerca ed insegnamento possono raggiungersi cubature lorde di 290 m/p.I. Costo di costruzione. - Per una valutazione di massima, utile nella fase d'impostazione del progetto, si pu adottare il criterio del costo a posto letto; entro determinati limiti, in Italia detto costo pu stimarsi da L. 2000000 a L. 2800000 per ospedali generali rispettivamente grandi e piccoli. Cifre maggiori si hanno perospedali specializzati e policlinici. Un'altra valutazione pu effettuarsi applicando un costo a m vuoto per pieno, maggiorato rispetto ai comuni indici locali a causa della cospicua entit degli impianti fissi, al volume complessivo dell'edificio. Nei riguardi delle incidenze delle varie categorie di lavori sulla totale spesa di costruzione di un ospedale potrebbe essere aleatorio dare delle cifre standard, tenuto conto dell'estrema diversit dei casi pratici. Tuttavia, con riferimento ad entit medie, a terreni di media consistenza e configurazione, a situazioni locali normali, si pu adottare la seguente valutazione di largo orientamento: Scavi e riporti Fondazioni Strutture in c. a. Murature est,. ed int. Coperture ed impermeabili Intonaci est. ed int. Rivestimenti est. ed int. Pavimenti Lavori in marmo Infissi esterni ed interni 0,8 % 2,5 22,0 8,2 2,6 4,6 4,2 8,4 2,4 12,5

Opere in ferro e da latton., 1,1 Opere da pittore 2,5 Sistemaz. esterne e fognat. 2,0 Assistenza muraria impianti 1,2 Totale 75,0 % Impianto centrale termica e riscaldamento 7,8 % Impianto ventilazione e condizionatori 2 idrico-termico-sanitario 5,2 cucina e frigo 2,9 lavanderia 18

disinfezione e incenerim. 0,6 elettrico 2,3 telef. e segnali 0,7 elevatori 2,5 Totale 25,0 % In linea generale possono anche darsi le seguenti cifre globali per i due principali raggruppamenti di lavori: Lavori murari ed affini, compresi infissi 7279 % Impianti tecnologici 2821 % Costo di gestione.- costituito da
USCITA FUNERALI

INGRESSO CONTAGIOSI
AREA INFETTA Stabulari Contagiosi Disinfez. Lavander.

Edificio mortuario

Centrale termica Magazzino

Speciali

Specialit Chirurgia generale Medicina Paganti Cucina generale

INGRESSO VIVERI E MATERIALI

Alloggio suore Specialit Speciali Chirurgia g. Laboratori clinici Osservazione Direzione Amminist. Farmacia Ambulatori Chiesa Radiologia Medicina Cure fisiche Specialit Alloggio personale

Accettazione Pronto soccorso

INGRESSO PRINCIPALE Fig. 8 - Disposizione planimetrica schematica di un ospedale a padiglioni con i principali collegamenti

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OSPEDALI
elementi variamente consistenti in dipendenza delle condizioni economiche locali e della struttura organizzativa dell'ospedale. Da dati ufficiali apparsi nella rivista Techniques hospitalires si desunto il diagramma della fig. 7. rappresentante le incidenze di ciascun raggruppamento di attivit ospedi2liera sul costo complessivo della gestione. SISTEMI EDILIZI A sviluppo orizzontale estensivo. - Sistema caratterizzato da un grande numero di edifici staccati e variamente disposti in un'area alquanto estesa (collegati eventualmente da porticati o gallerie), destinati ciascuno al ricovero di una data specie di ammalati o ad un singolo servizio diagnostico, terapeutico, generale , tecnologico, ecc.; comunemente inteso come ospedale a padiglioni (fig. 8). Inconvenienti: grande fabbisogno di area, maggiore spesa di costruzione per i semicantinati ed i tetti, necessit di complessa ed estesa rete di strade e di condutture, notevole dispersione di calore nelle tubazioni dei fluidi riscaldanti, appesantimento dei servizi e forte speri di gestione, eccessivodisagio per i malati per gli spostamenti dai padiglioni di degenza a quelli di cura, ecc. Valido fino a circa 25 anni fa, viene ora riservato, con notevoli adeguamenti ai nuovi criteri, per alcuni tipi di ospedali specializzati (ad es. ospedale psichiatrico) o di infermerie (ad es. convalescenziari). A sviluppo verticale intensivo. - Sistema caratterizzato da un organismo costruttivo pi o meno compatto, nel quale sono concentrati i reparti di degenza, i servizi di diagnostica e di cura, i servizi amministrativi e tecnologici, ecc. in piani sovrapposti. in modo da sostituire ai disagevoli e lunghi percorsi orizzontali i pi comodi e rapidi percorsi verticali; comunemente inteso come ospedale a blocco . Vantaggi rispetto al sistema esteso: minore fabbisogno di area, minore spesa di costruzione, ridotta spesa per l'impianto delle reti di condutture e di strade, minori disperdimenti di calore nei condotti dei fluidi riscaldati ecomomia, maggiore facilit di controllo e sorveglianza, minor spese per la manutenzione, ecc.

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OSPEDALI

F G

I H

L
Fig. 9 - Principali schemi planimetrici impiegati per gli ospedali esistenti
A, a T; B, a T con ala retrostante C, a doppio T; D, rettangolare; E, a doppio T con ala retrostante ruotata; F, ramificato con propaggini; G, ramificato con propaggini a pochi piani; H, ad H con edifici pi bassi circostanti (tipo Nuovo Ospedale San Giovanni, Roma), I, a blocchi paralleli con collegamenti trasversali (tipo Basilea); L, a blocchi paralleli con fronte di degenza a pettine tipo Ospedale Sud, Stoccolma).

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OSPEDALI

Fig. 9 - Principali schemi planimetrici impiegati per gli ospedali esistenti


M, a due blocchi a doppio T collegati e con propaggini laterali pi basse (tipo Vercelli); N, a monoblocco centrale con piastra ramificata ai piani pi bassi (tipo Ospedale di Bolzano); O, a due V molto aperte collegate ai vertici da propaggini ai piani pi bassi (tipo Ospedale Glostrup, Copenhagen); P, a due blocchi a T collegati e con propaggini alle estremit e posteriormente a quote minori (tipo Policlinico di Siena).

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OSPEDALI
dei fluidi riscaldanti, sensibile economia di personale, magPediatria giore facilit di controllo e sorveOstetricia glianza, minori spese per la maChirurgia nutenzione, ecc. Svantaggi (per Medicina Traumatologia altro non determinanti): talora Paganti Otorin. Oftalm. Ginecologia eccessivo addensamento di maChirurgia lati e di servizi, relativa separaMedicina zione tra le varie forme morbose, Traumatologia Otorin. Oftalm. forte sviluppo di scale ed eleva- INGRESSO MEDICI FORNIT. VISITAT. tori, estese proiezioni d'ombra Dermosif. (uomo) nelle zone retrostanti ai blocco Dermosif. (donna) multipiano delle degenze, ecc. Urologia Osservaz. (uomo) Forme planimetriche dipendenti, Suore Osservaz. (donna) in linea generale, dalla natura Amministr.Sale da parto Operativo Lavanderia Anal. Direz. dell'ospedale e particolarmente Radiologia Accettazione Lavanderia dalla sua capacit complessiva Gall. imp. Galleria pura Cure fisiche Accettaz. Pronto soccorso INGRESSO SERVIZIO (fig. 9). Cucine A sviluppo semiestensivo o misto. - Sistema caratterizzato dalla diInfermieri Autorimessa sposizione sull'area ospedaliera Isolamento Ambulatori di un certo numero di blocchi di Infermieri Offic. magazzini viveri Anal. patolog. degenza di media altezza, conteINGRESSO MALATI nenti ciascuno un gruppo di Fig. 10 - Esempio di schema distributivo per ospedale di media capacit (Osp. Civ. Catanzaro, arch. S. Greco) forme affini (ad es. forme chirurgiche), collegati orizzontalmente conal- anche i reparti operatori. Istruzioni gli elementi funzionati di un tri blocchi pure moderatamente elevati, Lateralmente od in mezzo a questa ospedale sono: nei quali sono concentraci molteplici piastra viene disposto il grande a) Servizi generali: amministrazione, servizi ospedalieri; comunemente de- blocco delle degenze, perfettamente direzione, biblioteca, economato, nominato ospedale misto, oppure collegato con essa mediante le farmacia, cucina, lavande ria, cenospedale a poliblocco. Tipico esem- comunicazioni verticali ai punti nodali trale termica, alloggi del personale. pio in Italia il Nuovo Ospedale Mag- opportuni. La piastra pu essere svilocali per l'assistenza religiosa, regiore di Milano. luppata in estensione con corpi mulparto anatomo-patologico. stazione Forme intermedie. - Oltre ai sistemi tipli, come nell'Ospedale di Saint-L di disinfezione, forno di incenerifondamentali precedentemente accen- ed in alcuni ospedali americani, opmento dei rifiuti. nati, vengono talvolta adot ate alcune pure essere preferibilmente realizzata b) Servizi di cura: ambulatori, pronto t disposizioni caratterizzate dalla concen- mediante un insieme di ramificazioni soccorso, laboratori per esami clitrazione di quasi tutti i posti letto e di costruttive dipartentisi dalla base del nici, locali per radio-diagno stica, rapochi servizi, prevalentemente diagno- blocco e razionalmente collegate con dioterapia e cure fisiche diverse, restici e curativi, in un grande blocco esso e tra di loro, per la pi efficace parto operatorio, gruppo da parto. principale, attorno al quale sono varia- funzionalit e chiarezza distributiva del c) Servizi di accettazione, bonifica e mente disseminati i padiglioni destinati complesso. reparto di osservazione. ai servizi generali, tecnologici, funebri e Centri medici e citt ospedaliere. - d) Locali di degenza, comprendenti religiosi, o ai reparti speciali. Esempio Grandi organismi di varia struttura e tutte le sezioni e le divisioni di detipico l'Ospedale Pasteur a Colmar, complessit, costituiti da agglomerati genza. Ospedali con piastra. - Attualmente intensi di edifici alquanto elevati, desti- In linea generale la sistemazione nortende ad affermarsi un'impostazione nati, oltre che al ricovero ed alla cura malmente adottata per i predetti elecostruttiva che, pur appartenendo con- degli ammalati, anche alla ricerca menti quella di distribuire nei vari cettualmente al tipo a blocco, presenta Scientifica, all'insegnamento Uni- piani delle ali principali di un blocco i la caratteristica di prevedere al piano versitario ed alla specializzazione del reparti o le divisioni di degenza, di terreno, molto esteso in rapporto al personale. Esempi: Ospedale Cornell, ubicare i servizi generali nei piani pi vero e proprio blocco multipiano, tutti i Ospedale Bellevue ed Ospedale bassi e semicantinati dello stesso blocco servizi di diagnostica e di cura che Bethesda negli U.S.A., Citt Ospeda- (sulla stessa verticale delle degenze o in interessano sia la collettivit esterna che liera di Lilla in Francia, ecc. posizione adiacente) in modo che i colgli ammalati interni: pronto soccorso legamenti relativi siano quanto pi con sale di interventi, accettazione,am- ORGANIZZAZIONE FUNZIONALE svelti possibile, e di organizzare i bulatori, centro trasfusionale. laboratori DI UN OSPEDALE A BLOCCO OSPEDALE gruppi di cura e diagnostica nelle parti di analisi, radiodiagnostica e ra- Elementi funzionati dell'ospedaliere. - retrostanti alle vere e proprie ali di dioterapia, cure fisiche, ecc. e talvolta A norma del paragr. 7 delle degenza, in maniera da ren derli acces-

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OSPEDALI
sibili per una via interna agevole ai ricoverati di tutti i reparti, o di quelli ad essi strettamente pertinenti (fig. 10). Agli elementi sopraelencati da aggiungere il Centro trasfusionale, oggi necessario in ogni ospedale, con locali per attesa, visita, prelievi, labo ratorio, emoteca, servizi accessori, ecc. Principi basilari di organizzazione. - Indipendenza dei reparti, delle divisioni e delle sezioni di degenza, nonch dei singoli elementi funzionati. Distinzione dei sessi. Distinzione dei percorsi puri, impuri, infetti. Sviluppo rapido e razionale dei collegamenti tra i vari centri di attivit. Assoluta mancanza di incroci e promiscuit fra traffici di diversa natura. Traffici principali dell'ospedale e loro natura: Ammalati in accettazione (1). Infortunati per il pronto soccorso (2). Ambulatoriali (3). Personale medico, infermieristico ed ausilia (4). rio Personale impiegatizio (5). Visitatori e pubblica in genere (6). Viveri e vivande (7). Biancheria pulita (8). Biancheria sporca (9). Biancheria infetta (10). Salme verso il servizio mortuario (11), Degenti e personale verso il servizio religio (1 2). so Approvvigionamento di materiali (13). Rimozione rifiuti solidi (14). Traffici inerenti ai contagiosi (15). Da considerare puri (l), (2). (3). (4). (S), (6). (7), (8), (12). (13); impuri (9), (11), (14); infetti (10), (15). Distinzioni e raggruppamenti dei traffici, consiglia o ammissibili, in linea bili di orientamento, per la buona ed igienica funzionalit dell'ospedale: Nelle sezioni biancheria sporca e rifiuti (deposito) vivande in arrivo e loro smistamento (cucinetta di sezione) biancheria pulita in arrivo (guardaroba di piano) visitatori (ascensore) ammalati (montalettighe) personale (ascensore) ammalati dall'accettazione all'osserva zione ammalati dall'osservazione alle divisioni di degenza degenti interni verso i reparti di diagnostica e cure fisiche esterni dagli ambulatori verso i reparti di diagnostica e cure fisiche visitatori verso le divisioni di degenza divisioni di degenza personale impiegatizio e pubblico verso servizi amministrativi

Nelle divisioni di piano

Nei corridoi dei piani inferiori

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OSPEDALI
Nelle gallerie di servizio vivande, biancheria pulita, approvvigionamenti biancheria sporca, rifiuti solidi, salme biancheria infetta, rifiuti infetti impiegati, pubblico in genere. visitatori, personale medico, all'atrio generale personale infermiere ed ausiliario agli spogliatoi centrali ammalati all'accettazione infortunati al pronto soccorso malati esterni agli ambulatori donatori al centro trasfus personale tecnico dei servizi generali agli spogliatoi centrali dei singoli servizi viveri alla cucina approvvigionamenti ai magazzini, alla farmacia ecc. contagiosi al reparto pertinente salme dal reparto anatomo-patologico i ammalati, personale, ambulatoriali, pubblico, visitatori, impiegati impiegati (ingresso principale sul recinto) viveri, approvvigionamenti, ecc. (ingresso di servizio) contagiosi (ingresso riservato) cortei funebri (uscita riservata)

All'esterno del blocco

Criterio generale per i traffici ospedalieri:che le sezioni di degenza siano attraversate nel loro in terno dalle colonne dei traffici inerenti ai servizi pi specifici per l'assistenza immediata (vivande, biancheria sporca e rifiuti) e che le divisioni di piano siano attraversate nelle loro zone centrali (meglio contiguamente) dalle colonne dei traffici di carattere pi generale (montalettighe e scale, ascensori personale e visitatori, montabiancheria, ecc.). Dette colonne di traffico sboccheranno in basso nel piano dei servizi,direttamente nelle zone di ricezione o di spedizione dei servizi corrispondenti, oppure in adatti locali in collegamento con le predette zone. Tra le molteplici esigenze particolari , indispensabile
DEGENTI

FISIOTERAPIA

RADIOLOGIA

LABORATORI ELETTROCARD. METAB. BASALE FARMAC. MORGUE AUTOPS. USCITA

All'esterno del recinto ospedaliero

AMBULATORIALI ASSISTITI DAL CENTRO DI SANITA' Fig. 11 - Schema dei traffici relativi ai servizi di diagnosi e terapia in un ospedale generale (U.S.P.H.S.)

PIANI 3-4-5-6-7-8

Degenze Oculist.

Sanatorio

PIANO 2 Oper

Reparto operat. Traumat. Sanatorio Parti Degenze Urolog.

PIANO 1 Chirurg. Ambulatorio Suore Abitaz. Radiolog. 1 Radiologia 2 Ammissioni 3 Cucina Stomatol. Ambul. Refettorio Abitaz. Farmac. 1 Don. san. Atrio Direz. sanit. Pronto socc. 2 3 Magazz. Lavand. 5 Cent. ter. 6 Abitaz. Morgue PIANO INFERNOTTO Atrio visite Lab. an. PIANO TERRA Cure fis. Amministrazione Osserv. Allogg. Oncolog. Cucina Cappella Inferm. 4 Guardaroba Rep. operat. centraliz.

Accett. Lavand.

Cobaltoterapia Morgue Autop. Spogliat. Magazzini

Incen.

1 INGRESSO AMBULATORIO 2 3 " " PRINCIPALE SECONDARIO Fig. 13 - Esempio di schema funzionale dei traffici interni ospedalieri (Ospedale Civile di Bolzano - arch. E. Rossi)

1 INGRESSO AMBULATORI CURE FISICHE 2 3 4 5 6 " " " " " PRONTO SOCC. ACCETTAZIONE PRINCIPALE CUCINA CENTRALE TERMICA USCITA FUNERALI

Fig. 12 - Esempio di schema funzionale dei traffici interni ospedalieri (Istituto Maternit, Sao Paulo)

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OSPEDALI

W.C. C.B. Guardia Deposito inferm. Lav. s.p. B.S.

W. C. W. C. D.

Ant. Lav.

Servizio Bagno Smal. medicinale infermiere

Bagno

Ant.

W. C. D. D.

W.C.

Lav. pers.

Scala di servizio

Cucinetta

Soggiorno refettorio

4 letti 6 letti 6 letti 6 letti 6 letti

1 letto

1 letto isolato

Lav. w. c.

M.V. Fig. 14 Rappresentazione schematica di una sezione standard di 30 p.l.

OSPEDALE GENERALE: LOCALI DI DEGENZA Sezione ospedaliera. Rappresenta lunit funzionale ospedaliera ed costituita da un certo numero di stanza per i degenti e di locali per i srvizi,disimpignati da un corridoio (figg. 14 e 15). Con riferimento alle sezioni di medicina o di chirurgia, definita standard , possono riassumersi le principali caratteristiche generali dellasezione: a) Capacit di posti letto. Cifra massima 30 posti per malati acuti. Tendenza verso la sezione di 25 letti,particolarmente allestero. Negli ospedali molto piccoli detta entit dovr ridursi, per la necessit di suddividere nelle varie forme morbose la capacit complessiva. b) Disposizione planimetrica. A parit di capacit della sezione, essadipende dalla maggiore o minore capacit delle sale di degenza e dalladozione o meno del corpo di fabbrica prevalentemente doppio. Si hanno

molti esempi esteri con corpi multipli e con stanze di degenza a bassonumero di letti, con esposizione opposte (Est-Ovest, Sud-Nord). In Italia siprescrive ladozione di un corpo costruttivo temperatamente doppio, e cio con il corridoio avente da un latola fila delle stanze di degenza esposte verso i migliori orientamenti tra Sud e Sud-Est e dallaltro i gruppi dei servizi disposti a giusti intervalli, per consentire la buona areazione ed illuminazione naturale del corridoio stesso. c) Organizzazione interna. Occorre distinguere nella sezione tre nuclei di diversa funzione: degenze e soggoirno, servizi, circolazioni e disimpegni. Per un ottimo grado di utilizzazione larea netta complessiva di tetti tre nuclei non deve superare determinati limiti, ed ognuno di essi, inoltre, deve essere ben proporzionato rispetto agli altri. Per la citata disposizione ad andamento longitudinale larea netta complessiva pu variare dai 16 m/p.l. ai 22 m/p.l. Per

quanto riguarda il proporzionamento si possono dare, a titolo di largo orientamentole seguenti percentuali: Degenza e soggiorno 4851% Servizi 2025% Circol. e disimpegni 2530% Sviluppo corridoio: da m 1,2 a m 2 per posto letto. Larghezza corridoio: minima m 2,00, consigliabile almeno m 2,30. Distanza camera di degenza (centro) e smaltitoio m 15. Distanza camera di degenza (centro) e locali di servizio m 25. d) Stanze di degenza. Da adottarecamere di degenza da 1 a 6 letti, salvo casi particolari. Le norme fissano per le sale di degenza da 2 a 6 letti per superficie minima di 6,00 m per p.l., e per la stanza ad 1 letto unestensione minima di 9,00 m. Essendoanche prescritta laltezza netta minima di m 3,20 le corrispondenti cubatureunitarie minime risultano m 19,20 e m28,80.

3,50 montacar. viveri e biancher. pulita 3,40 lavag. stov. 5,80 cucinetta di piano cadaveri bianch. sp. montalettig. 4,60 ascensore 3,00

w.c. malati
isolato bagno isolato
bianch. sporca.

5,00

460 2,50 14,60

visita infermeria bagno

w.c. malati w.c. infermieri

smarritoio

soggiorno

caposala

soggiorno

7,50
guardar.

2,10

2,10 2,10 2,10 2,10

2,10 2,10 2,10 2,10

2,10 2,10 2,10 4240

2,10 2,10 2,10 2,10

2,10 2,10 2,10 2,10

Fig. 15 Rappresentazione costruttiva di una sezione ospedaliera standard con centralizzazione della cucinetta e della caduta b.s. (arch. E. Rossi)

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406a

Manuale dellArchitetto

OSPEDALI
Il numero di letti pi conveniente per la stanza di degenza legato a molteplici fattori, tra cui particolarmente il tipo e la natura dellospedale e la stessa capacit della sezione. La stanza a 6 letti risponde adeguatamente alle esigenze sanitarie ed economicamente la pi indicata. La stanza a 4 letti risponde meglio della precedente alle esigenze sanitarie e del conforto dellammalato, e si pu considerare adeguatamente conveniente dal punto di vista economico. Le stanze a 3 letti ed a 2 letti, rivolte ad un maggiore conforto del malato, sono meno convenienti economicamente nella costruzione (necessit di na larghezza di m 3,403,50) e nella gestione. La stanza ad 1 letto serve principalmente per il malato grave, fastidioso, ecc. da isolare opportunamente; ladozione di almeno unacamera ad 1 letto per la sezione espressamente prescritta dalle Istruzioni (figg. 16 e 17). e) Servizi di sezione. Secondo le norme italiane gli ambienti complementari di cui deve essere dotata una sezione sono i seguenti: Locali di servizio. Si possono comprendere sotto questa voce generica due essenziali locali: La stanza

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406b

Manuale dellArchitetto

OSPEDALI
di guardia delle infermiere (12 ml) e la stanza di disbrigo o di lavoro rnedicale delle infermiere (16 ml). Latrine per i ricoverati, in propor6,006,30 0,65 0,95 0,80 6,006,10 0,95 0,80 0,95 0,90
Per sei letti Profondit consigliabile m 6,10, massima 6,30. Larghezza consigliabile da m 6,00 a m 6,30 e talvolta m 6,50. Finestra e porta centrali.

zione di 1 latrina ogni 15 letti uomini e di 1 latrina ogni 10 letti donne. Le latrine devono essere aerate ed illuminate direttamente e precedute
3,50

da un'antilatrina pur essa aerata ed illuminata dall'esterno; per ottenere ci la posizione preferibile del gruppo dei servizi igienici in una zona d'angolo (fig. 18). Dimensioni minime di ogni vano di latrina m 0,90x1,60. Una latrina separata per il personale, preceduta da un'antilatrina. Un locale per lo smaltitoio (6 8m). Bagni per i ricoverati, in proporzione di 1 bagno ogni 15 letti, con bid. In ogni locale da bagno preferibile sistemare una sola vasca; consigliabile che la vasca sia situata nella zona centrale della stanza e libera da ogni lato (6 10 m, a seconda del sistema adottato), (fig. 19). Un locale di pulizia con lavabi in proporzione di 1 getto d'acqua ogni 5 malati (quando i lavabi non siano ubicati nelle stanze di degenza). Un deposito per la biancheria sporca, la spazzatura, i rifiuti di medicazione, gli arnesi di pulizia. Consigliabile munire detto locale di montacarichi sezionale. Opportuna, quando possibile, la distinzione in due locali rispettivamente per biancheria sporca insieme con rifiuti di medicatura utilizzabili e per spazzature insieme con arnesi di pulizia (5 8 m). Una cucinetta per riscaldare e distribuire il vitto proveniente dalla cucina centrale e per preparare le pozioni speciali per i malati. consiglia2,05 6,10 2,00 2,05

6,006,10

Per tre letti Profondit consigliabile m 6,10, massima 6,30. Larghezza consigliabile da m 3,40 a m 3,50. Finestra e porta laterali.

6,006,30

3,50

4,25

4,25

Per quattro letti Profondit consigliabile m 4,25, massima 4,50. Larghezza consigliabile da m 6,00 a m 6,30 Finestra e porta centrali.

Per due letti Profondit consigliabile m 4,25, massima 4,50. Larghezza consigliabile da m 3,40 a m 3,50. Finestra e porta laterali.

3,45 2,05 0,70 0,95 0,70 4,80 0,95 1,40 2,05

3,45 1,40

1,50

Stanza di degenza - tipo tedesche (ing. Lewicki) Migliore sistemazione dei letti con capezzale verso le pareti divisorie trasversali. Distanza tra letto e parete divisoria m 0,10-0,30. Distanza tra i letti m 0,80-0,90. Finestra in asse con la porta. Larghezza porta m 1,20-1,40. Rapporto superficie finestrata - superficie pavimento da 1/4 a 1/7.

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407a

Manuale dellArchitetto

OSPEDALI
bile munire detto locale di montavivande sezionate (12 20 m, a seconda del sistema di distribuzione delle vivande). Divisione ospedaliera. - Normalmente ha la configurazione di un piano di degenza con due sezioni. I locali della divisione, comuni alle due sezioni, vengono sistemati contiguamente ai nuclei elevatori di disimpegno nella zona centrale del piano: un locale di sosta e pulizia per il personale infermiere (14 16 m); un locale per guardaroba ed ufficio per la caposala. Conviene munire questo locale di montabiancheria per la b. p. (16 18 m): una camera di visita medica e di medicazione (16 20 m); un laboratorio per le ricerche cliniche pi urgenti (16 20 m); una camera di riposo per il medico interno, provvista di servizi igienici. Altri locali complementari: una camera per il primario ed una per gli aiuti ed assistenti, con servizi igienici; un locale di attesa per il pubblico con servizi igienici; un parlatorio: un deposito lettighe; un box di controllo di piano. Due sezioni possono collegarsi con un blocco di locali di servizio in comune, ivi compresi locali di soggiorno e refezione, che vanno calcolati ad almeno m 1,20 per p. I.

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407b

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OSPEDALI
B canaletta d'illuminazione

SEZIONE A-A canaletta porta cavi

canaletta d'illuminazione placca (deviat., puls. campanello pr. corr., pr. cuffia radio)

B PIANTA SEZIONE B-B Fig. 17 - Dettagli degenza tipo a 6 letti (Istituti Ospedalieri di Verona, arch. E. Rossi)

OSPEDALE GENERALE: SERVIZI DI ACCATTAZIONE Accettazione medica ed anagraanagrafica. - Contigua a un apposito vestibolo d'ingresso ammalati barellati (preferibilmente separato dall'atrio principale). Locali mediamente necessari: attesa ammalati con servizi igienici, visita medica, registrazione anagrafica, locali per la bonifica dell'accettato (svestizione bagno e disinfez., vestizione). Collegamento con la stazione di disinfezione e con la fardelleria (deposito degli abiti civili). Locali complementari: ambienti per il medico di guardia, per il personale infermiere, deposito lettighe. Degenze di osservazione. - Collegate da una parte con la predetta accettazione e dall'altra con i nuclei interni di comunicazioni verticali verso le degenze comuni dei vari piani del blocco ospedaliero. Devono essere distinte per sesso e per et. Capacit usuale dal 2 al 4 per cento dei posti letto ospedalieri. Preferibili stanze a 2 letti e ad 1 letto. Organizzazione interna improntata al funzionamento di una sezione di degenza.

OSPEDALE GENERALL: SERVIZI DI CURA DIAGNOSTICA Pronto Soccorso. - Contiguo ad

W.C.

W.C.

ANTITAL.

LAVABI

W.C.

un vestibolo dingresso, separato dall'atrio principale dell'ospedaleCollegamenti indispensabili con l'osservazione e con il reparto operatorio. Locali mediamente necessari attesa con servizi igienici, sala visita e medicazione stanza per il medico di servizio, stanza per il per sonate, deposito delle lettighe, locale per la Pubblica Sicurezza, servizi igienici ed accessori. Locali consigliabili: sala di radioscopia, saletta di sosta temporanea, cabina per il telefono. Negli ospedali grandi gruppo operatorio d'urgenza. Ambulatori. - Complesso ambulatoriale separato dai traffici interni ospedalieri e collegato riservatamente con i reparti di diagnostica e di cure fisiche. Composizione variabile con il tipo e l'entit dell'ospedale. Con riferimento ad un tipo medio, locali necessari: sale di attesa distinte per sesso e, per quanto possibile, per gruppi di specialit, saletta d'inchiesta e schedario, sale di visita, sale di cura, stanze per i sanitari, stanza per il personale infermieristico depositi, servizi: igienici. Locali consigliabili: servizi sociale, locale per il custode, locale cassa. Specialit per piccoli ospedali me-

CORRIDOIO Fig. 18 - Conveniente sistemazione di un gruppo di servizi igienici in una sezione

CORRIDOIO Fig. 19 - Posizioni consigliabili della vasca in un locale da bagno.

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OSPEDALI
dicina, chirurgia, ostetricia, pediatria, odontoiatria. Laboratori centrali per esami clinici. - Eseguono le ricerche e le analisi necessarie per il completamento degli elementi per la diagnosi medica del malato, oltre ad assolvere alcuni compiti sussidiari. Composizione alquanto variabile secondo il tipo e l'entit dell'ospedale. Per un ospedale di tipo medio, locali necessari: sala di chimica clinica e biochimica, sala di batteriologia e microscopia, sala di sierologia, sala di istologia, eventualmente sala di ematologia, locali o comparti per i termostati, per le bilance, per le centrifughe, per i frigoriferi, locale per preparazione e sterilizzazione colture (cucina), locale per lavatura vetrerie con accanto il deposito delle stesse, stanza per metabolismo basale ed elettrocardiografia, stanza per i medici, stanza per ilpersonale, eventuale cassa, spogliatoi eservizi igienici. Ai laboratori collegato lo stabulario (in giardino o in terrazzo), da suddividere in due zone: l'una per l'allevamento degli animali da esperimento e l'altra per il loro deposito dopo iltrattamento e per il servizio di autopsia. Locali per radiologia e radioradioterapia (figg. 20 e 21). - Composizione molto variabile con il tipo e l'entit dell'ospedale. Per un ospedale piccolo ci si limita ad unamodesta unit di radiodiagnostica, mentre per un ospedale grande si apprestano una o pi unit di radiodiagnostica ed unita di radioterapia, di radioumterapia, di isotopi radioattivi. Eventuali attrezzature molto specializzate: telecobaltoterapia, betatrone, ecc. Tutti questi ultimi gruppi, pur appartenendo concettualmente alle cure fisiche, vengono abbinati al reparto di radiologia per l'affinit della materia. Unit di rodiodiognostica. - costituita da un gruppo di localicomprendenti una o due sale di diagnostica e gli accessori caratteristici. Collegamenti diretti della sala di radiodiagnostica (sup. minima m 25) con la sala di attesa mediante almeno due spogliatoi, con la camera oscura, con un piccolo vano per latrina, eventualmente con la stanza del radiologo. Altri locali necessari per una media installazione: saletta di esame dei radiogrammi connegatoscopi, deposito delle lastre ed archivio, cucinetta per le pappe speciali, stanza per assistenti, stanza per il personale tecnico, deposito materiali vari, servizi igienici per il pubblico e per il personale, eventuale cassa per ambulatoriali. Dimensionamento medio: m 0,60 1,20 per p. I. Unit di roentgenteropia. - Locali necessari, con riferimento alle attrezzature moderne a monoblocco , per una media installazione: sale di applicazione delle radiazioni (terapiasuperficiale, terapia profonda), cabina comando con dispositivo di visione con vetro anti-X, stanza di riposo per il malato con servizio igienico e spogliatoio, stanza per ufficio e schedario, sala di attesa, depositi biancheria, servizi igienici per il pubblico e per il personale. Unit di rodiumterapia. - Con sala unica e box separati per i lettini di trattamento, oppure con salette separate con lettini di trattamento e con annessi spogliatoi. Altri locali necessari: sala per la manipolazioni preparati (aghi, piastre, ecc.). locale per la loro conservazione con cassaforte, sala di attesa, depositi, servizi igienici per il pubblico e per il personale.

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OSPEDALI
usciere inform. cucinetta visita radiologo radiografia sp.generale com. DALLA DEGENZA camera osc. repar. umid. terapia profonda trasfor. coman. terapia superf. sosta w.c.

radiografia tras. viscerale essic. sp. sp. com.

attesa barelle assistenti attesa sala ginnastica cure fisiche cure elettriche rip.

segreteria archivio

Fig. 20- Tipo di reparto radiologico con corridoio centrale (Ospedale di Torino, arch. E. Rossi)

barelle sp. sp. terapia profonda

attesa uom.somm. pappe plesioterapia sp. sp.

somm. pappe sp. sp. sp. sp.

attesa donne

barelle sp. sp. stratigrafo sp. sp.

terapia profonda

radiolog. neurolog. CORRIDOIO DI riposo caposala tecnico donne riposo uomini ufficio pappe

telepontoradiolog. neurolog. generatore scopia SERVIZIO archiv. lavagg. essiccaz. radiologia ossea sviluppo caricam. aspiraz. forzata

negatoscopia

Fig. 21 - Tipo di reparto radiologico con corridoio di servizio per il personale (Ospedale Maggiore di Vercelli, arch. E. Rossi)

Unit di isotopi per diagnostico e terapia. - Locali necessari per una composizione di tipo medio: ambiente per laboratorio radiochimico, !ala per la somministrazione delle soluzioni e per le misurazioni, corridoio di intervallo tra le due predette stanze, sala d'attesa, depositi, servizi igienici per il pubblico e per il personale. Unit speciali. - Particolarmente impiegato nei grandi ospedali il servizio di telecobaltoterapia, di cui gli ambienti caratteristici sono la sala di irradiazione con l'apparecchiatura apposita ed il lettino di trattamento, e il locale dei comandi e di osservazione, separato con parete protetta e munita di vetri speciali e di interfonico. Locali per fisioterapia (fig. 22). - Composizione alquanto variabile con

il tipo e l'entit dell'ospedale. Per un ospedale piccolo si istituiscono di solito uno o due ambienti per idroterapia e per radiazioni infrarosse ed ultraviolette o per diatermia; per un ospedale grande si appresta un vero e proprio reparto con le pi moderne e perfezionate attrezzature di cure fisiche. Per una composizione di tipo medio conveniente la ripartizione in comparti per le principali specialit, ognuno con saletta di trattamento (eventualmente con diversi box), spogliatoi e servizi igienici, saletta di riposo. Locali comuni: attesa per il pubblico, stanza per i medici, stanza per il personale, ufficio di registrazione con schedario, depositi biancheria, eventuale cassa, servizi igienici per il pubblico e per il personale. Comparti principali:

a) ldroterapia (bagni normali, bagni medicati, fanghi, ecc.). b) Termoterapia (bagni luce, forni Bier, diatermia, marconiterapia, ecc.). c) Attinoterapia (infrarossi, ultravioletti, finsenterapia, ecc.,). d) Elettroterapia. e) Pneumoterapia (inalazioni aerosoliche).

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OSPEDALI
IDROTERAPIA NOVOCLEAN. BAGNI ELETTR. immissione aria calda SOLE CO2 quadro elet.

PREPAR. FANGO

Fangoter. Fangoter.

inferm terapista servizi sauna ginnastica uom. uom. don. don. VACUUMTERAP. FORNI BIER MASSOTERAP. Fig. 22 - Tipo di reparto fisioterapico (Ospedale Maggiore di Vercelli)

W.C. DONNE

W.C. UOMINI

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OSPEDALI
f) Meccanoterapia ed ortopedia. g) Ginnastica medica. h) Massoterapia (massaggi). i) Radarterapia (microonde). l Crioterapia (freddo). m) Vacuumterapia (vuoto). n) lonoterapia (ionizzazione). o) Ergoterapia (terapia lavorativa artigianale).
anestesia osservatori rifiuti SALA OPERATORIA impuro armamentario deposito mat. medicazione

puro sterilizzazione chirurghi preparazione personale vestizione personale

Reparto operatorio. - l criteri distributivi relativi ai reparti operatori variano a seconda del tipo e della capacit dell'ospedale e delle concezioni organizzative prevalenti nei singoli paesi. Nei piccoli ospedali il reparto operatorio viene predisposto, in posizione appartata, allo stesso piano della divisione di chirurgia generale. Per i medi ed i grandi ospedali si possono seguire due vie: a) dotare ogni divisione di chirurgia o di specialit chirurgica di un proprio gruppo operatorio: b) concentrare tutti i gruppi in un unico piano, talvolta l'ultimo del blocco delle degenze. Si possono avere pertanto varie disposizioni planimetriche in razionale accordo con i criteri di impianto e di organizzazione prescelti. Si comprende che per i piccoli ospedali convenga adottare disposizioni semplici e di concezione lineare, pur sufficienti ed idonee per le normali operazioni, mentre per gli altri tipi le disposizioni planimetriche presenteranno maggiore consistenza e complessit. Dimensionamento medio m 3,003,50 per p. I. di degenza chirurgica. Ambienti per un gruppo operatorio (secondo le norme italiane): a) Sala operatoria (m5,00x5,50; m 5,00x6,00). b) Stanza di sterilizzazione (125 m). c) Stanza per armamentario od equivalente armadio a muro per il deposito dei ferri chirurgici (12 m). d) Stanza di preparazione dei chirurghi (1518 m). e) Stanza di vestizione del personale (12 m) f) Stanza di preparazione del malato

rianimazione sosta temporanea

materiali

spogliatoi servizi igienici preparazione operando chirurg. alla dalla degenza degenza person. spogliatoi servizi igienici

Fig. 23 - Schema indicativo di massima dei collegamenti in un gruppo operatorio

(1220 m) g) Stanza di anestesia (1215 m). h) Una o pi stanze di decenza temporanea degli operati. i) Deposito per il materiale di medicazione (68 m). Per gli ospedali di 2 e 3 cat. alcuni locali possono riunirsi: ad esempio, stanza per armamentario e deposito materiale di medicazione, oppure stanza di preparazione del malato e per l'anestesia. Locali integrativi: una sala per gessature con deposito stecche e bende, una sala di radiodiagnostica con camera oscura, una stanza di attesa parenti. spogliatoi e servizi igienici dei chirurghi e degli infermieri, una stanzetta per suora caposala, ecc. Schemi funzionali (figg. 23 e 24). - La distribuzione dei locali di un complesso operatorio con i relativi collegamenti deve essere improntata alla maggiore possibilit di discriminazione tra i seguenti percorsi: e) Operando dall'unit di degenza alla sala operatoria. b) Personale medico dagli spogliatoi alla stanza di preparazione e poi alla sala operatoria. c) Personale infermiere dagli
a a

spogliatoi alla stanza di vestizione e poi alla sala operatoria. d) Personale ausiliario e tecnico dagli spogliatoi agli impianti di sterilizzazione, ecc. e) Studenti ed osservatori dall'esterno ai dispositivi divisione. Disposizioni planimetriche tipiche. Alquanto varia la misura con la quale vengono seguiti i criteri della completa discriminazione dei traffici, anche perch questa risulta difficile a realizzarsi con schemi semplici e che tengano conto della necessit di finestratura in ogni locale. Le disposizioni pi moderne e pi complesse sono prevalentemente dirette ad una maggiore discriminazione, lasciando in secondo piano le esigenze di una normale finestratura in tutti gli ambienti. Possono negli ospedali esistenti individuarsi molteplici tipi di disposizioni planimetriche (fig. 25). Illuminazione della sala operatoria. - Indispensabile l'impiego di illuminazione artificiale, realizzata mediante uri sistema di illuminazione generale diffusa di circa 200 lux ed un'illuminazione locale sul campo operatorio usualmente di 9000 lux e che pu arrivare anche a 20000 lux. Per evitare che la testa ed il corpo del chirurgo, intercettando i raggi della lampada, generino zone d'ombra sul

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OSPEDALI
LABORATORIO SALE OPERATORIE SERVIZIO E LAVAGGIO STERILIZZAZIONE AUSILIARIA

ANESTESIA

LAVABI

SOPRINTENDENTE

STRUMENTARIO DEP. LETTIGHE

SPOGLIATOI CHIRURGHI Chirurghi Infermieri

STERILIZZAZIONE CENTRALE

Pazienti

SPOGLIATOI INFERMIERI

Fig. 24 - Schema funzionale dei traffici di un gruppo operatorio secondo l'U.S.P.H.S.

campo operatorio, si adottano lampade a specchi multipli disposti in corona circolare e riflettenti i raggi di un'unica lampadina centrale; dette lampade si denominano scialitiche. Diversi tipi d'installazione: Lampada scialitica (installata al disopra del tavolo operatorio). Lampada superscialitica (posta al di sopra di un velario piano assorbente i raggi calorifici). lampada superscialitica traslabile lungo guide apposite. Dispositivi orientabili a riflettori sospesi. Disposizioni con soffitto a volta con

inserimento di riflettori lungo una corona circolare (tipo Clinica ortopedica di Roma). Disposizioni con soffitto a volta ovoidale o sferica con inserimento su tutta la superficie di numerosi riflettori, la cui accensione pu essere regolata a gruppi in modo da avere raggi di voluta inclinazione sul campo operatorio (volta Blin). Disposizioni con soffitto a volta con superfici di diversa curvatura riflettenti e diffondenti i raggi indiretti di un proiettore posto in opportuna cavit (tipo Waiter).

Dispositivi di sicurezza: Circuiti per luce normale e per forza motrice separati dal resto dell'ospedale. Sistema di illuminazione di soccorso per mezzo di batterie di accumulatori ad inserimento automatico, che alimentano lampadine sussidiarie nella lampada scialitica o filamentiappositi nella lampada stessa. Alimentazione di corrente per forza motrice a mezzo di un gruppo elettrogeno di emergenza. Condizionamento dell'aria. - Ormai universalmente adottato in tutti i reparti operatori.

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OSPEDALI
l
preparazione operando anestesia preparazione chirurghi sporco sala operatoria sterilizz. puro armam. depos. medic.

b c

h f g

spogliatoi servizi infermieri

vestizione personale

spogliatoi servizi chirurghi

capos. guard.

postoperato

b.s. rifiuti servizi igienici

preparazione preparazione chirurghi operando anestesia

sporco sala operatoria sterilizz. puro sala operatoria

preparazione chirurghi

preparazione operando anestesia

SALA OPERAT. lavabi chirurghi narcosi

sterilizz.

SALA OPERAT. lavabi chirurghi narcosi gessat.

spogliatoi servizi infermieri

vestizione personale

spogliatoi servizi chirurghi

capos. guard.

armam. depos. medic.

vestibolo

postoperato

serv. postoperato ig.

strument. servizi otorinolaringoiatra

medicazione

SALA interv. OPER. sterilizz. gessati racc. e lavaggi ferri SALA OPERATORIA SALA OPERATORIA narcosi spogliat. medici attesa uomini risvegl. sterilizz. armament. w.c. uom. risvegl.

SALA lavabi OPER. sterilizz. endosco.

narcosi spogliat. personale attesa donne w.c. don.

prepar. chirurg. anestesia vestiz. chirurg. spogl. chirurg. preparaz. operando vestizione vestizione assistenti infermieri spogliatoi spogliatoi assistenti infermieri preparaz. operando preparaz. personale anestesia

prepar. chirurg.

vestiz. chirurg. spogl. chirurg.

F
Fig. 25 - Disposizioni planimetriche tipiche ipiegate in alcuni ospedali esistenti.

A, tipo longitudinale (un gruppo); B, tipo longitudinale (due gruppi); C, tipo trasversale; D, tipo a forma di T; E, tipo a forma raccolta (Forlanini); a, vestibolo, b, chirurgo primario; c, spogl. chirurghi; d, servizi igienici; e sala operatoria settica; f, sterilizzazione e armamentario; g, sala operatoria asettica; h, preparazione chirurghi; i, preparazione malati; l, ingresso reparto; F, tipo concentrato a cellule sterili completamente chiuso (Ospedale di Lilla).

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Manuale dellArchitetto

OSPEDALI

SALA OPERAZIONI ASETTICHE SCALA

LAVAGGIO FERRI PREPARAZIONI MEDICAZIONI

SALA OPERAZIONI ASETTICHE SCALA

STERILIZZAZIONE LATO PULITO

USCITA OPERATORIA SCALA

CAMERA OSCURA SALA RADIOLOGIA

LAVABI CHIRURGIA ANESTESIA AMBIENTE FILTRO SCALA LAVABI SALA CHIRURGHI DOC. CHIRURGHI W.C. ANESTESIA OPERAZIONI SETTICHE

USCITA OPERATORIA SCALA

INGRESSO

G'

e g

Fig. 25 - Disposizioni Planimetriche tipiche impiegate i n alcuni ospedali esistenti G, tipo concentrato a cellule sterili con sale operatorie finestrate (Ospedale Boucicaut, Parigi); G', sezione trasversale di G; H, tipo concentrato con corridoio di servizio ed una sala operatoria finestrata (Dalloz e Forget); a, deposito materiali; b, disimpegno di isolamento; c, deposito gesso; d, accesso al corridoio di servizio; e, stanza di anestesia; f, sala gessi; g, lavabi chirurghi; h, sala operatoria; i, stanza di sterilizzazione (lato materiale sterile); I, pulizia strumenti e deposito materiale sterile. H

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Manuale dellArchitetto

OSPEDALI
4.65 2.05 4.50 4.30 4.50 2.05 4.67

PREPARAZIONE MALATI

STERILIZZAZIONE

PREPARAZIONE MALATI

6.15

PREPARAZIONE MEDICI SPOGLIATOIO PRIMARIO

SALA OPERATORIA

SALA OPERATORIA

PREPARAZIONE MEDICI SPOGLIATOIO PRIMARIO 0.67

4.50

3.80

3.60

2.85 CORRIDOIO DI SERVIZIO

3.60

3.67

4.50

4.30 2.15 2.15

4.50 Immissione aria condizionata

2.05

4.67

90 STERILIZZAZIONE Quadro comandi elettrici Arrivo corrente trifase 0.95

Rivestimento opalina da cm 5 dal pavimento a cm 3 dal soffitto Lampada germicida Lampada a fluorescenza

Bocchetta aspirazione

90

PREPARAZIONE MALATI

Televisione Forza Corrente

0.90

0.35 0.65 0.40

1.00 Scarico acqua Scarico condensa Arrivo vapore Arrivo acqua Sterilizzatrice a focolare Passaggio ferri usati Lavelli 1.20 Coassiale Televisione Forza 1.05 Lampada scialitica 0.25 0.70 0.75 0.50 Corrente SALA OPERATORIA 0.95 0.50 0.55 Ossigeno vuoto Protossido

Negatoscopio

6.15

PREPARAZIONE MEDICI

2.85 Arrivo acqua calda Scarico acqua Arrivo acqua fredda

3.60 3.67

0.12 SPOGLIATOIO PRIMARIO 4.50

Fig. 25 - Disposizioni planimetriche tipiche impiegate in alcuni ospedali esistenti. I. Sale operatorie con corridoio di servizio; I'. Particolare (Istituti Ospedalieri di Verona).

I'

croclimatiche convenienti nella sala operatoria: temperatura aria 25 C, grado; igrometrico 50% - 60, U. R., ricambio d'aria fino a 12 volte all'ora, disinfezione dell'aria prima dell'immissione nella sala. Eventuale riscaldamento integrativo con radiatori ad acqua calda o con serpentini radianti al soffitto, con circuito di tubazioni separato dal resto

dell'impianto ospedaliero (fig. 26). Gruppo da parto. - Ubicazione allo stesso piano, in posizioneappartata, della divisione o sezione diostetricia. Si prevedono di solito una sala da parto e due stanze di travaglio per ogni 20 letti di ostetricia. Nel caso di due sale da parto, una pu essere attrezzata anche per in-

terventi operatori; bene quindi prevedere una saletta di sterilizzazione tra le due sale. Ambienti complementari: spogliatoi e servizi igienici ostetrico e personale, stanza di guardia infermiere, depositi biancheria, locale pulizia neonati. La distribuzione dei locali nel gruppo da parto pu essere improntata, in linea di orientamento, allo

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schema della fig. 27. OSPEDALE GENERALE: SERVIZI GENERALI Portinerie ed ingressi. - Per ragioni di convenienza economica, specie negli ospedali di minore entit, occorre limitare il pi possibile il numero degli ingressi sul recinto vero e proprio dell'area ospedaliera. Con riferimento ad un tipo medio si potranno istituire: un ingresso principale, preferibilmente distinto in due parti, delle quali una per gli ammalati in accettazione e gli infortunati per il pronto soccorso, e l'altra per il personale, i visitatori, gli ambulatoriali, ecc.; un ingresso di servizio per i viveri, i materiali e le suppellettili, ecc.; un'uscita per i funerali; un ingresso separato per i malati contagiosi. Nel blocco costruttivo dell'ospedale, invece, gli accessi possono essere opportunamente distribuiti secondo i vari servizi ed i vari gruppi di elevatori. L'atrio principale sar in genere riservato all'accesso del personale, dei visitatori, degli i impiegati, del pubblico in genere e qualche volta all'ammalato non barellato in accettazione. Intorno a detto atrio dovranno essere istituiti il locale per il custode, l'ufficio informazioni, il centralino telefonico e, per le

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OSPEDALI
DEGENZA

ARCHIVI MEDICI

SERVIZIO SOCIALE

DIREZ. SANITAR.

DIREZIONE AMMINISTRAT.

PERSONALE MEDICO RIUNIONI CONFERENZE BIBLIOTECA SERV. IGIENICI SERV. IGIENICI INFORM.

ACCETTAZIONE CASSA

ATRIO ATTESA

PARLAT. CONTABILITA' TELEFONI

AMMALATI PERSONALE VISITATORI Fig. 28 - Schema funzionale dei servizi amministrativi in un ospedale generale (U.S.P.H.S.) FARMACIA magazz. DONATORI DEL SANGUE liofilizzazione sierologia lettini donatori prelievo ristoro donatori sosta donatori cucina direzione visita bibliot. segret. segret. w.c. donne w.c. uomini lavag. laborat. chimico galenici fiale e pastig. ricette special. specialit consegna direttore farmacia contabilit farmacia

serv. igien.

lavag. steril.

cab. sterile emotec. frigo

Fig. 29 - Servizio farmacia e centro trasfusionale nell'Ospedale Maggiore di Vercelli (arch. E. Rossi)

ed alla loro immissione nei relativi montacarichi, verso le cucinette di sezione ed i refettori. Esso pu essere diverso nel tratto terminale, in funzione del sistema di distribuzione adottato: nella zona di preparazione delle vivande possono essere approntati i recipienti per le minestre, per i secondi, per il pane, ecc., che vengono immessi nei carrelli trasportatori, oppure possono essere addirittura preparati i singoli vassoi con le porzioni per ogni degente, che vengono situati negli appositi carrelli. Un ciclo complementare rappre

sentato dal percorso delle stoviglie e dei recipienti di ritorno dalle cucinette di sezione o dai refettori verso i locali di lavaggio, e cleposito. Nei riguardi del dimensionamento, le cifre che generalmente citano possono essere attendibili solo se si precisa il

raggruppamento di locali cui si riferiscono. Esse variano inoltre secondo il sistema adottato e la capacit dell'ospedale. Per locali di cottura cd annessi si hanno i seguenti dati: Ward: ospedale di 1000 letti 0,325 200 p.I. 2,40

m/p.I. Per tutto il complesso dei locali interessanti la cucina, compresi i refettori per il personale e gli impiegati, possono riferirsi le seguenti cifre dell'U.S.P.H.S. per i piccoli ospedali:

Superfici complessive in ml per p.I.: 25 p.I. 50 p.I. 100 p.I. 1 50 p.I. 3,81 3,76 3,29 2,69

Coefficienti medi di orientamento attendibili per !'Italia, per il complesso dei locali con i magazzini derrate: Ospedale di100 letti: 2,502,80 m/p.I. 200 1,602,10 300 1,401,90 800 1,201,40 L Lavanderia e servizi complementari. Ubicazione preferibile nel piano semicantinato del blocco, in zona discosta rispetto alla verticale delle degenze. Negli ospedali di non grande entit talvolta inevitabile, per ragioni di spazio, usufruire dei semican tinati delle degenze: in tal caso occorre usare accorgimenti d'isolamento acustico o interporre un piano di servizi generali. Configurazione planimetrica tale che si possa stabilire un ciclo continuo e non eccessivamente sviluppato tra i punti di ricezione della b.s. proveniente dalle superiori sezioni di degenza ed il punto di rinvio della b. p. verso i guardaroba di piano (fig. 31). Il ciclo pu svolgersi interamente in un piano, oppure in due piani con cernita e lavorazione umida in un piano inferiore e trattamento secco con guardaroba al piano superiore. Per gli altri materiali (rifiuti, ecc.) adeguato accostamento dei punti di ricezione 'ai rispettivi locali di trattamento.

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ARRIVO VIVERI

MAGAZZINI

FRIGORIFERI

DISPENSA

DEPOSITI VARI

Superfici in m per posto letto secondo Senkingwerke

Comparti della cucina


ALLE CUCINETTE DI SEZIONE
M.V.

CONTROLLO REGISTRAZ.

PREPARAZIONE VIVERI

VIVANDE PREPARAZ.

GRANDE LOCALE DI COTTURA VIVANDE DISTRIBUZ.

AI REFET. PERSON.
M.V.

CUCINE SPECIALI

LAVAG.

DEPOSITO

ALLE CUCINETTE DI SEZIONE

Locale di cottura cibi Cucina fredda Preparazione carni Frigoriferi Preparaz. verdure Lavature stoviglie Dispense e distribuz. Depositi giornal. e varie Totale superfici per posto letto in m

Capacit dell'ospedale (posti-letto) 100300 400800 9001500 0,36 0,28 0,20 0,10 0,08 0,06 0,125 0,06 0,06 0,06 0,05 0,04 0,125 0,06 0,06 0,13 0,10 0,08 0,12 0,09 0,05 0,10 0,085 0,07 1,12 0,805 0,62

RIENTRO RECIPIENTI E STOVIGLIE Fig. 30 - Schema indicativo di massima dei principali cicli di funzionamento di una cucina centrale

Ronzani: ospedali piccoli 1,20, ospedali medi 0,80, ospedali grandi 0,60 m/p.l.

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Lavanderia. - I locali ed i camparti necessari costituiscono molteplici c. b. dai depositi di sezione vasche ammoll. idroestratt. raggruppamenti, ciascuno con destiratura - piegatura terminata funzione, la cui discrimiLAVORAZIONE UMIDA cernita nazione tanto pi evidente riordino quanto maggiore l'importanza essiccazione ricezione b. sporca dello ospedale: lisciviatrici lavatr. risciacq. Consegna e ricezione b. s. dai depositi di sezione Cernita e raggruppamento. c. b. Grande ambiente per lavoradeposito distribuzione biabch. pulita zione umida (vasche di ammollamento, lisciviatrici con tino, ai guardaroba di piano lavatrici-risciacquatrici, idroeM. B. strattori centrifughi). confezione guardaroba generale Comporto degli essiccatoi ad aria calda (usualmente a carrelli). Fig. 31 - Schema indicativo di massima del ciclo di funzionamento di una lavanderia ospedaliera con guardaroba Stiratura, piegatura e rammendo. una quota di b. s. dei reparti comuni che per qualche Deposito e distribuzione. ragione si ritenga di dover disinfettare. Guardaroba generale e confezione. Apparecchiature di disinfezione poste a cavallo di un muro Depositi detersivi ed attrezzi. divisorio tra detto ambiente ed il comparto ricezione o Uffici dirigenti e contabilit. cernita della lavanderia ospedaliera. Gli effetti disinfettati Spogliatoi e servizi igienici per il personale. possono cos essere immessi nel normale ciclo di tratta Eventuale stenditoio coperto. mento. Elementi fondamentali: filtro per il personale tra l'esterno e La sistemazione dei predetti comparii o locali deveconsen- l'ambiente infetto, o tra l'interno della lavanderia e lo stesso tire lo svolgimento regolare del ciclo funzionale secondo le ambiente, con servizio igienico proprio (Fig. 32). varie successive fasi della lavorazione. Le macchine e le apparecchiature relative saranno quindi disposte nel senso Apparecchiature usuali per una stazione di disinfezione della successione continua delle operazioni. ospedaliera: Nei riguardi del dimensionamento ci si basa per la previ- a) Stufa di disinfezione orizzontale, a vapore fluente o sotto sione delle attrezzature sulla produzione giornaliera di b. s., pressione da 0,7 ad 1 atm. (115120C). rapportata a cinque giorni di lavorazione la settimana, e b) Vasca metallica per bollitura con soluzioni di liscivia di considerando una giornata lavorativa da 6 ad 8 ore. In Italia effetti insudiciati da pus, feci, urine, ecc. Caratterizzata pu una produzione media di 1,52 kg/g per degente da uri diaframma pescante nel liquido in corrispondenza all'estero di 57 kg/g per degente. del muro divisorio, che assicura il passaggio dellabianPer la previsione della superficie netta occupata dallalavancheria attraverso la soluzione disinfettante. deria con guardaroba si pu mediamente assumere un c) Vasca per disinfezione chimica, con le identichecarattericoefficiente variante da 0,5 a 0,8 m per ogni kg di b. s. da stiche della precedente, con rivestimento interno di legno. trattare giornalmente. Coefficienti medi attendibili perl'Ita- d) Camera alla formaldeide, per la disinfezione dei matelia: riali per i quali non sono adatti i trattamenti ad umido. La formaldeide prodotta da un apparecchio con soluzione Ospedale di 100 letti: 1,70 2,25 m/p.l. di formalina riscaldata da vapore acqueo. Temperatura 200 1 ,45 2,00 interna ottimale 40C. Arredamento con scaffali ed 300 1,25 1,80 ombrello girevole con ganci. 800 0,90 1,30 Tutte le predette apparecchiature sono munite di sportelli o porte sia verso l'ambiente infettoche verso il locale riceMaterasseria. - Le esigenze di questo servizio sono massime zione o cernita, che non vengono mai aperticontemporanecon l'adozione di materassi di lana, minime con quelli di amente (fig. 33). gommapiuma. Per il trattamento dei materassi di lana, Altri locali accessori: deposito mezzi di disinfezione, locale dopo disinfezione, occorrono locali o comparti per disfaci- per il servizio di disinfezione, disinfestazione degli ambienti mento materassi, lavaggio, disidratazione e asciugatura ospedalieri e delle suppellettili ingombranti. lana, cardatura lana, rifacimento materassi, deposito edi- Forno d'incenerimento. - Per la sua funzione (distruzione di stribuzione (in comune con la lavanderia). spazzature e rifiuti di medicazione talvolta infetti, di carogne di animali di esperimento, ecc.) preferibile l'abbinamento Stazione di disinfezione, - Ubicazione e configurazione tali alla stazione di disinfezione. Elementi fondamentali: amche l'ambiente cosiddetto infetto possa ricevere per via biente per il forno, ambiente per la pulizia e la disinfezione riservata tutto la b. i. proveniente dai reparto contagiosi ed dei bottini e dei carrelli, servizi igienici.

