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ATTO PRIMO

SCENA I Luogo solitario ed orrido fra dirupi di alta montagna dove si scorge limboccatura dun antro. Guido e Calotta che scendono dai dirupi.
[N.1]

Guido Fra lorror che spira intorno par chio senta il cor mancarmi: or che allantro vo accostarmi sento il piede a vacillar. Calotta Il seguire un impazzito una gran disavventura. Sento gi che di paura io mho qui da spiritar. Guido Guido, misero, infelice! Calotta Miserabile Calotta! Guido/Calotta Una voce al cor mi dice: cessa ormai di paventar. sei venuto qui a crepar.
[N.2]

RECITATIVO - Guido, Calotta Guido Su, Calotta, coraggio. Calotta Eh s, coraggio, qua si muor dalla fame, n di mangiar si parla finora in questo viaggio: guardate voi se posso aver coraggio. Guido Taccosta. Calotta S, Signore. Guido Vattene in quella grotta. Calotta Chi ci ha dandar? Guido Chi ci ha dandar! Calotta. Calotta Eh, Signor, perdonate. Cos mi comandate addirittura chio vada caldo caldo in sepultura.

Guido Tu sei poltron! Calotta E vero. Guido Timido! Calotta Signor s, quanto una pecora. Guido Codardo. Calotta S, Signore, al par dun asino. Guido Oh, indegno veramente dessere mio scudier! Pur chio giungessi a saper qualche nuova dellamata mia Arsinda dove mai non andrei! Ma, sventurato, finor di lei cercato ho sempre invano il mare, il monte, il piano. Ora solo mi resta per ultimo consiglio aver ricorso alla maga Melissa. Abita la gran donna entro a quel speco. Animo, non temer; vientene meco. Calotta Ma se qualche pericolo... Guido Nulla io temo! Calotta Ed io assai. Guido Giuro al Cielo! Calotta Eh, s s, per me vi seguito. Guido Tappressa dunque intrepido i passi a seguitar del tuo Signore. Non paventar. Massista il Dio damore. Guido entra nella grotta. Calotta vi si accosta, poi ritorna pauroso.

SCENA II

II

[N.3]

RECITATIVO - Calotta, Guido Calotta Ah, che nelle mie viscere mi sento un freddo a spargere, comuno che sta esposto a neve gelida! Infelice Calotta, che cosa hai tu da far? Da qualche fiera sar forse sbranato se qua fuori rimango; e s'entro l per morto io gi mi piango... Dunque... Guido Calotta! Calotta Aiuto! Guido Calotta! Calotta Vengo, s. Resto ancor qua per una corporal necessit. Ah! Chio vada, o chio resti gli tutt'uno. Mi spiace assai, che morir digiuno.
[N.4]

ARIA Calotta Addio mondo, addio ragazze! Che mi foste tanto care! No, non state pi a sperare di potermi riveder. Poverin! Mi vien da piangere; e il motivo assai ben forte. Brutta, squallida la morte parmi al fianco gi daver Guido Calotta, Calotta! (chiamando) Calotta Vengo, vengo! O seccatura! Per andare in sepultura non ho fretta, n piacer. Entra nella grotta. Sotterraneo a guisa di Tempio illuminato da lampadari con porta in prospetto. Guido, poi Calotta, che lentamente savanzano. SCENA III
[N.5]

III

RECITATIVO Guido Qual meraviglia! Qual sorpresa! E come nel cavo sen dun antro s eccellente lavoro? Ma qui alcun non si scorge? Il ricco albergo a chi mai serve? Io non discerno ancora se reggia questa sia, da mortali abitata, oppur se Tempio dignota Deit. Stupito intanto i sguardi io volgo; e sento gi che in petto mi si destano insieme riverenza, piet, timor e speme.
[N.6]

Coro di Spiriti Infernali (interno) O stranieri, che qua vinoltrate voglia (oppure: prova) vana non sia che vi mova o farete ben tosto la prova dun poter che pentir vi far. O stranieri, tremate, tremate se rea voglia vi fa venir qua.
[N.7]

RECITATIVO - Calotta, Guido Calotta Io tremo, e tremo bene. Ah, Signor mio, fuggiamo presto. Udiste come parlano questi marmi loquaci? Signor per carit Guido Taccheta, e taci.
[N.8]

CAVATINA Guido Sola piet mi sprona, solo qui Amor mi guida prima che, oh Dio, muccida laffanno, il mio dolor. Della mia cara Arsinda vengo a cercar la sorte. Se la rap la morte, se resta in vita ancor. Sapre luscio in prospetto. (Appare la maga Melissa)

IV

SCENA IV
[N.9]

RECITATIVO - Melissa, Calotta, Guido Melissa Guido, nel sen delle tue voci il suono mi penetr. Ben giusta la premura

chhai di saper dArsinda, e ben degno il tuo affetto. Calotta (La maga, in verit, ha un bel visetto.) Melissa Tutto della tua amante intendere potrai; ma ti conviene allaspetto resistere de Spiriti, chio qui far apparire. Calotta Spiriti? Ohim meschino! Mavr da spiritare. Melissa Taci tu, babbuino: ei dee parlare. Guido O saggia, o rinomata, o possente Melissa! Appaga, appaga lardente mio desio, chio non pavento nemmen tutto lInferno. Calotta Ma io tremo, allopposto, anche prima che vengano. Melissa Taci tu, babbuino, o che sul fatto ti trasformo in un asino.
[N.10]

TERZETTO - Melissa, Guido, Calotta Melissa Ecco dignote zifre io formo un circolo mormoro sottovoce orrende note Calotta (S, sottovoce; meglio.) Melissa Or meco entrate: restatevi in silenzio, ed osservate. Entrano tutti e tre nel circolo. Te prima invoco orrenda Dite, spiriti erranti qua comparite! Guido Io cheto, cheto, sto ad osservar. Calotta Io duro duro, qui ho da restar. Melissa Col pi tre volte

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calpesto il suolo, venite a volo senza tardar. E quanto ancora? Quanto si sta? Ecco lincanto ch gi seguito. Calotta Ah, questa volta muoio arrostito! Melissa Da voi non temasi: or si udir. Guido Laspetto orribile gelar mi fa. Calotta Ah, chio mispirito! Lho detto gi.

SCENA V Melissa, Guido, Calotta, Spiriti Infernali.


