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GIORNALE STORICO
LETTERATURA ITALIANA
VOLUME
X.
f^
GIORNALE STORICO
LETTERATURA ITALIANA
DnUETTO E REDATTO
VOLUME
X.
TORINO
ERMANNO LOESCHER
FIRENZE
Via Tornabuoni, 20
ROMA
Via dl Corso, 307
1887
i/,
/q
PROPRIET LETTERARIA
t^'
Torino
di S.
M.
IL
ZIBALDOM BOCCACCESCO
mandar
fuori
un momento
autografi;
nuova scoperta,
ma
esame
ma
pena
non
solo
Giovanni Boccaccio,
la
ma perch
dall'ao
caccesca.
II, II,
327,
La
scoperta pu
B.,
il
lettore
vedere nei
Monumenti
un
di
un ms.
autografo cU G.
stampato
po' arruffato,
dove
il
in ogni
genere di
lavori,
ma
Z
Koerting,
facilmente
il
il
F.
MACRl-LEONE
la strada
quale, forse
per aprirsi
a combatter pi
werden
kann
(1).
quali
il
Fiir literarischer
Unterhaltung
(aprile, 1827),
gio,
Lipsia (maggio,
1827), la
BMioteca italiana
1822), la
Revue Encyclopdique
scrisse
Emanuele Repetti
un
non
del
mio Decamerone
torchio,
ma ho provato
quantunque altronde
.
io sia
simili
Ci fu, vero, per dirla colle parole del Ciampi, chi spargendo
de dubbi,
non mica
il
dotto
uomo,
assicurato da' prodotti argomenti e dall'impressione che universalinente avean fatto, se ne stava tranquillo. Forse non avrebbe
conservato
combattuta, e da uomini
perta. Dei quali
rabili
certamente egregi,
la
sua
felice
lati
sco-
primo
il
Landau
(2),
attaccandosi ai
vulne-
che certamente
presenta la dimostrazione
del Ciampi e
con
felice
ragioni
autografo del
quanto
si
con-
(1) (2)
Boccaccio
's
L.
und W.,
p.
19, n. 1.
IL
tiene
nel
Boccaccio non
il
che
(1)
scrittore,
neppure autore
di quello.
Dopo
di lui ,
Koerting
che
egli
chiama
la
con
un
di mi-
glior causa
fine della
seguita a combatterne
lati
deboli
(2):
riuscendo alla
l'auten-
che per
essa
invece
molte
oflfrono.
Tuttavia, con
findendes neues
.
Fortunatamente per
il
i
quali
l'autenti-
nel
suo
tro-
erudito lavoro
sulle
avea
vato opportuno di
esporre
principali
Ciampi
codice
ma
certamente non
:
se egli
stesso
il
in
altro
luogo del
tuttoch io stimi
Zibaldone
* degli Albizzi
dal
autori
consultati
Boccaccio. In
il
luogo
E,
poco dopo
il
Koerting,
il
dott.
Simon-
(1)
(2)
(3)
(4) (5)
F.
MAGRI-LEONE
e dottrina
acume ma^
meno ancora
perch
il
Essendo a
tal
punto
il
la quistione,
non mi parso
inutile stu-
diare minutamente
relazione con
un
altro
il
ancor pi famoso
pi.
e,
per
n. 8.
lo
nuto al Boccaccio,
laurenziano
XXIX,
E
i
risultati delle
mie ricerche:
la
quali se saranno
il
zibaldone sia
composto e
al
scritto
Boccaccio, spero di
al
povero Ciampi,
quale va data
co-
ricerche
illustrazione
che
lo stesso
Ciampi e
gli altri,
quali
si
di
il
fare, e
breve
Landau e
del Koerting
che mi paiano
degne almeno
di essere
biblioteca
nazionale d
Firenze, segnato
della
327, era
alla
il
n.
Magliabechiana
quale era
in folio
cartaceo
(mm. 0,310
X 0,230); consta
le
ant.), delle
quali
mancano
prime sino a
scritte,
IL
rimaste
talvolta
ne manca
affatto. Il co-
per
la
parte, scritto
l'altra
da una
mano
pi
di
mano ancora
recente, in pochissime e
dalla seconda
tutto
il
non considerevoli
pochissimi
:
aggiunte.
I fogli scritti
mano sono
97*,
il
dal
Eie misit) a
IBS""
non prendo
in considerazione,
la scrittura della
colo XIV.
Ecco
il
e.
20^
(il
il
compendio del
libro
I,
6, del
De
bello
l'autore del
codice attribuisce ,
come vedremo, a
Svetonio, diverso da Svetonio Tranquillo, autore delle "Vite dei XII Cesari (1).
A A
e. e.
23^
il
compendio del
libro 2*.
compendio del
compendio del
libro 3.
Il
A e. 30'
il
libro 3.
zibaldooista
aggiunge
autem
* plura ab aliis
Segue
il
compendio del De
bello ale-
xand ritto.
A e. 32*
(cesar
comincia
)
il
compendio del De
il
A e. 35^
del
(pervenit
finisce
compendio de
africano.
, e
il
Segue
la solita
compendio
De
A e.
un prologo
del zibaldonista,
il
XII Caesarum
miziano),
e.
di Svetonio:
si
67'.
A e. GS'
segue
la storia degl'imperatori
A e 73'" s^ue
la
storia
da Paolo Orosio.
(1)
Del
modo con
cui
il
occuperemo
in seguito.
F.
c. 74''
MACRl-LEONE
cronica di Martino
una compilazione
della
Polono.
Segue questa
aggiunta:
suam quantum ad
scribam
imperatores, de
summis vero
pontificibus- etiam
secundum
eundem
e. 84''
quadam
alia cronica
al 1293.
anglorum
la quale
A e. 85'' A e. SS""
De De
secundum
fratrem,
Martinum
Unum.
e.
89' Cronica
summorum
pontificum
pape penitentiarium.
e.
biografia di Clemente
IV
mano
posteriore,
come
si
rileva
anche
e. 97',
mancandogli
quere pr aliis a
il
125 , dove
essendo
gi state
scritte
mano
si
anteriore,
il
secondo
scrittore
il
ha dovuto riprendere
richiamo
citato.
alla
125 che
e. QS""
(scritta
prima mano)
de
Heraclio
imperatore
a
(fram-
mentario).
c. 98'".
Qualiter
inveniatur
etatis
verum
esse christum
mortuum 25 martii
.
in die veneris
anno
un computo
quasi tutta
38 e
segg.).
Occupa
si
ma
La
sottoscrizione abrasa,
ma non
in
possa leggere
Johannes de Certaldo.
e. 99''
si
trova disegnato
un
circolo
comprendente nove
le
circoli concentrici
divisi
da
settori
che, intersecando
scritte parole o
di
selline,
dove sono
specie
numeri
astrono-
mici.
una
un
calendario
computo che a
e.
98',
come
quivi detto.
A A
e. lOOif
Martino Polono
100'
Sermo magistri
A e.
IL
La
La
e.
106 manca. A.
IO?""
e Salustii crispi
catellinarios
liber
incipit >
(frammentario).
e.
107 bianca.
e.
geonologie tam
hominum quam
p.
525
A e. US' A e. HO'
un frammento
VI
in finem >;
un
altro piccolo
brano
A e. A e.
A
Le
e.
121''
Secundum franceschinum de
De canaria
sommi
pontefici scritto,
come abbiam
visto,
mano.
le carte 129-147'.
e.
147' trovansi scritte a due colonne, non sempre riempite, delle sentenze
tolte
titoli.
Comincia
la
prima colonna
Le
e.
162'
si
trova la genealogia
Carlo
re di Sicilia.
di 13 versi del libro 1 delle Metamorfosi. Prinrite libellus
e.
163'
un frammento
cipium
mundi
huius primi
libri ovidii
A A A A A A
e.
163'
De
situs civitatis
anthiocene
Seguono
tre
aneddoti storici
scritti in latino.
e.
ll' < Incipit totius orbis divisio. (Estratto dalla cronica di Paolino
e. 167''
eiusdem.
e.
e.
169^ <
De fluminibus
et acpiis
e a
e.
169' Descriptio
venerabilio-
rum locorum
S. civitatis.
lerusalem
eiusdem.
F.
e. 171''
MAGR-LEONE
relative agl'inventori
etc. ,
trovansi delle
notizie
dell'astrologia;
e a
e.
171*
eiusdem.
A e.
A.
172'"
De
hunnorum
etc. , e
eiusdem.
e.
e. 174'"
De yrarim quarto
e a e. 175*
Reges sicomorum....
De regno troianorum
,
e de regno brictanie
eiusdem.
Reges anglie
eiusdem.
De
De
De
A e.
A
190"^
De regibus ostrogothorum
,
190*
De novis persarum
regibus
e. 191''
eiusdem.
, e
De regibus bulgarorum
e.
191*
De regibus saracenis
eiusdem,.
De regibus ungane
De
origine
eiusdem.
,
normannorum ducum...
, e a
e.
eiusdem.
Regum
scotorum
195*
De venetorum ducum
prin-
cipio , eiusdem,.
, e
e.
196*
De quibusdam
gestis
Gyngys...
e. 199'"
eiusdem.
cipri;
Reges
consortes
reginarum; reges
lerusalem, eiusdem,
199*
De
origine
eiusdem.
A e. 200* A e. 201''
e.
202*
De regno
Egyptiorum
eiusdem,.
A e. 203'' A e. 204'
Reges
sirie
eiusdem,.
carolus
magnus romano-
rum imperator
A A
e. 205''
cit.,
p. 6).
e.
206^ De
nis etc. ;
quibusdam
e a
e.
ultramarinis
dominis
seu
regibus
roberti
vel
solda-
206*
Genologia descendentium
guiscardi
quantum ad rengnum
sicilie,
A A A
e.
Venetus).
terra sancta
e. 219''
De
De
diversis
hominum
Op.
cit.,
nationibus a quibus
p. 6).
poUuta
IL
A c. 221'
e.
221* < de
quibusdam
,
imperatoribus
electis
post
firederici
secundi
dapnationem
eiusdem.
A e. 222' A e. 223^
De
alicjuibus
burgundie regibus
eiusdem.
< De
De
ezolino de
,
romano ; a
e.
223'
Mahumeth propheta
citt,
saracenorum
eiusdem.
;di
A e. 224
A e. 225^
a
trovasi
un catalogo
nomi
proprii di principi,
popoli,
De
tam
gentilibus
sino
iudeis christianis
quam
quibuscunqpie
aliis
, eiusdem. Arriva
come vedremo
pp. 21 segg.).
,
e.
eiusdem; a
e.
233 de
e. 262'"
A e. 2&P
nomi greci
di-
e a
e.
scendenti da
Faramondo
e.
1*,
re di Francia.
La e. 265^
in bianco; a
un
pro-
Clvmpi,
p.
mentario) sino a
e. 276. e.
Le
e.
scritte,
manca
la 291,
non
A e. 292
E rum dominum Nicholam de a^^iaolis etc calligrafico da mano di persona ignorante, come
in
carattere
risulta chiaramente.
Le
carte 395-297
non sono
mancano.
e. 300"^
un elenco
di
nomi
illustri dell'antichit.
Le
scritte.
e.
nomi
illustri dell'antichit, il
quale
finisce a e. 303'".
La
Come abbiamo
tutto
il
un
Che
tenuto,
scrittura
un
presenter: l'unisi
che quivi
trovano, fanno
10
F.
MAGRI-LEONE
materialmente con
codice
un
disegno preordinato,
apposta
copiato da
un
si
altro,
ma
a mano che
tratta di
Non
si
un codice gi formato e
ma
d'un
codice in
di
formazione. ,
studio,
come
stato
detto,
un memoriale d'uomo
un zibaldone pieno
insomma La
citazioni,
da servirson delle
sene
al bisogno.
scrittura
ci
e pentimenti al
margine
un
foglio
ad
colonne, in
rali,
ognuna
mo-
ne fossero dallo
dalle
scrittore
incontrate
(1).
di
l'ordine intrinseco
che a
lui
uno
secundum venetum,
si fa
e.
175, al
margine.
postea
e.
200": vide
quedam
ri-
reperta de aytone
armenie
al
il
margine
testo o lo di-
riassumono;
postille
materie trascritte.
ci
E non
solo
attestata
(1)
Ciampi, Op.
cit.,
p. 2.
IL
11
ma
iuiti originali,
Come
si
pu vedere dall'esposizione gi
massima parte
quali
ma, anche
una
un disegno
ordinato, secondo
un piano
di storia
le
remMi
sino ai giorni
in seguito:
Di tale compilazione
dovremo occuparci
per ora
ci basti di
ma anche
strato
il
dalla composizione
dimo-
di fattura.
Scritto da
un
Il
il
solo,
anche da un
solo stato
dunque composto
questo codice.
necessit che
compositore e
lo scrittore fossero
una medesima
persona.
Ma
se
codice,
pur essendo
stato
composto da un
altro,
quanto
da un
che
sia
fa-
insomma
la copia di
un zibaldone
1,
bell'e compiuto, si
potrebbe
cilmente rispondere:
desti-
compiuta. Anche se qualcuno, per propria erudizione, voglia trascriverne quelle parti che a
costretto a conservare
ruffio,
lui
di
un disegno
si
disposizione materiale;
2,
tanto
meno
capisce perch
i
copista
testo le cor-
rezioni e
pentimenti
(1)
Ciampi, Op.
cit.,
p. 3.
12
F.
macr-leone
il
margine o nel
testo; invece
codice
magliabechiano
irto di
mano;
in
3,
neppur
capirebbe, perch
bianco, altri
si
scritti
per poco,
altri
po-
fatto
del
trova a
e. 98*,
abrasa.
il
E da
ultimo,
che
le
provano
cancellature
Un'altra
il
obbiezione
potrebbe fare.
si
compositore del
codice
caso
uomo
di studio
che
si
servisse
d'un
un meipotesi
si
oppone a questa
fatti
nel
la
margine, per
materia, dalla
disporre pi
ordinatamente
prima mano.
le postille e
richiami
si sia
ricorso,
a volta a
Ancora
tesi
argomenti
la
ipo-
potr
offrirci
Condotta a questo
rin-
del
con-
un uomo
non
(1)
Op.
cit.,
p. 399.
IL
13
geografiche e
scrittori medievali,
ma, pi ancora
dell'antichit, di
elenchi
(e.
SOO' e 302') di
di
uomini
illustri
fatti mitologici,
precise delle poesie di Orazio, delle satire di Persio e di Giovenale, delle opere virgiliane e ovidiane
,
dove ciascuno
di quelli
rammentato. Si ritrovano
caratteri d'un'erudizione
non
solo
medievale,
dito,
ma ma un erudito
umanistica.
l'autore
non
solo
si
dimostra un erucriterio.
d'intendimenti
larghi e di molto
Egli mirava,
come abbiamo
colla
osservato, a
una compilazione
le
storica
universale, collegata
geografia di tutte
nazioni; nella
di
quale compilazione
criterio,
che
spesso lo fa sbizzarrire
argutamente contro
il
gli
autori stessi
dai quali
ha preso a
anzi
prestito
piacere. Giova
se
soffermarci
non
altro,
siamo proposta.
Ck)me abbiam visto,
il
una compilazione
I,
De
bello
civili ().
(1)
Anche
il
(cfr.
Semonspeld, Opusc.
molto probabil-
cit, p. 8) contiene
una
Certo
pienamente, pi direttamente e pi correttamente, come si pu A e. 70^ del Zibaldone segue una breve Decio, di cui una parte questa Decius e pannonia inferiori
< natus bubalie [civilis belli incentor et repressor occisis philippis] usurpat
< vel
fet
facto cesare
studiosissimus
verum
deprehenditur...
2i).
Le
fonti di questo
(a.
Eusebio
dni 253).
Le parole comprese
si
in parentesi
ritrovino nelle
compilatore del
zibaldone ha attinto:
ci
che prova
done
di fronte a quella del cod. viennese, dove, oltre alle lacune corrono errori evidenti di lezione. G)si, nel brano citato, legge
cod. di
14
F.
fogli,
MAGR-LEONE
si
ora mancanti,
non
si
ma d'un vero
il
e proprio compendio
fatto
liberamente e intelligentemente:
tore
una conoscenza
:
del
latino
brani
De
I,
cap.
YIIMX.
et
Zibaldone magliab. e,
20'".
cusatione Pompei,
dem
eadem
fere
et
Roscius agit
cum
Gaesare, sibique
memorai
ea
a
agit
cum
cesare
dicit.
et se
Pompeium
strat.
commemorasse
demon-
pompeo habere
Cesar
Quae
nihil
ad
levandas
deferri petit
ab
eis
tamen
magnas controversias
tollere
pos-
sint et
quae
petit
vellet
ad
eum
perferrentur
mandata ad
ne graven-
eum
atque
postulata de-
troversias tollere
omnem
ita-
(e. 21')
tutto
il
capi-
XXXIV
meno largamente
sempre
com-
la compilazione.
Finito a
e. 20"^ il
l'autore
aggiunge:
len-
creati
Un esempio
firono
i
notevolissimo di compendio
del
libro 3",
cap.
XLV-XLVIII
ci
Vienna heatum laulentum invece di beatus laurentius. Ad ogni modo da siamo certi che il cod. magliab. non deriva, per questa parte, dal viennese; se mai, sarebbe
il
contrario.
IL
15
in expugnandis et occupandis
|
magna
vi utrique
contendebant
positus frumento et omni comeatu habundabat Cesar in sum mis erat angustiis consumptis frumentis id locorum omnibus
|
subportabant
est
Inventum
ex
ex
hoc panes
eflfectos
cum
.
in colloquiis pompeiani
famem
obiecta-
eorum
minuerent
Finito a
e.
(e.
2T)
il
SO^
compendio del
libro 3, l'autore
a^iunge
autem plura ab
il
aliis tradita.
)ello
Nam
ab
aliis
traditur
e a
lito:
e.
35, dopo
compendio de
quo agitur de
bello
africano
Come
si
vede, egli
attribuiva a
uno Svetonio,
i
precedenti,
compreso
il
goMco attribuito ad
Irzio. Il
che
appare pi evidentemente dal prologo che egli premette al compendio delle Vite
4C
di
Svetonio
(e. 36"");
dove dice:
Suetonius
usque
ad iempies
cedis.
Non
<
<
summam
cesarum
XU
E
il
a questo Svetonio
libro Vili,
il
quale,
mancava, come
manca anche
quello che
libro:
in
principio
di
quel
contexui
novissime imperfecta
ad exitum
-non
quidem
dissensionis cuius
Caesaris
Ma ha ragione
16
l'Hortis (1) di affermare
F.
MAGR-LEONE
il
che
viato da
un autore,
dice, cio
libro
cum
legionibus
septem in
quinquennium datae,
comatam
Hanc
Cosi
spiega
anche perch
il
compendio
le
Ex
libris suetonii
sit
XII Gaesarum
et
Gum
domi-
tianos ultimus
tiani imperii
Guius domi-
le
superius habetur
vus
liis
que
pompeium
Gesare,
. Infatti
se Svetonio
ram-
menta
contemporaneo e storico
nostro zibaldonista se non
dei 12 Gesari.
il
un proavo
che scrisse
si
le Vite
Anche
il
tratta d'una
a Svetonio e a Lucano,
Giuseppe Ebreo, e per
ma anche
la cronologia
si
con-
diverse
fonti, facen-
done
notizia data
nium
et
parva
exaggerent
a
i
e.
26'"
sull'autorit
di
Svetonio
(1)
Op.
cit.,
p.
333.
IL
17
.
tonius tranquillus
e. 42*,
non ponit
forte putans ei
derogare
sioni
Eutropio ed Orosio, e a
Eutropius
e.
antho
in coniugem
Nam
suetonius XII
de eo scripsit, quod
Cosi
potrei
detto,
ancora citare
altri
esempi a conferma
quello che
ho
non
trattarsi
d'una
compilazione ignorante,
ma
Por
g'
imperatori
posteriori
Domiziano,
mancando una
dif-
come
e pi complessa la compilazione
pure
questo
ci
fine
della
manus
hic
finit
riporta
la
fine del
|
libro
di
Eutropio:
|
quia
et ego in ea
cum
Orosio et
ystoriam
Qui
augustum
scribit
ystoriam
E infatti comincia dal compendiare il cap. XI di Paolo Diacono, ma tosto ritorna al libro VII, 32 di Orosio; finch dopo la biografia
di
Costanzo anche
questa
fonte
gli
viene
mancare
{usque hic paulus orosius qui modicis verbis iunctis ftnem dedit
operi suo,
e.
74'),
e allora, per
seguire
di
l'ordine cominciato, si
iste loco in
M. Polono {ab
che an-iva a
e.
83'
hic frater
Martinus terminat
cronicam
suam quantum ad
OtomaU
iraperatores, de
.
summis vero
pontificibus
infatti,
18
l'ordine
papi,
F.
MACRl-LEONE
indietro,
cronologico rifacendosi
trascrive
l'elenco dei
come abbiam
successivi.
Ma
la
nome
(1).
Questa com-
pilazione
che comincia a
e.
ITI""
preceduta da
una prefazione
dal Ciampi
fratrum
(2).
lerusalem et
nescio
scribere conatus
an potius
se-
annalium plus
quid
|
me sumere
contingai
alibi
quod quotienscumque
fecero
intellegatur volo
. (3)
Chi parlava cos d'un cronista, dal quale pure era costretto
a trascrivere in
essere uno de'
mancanza
non
talvolta di altre
fonti,
non poteva
pieno
soliti
ignoranti
compilatori,
ma un uomo
di criterio e atto
solo a giudicare,
si
ma
si
anche a correggere
serviva.
si
Non
cronografo e quanti
piccichi.
nomignoli
che onorevoli
che non
gli apsi
nel
trovi
spiritosa
o,
magari,
un'insolenza
(1) Il testo
di fonte a questa
il
codice
(2) (3)
lat.
p. 4).
Op.
Anche
di qui si
vede che
il
compilatore
non ha
si
dinanzi
una copia
e
bell'e
ma
che
accinge a farla;
per
dice che se gli avverr di attingere alla cronica di lui qualche cosa alibi
IL
19
mancanza
di
l'insistere su cose di
Se
lo spazio
me
lo
preso d'assalto
il
di
il
darne un piccolo
carattere e
l'in-
sa^io quanto
basti a
e.
UT
egli nota
si
179':
ego non
nec comprehendere,
eie. ; a e. 179'
ab
isto
scribit
primum anglorum
e pi sotto
videtur
multum curare de
variatione
iste
181'
182'
venettts
sic
;
etc. ;
184',
di
Carlomagno, hic
clari-
nedum
intelligi potest,
venetus
e.
iste
modo
a
e.
e. 193'
multum
a
discordai a se
hic, etc. ;
247, ironicamente,
;
in dictando
oranino
e. 245'"
quam
incomposite et
.
merdosus
Io credo
che non
si
queste
postille
20
scurrili, si pensi
F.
MAGR-LEONE
che
si
ritrovano in
dremo
infatti
come
in
un
contro
il
che
lettori
desiderano ritro-
vare nei
libri
che leggono.
Ma
il
di ci
a suo tempo.
noi basti
la
ma anche
di
classica, e
molto
di
ingegno,
giustezza
indipendenza
criterio e argutezza
mente. Caratteri questi, confesso, troppo generali e indeterminati perch da essi possa
una
critica,
certe:
ma
conclusini
Ciampi:
Chi
mai
quest'epoca di tal
sapere e
di
di tal
criterio
fornito
questo
si
dir vero
non mi
che due
soli,
Perch una
domanda,
fatta cos
da
principio, sul
spettare autore o
un Lapo
di Castiglionchio o
un Francesco
Nelli
un Giovanni
Villani (1).
Ho
il
detto
cervellotica, perch
se
il
l'a-
vrebbe data neppur per ceha; tanto meno poi avrebbe nominato
Giovanni Villani morto gi nel 1348, dove nel zibaldone, come
vedremo, o nel
a quell'anno.
cenno
di fatti posteriori
Cerchiamo, invece,
di
(1)
Op.
cit.,
p. 22.
IL
21
rifrugandone attentamente
talcosa
di pi
preciso e di pi
E prima
di tutto
ren-
e.
123''
et
,
insulis
la
quale
MGGCXLI
a merca-
ibidem clause,
XVU
in-
dicto, in
Aiunt quidem
la
:
primo de mense
iulii
huiiis
anni.....
il il
trascriveva
,
citata
relazione.
il
Landau
a questo proposito
schen Inseln
notava
Den Bericht
104'")
iiber
die canari-
trova a
e.
1353.
Wie kommt
123'),
es nun,
Letzterer auf
Non
so veramente quanto
come abbiamo
quando
altri colmati,
evidentemente, dopo.
si
Ad
ogni
modo
essa
si
elimina
facilmente,
anni possono
riferirsi all'anno
lo zibaldonista trascriveva.
di
anche
< che
il
dunque queste
lettere
.
nel 1 luglio
si
il
Ho
detto:
possono
riferire, e potrei
si dbboino;
perch se
zibaldonista avesse
scritto
io
nello stesso
anno della
scoperta, non
avrebbe cominciato,
credo, cosi:
Anno
Kal. de-
<
MCCGXLI
XVH
(1)
Op.
cit.,
p.
252.
22
cembris, anno
F.
macr-leone
iam
dicto
ma
invece:
hoc anno
etc
Neppure
il
il
noviter
ci fa difficolt:
stamente
di
nuper, non
si
pyHma
come
nella
p. es.
un
libro
nuovamente
huius anni
del
ma
n
stampato per la
il
prima
volta. In tutti
casi
la
il
l'
noviter
ci
costringono
ad accettare
conclusione
Ciampi
Noi
Andiamo
avanti.
e.
ma
completato da
mano
di Carlo,
e oltre a
dalla seconda
mano
e corrispondenti
quelli dalla
dell'albero
genealogico.
biamo occuparci. Or
gheria, che
si
ramo
di
trovi
notato, Lodovico
fratello di
Andrea che
nel 1342
mori.
Non
il
quein
1382.
zibaldone
sia stato
come
crede
di
il
(2),
ma che
il
perioda
tempo
limiti.
cui
stato
due
Fortunatamente
periodo
si
pu determinare con
genealogico
et per
maggior precisione.
origine
de
consequens
(1) (2)
Opusc.
Op.
cit.,
p. 4.
cit.,
p.
18.
IL
23
Ro-
de ducibus et
r^ibus apulie
II filius
et Sicilie
termina
cosi:
bertus Caroli
rex. Andreas
rex .
a'
Il
zibaldonista scriveva
27
ma^io
Non
il
zibal-
ma non
pu essere neppure
ancora una data pi
'62.
solo,
ma abbiamo
che
ci riporta
A
il
e. 187*,
Francia
zibaldo-
fuisse lohannis
Vedremo
in
seguito da
la
una
notizia
che
si
ritrova a
e.
70 come probabilmente
Per ora
basti di
la
un
libro
organico, non
materiali
le dil'ul-
contenuti saranno
stati
trascritti
verse circostanze; n
ci
'56.
im-
veva verso
la
met del
cose
sec.
xrv
o gi di
li.
Un
letterato, e
si
bene
informato delle
fiorentine. Infatti, l
dove
parla della
mano:
cum
bis navibus
E
la
illustri,
maggior parte
pi noti
Zenobi da Strada, Villani, Giotto, sono notati: < Dinus del Garbo,
< Tadeus medicus florentinus,
Dinus de
quamquam
Rosone
24
reipublicae et
F.
magr-leone
.
morum
pater
la
Non
va neppur dimenticato
che a
e.
121''
trascritta
geonologia
deorum
secondo
che
ci
pervenuta soltanto,
mezzo
del
nostro zibaldone.
del sec.
XIV
o gi di
l,
lingua che,
allora,
come nota
nessuno sapeva
e.
67* tro-
vansi
le
parole
Svetonio scrive:
Nec
sedit
culmine cornix,
dixit, erit.
A
tonio
chi non
sapeva nulla
di
citati
il
da Svevaticinio
Ma
abbiamo ancora
di pi.
e. 120'"
l'iscrizione
Roma
prese di certo, ne
interpetrazione
letterati
sicura;
ma
che un letterato
si
il
quale scriveva
greche
XIV,
il
quale giusta-
mente
letto
vantava
di essere stato
il
primo
,
in
e usato
Omero
ne' suoi
libri
impossibile
che non
lo
(1)
HoRTis, Op.
cit.,
p. 338.
IL
2o
abbia gi
rebbero,
sospetto.
dizi:
e'
si
autore
del
codice
magliabechiano. Baste-
credo,
gl'indizi
e'
un
tale
in-
Tuttavia
il
ancora
qualcosa di pi
di
de' semplici
dell'
nome
stesso
i
scritto
propria
mano
;
autore.
Non
zioni
io
spaventino
lettori della
mia audacia
che mi
si
so bene le obbie-
fatte e quelle
potrebbero fare, e
Ho
detto,
dunque, che
il
il
zibaldonista, fortunatamente, ci
fatti
ha
lasciato scritto
suo nome. In
e.
OS"
leggiamo
Qua-
liter
inveniatur
verum
esse
Segue
la
visse 33 anni e
come
risulterebbe seguendo la
di vita
ecclesiastica
anche
ratus
uno
scritto
a cui
io
non voglio
attribuire
ma che non
XIV.
sot-
toscritto
la sot-
toscrizione radiata,
ma non
in
restino chiare
stesso
inchiostro. Della
ma
una
io
non sono
il
lettore.
e. 104*"
trovasi
mi occuper or ora
fuori
il
Johannes de Certaldo
di questa lettera
non
conseguenza
98 e quello
chi
si
di ci,
si
trova a
sola.
e.
una persona
Anche
osti-
nasse a credere
il
26
intestatura
taldo,
il
F.
(e.
macr-leone
104r)
si
riferissero a
fosse
contrassegnare l'uno
necessaria,
dall'altro.
identificazione
si
autore del
legge a
e. OS"
Mi
si
questo,
che cosa
es-
impedisce
credere che
quel
senza che
questi
Boccaccio? Prima di
tutto,
sec.
XIV avrebbe
nome
dicit,
ma
avrebbe detto:
Johannes de Gertaldo
di ci
ed
aggiungo a
conferma
che un
tal
modo
nista.
di citar le fonti
dello zibaldo-
Poi non
si
capirebbe perch
e
larne lo scritto
radiare
persino
nome
di
uno
scrittore in
foss' altro,
una
Come sappiamo,
la
lettera
Boccaccio
sfoga,
come
tutti
piena d'ironia e
si
Ora mai
cosi
possibile
si
che una
fa
lettera,
dove
tratta
un
argomento
delicato, e
una
altro, all'infuori di
come
tale
risulta
la-
che non
lettera
l'a-
non
ma
veva
(1)
quale l'avrebbe
Opusc.
cit.,
p. 15.
(2)
Tecum
loqui
possum
si
amicus es
ut puto
si
oculatus es
ut
dum taccam
IL
27
come un'opera
dall'autore destinata
il
Una
gran siniscalco
da
farlo
dolore della perdita del suo figliuolo, sarebbe passata, nello stesso
tempo
altro,
mentre
il
Boccaccio
Ritornando,
intanto, alla
che trovasi a
e. 98^,
osserveremo che,
essendo
riconoscere la sottoscrizione
Giovanni
Boccaccio.
computo cronolo-
non convenga
all'idea
dell'interesse scien-
per giudizio
il
ci
possibile.
Perch
il
Boccaccio
proprio componimento
Temeva
forse di
zibaldone tutti
gli scritti
ma quando
il
parleremo, tutto
pi
un insieme
di materiali d'erudizione,
meno
ma
certamente non
si
ori-
ginali, la
cosa
E quando
fogli
noti inoltre
lOO""),
legge,
due
dopo
(e.
un
tro-
vando pi giusto
cancellato
il
il
computo
di
Martino Polono,
Boccaccio abbia
la sottoscrizione.
28
F.
macr-leone
della famosa lettera a
,
Ed ora
tempo
il
di
occuparci
il
Zanobi.
La pubblic per
zione italiana
tica la
primo
Ciampi
di
dandone anche
(1).
la tradu-
corredandola
il
buone note
Come
auten-
ripubblic
Moutier, e tale fu
ritenuta
generalmente.
Ma
di
il
Boccaccio autore
Ciampi essere
il
il
co-
un nemico
vede
del Boccaccio
stile,
quale avrebbe
ma
abraso V odiato
nome
(2).
Come
si
il
la sottoscrizione del
computo cronologico
neppur
quale
il
Contemporaneamente
ma
facendo
(non
si
caccio.
fatto
un largo esame
(p. 7-9)
stato
il
Koerting.
quale, esposto
il
contenuto di quella
confessa
che
la
tale
da
tentarci a
la latinit
e non in-
discretamente
un
certo
latini
secondo
il
indubbia-
mente autentica.
da uno che
fa
ogni sforzo
obbiezioni
che
gli
suggeriscono la intestatura e
nella lettera designato
il
titolo
ma-
gister
mi con cui
Zanobi,
quanto
la lettera cos:
longum
(1)
(2)
(3)
Pagg. 133-144.
Op. cit,
p. 252.
Op. Cit,
p. LXXVII.