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AMBIENTE INFETTO b) c)

DISINFEZ. (in uscita) VESTIZIONE W.C.

d) SPOGLIATOIO INGRESSO PERSONALE Fig. 32 - Tipo di filtro del personale per una stazione di disinfezione Centrale termica e servizi annessi. - Ubicazione usuale al piano seminterrato del blocco, in modo da consentire un economico rifornimento dei fluidi per tutto l'organismocostruttivo, e particolarmente per i servizi di disinfezionelavanderia e di cucina. Preferibile una posizione discosta dalla verticale delle degenze. Per grandi ospedali si istituisce talvolta una centrale termica in fabbricato a s stante; aumentano per i problemi relativi ai collegamenti delle tubazioni. Occorre studiare accuratamente lo sbocco del camino in rapporto alla direzione dei venti predominanti ed alla posizione dei corpo di fabbrica delle degenze. Compiti essenziali del servizio di centrale termica, in linea di larga massima: a) Alimentazione di vapore per le apparecchiature della biancheria sporca e)

disinfezione-lavanderia, della cucina generale, dellasterilizzazione del materiale chirurgico, ecc. Alimentazione di acqua calda per i servizi igienicosanitari del fabbricato, per i locali di cura, per i servizi di lavanderia, di cucina, ecc. Riscaldamento invernale ordinario (con acqua caldadiretta, con acqua calda prodotta da scambiatori di calore, ecc.), con circuiti separati per il reparto operatorio (ad eventuale integrazione del condizionamento) e peralcune degenze particolari. Riscaldamento sussidiario estivo-autunnale per il reparto operatorio (idem c.s.) e per alcune degenze particolari. Collegamento con l'impianto di condizionamentodell'aria.

Per gli edifici ospedalieri, anche per quelli di 3 cat., conveniente l'adozione, quale fluido primario, del vapore amedia pressione sulle 5-6 atmosfere in centrale, in base acomplessive valutazioni tecniche ed economiche e tenuto conto di alcuni servizi tecnologici che richiedono dalle due alle quattro atm. per il loro funzionamento. Per i grandi compiessi viene anche impiegata, come fluido primario, l'acqua surriscaldata a 180C. l fluidi dei circuiti secondari vengono prodotti dai variapparecchi di trasformazione, quali boliers (serbatoi di acqua calda), scambiatori di calore a controcorrente, ecc. I vari locali o comparti di una centrale termicacorrispondono in genere alle esigenze gi elencate: Grande locale per le caldaie a vapore e serbatoi dicondensa.

a biancheria infetta AMBIENTE INFETTO filtro PERSONALE b c d LAVANDERIA LAVORAZIONE UMIDA RICEZIONE CERNITA

Fig. 33 - Schema indicativo del complesso abbinato disinfezione-lavanderia a, stufa di disinfezione a vapore; b, vasca ellittica per bollitura; c, vasca chimica; d, camera alla formaldeide.

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ARRIVO SALME Comparto per gli scambiatori di calore, concollettori e deviatori, ecc. Comparto per i boliers, con collettori e deviatori. RICEZIONE SALME ecc. Comparto per le elettropompe di circolazione ed i quadri elettrici. Deposito combustibile (esterno ed interrato se GUARDIA NECROFORI OSSERVAZIONE per nafta). Magazzini ed ufficio dirigente. Spogliatoi e servizi igienici. Nei riguardi del dimensionamento possono DEPOSITO SERVIZI IGIENICI aversi i seguenti dati di massima: DEPOSITO BIANCHERIA RISCONTRO LOCULI FRIGORIFERI DIAGNOSTICO locale di caldaie e vani complementari: 0,40,6 UFFICIO NECROFORI mi/P.I. Complesso di centrale termica da grandi ospedali a piccoli: 0,8 1,25 m/p.I. VESTIZIONE E Servizi annessi. - Alla centrale termica vengono DEPOSITO CASSE E ATTREZZI INCASSAMENTO abbinate usualmente alcune installazioni affini: a) Centrale elettrica, con cabina per trasformatori se l'energia viene addotta dall'esterno ad alta tensione. Complesso quadri di coDOLENTI ESPOSIZIONE FERETRI mando e controllo della rete elettrica ospedaliera. b) locale batterie di accumulatori per l'illuminazione di soccorso del reparto operatorio SERVIZI RELIGIOSI SERVIZI ATRIO PREPAR. ATTESA IGIENICI e di alcune lampade dell'ospedale. DEFUNTI FUNERALI c) Locale gruppi elettrogeni di emergenza sia per luce sia per forza motrice. d) Centralina di condizionamento dell'aria, pi o USCITA CORTEI FUNEBRI meno completa a seconda dei sistema preFig. 34 - Schema indicativo di massima del ciclo di funzionamento di un reparto mortuario scelto per l'impianto. e) Centralina per la distribuzione dei gas medi (con entrata agevole per il trasporto delle bom cali bole). Ai servizi industriali descritti vengono abbinati anche i locali e le officine per la manutenzione del fabbricato e dei suoi impianti ed apparecchi: locale muratori e manovali, locale pittori ed imbianchini, locale vetrai, officina meccanica (meccanici, fabbri, idraulici), falegnameria, locale elettricisti, ecc. Gravitano di solito sul complesso industriale anche le autorimesse per le autoambulanze e le macchine in dotazione dell'ospedale. Alloggi per Il personale. - In linea generale si di stinguono: Alloggi per il personale medica (palazzine). Alloggi per il personale infermiere (padiglione per gli infermieri generici; padiglione a molti piani distinti per caposale, infermiere professionali, ser venti). Scuola Convitto Infermiere. nei grandi ospedali: fabbricato a molti piani suddiviso funzionalmente in Scuola professionale e Convitto. In quest'ultimo separazione tra caposale, infermiere diplomate e allieve. Alloggio Suore. Preferibilmente situato agli ul timi piani del blocco ospedaliero, collegato agevol mente con tutte le degenze ed i servizi generali. Alloggio del cappellano (per ospedali medi e grandi presso il complesso religioso). Alloggi per personale vario, quali operai specia lizzati, custodi, autisti (in genere in appartamentini presso i rispettivi servizi). Locali per l'assistenza religiosa. - In genere si isti tuiscono i seguenti elementi per detta assistenza: Cappella per i servizi religiosi dei malati e del personale, dimensionata secondo un coefficiente di m 0,52 per ogni persona seduta, con sagrestia ed archivio. Oratorio per le Suore nell'apposito alloggio. Cappella separata per i servizi religiosi dei de funti (presso il servizio mortuario). Reparto mortuario e anatomo-patologico. - Co stituito da due servizi strettamente connessi, che possono svolgersi in modo autonomo purch la sezione mortuaria sia collegata per via breve e riservata con quella del riscontro diagnostico sul deceduti. Ubicazione preferibile al piano semicantinato del blocco (o, eventualmente, al piano terreno), con sbocco su un piazzale per la composizione dei corteo funebre, defilato alla vista e provvisto di un'uscita apposita sul recinto ospedaliero. Disposizione dei locali in una successione corispondente ad un razionale sviluppo del ciclo di operazioni dall'arrivo delle r salme dalla degenza (cala feretri) all'uscita dei feretri sul piazzale (f4g. 34).

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Locali indispensabili per il servizio mortuario di un ospedale di media entit: Locale di ricezione salme (eventuale). Locale di osservazione per 24 ore. Locale di deposito salme contiguo al comporto o armadio dei loculi frigoriferi. Locale di vestizione ed incassamento, con ac canto il deposito casse ed attrezzi, in collegamento con la sezione di riscontro diagnostico. Locale per i necrofori con spogliatoi e servizi igienici. Locale per ufficio e registrazione. Stanza di esposizione feretro. Camera ardente per le salme dei paganti (eventuale). Ambiente per i dolenti. Cappella per i servizi religiosi dei defunti. Attesa pubblico con servizi igienici. Per i piccoli ospedali alcuni ambienti possono essere in comune (osservazione e deposito; locale per i necrofori ed ufficio registrazione, ecc.). Locali necessari per un servizio anatomo-patolo gico per un ospedale medio: Sala di riscontro diagnostico con spogliatoi e servizi igienici per i periti settori. Saletta per inchiesta giudiziaria (eventuale). Museo dei preparati anatomici. Studio dell'anatomo-patologo. Laboratori di isto-patologia con annessi. Servizi igienici e spogliatoi personale. Ovviamente, per un ospedale piccolo tali locali potranno ridursi alla sala del riscontro diagnostico, agli spogliatoi e servizi igienici e ad una stanza per il personale. Nei riguardi del dimensionamento, si possono avere i seguenti dati di larga massima: Servizio mortuario con cappella m (p.I.) Servizio anatomopatol. m (p.I.) 100 p.i. 200 p. i. 300 p.i. 800 p.i.

180

140

130

0,90

0,80

0,55

0,45

0,35

OSPEDALE GENERALE: REPARTI SPECIALIZZATI Reparto ostetrico-ginecologico. - Nei grandi e medi ospedali si presenta la possibilit di unit se parate per l'ostetricia e la ginecologia; nei piccoli ospedali si ha solamente la sezione ostetrica. Nei grandi ospedali conveniente l'organizza zione in due divisioni di piano, rispettivamente di ostetricia (con gruppo da parto) e di ginecologia (con gruppo operatorio). Nei medi ospedali, in linea di massima, sufficiente una divisione con due sezioni, di ostetricia e di ginecologia. Consistenza variabile a seconda delle usanze del nazioni e delle regioni: in media dal 10 al 20% dei posti letto ospedalieri. le In U.S.A. si prevedono per un ospedale di 100 posti letto 20 letti di ostetri per un ospedale di 200 posti letto 35 letti di cia, ostetricia. Ambientazione di tipo chirurgico nella divisio o sezione ginecologica: stanze a 6 o 4 letti, ab ne bondanza di camere a 1 e 2 letti con servizi igienici propri per isolamento, uno o pi locali di medicaione, gruppo operatorio. . z Organizzazione mista nella divisione o sezione ostetrica: a) nucleo gestanti sane, con disposizione ed aredamento meno ospedalieri, con soggiorni e stanze di lavoro, ecc.; r

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b) nucleo puerpere sane, con stanze a 6 o 4 letti; c) nuclei isolate, con stanze ad 1 letto e a 2 letti con servizi igienici propri (gestanti tubercolotiche, ammalate di febbre puerperale. luetiche in fase contagiante, ecc.); d) nuclei neonati, con disposizione variabile secondo le abitudini locali; e) servizi particolari, quali il lactarium ed un locale per pulizia, fasciatura e pesatura dei neonati. CORRIDOIO culle sospetti (10 %): 2 Condizioni microclimatiche per la nursery ambiente culle normali: t=20, U.R. 50%; ambiente culle prematuri con incubatrici: t - 2528C, U. R. 65 - 70%. Loctorium. - Gruppo di ambienti per la prepa razione delle pappe lattee a disposizione del reparto ostetrico e del reparto pediatrico (vedi sezione latanti). t Reparto pediatrico. destinato al ricovero ed alla cura dei bambini ammalati di forme per lo pi mediche o chirurgiche da 0 a 12-14 anni. Ubicazione preferibile all'ultimo piano del bloc o di degenza c per beneficiare di ampie terrazze a livello. Proporzione di posti letto dal 5 al 15 % della capacit complessiva dell'ospedale. dal grande al piccolo, e conseguentemente organizzazione del re parto secondo una divisione od una sezione. Raggruppamento dei posti letto in nuclei distin per quanto ti possibile: a) lattanti (da 0 a 9-12 mesi); b) divezzi e seconda infanzia fino all'et di 5 anni (stanze promiscue nei riguardi dei sessi); 4.75 1.68 B Fig. 35 - Schema di una "nursery" del tipo a comparto per neonati tra due stanze di degenza. A, pianta; B, sezione. Distribuzione dei posti letto: in una sezione con meno di 30 letti si possono avere le seguenti distinzioni: Gestanti sane 46 letti Puerpere sane 820 letti Isolate 23letti instanze singole Disposizioni per i neonati. - Si hanno in genere tre sistemi: a) neonati in culle presso i letti delle madri (reciproco disturbo, irregolarit di poppate, possi ilit di infezioni da b parte dei visitatori - buoni rap porti affettivi tra madre e figlio, minori apprensioni della madre); b) neonati concentrati in male apposite, denominate nurseries (necessit di attraversamento corridoi per le poppate, possibilit di infezioni tra i bambini, traumi per le madri - facilit di sorveglianza da parte del personale e di visione da parte dei visitatori); c) neonati suddivisi in spe ciali salette a pareti vetrate situate tra le stanze di degenza delle madri (fig. 35); buon compromesso tra le diverse esigenze per ovviare agli inconvenienti dei sistemi c) e b). Esempio di nursery, a concentrazione di neonati: tipo dello U.S.P.H.S. raggruppante i neo nati normali, i prematuri, i sospetti (fig. 36). Consistenza delle culle per i neonati. Esempio dell'U.S.P.H.S. per 20 letti di ostetricia: culle normali: 19 culle culle per prematuri: 6 2.90

5.03

Fig. 37 - Esempio di lctarium (formula room) secondo lo U.S.P.H.S. c) bambini oltre i 5 anni e fino a 12-14 anni; d) bambine oltre i 5 anni e fino a 12-14 anni. Criterio fondamentale per il reparto pediatrico la maggiore separazione possibile tra i piccoli rico verati, sia per la facilit di trasmissione di malattie, sia per l'eventuale sviluppo di forme infettive in incubazione all'atto dell'ingresso nel reparto. Pertanto d'uopo, specialmente per i lattanti, prevedere camerette individuali e camere comuni fornite di box vetrati di vario tipo a seconda delle esigenze: com pletamente chiusi, aperti sul iato anteriore, con tra mezzature a rnezzaltezza, ecc. Con qualsiasi siste ma indispensabile l'adozione di ampie vetrature interne per la facilit di sorveglianza, per

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la visione dei bambini da parte dei parenti, e per diminuire il senso d'isolamento nei bambini stessi. Nuclei importanti sono quello per i prematuri (nati al di fuori del reparto ostetrico dell'ospedale) e quello per i gastroenterici (ad aria condizionata a 2425 C). Locali specifici per il reparto pediatrico: Stanza di visita dei parenti, divisa in due zone da un tramezzo vetrato, l'una dalla parte dell'ingresso e l'altra dalla parte delle degenze. Stanza per l'allattamento da parte delle madri ambulanti, posta all'inizio del nucleo dei lattanti. Aule scolastiche per i pi grandicelli. Cucinetta per il latte e le pappe o lactarium; nell'ospedale generale deve servire anche per il re parto ostetrico. Necessaria la distinzione in almeno due parti: l'una per il deposito e il lavaggio dei bi berons sporchi, l'altra per la preparazione delle pozioni e diete lattee, l'imbottigliamento e la steriliz azione dei biberons e dei poppatoi (fig. 37). z Coefficienti minimi prescritti: superficie unita nelle stanze di degenza ml 4 per posto letto: cubatura unitaria ml 12,80. ria Reparto d'isolamenti per contagiosi. - A norma del paragr. 8 delleistruzioni tutti gli ospedali devono disporre di ambienti per l'isolamento dei malati infettivi, per un contingente ragguagliabile al 6 % della capacit. Se il fabbisogno cos calcolato supera il numero di 30 p.I., si dovr provvedere alla costruzione di un apposito reparto, preferibilmente separato dal corpo di fabbrica dei malati comuni. Quando il fabbisogno oltrepassa i 60 p.i. si pu prov vedere con un ospedale separato per contagiosi. Ubicazione del reparto quando contenuto nel blocco ospedaliero: preferibilmente in un'ala del piano rialzato con possibilit di collegamento diretto, breve e riservato con la stazione di disinfezione ed il forno d'incenerimento. Secondo il paragr. 14 delle istruzioni sarebbe necessaria la distinzione del reparto in settori destinati ciascuno ad una singola malattia infettiva: questi settori dovrebbero essere almeno tre. Questa disposizione non si presta per ad un'adeguata flessibilit dell'organismo nei rispetti della grande variabilit stagionale delle punte delle varie forme 12.65 4.75 2.95 4.75

visita e trattamento

guardia neonati lavoro infermiere neonati

corridoio

filtro

neonati

lavoro infermiere

prematuri

guardia visita e trattamento


4.75 2.95 2.34 18.75

prematuri neonati sospetti


2.31 3.53

neonati sospetti

2.31

Fig. 36 - Tipo di "nursery" per un ospedale di 200 letti

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civili, disinfezione in uscita, vestizione con camici da lavoro. Adozione di aperture vetrate nei tramezzi e nelle porte delle stanze di degenza. Adozione di ballatoi esterni lungo le camere di degenza per la visione degli ammalati da parte dei parenti. Nei reparti pi consistenti: adozione di un apposito gruppo di bonifica per i dimessi. Particolari del settore: ambiente di smaltitoio disinfezione per padelle e sputacchiere, locali per intubazione e tracheotomia nel settore difterici. porte e finestre con reti per gli insetti. Prescrizione di camere ad 1 , 2, 3, 4 letti. Coefficienti prescritti per le camere di degenza: superficie minima m 7,00 per p. I.; altezza netta minima m 3,50; superficie finestrata > 1/5 della superficie del pavimento. OSPEDALI SPECIALIZZATI Istituti di maternit ed ospedali ostetrico-ginecologici. - Compiti degli istituti di maternit sono prevalentemente il ricovero e l'assistenza ostetrica delle madri e la prima assistenza ai loro neonati, mentre ulteriori compiti degli ospedali ostetricoginecologici

BALCONE VISITATORI

filtro personale

CORRIDOIO Fig. 38 - Tipo di "comparto di isolamento" per unit di contagiosi infettive, dovendo un settore restare in funzione anche con pochi ammalati di una stessa malattia. Per altro, essa in un certo senso compatibile con una cospicua capacit del reparto, ma risulta indubbiamente antieconomica quando il numero dei p. I. esiguo, come avviene per i piccoli e medi ospedali, per il gran numero di servizi speciali da includere in ogni in singolo settore e per la anzidetta carenza di flessibilt. In considerazione di ci, si preferisce in genere adottare la disposizione a comporti d'isolamento . composti da due camere a vario numero di letti (1, 2, 3) aventi nella zona intermedia i rispettivi servizi igienici ed in comune una zona filtro per il personale (figg. 38 e 39). Il reparto sar cos formato da una serie pi o meno estesa di siffatti comparti, ciascuno da destinare ad una singola malattia infettiva, e sar provvisto comunque dei dispositivi prescritti di bonifica e di profilassi (fig. 40). Accesso al reparto con locali di visita e bonifica dell'ammalato, con attiguo un piccolo vano per la disinfezione del medico; preferibilmente locali di visita e bonifica in doppio. Adozione in ogni settore o reparto (meglio verso la zona d'ingresso) di un particolare ambiente d'osservazione ad 1 letto, raggiungibile attraverso un locale filtro per il personale e comunicante con una stanzetta spogliatoio, bagno. latrina (fig. 41). Accesso al settore o reparto attraverso un gruppo di ambienti per la bonifica del personale, in genere in numero di tre: svestizione degli abiti

BALCONE VISITATORI

CORRIDOIO

Fig. 39 - Tipo di "comparto di isolamento" con servizi tutti aerati e illuminati direttamente

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OSPEDALI
BALLATOIO scala visitat. bonifica spogliatoio att. medici VISITATORI

bonifica dimessi in uscita

scala pura

lavabianch. ggio infetta

visita caposala cucina guardapulita roba picc. interv. inferm. guard. w.c.

scala impura serviz. bagno

Fig. 40 - Reparto contagiosi dell'Ospedale Maggiore di Vercelli (arch. E. Rossi)

sono il ricovero e la cura delle ammalate di forme ginecologiche. Ubicazione preferibile, pur in zona apportata e tranquilla, non molto lontana dall'agglomerato residenziale. Capacit conveniente: non superiore ai 120 posti letto. a Secondo le norme ufficiali, per la 1 a e 2 cat., devono distinguersi all'interno dell'organismo le seguenti unitfunzionati: Sezione per gestanti sane. Sezione per puerpere sane. Sezione d'isolamento per gestanti tubercolotiche. Sezione completamente separata per ammalate di febbre puerperale. Sezione per luetiche in fase contagiante. Sezione per gestanti celate. Caratteristiche generati dell'istituto di maternit: maggiore superficie delle camere di degenza se queste contengono anche le culle, sviluppo dei servizi di disinfezione; maggiore necessit di personale; collegamento diretto tra le sezioni isolate e l'ambiente cosiddetto infetto della stazione di disin-

fezione. Installazioni specifiche dell'istituto di maternit: gruppo da parto, sala operatoria, consultori pre e postnatali, servizio di assistenza sociale. La costituzione delle sezioni segue i criteri indicati per il reparto ostetrico dell'ospedale generale. In particolare sono prescritti un locale di visita ed uno di medicazione per ogni sezione, locali di soggiorno e di lavoro per la sezione gestanti, uno o pi locali per pulizia, fasciatura e pesatura dei neonati per la sezione puerpere. Necessit di nuclei o nurseries speciali per i neonati prematuri ed i neonati sospetti. Caratteristiche generali degli ospedali ostetricoginecologici in pi degli istituti di maternit : istituzione di sezioni per le ammalate ginecologiche con sale di degenza comuni e con abbondanza di stanze a 1-2 letti; ampia previsione di camere d'isolamento con servizi propri: se si raggiungono almeno 12-15 letti per te

isolate conviene organizzare una sezione isolate, eventualmente con proprio gruppo operatorio. In linea generale occorre un reparto operatorio costituito da due gruppi, uno per asettiche ed uno per settiche. Sviluppo dei servizi di radiologia e di roentgenterapia e di radiumterapia, particolarmente se esiste la sezione per carcinomi. Ospedali pediatrici. - Compiti degli ospedali pediatrici sono prevalentemente il ricovero e la cura dei bambini ammalati fino a 12-14 anni. La cura riguarda le forme morbose di medicina, di chirurgia e di specialit almeno di ortopedia, otorinolaringoiatria ed oftalmoiatria, quando per ognuna di queste si possano raggiungere i 30 p.I. Ubicazione preferibile in una zona alla periferia dell'agglomerato urbano, fornita di vasto parco o giardino. Necessario il collegamento con ambulatori e consultori disseminati nell'area cittadina. Capacit conveniente dai 120 ai 250 p. I.; coefficiente di afflusso da

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chiusi (tipo Pirquet) disposti in fila in grandi stanze di degenza. Attigui i locali per la pulizia, fasciatura e pesatura e per i bagnetti: 1 ogni 4 culle. Abbinati alla sezione lattanti possono essere i nuclei per i prematuri e per i gastroenterici. Sezione per divezzi e seconda infanzia - Pu essere a destinazione promiscua nei riguardi del sessi fino a 5 anni di et. Consigliabili stanze comuni con tramezzature di separazione vetrate in modo da formare box aperti sul davanti od anche chiudibili, e camerette individuali. Sezioni per bambini o per bambine fino a 12-14 anni. Consigliabili stanze comuni con tramezzi vetrati di separazione tra i letti alti m 2,00 e camerette individuali per gravi. Caratteristiche generali degli ospedali pediatrici. Forte impiego di personale: estesa adozione di pareti vetrate tra le stanze di degenza e tra il corridoio e le stanze; accurato studio dei colori ed allestimento di figurazioni tipiche nelle zone libere delle pareti dei corridoi e delle stanze di degenza e soggiorno-refettorio: adozione di ampie terrazze a livello e di zone aggiardinate per la cura d'aria e lo svago dei bambini; adozione di aule scolastiche per i pi grandicelli, ecc. Caratteristiche specifiche dell'ospedale pediatrico. Previsione di dormitori per le madri nello stesso corpo di fabbrica dei lattanti: istituzione di camere di allattamento rene sezioni per lattanti; organizzazione tipica della cucina del latte per i lattanti e gli altri bambini a dieta lattea, oltre che per i consultori; adozione di stanze di visita dei parenti ad ogni piano con i dispositivi di salvaguardia precedentemente citati, ecc. Ospedali per contagiosi. Sono organismi destinati all'isolamento, al ricovero ed alla cura di malati di forme contagiose. Ubicazione preferibile. alla periferia della citt. Capacit conveniente dai 150 ai 250 p. I. per un adeguato proporzionamento dei settori; capacit pi elevate possono sovraccaricare i compiti gi gravosi, date le numerosissimeesigenze di un istituto del genere. Superficie complessiva per posto letto superiore ai 100 m per la necessit di eventuali baraccamenti per,epidemie. Criteri adottati: d'isolamento usualmente

CORRIDOIO

Fig. 41 - Stanza di osservazione per unit di contagiosi

Oltre alle citate forme morbose, occorre prevedere il reparto d'isolamento per gli affetti da malattie contagiose. In genere questo reparto viene destinato ai bambini, ricoverati che siano riscontrati infetti, ma vi sono esempi di ospedali pediatrici con reparti infettivi per esterni. Necessit di una sezione di osservazione e contumacia, anche se contro la sua istituzione si obbietta il derivante ritardo dell'inizio della cura vera epropria. Criterio fondamentale organizzativo: massima suddivisione tra i bambini per la prevenzione della trasmissione delle malattie tra i bambini stessi, pur assicurando nello, stesso tempo la maggiore possibilit di sorveglianza e l'attenuazione del senso di solitudine dei bambini isolati (ad es. con limpiego di pareti e tramezzature completamente vetrate). Raggruppamento dei p. I., in distinti reparti. ciascuno suddiviso in sezioni per lattanti. divezzi e seconda infanzia fino all'et di 5 anni, bambini oltre 5 anni fino a 12-14 anni, bambine oltre 5 anni fino a 12-14 anni. Sezione per lattanti - Consigliabili box individuali, oppure box speciali

a) Isolamento individuale, che assegna ad ogni malato la sua camera, con attigui i locali dei servizi igienici e dei servizi per il personale (filtro e disbrigo). Massima flessibilit funzionale dell'organismo, maggiore spesa di impianto e di gestione degli altri tipi a parit di posti letto, affidamento sulla estrema specializzazione di personale esperto, b) Isolamento collettivo, adottato nei vecchi ospedali a padiglioni, ciascuno dei quali ospitava in grandi corsie una singola malattia infettiva. c) Isolamento misto, che comprende varie gradazioni; in sintesi raggruppa in speciali unit per contagiosi , malati affini in camere con il massimo di 4 letti separati da tramezzature vetrate. In Italia le norme ufficiali prescrivono l'adozione di un certo numero di unit, denominate settori , ciascuna destinata ad ospitare una singola malattia infettiva. Come noto, il sistema presenta una certa rigidit funzionale nei riguardi della variabilit stagionale delle punte delle diverse malattie contagiose. Nell'ospedale per contagiosi tale rigidit pu temperarsi meglio che nel reparto di un ospedale generale: i vari settori possono ben svilupparsi nei piani di un blocco, - mentre al piano d'ingresso possono disporsi un certo numero di comparti d'isolamento , che hanno la funzione, oltre che di osservazione era e propria, di assorbire le minori manifestazioni di una data forma infettiva, senza obbligare ad aprire per esse un grande settore stagno. Comunque, anche l'intero organismo ospedaliero pu essere organiz-

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zato con sezioni di degenza a comparti d'isolamento; in questo caso bene munire ciascuna sezione dei normali dispositivi di bonifica degli ammalati e di filtro per il personale, in modo da poterla far funzionare da settore nel caso di una forte manifestazione di una data forma infettiva. Anche nel tipo costruttivo a blocco devono essere delimitate nettamente due zone: l'una non infetta e l'altra infetta. La prima comprende i servizi dingresso del pubblico, dei visitatori e del personale, gli uffici amministrativi e direttivi, gli alloggi del personale e la maggior parte dei servizi generali tecnologici (cucina. rnagazzini, centrale termica, officine, ecc ). La seconda comprende tutti i settori o i comparti di degenza, i servizi di cura e diagnosi, ecc., ed in genere i servizi aventi contatto diretto o indiretto con i malati. Qualsiasi passaggio tra le dite zone deve avvenire attraverso i dispositivi di filtro, di bonifica. ecc. Particolari condizioni richiede il servizio, di disinfezione e lavanderia, che deve essere posto a cavallo della superficie di separazione tra le due zone predette, in modo che alla prima appartengano la cernita e l'ambiente di lavatura, ed alla seconda l'ambiente cosiddetto infetto della stazione di disinfezione, che riceve tutta la biancheria sporca del degenti. Abbinato alla stazione di disinfezione deve essere il forno d'incenerimento dei rifiuti. Caratteristiche specifiche dell'ospedale per contagiosi. - Accettazione malati con due gruppi di visita e bonifica funzionanti alternativamente;creazione di ballatoi esterni correnti lungo la facciata dalle camere di degenza per la visione dei degenti da parte dei visitatori. Qualunque sia il sistema d'isolamento adottato nell'organizzazionegenerale dell'organismo, occorre provvedere ad istituire al piano rialzato e con ingressi propri dall'esterno almeno due settori per alto contagio . ESIGENZE IGIENICO-AMBIENTALI CD IMPIANTI OSPEDALIERI Ventilazione, - Rispetto agli ambienti comuni si presenta pi impegnativo il problemi di mantenere unmicroclima favorevole, specialmente negli ambienti di degenza ed in alcuni servizi. per le maggiori possibilit di viziatura dell'aria. Da questo punto di vista la cubatura unitaria, fissata dalle Istruzioni in un minimo di m 19,20 per gli adulti, dovrebbe essere pari ad almeno m 25,00, ammettendo un ricambio d'aria di 2 volte all'ora. Tenuto conto dei vari fattori climatici, strutturali, economici, impiantistici, ecc. e dell'attuale situazione costruttiva ospedaliera, in Italia le concezioni si orientano verso la regolazione della ventilazione naturale e sussidiaria per mezzo di dispositivi tecnici (visistas, feritoie sotto i davanzali) nelle finestrature e nelle pareti interne delle sale di degenza, incombinazione con il riscaldamento. In linea generale sono riscontrate buone le seguenti condizioni (Parvis): Inverno: temp. ambiente 21C. movimento aria 0,10 m/sec., grado igrometrico 40. Estate: temp, ambiente 22 24C, movimento aria 0,20 0,30 m/sec., grado igrometrico 50. Per gli ambienti di servizio con sovraccarico di produzione di gas ed odori si ammette, mantenendo la finestratura esterna, la necessit di aspiratori sussidiari. Per particolari reparti o servizi infine sono indicati, a seconda dei casi, il condizionamento dell'aria o la termoventilazione. Riscaldamento. - Concorre, insieme con l'aerazione, ad assicurare l'idoneo grado di benessere ai degenti ed al personale, In linea generale. le temperature dell'aria, per i normali valori del movimento dell'aria e del grado igrometrico. che possono essere richieste nei capitolatiprogramma per gli impianti sono: Stanze di degenza 20 22C Locali latrine, antilatrine e lavabi 17C Bagni e locali di medicazione 22C Sale di attesa, soggiorni, uffici, stanze di lavoro e di guardia infermiere, spogliatoi, guardaroba, laboratori, ecc. 18C Corridoi e scale 15 16C Locali di servizi impuri 16C Sale operatorie 25C Sale di radiologia 20C Sale di consultazione 20C Sistemi di riscaldamento centralizzati. Sistema ad acqua calda (termosifone), generalmente a circolazione meccanica per mezzo di pompe centrifughe, con radiatori ad elementi lisci ad evitare il deposito delle polveri e facilitare le pulizie, posti sotto il davanzale delle finestre. Sistema ad elementi radianti, preferibilmente al soffitto, che permette una temperatura ambiente inferiore di 2 3C alla temperatura richiesta per gli ambienti riscaldati a convezione temperatura conveniente nei serpentini 40 45C. La termoventilazione (ad aria calda) conveniente, nei grandi ambienti a funzionamento discontinuo (aule di lezioni e conferenze, sale di riunione, ecc.), ed necessaria nei servizi di lavanderia, di cucina, ecc. per l'eliminazione delle fumane. Condizionamento dell'aria. Per reparti, servizi o ambienti nei quali si sommano le necessit tecniche con quelle terapeutiche, funzionati, igienicoprevenitive, ecc. si ammette indispensabile l'impiego dell'aria condizionata, con l'intesa per di limitare per quanto possibile l'adozione di ambienti privi di qualsiasi finestratura diretta. Secondo le pi recenti conclusioni sul dibattuto argomento si riterrebbe necessario il condizionamento dell'aria nei seguenti servizi: Reparto operatoria. Gruppo da parto. Sezione prematuri. Nucleo bambini gastroenterici. Camere per allergici. Camere per piretoterapia e ossigenoterapia. Lo si riterrebbe consigliabile per ospedali medi e grandi nei seguenti servizi:

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Reparto radiologico. Camere per colpiti da choc e sindromi tireotossiche. Camere per aerosolterapia. Camere per cardiaci, Corridoi e scale Illuminazione . - Per quanto riguarda l'illuminazione naturale vigono con maggiori restrizioni i criteri generali fondamentali, adottati per gli ambienti comuni; nell'ospedale sono particolarmente da realizzare le esigenze di appropriata visione in tutti i punti dellambiente, di gradevole effetto psicologico, di prevenzione della infezione crociata per mezzo dell'azione inattivatrice della luce sui germi da aerodiffusione. Secondo le normeufficiali, dal punto pi interno della stanza di degenza deve essere visibile unadeguato settore della volta celeste. Le stesse norme fissano un rapporto minimo area finestra - area pavimento solo per le stanze di degenza per i contagiosi: 1/5. Per le sale di degenza comuni appaiono consigliabili i valori da 1/4 ad i 1/7. Nei riguardi dell'Illuminazione artificiale il sistema pi indicato quello di un'illuminazione generale indiretta o semidiretta e di un'illuminazione localizzata sulle testate dei letti, mediante lampade a muro schermate a flusso costante verso l'alto e flusso regolabile a volont verso il basso sulla superficie dei letti. Altri dispositivi per le sale di degenza: lampada per l'illuminazione notturna incassata nelle pareti in basso, lampada portatile per l'esame obbiettivo del malato. Valori normalmente adottati, in Italia per l'illuminamento generale medio degli ambienti ospedalieri (in questi ultimi anni con tendenza all'aumento): Stanze di degenza (anche per flusso indiretto delle lampade di testata) 30 50 lux Stanze di soggiorno refettori, uffici, ecc. 50 80 Corridoi, passaggi e scale 15 25 Bagni e w. c. 5 30 Sale di visita e medicazione, laboratori 80 100 Stanze secondarie di deposito 10 20 Sale operatorie e da parto 200 Stanze di servizio e lavoro infermiere 50
Sala pronto soccorso

ILLUMINAMENTO IN LUX generale 54 540 540 215 323 161 323 215 215 323 215 215 540 540 108 108 323 54 215 323 323 323 108 108 540

Stanze di vista Cucina centrale e cucinanette Laboratori Lavanderia Biblioteca Vestiboli Morgue Sala autopsia Stanza di guardia infermiere Nurseries Sala da parto Uffici Sala di radiologia Camera oscura Farmacia Stanze di degenza Stanze di servizio, pulizia, ecc. Soggiorni Stanze di lavoro medicale inferm.
Stanze di trattamenti

effetti psicologici e fisiologici fino alla realizzazione di una efficace cromoteLocalizzato ropia. Consigliabile in genere una opportuna graduazione di luci ed ambre e di tinte diverse, con combinazioni di toni caldi e freddi; preferibili per le 2150 (tavolo) sale di degenza il giallo pallido e la tonalit chiara di azzurro. per i refettori il color pesca o rosa, per le sale di 5401080 operazioni ed i servizi chirurgici il (zone di esame verde-bleu a tinta opaca. Per le stanze e di lavoro) 215 (presse e della pediatria adozione di colori chiari mangani) e vivaci con figurazioni tipiche. In linea generale possono usarsi all'occorrenza tinte attive, tra le quali il rosa e il giallo, 2150 (tavolo) tinte passive, tra le quali il verde (freddo e riposante) e l'azzurro 323 (scrivania) (sedativo e serenante). Per i servizi 540 (tavolo visita) 2150 (tavolo da parto) funebri indicato il viola.
540 (tavolo) 215 (lettura a letto) 540 (tavolo)
2000 (tavolo operatorio)

e cure Latrine e lavabi Magazzini-depositi Sala operatoria

Difesa termica. - Conveniente adozione di muri esterni a doppia parete con intercapedine preferibilmente riempita di materiale termicamente isolante. Evitare le finestrature a tutta parete, conservando tratti di muro in corrispondenza delle pareti trasversali delle sale di degenza cui sono attestati i letti. Adozione di frangisole orizzontali e di ,atri atermici alle finestre, o di doppie finestre nei climi pi freddi. Difesa dai rumori. - Anzitutto giova ubicare l'edificio in un appezzamento recintato con cortina di alberi o siepi, alquanto alte per l'attenuazione dei rumori esterni. ed esporre la facciata delle degenze su un ampio parco alberato o sgombro da servizi, smistando tutto il traffico di 1 ingresso, ambulatoriale, dei visitatori, ecc., nella parte retrostante al blocco delle degenze, Studio accurato dei normali accorgimenti costruttivi per evitare la trasmissione delle vibrazioni attraverso le strutture e gli impianti e dei rumori aerei prodotti all'interno; adozione di tramezzi a doppia parete con intercapedine ripiena di isolante. Educazione dei personale e buon controllo e smistamento interno dei visitatori. Il grado di rumorosit (senza ritmo) non dovrebbe superare negli ospedali i 45 db: l'isolamento acustico dovrebbe realizzare un'attenuazione non inferiore ai seguenti valori: 1) Attraverso il pavimento,

Locali servizio chirurgico e post-operati Sal terapia fisica Sala terapia occupazionale Sale di attesa

323 161 323 108

323 (lettura)

Locali per servizi tecnologici 60 Sale di degenza (di notte) 0,5 Per illuminamenti localizzati: Tavolo operatorio 900012000 Tavoli, di laboratori e di visita 200 500 Letto dellammalato (esame obbiettivo) 100 l livelli d'illuminazione raccomandati in U.S.A. sono in genere alquanto pi elevati. Secondo l'U.S. P.H.S. sono raccomandabili i valori della tabella. Colore nell'ospedale. - necessario un attento studio dei colori da condurre assieme con quello dell'illuminazione, in vista dei pi gradevoli

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sopra e sotto: a) per disturbi trasmessi per via area 55 db b) per calpestio 25 db 2) Attraverso muri divisori: tra ambienti interni o fra esterno ed interno 55 db. Difesa dall'umidit. - Particolare importanza acquista nel monoblocco ospedaliero la difesa dalla umidit di origine tellurica per la riconosciuta convenienza di istituire un piano semicantinato e talvolta due. Oltre ai normali provvedimenti per la protezione dal livello di capillarit dell'eventuale falda idrica, appare consigliabile l'adozione di un tipo di intercapedine molto aperta, generata da un muretto di contenimento a livello del davanzale con soprastante terreno a scarpataaggiardinata, in modo da consentire, oltre l'isolamento dal terreno, una adeguata insolazione dei semicantinati. Approvvigionamento idrico. La dotazione idrica giornaliera perposto letto, fissata dalle norme italiane in un minimo di 100 litri, deve essere in pratica alquanto pi elevata, anche in funzione del tipo di ospedale. Per un ospedale generale dei tipo medio sarebbero infatti necessari 300 400 litri. Norme francesi richiedenti una dotazione media di 500 litri, escluso il servizio di lavanderia. L'approvvigionamento idrico pu essere fornito dalla rete dell'acquedotto cittadino o da risorse locali (pozzi); in entrambi i casi sono da prevedere serbatoi di compenso e di riserva. Se la pressione non si stima sufficiente per l'elevata altezza del blocco ospedaliero, si ricorre ad autoclavi o a serbatoi alla sommitdell'edificio alimentati mediante pompe. Capacit dei serbatoi di riserva corrispondente al consumo totale di una giornata. Variabilit del consumo orario: in genere si ha un massimo dalle ore 7 alle 8.30, un altro massimo meno elevato dalle 18 alle 19 ed un piccolo rialzo verso le 13-14. Rete di distribuzione a gabbia per ottenere la sicurezza dell'alimentazione in caso di guasto in un punto qualsiasi della rete interna. Produzione e distribuzione acqua calda. - Tenuto conto della necessaria istituzione di una centrate termica, il sistema di produzione preferito quello indiretto mediante apparecchi accumulatori (boilers) a serpentini, che possono essere situati nella centrale stessa o alla base dei vari blocchi costruttivi che compongono l'ospedale. In genere d'uso produrre l'acqua a 60C, ma occorre notare che sarebbe preferibile un sistema che fornisse acqua calda a circa 75 80C, per i servizi di cucina, lavanderia, locali preparazione chirurghi, ecc., ed acqua tiepida a per i lavabi, i bagni, le stanze di pulizia personale, ecc. Consumo giornaliero prevedibile di acqua calda mediamente 60 80 litri/posto letto. Rete di acqua calda con circuiti di ritorno per impedire il raffreddamento nelle tubature ed avere sempre la acqua alla data temperatura ai rubinetti di attingimento. Servizio del vapore. - In linea generale le caldaie della centraletermica saranno a vapore, anche nei piccoli e, medi impianti; per i grandi impianti pu usarsi anche l'acqua surriscaldata. l servizi del vapore possono riassumersi come segue: Produzione indiretta di acqua calda e di acqua tiepida. Alimentazione degli apparecchi scambiatori di calore per l'impianto di riscaldamento a termosifone o a pannelli radianti. Alimentazione diretta delle apparecchiature della cucina della lavanderia, della stazione di disinfezione, della sterilizzazione nei reparti operatori. Alimentazione diretta di alcune apparecchiature dei servizi di sezione o di piano, e dei laboratori. Collegamento con l'impianto di condizionamento dell'aria. Apparecchi igienico-sanitari e condutture di scarico. - Nei riguardi delle apparecchiature, occorre esigere che esse siano della migliore qualit. Per i lavabi, ilavandini, gli acquai, i vasi da cesso, i bid da prescrivere l'impiego della porcellana dura vetrificata , mentre per le vasche da bagno, i vuotatoi, gli orinatoi, ed in genere per gli apparecchi di grande mole possono essere convenienti il gres porcellanato e la ghisa smaltata e porcellanata. Caratteristiche essenziali ai fini ospedalieri dei vari apparecchi: Lavabi. - Forma solitamente rettangolare a bordi arrotondati, dimensioni, da cm 70 x 50 a cm 60 x 45, bordo staccato dalla parete. Sprovvisti di tappo di chiusura. Gruppo a miscela a, due rubinetti da 1/2 ". Per il servizio dei malati devono essere del tipo ad acqua grondante e scarico libero. Particolarmente impiegati (salette di prep. chirurghi, sale di visita e medicazione, ecc.) sono i cosiddetti lavabi clinici con bacino ovolare e scarico libero, con gruppo a miscela da 3/4 " comandato da dispositivo a ginocchio o a gomito, con bocchino per getto pieno o a doccetta. Vasi. - Solitamente ad ospirazione per i malati, o caduto per i servizi . Preferibilmente senza sedile ribaltabile e talvolta con il bordo riscaldabile. Adeguata proporzione di tipi a feci visibili. Forma ellissoidale con maggiore diametro nel senso anteroposteriore, altezza normalmente a non pi di m 0,30 0,35 sul piano dei pavimento, ed a non pi di m 0,50 nei reparti chirurgici ed ostetrici, dimensioni in pianta m 0,60 x 0,35, orlo o bordo superiore leggermente insellato nel punto di appoggio. Preferibile il dispositivo a flussometro per il lavaggio dei vasi. Bid. - Preferibilmente del tipo con getti a pioggia da fori laterali. Dimensioni usuali cm 65 x 39 x 38. Lavapiedi. - Bacinelle di forma rettangolare, dimensioni in pianta cm 40 x 50, munite o no di poggiapiedi.

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Vuototoi. - Con griglia mobile e preferibilmente con lavandino per il risciacquo dei vasi. Orinatoi. - Preferibilmente a tutt'altezza, con pedana pure in gres porcellanato: rubinetto di lavaggio continuo a cappuccio; dimensioni usuali cm 110 x 50 x 20. Vasche da bagno. - Generalmente in ghisa porcellanata. da rivestire. Gruppo a miscela a 4 rubinetti da 3/4 ", doccia a telefono, scarico a levetta. Dimensioni della vasca m 1,70 x 0,70. Acquai per cucinette. - Preferibilmente a doppio scomparto, con rubinetti per acqua calda (almeno 75) e per acqua fredda, per immersione e per risciacquo delle stoviglie. Dimensioni usuali cm 90 x 50, con scolapiatti di cm 65. Idranti a mura per lavaggio da 3/4". - Con rosone a muro, chiave asportabile e tappo di chiusura con catenella di sicurezza, forcella portagomma, tubo di gomma del 3/4", lancia di lavaggio di ottone cromato. Valvole a pavimento, con griglia in acciaio inossidabile, diametro mm. 130, scatola sifonata in bronzo. Particolarmente importanti si presentano i problemi tecnici relativi alle diramazioni ed alle colonne di scarico. Avvertenze fondamentali sono: Abbassamento della quota normale del solaio nei locali dei servizi igienici. Sistemazione dei collettori delle batterie di latrine in vani facilmente ispezionabili. Sistemazione delle colonne di scarico in apposite canalette lasciate nella struttura (comuni ad altri cavi e tubazioni). Ampio impiego dei dispositivi di ventilazione secondaria. Prolungamento delle colonne di scarico e di ventilazione al di sopra della copertura per almeno m 2.00. Adozione di tutti gli accorgimenti per evitare la produzione e la trasmissione di rumori. Distribuzione gas. - indispensabile in tutti quei locali ove siano necessarie l'istantaneit del riscaldamento e la rapida elevazione della temperatura (laboratori clinici e scientifici, sale di medicazione, cucinette, ecc.). Specialmente nei piccoli ospedali il gas pu essere convenientemente impiegato per molti servizi, tra i quali principalmente quello di cucina (banco di cucina). Installazioni frigorifere. Hanno compiti sempre pi importanti nell'organismo ospedaliero. Oltre alla produzione del freddo per ilcondizionamento d'aria o per il semplice rinfrescamento degli ambienti, icompiti essenziali sono: Conservazione delle derrate alimentari (celle frigorifere precedute da anticelle nelle cucine centrali). Fabbricazione del ghiaccio, in blocchi nella cucina centrale, ed in cubetli o triturato nelle cucinette di sezione. Conservazione di alcune speciali colture, di virus e vaccini (nei laboratori clinici e scientifici). Conservazione dei cadaveri (in appositi loculi presso il servizio mortuario e autoptico). Crioterapia (nei reparti di terapia fisica). Ibernazione (nelle sale operatorie). Distribuzione gas terapeutici. Vantaggiosa la centralizzazione nei medi e grandi ospedali, particolarmente in quelli specializzati; i gas medicali (ossigeno, protossido d'azoto, CO2. ecc.) possono essere distribuiti mediante tubazioni di rame sgrassato diramantisi da una centrale sita nel piano semicantinato e facenti capo ad apposite prese poste in alcune stanze di degenza (chirurgia, maternit, ecc.), nelle stanze per post-operati (rianimazione), nelle sale di anestesia ed operatorie, ecc. Centrale in genere costituita da due rampe di bombole (una in servizio, l'altra di riserva e successivo impiego), con una prima decompressione in centrale stessa. Le prese possono essere individuali a flussometro (consentono il collegamento con le maschere, le tende, le incubatrici, ecc.) e rapide (consentono, con un semplice inserimento, il collegamento con gli apparecchi di ossigenoterapia gi provvisti di flussometro). Distribuzione aria compressa e vuoto. - Nei grandi ospedali conveniente la centralizzazione dell'aria compressa (aerosolizzazione,impiego per speciali apparecchi medicali e di laboratorio, ecc.) e del vuoto (aspirazione nelle sale di operazione, sale di medicazione, ecc.). Distribuzione acqua distillata. Nei grandi ospedali pu essere conveniente la centralizzazione e la distribuzione mediante una o pi colonne con diramazioni ad ogni piano in locali di servizio medicale, nei laboratori, ecc. Impianti elettrici. - Nell'eventualit che la societ distributrice non possa erogare la potenza necessaria a B. T., necessaria una cabina di trasformazione con apparecchiature per A.T. e B T. In ogni caso da richiedere un cavo preferenziale. Gli impianti elettrici interni hanno origine da appositi quadri generali, da cui si dipartono le linee montanti atte ad alimentare i quadri secondari di distribuzione, sia per luce che per prese motrici, nei vari piani dell'ospedale, una linea indipendente per l'alimentazione dei motori degli ascensori, altre linee indipendenti per i motori della centrale termica, della lavanderia, della cucina compreso il frigorifero, della radiologia, ecc. Saranno perci da distinguere i circuiti per l'illuminazione ed i circuiti per forza motrice a corrente alternata monofase da 220 V ed a corrente trifase. Nei riguardi dell'illuminazioneartificiale si ricordano i dispositivi di soccorso consistenti in: Un circuito d'illuminazione di soccorso per i corridoi, gli anditi, le scale, le stanze di degenza ed altri locali essenziali, per il caso d'interruzione improvvisa della corrente, con batterie di accumulatori. Questo circuito pu servire anche per la luce notturna. Un circuito d'illuminazione di soccorso per il gruppo operatorio (lampade scialitiche), con batterie di accumulatori riservate, Un gruppo elettrogeno di emergenza per la utilizzazione ridotta delle lampade ed egli apparecchi. Impianti elevatori, - Quando i locali ospedalieri si distribuiscono in pi di tre piani fuori terra obbligatorio l'impianto degli apparecchi elevatori, costituiti da montalettighe, ascensori e montacarichi.

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OSPEDALI
Caratteristiche particolari delle varie attrezzature: Montalettighe. - Portata utile netta sui 630 kg oppure 1000 kg, dimensioni nette cabina minime m 1,20 x 2,30. usuali m 1,30 x 2,50. Velocit di marcia per ospedale normale 0,30 0,40 m/sec. Macchinario preferibilmente in alto. Ingresso dal lato pi corto. Il tipo unificato da kg 630 presenta dimensioni cabina m 1,18 x 2,24 con vano di corsa m 1,80 x 2,60. Ascensori. - Portata corrispondente a kg 75 per persona: dimensioni nette cabina per il personale m 1,00 x 1,00, per i visitatori m 1,20x 1,20. velocit di marcia 0.80 m/sec. Tipo unificato da kg 325: dimensioni cabina m 1,18 x 0,80 con vano corsa m 1,50 x 1,30. Montacarichi. - Se per persone e merci, come alcune volte si preferisce particolarmente per i carrelli con le vivande accompagnati dal personale, la portata sar di kg 450 e le dimensioni nette della cabina saranno usualmente m 1,00 x 1,50: se per sole merci, come nel caso del calabiancheria o del montabiancheria, Ia portata ordinariamente di kg 100, le dimensioni m 0,90 x 0,90 oppure 0,80 x 0,80, la velocit di marcia 0,50 m/sec. Impianti ed attrezzature varie. Oltre ai precedenti impianti, sono necessarie nell'organismo ospedaliero numerose installazioni ed attrezzature, sia fisse che mobili, che molto contribuiscono al perfetto e regolare funzionamento dell'insieme. Si ricordano sinteticamente: c) Impianto di segnalazioni luminose per chiamate integrate da leggeri ronzanti (sistema generico. sistema selettivo, ecc.) facenti capo alla stanza di guardia delle infermiere. b) Impianto di ricerca personale (con segnalazioni luminose e leggeri ronzanti nei corridoi, negli atri, ecc. collegamenti radio, ecc.) facente capo ad un apposito posto centrale di controllo, abbinato al centralino telefonico. c) Impianti telefonici, costituiti di norma da un centralino telefonico posto nella zona d'ingresso principale. servito da una o pi linee urbane esterne, e da un adeguato numero di linee interne. Pu far parte di questi impianti il sistema di chiamate mediante microfoni a disposizione dei malati con un unico ricevitore posto nella stanza di guardia infermiere o della caposala di turno. d) Impianto delle trasmissioni radio-televisive. Ricevitore centrale dall'esterno, situato nel descritto posto di controllo, in collegamento con altoparlanti (preferibili nei corridoi. nei soggiorni, nelle gallerie di cura, ecc.) e con le cuffie singole o i piccoli altoparlanti presso ogni letto dei malati. Attrezzatura per l'emissione locale. con trasmissioni di programmi per i degenti e di comunicazioni ed ordini per il personale. e) Impianto di orologi elettrici. Ubicazione di orologi a quadrante o a lettura nei corridoi, nei locali di servizio, nelle stanze di medicazione. nelle sale operatorie, ecc., collegati ad un orologio regolatore centrale, munito di dispositivo di rimessa dell'ora in caso di interruzione della corrente. f) Impianto di posta pneumatica. Conveniente in un grande complesso ospedaliero. g) Attrezzature antincendio - Avvisatori ottici ed acustici con rete elettrica di segnalazione a distanza dell'elevazione di temperatura, termometri a distanza. Canalizzazioni per tubi flessibili e lance con prese unificate. Accorgimenti costruttivi circa i corridoi e le scale per l'evacuazione rapida dei malati. h) Difesa dalle scariche elettriche atmosferiche. Impiego dei normali sistemi a gabbia con punte metalliche corte, oppure del tipo a collare radioattivo e nastri di rame. Prese a terra convenientemente inumidite. i) Trasporti orizzontali. - Barelle m 2,30 x 0,60, lettighe o lettini mobili m 1,80 x 0,60, carrelli interni per b.p. m 1,00 x 0,55, carrelli porta sacco per biancheria sporca circolari con diametro di circa 40 cm, carrelli interni per b.s. m 0,80 x 0,50, carrelli porta vivande autoriscaldanti m 1,10 0,65, m 0,75 x 0,45. l) Trasporti esterni, - Autoambulanze, macchine, carrelli autotrasportatori. Previsione di impianto per il lavaggio e la disinfezione. Convogliamento e smaltismaltimento rifiuti liquidi. Dalla base dei liquidi corpi di fabbrica ospedalieri ha origine un'apposita rete di fognolinell'area ospedaliera, che raccoglie le acque di scarico dei servizi igienici, dei servizi tecnologici, dei laboratori, ecc. e le acque di lavaggio dei pavimenti di alcuni ambienti e delle corti. Consigliabile che ci avvenga con l'ausilio di vari pozzetti di raccolta ed ispezione, il, modo da poter isolare in caso di necessit i singoli blocchi o le colonne senza compromettere il funzionamento di gran parte della rete. Opportuna una rete separata delle acque pluviali, specie se le acque luride abbiano necessit di essere sottoposte a preventivi trattamenti prima dello scarico. In linea generale, per un ospedale comune, quando la fognatura cittadina sia in buone condizioni e dia garanzia di innocuo smaltimento, la rete interna dell'ospedale pu scaricarsi liberamente in essa: Soltanto per le acque del reparto per contagiosi necessaria una preventiva disinfezione. Se non esiste la fognatura cittadina, o questa non offre sufficienti garanzie, occorrer ricorrere ai processi di chiarificazione e di ossidazione biologica: dipender dalle caratteristiche delrecipiente terminale l'estensione parziale o totale di detti processi. Particolare importanza assume la disinfezione finale delle acque trattate nel caso dei reparti per contagiosi o degli ospedali d'isolamento: si consiglia in genere l'immissione di 20 30 gr di cloro attivo per m di liquame con sola ritenuta di materie grossolane, 10 15 gr per m di liquame chiarificato mediante fosse lmhoff, 2 3 gr per m di liquame depurato biologicamente. Per i liquami Provenienti da ospedali per tubercolotici dette quantit devono essere raddoppiate (Puntoni). La disinfezione deve essere effettuata in una vasca di contatto con possibilit di permanenza di 2 ore. Rimozione e smaltimento rifiuti solidi, - La rimozione dei rifiuti soldi (spazzature, immondizie, rifiuti di alimenti, rifiuti delle medicazioni) avviene normalmente mediante sacchi o bottini a chiusura ermetica attraverso i montacarichi dei depositi di sezione Tolte le eventuali: parti da riutilizzare (bende, garze, alimenta per gli, animali, previo apposito trattamento, tutto il resto dovrebbe essere inviato al forno di incenerimento. A questo devono essere

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OSPEDALI
MOBILI SANITARI

LETTI Per adulti cm 190 x 90 cm 195 x 90 Per fanciulli cm 170 x 80

ARMADIETTI SPOGL. cm (35+35+35)x32 Per sale di degenza

cm (35+35+35)x32 Per camici personale

cm 40 x 55 Per bambini cm 150 x 70 CULLE COMODINI Per divezzi fino a 2 anni cm 110 x 60 ARMADI VETR. cm 100x40 ARMADI GUARDAROBA

cm. 80 x 50 cm 40 x 40 cm 40 x 32 tipo comune comuni cm 60 x 25 a due vani

cm 90x40 Per 1 letto cm 80x45

cm 65x36

cm 55x36

Per 2 letti cm 120x45

SEDIE

con braccioli sgabello

Per 3 letti cm 150x45 CARRELLI

Per guardaroba generale cm 200x45

POLTRONE DIVANI a 4 posti a 2 posti TAVOLI cm 100 x 70 cm 70 x 50 cm 80 x 50 cm 70 x 50 SEDIA A RUOTE cm 120 x 80 cm 90 x 80 cm 75 x 75 BARRELLE E LETTIGHE Barrella su carrello cm 230x60 cm 180x60 Lettiga a 3 posti Portasacco Per biancheria sporca a cassone per galleria cm 40 cm 90x60 a cassone cm 80x50 Portavivande Per biancheria pulita cm 100x55 Portarifiuti cm 35 cm 110x65 cm 75x45

divano-letto

Portarifiuti a cassone cm 120x70

ATTREZZATURE MEDICO CHIRURGICHE


LETTINO VISITA TAVOLI OPERATORI APPARECCHIO DI X-TERAPIA PROFONDA APPARECCHIO DI X-TERAPIA SUPERFICIALE BANCONE CENTRALE LABOR. ortopedico BANCONE CENTRALE CON VETRO

chirurgico TAVOLO CISTOSCOPIA

CARRELLO ANESTESIA TAVOLO DA PARTO TAVOLO ANATOMICO

BANCONE A MURO CON CAPPA TAVOLO DA MICROSCOPIA TAVOLO CENTRALE CON LAVANDINI

VASCA SAGOMATA IDROTERAPIA

APPARECCHIO RADIOGRAFIA

BANCONE A MURO LABOR.

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OSPEDALI
IMPIANTI SANITARI E TECNOLOGICI IDROESTRATTORE CENTRIFUGO LAVABI per malati per servizi LISCIVIATRICE CON TINO MANGANO DA STIRO

per chirurghi VASI BIDET DOCCIA VUOTATOIO ESSICCATOIO A CARRELLI VASCA DA BAGNO LAVANDINO per aspirazione a caduta GENERATORE DI FLUIDO TERMICO

CAMERA ALLA FORMALDEIDE

STUFA DI DISINFEZIONE A VAPORE

BANCO DA CUCINA

LAVATRICE RISCIACQUATRICE TINOZZA ELLITTICA

PENTOLE A VAPORE

FRIGGITRICE FORNO A GAS

PENTOLINE A VAPORE

TRAFFICI ORIZZONTALI E VERTICALI TRATTI INDICATIVIELEVATORI (sagome nelle minime)

TRATTI INDICATIVI ELEVATORI (sagome nelle minime) AMMALATI M.L. VISITATORI A.V. PERSONALE A.P. AMBULATORIALI A.A. VIVANDE

M.V. Carrello con accompagnatore BIANCHERIA PULITA M.B.P. BIANCHERIA SPORCA C.B.S. BIANCHERIA INFETTA C.B.I.