[N.11]

RECITATIVO Melissa Se viva ancor Arsinda, o se fra lombre scese mi si renda palese;

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levento mi si dica che da noi linvol; sella fra lAlme che son di vita prive; o ditemi ove sia, sella ancor vive.
[N.12]

Uno Spirito che parla Di Stordilano Prence di Granata vive Arsinda in poter, sin da quel giorno che per opra dincanto ei lha involata facendo poscia a regni suoi ritorno. Egli la tien nellisola incantata, ridente e felicissimo soggiorno, per ridurla co vezzi e co diletti pietosa un giorno a suoi cocenti affetti. Melissa Sparite. Escono dal circolo.
[N.13]

RECITATIVO - Calotta, Guido, Melissa Calotta Ohim, respiro! Guido Ah, che la di lei morte notizia mi saria men trista e amara, di quella, che sentirla dun rapitor in mano. Melissa Disperarti non dei. Calotta Lo dico anchio. Di gi a questora quel ch fatto fatto. Guido Taci ribaldo, o giuro al Ciel tammazzo. Calotta Eh, eh, eh, Signor mio, non fate il pazzo. Melissa Guido, ascolta i miei detti: Arsinda rivedrai; quel lungo tratto che da noi la disgiunge impedir non potr fra pochi istanti che tu non ti ritrovi a lei davanti. Guido Ah, come? Melissa E mio il pensier: fuor di questantro

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un carro troverai; su quello ascendi col tuo scudier Calotta, che per laria portati da due corsieri alati giunger potrete in poco pi dunora nellisola incantata ove dimora. In ogni tuo pericolo, se il nome mio sar da te chiamato, mavrai, non dubitar, sempre al tuo lato.
[N.14]

ARIA Melissa Agli amanti son pietosa, agli amanti son gelosa perch donna sono anchio, e le donne, amico mio, sanno ben che cosa amor. (oppure: che cosa far) Io non vo ringraziamenti, vanne pur e ti consola ch son brevi quei momenti che ti restan di dolor. (Com apparsa, scompare dun tratto)

SCENA VI
[N.15]

RECITATIVO - Guido, Calotta Guido Oh sorpresa! Oh favore inaspettato! Andiam Calotta, andiam, son consolato. (parte) Calotta Andiamo pur, andiamo! Ecco meschin. Mi tocca sol per condiscendenza involontaria

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farmi portar dal diavolo per aria. (parte)

SCENA VII Delizioso giardino nellIsola Incantata con parte di magnifico Palazzo. (Arsinda sola, con stiletto al fianco.)
[N.16]

CAVATINA Arsinda Se piet de mali miei cerco invano, stelle ingrate, questa vita minvolate che pi misera mi fa. Trover fra lombre almeno la sua pace uninnocente, se piet qui il Ciel non sente della sua infelicit.

[N.17]

RECITATIVO Arsinda Guido, ah Guido! Palese il mio destino ti fosse almen! Rapita allimprovviso, senza chuom se ne avveda, chi sa mai, che fuggita ei non mi creda! Pi assai del mio periglio, pi che la fiamma ancor del mio aborrito rapitore tiranno, la pena del mio ben mi reca affanno.

SCENA VIII (Entra Ruffina, dama del castello)


[N.18]

RECITATIVO - Ruffina, Arsinda Ruffina Signora mia, dolente, com il solito vostro ora pur vi ritrovo: aff mi spiace, vorrei trovarvi un d col core in pace. Arsinda Quel d lo aspetti invano. Ruffina Unambasciata vengo per a recarvi. Non so poi se in sentirla vi farete pi mesta o pi serena;

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ma ambasciator, si sa, non porta pena. Arsinda Parla pur. Ruffina Voi sapete che vama Stordilan, e vama a segno, che per rendersi degno dellamor vostro, e per goderne il frutto, finor vaccord tutto; voi sei mesi di tempo gli chiedeste a principio per indurvi ad amarlo ed a sposarlo; perci vi fa saper che appunto ieri sono finiti li sei mesi intieri. Arsinda (Misera me!) Ruffina Fra poco verr egli in persona. Se siete bella, via, siate anche buona. Stordilano alla fine il diavolo non ! E poi, a dirvela, egli un principe, e in sua mano il vostro non voler sar poi vano.
[N.19]

ARIA Ruffina Fate a mio modo signora mia, un po damore per cortesia a chi amor chiede si pu accordar; amante ricco, giovine, bello, donna si chiama senza cervello quella che a lungo si fa pregar. Toccasse a me ancora si bella ventura, di s, mia signora, direi addirittura; s, vorrei dal contento ballare e saltar. (parte)

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SCENA IX
[N.20]

RECITATIVO - Arsinda e poi Stordilano Arsinda Purtroppo son passati li sei mesi accordati! S, purtroppo lo so, misera Arsinda: che far? In qual maniera ora salvarmi? Ah, che in pensarvi sol sento mancarmi. Ma veggo ad appressarsi lindegno Stordilano; sevitarlo non posso, per isfuggire almeno di seco favellar finger voglio di trovarmi qui immersa in dolce oblio. (Entra Stordilano, in armatura da cavaliere) Stordilano Parmi, od vero? Pensa oppur riposa? Ruffina le avr fatto sapere il voler mio. Son passati i sei mesi

XIII

ed io mi sento di non tirar pi a lungo il mio tormento. Arsinda? Arsinda? Dorme e come vaga con quegli occhi serrati! Che bella positura, di pi bel non pu far madre natura. Nel mirarla cos chi non potrebbe sentirsi un formicaro in tutti i muscoli? Che mal sarebbe poi se alla furtiva, su quel labbro adorato... (Si avvicina per baciarla, ma Arsinda si ritrae bruscamente) Arsinda Ferma, ti scosta, o cavalier malnato! Stordilano Ah! mia cara Arsinda Trattienti. Stordilano Amor ne incolpa. Arsinda Amor dalma villana. Stordilano Sai che tadoro. Arsinda Io taborrisco e sdegno. Stordilano Fermati. (trattenendo) Arsinda Lascia! Stordilano Anima ingrata! Arsinda Indegno! Stordilano Finalmente da te non vo gran cosa. Arsinda Che pretendi? Stordilano Sposarti. Arsinda Invan lo speri. Stordilano La tua promessa? Arsinda Io s, promisi, vero, ma sol perch pensai che Stordilano men barbaro e inumano, conoscendo lorror che per lui sento,

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di non tentarmi pi fosse contento. Stordilano Ciance, ciance son queste. Alfin son io un uomo come glaltri, e in mio poter tu sei. (lafferra per un braccio) Arsinda Di! Choseresti? Stordilano Oserei, che so io se la pazienza arrivasse a scapparmi. Arsinda Questo ferro, crudel, potr salvarmi! (impugna uno stile)
[N.21]

ARIA Arsinda Pensa chio non pavento il tuo furore insano. Vedrai che ad un cimento mancarmi il cor non sa. Trafigger quel seno se giungi a qualche eccesso, poi questo ferro istesso la morte a me dar. (Parte precipitosamente) SCENA X
[N.22]

RECITATIVO - Stordilano, Ruffina Stordilano Oh, che donna! Oh, che bestia! Oh, che alma audace! Stata saria di pungermi capace! E ver che con un colpo sulla testa sbrigarmene poteva alla pi corta; ma io la voglio viva e non gi morta. (Entra Ruffina, agitatissima) Ruffina Signor, Signor! Stordilano Che fu? Parla Ruffina Non posso Stordilano Come non puoi? Ruffina Non ho, Signor pi fiato... dir... Stordilano Qual batticore, qual affanno! Suvvia. Ruffina