IL
29
tempns
ex quo neque
tu mihi
nec ego
tibi scripsi .
Osserva
il
da Gertaldo c' stata una lunga pausa a cui pone termine appunto questa
<
lettera.
quod et memini,
1,
che
al
tempo
in
Gertaldo
si
dimorava col;
mettersi
2",
che
il
Inoltre di Zanobi
tezza (vedi
del
Petrarca.
egli
Fam.
voi. 3, p. 127)
che
a Napoli,
Koerting, nell'estate
1:352.
Ora
che
un
viario a Napoli e vi fosse dimorato lungo tempo? Alla fine dell'anno 1351
il
nell'
ambasciata ad Avi-
il
Boccaccio appena
intrapreso
gli
un
amba-
sciatori
Boccaccio non
il
si
Boccaccio
la
scritto
tetter
Se non
come molto
Koerting:
dubbia.
il
Cosi
il
ma
tutt* altro
che
difficolt
e'
credere
che
Boccaccio reduce
30
preso un viaggio
V.
macr'i-leone
per Napoli? Se
gli
ambasciatori
mandati da Firenze
si
che
cosa
e'
impedisce
di
sia
cerimonia? E,
27 maggio
il
Boccaccio
p. e.
?
E che
1352 ? Scrivendo
anche dopo
soli tre
ho
scritto
il
a te n tu a
me
Ma
il
pure
alla fine
che
Boc-
che cosa
ci co-
ammettere che
soprannome Giovanni
delle tranquil-
a Napoli e non a
Firenze,
Koerting
si
sforzi di escludere,
ad ogni costo,
presenza
del
egli
Boccaccio a
Napoli
nel
1352
si
vede anche
da ci che
afferma che
al
E questo
addiritura
un
mese
ma
tempo, se
il
Petrarca
gran
siniscalco
il
Barili.
ci attestato
esplicitamente dalla
lettera
alla
(Fam.
il
XII,
18) a Zanobi
gli
del
quale
Petrarca
mandava
all'
l'altra
Jungam
10),
indirizzata
perch
tua
la cortese
come a
torto pensa
il
Koerting,
dell' invito
che
il
Pe-
IL
31
trarca
si
gli
1 aprile 1352, se gi
un mese dopo
ritrovava a Napoli.
il
che scrive
che coincide a meraviglia con quello Petrarca a Zanobi nella Fam. XII, 15: T'aveva
consiglio di staccarti
<
io porto
il
in
men
che
anche ammesso
ci
al
maggio,
il
ci vieti di
morte
di
venuta
il
il
che
si
Contemporaneamente per
tentica,
riteneva au-
ma
al
si
il
momento. E
ritornando
in aller
sulla
stessa quistione
domanda
jenen
Koerting: <
Wo
Welt
steht denn in
jenem
War
ciaiuoli
Gresandter
Knig Robert
in FloIst
(Koerting, S. 171)?
es
wo auch
Boccaccio und
vermutlich auch Zanobi da Strada in Florenz sich befanden, die oben mitgetheilte Stelle des Briefes zu beziehen ? Ich finde
daher keinen Gnind, denselben
fiir
(2).
Se anche mancasse
lettera
nati
la rubrica,
basterebbe
contenuto della
solo
Non
di
sono
nomi-
amici e fautori di
come Coppo
Borghese Dome-
(1) Vedi dello stesso Koerting un articolo in Literaturblatt rom. Phil., Mrz, 1881.
(2)
f.
germ.
u.
Opusc.
cit.,
p. 13.
32
nichi e Angelo Acciaiuoli,
le quali
F.
macr-leone
si
ma
accenna a circostanze
particolari,
caccio.
Quanto
lettera a Zanobi,
63).
Anche
gli
avvenimenti
il
con esattezza, e
si
carat-
riscontrano nel-
XVI
del Boccaccio.
conformit
di
come
a Firenze, ed espresso
piuttosto
il
che
dall'altra citt,
Boccaccio:
io
lasciata e
dimorare a
il
Gertaldo, aggiungendovi
mia povert
la
.
patisse,
tanto
lontano
me
loro iniquit
non
non
potessi
giammai
La
lettera scritta
in cui,
come abbiam
visto,
il
zibaldone.
argomenti,
sopra
addotti,
per dedurre
sottoscrizione
Cos la
lohannes de Gertaldo ,
che trovasi a
e.
98r e
ad
Boccaccio.
esame.
stato gi osservato
che
le
genealogie
zibaldone d'un
(1)
Ciampi, Op.
cit.,
p.
14i.
IL
33
COS
argomento
quindici
zioni,
il
liber genealogie
,
<
Paulum de Perusio
che
trova a
e.
llOr,
un
del
estratto
Perugino
esplicita-
mente
lodi,
conosciuto personalmente, lo
esalta
con gran
qui
maximus
nonnumquam
di
as-
me
praesente
nel libro
XV,
6,
di
Napoli e che scrisse * ingentem... librum... collectionum > indei, dalle quali
il
Boccaccio,
prima
in-
quam
telligens
neminem
i
illi
in talibus
aequiparandum
a quella
contenuti nel
Boccaccio.
Tralascio di
paiono
citati
Ma
di
capitolo
4C
in
gulam
et gulosos
del libro
vni
del
e.
De
casHms
Fulgenzio scritte a
106"";
(1) Cfr.
specialmente
ecc.
itorico,
lib. II,
21 e 22;
III,
28; \1,
Giomak
X,
fiuc. 28-2.
34
F.
M ACRI-LEONE
In
Sardanapalum
che
un
altro di Plinio
trova trascritto
a
si
e.
120'".
legge a
b&
De
claris
mulienbus, spesso
e.
120,
ricorre
7)
come
nel libro
EX
del
De Casi
sibus la storia
contiene a
e.
di
locelino par
quasi copiata da
quella che
N va
che
trascurato un'os-
Ciampi
(1)
la relazione
intorno
stata
Ritrovate
(di cui
solo
ma
in alcune
parti lette-
il
primato
ai babilonesi,
permaximus erat
as-
suere consuetus dicacitate prolixa poesim moyse longe anti quiorem: ut puta
eum primum
idolatriae
talibus
accomodum
vidisset...
eum deum
fore firmabat et oh id
Ora, a
deum
IX
esse... .
Cosi
la storia
del
De casibus par
copiata
e. 220',
EX. Infortunati
con
200*.
in note e postille,
trascritti
compilati o
da
(1)
Op.
cit.,
p.
655.
IL
35
altri testi,
meno
fedelmente, in opere
allora di
il
permesso anche
dubitare
che
il
Boccaccio siano
una
Abbiamo
detto, poc'anzi,
che
la
storia dei
che
egli
Ck)s
e. 210'" nel
margine a
,
< clericis
e. 220*, a
omne malum
proposito dei
e,
212*
avaritia clericorum
frati
ospitalieri
che servivano
il
agi' in-
zibaldonista postilla:
cos di seguito.
l'istituzione de'
Da
ci risulta
che
il
^li
dice, spesso
con pa-
De
Casibus.
Cosi
e.
39'
si
numero
dei ne-
comando
egli
di Cesare,
di
e alla
facilit
che
aveva
cose svariate,
Vero che
questo
cita
Plinio e
nel
zibaldone Orosio,
marginale
mano: ma
piuttosto
la
cosa
si
pu anche spiegare
che
il
che
le fonti
secondarie
dall'Hortis
(1).
N
il
che
De
claris
mulierWus
af-
(lib.
36
F.
M ACRI-LEONE
lo stesso
che
fa lei figlia di
(lib.
Ruggero: perch
Boccaccio nel
De
casibus
De
Claris
:
muUeribus, ritornando a
che aveva
filia
primo
cui
nomen
Gonstantia... .
e. 225*,
nell'e-
dove son
citati
Orpheus de
;
tratta,
Mu-
Linus thbanus,
zibaldonista aggiunge
carmina prima
exordium
contro
ma non
certo
tradotta quasi
125):
quelli
che prima
< perch ne' lor versi parlavano delle cose divine furono appellati
non solamente poeti,
ma
teologi... . Inoltre
e.
227' (seguito
Veneto a Diogene
questo aneddoto
hic
cum
Cui
eum
cecus baculo
ofifendit.
ibi
tolle
il
zibaldo-
il
omerum cecum
infatti
nel
Comento
ma
Io
attribuisce ad
vita di Attila
Omero
dopo
la
totila
di
fuit
rex gothorum
La confusione
Attila e
quente negli
scrittori e cronisti
medievali,
compreso
Boccaccio nel Comento, dove dice: Sono molti che chiaquesto Attila,
Totila... .
mano
IL
37
Delle
numerose
postille,
il
zibaldonista fa
(e s'
alla cronica di
Paolino,
detta la ragione)
ma non meno
;
giudizio che
il
Boc-
citate prolixa
lo
chiama
storico,
ma
< venetus
et
non ystoriografus
>.
E
a
e.
le postille
come
p. es.
182'
ah gVinbractator! o
di
e.
iM^era
,
di zucca,
e.
venetus bergolus
il
dove da
primo ha
fatto
Boccaccio nel
Decameroiie
di
preferenza
ai
della 7' Giornata Siccome colei che Viniziana era, ed essi son
-e
tutti bergoli .
4).
si
Spesso poi
le postille
dopo
la biografia di S.
eam
dicunt
mortuam ra venne
ecclesia
.
et
locum seputwre
cos
si
stce ostetidunt in
maio ri
Chi
scri-
veva
riferiva
trova inter-
70^ dopo
la
laurentius
post martirium beati sixti martirium passus est tempore Galieni imperatoris qui et decius nominabatur ut invetii in * passionariis comrnentariis Instine
.
sancto^m
Or sappiamo che
il
Petrarca a Pa-
il
(1)
Opusc.
cit.,
p.
10.
38
F.
MAGRI-LEONE
.
Lett.
del
Bocc.
che in quell'occasione
egli
che
il
che
egli
Cenni
Non
solo,
il
ma
e. 49'"
si
parla del
regno
di Tiberio,
zibaldonista scrive:
titus livius patavinus ystoriografus pactavi moritur anno etatis eius 77 cuius sepulture epytaphium scriptum in saxo
sic et
cetera hic ab
transcripsit
romanam
nemo
della
La
notizia,
per
la
da Eusebio,
ma
il
trovava, e
il
giudizio
intorno a Tito
La medesima
ziano
Boccaccio
il
(1),
riguardante
giu-
N va
trascurata
una
particolarit
che giova
si al-
codici.
Nel zibaldone
epigrafe,
ma
sebbene V autore
infatti
il
E che
Boc-
Cenni
si
che non
quando
altro
codice di
sua propriet,
il
laur.
XXX,
il
8.
Boccaccio e
zibaldonista che lo
Cenni
ad scribendas
romanas
(1)
IL
39
Anche
tempo
si
della conoscenza
che
il
della lapide
del zibaldone.
ho
detto;
di lettera latina
che
si
un modo o
e. US*",
frammento lesesi a
et
ed questo:
vestigia
expetentem arcisque
locum
templorum veterum
potuit
admirantem investiganillud
templum
immane
ille
consistere
mirabile
quo etiam
dicteus dedalus
nonne locus
iste
verendus
nonne
etiam hec
mine merito perspectande cum semen fuerint et prindudum melioribus apud qims tu nunc in auge rote volubilis suMiniatus
vitain ducis elatas
j
nostn
eolius
immemor
ille
ymaginor
notantem
sillanimis
tuis admirationibus
sit
nec
alia
est illa e
Non sappiamo a
contenuto
di essa.
:
Pure
l'au-
che
che questi
in
una
lettera precedente
si
ad ammirare
luoghi delia
40
F.
MAGRI-LEONE
che
l'au-
nuova dimora
cosa di peggio.
Chi conosce
le relazioni tra
Zanobi da Strada e
sia
il
il
Boccaccio,
non
esiter a credere
il
che questo
frammento
che
di
si
una
lettera,
mandata verso
Zanobi
era recato
a Napoli, invitato
si
Firenze,
rileva
anche dalla
lettera
che
si
zibaldone, e di cui
abbiamo parlato.
il
longum
quali
: le
parole
ci
il
frammento
trascritto:
mentre poi
le altre
subito dopo a
an incusem celsitudinem
tumn parva
auge
immemor vitam
e.
ducis elatus .
Che
pi?
illustri,
specialmente fiorenfi-
contemporanei o
i
di
gurano
di
Gr.
nomi
di
manca
proprio quello
in
Boccaccio.
pu pensare
un elenco
fatto apposta
per notare
poi,
come
si fa
meno
met
si
del sec.
XrV, a
Fi-
renze?
pu pensare, perch
Una
sola
ho
detto
quale, naturalmente,
non poteva
IL
41
scrivere
ranei, in
suo
nome accanto
un suo
modestia e anche
il
il
buon senso
di lui
un uomo
illustre,
registrando
proprio
si
nome
in
un
stesso.
Invece
il
Boccaccio
contenta di
fa-
ma
il
primo
il
egli
chiama per
che
secondo, amantisfiorentini
il
* simus reipublicae et
morum
pater
due
Boc-
amava
medesimo
dove dice
di
che
fa
come
Francesco Macr-Leone.
(1) Il lettore
non
si
tal
genere
io
abbia
trascurato del tutto l'esame paleografico del codice. Pur troppo, di autografi boccacceschi, per quanto possibili o probabili, sinora, non ve ne ha nessuno certo sicch un confronto di scrittura sarebbe , per lo meno , inutile. Del resto la perizia calligraifica fatta eseguire dal Ciampi ( Op. cit. , p. 654), sarebbe a favore di (mesto codice, il quale, confrontato col Laurenziano, coll'Ambrosiano, col Vaticano, mostrerebbe una maggiore originalit di caratteri e pili franchezza di mano. E rHoRTis (Op. cit., p. 542), dopo un breve esame dei creduti autografi boccacceschi, conclude giustamente: < Da tutto questo deriva che i codici mentovati o sono scritti in caratteri che a con< frontarli col carattere del zibaldone non se ne caverebbe alcun frutto per giudicare dell'autografia o sono male attribuiti alla penna del Boccaccio. Di maniera che per questa parte U codice magliabechiano, se pur troppo non ha confronti, non ha nemmeno da temerli . Non e' di meglio mi pare, in tali condizioni, che rassegnarsi ad aspettare lo < studio comparativo * sugli autografi boccacceschi , promesso dal dr. Pakscher (cfr. questo Giom^ Vili, 371). Spero che da tale esame uscir ancor pi confermata l'autografia del zibaldone magliabechiano ; a patto per che il signor dr. Pakscher non spinga la sua smania di scoperte a tal punto da ritenere, p. es., autografo boccaccesco il codice chigiano L. V. 17o, il quale, a farlo apposta, non contiene la Vita di Dante del Boccaccio, ma il rifacimento apiocrifo d'un rifacimento apocrifo di quella. Intorno a che vedasi la mia Introduzione (cap. IX, pp. cxLvui sgg.) alla Vita di Dante, Firenze, Sansoni, 1887).
:
INTORNO AL COSIDDETTO
r)IA.LOGMJS CREA.TUIIA.IIUM
ED AL SUO AUTORE
(1)
II.
3L'
^A-TJTOIIE.
2.
Breve intermezzo.
scusa ai
lettori dell'aver
Non
so se
abbia a chieder
cosi
La chieder
dell'interruzione,
facile
tivo.
da ottenere.
Mentre mi credevo
mi sorsero
dubbi, che
mi
co-
con s
il
per
la
tempo ne-
cessario.
a nove
il
numero
mi nota
finora. L'uno,
si
trova
(1)
43
indicato,
numero 1222
tra
latini (1),
e mi fu
come
all'universit di Gottinga;
colla
collezione Libri od
(2).
Ashburnham,
segnato col
numero 1550
I
due nuovi
testi
Che entrambi
siano ornati
se
la
il
loro
pu
dirsi
ornamento
di
fi-
come
un
titolo
ma
danno
che
si
chiude
anche qui
Deo gratias
si
quell'esempio
redazione
(3).
To-
rino
modo ben
positivo
che cotal
giunta va
si
Ma
d'altra parte,
come
mai, se
al posto,
il
rimaneggiatore se
le
la
la colloc
(4),
che
mola
nostri
di
si
due codici
la giunta sia
ci)
Vedi
Monac,
t.
I,
P.
I,
181-82.
Chi ebbe
anzich
cap.
a compilar la
(f
235 sgg.) in un
distinte,
il
trattasse di
due scritture
di
una
sola.
11
non che
del
Contemptus.
sar
unicamente per
effetto
un'abbreviazione
35 mal
pli-
sciolta
che
si fa
nium
(2)
Parlamento
italiano.
44
PIO
RAJNA
noi
non
ri-
(2).
che in
tal
(3),
rimettano
le
due alternative
in
Un'altra peculiarit
tale
comune
ai
due
il
codice MoQ^er-
nacense, un
tempo
alla badia
di
Tegernsee, scritto in
il
Laurenziano va
(5).
Non
ci possa
fondamenta troppo
questo, d'altronde
un
si
fatto
come
naturalissimo.
Che
il
Contenptus
benin-
(1) Quanto al non tenersi conto di questa narrazione nell'indice da cui il Contemptus preceduto nel codice Laurenziano-Ashburnhamiano, non significa nulla, una volta che essa non s'ha da riguardare come capitolo
s.
(2) III, 15.
(3)
Posta
l'identit, chiaro
che
l'amplificatore
doveva ampliare
sopra
un esemplare
due
pirsi
FIos
comune a
codici delle
classi, fosse
non gi da
altri.
assolutamente
come
nell'edizione
;
non
inserita,
ne verrebbe
Vi
si
le quali
di linguaggio, di
(5)
Andrea da Regensburg.
di
me
parere auto-
ne riusci confermato
giudizio che
m'era parso
45
le
altre
emanate da
ci
le quali
il
potrebbe
trovar scritto
:
anche qualcuno
i
e questi
XV
(1).
alle cose
due
articoli
Fidandomi
io
di attestazioni
ancor
nella
che
il
prima met del secolo XTV, posto pure che non morte
la
bitata per la
(2).
ch'io
mi
Pits,
(4).
Brito,
il
Guglielmo Bret-
e non
nel
Delfinato
dei
mentre
nel 1247 o in
uno
(1)
Per
il
all'altro,
anche
altri testi ci
Che errore ci dovess'essere, mi avvert primamente il colica Novati. Supplementum et castigatio ad Scriptores Trium Ordinum S- Francisci a Waddingo aliisque descriptos, p. 318. Il Wadding invece {Scriptores Ordinis Minorum, p. 150) aveva ripetuto gli errori del Pits, copiandone
(3) (4)
anche
(5)
le parole.
Lo Sbaraglia
i
si
sta
narrando
fatti di quell'anno.
Ma
da
(p.
Guglielmo fa parte
se
II
di
una digressione
tre
98
non avessimo
fatto si
che in quei
anni
done, ebbe, credo, a passar quattro volte da Vienna. V. pp. 82, 97, 148, 150.
Solo, dei quattro passaggi sarei indotto ad escludere l'ultimo dal vedere
Salimbene parla
di
fra
Guglielmo
alla
maniera
di
chi
discorre di
che una
di
modo
visto
46
al Glossario voglia alludere
PIO
il
RAJNA
men-
zionando
il
a Lione
ch'egli
(1),
uno
di
quegli
anni medesimi
(2), dice
ti-
adhuc
(3).
tulatur
cui
Ruggero Bacone
(4).
replicata-
mente
la cita,
2.
il
ragio-
un certo segno.
al
Pag. 99.
Il
hanno
termine della
LXVI
il
(f.
80b)
Guillermus brito
me
scribit.
Inciuitate Carca-
sone
la verosimiglianza
non
il
parer mio
lai., Il,
secolo
XIV,
anzich
il
Bandini {Cod.
m'hanno
davanti.
(2)
Una
quarto
data non posteriore al 1251 si deduce dalle parole Innocentio Lugduni morante , ed una non pi tarda del 1249 dai casi par-
di fra
Gio-
tenuto appunto
Lione
quindi preferibilmente nel 1247 anche l'incontro con Guglielmo in Vienna. Co-
munque
cilio.
sia,
al
Conl'uso
Al pi
potrebb'essere
il
ma
solito di Salimbene porter ad interpretarlo convento anche in Italiano, con questo solo, che anzich all'edificio vuol riferirsi alle persone. (3) La prima idea sar bene che s'alluda invece a un'opera di Guglielmo che s' menzionata sopra, cio al Liber Memoriae, di cui non so dar notizie, n credo che finora altri sappia. E di certo non sarebbe lecito intendere altrimenti, se non ci fossero le parole qui suo nomine titulatur . Queste convengono a meraviglia al Glossario Biblico, che infatti si vede allegato per solito, e gi al tempo di Salimbene, con un semplice Brito senza nulla pi. Che convengano invece all'altro trattato, nessuno saprebbe mostrare, e riesce improbabile anche appunto per la ragione che dicendo Brito si
Compendium philosophiae:
t.
in Fr.
I,
pp. 476
raccolta
Rerum
Scriptores).
47
di
risalire pi
addietro del 1330, non ne ho se non una che vieta di sprofondarsi troppo nel secolo decimoterzo, e
limite
forse pi
un'allegazione
delle
Leggende
di
sei il
condo
dati
capitolo.
estremi che a
me venga
fatto di
ho largheggiato
di
troppo
ammettendo che
si
potesse
bene che
il
confine
si
ponga qualche
de-
cennio almeno
pi
addietro.
la
Ma insomma
il
la
conclusione vien
3.
Maestro Berganino,
Dopo
d'un rispetto, senza, per conto nostro, nominarlo mai, sar tempo,
mi pare,
di
occuparci
altres del
suo nome.
si
ci
si
affretter
vide
in fronte all'edizione
Nicolaus Pergamends.
le
che
di
ebbe a dare
il
du Mril
(2).
Sennonch
dentro non
e null'altro;
per
non
tralasciai di accertarmi
che
le
Quanto
m,
1.
Pois. ind.
du moyen
ge^ p. 148, n. 2.
48
PIO RAJNA
s
Pergamnus, anzi
.
pro-
perch
Perch
dalla
di
il
il
sventatamente
(1),
Pergamo; e precisamente
Pravista. Accanto ai diritti
Pergamo
se
di
Macedonia, oggid
tut-
Pergamo
ne riconoscono
tavia
altri
Pergamia
tal
Platania,
caso la forma
Pergammus
sarebbe
allora
di
che
Qual sorta
di col;
cretarne
per
il
francese
l'aver
scritto in latino
im-
maginar traduzione
nemmeno
un ceco
cevano
e
in
la familiarit
tutti
latini, lo di-
modo troppo
evidente.
Ma
provenirne.
e
Pergammus
dice
semplicemente
Bergamasco;
c'entra, se
non
in
quanto
cosa arcinotissima
il
nome
evo, e
cambio
di
essi
Perga-
Tnum, Pergam,us
(1)
(2)
3.
n. 1.
Ravennate. (3) Cosi avviene gi presso Paolo Diacono e nell'Anonimo V. la Dissertatio Chorographica de Italia Medii Aevi nei Rer. It. Scr., X, cxxxii. Si senta poi il Petrarca, Ep. Fam., xxi, 11 (ed. Fracassetti) Est hic semper in oculis Pergamum, Italie alpina urbs. Nana, ut nosti,
49
Troja
tempo, con
siffatta
Pergama
e dell'aggettivo Per-
gameus
(1).
In grazia di
Pergamum
due
tipi
di
gaminus. Di
significato
questi
aggettivali,
di
quanto
alla
sostanza, l'uno,
della
Bergomen^s, Pergalatina,
tradizione
mentre Berga-
minus e Pergamrms riflettevano una forma volgare (2). N Bergamino spento per nulla neppure adesso. Vive, accanto
a Be-rgamasco
{3),
ch,
le
che
valore generico
per
fissarsi
alia
est,
Romanorum
post h-
Avverto che non scrivo i dittonghi ae, oe nelle citazioni petrarchesche, perch non li usava l'autore, come appare
reditas. In
hac nostra
ecc.
dagli autografi.
p. es., nel v. 199 del Carmen de laudims Bergomi (i2, V, 532), che sar da ricordare anche tra poco. E in uso aggettivale l'autore di (juesta scrittura non adopera mai se non Pergameus, che abbiam (1)
It.
Pergama,
Scr.,
poi
anche in Dante,
In ci s'ha
De
delle
vulg. eloq.,
i,
11:
Post quos
>,
Mediolanenses
una
ragioni
volte
penna degli
si
uomini pi
Quanto pi
il
trovava
Ma
poi s'aggiunge
un
altro
motivo anche pi
forte.
un individuo, obbligano ad un rispetto, che gli altri vocaboli non riescono facilmente ad ottenere. Accade pertanto che si scriva Bergaminus per la ragione stessa per cui non s' potuto pensare a dare lo sfratto all'aggettivo
di tipo plebeo per surrogarvi
(3)
il
confratello pi nobile.
La convivenza dura di certo da grandissimo tempo. Qual distinzione esistesse un tempo tra le due forme, non saprei dire con sicurezza. Forse la distinzione era geografica e dialettale: ossia Bergamasco era usato in origine da certe regioni e da certe parlate. Bergamino da certe altre.
OtomaU
ttorko. IX. fMC. 28-29.
50
PIO
RAJNA
(1).
dunque
ch.e
il
codice di Parigi
viene a presentarci,
il
Ber-
gamasco.
Il
ci offre
qualche
qui fuit
homo
(2).
valen-
tissimo ?
Ora, un
uomo
di
chiamato
I*
tutti dalla
novella 7* della
gior-
lo
si
di
Primasso e dell'Abate
di
raccontate seguissero davvero, nessuno vorin esse vi siano molti elementi reali,
rebbe affermare
ma che
;
modo che
(1)
di que' proprietarj di
submontane attigue al Milanese, calano nel basso Milanese, nel Pavese, nel Lodigiano a svernare le loro vacche coll'erbe sempre vivide de' prati marcitoj. Inoltre, Quel famiglio che accudisce alla
mandra
Cos
il
detta herga-
minna
di
con questo peraltro, che li i bergamin conducono le bergamine nei mesi estivi, invece che negl'invernali. \Ia ognuno vede come il
delle Alpi Orobie,
connettersi
mandre
siffatte
erano e sono bergamaschi, di regola nel Milanese e nel Pavese, nella Valtellina poi, sempre.
du Mril, oltre a dare a fabule il dittongo finale, mut Nicole in in m.agnatiis. m.agnatum, bisogna dire per inavvertenza Chi mi d modo di rettificare, , beninteso, il signor G. Raynaud, dal quale
(2) Il
Nicolai, e
altri
ragguagli gi comunicati.
51
ci
che
i
il
veramente positive
cavalli
ed
fanti
che presso
essi
di lui
a modi
sua,
Bergamino un uomo
;
un buffone
ci
si
presenta in s stessa
come
qualcosa di assurdo.
direbbe, sul-
non
tendono a farvici
gli
uomini
gnati,
non gi
soprannomi.
;
Un soprannome
come
anche
il
Bergamino
il
del Boccaccio
tale ci pre-
sentato espressamente
poi all'aversi col
il
soprannome da
solo,
come semplice
accessorio al
convenga ottimamente
non
un caso
si
ci si
mostra semplice
uomo
di corte,
mentre
nell'altro ci
di scrittore?
la
convenienza
di
Gan Grande, e
trov
durante
quale
si
il
Cantemptus.
Boccaccio scrive
Ma
di
Il
ma
supposizione non di
troppo volentieri.
Un
il
altro inciampo:
il
Pergaminus
la
titolo di <
si
magister
al
nemmeno
per questo
porta
chiuda
Berga-
52
PIO RAJNA
la
mino boccaccesco:
glieva nel suo
di corte acco>
grembo gente
si fa
cbe
il
angusto, e le improbabilit
il
vanno
Con-
accumulando.
addirittura se
E
ci
di
angusto
passaggio
diventa
il
poi
sbarrato
facciamo a considerare
contenuto del
temptus.
Non
prova
ammessa una
d'inalberarsi
veda
che
al
nome
risponda
il
fatto.
E nemmeno
di corte:
lo dico
perch creda
che un'opera
giose,
di morale,
informata ad
meraviglieremmo
bens, perch, se
il
Coniemj^tus fosse
fat-
vita,
di
paese in
non potrebb'essere
in
nessun
;
modo
i
che non
per-
modo
ap-
punto che
dantesca;
offrir
s'affollano alla
mente
di
Marco
nella rappresentazione
sarebbero
essi
ciando da
anche
in fronte al hbro,
Le rimembranze
dell'autore,
fatti
i
dell'et
sua,
nella composizione;
di
nomi pi recenti
Buglione
(e.
34) e
75);
una
volta sola
si
parla
d'un contemposi
raneo
(e.
103),
ed un senex quidam
di essersi
del quale ci
narra
Ho
molti,
fatto
per
il
di
se
non proprio
lui,
il
stimeranno ragionevole;
ma
di
gli
che, rinunziato a
Parigi
resta per
me
53
con
lui (1).
Ci non
tal'
n Contemptu^ non
uomo
appartenere anche ad un
di cui
non
si
riesca
molto pi addentro che ancora non sia nel terreno donde la pianta
grado
di
fiducia
le
considerazioni
intrinseche
ed estrinseche
Un argomento
regione che esso
in
in favor suo
ci
risultata
dell'opera
e della
sua
tradizione
regione
passiamo a qualcosa
,
pi
Un
autore
Bergamino
ossia
Sennonch
l'essere qui
noi
paese donde
di
la designazione
rappresentarcelo in quella
da ragioni
linguistiche.
Che
se a Milano
un bei^masco doveva
va tenuto conto
di favella,
(1)
Un
Memorie
il vescovado di Bergamo nel 1^2, e dopo promosso airarcivescovado di Ravenna (\'edi Ronchetti, della Citt e Chiesa di Bergamo, V, 84), non saprebbe di
Era veneziano, non bergamasco; n a farlo in una condizione come la sua poteron ser\ire i tre mesi del vescovado. N pu aver che fare colla composizione del Contemplus un Bergamino che s'ha in due lettere del Petrarca a Modio Moggio da Parma, precettore dei figli di Azzo da Correggio la 4 37' delle Variae nell'edizione Fracassetti, scritte entrambe alla fine del 1362, che io ho davanti autografe nel cod. Laur. PI. Lin, 35, f* 12* e 15*: - Post hec venit Bei^minus, et locutus est mecum multa quem e vestigio
certo qui venire
in
questione.
chiamare Bergamino
meum.
Bei^mino
Petrarca da parte
di Modio.
manifestamente
ma
in
un
letterato.
54
PIO RAJNA
la
che
ragione del
essere
pi remota che
(1).
dover
di
prova un poco
avrebbe
del-
accresciuto. L'essere
un nome
settentrionale
in
quella regione medesima (2), non dice per s stesso gran cosa:
un nome
siffatto
che
li
ci si
dovrebbe aspettare.
Un
monianza
fuit
homo
valde expertus
ci
in curiis
magnatum
c'
Uomo avvezzo
Eppure
anche qui
il
anzitutto a pensare a
un uomo
di corte
un
po' troppo
gene-
non isfugge
al sospetto di
una conoscenza
fosse per
non
del libro?
Oppure, se precisamente
mento
gittimi
col
,
Bergamino boccaccesco?
il
dacch
fuit
parla di
un
(1)
Potrebbe, per
es., ripetere
il
nome
dal
Bergamino^ Bergamini diventa casato, e anche propriamente casato milanese. Che deve ben essere per ragione d'una famiglia Bergamini, che cosi si chiama una strada, prossima all'Ospedale Maggiore. Fa meno al caso nostro, ma non neppur cosa da trascurare, l'occorrere Bergamino anche qual nome di persona, e precisamente nella Milano del secolo XIV. Cosi un Bergamino Osio compreso, insieme co' fratelli suoi ( Bergaminus et fratres de Oxio ) tra le persone che Gian Gail 16 maggio 1395. Gentilino Porro alla testa leazzo ebbe a bandire
della trasmissione ereditaria che
inedite all'Ambrosiana, nell'esemFamiglie Milanesi del Fagnani plare originale, e in una copia non completa, qua e l autografa ancor essa
Vedi
le
sotto
(2)
Porro
360.
(Gentilino) e del
May no
(Francesco).
V. IV, 342.
(3) Ih., p.
55
viva.
di
a quel
dicehatur ; e
rileva
secondo
Yeccplicit
ci
Pergaminus soprannome
dell'autore, nel-
V incipit
dato invece
come
le
titolo
dell'opera:
.
pergaminus
Certo v'
metter d'accordo
di
aver
opera
di
un bergamasco e per
di
un
Bergamino
s'
alla quale
il
ha qui per
il
Corir
questa
Carmen
de
Xn, a
(1).
sua
(2),
fine: Explicit
Pergamensi compositus
guardi,
Il
un
efifetto
assai diverso
da quel che
si
Carmen
il
chiamato Liber
getto;
Pergaminus
quanto ne Bergamo
sog-
ma
Bergamo
le nostre favole,
che
(1)
Ecclesiae Bergomatis,
(2) 12. It. 5cr., (3)
Civitatis,
et
o, se si vuole, in oriente soprattutto, anche Pergamenus, pu bene aver chiamato l'opera sua lo scrittore medesimo, nonostante che la dedica, dove abbiamo espressamente, < Legat igitur tua sublimitas istum libellum, quem Pergamenum vocamus , sia quel documento che il Muratori ebbe primo a mostrare. La frase vien forse appunto
Pagg.