Simboli ed ingombri usualmente adottati nel progetto di un edificio ospedaliero

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CHIESE

La chiesa per i cattolici luogo di culto e di insegnamento religioso: centro dell'atto di fede l'altare ove si celebra il Sacrificio Divino, mentre il pulpito e l'ambone sono gli elementi dai quali viene l'insegnamento religioso. La chiesa. che nel susseguirsi dei secoli stata espressa in varie forme di architettura, da un punto di vista funzionale ha mantenuto integro il suo organismo distributivo. Per la sua semplicit concettuale, la chiesa delle origini la migliore espressione di insegnamento per lo studio della chiesa contemporanea. Nella progettazione di una chiesa occorre conoscere l'esatta destinazione in base all'Autorit Ecclesiastica che la presieder. Le chiese si distinguono in: cattedrali - se accolgono la cattedra del Vescovo e gli stalli del Capitolo della Diocesi; collegiate - se servite da un Capitolo di Canonici; conventuali se annesse ad un convento; parrocchiali quando, oltre agli scopi spirituali e morali assolvono compiti amministrativi, sociali ed assistenziali; chiese filiali o succursali - se dipendono da una chiesa parrocchiale per l'uso dei fedeli lontani; cappelle - se destinate all'uso particolare di una comunit o di un privato. Nel dimensionamento di una chiesa, in genere, si pu calcolare che: 2/10 dei fedeli resta in piedi 1/10 siede in panche 7/10 si serve di seggiole. L'area occupata per fedele risulta pertanto: m 0,25 per persona in piedi 0,350,40 per persona con sedia 0,500,55 per persona in banco.

uffici parrocchiali canonica Sc P campanile B 1 battistero Op

T Sc

convento coro S Op

campanile

Fig. 2 - Tipi di chiese 1, parrocchiale; 2, cattdrale (ampio presbiterio per le sacre ordinazioni); 3, conventuale (coro protetto); S, sagrestia; P, pulpito; T, trono o cattedra vescovile; Sc, scanni; B, fonte battesimale.
Dimensioni per una progettazione di grande massima N. abitanti Area lorda per un complesso parrocchiale . . . Chiesa - sagrestia . . . Canonica - uffici - locali riunione . . . . . . . . . . Chiese succursali . . . . . "" 20003000 m 0,03/n. abit. S media=400 m/n. piani 0,931,03/n. abit. 500010000 "" m 1,01,5/n. abit. m 0,100,20/n. abit. S media=8000 m S media=1400 m Superficie coperta in m Superficie totale

* Da aumentarsi ini funzione di una completa attrezzatura sportiva. (v. "Impianti sportivi").

cattedra episcopale

tabernacolo

tabernacolo olii scari credenza

epistuale sagrestia

abside

coro

altare santuario ambone per espistola ambone per vangelo

coro santuario cornu evangelii pulpito leggio confessionali cappella fonte battesimale area perimetrale coro sedili cornu

nave

atrio ambulacro

nartece atrio portico reliquario

campanile posiz. variab.

stazioni della via crucis Relazione tra i vari elementi della chiesa

Fig. 1 - Pianta della chiesa di San Clemente a Roma (secolo XII)

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CHIESE
IL COMPLESSO PARROCCHIALE NEL QUARTIERE RESIDENZIALE QUARTIERE II suo dimensionamento varia in funzione del numero dei fedeli sotto la sua giurisdizione. In genere considerando una densit mediavariabile, tra i 250 350 abitanti per ettaro, la zona di influenza di una parrocchia dovrebbe essere circoscritta da un raggio non superiore ai 500 metri, per cui l'assi tenza s parrocchiale viene assicurata per un numero di anime variabile dalle 5000 alle 10000. Le 15000 anime (soluzione tipo per la pianificazione parrocchiale di Milano) da considerarsi un caso limite per le grandi citt, per le quali il vero optimum sarebbe una chiesa ogni 12000 anime, pari a due unit scolastiche di 20 aule e 4 asili. Elementi di un complesso parrocchiale Nella sua espressione massima una parrocchia pu comprendere: o) chiesa con battistero, sagrestia e campanile; b) canonica con abitazione del parroco: studio privato, ampio soggiorno, cucina tinello, 24 locali letto, 12 stanze per foresteria, alloggio domestica con servizi separati; appartamenti singoli per coadiutori (schema c.s. ma ridotto): appartamento del sagrestano con famiglia: c) uffici parrocchiali -minimo 2 locali pi archivio parrocchiale; d) locali di Azione Cattolica per uomini, donne, giovent maschile e femminile, per riunioni quali conferenze di San Vincenzo od altri enti assistenziali; e) centro sociale cattolico con biblioteca e sale di lettura, sale di riunioni capaci di circa 50 persone, sale di ricreazione con bar e televisione per le famiglie del quartiere, aule per attivit culturale di gruppo, nonch per lavori manuali; f) salone per adunanze, per proiezioni cinematografiche ed eventuale palcoscenico (capienza non superiore ai 600 posti per parrocchie sulle 12000anime); g) aule catechistiche per tutto il ciclo scolastico elementare per 2030 alunni ciascuno; h) oratorio maschile con locali diricreazione e sport, campi di giuoco all'aperto suddivisi in due gruppi: giovani e ragazze: . I) oratorio femminile con eventuali aule per studi complementari di educazione femminile: I) asilo misto con eventuale unitaresidenza delle suore addette (entit in funzione alle esigenze del quartiere e dell'ordine religioso). NUMERO DEI FEDELI DA CONSICONSIDERARSI PRESENTI IN UNA CHIESA (Dati Indicativi di larga massima).
110 95

LE PARTI DELLA CHIESA Il santuario nella concezione pi attuale comprende il presbiterio ed il coro. Il presbiterio il recinto dove si erige l'altare maggiore. Il coro la parte dove si raccoglie il clero per recitare l'Ufficio Divino ed assistere alle funzioni. Nel coro nessun laico dovrebbe essere ammesso durante l'ufficiatura divina e di questo sarebbe bene tenere conto nella progettazione della chiesa, onde creare, sui lati del presbiterio, ampie aree o coretti elevati destinati alle Associazioni di Azione Cattolica. Il presbiterio deve essere abbastanza ampio per garantire una facilit di movimenti nelle diverse celebrazioni, L'altare (v. fig. 5) formato da una sola lastra orizzontale (mensa) di marmo opietra poggiante su sostegni (stipiti). La mensa deve essere alta cm 90100 dal piano della predella, la larghezza e profondit sono in funzione dell'importanza della chiesa. Nella mensa va incastrata la pietra sacra contenente le reliquie (v. fig. 7)qualora si tratti degli altari laterali, poichl'altare maggiore viene normalmenteconsacrato dal Vescovo nella cerimonia della consacrazione della chiesa. n.abitanti 7 n.abitanti per quartieri adiacenti a citt N= 10 2 x abitanti (per paesi in campagna N= 5 inferiori ai 5000 abitanti con unica chiesa) per quartieri isolati N= 190300
40 60

2025 2027 80 7577 1318

C 95170 2110 A
95100

Fig. 5 - Altare A,pianta; B, prospetto; C sezione trasversale sul presbiterio.

35 50

17
6

15

16 14 12 9 9 9 9 9 10

13 180 3238 11 110 70 110 3032


5060

3 4 1 2

7 8

3238 Fig. 4 - Schema di complesso parrocchiale 42 3238 1,chiesa; 2,fonte battesimale; 3,sagrestia; 4campanile; 5,sagrato; 6,canonica; 11, salone adunanze (cinema teatro); 12 oratorio maschile; 13, asilo; 14, orato7,uffici parrocchiali; 8,locali di associario femminile; 15, asilo; 16, residenza suore; 17, giuoco asilo. zione cattoliche; 9,aule catechistiche; 10,

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CHIESE
L'altare (alta ara) deve essere poLa credenza deve trovarsi dal sto in alto: a ci si provvede con la lato dell'Epistola e pu limitarsi 3 predella che si eleva dal paviad un semplice tavolo le cui di5 mento formando dei gradini semmensioni non dovrebbero essere pre in numero dispari (v. fig. 6). inferiori a cm 100 di lunghezza e L'altare pu essere anche addoscm 40 di profondit. sato alla parete di fondo. La II sedile per il celebrante va Chiesa, inoltre, non fissa quale 10 1416 collocato dal lato dell 'Epistola. debba essere la posizione del saLa cattedra vescovile viene in cerdote all'altare rispetto ai po polo genere collocata dal lato del per cui pure da tenere in consi30 Vangelo. derazione il ritorno all'altare Fig. 7 Pianta a sezione della pietra sacra versum populum-in tal caso occorre affrontare il problema della ~360 sistemazione del tabernacolo. II tabernacolo custodisce l'Eucari3035 2530 4045 stia e le sue dimensioni sono in 140180 funzione della capacit richiesta. 3540 3540 Nell'espressione minima deve con4045 6570 tenere un calice, un ostensorio ed 45 una o pi pissidi (v. fig. 8). Oltre all'altare debbono trovare ~26 posto nel presbiterio: la credenza il sedile per il celebrante e per i mini~50 stri nelle funzioni solenni, e nelle chiese cattedrali o abbaziali, la Fig. 8 Dimensioni dei tabernacoli cattedra vescovile. II pulpito fu introdotto verso il XII-XIII secolo col sorgere degli ordini dei predicatori. Nelle antiche chiese basilicali il Vangelo e lEpistola venivano letti dai rispettivi amboni mentre il Vescovo pronunciava il sermone da un trono eretto dietro laltare o dal lato del Vangelo. Attualmente il pulpito viene riservato per le grandi chiese essendo stato in genere adottato il semplice leggio (v. fig. 10). La larghezza minima di un pulpito di cm 80100; sia il pulpito che il leggio debbono avere un piano inclinato per i libri ed una luce per la lettura. 90 75 La navata lo spazio riservato ai fedeli. Nella progettazione di essa si debbono sempre tenere in considerazione sia il fattore di visibilit rispetto allaltare che il fattore acustico. Dal punto di vista acustico una pianta semicircolare o poligonale richiederebbe laltare nel centro focale e non nel centro di curvatura: pareti concave molto estese portano svantaggi: vantaggiose invece le pareti convesse con piccole o grandi curvature. Realizzabile la pianta centrale a 5 o 7 lati in cui per sono da evitare gli angoli tra gli 80 e 100. Pure sconsigliabile acusticamente il cubo od il corridoiomentre sempre valida la regola: larghezza = 1/2 o 2/3 della lunghezza.

10

20

90

Fig. 10 Pulpito

85100
3238 1216 2 23 3642 913

I banchi (v. fig. 11) per i fedeli non dovrebbero superare i 57 posti considerando cm 50 per posto.
1619

1518 1

7980 4346

Fig. 11 Banco con inginocchiatoio

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CHIESE
Il locale che accoglie lorgano deve avere un altezza tale da permettere un area libera al disopra delle canne di almeno m 11,50. Lo spazio da riservare ai cantori va dimensionato in modo da garantire la migtiore sistemazione degli nelle chiese piccole: 1 registro per 200300 m stessi rispetto al maestro ga medie: 1 300400 m rantendo per tutti la visibilit grandi: 1 400500 m necessaria. In diretta comuni cazione col presbiterio deve H trovarsi la sagrestia dove vengono conservati i paramenti e I 8085 100110 R suppellettili sacri e dove il clero V R si raccoglie per prepararsi alle V cerimonie. La superficie di essa A pu in linea di massima essere A B D 250280 calcolata da un 1/5 a 1/20 di D 85 85 8085 quella della chiesa. Nella sua Fig. 13 Tipi di sospensioni per campane minima epressione essa pu A, sospensione con l'asse passante per l'anello del comporsi di un unico ambiente 2 x R ; Vmax = 3,1 P; Hmax= 1,55 P); in cui debbono trovare posto: battacchio (D = 2,5 un banco per paramenti sacri 2xR ; dalle dimensioni minime di m B, sospensione a ceppo rialzato (D = 1,8 1,502 00, largo circa cm 90; Vmax = 1,5 P; Hmax= 0,25 P); P, peso campana. un armadio profondo cm 8590 per i piviali, le casule (o 7577 4555 20 6567 8590 pianete) ed altri paramenti; B un armadio largo al minimo cm 150 profondo cm 6570 per le dalmatiche ed altre pia2538 nete; 25 170 un armadio profondo cm 65 per i paramenti minori; 220250 un armadio profondo cm 40 per la conservazione dei vari arredi sacri. A Logicamente lo sviluppo dei 30 mobili in funzione dell importanza della chiesa. Nella sagreFig. 12 Confessionale 140 125 stia occorre poi almeno un A, pianta; lavabo, un piccolo altare ed il B sezione longitudinale; sacrario cio lavello con scolo C, sezione trasversale. diretto nel terreno. Per la comNella pianta a sinistra soluzione aperta posizione interna della chiesa schermata, a destra soluzione chiusa con bene tenere presente i colori battente. D C dei paramenti che sono in funzione della liturgia romana II fonte battesimale pu esFig. 14 Dimensioni di arredi e paramenti A,armadio di sagrestia per piviali e casule (pianete); bianco (purita) rosso (passione sere di qualunque forma. B, armadio per dalmatiche; C,dalmatica; D,pianeta e carita) verde (speranza) viola La vasca bene sia divisa gotica; E,calice; F,ostensorio (rito romano); G, pis(penitenza) nero (lutto). in due parti non coI confessionali debbono essere facilmente visibili ma nello stesso tempo in luogoriservato. Dato che il sacerdote siede nel confessionale per lunghi pe riodi lo spazio a Iui destinato deve essere accu ratamente dimensionato e possibilmente ventila to. Inoltre la posizione delle grate deveesattamente cadere sulla mezzeria della sedia del confessore inoltre il sedile per lo stesso deve essere variabile in altezza esufficientemente largo e profondo. Non lontano dal presbiterio dovrebbe trovarsi la cantoria, per quanto per ragioni di acustica la si colloca spesso sopra la porta di ingresso. Il dimensionamento di una cantoria e in funzione della importanza dell organo; la grandezza dell organo logicamente in funzione della chiesa. In genere si calcola: municanti: in una viene conservata l acqua battesimale, laltra deve ricevere lacqua che servita per ii Battesimo che attraverso il sacrario (piccolo pozzo rivestito di muratura ai lati) deve essere direttamente dispersa nel terreno.
side per la conservazione delle particole (un diametro di cm 16 permette la raccolta di 500600 particole); H,patena. ~15

1113 4580

150160 1525

1015

2230

2545

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CIMITERI
ELEMENTI GENERALI PER LA 0,60 0,60 0,60 0,60 PROGETTAZIONE 1,50 Nozioni di polizia mortuaria. -I cimiteri sono i luoghi dove vengono 0,80 0,80 0,80 0,80 1,80 sepolti i cadaveri umani perch subiscano 0,50 i processi di decomposizione e di minera2,00 lizzazione fuori del contatto con i viventi. 1,50 0,60 1,00 L'uso dei cimiteri veri e propri, situati fuori delle mura cittadine, si pu dire abbia avuto inizio verso la met del sec. XVIII, 1,80 quando si cominci ad impedire il seppel- 2,40 1,40 limento delle salme nelle chiese e nelle 1,50 loro adiacenze, uso che era perdurato per 0,60 B molti secoli. A In Italia la materia disciplinata attualmente dagli art, 337-343 del T.U. delle Fig.1 Superfici di occupazione delle sepolture ad inumazione. A, adulti; B fanciulli. leggi sanitarie 27 luglio 1934 n. 1265 e dal Regolamento di polizia mortuaria approvato con R.D. trentennali o perpetue. Qualche pericolo rappresentato 21 dicembre 1942 n. 1880. In essi vengono chiaramente dalla possibilit che la pressione dei gas rompa la cassa di indicate le numerose prescrizioni d'igiene mortuaria intese a metallo lungo le saldature; contemplato per l'uso di salvaguardare la salute pubblica: particolare importanza speciali apparechi con materiale atto a fissare i gas della assumono le norme per il periodo di osservazione dei putrefazione cadaveri, le precauzioni per i morti di malattie La cremazione consiste nella bruciatura del cada vere con infettivo-diffusive, le disposizioni sul servizio dei cimiteri, sui diversi procedimenti, seguita dalla raccolta delle ceneri in sistemi di sepoltura, sulla costruzione ed infine sullasoppresapposita urna. sione dei cimiteri (il terreno di un cimitero soppresso non Scelta della localit adatta per un cimitero. pu essere destinato ad altro uso se non siano trascorsi A norma dell'art. 337 del T. U. delle leggi sanitarie ogni almeno 15 anni). Comune deve avere aImeno un cimitero a sistemadi inumaForme di sepolture. -La destinazione dei cadaveri ha avuto zione: i piccoli Comuni possono avere insieme un cimitero nel tempo varie forme a seconda della natura e delle usanze consorziale quando siano contermini dei popoli; si citano l'abbandono in luoghi deserti o su rupi, II progetto di costruzione o di ampliamento di un cimitero la tumulazione in grossi monumenti (dolmen),I'imbalsamadeve essere preceduto da uno studio tecnicourbanistico ed zione ed il deposito dentro adatte costruzioni, I'immersione igienico dellarea da prescegliere, eseguito a cura diunapin lago o in mare, ecc. Attualmente, salvo poche eccezioni, posita Commissione provinciale. Lart. 86 del Reg. di polizia le forme si possono sostanzialmente ridurre a tre categorie, mortuaria indica i requisiti fondamentali sullubicazionedele cio all'inumazione, alla tumulazione ed alla cremazione. larea (lontana dai centri abitati, collegata da facili vie di Per inumazione si intende il seppellimento nel terreno della comunicazione, a non meno di 200 metri di distanza dalle salma contenuta in una cassa di legno dolce, la quale case cittadine periferiche, preferibilmente a valle dellabitato impedisce in un primo tempo la dispersione delle materie ed e sottovento rispetto ad esso nei riguardi dei ventipredomiassicura una certa riserva d'aria per i batteri aerobi che nanti nella zona) sui caratteri fisico-meccanici del suole per accelerano la decomposizione, mentre in un secondo la sua idoneita all'inumazione, sulla profondit e direzione tempo, consumandosi, favorisce il contatto con il terreno. II della falda freatica. processo si svolge in due periodi successivi: nel primo, della II quarto comma dell'art. 338 del T. U., riguardante la durata di circa 4 mesi, i batteri della putrefazione ed altri facolt di deroga concessa al Prefetto nei riguardi della saprofiti aerobi ed anaerobi, partendo dalle vie distanza dei cimiteri dall'abitato, stato modificato dall'art. 1 gastro-intestinali, si diffondono in tutto il corpo iniziando la della Legge 17 ottobre 1957: decomposizione: nel secondo, molto pi lungo (6-7 anni Pu altres il Prefetto, su motivata richiesta del Consiglio fino a 10 anni), si attua lossidazione delle sostanze prodotte Comunale, deliberata a maggioranza assolluta dei consia mezzo dell'attivita-biochimica dei batteri aerobi,compleglieri in carica, e previo conforme parere del Consiglio tandosi la rnineralizzazione. Per tale ragione la sepoltura per Provinciale di Sanit, quando non vi si oppongano ragioni inumazione viene concessa per un periodo di dieci anni igieniche e sussistano gravi e giustificati motivi, ridurrel'am(rinnovabile), ai fini di un ne cessario avvicendamento in piezza della zona di rispetto di un cimitero, delimitandone il spazi limitati quali sono i cimiteri. perimetro in relazione alla situazione dei luoghi, purch nei La tumulazione consiste nel disporre il feretro (doppia cassa centri abitati con popolazione superiore ai 20000 ab. il di cui quella interna di metallo) in nicchie o loculi separati, raggio della zona non risulti inferiore ai m 100 ed almeno ai scavati nella roccia o costruiti in muratura. II processo sulla m 50 per gli altri Comuni . salma comincia in un primo tempo, come nell'inumazione, Natura del terreno. -L'impianto o l'ampliamento di uncimicon la putrefazione, ma successivamente, per la mancanza tero, anche a norma del regolamento, si fonda sul sistema di ossigeno, la mineralizzazione viene molto rallentata:quedi inumazione. Pertanto assume importanza determinante la sto fatto per non porta in linea generale conseguenze struttura fisico-meccanica del terreno: esso deve averenornocive perch le concessioni di loculi per tumulazioni sono mali caratteristiche medie per permettere lo svolgimento del

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Dovr essere sciolto ed asciutto in giusto grado fino alla profondit di m 2,50, in modo da avere una mo dica permeabilit all'aria per favorire l'azione dei batteri aerobi ed all'acqua per non essere sottoposto a dilavamenti a causa delle acque superficiali. In un terreno troppoimpermeabile e umido si andrebbe incontro infatti alla cosiddetta saponificazione dei cadaveri (adipocera): in un terreno troppo secco e ventilato o molto avido di acqua siverificherebbe il processo della mummificazione: in un terreno eccessivamente ghiaioso le acque superficiali, infiltrandosi facilmente, trascinerebbero nella falda sottostante le sostanze in decomposizione. Comunque, vi e anche una certa graduazione nei requisiti a seconda delle varie stratificazioni del suolo sopra, attorno e sotto la salma. Altro elemento che pu influenzare il regolare svolgersi del processo la distanza della falda freatica dal piano di appoggio della salma: per un'adeguata sicurezza occorre che il livello della zona di assorbimento capillare non arrivi ad una distanza inferiore a m 0,50 da detto piano: inoltre la falda idrica deve avere direzione tale che non possaalimentare eventualmente pozzi o sorgenti dell'abitato. Le condizioni sopra illustrate possono essere artificialmente realizzate con opere di colmata e di taglio con terreni estranei, con opportune opere di drenaggio profondo, con opere di sbarramento atte a deviare la direzione dimovimento della falda, ecc. II piano di appoggio della salma fissato dal Reg. in m 2,00 di profondit, in modo che per un terrenoadatto lo spessore dello strato possa impedire ai gas della putrefazione, come anche agli insetti ed ai vermi, di risalire allesterno, e che attorno alla salma si mantenga una temperatura nonsoggetta alle variazioni giornaliere. Decentramento dei cimiteri. Quando il centro abitato presenta un grande sviluppo, non risulta pi conveniente un solo cimitero accentrato, sia per la grande distanza dai quartieri pi lontani, sia per un certo appesantimento dei suoi servizi. Ordinariamente si consiglia che un cimitero non debba supe rare l'estensione di 70 ettari. II problema del decentramento, tuttavia non facile a risolversi nel quadro della composizione urbanistica di una citt a grande espansione, che mira naturalmente adassorbire ed ingrandire i cimiteri finitimi. Infatti la moltiplicazione di tali isole nel territorio comunale, circondate dalle relative zone di rispetto, con i conseguenti deprezzamenti dei terreni circostanti nei riguardi edificativi, rappre senta un grande ostacolo per l'economia complessiva cittadina. Si indica quale razionale soluzione la sistemazione o creazione di recinti cemeteriali di forma allungata, disposti parallelamente alle direttrici radiali della citt ad adeguata distanza dal nucleo urbano, e circondati dalle zone di verde destinate a restare intermedie tra aggregato intensivo urbano e futuri quartieri autosufficienti o satelliti. Superficie occorrente per un cimitero. -L'ampiezza dell'area da assegnare ad un cimitero si fonda essenzialmente sulla superficie dei campi di inumazione, la quale deve essere sufficiente per tutti i ,seppellimenti richiesti in base alle statistiche di po polazione e di mortalit del Comune. L'estensione degli altri tipi di sepoltura dipende da fattori locali. da aggiungeresuccessivamente l'area occupata dai viali e giardini e dallecostruzioni cemeteriali. Per il calcolo dell'area dei campi d'inumazione viene assunta la media annuale dei morti dell'ultimo decennio ricavata dalle statistiche di mortalit del Comune: tenuto conto del periodo di 10 anni ritenuto sufficiente, a terreno adeguato perch siano completati i processi di mineralizzazione delle salme, I'area in questione dovr essere almeno 10 volte pi estesa dello spazio necessario per il numero presunto dei morti da seppellire in ciascun anno. La superficie occupata sul terreno da una singola fossa viene calcolata in modo diverso per gli adulti e per i fanciulli al disotto dei 10 anni. Per le salme di adulti lo scavo nella parte pi profonda deve avere le dimensioni di m 1,80 x 0,80, mentre le fosse devono distare almeno m 0,60 I'una dall'altra da ogni lato, tenuto conto di una leggera scarpa si calcola una superficie di m 3,50 per posto. Per i fanciulli le fosse devono avere le dimensioni di m 1,50 x 0,50 e distare almeno m 0,50 dalle altre da ogni lato, con una superficie in media di m 2,00 per salma (fig. 1). Si ammette una ripartizione di 73 adulti e 27 bambini per ogni 100 morti. L'area netta d'inumazione dovr inoltre essere maggiorata in funzione della divisione in riquadri con formazioni binarie (fosse su due file), ternarie (fosse su tre file), quaternarie (fosse su quattro file), e quindi della necessit di vialetti di ripartizione. Per ricavare i coefficienti di maggiorazione possono in genere servire gli schemi della fig. 2, compilati, come d'uso, sulle dimensioni tipiche dei posti m 2,40 x 1,40 e m 2,00 x 1,00. Devesi ancora calcolare una maggiore assegnazione di terrreno per leventualit di epidemie, equivalente ad un sesto dellarea totale occorrente per le inumazioni ordinarie (art. 88 Reg.) Dovranno infine aggiungersi larea per le sepolture private, larea destinata alle costruzioni necessarie

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CIMITERI

ADULTI formazione binaria 16,00 14,00

FANCIULLI 12,00 10,00

6,80 4,80

4,00 6,00

Area unitaria m 108,80:20 = m 5,44 coefficiente di maggiore = 0,62

Area unitaria m 72,00:20 = m 3,60 coefficiente di maggiore = 0,80

formazione ternaria

9,20 7,20

6,00 8,00

Area unitaria m 147,20:30 = m 4,91 coefficiente di maggiore = 0,46

Area unitaria m 96,00:30 = m 3,20 coefficiente di maggiore = 0,60

formazione quaternaria

11,60 9,60

8,0010,00

Area unitaria m 185,60:40 = m 4,64 coefficiente di maggiore = 0,38

Area unitaria m 120,00:40 = m 3,00 coefficiente di maggiore = 0,50

Fig. 2 - Superfici di terreno per fosse comuni per i vari tipi di riquadri, con vialetti di ripartizione di m 2,00. Dimensioni secondo il Reg. vigente.

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cittadini, l'entit ed il carattere delcimitero, ecc." attualmente si nota uncontinuo aumento della tendenza alla tumulazione. Generalmente per una citt di 100000 ab. si possono prevedere 5000 sepolture private occupanti in media m 6 ciascuna. L'area riservata alle costruzioni, alle strade, ai viali ed ai giardini si calcola per circa 1/4 dell'area totale di seppellimento. Superficie occorrente per un cimitero di una citt cattolica di 100000 abitanti con mortalit annua del 15% a) Area d'inumazione per adulti 0,73x1500x3,50x10 m 38325 b) Area d'inumazione per fanciulli 0,27x1500x2,00x10 8100 c) Area per vialetti secondari di ripartizione, supposta una formazione binaria con vialetti di m 2,00 per adulti 38325x0,62 23761 per fanciulli 8100 x 0,80 6480 d) Area riservata in caso di epidemie 1/6(a+b)-1/6x46425 7737 e) Area per sepolture private in edicole colombari, ecc. 5000x6 30000 f) Area riservata per viali principali, edifici vari, spazi a verde 1/4(a+b+c+e)=1/4x106666 26666 g) Reparto contagiosi ed indecomposti (a corpo) 4000 h) Reparti per non cattolici (a corpo) 20000 165069 Totale............... m abitanti, per il fatto che per i centri minori vengono maggiormente usate le formazioni ternarie e quaternarie, viene ordinariamente impiegato un minor numero di sepolture private, si richiedono una minore monumentalit ed un pi modesto sviluppo di edifici accessori, ecc. ELEMENTI DELLA COMPOSIZIONE Edifici comuni, - Sono quelli che si ritengono indispensabili, pur con una razionale graduazione di consistenza e di sviluppo a seconda dell'entit, al funzionamento tecnico, igienico ed amministrativo dei cimiteri. Recinzione. - L'area del cimitero deve essere recinta mediante un muro alto non meno di m 2,50 dal piano esterno di campagna, sul quale possono appoggiarsi lapidi, edicole ed altri monumenti funebri. Ingressi ed abitazioni. - Per il piccolo cimitero basta un cancello per pedoni e veicoli sorvegliato da un custode con abitazione: nei medi e grandi impianti occorre distinguere l'ingresso carrozzabile per i cortei funebri e l'ingresso per i pedoni, sorvegliati da uno o due posti di custodia. Abitazioni del custode, del direttore ed eventualmente degli ispettori e dei vigili. Per reparti confessionali non cattolici sono prescritti ingressi distinti. Uffici. - Direzione: ufficio direttore, salotto, attesa. Ispettorato: ispettore, vice-ispettori, locale per il pubblico. Amministrazione: capo ufficio, segreteria, cassa, ecc. Ufficio tecnico: capo ufficio, disegnatori, assistenti, controllo progetti e bozzetti. Servizi igienici per il personale ed il pubblico. Locale di pronto soccorso. - Per eventuali disgrazie o malori in cui occorressero visitatori e parenti. Deposito di osservazione (qualora il Comune non disponga di un apposito obitorio). - adibito ad ospitare le salme delle seguenti persone per il prescritto periodo di osservazione di 24 ore (art. 11 Reg.): a) morte in abitazioni anguste o povere che siano inadatte o nelle quali sia pericoloso il mantenere le salme per il periodo prescritto; b) morte in seguito a qualsiasi accidente sulla pubblica via o in luogo pubblico; c) ignote, cui debba farsi esposizione al pubblico per il riconoscimento. Per le prime due categorie i locali devono consentire l'assistenza da parte dei parenti: per tutte occorrono dei collegamenti tali da far avvertire dal custode ogni eventuale manifestazione di vita. Ambienti ampiamente ventilati e freschi, pavimenti impermeabili e con pendenza verso chiusini appositi, rivestimenti lavabili alle pareti. Camera mortuaria. - Serve al temporaneo deposito di tutti i feretri, quando passato il periodo di osservazione, in attesa di essere sepolti o cremati. Pu eccezionalmente funzionare da deposito di osservazione in mancanza di questo e dell'obitorio comunale. Ampiezza derivante dal numero dei decessi giornalieri, tenendo conto di un margine di sicurezza per punte di mortalit eccezionale. Ambiente con pareti rivestite di marmo o altro materiale lavabile fino all'altezza di m 1,50, con pavimento liscio e impermeabile disposto in modo da assicurare il facile scolo delle acque di lavaggio, di cui deve essere anche assicurato il facile ed innocuo smaltimento. Per i grandi cimiteri bene prevedere una camera mortuaria, come anche un deposito di osservazione, per i deceduti di malattie infettivo-diffusive. Sola per le autopsie con annessi. Locale ampiamente illuminato ed aerato, con al centro un tavolo anatomico in gres ceramico, in marmo, in ardesia, in pietra artificiale o in metallo, provvisto di adatta canalizzazione per l'allontanamento dei liquidi cadaverici e delle acque di lavaggio, e di mezzi per il loro rapido ed innocuo smaltimento. Chiesa o cappella, - adibita alla

In cifra tonda quindi sono necessari, come superficie minima per un cimitero a carattere fortemente intensivo, m 1 65 per ogni abitante. In linea generale si prevedono m 2,20 - 1,90 per ab, per citt superiori ai 100000 ab., m 1,80 - 1,60 per citt intorno ai 100000 ab. e m 1,50 - 1,40 per cittadine di circa 10000

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CIMITERI
benedizione dei feretri ed alle funzioni religiose in onore dei defunti. bene che abbia un comodo accesso, per consentire l'inoltro dei carri funebri fino al piano della sala. Locali annessi: sagrestia ed uno o pi locali per soggiorno di un sacerdote. Il complesso delle sepolture. - La composizione dei campi di sepoltura propriamente detti deve presentare distinti reparti per cattolici, israelitici, acattolici e per le salme indecomposte all'atto dell'esumazione al cessare del periodo di concessione. l tipi di sepoltura possono cos riassumersi: Fosse comuni. - A sistema d'inumazione secondo schemi binario, ternario e quaternario. Ogni fossa deve essere contraddistinta da un cippo portante un numero progressivo e l'indicazione dell'anno di seppellimento. consentito un piccolo monumento o lastra con dimensioni in pianta massime m 1 x 2 e di varia altezza. Colombari. - Sono costituiti da un insieme di loculi disposti in portici, in gallerie sotterranee e semisotterranee, in templi, ecc. per tumulazioni singole. l loculi possono essere disposti nel senso della profondit (di punta) o nel senso longitudinale (di fascia); le loro dimensioni dovrebbero aggirarsi su m 2,15 x 0,78 x 0,75. Ogni feretro (con duplice cassa, l'una di legno e l'altra di metallo) deve essere situato in loculo distinto, scavato in roccia compatta o costruito con buona opera muraria, intonacato all'interno con cemento e chiuso ermeticamente con muratura o lastra di pietra. Secondo il vigente regolamento, lo spessore delle pareti delle nicchie e dei loculi in muratura ordinaria deve essere al minimo di cm 40, mentre per le solette ed i tramezzi delle costruzioni in cemento armato deve essere al minimo di cm 10 (art. 55 Reg.). La chiusura bene sia eseguita con muratura di mattoni con antistante lastra marmorea di cm 3 di spessore, posta in opera in modo da lasciare una intercapedine di circa cm 5. L'altezza delle pareti contenenti i loculi non dovrebbe superare i m 3,00. Edicole o cappelle private. - Sono piccole costruzioni occupanti una superficie di circa m 6,00 e contenenti numerosi loculi per tumulazione sia fuori terra sia in cripta. La cappella privata sar dotata di un altare per cerimonie funebri. Sono destinate a sepolcreti di famiglia e presentano le pi svariate manifestazioni di architettura funeraria. Tomba di famiglia - un tipo di sepoltura perpetua a spesa limitata; consiste in una sepoltura privata, in genere in cripta sotterranea, con superficie leggermente pi ampia del normale, sopra la quale viene eretto un piccolo monumento architettonico o scultoreo. Stele. - Rappresenta la forma pi economica di sepoltura privata, consistendo in un semplice elemento lapideo posto alla sommit del tumulo di terra. Ossario. - il luogo destinato ad accogliere le ossa provenienti dalle esumazioni. Appare superato ormai l'ossario comune, costituito da uno o pi vaninterrati, genera: lente posti sotto la chiesa. Attualmente si preferisce l'adozione di speciali colombari a cellette sotterranei o fuori terra, calcolati per ospitare le urne ossario per un periodo di circa 50 anni. Normalmente le urne hanno le dimensioni di m 0,20 x 0,20 x 0,60 (basandosi sulla lunghezza media del femore di cm 55 circa), e vanno disposte di testa nelle cellette delle pareti. Per una citt di 100000 abitanti, con mortalit annua del 15 % sar necessaria pertanto un'estensione di m 3000 che, con una parete alta m 3,00, richieder uno sviluppo lineare di m 1000. Edifici speciali. - Nei grandi cimiteri vengono istituiti alcuni speciali edifici che hanno funzioni celebrative o sono inerenti a particolari forme di trattamento dei cadaveri. Famedio. - costituito da una costruzione improntata architettonicamente a tempio votivo e destinata alle sepolture di cittadini illustri e benemeriti. Crematorio. - La pratica della cremazione all'estero molto pi sviluppata che in Italia, dove soltanto i cimiteri pi importanti (circa 40) contengono l'edificio del Crematorio. Il procedimento consiste nell'incenerimento del cadavere coi minore dispendio e con la maggiore salvaguardia dell'abitato dalle esalazioni sgradevoli; pertanto devesi svolgere in uno speciale complesso posto entro il recinto del cimitero e dotato di impianti e servizi particolari. l forni d'incenerimento sono generalmente del tipo a combustione (preferibili a quelli a distillazione) e si dividono in due categorie: quelli nei quali il cadavere incenerito dalla fiamma sviluppata da un focolare a legna (tipo Gorini) oppure da una miscela di gas proveniente da un gasogeno e di aria in corrente attivata (tipo Venini), e quelli nei quali l'incenerimento avviene mediante l'aria portata ad altissima temperatura (1000C), di solito forniti di recuperatori di calore (tipo Siemens). La cremazione si pu svolgere in un locale situato a piano terreno del tempio crematorio, collegato con la sala delle cerimonie funebri attraverso un piccolo ambiente che serve ad impedire la vista diretta dell'operazione,oppure nel seminterrato adottando il sistema di calare nascostamente la salma dal catafalco sito nella sala delle cerimonie e di rinviare le ceneri dopo l'operazione, ci che reputato essere il procedimento migliore. Le ceneri vengono raccolte accuratamente e deposte in apposite urne (m 0,20 x 0,20 x 0,30) che vengono suggellate e collocate nelle cellette di speciali colombari, di solito situati in porticati interni ed esterni al tempio. Locali mediamente necessari in un tempio crematorio: Peristilio d'ingresso per il pubblico, da cui si possa accedere ai porticati delle cellette con le urne. Sala delle cerimonie in onore della salma. Ambienti per il deposito, il riconoscimento, la preparazione e la collocazione della salma sul carrello. Ambiente per il forno d'incenerimento con annessi.

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CIMITERI
Locali per il pubblico, per i ministri del culto, per gli uffici, ecc., con i relativi servizi igienici. Locali di servizio e deposito attrezzi. Servizi tecnici. - Al funzionamento del complesso cemeteriale sono indispensabili i seguenti servizi: Magazzini e depositi per i materiali necessari alla manutenzione dei campi verdi (attrezzi, sementi, terra vegetale, concime, ecc.), con accanto eventuali vivai di fiori e piccoli arbusti. Magazzini e depositi per il materiale residuo della demolizione di vecchie tombe. Locali per giardinieri, operai, guardiani, affossatori, consistenti in spogliatoi servizi igienici, refettori con cucina centrale. Gruppi di servizi igienici per il pubblico, dislocati con la massima discrezione lungo il perimetro del cimitero a distanze regolari.

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MATTATOI
ELEMENTI GENERALI PER LA PROGETTAZIONE Generalit. - l mattatoi o macelli sono stabilimenti pubblici o privati nei quali si procede con metodi razionali alla macellazione degli animali le cui carni sono destinate all'alimentazione umana, e nei quali dette carni possono essere conservate od esposte per la vendita. Compiti complementari sono il deposito o la lavorazione dei sottoprodotti, il trattamento risanatore di alcune specie di carni consumabili sotto condizione, la denaturazione o la distruzione di animali infetti e di carni infette o avariate. L'arrivo degli animali pu avvenire da zone lontane per ferrovia, o da zone agricole di forte produzione di bestiame mediante autotrasporti, ed alcune volte anche a piedi. Presso grossi centri urbani si trova attualmente spesso abbinato al mattatoio il mercato del bestiame, con economica unificazione di alcuni servizi. i criteri moderni tendono piuttosto al raccorciamento del cosiddetto circuito della carne viva , cio del viaggio del bestiame, nei rispetti dell'altro circuito della carne morta , cio del viaggio delle carni macellate. Si tende infatti a stabilire il mattatoio al centro di una zona agricola di forte produzione zootecnica e ad inviare ai grossi centri di consumo le carni macellate mediante adatti trasporti frigoriferi. Distinzioni e classificazioni. Una prima distinzione da fare tra macello pubblico e macello privato. I macelli pubblici sono di propriet comunale e vengono in linea ordinaria gestiti dalla stessa amministrazione: sono posti sotto la direzione di veterinari comunali. Sono necessari per centri con popolazione superiore ai 6000 ab., mentre per quelli con popolazione minore consigliata l'istituzione di macelli consorziali. l macelli privati sono quelli annessi a stabilimenti per la lavorazione industriale delle carni insaccate, in scatola, in conserva, ecc. Da tempo si auspicato che detti macelli potessero provvedere anche all'immissione di carne fresca al consumo normale. Altre distinzioni sono tra macello di consumo (approntamento della carne per un centro abitato contiguo), macello di produzione e spedizione (approntamento della carne per grossi centri urbani lontani e conseguenti trasporti frigoriferi), macelladi consumo e di spedizione (approntamento della carne sufficiente per un centro vicino e della carne per un centro urbano lontano), ecc. Non data una classificazione ufficiale dei mattatoi. In linea d'orientamento, tuttavia, essa potrebbe essere delineata in funzione dell'entit e dei procedimenti di lavorazione impiegati, con il presupposto che una graduazione dei vari tipi di mattatoi, fondata esplicitamente sulla potenzialit (numero di utenti serviti oppure quantit di carne netta prodotta per anno), possa corrispondere ad una reale progressione dei sistemi di lavoro e dei procedimenti di mattazione. Fattori numerici in giuoco sono pertanto l'entit della popolazione servita e la produzione annua di carne netta. Dato che il primo elemento (dipendente dal consumo specifico di carne) molto variabile da regione a regione e da provincia a provincia, la classificazione si pu ragionevolmente impostare sulla produzione annua netta, integrata eventualmente dal numero di utenti basato sul consumo medio specifico, che in Italia attualmente ha superato i 22 kg/ab. anno. Mattatoio di piccola entit. - Da 130 a 300 t di carne netta prodotta per anno. Da 6000 a 15000 utenti circa. Mattatoio di media entit. - Da oltre 300 fino a 2000 t di carne netta per anno. Da oltre 15000 a 100000 ab. circa. Mattatoio di notevole entit. - Oltre 2000 t di carne netta per anno. Oltre 100000 utenti circa. A ciascun tipo di mattatoio cos definito nella sua entit numericadovranno armonicamente corrispondere organismi modesti o rilevanti, con procedimenti di lavorazione dall'artigianale al semindustriale ed all'industriale, in modo da realizzare sempre il miglior grado di utilizzazione del complesso costruzione - impianti di lavorazione . Da tener presente che, qualunque sia l'entit del mattatoio, occorrono sempre basilari attrezzature igieniche e sanitarie, e che, per quanto sviluppato dal punto di vista industriale e commerciale, il mattatoio non dovr mai perdere il precipuo carattere diorganismo sanitario a tutela della alimentazione e della salute pubblica. Scelta dell'area. - Criteri fondamentali: Localit asciutta e ben ventilata con terreno sciolto ed aerato. In genere preferibile una giacitura orizzontale o in lieve pendio, con un'area di forma rettangolare. Tenuto conto dei progressi delle tecniche di lavorazione e di trattamento, l'ubicazione potrebbe essere alla periferia del centro abitato in zona non troppo eccentrica, salvo l'accennato riavvicinamento del mattatoio ai centri di produzione dei bestiame. Per un mattatoio importante necessit di un raccorda ferroviario; per tutti necessit di un buon sistema viario con possibilit di distinzione tra le vie di afflusso del bestiame dal contado o delle carni foranee (macellate altrove) e le vie di smistamento delle carni macellate localmente verso centriabitati di consumo. Posizione dell'area idonea per un facile e razionale smaltimento dei rifiuti liquidi, sia con la immissione nella rete di fognatura esistente, sia con lo scarico in un fiume, in un lago, ecc., previa un'adeguata depurazione. Congruo approvvigionamento idrico e sufficiente pressione nella rete dell'acquedotto. Dimensionamento. - l criteri pi usualmente impiegati si basano sull'entit delta popolazione interessata (popolazione compresa nella zona di influenza, incremento previsto in 4050 anni, ulteriore popolazione servita in altri centri, popolazione stagionale), e si riferiscono piuttosto alle disposizioni planimetriche tradizionali, cio in orizzontale. La pi nota la formula

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MATTATOI
dello Schwartz:
Popolazione Area in m per abitante fino a 10000ab 0,86 da 10000 a 20000 ab 0,55 da 20000 a 30000 ab 0,45 da 30000 a 50000 ab 0,34 da 50000 a 100000 ab 0,25 oltre 100000 ab 0,18

zione delle carni, ecc. Percentuali medie delle diverse specie di carni abitualmente consumate: Bestiame bovino adulto 43 % Vitelli 18 % Ovini e caprini 9% Suini 28% Equini 2% Pesi medi ammissibili per le carni di ciascuna specie di animali: Bovini adulti Vitelli Ovini Suini Equini 275 kg 60 kg 16 kg 70 kg 200 kg

ria, depositi e lavorazioni sottoprodotti industriali). 8) Servizi amministrativi e direttivi, alloggi, laboratori, spogliatoi e servizi igienici per il personale. 9) Locali per il pubblico. 10) Servizi sanitari complementari (disinfezione dei veicoli, concimaia, stazione di depurazione delle acque luride). 11) Servizi generali tecnici (approvvigionamento idrico, centrale
Totale Consumo N. Comune tot. carne quintali 1 2 3 4 5 6 7 8 9 Alessandria Ancona Bari Bergamo Bologna Cremona Ferrara Firenze Genova 13741 19806 33282 1486 90000 65203 42945 142918 155499 442409 35282 120000 47000 23712 18834 13268 16418 429485 21691 203628 74579 70636 28100 2109922 carni importanti quintali 2326 4207 5626 788 20000 8751 6537 86074 61794 325716 8319 47148 7000 1795 966 1078 947 234815 4664 74520 43471 27588 6100 980230 Percentuale delle carni importate rispetto al cosumo totale 17% 21% 17% 53% 22% 13% 15% 60% 40% 74% 24% 39% 15% 8% 5% 8% 6% 55% 21% 37% 58% 39% 22% 46%

Recenti norme francesi indicano i seguenti valori per i tipi di mattatoio maggiormente concentrati: mattatoio di piccola entit: da 0,40 a 0,60 m/ab. mattatoio di media entit da: 0,25 a 0,40 m/ab. mattatoio di notevole entit: da 0,15 a 0,25 m/ab. l criteri moderni si basano pure sul consumo medio di carne per settimana: le norme francesi richiedono una superficie coperta da 0,10 a 0,20 m, a seconda della importanza del macello, per ogni kg di carne netta preparata per settimana, ed una superficie complessiva di almeno quattro volte quella coperta dai fabbricati. Orientamento. - Particolarmente importante per i locali di abbattimento e lavorazione, le cui facciate finestrate, per quanto possibile, dovrebbero essere rivolte verso il settore tra Nord-Est e Nord-Ovest. Legislazione. - In Italia la materia regolata principalmente dal R. D. 20 dicembre 1928, n. 3298 Regolamento per la vigilanza igienica delle carni . L'organizzazione di produzione e vendita all'ingrosso delle carni stata anche compresa nella Legge 25 marzo 1959, n. 125, e nel relativo Regolamento 10 giugno 1959. Nozioni utili per l'orga nizzal'organizzazione. - A titolo di orientamento possono darsi alcuni essenziali elementi indicativi per la previsione dei quantitativi delle diverse specie di carni da produrre, per il dimensionamento dei diversi comporti di mattazione, dei locali di prerefrigerazione e conserva-

Quinto quarto. - L'insieme dei sottoprodotti alimentari (frattaglie) e dei sottoprodotti industriali (pelli, corna, ossa, unghie, sangue, setole, ecc.) provenienti dalla macellazionedell'animale prende comunemente la denominazione di quinto quarto . Nella pratica commerciale ed industriale delle carni, infatti, si considera che da ogni animale macellato si ricavino quattro quarti (da due mezzane), che costituiscono il peso netto dell'animale macellato, pi un cosiddetto quinto quarto formato da tutto quello che rimane dalla macellazione. Elementi costitutivi del mattamattatoio. - Ai fini didattici gli elementi funzionati di un mattatoio possono essere riuniti nei seguenti raggruppamenti corrispondenti a determinate funzioni affini: 1) Scalo bestiame, tettoia 1 visita pesa e dazio, servizi di custodia. 2) Stalle di sosta. 3) Compartimenti di macellazione. 4) Reparto frigorifero e mercato carni. 5) Fecaio e tripperie. 6) Macello contumaciale. 7) Locali accessori (ispezione carni foranee, vendita carni bassamacellea

10 Milano 11 Modena 12 Napoli 13 Padova 14 Parma 15 Pavia 16 Perugia 17 Ravenna 18 Roma 19 Taranto 20 Torino 21 Trieste 22 Venezia 23 Verona TOTALE

termica e distribuzione acqua calda e vapore, centrale del freddo, impianti di aria, compressa, impianti telefonici ed elettrici, officine).

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MATTATOI
ORGANIZZAZIONE FUNZIONALE E TIPI COSTRUTTIVI Criteri distributivi. - La sistemazione degli elementi funzionati di un mattatoio nel piano generale subordinata alla formula fondamentale di assicurare lo svolgimento razionale dei cicli relativi ai vari traffici in modo tale da evitare incroci o contatti tra il bestiame vivo, le carcasse macellate, gli avanzi, i pancioni e gli intestini, i sottoprodotti industriali, ecc. Il ciclo principale senza dubbio quello costituito dal percorso deglianimali vivi dall'ingresso e prima visita alle stalle di sosta, e indi alle sale di mattazione, e dal trasporto delle carcasse da queste sale fino ai frigoriferi ed agli ambienti di vendita e carico verso l'uscita. Questo ciclo, obbediente al criterio della cosiddetta marcia in avanti , deve svolgersi in maniera assolutamente lineare e non deve consentire che la carne macellata abbia contatti con l'animale vivo e con altri traffici impuri (fig. 1). l traffici complementari che si articolano sul suddescritto ciclo principale sono essenzialmente i seguenti:
arrivo bestiame controllo

Carni : a) Trasporto dei pancioni ed intestini dei grossi bovini e vitelli al fegato e poi alla tripperia, delle testine e degli zampi alla tripperia. b) Trasporto degli avanzi, ritagli, ecc. al forno di incenerimento presso il macello contumaciale. c) Trasporto delle carni sospette, malate ed in contestazione presso i singoli comparii del macello contumaciale. d) Trasporto dei sottoprodotti industriali ai locali di deposito o di lavorazione. e) Trasporto di alcune categoria di carni indicate nel regolamento direttamente alla bassa macelleria.

1 visita pesa dazio

stalle infetti

stalle sospetti

stalle di sosta

concimaia

abbattimento squartamento

abbattimento

abbattimento

f) Trasporto delle carni ammesse al consumo condizionato dal macello contumaciale al locale di vendita per bassa macelleria. g) Arrivo delle carni foranee ed immissione alla ispezione in apposito locale. Materiali: h) Trasporto del letame di stalla alla concimaia, i) Trasporto dei materiali del fegato ad un'eventuale fossa di raccolta per il prelevamento da parte di una ditta, oppure ad una fossa di digestione, qualora non si adottino i sistemi a dilavamento con acqua in elezione. Animali : I) Smistamento degli animali infetti o sospetti, dei capi macellati d'ura genza, dalla zona di ingresso di 1 visita verso il macello contumaciale. Il nucleo fondamentale delle disposizioni planimetriche di un mattatoio rappresentato dal complesso stalle-padiglioni di mattazione-frigo. In genere le stalla stanno in asse con: relativi padiglioni o compartimenti di macellazione, con una certa distinzione tra le varie specie di animali:

autopsia

carni sospette o contestate

depositi refrigerato

i s p e z i o n e s a n i t a r i a

dissang. scuoiam. eviscer. taglio pesatura bollatura

sottoprod. industriali

sottoprod. tripperia

ispezione ed esame batter. non ammiss. al consumo ammissibili al consumo

consumo condizionato incenerimento digestore risanamento s1 depositi industriali o agricoli i1 vendita bassa macelleria r1

prerefrigerazione divisione in quarti refrigerazione

sottoprod. alimentari

mercato carni

carico e uscita carni-controlli Fig. 1 - Schema funzionale di massima di un mattatotio, con riferimento al ciclo del bestiame bovino adulto

1, trattamento di risanamento; sterilizzazione, insaccatura, refrigerazione; 2, pelli unghie, ossa, corna, sangue, ecc.; 3, pancioni, intestini, testine, zampi, ecc.; 4, cervello, fegato, milza, ecc.; 5, il presente schema tiene conto del funzionamento tradizionale con prerefrigerazione (+5 +10) e successiva refrigerazione; con laffermarsi dei nuovi metodi di refrigerazione rapida (0 +3) al alto grado igrometrico e forte ricambio daria, esso dovr essere modificiato in conformit.

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MATTATOI
bufalini, bovini (adulti, vitelloni, vitelli), ovini e caprini, suini, equini. l padiglioni di mattazione, secondo i criteri pi moderni, vengono collegati a squadra con il grande fabbricato dei frigoriferi, in modo da costituire un unico complesso costruttivo e da evitare cosi il passaggio all'aperto delle carni macellate prima di entrare nei frigoriferi (come si faceva fino a pochi anni or sono, sia pure attraverso gallerie coperte). Si riportano di seguito alcuni schemi planimetrici di esemplificazione per alcuni tipi di mattatoi pubblici, dove sono indicate chiaramente leubicazioni preferibili dei vari raggruppamenti funzionati. Essi si riferiscono a disposizioni planimetriche in orizzontale, senza specificazione dei procedimenti interni di macellazione e lavorazione, che possono essere del tipo tradizionale o che possono essere improntati a pi progrediti criteri di semiindustrializzazione. L'impostazionegenerale dipende in maniera sensibile dall'orientamento del nucleo fondamentale sopraccennato rispetto all'ingresso principale del mattatoio e, nel caso di due aperture, rispetto a quella di uscita delle carni ed ingresso del pubblico; si potranno avere pertanto il sistema longitudinale, in cui l'entrata del bestiame nelle stalle in linea o quasi con l'uscita delle carni, e il sistema trasversale, nel quale il percorso fondamentale presenta un angolo retto in relazione al carico ed all'uscita delle carni (figg. 2 e 3). Procedimenti di lavorazione. Verso la met del secolo scorso ad opera dei tedeschi, in contrapposizione al sistema usato in Francia del concentramento in un unico organismo costruttivo delle numerosissime macellerie individuali (boucheries), sorsero i primi mattatoi che ebbero in vista anzitutto l'esigenza della continua sorveglianza sanitaria delle operazioni di macellazione e quindi la necessit di riunione in una grande sala dei cosiddetti posti di macellazione individuali ; detti posti, in ognuno dei quali venivano effettuate tutte le operazioni su di un animale, dall'uccisione alla divisione in mezzane, risultavano visibili da ogni parte e venivano usati a rotazione dai vari macellai per i propri animali. Questo sistema a posti individuali o tedesco durato fino ai nostri tempi ed tuttora impiegato. Esso si riferisce particolarmente alla macellazione del bestiame grosso. In questi ultimi tempi si verificata una notevole evoluzione dei procedimenti di lavorazione nei mattatoi pubblici secondo criteri semiindustriali, che esercitano una certa influenza anche sulle foro disposizioni costruttive. Ovviamente l'applicazione dei criteri semi-industriali, nonch dei nuovi sistemi di lavoro a squadre specializzate, si rende tanto pi conveniente quanto maggiore l'entit del mattatoio; comunque, essa pu essere razionalmente graduata secondo i vari tipi. Principale caratteristica dei moderni procedimenti di mattazione la lavorazione in serie, anzich a posti individuali. Per i mattatoi pubblici si ritiene pi adatta la lavorazione in serie a catena semicontinua o semiindustriale; con essa si tende a costituire un certo numero di posti di lavorazione diramantisi da un'unica linea sulla quale procedono i capi gi abbattuti e dissanguati in posti sistemati anteriormente. Nella seguente fig. 4 viene raffigurato un tipo di procedimento consigliato dalla norme tecniche francesi (istruzioni della Sottocommissione per la costruzione dei mattatoi). In esso risultano centralizzati l'abbattimento ed il dissanguamento, mentre il successivo scuoiamento di ogni capo pu avvenire in uno dei tratti intermedi della catena semicontinua. Distaccate sono le operazioni di eviscerazione finale le quali vengono Concentrate in unico posto, precedente a sua volta dueoperazioni di taglio delle carcasse. Questo procedimento di lavorazione esige evidentemente l'esecuzione da parte di operai specializzati, ciascuno adibito ad una particolare operazione lungo la catena, contrariamente al sistema tradizionale secondo il quale ogni macellaio operava compiutamente sul proprio animale. Con una serie di tal genere si possono lavorare da 120 a 190 bovini adulti in otto ore.

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MATTATOI
6c 10 2' 5 3' 3'' 3'' 3''' 6a zona bestiame zona carni 7 9 8 6c 10 2' 5 3' 3'' 3''' 6a zona bestiame zona carni 7 9 8 1 zona sanitaria 7 9 8 1 2'' 2''' 6b 1 A 6d 10 3' 3'' 3''' zona sanitaria 7 9 8 1 6c 6d 3''' 2'' 2''' 6a zona bestiame zona carni zona sanitaria 2'' 2''' 6b 6d 10 3' 5 6c 6d

2'

6b

2' 2'' 2'''

6b

6a

zona bestiame zona carni zona sanitaria

Fig. 2 - A, schema planimetrico di un mattatoio di piccola entit a tre comportimenti. Sistema longitudinale; B, schema planimetrico di un mattatoio di piccola entit a tre compartimenti. Sistema trasversale; C, schema planimetrico di un mattaio di media entit. Sistema longitudinale; D, schema a a planimetrico di un mattatoio di media entit. Sistema trasversale; 1, ricenzione bestiame; controllo 1 , visita, pesa, dazio, ecc.; 2 , stalla di sosta bestiame grosso: 2, bestiame minuto; 2, suini; 3, compartimento di macellazione bestiame grosso; 3, bestiame minuto; 3, suini, 4, reparto frigorifero; 5, fecaio, tripperia; 6a, macello contumaciale; 6b, disinfezione veicoli; 6c, concimaia; 6d, stazione di depurazione delle acque residue; 7, locali accessori del macello; 8, servizi amministrativi, direttivi, laboratori; 9, locali per il pubblico; 10, servizi generali tecnici.
1' recipiente di dissanguamento 1
DISSANGUAMENTO

6d

6c

2' 5 3' 10 7

2''

2''' 6b

griglia di sgocciolamento

cassa di abbattimento

VARIANTE

caditoia pelli SCUOIAMENTO SCUOIAMENTO caditoia pelli

caditoia pelli

3''

3''' 6a

caditoia pelli

Fig. 3 - Schema planimetrico di massima di un mattatoio pubblico di notevole importanza, con arrivo del bestiame per ferrovia e per strada ordinaria. a 1, ricezione bestiame, controllo, 1 visita, pesa, dazio, ecc.; 1 , scalo ferrovario bestiame; 2 , stalla di sosta bestiame grosso; 2 , bestiame minuto; 2, suini; 3, compartimento di macellazione bestiame grosso; 3, suini; 4, reparto frigorifero; 5, fecaio e tripperia; 6a, macello contumaciale; 6b, disinfezione veicoli; 6c,concimaia; 6d, stazione di depurazione delle acque residue; 7, locali accessori del macello; 8, servizi amministrativi, direttivi, laboratori, ecc., 9, locali per il pubblico; 10, servizi generali tecnici.

EVISCERAZIONE E TAGLIO

tavolo di eviscerazione

Fig. 4 - Procedimento di lavorazione semi-industriale secondo le "Istruzioni" francesi

area preparazione carcasse sequestri deposito refrigerato divisione in mezzene ispez. sanit.

reparto sanitario INGRESSO BESTIAME 1 visita sanitaria

dissanguamento morte lavaggio

AL CONSUMO tripperia
deposito B.M.

stalle di sosta depos. pelli


deposito sangue

Fig. 5 - Schema completo di macellazione semi-industriale (ing. G. Scaccia Scarafoni)

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MATTATOI
X Y

RACCORDO FERROVIARIO

BESTIAME INDOMITO
STAZIONE DI DEPURAZIONE RIFIUTI LIQUIDI
CONCIMAIA

SCALO

SCALO BESTIAME
CONTROLLO 1 VISITA PESA, ECC. INGRESSO BESTIAME PER VIA ORDINARIA

RECINTO BESTIAME INDOMITO


STALLA BESTIAME GROSSO STALLA BESTIAME MINUTO STALLA SUINI STALLA EQUINI

DEPOSITO SOTTOPRODOTTI INDUSTRIALI

COMPART. DI MATTAZ. BESTIAME VUOTAMENTO INDOMITO INTERIORA

COMPARTIM. DI MATTAZ. BESTIAME GROSSO

COMPART. DI MATTAZ. BESTIAME MINUTO

COMPART. DI MATTAZ. SUINI

COMPART. DI MATTAZ. EQUINI

MACELLO CONTUMACIALE

CARNI FORANEE

REPARTO FRIGORIFERO (SALE DI ESPOSIZIONE E VENDITA E SERVIZI TECNICI AL PIANO RIALZATO)

DISINFEZIONE VEICOLI

INGRESSO CARNI FORANEE

SERVIZI GENERALI

SERVIZI DI CONTROLLO, DIREZ. AMMINISTRAZIONE, ALLOG.,

LOCALI PER IL PUBBLICO

CARICHI CARNI X Schema di massima di un mattatoio di notevole entit semi-industriale

USCITA VEICOLI INGRESSO VEICOLI PER IL CARICO CARNI

FRIGORIFERI DIREZIONE E ALLOGGI CONTROLLO E AMMINISTRAZIONE FRIGORIFERI SALE DI ESP. E VENDITA COMPARTIM. DI MATTAZ. TRIPPERIA PASSAG. SOPRAEL. STALLA DI SOSTA CONCIMAIA

B
PERCORSO SOTTOPRODOTTI INDUSTRIALI

PERCORSO CARNI SOSPETTE O SEQUESTRATE

LOCALI PER IL PUBBLICO


LABORATORI DI ANALISI MACELLO CONTUMACIALE

CONTROLLO 1 VISITA PESA, ECC.