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Dir... Signor... Stordilano Dirai qualche bugia. Ruffina Io bugie? Io? Domandovi perdono: sono cos sincera e cos schietta, che mi dicono bocca benedetta. Stordilano Ecco, avesti pur fiato per dire una sciocchezza e non ne avrai per dire quel che dovresti. Ruffina S, Signore, sentite, il fiato ora riprendo: fatta gi lambasciata come avete ordinato, me ne andai nel palazzo. Stordilano E cos? Ruffina Ascesi per un certo affare fin sulla loggia ch di sopra al tetto. Stordilano E cos? Via! Ruffina La cosa per ordine racconto. Stando su quella loggia, ho io veduto un carro da due bestie tirato, bestie chavevan lali e che andavan per l'aria. S, Signore! Ridete? Lali avevano, e per aria portavano quel carro. Vi giuro in fede mia che il ver vi narro. Stordilano Finiamo questa inezia. Ruffina Come? Inezia? Se dico una menzogna, e una bugia minvento che il diavolo mi porti in sul momento. Stordilano Basta, basta! Sentiamo. Ruffina Il carro, dunque, che per laria tirato era da quelle bestie, sullisola discese ed ecco armati

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son da quello smontati, oh!, cosa strana, due uomini, o due spirti in forma umana. Stordilano Sono a certi vapori le femmine soggette per natura. Visione questa tua pura, ma pura. Ruffina Visione! Stordilano Io vedo Ismeno che savanza affannato. Ritirati. Con lui vo restar solo. Ruffina Vado, ma il carro qui venuto a volo. Le bestie erano alate. S, Signore, ed io non sogno, e il mio non vapore. (parte) Stordilano Ismeno ha un certo aspetto, che mi desta nel sen qualche sospetto.

SCENA XI
[N.23]

ARIA Ismeno Veggo gi un nembo insorgere, scorgo nellaria un turbine. Gi sento nelle viscere insolito timor. Ammutoliti spiriti, ombre che intorno vagano, astri daspetto orribile fan palpitarmi il cor.
[N.24]

RECITATIVO - Stordilano, Ismeno Stordilano Tu con questo entusiasmo tutto gelar mi fai: vero sarebbe forse del carro colle bestie alate? Ismeno E vero, e gi non senza altissima cagione fan qui tragitto incognite persone. Stordilano Dunque? Parla.

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Ismeno Di pi non so per ora. Qui a scongiurar mi appresto gli spiriti che han lisola in custodia. Io tutto scoprir. Lasciami pure. E attendi di veder, se duopo fia, i portenti che oprar sa larte mia. Stordilano Mi vien paura. A te mi raccomando: fa pur quanti sai far scongiuri e incanti! Discacci il mio timor larte che vanti, e poi per far chArsinda si disponga ad amarmi almeno un poco vattene a por le pentoline al foco!
[N.25]

ARIA Stordilano Se qua non centra il diavolo io pi che far non so; lei non mi stima un cavolo, mi dice ognor di no. Ma fa che venga un d che dicami di s. Ricordati far presto, pazienza pi non ho. Ma quelle bestie alate mi mettono paura. Ricordati, scongiura, mi fido e me ne vo. Ma per destar almeno piet dArsinda in seno ricordati le pentole, chio pi penar non vo. Ricordati, perdonami, sovvengati... confondomi Fra amore e fra il timore gi delirando io sto. (parte)

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SCENA XII
[N.26]

RECITATIVO Ismeno Questarrivo nellisola impensato mi fa pure temer; presagi infausti certi segni mi sono, ma al timore no, no, non mi abbandono. Stordilano qual figlio amai da suoi primi anni; ver che incolto danimo io lo ritrovo, ma pur dabbandonarlo invan mi provo.
[N.27]

RECITATIVO Ismeno Spiriti, voi, cui il gran poter di Dite die lisola in custodia udite, udite: finchio giungo dell Erebo a intendere il voler stranier non sia che in questa reggia ardisca ad inoltrarsi.
[N.28]

CORO interno di Spiriti Avr da spaventarsi chi il pievi accoster resister non potr

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lalma pi audace.
[N.29]

RECITATIVO Ismeno A tal promessa il cor mi torna in pace, ma un cavalier col suo scudiero io miro... Son questi due stranieri. Io mi ritiro.

SCENA XIII Entrano Guido e Calotta


[N.30]

RECITATIVO - Guido, Calotta Guido Siamo giunti, Calotta! Calotta Oh, che delizie! Oh, che giardini! Guido Taci, e segui i passi miei. Calotta Io, s Signore. Ma se fuori saltassero dei cani, le polpe delle gambe sarebbero in pericolo. Guido Vuoi tacer? Calotta Sto in silenzio. Guido Pian pian fra quelle mura dobbiamo penetrar. A Stordilano trar voglio il cor dal seno, e lidol mio toglier da questi incanti. Calotta Ma le guardie? Ma i servi? Guido Andiamo avanti!

XX

Calotta Scusatemi Signor, io da fanciullo tengo un certo presagio che giammai non fall. Quando questocchio mi batte, o che lorecchie mi sento abbucinare, segno che qualche mal mi dee arrivare. Non solo in questo punto locchio mi batte assai, ma, ancor di pi, mi sento nellorecchie un t, t, t. Guido Se tu parli mai pi, ti faccio in brani. Calotta No, no, no. Colle mani anzi pi tosto mi chiuder la bocca. Guido Per salvar lidol mio morte non so temer. Calotta (La temo io.) (Buio improvviso) Guido Ohim! Calotta Felice notte. Guido Qual tenebre improvvise. Calotta, dove sei? Calotta Non lo so nemmen io. Guido Cammina, accostati. Calotta Ah, Signor mio carissimo! Se ad un tratto cos si fatto oscuro, succeder di peggio, io vassicuro. Guido Vieni, vieni tu tremi? Calotta Un pocolino Guido Fra lombre ancor trovar sapr il cammino. Oh, Cielo! (Fuoco improvviso. Ostacoli dombre) Calotta Ah, chio lho detto! Guido E chi pu adesso incontrar il cimento? Ah, che il mio primo ardir mancarmi sento. Calotta In siffatta occasione

XXI

io dico ch prudenza esser poltrone. Per carit, Signor, se avvien chamore a voi la stima della vita involi, pensate a me, che ho moglie ed ho figlioli.
[N.31]

ARIA Guido Vorrei non so... pavento lamor le fiamme oddio. Ah, che mai far deggio! Consiglio il cor non ha. Qual mai fatal cimento! Qual impensato orrore! Ah, che del mio valore trionfa la vilt.
[N.32]

RECITATIVO - Guido, Calotta Guido Ma non questo il caso di chiamare Melissa in mio soccorso? Oh, Melissa, Melissa! Tu nel rischio fatal porgimi aiuto! Calotta Ohim tempo cattivo, io son perduto.