5-36.
E Pergaminus,
aVincipit e dall'earp/iciV. Non escluderei tuttavia in assoluto che potesse anche provenire da una dedica autentica. E mi domando se lo stesso PseudoGiustiniano II non fosse per avventura uscito da un non Pseudo lohannis,
56
PIO RAJNA
la
neppure
nominano, n mai
?
maniera
la tocchi
Il
se
il
titolo
ha da apparire
di
non
potrebbe
l'autore.
dell'
esser altra
sicuro che
chiamarsi Pergaminus
Furioso un Ariosto,
fu
Iliade
dell'
punto ignoto al
il
medio evo;
V Esopo,
il
Catone,
Donato.
rilevare
da potersi
usi
speciali,
certi
non per
libri
ed autori
soliti
ricordarsi
di
tutti.
spessissimo e indis-
Ma
s'egli
il
cosi, o
come
si
Pergaminus
Contemptus,
fosse
un
Pergaminus l'autore,
quale anche
il
solo, tra
l'in-
dell'opera.
si
si
facile
orecchio a ci che
che
la
mancanza
del titolo
Che
se al codice di Paci
pu dar credito
l'essere
uno
dei tre
che
conservano
il
prologo
che spetta
al nostro
il
problema
glielo
altri
hanno
il
prologo in
il
comune con
dissenso
tra
Cionondimeno,
un
come un argomento a
introdotta, di quel
scorde attestazione pi
diffcile
neamente
(1)
V.
Ili,
19.
57
tal
un luogo non
si
facesse
che ripetere
quale ci
che
si
pur inspirandoci, in quanto ahbia ad essere autore del Contemptus, pochissima fiducia, non vuole uno sfratto, di cui ci si
potrebbe amaramente pentire. Bens
trovar differente la verit, che noi
voci.
gli
si
coli'
animo disposto a
4.
Mayno
de'
Mayneri.
Sicuro
il
un nome.
segno di
>,
Uno, diverso
ne pronunzia
il
Cremonese.
Un
rimanda
<
al
si
aggiunge:
compositum
de magneriis magistrum in
etc. .
si
Le
come
quelle cui
ran-
nodano; ed
quanto
il
la stessa la
di tutto
codice.
n nome
che qui
s'
udito pronunziare
medicina,
si
cercherebbe invano,
nei
biografi degli
storici della
illustri
come
uomini pi o meno
compreso.
un
intorno al
presso
un Regi-
mi) A Magnino, oltre al Regimen di cui qui mi faccio a parlare, si asse* gnano dal Picinelli, Ateneo dei Letterati Milanesi, Milano, 1670, p. 406, vari altri trattati, per effetto di un curioso equivoco. Son trattati che in certe vecchie edizioni si trovavan stampati di seguito al Regimen, e che
frontespizio.
Uno
di siffatti
frontespizi
(p.
dal
454
58
PIO
Sanitatis,
(1),
RAJNA
men
poi
che dovette divulgarsi abbastanza anche macui l'arte tipografica, ne' suoi primordi, procacci
noscritto
ma
una
diffusione senza
Amsterdam, 1662), l dove si tocca di Magnino. Pu darsi che una certa confusione od incertezza si fosse generata anche nella mente sua ma poich la cosa non punto sicura, sarebbe fuor di luogo accusarlo d'altro, che dell'aver omesso qualche parola atta a premunire i lettori contro ogni
della 3^ ed.,
;
abbaglio.
il
il
Picinelli
Regimen
si diceva espressamente opera Reginaldi , ossia Arnaldo de Villanova . Fa meraviglia che dell'errore e della sua origine non s'accorgesse neppur l'Argelati, Biblioth. Script. Mediai., col. 830,
nonostante che
(juando
il
libro del
scema
de la France,' XXVIII, 58, sopra il fondamento che s' veduto, mettere addirittura in bocca ai Vander Linden, a proposito appunto del trattatello, o direm meglio estratto, intorna al salasso, parole che l'erudito olandese non s' proprio mai sognato di prosente adesso l'Haurau, Hist.
nunziare: Selon
dit-il,
Van
c'est,
l'
dice dell'opere di Arnaldo. In tutti questi casi s' peccato per irriflessione;
gimen
afferma
il
titolo vor-
rebbe distinto
Regimen
nostro, e che
Panzer, seguito
dal
Hain, ci
stampato a Lovanio nel 1482, da Giovanni di Vestfalia (Annales Typographici, I, 514). Ma si errerebbe pur sempre. Qui abbiamo a fare di
i
Regimen di Magnino, con ben altrimenti nota, e stampata infinite volte, che pur essa s'attribuiva ad un medico milanese. Che il Regimen lovaniese di Magnino sia il solito, so di sicuro, grazie ai ragguagli che di un esemplare posseduto dal Museo Britannico ebbe la bont di darmi il conte Ugo Baltaminarono
il
quello di un'opera
zani; e davvero nessuno creder che nella citt stessa, dallo stesso stampatore, nel medesimo anno, si stampasse un'altra opera consimile dell'autore medesimo, non ripubblicata mai pi e ignota agli altri tutti. (1)
p.
Due
il
t.
cit.
delVHist.
il
liti.,
104:
6972 tra
Il
latini
della
Nazionale di Parigi, e
n.
277 della
Biblioteca di Metz.
nome
dell'autore
manca
nel
primo;
nel secolo
XV
dalla
modo
di giudicare se
mai potesse
appunto essere riconosciuto nel Parigino. V. l'Inventario del 1426 pubblicato dal d'Adda, Indag. sulla Libr. Visc.-Sforz., I, 43, n. 485.
in tutte,
il
nome
di
Magnino,
al principio e alla
fine dell'opera,
elogio. L'epiteto pi
Medico espertissimo ;
eocplicit. In
ma
cosi basso
non
si
tengono che
gli
fronte al trattato
;
dalle
un
Chronologa
(3).
sulla
fede
del
predicato gli fu
Ma
gnino,
plagio.
se
il
il
frontespizio del
Regimen ebbe
Opere
di
a fruttar gloria a
Madi
Nell'edizione delle
Tommaso Murchi,
ho dinanzi
in testa
me
ad un Regimen Sanitaiis
sanitatis Arnaldi
sibi
mine
de villanova
nensis
appropriavit addendo et
il
immutando nonnulla
Fu
(5),
probabiUssimamente
Murchi
stesso
suo
nome
sparito
(6),
(1)
Per
P.
I,
le edizioni, straniere
cit.,
I,
tutte,
II,
Panzer, Op.
t.
Il,
namente
(2)
difettosi
in esemplari inter-
la basileese s. a., e la
Regimen
(3) Chronologia, sive temporum suppuatio, omnium illustrium Medicorum; Francoforte suU'Oder, 1556: p. 111. V. sotto. (4) (5)
F* 71^
nell'ed. veneziana.
al
dubbio, perch
il
francese Michele de
Ma
affatto secondaria.
nel
Di ci mi sono almeno potuto accertare per quelle pubblicate a Lione 1520 e nel 1532 (f 62* in entrambe, segnato erroneamente 59 in
quest'ultima).
60
PIO
il
RAJNA
G-iusto, persuaso,
a quanto sembra,
che
il
diritto stesse
dalla
parte di Magnino
(1).
Piena fede
le
theca
Medica
(2).
Nel dubbio
il
Vander Linden
di
si
limit a
Magnino un qui
:
espressione
sibil-
si voglia.
Cosi
tradizioni,
una
delle
quali
non un
falso
nome assunto
in
un certo periodo
della sua
ancorch
non respinta
in
di
Arnaldo pochissimo, e
affatto.
Rechiamoci
in
mano due
alla questione.
detta
;
del
identici
il
ben maggior
fede,
parte
affatto
anche pi
di-
versificano
neppure
di
un
ette (6).
Ma
in verit
non so capire
dove
il
Haller avesse
gli
Magninus, Mediolanensis, famosissimus Medicus, Arnoldo de uilla noua adscribitur. Claruit eodem tempore ; cio nel medesimo tempo assegnato al fiorire di Arnaldo, che Tanno 1300.
(1)
Magnus
alias
1590; a
p.
218.
Op. e
loc. cit.
a'
(4)
a"
principali
ritrovamenti fatti in Medicina dagl'Italiani; Milano, 1718; p. 22. (5) Bibliotheca Medicinae Practicae, I, 449. editionera Regiminis Magnini Argentor. 1503.4. Comparavi (6)
excusam,
et reperi
ne verbulo
difFerre a
Regimine
sanitatis
Arnaldi de
VlLLANOVA.
61
Regimen
attri-
buito ad Arnaldo,
apparente
(1), si
ferenze lievissime:
ma
l'af-
fermazione inversa. Gh
quello
da cui
lo si
incirca (2).
suo nome.
Ma
poi di
Arnaldo
il
Come ha
intrafallace.
veduto
il
(riusto,
modo
un
cibi,
incontriamo nella
parte
:
a proposito
di
fit talis
pistum
in lingua
salis
;
et
aliquantulum
et
(1)
che
tratta del salasso (P.II, e. 37, f> 90", ed. cit.): <
De
< diebus autem egj'ptiacis scriptis in antiquo kalendario, dico quod non est < causa naturalis quare fuerunt maledicti, sed supernaturalis nec fuerunt ma:
omnes gentes, sed apud illos de regno Pharaonis. Et si tempore < ilio fuisset aliqua mala constellatio, tamen per temporis processum illa con stellatio iam mutata est. Propter enim opinionem vulgi, quod credit ni hil fiendum in talibus diebus ad honorem ferie dei auralis, aliquando a < flobotomia abstinui. quando non erat necessaria; et hoc propterea, ne infamiam vulgi incurrerem; tamen in me et in meis de talibus nihil observavi nec observabo. Questo passo nelle edizioni del libro di Magnino usate da me, e pi che verosimilmente anche nell'altre, non trova
< ledicti apud
riscontro (V. P, v,
tra le
e. 1) ; ma dopo aver approfondito lo studio dei rapporti due opere, mi son convinto che la colpa sia probabilissimamente delle
stampe.
sione
La convinzione
mancano
i
son parecchi
Regimen
Ho determinata
rapporti calcolando
il
numero
ratteri,
(S)
non senza tener conto delle circostanze perturbatrici. Hist. litt., t. cit., pp. 27 e 55.
62
vocatur
PIO RAJxXA
pistum
in vino, seu
pistinum. Et
fui
usu
apud
illos
de civitate
unde
Mediolanensis
di qui
che Arnaldo
italiano (2):
1'
che in realt se ne
non Arnaldo
n punto n poco
(3).
il
Ma
gnino
ecco affacciarcisi
(4).
Regimen
di
Ma-
li
esso ci
sola.
?
due Regimina
Una prima
l'uno
fo80* nell'ed. del 1505. Gli usi sono adesso mutati, e anche
si
si ri-
si cercherebbero inutilmente nel Cherubini. Tuttavia uno perlomeno di essi sempre vivo vivissimo, in certe parti pi riposte della Lombardia, e neppure dal contado milanese dovrebb'esser sparito. Pest, nella
il
Valtellina, appunto
miglio o
il
menestra de pesi
(2)
che
t.
serve molto
p. 27.
V. Hist.
litt.,
cit.,
che
li
si
vedano
p.
noles del
(3)
450 sgg.
dicunt
cos poco,
e.
sonno
(P.
8)
quod decubitus
supra dextrum latus iuvat digestionem: quod tunc epar supponitur stomaco
sicut ignis lebeti.
state) est falsa.
Nam
Hec autem imaginatio (ometto qui alcune parole spoepar non digerit cibum in stomaco sicut gallina ovum , Quidam , al quale nel testo di Magnino risponde un pi
, precisamente ad Arnaldo che l'autore intende di primo capitolo del Regimen autentico ad Regem Aragonum (P 9oa): Qui vero sani sunt corpore, debent in primo somno supra dextrum latus dormire, ut epar, quod circa corpus abundat naturali calore,
chiaro
Quidam magistri
il
alludere. Si veda
subiaceat stomaco
(4) P.III, e. 10:
...
tanquam
Sed quando ex milio et panico fit talis cibus, oportet quod sint excorticata; et tum vocatur pistum in lingua nostra; sed coctum, per mixtum cum vino et aliquantulo salis, vocatur pistum in vino, seu pistinum. Et iste cibus est in usu apud illos de civitate unde fui oriundus; et est ci vitas Mediolanensis. Cosi l'edizione basileese,
(f 49), in
ha erroneamente
pi-
63
si
caso
il
trattato gi
non tanto
la
materia, quanto
il
si
ordinatissimo
Ma
stesso
mantenuto
in proposito
silenzio
che ha un valore
positivo,
perch
la
dedica discorre
del
modo
l'idea
il
come
da un paragone accurato
si
vede
Re-
gvnen
strarsi,
masso
(1).
testi si
fonte,
come sarebbe a
Regimen
ad Regem Aragonum
io credo,
li
ch'ebbe ad essere,
oltraggiosa.
Che
di
s'
ben
d'ac-
Orbene:
il
tri-
(1) Si guardi, p.
s.,
il
capitolo, <
De
si
appro
una
mezza nel
di
II, e. 7),
e.
11, f 76").
me-
laboravi
64
plice confronto
PIO
RAJNA
mostra
il
a Magnino pi prossimo
coU'altro testo da
dei
Il
in
pari
tempo legato
speciali
analogie
(1).
due occupi
il
posto mediano.
Regimen pseudo-arnaldesco
i
l'emanatore,
autori diversi, e
il
il
diritto
di
gridare al ladro. Io dubito molto tuttavia che di un vero latrocinio s'abbia qui a parlare.
il
Un
penne
altrui
e intanto questo
nome
noi
non
lo
conosciamo, e mancava
all'attribu-
Un
il
perch
il
Riporter
come esempio
consigli
intorno
alla
del capo:
Arnaldo,
c.
(f 94b):
since-
ritatis visus et auditus atque memorie sepe laventur et fomententur aqua moderate caliditatis
diebus
illis
cum
lecti,
introitum
in quibus cenare
non contingit. Lotio vero capitis non tardetuihebdomada plus quam semel fiat. Et nunquam sto;
macho
si
repleto
et ante
cenam,
Magnino, P. Ili, e. 4 (f 37b, ed. Str.: l'altro esemplare qui mutilo): Notandum quod columne pedum ad conservationem visus et auditus et memorie sepe lavari debent atque fricari cum aqua moderate caliditatis;
et talis lotio
fieri
lecti,
longe a cibo;
et
specialiter diebus
non tardetur ultra viginti dies; nec fiat in hebdomada plus quam semel; nunquam stomacho repleto; sed ante prandium, vel longe post ipsum; et ante cenam, si proponatur cenare >.
et
Pseudo-Arnaldo, P.
II, e.
(f"
77b):
serva tionem sanitatis visus et auditus sepe lavari debent atque fricari
cum
;
aqua moderate caliditatis. Amplius, capitis lotio non tardetur ultra .20. dies; nec
fiat
in
et
nunquam stomaco
repleto
sed
DEL
DL4.L0GUS
CREATURARUM
la patria
>
65
sua;
lui
giacch sarebbe
un ladro avrebbe
dissimulando
il
agito pi accortamente
col
sfacciatamente:
furto
mutare,
non
foss'altro al principio,
ogni cosa.
N un
ampia intorno
factu
:
all'igiene
dell'odorato,
avrebbe
scritto:
De
ol-
conservatur
(1),
cum
odoriferis et
removendo immunditias
nasi etc.
di
l'opera
di-
lettera e
difetto di
collegafosse
altri
Magnino
mettere
messo
sul
banco dei
rei,
non credo
di doverci
in luogo suo.
Tutto questo
s'
la
strada
d'un
finitto
Con
tutto
s'
ci
un qualche
anche per
la biografia di
Magnino
al
visto
confermata espressamente
stesso del
Reffimen
la qualit di milanese,
che
chi
la possibilit di
un errore
Regimen
ci
Elsso ci fornisce
che
gli scrittori
vengono ripetendo,
e che
il
l'un
dopo
Giusto
(2),
Giusto dovette
ci)
P.
I,
e. 8, f
II,
e.
6,
il
f*>
(2) 11
Vander Linden;
Vander Lindeo
OiomaU
66
naldo
(1),
PIO
RAJNA
che
la
davvero nessun
come
;
gi s'ebbe ad
accennare, indirizzata a
di cui si
un vescovo
s'
;
di
Arras e ad un vescovo
pronunzia
il
nome. L'autore
ma
poi, in
secondo luogo,
ut domino
meo reverendo
dfio
longet: cui
in omnibus obedire)
nedum quod possem denegare non debeo, sed eidem secundum modicum meum posse valeam
.
compiacere
E Andrea da
pigli (3). Sulla
(2).
scena del
mondo quale
1322,
ci
rappresentata
il
dagli
di
storici
Bello re
citare
mandato a
del
re
ducato di
uffici
da tempo.
in
favore
(4).
Ma Andrea
Arras
il
continu
di Valois
al predecessore,
non
forse
pi
(5).
Creato
vescovo
31
gennaio
(1)
(2)
V.
p. 60,
n^
1.
III,
1.
V. la Gallia Christiana,
Villani, Oron. Fior,.
336 e 226.
(3) G.
xii, e. 7.
che ci rimane del processo inquisitorio cui nel 1328 fu sotAvignone un Francesco da Venezia, accusato come seguace di Marsilio da Padova, Andrea detto da Francesco in una sua risposta Ma(4) Nell'atto
toposto
in
I,
311-15
II,
280, nell'ed.
Mansi
fatti
riprodotto dall'Oudin,
si
Comment. de
espongono da Francesco devono spettare ai primi mesi tempo medesimo in cui vediamo monseigneur An dry de Flourence mandato dal re a trattar pace coi Fiamminghi (Anciennes Chron. de Fiandre: Bouquet, XXII, 428). il (5) L'affezione di Filippo per lui era tale e cos notoria, che anche
che qui
del 1326; suppergi al
Villani ne fa ricordo
(l.
cit.):
...
Il
quale
era...
Francia
67
le
uflQcio
non
Papa
re Pietro d'Araistrada, e
gona e
mori Son
il
l'infelice
re Giacomo di Majorica,
ammal per
per
di
giugno a Perpignano.
che
al
di qui ci risultano
la
compo-
sizione del
Regimen, grazie
il
Ghini rimase
o perlomeno
1334. Ci
tro-
dunque
scritta,
il
declinare del
viamo
dagno.
cos
con un punto
che non
del
guadagno,
s'io
non m'inganno,
trattato.
da ricavarne
fatto di
il
un medico, milanese
un
di patria,
asse-
condare
desiderio di
fiorentino,
vivamente
la
curiosit.
cos'
soltanto;
bens
una
sente e
si
professa
obbligato. Questo
medesima
cui,
Andrea mani-
procuriamo
di
passare
pi innanzi. Della
sua
ot-
patria
timo indizio
il
speranze che
(1);
fiorentini
suo cardinalato
ce ne fornisce
egli in
in quel
monastero
cevette sepoltura;
(1)
Villani,
1.
cit:
...
Onde >
cio della
sua morte
< ne
fu grande
< danno, ch'era savio e valente, e se fosse vivuto avrebbe fatto onore e pr alla nostra citt.
68
PIO
RAJNA
Sideri
la
morte,
altro
che per
come abbastanza
volta ripas-
nativa.
Con
tutto ci,
non in
ipo-
queste visite
tetiche
sicure e
non semplicemente
non Firenze; n
pu
far
paragone
di
proteggere e bene-
aveva
dimora
dove
fu
si
dei
potenti del
la
regno. Sicch,
come
oltramontana e
francese tutta
sua
i
grandezza,
benefici
cosi
troppo ragionevole
pensare
che
anche
siano stati
Francia.
In Francia, e primitivamente a Parigi. Parigi nella regione
settentrionale la citt a cui senza confronto pi verosimile
che
un
dire;
gli
uffici
il
suoi al Petrarca.
cade nel
sola,
per un
uomo
di
mi
s'affaccia
a quel
modo che
nostri (1).
condizione quanto
(1)
Per
t.
soli
che
non
rammentare per un
fatto
genericamente notissimo
it,
II,
ricorder
come
XIV
lett.
IV,
1.
2,
69
Lombardi
al
ossia
degl'Italiani
appunto
(3)
momento
il
dell'elezione al ve(4):
scovado
di
Arras che
il
Ghini
istitu
Collegio
proprio,
si
t. II,
p. 529).
Insegnava
un Pietro da Firenze
da Francesco
altres
lui
Francesco nomina
un maestro
eflSmera,
E Marsilio stesso eletto gi nel 1312 alla carica sempre onorifica di rettore, e partitosi dall'Universit e da Parigi solo nel 1326 vuole un posto anche tra i medici. Ci risulta dall'epistola in versi che a lui indirizz il Mussato (V. pi oltre p. 95, n. 1); e in modo ancor pi positivo dalle parole del suallegato Francesco, che dice di averlo accompagnato* a volte < etiam visitando aliquos infirmantes Parisius; quia idem Massilius sciebat in medicina, et interdum practicabat . E per finirla, accenner ancora al fatto dei dodici giovani padovani, di cui sar da
a prestito del danaro.
ma
parlare pi innanzi.
(1)
Anche
ai professori
la
che
l'Italia
scolari,
gi pi volte
ricordato Francesco da Venezia depone di aver sentito dire che pur da lui
quantunque non sappia indicare la somma. IV, 225. Il du Boulay ci d notizia che il Ghini tres Nobiles Italos Collegas fundatores secum adscivit: unum Pi< storiensem; alterum Mutinensem seu Modenensem; tertium Placentinum . Si vorrebbero sapere i nomi di questi altri benemeriti, e qual sia stata la parte ad essi spettante. Sono desiderii forse non difficili da sodisfare giacch si pu sperare che esistano ancora i documenti che il du Boulay pare
si
(2)
V. DU BouLAT, Op.
cit.,
aver avuto sotto gli occhi. (3) L'uso di chiamar Lombardi gl'Italiani in quel tempo in Francia.
(4) stici latini di
a
di-
un
stati
memoria
paiono esser
1330:
apposti
come
iscrizione ad
cit.).
dunque
gi passato
il
70
PIO
RAJNA
modo
lo sur-
si
abitual-
mente
lontano.
Ed era
a quest'opera
di piet e di civile
il
Lombardi
cotal genere
che dovesse
la vita
a bene-
il
Collegio di Santa
che
store
delle
(1).
E una
scolaresca.
si
Anche
nella
mente
di
Magnino
Andrea
si
associa
quello dei
giovani,,
danno
perch
al-
vescovo
di
ma
insieme
dietro, p. 66),
ma
la
stile
il
pi in
nuovo, e
che cadeva
il
31 di marzo.
Va
111,
pertanto corretto
du Boulay, che
ritiene
ma-
Gallia Christiana^
che discorre particolareggiatamente del Collegio {De Gymnasio Patavino Syntagmata, XII Padova, 1752,^
Facciolati,
p.
120 sgg.). Essi credono che l'istituzione la pi antica di cotal genere che Padova possa vantare risalga soltanto al 1363 o al 1366; e l'attribuiscono ad un cotal Albizzo de' Brancasecchi da Lucca, o pi esattamente ad un Pietro de Boateriis , bolognese stabilito a Murano, che avrebbe commesso ad Al-
bizzo l'esecuzione
del
suo
dal
Denifle,
1400,
1,
289.
Ed
rore, perch nelle cose stesse esposte dal Facciolati scorgo la riprova di ci
la Gallia Christiana ci aflFerma. Che, l'aver Albizzo avuto per un certo tempo un canonicato Tornacense, forse senza aver mai messo il piede in quei paesi, non vale davvero a spiegare come mai il Collegio fosse messa sotto il titolo e il patrocinio di S*' Maria di Tournai, n come dagli Statuti
riserbati
due
s'
posti, se
di quella diocesi. Ci
che
creduto
la
dunque ad
essere
che un ampliamento od una trasformazione, colla quale s'accoppi anche un mutamento di sede. Bens da credere, al vedere come i posti per i nativi di Tournai siano subordinati alla condizione indicata, che quando
il
redditi assegnati
i
all'istituzione
la pianta
71
ad omnium
(1) utilitatem
iuvenum,
et specialiter
rudium
Forse
questa
consideraperlo-
motivi
aveva
fatto.
dedica del
Regimen basterebbe a
la certezza.
farci
annove-
Ma
la certezza as-
un
altro do-
cumento.
C',
almeno c'era
(2),
fino a
pochi
Siviglia
sotto
un codice membranaceo
della fine
mano
che contiene
mancante per una deplorevole mutilazione del ma un trattato logico intorno Seconde Intenzioni. noscritto
(3)
alle
In capo ad esso
si
le^e:
Incipit
tractatus
de intentionibus
magistrum
Maynum
Che
l'autore
qui
ma
le
cose
mutano
aspetto se ci
si
fa
a guardarle da
italiano,
vicino.
Che
ci si trovi
qui in cospetto di
un
un'idea
che
delle cose
nostre dal vedere che l'opera sia composta per far piacere a
un
Tommaso
il
nome
il
dell'autore ci
conduce
che
sia dato
momento non
c'
mo-
(1)
(2)
Correggo
Yomnem
ma
ch'ebbe ad esser obbrobriosamente saccheggiata. V. Harbjsse, Crrandeur et dcadence de la Colombine, nella Revue Critique del 18 1885, e a parte, in elegantissima edizione fuor di commercio. Nelle mani mie c' i suoi
si
quando
ma^o
il
codice
si
trov
la
il
Le
carte conservate, se
esatta
scritto,
sono 97.
72
tivo di contestare, e
PIO
RAJNA
in dubbio e assai
suo rimedio
un
;
ci
che milanese
che, per
il
Mayno
se
(1),
un vezzo ancor
di cui
comune un tempo
Il
di adesso, ci si
^
prenome.
qual
prenome non
ci
non
la
forma primitiva
Magnino
non
ci
si
rappresenta
il
diminutivo:
di
un diminutivo
nel quale
come per
via di
un'il-
di cui
vediamo frequentissimi e
svariati
(1) Cos s'avrebbe da interpretare, non Mgni^ ancorch sia casato comune pur questo; giacch un mutamento di Magni in Mayni, soprattutto in forma
latina, importerebbe,
come
si
Quanto
qual
all'?/
che qui
ci si
presenta e che ci
si
che l'uso di
dell't
secondo
elemento
di dittonghi,
una
retta
comune
che comune
perpetuata
siffatta peculiarit
moveva da una
s'
si
,
percezione fonetica.
fino
La
peculiarit
nel
casato
del
Mayno
che
tendenze conservative
p. es.,
il
manifestano in
cotal classe
vocaboli
(cfr.,
francese
Lefebvre)
quando soprat-
Un diminutivo che non Maynetto, perpetuatosi nel cognome Mainetti, frequente tuttora in Lombardia. Almeno, considerate anche le ragioni geografiche, io non dubito che Mainetti voglia essere spiegato in questa
(2)
Maynino
in
urtava
questo
un'origine
epicocavalleresca, deducendolo
in cotal
,
nome
il
convinzione,
scitivo
(3)
l'accre-
Maynoni;
ben
i
dire,
Mayno
:
dovr
menzionar solo qualcosa, in Maynerio (ant. fr. mainnier, nomi germalat. med. maynerius, maygnerius, usciere), Maynardo, ecc. nici propagatisi largamente, che in una delle loro forme antiche e trasparenti possiam trovare anche al piede del testamento di Carlo Magno riferitoci da Eginardo ( Vito Z'aro Zi, e. 33): Megtnherus, Meginhardus. Era
bene
magnus
s'intromettesse, e di buon'ora,
negli affari
Karolus Magnus:
del
Charlemaine.
Una forma da
come
ibrida dil,
Maygno
73
chiamata, e
sia
chiami se
stessa,
schietto, cosa,
ma^ior
a seconda che
il
si
parli
poich
non
c'
neppur bisogno
di fondarsi sul-
l'essere tutte e
due
le
una buona
autorit,
ma
fors'anche per
mera
i
induzione.
questa maniera
nostri
due
scrittori si
trovano ravvicinati
di molto;
ma
difficolt la
materia affatto
disparata.
Parr forse:
ma
ancora
di
necessaria
preparazione
(4).
Dico, pi di
anche
Grammatica,
Dialettica, Rettorica,
potevan
bastare,
Quadrivio non
su labbra milanesi, ma che s'ha pi volte nel Corio: p. es., all'anno 786 e 1377 (carte 21 e 250 dell'edizione di Venezia del 1554; l'ed. principe
non ha paginazione).
(1)
sato
il
ca-
Anche
Magni son da
met-
vedono e conoscono; ma provvede a far s sia pi bisogno del diminutivo per distinguere chi venuto al tardi da un omonimo d'altra generazione: bisogno che doveva
motivo fondamentale
poi anche che coll'andar del
s'aggiunge
tempo
la natura
che non
ci
mondo
pi
imporsi di
nomi
si
ai nostri le
giornL
alle altre
V. addietro,
p. 60, n. 1.
Dal Giusto
pei^
in
supdalla
stata
messa bene
98 sgg.
Elssa
universitarie medievali
certi paesi.
74
PIO
RAJNA
anche propriamente
i
gradi accademici
(1).
Qui
poi, trattandosi di
il
un
italiano a Parigi,
fatto di
Ubertino da Car-
mand
col a
sue spese
uti,
nel 1342 o gi di
dodici
giovani
Padovani,
cum
operam
(2). E par che apposta per noi Federico II solennemente decretasse: Quia nunquam sciri potest scientia medicine,
darent
nisi de loyca presciatur, statuimus quod nuUus studeat in me dicinali scientia, nisi prius studeat ad minus triennio in scientia
loycali
(3).
l'identit degli
autori
apparir
dimole de-
quando
ci si faccia
De Reg. San.
In primis
De
cuius noIn primis
sit
Intent. sec.
testor, cuius
Deum
tester,
Deum
:
nomen
men
sit
benedictum.
Ab hoc enim
celum
et tota
in-
benedictum
principaliter dependet
(1)
Ci serva di commento
stesso
al Denifle, p. 102,
il
quale nota
il
fatto,
a pro-
posito appunto di Parigi, dove specialmente, per ragioni che dipendono dal
modo
(2)
presentarcisi.
in Muratori, R. It. Scr., XVI, 168. mosso dall'ammirazione per Gentile da Foligno, chiamato da lui in una malattia, e che manifestamente doveva aver studiato a Parigi. La cosa acquista un'importanza speciale dall'esser Padova una citt
Yitae
Principum Carrariensium,
fu
quest'atto Ubertino
essa.
Carrarese fu r elegantia
diremmo
la
si
Huillard-Brholles, Eist. diplom. Frid. sec, IV, i, 235. La lezione Orlando, Un codice di leggi e disi
plomi Siciliani del Medio Evo che di Palermo, Palermo, 1857, p. 42.
Comune
75
bis
quidem
Deus
su-
In cunctis enim
prepone Deum, et
Deum,
et cuncta expe-
Ad bonorem enim
Dei
post dicam,
quod
ad bonorem Do-
altissimi,
(1) recepi
mini nostri lesu Gbristi, nec non beatissime Virginis Marie, tociusque celestis curie
:
amplius,
(2) (3)
post bec, ut
amplius, ut do-
educto
regum
stirpe
comitumque nobigenerosa,
lium
domino
Tbome
rimum
nibus
quamplu-
nedum quod
ei-
refulgenti,
valeam compiade
Intentio-
dem
in
loycalem,
quem
in v. partes
modicum meum
piacere,
. .
.
di^^dam principales.
opusculum
Chi dopo una riprova cos evidente mantenesse dei dubbi, dovrebb'essere di un'incredulit
resto, volere o no, gli
del
toccherebbe poi
ancora
di
ravvedersi.
d'altro,
curar
determinazione di quel
Tommaso
di Saluzzo,
che
la dedica
del
De Intentionibus
ci
ha condotto davanti.
Comincio dal premettere che questo trattato, in quanto compositus in studio parisiensi , s'ha da ritenere in ogni caso anteriore al 1347; poich nella
primavera
di quell'anno
troverem
Mayno
fissato,
patria istessa.
(1)
ci si
celi
rex regunu
ms. stirpite, per una contaminazione di stirps con st^pes^ che non
in diritto di addebitare all'autore.
mi sento
76
l'et
PIO
RAJNA
ci si
riducesse fino ai
termini estremi,
figliuolo di quel
Manfredo,
figlio prediletto di
fu alla
d'in-
sciagure
(i).