Tipi costruttivi semi-industriali. - I procedimenti di mattazione semi industriali possono applicarsi in linea generale a tutti i tipi di mattatoio; tuttavia, indubbio che il miglior grado di utilizzazione

dell'intero complesso si otterr solamente conune sufficiente rispondenza della struttura e dell'ambiente di lavoro alle pi progredite esigenze del funzionamento.

Gi per un macello di media entit, nel quale siano impiegati i procedimenti semi-industriali, sembra conveniente l'adozione della struttura a due piani, intendendo con ci l'esistenza di un

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Manuale dellArchitetto

MATTATOI

piano sottostante ai compartimenti di mattazione, dove possano venire smistati per gravit i sottoprodotti industriali, alcuni sottoprodotti alimentari, le carni sequestrate perch malsane o sospette, gli avanzi di macellazione. ecc. Nello stesso piano inferiore (semicantinato o terreno a seconda della giacitura del suolo) vengono in genere situate la tripperia e la budelleria del bestiame grosso, ed alcune volte la lavorazione di qualche sottoprodotto, quali il sangue (centrifugazione) ed il grasso (fusione). Gli altri sottoprodotti (pelli, ossa, unghie, corna, ecc.) dopo la caduta vengono in genere avviati ai depositi. Attraverso speciali condotti di caduta protetti da valvole pervengono al piano inferiore anche i pacchetti di carni se-

questrate da avviare al macello contumaciale. Detto piano sottostante ai compartimenti di mattazione pu ricavarsi come piano terrene in un'area a sensibile pendo mediante adatta scarpata in corrispondenza dell'inizio dei compartimenti stessi, oppure pu essere determinato da una larga trincea scavata in un terreno a giacitura orizzontale. Nel primo caso la zona corrispondente al fabbricato frigorifero, cui sonocollegati i compartimenti di mattazione, pu servire da galleria d'esposizione e vendita e per il carico delle carni sui mezzi di trasporto; nel secondo caso essa pu, anche parzialmente, servire ad ospitare le centrali termica e, frigorifera, gli spogliatoi, le docce ed i ser-

vizi igienici del personale, ecc. Nello schema planimetrico delle fig. 6 possono chiaramente individuarsi leposizioni relative dei vari elementi funzionati ed i principali cicli, tra i quali quello fondamentale che comprende l'arrivo degli animai, il controllo e la visita con possibilit di pronto smistamento dei bestiame sospetto o infetto al vicino macello contumaciale, la stabulazione, la macellazione e la messa , punto delle carcasse, la prerefrigerazione e l'eventuale divisione in quarti, la conservazione, !'esposizione e vendita, il carico e l'uscita delle carni in trasporti frigoriferi, ciclo interamente svolgentesi con il noto criterio della marcia in avanti. Da notare particolarmente le due correnti di

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MATTATOI
Y
6 7

5c

a 2 2 2

b e f

PIANTA

2 4

SEZIONE XY

Fig. 7 - Schema di mattatoio tipo C (di notevole importanza) a carattere semi-industriale, secondo le "Istruzioni" francesi

Zona tratteggiata = zona impura: - - - - - - circuito del bestiame e della carne; circolazione dei veicoli; 1, ricezione del bestiame e stabulazione; 2, compartimenti di macellazione; 3, reparto frigorifero; 4, trattamento del -quinto quarto-; a, vuotamento e prima pulizia delle interiora, tripperia,budelleria; b, depositi diversi: pelli, grassi, ecc.; 5, reparto sanitario; c, macello contumaciale; d, concimaia; e, stazione di depurazione delle acque luride; f, disinfezione dei veicoli; 6, servizi generali industrial; 7, lcoali amministrativi.

Tipi costruttivi Industriali. - Dal punto di vista organizzativo questi complessi comportano diverse catene di lavorazione in serie continua, distinte per specie di animali e si sviluppano il pi delle volte verticalmente per pi piani. Nei paesi a grande produzione zootecnica essi sono connessi ai reparti per la congelazione delle carni per la successiva esportazione, ed ai grandistabilimenti per la lavorazione industriale delle carni. In Italia essi sono annessi agli stabilimenti per la produzione delle carni insaccate, in scatola, ecc., ma si auspica che essi possano servire da macelli di produzione e spedizione, da istituirsi al centro di zone agricole di forte produzione zootecnica. Tali macelli, denominati anche macelli agricoli, possono essere organizzati con metodi industriali sia come attrezzature che come compiti specifici, tra i quali l'utilizzazione razionale e completa dei sottoprodotti e l'immagazzinamento stagionale delle carni. Nel procedimento di lavorazione continua l'animale, e poi la carcassa, segue una linea completamente continua dall'uccisione alla conservazione in frigorifero, dalla quale prendono origine tutti gli altri circuiti secondari (fig. 8). ELEMENTI FUNZIONALI DEL MATTATOIO Scalo bestiame, tettoia 1 visita, pesa, dazio, uffici d controllo. Nei mattatoi importanti e dove il bestiame arriva per ferrovia, tutto questo complesso dislocato in posizione opposta a quella dell'ingresso principale del mattatoio (da cui avviene l'uscita delle carni). Negli altri mattatoi esso
a

traffico che nella disposizione a due piani vengono a svilupparsi parallelamente nel piano inferiore in modo da non incrociarsi tra di esse n coi ciclo principale: il percorso dei sottoprodotti industriali (pelli, ossa, unghie, corna, setole, sangue, ecc.), i quali vengono smistati verso i locali di deposito ed eventualmente di prima lavorazione, e quello delle carni sequestrate perch
sequestri deposito refrigerato AL CONSUMO

malsane o sospette e in contestazione, delle carni da risanare mediante speciali trattamenti termici, degli avanzi di macellazione e delle carni cisticercate (panicate) da bonificare con il freddo, ecc. verso i pertinenti comparti del macello contumaciale o la cella frigorifera a bassissima temperatura (- 20 C).

reparto sanitario area preparazione carcasse dissanguamento morte lavaggio stalle di sosta INGRESSO BESTIAME

ispez. sanitar. 1 visita sanitaria

tripperia

deposito bassa m.

deposito pelli

deposito sangue

Fig. 8 - Schema di procedimento industriale di mattazione a catena completamente continua (ing. G. Scaccia Scarafoni)

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MATTATOI
pu, in linea generale, essere situato sullo stesso lato dell'uscita delle carni, in posizione discosta; gli uffici di controllo fanno parte allora dei fabbricati per i servizi amministrativi. Lo scalo bestiame costituito da piazzali sopraelevati forniti di attrezzature di contenimento e riparo, atte ad accogliere gli animali provenienti per ferrovia o con autoveicoli: da queste aree le diverse specie di animali vengono avviate, mediante adatte rampe, alle corrispondenti tettoie di prima visita veterinaria, nei pressi delle quali situato ordinariamente l'ufficio di controllo daziario con antistante pesa a ponte. Adiacenti sono gli uffici del veterinario ai servizio, di registrazione, dei vigili sanitari, ecc., con servizi igienici. Il complesso controllato dal servizio d'ingresso con locale per il custode e relativo alloggio. Stalle di sosta. - Costituzione interna che non differisce di molto da quella adottata nei complessi agricoli. Distinzione per specie di animali nei mattatoi importanti, con recinto speciale per il bestiame indomito; opportuni raggruppamenti in quelli minori, tenendo presente la necessit di stabulazioni separate per i suini e per gli equini. Nei riguardi del dimensionamento, si reputa che esso debba proporzionarsi alla punta massima di macellazione in un giorno; infatti prescritta, dopo l'arrivo, una sosta di 24 ore con modesta alimentazione. In linea di larga massima potranno prevedersi complessivamente 5-6 m per capo bovino adulto, con disposizioni ad una fila o a due file groppa a groppa. Per gli stabbioli del bestiame minuto si danno in generale le seguenti indicazioni: superficie utile 5 m per 6 vitelli, 6 m per 10 ovini, superficie massima

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MATTATOI
detto gambiere, alla cui estremit viene appeso l'animale a zampe divaricate dopo l'uccisione ed il dissanguamento per le successive operazioni di sventramento, scuoiatura, ecc. Questo apparecchio permette, mediante opportuno dispositivo automatico, il riaccostarsi delle mezzane ed il loro trasferimento ai ganci dei carrelli sistemati nella guidovia aerea, per il trasporto delle carni ai frigoriferi ed oltre. All'estremit del compartimento, prima dell'ingresso nelle anticelle, situata la pesa automatica aerea. Attrezzatura mobile: bacinelle per il sangue, carrello per frattaglie (sottoprodotti alimentari), carrello per sottoprodotti industriali, cassa avanzi e rifiuti, cassette speciali per carni malsane e sequestrate, ecc., oltre ai particolari utensili da lavoro. Usuali metodi di abbattimento: con pistola a bolzone fisso, sistema a 2 elettrodi, enervazione o recisiorie del midollo allungato. Nei mattatoi con lavorazione semi-industriale ciascun animale viene condotto attraverso un passaggio obbligato ad una cassa di abbattimento , dalla quale viene ribaltato sul pavimento dopo l'uccisione. Indisollevamento mediante un adatto dispositivo ed immissione nella guidovia tubolare sopra la vasca di dissanguamento, e di qui, dopo eventuale taglio della testa e dei piedi, percorrimento della descritta catena semicontinua condestinazione frigoriferi. Compartimento per il bestiame minuto. - In genere per questa specie di animali nei metodi tradizionali si usano tavoli di abbattimento e sgozzatura, seguiti da numeposti di macellazione bovini travi di sostegno gambiere

MACELLAZIONI FRIGORIGERO

REPARTO ACCESSORI REPARTO SANITARIO

FRIGORIGERO

DEPOSITI 1 VISITA STALLE DI SOSTA SERVIZI

SERVIZI AMMINISTRATIVI

GENERALI

Fig. 9- Schema distributivo e funzionale di macello di tipo industriale (ing. G. Scaccia Scarafoni)

corridoi m 1,00, altezza delle separa- 12 posti individuali. Attrezzatura fissa zioni m 1,20. Per i suini superficie utile dell'Intera sala di macellazione variaml 1 per capo, superficie massima degli bile secondo le Ditte installatrici: ordistabbioli m 20,00, larghezza corridoi nariamente per ogr. posto si ha un m 1,00, altezza delle separazioni m tratto di guidovia aerea (birotaia, mo1,20, porte a duplice sviluppo. Com- norotaia, tubolare) rei senso della propartimenti di macellazione. - Per un fondit, raccordato -.mediante scammattatoio importante sono convenienti bio fisso ad una o pi guidovie aeree le seguenti distinzioni: bufalini, bovini che corrono lungo il corridoio. Queste adulti, vitelloni, ovini e caprini, suini, guidovie si prolungano fino alle celle equini; i vitelli vengono aggregati tal- frigorifere ed alle sale di esposizione e volta ai vitelloni, talvolta agli ovini. Per vendita, e talvolta anche fino alla penun mattatoio di entit minore sono nor- silina di carico delle carni. Fa parte malmente adottate le distinzioni tra be- dell'attrezzatura fissa dei posto indivistiame grosso, bestiame minuto, suini; duale l'argano di sollevamento (a sempre a parte gli eventuali equini. mano o elettrico), che a mezzo di funi Compartimento per il bestiame bovino di acciaio solleva o abbassa il cosidadulto. - Forma usualmente retspogliatoi posti di macellazione vitelli uncinaia tangolare con due navate e corri- posto di scarico funi uncinaia guidovie aeree doio centrale, o con una navata e corridoio laterale. Navate distinte trasversalmente in posti di macellazione individuali di circa m 6.00 3,00 di larghezza e m 6,00 di profondit. Numero dei posti basato sulla punta massima di capi 1.50 da abbattere in un giorno, sulla 5.00 6.00 6.00 giornata lavorativa di sette od otto ore, e sulla previsione della durata di un'intera macellazione da valutarsi mediamente e prudenzial1.40 6.00 mente da 50 a 60 minuti a seconda delle usanze locali. Per una punta massima di 80 bovini in una 42.90 0.40 giornata di otto ore si dovranno servizio sanitario deposito attrezzi posti di macellazione vitelli prevedere, ad esempio, da 10 a

17.00 6.00

1.90 6.00 3.00 3.00 3.00 1.90 6.70

posti di macellazione bovini

Fig. 10 - Pianta di un compartimento di mattazione bovini secondo il sistema a posti individuali

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MATTATOI
Caratteristiche identiche a quelle dei bovini adulti, ma con trattamento eventuale delle parti sul posto o allontanamento rapido dei pancioni edintestini. Reparto frigorifero con mercato carni. - Le carcasse preparate e divise in mezzane nei compartimenti di mattazione vengono immediatamente trasportate lungo le guidovie aeree nei frigoriferi, oppure, nel caso di pronta immissione al consumo, nei grandi ambienti di esposizione e vendita, sboccanti in banchine di carico coperte da pensiline, dove si accostano gli automezzi refrigerati. Il sistema tradizionale quello di introdurre le mezzane nei cosiddetti locali di prerefrigerazione, dove le carni iniziano la maturazione con un primo raffreddamento a + 5 10 C, con una sosta di almeno 24 ore e preferibilmente di 48 ore. Dalle sale di prerefrigerazione le carni, eventualmente suddivise in quarti, vengonotrasportate nelle adiacenti celle refrigerate di conservazione con temperatura ambiente tra 0 e + 2 C. Secondo i moderni criteri si tende ad immettere immediatamente le carni in una galleria di refrigerazione rapida (opportunamente divisibile in settori) con temperatura tra 0 e + 3 C, con fortissimo grado igrometrico 85 95 % e con ricircolazione d'aria pari a 60 80 volte all'ora. In tal modo si ottengono una stabilizzazione della

leva di manovra 1.40

passerella per il personale 0.90 1.00 1.25 0.55 Fig. 11 - Tipo di cassa di abbattimento per bovini adulti. Lunghezza netta m 2.70 3.00 (Istruzione - francesi) 1.50 1.10

scorrono appositi paranchi per via aerea. Il trasporto delle carni avviene sempre per mezzo di guidovie centrali. Dimensionamento basato su una durata prudenziale di una operazione per vitello di circa mezzora, e per ovino e caprino di circa 20 minuti. Pu adottarsi il sistema in serie a catena semicontinua con quattro file di guidovie ed uncinale; in una giornata lavorativa di otto ore possono trattarsi da 240 a 480 vitelli e da 480 a 960 ovini. Compartimento per i suini. - Secondo la tecnica tradizionale la parte anteriore del padiglione (verso le stalle) sopraelevata di m 0,50 rispetto alla rimanente, ed destinata alle operazioni di abbattimento, scottatura e depilazione dei suini; a questa zona i suini accedono da un certo numero di rimessini, che stanno in collegamento, mediante un passaggio obbligato con una o pi aperture d'ingresso, con apposite trappole distordimento o abbattimento , le quali subito dopo ribaltano l'animale sul pavimento. Indi sollevamento mediante gru, dissanguamento in vaschetta apposita, immersione nella vasca di scottatura(~ 60 C), estrazione e deposizione sui bancali di depilazione ad elementi tubolari zincati. La rimanente parte della sala adibita al trasporto mediante gambierini su guidovie, alla spaccatura e pulitura, alla visita sanitaria, alla pesatura ed all'invio ai frigoriferi. Lungo le pareti di questa zona sono di solito disposti i servizi di tripperia dei suini, con lavandini e vasche di scottatura; preferibile il raggruppamento in un

ambiente delimitato. Durata completa di un'operazione su un suino valutabile mediamente in 20 minuti; per il dimensionamento pu tuttavia considerarsi che l'operazione su un suino pu cominciare dopo circa 5 minuti dallinizio della precedente. l sistemi moderni non si differenziano molto dal descritto schema tradizionale, adottante gi una certa lavorazione in serie; tuttavia aumentano notevolmente il rendimento con l'adozione di una completa catena semicontinua su guidovie aeree subito dopo l'abbattimento (480 suini mattati in otto ore). Compartimento per equini. - Alquanto appartato rispetto agli altri.

PERSONALE

BOVINI

1 6

0 1 2

10

Fig. 12 - Schema costruttivo di una catena di lavorazione semi-industriale

1, cassa di abbattimento; 2, vasca di dissanguamento; 3, posti di scuoiamento ed eviscerazione; 4, posti di taglio; 5, pesa aerea; 6, tavolo per ispezione visceri; 7, canna di caduta pelli; 8, canna di caduta sequestri.

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MATTATOI
flora microbica iniziale, un impedimento allo sviluppo di muffe, una maggiore uniformit di raffreddamento tra parti profonde e superficiali delle carni, ed un minore calo per evaporazione. . Dimensionamento delle celle, attrezzate con guidovie di sostegno dei carrelli di appendimento e con gabbie ad uso dei singoli macellai, corrispondente ad una conservazione della produzione per almeno una settimana. Si assegnano ordinariamente 200 kg/m per i bovini adulti, 150 per i suini, 100 per gli ovini e caprini. bene che nel reparto frigorifero si osservi per le celle una certa suddivisione in unit separate, anche per le variabili entit stagionali delle macellazioni di diverse specie di animati. Preferibilmente separata dovrebbe essere la cella per la conservazione delle carni foranee, collegata da un lato con il locale di ricevimento ed ispezione e dall'altro con un'apposita zona della sala di esposizione e vendita. Salone di esposizione e vendita (mercato corni). - L'antico ambiente di vendita, costituito da una normale tettoia, viene oggi sostituito da un grande locale chiuso a sviluppo longitudinale, comunicante lungo un lato con le celle ed anticelle, e lungo il lato opposto con le banchine di carico. Detto salone deve essere ad aria condizionata, con una temperatura ambiente preferibilmente di 8 10 C per evitare il riscaldamento delle carni esposte. attrezzato con guidovie aeree lungo le quali scorrono i carrelli con le mezzane o i quarti. Negli ordinari mattatoi di consumo le carni vengono prelevate mediante automezzi refrigerati; le banchine sono pertanto conformate in modo da favorire l'accostamento dei veicoli e l'introduzione delle carni. Fecaio. - Nelle disposizioni in orizzontale il fecaio (che serve allo svuotamento dei pancioni e degli intestini prevalentemente dei bovini) viene situato in posizione appartata, anche se non troppo discosta dal compartimento del bestiame grosso; i visceri pervengono al fecaio mediante carrelli a mano a cassa ribaltabile. bene disporre parte del fecaio sopraelevata di circa m 1,00 1,20 rispetto al piano generale, in modo da poter effettuare lo svuotamento dall'alto entro appositi carrelli esterni che possono trasportare il contenuto stomacale in una vasca di temporaneo deposito, in una fossa di digestione, ecc. Un sistema pi perfezionato invece quello di versare il contenuto in sottostanti cunicoli, dove esso trascinato da potenti getti d'acqua a forte pressione che lo diluiscono e lo spingono attraverso pettini di ferro, completanti l'opera di spappolamento prima dello smaltimento; il sistema per sovraccarica notevolmente l'impianto di depurazione. Nelle disposizioni a due o pi piani, con le tripperie sottostanti alle sale di mattazione, necessario svuotare i visceri prima di immetterli nelle canne di caduta verso detti locali di tripperia; il fecaio prende cos la veste di comparto per vuotamento e primo lavaggio visceri , e trover qui di posto in una zona appartata tra due sale di mattazione (ad es. bovini e vitellonivitelli) in collegamento con i tavoli di deposito ed ispezione visceri. Il contenuto cadr direttamente in appositi grossi recipienti su carrelli, che lo trasporteranno alle usuali vasche di deposito o di digestione. Tripperie e budellerie. - Nelle disposizioni in orizzontale questi servizi vengono situati accanto al fecaio, mentre nelle strutture a due piani trovano posto direttamente sotto le sale di mattazione dei bovini. Le tripperie degli ovini (pi raramente) e dei suini (sempre) vengono sistemate nei compartimenti relativi. Vengono attrezzate con vasche a vapore per la scottatura e cottura delle trippe ed eventualmente dei piedi e delle testine, con tavoli esagonali o rettangolari di deposito e lavorazione, con vaschette di lavaggio e tavolette disposte lungo le pareti, eventualmente con apparecchi lavatrippe mossi da motori elettrici. Alimentazione di vapore, d'acqua fredda e acqua calda, d'aria compressa per i budelli. Per il dimensionamento si pu prevedere il trattamento di un quantitativo

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MATTATOI
Macello contumaciale. - Rappresenta un fondamentale elemento di salvaguardia igienica e sanitaria, in quanto provvede all'isolamento, alla macellazione ed alla distruzione di animali infetti, alla distruzione o denaturazione di carni malsane, allo accertamento di carni sospette, al risanamento di dette carni e di quelle leggermente svariate non vendibili allo stato crudo, al ricovero d'osservazione di animali sospetti ed alla loro macellazione, all'esame degli animali macellati d'urgenza altrove, ecc. In vista di tali molteplici funzioni, sono da distinguere essenzialmente due comparii, per ognuno dei quali sono da prevedere in linea generale: Comporto infetti: stalla d'isolamento, posti di squartamento, locale per forno d'incenerimento (per la distruzione di animali interi la cui lavora zione potrebbe riuscire pericolosa per gli operai), locale per il digestore (apparecchiatura a vapore che permette di trasformare le carni in prodotti innocui commerciabili quali grassi e polveri di carne), locale di deposito delle carni molto svariate od infette e degli avanzi di macellazione, locale per la disinfezione degli arnesi, ambiente filtro per la bonifica dei lavoranti con servizi igienici. b) Comporto sospetti: stalla di osservazione, posti di macellazione, locale animali macellati d'urgenza, locale per il deposito delle carni sospette prove nienti dalle sale di macellazione per ordine del veterinario, fornito di armadi frigoriferi per le carni in attesa di accertamenti, locale per l'autopsia per il giudizio sugli animali squartati o sulle carni, locali per la sterilizzazione e la cottura delle carni destinate alla bassamacelleria, per la salatura ed insaccatura delle carni, specialmente parassitate da cisticerchi (panicate), per la bonifica delle carni panicate mediante il freddo (20C), locali per spogliatoi e servizi igienici per i lavoranti. Dal locale di autopsia o d'ispezione gli animali macellati e le carni ritenuti infetti devono poter essere immessi,attraverso un passaggio normal ente m chiuso, nei locali del forno d'incenerimento o del digestore (sardigna). Locali accessori del macello. - Secondo le pi comuni accezioni vengono compresi i seguenti elementi: Locale per l'ispezione delle carni foronee. Ubicazione preferibile ad una estremit del salone di esposizione e vendita del fabbricato frigorifero, in modo da poter introdurre le carni, dopo l'esito favorevole dell'ispezione, nel retrostante deposito frigorifero o nella zona di esposizione e vendita ad esse riservati. Dimensionamento in rapporto all'afflusso di dette carni macellate inmattatoi di produzione finitimi, con tendenza costante all'aumento. Locale per le carni di bossa macelleria . - La sua ubicazione pu essere Alquanto varia (ad una estremit terminale del fabbricato frigorifero in modo da avere un retrostante deposito refrigerato, in un fabbricato accessorio contenente altri servizi, ecc.); comunque. deve essere tale che vi giun gano agevolmente le carni destinate alla bassa macelleria e le carni risanate mediante sterilizzazione e cottura e che vi acceda facilmente il pubblico dalla zona d'ingresso del mattatoio. Locali per deposito e lavorazione dei sottoprodotti industriali. - Sono adibiti alla conservazione temporanea dei sottoprodotti industriali della macellazione, in attesa del loro prelievo da parte di ditte industriali: pelli, setole, unghie, corna, ossa, sangue, grassi, ecc. Nei piccoli e medi macelli i locali servono in genere per il deposito e si provvede solo alla salagione delle pelli da inviare alle concerie, ed eventualmente alla fusione dei grassi ed alla centrifugazione del sangue. Nei grandi mattatoi pu organizzarsi la completa lavorazione dei sottoprodotti. Fa parte concettualmente dei depositi la conservazione degli organi per la fabbricazione dei prodotti opoterapici in armadi frigoriferi a -20C. Servizi amministrativi e direttivi, alloggi, laboratori, servizi personale. Sono di regola raggruppati in fabbricato apposito presso l'ingresso principale del mattatoio, nella zona delpubblico e delle carni. In genere si ha una struttura a due piani con la seguente distribuzione: Piano terreno: uffici amministrativi, uffici veterinari, ufficio ispettori, ufficio vigili sanitari, ufficio direttore, attesa, servizi igienici, locale di custodia. Piano primo: alloggio per il direttore, laboratori dei veterinari per le indagini batteriologiche e dei parassiti. Talvolta questi laboratori vengono preferibilmente situati nel piano superiore del macello contumaciale. Nel caso che l'ingresso sia unico, come pu accadere per i piccoli mattatoi, il complesso di lo ingresso precedentemente descritto (custode, dazio, veterinario di guardia, ecc.) pu essere conglobato in questo fabbricato. Possono inoltre essere contenuti in esso gli spogliatoi con docce e servizi igienici per i lavoranti ed operai: per i mattatoi importanti preferibile la loro ubicazione in un corpo laterale vicino alle sale di mattazione, oppure, nei tipi a due piani, nel piano semicantinato del nucleo costruttivo sale di mattazione frigo. Locali per Il pubblico. - In genere formano un fabbricato disposto simmetricamente al precedente nella zona del pubblico e delle carni antistante le banchine di carico delle carni. Si sviluppano preferibilmente a piano terreno, ma anche un secondo piano pu essere talvolta necessario. Si hanno di solito i seguenti servizi: sala contrattazioni con eventuali salette riservate, sala bar o ristorante (con cucina), cabine telefoniche, servizi igienici e, nei mattatoi importanti, ufficio bancario ed ufficio telegrafico. Da prevedere nella zona del pubblico qualche rimessa, un parcheggio macchine ed un parcheggio autotreni Con eventuale piccola officina, un posteg gio biciclette, ecc. Servizi sanitari complementari. - ranno parte concettualmente del cosiddetto reparto sanitario (insieme con il macello contumaciale), e molto spes so possono essere concentrati in un'intera zona impura del macello: Locali per la disinfezione dei veicoli, situati in modo da poter accogliere prontamente i veicoli che hanno scaricato animali infetti e da poter ser ire in v condizioni normali alle ordinarieoperazioni di lavaggio e disinfezione dei mezzi di trasporto. Concimaia, posta normalmente nella zona retrostante alle stalle per ricevere le materie stercorarie e letterecce provenienti dalla stabulazione.

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MATTATOI

Stazione di trattamento delle acque luride, necessaria per la particolare natura delle acque di scarico dei mattatoi, ricche di sostanze organiche e di solidi in sospensione; dipender dalle condizioni della fognatura cittadina e dal sistema di smaltimento finale (fiume, lago, mare, impianto municipale di depurazione) se limitare i trattamenti alla fase preliminare ed alla decantazione, oppure integrarli con la coagulazione ed estenderli all'ossidazione biologica. Sistema completo elettivo: eliminazione delle materie grossolane gi all'estremit delle sale di mattazione (pozzetti di trattenuta), grigliatura, dissabbiatura, digrassaggio, decantazione e coagulazione con solfato di alluminio, ossidazione con letti percolatori ad alto rendimento con ricircolazione, sedimentazione finale: essiccamento dei fanghi. Servizi generali tecnici. - Tra i servizi pi importanti si segnalano: Approvvigionamento idrico. - Dotazione idrica mediamente necessaria 500 litri giornalieri per ogni capo abbattuto senza distinzione di specie. Necessi t di un serbatoio sopraelevato per la riserva e per assicurare la pressionesufficiente per le lance di lavaggio delle sale di mattazione e delle tripperie. Rete idrica alimentata completamente con acqua potabile, salvo la rete d'innaffiamento delle strade e dei giardini che pu essere alimentata con altre acque. Formata con anelli principali e secondari in modo da evitare qualsiasi pericolo di interruzione dell'afflusso. Necessari numerosi idranti nelle sale di mattazione, nelle tripperie, ecc. condotazione di tubi metallici flessibili e lance. Rete d'acqua calda pure ad anelli e dipartentesi da appositi boilersaccumulatori a serpentini, con numerose prese nelle sale di mattazione (una presa per ogni posto o per ogni due posti), nelle tripperie, nei locali per le docce, ecc.

Convogliomento dei rifiuti liquidi. Il problema viene risolto con un sistema di canalette a pavimento con superiori griglie per la raccolta delle acque di lavaggio nelle sale di mattazione, nelle tripperie e negli altri locali del mattatoio nei tipi ad un piano, e con un sistema di ampi scarichi a pavimento collegati a sottostanti tubazioni di raccolta nei tipi a due piani. All'uscita dei compartimenti di mattazione bene istituire appositi pozzetti di trattenuta per le sostanze grossolane, con chiusura idraulica; detti pozzetti sonocollegati con i condotti della rete di fognatura interna del mattatoio, i quali si riuniscono alla fine in un unico collettore sfociante nella stazione di depurazione. Per le acque pluviali di norma istituire una rete stradale separata, il cui collettore non viene collegato al predetto impianto, ma pu essere dopo raccordato al suo affluente finale. Smaltimento dei rifiuti solidi. Le destinazioni dei numerosi rifiuti solidi sono diverse a seconda della loro particolare natura e degli usi locali. In linea generale si pu prevedere: Materie stercorarie e letterecce delle stalle verso la concimaia. Rifiuti di spazzature comuni verso le celle zimotermiche. Avanzi di macellazione, residui voluminosi verso le celle zimotermiche. Rifiuti ed avanzi di macellazione infetti o sospetti verso il digestore od il forno d'incenerimento. Rifiuti del fecaio verso: fossa di deposito e di successivo prelevamento da parte di ditte. celle zimotermiche, vasca di sgocciolamento per il suc cessivo invio alla concimaia. Vapore. - Viene prodotto in genere da apposite caldaie tipo Marina o semifisse orizzontali, e serve ad alimentare i boilers-accumulatori per la produ-

zione di acqua calda, le vasche di scottatura e i lavatrippe automatici delle tripperie, le vasche di scottatura dei suini, le pentole di cottura e gli sterilizzatori dell'impianto di risanamento carni, i digestori della sardigna, gli scambiatori di calore per l'impianto di riscaldamento fabbricati uffici e pubblico, ecc. Le caldaie, i boilers, le elettropompa ed i relativi quadri elettrici vengono riuniti in un4 apposita centrale termica. Freddo. - Per la produzione del freddo viene istituita un'attrezzatura centralizzata, dotata di compressori ed accessori, situata in un locale accanto alla centrale termica. Entrambe possono essere riunite in un fabbricato a s stante, oppure possono essere situate nel piano semicantinato del nucleo costruttivo sale di mattazione-frigoriferi. La distribuzione del freddo nel locali del frigorifero si orienta verso il sistema a ventilazione con rapida ricircolazione d'aria. In appositi vani delle gallerie di refrigerazione sono sistemati gli apparecchi condizionatori, alimentati dalla centrale, attraverso i quali l'aria circolante viene inviata alle intercapedini forate disposte lungo le pareti o lungo il soffitto, oppure a grandi bocchette di diffusione. Aria compresso. - Nei grandi mattatoi la sua produzione pu essere centralizzata; la rete avr le sue diramazioni principali nelle sale di mattazione degli ovini, nelle tripperie, ecc. Nei medi e piccoli impianti preferibile l'istituzione di compressori autonomi su carrelli. Eliminazione fumane. - Questo impianto necessario nei locali dove si producono intensi fumi di vapore e cio nelle tripperie. Esso viene in genere realizzato mediante aerotermi opportunamente disposti lungo le pareti e relativi dispositivi d'aspirazione.

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MATTATOI

24.50 3 1

6.50

28.50

Fig. 14 - Tipo di compartimento di macellazione per suini, secondo la tecnica tradizionale (Ditta Giordana Garello, prof. ing. E. Castiglia, 1929). 1, posto di scarico; 2, spogliatioi; 3, macellazioni isolate; 4, caldaie; 5, posti di macellazione suini; 6, tripperia suina; 7, rimessini. VITELLI OVINI dissanguamento SUINI dissanguamento

trappola di abbattimento abbattimento 2 posti scottatura Fig. 13 - Schema di procedimento di mattazione semi-industriale per vitelli ed ovini. Produzione minima: 240 vitelli in 8 ore, 480 ovini in 8 ore raschiatura

passaggio alla fiamma canne di caduta canna di caduta lavaggio e pulitura scuoiamento eviscerazione lavaggio trippe ai frigoriferi taglio

eviscerazione

Fig. 15 - Schema di procedimento di mattazione semi-industriale per suini. Produzione: 480 capi in 8 ore. (Istruzioni - francesi).

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CENTRALI DEL LATTE


Caratteristiche igieniche ed approvvigionamento del latte. - Come noto, il latte rappresenta uno degli alimenti di pi alto valore nutritivo e di pi agevole digeribilit, particolarmente adatto per gli organismi in fase di crescenza e per i vecchi ed i malati. Sarebbe da auspicare pertanto che il suo consumo fosse rilevante; se ci accade per molti paesi esteri, come la Finlandia e la Svezia con circa 280 litri per abitante e per anno, la Svizzera con circa 250 litri, ecc., lo stesso non pu dirsi per l'Italia dove il consumo estremamente basse, potendosi stimare attualmente sui 48 litri per abitante e per anno. Se da molteplici punti di vista il latte presenta dei fattori impareggiabili, per contro esso sin dal momento della produzione fino all'utilizzazione soggetto sia a facile deperibilit che a contaminazione: ci pu arrecare serie conseguenze sanitarie specialmente nei riguardi delle affezioni a carico del tubo gastro-enterico, della trasmissione delle infezioni tifo-paratifiche, della brucellosi e della tubercolosi bovina, ecc., quando non vengano tempestivamente adottati provvedimenti; di prevenzione, controllo e risanamento. Pertanto prescritto un severo controllo igienico sull'intero ciclo dalla produzione alla raccolta, alla lavorazione ed alla distribuzione del latte, e la sorveglianza generalmente affidata agli uffici sanitari comunali. Concetto basilare che la genuinit e la salubrit dell'alimento devono essere assicurate nella misura pi ampia nella sede della produzione (salute degli animali, igiene del personale e degli utensili, igiene degli ambienti, razionale mungitura e raccolta del atte, ecc.), indipendentemente dai futuri trattamenti di risanamento delle apposite centrali. La sorveglianza in questione va quindi iniziata nelle fattorie e nelle stalle e dintorni. In effetti, il vigente Regolamento italiano per la vigilanza igienica del lette, approvato con R. D. 8 maggio 1929, dedica i primi capitoli alle prescrizioni igieniche per la costruzione dei ricoveri degli animali e dei locali annessi, ai criteri che devono garantire la sanit degli animali lattiferi , alle indicazioni per la salute del personale addetto alle vaccherie ed alle latterie, alle modalit di mungitura e di trasporto del latte,
PRODUZIONE

Non controllata o scarsamente controllata

Pi o meno rigorosamente controllata

Raccolta

Filtrazione alla stalla

Filtrazione alla stalla

Filtrazione alla stalla

Filtrazione alla stalla

Raccolta

Refrigerazione Raccolta Refrigerazione Centro alla stalla e trasporto alla stalla raccolta

Filtrazione alla produzione Raffreddamento alla produzione Imbidonamento alla produzione Imbottigliamento alla produzione

Imbidonamento

Raccolta e trasporto

Filtrazione Refrigerazione

Trasporto Centro smistamento Controllo

Filtrazione

Operazioni di centralizzazione Trasporto Trasporto latteria

Selezione latteria

Controllo sanitario

Filtrazione

Risanamento con il calore

Raffreddamento

Filtrazione latteria Risanamento in latteria Refrigerazione latteria Imbidonamento Imbottigliamento Trasporto

Trasporto

Vendita girovaga

Spacci di vendita

di zona

di quartiere

comunali

consorziali

cooperativi intermediari

CONSUMATORE Fig. 1 - Ciclo delle varie fasi del commercio e dell'industria del latte (Patrizi e Ciani)

ecc. Il vero e proprio approvvigionamento del latte alimentare per uso diretto (in gran parte quello di vacca) contempla le operazioni successive alla mungitura, che sono diverse a seconda del sistema adottato nella zona, a sua volta dipendente dalle caratteristiche e dalla molteplicit delle aziende rurali, dalla rete viabile, dalla grandezza e natura dei centri abitati da servire, ecc. In linea esemplificativa possono citarsi come particolarmente usati in Italia questi

sistemi (Fig. 1): 1) Produzione e consegna diretta al consumatore (con filtrazione e refrigerazione del latte in apposito locale adiacente alla stalla). 2) Produzione, trasporto e consegna agli spacci di vendita (con filtrazione, refrigerazione ed imbidonamento alla fattoria, trasporto agli spacci, imbottigliamento e vendita). 3) Produzione, trasporto ai centridi raccolta, trasporto e consegna agli

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CENTRALI DEL LATTE


spacci di vendita (con filtrazione erefrigerazione, imbidonamento o imbottigliamento nei centri di raccolta, trasporto agli spacci di vendita e distribuzione). 4) Produzione, trasporto ai centri di raccolta, trasporto alla centrali del latte, consegna agli spacci di vendita (con Filtrazione, refrigerazione ed imbidonamento ai centri di raccolta, trattamenti termici ed imbottigliamento alla centrale del latte, trasporto agli spacci di vendita e distribuzione). La centrale del latte fa quindi parte del sistema pi completo, costituendo uno stabilimento autorizzato per la raccolta del latte destinato al consumo locale di un dato centro, per assicurarne la genuinit sottoporlo ad un trattamento che ne garantisca la salubrit, e condizionarlo per la vendita al consumatore in modo da escludere ogni menomazione e contaminazione. In altri termini questo stabilimento dovrebbe assicurare la fornitura di un latte privo di germi patogeni ed igienicamente rispondente, di struttura fisico-chimica non molto differente da quella originaria, di composizione uniforme ed in condizioni di buona serbevolezza. Per realizzare i predetti risultati la centrale del latte deve possedere spiccate caratteristiche igieniche ed industriali, e quindi attrezzature dotate dei pi moderni automatismi, personale molto esperto sia del funzionamento degli apparecchi che degli elementi, di prevenzione delle infezioni, tecniche di lavorazione aggiornate secondo i pi recenti concetti, ecc.: nello stesso tempo essa rappresenta una azienda commerciale che deve fornire il latte ad un prezzo modico. Tutte queste esigenze non possono essere soddisfatte che con adeguati; quantitativi da trattare; infatti; a legge 16 giugno 1938 n. 851, riguardante i limpianto delle nuove centrali, non ne consente l'istituzione l dove non si abbia un consumo giornaliero di almeno 100 ettolitri. E da notare tuttavia che da vario tempo vanno sorgendo anche impianti intermedi, detti Centri di pastorizzazione , a causa della necessit di provvedere con la massima tempestivit ad un trattamento del latte per assicurarne la non deperibilit per un certo periodo. Il latte trattato dalle centrali comunemente denominato pastorizzato, essendo la pastorizzazione il procedimento usuale di risanamento, mentre ;i latte non trattato costituisce il latte naturale o comune. inoltre da segnalare il latte crudo o latte certificato, cio il latte che pu consumarsi crudo in quanto la produzione, la raccolta ed il trasporto sono sottoposti a rigorosissimi controlli sanitari ed a disposizioni di carattere igienico particolarmente restrittive nelle cosiddette vaccherie modello. Esistono motti altri tipi di latte trattato, dei quali alcuni gi sperimentati come il latte ossigenato, utilizzante l'azione conservatrice dell'ossigeno odell'acqua ossigenata, ed altri di recente affermazione, quali i latti sterilizzati commerciabili a distanza e per lungo tempo in scatole o bottiglie. Tra essi si segnalano il latte autoclavata, cio sterilizzato in autoclave a 120 - 40 C, ed il latte uperizzato, cio sterilizzato a mezzo di immissione di vapore a 150170 C. infine da ricordare il latte che viene destinato all'industria per la fabbricazione del vari tipi di latte evaporato, condensato, in polvere, in pani,

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CENTRALI DEL LATTE


Elementi per la progettazione di una centrale. - Il progetto della centrale deve essere preceduto da studi preliminari sulla zona di produzione del latte e sull'organizzazione dell'approvvigionamento relativo stia centrate, e da ricerche sulla zona di consumo per poter determinare il fabbisogno di latte da sottoporre ai trattamenti prima della distribuzione. Questi studi devono essere eseguiti con accuratezza, tenendo conto della natura industriale e commerciale della centrale. Gli altri elementi che successivamente occorre fissare e discutere sono: 1) Ubicazione. - Lo stabilimento non pu essere situato troppo al centro dell'abitato per la sua natura industriale e per evitare la penetrazione degli autocarri provenienti dalla campagna. ma nemmeno troppo lontano in quantooccorre distribuire il latte frazionato in bottiglie e bidoni agli spacci di vendita cittadini. Una buona posizione all'immediata periferia nella zona di convergenza dei vari percorsi provenienti dalla produzione e dai centri di raccolta. 2) Quantitativo medio e massimo di latte da trattare; 3) Scelta dei trattamenti termici ed attrezzature relative; 4) Procedimenti di lavaggio, di imbottigliamento ed attrezzature relative; 5) Servizi tecnici della centrale (acqua, elettricit, riscaldamento, freddo, scarichi, ecc.). 6) Costo alla costruzione e della gestione, e capitale disponibile. La conoscenza dei predetti elementi permette di progettare la disposizione planimetrica pi conveniente in relazione sia al migliore inserimento nella rete viabile cittadina. sia al pi razionale svolgimento del ciclo funzionate interno attraverso le molteplici installazioni, dall'arrivo del latte dalla campagna alla partenza dei latte verso i quartieri cittadini, Organizzazione funzionale. - Il latte arriva dalla campagna (fattorie o centri di raccolta) normalmente mediante autocarri che trasportano i bidoni di capacit da 20 a 50 litri; questi vengono scaricati su unadatta banchina, facente parte del fabbricato, nella zona di ricezione bidoni, dove vengono prelevati i campioni per gli esami chimici e
13 3 14 16

11 10 17 12 8 8 15

3 2 9 5 4 19 18

8 7 6

Fig. 2 - Schema di un impianto di "uperizzazione" del latte

1, ingresso del latte; 2, apparecchio di disaerazione; 3, separazione di schiuma; 4, condensatore; 4, ingresso dellacqua fredda; 6, pompa del condensato; 7, pompa a vuoto; 8, pompa del latte; 9, tubo di riscaldamento; 10, ingresso del vapore con regolatore di pressione; 11, epuratore del vapore; 12, serbatoi di condensazione; 13, uperizzatore; 14, vaso despansione; 15, refrigerante del latte; 16, serbatoio di deposito del latte; 17, ingresso dellacqua di raffreddamento; 18, serbatoio di recupero del calore; 19, uscita dellacqua calda. batteriologici per ogni partita in arrivo. li latte non riscontrato idoneo viene destinato allo sfruttamento industriale. Dalla banchina i bidoni con trasportatori a rulli sono convogliati verso lo scarico nelle bilance; dopo la pesatura il latte viene raccolto in vasche di ricevimento dalle quali mediante elettropompe viene inviato nella zona dei trattamenti di riscaldamento. l bidoni vuoti sono avviati, sempre con trasportatore a rulli, all'apparecchio di lavatura e disinfezione bidoni. e dopo questa operazione ritornano in una susseguente zona della stessa banchina, dove vengono ritirati dagli automezzi della campagna. Prima di essere sottoposto ai veri e propri trattamenti termici il latte potr essere temporaneamente raccolto in serbatoi refrigerati; in ogni caso dovr subire una filtrazione preliminare per togliere le grosse impurit. come peli e paglia, ed una filtrazione minuta. la quale viene eseguita mediante le cosiddette pulitrici abbinate agli apparecchi di risanamento. Nelle grandi centrali alimentate da un vasto territorio con intensa produzione di latte in fattorie modernamenteattrezzate, collegate con razionali centri di raccolta. il latte arriva alla banchina con autocisterne (dopo essere stato filtrato e raffreddato nelle stesse fattorie o negli stessi centri di raccolta; in tal caso. dopo la pesatura ed il prelevamento, dei campioni, viene scaricato mediante apposita attrezzatura ed avviatodirettamente ai serbatoi di sosta del reparto dei trattamenti termici. I procedimenti per il risanamento del latte possono essere di vario tipo; sistema elettivo per quello dellapastorizzazione, in quanto con essa generalmente si realizza la distruzione della flora batterica patogena e di molta parte dei microbi saprofiti senza che si alteri notevolmente la struttura fisicochimica del latte e con una perdita minima di vitamine ed enzimi. In linea alquanto sintetici i procedimenti impiegati sono i seguenti: a) Pastorizzazione basso, con trattamento del latte a circa 63 per la durata di 30 minuti. Essa altera poco le propriet del latte, distrugge tutti i pato-

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geni, riduce la carica batterica fino al 99,5% e conserva una parte della flora acidogena: quest'ultimo fatto importante in quanto favorisce la coagulazione del latte, se tenuto a lungo in ambiente ordinario. la quale non pericolosa per la salute ed facilmente rilevabile. Pastorizzazione alta, con trattamento del latte alla temperatura di 85C per pochi minuti. Essa altera alcune propriet del latte, distrugge tutti i patogeni. distrugge tutti i batteri acidificanti, mentre conserva i proteolitici; questo fatto origina la tendenza alla putrefazione anzich alla coagulazione, con maggiore pericolo per la salute. ,m c) Pastorizzazione o strati sottili o stassanizzozione, dal nome del suoideatore Stassano, consistente nel riscaldamento del latte a strati sottilissimi in apparecchi tubolari a pressione, alla temperatura di 75C per 15 secondi. Con questo sistema non vi sono alterazioni nel latte, vengono distrutti tutti i microbi patogeni e la carica batterica viene ridotta fino al 99,9% I predetti procedimenti sono molto usati specialmente in Italia ed in Francia. pur avendo avuto nel tempo fasi alterne d'impiego; attualmente si nota una certa tendenza verso la pastorizzazione alta. per quanto la stassanizzazione venga anch'essa adottata in molte centrali. Nei paesi di lingua inglese, particolarmente Inghilterra e Stati Uniti, invece adottata con risultati che si diconosuperiori a tutti gli altri sistemi, la cosiddetta pastorizz3zione H.T.S.T. (high temperature, short time) o pastorizzazione rapida ad alta temperatura, con trattamento termico a 71-72C per almeno 15 secondi. Gli apparecchi pastorizzatori possono essere essenzialmente di due tipi: l'apparecchio ci piastre, in cui il latte circola sulle facce delle piastre riscaldate mediante acqua calda o vapore, e l'apparecchio tubolare, in cui il latte circola in tubi attorno ai quali viene convogliata l'acqua calda. li sistema Stassano consente che il latte circoli sotto pressione nell'intercapedine larga 1 mm di due tubi di rame contenuti uno nell'altro e riscaldati all'interno ed allo esterno con vapore. Negli apparecchi pi recenti si usa l'acciaio inossidabile e l'intercapedine ha una larghezza di 0,6-0,8 mm, l moderni pastorizzatori includono nel loro insieme anche le fasi di preriscaldamento del latte e di raffreddamento dello stesso dopo il trattamento di riscaldamento. La sezione di preriscaldamento determina una notevole economia per il recupero di calore consentito dalla cessione di calore del latte caldo gi trattato al latte freddo che arriva; il latte preriscaldato viene inviato alla pulitrice per poi ritornare alle piastre di riscaldamento. la sezione di raffreddamento serve a portare il latte in uscita ad una temperatura inferiore a +10C. ordinariamente 45C, in modo da favorire la sua conservazione per le successive fasi fino all'utilizzazione: il fluido refrigerante normalmente usato l'acqua refrigerata a + 1,52C. Il latte raffreddato passa poi ai serbatoi di raccolta refrigerati, e da questi, attraverso un sistema meccanico a caduta, viene convogliato all'attrezzatura di riempimento delle bottiglie per il consumo minuto. Se si tratta di rifornire collettivit (alberghi, ospedali, ecc.) o spacci di consumo locale, saranno usati anche bidoni di forma speciale con ugello di mescita. La zona di riempimento delle bottiglie rappresenta il punto di contatto con il ciclo complementare delle bottiglie usate per la distribuzione in citt. Esse infatti seguono il seguente percorso: scarico sulla banchina, lavatura e disinfezione, convogliamento mediante trasportatori agli apparecchi di riempimento e di capsularnento automatico, collocazione nei cestelli gi puliti su un'altra linea, prelevamento dei campioni, attesa in celle frigorifere, consegna e carico negli automezzi di citt. In sintesi si ha sempre un traffico principale dalla entrata del latte proveniente dalla campagna alla uscita di esso verso la citt; a questo percorso fondamentale, svolgentesi attraverso le varie operazioni sul latte. si innestano all'inizio il ciclo dei bidoni della campagna ed il percorso dei prelievi, ed alla fine il ciclo delle bottiglie della distribuzione in citt, e quello dei castelli. Ovviamente sono anche da aggiungere le varie alimentazioni di vapore, di acqua calda, di fluidi refrigeranti, ecc., facenti capo alle molteplici apparecchiature. Altri tipi di trattamento centralizzato del latte. Il metodo della pastorizzazione attualmente il trattamento elettivo nelle centrali del latte: non si deve dimenticare tuttavia che esistono altri metodi in via di sperimentazione o che sono stati applicati con successo specialmente all'estero. Tra questi meritano particolare considerazione il procedimento denominato uperizzazione, consistente nella iniezione di vapore surriscaldato nel latte allo scopo di stabilizzarne le qualit organolettiche e contemporaneamente di sterilizzarlo, ed il procedimento della sterilizzazione. L"uperizzazione del latte, a detta di alcuni igienisti, rappresenta un indubbio miglioramento sulla pastorizzazione.

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Il relativo ciclo di funzionamento (Soc. Alpura) consta delle seguenti fasi (fig. 2): Depurazione meccanica, per filtrazione o centrifugazione, ed eventuale raffreddamento. Riscaldamento alla temperatura di SOOC ed eliminazione, sotto vuoto, dell'aria e dei gas ed odori. Elevazione alla temperatura di 75C ed immissione nell'uperizzatore, dove il latte raggiunge la temperatura di 150C per una frazione di secondo (O",75) mediante l'iniezione nei flusso del latte di vapore surriscaldato, previamente depurato da ogni impurit. Passaggio del latte trattato in un vaso d'espansione con brusco abbassarsi della temperatura al livello d'ingresso nell'uperizzatore. Raffreddamento in un refrigerantetubolare ad acqua ed immagazzinamento in serbatoio di deposito. Il procedimento della sterilizzazione, che presentava nel passato l'inconveniente dell'alterazione delle qualit organolettiche e nutritive del latte, per mezzo dei moderni sistemi e tecniche ha risolto brillantemente il problema di conservare al latte sterilizzato le propriet e le caratteristiche originali, ed pertanto in continuo sviluppo. Locali costitutivi di una centrale. - la struttura edilizia di una centrale deve adeguarsi alla possibilit di realizzazione dei procedimenti dianzi accennati; pertanto essa sar aderente al carattere di stabilimento industriale, con larghi spazi e grandi altezze per l'agevole collocazione dei ballatoi per la sorveglianza delle operazioni e lacircolazione del personale, delle piattaforme per il sostegno dei serbatoi del latte refrigerato, ecc. Generalmente anche conveniente un piano semicantinato,totale o parziale, per i servizi generali tecnici, per gli spogliatoi ed i refettori del personale. ecc., ma molte volte la centrale organizzata su un solo piano. le diverse zone funzionati sono sempre ben delimitate da pareti laterali al fine di evitare qualsiasi promiscuit di personale e di servizi. Il complesso edilizio ordinariamente formato da tre gruppi di fabbricati: l'edificio della centrale vera e propria. la palazzina del custode e servizi annessi di sorveglianza, le autorimesse con i servizi accessori, quali la pulizia e la disinfezione degli automezzi. bene che il complesso sia recintato, PARTENZA BIDONI VUOTI LATO CAMPAGNA ARRIVO LATTE IN BIDONI

8 7 5 6 26 9

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29 19 20

13 LATO CITTA'

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ARRIVO PARTENZE BOTTIGLIE SPORCHE BOTTIGLIE PIENE Fig. 3 - Schema indicativo di massima di una centrale del latte di media entit 1, banchina scarico bidoni pieni; 2, prelievo campioni; 3, scaricatori automatici del latte; 4, bilance; 5, vasche di ricevimento; 6, serbatoi refrigeratiper il latte in arrivo; 7, lavabidoni; 8, banchina carico bidoni vuoti; 9, pulitrici: 10, apparecchi pastorizzatori; 11, centralina di regolazione automatica per i pastorizzatori; 12, serbatoi refrigerati di raccolta del latte trattato; 13, banchina scarico bottiglie sporche; 14, lavacestelli; 15, lavabottiglie; 16, riempitrice; 17, capsulatrice; 18, piattaforma di arrestro e riempimento dei cestelli; 19, anticella frigorifera; 20, cella frigorifera; 21, banchina carico cestelli con bottiglie piene; 22, laboratori di analisi; 23, direzione, amministrazione ecc.; 24, servizi del personale; 25, magazzinimateriale; 26, centrale termica; 27, apparecchiature per le pulizia delle attrezzature e produzione aria compressa; 28, centrale del freddo; 29, trasportatori automatici. lasciando ampio spazio attorno al fabbricato della centrale, per consentire una larga libert di manovra e dicircolazione agli automezzi: anche nel recinto conviene avere due aperture separate per gli automezzi della campagna e per quelli della citt. Circa la disposizione planimetrica della centrale occorre osservare che molteplici e diverse sono le realizzazioni di fabbricati del genere. influenzate alcune volte dalla posizione urbanistica dei punti di arrivo dalla campagna e di partenza per la distribuzione quando il fabbricato della centrale d direttamente sulla strada; ci ha minore influenza quando il fabbricato ha un'adeguata area circostante. La disposizione planimetrica dipende comunque dall'ubicazione delle zone di ricevimento e di spedizione in rapporto all'intero perimetro. Se per le piccole centrali usato talvolta raggruppare queste operazioni da un solo lato (vedi piccole centrali adottate negli Stati Uniti), per le medie e grandi centrali

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senza dubbio indispensabile ubicare dette zone a due estremi distati della pianta, solitamente rettangolare. Tra queste due zone i cicli di funzionamento interno potranno avere svariati andamenti; a titolo di orientamento conviene prendere in considerazione uno schema indicativo adatto particolarmente alle medie centrali. del quale si presenta un esempio nella fig. 3. Nel predetto schema possono riscontrarsi le seguenti differenti zone, con locali od attrezzature inerenti: a) Zona di ricezione del lotte: banchina di scarico bidoni, prelievi per analisi, dispositivo automatico di rovesciamento, bilance, vasche di ricevimento, elettropompe, eventuali serbatoi di deposito temporaneo. Trasportatore a rulli dalla banchina alle bilance, che continua con i bidoni sporchi verso l'apparecchio di lavatura e disinfezione bidoni, e poi verso la banchina di rinvio dei bidoni vuoti alla campagna. b) Zona di trattamento e raccolta del lette : attrezzature di pastorizzazione con preriscaldamento e raffreddamento, pulitrici a filtro o centrifughe. stazioni regolatrici automatiche. serbatoi di raccolta del latte pastorizzato refrigerati (in alto). c) Zona di ricezione, lavaggio e riempimento bottiglie: banchina per lo scarico dei costelli con le bottiglie sporche, trasportatore a rulli verso lattrezzatura di lavatura e disinfezione t>ottiglie con smistamento dei castelli verso illavacestelli, trasportatore a nastro delle bottiglie pulite verso la macchina riempitrice e quindi alla capsulatrice, piattaforma di arresto con il ritorno dei cestelli puliti che vengono riempiti con le bottiglie piene ad opera del personale oppure automaticamente, trasportatore a rulli verso la zona di temporaneo deposito o di conservazione del latte. Ciclo accessorio: bidoni vuoti, lavatura e disinfezione bidoni, riempimento, invio ai frigoriferi. d) Zone di deposito temporaneo econservazione, consegno: anticella frigorifera per bottiglie e bidoni pronti per la partenza, celle frigorifere per conservazione bottiglie e bidoni, locale di sorveglianza e prelievo campioni,banchina di carico sugli automezzi per la citt. e) Zona della direzione e dei laboratori: uffici di direzione ed amministrazione, laboratori di analisi chimiche e batteriologiche, spogliatoi e servizi del personale, magazzini del materiale (bidoni e bottiglie), ecc. f) Zona dei servizi tecnici: centrale termica per la produzione di vapore ed acqua calda, locali per le attrezzature di pulizia straordinaria degli apparecchi a piastre e per la produzione di aria compressa per le stazioni regolatrici automatiche. centrale del freddo per la produzione di acqua refrigerata e per la refrigerazione dei serbatoi e delle celle. Lo schema funzionale sopra descritto appare improntato al criterio di stabilire nella disposizione planimetrica i cosiddetti lato campagna e lato citt, ossia di concentrare lungo i due lati minori della pianta, solitamente rettangolare. rispettivamente le operazioni riguardanti l'arrivo del latte ed il ritorno dei bidoni verso il contado e le operazioni attinenti all'arrivo delle bottiglie sporche ed alla partenza di quelle piene verso la citt. Alcune volte si preferisce adottareun'altra disposizione, istituendo due banchine lungo i due lati maggiori dell'edificio e destinando l'una alle cosiddette operazioni sporche (arrivo del latte dalla campagna ed arrivo delle bottiglie sporche dalla citt) e l'altra alle cosiddette operazioni pulite (partenza dei bidoni puliti verso la campagna e partenza delle bottiglie piene verso la citt). Tra le due banchine il lavoro della centrale si svolge essenzialmente per movimenti lungo linee parallele da una banchina allaltra: su alcune linee vengono trasportati i bidoni pieni, che successivamente vengono vuotati. puliti e rispediti alla campagna; su altre linee parallele scorrono le bottiglie vuote e sporche provenienti dalla citt, le quali vengono successivamente pulite, sterilizzate, riempite, capsulate e rispedite verso la citt.

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BOTTIGLIE DI LATTE PASTORIZZATO

5 7 8

10 11 9

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BOTTIGLIE BIDONI BIDONI SPORCHE PIENI PULITI Fig. 4 Pianta tipo di una centrale del latte di media entit (5500 litri all'ora), secondo l'O.M.S. 1, generatori di vapore; 2, compressori; 3, celle rifrigerate; 4, banchina di carico; 5, pastorizzatori; 6, macchine riempitrici; 7, uffici; 8, serbatoi refrigerati; 9, vasca di pesatura; 10, macchine lavabottiglie; 11, lavabidoni; 12, banchina di ricezione del latte; 13 banchina di ricezione bottiglie.