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SCENA XIV
[N.33]

RECITATIVO - Melissa, Guido, Calotta (sode la voce della Maga. Interno) Melissa Guido! Guido! Son teco. Ombre son quelle torri, e invan paventi quel foco, opra assai debole dincanto. Apparenza soltanto. Anzi perch tu veda che non scotta, vi salti dentro il tuo scudier Calotta. Calotta Io non son cos pazzo! Guido Ubbidisci alla voce! Calotta Ma che? Burlate adesso? Vi torno a dir di no! Non fo tal prova! Guido E di che temi, o vil? Saltavi tosto! Calotta Io temo...io temo di morirvi arrosto. Guido Ah codardo; io taddito come si deve far. Seguimi ardito. (parte) Calotta Acqua! Soccorso, aiuto! Ma cos questo? Veh? Son ubriaco.

XXIII

Sto facendo qui un sogno oppur deliro? Foco non c. Le torri pi non miro. Bevuto non ho gi. Dormir? Non dormo, son sano di cervello; dunque ver quel chio vedo. Oh, il caso bello! Animo, su, Calotta. Cessa desser poltrone e corri tosto dietro al tuo padrone. (parte al seguito di Guido)

[N.34]

FINALE Stordilano, Ismeno, Arsinda, Ruffina, Guido, Calotta Stordilano Deh! Deh! Mi lascia! Ho gi perduto il consiglio e la speranza. Il nemico gi savanza che lincanto super. Ismeno Sconsigliato, ferma il passo, tu non sai chi il Paladino. Stordilano Ancor fosse Satanasso trattenermi pi non so. (parte). Ismeno Resta ohim per lui pavento, qualche novo esperimento di tentar non lascer. (parte seguitandolo) (Arsinda sola, poi Ruffina) Arsinda Chi sa dirmi cosa sia quel che adesso io sento in petto; non affanno, non affetto che il mio cor fa palpitar. Par chio tema, par chio speri e fra mille miei pensieri sento lalma a vacillar. Ruffina Qua nel cortile che cosa fate?

XXIV

Presto, signora, presto, tornate. Chi senza gambe, chi senza braccia, chi senza testa, gi se ne sta. Arsinda No, di me stessa non affannarti, lasciami sola, vattene, parti. (Entrano Stordilano e Guido, duellando) Ruffina Ohim! Volgetevi! Guardate l! Arsinda/Ruffina Che gran percosse! Che colpi fieri! Ecco, sincontrano i due guerrieri; chi vincitore, chi mai sar? Guido Barbaro, perfido, ragion ti chiedo dun innocente da te rapita. Stordilano La tua vittoria fu pur compita, ma Stordilano temer non sa. (appare Ismeno) Ismeno Ol! ( per incantesimo Guido e Stordilano restano immobili) Resti ora impedito che succeda un pi gran male. Stordilano, assai fatale questo giorno esser ti pu. Per saper quale espediente ora sia pi conveniente, col mio spirito familiare in segreto a parlar vo. Arsinda/Ruffina Oh prodigio! Oh strano fatto! Pi non movonsi ad un tratto, pi non possono parlar. Arsinda Sono ansiosa di vedere lo straniero almen in ciera. Ruffina Si pu alzargli la visiera. Arsinda Ah! Soccorso! Ruffina Cosa stato? Arsinda Il mio ben lidolo amato io mi sento, oh Dio, mancar. (Arsinda sviene. Immobile anche lei) Ruffina Ora s chio son ben imbrogliata. Gente! Aiuto! Non c sventurata,

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non c alcuno che venga pur qua? No!No! (Entra Calotta)

[N.35]

FINALE B Calotta Alle voci di femmina imbelle pronto accorre il famoso Calotta, protettore di tutte le belle, valoroso nellarmi e in amor.. Ruffina Soccorrete alla dama svenuta. Calotta Io chirurgo non son, o speziale, e non ho per disgrazia fatale in saccoccia boccette dodor. Ma ma piano ma mintoppo... cosa, meschino,veggio? Che spettacolo! Ohim! Padron mio! Duro, duro, uno qua e laltro l La sua bella sta pur dura Ah, Calotta, fuggiamo addirittura, ch lalbergo del diavolo qua. Ismeno Dove corri? Chi sei? Dove vai? Calotta Ah! Non so so so so so pa... pa padrone Ismeno Parla schietto o pentirti dovrai. Calotta (Tartagliar la paura mi fa.) Ismeno Non fuggire: qua restati, o sciocco! (Anche Calotta immobilizzato)

XXVI

Ruffina (Ah, meschina, me pur con un tocco indurita restar mi far.) Ismeno Io soccorro come posso Stordilano al suo periglio. Or seguir deggio il consiglio dello spirito familiar. (Li tocca uno ad uno con la bacchetta) Tutti e quattro in s ritornino, ma impedito loro sia per effetto di pazzia di potersi ravvisar. (Ritornano a muoversi tutti) Arsinda Chi mi richiama in vita? Stordilano Chi mi ha battuto il dorso? Guido Chi reca a me soccorso? Arsinda Ohim, dalla podagra io sentomi guarir. Arsinda/Guido/Stordilano/Calotta Dove mi trovo mai? Dove? Dove? Veh! Veh! S, s! Mi pare Sono, s, sono in mare pi non possio fuggir. Nuota, nuota, s, nuota, nuota, chio vo sortir. Ruffina Il lor cervel gi ruota, li veggo gi impazzir. Ismeno Una curiosa scena vedremo in avvenir. Arsinda/Guido/Stordilano/Calotta Sono, s, sono in mare... Arsinda/Calotta Or che siam giunti al lido, leco di gioia al grido si faccia risuonar. Ruffina/Ismeno Or che giungeste... Arsinda/Ruffina/Guido/Ismeno/Stordilano/Calotta Sentite sulle sponde leco che a noi risponde. Mi sento giubilar. FINE PRIMO ATTO

XXVII

ATTO SECONDO
SCENA I

(Nellisola incantata)
[N.36]

RECITATIVO - Ruffina, Ismeno Ruffina Sia detto, Signor mio, con riverenza della vostra sapienza: mi sembra che i rimedi siano del mal peggiori. A bel principio incantate lamico ed il nemico, poi per nuovo ripiego fate impazzire tutta quella gente; in verit chio non capisco niente. Ismeno E cosa vuoi capir, garrula donna! Pure a tua confusione renderti io vo delloprar mio ragione. Ruffina Non mi potreste far pi grata cosa. Son donna, e in conseguenza son curiosa. Ismeno Che per inganno offeso nella vita rimanga il Paladino; non assente il destino. Da straniero potere egli assistito, oltre che superiore lo rende a Stordilano il suo valore. Ruffina Fin qui capisco bene. Ismeno