Questo
sia
il
mondo
i
altro
che sul
decli-
fiaccati
presso
Visconti,
rannodadisin-
ragion
cronologica
subito viene a
pretendente, e
favorevole a
gli sforzi.
il
marchesi
gli
ed sopra
di lui
riamente fermare
sguardi. Cugino
del suo
omonimo,
si tro-
di lui soltanto,
ma anche
nostro
del
La
nascita
invece
(5).
del
Tommaso
si
(1)
pregevolissime
La narrazione di questi mali occupa molta parte del tomo III delle Memorie storico-diplomatiche appartenenti alla Citt ed ai
Marchesi di Saluzzo di Delfino e Carlo Muletti; Saluzzo, 1829-1833. (2) Muletti, t. cit., p. 189. (3) Tale fra i maschi m'inclina a crederlo il nome, che per lui solo quello di un antenato vale a dire del bisnonno. V. Muletti , p. 258. E maggiore del fratello Galeazzo me lo indica l'ordine in cui i due sono nominati nel testamento del padre, pubblicato dal Moriondo nei Monumenta Aquensia, li, col. 498-500. N saprei supporre un primogenito in Antonio,
,
divenuto poi arcivescovo di Milano, per ragione dello stato ecclesiastico. Cosi,
astraendo da
fratelli o sorelle
infanti,
il
mi riman
solo
una
il
non vedo
per assegnare
Muletti,
Op.
cit.,
p. 76.
p.
(5)
265.
effetto nel
77
al
La
vita di
Tommaso
nonno non
fosse
riammogliarsi, o se dalla
figliuoli.
nuova moglie,
e per
il
maggiore soprattutto,
dalle
le solite
istigazioni
fatto subito
Manfredo
del
erede del
nome suo
marchesato; e tale
costitu
contro ogni
(1),
diritto,
successione
Ma
Federico non
rassegn punto
ci
a lasciarsi spogliare;
L'imfine,
magine
di quella di
Lodovico
violati,
il
il
diritto di
succedere e la
dominii,
la
la
signoria in quei
di gi
che
per
maggior
parte
e trascin
conservando ancora
titolo di
crudele soddisfa-
Ma
(3),
il
patti, piegarsi
s'
personaggio,
da precisar bene
la
cronologia.
per-
(p.
si
54)
vede accompagnarne
(1) (2)
f'-i)
nome
P. 322.
Pp. 54 e 147.
Ne aveva
settantasei, finiti
o quasi.
78
anco marchese,
ossia
PIO
RAJNA
che
ci
Manfredo
(1).
Ma
quei
termini
indicano
egli
appare
il
come
l'illustre
rampollo
di
una nobilissima
Il
non come
al
giugno
di
del 1336.
il
limite
pu esser
ancora, e non
poco, per
una
qui non
comune
la patria,
che se
il
Tommaso, a
anche
il
a trovare
nostro saluzzese.
Ma
il
e perch
al
padre nella
lotta contro
Manfredo
Tommaso
si
trovava a fianco
politici,
mano
Azzo, e nipote
vanni
s'aggiunge, ad escludere, in
modo
assoluto l'assenza,
la figliolanza
nozze
(4).
Prima invece
il
capisce assai
in
bene che
et
il
padre po-
tesse allontanarsi
figliuolo, tuttavia
molto giovanile.
negli atti quale dominus di fronte dominus marchionatus Salutiarum (p. 235 e 246), qual marchio futurus (pp. 246, 247), ma qual marchese giammai: ha tutto, fuori che il nome.
(1)
Vivo
il
nonno,
Tommaso appare
(2) Si
figlio
il
delle
pp. 211-13.
del 5 di ottobre
nuova sua casa. (4) Tra maschi e femmine, abbiam nientemeno che undici figli; e il primogenito dei maschi, che sappiam preceduto da una, e forse da due sorelle, appare gi in una carta del dicembre 1332. Op. cit, pp. 388-96.
gioie che la sposa portava nella
79
ai
16
prova
altres
che gi doveva
il
26
del
mese medesimo;
ma non
oserei
certo dire che non abbia a trattarsi d'altra lontananza che della
nostra
Cos
(1).
il
raccostamento col
Ed ora guardiamo cosa venga a indicare per altra via il Regimen Sanilatis. Avendo presente l'ordine
II (2),
dalla
trattato logico.
od anzi
addirittura
delle
le
quella del
Regimen
ci
d l'orditura e
(3).
ma
poich
Regimei fu
scritto,
nel quale (1) La lontananza risulta da uno strumento mando e ratificando per conto proprio certe concessioni
,
Federico,
confer-
anteriori a favore
principe d'Acaia, promette che il medesimo farebbe anche Tommaso, nel termine di quindici giorni (Op. cit., p. 188); il ritorno, da ci che ha da essere l'atto definitivo surrogato a questa stipulazione provvisoria. Di certo, nonch i dieci giorni che soli si vedon trascorrere, i quindici stabiliti dal padre, sono assolutamente insufficienti, posto che Tommaso fosse a Parigi; ma il padre poteva aver notizia che il figlio fosse gi sulle mosse per le strade, od anche propriamente saperlo nel Delfinato, presso i parenti materni, ch'era naturale si visiiasser da lui. Si tenga conto della stagione in cui siamo. L'assenza di Tommaso nei primi mesi dell'anno io non la credo esclusa dal veder associato il nome suo a quello del padre nel testamento di Manfredo citato dianzi anche per fatti avvenuti in quel tempo
di Filippo di Savoia,
(cfr.
nel Muletti la p.l70 colla 211): poich l'associazione costante, essa perde
i
di valore per
non pretender tuttavia neppure che Tommaso voglia proprio esser ritenuto assente in grazia del suo non aver parte diretta in strumenti del 14 febbraio (pp. 172-76) e del 22 magsioni fresche degli ultimi anni. Viceversa,
il
201
il
silenzio abbia
V.
p. 74.
(3)
detto
Che un ordine diverso di successione possa parere indicato dairesserci < Magnino l'autore del Regimen, Mayno quello del < Regimen ,
80
PIO
il
RAJNA
il
1331 e
1334, e tra
quest'opera e
propriamente a capello
quale la persona
di
Tommaso
il
ci
che,
Non posteriore al 1329, De Inientionibus mal pu reputarsi anteriore al 1324 n par verosimile che Tommaso fosse prima d'allora man;
gli
sarebbe
potuto
nascere desistudi.
un
libro siffatto,
che
lo
E
di
parte, in grazia
il
mostra
il
giovane in patria
primo
maggio
(1).
titolo di
Magisier datogli
si
in
capo
al
codice Sivigliano.
Mason
rite-
Artium
risulter poi in
modo
che
si
viste in
E
al
Magister Artium da
momento
della pubblicazione di
un
un
soggetto cosi
il
astruso
Poich
le Arti
De
nulla. L'uso e
non vuol dir non uso del diminutivo non dipendono, secondo gi mi accaduto di accennare, semplicemente dall'et. E quando Magnino scriveva il Regimen non poteva essere, come gi si capisce e come si vedr subito or ora, cosi tenerello da essere vezzeggiato a questo modo altro che per riflesso del tempo passato. (1) Muletti, p. 147. (2) Cosa siano nella Scolastica le Secundae Intentiones , dir colle Joannes Versor normanno, rettore parole del commento del Versorio dell'universit di Parigi nel 1458 (V. du Boulay, Op. cit., V, 902, e per le Opere, Hain, Graesse, ecc.) alle Summulae logicales di Pietro Ispano, ossia di chi fu poi papa Giovanni XXI: Secundo sciendum, quod duplex est intentio. non
viceversa, di fronte alle ragioni che qui si considerano
il
81
Regimen non
questa
ci
scala
gi stata saUta da
nell'altro
diventare anche
Regimen ce
il
lo
d a conoscere.
fu
Che, quando
nese,
trattato igienico
scolaro,
composto,
il
nostro
mila-
nonch uno
medico novellino.
Me
lo dicono, s'io
quanto
egli
sia
casi
abbastanza co-
accade
di
contrario
perfino
lo
Arnaldo
(3).
talora
ve-
(4),
e forse altres
Prima
intentio
est
conceptus prmarus
qaem
intel-
habemus de
re.
quem
de re iam
cum
intellectus
secundum se, ibi est prima intentio, et signifinomine primae intentionis Animai. Sed cum intellectus concipit illam eandem essentiam per respectum ad multa inferiora, in quibus est, ibi est secunda intentio: et significatur hoc nomine secundae intentionis, < scilicet universale, quia hoc modo concipit ipsam tanquam unum versum < in multis: et percipit universalitatem illius naturae communis, quia co gnoscit eam per respectum ad multa. Et cum cognoscit illam naturam esse communem ad multas species, sibi attribuit generalitatem, quae 8< gnificatur hoc nomine Genus *. (Commento al Trattato 2", De qninque universalihus sue praedicahilihus : a carte 22 dell'edizione giuntina del
concipit naturam animalis
catur hoc
1563).
(1)
dice del
(2)
La modestia appare subito nella dedica, e in ci specialmente che modo come l'opera fu composta. Vedi p. 63.
P. es., P. Ili,
e.
si
12
(f>
Dubitantes
humorum
putre-
non utantur moris celsi nec bathi; est enim fructus valde febrilis. Unde non approbo eorum usum in febribus, quicquid alii dicant; et similiter non approbo usum eorum in dispositis ad febrem. > (3) Se n' avuto esempio nella nota 3 della p. 62. Il principio del passo nella lezione testuale di Magnino (P. Ili, e. 7, f 2Sb) dice: Quidam tamen < magi stri asserunt huius contrarium. Dicunt enim quod decubitus ecc. Il resto stato ritenuto tal quale dal raffazzonatore. Correggo magistri dove la stampa una sola, poich all'esemplare dell'ed. di Str. mancano qui due carte per causa di un'abbreviazione intesa malamente, mi d magni. (4) P. Il, e. 6 (f" 16b): Et vomitus laboriosus debilitat stomachum: immo, ipsias continuatio mortem inducit; et hoc vidi per experientiam.
factionem
atomaU
tt
82
PIO
RAJNA
Regimen Sainciden-
niiatis egli
aveva gi
lui
scritto,
talmente da
tatis (2),
ed uno
attende al
De regimine steriliDe emoptoca passione et ptisi (3). E mentre Regimen, Mayno va gi meditando, compiuto che
medesimo, un
ad un'opera
di
portanza e
difficolt,
che
di certo
di
non
si
oserebbe intraprendere
dinum
(1)
un Manuale
di Terapeutica.
edi-
zioni di
di l
p. 61,
(2)
io dissi esser
del
V (f"
Et de
isto
memini me
femineo, et in
quem composui
6
(f"
de regimine
sterilitatis.
(3) P. Il, e.
i5b):
Pulmo
Ad idem
valent
cancri
quod d&ptisi.
quodam
e.
tractatu
passione et
me
breviter expedire.
cosi
ancora P.
per
Ili,
17, in fine (f
54b),
memini me scripsisse in Consilio emoptoycam passionem; in quo etiam loco suflBcientius electionem require limatiarum, et modum preparationis et iuvamenti eorum (I. earum). M'astengo, e mi devo astenere, dall'attribuire importanza alla
Multas bonas alias habet proprietates, quas
me
ordinato ad
del
un consulto
I
dell'arte.
ma
coll'andar del
tempo
il
che noi diremmo una memoria, un trattato spe Sed quia cura venenatorum et veneatorum in
inemoriale-m) de cura egri-
una monografia.
P. IV,
e.
(fo 76b):
speciali magis pertinet ad regimen conservativum, difieram hoc tractare < quousque
(1.
quo laborare propono, auxiliante Deo et vita comite, post huius operis complementum. E a quest'opera futura allude poi anche pi
tudinum: in
oltre, P.
V,
e. 1
Hec
sufficiant de considerationibus
habendis
et
circa fleubothomiam.
De
his
83
scrive
di
il
ffimen.
Mayno peraltro sempre in Francia allorch Che non fosse a Milano, avr mostrato
il
Re-
gi
a chi
la
v'ahbia riflesso
patria
(i);
passo in cui
gli
accadde
di
nominarci
sua
fatto di indicarla
a quel
modo
la citt
senza esserne
lontano.
Ma
la
l dove, parlando
varie specie,
si
soggiunge:
men-
< tionem de
< runt
generica,
(3).
ostreis et
consuevecos
al
N
ci
ci s'ha
da
contentare
di
un'indicazione
che
lascierebbe
ancora
Mediterraneo. Ci trattiene
al settentrione
il
un numero ragguardell'ozi,
linguaggio
come a
dire,
mer-
qualcuno
ci
non
il
solo (5)
che
il
dato scusso
Vi
ci trattiene
contrapporre che
(1)
Vedi
p. 62.
il
(2) Cfr.
Florentiam,
et
civis >
dell'esule
Dante
nei
De
vulgari eloqttentia,
6.
in
P. Ili, e. 18 (f 541>). Inutile mettere accanto a questo altri passi, che cambio di provare, darebbero semplici indizi. (4) F* 54i)-S*. Oltre a questi nomi U capitolo me ne fornirebbe anche alcuni altri; ma mi limito a quelli che non hanno bisogno d'illustrazione e non danno luogo ad incertezze di nessun genere. (5) P. Ili, e. 26 (f* 70*>): Sciendum igitur quod meliores confectiones que sunt in usu et magis delectabiles sunt he: Zinziber conditum, zinzi< briatum cum zuccara vai cum melle, et pineatum, et fisticatum, et avel< lane condite, et anisum conditura, et coriandrum conditum, et dragea grossa, et dragea in tabula, et zuccarum rosatum in tabula, et dyaciminum, et confectio que vocatur marcepen... >. E poi ancora, a proposito del tempo di digiuno, < Unde, salvo iudicio melior, puto quod in tempore hoc marcepen et pineatum et fisticatum... non competunt (f 71). Ognuno avr rilevato qua dentro da s anche il dragea. (6) In mezzo a tanto gallicismo toma opportuno riportare un vocabolo che mostra Magnino non dimentico del linguaggio nativo, e al quale cresce pregio l'esserci dato come appartenente propriamente ad esso: Et < huiusmodi sunt una maneries cerasorum grossorum, que vocantur gale sioni s in lingua nostra > (P. Ili, e. 12, f 43b). Si legga galefionis., o piai(3;
84
si fa
PIO
alla regione in cui
il
RAJNA
si
vive,
dionalissimo
nos
territorio di Montpellier
non
colligitur
calidis,
et
specialiter
Montepessulano
vi
ci
trattiene
tica,
di geografa
matemadice:
De HerMs seu
Olerihus
(3)
(2), si
De
melongenis
in
settimo clima
era
il
pi nordico, tra
estendeva
(4).
In questo paese
Mayno ha
in cui fa
di Montpel-
Un
legga,
mi
fa pensare ch'egli
moglie e
figliuoli (5):
di aver qui
ognuno
P.
Ili,
e.
(2) P. (3)
Ili,
e. si
Sopra
(1.
anche un
altro loro
magni
magistri), quod ex
melongenis, que
bagnie ecc.
(4) Mi baster rinviare alla Sfera di Giovanni de Sacrobosco , ossia di Holywood, come alla trattazione pi divulgata che s'avesse nel tempo a cui ci dobbiam riportare. Il Sacrobosco (e. 3) trova giustificabile quel non tenersi conto delle terre pi settentrionali, ancorch a questo modo si trovasse tagliata fuori la sua stessa patria: Ultra autem huius septimi climatis ter minum, licet plures sint insule et hominum habitationes, quicquid tamen sit, quia prave est habitationis, sub climate non computatnr. Ben pi rettamente un altro inglese spettante ancor esso al secolo XIII, Giovanni
de
Pechebam
15, cerca alla cosa una spiegazione storica, e crede che quod tempore assignationum climatum habitationes non erant note insularum . (5) Il luogo quel medesimo che riportai nella nota 1 della p. 61, e
renziano PI.
XXIX,
85
parecclii,
poich
si
ed nondimeno
di certo
La
un
mora induce
pensarsi ad
Potrebbe
parigina;
(1),
un insegnamento
il
nella
stessa universit
di ci
ma per un
lato
nessun indzio
per un altro
gli
poi
Mayno deve
cui
si
assai
rivolge
.
come
domino meo
ch'egli
chiama pater
et
domine
Se cos
Il
Parigi,
bens ad Arras.
clima settimo
concilia
benissimo con
e proprio astronomo.
meridionale che non
fare Arras
anche pi
ci
docu-
mento
assegna a Parigi
i
nna
nuti,
mi-
sarebbe
stati di
vero asse-
ai
1.
In quel
contesto
mei
non posson proprio essere che parsone (1) Non un indizio nient'affatto il
e non solo quando l'opera * tum
,
si
della famiglia.
compositus
in
studio
parsiensi
momento
di accingersi all'opera,
pubblicava,
Mayno
fosse
gi
da rammentare che nell'Universit egli dovette rimanere ancora degli anni per attendere alla medicina. Vedi le cose dette a pp. 73-74, e cfr.
Dexifle, Op.
riportate a p.
laro,
E non costituiscono un indizio neppure le parole che s'hanno nella dedica del Regimen, e che si son 71. Quelle parole a me suonan piuttosto come di un ex-scocit.,
p. 102.
aveva un professore. Meno che mai dice qualcosa un'espressione, su cui si fermeranno gli occhi pi innanzi. (2) Si pu vedere un trattato qualsiasi intomo all'uso di questo strumento, lo, per es., me ne trovo dinanzi due, nei codici Laur.-Ashb. 206
del
delle diflScolt attraverso alle quali
di
visto passare molti condiscepoli, anzich
memore
tempo andato e
e 1339, entrambi di seguito al De Compositione Astroldbii di Messer Andula de Negro, maestro d'astrologia al Boccaccio. Si veda il primo dei due
67.
86
gnandogliene 49
(1).
PIO RAJNA
Non meravigliamocene
si
poi troppo;
che de-
stette
Una
tal congettura,
Mayno che
altrimenti reste-
meno
che
ci risultano
per
poi.
Da un medico
affezionato e valente e
stacca volentieri;
il
per, se
il
ad Arras
nostro
milanese, non
Tournai.
E neppure
il
io
dignit cardinalizia;
vale a dire
un trasferimento ad Avignone
(2).
si
disse,
a Perpi-
gnano
(3),
Che doveva
(1)
61^:
Distantia... cenit
capitis
habi-
nam quantum
polus
ele-
ab equinoctiali. Si enim polus elevatur alicui per gradum unum, cenit capitis distat ab equinoctiali per gradum unum. Tanta igitur est latitudo regionis, idst distantia a linea equinoctiali, quanta est distantia inter cenit -capitis et equinoctialem, et quanta est elevatio poli. Et quod apud nos polus elevatur 45. gr., similiter latiab
equinoctiali, est 48. gr. Et
si
tudo regionis est 45. gr. Et apud Parisius elevatio est 48. gr.; et similiter regionis latitudo, idest distantia
aliqui
habitarent ubi polus elevaretur 90. gr., et latitudo regionis esset 90. gradus.
Hoc etiam
meridianam
solis,
eo existente in primo
arietis;
nam
altitudinem illam
demamus de
90., et
remanebit latitudo
a Milano, la
cui
re-
riferirsi
lati-
tudine vera ancor essa superiore alla qui indicata di quasi mezzo grado.
c'era allora
per
cardinali
di
risiedere
presso
nel
Dizio-
son
li
anche in modo
Vedi
p. 67.
87
desi-
disegno di ritornarsene
in
quella
patria,
Ma
come
io le
presenta tra
dello sfarzosissimo e pi
medile
di
andata
Marco,
ma, a quanto
si
Mayno
cosi
si
agli stipendi di
Luchino.
quel
che segue
lo
contenti
vuol
essere interpretato
magna
brigata.
Ed
io
modo
egli
fatto
suoi meriti e
il
il
credito
che
gli
veniva
dall'ufficio
tenuto presso
Ghini;
ma
queste sue
evi-
ad esser messe in
da
Tommaso
di Saluzzo,
(2),
che se in
di
momento
sua
non poteva
certo, nonostante
una
zia di
Tom-
maso
(3).
Ma
(1) I
nomi
It.
di coloro
anche per
dei R.
Giulini,
citt, dalla
Sor., col.
che componevano il corteggio ci son dati, distinti Cronaca Estense pubblicata dal Muratori nel t. XV 435. Quanto al fatto, si posson vedere le Memorie del
P.
1,
Continuazione,
p.
465
dell'ed. originale
(1.
lxvii).
La
par-
V. Muletti, Op.
cit..
Ili,
296.
Quando Violante sia stata sposata, quando propriamente morisse, non risulta in modo preciso; Vedi Giulini, t. cit., p. 120. Forse le nozze se(3)
88
PIO
s'
RAJNA
nozze con Ric-
non
ed
Tommaso
(2),
pronti
e con lui
tre
due ultimi
(1356);
di chi
aveva
aver nociuto
al
Bernab,
nientemeno che
trascritto
Me
lo
attesta
un documento
delle
dal
Fagnani
in quel suo
si
maremagno
raro che
Il
peschi indarno.
difficolt.
In
cambio
cfe
un Mayno
de Maynis
come
il
si
un
Mayno
Verr naturale
anche
il
Mayno
una
modo
come
che
allora, fissando
bene
gli
sguardi,
si
videro sovrapporsi,
distinte,
non
voglia.
del Manipulus Florum, in un matrimonio che dovrebbe bene E Violante non dovette star molto a
morire
che tra
lei
Vedi
p. 78.
t.
Muletti, Op. e
cit.,
p. 266.
una
diversit di persona
aveva
fatto credere
qui
riscontra;
cos
avvenne, che, in cerca come io ero di un Mayneri, non dedicassi alla Colombina un po' pi di tempo (il tempo m'era prezioso assai) all'esame dell'opera logica del de
Maynis
DEL
89
la sovrapposizione e l'identificazione
anche adesso.
le circosi
pre;
prenome
identico,
il
il
casato
si
somigliantissimo; o
come mai
fatto
sarebbe lecito
dubbio
Per
ma
che
Una
stesso,
ci
e Maineri, come
zione,
a scrivere in capo
alla
sua trattaecc.
Mainorum
familia, qui
et Mainerij dicuntur
Ma
fa-
(1),
le
due
e per converti
familia qui
anche
le
parole citate
,
in quest'altre: Illorum
Mainerij dicuntur
ecc.
non conosco
prove che reggano. Piuttosto potrei pensare che per motivi non
(2),
Mayno
solesse,
mentre era
in Francia,
allegando
il
che parteggiavano per l'arcivescovo Filippo Lampugnani. Similmente una Caterina di Maineri mugliere de Philipponi di Colli del Corio (a. 1389:
carte 266* nell'ed. veneziana del 1554, che ha ripulito la forma) diventa per
il Fagnani Caterina de Mainis seu mainerijs . Dalla stessa causa vien pure che un Tommaso, inter\-enuto nel 1227 alla pace tra Milano, Lodi, Ber-
gamo, Brescia, Verona, figuri tanto fra i del Mayno come tra i Maineri. (2) Il motivo che subito verrebbe alla mente e che d luogo anche adesso a frequenti alterazioni di casati, il desiderio cio d'apparire d'una schiatta pi nobile, non mi pare che regga nel caso nostro che fino a quel tempo, a giudicare dai dati di fatto che il Fagnani mi offre non da certe chiacchiere il nome Mayneri dovrebbe aver sonato pi cospicuo che del Mayno. Di ci son lieto, perch mi vedo cos tolta ogni ragione di dover sospettar reo il mio autore d'un peccato di sciocca vanit. Una cosa piuttosto da aver presente si che nel secolo XIV i casati contano meno assai che non facciano adesso, e per s'alterano, si modificano, si cambiano addirittura, con una libert sconosciuta affatto a noialtri. Come per darci segno in s stesso
:
il
nostro medico
ci
si
gi
presentato due
90
farsi dire de'
PIO RAJNA
Mayni
Ma
tutto pro-
babilmente
si
riduce ad un
non
al
essersi,
trascrivendo
un de Maynerijs
,
abbreviato, posto
,
mente
de
donde de Maynijs
all'
Maynys
Mayni
,
il
de Maynis
Quanto
esser Mayneri
anzich
essere accettato
come pi genuino,
Premesso tutto
ci,
vediamo
il
documento, che
il
Fagnani ebbe
un ordine
Bernabos,
di
pagamento
di
Bernab
Comune
(1):
etc.
nostro,
mandamus
mense
in
tibi
provisionis suae,
quos retineas
sibi
de
mesew de pagis
(3),
mense.
Datwm Pandini
xviii. octobris
1364
(4),
Indictione tertia.
volte
col
prenome
soltanto:
quale autore
del
d'Isabella.
(1) Nell'originale primitivo,
secondo la divisione e
la 1^ parte della lettera
fo 37l> del
volume contenente
copia al
M. Ho pure avuto
sente
la
lettera
pi
sciogliendo.
(2) (3)
Questo
nome
modo che
sa-
conferma
altri atti di
Crema
(4) Il
un
appunto ricostruire
scritto chiaramente
dai Visconti. Si vede che in quel castello Bernab faceva dimore frequenti.
non chiaro
ma
da riprova l'indizione: 3*, non 2*, come porterebbero le tavole solite, perch si doveva seguire uno degli stili divulgatissimi, giusta i quali l'indizione nuova entrava in vigore lungo il settembre.
nel margine e nella copia.
fa
Comunque
sia, l'indizione
3 del pari in
un
altro
diatamente precede del 18 ottobre dell'anno medesimo; e cos, uno del 3 e in due del 4 ottobre, in uno del 9 ed uno dell'I 1
f
84a-t, in
novembre;
85*, in
uno
del
20 novembre,
Bernab.
91
nostro
il
Mayno
Perch
gli si
potessero ritenere
il
di
il
peso, pi
che settemila
e questa
ma che non
(2).
modo
essere inferiore a 3
Quindi,
essendo pur
ciasette fiorini
quello di Firenze, pesava 68 grani d'oro schietto. Diformavano quindi due once precise. (2) Curiose le contradizioni fra gli economisti. Il Leber, nell'assai sur rapprciation de la fortune prive au moyen-dge, 2* ed., Parigi, 1847, si riduceva coi suoi calcoli a stabilire che il potere dell'argento fosse nei secoli XIV e XV sei volte maggiore che al tempo suo (p. 18): e quelle sei volte diventerebbero adesso otto o nove, a dir poco. Per l'oro la proporzione andrebbe diminuita di Vs per il tempo del Leber, di '/a per il nostro: poich il rapporto di valore tra i due metalli preziosi sul declinare del medio evo era di 1 a 12 (pp. 31-32), anzich di 1 a 15 e di 1 a 18 e pi. Ma insomma, in qualunque caso, anche l'oro avrebbe avuto un'efficacia superiore all'attuale di pi che il quintuplo. Sennonch da un'altra parte il Cibrario, nella sua bella opera tante volte stampata. Della economia politica nel medio evo (i' ed., 1839, 5^ ed., 1861), assegna al danaro medievale un potere inferiore di gran lunga. 11 fiorino d'oro, per esempio, da lui ragguagliato
(1) Il fiorino tipico,
per
il
secolo
XIV
ha
in
Il
disaccordo
di
mezzo
le
tali
assolutamente che
il
di
problema abbia una soluzione valida comechessia fuori La condizione dell'Italia nel medioevo
il
chezza
bili soltanto
La base
stessa
del
calcolo, cio
il
di
cotal
92
modesti nei
calcoli,
PIO
RAJNA
Mayno
ci
Ed anche per
1333
rini;
la via pi
fio-
ma ha
a suo carico
(1).
Il
il
giudice,
cavaliere, e
nientemeno
che 18 famigli
vicario di Torino ne
pr se et familia
il
(2).
Vescovo
il
di Belley, presidente
Ghambery
(3).
Nel 1396
cento
Vero
sicch con
paghe elevatissime. Lo
per sessanta
per
si
esempio,
fiorini
vita. Gli
che
la
vita
un fenomeno
la
Un
somma
grandemente da luogo a luogo, da ceto a ceto, differisce altrettanto anche da et ad et. In generale s"ha a dire che il medio evo di fronte a noi aveva bisogni ben minori. Abitazioni di tanto pi semplici, mobiglie scarso e solidissimo che passa di generazione in
la quale, differisce
come
generazione, spettacoli offerti soprattutto dalla munificenza dei grandi. Gli abiti
ma come
le classi
durano! Tutto ci
popolari
(i
fa s
che
la proporzione
mentre per
,
gradi
sommi sempre
s'io
si
sottrassero,
come
si
sottraggono ora,
non
volmente accresciuta. Cosi questa proporzione ci appare anche nel luogo e possiamo ben conchiudere che
signori
economisti
si
son
fatti
troppo agevole
il
compito cui
si
sobbar-
cavano.
(1)
Gibrario, Op.
II,
cit.,
errori)
301.
La
frase testuale
mi
dell'Universit e Studio fiorentino dell'anno VII dei Documenti di Storia Italiana pubbl.per cura della R. Deput. di St. Patr. per le Prov. di Toscana, ecc.), Firenze, 1881;
(4)
Gherardi,
Statuti
(t.
MCCCLXXXVII
p. 365.
(5) Ib. p. 367.
93cli-
medesima, e
al
modo
di
stesso
Vienna
(3).
aveva sessanta
fiorini, pi,
suo accolito
Dovevano contentarsi
ebreo, nel 1403
di
cinquanta presso
Conti di
Savoia,
1376
(4),
Maestro Isacco,
di
che
fosse,
(6).
che
Di
fronte
questi
stipendi
di
Maestro Lorenzo
Amedeo
YI,
il
conte Verde
ne
al piacentino
Maestro Pal-
merio de
E non
a dire centosetin
tantasei fiorini
all'incirca (8),
que' tempi, alla Corte Pontificia con varie persone, tanto da apparirvi
(9).
Qui poi
ci si offrono
anche
esempi
me
(1)
(2)
ClBRARIO,
p. 303.
Se non ho l'occasione
di citar sotto,
perch a
me
non voglio
un assai buon lavoro * Sull'esercizio della Medicina in Italia negli ultimi tre secoli del Medio Evo dovuto al dott. Alberto Chiapj)elli, e pubblicato
nel Giornale della R. Societ Italiana d'Igiene, 1885, pp. 611-W8 e 785^15. Insieme cogli altri aspetti svariati del soggetto, vi s considera anche quello
che qui
(3)
ci sta
ClBRARIO, p. 301.
Propriamente, 27
fiorini e
Degli Archiatri Pontificj, I, 69. Tempero alquanto l'espressione un po' troppo generale usata da quell'eruditissimo.
(9) Mari.ni,
94
PIO
nulla d'incredibile.
RAJNA
de Salaironis , medico
ma non ha
di
Raimondo
Urbano
un assegno
speciale
d'altri
centocinquanta
fiorini
(1).
Gregorio, cos
Tornami ra
(2):
un uomo che ha
lasciato
opere
divulgate poi
Cancelliere
Gio-
anche
dalla stampa, e
l'alto ufficio di
altri venti
fiorini
per
la
la
pigione. Egli
rimane in
ria-
sede in
Roma; ma
corte^, col
me-
(3).
che se
lo stipendio
IX
gli
vediam
fatti
nientemeno che
tocchiam
(3) Le lettere di richiamo erano del 25 giugno; e ai 22 dicembre gli si pagano 125 franchi pr secando termino sui salari] primi anni , cio per
il
secondo trimestre.
il
La
in quattro rate
101.
Un
295), del
s,
per
curargli la podagra,
un
sontuosamente
Petrarca
ci ci,
rappresenta costui come un gran Dul da andar ben cauti nel credergli.
camara
i
e nuU'altro;
ma
il
quanto a
Se questo
da relegar tra
o
le favole
quattrocento scudi
d'Alderotto
Pietro d'Abano
95
medici
uomini per
la vita e
per la salute
essere
compensati
si
diceva
(2),
a ragione
s' visto
(i):
non a
le
tutti peraltro:
come
cose
sime
(3).
Quindi lo stipendio di
Mayno viene ad
essere
prova
mai ad
(1)
uscir
di citt per
I,
meno
di
Ed anche ci vorrebbero ammettere che Pietro non consentisse cinquanta fiorini d'oro (Mazzuchelli,
Scritt. d'Italia,
2).
un distico ben noto, possono opportuMussato rivolge a Marsilio da Padova, magnificandogli la medicina presa in senso elevatamente scientifico, dopo avergliela invece biasimata in quanto turpes vilescet in artes
queste parole, principio di
il
Yerom
irt
Deo
est pariterqae
Qnantas fondet opes etiam, acceptare n^nti. Prodiga! Non tantas Yenetun fert Ilttos arenas.
{Ep.
XII
In
nell'ed. di
da Padova,
(2)
pp. 227-229).
questa
turba
comprendeva anche
senza
averla
si
meno
come
costoro non
ci gi
il
nome
di Physici , di cui
Mayno
apparso fregiato due volte, e che parrebbe essere divenuto per i medici la designazione pi solenne, come odiernamente in certi paesi quella di Professore . Cos non forse per accidente che nello stesso corteggio
d'Isabella
un
Magister
stesso
cerusicus ,
qualificato per Medicus . Per s doveva contrapporsi a chirurgicus donde sottintendendosi medicus cos per l'uno come per l'altro.