Non sempre tuttavia sono strettamente osservate le distinzioni tra lato citt e lato campagna , o tra banchina sporca e banchina pulita ; nelle medie e piccole centrali talvolta dato vedere concentrate su di un lato la maggior parte delle suddette operazioni (fig. 4). Nei riguardi delle suddescritte distribuzioni pianimetriche occorre accennare che esse possono venire modifscate in seguito ad alcune recenti innovazioni, consistenti nell'impiego di recipienti di carta paraffinata o rivestita di tipiche resine sintetiche e dotati di una particolare fo,ma per meglio utilizzare lo spazio nei mezzi di trasporto, in sostituzione delle bottiglie. Questo sistema presenterebbe vari vantaggi, quali il risparmio delle operazioni di ricarico nelle latterie e di scarico in centrale, di lavatura e disinfezione bottiglie, ecc., il minor peso nei trasporti, la migliore conservazione delle propriet del latte a causa dell'opacit dei recipienti. La nuova centrale del latte di Milano, progettata dall'Ufficio Tecnico del Comune ed entrata in funzione nel 1957, una de!le pi moderne e razionali attualmente esistenti. Il nuovo stabilimento, con edifici per la lavorazione e per i reparti ausiliari, sorto su un'area di 35110 m. Il complesso

della lavorazione del latte, degli uffici e dei laboratori consiste in un fabbricato a pianta rettangolare coperto con pensilline inclinate sorrette da travi e pilastri di minimo ingombro e nel quale sono individuabili un piano rialzato completo ed un primo piano ed un sotterraneo parziali. Il piano rialzato comprende le attrezzature per la ricezione del latte, per la lavatura dei bidoni, per la lavatura e sterilizzazione delle bottiglie, per l'imbottigliamento, capsulamento e incestellamento delle bottiglie piene, le celle frigorifere, la partenza delle bottiglie, alcuni laboratori ed ufrici. Il piano superiore comprende i serbatoi di accumulo e sosta latte crudo, gli impianti di pastorizzazione con sistema Stassano, i serbatoi di sosta latte pastorizzato, gli impianti di presterilizzazione lotte con relativi serbatoi, altri laboratori ed uffici. Negli ambienti sotterranei sono allogati i serbatoi di ricevimento latte crudo, la centrale termica, la centrale frigorifera, i servizi del personale. ecc. Tutto l'edificio circondato da un'ampia banchina coperta da pensilina a sbalzo, per il carico e scarico dei materiali e per il ricevimento del latte. Lo schema lavorativo segue il criterio dei movimenti paralleli tra due banchine opposte, la banchina degli arrivi (sporca) dal

lato Sud e la banchine delle partenze (pulita) dal lato Nord. Gli impianti di salubrizzazione del latte adottano prevalentemente il sistema Stassano (4 gruppi con una produzione singola di 10000 l/ora) con apparecchiatura a piastra per il preriscaldanento ed il raffreddamento. Essi possono funzionare in collegamento ad apparecchi omogeneizzatori; la produzione contemporanea di latte pastorizzato norrnale e di latte pastorizzato omogeneizzato resa possibile da un doppio circuito di tubazioni indipendenti, che permette il convogliamento dei due tipi differenti di latte separatamente ai serbatoi di raccolta ed all'imbottigliamento. Esiste inoltre un impianto completo di sterilizzazione del latte in bottiglie, preceduto da presterilizzazione, deodorazione blanda e omogeneizzazione. Una delle caratteristiche preminenti della nuova centrale che il ciclo di lavorazione si compie, dal ricevimento all'imbottigliamento, attraverso impianti e tubazioni che in nessun punto consentono il contatto dell'ambiente e dell'uomo con il latte, realizzando cos la massima sicurezza igienicosanitaria. La produzione complessiva giornaliera in, due turni di lavoro di 450000 bottiglie per

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15 A 9 M

17 14 A 7 A 18 I 16 L 13 G A F 12 6 6 3 N 7 O 4 8 F

19

C D 20 B 11 21 10 A 5 5 2 M

Fig. 5 - Centrale del latte di Milano. Pianta piano rialzato.


1, banchina ricevimento latte in bidoni; 2, laboratorio chimico di analisi; 3, salonne di ricevimento latte e lavaggio bidoni; 4, banchina di ricevimento latte in autobotti; 5, uffici fornitori latte; 6, ufficio tecnico; 7, sala riempimento bidoni; 8, passarella reparto compressori; 9, banchina carico bidoni; 10, banchina resa vuoti; 11, sala di accumulo materiali resi vuoti; 12, reparto imbottigliamento - sezione lavaggio materiali sporchi; 13, reparto imbottigliamento - sezione riempimento, capsulamento ed incestellamento; 14, cella frigorifera; 15, banchina distribuzione; 16, reparto sterilizzazione; 17, ufficio distribuzione; 18, ingresso; 19, infermeria; 20, magazzino; 21, sala accesso ai sotterranei; A, trasportatore a catena per cestelli; B, decestellatrice automatica per bottiglie vuote; C, impianto di lavatura e sterilizzazione bottiglie; D, impianto di lavatura cestelli; E, controllo bottiglie; F, gruppo di riempimento e capsulamento bottiglie; G, incestellatrice automatica per bottiglie piene; H, apparecchi Sturza per la sterilizzazione del latte imbottigliato; I, piano dincestellamento bottiglie latte sterilizzato; L, gruppo di riempimento e tappatura bottiglie latte sterilizzato; M, trasportatore a catena per bidoni; N, stazione svuotamento bidoni; O, impianto lavaggio, sterilizzazione ed asciugatura bidoni.

12

13 11

14 15 8 7 5 4

10

Fig. 6 - Centrale del latte di Milano. Sezione.


1, banchina resa vuoti; 2, nastro trasportatore cestelli; 3, decestellatrice automatica per bottiglie vuote; 4, impianto di lavaggio cestelli; 5, impianto di lavaggio e sterilizzazione bottiglie; 6, controllo bottiglie; 7, gruppo di riempimento e tappatura bottiglie; 8, incestelllatrice automatica per bottiglie piene; 9, cella frigorifera; 10, banchina di distribuzione; 11, ammezzato, 12, serbatoi di accumulo e sosta latte crudo. 13, impianto di pastorizzazione sistema Stassano ; 14, serbatoi di accumulo e sosta latte pastorizzato; 15, passarella

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COSTRUZIONI RURALI
Le costruzioni rurali comprendono i fabbricati e manufatti utili all'esercizio dell'azienda agraria. Limitandoci ai fabbricati li classificheremo: - fabbricati per l'abitazione di persone; - fabbricati per il ricovero di animali; - fabbricati per il deposito e conservazione di prodotti ed attrezzature; - fabbricati accessori. CENNI GENERALI L'agricoltura in genere, ma in special modo quella italiana sta attraversando un periodo di transizione da un'attivit di tipo tradizionale ad una di tipo industriale. Si cerca di diminuire e ridurre la mano d'opera. Se nelle grandi aziende, che si volgono sempre di pi ad una produzione specializzata (carne, latte, cereali, frutta. ecc ) e che utilizzano sempre pi il mezzo meccanico ci sta gi avvenendo, il problema rimane grave per le piccole e medie aziende. Questi assillanti problemi economici generano nuove tendenze e tecniche agricole che si rivelano talora utili, talora non economiche. Le nuove concezioni comportano un continuo riesame delle costruzioni agricole. Scompare la tradizionale tipologia dei fabbricati rurali: nei contempo edifici funzionati e rispondenti a reali utilizzazioni fino a ieri, sono oggi superati. necessaria per il progettista la costante consulenza e collaborazione del tecnico agrario. Assume molta importanza che ogni costruzione nuova o risistemata, sia progettata secondo un piano organizzato e con un piano finanziario ben preciso. Il costo delle costruzioni deve rimanere basso. Si cercher di utilizzare materiali che richiedano poca manutenzione e che possono essere reimpiegati. Si adotteranno costruzioni che possano avere, senza grandi spese di trasformazione diversi successivi impieghi, a seconda delle necessit aziendali, strutture prefabbricate e smontabili, coperture in materiali leggeri e riutilizzabili (cerrento amianto, lamiera) divisioni interne mobil, e sottili, riduzione serramenti, utilizzazione di materie plastiche, ecc. Da questi pochi, cenni risulta chiaro come sia difficile una trattazione precisa di una materia cos fluida. Ci limiteremo a fornire dati il pi possibile certi di questo momento. La trattazione che segue fa sempre specifico riferimento allo schema generale. Accanto allo schema teorico vogliamo qui presentare alcuni tipi di schemi reali di aziende agrarie. un elenco evidentemente incompleto per il numero elevatissimo di tipi aziendali in cui si differenziata l'azienda rurale nei vari paesi, a causa di fattori, ambientali, di tipi di conduzione agraria, di distribuzione fondiaria, ecc., ma che pu far vedere come i collegamenti espressi nello schema precedente vengano realizzati.
PRODUZIONE vino DEPOSITO TRASFORMAZIONE VENDITA

d
olio ortag. frutta legna cereali tuberi paglia

e p o i t i
dep. fieno dep. insilato dep. foraggio fresco dep. mangimi vari dep. concime sementi concimi attrezzi macchine trattori carburanti abitazioni Fig. 1 - Schema generale teorico dell'azienda agricola anim.cortile ovini equini reddito allevamento suini prep. mangimi ingrasso stalle latte carne vendibile prodotti vari vendibili

foraggi

sala mungitura letame camere elaborazione latte latte vend.

acquisti dall'esterno officina meccanica carburanti e vari

fienile

porcile

concimaia tettoia carri dep. prep. mangimi stalla bovini portico stalla

abbeveratoio portico

scuderia polli

concimaia forno rustico coloni

aia granai casa fittabile

LEGENDA
case di abitazione box e isolame. bovini

suini

ovini

case coloniche Fig. 3 - Schema distributivo di corte lombarda

Fig. 2 - Progetto azienda agricola da 20 ha

stalle bovini

depositi attrezzi tettoia granai fienili depositi faraggi stalla ricovero bovini ingrasso aia pollai rustici scuderia e bovini lavoro stalla lattifere case salariati

pollami e animali da cortile

stalla bovine latte sale mungitura camere latte cantine vini depositi frutta recinto

porcili

scuderie

sili

mungitura dep. latte

portico

ovili

concimaia

Aziende svedese

Fig. 5 - Cascina piemontese da 60 ha

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COSTRUZIONI RURALI
FABBRICATI PER LABITAZIONE DI PERSONE
FABBRICATI PER L'ABITAZIONE DI PERSONE Tendono a liberarsi dalla molteplicit di compiti loro attribuiti un tempo e tendono ad assumere una pi chiara fisionomia di abitazioni pure e semplici. Solo quando la casa rurale conserva il tradizionale compito di casa colonica si presenta come un edificio bifunzionale, costituito dall'abitazione dei colono e dai locali strumentali. Questi fabbricati possono essere cos classificati: case tempporanee Fabbricati case per salariati per l'abitacase per- case per contadini zione manenti abitanti in borgate case coloniche CRITERI GENERALI DI PROGET-RAZIONE Ubicazione ed orientamento. - Si tenga presente: - direzione falda idrica - scolo acque piovane - razionale smaltimento rifiuti - soleggiamento - direzione venti dominanti - camere abitazione e soggiorno orientate sempre Sud-Sud Est. Eliminazione dei rifiuti Con pozzi neri; con fosse settiche; con fognatura sfociante in fossa raccolta della concimaia. CASE TEMPORANEE Servono a dare alloggio a gruppi di braccianti (mietitori, mondariso) oppure ad intere famiglie di operai avventizi. Dovranno comprendere:

Fig. 18 - Alloggio -tipo abbinabile di una casetta per soci di una cooperativa agricola a Conde-sur-Vire (Francia).
Il sottotetto esistente al disopra dei locali accessori (cantina, cucina e bagno) accessibile e serve come deposito. Ad ogni alloggio sono ammessi m 1000 di terreno con un pollaio ed una conigliera.

mero' di camere necessario ad ogni famiglia. Pertanto il raggruppamento degli alloggi deve permettere un facile scambio di vani a seconda dell'entit dei nuclei familiari. Questo genere di Fig. 6 - Casa per braccianti stagionali a Firebaugh (California) abitazioni si avvia sempre di pi ad locali dormitorio divisi per sesso, cu- assomigliare alle abitazioni cittadine. cina, refettorio, servizi igienici, letti a Negli esempi migliori dal punto di vista cuccette, (eventualmente sovrapposti) dell'igiene e delle comodit ogni casetta prevedere armadietti, individuali. for- comprende due o al massimo quattro mazione di un angolo soggiorno. alloggi su uno o due piani, ogni alloggio indipendente e corredato di serCostruzione CASE SALARIATI vizi. Materiali - tradizionali: pietra, mattoni. Servono per lavoratori a contratto fisso Negli alloggi raggruppati a schiera, Fondazioni - fondazioni isolanti con per due o pi anni. pu essere utile che taluni servizi (forno, materiale impermeabile. Difficile prevedere con esattezza il nu- lavatoi, ecc.) siano raggruppati, in un Muri - se di pietra spessore min. cm 40, fabbricato a parte di uso comune. Da A se di mattoni cm 30. evitare l'uso comune di latrine e bagni. Muri divisori - in laterizi, spessore cm 15. Intonaci - malta di calce o cemento. 8 7 6 Zoccolo - cemento lisciato od altro ma3 4 teriale purch lavabile. 5 B Travature - legno, ferro. cemento ar1 1 1 2 mato. Fig. 9 - Abitazione a due piani per salariati fissi Pavimento - in mattonelle (graniglia o con servizi completi (Francia) grs o in mattonelle laterizio). 1. camera; 2, soggiorno; 3, cucina; 4, wc; 5, Finestre - sezione netta non inferiore a eventuale wc; 6, granaio; 7, lavanderia: 8, le1110 della superficie del pavimento. gnaia Altezza locali - non meno di m 3, per C zone montane pu essere ridotta CASE PER CONTADINI 260280. ABITANTI IN BORGATE Difesa umidit del suolo. - InterposiQueste case non hanno carattere zione tra fondazioni e strutture sovraSpiccatamente-rurale quando Sorgono stanti di uno strato di materiale isolante. Fig. 7- Due tipi di alloggi per un villaggio di operai agricoli in borghi di servizio destinati ad appogSe non esistono cantine, il pavimento nell'Herault in Francia (arch. Bossu, Debarre e Trudon 1948) giare le unit coloniche sparse. Hanno piano terra sia sopraelevato dal piano Nel caso pi semplice gli alloggi sono abbinati come vedesi in A; una specifica destinazione rurale campagna di cm 3050 poggiante su volendo aggiungere due camere da letto o due locali sottotetto, si quando servono a dare alloggio aiconil primo piano riempimento di ghiaia, pietrisco, o me- pu costruire sul pianterreno Apiano si fa uso B. Volendo realizzare tadini residenti in borghi residenziali. alloggi grandi, ma su un solo della soluzione C. Le scale esterne ai fabbricati servono per scendere alla cantina. glio su vespaio aerato.

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COSTRUZIONI RURALI
FABBRICATI PER LABITAZIONE DI PERSONE

Fig. 11- Piazza di una delle cassette della borgata S. Cataldo

A quasi tutte le casette annessa una stalla. Il tipo maggiore comprende tre poste, un magazzino ed una tettoia. Il lotto di terreno assegnato a ciascuna casetta di circa m 800 di cui 1/4 occupato dalla costruzione.

Fig. 10 - Casa Borgo "La Martella" Piante del pianterreno di due alloggi diversamente orientati Gli alloggi constano di un tinello, tre camere da letto, armadio a muro, bagno e lacali di deposito; gli annessi sono costituiti da una stalla per tre capi e da pollaio, fienile e tettoia. Ogni alloggio dispone di un cortile-aia e di un appezzamento di terreno di m 700 circa.

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FABBRICATI PER LABITAZIONE DI PERSONE
CASE COLONICHE Numerosissimi sono i tipi di case coloniche: ci limitiamo a dare criteri generali e fornire alcuni esempi. Camere da letto. Il numero dovrebbe essere uguale a 3/4 delle persone adulte componenti la famiglia. Camere indipendenti di superficie media m 15, altezza camera m 2,80 3. Cucina. La cucina rappresenta il centro della casa coloCucina nica. Deve avere possibilit di rapida comunicazione con tutto il complesso aziendale e di sorveglianza dellesterno. In talune zone la cucina viene separata dal soggiorno. Generalmente per ci non avviene e lo spazio di riposo viene ricavato nello stesso locale a lato della zona di pi intenso traffico. opportuno differenziare, o separare i servizi accessori della cucina (locale cottura, acquario, dispensa, forno, ecc.) La cucina nella casa colonica deve essere la pi ampia possibile. Per il dimensionamento della cucina si pu usare la seguente formula empirica: S= 20+1,50 (N-4) dove S= superficie in m N= numero abitanti
0 5

C 5 4 3 2 1

5
0 5

Fig. 14 Ente Colonizzazione Delta Padano. Casa colonica di tipo medio. A, pianta piano terra; B, pianta primo piano; C, fronte N.O. 2 2

Fig. 15 Ente Colonizzazione Delta Padano. Casa colonica di tipo piccolo. A, pianta piano terra; B, pianta primo piano; C, fronte N.O.

Fig. 12 Casa per ortolani - Chioggia (arch. P. L. Giordani) 1, cantina; 2, pranzo; 3, cucina; 4, bagno; 5, camere letto. Nel sottotetto ricavato un deposito.

Fig. 16 Casa rurale a S. Ilario d'Enza 1, stalle; 2, cantine; 3, ricovero macchine; 4, cucina; 5 soggiorno. Al piano superiore del corpo di fabbrica a sinistra sono sistemate le camere da letto con w.c. 10,50 4,60 20,50

10,00 8,74 2,96 12,31

Fig. 13 Uno dei tipi di case rurali scudiati dall'Ente Colonizzazione Delta Padano Si sono previsti per ora soltanto un alloggio per 910 persone pari a 4,55,5 unit lavorative, una stalla per 10 capi grossi bovini, un portico ed una concimata si rimandato ad un secondo tempo e possibilmente all'iniziativa degli assegnatari la costruzione delle tettoie, dei siti, dei pollai e dei proservizi in genere. Fig. 17 Case ETFAS in Sardegna

Fig. 18 Casa Ente Maremma (tipo Bottaccia)

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FABBRICATI PER IL RICOVERO ANIMALI
FABBRICATI DESTINATI AL RICOVERO DEGLI ANIMALI
ALLEVAMENTO CON STALLA DEL TIPO TRADIZIONALE E RECINTO ALL'APERTO PER IL PASSEGGIO stalla a poste fissa box vitelli e toro sala mungitura
Le cunette per l'eliminazione delle orine siano facilmente putibili ed i pozzetti di raccolta muniti di chiusura ermetica. Nelle stalle per vacche da latte siano previsti locali separati per la mungitura, lavaggio e deposito bidoni, per conservazione del latte per servizi mungitori. Larghezza delle poste Animali adulti................... m 1,001,30 Vitelli................................ 0 ,801,00 Lunghezza poste Normale...............................m 1,802,30 All'americana (zona defecazione esclusa)............................ 1,5O 1,75 Le stalle non devono comunicare con porte con locali di abitazione. Le finestre o porte della stalla sulla stessa facciata devono distare almeno m 3 da aperture di locali di abitazione. Se la stalla contigua alla casa, fra i due fabbricati va fatto un muro tagliafuoco che li separi interamente, e si prolunghi di m 1,50 oltre il tetto. Cubatura minima per capo da assegnare alle stalle In zona di montagna m 10/capo adulto da ingrasso. In clima caldo m 24/capo adulto da ingrasso. In clima temperato m 15/capo adulto da ingrasso. Per vacche lattifere, aumento / volume 30 40%. Pendenza della posta ordinaria Pavimenti in calcestrutto o laterizio 515 %..Pavimenti in piestra o selciato 2030 %. Nel caso di poste all'americana (di cui si vedr in seguito) la pendenza della zona di defecazione (separata dalla posta) sar del 5060 % . Dati tecnici sulle poste e mangiatoie. - Il piano della posta deve essere sopraelevato di cm 15 25 sul piano di campagna, per mezzo di vespaio. La posta pu essere pavimentata in laterizi pieni di coltello o di forati ricoperti di calcestruzzo o in calcestruzzo granuloso, in biocchetti di legno, o in speciali tavelloni di cotto rigati, in gomma. Misure dei box Per toro e per partorienti... m 3,00 x 3,50 Per vitelli m 26/capo.... m 3,00 x 3,00 5,00x5,00 (questi ultimi non sono per animali singoli). Misure delle corsie di servizio Per stalle semplici..........m 1,40 1,80 Per stalle doppie............ 1,702,20 Misuradellacorsia(pedonale)dialimentazione..m0,801,20 Porte delle stalle Le porte di accesso alla stalla vanno regolate: a) per il passaggio di un carro agricolo............................... m 1,702,20 b) per il passaggio di animali 1 capo adulto............... 1,201,50 1 coppia aggiogata......... 2,002,40

Edifici costituenti gli strumenti per attuare il razionale allevamento e l'utilizzazione degli animali e dei prodotti da essi derivanti. Si dividono in fabbricati: per bovini; zona fienile per equini; recinto alimen. per ovini; per suini; per animali da cortile. mangiatoie e corsie alimentazione FABBRICATI PER BOVINI (STALLE) Fig. 23 - Tipo E In base al sistema di allevamento su classificano Superficie netta ricovero m 510/capo come segue: STALLE PER BOVINI DA: Superficie netta recinto m 2030/capo
latte di tipo tradizionale a poste fisse al chiuso con corsie di aliment. tipo mangiat. contro muro A B E F G H ingrasso stabulaz. libera a recinti e ricoveri coperti

Lunghezza mangiatoia esterna a tettoia per capo m 0,600,85 Superficie utile coperta= m 510/capo

di tipo misto tradizionale recinto

ALLEVAMENTO A STABULAZIONI LIBERA A RECINTI E RICOVERI COPERTI


recinto ricovero mangiatoia corsia alimentazione

Superficie utile coperta = m 510/capo Superficie all'aperto escluso tettoia alimen. = m 2030/capo ricovero recinto corsia alimentazione

Fig. 24 - Tipo F

SCHEMI DI DISPOSIZIONE DEGLI ANIMALI NEI TIPI DI STALLE AL CHIUSO


~ 1,00 ~ 1,90

Fig. 25 - Tipo G
Superficie come tipo precedente recinto ricovero recinto

1,802,20 Fig. 19 - Tipo A Tradizionale ad una sola fila, con corsia di alimentazione corridoio di servizio ~1,501,80 ~1,802,20 0,25 1,00 ~1,802,20 Fig. 20 - Tipo B. Tradizionale a doppia fila, groppa a groppa con corridoio di servizio centrale e corsie di alimentazione. ricovero corsia alimentazione

Fig. 26 - Tipo H
Valgono anche per questo caso le superfici come anzidetto per i tipi E, F e G. Le stalle-ricovero a stabulazione libera devono avere una altezza non inferiore a m 3, per permettere la pulizia meccanica.

Curare l'aerazione e ventilazione, l'isolamento termico e l'illuminazione. ~1,802,20 ~1,501,80 La facilit di lavaggio abbondante e pulizia di tutta ~1,501,80 la stalla. Le comunicazioni colla camera di preparazione dei mangimi, coi fienile, col silo, con la concimaia. Creare poste isolate per gli animali ammalati. ~1,25 Box separati per le vacche partorienti, per il toro, Fig. 21 - Tipo C. Tradizionale testa a testa con corsia per i vitelli. Prevedere un impianto di abbeveracentrale di alimentazione mento con tazzette fisse alle poste. ~1,00 l davanzali delle finestre devono essere a quota superiore a m 1,60 per evitare le correnti d'aria fredda sugli animali. Tutte le parti in ferro (strutture, serramenti, elementi separatori delle poste, prese d'aria, ecc.) consigliabile siano 0,60+1,00 ~1,20 ~1,90 zincate per evitare la forte corrosione. L'impianto elettrico, sia difeso dalla corrosionie. Le corsie di passaggio animali abbiano pavimento rugoso ~1,802,20 ~1,90 onde evitare cadute. necessario evitare spigoli vivi ed ogni parte sporgente. Le pareti siano rivestite per un'altezza di m 2, da intonaco impermeabile o piastrelle smaltate. ~1,501,80 Il pavimento sia impermeabile (calcestruzzo bacciardato, in gres, gomma ecc.). Fig. 22 - Tipo D. Multipla. Sopra la stalla non prevedere camere di abitaLarghezza posta: per animali adulti........m 1,001,30 zione, nel caso esistano il solaio deve essere impermeabile ai gas. per vitelli....................m 0,801,00 la mangiatoia sia di cemento lavabile. Per questo tipo di stalla l'altezza utile : La stalla sia intonacata e tinteggiata di azzurro da un minimo di m 2,20 per montagna ad un massimo di m 3,60 contro le mosche.

CRITERI DI PROGETTAZIONE

mattoni incementati allineati o a spina di pesce cm 4 calcestruzzo granuloso

laterizi forati

A
mangiatoia

sottofondo asfalto calcestruzzo

posta fossetta sottofondo corsia posta

fossetta asfalto calcestruzzo

corsia

B
Fig. 27 - A, due schemi di formazione poste; B, schema di canaletto. Unione tra la posta e la corsia

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FABBRICATI PER IL RICOVERO ANIMALI
Ventilazione delle stalle. La ventilazione avviene in modo naturale attraverso ampie finestre. Si consigliano finestre a vasistas o a bilico. Ottimo il tipo finestra-aeratore a doppio flusso (Gerlach). Un buon tipo di finestra per stalle pu essere quello rappresentato nella fig. 35. Non essendo generalmente sufficiente l'aerazione normale si ricorre a diversi sistemi di ventilazione, allo scopo di poter regolare la temperatura sui 1520 C. Il ricambio d'aria pu essere calcolato da un minimo di m 30/h/capo in climi freddi a m 60/h/capo. Il ricambio d'aria si pu ottenere con condotti di aerazione. I sistemi possono essere tre: - sistema King - sistema Rutheford - sistema a convenzione. Eliminazione delle orine. - L eliminazione del liquame di scolo delle poste avviene convogliandolo entro una cunetta intonacata con cemento lisciato, posta al fondo della posta, Una pendenza forte facilita lo smaltimento, ma per stalle lunghe determina un abbassamento eccessivo del fondo che pu risultare pericoloso per gli animali. Le cunetta devono avere sezione ampia, raccordata dolcemente al pavimento. Nelle grandi stalle, le cunette sono quasi sempre coperte con griglie mobili in laterizio o calcestruzzo e quindi possono avere elevate pendenze. lnconveniente delle cunette coperte la difficolt di pulizia. Per l'eliminazione all'esterno delle orine si praticano due sistemi: a) facendo sfociare in canaletto, a pendenza progressiva. in un unico sifone esterno alla stalla; b) raccogliendo ogni m 6 8, lungo il canaletto, il liquame in piccoli condotti trasversali che
uscita aria impura

larghezza posta 100 130

1,60

1,60 0,25 1,10

0,650,70

canaletto continuo a sezione curva facilmente pulibile con il forcone

entrata aria valvola di regolazione

mattoni forati
~1,00 0,80 0,90 2,00 2,30

~0,25 ~1,30

Fig. 33 - Schema di ventilazione secondo il sistema King


uscite aria viziata

Fig. 28 - Sezione di stalla semplice a posta lunga


~1,00 ~0,80

aria pura

Fig. 29 - Sezione di posta all'americana con zona di defecazione ribassata

Fig. 34 - A, schema di ventilazione secondo il sistema Rutherford; B, schema di di ventilazione a convenzione 1, canna di camino isolata con doppia parentina in legno riepmpita di lana di vetro e rivestita internamente di cartone catramato.
aerazione supplementare

1,40

mangiatoia
0,35

A B

1 animale
~1,20 0,20 0,350,45 0,30 ~0,25

2,00 2,30

0,65

Fig. 30 - A, stalle di vecchio tipo (senza corsia di alimentazione); B, schema di rastrelliera La rastrelliera ha la funzione di impedire la la dispersione del foraggio sulla lettiera.
acqua catena a collare scorrevole abbeveratoio a tazza

aerazione supplementare

Fig. 35 - Tipo di finestra per stalla

~0,70 ~1,05

flusso superiore flusso inferiore

Fig. 36 - Finestra per stalla tipo Gerlach

griglia
~0,20

catena fissa mangiatoia

fianco lamiera valvola regolabile

Fig. 31 - Schema di attacco alla mangiatoia con abbeveratoio

Fig. 37 - Esempio di presa d'aria a parete

leva di richiamo alla valvola per pressione del muso animale

montanti generali rastrelliera

A
ogni 10+12 m

scarico

B
5+6 m 5+6 m

alimentazione

Fig. 32 - Abbeveratoio a tazza automatico a pressione

Fig. 38 - A, schema ubicazione camini stalle semplci; B, schemi ubicazione camini stalle doppie

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vento vento aria viziata

sifone fogna A

canaletto pozzetto raccolta concimaia sifone B

gocciolatoio per la condensazione

Fig. 40 - A, schema di canaletto aperto per stalla semplice B, schema di canaletto aperto per stalla doppia

aria viziata

B
griglia in ghisa

A
pozzetto raccolta

canaletto

~0,40 ~0,35

pozzetti ispezionabili fogna

al pozzetto concimaia strato impermeabile A

A tubo flessibile tubo girevole stalla pozzetto d'ispezione B pozzetto depuratore cuffia

pozzetto a sifone concimaia

pozzetto a sifone fogna pompa liquame concimaia dep. liquame concimaia B pozzetto di raccolta concimaia
5 + 6m

canaletti a pi della posta

Fig. 42 - A, schema di semplice pozzetto in calcestruzzo per raccolta parziale. Le tubazioni possono essere di cemento, di eternit, meglio ancora di gres; B, schema generale dello scarico dei liquidi delle stalle con pozzetto depuratore. Si raccomanda di usare sempre sezioni sovrabbondanti.

Fig. 41 - A, esempio di fogna semplice esterna; B, esempio di fogna doppia esterna

scaricano in una fogna longitudinale con pozzetti a sifone nel punto di immissione. Questa fogna scaricher poi in un pozzetto di raccolta accanto alla concima e separato da altro pozzetto, destinato alla raccolta dello scolo della concimaia stessa.

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TETTOIE ALIMENTAZIONE PER STABULAZIONE ALL'APERTO copertura in cemento amianto strutture ogni 1.802.20 1.701.80 posta 0.400.50 rastrelliera in legno mangiatoia corsia di alimentaz. 6 8 6 6 6 7 10 3 0.600.70 1.501.70 Fig. 43 - Un esempio di semplice tettoia in struttura di legno Fig. 46 - Schema del processo di trasporto a ciclo continuo del latte proveniente dalla mungitura presso la posta 4 2 5 11 1

0.13 0.18 0.70 0.40 0.15 p= 15% 0.95 Fig. 44 - Esempio di sezione di una mangiatoia

1, rubinetto per lavaggio tettarelle; 2, valvola di sicurezza; 3, serbatoio del vuoto; 4, vuotametro; 5, scatola di controllo control box ; 6, rubinetti presatori pulse tap ; 7, valvolina condensa; 8, rubinetto aria per lavaggio tubazioni; 9, interruttore per motore; 10, interrutore attacco corrente per control box ; 11, presa di corrente per filo a terra per control box .

0.00 0.96 0.84 3 2.00 0.84 3 0.96 2.00 3.00

0.90
1.50

2 1.70

0.15

2.50 2

0.30 0.91 0.45 tubo 2" 1 2 2 30 34

0.85 2.37 2.50 0.90 3

Fig. 45- Sezione di abbeveratoio in c.a. (specialmente usato per stabulazione all'aperto) 2 2 2.37

Mungitura meccanica Presenta notevole risparmio di tempo e di fatica rispetto all'antico sistema a mano. Viene praticato in quattro modi: a) alla posta, che viene dotata di attacchi per l'impianto del vuoto necessario alla Mungitura e condotti per il trasporto latte. l dispositivi meccanici sono collocati in apposito locale; b) alla posta, mediante dispositivi montati su carrelli mobili; c) in apposite sale di mungitura, a cui si fanno affluire due volte al giorno le bovine a stabulazione fissa, con notevole miglioramento delle condizioni igieniche, degli animali, cos costretti ad un movimento salubre; d) in apposite sale, per bovine a stabulazione libera all'aperto, con creazione di un ciclo di mungitura-alimentazione, distribuito come risulta dai vari esempi prodotti. La sala di mungitura. - La sala di mungitura sta assumento una grande importanza specialmente nella allevamenti all'aperto, dove viene a costituire il perno di tutto il sistema di allevamento. Caratteristiche sala di mungitura. Posizione generalmente baricentrica rispetto ai ricoveri. Zona attesa vacche

Fig. 48 - Sala di mungitura a 2 poste in tandem 1, fossa mungiotore; 2, poste; 3, piano inclinato accesso animali 4, locale attrezzature.

3 0.00

3 2.00

5.50 4 3.50

2 2 3 2 0.00 -45 -40 0.00 1.70 1.80 1.70

34

Fig. 47 - Esempi di sale di mungitura A, pianta; B, sezione. 1, fossa mungiotore; 2, poste; 3, piano inclinato accesso animali

Fig. 49 - Sala di mungitura a 4 poste ad U 1, fossa mungiotore; 2, poste; 3, piano inclinato accesso animali; 4, locale attrezzature.

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ancora da mungere ampia onde evitare incidenti (2 4 m/capo). Possibilit di suddividere le bestie in gruppi successivi. Adduzione esterna del bestiame con percorsi obbligati non pi larghi di m 1. Circolazione entrata ed uscita a senso unico. Porte entrata ed uscita non > m 1 . Corridoi circolazione interna animali non pi larghi di m 1. Poste mungitura allo stesso piano corridoio con apertura e chiusura comandata dalla fossa mungitore. Fossa mungitore ribassata circa cm 50
SALA DI MUNGITURA pulsatore vuoto SALA RACCOLTA LATTE

pompa a vuoto

filtro

gruppo mung. latte

vasca refrig.

Fig. 50 - Sezione di sala mungitura con trasporto automatico del latte

dal piano poste. Rivestitura pareti e pavimento materiale facilmente lavabile. Eliminazione parti sporgenti e spigoli vivi.

Locale per raccolta latte e lavaggio fusti separato dalla sala. Servizi spogliatoio e wc mungitori. Impianto acqua calda generale.

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mungitori dep. spogl.

5.10

sala macch. lavaggi

2 5.10 2 2.40 2.40 1 2 zona coperta corrid. uscita soffitto a camera d'aria recinto zona attesa (coperta) mangiatoia cancello zona coperta

recinto

zona coperta 2.00 recinto mangiatoia Fig. 54 - Schema di funzionamento di una stalla a stabulazione libera con sala mungitura centralizzata e funzionamento automatico (ing. G.Cappa Bava). Si esamina qui la met dell'insieme. ESEMPI DI STALLE DEI VARI TIPI
8

ricoveri coperti mangiatoia

Fig. 51 - Particolari costruttivi di sale per mungitura. Stazioni Sperimentali di Agricoltura Engineering nel Nord America 1, fossa mungitore; 2, poste; 3, accesso animali.

3 1
6

6 7 3

6 2

2
6 6

Fig. 52 - Stalla tradizionale per 6 animali. 1, ricovero bovini; 2, erbaio, mesticaio, trinc Agricoltura Engineering nel Nord America

Fig. 55 - Stalla tipo B 1, vacche; 2, manze; 3, toro; 4, vitelli da latte; 5, vitelli slattati; 6, corsia di alimentazione; 7, passaggio carrabile; 8, silo.
5 9 10 6

1 1

3 7 8

12 11 5

Fig. 57 - Schema di stalla tradizionale con annnessi. Disposizione testa a testa (Tipo C) 1, concime coperte; 2, vitelli; 3, vitellini, 4, vacche; 5, carro di foraggiamento su rotaia; 6, prep. alimenti; 7, 30 vacche; 8, carro per allontanemento letame; 9, linea aerea trasporto latte; 10, silo; 11, latteria; 12, fienile.

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2 1 27.50 4

2 2

3 1

73.25 Fig. 58 - Esempio di stalla del Tipo D a poste multiple 1, poste per lattifere (totale 176 capi); 2, recinto vitelli; 3, corsia di alimenntazione; 4, corsia di servizio.

Fig. 56 - Esempio del tipo F 1, recinto coperto; 2, sala mungitura; 3, deposito latte. N 8.25

7.68 pagliaio o fienile 1.68 6.70 griglia

prep. mangimi

zona parto

mangiatoia fissa

area di riposo

grigliato

sala mungitura

recinto 2

abbeveratoio

101.00 Fig. 59 - Esempio di stalla tradizionale a due file Tipo G Grande complesso in costruzione nell'azienda a Gariga (Piacenza) per la stabulazione libera di 70 capi grossi e 20 vitelli (Morteo - Comansider). Sono visibili i pilastri in c.a. e le strutture portanti in acciaio; al centro la sala per mungitura a 6 stalli. Nella zona di alimentazione gli animali appoggiano su un pavimmento grigliato con sottostante cunicolo di raccolta delle deiezioni.

6 7

8 9 Fig. 57 - Schema planimetrico di stalla libera predisposto dalla Stazione di Sperimentazione per l'Indiana, USA. 1, zona di riposo; 2, zona destinata all'alimentazione; 3, rastrelliera per fieno; 4, recinto scoperto pavimento; 5, zona attesa; 6, stalle per partorienti; 7, vitelli; 8, sala mungitura; 9, latte; 10, silo.

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12 12 13 7 6 10 11
4,20

9,00
11

22,70

8,50

4,50

4,90

4 4 6
aspor-

4,20

4,35 4,50

4 2 2

5
4,54 4,80

20,00 5,50

8 9

5,50

1
18,60

10

Fig 63 Esempio del tipo G. Azienda a Viarolo di Golese (Parma)


Si rappresenta una delle due stalle costruite nella medesima azienda. In una stalla tradizionale di recente costruzione della quale si vedono le due file pilastri che delimitavano la corsia centrale, la trasformazione avvenuta adattando a corsia carrabile di alimentazione (sopra) quella che era una fila di poste, a zona centrale di alimentazione quella che era la corsia centrale, a zona di riposo (sotto) quella che era unaltra fila di poste. 1, recinti tori; 2, tori; 3, corsia carrabile di alimentazione; 4, poste; 5, cunetta; 6, porticato; 7, mungitura; 8. latte; 9, macchine; 10, recinti vitelli.
29,00 1 18,00 18,00 29,00 1

Fig. 61 - Planimetria di una stalla libera ne Michigan con struttura in pali di legno.
1, zona di riposo; 2, maternit (recinzioni tabili); 3, sala mungitura; 4, stanza latte; 5, ingresso invernale; 6, ingresso estivo; 7, recinto scoperto pavimentato; 8, mangiatoia per insilato; 9, bestiame giovane; 10, area alimentazione; 11, deposito fieno; 12, sili; 13, stanza per racclta insilati.

20

2 3

13

19

1
12

5 9 6

10

6,00 11 24,00 1

18

Fig. 64 - Progetto ideato dall'Ispettorato Agrario di Milano e messo gratuitamente a disposizione degli interessati. Progetto per stalla all'aperto per 100 bovine da latte Tipo H.
1, recinto; 2, ricovero; 3, corsia carraia per alimentazione; 4, mungitura.
17,00

17,00 aeratore scarico paglia scarico foraggio razione giornaliera di fieno vetro retinato

8,00

5,40

5,40 0,10

III
pav. terra abbeveratoi automatici lettiera permanete

IV B
17,00 pav. terra

pav. 0,40 cemen.

pav. cemen.

I
3 12 4 6 7 5

Fig. 62 - Esempio del tipo G. Progetto per stalla all'aperto per bovini da ingrasso, o da allevamento (capacit 80 capi, per climi freddi)
1, recinti coperti; 2, deposito foraggio e paglia; 3, recinto esterno pavimentato; 4, recinto esterno erboso; 5, mangiatoia esterna per insilato ed erba; 6, tramoggia esterna di alimentazione per mangimi; 7, mangiatoia interna foraggi secchi con rastrelliera; 8, silo; 9. carro erba accostato alla tramoggia; 10, cisterna per deiezione e lavaggi; 11, botola per prelievo liquame; 12, abbeveratoi automatici; 13, rastrelliera fissa trasversale recinti interni; 14, recinto esterno accesso locale di controllo; 15, locale controllo e pulizia aniamli; 16, bilancia controllo peso individuale; 17, cancello di accesso al recinto; 18, staccionata recinti esterni in legno di castagno; 19, muro frontale ai recinti interni; 20, corridoio di servizio recinti interni; 21, ufficio.

II

Fig. 65 - Stalla aperta per 80 lattifere. Tipo H


1, pensilina cons. latte; 2, camera del latte; 3, lav. bidoni; 4, fossa mungitore; 5, infermeria; 6, box; 7, recinto toro.

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FABBRICATI PER IL RICOVERO ANIMALI
FABBRICATI PER EQUINI Comprendono i locali, destinati, al ricovero degli equini (scuderie). Le scuderie nell azienda agraria hanno sviIuppo molto limitato), essendosi da ritenere l'allevamento dei cavalli, e specie di quelli di razza, un'organizzazione specializzata, fine a se stessa. Il caso che si pu verifcare in seno alla fattoria, pi frequentemente quello della scuderia per pochi capi, da lavoro. Queste scuderie sono ad una sola fiIa di posti, o raramente a doppia fila. Dimensionamento delle poste e annessi possono essere le seguenti:
lunghezza della posta compresa la mangiatoia........................ larghezza posta/capo............. larghezza c.s. nel caso di separatori (battifianchi) fissi (a seconda del tipo e del pregio degli animali) larghezza corsia di servizio............ volume d'aria per capo................ altezza mangiatoia dal suolo........ altezza del fondo mangiatoia dal suolo....................................... larghezza................................. Rastrelliera lunghezza sbarre....................... larghezza................................. distanza tra fondo rastrelliera e orlo superiore mangiatoia larghezza utile delle porte........... box per fattrici........................... m 2,753,00 1,401,700

0,50
0,30 mensole

1,00

Fig. 68 - A particolare di posta per scuderia con primo tratto orizzontale; B particolare di rstrelliera, mangiatoia ed attacco ad anello scorrevole. rastrelliera portabiada

m m m

1,503,00 1,702,20 2040 1,01,20 0,800,90 0,500,60 0,500,70 0,400,60 0,400,50 1,201,40 1216

0,600,80 (per qualche caso anche m 0,801,00 per razze di grossa taglia); per i montoni la superficie alquanto superiore (m 1,502,00). ll volume risulta di circa m 13/capo (pu ridursi specie in zore di montagna). L'arredamento dell'ovile si riduce a semplici rastrelliere (per foraggio fresco o secco) di legno, semplici o doppie, da disporsi le prime parallelamente, le seconde perpendicolarmente ai muri perimetrali, le rastreIIiere sono spesso combinate con greppie (per mangimi minuti). Si calcola: che occorrano m 0,50 di lunghezza di greppia per ogni capo; che la rastrelleria abbia unaltezza di m 1,40 dal pavimento; che la greppia abbia una larghezza di m 0,25 una profondit di m 0,15 e che il suo orlo abbia unaltezza di m 0,300,50 dal pavimento, a seconda della taglia delle pecore. Se le rastrelliere sono semplici basta uno spazio di m 2 (in senso perpendicolare); se sono doppie, fra l'una e l'altra rastrelliera occorrono almeno m 4. Gli ovili-tettoia possono essere formati da costruzioni semplici e recinte con muretti, steccati, incannucciati, ecc.; possono realizzarsi, se il clima asciutto o piuttosto caldo, come nell'Agro Pontino, in Puglia, Sardegna, ecc., mediante porticati in muratura, aperti da uno o da tre lati, ma chiusi dalla parte dei venti pi freddi dominanti (generalmente venti settentrionali).

Fig. 69 - Mangiatoia metallica e rastrelliera in tubo per scuderie (animali di pregio). 3,00

mungitoio

tettoia

cortile m 230
pastore attrezzi

Cunette di scolo. - Debbono essere impermeabili (generalmente di calcestruzzo di cemento, intonacato a cemento), facilmente pulibili con spigoli arrotondati: valgono le norme speciali indicate per le stalle. Pozzetti di raccolta (ai quali fanno capo le fogne che raccolgono , liquidi delle cunette). Sono di calcestruzzo o di muratura debbono essere intonacati a cemento avere gli spigoli, arrotondati, essere coperti a volta, o con soletta di cemento armato, essere munita di chiusino di pietra (preferibilmente doppio) e forniti di chiusura idraulica (sifone). La capacit del pozzetto deve essere di m 0,50,8 per ogni capo adulto. Attacco degli animali. generalmente fatto con fune a catena piuttosto lunga, fissata ad un anello sistemato al disopra della mangiatoia; per soggetti vivaci si preferisce lattacco corto, dal basso con anello scorrevole o con contrappeso di ricupero. Per animali di pregio, giumente incinte, ecc., si usa sopprimere l'attacco, rinchiudendo lanimale in box della superficie di
mangiatoia selleria camera guardiano

tettoia
0 10 20

Fig. 70 - A, battifianco fisso in legno od in tubo metallico; B, battifianco mobile in legno. superficie di m 1216, ottenuti con divisori di legno o di ferro, od anche in muratura, rivestita di legno: quest'ultima, alta m 1,251,50 munita di sovrastante cancellata alta m 1 circa (altezza totale m 2,25 2,50 circa). Il pavimento dei box (mattoni di coltello) ha opportune pendenze verso l'esterno. Valgono per le scuderie tutti gli accorgimenti e le norme igieniche usati per le stalle bovini. Si raccomanda in special modo di evitare ogni possibile elemento sporgente ed ogni spigolo vivo. FABBRICATI PER OVINI(OVILI) richiesto ambiente asciutto, non ventilato e non troppo caldo. Il pavimento pu essere in calcestruzzo, asfalto, sollevato dal piano di campagna di cm. 2030. Pu essere costituito semplicemente da uno strato di terra battuta alto cm. 2025. Talvolta costituito da un graticciato in legno rialzato da terra. Si creano in altri casi delle poste rialzate continue contro i muri ed il resto si lascia senza lettiera. Il tetto pu essere in struttura leggera, coperto con eternit, lamiera, cartone catramato. Per i muri sufficiente uno spessore di cm 12 con pilastrini di rinforzo. Le finestre possono essere senza serramento (la chiusura eventuale si attua con mezzi di fortuna). molto importante per gli ovili il recinto per la sosta all'aperto. L'orientamento migliore Est-Ovest. Dagli esempi seguenti risulta la approssimativa classificazione degli ovili in : - ovili a ricovero chiuso: - ovili a tettoia. La superficie utile per capo si pu ritenere m

Fig. 71 - Esempio di ovile-tettoia a pianta chiusa


caseificio cucina

OVILE 400 PECORE portico 0 10 Fig. 72 - Ovile con portico ed annessi

19,60
camera cucina caseificio

pastori 8,00 mungitoio OVILE

OVILE 0 10

selleria

poste

mangimi

Fig. 73 - Ovile con abitazione, caseificio ed annessi

mangimi

box

1,20

Fig. 66 - A, scuderia semplice per pochi capi; B, schema di scuderia doppia selleria

2,00

A
infermeria

3,80+4,20

0,40 Fig. 74 - A, rastrelliera in legno con greppia (per ovini); B, passaggio ristretto per ovini.

3,80+4,20

Fig. 67 - Scuderia per animali di pregio A, scuderia a box; B pianta schematica di box

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FABBRICATI PER SUINI (PORCILI) Si dividono in porcili di ingrasso o di allevamento. I porcili di allevamento richiedono maggiori requisiti igienici (aria, luce, spazio). Requisiti fondamentali. - Il porcile deve essere molto asciutto, il pavimento impermeabile su vespaio ventilato, o su tavelloni. Deve essere soleggiato, luminoso, molto aerato. Ottimo l'orientamento Nord-Sud, temperatura interna 12 16 C, per i lattonzoli da 24 a 18 C a seconda dell'et. Per evitare alla scrofa temperature molto alte si fa uso per i lattonzoli (v. fig. 82) di una lampada a raggi infrarossi. Occorre un ricambio di Irta fresca di m 25/capo/ora. Il pavimento dev'essere costituito da materiali facili da pulire e disinfettare, zoccolo di raccordo alle pareti, le quali devono essere intonacate a cemento o piastrellate. Pendenza delle poste 3 7 %. Stallo diviso in due parti: una di stabulazione sopraelevata di cm 1 5, ed una per alimentazione e defecazione. Pavimento in calcestruzzo granuloso o mattoni di coltello o pianelloni di cotto forato rigati. Dimensioni: m 2,00/capo ingrasso m 2,00 4,00/capo da riproduzione m 3,00 5,00/scrofa con lattonzoli Lunghezza del truogolo per capo m 0,40 0,50. Larghezza corsie servizio m 100 1,50. Nel caso che le zone di stabulazione e defecazione siano distinte le superfici vanno raddoppiate. Ogni stalletto deve avere a disposizione un recinto all'aperto o cortiletto cintato, possibilmente pavimentato. Distanza dei porcili dalle case di abitazione m 15 20. Zone di recinto aperto superficie per capo m1,50 3,00. Altezza dei porcili m 2,00 2,70. Portine di accesso dai recinti m 0,70 0,90.

1.90 1.00 0.00


1.20 1.00

1.10 0.10
2.00

2.10 1.20 0.00

3%

0.70 2 3 2.50 1.40 2.10 1.10

2.00 1.00

2.50

Fig. 77 - Porcilaia di ripo danese ad una fila di stalli (5 o 10 capi a stallo) 1, corsia di servizio; 2, zona di alimentazione e di riposo; 3, zona di deiezioni. 2.10 1.10 0.00

0.40 Fig. 75 - Porcilaia di tipo tradizionale ad una fila di stalli (5 o 10 capi a stallo) 1, corsia di servizio; 2, zona di alimentazione e deiezioni; 3, zona di riposo.

1.10

2.10

1.80

2.10

1.10

1.00

2.50
2.00

4.505.00

2.50

Fig. 76 - Porcilaia di tipo tradizionale a due file di stalli

Fig. 78 - Porcilaia di tipo danese a due file di stalli

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305 305 4 4 1 2 3 4 4 1 2 3 4 4 4 4 6.80
215

6.80 4 3.80

PIANTA

Fig. 79 Sezione e porzione centrale di pianta per un porcile per un elevato numero di capi (Ingham) Complesso (28 stalletti) eventualmente prolungabile da ambo i lati; 1, ingresso carrabile; 2, camera miscela e cottura mangime; 3, caldaia; 4, stalletti; 5, corsia; 6, scolina; 7, pesatrice; 8, deposito alimentari.

truogolo corsia di servizio

sportellone oscillante in struttura tubolare in posizione di pulizia del truogolo zona di stabulazione zona di alimentazione SEZIONE 2.70

Fig. 80 - Particolare dello sportellone oscillante del truogolo

4 2.10 1 2

1.80

1 4

1.30 0.70 1.90

1.80

0.85 0.65 1.30 Fig. 83 - Stallo da parto di tipo classico 1, scrofa; 2, lattonzoli; 3, truogolo; 4, lampada a raggi infrarossi. Fig. 81 - Porcilaia a pianta esagonale per 200 suini all'ingrasso 1, truogolo principale; 2, zona di stabulazione; 3, zona di defecazione 4, truogolo supplementare; 5, pozzone nero. Nello schema in basso una composizione di quattro porcilaie a pianta esagonale con magazzino centralizzato per la conservazione e preparazione dei mangimi. L'alimentazione semiautomatica.

Fig. 82 - Stallo da parto di tipo inglese 1, scrofa; 2, lattonzoli; 3, truogolo; 4, lampada a raggi infrarossi.

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FABBRICATI PER ANIMALI 0.40 0.30 0.30 DA CORTILE E DI 2 PICCOLO ALLEVAMENTO 4 0.34 Si suddividono in: 1 0.40 - Pollai per gallinacei (polli, tacchini, 0.06 2 B faraone). C 5 0.34 1 - Recinti aperti con ricoveri copertoaperto per oche ed anatre (con va- 0.06 3 schetta per bagno). 6 2 0.40 2 1 - Conigliere. - Colombaie. 7 0.30 3 2 A POLLAI Di piccolo allevamento, di formatraFig. 87- Nido trappola A, sezione; B, lato pollaio; C, lato corridoio di servizio 8 dizionale o di grande allevamento 1, nido trappola; 2, abbeveratoio e mangiatoie; 3, muro divisorio 2 (fissi o mobili), ad 1, a 2 o pi plani in legno, in eternit su struttura In 23.50 legno, In muratura, metallici (americani). 9 10 Requisiti importanti: 3 4 5 6 7 8 - illuminazione sufficiente; B - aerazione artificiale mediante ae1 1 1 1 1 2 2 2 ratori a valvola regolabile; Fig. 90 - Pollaio per grande allevamento 1, recinti esterni; 2, box per 60 capi adulti; 3, corridoio di 28.00 - pavimento: battuto di cemento con servizio; 4, pulcinaia 100200 capi; 5, incubatrice; 6, desovrastante strato dl sabbia o terra Fig. 88 - Pollaio per grande allevamento pisito uova; 7, preparazione mangimi; 8, mangimi. 1, box per 100 ovaiole completo di posatoi e 15 nidi; 2, box fine; per 100 pollastre; 3, lavaggio; 4, preparazione mangimi; 5, desola rete metallica, per zone calde, - finestre insolazione: ampie, espoposito mangimi; 6, deposito uova; 7, selezione uova; 8, incubatricce; 9, batterie calde; 10, batterie fredde. con vetri per zone fredde, apribili a ste a mezzogiorno con chiusura In vasistas; - pareti: coibenti, intonacate a cemento. Si usano: eternit, tavelloni elegno; 2.50 2 4 5 1 - superficie calcolabile: m 6.00 0,100,15/capo se da pollaio serve A B solo da dormitorio; 5.00 m 0,3540/capo se viene usato Fig. 84 - A, abbeveratoio; B, mangiatoia 6.00 3 1 6.00 1 5.00 1 2 5.00 Fig 85 - Posatoi 6.00 1.00 35 35 38 Fig. 86 - Nidi semplici B A 4.00 6 3.00 Fig. 89 - Pollaio 9.00
0.70 1.50 0.80

come dormitorio e razzolamento; m 0,16 di nido ogni 45 galline, se i nidi sono nel pollalo come di frequente; B 1 A 4 A

1 2.50

B
A, pianta; B, sezione. 1, nangimi; 2, preparazione mangimi; 3, locale per gabbie al chiuso; 4, tettoia per gabbie all'aperto.

A, pianta; B, sezione. 1, corridoio di servizio; 2, nidi trappola; abbeveratoi, mangiatoie; 3, posatoi; 4, parchetto di cemento; 5, parchetto erboso; 6, aeratore.

Conigliera

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FABBRICATI PER IL RICOVERO ANIMALI
- temperatura interno pollaio consigliabile 15C. - se i polli sono lasciati, razzolaredevono avere a disposizione recinti esterni m 1020 capo, cinti con rete metallica alta m 2,00 a maglie rade. Siepi intorno ai recinti per riparo dal sole possibilmente ombreggiati da alberi, che potrebbero essere quelli di un frutteto. Fondo in parte erboso, in parte sassoso, con zone a sabbia, cenere, ecc., con abbeveratoio a vaschetta oppure a trougolo, anche in quelli, chiusi. Se possibile abbinare il pollaio al forno per avere caldo di inverno. Aperture per entrate m 0,20 x 0,30. Esistono pollai mobili e pollai fissi. Alcuni tipi prefabbricati In lamiera sono prodotti in America. deve essere di almeno m 0,50; - gli sportelli delle gabbie saranno solo posti superiormente; - le pareti delle gabbie saranno in rete metallica; - spazio utile per un maschio m 0,50 x CONIGLIERE 0,80; Per le conigliere bene rispettare al- - spazio utile per una femmina m 0,50 cune norme fondamentali: x 1,00: - il pavimento deve essere rialzato da - necessit dl nidi a parte: terra di almeno m 0,500,60 e costi- - massima pulizia e ricambi frequenti di tuito da stecche di legno distanziate lettiera per evitare epidemie. 12 cm; - l'altezza utile dell'interno delle gabbie

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FABBRICATI PER IL DEPOSITO E LA CONSERVAZIONE DI PRODOTTI ED ATTREZZATURE
FABBRICATI PER IL DEPOSITO E LA CONSERVAZIONE DI PRODOTTI ED ATTREZZATURE Questi fabbricati si suddividono in: - deposito attrezzature; - deposito prodotti da reimpiegare; - deposito prodotti da smerciare. Caratteristiche generali La tendenza moderna di considerare questi fabbricati uno strumento della stessa natura economica di quelli usati per la lavorazione del terreno. Ne deriva che tali fabbricati devono rispondere ai seguenti requisiti : polivalenza annuale degli edifici; leggerezza di costruzione; recuperabilit; basso costo ; prefabbricazione; standardizzazione. La costruzione che meglio risponde alle pi varie trasformazioni l'hangar. Hangar metallici Ne esistono in commercio numerosissimi tipi. Vantaggi: leggerezza; standardizzazione; possibilit grandi luci; recuperabilit; montaggio rapido; Svantaggi: necessaria grande manutenzione; necessit basamenti in calcestruzzo alto per evitare contatto con il terreno, o nel caso che sia usato come ricovero animali contatto con il letame. - (vedi strutture in ferro) Hangar di legno Non molto usati nel nostro Paese per l'alto costo del legname, sono molto usati nei Paesi nordici ed anglosassoni, che hanno portato la tecnica della costruzione in legno ad un alto grado di perfezione. - (vedi strutture in legno) Hangar in cemento armato Questo tipo, economico di manutenzione e incombustibile, con le nuove tecniche di costruzione del c.a. d ottimi risultati che gli permettono di essere in concorrenza e per alcuni versi preferito alle strutture metalliche. l tipi di tettoie unificate, in cemento armato od in metalli, si montano rapidamente, come una macchina. Tettoie e pensiline possono realizzarsi anche con laterizio armato (a falde piane od a volta ribassata). - (vedi strutture c. a.) FABBRICATI PER DEPOSITO ATTREZZATURE Officina. - Requisiti generali: - ottima illuminazione diurna e notturna, assenza di umidit; - ampiezza considerevole con grandi porte scorrevoli per permettere l'entrata alle macchine agricole, che sono sempre di considerevole mole: - Finestre alte per avere possibilit di appoggiare ai muri banchi di lavorazione ed attrezzature: - pavimento in calcestruzzo o in gres, facilmente lavabile; - collegamenti con la rimessa trattori, con il magazzino ricambi, con il deposito macchine agricole; - possibilit di ampliamento. A seconda dell'importanza dell'azienda necessario in officina provvedere a varie operazioni che comportano diverse installazioni; citiamo le principali: - fossa per riparazioni: - paranco di sollevamento; - banco meccanico con morsa; - banco falegnameria; - trapano; - tornio; - molla a smeriglio; - forgia; - incudine; - compressore; - sega. Deposito trattori. - Ha le caratteristiche di una comune autorimessa. Deve essere chiuso per evitare furti o manomissioni, protetto dal freddo. Pavimento in calcestruzzo, rialzato sul piano di campagna, con rampa di accesso, ampie porte scorrevoli, ben illuminato ed aerato. Se l'azienda dotata di pi di una trattrice raccomandabile che ogni trattrice abbia il suo box. Se il deposito trattori ampio e fornito di banchi di lavoro pu sostituire in certi casi l'officina. Dimensioni trattore:
grande potenza (50 70 HP) 350 x 210 media potenza (20 40 HP) 320 x 200 piccola potenza (10 15 HP) 220 x 130

Ricovero macchine agricole. Generalmente costituito da una tettoia aperta, dimensionata secondo il fabbisogno dell'azienda, chiuso daparete dalla parte dei venti dominanti. L'altezza in molti casi sufficiente di m 2,50 2,80. Se deve ospitare mietitrebbie, elevatori ecc. necessita di h= 3,5. Gli accessi devono essere disposti sul lato lungo del fabbricato e se il ricovero chiuso le porte devono essere grandi e scorrevoli. Diamo una tabella delle dimensioni delle principali
Macchina Automobile Legatrice Mietitrebbie Seminatrice del mais Sgranatoio del mais Coltivatrice (ad una fila) Coltivatrice (a due file) Erpice a dischi (singolo) Caricatore di fieno Spandiconcime Falciatrice Aratro Aratro (polivomere) Aratro (da scasso) Rastrello
Rastrello (a scarico laterale) Trebbiatrice (cilindro cm 66)

Larghezza Lunghezza m 2,13 2,75 grand. 1,83 2,44 1,52 2,28 2,44 2,74 2,13 1,83 0,61 1,52 2,28 3,35 3,20 2,44 2,13 2,13 3,00 2,13 3,20 0,45 m 4,87 4,26 variab. 1,52 6,00 2,13 2,13 1,22 3,20 4,87 1,83 2,13 2,74 3,65 1,52 3,65 7,92 3,65 4,26 2,13 3,65 1,52 1,52

Trattore Carrello Erpice a dischi (a tandem) Trinciaforaggi Seminatrice (8 file) Erpice (sezione)

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macchine: Deposito combustibili. - Fabbricato da disporsi lontano dagli
2 3 8 3 4 11 11

10

4 7 6 8

5 6 7

5 9

Fig. 92 - Officina di una cascina ad Alessandria 1, trapano; 2, tornio; 3, forgia; 4, incudine; 5, saldatrice; 6, mola; 7, banco; 8, fossa; 9, sega verticale; 10, piallatrice; 11, banchi falegname.