XXVIII

Se involarli la vita possibile non , dunque mi resta sol di tentar che Arsinda sen rimanga in poter di Stordilano, finch di sposa a lui porga la mano. Ruffina E per questo impazziti, ed essa e lui forse per la ragione di far di pazzi una generazione? Ismeno No, sciocca, no. A suo tempo riavran tutto il cervello. Ma allora solamente che, per arte Arsinda, a Stordilan gi fatta sposa inutil fia del Paladin larrivo, come inutil ognaltro tentativo.
[N.37]

ARIA Ismeno Vedrai, senti, vedrai cose stupende e rare. Chi sono gi lo sai, ti noto il mio saper. Comando agli elementi, ai spiriti, alle sfere. Insoliti portenti so oprare a mio piacer. Una sol cosa ancora non potei far finora, cio la cosa questa: che alle signore femmine giammai cangiar la testa non seppe il mio poter. (parte)

XXIX

[N.38]

SCENA II RECITATIVO Ruffina Guardate quante cose nascon per una donna: incanti, risse, impazzimenti e stragi. Eppur di donne ve n tanta abbondanza. Ma andiamo per sapere che cosa i nostri pazzi or stian facendo, che delle lor pazzie gusto ne prendo (parte).

XXX

SCENA III Arsinda, Guido, Stordilano e Calotta, tutti impazziti, un dopo laltro da varie parti.
[N.39]

ARIETTA Arsinda Il cor dal seno mi fu involato, sapessi almeno chi mel rub. Tra voi sasconde chi me lha tolto ma tutti ascolto dirmi di no!
[N.40]

RECITATIVO Arsinda Un veggo l nascosto, che certa faccia tien da ladroncello. Sar quello! S, s, che sar quello. (siede) (Guido che suona il violino, Senza spada, n elmo, n scudo)
[N.41]

ARIETTA Guido Uomini, donne e bestie dogni sorte, uscite allarmonia del dolce suono. Orfeo colla sua lira: ecco chio sono. Che far senza Euridice? Dove andr senza il mio ben? Che far? Dove andr? Che far senza il mio ben? Dove andr senza il mio ben? Lalmanacco non lo dice,

XXXI

e pazienza aver convien. Non mal per niente affatto senza moglie di restar; chi la perde un gran bel matto se la cerca di trovar
[N.42]

ARIETTA Stordilano Ho in testa un campanino che din din din mi fa! Nel petto ho un tamburino che suona il tapat, tapat. E cosa questo qua? E amore, Signor s. E amore malandrino, che come poi non so, in vetro cristallino or or mi trasform. E cosa poi far? Non movermi di qui.
[N.43]

RECITATIVO Stordilano No, no, fuor della strada convien chio me ne vada in qualche canto perch se mi urta alcuno, io resto infranto.
[N.44]

ARIOSO (Calotta, senza stocco) Calotta Ippocrate son io, ch qui arrivato per medicar le convulsion donnesche. Molti voglion che sian damore un flato, ma io le chiamo invenzion furbesche. Il Colosso di Rodi ho risanato dal reumatismo a forza dova fresche. Tengo un segreto, poi, senza interesse per far cader la barba a chi volesse.
[N.45]

RECITATIVO - Arsinda, Calotta, Stordilano, Guido Calotta Comprendo ben che avete, ciascuno per diversa malattia, bisogno tutti voi dellopra mia. Cominciamo da voi:

XXXII

fate chio senta il polso. Arsinda Eccovi! Calotta Ohib! La mano! Scrivon lantiche carte che le donne hanno il polso in altra parte. Arsinda E in qual parte labbiamo? Calotta Si suppone che labbiate nel mezzo del polmone. Ma ditemi: chi siete? Arsinda Io, poverina, mi sono addormentata tutta intiera; e dormendo, io dormiva e mi sentiva sentendomi cos, comio sentissi che il cor mi fosse tolto. Al ladro! Al ladro! gridai allor sentendo desser morta. Drizzatemi la cuffia, ch lho storta. Stordilano/Calotta/Guido Ah, ah, ah, ah, ah, ah! Arsinda Come, ridete? Cospetto, cospettino! Ridete in faccia al sesso femminino! Quando questo quel sesso che suole alfin de fini anzi far piangere. Stordilano Di vetro io son, non mi venite a frangere! Arsinda No! Udite. Ma che udite! Io son colei, colei son io. Ma via, chi son? Parlate. Non sapete voi forse lesser mio? No! Udite... non lo so nemmeno io (parte)

XXXIII

SCENA IV
[N.46]

RECITATIVO - Calotta, Guido, Stordilano Calotta Se nol sa nemmen, lei dunque bastarda. Fatto gi il mal: la medicina tarda. Ma voi? Guido Son io un fanciullo impastato di rose e madreperle, caduto dalle stelle per far qui disperar tutte le belle. Calotta Dalle stelle caduto? Stordilano Ah, s, s, lho veduto col cannocchiale un giorno che stavasi fra il cancro e il capricorno. Guido Sentite qua, sentite. Stordilano Piano: ch un picciol urto fendere mi potria. Son fragilissimo. Guido La mia storia vi narro or tutta intiera; istoria miserabile ma vera.

XXXIV

[N.47]

ARIA Guido In campo di battaglia sfidato al gran cimento di cento belle, e cento, io trionfai sinor. Ma cosa importa questo? Quest una bagatella, sentite adesso il resto: perch listoria bella. Via, fatemi un balletto, chio fo da suonator. (parte)

SCENA V
[N.48]

RECITATIVO - Calotta, Stordilano Calotta La prima tiene il mal nel mesenterio, ma lha questo secondo nelloccipite, e per voi, senza esami, io vengo al fatto, e dico che voi siete un gran bel matto. Stordilano No, Ippocrate mio caro, son metamorfosato, e sono adesso dellultima materia in cui si pu cangiare un corpo sublunare. In una gran fornace che avea la donna mia mi son cacciato, e uscito me ne son vetrificato. Calotta Recipe. Perch un urto a rompervi non voglia, fatevi porre in un cesto di paglia. Ma se di vetro siete, come dunque parlate? Stordilano Son formati gli accenti da spiriti moventi nel vetro rinserrati,

XXXV

onde a ogni poco che fesso rimanessi, trovando questi spiriti luscita, restarei senza voce e senza vita. Calotta Io sono dopinione che per voi non ci voglia altro che unzione. Ma prima di dar mano ai rimedi, sentite intorno al vostro mal comio ragiono e capite da ci qual uomo io sono.
[N.49]