,
Ambertus
Papi di Giovanni Mangano, pare 13 Multi sunt in civitate pe, e. ritissimi medici, tam physici quam chirurgici (Muratori, R. It. Scr., XI, 26). E quest'altro volgare dallo Zibaldone che s'attribuisce al Pucci: Medico di fisicha o di gierusicha prima che vengha al magistrato dee
:
Be laudihus
istudiare
in
gramaticha;
Ai magistrato
, al
grado di
e aver
96
PIO RAJNA
certo
solo
sulla
medicina
sol-
indirettamente,
ma
anche proprio
in
maniera
diretta,
il
Come Arnaldo da
nerale tutti
i
Villanova,
come
Pietro
d'Abano,
come
in ge-
medici famosi
di quell'et, egli
:
una scienza
secoli
me-
meno (1).
sicuro
inedita,
ma
non
gli
appartiene n poco n
punto
(2), fa
Pietro,
medico dapprima
anche
lui
siastici,
1404
(3).
si
che l'Argelati
si
precisamente
l'e:
fonda
anche
la
conoscenza mia
45*-64'^ dal
dove
si
magistrum
Maynum
(4).
Che
avuto uno stipendio corrispondente, si poteva poi salir su. Gaufridus Isnardi oltrech medico, anche cappellano
pontificia comincia a ricevere
coli e sette grossi, e
Ne
sia
esempio
che
alla corte
nove
denari (Marini,
(1)
Oj. cit.,
51).
Sisto
al
si
Per in una bolla famosa lanciata contro l'astrologia giudiziaria da il 5 gennaio 1586, nell'ordinare di procedere contro i cultori di essa,
le
applicazioni all'agricoltura
:
,e alla
nautica,
rem medicam , ecc. (Magnimi BullaHuni Romanum, cambio di medicam le vecchie raccolte davano spropositatamente, e certo credendo correggere magicam .
navigationem et
ed. torin., VITI, 650). In
(2)
V.
p. 57, n.
Mediai,
col. 887.
20, e vuol essere assegnato, mi pare codice cartaceo, di c^ 28 Vg al principio del secolo XV. Conta 75 carte scritte. Occupa le prime 42 il
97
fa-
casato di
Mayno
fosser tutl'uno,
di certo
menomamente
il
lettori.
Doctor artium
esplicita
semplice Ma-
medicina
in
capo
al
De Intentionims
secundis (1).
E come
il
De
Commentum,
Liber,
o,
come qui
detto, lo
(42i>)
altre
congiunzioni
di
Saturno con
Giove; quindi (43*) una tavola di Moti medii e Argomenti, presi dall'Almagesto. Tien dietro (43b-44b) uno scritterello di astrologia giudiziaria, preso
da un trattato maggiore Disit Abraam ludeus in libro de eflFectlbus pla netarum: Nam unusquisque planetarum , ecc. S'hanno poi i luditia Pthotornei, de luna existente in duodecim signis: 36 versi, tre per ciascun segno dello zodiaco, molto divulgati di certo, e che io mi trovo p. es. dinanzi in un altro codice Ambrosiano, L. 92 sup. (135b). Qui viene il tratal cpiale segue (65) un Comentum libri spere, o, tato del Mayneri come si dice dove lo scritto termina (74^), delle Glosse super tractatum de spera: sposizione dell'opera del Sacrobosco, che incomincia, dopo la citazione del testo, coUe parole: Volentibus habere cognitionem in scientia astrorum , ecc. Chiude la raccolta una nota concernente le rivoluzioni
:
cauda : 74b.75*). Doctor e Magister tornerebbe assai opportuna un'indagine accurata. Parrebbe che il Doctor si propagasse specialmente da Bologna, e pi speciahnente ancora dalla disciplina del diritto civile. V. S.\RTL, De claris Archigymn. Bonon. Profess., p. xxvi, e VON ScHtTL,TE, Die Geschichte der Quellen und Literatur des Canonischen
(1)
V.
p. 80.
Sulla storia
dei
titoli
III, 214, n. 23. Comunque, le due designazioni si trovano poi di continuo per le persone stesse, e non indicano da\^ero pi l'una che l'altra che chi ne fregiato abbia atteso mai a insegnare. Avverto ci per dissipare un dubbio che potrebbe far nascere in taluno contro quanto detto a p. 85, il leggere, p. es., nel du Bodlay, Op. cit., U, 681, che Doctor... proprie is sit, qui docet aut docuit artem quam novt . Altro l'etimologia, altro il significato attuale. A Parigi segnatamente Professori deUe Arti liberali sono nel secolo XIV indicati di norma come Magxstri, non gi come Doctores. V. Denifle, Op. cit., p. 123. E se Mayno avesse
insegnato nello Studio parigino, egli non vi dovrebbe aver insegnato, se mai,
di Arti, bens di Medicina.
OinmaU
ttorieo, II,
ttsr..
28-29.
98
titolo
PIO RAJNA
del
Trivio, ossia
di quelle del
si
nell'Astronomia
trovano implicitamente comprese, come strumento e preparazione indispensabile, e l'Aritmetica e la Geometria. Della Theorica conosciamo anche la data precisa. Ebbe cura
di registrarla l'autore
il
lavoro
Et
probabilmente
:
alla
stessa astrologia
del-
l'indicazione
se
sole,
cosa
la luna, lo scrittore
l'anno,
nonch
il
mese ed
1347 e
giorno.
noi;
mezzo
tra
il
il
1364, tra
ri-
manesse vuoto un
cosi
ampio
intervallo.
Dell'opera io non
particolareggiato.
ma anche
in
maniera
prolissa,
pianeti, qual'era
portata
che
poi,
come
si
sa,
un semplice
studia di
espositore. Delle
prima che ad
stesso.
altri, egli si
cosi ci son
parti
propriamente elaborate da
la dichiarazione
bocca
manca nell'opera
di cui
da
dove non
ha
la schiettezza di
Ci che gli d
(i)
Fo
58^:
Et
Sed
novum
inconsuetum,
fateor
et
nullo
me
(1.
Averoys), propter
DEL
DIALOGDS CREATURARDM
V9
chiamare
la
com-
possibili
moti di
sferici
una
propriamente
di strati
parte
bia a produrre
sperarum
il
divisio
vel
elevatio, vel
corporum
il
* penetratio
Che
grande
assurdo del dar corpo allo spazio, non cosa di cui sia da far
colpa al Mayneri.
La Theorica
diziaria,
-
si
di astrologia giu-
intorno
Congiunzioni
dei
pianeti ed ai
il
loro
Aspetti.
May-
neri,
come diremmo
astrologo
< astronomo
l'altra (2).
Che
ed astronomia,
astrologi ,
si
dicevano solitamente
sic-
non astronomi
le
comprendeva entrambe,
parti di
un medesimo
tutto (3).
temporis dixit, quod nihil est et est vanitas. El licet in aliis michi satis< faciam, tamen in motu augis Mercurii accedendo et recedendo satisfacere non possum . F 59: Et hoc satis ^idetur mirabile; nam in Mercurio
statio prima diminuendo procedit sicut
< omnibus
4.
aliis
videre. >
(1)
Fu
un
difcumenti editi ed
in
Mente
tiratura a
parte.
(3) Si senta, p. es., Giovanni di Sassonia nell'introduzione al Commentum super Alchabitium: De divisione astronomie expedio me breviter; et pono
divisionem
quam
ponit
:
species astronomie
Albumasar in Introductorio suo Magno. Due sunt quarum una est scientia totius, scilicet scientia de cir-
Hanc
di-
100
PIO
RAJNA
E
la
alle applicazioni
poteva
gere
cui,
ossia
un cultore d'una
per ragion
gi fu avvertito, re-
Regtmen
il
Sanitatis
(1).
La
ho
Mayneri messa
in
maggior
evi-
reverendum doctorem
Magnum
suscitavano allorch
mettono davanti.
e Mayneriis,
Neppure
ci
il
Magnum
il
Magneriis per
Maynum
(3);
di
meraviglia nessuna
semmai
varsi
af-
ferm recisamente
titubanza
fosse
l'identit di
Magnino e
(4);
di
Mayno, quanto
il
la
li
irragionevole
con tutto ci
trovarsi
presso
un
che Mayneri
nerii
(5),
nel
secolo
il
XIV
altrimenti
che May-
esposte le cose
maniera assai pi
di Alberto
diffusa,
guardi
nomiae
656 sgg.
(1)
Magno:
V,
A
La
e.
1; e
cos
medicine purgative,
(2)
medicine. Generalmente
diceva
artium
et
V. pag. 72.
Non
il
volli
addurre allora anche questa prova perch non punto necesintanto conveniva, per l'ordine della trattazione, di non chia-
saria; e a
me
mare
(5)
codice cremonese
ad
illustrar nulla
illu-
Nelle et precedenti
lOi
come g due y del suo originale scambio quanto mai ovvio, e che neppure un paleografo saprebbe sempre evitare. Astrologum magnura: l'espressione ha tanto maggior
Talore, in quanto
si
di
ma
E logicamente
si
soggiungono, in
e che
si
domo
et in curia
dominorum Vicecomitum
,
fanno precespecifico
non da uno
Mayno non
di
unicamente coU'ufflcio
egli vi si
deve
J,rovare.
Con
ci noi
veniamo a renderci
Ma non
di
questa
la
sola utilit
che
si
nuovo dato
cui
ci
La
lettera indirizzata al
Boccaccio;
da Venezia
ma avendo
un 7
di
le cose,
sotto la data di
ma
ci
indicano
si
nome
dell'astrologo
invece stato
presto. Cosi
corretta,
frequente. Anche i Maynerii ci si mostran peraltro assai un Maynerius, humillimus omnium, abbatum, se la lezione s'ha gi in un documento deir859 citato dal Mabillon, Ann. Ord.
Mi
si
del codice.
(2) Il
Petrarca
'\. KRTiNG,
Petrarca
p. 363). Cfr. la n.
della pagina
seguente.
(3) E^li tocca
102
tace: giusta l'abitudine di
PIO
chi
RAJNA
scrive
agli
amici
col proposito
il
dice
dunque
ille
il
Petrarca,
(2)
(1),
cum
vir
magnanimus
qui
nunc
ibi (3)
presidet
(4),
lacessitus,
tamque aggred
(5),
statuisset, astrologi
noster
ante alios tante fame, ut vulgo futuri prescius pohaberetur, raultis hic (6) diebus paratam
tius
quam presagus
pi benigno
per
lui.
Per
il
Tertiushicannus
(dal 1348), troppo
ex
ordine, ab initio
manicitare,
lettera, e
ho da
che
ci
in
un senso molto
largo,
poich l'im-
Galeazzo
non gi sibi, come porta l'edizione basileese del 1581, e probabilmente non questa sola. Ibi legge il cod. 3, PI. LXXYIII della Laureziana, che mi giova tenere a riscontro; ibi l'ed. veneziana del 1501. (4) La sua dimora stabile Galeazzo non la trasfer a Pavia altro che nel 1365; ma anche prima egli vi faceva lunghi soggiorni. Ne abbiamo la
(3) Ibi,
prova, senza dilungarci, dal Petrarca stesso, che nella i" epistola del libro V,
appartenente appunto al 1365, dice di aver gi passato a Pavia tre estati: manifestamente con Galeazzo. Avverto ci perch ibi praesidet non si pu legittimamente tradurre con un generico ne ha la signoria. Vi si contiene
proprio una designazione locale.
(5) Si
ci
idjsa
che
il
Petrarca
di
si
con-
siderava ancora
la
come
stabilito in
temporanea
Due
Torri, pattuito
noster detto
prima.
esso
Non
naturale
il
prenderlo
mi aveva dato il sospetto, raffermato appunto anche daU'Aic noster, e inoltre dal nuper veduto di sopra, che il Petrarca potesse aver scritto a Milano questa parte della lettera. Che prima di spedirla avesse
come avverbio,
non faceva nessuna diffiche questa parte milanese, anteriore in tal caso al 1363, si trovasse rinserrata da ambo le parti tra roba che spetta incontestabilmente a quell'anno. Bisogna aver presente che questa epistola, al pari di tante altre sue sorelle, una specie di trattato e s'ha da
passato dei mesi
colt.
col
Boccaccio a cui
l'indirizza,
fatto,
il
103
segnale del-
le
per
allagando
gli
accampamenti viscontei
vinta, fu vinta
torno a Pavia.
all'assalto
Che
se la citt fu
poi
andando
< Sane
stelle.
tunc, mendacio
coniectorem
illum,
alioquin
virum
supra
communem modum,
previsto
nisi esset
un
da presagire
mutasar
atmosferiche. E
facile
si
dunque pi
conoscere un futuro
lontano, e
che dipende
si
;
da cause soprannaturali
Quegli,
ma
il
Petrarca
gli
me
n^et. Quamipsum et
presentis
exordio, Inter
polo quando
nel
1354
Matteo, Bernab
orazione
e Galeazzo avevano
dall'astro-
interrottagli
gli
non voluta
disse di contiil
gran
suc-
Questo arrivato,
si
consona
augurio;
ma
cosi lentamente,
che
la
cerimonia viene a
compiersi certamente
sotto
congiunzioni
di stelle diverse
per
considerare che
il
Petrarca quale
si
SeoBODch
la
pi innanzi, e per
Le stampe
esset.
104
PIO
RAJNA
Poich,
il
come
si
sa,
non era
maggiore
quegli cio
momento
du-
propizio
perdette
illi
gli altri
vita e
in
prosperit
(2).
Quod sepe
quidem arte
cum
ille
hoc dicat
satum
habeam
(4),
etas facit, et
magna
nugas
Quam
et
eum quoque
in has
viri illius
adducor.
aliter
Nam, cura
ego, et sibi
fame
sue, sepe
idem
atque aliter
ipse et etate
me multum
profundoque
erumpens
amice
(inquit)
hac
in parte
sentio nisi quod tu. Sed ita vivere hic oportet. Sensi tatis
Il
necessi-
auream catenam,
ha
et misertus,
extunc
silui.
io
lettore
non
(1)
Il
Pe-
che
le sorti
ma
preci-
samente a rovescio di quel che avrebbe portato la scienza astrologica. Reliquorum et prosperitas certior et vita longior usque iam post (2) decennium producta (male il ms. perducta), nunc maxime floreat. Il post decennium inesatto: non solo non son compiuti dieci anni, ma non s' ancora entrati nell'anno decimo. Che Giovanni Visconti, il predecessore dei
. .
.
tre fratelli,
(3)
il
Horispici
ms.
la
basileese, malamente,
aruspici.
(4) Qui tutti i miei testi sono corrotti. L'ed. ven. ha paulominus excusatum habeam; la basii., paulo minus excusatum habeam.; il cod. laur., paulo minus excusatum, senz'habeam. Tra le correzioni possibili ho scelto
pi
facil-
mente
(5)
m,agis, oppure in
paululum.
105
il
non
il
nell'idea
che precisamente
Mayneri
fosse
l'astrologo a cui
Petrarca alludeva.
s'
E a
ufi
condotti
da
insieme
di
rassomi-
di colpirci. Intanto,
raagnum
alla corte
un primo posto
viscontea quando
doveva
sotto
il
perlomeno anche
il
Mayneri abbiam
mancato n
ci
il
Mayno
si
raffronti
risultato dal
riconosciuto medico
tra
il
esperto e provetto, e
il
autore
pi
opere, gi
il
1331 e
1334.
E come
lui
di et,
suo
uomo molto
la
superiore a
anche
il
di sapere;
per estensione
di
di conoscenze,
gran lunga
scientia
Ma
multum me
:
ante-
non
si
parli
sinceramente quando
si
rappresenta l'astrologo
e nessun dubbio del pari
il
e doctum supra
communem modum
>;
contesto
non
non gi
in astrologia,
in nulla
che vi
si
che
:
anche
il
grado
di
s'
ha dato saggio
con un trattato
di sottile materia,
composto in quell'Universit,
era rinomata sopra
ogni
che
in fatto di lettere
di
filosofia
106
altra.
PIO
RAJNA
coronamento
famiglia,
all'edificio.
L'astrologo
ha
il
una grossa
che
lo
di da;
naro: lo preme
il
magne
chiede al suo
somma.
che
vi
di
forse pensabile
alla
Bernab o
zione che
si
potrebbe muovere
non
che
il
non
per
ha, se
fossero lettere
dove
si
discorresse
degli
uomini
Ma
vien dissertando,
non gi
sulla
me-
il
Petrarca in varie
verso
gli
astrologi.
Si
sa
come
per
medicina, durante
l'ultimo
ventennio
discorsi
suoi
un posto
singolare,
noi
suoi sfoghi
ci
pro-
ducono un
effetto
por-
tempo
uomini dotati
di
molto sapere,
anche letterariamente
Le indicher secondo
Ed
aver
(1)
l'ed. di
un
le di-
vergenze dell'edizione basileese ancorch dovute in parte a errori materiali: in, 5, 8 (B., 4, 7); v, 3, 4 (B., 4, 5); xii, 1, 2; xm, 9 (Fr. e B., 8); xv, 8,
3 (B., xv, 2). veda tutto il cap. XII del Krting, p. 618-629. Una dissertazione speciale su questo argomento potrebbe riuscir utile sotto pi rispetti.
14
(B., XIV, 8, 16); xvi,
(2) Si (3)
Ci per
il
107
dicembre
sol-
dei quali, al
gliene
rimanevano quattro
gli altri
tanto
due
il
(3).
Mayvolta
pu
darsi,
ma una
replicatamente.
Nescio
ut *
Cosi v, 3, dopo parole che riporter or ora nel testo: enim qua sua fortuna seu furia vageque mentis egritudine accidit v, 4 omnia melius sciant quam id unum (juod professi sunt.
Nam
et
bonos
et nostri
et facundos, et litte!
* ratos,
multarum artium doctos, sed solius indociles medicine, Mirum xv, 14: < Ut sim quod unum velis aut debeas.
in hoc
inque
aliis
qui,
cum
<
homines litterati, legunt omnia: Aristotelem, Tullium, Senecam, Virgilium. Quin et dialectice inhiant, et rhetorice, et poetice, et astrologie, quodque est peius, alchimie. Solam negligunt medicinam. Mirum dictu, cum tam multa scire studeant, id unum maxime quod profitentur ignoranti Sed hec mihi cum illis vetus est questio,.
medici
dicantur, et
lis.
vetus
(1)
1.
V;
(2)
Cade
uno
di questi
due anni
I,
in cui
si
305);
ma
tra
il
posto che la lettera occupa nella serie, quanto perch una lettera al Boc,
XIX.
kal. la-
cembre
B., 2).
questa del 10
non
Petrarca stesso
(vt, 1),
due lettere e insieme a una che sta loro di mezzo (V. anche la lettera a Donato Albanzani, v, 4), le dice: e non simul editas . Ed anche il contenuto contribuisce qualche poco a determinare l'ordine della successione. (3) Uno dei padovani il famoso Giovanni Dondi, detto dell'Orologio. Tra gli amici il Petrarca non fa {)osto a Guglielmo da Ravenna, al quale doveva pure aver gi scritto l'ep. 8 del L m, in cui ne accettava l'amicBa : cosa
ben naturale
dacch
loro
li-
mitati a qualche
lettera.
Per
quale
la stessa
conto di
rapporti
comin-
farsi stretti
con
almeno
di ci
108
<5he si ritiene tutt'uno
PIO
RAJNA
dell'altra
coll'astrologo
il
lettera,
bisogna
che
sia.
Amico
all'astrologo,
del medico.
anche
qui
di lui le parole
quali ci son
omnes
citer, qui
denique perimant
eccoci
alle
zampate
satis
< colorate, satisque etiam apparenter excusent. Quibus in ore multus Aristoteles, multus Cicero, multusque sit Seneca, multus demum, quod miraberis, Virgilius (1). Nessun dubbio poi che
il
Mayneri non
(2):
terzo libro
-
Memini olim me
in
quidem
et difficili
vexatum egritudine
ab omnibus qui in
:
pretio
ibi
sic volebat
enim
su-
is
qui poterat
quosdam
licet
amor
Il
nostri, cunctos
tamen
o
perioris
imperium urgebat.
fratelli, se
Fisico
di
corte
di
il
almeno
d'uno dei
siamo
al
tempo
dei nipoti
Giovanni
Pe-
primo, o dei
cura.
il
modo
dei
speciale la
per nulla
difficile
ch'egli sia
uno
due, di
cui
duo
non tam
arte,
quam
grabadi-
venarum tumultu
gitis explorato,
inde ad
me
rediens, bono
animo ut essem
ubi
assederat,
quasi
actis
radicibus
inherens
(1)
Per questa
1.
lettera
come per
1.
tutte
quelle
il
ia 6 del
iii
e la 1* del
vi,
vien
Ili,
il
meno
lat..
155-56.
XV),
f 68l).
(3) Il
(4)
Le
ms.
109
eloquentie in-
plus multo
quam
poterat
tentus, miros
et
inextricabiles texebat
,
apologos:
unde sepe
esset
veros
(1).
angores
novi
aliquid
simulandum
ut
licei (2),
surus,
nisi
Del resto,
ci si
di
ri-
Mayneri
solo
l'identifi-
cazione coH'astrologo, della quale io spero siano apparse convincenti le ragioni. Dotto, noi
conoscevamo
il
che ce
lo dicesse tale
;
il
Petrarca;
ma
le
sparivan soltanto
che
mantenne sempre
(3).
nemico quanto
mai acerbo
cato
!
il
uomo dabbene
gli
che
gli
sentiam dare,
convenga
Un
il
si
fornisce
lui,
non
di
poco:
quam vis
ipse etate
me multum
anteiret
Gon-
cediam pure
rare
:
allo scrittore
la differenza
un
di
lecito farla
maggiore
fine
nostro
medico manteneva
sempre
il
suo
uflScio,
(4), alla
tempo ancora
dunque ritenere
Manca ut abiret nell'ed. di Basilea. Non sanits, come scrve questa medesima ed. Amico ilio horspici *, < amice argui ,
ha detto
il
fame sue ci
Ci volevano dieci
mesi perch
dugentocinquanta
la ritenuta.
fiorini
anticipati
mediante
110
PIO
RAJNA
il
1290 e
il
1295.
La determina-
tutto
il
nostro
il
congegno.
il
Non
che
1324 e
e
1329
De
intentionibus secundis;
un'et
mento
di
di far pi
maturo
di cosi.
Per
ci
tal
modo
la
rispondenza
delle
la verit delle
premesse.
Sappiam
quanto alla morte, non pot, secose, farsi aspettar molti anni
dopo
1364 da un
il
uomo che
tina. Oltre
come
s'
il
detto
(1),
vescovo
di
Piacenza
di
(2). Il
casato,
la
professione,
sapere che
numerosa
figlio-
(1)
V.
p. 96.
cit.,
(2)
L'Argelati, op.
dopo
la prigionia di
col. 887, come gi l'Ughelli, Italia Sacra, li, 230 medico di Gian Galeazzo. Tale egli sar diventato Bernab; che, quanto all'aver egli, prima del nipote,
Docum. Diplom.,
Gonzaga
e
gli
I,
238.
un documento del 22 marzo 1383 pubblicato dall'Oslo Ammalatasi a Mantova Agnese, moglie a Francesco
:
Mayneri a
visitare la figliuola:
Nos autem
eam visitandam mittimus magistrum Petrum Maynerium, physicum nostrum, cui valde nota est complexio et natura tam eius, quam ceterorum
ad
natorum nostrorum . Cotal pratica dei temperamenti di tutti
stra
i
figli
mo-
nab
La
lettera di Ber-
era, se
mostra ch'egli non so metterla da parte senza avvertire la cosa non altro, padre affettuosissimo la malattia di Agnese lo mette in
:
un'angustia
tiranno
indescrivibile.
Caratteristica
la soprascritta,
la
nella
quale
ci si
Gremone
mora
111
favori di Bernab,
inclinerebbero fortemente
un
Sennonch
rebbe stato
essa da
figlio
di
un
Bonifacio.
di
Sull'affermazione, venendo
Pietro
si
stesso
ci
ha dato
forti
prova d'imperdonabile
dubbi;
trascuratezza,
posson mantenere
ma
essa pesa
nondimeno pi
assai
E non
Mayno un
e sue spettanze
(2).
trovarsi nel decreto menzione alcuna del padre e dei meriti suoi,
mentre
il
(3).
Ma
che
notizie positive
il
intorno
Majmo
de'
Mayneri ed a
ci
lo tocca,
caso o la
ricerca
giunger
dell'altre.
Per
son potute
dell'uomo,
dello studioso, e
corso
della
(1) <
il
Magne
t.
familie
educande
violenta necessitas
ci
ha detto
relativi
Petrarca.
(2)
Fagnani,
sua
cit.,
f> 38'.
questo documento, e
lettera
a due
altri
alla
esecuzione,
segue una
del
quale Bernab concede ad Andrietto di venirsene a Milano per alcuni giorni causa conducendi uxorem tuam >. Chiaro dal tuam trattarsi della moglie
che Andrietto aveva lasciato troppo naturalmente in patria nel suo primo andarsene al posto. Senza quel tttam, se fosse cio stato da credere che Andrietto venisse a Milano a prender moglie, ne sarebbe risultato una probabilit maggiore ch'egli fosse figlio di Mayno; in quanto nelle sue nozze poteva esserci una forte tentazione di scoi^ere una spiegazione verosimile dei 250 fiorini d'oro che Bernab concede siano anticipati al nostro medico precisamente l'indomani della licenza data ad Andrietto.
(3)
fidelitate et
112
PIO RAJNA
PoscRiTTA.
Sfogliando
alla nazionale di
XV segnato
uno
Novati
d'
imbattervisi in
scritterello
diii
M. Mayni de Mayneriis
il
Subito egli
tatis
me
ne dette
notizia.
Conoscendo
si
era facile
trattasse
medesima, che
stampa De sapopi
esatta-
dovrebbe
intitolarsi
mente De condimentis
gentilezza
et saporibus .
Per accertarmi,
Scherillo,
le
dalla
sempre pronta
mi sono
carte 52 e 53.
il
vedo che
la
tratta-
tello
napoletano
lasciata
da un canto
la
De condimentis
ma
fatto
meno
scorciato. Di
dovette gi accorgere.
questo
Non
si
pensi peraltro
ultime parole
mantengono
alla
breve scrittura
il
carattere di capitolo
d'un' opera
maggiore,
opuscolo
prima ancora
Regimen.
che
il
nuovo docuposi-
altri
che Mayno
de'
Mayneri.
sia
Cos
nemmeno
pi ricalcitranti
potranno mantenere
pari
pur
l'ombra di un dubbio.
confermato solen-
de'
che l'identit di
il
113
Per pi non
ci
disturba
menomamente
il
De Maynis >
Del
testo
di
Regimen
stesso di
Magnino pochi
Arnaldo
potranno
il
mettere a paragone;
fironto
f 84>
ma
con-
nome
di
(P. n, e.
24:
cum
sint
multum
necessaria in
ymmo, quod
plus
est,
Nam
homo
plus comedit
quam
quam
expediat sanitati
(1).
Pro
ostreis frixatis
fieri
sapor conveniens
est
agresta
cum
pulvere spe-
scriptus.
Et hec
(3).
Pio Rajna.
(1) I (2)
di
Magnino.
Un nam
Tuttavia non
mi
sento di pro-
porre naturam, che potrebbe facilmente esser dato colla semplice congettura
di
(3)
un segno Hec
(f
di abbreviazione omesso.
il
capitolo
(fo 69).
nell'ed. di
Bas.
59*)
Strasbm^
OianmU
(1)
l'opera
monumentale
della
ot-
Torquato Tasso
con
timo pensiero,
Serassi
(3),
ripubblicava
anche
la
vita
lui
scritta
dal
Scritta quasi
(1)
Debbo
anzitutto avvertire
come questo
studio fosse gi
scritto e con-
morte del
marchese Giuseppe Gampori, il quale sempre mi era stato largo di consigli e di aiuti. Recatomi dopo qualche tempo a Modena ebbi agio per la liberalit e cortesia veramente squisita del nipote ^marchese Matteo Gampori, distinto letterato anch'esso, cui godo poter qui tributare pubblicamente le dovute grazie, di esaminare le carte del compianto marchese. In questa ricerca, fra quell'ammasso enorme di studi nei quali il dotto uomo consum
la vita,
mi
fu di valido e cortese
aiuto
il
distinto
sig.
Raimondo Vandini,
Tra quelle carte
ricerche
rin-
quali
,
mi furono
l'Archivio Estense
dove trovai ogni facilitazione , grazie alla cortesia a tutti nota del direttore comm. Foucard. Dai documenti spettanti al presente con giusta soddisfatrovai studio , i quali potei aggiungere sulle bozze zione, pienamente confermate le mie deduzioni. Se non che ben altro
, ,
il
rara, della sua malattia, della cura di essa, delle sue fughe, delle sue pere-
La
a questo
lavoro
mi sono
mente.
(2)
strate
(3)
Le lettere di Torquato Tasso disposte per ordine di tempo ed da Gesarb Guasti, Firenze, Le Monnier, 1852-55, voi. 5.
illu-
La
vita di T.
edi-
Cesare Guasti,
I,
p. viii.
115
tanti lavori,
onde
il
secol
Ma
trent' anni
gli ar-
gli
;
studi:
accesso
la
maggior parte
stra-
altrettanto:
del
Serassi sia
ma
per
si
la scoperta di
numerosi documenti gi
fatti
fatta,
e che tuttavia
smentiti, quali
va facendo, quali
sono
rettificati,
quali
rusalemme appare
bile.
un
aspetto nuovo,
anzi,
se
per
in
questi
documenti
la
appare
maggior luce
il
cura minuziosa, e
potente
dell'abate Serassi,
E primo
a gettar
,
basi del
nuovo lavoro
la
si
fu
,
il
marchese
le
Giuseppe Campori
quale
gli
liberata
patria
restituite
archivi, vi
cacci a tutt'uomo, e
anni
raccolse
messe insperata.
intrattenne la
al 1864, egli
modenese
non
di Storia
doloroso
che
studi
si
abbiano che
(1),
n che
essi siano
degnamente
cora
la
immatura morte
Ma
una rivoluzione
totale viene
a com-
(1) Atti
Memorie
per
II,
le
ProI
vincie
(2;
Modenesi e Parmensi,
i
1863^.
voi.
I,
III,
P.
I,
e voi.
P.
II.
Di questi citeremo
116
piersi nella storia del poeta
A.
:
SOLERTI
nessun documento autorizza a cre-
dere,
anche lontanamente,
agli
amori con
la
principessa Ele-
tutt' affatto
Lucrezia, amante di
un
altro,
il
conte Trotti,
il
poema
(2).
Ma
spuntano in cambio
tutta
la
per nuovi documenti e per un nuovo lavoro, anch'esso non condotto a termine ancora, di A-lfonso Corradi, chiaro storico della
(3).
Numerose
rinvenute
,
da
,
me
fortunatamente
pubblicher
di
breve
e insieme a quelle
qualche centinaio
passo passo
il
documenti
che
S.
Anna
e
si
l'
ospedale e non la
prigione,
vedr per
il
pesavano sopra
duca Alfonso.
gli studi
non
tralasciar di
lo addietro.
lo scritto del
Tasso
(4),
ci)
Atti e
Mem.
cit.,
voi.
lavoro
tratter a fondo di
Tornata XLVI, 17 genn. 1862. In un prossimo Leonora d'Este, valendomi degli studi del Cam1,
da
me
Campori,
T.
(3)
Le infermit
l'estratto.
Lombardo, 1879-80,
cite-
XV. Anche
di questo
pregevolissimo lavoro
remo
Discorso fondato (4) Degli amori e della prigionia di Torquato Tasso. su documenti inediti dell'Archivio Estense, del conte Luigi Cibrario, 2 edizione, Torino, E. Botta, 186L Estratto dalle Lettere inedite di Santi, Papi,
117
dama
il
della corte, e che essa fosse la causa d'ogni sua posteriore sven-
tura
(1).
stato
questo
libretto,
(2).
Cibrario
s'imbatt
nell'Archivio
il
un maz-
amorose
di
Con queste
e con
la ipotesi di
dir vero
che gi era
stata
il
pi,
in
della
sua trattazione
,
si
i
guard bene
suoi
accennare ad alcuna
ad
alcun documento
lui
data
non appoggiando
argomenti
anno sono
le lettere
da
trovate.
Ma
all'incontro
non toma.
Il
Di sirene
Mi
l'uscio,
cose belle,
e robusto,
Uom
d'aspetto
magnanimo
(1) (2)
Cibrario, Op.
cit.,
p. 10.
esame critico da F. D'Ovidio, Il Tasso e Lucrezia Bendidio Machiavelli, in Nuova Antologia, Serie II, voi. XXXIV,
esposto senza verun
p. 289, 1882.
Venne
Ne
citeremo
l'estratto.
pp. 194-95. Il Rosini, per senza rendere alcuna ragione, neg questi amori, perch cos forse gli tornava comodo per quel suo
(3)
cit., voi. I,
Serassi, Op.
saggio sconclusionato, sebbene meditato per dodici anni, sugli amori del Tasso. Vedi in Opere di Torquato T., Pisa, Capurro, voi. XXXIII, pp. 31-2.
118
A.
SOLERTI
intesi in
dubbio
e
stas.-i
Che con fronte benigna insieme Con regal cortesia invit dentro,
grave
Ei grande e 'n pregio, me negletto e basso. Oh che sentii? che vidi allora? V vidi
Celesti Dee, ninfe legiadre e belle
(1)
Infatti egli
feste
per
l'ar-
rivo
dell'arciduchessa
(2).