Fig. 93 - Pianta di un'officina meccanica per media azienda (G. Stefanelli) 1, motore di 1 HP; 2, banco; 3, attrezzi da giardino; 4, mola; 5, porta a vetri scorrevoli; 6, forgia; 7, incudine; 8, bancone con morsa; 9, attrezzi

6 7 8 2 2 7

3 5 11 15 16

14 9

10

5 Fig. 95 - Officina meccanica aziendale (Brasile)

Fig. 94 - Pianta di un'officina agricola aziendale 1, macchine utensili; 2, locali di lavoro; 3, saldatura; 4, fucina; 5, generatore di corrente; 6, docce e wc; 7, magazzino macchine.

Attrezzature: 1, morsa; 2, forgia; 3, incudine; 4, mola; 5, trapano; 6, banco da lavoro (parte meccanica); 7, armadietto; 8, banco da falegname; 9, armadietto per falegnameria; 10, armadio (selleria ed elettricit); 11, armadio; 12, rastrelleria; 13, ventilatore; 14; portautensili per banco da lavoro; 15, tettoia; 16, autorimessa con fossa per le riparzioni.

9 15

10 11 12 0 5 10 13 3
5 4

2 1

14

Fig. 96 - Pianta di un centro di meccanizzazione 1, magazzino; 2, deposito carburante; 3, ufficio; 4, servizi igienici; 5, pronto soccorso; 6, automezzi; 7, attrezzi e macchine, 8; impalcato per attrezzi e macchine; 9, trebbie, elevatori; 10, trattori e motori; 11, falegnameria; 12, magazzino pezzi di ricambio; 13, officina; 14, serbatoi acqua con aeromotore-pompa; 15, piattaforma per lavaggio macchine.

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COSTRUZIONI RURALI
FABBRICATI PER IL DEPOSITO E LA CONSERVAZIONE DI PRODOTTI ED ATTREZZATURE
FABBRICATI PER DEPOSITI PRODOTTI DA REIMPIEGARE Si suddividono in: depositi fieno e paglia deposito foraggi depositi mangimi secchi depositi barbabitole da zucchero sili deposito letame (concimaie) Depositi fieno e paglia. - Sistemati un tempo in fienile sovrastante la stalla, o in porticati, o in molte zone all'aperto. Si preferisce oggi collocarli sotto tettoie a struttura leggera del tipo di quelli prima elencati. L'uso dell'imballaggio del fieno e paglia ha ridotto di molto lo spazio necessario. Peso/m del fieno sciolto kg 80100. Peso/m dei fieno in balle kg 300450. Dimensioni tipo balla fieno 90 x 36 x 46 Peso balla di fieno 4050. Produzione fieno 10O q/ha. Deposito mangimi. - Sono dei magazzini ben aerati ed asciutti, posti in prossimit delle zone di preparazione degli alimenti del bestiame. Deposito barbabietole da zucchero. - Sono costituiti da fosse in c.a. di dimensioni variabili a seconda del fabbisogno aziendale munite di pavimentazione impermeabile, con inclinazione del 610 %, di pozzetto di raccolta degli spurghi, coperte da tettoie, devono essere facilmente accessibili per le operazioni di carico e svuotamento. Silo. - Serve a conservare vari tipi di foraggi parzialmente essiccati o meglio freschi. Vantaggi: riduzione del periodo di sosta dei foraggi nei campi per essiccare; maggior resa (3035 kg di prodotto contro 2025 kg di fieno per ogni quintale di foraggio verde): minor perdita di sostanze proteiche, riduzione pericolo di incendio, ecc. l sili devono essere ubicati in posizione comoda sia per il carico dei prodotti, sia per la distribuzione del foraggio alle zone di alimentazione. Si preferisce collocarli esternamente in testa o al centro del fabbricato ospitante il bestiame a contatto diretto con la zona di preparazione mangime. Si tenga presente che per caricare. il foraggio con gli elevatori a nastro, occorre prevedere di fronte alla zona di caricamento uno spazio libero di manovra, di raggio pari all'altezza dei sili. Esistono vari tipi di sili: - tipo cremasco; - tipo americano; - tipo GBS - tipo americano, sistema Harvestore, ciclo continuo; - tipo finlandese; - tipo interrato. Tipo cremasco. - Si basa sul principio di insilare il foraggio parzialmente essiccato, comprimerlo con un coperchio in c. a. Per ridurre l'aria interposta evitare la dispersione di CO, che rallenta le fermentazioni, con chiusura a quasi perfetta tenuta. Sono costruzioni cilindriche generalmente costruiti in c. a. con coperchio pure in c. a. sollevabile con verricello. l sili hanno generalmente le seguenti caratteristiche: - diametro m 3,505,50 - h = 3,04 volte il diametro - capacit 2501000 q di foraggio - peso coperchio 60140 q. Tipo americano. - Il foraggio viene insilato allo stato fresco, con caricamento automatico, non viene effettuata compressione, lo scarico si fa attraverso aperture comunicanti con l'apposito condotto di scarico. La conservazione dovuta al CO sviluppata dai foraggi che in questo tipo necessario siano ricchi di sostanze zuccherine. Sono costruiti sia in c. a., sia in struttura completamente metallica, sia in legno. Diametro 36 m; h= 815 m. Tipo GBS. - In questo tipo la funzione di insilamanto e conservazione unita a quella di essiccamento mediante motore a ventola in basso, che area il prodotto dal basso allalto, avvalendosi della penetrazione dellaria nella massa, assestata da un albero verticale rotante e da un tamburo calettato su detto albero, che scorrendo sull'asse, crea un costante spazio a pozzo, per la ventilazione e lo scarico. Dimensioni simili al silo tipo americano. Tipo americano, sistema Horvestore. - Questo si sistema impernia la raccolta, la conservazione e di stribuzione di tutti i foraggi sulla funzione di un perfetto contenitore a tenuta stagna. lI contenitore una torre cilindrica, costituita da lamiere di acciaio smaltato al cobalto irrigidita da strutture verticali ed orizzontali. Il foraggio, dopo un semiappassimento sul campo, viene trinciato ed introdotto con un caricatore pneumatico nella torre. La conservazione avviene in ambiente privo di ossigeno e d ottimi risultati. L'estrazione dell'insilato si ottiene con un apposito estrattore a fresa che scarica il prodotto direttamente su un nastro trasportatore svolgentesi lungo la mangiatoia. Il ciclo di carico e scarico continuo, completamente automatico, con una forte riduzione di mano d'opera. Tipo finlandese. - Sono sili che richiedono un preventivo trattamento del foraggio fresco con soluzione acida. Diamo un esempio di silo acido che ha le seguenti caratteristiche: interrato per 2/3, pianta circolare, realizzato in muratura, intonacato internamente a cemento su armatura di rete metallica, fondo in cemento armato, chiusura ermetica, pozzetto raccolta colaticcio. -Tipo interrato. - il pi semplice ed economico sistema di insilaggio, consistente nell'immagazzinare il foraggio in fosse dalle pareti rese impermeabili e ricoprendolo con uno strato di terra onde evitare il contatto dell'aria.

1.10 12.20

0.85 0.20 5.48

2.00

5.48

Fig. 97 Silo tipo cremasco 1, verricello; 2, protezione amovibile verricello; 3, funi; 4, sicurezza; 5, coperchio in c.a.; 6, botole per l'introduzione e l'estrazione del foraggio; 7, canali per lo scarico dell'insilato.

0.76 renditori

aerazione 1.60 0.08 griglia pozzo di scarico aperture con sportelli vetro cemento 0.70 1.00 1.40 PIANTA 5.00 Fig. 99 Pianta e sezione di silo, con doppio condotto di scarico, in c.a. di tipo americano. 2.10 12.25 scarico dell'insilato 0.70

SEZIONE

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PROGETTAZIONE RURALI
FABBRICATI PER IL DEPOSITO E LA CONSERVAZIONE DI PRODOTTI ED ATTREZZATURE
0.50 1.00

3.20 2.40

2.92

2.40 0.40 5.23

0.147

2.70 terra di compressione strato di paglia Fig. 100 Silo tipo G B S (dimensioni simili al silo americano) A, insilamento, B, essiccamento; C, estrazione. 1.40

1.20 3.50 strato di paglia

foraggio C 0.14 2.40 0.15

2.40

0.14

Fig. 102 - Doppio silo seminterrato in cemento armato con tettoia. A, pianta sopra il piano di campagna; B, pianta sotto il piano di compagna; C, sezione longitudinale. 10 10 8 9 3% 7 10

10

3% 10

10

6 9 4 2 5 9

6 Fig. 101 - Schema di un centro ad impostazione radiale con sistema di trasporti cocleari (tipo Harvestore) 1, sili; 2, coclea e camera di mescolazione e convogliamento; 3, coclea di sollevamento; 4, coclea di distibuzione; 5, area di caricamento; 6, coclea di alimentazione della mangiatoia; 7, magiatoie; 8, fontanile; 9, recinto per 100 capi m 1330 circa; 10, tettoie di ricovero m 4 circa.

pozzetto di raccolta Fig. 103 - Silo acido cilindrico seminterrato (Giuliani-Pestellini). Tipo finlandese.

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COSTRUZIONI RURALI
FABBRICATI PER IL DEPOSITO E LA CONSERVAZIONE DI PRODOTTI ED ATTREZZATURE
La concimaia un deposito per letame attrezzato per la migliore conservazione e maturazione dello stesso. Le concimaie si possono suddividere nei seguenti tipi:
l l l 3n n=6+12 capi l
P P

2n n=12+18 capi l l l l n=24+30 capi 3,00 + 3,50 3% 1,20

2l 1,3n n=18+24 capi l 1,2n

a fossa , con pozzetto per colaticcio con irrorazione platea rettangolare aperte a pozzetto platea a a platea settore o anulare

e semplice doppia multipla


l

2 l

2 l

A l

l l 2 l n

l n=30+36 capi

con vasca laterale e platea rettangolare a maceracon vasca centrale e platea toio rettangolare a cella chiuse a silo idem, con platea multipla

5,00 l

2 l

PIANTA

Per migliorare il letame si pu prevedere: o) separazione delle direzioni liquide (nei pozzetti) da quelle solide (nelle concimaie); b) ammassamento del letame per favorire la fermentazione: c) raccolta del colaticcio in pozzetto apposito (separato dalla fogna orine) e suo reimpiego mediante irrorazione periodica della massa di letame. d) protezione dalla diluizione prodotta dalla pioggia mediante tettoia. Concimaie di dimensioni eccessive sono da evitare; preferibile frazionare in due o tre parti la superficie occorrente. La larghezza non deve superare m 67. Il caricarnento con benna frontale sistemata sul trattore determina l'uso sempre pi ampio delle concirnaie con rampa d'accesso, che permettono di effettuare comodamente l'operazione di svuotamento. La distanza delle concimaie dalle case di abitazione non deve essere minore di m 15. Deve essere pure rispettata debita distanza, atta ad evitare l'inquinamento, dai serbatoi d'acqua e pozzi. Preferibile l'esposizione a Nord rispetto agli altri fabbricati. Per le capacit si pu calcolare un minimo di platea per capo di m 46 variabile da montagna (minimo) a pianura. La capacit del pozzetto delle orine sar di circa m 0,500.60/capo. Nel caso di concimaie, con maceratoio, si pu calcolare per il maceratolo una capacit di m 1,5/capo. Concimaia a fossa e pozzetto. - Sono costituite da una fossa di profondit di circa m 1, di larghezza non superiore a m 6 e di lunghezza proporzionale al carico di stalla. L'esempio mostra una moderna concimaia a fossa con pozzetto per colaticcio. Copertura, impianto di caricamento con vagoncini e monorotaia a rampa d'accesso per la vuotatura. Il fondo della fossa deve essere molto robusto: la rampa pu eliminarsi in zone collinari, costruendo la concimaia a mezza costa (in tali casi si pu anche aumentare al quanto la profondit della fossa stessa). Concimaia a platea e pozzetto. - Questo tipo di concimaia consta di: - platea cinta da muretto su cui si accatasta il letame; - pozzetto adiacente alla stalla od affiancato alla platea nel quale fa capo la fogna convogliante le urine di stalla: - di un pozzetto pi piccolo per il colaticcio de!la platea. Diamo alcuni schemi dei principali tipi a platea, dove I funzione di n= numero capi adulti. Concimaia a platea e maceratoio. Ha di fianco alla platea una maceratoio vasca a tenuta dove si tiene immerso nelle deiezioni liquide della stalla per 15 giorni il letame. Le faticose operazioni di spostamento ed estrazione del letame hanno ridotto l'uso di questi tipi. Concirnaie a cella. - Sono basate sul principio di accelerare la fermentazione del letame, facendola avvenire in ambiente chiuso con, circolazione d'aria, controllata attraverso apposite aperture. Sono realizzate con camerette in muratura a chiusura ermetica, ricoperte internamente di laterizi forati, che assicurano una lenta circo!azione d'aria.

Fig. 104 - Concimaie a platea

1,90 0,50

0,30

0,60

0,65 0,15 1,60 1,90 PIANTA

pendenza 3%

SEZIONE A-B 0 5 Fig. 107 - Concimaia con platea rettangolare e maceratoio laterale a due sezioni

pelo libero

0,55
0,10

1,68

0,15

SEZIONE Fig. 105 - Tipo di vasca per le urine separata dal pozzetto del liquame della concimaia

m 1,00 A 0 5 B

Fig. 106 - Schema di concimaia a fossa con carrello monorotaia, rampa di accesso e pozzetto di racccolta del colaticcio.

C Fig. 108 - Concimaia a cella doppia (tipo Beccari) a, vista anteriore; b, pianta e vista superiore; c, sezione verticale con vista delle portelle anteriori e superiori metalliche

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COSTRUZIONE RURALI
FABBRICATI PER IL DEPOSITO E LA CONSERVAZIONNE DI PRODOTTI ED ATTREZZATURE
DEPOSITO PRODOTTI DA SMERCIARE Costituiscono l'insieme dei fabbricati atti a conservare i prodotti della terra per un certo periodo di tempo, in attesa che gli stessi vengano venduti oppure in determinati casi (uva, olive) a permettere le necessarie trasformazioni e lavorazioni dei prodotti stessi. Fabbricati per le uve ed il vino Fino a non molti anni addietro ogni piccola azienda produttrice di uve era dotata di locale seminterrato o sotterraneo dove avveniva la trasformazione di uva in vino. L'uso di vendere direttamente l'uva alle industrie enologiche ha di molto ridotto l'uso di tali locali, che servono ormai soltanto alla produzione di vino di uso familiare. Per la trasformazione dell'uva in vino occorrono i seguenti locali; 1) tettoia di ricevimento e pesatura uva; 2) locale di cernita e pigiatura uva; 3) locale di torchiatura vinacce; 4) locale per la fermentazione tumultuosa, cio locale contenente i tini nel quale avviene la trasformazione di zucchero in alcool. Tale locale richiede una temperatura n inferiore a 10 n superiore a 35. Nelle regioni fredde, esposizione a Sud, protezione dai venti freddi, ed eventuale riscaldamento. Nei paesi meridionali esposizione a Nord, ben ventilata e protetta dal calore solare; 5) locale per la fermentazione lenta (cantina di elaborazione). Tale locale deve essere fresco, orientato a Nord, ben ventilato; 6) locale per la conservazione del vino. Dev'essere a temperatura il pi possibile costante, ventilazione efficace, scarsa illuminazione. Fabbricati per la lavorazione olearia Le stesse considerazioni prima esposte per la lavorazione delle uve valgono anche in questo caso. Ci limitiamo ad un elenco dei locali necessari per la lavorazione delle olive: 1) locale di ricevimento, controllo e lavatura; 2) magazzino (olivaio) dove le olive vengono immagazzinate o su stuoie sovrapposte monta e su castelli, o in strati non > di 15 cm sul pavimento. Nel I caso occorre m 1 di pavimento ogni 5 q di olive immagazzinate, nel 2 caso m 1,4 1,5/q; 3) frantoio dove avviene la spremitura delle olive, deve avere unatemperatura di 10 15, ben illuminato, con pavimento facilmente lavabile, muri rivestiti, piuttosto ampio in relazione alle macchine; 4) camera delle presse; 5) camera separazione (chiaratoio), dove avviene la separazione dell'olio
16 15 17 14

PIANO PRIMO

9 1 2 3 4 5 7 7

9 4 5 13 4 8 10 6 11

PIANO TERRA
12

Fig. 110 - Fabbricato per la raccolta e conservazione refrigerata di frutta 1, ingressi; 2, disimpegni; 3, direzione; 4, montacarichi; 5, raccolta classificazione e imballaggio della frutta; 6, macchine frigorifere; 7, celle frigorifere; 8, ricevimento frutta; 9, spedizione, 10, pompe; 11, vendita del ghiaccio; 12, spogliatoio; 13, trasformatore; 14, sterilizzazione delle marmellate; 15, preparazione delle marmellate; 16, deposito del ghiaccio; 17, evaporatore.

5.90 0.45
3

9.25

PIANTA 6.80

4.30

12.40

7.80

SEZIONE Fig. 111 - Deposito frigorifero per frutta 1, sala macchine; 2, celle; 3, anticelle.

Fig. 109 - Schema tipico di fabbricato per oleificio 1, chiaritoio; 2, frantoio e strettoio; 3, oliario; 4, ripostiglio; 5, elevatore; 6, frullino; 7, tettoia.

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COSTRUZIONE RURALI
FABBRICATI PER IL DEPOSITO E LA CONSERVAZIONNE DI PRODOTTI ED ATTREZZATURE
dalle impurit; 6) magazzino (oleario), dove l'olio sottoposto ad ulteriori decantazioni, scarsa illuminazione, ben aerato, protetto dal freddo. 7) deposito sanse e loro lavorazioni (frullino). Vi si lavorano i residuati della spremitura delle olive (sanse), A tali locali principali si aggiungano altri locali ,accessori, ove sono collocati attrezzature, depositi, lavaggi recipienti, ecc. Depositi per la conservazione della frutta Nelle piccole aziende la frutta viene conservata in locali freschi ma non umidi, dotati di buona ventilazione. Nelle grandi aziende si tende a costituire veri e propri magazzini dotati di impianto di refrigerazione. Caratteristiche generali : ampio piazzole manovra autotreni; piano sopraelevato per facilitare operazioni e scarico, protetto dapensiline; massimo isolamento soffitto e pareti ottenuto generalmente con lastre di sughero; - evitare il pi possibile i contatti tra la parete isolante e te pareti esterne di chiusura. onde eliminare dispersioni; - celle frigorifere con anticelle: possibilit di graduare temperatura nelle varie celle; - ricambio aria nelle celle mediante aspirazione. Depositi cereali Generalmente ricavati ai piani superiori della casa colonica, in stanze con buona aerazione, solai atti a sostenere elevati carichi. Pavimenti e pareti rivestiti (fino a m 1,50) con materiali facilmente lavabili e disinfettabili. Si ricorre attualmente a sili prefabbricati in lamiera d'acciaio,facilmente smontabili. Tal, sin vengono caricati e, scaricati con lo stesso dispositivo: una vite senza fine, applicata variamente sul silo, secondo l'operazione da svolgere. All'interno un dispositivo agitatore impedisce alla massa di cereale sempre piuttosto umida al momento dell'insilamento, di aggrumarsi e deteriorarsi. Depositi tuberi (patate, barbabietole, ecc.) Sono ricavati generalmente in locali interrati o seminterrati. Devono essere freschi. aerati minimamente illuminati, temperatura l 3. Vengono talvolta (vedi esempio) creati degli appositi fabbricati, ben isolati, datati in alcuni casi d'impianto di umidificazione eventilazione.

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COSTRUZIONI RURALI
FABBRICATI ACCESSORI
FABBRICATI ACCESSORI sare l'85%. A questa prima fase, che applicato per l'essiccazione del grano, I fabbricati accessori sono: ha soprattutto lo scopo di arrestare mais, segala, ecc. In questi essiccatoi la fieno l'aumento di temperatura al disotto dei platea formata da una rete a maglie Essicatoi 40, senza pertanto dar luogo a intensi fine, continua che riceve aria calda dal cereali processi di fermentazione, segue una basso con lo stesso sistema sopracitato. Forno da pane seconda fase in cui i periodi ed i tempi Forno da pane. - Indispensabile nelle ordinarie di ventilazione tendono a ridursi, in case coloniche isolate. Per agglomerati Serre industriali rapporto al grado di essiccazione rag- di case coloniche o di salariati generalletti caldi giunto dall'erba. mente si ricorre ad un forno unico. (riscaldati artificialmente) Locale di disinfestazione bestiame. Essiccazione del fieno mediante ventilazione artificiale. Viene praticata entro fienili adatti, dove A A l'erba semiappassita riceve forti correnti di aria fredda, alternate con altre di aria leggermente riscaldata a 15C. La pratica di questo sistema suggerita B volta a botte dalla necessit di conservare specialFig. 114- Schemi di circolazione impianto calorifero nei letti caldi cinerario mente l'abbondante produzione di erba A, allo stesso livello; B, a due diversi livelli. di terreni fortemente irrigui, miglioranFig. 112 - Un esempio di forno semplice done nello stesso tempo le condizioni e le qualit vitaminiche. L'erba semi appassita (con un tenore di umidit variabile dal 35 al 40%) viene Fig. 115 - Tipo di letto caldo con riscaldamento a termosifone caricata fino ad un'altezza di circa m 3 sulla platea appositamente sistemata a In base ad altre indagini eseguire per formato da una platea di cottura di rastrelliera. molti anni nello Stato della Virginia, tavelloni di laterizio, di una sovrastante Tale rastrelliera costituita da un certo stato possibile accertare, mediante ac- volta a bacino, in mattoni, da unospornumero di liste di legno distanti fra loro curate prove di alimentazione com- tello metallico che chiude la bocca del da 6 ad 8 cm e mantenute sollevate dal piute, il valore foraggero dell'erba es- forno e da un sottostante cinerario. pavimento per un'altezza di circa cm siccata in fienile, rispetto a quello otte1820. nuto da altri sistemi di conservazione. Serre. - Costruzioni per colture speciali, la parte centrate di detta sovrastruttura Attraverso tali prove sarebbe risultato atte a fornire speciali condizioni di temrisulta longitudinalmente attraversata un netto vantaggio del sistema diessic- peratura. luce e umidit, per le quali dal canale di conduzione e di distribu- cazione in fienile nell'incremento della riesce possibile coltivare piante non zione della corrente di aria ventilante. produzione del latte, del 4%, e ci a adatte al clima della localit, anticipare Infine, solidamente allogato nella estre- conferma delle favorevoli caratteristi- fioritura, sviluppo ecc. mit pi alta di detto canale di ventila- che bromatologiche dell'erba essic- Si dividono in serre per coltivare, per zione, il complesso motore-ventilatore, cata. forzare, di tipo famigliare o industriale. costituito da un motore elettrico di po- Essiccatoi per cereali. - lo stesso princi- Possono essere fisse o mobili. tenza variabile dai 3 ai 10 HP, secondo pio che si applica per il freno viene Si distinguono in fredde, quelle in cui il la superficie della piattaforma di carico, che va da 730 730 730 40 a 200 m circa, l'alingresso tezza del cumulo di erba bagno ed il suo peso per m. ovini La ventilazione che prende 12 inizio non appena comple723.4 730 723.4 pozzo tata la formazione del SEZIONE insoglio suini filtro mucchio - si svolge se(bagno) 2190 condo fasi distinte: la prima prosegue ininterrottamente per almeno 12 platea docce 361 bovini e suini ore. indipendentemente dal contenuto di umidit PROSPETTO Fig. 116 - Fabbricato accessorio: locale disinfestazione bestiame relativa dell'aria che di 280 Fig. 113 - Sezione e prospetto di una serra a tre navate in struttura metallica norma non dovrebbe pas-

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Manuale dellArchitetto

COSTRUZIONI RURALI
FABBRICATI ACCESSORI
riscaldamento affidato ai raggi solari (da 0 a 10), calde (da 10 a max 40) quelle dotate d'impianto di riscaldamento. Caratteristica della serra la copertura a vetri, a due spioventi o ad una sola falda. le prime vengono orientate con l'asse longitudinale Nord-Sud, (o di poco deviato). quelle a una sola falda con la superficie vetrata disposta a Sud. La struttura delle serre semplice. Su muri di spessore di cm 2040. viene impiantata l'ossatura portante di regola in ferro. Pendenze falde 4060%. Particolari cure per l'allontanamento dell'acqua di condensazione e per la tenuta all'acqua dei vetri. Per evitare eccessive condensazioni, si suole proteggere i vetri con stuoie. Letti caldi. - Buoni effetti si possono ottenere per mezzo della fermentazione del letame. Si hanno in questo caso i letti caldi. Possono esservi letti caldi elettrici, mediante fili di resistenza isolati ed 'interrati ed anche letti caldi riscaldati a termosifone (v. fig, 115), per regioni molto fredde. Locale per la disinfestazione del bestiame. - Tali fabbricati sono usati per l'eliminazione dei parassiti esterni degli animali. che vengono introdotti in bagni di soluzioni antiparassitarie. Nell'esempio accluso si sono costituite tre piscine di diversa profondit e dimensione, che ospitano differenti tipi di animali. Una pompa ed un serbatoio centrale completano l'attrezzatura.

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TECNICA URBANISTICA
NORME PER IL DISEGNO TECNICO DI URBANISTICA
SEGNI CONVENZIONALI PER LA PIANTA DELLA CITT - SCALE 1:1000 E 1:2000
Edifici comuni Rigatura a 45 rispetto alla base del foglio alla distanza di mm. 1,5 con graphos A. 0,3. Numeri e lettere indicativi dei piani e della consistenza edilizia. Edifici di carattere pubblico Chiese, Scuole, Mercati, Caserme, Uffici pubblici Ospedali. Quadrettatura diagonale di mm 2 con A.0,3. Simboli sovrapposti. Industrie e fabbriche Rigatura diagonale alla distanza di mm 2 con A.0.3 e simbolo di ruota dentata. Porticati Doppia linea con tagli verticali a mm 4 di distanza e segno di crociera con A.0,3. Monumenti nazioanli importanti Quadrettatura a maglia diagonale a mm 1 con A.0,3. Giardini pubblici Limite dell'area con segno graphos A.0,2 e segno frastagliato con pennino fino. Giardini privati Segni di V alternati ogni 8 mm con pennino a mano. Orti e spazi liberi Trattini verticali alternati a distanza di mm 7 con graphos A.0,3. Campi sportivi e da giuoco Trattini orizzontali alternati con graphor A.0,3 con simboli. Trafori Doppia linea tratteggiata con graphos. Sotto e soprapassaggi Doppia segno di parapetto con proiezione punteggiata con graphos A.0,2. Muretti e scarpati Doppio segno con A.0,2 e trattini sfumati Fiumi e canali Linee a mano libera parallele al corpo d'acqua diradanti verso il centro e freccia di corrente. Cimiteri Segno di croci parallelo a 12 mm con A.0,3. Strade Statali e provinciali - Segni con A.0,4 e puntini paracarri ogni 2 cm. Comunali - SEgni con A.0,4 Carretabili - Trattini della lungh. mm 5 con A.0,4. Parco ferroviario Segno di binari con graphos R.0.8 Quote stradali Numeri obliqui tra parantesi. Nomi delle strade Caratteri bastoncino a mano o con rettografe secondo la larghezza stradale. Scuala metrica Caselle alternate bianche e nere ogni metro per i primi 10 metri, indi di 10 in 10. Nord Cerchio con freccia campita nera ed asse E.O. Vento dominante Freccia con asta ondulata Visuali panoramiche Angolo visuale con doppia linea A.0,3 con lettera P.
(38,40) (95,50) (56,05)

VIA ROMA

VIA ROMA

0 10 20 30 40 10 0 N O E S

SEGNI CONVENZIONALI PER LE OPERE DI PIANO REGOLATORE - SCALE 1:1000 - 1:2000 - 1: 5000
Segno con graphos R.1 per le scale 1:100 R.C.7 per le scale 1:200 e R.0,5 per le scale 1:5000. Colore: rosso vermigliato

Nuovi allineamenti e nuove opere

Nuovi porticati
Doppia linea alla distanza di mm 4 e tagli normali alla distanza di mm 4 con R.1 - R.0,7 - R.0,5 secondo la scala.

Demolizioni
Colore: giallo

Puntini regolari alternati a distanza di mm 4 con R.0,5 - Limite del fabbricato demolito con trattini A.0,3

Limite dell'area con segno continuo con A.0,2. Segno frastagliato di aiuole con pennino fino circoletti mm 1,5 alternati 6 mm. Colore: verde scuro.

Nuovi giardini pubblici

Nuove costruzioni

Nuovi campi sportivi e da giuoco


Segno convenzionale con graphos R.0,8. Colore: verde chiaro.

Rigatura a 45 rispetto al fronte stradale maggiore a distanza di mm 3 con R.1 - R.0,7 - R.0,5 secondo le scale. Colore: strisce rosse

Demolizioni e ricostruzioni
Combinazione dei segni precedenti. Colore: strisce gialle e rosse alternate

Nuove quote stradali


Numeri verticali di altezze variabili, tra parentesi quadre

3,62

4,25

13,503

Demolizioni e sistem. a verde

Demolizione come sopra. Verde con segno frastagliato e circoletti mm 1,5 alternati a mm 6: Limite esterno con segno continuo A.0,4. Colore: strisce gialle e verdi alternate.

Nuovi edifici pubblici

Scuole, Mercati, Chiese. Segni convenzionali con graphos R.0,8. Colore: rosso vermiglato.

Rifacimento prospetto
Allineamneto con R.1 e campitura alternata delle righe del fabbricato esistente per mm 2. Colore: rosso.

Nuovi edifici pubblici

Uffici, Ospedali, Caserme. Segni convenzionali con graphos R.0,8. Colore: rosso vermiglato.

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TECNICA URBANISTICA
NORME PER IL DISEGNO TECNICO DI URBANISTICA
PIANO PARTICOLAREGGIATO DI ZONE INTERNE SCALE 1 : 2000 - 1 : I 000 - 1 : 500
528 527 526 522 524 532 523 901 529

Limiti propriet mappali Con graphos A. 0,2

550

521

812

Zona di esproprio per rilottizzazione Rigatura a 45 rispetto al fronte stradale principale con graphos A. 0,5 a distanza di mm 10

Limite dei nuovi allineamenti stradali Con graphos R. 0,8

Rifacimento di prospetto Segno continuo e taglietti normali a distanza di mm 1,5 con graphos R. 0 ,8

Demolizioni per area stradale Trattini con graphos A, 0,2


522 521

520 525 523

526

Zona di esproprio per verde pubblico Contorno con graphos R 0,8. Punti grossi con graphos R. 0,2 alla distanza di mm 7

Porticati Trattini con graphos R. 0,8

Limite del piano particolareggiato interno Tratto e punto con graphos A. 0,3

PIANO PARTICOLAREGGIATO DI ZONE DI ESPANSFONE - LOTTIZZAZIONE SCALE 1 : 2000 - 1 : 1000 - 1 : 500

Segni di divisioni catastali e opere esistenti esistenti Segni con graphos A. 0,1

420

580

581

711 910

582

902

583

Limiti delle strade Segno con graphos A. 0.6 Larghezze stradali con graphos R. 0,4

25 20

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TECNICA URBANISTICA
NORME PER IL DISEGNO TECNICO DI URBANISTICA
DESTINAZIONE DI PIANO REGOLATORE ZONIZZAZIONE SCALE 1 : 5000 1 : 2000
Rigatura a maglia diagonale a 45 rispetto alla base del foglio alla distanza di mm. 2,5 con graphos A. 0,3 Simboli convenzionali con R. 0,8 Colore: campitura, velatura rosso vermiglione. Zona di uso pubblico

Chiese Elaborati necessari alla rappresentazione del progetto di P.R. Tavole Grandi citt Citt minori Piani regolatori generali Scala 1a della zona centrale 2000 2000 o 1000 1 Stato attuale della zona di ampliamento 5000 2000 2 Opere di P.R. della zona centrale 2000 2000 o 1000 della zona di ampliamento 5000 2000 3 Destinazioni di della zona centrale P.R. della zona di ampliamento 5000 2000 Piani particolareggiati 4 Piano particolareggiato per la zona centrale 1000 o 500 5 Piano particolareggiato per la zona di ampliamento 2000 o 1000 6 Profili altimetri regolatori 1000 o 500 I segni convenzionali adottati sono quelli proposti dall'Istituto Nazionale di Urbanistica e contenuti nel n. 3 del giugno 1941 della rivista Urbanistica.

Cinema

Scuole

Uffici

Ospedali Cimiteri Mercati

Campi sportivi

Impianti militari

Si possono anche adottare i retini: per le zone residenziali: retini a maglia quadrata, orientata secondo lorientamento principale, di maglia da mm 1 a mm 3 a seconda dela mabggiore o minore intensit della fabbbricazione: per le zone industriali: retini a maglia quadrata, orientata diagonalmente, di maglia da mm 5 a mm 8: per le zone speciali: retini a semplice tratteggio; per le zone verdi: retini a puntinato

Zone residenziali
Intervista alta IA 1) Righe verticali a mm 5 con graphos R. 2 2) Righe orizzontali a mm 2,5 con graphos A. 0,3 Colore: velatura a strisce di spessori digradanti con bruno Intervista media IM 3) Righe verticali a mm 5 di distanza con R. 1,25 Righe orizzontali idem come al n. 2 Colore: velatura a strisce di spessori digradanti con bruno Intervista bassa IB 4) Righe verticali a mm 5 con graphos R. 0,5 Righe orizzontali idem come al n. 2 Colore: velatura a strisce di spessori digradanti con bruno Estensiva alta EA Righe verticali come al n.1 Colore: velatura a strisce di spessori digradanti con terra di Siena naturale Estensiva media EM Righe verticali come al n.3 Colore: velatura a strisce di spessori digradanti con terra di Siena naturale Estensiva bassa EB Righe verticali come al n.4 Colore: velatura a strisce di spessori digradanti con terra di Siena naturale

Zone speciali
Zona industriale Rigatura a maglia diagonale a 45 rispetto alla base del foglio alla distanza di mm 10 con graphos A. 0,3 Colore: campitura con velatura violetto Zona ferroviaria Rigatura diagonale rispetto alla linea ferroviaria principale, alla distanza di mm 15 con graphos T. 4 Colore: campitura con velatura blu scuro Zona di rispetto Limite della zona a puntoni con graphos A. 0,2 internamente qualche lettera R. Colore: campitura con velatura grigio verde Zona verde Limite della zona e dell'aiuola a contorno frastagliato, circoletti da mm 2 allineati orizzontalmente e sfalsati. Limite esterno segno continuo con A. 0,4 Colore: campitura con velatura acquerello verde cromo scuro. Zona a parco privato con villa Limite della zona con segno frastaglato Rigatura interna con graphos A. 0,5 inclinata a 45 alla distanza di mm 8 e segni di V Colore: campitura di strisce alternate verde veronese Zona semirurale orto-floro-frutticola Limite con graphos A. 0,5, interamente serie di puntini e di Y alternati ogni 12 mm Colore: campitura a velatura acquerello verde chiaro

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TECNICA URBANISTICA
NORME GENERALI DI PIANIFICAZIONE URBANISTICA
PIANI URBANISTICI 1) P.T.C. -Piano Territoriale di Coordinamento un piano di indirizzo per un'applicazione coordinata di interventi e per uno svoigimento orientato di attivit costruttive e produttive in un dato territorio . II perimetro di ciascun P.T.C. fissato dal Ministro dei Lavori Pubblici. Ove si estenda ad una intera regione assume il nome di Piano Regionale. E di iniziativa statale e viene approvato dal Presidente della Repubblica. II P.T.C. predispone: a) zone di nuovo insediamento: residenziaie, industriale, agricolo, ecc.: b) impianti di particolare natura ed importanza e zone soggette a vincoli speciali c) reti stradali, ferroviarie, navigabili, ecc. 2) P.T.P. -Piano Territoriale Paesistico un piano speciale inteso a tutelare comprensori notevoli per bellezza naturale e per interesse ambientale . II perimetro di ciascun P.T.P. fissato dal Ministro della Pubblica Istruzione. Viene compilato dalla Soprintendenza ai Monumenti ed approvato dal Ministro della Pubblica Istruzione . II P.T.P, dispone: a) i vincoli cui assoggettata la fabbricazione: b) disciplina di zone che debbono conservare od assumere determinati aspetti: c) rispetto di alberature e di altre particolarit del paesaggio. 3) P.G.B. -Piano Generale di Bonifica un piano speciale che definisce le direttive delle opere per un'organica trasformazione dell'agricoltura secondo un nuovo ordinamento produttivo. II perimetro di ciascun P.G.B. fissato per legge se si tratta di comprensori di 1 categoria (di eccezionale importanza ai fini della colonizzazione) o dal Presidente della Repubblica se si tratta di comprensori di 2 categoria. I comprensori possono interessare anche bacini montani: in tal caso il piano assume il nome di Piano di Sistemazione Montana. Viene compilato dal Consorzio di Bonifica e viene approvato dal Ministro dell'Agricoltura e Foreste, d'intesa con il Ministro dei Lavori Pubblici. II P.G.B. definisce: a) tipi e caratteri delle opere di competenza statale, con particolare riguardo a quelle necessarie per il riassetto idro-geologico del terreno: b) delimitazione delle zone in rapporto alle caratteristiche colturali: c) aree da riservare alle attrezzature residenziali e relativi servizi. 4) P R I. -Piano Regolatore IntercomuIntercomunale un piano che deve assicurare un coordinamento delle attivit urbanistiche di due o pi Comuni contermini, II perimetro, che comprende i territori dei Comuni compresi nel P.R.I., fissato dal Ministro dei Lavori Pubblici, che stabilisce anche quale Comune debba provvedere all'elaborazione del P.R 1. II P.R.I. adottato da tutti i Comuni interessati ed approvato dal Presidente della Repubblica. II P.R.I. disciplina gli stessi elementi del P.R.G. di interesse comune ai Comuni del comprensorio. 5) P.R.G. Piano regolatore Generale (comunale) un piano direttivo per l'assetto e lo sviluppo coordinato delle attivit costruttive pubbliche e private, nell'ambito di un singolo Comune. esteso a tutto il territorio comunale ed valido a tempo indeterminato. di iniziativa comunale (tutti i Comuni ne hanno facolt, alcuni Comuni ne sono obbligati dal Ministro dei Lavori Pubblici) e viene approvato dal Presidente della Repubblica. II P.R,G. disciplina: a) divisione del territorio in zone, sia in rapporto alla rispettiva funzione che in rapporto alle inerenze caratteristiche fabbricative; b) aree da assoggettare a speciali vincoli ed aree da riservare ad edifici pubblici od altre attrezzature di pubblico interesse; c) viabilit ordinaria ed altre vie di comunicazione . 6) P.P.E. -Piano Particolareggiato di Esecuzione un piano attuativo del P.R.G., per la realizzazione di programmi circoscritti a determinate zone e limitati ad un periodo di tempo (non superiore a 10 anni). adottato dal Comune e viene approvato dal Presidente della Repubblica. II P.P.E. determina: a) aree che debbono essere espropriate per spazi e per impianti pubblici; b) aree vincolate per motivi di pubblico interesse; c) aspetti fabbricativi generali e particolari delle aree riservate all'edilizia (con lottizzazioni per le zone di ampliamento ed eventuali comparti edificatori per le zone da risanare). II P.P.E. integrato da un piano finanziario e dall'elenco catastale delle propriet da espropriare o da vincolare, 7) P.R.A. -Piano di Ricostruzione di Abtati I piani di ricostruzione degli abitati sono istituiti con leggi speciali e possono riguardare: a) ricostruzione di abitati danneggiati in seguito ad eventi belIici; b) ricostruzione di abitati terremotati; c) trasferimento o consolidamento di abitati soggetti a movimenti franosi o ad alluvioni. I P.R.A. sono in genere di Iniziativa statale ed hanno caratteristiche e contenutl analoghl al P.P.E. 8) P.F.A. -Programma di Fabbricazione di Abitati un piano che deve assicurare lordinamento fabbricativo di un abitato. obbligatorio per i Comuni sprovvisti di Piano Regolatore e viene approvato dal Ministro dei Lavori Pubblici. I I P.F.A . determina: a) limiti delle zone in ordine alle rispettive caratteristiche fabbricative; b) tipi edilizi propri di ciascuna di dette zone; c) eventuali direttrici di espansione. 9) R E.C. -Regolamento Edilizio ComuComunale un compendio di norme regolatrici dell'attivit costruttiva edilizia, valevoli per il territorio di ciascun Comune. obbligatorio per tutti i Comuni e viene approvato dal Ministro dei Lavori Pubblici d'intesa con il Ministro della Sanit II R.E C. disciplina a) procedura per le autorizzazioni a costruire; b) sviluppo volumetriro degli edifici; c) aspetto estetico delle costruzioni; d) aspetti igienici interessanti i diversi tipi e le varie parti dei fabbricati; e) cautele da adottare per la stabilit delle costruzioni e per lo svolgimento dei lavori; f) esercizio del controllo sulle costruzioni ed adozione di sanzioni. Zonizzazione (o azzonamento). -Suddivisione di un territorio in zone secondo la rispettiva destinazione (zonizzazione (unzionole); od anche suddivisione di un territorio in zone secondo le rispettive caratteristiche edilizie (zonizzazione fabbricativa). Lottizzazione. -Suddivisione di un isolato o di una superficie riservata all'edificazione secondo lotti fabbricabili che consentano costruzioni conformi ai tipi edilizi ammessi nella zona. Comparto edificatorio. -Compendio di pi propriet od unit catastali da ricomporre unitariamente secondo i tipi edilizi ammessi nella zona.

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NORME GENERALI DI PIANIFICAZIONE URBANISTICA
Ambiente geografico as 1 cartografia as 2 caratteristiche climatologiche as 3 regime dei venti as 4 analisi del suolo e del sottosuolo as 5 dissesti idrogeologici ANALISI URBANISTICHE PREVENTIVE ALLELABORAZIONE DEI PIANI

Risorse naturali rn 1 caratteristiche, utilizzazione e opere di difesa dei corsi d'acqua rn 2 giacimenti e miniere Demografia d 1 distribuzione della popilazione sul territorio Popolazione sparsa: sotto 0,01 ab/ha da 0,01 a 0,1 ab/ha oltre 0,1 ab/ha d 2 struttura della popolazione Popolazione accentrata: 1 ab = 09 mm d 3 variazione della popolazione aumenti diminuizioni da + 2% a + 6% da - 2% a - 6% da + 6% a + 10% da - 6% a - 10% da + 10% a + 14% da - 10% a - 14% da + 14% per quinquennio da - 14% per quinquennio d 4 movimento demografico naturale e migratorio d 5 popolazione inattiva, occupata e disoccupata d 6 popolazione scolastica Agricoltura a 1 classificazione e distribuzione delle colture prevalenti 1, seminativi: 2, prati e pascoli; 3, boschi; 4, colture legnose specializzati; 5, incolti. L'area del quadrato rappresenta l'intero territorio comunale e le varie campatine indicano le 5 categorie a 2 bilancio agrario Reddito del bestiame Reddito dei seminativi (1 mm=x milioni per i seminativi la base del rettangolo esprime gli ettari coltivati, l'altezza il reddito unitario) a 3 rendimento agrario a 4 patrimonio zootecnico e bilancio foraggero a 5 tipo e dimensione delle aziende agricole Industria i 1 classificazione, dimensione ed ubicazione degli esercizi industriali i 2 valore della produzione industriale i 3 rendimento industriale i 4 risorse idriche per forza motrice utilizzare e disponibili i 5 trasporto e distribuzione dell'energia elettrica i 6 consumi di energia elettrica Centri con impianto elettrico completo Centri con impianto elettrico incompleto Centri privi di energia elettrica Centri di distribuzione di gas liquido Campagne fornite di energia elettrica Campagne fornite parzialmente Campagne prive di energia elettrica per i comuni con almeno 0,1 ab/ha di popolazione sparsa

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NORME GENERALI DI PIANIFICAZIONE URBANISTICA
Commercio c 1 classificazione, dimensione ed ubicazione degli esercizi commerciali Negozi di generi alimentari Negozi bar e caff Osterie Barbieri e parrucchieri Rivendite sale e tabacchi Altri negozi Agenzie bancarie c 2 fiere e mercati c 3 finanze locali Residenze r 1 stato e consistenza delle abitazioni civili e rurtali: censimenti ufficiali Vani occorrenti per sitemare la popolazione con coefficiente di affollamento=1 Vani esistenti = y vani = x mm Vani in eccesso (per Comuni con coefficiente<1) Vani inabitabili (grotte, baracche ecc.) 1 punto = X vani r 2 stato e consistenza delle abitazioni civili e rurali: indagini dirette r 3 computo del fabbisogno di abitazioni Vani mancanti Vani esistenti Programmi immediati Servizi per la vita associata s 1 zone paesistiche, svago e riposo Sale di spettacolo 1 mm = X posti Campi sportivi Cral e Soc. Sportive s 2 alberghi Alberghi Letti in case private 1 mm = X letti Aziende Aut. soggiorno e turismo Comuni di interesse turistico Associazioni Pro-Loco s 3 scuole e asili Asili esistenti Asili necessari per ospitare un numero di bambini pari alla met della popolazione scolastica Orfanotrofi Aule esistenti: in edificio scolastico Aule di fortuna (da sostituire) Aule necessarie per raggiungere il rapporto 1 aula/25 alunni s 4 ospedali (servizi sanitari) Medici condotti Veterinari Consultori ONM Levatrici Dispesari anti TBC Farmacia Dispensari anticeltico e anticroma s 5 convivenze s 6 servizi pubblici Uffici postali Posti telefonici pubblici Abbonati al telefono: 1 punto = X ab Rivendite di giornali Uffici Postali proposti Posti telefonici proposti

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NORME GENERALI DI PIANIFICAZIONE URBANISTICA
s 7 approvvigionamento idrico Fognatre esistenti complete % Fognature esistenti incomplete Fognature da costruire parzialmente Fognature da costruire integralmente Fosse settiche Acquedotto sufficiente Acquedotto insufficiente o da rifare Acquedotto mancante Fontane pubbliche Comunicazioni e Trasporti ct 1 tracciato e caratteristiche delle strade statali, provinciali, comunali ct 2 intensit media del traffico stradale Corse giornaliere Corse non giornaliere ct 3 intensit, media del traffico ferroviario ct 4 ferrotranvie, autolinee ct 5 porti, aeroporti, transiti internazionali, linee di naviagazione interna Econometria . reddito di una collettivit . 1 reddito collettivo . 2 distribuzione dei redditi . 3 indici di consumo e di benessere e disoccupazione urbanistica Urbanistica u 1 piani regolatori paesistici, intercomunali, comunali, di ricostruzione, vigenti e in studio sintesi. ELABORATI DEI PIANI REGOLATORI E DI ALTRI STRUMENTI URBANISTICI*
Piano regolatore generale P:R.G. Atti tecnici: a) Elaborati grafici a) Schema regionale b) Planimetria rapp. 1:10000 oppure 1:5000 con l'indicazione dello stato di fatto esistente c) Planimetria rapp. 1:10000 oppure 1:50000 con le previsioni del piano e coi: divisione in zone del territorio comunale; rete viaria riorganizzata: indicazione delle aree per edifici in scale minori per illustrare pi dettagliatamente per es. un nucleo storico (eventauale) b) Atti elaborati a) Relazione illustrativa b) Documentazione fotografica (eventuale) c) Tabelle e dati relativi alle analisi d) Norme urbanistico-edilizie di attuazione e) Piano finanziario contenente la stima degli espropri e l'indicazione dei mezzi finanziari occorrenti solo nel caso che il Comune intenda procedere all'esproprio di zone di espansione, fin dall'approvazione del P.R.G. ai sensi dell'art. 18 della legge urbanistica Atti amministrativi Delibera di adozione del piano; osservazioni raccolte durante la pubblicazione Delibera con le deduzioni alle osservazioni Delibera di adozione del piano; opposizioni raccolte durante la pubblicazione Delibera con le deduzioni alle opposizioni Piano regolatore particolareggiato P.P. a) Planimetria del piano regolatore generale relativa alla quota di territorio che interessa il piano particolareggiato b) Planimtria delle proposte di piano particolareggiato , disegnata su mappe catastali che illustri la natura e la portata delle limitazioni e dei vincoli e le caratteristiche delle zone destinate all'edificazione c) Profili regolatori, tipi architettonici, sezioni stradali, tipi di alberatura (eventuali) a) Relazione illustrativa b) Documentazione fotografica (eventuale) c) Elementi catastali delle propriet da espropriare e da vincolare d) Piano finanziario contenente la stima delle indennit di espropriazione e di vincolo e delle opere da realizae entro il perimetro del P.P. e dei mezzi finanziari per provvedere alla spesa

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NORME GENERALI DI PIANIFICAZIONE URBANISTICA
Altri strumenti urbanistici Atti tecnici: a) Elaborati grafici Per i programmi di fabbricazione: Planimetria in scala 1:10000 o 1:5000 del territorio comunale con l'indicazione delle zone di espansione e delle zone abitative esistenti Per comparti edilizi, i piani di lottizzazione, i piani plano-volumetrici: gli elaborati di cui ai punti b) e c) dei PP, con indicazioni dettaglate. b) Atti elaborati a) Relazione illustrativa b) Documentazione fotografica c) Descrizione dei tipi edilizi ammissibili (per i programmi di fabbricazione) Atti amministrativi Delibera di adozione Nel caso di programmi di fabbricazione la delibera di adozione si riferir al Regolamento edilizio di cui il programma parte integrante (o ne diviene il necessario completamento) in mancanza di P.R.G.

ZONIZZAZIONE: CLASSIFICAZIONE DELLE AREE RISPETTO ALLA FUNZIONE (DESTINAZIONE DI USO)


ZONE Abitazioni Zone residenziali Zonedegli affari (commercilai ed amministrativi) Zone industriali (industrie pesanti e leggere, ferrovie e porti, magazzini e depositi generali) COSTRUZIONI Ammesse in genere di tipo intensivo di tipo semintensivo di tipo estensivo Abitazioni in genere Autorimesse Ammesse condizionatamente Negozi, uffici, piccolo campi di gioco per bambini e tutti i servizi necessari al vicinato

Uffici in genere Grandi magazzini Negozi Luoghi di ritrovo Fabbricati industriali ed uffici relativi Magazzini Depositi generali

Alloggi per il solo personale di custodia e di guardia

Zone dei servizi urbani (scuole, chiese, mercati, ospedali, campi da gioco e sport, parcgi, ecc.) Zone rurali

Attrezzature di quartiere Attrezzature generali cittadine

Alloggi pertinenti

Fabbricati ed abitazioni per usi agricoli e rurali limitatamente alle esigenze della conduzione del fondo

Luoghi di riunione, scuole, istituzioni assistenziali e sanitarie, chiese.

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QUARTIERI RESIDENZIALI: ORIENTAMENTO
Zone residenziali: classificazione delle aree rispetto all'intensit di utilizzazione edilizia EDILIZIA PREVALENTE NEL QUARTIERE Edilizia estentiva CARATTERISTICHE Densit territotiale di popolazione nei quartieri residenziali completi di servizi (abit./ha) min. max. 30 150

Costruzioni rade; casette a schiera, unifamiliari, semirurali; l'altezza degli edifici fortemente limitata e piccolo il rapporto tra area coperta ed area scoperta (in parte alle singole case, in parte ad uso pubblico). Ammette diversi tipi edilizi, differenti rapporti di occupazione del suolo, della scala delle altezze, della distanza imposta tra i singoli edifici. Costruzioni fitte; massima utilizzazione planimetrica del suolo; altezza degli edifici: massima consentita dai regolamenti.

Edilizia semintensiva

150 oltre 300

300

Edolizia intensiva

Zone degli affari. - Aree centrali urbane, nelle quali sono concentrati, prevalentemente, edifici pubblici, uffci e centri commerciali: chiamate an che centri direzionali . Debbono essere dotate di comodi accessori e dampi parcheggi. Zone Industriali. -Comprendono aree destinate sia alla lavorazione delle materie prime (botteghe artigiane, zone miste artigiane, industrie leggere, industrie pesanti, industrie nocive, ecc.), sia alla sosta delle materie prime o dei prodotti (depositi, magazzini, ecc.), sia all'apprestamento di servizi ( officine ed autorimesse, centrali elettriche, officine del gas, ecc.). Zone impianti. -Comprendono aree di destinazione speciale per attrezzature ed implanti. Si distinguono in: a) Artrezzature di quartiere connesse cio direttamente ai complessi residenziali: consistono, generalmente, in: chiese, scuole, negozi e mercati rionali, centri sociali e ricreativi, campi di giuoco, ecc . b) Attrezzature generali, come: scuole superiori, negozi, mercati generali, ospedali, cimiteri, complessi sportivi e ricreativi, autostazioni, ferrovie, porti, aeroporti, eliporti, ecc. Zone di rispetto. -Fasce laterali -

alle strade di traffico rilevante Territoriale: Rapporto tra il numero degli abitanti con vincolo non aedificandi . Densit di e l'area della zona di insediamneto. Aree situate nel raggio di m 200 popolazione dai cimiteri. Fondiaria: Rapporto tra il numero degli abitanti Paesistico o panoramico: pose l'area pertinente alle abitazioni, sono consentire perimetri stabiliti strade escluse. dalle Soprintendenze ai MonuTerritoriale: Rapporto tra il volume edilizio ed menti: in esse pu essere con- Densit di cessa a volte la fabbricazione in edilizia area della zona d'insediamento. accordo con la Soprintendenza. (o indice di Fondiaria: Rapporto tra il volume edilizio N. B. -In tali zone sono in genere ed area pertinente alle abitazioni, consentite le costruzioni smonta- fabbricabilit) strade escluse bili e quelle in precarie , in ragione di m/m 0,10,2 e per non pi di m 34 di altezza. N.P. -Per passare dalla densit di popolazione A alla densit edilizia D si deve tener conto delZone a verde privato. -In esse I'indice di cubatura per vano v (compreso tra m consentita l'edificazione se- 70 e 120 a seconda del carattere dellecostrucondo norme in genere molto zioni) e dell'indice di affollamento a (il cui valore restrittive, ed obbligatoria la desiderabile di 1 abitante per vano), secondo la buona conservazione della flora formula: ed il trapianto di nuovi alberi. Si tratta comunque di una zona residenziale. a in cui espresso in ab/ha, D in = D v Zone a verde agricolo. -In esse m/ha, a in ab/vano e v in m/vano. sono consentite solo le costruzioni e le residenze pertinentl all'agricoltura in ragione, queste ultime, di circa m/m 0,010,02. Zone a verde pubblico e zone sportive. -Sono illustrate tra le attrezzature di quartiere e le attrezzature generali.

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ATTREZZATURE DI QUARTIERE E LORO PROPORZIONAMENTO
Destinazione Asilo nido Scuola materna Scuola elementare Scuola media Scuole professionali od altre scuole di quartiere Centro culturale con biblioteca pubblica Centro sanitario, ambulatorio Centro religioso Negozi e botteghe artigianali Mercato coperto Ristoranti, pensioni Cinema Autorimesse Parco di quartiere in cui sono esclusi i giochi Zona centrale di giochi per bambini e ragazzi sotto i 14 anni, con piccola palestra, laboratori, micropiscina e centro sociale specializzato Zona centrale per giochi e sport di giovani ed adulti sopra i 15 anni con palestra laboratori, piscina e centro sociale Strade principali di quartiere e parcheggi pubblici per i servizi su elencati Persone servite da un impianto max. min. media 1000 2500 5000 1000 2500 5000 2500 5000 7500 5000 7500 10000 10000 5000 5000 2500 100 5000 10000 5000 15000 10000 10000 5000 250 10000 20000 10000 20000 20000 20000 10000 500 20000 30000 30000 Superficie minima in rapporto alla popolazione in m per abitante servito 0,30 0,60 0,60 1,00 0,90 1,80 0,90 1,80 0,90 0,30 0,30 1,10 0,80 0,60 0,60 0,40 0,30 3,00 1,80 Note I dati di superficie indicati a lato sono i minimi atti a contenere i servizi, in caso di quartieri su aree destinate ai servizi sono pianeggiati. Le superfici risultano per insufficienti: 1)quando il taglio dei lotti per servizi irregolare, quando i lottti sono molto stretti o molto allungati; 2) quando i terreni su cui insistono i servizi hanno pendenze superiori al 57 % Nella tabella appaiono per le scuole due valori minimi. I valori a sinistra possono essere assunti quando per accordi tra Ministero dell'Istruzione e Comune, e grazie ad una buona soluzione urbanistica, possibile ai ragazzi delle scuole giovarsi degli impianti comunali per il tempo libero durante le ore di ginnastica e ricreazione. (Gli impianti comunali per il tempo libero sono il parco di quartiere e le zone di gioco e sport, i laboratori, la biblioteca pubbl. I valori di destra vanno assunti quando tali accordi mancano, e sopra tutto quando la soluzione urbanistica non d un contatto immediato tra lotti per scuole e lotti per parco, giochi e sport. Infatti, in tal caso necessario aumentare la dimensione dei lotti delle scuole affinch contengono giardini a aree di gioco e sportive.