ARIA Calotta Con ci sia cosa che il male non bene, Galeno pur conviene che il bene mal non . Or io cos discorrola: il vetro certo fragile, chi fragile pu rompersi, chi rompesi va in polvere, la polvere pu spargersi, spargendosi si annichila, chi annichila non cumula, accumulano i sordidi, i sordidi non spendono, chi spende gode i comodi, i comodi ammolliscono, sicch, Signor, capitemi, s, s, Signor capitemi, collammollir concludesi che qua lunzion richiedesi. (oppure: che qui ammollienti vogliansi) Ma prima siroppare, purgare, repurgare et bene salassare. Dixi. Badate a me. (parte)

XXXVI

SCENA VI
[N.50]

RECITATIVO - Stordilano, Ismeno Stordilano Il suon della sua voce parlandomi s forte e s dappresso temo, misero me, che mabbia fesso. (Entra Ismeno) Ismeno Eccolo! E tempo omai che in se stesso ritorni. Stordilano! Stordilano Ahim lasso! Qualche fanciullo mi colp dun sasso: e di gi rotto il vetro, lo spirito se nesce ora di dietro. Ismeno Sorgi. Stordilano Non posso, ch m uscito il fiato.

XXXVII

Ismeno Sorgi, ch sei guarito. Stordilano Ismeno! Dove fui? Dove ora sono? Ismeno Tutto poi ti dir: per ora taccheta, ed attento mascolta. Un solo inganno ancora mi resta da tentar per farti lieto. Porgimi il tuo cappello, prendi lelmo di Guido. Or tu, vanne da Arsinda, ch per opra dincanto in questo modo far s che in vederti Guido tu le rassembri, e Guido poi rassembri Stordilano agli occhi suoi. Stordilano Ma il fin di tutto questo? Ismeno Essa, ingannata dalla falsa apparenza ti abbraccer, e di sposa ti porger la mano. Riconosca poi Guido quando seguito il matrimonio sia. Che importa allor! Convien chella ci stia. Stordilano Quanto mi piace il tuo consiglio, Ismeno! Vieni, ti stringo al seno. Vado a cercarla; e quasi io gi vaneggio collidea del piacer che provar deggio.
[N.51]

ARIA Stordilano Alla bella tiranna vezzosa la manina vo tosto baciar. Vien, le dico, vien, cara mia sposa, vienmi un poco, s, ben mio, vienmi un poco a carezzar. (con voce finta) Idol mio, (naturale) (mi dir) (finta) gi son tua; tu sei quello che vita mi porge. (naturale) Ma poi guarda che sella saccorge
tu mi fai molto ben schiaffeggiar.

XXXVIII

(parte)
[N.52]

RECITATIVO Ismeno Perch meglio leffetto or ti assicuri, anchio men vado a far nuovi scongiuri (parte)

SCENA VII Melissa sopra un carro canta questa cavatina. Dopo Guido e Calotta.
[N.53]

CAVATINA Melissa Se le donne fan del bene non ognor per l'interesse, per virt lo fanno anchesse e talvolta per amor.
[N.54]

RECITATIVO - Melissa, Calotta, Guido Melissa Dei ripieghi dIsmeno piacer mi prendo: e voglio veder fin dove giunga il presuntuoso. Segli rese ad Arsinda e a Stordilano il senno, a Guido ed a Calotta io renderollo adesso e voglio trionfar dIsmeno istesso.

XXXIX

(prende le armi e le pone sopra un sasso) Ecco qui le lor armi da me ricuperate. Sen vengono ambedue. Con un sol tocco di questa mia bacchetta riavranno il cervello. (entrano Calotta e Guido, ancora sotto leffetto del sortilegio di Ismeno) Calotta Son io pur il granduomo! Guido Io sono pur bello! (incantesimo) Calotta/Guido Ohim! Che alfin respiro! Melissa Senza essere veduta io mi ritiro. (parte)

SCENA VIII
[N.55]

RECITATIVO Calotta, Guido Guido Calotta? Calotta Signor mio? Guido Sei tu? Calotta Credo di s. E voi, siete poi voi? Guido S! Guido io son. Ma parmi dir non so mi par non so spiegarmi. Ma come qui il mio scudo? Ed il mio brando? Calotta Ma come qui il mio stocco? Guido E come? Calotta E quando? Ah! Signor non siam noi nellisola incantata? Ecco, vedetene, sentitene voi stesso leffetto.

XL

Cio, capite che si sente, si prova. S, cosa si prova Io dico che non capite niente. Guido S, capisco, capisco quello che mi vuoi dir, so dove io sono; so quel che venni a far, so che compita lopra ancora non ho; ma se lincanti non mi tolgon la vita, sapr con alma ardita i rischi superar, quantunque solo. Andiam. Di nuovo al gran cimento io volo (parte)

SCENA IX
[N.56]

RECITATIVO Calotta No, no, no, Signor mio: sia maledetto lavere a far con pazzi! Ma non vede? Non sa? Ma non capisce? Ma vuol tornar l dentro? Ah! Che di rabbia mi morderei le dita. Io, in verit, che pi core non ho di seguitarlo, sei di l se n ito, io di qua me ne andr, tutti al contrario. Ma chi mi pagher poi il mio salario! Ah! Che un terror mi sento nelle viscere solo in mirar quei marmi, che un marmo io stesso diventar gi parmi. Oh, misero Calotta! Oh, trista condizione; sono, s, sono alla disperazione. (Entra Ruffina)

XLI

SCENA X
[N.57]

ARIA Ruffina Oh quanto pi felici sareste uomini cari se foste meno amici del sesso femminin. Voi siete i saggi, i dotti, il mondo a voi soggetto, ma quando siete cotti perdete lintelletto. E al fine della corsa perdete ancor la borsa, la testa, il cor, le viscere e qualche cosaltro ancor.
[N.58]

RECITATIVO - Ruffina, Calotta Ruffina Per verit una donna dir cos non dovria, che alfin del viaggio, se gli uomini son pazzi suo vantaggio. Ma io, io che oggi vedo per amar duna femmina nascer tanti accidenti, paleso i miei sinceri sentimenti...

XLII

Oh! Ecco l un de pazzi. (oppure: Oh! Ecco l di Guido lo scudiero) Calotta (Qua bisogna risolver, e che? Ma una ragazza mi guarda attentamente! Eh, adesso altro che donne ho per la mente.) Ruffina Galantuom? Calotta Son io? Ruffina Che cosa vi sentite? Calotta Fame, freddo, paura, e tutti i cancheri che pu aver un meschino. Ruffina Ehi, ehi, non mi venite da vicino. Calotta Eh, eh, vi d il capriccio chio mabbia qualche male attaccaticcio? Ruffina No, no, ma se per dirsela, se un estro, che so io? Calotta Mi avreste per un pazzo? Ruffina E nol dico, scusate. Calotta Pazzo non son, ma sono un disperato della vita annoiato, che se avessi una spada ammazzarmi vorrei qua sulla strada. Ruffina Parmi che al vostro fianco ne abbiate una attaccata. Calotta Me lavevo scordata. Ebben son di parola. Vo far come il scorpione che vedendo impossibile il sortir dalle braci che gli son poste in cerchio, ei con valore alza la coda, si ferisce, e more. Ruffina Voi parlate da eroe. Calotta E da eroe morir voglio. Ecco, lho detto e lo vo far. Son pronto.