Alfonso
La
tessa di Sala,
Gampori
(3)
che, studiando
che
la
mente
Dossi, e
si
rappresenta
innanzi quelle
feste, quei
giuochi,
commedie
a quella
che tanto
brio
tanta
rinomanza procacciarono
gravit alla
leggerezza,
Fiamma,
amori.
agli
Alfonso
principe
come volevano
sempre
ma non
tiranno,
fra
di
fra loro;
cortigiani dal
i
degli usurai,
madri-
(1)
Aminta, Atto
Serassi, Op.
Atti e
I,
scena
II,
vv. 271-290.
(2)
(3)
cit.^
cit.,
176 sgg.
Di tutte
le
Mem.
119
dame
commedie,
maniera.
Sola legge era quella eternata nel primo coro dell' Arnfnta: S'ei
piace ei
Il
lice.
si
Tasso
trov in quest'ambiente
giovane
di
ventun anno,
gi in
ramo
in
le
Come l'usignuolo deW Aminta facile ch'egli ramo cantando: Io amo, io arao (1);
simpatie
e la
ottenne
protezione delle
gli
principesse
venne detto:
Tu
canta, or che
in ozio
(2).
le
pubblicata
due,
tutti
Qui
biografi
indi-
suppongono che
la qual cosa
che a
(1)
(2)
(3)
I,
scena
scena
I,
vv. 14042.
v.
II,
li,
186.
le genti*. Vedi Opere di T. Tasso, Pisa, Caparro, 1821-32, voi. IV, canz. X. Comparve la prima volta nelle Rime degli Accademici Eterei , s. 1. n. a. , ma Padova 1567 cfr. Se:
E quella
stupenda: Mentre
RASSi, Op.
cit. deUe Opere (voi. cit., pp. 290-91) nulla dice di questo; bens alle tre canzoni XXI-XIII nota che sono scritte a imitazione delle tre celebri sorelle del
Il
183, n.
Rosni,
more
solito, nell'ediz.
Petrarca
(4) II
cit., p. 5, n. 2) riprende il Cibrario per aver attribuito queste tre canzoni al T., dicendo che sono del Pigna, e che il Tasso fece su di loro le famose Considerazioni. All'incontro sono due cose ben di-
D'Ovidio (Op.
stinte:
il
il
Pigna
scrisse le sue,
come
leremo, vedremo essere appunto di quell'anno. Non comprendo come il D'Ovidio abbia potuto dimenticare una cosa s capitale negli studi tasaeschi.
120
Il
A.
SOLERTI
un sonetto (2),
ed
scritto assai
in quest'anno
il
Gibrario
schermo, che ci
il
sospetti, e forse
anche perch
Pavia, a Mantova
a Sassuolo
era
qui
stimo
opportuno avvertire
gli
possano essere
Torquato, e
come
come
quelle di quail
cinquecento. Gi
Gampori
Tasso
(3)
affermava questo
Ghe
riesce assai
naie Luigi d'Este, del principe di Mantova, non parendo ve rosimile ch'egli eleggesse a scopo degli affetti suoi quelle donne appunto che erano vagheggiate dai medesimi principi, e in quel
tempo
in cui
essi.
Dall'edizione
critica delle
rime
opera
vedr
il
canzoniere amoroso
ridotto ai
minimi termini; e
le
lettere e
numerosi documenti,
ci
aiu-
moltissimi
dubbi e
dar
pi
(4).
chiara e pi
(1)
Op.
cit.^
Tasso, Opere, Pisa, Gapurro, 1821-32, voi. Ili, sonetto 189. Atti e Mem, cit., voi. cit., Tornata LVIII, 9 Maggio, '62.
affastellati
gli errori, e
non sensi
tesi.
Il
testo talora
121
n.
degli
astri
pi
splendidi della
dama
finche questa
Serassi, di viva-
Fu a gara
celebrata
dal Tasso, dal Guarini, dal Pigna e nei Discorsi del conte
An-
nibale
Romei
(2),
Essa era sposa al conte Paolo Machiavelli, zio materno del Guarini
(3)
,
uomo
di corrotti
costumi
e prodigo
all'
eccesso
ben
conforto
prestando
facile
orecchio agli
avvenente figura e
e perfino
nei
la bella
intelligenza su-
principi.
Dotata di bel-
aveva sempre
al
la
grandiosi concerti,
1584 rallegrarono
celebre
castello di
Ferrara sotto
di
direzione
del
Luzza^co Luzzaschi e
Tarquinia
illeggibile.
La maggior copia
di
volumi
III- VI
XXII;
io
stimo aggiungere due volumi tra disperse e inedite. In tanta copia per assai
poche sono
le ottime:
ha richiamata l'attenzione Guido Mazzoni in un breve scritto nel volume In Biblioteca, Roma, Sommaruga, 1883. Uno studio estetico breve, ma ben fatto, quello di 0. Ferrini, Saggio sulle rime amorose di T. T., Perugia, Santucci, 1886.
(1)
Ben divino
riportata pi
innanzi,
era
dama
vedremo.
(2) (3)
Venezia,
Ziletti,
La Bendidio
quale
la sorella
Taddea. Inoltre
era zio materno del Guarini. Cfr. Rossi V., Battista Guarini ed
fido, Torino,
Postar
122
A.
(1). Infatti
il
SOLERTI
Molza
al canto di Lucrezia:
Mentre
Le
belle perle e
i cuori all'amorosa pena; Legata all'armonia l'alma ed accesa Sentimi a i lampi di quel sol sereno
Sfidando
(2).
pure un sonetto
Rodolfo Arlotti,
fra le
Rime
degli Eterei
(3).
Null'altro quasi
non che
duca
alle Casette
dal 27 febbraio al 13
marzo
Toscana
(4),
e in
una
di
La Bendidio
media cui
il
servetta
nella comdi
Prologo.
Nei tornei
le al-
lucinazioni
furono
le
ultime
parte Torquato.
i
loro nomi;
ma
in triste circostanza.
Il
duca dopo
aveva
condotto
il
Tasso
a termini
ri-
che
si
pu dubitare che
vi sia
(1)
(2)
loc. cit.
Opere di T. Tasso, Pisa, Gapurro, 1821, (3) Rime degli Accademici Eterei, s. 1. n. a e. 42 r.
(4)
(ma Padova,
1567). Vedi
Carteggio di B. Ganigiani.
123
apprestasse
gli si
comoda e
sicura
la
stanza
Ferrara
(2),
dove
lo
rinviava
il
15 luglio; e
Bendidio
il
compiva forse
quello che per
triste
ufficio
lei,
tempo molta
parzialit per
le inviava.
Tasso, e grad
sempre
le
rette a Lucrezia,
ma
per
assai
dubbi anteriormente
:
esposti, esse
in
limiti di
Ve
il
tra altro
un madrigale
che incomincia:
con un bigliettino
d'accompagnamento
originali
Il
Torquato
questo
che
il
Forno
(6),
e due
ma
del 10 gennaio
18
il
(1)
Oratori a
Roma. Minuta
di lettera del
Abbiamo
fattore generale
S.
a questo riguardo.
Il
Tasso
Francesco.
Carteggio
letterati.
ducale]
ad Antonio Montecatini,
corte che
la
il
Ferrara.
si
d'alcuni in
fra
cosa di
morte della
Principessa di
Parma che
fu a' IX, e
Turino] sopra una carrozza, nella quale viene anche la signora Machiavella. Baciamo le mani di V. S., il sig. Moro [altro segretario du4f!
cale] ed
io.
Da Beiriguardo
(4)
(5)
a
I,
XV
p.
di luglio
1.
MDLXXVIl.
id.
Op.
cit.,
voi.
203, n.
Opere
cit.,
voi. Ili,
madr.
Il; cfr.
voi.
XVII,
p. 38.
(6)
/ Dialoghi di
289.
Le Mounier,
1858
voi. II, p.
124
A.
SOLERTI
raccomandazione
le invia
fatta
per
fatta
Albano;
coli'
altra
una canzone
in
non posso
ci
stabilire
con cerle
tezza quale
sia,
ma che
forse
non
pervenuta, e
;
racco-
manda
termina ricordandole
effetto
,
una promessa
la quale
se
do-
vrebbe averlo
buono
personaggio che
lo
passato
Pigna
(1),
Alele
duca Alfonso e da
di
casa d'Este(4),
(1)
Una pigna
M. A. Guarini,
Compendio
della
citt e diocesi di
Ferrara, Ferrara, Baldini 1621, p. 253. Gfr. Grevolgar poesia, Venezia, Basegio, 1730, V, 98. Ivi
parla del Pigna, ma non si danno notizie sulla vita. Fra le lettere dei Manuzi pubblicate dal dott. A. Ceruti tiqV Archivio Veneto, t. XXI, P. I, p. 263, ve n' ha una di Paolo, da Venezia, 17 Settembre 1556 a G. B. Pigna, a Ferrara, nella quale gli chiede ...che fusse contenta farmi far nella sua
FoNTANiNi [Aminta difesa, p. 376), asserisce questo, dicendo d'aver da una relazione ms. di Ferrara, stesa da monsignor Fabio Chigi, poi Alessandro VII. Cfr. anche Serassi, Op. cit., voi. I, pp. 295-6. (3) Teneva in mano tutti gli affari e il duca si fidava di lui completamente. Arch. Estense: Lettere di G. B. Pigna, 1568-75. Al duca: Mando
(2) 11
tratta la notizia
a V. Ecc.z
ch'ella
li
dispacci di
Roma
et di Fiorenza
aperti
da
me
secondo
di settembre
Dell'affetto
duca
gli
curioso documento:
Arch. Estense:
ducale generale. 1574. Proscritto a lettera del Coccapani al Duca, in data 11 S"" Pigna che giunge qui per darmi la sua da Ferrara 27 luglio 1574 lettera supplica V. E. a fargli gratia che sia accomodato d'un filo di perle
(sic) di
V. E.
e
125
uomo di grande ingegno e dottrina, ma finto, astuto, Fu anche men che mediocre poeta italiano migliori
:
sono
suoi
documento
giovinetta
per
la
ingratitudine e
Giraldi ed
il
sui
poemi cavallereschi
accusandosi reciprocamente
di plagio.
e in fine sono tre lettere, due del Giraldi al Pigna, e una del Pigna
al Giraldi, intorno a questa materia,
cose sue
il
suo maestro
fatto
fu
il
Fontanini:
il
Barotti (4)
una
lettera dello
d'illustri
che:
casus,
inhumanaque
vexarunt
,
ingratissimi
me vehementer
come
tranquillitatis
.
meae
statura
indignis
Ma
invero
(1) (2)
Carminum
intomo al comporre dei romami e delle commedie, delle tragedie, e di altre maniere di Poesie, Vinegia, Giolito, 1554. G. B. Pigna, / Romanzi, divisi in tre libri nei quali del4i poesia, et della vita di Ariosto con nuouo modo si tratta, Ferrara, 1554. Ci) Cfr. Fontanini, Bibl. dell' Eloq. ital. con le Annot. di Ap. Zeno,
G. B. Giraldi, Discorso
I.
Op.
(4)
(5)
cit.,
p. 4.
Cfr.
Vedi
G. B. Pigna,
Tiraboschi,
Tom.
I,
p. 101.
126
A.
SOLERTI
tra le lettere di
ci
di
(1)
una
trattasse
di
stato cagione
un mio scolare
figliuolo dello spiciale dalla pigna, che dodici anni, e pi, stato mio scholare, e che io finalmente adottorai, con
tutto
quello
amore che
egli,
io seppi,
che
a mostrare la menal
mondo,
ci
che
stampare
che V.
S.
in giusi
quando e a
che sono
lui,
e ad altri io
,
ho insegnate
le
me-
desime cose
scritte
come
potr giustificare
il
ad ogn'uno quando
il
luoco, et
il
tempo
ricercasse.
vii-
Ma
Ci
al
Campori,
il
quale
si
pubblic
anzi
del
accenna
Non
lume
di lettere sue,
maniera:
et sebene per
possa credere, ho
Vero era
questo
l'
atto
il
di
nascita
,
che
il
Giraldi
gli
attribuiva
noiava
Pigna
il
quale,
Forse
come osserva
il
Campori
egli
non aveva
torto di la-
(1)
(2)
t.
II,
pp. 2134.
Tasso, precedute
alla vita del medesimo, per cura di G. Campori, Bologna, Romagnoli, 1869.
p. 62.
si
questa questione
il
dell origine
il
riferisce
seguente documento,
comprende interamente
a
stento
potuto deci-
127
la lettera
non
di
era gi dettata da
si
trovava cenno
frarlo
qua e
abbiamo supplito qualche parola. Sembra trovandosi una memoria che volesse far sotto,
Arch. Estense.
Memorie
'74.
Se M. Frane."
[Bentiv]oglio
[n]eiropera
solo
et
il
S.
Cornelio
(1)
|
havesse
atteso alla difesa delle sue ragioni a noi di non scriuere la presente
4L
|
certo di pi honore,
ma
perch dopo
si sia egli ha cercato d'offender tra gli altri et contro Pigna nostro segretario, ci paruto cosa molto giusta di non < passar questo con silenzio. Et prima cpiando dice che il Pigna presto
ragione
< a dire
il
suo
questa certezza
|
[chia]mato, non so dove questo gen[S]a egli forse tutto quello che noi a
egli
comandiamo: [s]e mai non sta nella nostra corte? Sa similmente che il Sig"" Ercole Bentivoglio col quale il Pigna pra|
|
tica spesso
il
I
per essere
questo
signore
tanto
letterato
Sig'
di ci pregato?
si sa,
|
come
caso
presente?
si] pu saS'imputa anchora ch'habbia ...rato dal nel libro suo Ilo. Et nel nero che forse po-
[o
non
...Ila
...Fer-
il
non dimeno
|
scientie,
huomini, ancho che sieno lontani, quasi ogni nostra citt si trovano tanti ili." sig." tanti ualorosiss.
et
che beniss.
in
con che si pu conuersare, et dalla non so se sia huomo del uolgo uno ch'habse ne semi. Ma poi che parlare, desidererei
| |
imparato che parlando di gio nane di... ualoroso nelle armi, di famiglia 111.* et... molto pi nobile di lui, che il s'usi quello... com'egli ha fatto quando scriue al S."" Cor nello... che di auttorit assoluta gli ho leuato... Varano: et soggiunge
|
sapere
qual
habbia
il
Villa
di lui.
procedere
il
mordere
alienarsi l'aio da esso Villa. Ulti cerca il Villa di Pigna per conto della recitare le cose troncamente, ac|
I
< ciocch'egli
del cavaliero.
Ma
certo
far conoscere al
|
mondo qual
fosse la
mentita. Et per
(1)
I parole
il-
leggibile.
128
ci.
A.
SOLERTI
il
Checch avvenisse
di
Gampori, non
andrebbe
come
riconoscere
del
il
in
esso la cagione
figlio di lui,
pot
mai en-
uolta
il
ogni
si
dee fare.
Duello
pubblico
|
Perci
onero a palesarlo in
tal
nelle arti
la
medicina:
lettor
della lingua greca et latina et secretario del Prencipe di Ferrara. land di suo padre haurebbe soggiunto che oltre
casa era de' Nicolucci et cittadin fatta al detto
| |
par-
cognome
eh' della
parere, non
far uedere un nostro simil seruilore offeso a torto [Et in] fede di [et] signata col nostro solito sigillo. Dato ci abbiamo fatto la presente . Pivi sotto aggiunto d'altra mano in vece del in Ferrara a periodo cancellato che abbiamo riportato in corsivo Et a questo modo si sarebbe uiduto ch'egli era d'assai honesta famiglia. Quanto poi alla impu|
difende.
di Cortona. .....poi alla impugnatione risponder altro, perch la cosa de s si la presente ci siamo mossi spontaneamente per
\
\
non
non accade
il
una
dell'opera
voi.
I,
l'attestazione di
quale
un suo libro ms. delle Origini e condizioni del Polesine di Rovigo (poi stampato a Venezia nel 1748), dice che autore della Istoria non il Pigna, ma Girolamo Falletti, [il quale nel suo testamento raccomandava al Pigna
da
lui
composta, pregandolo
di rivederla
darla
Il
della fede
Tiraboschi (Storia della letteratura italiana, t. VII, p. 334), che si il ms. della Storia di lui,
conserva all'Estense, con quella del Pigna, nega vi siano somiglianze {Op. T. cit., p. 1412). In una delle lettere del Serassi al Tiraboschi riguardanti
i
Gampori,
e che trovai in copia dagli autografi fra le carte bergamasco scriveva: 11 Pigna fu pi ribaldo che altri non crede. Ella lo ha difeso bravamente dall'accusa che avesse espilato il Falletti, ma io tengo dei monumenti < incontrastabili d'altri furti letterari ch'ei fece, e d'alcuni tratti malvagi
suoi
studi tasseschi,
il
dotto abate
129
(1);
< che us verso di altre persone degnissime, a solo oggetto di voler primeg< giare in tutto. > Quest' Historia del Pigna, (juanto per causa sua. quanto pel soggetto,
stata disgraziatissima. Essendo essa scritta a glorificazione della
Gasa d'Este
astio
la questione di
precedenza tra
il
duca
di Ferrara e
fra le
due
corti, pare,
incaricato
un
frate
scriverle
Ecco
del Cortile al Duca: Il Cav.'' Salviati procurer 20 maggio 1576 di hauer in mano molti fogli della Hist.* di quel Frataccio che scrive contra quella del Pigna, essendo che egli l' ha di nuovo fatto pregare per
il sig.'' Giovanni Rondinelli che la voglia correggere et subito che li haur < mi ha promesso, che me ne dar la copia: potrebbe essere per che detto frate non la potesse finire trovandosi bora nel letto con febri ardenti et
mal di pietra
del
*
:
la
seguente minuta
Duca al Cortile < Cav."" Cortile. Habbiamo ^isto quanto ci havete scritto intomo a quel Frate che dice di scriverci contro l'Historia fatta dal Pigna,
et vogliamo che voi veggiate con destro
modo
egli habbia quest'opera sua, et quanto potr stare a darla alle stampe, e che subito ce lo facciate sapere et insieme di che
Frate;,
ma
avvertirete
per di far ci
coi
di curar-
< vene pi che tanto. Il Salviati fin da questo tempo cercava di accaparrarsi la benevolenza del duca di Ferrara, ai servigi del quale passava pi tardi. A questo proposito
curioso
il
carteggio
corso
il
negli
il
Cortile
residente a
Firenze e
il
duca circa
Salviati.
titolo di
Serenissimo,
Toscana
tutti
i
del
duca
di Ferrara
la
rispondeva di voler
posizione
suoi titoli :
Salviati cer-
chiamandolo maffnanimo, glorioso ed invitto principe. Queste cose sono spiegate dal Cortile al duca, del quale sono unite nel carteggio citato le minute di risposta. Nei carteggi poi degli anni 1586-99.
cava di girare
si tratta
dell'accettazione
del
Poco
t.
nulla
peraltro
dicendo
,
quasi
in-
Venetia , Guerigli
,
1647,
I.
p.
102;
Baruffaldi,
Le
Poet.
Ferrarien.
p.
19; pp.
Crxscui.
BBMi, Op.
Notiamo qui
ci
FoNTANun, Op. cit., loc. cit. e voi. II, che abbiamo potuto raccogliere sulle opere
Discorsi, e
i
del
oltre le Storie e
Oli Eeroici,
il
69 e 245. Pigna
suoi
si di-
libri tre,
Serassi, d'altri
componimenti
OiomaU
(Cfr.
Op.
cit., I,
196, n.
8).
130
morisse di quarantasette
A.
SOLERTI
il
anni,
4 di novembre 1575
(1);
cer-
chiamo ora
le
Soratiana.
Quaestionum poeficarum,
(cfr.
il
XII.
De
del
Otio libellus
il
cit.).
Pigna
Tempio d'amore
il
Monte di Feronia et il Tempio due prime opere di Venezia, N. Bevilacqua 1561 in-4; del Tempio questa la prima. A. Vesme nel suo recente pregevolissimo lavoro: T. Tasso e il Piemonte, estr. dalla Misceli,
contengono
Castello di Gorgoferosa, Il
d'am.ore. 1566.
La prima
ediz. delle
XII (XXVII), 45, a p. 76 fa noto come nella Bibl. un esemplare della Historia de'' Principi d'Este, Vinegia, Valgrisi, MDLXXII con questa annotazione ms. nel frontespizio: Donato dal Sig. Principe di Mantova a me Torquato Tasso ; ed a pp. 791 e 798 due postille dello stesso carattere e dello stesso inchiostro. Ma s l'annotazione che le postille paiono al Vesme falsificate. Nella Comunale di Ferrara
di Storia Ital., Serie
di
II,
Reale
Torino
si
conservi
si
le seguenti cose:
storia de' Principi d'Este ;Cod. 120, Scrittura intorno alle ragioni di pre-
cedenza tra
duca di Ferrara
e quello
Il Serassi {Op. cit., voi. cit., veduto rime del Pigna ms. nella privata libreria
suo
Nell'Arch. Estense
Lettere di G. B.
quali furono da
Pigna 1568-75;
diligentemente
al
d., le
me
carteggi
fra
l'altre ricorder
una
del
Montecatini del
si
gli
manda un
295
con-
Sgrassi, Op.
cit.,
voi. cit., p.
n. 3.
Una lunga
si
questione
si
agit
set-
cit., p.
19 e
Rime
ma
trov che nel suo canzonierejper la Bendidio (cod. 252 della Comunale di Ferrara, gi ricordato),
il
e corresse
il
suo errore.
il
Non
poich tanto
Cibrario, che
La data della morte si viene a conoscere anche dalla seguente lettera, dalla quale appare altres come il Pigna avesse accumulato in s i pi svariati offici alla corte. La lettera fu tratta dall'addurre l'et avanzata del P.
131
ben conoscendone
l'indole, e fre(iuent la
di ci
l'abbiamo in un suo
Laura
figlia del
Muse
e ne l'eletto
Pien
di filosofia la lingua e
'1
pettoecc.
Ei che vi
f,
La ve
nell'esposizione chiarisce
figliuola del
il
perch fu
filosofo, a'
vn
bellissimo sticdio,
pubNicarnente
de
costumi.
E padre vostro
il
quale
l'Archivio mediceo dal Capponi e pubblicata a p. 147 del suo saggio Stdla
ixiusa finora
T.
Medici gran Duca di Toscana. * Ieri sera appunto il sul sotterrarsi del Pigna ebbi la lettera di V. A. S. del 27 del passato, data al Poggio. In luogo del Pigna, in quanto Segretario della persona del Duca, si bocia il sig. Lorenzo Tassone, fratello di Paulo, gentilhuomo dalla bocca di V. A. S.; in quanto segretario della Segnatura nel cav. Acciajolo, in quanto a Poeta nel Tasso, in quanto a umanista e
riformatore dello studio nel filosofo Montecatino, o nel Guerrini (5. Cruarini)
ed in quello
rara,
si porr l'istoriografo. Di Fer: L'istoriografo fu poi il Tasso. Del Sig. Torquato Tasso Parte seconda. Di nono (1) Belle Rime date in luce, con li Argomenti et Espositioni dello stesso Autore. [Ancora con delfino attorcigliato.] In Brescia Appresso Pietro Maria Marchetti 1593.
di questi
di
Novembre 1575
\
\\
{|
Con
licenza de'Superiori.
Vedi
prima
del 1502; e la sola Parte prima, Mantova, Osanna, 1591, sono le sole edizioni
132
scrisse dite libri de rime,
l'altro degli
Il
A.
SOLERTI
qiuzsi idea d'vn
Vvno
amor
perfettOy.
amori propri.
che invano Torquato s'era studiato
e
la di
dimostrargli riconoscerlo
poesia:
stima
cattivarselo in guisa,
che
gli
fosse
tanta,
gloria,
sempre
la gelosia
che
il
massime veggendolo
e di
in
tanto
favore della
duchessa d'Urbino
Madama Leonora
(2).
quale dice:
Questa donna e quest'amore furono la cagion prima delle sven ture del
ma
pieno
di sottili
d'inganni; e gli ardori del Tasso e del Pigna per la bella Lu crezia
accesero per
lei
non
so se
il
cuore o
la
fantasia
del
si
(3).
Anche
quato,
il
l'innamoramento
di Tor-
come vedemmo, sul principio del 1568, tosto aggiunge (4) come egli trovasse un rivale assai potente nel Pigna il. quale
(1)
Op.
cit.,
voi.
I,
p. 296.
il
(2) Il
Tasso;
di
ci
cenno spesso
e
dalle
lettere di
Un
,
certo
disprezzo
e
Minute
Memorie
Pigna 1572-74
Acclusa in una lettera al Duca, senza data, v' pure quest'altra anche del Pigna, senza indirizzo e senza data: Rendo infinite gratie a V. S. delle rime del Tasso ch'ella m'ha donato, e non tanto per rispetto di lui quanto
d.
Op.
cit.,
G. intendesse
che
il
Bendidio
al cardinale dei
13
Tasso.
Ma
questi
cosa
(4)
si riferisca.
Op.
cit.,
1,
195-96.
133
s'era posto
come
loso rivale,
come
togliere
avvedi-
mento.
il
modo
fu
cambio di comporre nuove poesie in deificazione, com'egli so leva dire, della signora Lucrezia
(1), si
sue
in
<
fatiche a
(2),
con che
egli
venne
un tempo
la principessa,
Non
secondo
il
sue Con-
sidera zi07ii!
Gibrario
all'incontro
fa
che essendo
accolti
con
somma
premura
d'Este, e tosto
segni del
affetto,
Luigi d'Este,
gelosia, concep
un odio
d'
furiosissimo
contro ai
il
suoi rivali
impedire che
Tasso
non
si
cita a
conferma
nonch quelle
della
(4).
(1)
Lo
alla
principessa
Leonora.
(2)
Pigna,
Considerazioni di Torquato Tasso sopra tre canzoni di Gio. Battista intitolate le tre sorelle; nelle quali si tratta dell'amor divino in
lascivo.
paragone del
d'Este. Vedi
AlV illustrissima ed
II,
eccellentissima
madama Leonora
Le prose
1875, yoI.
p. 11.
Le Monnier,
(3)
Op.
cit.,
(4) La cronologia soffre qui le estreme iatture. Osserva pure che come vedemmo, fino al 1570 la Bendidio era dama di Lucrezia e non di Leonora.
,
134
Poi che
i
A.
SOLERTI
due
il
storici
di preferenza,
Gibrario la
ri-
il
HI.
si
facevano rivali
due
poeti, si
ammetteva
ci
contemporaneo
il
loro
non
Ammesso,
vedemmo (2),
come
lo
pose
il
Serassi, al 1568,
si
volle
pu interpretare. Senonch
il
la Bendidio, e la data
ancora
Ci
si
si
di Fer-
(1)
Non
il
Rosini e
T. Tasso.
sito,
il
Capponi nei
Il
rispettivi saggi
il
Serassi
in propo-
poi
non
fa
che ripeterne
gli
questione
coli' in-
secondo
lui, il
conferma di ci cita il Serassi, le che sono quelli della seconda terallora: il quale nelle Opere cit.,
ivi cit.
Vedi a
Op.
p.
cit., loc.
cit.,
p. 35.
135
(3),
il
Grescimbeni
(1),
il
Quadrio
(2),
il
Tiraboschi
Serassi
(4),
Questo
codice
contiene un intero
nome
Il
Ben
divino, ed
maggio 1572,
alla prin-
ancora quasi
il
completamente inedito
merita
di
(8),
certo,
Rossi,
vedere
la luce.
opportuno per
dalla quale
si
ricavano
ci
servir per
(9).
un
Il
l'Historia gi
cominciata
quella
n anche
carica,
occorrono di
(1)
Op.
cit.,
V, 99.
II,
(2)
272,
(3) Biblioteca
(4) Op. e voi. cit., p. 197, n. Il Serassi ne ebbe notizia dal Baruffaldi il quale pensava di pubblicarlo colla vita del Pigna, da lui scritta; ma poi suppone che, morto il Baruffaldi, fosse forse passato al Barotti, allegando che questi
mand
a
(5)
Guarini indirizzava
Ili,
il
volume
il
madama Leonora
Indice
cit.,
I,
p. 138).
Veggasi appresso
Rossi, Op.
cit.,
la lettera di dedica.
(7)
Ice. cit.
(8) I componimenti che contiene sono 149. Sette sonetti, un madrigale, ed ona canzone furono pubblicati dal Barufp.\.ldi nelle Rime scelte de' poeti
Il
cit., p. 36.
il
L'ha pubblicata
Rossi {Op.
cit., p.
dice 252.
(10) L'Istoria dei
Principi d'Este,
cit.
136
fare nel seruigio del
di
A.
SOLERTI
fratello di
V.
E ce. za,
allhora, fatta
mano
in
mano
Tespeditione di
sua et senza
una
gi
ragunare
mezzi
(1),
et fini
si
le
pensieri bora
lui.
Le
uenutemi
porre
successiuamente
gli
sono
cadute
penna con
materia
il
Ben
lendole io consacrare
questa
dama
prima
si
et
dapoi che
manc
l'altra
,
Duchessa nostra
et per
(2), di
pu
dire creatura di V. E.
trouarmi
io
nero
dell'
una
et
stretto
parente dell'altra, et intimo amico et aperto celebratore del suddetto segretario tanto dedicato
all'una
per osseruanza, ho
tutti
ha
in simili composialla
come
animo heroico
grandezza del
ma
parte da argomenti
presenza
inchinandomi
il
mano
et
prego
signor
Di Ferrara
il
p." di
maggio
MDLXXIL
humilissimo serJ
Battista Guarino.
L'8 aprile 1571, mentre ancora
i
(1)
forse
il
codice di
Rime
facemmo cenno,
Francesco Maria
p. 129, n. 1.
(2)
Gampori, T.
137
Ferraresi,
il
Pigna
si
in divozione si
(1);
rammaricava
della continua-
e da quel giorno,
come
dice
il
Guarini,
non
lasci di cantare di
lei,
e di
quanto
le
accadeva intorno.
Or dunque come va
la cronologia?
si
n
per
Tasso, ammettiamo,
innamor del
*68, il
Pigna nell'aprile
del '71,
la
quando
il
Francia
(2).
Aveva dunque
cardinale
atteso d'aver
il
campo
libero?
Ma
in questo caso
si
perch
sapeva che
stava
(1)
Il
Ben
all'
mostra l'occasione onde l'Auttore s'affettion alle bellezze della Donna, che fu quando ella in compagnia di Dame che tutte stavano in diuotione si < rammaricava della continuazione dei tremuoti della citt di Ferrara patria loro: et mostra insieme l'effetto che ne pu seguire cos diverso dalla sua intentione: la quale ove fu di scrivere con stile basso et con animo non elevato al cielo:
et di ripigliare
travagli
suoi, n'
auenuto che l'altezza del soggetto l'ha sollevato da terra: et la molta sua
< affettione
gli
ha
SONETTO
OoniA La
d'alt beiti
diil
I.
dd
discese
L'arme gi
al
:
I* ripigliai
non perch U
:
erin d'aUoro
Cinger pensassi
Intra del
ma
mondo
:
et di fortuna offese.
Hor
E*
daol
mio
stil,
se
non s'atterra.
lei
perfetto
E'
al
(2)
Corradi
i
Op.
cit.
p. 37.
letture del
possedendo
documentL
138
della sua famiglia,
A.
SOLERTI
:
come avvenne
Tasso
arrivando, con
altri, il
Tasso
a Ferrara
tra
il
(1).
E come
quelli rivalit?
Fu
madama,
signora
cli'io osai
celebrare
la
bellezza e
il
valore
della
Lucrezia
Bendidio;
ma
poteva esser espresso dalla lingua ci che non era dall'intelletto; di temerario, non pur cauto,
posi freno
compreso
ma
timido divenuto,
i
non
solo alle
fatti
rime,
ma
a'
pensieri ancora,
quali
un
ozio
perpetuo, se finalmente
comandagli
ed
conforti
dell'Eccellenza Vostra
non
avesse
Dunque
il
(1) Gi per questo viaggio il cardinale aveva dovuto vendere possessioni, impegnare le sue gioie e quelle della buona sorella Leonora, e contrarre un grosso debito (cfr. Gampori, T. T. e gli Estensi. Estr. 11, p. 23). Fino da un mese innanzi era pervenuta a Ferrara la notizia del ritorno dei corArchivio Estense, Gancell. Ducale tigiani e specialmente del Tasso. Al duca: Gominciando a rimandare Lettere del card. Luigi d'Este. indietro la mia famiglia per l'opinione che ho d'havere a tornare presto in Italia, non ho voluto lasciare l'occasione di questi miei servitori che s' incamminano si che per mezzo loro io non le facci riverenza, et le ri cordi il vivo desiderio che tengo di servirla sempre, et cos ho commesso particolarmente al Tasso che le venga a basciar le mani in nome mio, dal quale potr ancora intendere del mio benestare. Per non mi resta
si
XVllI
marzo del
LXXl
il
Ganigiani
i
avvi-
sava al granduca:
rivarono
tutti
gentilhuomini
Tasso segretario
(1),
et
il
Di Ferrara
a'
13 aprile
1571
(Arch. di Stato
di Firenze; Riformagioni).