2500

5000

10000

5000

10000

20000

2,00

2,60

Le strade principali di quartire e i parcheggi hanno superfici necessariamente minori nel primo caso e maggiori nel secondo Vedasi nelle pagine successive il dimensionamento analitico delle attrezzature di quartiere

ATTREZZATURE GENERALI E LORO PROPORZIONAMENTO


Destinazione Ginnasi e Licei Universit Ospedali Cimiteri Mercati generali Mattatoi Impianti di depurazione Area percentuale 2025 m/studente 150300 m/letto Area minima 20000m 310 ha non meno di 2 ha da 1,515 ha non meno di 1 ha Area professioanle Numero degli abitanti alla popolazione che impone l'impianto 1 m/ab oltre 20000 oltre 100000 ab. 1m/ab. 1,001,50 m/ab. 0,05 m/ab 0,251,00 m/ab. 0,251,00 m/ab. ogni 40000 ab. 10000 5000 Note 5 letti/1000 ab. 15 letti/1000 ab. nelle zone industriali. Max 800 letti/impianto. A valle e sottovento all'abitato. Rispetto m 200, salvo deroga prefettizia Sottovento ed a valle dell'abitato 1 m/ab. per citt sotto i 1000 ab. 0,50 m/ab. per citt sotto i 50000 ab. 1,00 m/ab. per citt sotto i 50000 ab. Presso la stazione ferroviaria

Stazioni autolinee 2025 m/vettura Grandi centri comm. Teatri 0,81,4 m/spett. Campi sportivi da spettacolo con tribune e parcheggi Ippodromi Grandi parchi urbani, con grandi piscine e vasche di acqua, galoppatoi, bischi e prati, campi di golf ecc. Carceri Musei e biblioteche di conservazione Caserme

40001000m 15003000 posti

0,51,5 m/ab.

oltre 20000 ab.

non meno di 2 ha 4050 ha galoppo 810 ha trotto

0,5 m/ab.

oltre 20000

Distinti dai campi sportivi di quartieri di cui alla precedente tabella

60100 m/deten.

non meno di 20 ha 2 ha

1015 m/ab.

oltre 15000 max 1200 detenuti

Distinti dai parchi di quartiere di cui alla precedente tabella Se vi attivit di lavoro agricolo occorrono da 2000 a 2500 m per detenuto Distinti dalle biblioteche di cui alla tabella precedente Fuori dall'abitato per ragioni di traffico e di sicurezza

3060 m/soldato

510 ha

10000

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TECNICA URBANISTICA
NORME GENERALI DI PIANIFICAZIONE URBANISTICA
LA ZONIZZAZIONE NEI SETTORI DESTINATI A NUOVI QUARTIERI RESIDENZIALI Zone per abitazioni, zone per serivi, zona a verde pubblico. Non essendo possibile dare esempi di zonizzazione in tutti i tipi di settori, urbani, ci limitiamo a casi tipici di settori destinati a nuovi quartieri nelle grandi citt in espansione. Schema in alto a sinistra: sei quartieri racchiusi in una grande maglia di arterie veloci. Sono distingulbili: a) le zone de stinate all'edificazione o zone residenziali ; b) le zone destinate ad attrezzature di quartiere: c) le zone destinate a servizi e parchi di settore o zone per attrezzature generali : d) le zone destinate alle arterie di scorrimento veloce e loro fasce di rispetto. Le caratteristiche delle zone a) sono analizzate da pag. 485 a pag. 488: quelle delle zone b) sono analizzate da pag. 476 a pag. 482: quelle delle zone c) sono indicate a pag. 473 in linea dl massima. Nelle zone b) il tratteggio chiaro indica aule per le scuole, asili, chiese,mercati quello scuro indica verde di quartiere. Schema in basso a sinistra: tre quartieri disposti lungo un'unica arteria di collegamento veloce con il vecchio centro. Schema in basso a destra: un complesso di tre quartieri realizzato a Stoc olma . c Tra le attrezzature generali, va prestata particolare attenzione ai grandi parchi urbani, che occupano da soli gran parte della superficie da destinare alle attrezzature generali. Tra le attrezzature di quartiere va prestata particolare attenzione all'insieme for ato del parchi di m quartiere, campi per io sport e il giuoco nel quartlere, ecc. E come ogni quartiere deve esser dotato delle sue attrezzature di quartiere cos ogni settore urbano con pi quartieri deve essere dotato di grandi parchi ricoprenti superfici proporzionali al numero degli abitanti del settore. Nel disegno in basso, relativo ad un nuovo set tore di Stoccolma, si notano quartieri entro ciascuno dei quali sono previste zone a parco pubblico: inolre tra un t quartiere e l'altro sono state mantenute vastissime zone libere, anch'esse destinate a parco pubblico (di settore). Nell'attuale Stoccolma esistono oggi m 100 di verde pubblico per ogni abitante e tale proporzione verr in futuro mantenuta grazie all'ultimo piano regolatore. In Inghilterra si progetta spesso :in base ad 80 m/abitante di verde pubblico e a volte in base a 4050 m/ abitante; in Olanda in base a 2830 m/abitante; in Germania in base a 5060 e cos in Svizzera. In Italia potranno essere sufficienti 2325 m di verde pubblico, 10 dei quali da distribuire all'interno dei quartieri v. pag. 481 e da 1315 da distribuire nei diversi settori delle zone di espansione. II verde pubbbco di settore (grandi parchi urbani esterni ai quartieri) va progettato con grandi specchi d'acqua naturali od artificiali, zone per galoppatoi, campi di golf, campi di tiro, vaste zone a

d a

a d c b

Schema di sei quartieri racchiusi in una grande maglia di arterie veloci

c b a

d c c a b a

Schema di 3 quartieri disposti lungo un'arteria veloce

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TECNICA URBANISTICA
NORME GENERALI DI PIANIFICAZIONE URBANISTICA
VARI TIPI Dl COMPARTI IN SETTORI DESTINATI A NUOVI QUARTIERI RESIDENZIALISTANDARDS URBANISTICI E DENSIT DERIVANTI DALLA LORO APPLICAZIONE Definizione di comparto. -Un comparto un'area i cui proprietari si consociano volontariamente oppure obbilgatoriamente per realizzarvi quanto previsto dal Piano Regolatore Generale o da un Piano Particolareggiato. Pu ovviamente contenere propriet intestate ad un'unica persona. Ragioni del comparto: 1) evitare squlibri nel valori commerciali di aree destinate all'edilizia ed aree contigue destinate alledilizia, a parco, strade o servizi: 2) consentire una progettazione urbanistica ed edilizia pi libera, non vincolata da confini preesistenti tra singole propriet confinanti; 3) ridurre o annullare l'aggravio derivante ai bilanci comunali da nuove urbanizzazioni, essendo un comparto da considerarsi come un isolato nel cui interno il privato pu essere obbIigato in vario modo a sostenere tutte le spese di urbanizzazione e manutenzione od una parte dl esse. Comparti obbligatori -Sl hanno con l'applicazione dell art. 23 della Legge Urbanistica. Comparti volontari. -Si hanno quando un privato o un gruppo di privati avanza domanda di urbanizzazione sulle proprie aree nel rispetto del PR Generale, delle Norme di Attuazione e dei minimi standards urbanistici che le Norme stesse devono sempre contenere (Vedansi note relative all'uso della tabella, in basso). A scopo didattico definiamo quattro tipi di comparti, in base alle zone in essi contenute: I tipo: i comparti contengono solo zone edifcabili con edifici residenziali, strade di lottizzazione e servizi di vicinato. II tipo: i comparti contengono zone edificabili pi zone per servizi di quartiere nella dovuta proporzione. III tipo: i comparti contengono, sempre in giusta proporzione, zone edificabili pi zone per serv. di quart. pi zone per parchi nel settore. IV tipo: i comparti contengono in giusta proporzione tutti i tipi di zone, comprese quelle per attrezzature generali (ospedali, mercati generali, cimiteri, arteria di traffico veloce) avendo le dimensioni e le proporzioni di piccole citta autonome o di cittadine satelliti. I tipo di comparto. (Vedi schema a lato). Generalmente poco conveniente. Si usa quando iI Comune ha tutti i mezzi finanziari per fornire ad ogni nuova urbanizzazione tutte le aree per tutti: servizi d quartiere, di settore e generali per creare detti servizi, per mantenerli nel tempo. Si pu accollare ai privati soltanto: a) la costruzione di strade di lottizzazione,con relative fognature ed illuminazione: b) la realizzazione del verde stradale e di cortile, c) la manutenzione di detti servizi di vicinato. II tipo di comparto. (Vedi schema a lato). Pi conveniente del I tipo ma non risolvente. Il Comune deve avere ancora i mezzi per creare e mantenere i servizi di settore e generali. Si pu accollare ai privati quanto detto per I tipo, e inoltre: d) costruzione delle strade principali di quartiere, dei verde di quartiere, degli implanti sportivi e di giuoco di quartiere, con impianti d'acqua, fognatura, illuminazione, e) la manutenzione dl detti servizi di quartiere: (f) la cessiore al Comune di aree per scuole, mercati, biblioteche, ecc. III tipo di comparto. -Pu essere sistematicamente adottato in tutte le citt in sensibile espansione. Sl puo accollare ai privati quanto detto in a) b) c) d) e f) ed inoltre g) la realizzazione e la manutenz one della quota di parco di settore che compete al quartiere o unit residenziale ricadente nel comparto. (II IV tipo di comparto di rara e difficile attuazione. Comunque si vedano le ultime colonne della tabella in fondo pagina. Norme e minimi standards per la formafor mazione di comparti tipici in Italia. I tipo di comparto: a) usuali norme su altezze e distacchi dei fabbricati: b) definizione indici di fabbricabilit territoriale di vicinato: c) norme di realizzazione di strade di lottizzazione, verde stradale e di vicinato, acqua, fogna, illuminazione. d) norme di manutenzione e di quanto indicato in c). II tipo dl comparto come per I I tipo ed noltre: e) definizione del rapporto minimo tra abitanti del comparto ed area per servizi di quartiere (in Italia in ragione di 20 m/ab di cui 10 per verde, sport e giuchi di quartiere e il resto per scuole, asili, mercato, cinema, chiese, bibiloteca, strade principali dl quartiere e relativi parcheggi): f) norme circa la realizzazione di strade, parcheggi, zone verdi, sportive e di giuoo, e relativa manutenzione: g) norme circa la sessione al Comune di aree per scuole, asili, mercato, ecc. III tipo dl comparto come sopra da a) a g) ed inoltre: h) definizione del rapporto minimo tra abitanti del comparto e area da destinare al parco di settore (che in Italia pu essere di 15 m/ab.): i) norme per la realizzazione del parco di settore e sua manutenzione, eventuale cessione al Comune. IV tipo di comparto come sopra da a) ad i) ed inoltre: e) norme sul rapporto tra abitanti nel comparto e servizi generali, (arterie di traffico veloce con relative zone verdi di rispetto ed altre attrezzature generali); f) norme di realizzazione, manutenzione, eventuale cessione al Comune di quanto indicato in e). Uso delle tabelle. -La prima tabella vale come riferimento per tutte le altre. Esempio: Si voglia realizzare un insieme di zone residenziali con densit 500 ab./ha e indice 5 m/m. La linea di riferimento sar la 6 riga della prima tabella . Nella seconda tabella, alla 6 riga, troviamo che per formare un intero quartiere le cui zone residenziali abbiano quella densit, la densit di quartiere deve essere di 250 ab/ha se si vogliono rispettare i minimi standards indicati in basso per comparti del II tipo. E nella terza tabella, alla 6 riga, troviamo che per formare un comparto del lIl tipo caratterizzato da 500 ab/ha nelle zone residenziali e quindl 250 ab./ha nel quartiere, occorre che la densit calcolata nell'intero comparto sia di 182 ab./ha. Cos all'inverso: in un comparto del lIl tipo calibrato secondo e minimi standards indicati a sinistra, si vuole una densit dl 168 ab./ha e il comparto sia per 10000 abitanti, leggiamo nella lIl tabella che il comparto occuper 60 ha, solo 45 dei quali destinati al quartiere vero e proprio (II tabella) e il resto evidentemente a parco di settore le zone residenziali occuperanno poi ha 25 (I tabella) e in essi la densit sar di 400 ab./ha.

I TIPO DI COMPARTO

II TIPO DI COMPARTO

III TIPO DI COMPARTO

limite di zone residenziali edificabili comprese le strade di lottizzazione limite di comparto

servizi di quartiere o di unit residenziale comprese le strade principali di quartiere

servizi generali

parchi di settore urbano


Tabella per comparti Tabella per comparti del I tipo del II tipo Indice di Abitanti per Ettari per Indice di Abitanti per Ettari per fabbric. ettaro di 10000 fabbric. ettaro di 10000 nel comparto abit. nel comparto abit. comparto comparto 0,5 50 200,00 0,455 45,5 220 1 100 100,00 0,83 83 120 2 200 50,00 1,43 143 70 3 300 33,50 1,88 188 53,5 4 400 25,00 2,22 222 45 5 500 20,00 2,50 250 40 6 600 16,60 2,72 272 36,6 7 700 14,20 2,90 290 34,2 8 800 12,50 3,08 308 32,5 9 900 11,20 3,20 320 31,2 10 1000 10,00 3,31 331 30 11 1200 9,10 3, 345 29 12 1200 8,30 3,50 350 28,3 13 1300 7,70 3,60 360 27,7 14 1400 7,30 3,68 368 27,3 15 1500 6,70 3,75 375 26,7 Tabella per comparti del III tipo Indice di Abitanti per Ettari per fabbric. ettaro di 10000 nel comparto abit. comparto 0,425 42,5 235 0,75 75 135 1,18 118 85 1,45 145 68,5 1,68 168 60 1,82 182 55 1,94 194 51,6 2,03 203 49,2 2,11 211 47,5 2,16 216 46,2 2,22 222 45 2,27 227 44,1 2,30 230 43,3 2,34 234 42,7 2,37 237 42,3 2,40 240 41,7 Tabella per comparti del IV tipo Abitanti per Ettari per ettaro di 10000 comparto abit. 41 69 105 127 143 154 162 168 174 178 182 185 188 190 192 191,5 245 145 95 78,5 70 65 61,6 59,2 57,5 56,5 55 54,1 53,3 52,7 52,3 51,7

Indice di fabbric. nel comparto 0,41 0,69 1,05 1,27 1,43 1,54 1,62 1,68 1,74 1,78 1,82 1,85 1,88 1,90 1,92 1,915

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abitazioni negozi
A G1 SE SM SP G2 A SE

zona sportiva 5 m/ab. centro di quartiere


G1

giardini e zone di rispetto parco di quartiere 3m/ab.

G1

A SE A SE G1

asili

SE scuole elementari SM scuole medie e licei SP scuole professionali arteria veloce di collegamento G1 giuochi bambini 1m/ab. S2 giuochi e sport per ragazzii 1m/ab.

Schema di quartiere residenziale

DIMENSIONAMENTO ANALITICO DELLE ATTREZZATURE DI QUARTIERE


A LOTTI PER ASILO NIDO (bambini da 1 mese a tre anni) 1- Abitanti serviti (*) N 2 - Bambini ospitati N 3 - Ambienti utili, aule 4 - Piani N 5 - Superfici lorda coperta m 6 - Lotto minimo m 7 - Superficie per zone di giuoco 8 - Superficie per parcheggi e piazzale di uscita. 9 - Superficie totale minima m 900 1000
4 20 4 7 6 10 4

LOTTI PER SCUOLE MATERNE (bambini da 3 a 5 anni) (3% circa della popolazione) (*) v. nota a pag. 473

NOTE

1000(*) ~ 50 45 1 200 500 600 200 200

2500(*) ~ 125 8 10 1 500 ~ 1000 500 500

600 1000(*) 20 30 1 aula+refettorio, servizi+alloggio insegnante 1 2 200 120 560 640 180 480 540 200

2500(*) 90 3 aule+refettorio, servizi+alloggio insegnante 1 440 1360 1200 240 2800


4 16

2 250 1000 1100 350 2400


6 14

~ 2000
36

1380
4 11 6 14 2 11 4 10 6

1220
10 12 6 20 2 6

10 - Tipi di lotti per edifici a 1 piano

2 7

10

10 10 6

20

26

11 - Tipi di lotti per (non convenienti gli edifici a 2 piano edifici a 2 piani)

(non convenienti gli edifici a 2 piani)

12 2 6

DISTACCHI: a) VERSO STRADA: min. m 2 se esiste piazzale d'uscita, altrimenti m 6. b) LATI SERVIZI: min. m 4 e comunque h. c) LATI AULE E AMBIENTI DI SOGGIORNO: min. m 6 verso le zone di giuoco; min. m 12 e comunque 2h rispetto ai confini del lotto. N PIANI DELLE SCUOLE MATERNE opportuno che le scuole materne siano ad un solo piano; solo eccezionalmente possono essere a 2p. e il risparmio di area minimo. La loro capienza non dovrebbe superare le 3 sezioni con 30 bambini ciascu na al massimo. Oltre i 2500-3000 ab. perci opportuno aumentare il numero di scuole

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B- LOTTI PER SCUOLE ELEMENTARI da 1 a 8 aule
Nota: le superfici indicate nella riga 9 sono superfici complessive da assegnare ai lotti nel caso in cui la strada non abbia gi adeguati pubblici piazzali di sosta e inoltre nel caso in cui il quartiere non sia dotato di aree pubbliche attrezzate per i giuochi e lo sport dei bambini, aree che debbono risultare molto vicine alle scuole e riservate alle scuole almeno durate tutta mattina dei giorni feriali. Se la strada di accesso gi munita di spazi per la sosta e se il quartiere ha gi campi di giuoco ubicati e utilizzabili nel modo suddetto (grazie ad un accordo ufficiale tra Comune e Ministero P.I.) i lotti possono essere proporzionati alle superfici di cui alla riga 6, aumentando le superfici stesse del 510%. 1- Abitanti serviti 2 - Bambini ospitati 3 - Aule 4 - Piani 5- Superf. lorda coperta 6 - Lotto minimo per solo edificio 7- Superf. zona giuoco 8 - Parcheggi e piazzali uscita (P+U)=m 9 - Sup. tot. min. dei lotti N. N. N. N. m m m 300400 40 1 1 120 500 400 150 1050 450600 50 2 1 200 750 550 250 1450 1000 100 34 1 330 1200 1000 450 2650 1500 150 6 1 470 1800 1400 600 3800 5000 500 18 1 650 2600 2000 825 5415 2 500 1600 2000 800 4400

10 - Tipi di lotti a= Distacchi su strada 2 m, se manca il parcheggio e il piazzale di uscita a 6 m;


35

55

40

40

38

50

b=Distacchi su lato servizi h e mai inferiore a m 4; c=Distacchi sui lati delle aule e di ambienti collettivi 2 h e mai inferiore a m 12; c'=Distacco delle aule e di ambienti collettivi verso spazi di giuoco riducibile a m 4.
20

20 20

30

35

c1
c1 c1 45 b c a P 15 b c P

c1 c 40 b c a 20 U P

52

c1 c1 25 b U b a P 24+30 b 10 c a U P

38

a 15 P U P

7.5

12

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NORME GENERALI DI PIANIFICAZIONE URBANISTICA
C - LOTTI PER SCUOLE ELEMENTARI da 12 a 36 aule
Vedi nota per lotti di scuole elementari da 1 a 8 aule circa il proporzionamento dei lotti. (*) le superfici con asterisco sono palestre e refettori, obbligatorie per scuole da 12 e pi aule. 1- Abitanti serviti 2 - Bambini ospitati 3 - Aule 4 - Piani 5- Superf. lorda coperta 6 - Lotto minimo per solo edificio 7- Superf. zona giuoco 8 - Parcheggi e piazzali uscita (P+U)=m 9 - Sup. tot. min. dei lotti N. N. N. N. m m m 3000 300 12 1 960+500 (*) 4560 3000 1200 8760 2 600+500 (*) 3000 3000 200 7200 5000 500 18 10000 1000 36 1 oppure 2 2000+1200 (*) 11500 8500 3500 23000 (Per 10000 persone conviene usare 2 lotti eventualmente contigui dei tipi da 5000 persone)
60 c c b c1 50 c b b c 25 P U b p b U 15 c 90 85 b b c

A
1 1440+600 (*) 6000 4250 1850 14140

B
2 1000+600 (*) 5400 4250 1650 11000

10 - Tipi di lotti Distacchi a=Fronte su strada, se manca il parcheggio e il piazzale di uscita a 6 m; b=Fronte su lato servizi h, e mai inferiore a m 4; c=Fronte delle aule e di ambienti collettivi 2 h e mai inferiore a m 12; c'=Fronte delle aule e di ambienti collettivi verso spazi di giuoco riducibile a m 4.
U b

60 50 c1 b b c 75

60 50

50 b

60 c

50

B
c

c P 20 U

b P

20

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477b

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NORMALE GENERALI DI PIANIFICAZIONE URBANISTICA
D - LOTTI PER SCUOLE MEDIE INFERIORI (ragazzi da 11 a 14 anni - 7% della popolazione circa). (*) Per gli abitanti v. nota a pag. 473. 1 - Abitanti 2500* 5000(*) 10000(*) 2 - Alunni N. 180200 360400 720800 3 - Aule N. 6 12+palestra 24+2 palestre 4 - Piani N. 2 3 2 2 2 5 - Sup. lorda coperta m ~500 ~300 ~1300 ~900 ~2800 ~2000 6 - Lotto minimo m 1500 1250 3300 2700 6325 4600 7 - Sup. delle zone di giuoco 1012 m/alunno m 2250 2250 3900 3900 7475 7475 8 - Sup. per parcheggi e piazzale di uscita m 750 750 900 900 1700 1725 9 - Sup. totale minima m 4500 4250 8100 7500 14500 13800
4 17 25 14 4 17 25 13 25 17 4

10 - Tipi di lotti per edifici 2 piani

14

22

14

65 65

45

4 25 4 25 35 2 15 35

4 24 2 15

2 15

4 17

18

21 4 17 24 25 24 17 4

10.5 18.5

11 - Tipi di lotti per edifici a 3 piani

21

65 65 45 25 24 2 15 4 4 25 18

6 17 2 15

2 15

NOTE:

DISTACCHI:

a) VERSO STRADA: min. m 2 se esiste piazzale di uscita, altrimenti m 6. b) LATI SERVIZI: min. m 4 e comunque h. c) LATI AULE E AMBIENTI DI SOGGIORNO: min. m 6 verso le zone di giuoco; min. m 12 e comunque rispetto ai confini del lotto.

2h

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NORMALE GENERALI DI PIANIFICAZIONE URBANISTICA
1 - Abitanti serviti 2 - Volumi 3 - Piani dell'ed. 4 - Superf. lorda coperta 5 - Superf. lotto minimo 6 - Superf. zona verde per lettura all'aperto e manifestazioni all'aperto 7 - Superf. parcheggi e piazzali di uscita. 8 - Superf.+ tot. min. E - LOTTI PER CENTRI CULTURALI DI QUARTIERE CON BIBLIOTECA PUBBLICA N. 5000 10000 30000 500010000 1000020000 3000060000 N. 1 2 3 1 2 3 1 2 3 m 250 130 100 250 250 180 1500 800 560 m ~520 480500 450 ~900 700 900 3000 1700 1600 m 250 250 250 ~980
4 14 4 11 18 6 9 - Tipi di lotti minimi per edifici a 1 piano (e semi int.) 4 18 4 9 4 14 2 9 2 4 34 4 11.5 4 12 14 9.5 2 11 12
NOTE 1) I centri culturali con biblioteca pubblica sono edifici con sale per lettura riunioni conferenze proiezioni mostre ambulanti di riproduzioni salette per lezioni di lingue discoteca. ecc. 2) I depositi di libri con relativo servizio di letture prestito costituiscono 1a parte essenziale di questi centri che dovrebbero sorgere in ogni quartiere in prossimit di scuole di centri commerciali cinematografi uffici e comunque in punti molto frequentati. Le biblioteche pubbliche sono essenzialmente biblioteche di prestito e sono da distinguersi nettamente da quelle di conservazione e da quelle specializzate. In Italia portano a volte ancora il nome di biblioteche popolari. I prestiti vengono fatti ai privati a scuole ad Enti e Aziende con l'intento di diffondere capillarmente la cultura. Il personale fisso costituito da 4 o 5 bibliotecari ogni 10000 persone servite 3) Le biblioteche pubbliche sono collegate tra loro in sistemi Ogni sistema deve servire da un minimo da 30000, un massimo di 1 milione di abitanti e pu essere formato da un numero notevole di biblioteche 4) I sistemi a servizio di 30000 persone vanno dotati di almeno 22,5 libri per persona servita, quelli per 300000 di 1,52 libri per persona servita quelli per un milione e pi, di almeno un libro per persona servita (Norme della Federazione Internazionale dei bibliotecari). 5) In zone scarsamente abitate ogni sistema deve avere in dotazione dei bibliobus in numero adeguato ai percorsi da compiere per raggiungereperiodicamente i vari centri (uno ogni 500 km di percorso circolare). Nei lotti in tali casi va previsto lo spazio per la rimessa dei bibliobus. 6) In zone urbane a bassa densit ogni sistema dovrebbe essere costituito da una serie, di biblioteche pubbliche a distanza massima di 15002000 metri l'una dall'altra In zone di alta densit la distanza tra le biblioteche di un sistema dovrebbe scendere a 1000 e anche m 800600. Infatti il raggio di influenza di ogni biblioteca pubblica in media, di m 400500 in zone urbane ad elevata densit e di m t 8001000 in zone urbane a bassadensit.

250 250 950

480

480

480

1500 1000 5500

1500 1000 4200

1500 1000 4100

m 250 m ~1020

400 400 400 ~1800 ~1580 ~1780


4 14 12 4 34 2 12

Non convengono edifici a 1 piano per biblioteche pubbliche da 3000060000).

6 6 9 6

6 14 12 6 14

6 6 18 3 15

3 6 10 - Tipi di lotti minimi per edifici a 2 piani (semi int.) 12 12

14

6 9 6 9 3 9

18

6 6 14 3

54

6 23 9 15 6 15

12

13

15

12 9 16

38

9 26 9

11. Tipi di lotti minimi per edifici a 3 piani (e semi int.)

(non convengono edifici a tre piani per biblioteche pubbl. da 500010000 volumi).

9 59 15 6 12 13 15 74

14 6 18

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NORME GENERALI DI PIANIFICAZIONE URBANISTICA
F LOTTI PER MERCATI COPERTI AL MINUTO CHIESE CINEMA
ABITANTI SERVITI N
Note:

5000
10 10 20 20 10

10000
20 20 10

30000
30 20

MERCATI COPERTI MINUTO


calco-

La superficie lorda coperta va lata in base a: 0,08 m/ab per 5000 ab. 0,06 m/ab per 10000 ab, 0,05 m/ab per 3000 ab. e oltre Nella superficie del lotto minimo sono inclusi i parcheggi percompratori (in base a1 posto macchina circa ogni 2030 m cop) banchine di scarico e zone libere su due lati del mercato La superficie del lotto varia da 0,3 m/ab per 5000 abit. a 0,16 m/ab per 3000 ab. (non opportuno che un solo mercato serva un numero di

10 20 10 P 10 P 1) 400 m 2) 1500 m 1) 600 m 2) 2500 m


abitanti maggiore.

30 50

20

P P

1) 1500 m 15 15 60 40 10 10 50 35 P P 10

24800 m

CHIESE PARROCCHIALI Note: La superficie coperta della chiesa calcolata in base a 0,15 m/ab il lotto della sola chiesa (con distacchi di 15 m verso i e 10 m verso la zona parcheggi e la zona per attivit ricreative parrocchiali) risulta di 0,7 m ab per 5000 ab e 0,56 m/ab per 10000 ab. Il lotto totale, comprese le attivit ricreative da 11,2 m/ab. 1) Superficie lorda coperta della sola chiesa 2) Superficie del lotto minimo per la chiesa considerando i distacchi e l'area per parcheggi 3) Superficie zona per attivit ricreative parrocchiali 4) Sup. totale del lotto

15

20

10

30

15

Nota: Poich una parrocchia comprende di norma 1000 anime per 30000 persone sarebbe opportuno prevedere 3 chiese da 10000, o meglio, 1 per 10000 ed 1 per 20000

15

20

1) 700 m 3) 2400 m

2) 3600 m 4) 6000 m

1) 1500 m 2) 5600 m

3) 4200 m 4) 9800 m 7,5 40 7,5 7,5

CINEMA Note I posti del cinema sono calcolati in base al 3% della popolazione con un sup. coperta di circa 0,08 m/ab. I distacchi sui confini devono essere all'altezza dell'edificio I parcheggi sono calcolati in base a 1 posto macchina ogni 10 spettatori circa. Nota: non si prevede di norma per meno di 10000 abitanti.

7,5 7,5

25

7,5

35

60

5
1) Superficie coperta 2) Superficie del lotto minimo in base dei distacchi, inclusa la superficie per parcheggi.

5 22,5 P 32,5 1) 900 m 2) 2600 m P

1) 2400 m 2) 5700 m

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NORME GENERALI DI PIANIFICAZIONE URBANISTICA
G - LOTTI Dl QUARTIERE PER ATTREZZATURE PER IL TEMPO LIBERO I lotti di quartiere per impianti del tempo libero sono l'espressione moderna degli antichi lotti per giardini pubblici e non devono essere recintati n in tutto n in parte (eccettuati i tennis). Essi vanno illuminati come strade e piazze per consentire il giuoco serale. All'estero vengono proporzionati in base a 1520 ed anche 30 m/abitante (Inghilterra) mentre in Italia possono essere proporzionati come indicato in questa tavola, tenuto conto del clima e delle abitudini della popolazione: circa 10/ab. Gli impianti sportivi costruibili in questi lotti non vanno confusi con quelli da spettacolo , n con quelli per allenamenti di societ sportive ed a loro riservati. Possono invece essere riservati (solo alcune ore al giorno) a scuole, aziende, ecc. Per almeno 6 ore al giorno, ed ogni sera devono essere a disposizione di tutti come le strade e le piazze pubbliche. Ogni lotto di questo tipo va dimensionato per contenere: a) parchi di quartiere, in cui sono vietati i giuochi, con prati, alberi, cespugli, fontane, panchine, ecc.; il terreno deve risultare ondulato (anche artificialmente). Superficie minima 3 m/abitante. b) attrezzatura per il tempo libero di giovani e adulti, con un prato pianeggiante per giiuochi liberi, campi sportivi (senza tribune e senza recinzioni eccettuati i tennis) palestra, laboratori, piscina, ecc. Superficie minima 5 m/abitante (di cui 2 a prato). c) attrezzatura per il tempo libero dei ragazzi, con campi di costruzioni, teatrino all'aperto, una micropiscina, campo di calcio micron, spogliatoi, laboratori, ecc. Superficie minima 1,4 m/abitante (di cui 0,5 a prato): d) attrezzature per il tempo libero dei bambini, con vasche d'acqua per sguazzare, vasche di sabbla, un padiglione per i giuochi al coperto, qualche attrezzo (scivoli, altalene) e prato. Superfcie minima 0,6 m/abitante (di cui un terzo a prato). e) le biblioteche pubbliche fanno parte delle attrezzature per il tempo libero: per il proporzionamento dei relativi lotti vedi pag. 479, complessivamente per a+b+c+d +e, si hanno come detto circa 10 m/ab. Oltre a queste attrezzature di quartiere, in una citt moderna va previsto altro spazio per il tempo libero, ed in particolare almeno altri 15 m/ abitante per grandi parchi urbani, con galoppatoi, grandi piscine, campi da tiro, di golf, boschi, vastissimi prati, ecc. LOTTO PER 10000 PERSONE: VEDI FIGURA PER QUARTIERI DI 5000 PERSONE La superficie va proporzionalemnete raddoppiata (vedi schema in alto) cos come vanno raddoppiati tutti gli impianti, le superici dei laboratori, ecc. Vi saranno due campi di calcio da m 45 x 90, due da 30 x 60, 6 tennis, 6 bocce, 8 campi per palla a volo le piscine avranno maggior numero di corsie, pu per bastare una sola palestra ed una sola pista da 100 metri. LOTTI PER QUARTIERI Dl 20 O 30000 PERSONE Conviene realizzare due o tre lotti ciascuno per 10000 persone. Notabene: Nel disegno indicata un'ubicazione consigliabile per altri lotti delle attrezzature di quartiere (centri commerciali, scuole, asili, ecc.). Con tale ubicazione gli alunni delle scuole di tutti i gradi possono giovarsi ogni mattina, dei vicini campi di giuoco del giardino pubblico. Pertanto, i lotti delle scuole possono essere proporzionati, restrittivamente, senza quelle parti che a pag. 477 e 478 sono indicate come zone per giuochi e disegnate con campo puntinato. Si ottiene cos nel quartiere un risparmio di circa 4 m/abitante. Sarebbe anzi preferibile adottare anche in Italia il criterio (usato in molte citt dEuropa e spesso in Inghilterra) di proporzionare i lotti di quartiere per il tempo libero in eccesso, e cio in base a 1415 m/abitante anzich 10, e allinterno di essi, sui margini disporre scuole di quartiere, e la biblioteca, senza limitarne i lotti e senza porre recinzioni. Gli edifici risulteranno circondati da giardino pubblico, realmente immersi nel verde.

m 250

corsa zona dei giuochi per adulti 5 m/ab. campo di calcio prato giuochi liberi per giovani e adulti per giovani e adulti (45x90)
spogliatoi

salti ecc.

laboratori

lotto della biblioteca pubblica

pattinaggio bocce

piscina

pista delle biciclette


prato dei giuochi liberi per ragazzi (614 anni) scivolo,altalene giostra dei ragazzi

campo di calcio per ragazzi

lotto della scuola media

m 200 parco di quartiere

(20x60)

spoglatoi

prato dei giuochi liberi dei bambini (25anni) teatrino

laboratori

scivolo,altalene giostra dei ragazzi

zona del parco 3 m/ab.

pista delle biciclette campo delle costruzioni

sabbia, vasche d'acqua ecc.

lotti per negozi, cinema, mercato, ecc.

lotto della scuola elementare

lotto di scuola materna e asilo nido

Tipo di lotto minimo degli impianti per il tempo libero in un quartiere di 5000 persone. Totale circa 5 ha

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SUPERFICI COMPLESSIVAMENTE OCCUPATE DAI LOTTI DELLE ATTREZZATURE Dl QUARTIERE (ANALIZZATI NELLE SEI PAGINE PRECEDENTI) Disegno a destra Schema di quartiere con nucleo di attrezzature. Sr = Superficie destinata ai lotti residenziali e re lative strade di lottizzazione. S5 = Superficie destinata all'insieme dei servizi diquartiere e alle strade principall del quarlere . t Sq = Superfcie totale del quartiere = Sr+Ss. Nel disegno (scala 1:4000) della presente tavola analizzata la composizione di Ss in un quartiere di 1000abitanti. Disegno in basso 1) Su una maglia di metri 100 x 100, nell'ipotesi di dover progettare le attrezzature di un quartiere di 10000abitanti, sono stati riuniti su unico disegno tutti i lotti perattrezzatura di quartiere dimensio nati nelle tavole precedenti, pi lo spazio per alcuni altri servizi indispensabili. Comprese le strade principali di quartiere, risulta una superficie complessiva di 20 ha (20 m/abitante). 2) Trattandosi di quartiere per 10000 abitanti, sono stati previsti: a) 3 lotti per negozi (dei quali, due per 10 negozi l'uno ed uno per 2530 negozi) essendo noto che occorre prevedere un negozio ogni 150200 abitanti; b) 1 per cinematografo per 10000 ab. (pag. 480); c) 1 per biblioteca pubblica per 10000 abitanti (pag. 479, escludendo la zona a verde del lotto (*);

Sr SS Sr SS

100

strada di lottizzazione INCIDENZA SUPERFICIALE SCUOLE PROFESSIONALI E SUPERIORI (0,9 m/ab.)

lotto per CAMPI GIUOCHI LIBERI per giovani e adulti (2 m/ab.)

lotto per CAMPI DI GIUOCO PISCINA E LABORATORI PER GIOVANI E ADULTI (3 m/ab.)

lotto per SUOLA MEDIA (0,9 m/ab.) lotto 10 NEGOZI lotto per CHIESA PARROCCHIALE lotto asilo nido lotto per SCUOLA MATERNA lotto per SCUOLA ELEMENTARE lotto per mercato

lotto per 10 NEGOZI

lotto per PARCO DI QUARTIERE (3 m/ab.)

500

lotto per CHIESA PARROCCHIALE lotto asilo nido lotto per SCUOLA MATERNA lotto per SCUOLA ELEMENTARE ARTIGIANI RIMESSA

lotto perCAMPI E PRATI DI GIUOCO per BAMBINI E RAGAZZI (2 m/ab.)

m 100

lotto per BIBLIOT. lotto per CINEMA

25+30 NEGOZI PI UFFICI AMBULATORIO ECC.

d) 2 per scuole elementari per 5000 ab. I'una (500 allievi l'una) (pag. 477), escludendo la zona verde del lotto(*); e) 2 per scuole materne per 5000 ab. I'una (200 allievi l'una) (pag. 476, escludendo la zona a verde del lotto (*): f) 2 per asili nido; g) 2 per parrocchie per 5000 abitanti (pag. 480); h) 1 per lotto per scuola media per 10000 ab. (pag. 478, esclusa la zona a verde del lotto (*) i) 1 per lotto per mercato per 10000 ab. (pag 480): I) lotti per attrezzature del tempo libero consistenti in un parco di quartiere, campi per giovani, adulti, ragazzi e bambini, per un totale di 10m/tab.: m) lotti per nerozi di artigiani, rimesse, ecc.; n) un'incidenza di 1m/ab per superficie da destinare all'istruzione professionale e superiore; o) incidenza delle strade principali di quartiere (2,5 m/ab.). 3) A parte lievi varianti, la superficie risultante di 20 m/abitante, una costante (ovvero un minimo standard ) da tener presente nella progettazione di qualsiasi tipo di quartiere moderno in Italia essa non dipende dal tipo di edilizia residenziale formante il quartiere ma unicamente dal numero degli abitanti su esso previsti. Le variazioni ed oscillazioni attorno alla costante 20 dipendono dalla composizione della popolazione: infatti se la popolazione percentualmente pi ricca, rispetto alla media italiana, di bambini e di giovani, sono necessarie superfici maggiori per scuole, asili, campi sportivi e di gioco (nei proporzionamenti di queste tavole si tenuto conto della media suddetta). 4) Dovendo pertanto progettare un nuovo quartiere, noto il numero A di abitanti che dovr contenere, opportuno, fin dall'inizio della progettazione, individuare la superfcie Ss = A x 20 necessaria a tutti i servizi. Se Sq la superficie totale di cui si dispone. Si otterr poi la superficie S, da destinare ai lotti, per edifici residenzlali e relative strade di lottizzazione Sr = Sq S Si otterr inoltre la densit territoriale in S dall'espressione A/Sr (esprimendo S in ha). Inoltre con l'ausilio delle note e tabelle che seguono (pagg. 486 e 488) si potranno individuare i tipi di edifici che possono risolvere megilo il problema. 5) In considerazione di quanto gi ricordato nella pag prec. (v Notabene) la maggior parte dei lotti riuniti nel presente disegno pu essere risolta con un unico lotto dimensionato in base d 1415 m/abitante, contenente sui bordi gli edifici delle scuole di tutti i gradi e quello della biblioteca pubblica, tali edifici non pi circondati da recinzioni definenti i rispettivi lotti, risulteranno meglio immersi nel verde. Vedansi anche gli esempi della pagina sucessiva. (*) Nel disegno sono state abolite le zone verdi per giuochi dei lotti per le scuole, in considerazione dellubicazione ipotizzata e di quanto detto nel Notabene della pagina precedente.

m 400 Lotti per l'attrezzature di un quartiere di 1000 abitanti Superficie complessiva, comprese le strade principali 20... pari a 20 m/ab

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ESEMPI Dl DIMENSIONAMENTO ED UBICAZIONE DELLE ATTREZZATURE Dl QUARTIERE INQUARTIERI DIVERSI In questa tavola sono messi a confronto due quartieri completi delle attrezzature analizzate nelle tavole precedenti. Nel quartlere di West Ham si segue il criterio della concentrazione degli spazi verdi, in forme compatte, e della loro ubicazione al centro delle zone edificabili; subito all'lntorno degli spazi verd si vedono le sagome bianche della chiesa, degh edifici scolastici, dei centri sociali. La soluzione schematica, molto simile nel concetto a quanto didatticamente espresso dal disegno della tavola precedente. Nel complesso di Torino Falchera esiste invece una compenetrazione reciproca di tutti gli elementi del quartiere. Gli amplissimi spazi verdi e per giuo chi tutti comuni si alternano alle abitazioni. Scuole e asili sono immersi nelle zone verdi. II gruppo di negozi, mercato, biblioteca, ecc. al centro del quartiere. Un terzo tipo di quartiere realizzato in Italia nel 1955 (e derivato dagli schemi americani di Clarence Stein del 1925-1930) quello di pag. 476. In esso le zone verdi assumono una forma molto allungata, di spina, con slarghi in cui sono collocati alcuni servizi. Le abitazioni sono disposte ai lati della spina verde e le strade per auto sono esterne a tutto il quartiere formando cintura. Questi tre esempi (molti altri se ne possono fare) indicano la ricchezza di possibilit offerte al pro gettista, pur restando fermi i concetti assunti, e pur rispettando i minimi prestabiliti nei rapporti tra superfci destinate ai servizl e numero degli ablitantl serviti. importante ricordare che i valori forniti, nelle tavole precedentl sono valori minimi, il che consente, se lo schema o l'occasione lo richiede, di discostarsene a piacere: solo importante non scendere al disotto di essi. Altra precauzione da prendere durante la progettazione iI controllare costantemente che ogni funzione cui un certo settore destinato, possa svolgersi senza intralciare altre funzioni cui sono destinati settori vicini. Ad esempio, in un qual che caso reale necessario disperdere le zone per giuochi, in tante diverse aree in prossimit delle abitazionl anzich in prossimit delle scuole, si dovr curare che le grida di chi gioca non disturbino coloro che stanno in casa, che i palloni non arrivino a colpire finestre troppo vicine, ecc:mentre la vicinanza delle scuole non crea nterfe renze, poich durante le ore di scuola non vi sonopraticamente ragazzi che possano giocare all'ester o e n quando i ragazzi possono giocarvi, le scuole sono chiuse o ora di ginnastica o dl ricreazsone. Altrettanto, va controllata l'ubicazione reciproca discuole, mercati, biblioteche, ecc.

Unit di abitazione per 10000 persone a West Ham (Londra) realizzato tra il 1845 e il 1950 1, scuole materne, elementari e medie: 2, chiesa; 3, centro culturale; 4, negozi, mercatino, uffici; 5, asili nido.

5 5

3 4 2 1

autostrada TORINO-MILANO

Unit residenziale per 5000 abitanti a Falchera (Torini) realizzata tra il 1959 e il 1955 1, scuole materne ed elemtari; 2, chiesa; 3, centro culturale; 4, negozi, mercato, uffici; 5, asili nido

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ZONE EDIFICABILI E LORO REGOLAMENTAZIONE - TIPI EDILIZI E CARATTERISTICHE DELLA FABBRICAZIONE A B C D E F G H I Qualica secondo la densit Intesivo Semintensivo Estensivo Denominazione del tipo edilizio blcco chiuso casa a torre casa in linea blocco aperto casa a schiera palazzina villino casa a schiera casa isolata S area minima ------------------1000 ---2000 U del lotto (mm) P area massima ------------------250 ---250 E coperta (mm) R F percentuale I massima di area C coperta rispetto I all'area del lotto 5/10 3/10 4/10 4/10 3/10 3/10 2/10 1/10 E mas. assoluta (m) 1822 40 2225 18 15 15 12 8 7 massima relativa A rispetto alla L larghezza stradale T o agli spazi liberi 1 0,5 1 1 1 0,75 0,66 0,5 0,3 E antistanti Z Z numero massimo A dei piani L Rado villa 3000 ---edilizia 5000 ---H

1/20 7

1/50 1/100 ----

0,2

56 10 67 5 4 4(4) 3(5) 2 2 2 dalle strade (m) --10 ----3 --5 6 8 10 5 dai confini (m) --10 12 (1) 8-4 (2) 6 (3) 8 8 10 (6) 8 10 --massime --20 --50 --25 20 60 ------minime --------20 ----30 ------cortili ammesi e cortili ammesse ------------ammesse --------ammessi cortili interni ----chiostrine e chiostrine chiostrine chiostrine tipo patio V ammessi arA retramenti R purch per I arretramenti sviluppo ----ammessi arretramenti purch ----------------------------E non inferiore lunghezze non inferiori a m 20 al doppio della profondit Massima dentit m/m 1512 10 87 5,5 5 4,5 3 2 1 0,2 0,01 fondiaria (indi0,02 ce) massimo di fabbricabilit rispetto all'area 150000 80000 del lotto) m/ha 120000 100000 70000 5500 50000 45000 30000 20000 10000 2000 100200 Costruzioni vietate nei cortili. Possono essere (1) (2) (3) (4) (5) (6) Annotazioni resi obbliga----distacchi distacchi dai distacchi solo ammesso un ammesso un distacchi solo ------------tori i portisolo dai confini interni m dai confini piano attico piano attico dai confini canti. Cortili confini interni 1015 interni e su parziale parziale interni e su ampi due distacchi dai strada max 60% max 40% strada volte altezza confini laterali m 7 area aperta area coperta Distacchi min. (vedi il N.B.) Lunghezze fonti

Gli indici di fabbricabilit delle zone di diversa intinsit edilizia calcolati sulle zone edificabili, escludendo cio i servizi di quartiere si possono cos ripartire: da 01 edilizia; da 14 edilizia estensiva; da 4 7 edilizia semintensiva; da 7 10 edilizia intensiva; oltre 10 superintensiva. N.B. Le misure riportate sono del tutto indicative - per i distacchi conviene fare riferimento, anche nei regolamenti edilizi allangolo di isolazione (vedi pagina precedente).

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Una volta diviso il territorio da pianificare in zone (vedi pag. precedente) e dopo aver disegnato la maglia di veloci collegamenti tra le diverse zone, si procede con disegni eregolamenti alla pianificazione particolereggiata in ciascuna zona. Nelle zone destinate alledificazione, disegni e regolamenti tenderanno ad assicurare tre laltro un buonsoleggiamento agli edifici che vi sorgeranno e ad evitare le introspezioni. Si tender cio ad unutilizzazione economica del terreno ma senza pregiudizio per le condizioni igieniche e sociali dei futuri abitanti. Occorre a tale fine tener presente i seguenti elementi: 1) caratteristiche volumetriche e funzionali degli edifici che dovranno sorgere nella zonaconsiderate: 2) caratteristiche altimetriche e planimetriche dei terreni destinati alledificazione; 3) latitudine alla quale si opera; 4) orientamenti preferibili in relazione ai sovrastanti punti 1,2,3; 5) distacchi minimi tollerabili per evitare l'introspezione ed assicurare la necessaria riservatezza allinterno di ogni edificio.

A Orientamento dei corpi di fabbrica


N NO NE NO N NE NO N NE NO N NE

SO S

SE

SO S

SE

SO S

SE

SO S

SE

1, orientamento Nord-Sud. Completa insolazione delle due fronti dell'edificio. Nessuna finestra a Nord-Sud. Al disotto del 45 parallelo carenza a di sole nei mesi di novembre, dicembre e gennaio: 2, orienta,mento secondo l'asse eliotermico. Migliore insolazione nelle ore antimeridiane d'inverno. I casi 1 e 2 sono convenienti per corpi di fabbricatripli (disimpegno centrale ed ambienti sui due fronti); 3, orientamento Nord-Est Sud-Ovest. Ottimo per gli ambienti a Sud-Est (insolazione antimeridiana e nelle prime ore pomeridiane), non alterano per gli ambienti a Nord.Est. Conveniente per corpi di fabbrica tripli con alloggi di 3-4 vani, con soggiorno e letti a Sud-Est, servizi e scale a NOrd-Ovest; 4, orientamento Est-Ovest. Inadatto per costruzioni a corpo triplo. Pu convenire per costruzioni a corpo semplice o doppio (servizi e disimpegni a Nord) o alle case isolate. Richiede un maggior distacco dei fabbricati rspetto ai precedenti.

a h media h min 22-XII


33 5'

h max 21-VI

h media h min 22-XII


44 6' 67 9'

h max 21-VI

61 9'

15 1'

21 5'

EUROPA CENTRALE h media

h max 21-VI

MILANO h min 22-XII h media

h max 21-VI

h min Distacco tra gli edifici per 45. In Italia b . a . a b 22-XII se i terreni sono pianeggianti. In considerazione di quanto illustarto in c conviene, nei regolamneti edilizi, fare riferimento ad un angolo 24 6' opportunatamente scelto, piuttosto che il rapporto tra a eb. Va inoltre imposto un minimo assoluto per a (circa 20 m) onde evitare l'introspezione (v. pag. precedente).

47 6' 70 9'

51 6'

ROMA

74 9' 28 6'

PALERMO Altezza minima, media e massima del sole sull'orizzonte

B - Altezza del sole sull'orizzonte e distanza tra i corpi di fabbrica in alcune citt europee su terreni pianeggianti
21 VARSAVIA PRAGA 16 15 20 FRANCOFORTE SUL RENO STOCCOLMA 30% 18 WIRSBADEN

C - Distacchi minimi tra edifici su terreni di diversa pendenza a parit di angolo


Nei terreni con giuntura a Nord, una pendenza del 35% gi sufficiente per obbligare ad un raddoppiamneto delle distanze. Le giaciture a Sud a m20 hanno un'influenza molto minore sui distacchi. a m20 45 0%
nord sud

20% 10%

45

10% 20%

0%
nord sud

GIACITURA A SUD

30%

GIACITURA A NORD

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ZONE EDIFICABILI RESIDENZIALI TIPI DI LOTTIZZAZIONE E RELATIVE DENSIT TERRITORIALI
CASE A SCHIERA E IN LINEA D = 0 ; f = F TABELLA 1 TABELLA 2 Densit terr. in Densit terr. in Altezza Distacchi caso di DF=h ma Distacchi caso di DF=1,5 h ma Piani h. DF=h non < di m1520 DF=h < non di m1524 DL=0 (f=F) DL=0 (f=F) I II III IV I II III IV (N.) (m) (m) ab/ha ab/ha ab/ha ab/ha (m) ab/ha ab/ha ab/ha ab/ha min. min. 1 4 1520 130 105 90 ~80 2024 122 96 85 ~79 min min 2 7,25 1820 250 165 134 ~120 2224 220 152 125 ~110 3 4 5 6 7 8 10 15 20 25 30 10,50 13,75 17,00 20,25 23,50 26,75 32,25 49,50 67,75 82,00 98,75 min 20 min 20 min 20 20,25 23,50 26,75 32,25 49,50 67,75 82,00 98,75 350 205 450 235 550 260 650 280 675 285 700 290 720 300 780 302 830 304 840 306 850 308 155 ~130 174 ~150 min 24 min 24 315 400 192 225 240 245 250 315 260 261 265 266 270 150 168 162 180 182 183 186 187 188 189 190 ~130 ~141 ~150 ~152 ~154 ~155 ~155 ~156 ~157 ~158 ~160 TABELLA 3 Densit terr. in Distacchi caso di DF=2 h ma DF=h non < di m 2428 DL=0 (f=F) I II III IV (m) ab/ha ab/ha ab/ha ab/ha min. 2428 105 80 70 ~60 min 2628 190 135 114 ~108 min 28 min 28 270 350 173 205 216 220 224 225 226 228 229 230 231 137 ~130 155 ~135 164 ~140 165 ~140 166 ~140 167 ~141 168 ~143 169 ~145 170 ~146 171 ~147 172 ~148

188 ~155 min 25,50 465 195 ~160 200 ~165 202 ~170 206 ~170 208 ~175 210 ~180 212 ~180 214 ~180 30,35 35,25 40,00 50,00 74,00 98,60 129,00 148,15 490 500 510 540 550 560 570 580

min 34,00 380 40,50 47,00 53,50 66,50 100,00 131,50 164,00 197,50 395 400 405 416 424 430 435 440

12 tabelle relative a lottizzazioni semplici: Relazioni tra densit territoriali in comparti di vario tipo e tipi edilizi usati nellelottizzazioni delle zone edificabili residenziali di ogni comparto (segue a pag. 448). Ogni lottizzazione e caratterizzata dal numero di piani degli edifici, dai distacchi frontali DF tra due fili di edifici che si fronteggiano e dai distacchi laterali DL tra un edificio e laltro. I distacchi laterali sono eguali a zero nei casi di edifici a schiera o in linea. I distacchi frontali sono in funzionedellaltezza ma non minori di 20, 24, 28 metri per evitare lintropezione. Inoltre: F = fronte di un lotto, ed F=fronte di unedificio (si suppongono edifici profondi 11metri).

Esempio della tabella 1 Casa a schiera a 1 e 2 piani e case in linea da 4 a 5 piani con D
f

DF

distacchi minimi DF = h

Scala 1:4000

Df

DF

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486a

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TECNICA URBANISTICA
NORME GENERALI DI PIANIFICAZIONE URBANISTICA
1 3 F F:f = 3 4 TABELLA 1 TABELLA 2 Densit terr. in Densit terr. in Altezza Distacchi caso di DF come in Distacchi caso di DF come in Piani h. DF=h tabella 1 DF=h tabella 2 DL=1/3f (f=3/4F) DL=1/3f (f=3/4F) I II III IV I II III IV (N.) (m) (m) ab/ha ab/ha ab/ha ab/ha (m) ab/ha ab/ha ab/ha ab/ha CASE ISOLATE, DISTACCHI LATERALI D = 1 2 3 4 5 6 7 8 10 15 20 25 30 4 7,25 10,50 13,75 17,00 20,25 23,50 26,75 32,25 49,50 67,75 82,00 98,75 min 20 min 20 min 20 min 20 min 20 20,25 23,50 26,75 32,25 49,50 67,75 82,00 98,75 130 81 72 ~68 min 24 min 24 min 24 min 24 25,5 30,35 35,25 40,00 50,00 74,00 98,60 129,00 148,15 90 155 235 300 350 370 375 380 405 410 420 425 430 76 122 160 188 205 210 214 216 225 227 228 229 230 68 100 130 146 155 160 163 164 167 168 169 170 172 ~64 ~90 ~116 ~128 ~135 ~140 ~139 ~140 ~141 ~143 ~145 ~146 ~147

TABELLA 3 Densit terr. in Distacchi caso di DF come in DF=h tabella3 DL=1/3f (f=3/4F) I II III IV (m) ab/ha ab/ha ab/ha ab/ha min 28 min 28 min 28 min 28 34 40,50 47,00 53,50 66,50 100,00 131,50 164,50 197,50 79 142 200 260 285 295 300 305 310 318 322 328 330 70 110 138 170 178 187 188 189 191 192 193 194 195 62 94 ~58 ~85

190 135 270 173 340 200 410 227 490 250 500 253 520 255 540 257 580 265 620 270 630 278 640 280

114 ~108 137 ~120 155 ~138 168 ~150 180 ~160 182 ~165 184 ~168 186 ~170 192 ~175 194 ~178 196 ~179 198 ~180

116 ~110 135 ~119 142 ~125 144 ~127 146 ~128 147 ~128 148 ~128 149 ~128 179 ~129 150 ~129 150 ~130

Ogni tabella offre le densit ottenibili in comparti del I, II, III e IV tipo come definiti a pag. 475, quando si faccia ricorso agli stessi minimi standards ivi indicati (per lottizzazioni complesse v.
DF

D
F

Esempio della Tabella 2 Case in linea da 8 piani; distacchi D F = 1,5 h Scala 1:4000

DF

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NORME GENERALI DI PIANIFICAZIONE URBANISTICA

Un esempio di lottizzazione sempilice paragonato a tre esempi corrispondenti di lottizzazioni complesse, ottenute usando gli stessi tipi edilizia e mantenendo la stessa densit territoriale. Scopo della presente pagina dimostrare l'opportunit del ricorso al sistema dei comparti: gi sufficiente formare sistematicamente comparti del I tipo, come definiti a pag. 475 per consentire a parit di densit territoriale, notevoli libert compositive.

Le 12 tabelle di pag. 486 e 488, sono formate su lottizzazioni semplici e perci vanno lette tenendo presente che, ad ogni lottizzazione semplice, possono corrispondere infinite forme dilottizzazioni complesse.

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487

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NORME GENERALI DI PIANIFICAZIONE URBANISTICA
CASE ISOLATE CON DISTACCHI LATERALI D = 2 1 f:f = 3 2

TABELLA 1 TABELLA 2 Densit terr. in Densit terr. in Altezza Distacchi caso di DF come in Distacchi caso di DF come in Piani h. DF=h tabella 1 DF=h tabella 2 DL=1/2f DL=1/2f I II III IV I II III IV (N.) (m) (m) ab/ha ab/ha ab/haab/ha (m) ab/ha ab/ha ab/ha ab/ha 1 2 3 4 5 6 7 8 10 15 20 25 30 4 7,25 10,50 13,75 17,00 20,25 23,50 26,75 32,25 49,50 67,75 82,00 98,75 min 20 min 20 min 20 min 20 min 20 20,25 23,50 26,75 32,25 49,50 67,75 82,00 98,75 85 73 57 ~54 min 24 min 24 min 24 min 24 25,50 30,35 35,25 40,00 50,00 74,00 98,60 129,00 148,15 80 145 210 265 310 325 330 335 360 370 375 380 385 69 112 150 171 177 186 195 197 207 210 214 216 217 63 98 18 36 143 148 154 155 157 160 163 164 165 ~58 ~89 ~110 ~120 ~123 ~126 ~130 ~134 ~138 ~139 ~140 ~141 ~142

TABELLA 3 Densit terr. in Distacchi caso di DF come in DF=h tabella3 DL=1/2f I II III IV (m) ab/ha ab/ha ab/ha ab/ha min 28 min 28 min 28 min 28 34,00 40,50 47,00 53,50 66,50 100,00 131,50 164,50 197,50 70 128 180 230 250 260 265 270 275 280 285 290 295 60 105 130 158 165 170 171 172 173 174 178 182 187 57 90 110 ~55 ~82 ~94

170 127 235 160 300 188 370 210 430 230 450 238 470 240 480 250 520 256 550 262 560 264 570 267

106 ~96 130 ~11 146 ~128 160 ~140 172 ~148 174 ~150 178 ~151 179 ~152 185 ~155 188 ~157 190 ~159 191 ~160

128 ~115 134 ~117 135 ~118 136 ~120 137 ~122 139 ~123 140 ~124 141 ~125 143 ~125 145 ~125

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TECNICA URBANISTICA
NORME GENERALI DI PIANIFICAZIONE URBANISTICA
1 D CASE ISOLATE CON DISTACCHI LATERALI = f:f = 2 F

TABELLA 1 TABELLA 2 Densit terr. in Densit terr. in Altezza Distacchi caso di DF come in Distacchi caso di DF come in Piani h. DF=h tabella 1 DF=h tabella 2 DL=f DL=f I II III IV I II III IV (N.) (m) (m) ab/ha ab/ha ab/haab/ha (m) ab/ha ab/ha ab/ha ab/ha 1 2 3 4 5 6 7 8 10 15 20 25 30 4 7,25 10,50 13,75 17,00 20,25 23,50 26,75 32,25 49,50 67,75 82,00 98,75 min 20 min 20 min 20 min 20 min 20 20,25 23,50 26,75 32,25 49,50 67,75 82,00 98,75 65 58 54 ~50 min 24 min 24 min 24 min 24 25,50 30,35 35,25 40,00 50,00 74,00 98,60 129,00 148,15 61 110 158 200 232 245 250 255 270 275 280 285 290 55 100 122 138 160 162 165 168 173 175 177 178 180 50 80 100 116 130 132 134 135 137 138 139 141 142 ~58 ~70 ~90 ~110 ~115 ~115 ~116 ~116 ~120 ~120 ~125 ~125 ~125

TABELLA 3 Densit terr. in Distacchi caso di DF come in DF=h tabella3 DL=f I II III IV (m) ab/ha ab/ha ab/ha ab/ha min 28 min 28 min 28 min 28 34,00 40,50 47,00 53,50 66,50 100,00 131,50 164,50 197,50 52 95 135 175 190 195 200 202 207 212 214 215 220 45 81 107 128 135 136 138 139 145 146 147 148 150 43 72 92 107 40 ~65 ~85 ~95

125 104 175 128 225 150 275 175 325 182 335 198 350 205 360 209 390 220 415 227

88 ~100 107 ~100 125 ~110 138 ~120 144 ~125 150 ~130 155 ~135 159 ~140 166 ~140 168 ~145

114 ~105 115 ~110 116 ~110 117 ~110 118 ~110 119 ~110 120 ~110 121 ~110 122 ~110

420 288 168,5 ~145 425 229 169 ~145

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TECNICA URBANISTICA
VIABILIT
ORGANIZZAZIONE DELLA VIABILIT Per assicurare i collegamenti, si attua un ordinamento viario mediante reti capaci di permettere la circolazione dei veicoli da un punto ad un altro Elementi delle reti viarie tronchi (per consentire gli spostamenti) nodi (per consentire gli scambi da un tronco ad un altro). Caratteristiche delle reti a) reti primarie: assicurano una notevole capacit di traffico, con tronchi che permettono un transito veloce e con nodi chepermettono un rapido scambio (generalmente adiverso livello): corrispondono a tipi di strade di rapido transito o di autostrade: b) reti secondorie: assicurano una grande capacit di traffico, ma con velocit ridotta: sezioni stradali ampie e nodi ad incrocio di tipo normale: c) reti capillari (o di distribuzione) assicurano la distribuzione del traffico in tutti i punti dove si intende giungere con i veicoli: la capacit di traffico dei tronchi sar limitata, dovendo solo soddisfare al transito locale a bassa velocit. Da integrare con parcheggi per la sosta dei veicoli; d) reti pedonali: assicurano la circolazione del pedone, dal punto di partenza (origine) al punto di parcheggio del veicolo, ovvero da quest'ultimo al punto di arrivo (destinazione). Possono essere cormpletamente indipendenti, ovvero affiancate (marciapiedi) alle reti veicolari, secondarie o capillari . Tempo di percorrenza (o distanza virtuale). Tempo complessivo occorrente ad un individuo per portarsi da un punto ad unaltro della citt, comprendente i percorsi da compiere a piedi e sui vari mezzi ditrasporto (individuali o col!ettivi) usufruibili. Linee isocrone.isocrone.-Sono le curve che coincidono con i punti raggiungibili nel medesimo tempo di percorrenza rispetto ad un punto dato (centro). La loro rappresentazionepermette di raffgurare in una visione sintetica la facilit della percorrenza nell'area urbana,in condizioni medie. (Velocit pedonali: 4 km/ h; animali: 8 km/h, velocipedi: 12 km/h: tram autobus-filobus: 1525 km/h; auto: 30 40 km/h: metropolitana: 305O km/ h). Generalmente si tracciano perequidistanze temporali di cinque o di dieci minuti. Flussi e densit di traffico.-ll flusso di traftraffico.fico relativo ad una data zona costituito dal numero totale (volume) di veicoli, inentrata ed in uscita dalla zona in un dato

rete primaria rete secondaria rete terziaria nodi con scambi attrezzati a diverso livello e con pari importanza dei tronchi con diversa importanza dei tronchi " " " " per pari " " " " " " "

Dati di dimensionamento
Veicoli* Pedoni...... Veicoli a trazione animale........... Velocipiedi, motorini e motocicli......... Autoveicoli passeggeri individuali........... collettivi............... Autoveicolo merci: furgoncini............... autocarri.............. automezzi speciali (semitrailer od a rimorchio) I= larghezza L= lunghezza R= raggio massimo (iscrizione in curva) I = m 0,60 0,65 L= m 6,00 (a un mese) m 10,00 (a due mesi) m 12,00 (a tre assi) I= m 1,501,90 Ingombri L= m 1,80 2,00; I= m 0,70 0,90 L=m 3,005,50; I=m 1,201,50R = m1015 L=m 9,0012,00; I= m 1,602,40R= m 25 max 50 Km/h L=m 2,003,50; I= m 0,901,20 R= m 510 L=m 4,8012,00; I= m 1,702,40R = m 20 L= m 12,0024,00; I = m 1,702,40R= m 30 Velocit 3 4 Km/h 10 15 Km/h 15 20 Km/h 30 50 Km/h

Sono considerati solo i veicoli della circolazione ordinaria. Per gli altri veicoli, generalmente in sede propria, v. il capitolo mezzi di trasporto

zona rappresentata dal rap porto tra il flusso e l'area della zona (generalmente espressa in ettari). Corsie: per pedoni. ............................ m 0,75 per veicoli a trazione animale 2.25 per velocipedi . 0.90 per motorini e motociclette 1 ,25 per autoveicoli individudli e furgoncini 2,75 per autocarri .... ... 3,00

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489a

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TECNICA URBANISTICA
VIABILIT
ORGANIZZAZIONE DELLA VIABILIT Le larghezze delle corsie sopraindicate sono valide per la circolazione urbana. Per circolazione extraur ana occorre b considerare, per la generalit dei vei oli, corsie di m 3,00 c per strade normali, di m 3,503,75 per strade veloci o autostrade. Piste di accelerazone e decelerazione. Sono le sedi, ad una o pi corsie, nelle quali si debbono portare i veicolo per aumentare o diminuire le lorovelocit, in modo da inserirsi o disinserirsi dalle corsie dinormale transiro, senza provvocare discontinuit nel flusso di traffico. Le rispettive lunghezze sono funzione dellavelocit massime per le quali sono progettate le strade cui si connettono . Per le zone urbane sono sufficienti, di norma, lunghezze di 3050 m; per le strade esterne o per le autostrade occorrono lunghezze dai m 150 in su. Curve. Sono generalmente di raggio circolare, con raccordi parabolici in prossimit dei punti di tangenza; ovveero di raggio variabile (si preferiscono archi dilemniscata o di clotoide) con raggio infinito ai punti ditangenza e raggio minimo in corrispondenza del verticale. I raggi si scelgono in funzione delle velocit massimeammesse; per strade urbane di interesse primario non sidovrebbero scendere al di sotto di m 150; per quelle diinteresse secondario non si dovrebbero scendere al disotto di m 50. Pendenze Pendenze massime per autosrtade: Pendenze 33,50 %; per strade urbane di impostanza primaria: 4,505%; per strade urbane di secondaria importanza: 77,50%; per altre strade: 1012% (limite trazioneanimale con carico utile); per rampe forzate (tratti brevi): 1518%. Nei cambiamenti di livelletta necessario tener conto dellinserzione di curve di raccordo di ampioraggio. Per strade con livellette variabili, tutte nello stesso senso, preferibile adottare profili convessi checonsentono migliore visibilit e migliore effetto estetico.