XLIII

E non v alcuno, non v alcun che trattenga un disperato? No? Mi uccido, guardate. Ruffina Eh, pian piano. Calotta No, no, non mi fermate, mi trattenete invano. Ruffina Aspettate, vi dico. Bisogna, caro amico, voltarla per di qua. Calotta Di qua? Scusatemi, questa la prima volta chio mi ammazzo, e perci non ho pratica. Ruffina Via, spicciatevi adesso se volete ammazzarvi. Calotta Io per me non ho fretta, anzi lo voglio far con tutto il comodo, se pur lo devo fare. Ma adesso che lesamino trovo che questa punta punga quanto uno strale e passandomi il sen mi faria male.
[N.59]

DUETTO - Ruffina, Calotta Ruffina Veggo, a dirsela fra noi, che il mal vostro tutto qua. Calotta Io non so da me a voi chi pi matto poi sar. Ruffina Che parlare da villano, guarda bene che la faccia qualchedun ti ammaccher. Calotta Che trattare da donnaccia! Moderare la linguaccia qualchedun vinsegner. Ruffina Son damigella. Calotta Oh, che gran titolo! Ruffina Titolo questo da rispettar. Calotta Io son scudiero

XLIV

Ruffina Oh, che gran carica! Mozzo di stalla ti puoi chiamar. Calotta/Ruffina Corpo di Bacco, cospettonaccio. Senti, hai ragione, ma parto e taccio perch con donne/pazzi non vo ciarlar. (partono ambedue da lati opposti)

SCENA XI
[N.60]

RECITATIVO - Guido, Stordilano, Arsinda, Guardie. Guido Vo la reggia scorrendo ed ovunque il pie inoltro e i sguardi giro e alcun non incontro, alcun non miro. Che mai vuol dir? Per sotterranei giri mi sinvol il rival? Chi sa. Ma parmi sentir che alcun savanzi. Oh Ciel, che vedo? Agli stessi occhi miei credo, o non credo? Arsinda al mio rival stringe la mano! Ohim! Potria esser mai che Arsinda infida amasse quel ribaldo? Osserviamo in disparte. Oh, giusto Cielo! Mi scorre per le vene un freddo gelo. Stordilano (Quanto felice, o Ismeno, questo inganno mi fa!) Vieni, mio bene, non temer, non temer il mio rivale. (Guido infatti le sembro al naturale.) Arsinda E vero che al tuo fianco paventar io non deggio. E ver che Ismeno or ora

XLV

giur sol di adoprarsi in favor nostro, ma pur, s, laborrisco, ch il sol vedere il tuo rivale in faccia esser mi fa infelice. Stordilano (Che amor chella ha per me!) Guido (Di me ella dice!) Stordilano Nel vederti costante allamor mio sai ch di gi impazzito, onde senza ritardo per ogni buon riguardo vo che il nostro Imeneo tosto succeda. Arsinda S, adorato il mio ben. Tu sai che questo il fin de voti miei. Guido (E sar qui venuto per costei!) Arsinda Affretta pure, affretta quel felice momento in cui per sempre mi unisca allidol mio: da un importuno odiato amante salvami. E questalma di palpitar gi stanca. Guido (Il coraggio, lardir, tutto mi manca.) (ad Arsinda) Affretta, s, donna spietata, affretta del tuo Imeneo i sospirati istanti. Ma pria chi a te davanti mira, s, mira e poi china pel gran rossor quegli occhi tuoi. Arsinda Io arrossir? E di che? Desser costante ad un tenero amante?

XLVI

SCENA XII
[N.61]

RECITATIVO - Ismeno ( in disparte) e detti (a Ismeno) Stordilano (Costui la spada ha seco io non vorrei...) (a Stordilano) Ismeno (Non dubitar; son teco.) Guido Ma che! Forse tu fingi? E non rammenti? E non ravvisi? Parla! Arsinda tu non sei? Non son io quello? Ah, chio sogno, o vaneggia il mio cervello! Ismeno Non turbar, o meschin, co tuoi deliri le gioie loro. Io tel consiglio. Vattene. Guido Quai deliri! Quai gioie, o vecchio insano! (Fede non presto ancora a quel chio vedo; a quel chio stesso ascolto.) (ad Arsinda) Stordilano (Vaneggia, il sai.) (ad Arsinda) Ismeno (Sai che divenne stolto.) Arsinda Si lasci linfelice ne suoi deliri e si compianga ancora, purch nuocer non possa.

XLVII

Ma perch si ritarda la cerimonia ancor degli sponsali? Ismeno Delle vesti nuziali andatevi ad ornar, ch pronte sono. Io qui far apportar lAra, la tazza e le ghirlande usate. Sposi felici, ad adornarvi andate. (parte) Guido S, andate, s, affrettatevi. Spettator sar anchio della festa giuliva, anchio far glevviva a s lieto Imeneo di gioia pieno. (S, vi sar per trapassarvi il seno.) Arsinda Rimanti ormai infelice, e ti consola che pietoso ritrovi il tuo rivale; ti salvi la pazzia se pazzo sei dal vendicarsi teco. Ed io stessa non meno or che sicura son dellidol mio gi ti perdono e ogni attentato oblio.
[N.62]

ARIA Arsinda Idol mio, si cara mano mia per sempre alfin sar! Questo core, per te invano sospirato alfin non ha. Ben premiar dovea il fato cos bella fedelt. Datti pace, sventurato, se per te non c piet. Dolci pene, cari affanni ( oppure: Dun amor cos costante) accrescete in questo istante voi la mia felicit. (parte con Stordilano)

XLVIII

SCENA XIII
[N.63]

RECITATIVO - Guido, Calotta Guido In qual mondo son io? E quella Arsinda, son io Guido o nol sono? Oppur incanto tutto quello che vedo e quel che ascolto? Mi gel la sorpresa e a quella vista e a quel parlar inaspettato il core mi manc tutto a un punto. Misero! Ed a che far sar qui giunto! Calotta Oh! Siete qui, Signore? Lasciamo questa reggia indiavolata. Guido Ah! Calotta, mio fido, guardami ben: son Guido, o non son Guido? Calotta Bella domanda spiritosa e dotta! Son io Calotta, o non son io Calotta? Guido Certo che tu sei quello. Calotta E voi siete quellaltro. Guido No. Calotta No? Guido No!