(2)
Le prose
II,
diverse di T.
T.,
Le Mounier,
1875, voi.
Qui
p. 71.
(1)
il
Canigiani attribuisce per errore al Tasso un titolo che non gli spett in alcun tempo.
Si correggeTa per pi tardi nella lettera del 4 giugno, che riporteremo in seguito.
139
i
suoi pen-
uno
egli stesso in
un sonetto
Ma
X
se gradi Lucrezia
il
cor gi servo.
mie
oltre del
costume
Non
pure
il
basta ancora. Pi
innanzi, nella
Tasso:
tante e
si
perocioch poste, in
tante e
diverse
materie, con
tanto e
si
diverso
una
lettura continua,
non
si
debbono giudicare
ma
principio
il
pure
si
loda sopratutto
Pigna,
uffici
dall'aprile '71, al
ci
maggio
Ma
pre-
testimonianza dell'amo(3), il
(1)
Serassi, Op.
cit.,
voi
II,
p.
188, n.
(2) T.
Tasso, Op.
cit.,
loc. cit.
cit.,
(3)
p. 20.
140
A.
SOLERTI
che
si
Da
l'alter sol,
donde
il
il
Sfavill Tasso,
In brevi d
si
strugge e
son gi roco
Tu almen
Mentre
la
fiamma
di gloria, et di cantar
non
fioco,
Con chiara tromba a bellicoso gioco Meni il tuo Gotifr da i Sacri Tempi. Che fia di me? Chi sa che fia? Se Sorga Et l'Arno han steso in varie parti il corso.
'
Come
Da un fiume
istesso, e
che un
istesso corso
il
sce-
margli vanto,
anzi procurargli
il
ridicolo.
si
conserva precisamente
nell'esemplare di dedica
demmo
Il
(1).
ma
egli
dovette gi essere corretto dal Campori (2) nella data delle Conclusioni
Amorose da
diceva essere
un
e
sa che
non furono
per
(1) Cfr.
toc. cit.
(2)
Aiti e
Mem.
cit.,
LXVIl, 16
die. '62,
Corradi, Op.
cit.,
p. 36.
(3)
(4)
Op.
cit.,
pp. 200-201.
delle Conclusioni
La prova
il
come
Passeri, resi;
dente per
Firenze
Carte d'Ur-
141
E le Considerazioni ancora non si riferiscono punto all'amore del Tasso con questa donna, ma sono anzi una prova della poca importanza di quello nella vita del poeta, che a parer nostro sono
state scritte molto
pas-
sato tra
se
ricordi. Altrimenti
ne
dica,
un segno
affermare
che
il
Tasso
si
ferm parecchio
si
tempo
in
Ferrara
(1):
era pensato
oltre
che
tra
il
71,
il
Tasso pass
,
sei
nato di l
12 aprile 1571
come notammo
il
fermatosi
pochi
coll'intento,
in-
come appare,
di cercarsi altro
padrone
(2).
Questo desiderio
non per
come aflerm
e
il
il
ma
TU
18 gennaio,
il
e 6 febbraio furono sostenute; e ci fu nell'occasione matrimonio di Lucrezia col principe d'Urbino, che ebbe
luogo
(1)
il
15 gennaio 1570.
il
Cos afferma
Campori
me
i
erano
Libri
potuto riscontrare.
(2)
Archivio di
Stato
,
residente a Ferrara
titolo
scriveva
Il
dato al Tasso:
ito
Bernardo Canigiani, granduca errando per nel segretario Tasso, giovane litteiato et bello scritdi
;
Firenze
il
Riformagioni.
al
28 maggio
tore sen'
Roma
a cercare
nit e glorie vane di questo paese. Credo che chi lo piglier al suo ser-
vizio se ne soddisfer;
ma
il
Cardinal di Ferrara
per
non
^li molto
da Casteldurante 3 settembre,
tere di
T.
si
la nota 3 andare il T. direttamente da Ferrara a Urbino e a Casteldurante, e confonde questo viaggio a Roma con l'altro che il T. fece molto probabilmente, al seguito del duca Alfonso, nel gennaio del 1573, quando quegli si rec a prestare omaggio a Gr^orio XIII.
Tasso, voi.
11
I,
lett.
16).
seguente.
CoBJiAm (Op.
cit.,
fa
142
A.
SOLERTI
tempo,
non
lo
legava
alcun
impegno
di
in nota, pare
gli
fosse
venuta a
forse
noia.
Senonch
in
quei
giorni,
pensiero,
profondo
conoscitore
non
lasciarseli sfuggire
si
quando
decideva ad accoglierlo
(1).
Alri-
Roma,
si
si
tratteneva quasi
con
la
Il
Gampori, che
il
Corradi
allega, diede
notizia
del
Atti e
nata
'63, e del
secondo
Albano, che nell'epistolario raccolto dal Guasti ha la data 4 maggio 1572. Le prove poi che il Capponi (Saggio cit, p. 92) ricordato dal Corradi (Op. loc. cit., n. 12) asseriva d'avere di questo secondo viaggio, stimo essere le lettere del Canigiani, che sono nell'Archivio di Firenze, dalle quali appunto muove la notizia, ma anche il dubbio del Gampori. Per la rettifica di questi fatti, lasciando da parte il viaggio a Roma
lettera al cardinale
nel 1571, e restando fermo quello nel principio del 1573, viene ad acquistar
valore l'epoca di
lettera al cardinale
di lontananza
23
il
nota).
Come anche
cit.,
lettera
pure diretta
il
al cardinale
cit.
Albano cui
p. 185) e poi
lett.
il
Corradi, va ridonata
la pubblicava.
la data di 4
primo
(1)
Canigiani avvisava al
granduca
4 giugno
11
mese
nel-
l'Archivio Estense una lettera del conte Belisario Estense Tassoni a Benedetto
Manzuoli, segretario
il
del
cardinale
Si dice che
{il
Duca
tutte volte
che
S. S. 111.^
ne contenti, e questo uscito di bocca del S."^ Pigna. 11 fatto per non si avver che nel susseguente anno; in altro luogo faremo vedere come per verit il Tasso avesse quasi quadruplo stipendio di quello che riceveva dal cardinale, e maggiore di quello di quasi
cardinale d'Este)
143
e non
ri-
e a
Gasteldurante (1)
(2).
il
23 settembre
Ma
si si
per poco:
che
recava
ai
fanghi
tratteneva fino
duca
si
la
probabile che
il
cogli
il
Adunque, prima
(1)
II,
lett.
la
principessa
voi.
al
I,
lett.
,
davano motivo a mille strane supposizioni. Cfr. invece LXIX, 6 febb. "63, e Corradi, cit., voi. I, tornate Op. toc. cit., e i documenti che portiamo nella nota seguente. Gancell. Ducale. Carteggio di Mons. Grana. Lettera (2) Archivio Estense ...11 Tasso venuto con la prinal cardinale d'Este del 25 settembre 1571
che
1571
e
Gampori, Atti e
Mem.
cipessa
cit.).
d'
Urbino
et sta
Op. loc.
che giunse veramente il 23 sera, mossero il Duca eia sorella Leonora. Lett. di G. B. Pigna, 1568-75, conservate nello stesso Archivio. Al cardinale d'Este: Il Duca part hor bora che dopo hauer
< fatta
la
Ad incontrare Lucrezia,
et se
oue sono
et ivi raccoglie la
Principessa di Ur-
< bino, che ha fatto la desinata in Argenta, con la quale non personaggio alcuno di conto
se
non
il
vescovo
di Forl.
Madama Leonora
tosto
che
inanti che
potr;
Ant. Bevilacqua et la
di settembre
S.'*
Lucretia Macchia.
Di Ferrara
suoi,
XXIIl
MDLXXI
Lucrezia tornava
si
si
perch
era partito
poi
Ili,
alla
Estensi;
pp. 16-17.
< che
il
Duca suo
il
fratello
il
doue andato a
S. Ecc.
pigliare
Mons. Grana. vengo a dire parti jer mattina per li bagni di Padova, fango per il suo ginocchio, et con lui
Ducale. Carteggio
di
Ora
gli
S.'
Don Francesco,
il
S.'
Don Alfonso,
il
S.'
Cornelio {Ben-
ha menato seco oltre il S.' Pigna e Montecatino filosofo, il cavalier Guarini, il medico Panza, il Tasso e il Grassetto; e questi per hauer passatempo S. Ecc. di diuerse dispute in < barca, et quando mentre pigliera il fango Cfr. Corradi, Op. cit., p. 41.
loro, et
144
A.
SOLERTI
i
dubbio che in
prudente ritirata e
Consi-
derazioni
(1).
si
possa
il
di
Lucrezia
amore non
in Francia, e
non
che non
esistette rivalit
d'amore tra
Tasso e
il
Pigna,
e che le
Guarini,
canzoniere di
lui,
lo
alla principessa
Leonora.
IV.
Se qualche
difficolt
quale
costrusse
fatti
che
gli
erano
il
e lo vediamo colpedi
non
(1) Se airincontro le Considerazioni fossero pure del '68 neppure si potr ammettere che siano state scritte per paura del Pigna, come vorrebbe il Serassi perch questi non pensava in quel tempo alla Bendidio. Anche il Rossi {Op. toc. cit.), seguendo l'opinione comune e non osservando il contrasto delle date, notava che il Guarini si era assunto l'ingrata e infeconda impresa di ordinare il canzoniere del Pigna per un -/nativo analogo a quello che indusse il Tasso ad illustrare con profonde e dotte conside,
stesso poeta. Il Pigna segretario ducale, eseruna grande influenza sulVanimo di Alfonso, di cui aveva in mano tutti gli affari. Se il Tasso con quel commento procurava di mantenersi buono il rivale, il Guarini tendeva a propiziarsi il superiore. Come riu' scisse nell'intento, egli dice, vedremo. Ma pare, come si detto pi addietro,
al
come non
l'ebbe
il
Guarini.
i45
come im
castello
di carte, croi-
condivise in molte
Vedemmo come
come
lesse
il
Tasso e per
il
Pigna, e
ci,
vo-
che
il
si
innamorasse
di
di Lucrezia. Questa,
affermava
egli
ancora
suo
capo^,
gradi con
somma premura
gli
omaggi principeschi,
affetto, si
tosto ricambiandoli
con
rivali.
Peregi'ina
questa
dedu-
che l'amante
il
corrisposto,
al
Abbandonato
Gibrario,
Pigna
fa
che pi non
motto
non per
come Luigi
sforzasse d'impedire
che
Tasso
si
essa era
dama
cipessa, persuadendo al duca pensione della loro sorella per < bliche mormorazioni (1)
.
che
il
la
troppo dichiarata
(!)
pro-
Tasso
ancor
esse,
con
le altre, ai
furono
Gampori
(3),
narrando com'egli
(1)
a combatterle
Le assurdit gratuite sono afBasteilate in guisa che diflScile giungere tutte. Per ci che si pensasse della principessa Leonora vedi
il
Gampori, Atti e
Mem.
cit^
voL
cit.,
tornata
XLVl, 17 gennaio
1862.
(2)
Op.
cit.
nostro assonto.
II,
12-14.
10
OfornaU
X. fanc. 28-29.
146
A.
SOLERTI
ma mi
pare assai
quando non
si
ha alcuna
si
altra
sappiamo
e '72 trat-
finamente avvertiva
Ariostee, che
De
Sanctis,
noi,
per
le
feste
essendo per
(1) Le lettere di Leonora al cardinale sono cinque: del 23 febbraio e 25 giugno 1571; del 17 genn. e 23 febbr. 1577; del 16 agosto 1579. Quella del cardinale a Leonora, con poscritto del duca Alfonso, del 24 ottobre 1572.
In qual
modo
poterle riconnettere,
lettera
come osa
si
il
Gibrario
Dicendo questi a
il
,
p. 13,
che quest'ultima
postillata di
mano
:
D'Ovidio
egli dice,
Ma
questo nell'estratto
D' Ovidio avesse visto le Lettere inedite di santi papi, principi, etc,
a
e
p.
il
Tanto pi che in entrambe le edizioni a p. 46 e 446 ridopo la lettera del cardinale notato sopra il proscritto seguita una giunta scritta dal Duca m. p. Anche ammettendo ci che vuole egli procede di testa sua senza riguardo alla date il Gibrario, tuttavia dicendo in seguito al passo citato sopra: Alfonso II prest facile orec,
Duca
ecc.
,
spettivamente
ambedue
ella
sopra la
;
si alltcde
certo
alla
lettera
del
dapprima con dispetto ma ai quali pare che poi almeno qual ed a cui rispose con alterezza che volta, si confermasse. D'onde tutto ci? Nelle due lettere del '71, quindi precedenti alla citata, dice Leonora di non voler discorrere pi di questa
ottobre 1572)
24
che
,
ricevette
baia e di essere esclusa d'ogni sua soddisfazione; nelle lettere poi del '77 e
del '79 tratta chiaramente di altre faccende. Inoltre in quella lettera del '71,
che apparirebbe
le
et credo,
quando domandassi
mi
ho risoluto da
me medema
il ?
che
tre
le
Tasso.
Ma
mesi per
cit.,
(Op.
il
p. 8).
supposizione
gratuita
che
il
malumore
tra
il
Tasso davagli modo di trovarsi colla Bendidio, come risulta dai raffronti
fatti.
(2) Le lettere di Leonora conservate nell'Archivio di Modena sono pochissime e riunite in un solo mazzetto.
147
che ogni
impor-
cosa tratti di
lui,
o a
lui si riferisca,
mentre
tutt' altra
Prosegue a dire
il
Gibrario,
il
quale non
fissa
alcuna data al
cominciamento
di questo
amore
nel
gennaio
che
il
cardinale
,
ma
si
che
vide
modo che
quegli tosto
tempo
i
dice
come
nel
maggio 1572
il
Tasso venisse
accolto tra
ammettendo
tanto male
l'amata.
come vuole
dipoi
il
rivale,
Ma
gabili,
irrefirai-
la
sato da qualche
di Francia.
viaggio
Ma quando adunque
della
1571,
si
moal
morte
di Pio
per andare
Gregorio
XIII,
(2).
voltava
verso
Ferrara
dove giungeva
i
il
18 maggio 1572
dell'altro egli
Per
il
rimanente
il
di quell'anno e
primi mesi
compartiva
tomi e Roma.
Qui
(1)
il
il
Gibrario
emendava
Serassi,
vero
altri
Francia alla fine del 1571. Non per che Torquato viaggiasse col cardinale, ma lo precedette con molti di tre mesi, avendo il cardinale dovuto ritardare la sua partenza fino
che pose
la partenza per la
al 19
gennaio 1571. Intorno a questo viaggio ho pure raccolto numerosi documenti assai particolareggiati: ma qxii non il luogo della pubblicazione di
essi.
(2) Frizzi,
Memorie
i
Cos confermano
Campori.
148
A.
SOLERTI
La prima prova
del 17 luglio 1573:
Il
Se-
del 1573;
ma
ci
non pare
:
esatto, poich
Bendidio scriven-
dogli
il
17 luglio dice
Et dapoi che
V. S. partito
venuto
a vedermi
frasi
ha
come queste
Adunque
V. S. se
la
ne vadi felicemente
gli
(2).
Questa lettera
il
sembra dunque
scriveva e
cardinale
luglio.
Ag-
breve
di
giugno
di
quell'anno
(3):
stimiamo che
il
ai primi di luglio.
maggio
prima
di
da deside-
come vediamo
si
prima
sa
che
lo
Manca
la
che quello:
S.,
per
ri-
m.ai con
sua moglie,
si
Ma
il
Tasso,
Poco
nulla
sa
in
proposito ed
del
la
questa
l'
epoca pi
oscura della
storia
intima
se
poeta; pi
ma
nello stesso
tempo
non
grande certo
la pi glo-
si
tristi effetti
(1)
Op. voi.
cit.,
p.
253 e n.
54.
1.
(2)
GlBRARIO, Op.
cit., p.
(3)
Lo pubblica
il
Serassi, Op.
loc.
cit.
149
abbiamo
a' suoi
Che
in quelle
pi
il
intimi
gi
si
dubbi,
si
un
altro
periodo
E causa non
ultima della
dopo segni
non dubbi
Tutti
i
stato certo
si
il
biografi
infatti
gine
(2):
compose VAminta
il
in pochissimo
tempo, abbozz
il
Galeotto,
Torrismondo,
attese alla
(1)
Gfr. Guasti,
cit.
Lettere 17 e 18.
143, . 1)
La
vedemmo
cit.,
(p.
demmo
pure
(p. 141, n. 2)
in cambio che la
(2) Gfr.
Serassi, Op.
ma
scorre egli soltanto della prima recita dell'Aminto, e della fortuna di essa
pastorale.
la al
A A
,
pp.
25051
e
estate del
principessa
1571.
Lucrezia
1573 paria della gita del Tasso eon che abbiamo veduto come si debba riportare
,
pp. 257
sgg. parla
della
gita
a Venezia
,
nel
maggio 74,
col
Duca
di
Polonia , e descrive
dove quegli
si
!Ma questa
(Gfr.
documento
si
Torquato a Venezia non confortata da alcun Gorradi, Op. cit., p. 42), ma supposta dal Serassi perch
gita
di
Guasti, Op.
stessos
Corradi
al
Op.
cit.
pp. 42-43.
Gampori
ci
che spinse
occupando
'63)
la
prima
lo
(Atti e
Mem.
Il,
cit.,
LXXVI, 22 maggio
e
a narrare
Gerusalemme: passando
L'ultima lettura (T&td.,
le
(3) Gfr.
(4)
'64) riguarda
1577 e
Guasti, Op.
cit.,
Gampori, Atti e
le carte del
Mem.
voi.
1,
tornata
LXXVI
il
22 maggio 1863.
giorno e
il
Tra
modo
150
nel gennaio del '74 gli
A.
SOLERTI
affidata la cattedra di geo(1);
nel maggio
III
una
gita a
Polonia
Certo che
dide opere
la
importanti e splen-
suo tempo;
ma
l'oscurit in cui
giace,
come dicemmo,
la
sua
ar-
medesimo
alle
lasso di
gomento
non par
in favore
supposizioni
non
Prima
ragioni
esposte
prima parte
di
il
tempo per
la stessa
donna.
certo inoltre
Torquato avrebbe
amante
felice.
Le
sioni
d'amore e
di servit
pensa
le
occupare tutto
si
il
sue lettere
ricordi
tempo
il
in scrivergli .
S.
potesse vedere
mio
pi fermo et
da interessanti docu-
qualche altro da aggiungere ho inoltre trovato io stesso all'Archivio Estense. Vedi, per un probabile viaggio a Roma nel genn. del 1573, p. 141, n. 2.
menti
(1) Gfr.
Corradi, Op.
retro, n. 2.
cit.,
p. 42, n. 3.
(2)
(3) (4)
Vedi
151
amore
il
Che
gli
giuro non
poter viver
si
come
mai
la
pari,
il
tempo
di
mia
vita .
vuol
ritirarsi
lui: Si che,
sempre
tutta
sua;
et
ogni mio
Non haver
che
si
mira che
di ubidirlo e satisfarlo
in
tutto quel
che
memoria
del passato,
non deve dire n credere che posa esser nascosto nel animo magagna,
come
la
mi
scrive.
Ma
sua,
come ho sempre
et
mi
sforzer
queste
di
lettere
crede
egli
il
Gibrario, che
(3):
si
parli continua-
mente
due persone:
dice
Corrispondenza
tutta
intasa a certificar quel prelato dell'amor suo, ed a rimuovere ogni pretesto di gelosia, tanto in riguardo al Pigna, ch'io credo
< col
Campi
(4) sia
quello
designato
titolo di
* mato: quel
Aggiunge poi
trattandosi di
un amore
(1)
29 settembre 1573.
p. 13.
Op.
cit.,
Giuseppe Campi era intomo al tempo in cui scriveva il Gibrario direttore dell' Archivio Estense. Egli credeva agli amori del Tasso con la principesna Leonora, e diceva di aver trovato documenti che lo comprovavano
(Cfr. Atti e
Mem.
i
cit, voi.
6 dicembre
1865).
Vedi
invece
tatti
152
<c
A.
il
SOLERTI
sirena
ed all'oro di
brani
incrimi-
quali poi
andremo studiando.
mia patrona
(1) la
et
riconciliazione
con V.
S.
S.,
si
eh'
contento
di
che V.
quele
non
scorda
la
dargli di
satisfatione che
sa;
mi
che
le scrive,
raccomandarmegli
di
quel
modo che
amor
poi
non mi curo
d'altra
bande. Et non resterei di dirgli come quel sposo dalla barba biancha ha avuto
S.,
non vuol
ci
si
ch'io
vadi mai con sua moglie, n che vegna mai in casa mia.
cai poco;
Ma di
che
me
ne
alcuni di
S.
loro;
accorge
non
parli in
maniera
sposo
ditto
tal
si
che V.
S.
partito,
Di Ferrara, ad 17
di
Luglio 1573.
me
con
quanto
possa
et in conclusione
mi
prima mia
lettera, e gli
S.;
dise tanto
male
di
l'
me, per
la perseveranza
benissimo
et
anIo,
che mi tengo
alla
prima intentione
non
vi
andare
(1)
La principessa Leonora.
153
me
perch
il
,
mondo non
ed
ivi
se
ne maravigli,
sol
me
S.
,
ne
voglio andare in V.
S., et
starvi
pensando sempre da V.
in
consolarmi con la
speranza
di
essere
favorita
dmva
tutto
quel che puoi essere felice et infelice sopra di me. Del resto del viver mio
sar sempre le opere et
Io
i
ho veduto
dalla
volta quel
lo
versi, et subito
vide,
lev, et andassimo
di
compagnia fuor
V.
S.
che
si
non
gli riesse
come
la
sperava.
Con che
miUe
volte le mani.
Che Dio
E
da
vi
perch V.
S. sapi di
punto in punto
viver mio
mi
trovai
un giorno
S., et
la
quale gli
le occasioni di ritrovarmi
lui,
giorno
compagna, e
gli dise
come
rella,
banda
di
sua
so-
in
di
contrario,
esser se
non
tristo, et
molte
Et se Y.
S. fusse
stato
in
segreto
d^a
non mi darebe
il
torto se
mi son
querelata,
come
fatto nelle
mie
lettere.
Et per dire
vero,
Mi
S.
li
erra
come V.
io
havea
talch
per questo
non deve
piliar
a male che
Io
diluii
che
gli volsi
ma
la
mia padrona me mi
lo
comanda
di
modo che
disse
154
come suo patrone
tanto
gli
A.
SOLERTI
favorire quanto fosse posbille,
avea detto
di lui,
di volermi
meno mi curo
Di Ferrara,
alli
29 di settembre 1573.
P. S. Gli dico
il
barba
(1) di V.
andar a
Roma
lei
V.
S. aci
non
ma
non ne voi
si
fa
il
Gibrario
che
dissapori tra
il
sero fin verso la met del 1573, poi che essi non potessero aver
ma
i
sib-
vi era stato
malanimo
si
tra
due.
giustamente,
come
gi
notammo,
conosce
che
gli
noti,
la riputazione di Lucrezia
la propria
con
Gibrario
sulla
convenienza
il
di
ricono-
scere
Pigna, e nel
buon
uomo
menta
Tasso,
il
(1)
d'Ercole
II,
e del
cardinale Ippolito
di
Alfonso
II,
del car-
tere,
al
D'Ovidio pubblica in fine del suo articolo citato (pp. 11-12) due letche dice avere da molto tempo, e che stima essere pure dalla Bendidio cardinale. Aggiunge che le crede inedite e che se fossero pubblicate sa-
Ma
lettere del
5 feb-
braio 1574, e del 1 ottobre 1573 (poteva almeno metter prima questa e poi l'altra) fan parte delle otto edite dal Gibrario, rispettivamente a pp. 64-65
cpiali
per confutare
(3)
il
Op.
cit.,
pp. 4-5.
il
155
cardinale
far
breccia
il
presso la
Tasso!
questa
volta, se Dio vuole, con piena ragione. Diffatti, la Lucrezia era gi stata corteggiata con sonetti e
canzoni dal
Pigna, dal
Ma
erano
stati
che
poeti facevano
anche per
i
Un
solo dei
un
trasporto
colei
i
che
fu la
sirena della
codest'uno fra
il
il
notto;
il
quale
perci n
sospetto. Mentre
Tasso era
il
pi giovane di tutti e
il
pi ac,
gi
di la
buon uomo,
Lucrezia
cio
di
semplicione e di capo
ameno, che
gli d,
e pratici del
mondo
>.
Parecchio da opporre a queste considerazioni, siano opposizioni d'indole morale, siano d'indole storica.
Anzitutto nulla
ci
prova
il
come
non
vorrebbe
sia
il
D'Ovidio;
piuttosto
suoi
amori
incostanti, e
neppur
il
sia a lui
(1)
Vedi
p.
130, n.
1.
1S6
Il
A.
SOLERTI
buon
scritto
si
dice ad
che preparava
;
Galealto e la Gerur
si
salemme,
la
dice ad
uno che
la
lui
'68 e
al
il
'69,
quel
una
satira
Pigna che
si
di
cantare allora in
politico e pra-
brutti versi.
tico del
N
:
mondo poteva
essere tuttavia
un amante ingenuo.
dalsi
Ma
nulla
vedremo come
in esse
una
persona e come
mente
dubbio,
il
Pigna.
lo
Sembra che
il
Pigna, senza
si
ma
che
si
egli dal
la
Bendidio
raccomanda
pregandolo
di
non
far
Ma
in-
ed eccolo
cosi,
e l'aveva in
tal
modo
di
duca, al quale
Bendidio.
quel-
l'uomo
che
la
pregava
ma
ella scrive:
Io
mi
tengo alla
prima
prima
intentione,
detto quell'uomo
non ho ancor
oltre,
il Gibrario, che inutile confutare pi perch basa ogni suo argomento nelle due pagine seguenti {Op. cit., pp. 16-17) sulla lettera del Tasso alla principessa Leonora del 3 settembre, la quale noi abbiamo visto essere del 1571, anzich di quest'anno 1573.
(1)
157
cose risentitamente al
Luigi,
si
querel
veduto
la di lui lettera al
Pigna
(1).
non
ci
pervenuta,
ma
tembre, ove dice che per verit era stata una burla, forse per
tentare
il
vero,
ma che
Offni
per
le
suo intrinsico.
Ma
versi,
una
volta a visitare
tosto
si
la
princi-
pessa
Leonora e
ial che
la Bendidio, queste si
levarono ed usci-
rono:
V. S.
non
Il
li
riesce
come sperava
Pigna?
D'Ovidio
(2),
si
ritenendo sia
alzasse
il
Tasso, osserva se
si
debba
per gelosia.
Ma
in questo caso
.
la principessa usasse la
anche per
riguardo al cardinale
trovasse
(1)
Le
relazioni
tra
il
Pigna e
il
cardinale
erano
state
per
l'addietro
sempre ottime. Abbiamo rinvenuto nell'Archivio Estense Lettere di G. B. Pigna, 1568-75, due documenti a questo proposito. Il primo una lettera del Pigna al cardinale, da Belriguardo 14 luglio 1569, colla quale gli fa noto di aver presentata una lettera d giustificazione di esso cardinale al
Duca,
di
lo supplica
di
servirsi
di lui e gli si
raccomanda.
nella filza
secondo pure una lettera del cardinale al Pigna, inclusa citata, la quale dice: Molto mag.co amico mio car.". Per non qualche
per
se
il
ma
l'uomo non
la saria
amici
suoi in simili
occasioni
di
male
Dalla Forca di
Lions in Nor-
XXX
maggio 1571.
Op.
cit.,
p. 5.
158
A.
SOLERTI
pone,
trovarsi seco
mondo, e specie
Ma
ecco
nodo
quello stesso
uomo
torn
il
come
detto
da parte
di
sua sorella
e chiarir
Lucrezia
di
non
di lei.
Ma dunque
compone ed
alla
Ben-
ma
il
un patrone malcontento
duca.
Ma
Vuomo
dalla barba
il
Manca
dunque
Vuomo
sola
il
duca era
il
pa-
di
un giorno
riferirsi
indica
un'epoca
lontana
ad un giorno prima
ma
dopo
il
25 agosto,
al
cardinale ci che
di lei
il
Pigna
le
riguardo.
Ma
questo
uomo ancora
mio
scrive
libe-
ramente a casa
vuole.
sua, ed essa,
di
come aveva
che
il
non
E
.
il
Pigna
nuovo
le dice
duca
la
vuol favorire,
ma
mno mi curo
di lui,
ne de suoi
fa-
vori
affari
intimi di pa-
aveva raccontato
alla
padrona
di
cardinale,
come
lo zio di
Roma
lo lasciasse
liberamente.
la
principessa
ne avvertiva
Pigna.
159
noi,
per
fatti esposti,
l'identit dello
uomo
che
compone,
ma
(1),
fine
che
alla principessa
dedica di
quelle
rispetti:
la
;
ma
principalmente ancora
perch
ma^ior
e in
fatti
sia
codice del
Ben
allu-
Divino (2),
vi
avremmo
rime
che,
a questi sdegni
come
tempo
osserva
il
Guarini
:
(3),
per Lucrezia
colari
che
Ma
tile
di questo
Essendo caduto ogni argomento sostenuto dal Gibrario, inuseguirlo nelle sue ultime conclusioni, specie in quella per la
il
Tasso a
S.
Anna per
le
mal accolto
(4).
suo secondo
ri-
tomo a
(1)
(2) Il
cit.\
pone
al
primo sonetto
Il
di quelli
che
pub-
Men-
sperai che
,
duro
poeta
soffr
contento
dolori ;
finch sper
ma
respinto
Sappia
il
mondo
Che pi
non
in lui fiera.
cit., p.
,
Vedi Dedica
135.
,
(4) Cfr.
Guasti
Op.
cit.
voi. II
n.
133
p.
88.
Che
il
cardinale non
avesse astio col Tasso, viene provato anche dalla seguente lettera che traggo dall'Archivio Estense. Minuta di lettera del cardinale Luigi d' Este. A
Don Annibale
Capello.
Ho
ricevuto
d'
sua lettera d'hoggi et doppo haintendere tutto quello che per essa
la
m* havete scritto vi soggiunger nel particolare del Tasso, che da veruno non mi stato detto mal di lui, e quando me ne fosse stata mossa pa< rola non
l'avrei altrimenti creduto tenendo opinione ch'ali
mi ami,
si
160
A.
SOLERTI
che
il
Tasso amasse
la
Luigi d'Este
il
Anna: crediamo
Fra
pletamente e minutamente
a Ferrara, non un solo
ci
tempo
in cui visse
Torquato Tasso
Tasso e
la principessa
Leonora passasse
da un
di
benevolenza e
di protezione
lato, e di servit
e di omaggio
fosse
innamorato
di
Lucrezia Ben-
didio tra
nel 1571-72 la stessa era amata dal Pigna senza che questi fosse
corrisposto
tra
il
1572-73, era
il
Per
il
;
ci
lit
tra
Tasso e
Pigna, e molto
tale
meno
Tasso e
il
car-
dinale
n questi per
S.
dere in
Anna.
Angelo Solerti.
la buona volont ben renderlo sicuris simo, 14 giugno 1582 . E che dal canto suo il T. non avesse astio al cardinale, appare da quanto scriveva nel Forno, dialogo composto nel 1578 e stampato nel 1^7, dopo parecchie correzioni: ...Luigi d'Este Gar dinaie di gran valore e di molta prudenza e di liberalit e di magnifi ([dialoghi di T. T. a cura di G. Guasti, Firenze, cenza singolare Le Mounier, 1858, voi. II, p. 270). Numerosi documenti intorno ai motivi
come
l' (1)
et
che
e al
modo
di questa
ci
del poeta.
(1)
DI
O LIBBO
DI B1>'CHIEEI
FIOKENTCa
Digesto
Nuoto con
scritto (1).
Non
mente
ostante che
descritto
il
a coloro, cui
la descrizione
facile venisse in
mente che
due
f(^li
il
potessero contenere
un
(2).
manifesto che
non
si
non
si
estendono,
come
il
Bandini afferma,
ma
surano m. 0,43
X 0,28,
e, scritte
(1) Infatti il
mano che
trascrisse
il
testo e la glossa.
Digestum Nomtm cum glossa. * ....In primo foglio habetur Index Rubricarum huius voluminis, ac praeterea tam in ipso quam in ultimis foliis sub anno MCCXI.MCCXC notata sunt varia nomina debitoris alicuius qui mercaturam Florentiae exercebat. Cod. membr. ms.
col. 87:
in
f>
max^
*. 11
162
P.
SANTINI
es.,
il
sul tergo
tratto
rubricarlo
in questa
guardia posteriore;
l'
ma
aiuto di rea-
tita si
dare e l'avere
di
(1).
cambio,
presto o di de-
l'ordine cronologico: ed
tani
si
lasciava
nell'istesso luogo
successivi conti
banca
col corrispondente
fino
debito
il
carattere e le linee
si
restringono
per mancanza
di spazio.