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489b

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TECNICA URBANISTICA
VIABILIT
a) strade primarie (o veloci)

2.50

3.75 23.50

3.75

3.50

3.00

3.00

2.25 27.50

5.50

Sezione tipica autostradale

A3 corsie per ciascun senso, con spartitraffico. Per questo tipo lo spartitraffico non va mai ridotto a meno di m 3.

3.50

3.50 24.00

3.50

3.00

3.50 14.00

3.50

A 2 corsie per ciascun senso, con strade laterali di servizio b) strade secondarie 1) strade suburbane

A 2 corsie per ciascun senso

3.50

3.50 14.00

3.50 1.50

3.50

3.50 15.50

3.50

Strada a carreggiata unica

Strada carreggiata divise

3.00

3.50

3.50 17.50 1.00

3.50

3.50

3.50

3.50 10.00

3.00

Traffico veloce sulla carreggiata principale e traffico locale sulla carreggiata accessoria

3.00

3.50

3.50

1.20 6.00

1.20 43.40

14 m 4 corsie

1.20

3.50

3.50

3.00

Tranvia e traffico veloce in sede propria e traffico locali ai lati 2) strade urbane

2.50

2.70 17.00

2.70

3.50

3.50

3.50 30.00

3.50

4.50

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490

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TECNICA URBANISTICA
VIABILIT

3,50

3,50 13,00

3,00 5,60 1,40

3,00 6,00

3,00 ~ 4,00

Con tranvia a raso della pavimentazione

A 4 corsie con tranvia in sede propria e careggiate divise

4,00 4,50

3,50

3,50 15,30

3,50

1,40

6,80 15,30

A 6 corsie con tranvia in sede propria e careggiate divise


c) strade di distribuzione in quartieri residenziali

2,00

1,50

3,50

0,50

1,00

3,00

1,00

Per borgate agricole e semirurali (edilizia aperta ed estensiva)

2,00

5,00

0,50

1,50

2,75

5,50

2,75

1,50

Per solo traffico locale (edilizia aperta ed estensiva)

Per piccolo traffico di collegamento locale (edilizia aperta ed estensiva)

2,00 5,00

1,50 1,50

3,00

6,00

3,00

1,50 1,50

5,00

3,50 6,50

3,00

Per traffico di tipo normale con alberatura e pista per biciclette

Strada urbana a senso unico con tranvia

1,50 6,50

3,00

3,00 9,00

3,00 3,00

3,00 6,00

3,00

Per traffico laterale di maggiore importanza ed alberatura unilaterale

Strada urbana a senso unico

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491

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TECNICA URBANISTICA
VIABILIT
B) incroci e smistamenti a raso 1) incroci a rotatoria isole direzionali lunghezza della zona di scambio . <75 da 75 a 45 2) incroci canalizzati Le intersezioni a livello posso convenzionalmente dividersi in: 1) intersezioni a 3 bracci

manovre d'intreccio <75

isola di rotazione asse della corona giratoria larghezza della corona giratoria . curva d'uscita .

a) intersezione a Y: langolo tra gli assi strada < 75; b) intersezione a T: langolo tra gli assi strada compreso tra 75 e 105; c) obliqua.

2) intersezioni a 4 bracci da 75 a <75 <75

curva d'ingresso da 75 a 150 Esempi tipico di una rotatoria e nomenclatura


a) normale retta: langolo fra gli assi strada compreso tra 75 e 105; b) obliqua (a X); c) sfalsata retta: langolo tra gli assi strada compresa fra 75 e 105.

3) intersezioni complesse ed a pi bracci

Esempi schematici di intersezionni canalizzate

Una corsia di svolta a destra impiegata quando occorre proteggere un forte movimento di svolta. Questa protezione si giustifica anche, per movimenti meno intensi, quando langolo di svolta molto acuto.

In questo caso tutti i movimenti di svolta sono protetti. La sistemazione si presta per volumi elevati con forti volumi di svolta. In questo caso, in cui vengono protette ambedue le svolte a destra, occorre che il canale per la svolta a destra sulla strada principale sia stretto il pi possibile, per scoraggiare svolte a sinistra proibite.

Intersezione a T canalizzata mediante una sola isola divisionale. Lo spazio per lisola ricavato con lallargamento allo sbocco e con limpiego di elevati raggi di curvatura per le svolte a destra. La testa dellisola arretrata rispetto al bordo della strada principale per facilitare le svolte a sinistra. Questa sistemazione si presta per strade a 2 corsie, con volumi molto variabili, eventualmente con allargamento della carreggiata principale.

Questa intersezione si presta a smaltire volumi elevati. La strada principale, a 2 corsie, portata a 4 corsie, separata mediante isole divisionali, in modo da disporre di una corsia per il traffico diretto e di una corsia per quello di svolta.

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493

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TECNICA URBANISTICA
VIABILIT

Sistemazione canalizzata dello sbocco di una strada a 2 corsie su una strada a 4 corsie separate di striscia mediana di larghezza superiore ai m 4. Nel caso che la striscia mediana sia molto larga, si pu introdurre anche un'isola centrale (indicata punteggiata) per ottenere una pi efficace separazione del traffico diretto da quello di svolta.

In questa sistemazione sono previste corsie di svolta a destra su tutti e quattro i rami, da impiegare quando si abbiano forti movimenti di svolta a destra, assieme ad un certo traffico pedonale. una sistemazione particolare che si attua quando le manovre complementari di svolta a sinistra non sono molto intense.

Sistemazione canalizzata a bulbo adatta nel caso in cui la strada diretta sia a carreggiate separate o consenta un opportuno allargamento. Indicata nel caso di velocit elevate ed ove le svolte a sinistra non siano ambedue molto intense (altrimenti si avrebbero difficolt di scambio). Lo STOP sulla strada che si immette richiesto dal traffico prevalente sulla strada diretta.

Sistemazione canalizzata a bulbo in cui sono realizzato corsie separato per le svolte a destra, onde favorire volumi maggiori.

Nel caso di forte traffico su una direttrice pu essere adottato questo schema, che impone alle svolte a sinistra una rotazione attorno all'isola centrale, la quale frazionata per non disturbare il traffico diretto. Questa soluzione si presta allorch un'isola circolare gi esistente si dimostra inefficiente per mantenere una disciplina rotatoria, per motivi di dimensionamento, oppure al fine di evitare l'uso di impianti semaforici a pi fasi, richiesti dall'intensit di certe svolte a sinistra.

Semplice canalizzazione di un'intersezione a 4 bracci, mediante isole divisionali. Questa disposizione contente lo smaltimento di volumi variabili entro ampi limiti, essendo la sua capacit, in pratica, funzione delle larghezze previste.

Sistemazione di interiezione a X fra strade di diversa importanza. Le isole triangolari sono opportunamente munito di invito in entrata e la profilatura delle testa terminali della ferisce mediane contente una corretta effettuazione delle svolte. Il traffico sulla strada di minore importanza controllato mediante STOP .

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TECNICA URBANISTICA
VIABILIT
Isole di canalizzazione. L'isola di canalizzazione una porzione dell'area di intersezione sulla quale, con vari sistemi, si impedisce il transito ai veicoli. Esse possono essere convenzionalmente divise in tre categorie. in relazione alle funzioni che debbono assolvere: c) isole direzionali (o di canalizzazione vera e propria): studiate per controllare e dirigere le manovre dei veicoli, soprattutto di quelli in svolta: possono assumere forme e dimensioni diverse a seconda della situazione dell'intersezione (isole: a, c, g). b) isole divisionali: vengono usate per separare correnti di traffico equiverse o in senso opposto allo sbocco sulle intersezioni fra strade e carreggiate non separate. Sono particolarmente utili nel controllo delle svolte a sinistra soprattutto nelle intersezioni oblique (isole: b, d, e, f, h). c) isole di rifugio: sono usate principalmente nelle zone urbane in corrispondenza di carreggiate molto larghe per facilitare l'attraversamento dei pedoni o per consentire il carico e lo scarico dei passeggeri dai mezzi pubblici. Le isole a, c, d, e. f, possono assolvere anche funzione di rifugio, oltre la funzione principale. Le isole possono essere delimitate da cordoli (sormontabili o insormontabili) salienti dalla pavimentazione oppure realizzate a raso mediante pavimentazioni particolarmente scabre o semplicemente tracciate mediante verniciatura. In linea di massima nelle zone extraurbane conviene ricorrere a cordoli sormontabili. I cordoli sormontabili (a barriera) debbono essere impiegati perle isole di rifugio pedonale e in generale in tutti i casi in cui si voglia proteggere l'interno dell'isola.
isola divisionale sporgente con cordoli zona di approccio raccordata all'isola colore e scabrezza della superficie in contrasto con quelli della pavimentazione

zona di sosta 25 200

h
250

50 325 175

225 50

Tipi di cordoli insormontabili (a barriera). Misure in mm cordolo sormontabile eccetto il caso di isole di rifugio

C 200

zona centrale di allargamento non sporgente

pavimentazione

superficie dell'isola in genere a prato

PIANTA - Isola tipica di canalizzazione. Pianta e (a destra) sezioni 100 100 50 250 100 100 75

mezzeria superficie dell'isola carreggiata in genere a prato

SEZIONE A-A pavimentazione

200

zona di approccio raccordata all'isola; colore e scabrezza della superficie in contrasto con quelli della pavimentazione 450 150 50 100 450 300 150 250 125 125 150

SEZIONE B-B punto pi elevato

SEZIONE C-C Regolazione del traffico 1) regolazione a mano 2) con segnaletica fissa - Orizzontale, Verticale 3) semaforica

Tipi di cordoli sormontabili (misure in mm)

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TECNICA URBANISTICA
TRASPORTI COLLETTIVI
Pendenze massime delle strade
Tipo della strada Strade di grande traffico in pianura Strade di grande traffico in montagna Strade di medio traffico in pianura Strade di medio traffico in montagna Strade secondarie in pianura Strade secondarie in montagna Strade esclusivamente pedonali Rampe e scalinate Cordonate Pendenza 2% 4% 34% 67% 56% 78% 20% 50% 12% Ammissibili livellette con il 910% Note Ammissibile qualche livellatta col 5% e brevi livellette col 6% Ammissibile qualche livelletta sino al 7% e brevi livellette con l'8%

Valori minimi convenienti assegnati ai raggi di curvatura in ragione dei tipi di strade Tipo Autostrade................... Strade importanti........ Strade di media importanza.................. Strade secondarie........ In pianura In montagna m m 300 150 40 100 50 25

Nelle curve, specie in quelle a raggio minimo, si provvede alla sopraelevazione del ciglio esterno inclinando il profilo trasversale della strada con pendenza del 610 , verso l'interno; si tende tuttavia ad adottare pi diffusamente curvature a raggio variabile.

Velocit max in km/h Raggio minimo in m

30 10

40 15

50 30

100 120 180 100 150 500

METROPOLITANE Vetture capaci di 100150 passeggeri: larghezza m 2,403,20; lunghezza m 1520; altezza-m 33,60. Un convoglio si compone normalmente di 47 vetture (New York 12). Velocit commerciale, tenendo conto delle fermate, 3035 km/h. Banchine lunghe m 100120, larghe m 2,504,50. Scartamento dei binari: distanza netta tra i bordi interni dei funghi delle rotaie m 1,435 (scartamento normale). Raggi di curvatura: di norma non scendono al disotto di m 75. Pendenza massima. 3035%. Fermate: distanti fra loro m 500800 nelle zone centrali e m 10001500 nelle zone suburbane. Zona di influenza: in zone centrali m 400 per parte in zone periferiche m 800 per parte. La sagoma di spazio libero occorrente in una linea si determina in base alle dimensioni della vettura, coi franco minimo di cm 80 lateralmente e cm 50 al disopra. Le stazioni delle metropolitane debbono essere servite da ingressi che permettano il facile e spedito accesso a mezzo di ampie scale fisse o mobili; debbono essere poste in un tratto rettilineo della linea con livelletta orizzontale o < 10% Banchine delle stazioni: possono essere laterali o centrali; la loro larghezza varia normalmente da m 2,50 4,50; la lunghezza m 100 circa. Le metropolitane corrono in sede propria: sopraelevate (oggi in disuso), in trincea (specialmente nelle zone periferiche), sotterranee.

Le metropolitane moderne si sviluppano in prevalenza con percorsi sotterranei nel centro delle citt e si estendono alla periferia in trincea o eccezionalmente a livello. l percorsi sotterranei possono essere a bassa profondit (generalmente sotto le strade) o pi profondi (svincolati dalla rete stradale e dalle fondazioni degli edifici). La metropolitana di Londra raggiunge la quota di m 40 sotto il livello stradale, quella di Mosca m 35, quella di Berlino si sviluppa invece a bassa profondit.

2.70 2.95 3.10

3.65

Sezioni di metropolitana di Londra

Sagoma limite autoveicoli: in altezza m 4,00 in larghezza m 2,50

2.32

8.00

2.32

a volta

4.30 4.30 5.50 2.2175 3.565 2.2175

3.35

a traveta
8.64

1.10

6.24 2.80 2.80

1.10

normale 4.00 A B
6.90

3.60
6.11

3.60

Altezza dei sottovia. A, a volta; B, a travata. filo linea trefolo di guardia


altezza libera per

1.10
16.12 Sezioni della metropolitana di Roma

12.60

1.10 0.50

4.50

4.50
3.90

veicoli stradali

4.00 4.20 Altezza delle linee aeree nei passaggi a livello o comunque attraversanti una strada. Vale per tutte le linee e riguarda ostacoli di qualunque natura (fili della trazione elettrica, di linee telefoniche, ecc.)

1.20 7.10 0.70 4.10 5.30 4.10 5.20

7.58

2.00
Sezioni della metropolitana di Milano

14.40

2.00 1.20

Sezioni dela metropolitana di Parigi

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TRASPORTI COLLETTIVI
AUTOFILOTRANVIARI AUTOSUS Vetture normali (4050 posti): larghezza m 2,50; lunghezza m 12. Vetture articolate capaci di 80100 posti. Velocit commerciale: con fermate ogni 200 m, 1617 km/h: con fermate ogni 400 m. 25 km/h. TRAM ELETTRRICI URBANI Vetture motrici normali a due carrelli (capacit circa 100 passeggeri): lunghezza circa m 14, larghezza m 2,35. Vetture articolate a 3 carrelli (capacit 150 200 passeggeri): lunghezza 1824 m, larghezza m 2,35. Velocit commerciale, tenendo conto delle fermate, 1020 km/h. Scartamento dei binari: distanza netta tra i bordi interni dei funghi delle rotaie m 1,435 (normale), m 1,00 (ridotto). Interesse tra due binari: dipende dalla larghezza delle vetture e dai margine trasversale di due vetture affiancate (di solito m 0,400,50). Perci varia generalmente tra m 2,40 e m 3,00. Ingombro di una doppia linea, con spazio laterale per i passeggeri, m 6,507,00. Raggi di curvatura: di norma non scendono al disotto di m 25; tollerati sino a m 1513 in circostanze di vincolo assoluto e per tronchi di scarsa importanza. Pendenza di una linea tranviaria non superiore al 56%. Gallerie: altezza in chiave m 6, larghezza (v. sagoma). Note Stazioni: possono essere di testa (non 45 m 180 I raggi di curvatura di norma non scendono solamente per essere terminali, ma spesso per l'importanza della citt), o 90 m 500 al disottto di m 500 per ferrovie principali, miste. 120 m 1500 di m 200 per ferrovie secondarie. Debbono: a) essere situate in piano o Fermate: distanti fra loro m 200300 in zone centrali, m su livellette con pendenza massima del 400600 in zone periferiche. 2,53%; Zona di influenza di una rete tranviaria larga m 600700 (m b) essere possibilmente rettilinee: 300350 per parte). c) non avere comunque livellette uscenti in salita su entrambi i lati, possibilmente FERROVIARI averle in discesa; Scartamento dei binari: normale m 1,435 tra i bordi interni d) essere ubicate favorevolmente ridei funghi delle rotaie, nei rettifili. In curva aumenta fino spetto ai centri urbani anche in rapad un massimo di m 1,465. porto ai collegamenti coi vari quartieri. Le linee ferroviarie non debbono costituire barriera allo Lunghezza utile dei binari di entrata e sviluppo della citt e delle sue comunicazioni. Quando i di uscita: m 600650. tracciati non si sviluppano sufficientemente lontani dalla Lunghezza marciapiedi servizio viaggiazona urbana debbono svilupparsi su un piano diverso da tori: ferrovie principali m 180500 : quello della rete stradale. in trincea o in rilevato: preferiferrovie secondarie m 100150. bile il rilevato che permette comunque le comunicazioni a Superficie: la superficie del fabbricato mezzo di sottopassaggi. viaggiatori pu essere stabilita con sufNelle grandi citt le stazioni per viaggiatori sono separate ficiente approssimazione in funzione del da quelle merci e spesso, per non raggruppare molte linee traffico: rapporto di m 5 circa per ogni in una sola grande stazione. Anche le stazioni viaggiatori 100 viaggiatori annui. sono pi di una, raccordate tra loro (una stazione viaggiatori non deve superare i 2224 binari). Cavalcavia a semplice binario in piano 0.70mm per ferrovie di piccolo traffico 30%0 Pendenze massime per ferrovie di grande traffico 7.00 15%0 5.50
Veloc. max km/h Raggio min. di curvatura Velocit dei raggi di curvatura

Sagoma limite italiana 2750 1100 500 552 2975 225 3200 4300 3247 150 175 250 130 325

Sezioni rilevato a semplice binario e a due binari 3.30 1.435 Sagoma internazionale per carri merci h H 0.45 200 2.00 3.50 800 4.70 5.50 r=1675 1550 6.56 1.435 2.12 1.435

Cavalcavia a due o pi binari 0.70mm

1550 3100

5.50 2.00 2.00

1490 1410 1225 1180 1010 750

4280 4000 4245

7.96 8.56

2.00

2.12

3.665
caso di presenza di palificaz.

2.00
normale al binario

430 370 400 230 140

Ponti ferroviari
1.45
0.625

1.05 1.05
0.90

Piano caricatore per ferrovia a scartamento normale 1.60 0.40 1.05 1.40 l/2 l

5.00 1.10 l l 0.70 l/2 A

2.50

3.55

2.50

1.10

0.85 0.60 3.75 2.50 0.75

B l/2 l

l/2

Ponti ferroviari: A, a semplice binario; B, a due o pi binari

2.10 1.00

2.90

a 1/10 0.60 b=1+a/10

Franchi minimi rispetto alla massima piena m 1,00

Max

1.00

Max

Sagome per ferrovie a scartamento ridotto A, scartamento m 1,00; B, scartamento m 0,75.

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TRASPORTI COLLETTIVI
AEREI AEROPORTI CLASSIFICAZIONE INTERNAZIONALE
DIMENSIONAMENTO DEGLI ELEMENTI Piste di atterraggio Lunghezza: v. tabella delle caratteristiche di identificazione; larghezza: per le categorie A e B m 60 (piedi 200) per le categorie C,D, E m 45 (piedi 150) per le categorie F e G m 30 (piedi 100) Strisce di volo lunghezza: uguale alla lunghezza della pista d'atterraggio, aumentata di m 60 (piedi 120) su ciascuna delle due testate di estremit; larghezza: m 300 (piedi 1000), cio m 150 dall'asse della pista, per le piste strumentali; m 210 (piedi 700), cio m 105 dall'asse della pista, per ogni altra pista di categoria A, B o C; m 150 (piedi 500), cio m 75 dall'asse della pista, per ogni altra pista delle rimanenti categorie. Piani di avvicinamento: superfici trapezoidali aventi la base minore coincidente coi limite della striscia ed inclinate verso l'alto all'esterno: si identificano per mezzo dell'area di avvicinamento (A B C 0), data dalla proiezione orizzontale del piano, e per mezzo della pendenza.

ICAO - Organizzazione dell'Aviazione Civile Internazionale. Gli Aeroporti vengono caratterizzati dalla lunghezza della pista massima e dalla portanza o carico massimo per ruota singola che la pista pu sopportare.

Piste di rullaggio (occorrenti per le manovre a terra dei veicoli dalla pista di volo alle aree di parcheggio sosta e manutenzione) Lettera di identificazione Larghezza della pi lunga pista servita A m 30 (piedi 100) BoC m 23 (piedi 75) D m 18 (piedi 60) E m 15 (piedi 50) FoG m 12,5 (piedi 40)

Categorie per lunghezza di pista


Lettera di Lunghezza base della pista massima identificazione A m 2550 (piedi 8400) ed oltre (con i quadri reattori si giunge a m 4000 circa) B da m 2150 (piedi 7000) incluso, a m 2550 (piedi 8400) escluso C da m 1800 (piedi 5900) incluso, a m 2150 (piedi 7000) escluso D da m 1500 (piedi 5000) incluso, a m 1800 (piedi 5900) escluso E da m 1280 (piedi 4200) incluso, a m 1500 (piedi 5000) escluso F da m 1080 (piedi 3500) incluso, a m 1280 (piedi 4200) escluso G da m 900 (piedi 3000) incluso, a m 1080 (piedi 3500) escluso

ELEMENTI CHE COSTITUISCONO GLI AEROPORTI Aree di atterraggio, comprendenti le superfici esclusivamente destinate all'esercizio del volo; per gli aeroporti dotati di piste, l'area di atterraggio pu ridursi ad una o pi strisce diversamente orientate, intendendosi per striscia l'insieme della pista e delle aree laterali e di testata costituenti le necessarie zone di sicurezza.

Limiti di rispetto per le piste


Lettere di identificazione della pista pi lunga servita A B C D E F G metri 210 195 180 180 180 165 165 piedi 700 650 600 600 600 550 550 metri 165 150 135 105 105 90 90 piedi 550 500 450 350 350 300 300 metri 100 90 75 75 60 45 38 Distnza minima tra un punto qualunque dell'asse di una pista di rullaggio e l'asse di una pista strumentale non strumentale Distanza minima fra un punto qualunque dell'asse di una pista di rullaggio e l'asse di un'altra pista di rullaggio piedi 325 300 250 250 200 150 125 metri 54 50 42 38 30 30 24 piedi 180 165 140 125 100 100 80 Distanza minima fra un punto qualunque dell'asse di una pista di rullaggio e un ostacolo fisso

Categoria per portanza di pista Lettera di Carico scelto per ruota identificazione isolata semplice 1 kg 45000 (libbre 100000) 2 kg 35000 (libbre 75000) 3 kg 27000 (libbre 60000) 4 kg 20000 (libbre 45000) 5 kg 13000 (libbre 30000) 6 kg 7000 (libbre 15000) 7 kg 2000 (libbre 5000)
La caratteristica viene normalmente definita dalla combinazione della lettera e dellindice di identificazione

m 60(200') A

area di avvicinamento C asse della pista D

pista n B striscia Piani di avvicinamento

A B = larghezza della striscia; C D = m 1200 (piedi 4000) per piste strumentali m 750 (piedi 2500) per le latre piste h = m 3000 (piedi 10000).
perimetro della superficie orizzontele superficie di transizione 3000m (10000') superficie di avvicinamento di tutte le piste strumentali e superficie conica 1:20 superficie orizzonatle 45 m (150') centro geometrico approssimato area atterraggio pendenza 1:50 750m (2500') raggio della superficie orizzonatale

Attrezzature aeroportuali, comprendenti le zone di sodelle piste principali destinate ai sta, gli edifici e le installazioni per il funzionamento servizi aerei internazionali quando la dello scalo e per il ricovero dei velivoli. lettera di identificazione : A,B,C,D ELEMENTI CHE INTEGRANO GLI AEROPORTI Superfici limite di sicurezza, costituite da un complesso di superfici ideali, ai disopra delle quali non consentita la presenza di ostacoli od ingombri, sia naturali che artificiali, esse si distinguono in: a) piani di avvicinamento; b) piano orizzontale; c) superfici di transizione; d) superficie conica.
prolungamento della superficie di avvicinamento pendenza 1:40 limite estremo 1200 m (4000')

superficie di avvicinamento visuale

Veduta in piano delle superfici limite di sicurezza

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TECNICA URBANISTICA
TRASPORTI COLLETTIVI
Pendenze: per piste strumentali.........................1/50 per piste principali di categoria ABCD 1/50 per altre piste di categoria ABCD 1/40 per piste di categoria EF...................1/30 per piste di categoria G....................1/25 Superficie orizzontale: porzione di piano orizzontale situato a m 45 (piedi 150) al disopra del livello medio dell'area di atterraggio; delimitata da un cerchio di raggio di m 4000 (piedi 13000) e di centro coincidente con il baricentro dell'area di atterraggio.
4000 m 1:40 1:20 superficie orizzontale superficie di avvicinamento 1:50 60m 45m 60m

Superfici di transizione: superfici piane di raccordo tra striscia, piano di avvicinamento e superficie orizzontale: partono dai limiti laterali delle strisce e dai bordi laterali dei piani di avvicinamento, estendendosi verso l'esterno e verso l'alto con pendenza 1/7. Superficie conica: superficie che si appoggia alla periferia della superficie orizzontale e le cui generatrici si estendono verso l'alto e verso l'e-

sterno con pendenza 1/20. Attrezzature varie: non si possono definire criteri e norme particolari di dimensionamento e proporzionamento, dipendenti da molteplici fattori, collegati sia ai caratteri fisici della zona in cui sorge l'aeroporto. sia all'importanza ed al traffico aereo che vi si svolge.

superficie conica

area di avvicinamento 3000m

centro geometrico approssimato dell'area di atterraggio

Sezione verticale tipo delle superfici limite di sicurezza secondo l'asse della pista strumentale, o della pista principale, degli aeroporti destinati ai servizi aerei internazionali, quando la lettera di identificazione della pista A, B, C, oppure D.
4000 m 1:20 da 1:40 a 1:25 a seconda della lettera di identificazione

superficie orizzontale superficie di avvicinamento area di avvicinamento 3000m

60m

45m

60m

superficie conica

centro geometrico approssimato dell'area di atterraggio

Sezione verticale tipo delle superfici limite di sicurezza secondo l'asse di una pista non compresa fra quelle indicata nella figura precedente

VEDUTA ASSONOMETRICA DELLE SUPERFICI LIMITE DI SICUREZZA

superficie conica

1:20

superficie di avvicinamento visuale da 1:40 a 1:25 superficie orizzontale 45 m (150') superficie di transizione

1:50

superficie di avvicinamento di tutte le piste strumentali e delle piste principali degli aeroporti destinati ai servizi aeree internaz. quando la lettera di identificazione A-B-C-D

1:7

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TECNICA URBANISTICA
TRASPORTI COLLETTIVI
60m 300m (1000) pista 95m (315') F' 1050 m 75m 75m

6m 300m 300m

3m

A A'

30m (100') C' D' 150 C E' 300m F'

240m

B'

300m 1350

300m

1050m

B 30m 4,5m B'

45m 11m C'


50m(16,7')

65m 19.2m

42m A' 42m 50m(16,7') (140') (140')

60m(200') 60m(200')

EF

95m

85m 26.4m 30m E'F'


75m (250') 75m (250')

D'
70m (233') 70m (233')

Porzioni di spazio illuminate 1, pianta; 2, sezione longitudinale; 3, sezioni trasversali. La porzione di spazio da illuminare rappresentata in questa figura corrisponde ad un inclinazione dell'allineamento di discesa compresa fra 2 3 3,5 gradi. Quando l'allineamento di discesa supera questi limiti, pu essere necessario la porzione di spazio da illuminare.

C B

Planimetria del nuovo aeroporto del Malpensa (Milano) A, superficie orizzontale, h = m 145; B, superficie conica; C, superficie orizzontale, h = 45; D, piano di avvicinamento.

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501

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TRASPORTI COLLETTIVI
ELIPORTI Gli eliporti si possono classificare in tre categorie: I classe: a grande traffico, per elicotteri di grandi, medie e piccole dimensioni. II classe: a medio traffico, per elicotteri di medie e piccole dimensioni. III classe: a piccolo traffico, per elicotteri di piccole dimensioni (v. figg. 1, 2, 3). Per larea di manovra o piattaforma le dimensioni sono le seguenti:
Max Categoria diametro Lunghezza della Larghezza della

dei rotori piattaforma piattaforma I classe II classe III classe m 30 m 25 m 20 m 120 m 90 m 60 m 90 m 45 m 30

Per le superfici di avvicinamento, da considerare solo in prosecuzione dei lati minori della piattaforma, si adottano i seguenti dati. Quando non possa disporre di aree di atterraggio demergenza in prossimit delleliporto, la pendenza si abbassa ad 1/20. In tal caso il trapezio si limiter a raggiungere la quota di m 36 e si prolungher in forma rettangolare fino alla quota di 90. In casi eccezionali sono consentiti anche accordi curvi. Larea di avvicinamento corrisponde alla proiezione orizzontale della superificie di avvicinamento (figg. 5 e 6).

1 3 4 5 4

piattaforma

15

pendenza 1/8

m 90

15

6 7

Fig. 4 - Superfici di avvicinamento

Fig. 1 - Pianta schematica al piano dellarea di manovra di un eliporto di I classe. 1, elistazione e torre; 2, rampa di accesso; 3, area di carico e scarico; 4, fabbricati servizi; 5, elevatore elicotteri; 6, area di rispetto; 7, area di manovra. 1/8

1 7 2 4 3 5 4 6

A SEZIONE

7 10'

90

720

180 15 A 15 a 360+a

Fig. 2 - Pianta schematica di un eliporto di II classe. 1, sede stradale; 2, elistazione con torre ed uffici; 3, area di rispetto; 4, posizioni di carico; 5, area di manovra; 6, parcheggio riservato; 7, parcheggio pubblico.

180

Fig. 5 - Superficie ed area di avvicinamento con pendenza 1/8 A, area di manovra; a, larghezza area di manovra.

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502a

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TRASPORTI COLLETTIVI
PIANTA 1 2 50' 720 4 5 A SEZIONE 1800 m 36 1080 1/20 90

180 15 a 15 180 PIANTA Fig. 3 - Pianta schematica di un eliporto di III classe. 1, elistazione ed uffici; 2, area di carico e scarico; 3, area di parcheggio, 4, area di rispetto; 5, area di manovra. Fig. 6 - Superficie ed area di avvicinamento con pendenza 1/20 A, area di manovra; a, larghezza area di manovra. 360+a

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TECNICA URBANISTICA
TRASPORTI COLLETTIVI
limite laterale area manovra m 0.00 1/2 m 90 m 90 limite laterale superf. avvicinamento m 45 1/2 qupta minima di crociera m 90 m 0.00 m 90 SEZIONI

Superfici ed aree di transizione: sono laterali alle corrispondenti superfici ed aree di avvicinamento ed hanno pendenza 172 (figg. 7, 8, 9 e 10). Aree di emergenza: dovrebbero distare non pi di m 180 dai limiti della piattaforma e consentire la discesa con pendenze da 1/2 a 1/4. Sono necessarie per apparecchi monomotori e quando l'eliporto in aree urbane. Aree di rispetto: sono necessarie per consentire le operazioni di atterraggio e decollo senza disturbare, con il flusso d'aria prodotto, le operazioni di carico e scarico di altri elicotteri. Si dispongono lateralmente ai lati lunghi dellapiattaforma e debbono avere una larghezza non inferiore a m 6. Aree di parcheggio, di segnalazione, di attesa e prova motori, di servizio e manumanutenzione, di carico e scarico, ecc.: sono altre aree necessarie per completare l'attrezzaturaeliportuale e variano a seconda delle caratteristiche del traffico.

m 0.00 m 0.00 m 45

m 90

PIANTA Fig.7 - Superificie ed area di transizione con pendenza 1/2 ed avvicinamento con pendenza 1/8 superficie di transizione 1/2

15

90

90
15

180 area di manovra

superficie di avvicinamento 1/8

Fig. 8 - Schema assonometrica delle superfici di avvicinamento con pendenza 1/8 e delle superfici di transizione con pendenza 1/2 m 90 m 0.00
limite laterale area di manovra

m 90 m 36 m 90

quota minima di crociera m 0.00

m 90

limite laterale superficie avvicinamento

m 90

m 36

m 90

m 0.00 m 0.00 m 36

m 90

Fig. 9 - Superficie ed area di transizione con pendenza 1/2 ed avvicinamento con pendenza 1/20 superficie di transizione 1/2

90 90 36 15 superficie di avvicinamento 1/20 area di manovra 15 90 180

Fig. 10 - Schema assonometrica delle superfici di avvicinamento con pendenza 1/20 e delle superifici di transizione con pendenza 1/2.

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AUTOSTRADE
OPERE COMPLEMENTARI DELLE AUTOSTRADE
Per opere complementari delle autostrade si intendono tutte quelle attrezzature che insieme al corpo stradale vero e proprio concorrono a formare e a completare l'opera in modo da renderla percorribile con sicurezza e con conforto degli utenti. Si possono distinguere tre categorie di opere complementari Opere complementari di sicurezza. Opere complementari di assistenza e conforto. Opere complementari di esercizio e manutenzione OPERE COMPLEMENTARI Dl SICUREZZA Le opere complementari di sicurezza sono costituite da: Segnaletica: orizzontale (a terra) everticale (cartelli) di pericolo, prescrizione e preavviso. Delineatori: paletti segnalimite (in sostituzione dei massicci paracarri) saranno costruiti in materiali leggeri In modo da non costituire ostacolo apprezzabile 2gli urti, con visibilit accentuata da zone rifrangenti e posati normalmente sul bordo destro della carreggiata ad una distanza di m 1530 tra loro. Cordoli della carreggiata: avranno essenzialmente lo scopo di costituire un fianco consistente della pavimentazione ed a seconda dei casi potranno essere sormontabili od insormontabili. Guardrails: protezioni poste ai lati della sede stradale, e costituenti una barriera continua (rigida od elastica a seconda dei tipi), tale da ricondurre in carreggiata il veicolo che tendesse ad uscirne. Parapetti: posti in corrispondenza dl opere d'arte sia sulla sede stradale che sui cavalcavia sorpassanti l'autostrada stessa. Il parapetto autostradale bene che sia calcolato per assorbire l'urto di un automezzo del peso di kg 1200 che urti il guardrail ad una velocit di 120 km/h con un angolo di impatto di 16 e un angolo di uscita dl , e con una velocit residua di 65 km/h. Il corrimano va calcolato per un carico concentrato, al centro della campata, di kg 400. Nel caso dicavalcavia sorpassanti l'autostrada (o in casi analoghi) i parapetti saranno integrati con reti di protezione. Recinzioni: atte ad impedire l'ingresso in autostrada sia dei pedoni che di animali. Illuminazione: di svincoli, di stazioni, di gallerie, dl aree di servizio e di parcheggi e loro relativi imbocchi. Impianti a verde: posti particolarmente sulla banchina centrale spartitraffico con funzione di antiabbagliamento e di interruzione della monotonia del percorso. In fase di studio, escludendo la siepe continua per i suoi effetti secondari, si terr conto che: a) Cespugli disposti a schermi distanti circa m 20 l'uno dall'altro sono sufficienti per ottenere un effetto antiabbagliante soddisfacente. b) opportuno che i cespugli costituenti schermo non siano uguali di forma: una loro successione irregolare col1tribuisce a togliere la monotonia del percorso . c) Le essenze da usarsi devono essere di varie specie in relazione al colore ed al periodo di fioritura per ottenere zone fiorite in quasi tutti i periodi del l'anno (Ligustrum cinense, Pyracantha Yuananensis, Mahonia Aquifolium ecc.).

autoclave elettropompa parch. mezzi pesanti lavaggio mezzi pesanti rifornimento mezzi pesanti ristorante pista accelerazione parcheggio auto rifornimento auto parcheggio mezzi pesanti

cancello parcheggio esterno

rifornimento carburanti pista di decelerazione cancello parcheggio auto elettropompa ristorante cabina elettrica autoclave parcheggio mezzi pesanti parcheggio auto parcheggio esterno

Fig. 1 - Aree di servizio disposte ai lati della carreggiata. Adottate sull'Autostrada del Sole in prossimit di Parma

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OPERE COMPLEMENTARI DELLE AUTOSTRADE
d) Per ragioni economiche e per ottenere il migliore attecchimento opportuno che vengano piantate essenze giovani. e) Nei tratti liberi da impianti arbustivi, ossia tra un cespuglio e l'altro, opportuna la creazione di prato formato da talee di piante erbacee striscianti, le quali formeranno un tappeto erboso di vari colori e non avranno bisogno di opere di sfalcio. Raccordi: per la viabilit ordinaria, innestantesi nella sede autostradale con piste di accelerazione (di norma m 120+40) e di decelerazione (di norma m 50+80). Sono realizzati con svincoli di tipo a trombetta, olandese, ecc. OPERE COMPLEMENTARI Dl ASSIASSISTENZA E CONFORTO Vengono definiti come opere complementari di assistenza e conforto quei complessi che permettono all'utente di sostare e trovare ristoro per s e assistenza per il proprio automezzo. Tali opere si distinguono in: Aree di servizio. Aree di parcheggio. AREE DI SERVIZIO Dislocazione. - Devono essere dislocate (v. figg. 1, 2, 3). tra una stazione e l'altra ogni 3040 km, possibilmente in luoghi panoramici o di qualche interesse turistico. Disposte a coppie ai margini dell'autostrada e contrapposte per facilitarne gli allacciamenti (acqua, luce, telefono, forza motrice ecc.), esse servono ciascun senso di traffico. In taluni casi il problema pu essere risolto con una sola area di servizio disposta al centro delle delle corsie opportunamente allontanate in quel punto (v. fig. 4). Allacciamenti con l'autostrada. Dall'autostrada si passa all'area di servizio per mezzo di un imbocco che preceduto da una pista di decelerazione (dl norma m 50 + 80) e si svolge di solito lungo una curva a raggio variabile di varia lunghezza: sia la pista che la curva consentono all'automobilista di ridurre gradualmente la velocit della macchina sino a velocit adeguate al movimento all'interno dell'area. Dall'area di servizio si pu raggiungere l'autostrada per mezzo di uno sbocco o che, a simiglianza dell'imbocco, si svolge lungo una curva a raggio variabile dl varia lunghezza ed seguito da una pista di accelerazione (di norma m 120+40) che consente all'automobilista di aumentare gradualmente la velocit del proprio mezzo fino al raggiungimento delle velocit consentite al traffico sulla autostrada . Attrezzature dell'Area di Servizio: Esse comprendono: Impianti di rifornimento e di assistenza degli automezzi. - Debbono avere come minima dotazione: Ufficio per il personale. Spogliatoio per almeno tre persone con annessi servizi igienici (eventualmente docce). Salottino di sosta per gli utenti. Magazzino scorta di gomme, olii, pezzi di ricambio di prima necessit, ecc. Servizi igienici destinati agli utenti. Officina per piccole riparazioni, lavaggio, grassaggio, ecc. Distributori di benzina. gasolio, miscela, acqua ed aria compressa. In taluni casi si pu prevedere un parcheggio per i mezzi in riparazione. Impianti di ristoro. - Debbono avere come minima dotazione: Ufficio del gestore. Locale per bar e tavola calda (min. 15 posti). Sala ristorante per non mero di 60 coperti. Cucina attrezzata per il servizio contemporaneo di almeno 75 coperti, con annessa dispensa per la conservazione delle derrate.

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parcheggio esterno stazione di servizio cancello

parch. mezzi pesanti riforn. carburante parch. auto ristorante pista di accelerazione

parch. auto parch. mezzi pesanti parcheggio esterno stazione di servizio Fig. 2 - Area di servizio con posto di rostoro " a ponte ". Adottata sull'Autostrada del Sole in prossimit di Fiorenzuola.

pista di accelerazione rifornim. carburanti

pista di accelerazione

pista di accelerazione

parch. auto e mezzi pesanti ristorante

parch. auto e mezzi pesanti

parch. esterno

Fig. 3 - Area di servizio unica accessibile con svincolo di tipo olandese. Progetto per l'Autostrada del Sole. rifornimento carburanti parcheggio auto

parcheggio mezzi pesanti Fig. 4 - Schema di area di servizio centrale. Progetto per l'Autostrada del Sole.

Servizi igienici per il personale. Servizi igienici per gli utenti. Magazzino per il deposito degli arredi e materiale vario. Negozio per la vendita di generi di conforto e di prodotti locali. Spaccio tabacchi. Locale per assistenza turistica. Cabine telefoniche (min. 2) abilitate

per uso pubblico intercomunale. l posti di ristoro sono in genere due: uno per ciascuna delle due aree. L dove la convenienza lo suggerisca, e come in taluni casi stato fatto con ottimi risultati, il posto di ristoro pu essere uno solo: costituito a cavallo dell'autostrada, serve le due aree di servizio contempora-

neamente con notevole risparmio sulle spese di gestione (v. fig. 5). Posteggi.- Sono distinti secondo i vari tipi di automezzi: Posteggi per automobili: variamente dislocati

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OPERE COMPLEMENTARI DELLE AUTOSTRADE
6.00 6.00 6.00

pista decelerazione

6.00 6.00

pista accelerazione

Fig. 7 - Parcheggio ridotto a semplice piazzola di sosta. Adottato sull'Autostrada del Sole in prossimit di Calenzano. all'interno dell'area ed in prossimit degli impianti di ristoro od a poca distanza da questi. Posteggi per mezzi pesanti: generalmente ricavati nella parte posteriore degli impianti di ristoro per non creare ingombri e lasciare libera la visuale dell'autostrada dalla sala del ristorante. I posteggi per le automobili devono offrire nei loro complesso la possibilit di parcheggio a 5060 automezzi . La capienza dei posteggi per mezzi pesanti varia su pi ampia scala e pu andare da un minimo di 810 automezzi per aree di servizio di medio traffico ad un massimo di 2530 per aree di servizio particolari. Viabilit interna. - Economia di impianto e facilit di movimento all'interno dell'area consigliano di ridurre al minimo indispensabile la viabilit interna. In ogni caso le strade ad un solo senso devono avere un minimo di m 6 di carreggiata ed un minimo di m 7,50 le strade a doppio senso. Illuminazione. - Piste di accelerazione e decelerazione, imbocchi, sbocchi, piazzali di rifornimento e di parcheggio e viabilit interna devono essere illumminati per consentire lamassima facilit di accesso, deflusso emovimento all'interno dell'area anche di notte. Verde. - Di primaria importanza nelVerde l'area di servizio la vegetazione: essa deve contribuire in larga misura a dare all'automobilista senso di quiete e di riposo . La vegetazione dovr preferibilmente essere caratteristica del luogo ovel'area di servizio sorge, e quanto pi possibile varia. Impianti di assistenza e ristoro, piazzali di rifornimento e di parcheggio ne saranno inframezzati. I piazzali di parcheggio, in particolare, saranno posti in maniera daessere ombreggiati da piante di altofusto. Tutta l'area di servizio deve essere separata dalla autostrada da una larga fascia verde che faccia da filtro al traffico convulso dell'autostrada stessa: tuttavia, sia in prossimit dell'imbocco che dello sbocco si deve avere l'accortezza di porre a dimora vegetazione bassa per non creare ostacoli alla visibilit, Parcheggi esterni. - Riguardano le aree di servizio dislocate in luoghi particolarmente panoramici o turistici. Posti in prossimit dell'area di servizio, al di fuori della sua recinzione e comunicanti con essa attraverso un passaggio pedonale chiuso da un cancello a giostra, consentono l'accesso al posto di ristoro anche ai non utenti dell'autostrada e ad eventuali passeggeri di prendere gli autobus in sosta nell'area. AREE Dl PARCHEGGIO I criteri informatori per l'allacciamento con l'autostrada, la viabilit interna, i piazzali di sosta, il verde ecc. delle aree di parcheggio sono in tutto simili a quelli gi descritti per l'aree di servizio. Destinate alla sola sosta degli automezzi, le aree di parcheggio (v. fig. 6) sono sprovviste degli impianti di rifornimento e di ristoro. Tuttavia, affinch anche in queste lautomobilista trovi un minimo di conforto, le aree di parcheggio saranno provviste e servizi igienici. Per ci che concerne la dislocazione esse devono essere, come criterio di massima, alternate con le aree di servizio e poste in luoghi di particolare interesse turistico o panoramico. I parcheggi possono essere anche di dimensioni ridotte e costituire semplicemente piazzole di sosta: in ogni caso devono sempre essere divisi dall'autostrada da una sufficiente aiuola (v. fig. 7). OPERE COMPLEMENTARI Dl ESERCIZIO E Dl MANUTENZIONE FABBRICATI Dl STAZIONE (per sole autostrade a pedaggio). Saranno progettati in funzione degli impianti di automazione e di controllo adottati. Constano generalmente di un unico corpo di fabbrica antistante il piazzale di stazione, ove il traffico canalizzato in corsie a senso unico raggiunger Ie porte di entrata o di uscita. Qui avverranno le operazioni di consegna o convalida biglietti e l'esazione pedaggi. Si pu tener conto che ciascuna porta possa smaltire circa 450 veicoli/ora in entrata e 225 in uscita (qualora il pagamento avvenga in uscita). La porta e costituita essenzialmente da una cabina provvista dei dispositivi di automazione e di controllo, ove uno o due esattori provvederanno alla consegna dei biglietti ed alla esazione dei pedaggi. Detta cabina pogger su un'isola spartitraffico e sar protetta contro eventuali urti da contrafforti (bumpers) posti sulle testate dell'isola stessa ad una distanza opportuna a garantirne l'assoluta efficacia senza peraltro intralciare la visibilit. Detti bumpers saranno provvisti anteriormente di lampeggiatori di luce arancione.

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OPERE COMPLEMENTARI DELLE AUTOSTRADE
Una pensilina disposta trasversalmente alle porte protegger dalle intemperie le operazioni degli esattori. Sulla pensilina, in corrispondenza di ciascuna corsia, un semaforo a luce verde e rossa indicher all'utente se la porta in esercizio o chiusa. Aste zebrate girevoli od una segnaletica opportuna occluderanno quelle porte temporaneamente non in esercizio. II fabbricato annesso avr dimensioni relative al numero di porte della stazione. Sar distribuito di massima in due zone (preferibilmente su due piani). Nella prima zona saranno distribuiti gli impianti generali di automazione e di controllo, i quadri elettrici (con eventuali batterie di emergenza o gruppo elettrogeno), la caldaia per l'impianto di riscaldamento, un ripostiglio (scope, attrezzi vari, apparecchi antincendio, coni di gomma e segnaletica di emergenza). Nella seconda zona due locali (capo della stazione e Polizia) saranno opportunamente disposti con larga visibilit sul tratto di strada da controllare un ufficio esattori (controllo denaro e compilazione rapporti di turno) con cassaforte per il versamento giornaliero, servizi igienici, spogliatoio ed eventualmente un piccolo locale scaldavivande. Eventuali impianti ricetrasmittenti troveranno posto nello ufficio Polizia. Adiacente al fabbricato sar previsto lo stazionamento, possibilmente coperto, per almeno due automezzi di servizio. A seconda delle caratteristiche, della lunghezza e dellordinamento dell'autostrada interessata le stazioni possono essere classifficate in: Stazioni dl testa (v. fig. 8). Poste all'inizio ed alla fine dell'autostrada stessa. Salvo per autostrade di lunghezza limitata, esse presuppongono altre stazioni intermedie. Stazioni intermedie (v . Urbanistica ). Disposte lateralmente all'autostrada stessa e raccordate ad essa con svincoli e piste di raccordo. Per stazioni intermedie a due sole porte (v. fig. 9) una in entrata ed una in uscita e dove previsto un traffico limitato, il fabbricato e la cabina di esazione potranno essere riuniti in un unico corpo posto su di una banchina spartitraffico centrale. Stazioni a barriera (v. fig. 10). Con piazzale disposto lungo l'autostrada interessata. La zona centrale di detto piazzale sar libera e riservata al deflusso del traffico in proseguimento sull'autostrada: le zone laterali saranno riservate all'ingresso ed all'uscita con funzionamento simile alle stazioni intermedie,

CD

CP

UT

CM

CP

UT

CM

CP

UT

CM

ST

ST

ST

ST

ST

ST

ST ST CP PM CP ST PM CP ST PM CP ST PM CP 2 sezione ~75 km ST PM ST CP PM

ST

CD, Centro Direzionale; UT, Ufficio di Tronco; CM, Centro di Manutenzione; PM, Posto di Manutenzione; CP, Casermetta di Polizia; ST, Stazione.

2 sezione ~75 km

1 sezione ~75 km

2 sezione ~75 km

1 sezione ~75 km

1 sezione ~75 km

~150 km ~150 km Opere complementari di esercizio e~150 km manutenzione: schema distribuzione tronco fabbricati su 1autostrada a pedaggio 2 tronco e articolata in tronchi 3 tronco (Autpstrada del Sole)

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OPERE COMPLEMENTARI DELLE AUTOSTRADE

bumper con lampeggiatore

cordolo insormontabile

5.10 caldaia quadri elettrici filo pensilina

porta reversibile

3.10 ripostiglio cabina esazioni pedaggi 9.00 pedana

apparecchi automazione controllo

asta chiudiporta

A 15.85

controllo capostazione

servizi

spogliatoio 7.85

atrio

radio e polizia B

semaforo a luce rossa e verde pensilina fabbricato di stazione lampeggiatore a luce arancione cabina esaz pedaggi pumper asta zebrata girevole

Fig. 8 - Stazione di testa per autostrade a pedaggio. Adottata sull'Autostrada del Sole. A, planimetria; B, pianta primo piano; C, prospetto lato uscita.

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OPERE COMPLEMENTARI DELLE AUTOSTRADE

pedana 9.70 pedana A

radiotelefono stabilizzatore antenna radio

box con ripartitore quadro contatori

cassaforme alimentatore riscaldamento deumidificatore batterie ferro nichel C

remote-recorder orologio

radiotelefono vuoto apparecchi radio elettrici vuoto apparecchi automaz. control. esattori

spogliatoio servizi

bumper in calcestruzzo

registratori

quadro comandi elettrici

lampeggiatori

antenna radio

lampeggiatore

D Fig. 9 - Soluzione di stazione intermedia a due sole porte per autostrade a pedaggio. Adottata sull'autostrada del Sole.

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OPERE COMPLEMENTARI DELLE AUTOSTRADE

ingressi ed uscite pista di accesso dallo svincolo

traffico in proseguimento sull'autostrada

Fig. 10 - Esempio di stazione a barriera per autostrada a pedaggio. Adottato sulla Firenze-Mare. Planimetria ALTRI FABBRICATI COMPLEMENTARI La progettazione dei fabbricati complementari attinenti l'esercizio e la manutenzione di un'auto strada, presuppone lo studio preliminare degli schemiorganizzativi e dellorganico previsto in rapporto all'esercizio stesso. Centro Direzionale (v. fig. 11). - Generalmente un unico organismo centrale, di norma ubicato al baricentro dellautostrada interessata, controlla e dirige l'intera organizzazione In esse sono sistemati gli uffici amministrativi e tecnici, una sala per riunioni e conferenze, un centro meccanografico (od impianto simile, a seconda dei criteri di automazione e controllo adottati) con locali per la raccolta, il controllo e l'archivio dei biglietti erogati, servizi igienici e locali accessori come di norma adottati in fabbricati per uffici. Sar opportuno prevedere anche una sala di rappresentanza con una mostra permanente delle maggiori opere dell'autostrada. Qualora la lunghezza considerevole di un'autostrada suggerisca un'articolazione su tronchi (di media 150 km ciascuno). dal Centro Direzionaledipenderanno gli uffici di tronco. Ufficio di Tronco (v. fig. 12). Ogni ufficio di tronco che, con i relativi impianti, sorger in corrispondenza di una stazione al baricentro del tronco stesso, avr il controllo di quanto avviene, nel tratto di sua pertinenza, sia dal punto di vista amministrativo che da quello tecnico. Detto ufficio sar di norma suddiviso in tre settori: Gestione amministrazione dei personale, controlli contabili, rilievi statistici. Manutenzione: opere manutentorie normali, stagionali e straordinarie. Servizio di traffico: Polizia della strada, sicurezza ed assistenza stradale. L'ufficio sar provvisto dei locali necessari in rapporto all'organico stabilito, oltre a quelli del distaccamento di Polizia: un locale per apparecchiaturericetrasmittenti con distribuzione preferibilmente su due reti (una in esercizio con eventuale collegamento con la pi vicina stazione meteorologica ed una di Polizia ed assistenza stradale), servizi igienici e locali accessori come di norma adottati in fabbricati per uffici. Al piano terreno sar ricavata una rimessa per un'autovettura di pronto intervento. Aggregato a ciascun ufficio di tronco il Centro di Manutenzione. Centro dl Manutenzione (v. fig. 13). Fabbricato di tipo industriale. Sar posto su di un vasto piazzale di deposito all'aperto dei macchinari e materiali di uso (sale, inerti, bitume, ecc.) e sar suddiviso in: Ricovero mezzi: autorimessa al coperto per vari automezzi e con almeno unautovettura riservata al soccorso stradale. Officina: con apparecchiatura per l'ordinaria manutenzione dei mezzi e piccole riparazioni. Magazzino: deposito attrezzi d'uso e materiali minuti di consumo. Sar inoltre previsto un ufficio per il magazziniere, spogliatoi, servizi igienici e locali accessori come di norma, oltre ad un impianto di rifornimento carburanti. Eventualmente vi sar ricavato unalloggio per un guardiano. . Posto di Manutenzione (v. fig. 14). - Ad integrazione del suddetto Centro, in zone di montagna o particolarmente nevose bene prevedere, su sezioni di lunghezza 5075 km di autostrada, dei Posti di Manutenzione con fabbricati simili ai precedenti, salvo la riduzione dimensionale, in cui troveranno posto oltre ad una vasta autorimessa, un ufficio del capo sezione, spogliatoi, servizi igienici e locali accessori, ed una sala di attesa attrezzata per eventuale pernottamento operai. Questo ultimo locale trova la sua giustificazione nell'organizzazione normalmente adottata per il servizio tempestivo di sgombero neve. In dipendenza dell'ordinamento e degli organici previsti, potranno far capo all'ufficio di tronco altri fabbricati complementari come casermette per posti di Polizia e centri della Croce Rossa.

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OPERE COMPLEMENTARI DELLE AUTOSTRADE
35.00 5.00 5.00

servizi parcheggio coperto

aiutante

caldaia

magazz.

garage polizia

automezzi

10.58 parcheggio coperto

capo polizia

servizi

magazz.

1.20

35.30

capo ufficio manutenzione

assist. di tronco

geometri

archivio disegni

servizi servizi

assistente

traffico

servizio utenti

segreteria

MANUTENZIONE

GESTIONE

12.16

riunioni

assist. assist. manutenz.

assist. telefono radio

attesa

economia corrieri

cassa

capo ufficio

10.00 soccorso stradale

Fig. 12 - Ufficio di Tronco. Adottato sull'Autostrada del Sole. Sopra, pianta piano terreno, sotto, pianta primo piano. Fig. 13 - Centro di Manutenzione. Adottato sull'Autostrada del Sole. Casermetta di Polizia (adottate sullAutostrada del Sole). - Occorrono per lalloggio e lavvicendamento dei raparti il cui sistema di assistenza sar preferibilmente articolato su tre servizi: Servizio Traffico e Sicurezza; Servizio Assistenza Stradale; Polizia della Strada. I fabbricati distribuiti uno ogni sezione, ed uno per ogni tronco, saranno dotati di apparecchiature radio-telefoniche in continuo contatto con le pattuglie in servizio. I locali comprenderanno (v. fig. 15): un ufficio per il comandante del distaccamento, una sala riunione e mensa, una cucina, camerate per lalloggio guardie ed una camera per il comandante, servizi igienici e locali accessori. Le autovetture di norma vengono ricoverate nelle adiacenti autorimesse del Centro o Posto di Manutenzione Centro C.R.I. - Composto di un locale di attesa, un locale di visita e medicazione, un locale per il medico di guardia con impianto telefonico, servizi igienici. Sar prevista anche unautorimessa per unautobulanza di pronto soccorso.

ricovero mezzi

36.35 piazzale di servizio

46.85

45.35 caldaiaufficio

locale operai wc wc

magazzino capo uffic.

officina

lavagg.

tettoia

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OPERE COMPLEMENTARI DELLE AUTOSTRADE

centro meccanografico

servizi tecnici

servizi amministrativi

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OPERE COMPLEMENTARI DELLE AUTOSTRADE

36.00

locale operai
custode

servizi

soccorso stradale

ricovero mezzi

10.4

magazzino

caldaia

Fig. 14 POSTO DI MANUTENZIONE. Adottato sull'Autostrada del Sole.


25.10

ufficio

camerate

ufficio magazzino

refettorio soggiorno servizi cucina ufficiale

21.50

camerata

camerata

Fig. 15 CASERMETTA DI POLIZIA. Adottata sull'autostrada del Sole

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