XLIX

Calotta Come no? Guido Tutto sconvolto trovo contro di me. Pazzo chiamato e da Arsinda deriso. Calotta Oh, ben disse Aristotele, che le donne son donne. Ma chi sono costoro? Guido Non temer, non temer, resta al mio lato: vedrai quel che sa fare un disperato. (partono)

SCENA XIV Al suono di Sinfonia escono Arsinda, Stordilano, Ismeno e Ruffina, preceduti dalle Guardie, due delle quali drizzano unAra portatile nel mezzo della scena con face accesa, ed altre tengono sopra bacili ghirlande di fiori e la tazza nuziale. Stordilano ed Arsinda sono coperti con vesti di velo tessuto dargento. Guido e Calotta in disparte.
[N.64]

Coro Beglastri del cielo, sereni splendete; eterne le fiamme ne sposi rendete, costante laffetto, tranquillo il piacer.

SCENA XV
[N.65]

RECITATIVO - Arsinda, Guido, Calotta, Stordilano, Ruffina. (Entrano Arsinda e Stordilano in abito nuziale, Ismeno e Ruffina. A parte Guido e Calotta) Arsinda Chi mai creduto avria, dopo sei mesi dacch rapita io fui, che il tuo soccorso mi giungesse opportuno! Bastava gi di pi, perch dal duolo, dalla disperazion, dallira vinta la tua Arsinda fedel trovassi estinta. (a Calotta) Guido (Qual parlar codesto?) (a Guido) Calotta (Io nol capisco.) Stordilano Affrettiamo, affrettiamo, porgeteci la tazza, e si compiscano le cerimonie usate. (a Calotta) Guido (Or li sveno ambedue.) (a Guido) Calotta (Piano, aspettate.) Arsinda Te solo amai costante, a te soltanto serbata ho la mia mano e fede eterna prometto solo a te, Guido ben mio! Guido A me? A me? (avanzandosi in fretta) Ecco qua: Guido son io!

LI

Arsinda Levateci dintorno questo pazzo. Calotta Oh, bella! Guido Arsinda? Io pazzo? E non son Guido? E non son io lo stesso che amasti un d? Che scena questa? Arsinda Oh, insano! Impazzito tu sei: sei Stordilano! (abbraccia Stordilano) Questo, questo il mio Guido. Calotta Se ne appella Calotta della falsa asserzione. Io son Calotta, e questo il mio Padrone. Ruffina (Come va questa cosa?) Ismeno Ambi son pazzi. Affrettate, sposatevi. Guido Vedo che in questo modo, perfida, mi dileggi dopo avermi tradito. Ben svenarti potrei fra tanti ancora o trista (oppure: ingrata) donna al mio rivale in seno! Ma infelice non meno sarei con tal vendetta. Vo farti anzi contenta: aspetta, aspetta. Calotta Eh, che fate? Che fate? Guido (a Calotta) Lasciami! (ad Arsinda) Appien felice ti renda la mia morte. Ah, Melissa! Melissa! Ah, perch mai non sapesti svelarmi un tradimento s enorme e s impensato! Godi, crudel! (si vuol ferire)

LII

SCENA XVI In questo Melissa. Melissa lo trattiene.


[N.66]

RECITATIVO - Melissa e detti Melissa Melissa qui al tuo lato! Ruffina/Calotta Oh! Stordilano (Diavolo!) Arsinda (Che miro?) Ismeno (E rotto il fiasco!) (oppure: rotto lincanto) Melissa Ismeno, Ismeno, il tuo potere omai nuocer pi non potr. (a Guido) Falsa apparenza inganna la tua Arsinda: Stordilan per incanto ella in te vede e Guido in Stordilano. Leva il cappello di testa a Guido e lelmo a Stordilano, rimettendo il proprio ad ambedue. Con questo cambiamento in un istante torni a ciascuno il proprio suo sembiante. Respingendo da s con impeto Stordilano, corre ad abbracciare Guido. Arsinda Oh, stelle! Oh, indegno! Oh, Guido! Guido Oh, anima mia! Ruffina/Calotta Oh, bella! Ismeno/Stordilano (Siam perduti.) Melissa Non vi movete, o perfidi, o marmi diverrete.

LIII

Le vesti nuziali profanate si spoglion ad entrambi. Calotta Faccio io la funzione. Melissa Poi, con diverso rito, Guido ed Arsinda saran moglie e marito. La man frattanto entrambi vi porgete. Giubili il vostro core. E voi fremete.
[N.67]

FINALE Arsinda
Caro, se mio tu sei,

i tanti affanni miei mi scordo in questo d. Guido Cara, se tuo son io, gi i miei travagli oblio, gi il mio penar fin. Arsinda/Guido Fra tante rie tempeste al nostro amor, costanti, desempio agli altri amanti saremo in questo d. Calotta Bravi! Suvvia, abbracciatevi, e voi crepate l. Arsinda Ah, che se dir potessi quel che per te provai basta! Te lo dir. Guido Ah, che se tu sapessi quel che per te passai basta! Tel narrer Calotta E quel che a me seguito, la fame che ho patito, il sonno, il freddo, i spasimi, basta, basta, lo scriver Arsinda/Guido Saffretti listante da noi s bramato, con nodo costante da Imene formato suniscan due cori s fidi in amor. Succeda alle pene un dolce contento,

LIV

succeda al tormento la pace del cor. Stordilano Ah, chio son disperato! Tu non mi presti aita; toglimi tu la vita. Odio me stesso il giorno! Quanti mi siete intorno tutti mi fate orror! Ismeno Fermate, Signor mio; inutile il furor. Calotta Che faccia pur, dichio! Ma stian lontan da me. Ruffina/Stordilano/Ismeno Fato spietato e rio! Pi da sperar non c. Melissa Ben ti sta, furibondo, il tuo dispetto, ma qui fine non ha. Sentimi, e trema! Forza che del destino subbidisca al voler. Cada in rovina questa superba reggia e lisola incantata torni deserta spiaggia inabitata. (Incantesimo) Tutti Oh! Qual terror di fulmine! Oh! Precipizio orribile! Ahi, che nel gran pericolo sento che il sangue gelido scorremi fino al cor! Melissa Cessi il terror, lo spasimo. Voi colla gioia in seno a riveder tornate il bel natio terreno. Empi voi qua restate fra lira e fra il dolor. Stordilano Dov, dov la morte? Ditemi per piet. Calotta Gettati nel mare, che per sicuro l. Arsinda/Guido Spiran soavi i zefiri, ecco le vele gonfiansi. Arsinda/Guido/Melissa/Calotta Andiamo lieti andiamoci

LV

senzaltro pi aspettar. Stordilano Mi sento (oh Dio) le viscere dallira lacerar. Ismeno In queste spiagge s orride no, non dobbiam restar. Tutti Sian amiche a noi le stelle, ed i nembi e le procelle mai non turbino oggi il mar. Su, portate il pianto altrove, cadr il fulmine di Giove tanto sdegno a terminar. FINE DELL'OPERA

LVI

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