Da
questi frammenti
non
si
statori
appartenga
la
presente scrittura
si
lista di altri
si
apre
la
nel 1225
Arrighetto Ar-
Peruzzi nella Storia del Commercio e dei Banchieri di Firenze mondo conosciuto dal 1200 al 1345, Firenze, 1868, non trov in Firenze la scrittura doppia o Veneziana prima del 1382. Per recentemente sono stati pubblicati alcuni conti fiorentini o toscani a scrittura doppia
(1) Il
in tutto
il
Vedi ad es., i Docum,enti di ser Ciappelletto, pubda G. Paoli in questo Giornale, V, 329-369. Anche a scrittura doppia sono i conti che si trovano nelle Lettere volgari del sec. XIII scritte da Sanesi, pubblicate dal Paoli e dal Piccolomini in Scelta di curiosit letdi data assai pi remota.
blicati
,
Vedi Ildefonso da
FRAMMENTI
163
che giurano
il
29 maggio 1201
la
pace coi
Sanesi
(1);
nazione fra
Comune
In
di
Firenze e quello
di
Siena
nel 4 giu(3),
gno 1203
(2).
un documento
per
il
quale venduto un
riceventi a
nome
Ugo
dell' Ebriaco
d'Oltrarno, Zainetto di
Donato
l'
Ciaflferi
18
meno 26
denari. Buggerino
ribelli
Ghibellini del
1263
la
casa e la torre
di
di
S.
Buonaccorso di
Pancrazio, fu
dei
il
di-
dai
Ghibellini
nel
fra
1' i
tempo
dell'
ultimo esilio
Guelfi
1260-66.
Buonaguida
consiglieri fiorentini
che
12 feb-
atto di
Comune
(6).
di
Firenze
Bologna
(5),
e cos di seguito
le
Ed a proposito
commerfloridis-
detto
tra
trattato,
si
relazioni
un
trattato fra le
si
due
il
sentiva
commerciali
tutta
ci
una
serie di partite di
cambio e
di presto
si
La quantit
poco pi
libro,
R. Arch.
t.
XXVI,
ce.
3 sgg.
(3) Ivi,
(4)
(5)
Ildefonso, Delizie
XXVI,
ce.
89 sgg.
t.
(6)
Vedi per
le altre
(7) 1203,
164
e la
P.
SANTINI
conti ci
somma
i
mostrano
la
importanza
elevato fra
traggono.
si
Il
nomi
di prestatori fiorentini
che
leggono nella collezione dei decreti del rimborso del regno d'InIII
(1228-1272): e
Bencivenni,
Bacherelli, gli
Alamanni e
apparte:
ed
Buonaguida
si
di
Edoardo
il
I.
di conti, si ripete
formuil
partite
che sono
for-
man-
un
che
tempo,
il
due frammenti
ci
Ma
la constata-
libro
maestro
cambio
si
scriveva in vol-
una
le
simih scritture,
che
il
fino
ad ora
Dipi
,
si
conoscevano, ritardano
di
1211.
allo
come per
la-
parte morfo-
(1)
(2)
Op.
cit.,
Qualche altra breve scrittura volgare della prima met del ducento ho certamente veduta nel nostro Archivio di Stato: se a cosi scarso materiale si aggiungesse un glossario delle parole e modi di dire volgari che si leggono nei documenti latini scritti da notai fiorentini dal 1200 al 1250, si potrebbero forse determinare le principali forme grammaticali e grafiche
della nostra prosa
pi antica.
1236 marzo, 17 (Prov. Passignano), che contiene la notizia di una sentenza per mezzo della quale dato al sindaco della Badia di Passignano il possesso di alcune terre
lista delle
,
si
trova la
La
s.
seguente
Itera diedi
Item ded
s. ij
(sic)
per lo puronuxiai
mento
s.
ij
di fruti.
Item
demmo
ad u messo
ke uenne a dare
fruti
Dietifecie
FRAMMENTI
logica, questi
DI
UN LIBRO
DI BANCHIERI FIORENTINI
165
contri-
buto
(1); la
linguistica,
che accompagner
la
mia trascrizione.
ho anche
notizia
In
nardo
Calcagno
fa
Baldese,
pr
se et
sua
danari pisani a
nome
cambio
di
400
lire di bolognini,
che proIl
mette
di restituire nei
docu-
mento rogato
fa
per s e per
Jacobo
di
Morando, Moltobuono
Tedice di Mazzabeco,
altri si
Bernardo
di Rustico, Struffaldo di
Piero ed
presentano
al
giudice ordinario della curia del sesto di Borgo SS. Apostoli per
figli
del fu
Bene
di
Bene Gicciavacca,
ai detti
300
di
pupilli,
prout in
et scripta
Che
la scrittura
misteriosa,
come
il
Peruzzi
presente documento;
(1)
madre
del
Guido Guerra, pubblicato dal Gluipi, in Volgariszamento dei Trattati morali di Albertano giudice di Brescia ecc., Firenze, 1832. Sebbene il testamento sia della seconda met del sec. XIII (1278) pure la contessa era
,
documento, che sembra scritto ad verbum dietro sua dettatura, risalirebbe alla prima met. Invero, nel 1238 la contessa ottiene dall'assessore del Podest fiorentino facolt di far rappresaglia
allora in et tardissima, e quindi
il
contro il comune di Pisa, ed allora ella era gi vedova di Marcovaldo. (Vedi R. Archivio di Stato, Diplomatico, 1238, maggio 13, Castello).
(2)
Op.cit.,
p.
223.
166
questi frammenti difficolt
solute.
I
P.
SANTINI
in parte
non ho
ri-
due
fogli
da render mutilo
il
testo- di
non
di
rado
il
correggendo
talvolta
si
l'altra riga.
Le abbreviature sono
che pi
di
frequente
ripe-
che spesso
si
rimane
una
non debba
scritte
riprodurre
frammenti ho
e separare
le
me
lo per-
ai prof' Paoli e
Rajna,
nell'in-
talvolta
Pietro Santini.
Col.
1.
MCGXl.
per liure diciotto d'Iperiali mezani arrascione di trenta e cinque
meno
terza
ke demmo
d'.
lib'.
(2)
il
uolontade.
tt.
duomo.
per u massamutino.
xl: rek iakopo a termine.
ci
a dato
Item die
e sol.
ij
(1)
(2) Cio,
167
per
(1)
meno
d'. xij
(2) ci die
buoninkontro dappopio
lib'. iij
meno
d'. xij:
rek giannozo.
sol.
ij
A A
in sua
mano:
ab.
posto
sotto
sol.
xx in sua mano
(3).
aldobran.
Item
xx
leuammo
buo
naqnida forestani.
MCCXI.
Jakopo
f.
simone suo
fratello
no dino dare
loro tredici di
tredici di anzi
katuno
lib'. Iij
demmo
meno
terza; e
dene pagare
se pi stanno a
iiij
d'. lib'. il
tade.
tt.
Item
ci die
buoninkontro
f.
lib'. xiiij
sol. xj:
Item
ci
die arrigetto
a dato
sei
lib'.
da san firenzo
le
lib'.
e buonacfede
lib'.
ciento
sol.
'1
tessta di kodarimessa le
quattro
Ub'.
due
di intrante
X e
sol. iij
Item
xl per dato
al-
ottobre. Item
die
iakopo
sol.
xxx: rek
dobrandino
(8).
MCCXI.
Buonagiunta dassomaia die dare
titre
lib'.
xxiij
sol. xviij
ke
prestammo
posto
ti)
pr
U pamU,
cancelUto.
(2) i,
(3)
omeelUto.
(4)
(5) (6)
(7)
(8)
parte caneelUto
il
nome MgMate.
scrtta
d* mano
del
sec.
UT mw
boU
giuridica.
168
gare in k. agosto
volontade; e
s'ei
:
P.
se pi stanno a
si
SANTINI
iiij d'.
lib'. il
no pagasse
no promise
di
tt.
pagare buonone
farolfi
da
duomo prode
f.
sassolini
dackapiano. Item
buoriketto del
greccio ci die
Col.
2,
MGGXl.
f.
Ristoro
f.
sigoli
XX
d'.
viij
per
liure
otto
ke
demmo
dodici
di
anzi
kl.
giugnio a sedidi
stanno a
iiij
(sic)
lib'.
d\
1'.,
e dino
pagare
xij d
anzi k. agosto; e se pi
tt.
d'.
U mese quanto
sol. xviiij
alberto bai-
d'.
iiij.
mano
del
sol. xl:
rek tegiaio
iij
intrante decbr.
f.
buono
lib". vij
MGCXI.
Banzara
ispeziaale
del
lib'.
xv pro[uesini] nuoui ke
kl. luglio
(2),
demmo
a bartolo
ke
demo dodeci
d (1) anzi
e dino pagare in k.
luglio: se pi sstanno a
t
:
un mese
s' elli
non pagasse
del
romeo
ckorso
f.
del uillano
da samikele
berteldi.
li
xxviij
per
lo
rendemmo
xvj.
benuenuto
per prode.
lib'. iiij
Banzara
ci
a dato
e sol. xiij e
d'. viij
rec
il
teckiaio le quattro
papa
allero
lib'. iij
die benuenutto
f.
del
romeo
del garbo
1|
(4)
vij
sol.
xvj
MGCXI,
xj di anzi k. luglio.
lib'.
xl
a di
xiiij.
.x.
dal mese
den.
v.
aggiunto nell'interlinea.
La
linea verticale
tagliata per
il
termine medio:
credo
quindi
FRAMMENTI
DI
UN LIBRO
DI
:
BANCHIERI FIORENTINI
169
se
pi stanno a
si
iiij
d'.
lib'.
mese quanto
tade
s'ei
no pagasse
no promise
tt.
di
Buonackorso
il
ci
addato
lib'.
xl e sol. xj
auemmone b[olognim?]
xx e
e acci pagato
prode.
Gerardo
f.
f.
sol.
d'.
x per buoglione
trauersi,
ke
AppoUonio
dava
tribaldi
no die dare
prest[am]mo: disse ke
al fanciello
xxxv e j
(2;
per urromeo
ke
ne
demmo
tornesi:
daua
di
panno
xxj
linio.
sol.
meno
ke diede ad arnolfino
e
d'.
atauciano de l'acierbo.
(3).
Item
ci die
appoUonio
sol. xvij
v di sua
mano
Col.
3.
Item
ci
die
mainetto tornaquici
lib'.
xij
ke
le
marna
sinibaldi rinucietti in
ke
li
dauu per
izikelli di rascione
buonaiuti rikardini
sol. xl
xij d
buonaquida dassarromedio
f.
per mainetto
tornaquici:
leuammo
di rascio[ne] benintendi
pizekell (6),
lib'. iij
per
1'.
bolong. 5.
to
buonaciete
f.
gaiazzi [ke
dejmone
per
lui.
(1)
Segue
scritta
si
sa rmsara,
ricorda
di
mano
posteriore,
dello
una questione
statato
ione
della quale
una disposizione
fiorentino
relativa ai
beni
del con-
al fisco e
altra
figlio del
con-
Vedi
la
noU
5 a
p.
168.
di
Seguono nel margine inferiore del retto della prima carta direrse note e prove
:
penna
rghetto da Filiziano
lib.
Iij
Gionanni di meeser
Han*
Come
detto
il
non
abrase.
170
Itera die dare
lib.
.
P.
viiij;
iiij
SANTINI
dare
sol.
lib'.
leua[mmo
Col.
. .
4.
iiij
d'. lib'. il
mese quanto
fosse
nosstra volontade.
alberto
Bonaquida benciuenni
sol.
a d[ato]
sol.
lij
d'. iiij
f.
posto
xxxiiij
per lo kacia
arringieri
leuammo
ci
Buonaguida benciuenni
rihi
a dato
f.
arat-
maluerni
sol. e:
[disjse
f.
ke
ci
benciuenni
xv meno
d'.
iiij;
ebele la m-
quaderno nu[ouo]:
fornaio
f.
ci die
lib. xj
viiij
e sol. xxiij
ci
a dare
per
f.
di intrante luglio.
Item diede
per no[i]
[auo]gadi
lib'.
viij.
Item
Gol.
5.
In nomine domini,
me San
brocolo.
MGGXl.
Orlandino galigaio da santa trinit no die dare
per buolongnini ke
sstanno a
angiolino
auire sol.
iiij
i
lib'.
demmo
il
a bolongna per
:
lo
mercato sanbrocoli. Se pi
d'. lib'.
mese
e s'elli
tt.
bolongnini galigaio.
xliij
per mikele
f.
galleti:
leuammo
di rascione
de
lo scilinquato
maineti.
Orlandino
ci
aue dato
lib'.
vij,
sol. viiij;
f.
quidi
gianni [e]
lib'.
konakede
;
tredici
di
anzi k. giung.
Item
ci die
Orlandino
ci
vj[e]
a dato
lib'. iiij
e sol. xvj
ke
diede ad arrigo
f.
rugieri de lo
quaskone
de
ttortolini xj
sol.
di anzi k. giunnio.
la gattaia
xlvij e li li
dauauamo
rasione
f.
rinieri
orlandini x d
1
,
kastellani sol.
sol. xj
di
mano
Orlandino
a ko giannozo.
(1)
Uke, cancellato.
FRAMMENTI
DI
UN LIBRO
lib'.
,
DI
BANCHIERI FIORENTINI
ke
i
171
a bose pi
xl per bulongnini
demmo
:
longna per
sstanno a
lo
mercato sanbrocoli
d'
;
e de pagare
iiij
s'elli
pagare Orlandino
Bernardo
ci
bertti.
lib". xj
Angiolino
ci die
a dato
di ssua
mano
lib'.
benivieni galigaio
per
angiolino
ra. (1)
x rek
:
kSbio da
scotto
tre
,
pezzaio
1'.
lib'.
tre,
da iakopo
diede
del
capo
quatro
meno
soldi
e le tre
tre
sol.
Orlandino
di ssua
mano
Item angiolino
il
di ssua
mano
sol.
prode.
Item
ci
die
ci
Orlandino
lib'.
un
die anzi
k. giugnio.
Item
die
d
Orlandino
lib'.
e sol.
iij:
nardo
lo
pezaio
tre
intrante giugnio.
j
Item
ci die (2)
mano
sol.
sol. xl
kon arnolfino
in
iij,
ed a pagato
quiderdone de
ssu
parte
a aldobrandino per
!-
(3) giugnio.
MCCXI.
Guillielmo
f.
lib'.
longnini ke
k. giunnio; se pi
d'.
lib'.
messe.
gaglietta del pekora tre
Iakopo parisci
1.
ci
lib'.
xiij;
auemmone da
mano
lib'. iij
e sol. xj
(4).
MGGXI.
Diede
bilicotzi
no die dare
lib'.
viiij
sol. xiij
e
,
d'.
iiij
per bolongnini
ke
demmo
(6)
:
e de pagare in | (5)
matgio
se pi sstanno a
ci
li
d'.
lib'. viiij
Mainetto tornaquici
a uinediko prestazi
a dato
e sol. xiij e
d'. iiij
ke
dauauamo per
f.
dello
f.
maineti de lo sscilinquato
konackede
Risstoro
orlandini di lungarno.
no die dare
sol. x,
ke
li
li
di
ri-
(1)
Probabilmente daf-Frrara.
Tedi la
noU
3 a
p.
168.
(6)
172
storo in
P.
SANTINI
ristori
sol.
sua
xx
di ... (1)
posta in
quaderno nuovo
aldebrandino
(?)
:
kapi
prestammo
sol.
x 5 aldobr.
disse
ke
daua ser
nikape
bolon[gnini] ke
prestammo posto
:
xxxvij
sol. xvij
d'.
v per questa
le sei lib'.
undici
6.
sol.
meno
d'.
quattro
di
Gol.
MGGXI.
f.
Donato
e
sol. vij
ciatferi e
d'.
lib'. cvij
viij
per bulongnini ke
demmo
in bolo[ngnia]
per
iii[j
lo
d'.]
merlib'-
cato
il
sanbrocoli, e de pagare in
(3).
k. giunnio:
se pi stanno a
mese
Buonackolto salintorri
aldobrandino
f.
ci
a dato
lib'. xviij
meno
den. xxvj
ebene mesere
:
simone gianrolandi
'1
kopimento
rinieri
f.
(sic)
1'.
martinelli
:
Item
rinuci
lib'. xviij
meno
den. XXV e
"1
auemmone dackorbizo
de la pressa
xviij;
pagammo
lib'.
per kapo
viiij
tin:
di
intrante
e sol. x
lib'.
mano
xviij
sol. xij, xj
i
di intrante giugnio.
:
Item
meno
d". xx>'j
ke
ci die
arrigo dell'erro
sol.
leuammo
di ssua rascione
ter-
mine.
nelleti
quar-
ugeti da
ssan firenzo
ci
pagoUi donato
'1
f.
Item
d
viiij
intrante
lib'.
vj
di bolongnini
ke
li
li
prestoa
Item
sol.
ackorri
sol.
cviiij
di
pisani: rascionamo
bolongnini
due
r. (6).
(1)
(2)
In questo luogo
si
ha un segno o lettera
di
dubbia interpretazione.
(3)
(6)
La
riga che segue, e che tralasciamo, contiene una nota giuridica scritta da
mano
pi recente.
FRAMMENTI
MCCXI.
Albertino
DI
CX LIBRO
DI
BANCHIERI FIORENTINI
173
lib'.
xlij
e sol.
viiij
meno
d'. ij
per rae
'1
ke
jj
(1);
c-
rendemmo ad
rek toma-
d'.
viij
posto oue
vij
die
auire quidalocto.
xxxiiij:
Albertino paganelli
quici dal uezoso dei
!|
di
giunnio
\\
ci
a dato lib\
d'.
taone ke
anzi
ne skontammo per
ke
iiij
di (2)
k. ott.
sol. xlij
d'. wj
lib'.
per ispinello di
kallemala quatro
cino
f.
alamanni
(3)
anselmini
f.
viij
di intrante luglio.
rodolfi di porte
san brankazo
lib'. iij
(?)]
:
e sol.
viiij
meno
d'. j
ebele
a quessto
x:
termine.
a benciuenni
f.
gr[is]pingniani
(5).
lib'.
pagava
lib'. xij
e sol.
iij
d'. viiij
iiij
ci
a dato
iij
sol.
d'.
ed a pagato
il
guiderdone.
dauidalo
lib'.
e sol. xj
||
.
disse
ci die
ke ne pagana
taone
lib'.
taone....
:
leuammo
di ssua rascione
Item
iiij
rek arnolfino
darrinucino simioni
di intrante ag[osto].
sol.
Item
ci die
mainetto tornaquici
:
cv e
d".
ij:
[najquida benciuenni
disse
ke
Item
ci die
kapitanio
sol.
cv e
d'. j
ebeli
kal. settbre.
lib'.
vij
d*. xiij
per lo storamento di
e
d'.
ij
:
san bran
auire...) (7)
Maineto
tre
(6) ci
a dato
sol. xlviij
lib', iij
posto (ke
die
ke die dare ke
ci a...
1'...
sol.
meno
d'
kessodammo.
(1)
Aggiunto nell'interlinea.
ad arrihi.
cos pi sotto.
(2) di,
(3) Sostitoito
(4)
(5)
a baldoumo, cancellato. Tatto ci che in parentesi tonde sotto cancellatura. Inrece ci che segue, e che
dtmmo a
Idem.
tnaituia, cancellato.
(7) Cancellato.
(8)
174
P.
SANTINI
ILb. vij
rascione
(?)]
di
lib'.
vij
f.
to
leuammo
di
medaglie.
dare
d'.
ij
per ragione di
sol.
xx
Col. 7
(1).
die
dare
lib'.
xiij
||
e sol vj
\\
(2)
per
attauiano becki, ke
ci ci
donosdeo bengnioli
e sol. xij
(?)
d'...
ebeli albizo.
xiij
leuammo
ugetti
di sua rascione a
termine
ri-
da buonac'Korri
e
d'. ij.
(3)
nepote
da rdo
(?)
sol. xxxiiij
sol.
xiiij
(?)
Kaualkante
quaranta e
f.
kaualkanti
no die dare
lib'.
d'. ij
per
lib'.
sei di
lui
abbonizo maltempo
Item
ci die
iakopo simoni
lib'.
xlj, sol.
xiij,
d'.
ij
de
le
ciento cinquanta
del-
orfo
(4).
MGGXI
(5).
lib'.
xliiij
sol. xj
per liure
quindici
:
quaranta
1'.
(6)
due meno
d'.
in
pisa a
d'.
undici
d
iiij
se pi stanno a
lib'.:
lib'. xxiiij
(1)
La
scrittura delle ultime due colonne fatta rivivere con reagente chimico usato linea per
la rasura pi
linea.
in altri
non
si
hanno
Aggiunto nell'interlinea.
hunackorri
(?).
(4)
(5)
La
Accanto
aggiunto
sol. xlviiij.
(6)
di nuovi, cancellato.
FRAMMENTI
e
d'.
DI
UN LIBRO
rinucini
f.
DI BANCHIERI FIORENTINI
175
intrante
XXX per
||
la rascione
macene
[]
ke sodmo
xiij
di
noubre
(1).
mano
lib'.
Ij.
ij
sol.
x e
tredici
di
intrante
Item
ci
diede kardinale
di
li
lib'.
sol.
xv e
d'v. posto.
f.
Itera lib'.
cinquanta
gaiazzi
xiij
di
in-
di
xv e
sol. x\'j
d'. viij
innanzi
viiij
pergamene
(2).
Al pacie
f.
e vino
auemo
i
prestato
lib'.
iiij
meno
ke
d'.
xx\iij,
ke
li li
ci
(3;.
Item
xxviij
ke
demmo
iiij
in sua
mano
disse
pagava
nei panni
suoi allalbardo.
Pacie
ci
a dato
lib'.
leuammo
di
ssua
rascione
alberto rosso.
In
sol.
xv
di
veronesi ke
di
tol(?).
lemmo da
Item porta
lib".
xxxj di veronesi
cambio
xx
lib'.
di bo[lonJgnini perrispese.
viiij
||
Montano
ke
le
veronesi
lib'. Ixxviij.
meno
sol. ij
||
(4)
demmo
per lui a
quaauire.
skne
f.
ke die
Ixxxx e
d'.
xxv. Item
sol. xvij
d'.
j (?).
d'. iij.
Item buonessengnia
(?)
de l'anquillaia
lib'.
xlv e
sol.
I
iiij
Ixxxxiiij
e sol. v e e
d'. iiij.
Ixviiij
ij.
e sol. xiij
rinieri
iij.
mediki
lib'. Iiij
e sol.
per lo prode.
sol. xlvj, d'
e sol.
Monta
in tutto
lib'. oiiij
d'.
ij.
Item rauemmo
lib'. oiiij
e sol.
Lutieri f. rufToli no die dare lib'. iiij per benci di buorgo ke i per nuovi, posto ke die auire. Item die per noi a kbio minerbetti
ci
daua
lib'. iiy.
(1) Le purole poste tn lineette sodo un' agginnta che stata fatta in uno spazio limitato da nna linea corra nella seconda colonna della pagina. (3) Alla steaaa maniera che i nostri banchieri rimandano spesso ad altri libri e quaderni del banco, cosi in qneeto luogo, e, come si redr, anche pi sotto, fttto richiamo ad altre carte del cod. originale, del quale questi frammenti sono piccola parte.
(8) La forma delle lettere non mi premette di leggere, come piuttosto avrei rolnto, tUl garbo. Per neppure la lezione proposta sicura. (4) Aggiunto nell'interlinea.
176
Alberto
f.
P.
SANTINI
d'. iiij
Ubertino
si
(1) ci
dato
sol.
xxij e
tre
d'. iiij.
pergamene.
Gol.
8.
MGGXI.
f.
B]. Ridolfo e
d'. vj
lib'.
xxxvij e
in
sol. xiij
diede
aldobrandino
e de
pisa a
diciotto d\ per
ke
li
li
pagare x d
;
d'.
lib'.
di
di porte del
duomo prode
kieriko
sol. xiij
gerardi
tornaquici
bartolo de
lisstorna.
Donato
lib'.
xxij e sol.
il
x uno
auemmoli da alberto
fornaio
lib'. viij
lib'.
fornaio
del rosso
del
d'.
ci die gaglieta
del pekora
vij
e sol.
ke
ne skointammo
sol. diecie
ke
daua1'.,
uamo
sol.,
tre
sol.
lui.
Kpagnio
rascione
soldi
no die dare
sol. xxxviiij
per uquicio
f.
kessodammo
in libro veckio in
dare
d'.
xxx
per quiderdone.
rascione oue
die auire
Kompagnio
per k. marzo.
ci
a dato
sol. xlviij:
leuammo
dissua
die
dare
sol.
xxv e I per
ke
uquicione
f.
kessodammo
sol. xxiij:
in libro veckio
kopagno
ci die
a dato
kpagnio
MGGXI
(3).
f.
Jakopo
lib'. xij
sol. xviiij
per
lib'.
dodici
di
(1)
demmo
a.
Accanto
d'. xxxij.
FRAMMENTI
nuovi ke
i
DI
UN LIBRO
d'.
1'.
DI
BANCmERI FIORENTINI
anzi
k. giugnio. posto,
177
dene
demmo
a diciennoue
kl.
otto d
si
Mio:
se pi stanno
no promise
di dare per
pena
de Tona
(?)
liura infino in
V.
no pagasse
si
no promiinise
(sic) di
manni prode
f.
e kapitale quant'ellissteseto.
isscilin(ju[ato] mainetti e
quemieri
ci
quidi quernieri.
lib.
xiij
d'.
xx: ebbeli
buonagoida benciuenni
(5)
lib'. iij
d'.
per bolongnini, e
1'.
kl. agossto: se
piusstanno a
iiij
se
no pagasse
no promise
di
Bandino
sol.
ci
a dato
sol.
ci
dato
ix
(?)
del prode.
sol.
libro veckio,
e \ xxj
xxviij
ke de auere
e
d'. iij
:
issterlino
e altro
leuammo
dissua ras-
Bandino Bandino
ci
liiij sol.
rek a amolfino.
sol.
1
dire
per
la
sua parte
f.
de
la
rascione
di
pergamene ke
ci
'1
bumetti godini.
Atauiano
a dato
sol.
ci die
atamano
sol.
xxx
dis-
sua mano, e
(1)
Sembra araldi,
ma
dare, cancellato.
(4)
alle
poche preposte
al testo.
come gi ho
documento
storico,
ioBe con
quelle strette regole della riproducione diplomatica, che sono ecmsigliate per gli studi
liigftici. .Sicuro pertanto che altri, studioso di eoee di lingua, rorri corare
noi
ftdale ii|mwB
lioiM grafica del documento, mi parso supeiflao in qneata prima cojna distinguere con carattere
coiTO, nello sciogliere le abbreriatnre, le lettele nattoite ai segni abbreriatiri, come ad esempio
nelle parole
owf ; nd
fiir
omsmo ce., idolte dai troncamenti rasci, m, vqmM, hmn Urma, wfmkim /. Vttrmgtt ecc., andek mtmo itrwa,
ho tralasciato
di asare altre
t
MfuMMM
poftaflea,
/.
ImmM.
i,
come
ToHe ndla
co[tta la
detta forma di
corta
nellHtao delle
iniziali
maioscole, piuttosto cbe attenermi alla non regolare giaia 4i) teato,
ho ondato meglio adattare l'intera trascriione ad una certa uniformit, pur MO alWrtaaaadoiai tnippe da ^ella grafia. Quanto al Talore storico del presente documento, bene notare che il libro riveeltto di nn certo
mormtU
12
ILLUSTRAZIONI LINGUISTICHE
qui sopra dal mio amico Santini, faranno forse parer non inutile
facili
tuttavia io
se
non
rain
modo
pi ampio e pi completo.
altri antichi testi toscani e soprad citare
che mi occorrer
pi di
sovente
per
opportuni riscontri.
codicetto
E prima
fiorentini,
che sono:
di Firenze, al
Un
membranaceo
dell'Archivio di Stato
le
norme da
seguirsi
nella compila-
chiaro che
un
E
,
poich
li,
hanno un formulario
il
li
per
libro di
banco
e se
avesse
XH. Se
cos
M. E.
nel voler conservata la forma latina negli atti che potevano prodursi in giudizio
sia stata vinta
bisogna
per
gli atti di
non breve
di anni
il
a&tto
Di fronte quindi
la testimonianza del
ed
in volgare idioma, usate nel suo tempo (1215-1226) dai mercatanti nelle loro reciproche relazioni.
leti, ital.,
I,
Torino, 1887,
p. 140).
l'importante
scrittura
antica serie,
Append. n 20
sardi dei secoli
ai
anno 1848
XI
e XII, stata fino ad oggi la pi antica scrittora volgare con data certa che
i
ILLUSTRAZIONI LINGUISTICHE
1290,
il
179
quale fu descritto
Carmino,
scritto
Giulio
Piccini,
XGV
(O).
Compagnia
di
San
Gilio, certo
non posteriori
della
membranaceo
Documenti
stesso Giornale,
345-369 (DC)
(2).
Infine
documenti non
fiorentini
si
ai
Ri-
voi. V,
Ap-
la dispensa
CXVI
della Scelta succitata (LSen.); alle Sei tavolette cerate etc. pubblicate ed illustrate
ai
Trattati di Albertano
editi dal
(GPist.).
I.
di
Suoni.
VOGALI.
I.
Toniche.
A. Nulla
notevole; anche
il
suffisso
-aria
(1)
lese:
(2)
Non veramente schietto fiorentino della citt, bens piuttosto empoma per l'uso che abbiamo ora da farne la differenza non conta. Testo pratese, ma anche qui poco importa.
DOvron,
Soffgi,
(3) Il
526
.,
ed Arch. glott.
it.,
IX, 35
n.,
esse e le
chiama
non
si
accenna ad pu avere
180
E. G.
PARODI
l'anguillaia etc.
i
Per
l'esito
-i,
con
propagginato, hamUiere,
lievi,
ma
Kandel-
il
Tesoretto
(1),
il
Lucano
ric-
cardiano
invece in DG, in
il
0,
in SGil. la
forma analogica
positio
era ha gi preso
debilis
sopravvento.
Nella cosidetta
latinismo,
ma
Il
verbo dovere.
saldo,
breve.
duomo, gua-
numerosi nomi
proprii,
buonacfede
etc.
naff
bunackorri).
parliamo sotto
breve
nove novem
(RM nuove)
,
odierne.
breve.
Di
posizione
agosto
ser
ackorr
buonackolto
salintontH.
Ma
qui
si
incontrano alcune
gli
forme
curiosissime:
metteremo insieme,
all'atona,
sebbene caso
Abbiamo
nei
primi di
essi
un u che
si
dittonga in posizione ;
il
inoltre in buorsaio (e
aggiungiamo buolongnini)
dittongo peril
mane anche
anche
il
all'atona. Io confesso di
non
saper, sciogliere
pro-
l'ipotesi
che originariamente
sizione, e
che
lo
andasse
man mano
eliminando;
ma
qui
si
le
forme scon-
Vedine l'edizione
critica, fattane
il
noto codice riccardiano 2418, che porta la data 1313; testo senza
dubbio fiorentino.
ILLUSTRAZIONI LINGUISTICHE
tratta di casi di u,
tutti gli
181
si
non
di o. Piuttosto
il
il
vedere che
ha
in
che
che
ci sia di
dalla labiale;
facile
ma
oltre
ci sarebbe di
osservare
documento, dove
si
ha pure un o od un
u, preceduti
da
labiale:
fornaio; porcelle, sant'Apostoli, AppoUonio. Infine notiamo ancora che non tra
scritto cosi
le
cose
meno
curiose
trovar
molongnini
il
due
volte,
dittongo.
delle
IL Atone.
A. In
del
nella
formola
-ar-,
secondo una
caratteristiche
quemieri
una
In
;
i,
nmetH
(e reneri,
Epitetico:
Ha
illos
{ke
quale
esso
si
finali,
che pure
resto d'Italia e
(1).
si
il
territorio
romanzo
E. Rimasto protonico, de
di,
volta, decbt^e.
(1)
Un
altro
esempio
certo
sarei
tentato di ag-
giungere. In LSen.,
gli scrupolosi
p. 3, si
legge
dove
avvertono che foe una loro correzione mentre l'originale porta scritto foa. Non sar invece da credere che foa
editori in nota ci
sia la lezione
ad
e,
Vadonqua
ma
IX,
p.
54
n.,
ovunqua, quantunqua e simili. leccese fraima fratelmo, che il D* Ovidio, in mette fra gli esempi di tendenza ad a finale,
RM.
18^
nepote, ed
E. G.
PARODI
a diciotto, di-
anche
dietesalui,
Uallemala, accanto
bemuieni;
penultima
,
di sdrucciola,
dodeci e dodici,
,
tt^edici,
[quat\tordeci
e quatordici
quindici;
finale
diede,
centodiecie. Cfr. in
(e
CP
potremmo aggiun-
simili ci ini
meno
il
interno,
sta-
bilmente tutto
quello che
tre volte
,
si
crederebbe.
accanto a Simone.
d'iato,
di
simioni,
labiale
attigua, douea,
Piut-
tosto e originario
I.
die, fue.
Rimasto
iniziale,
ma
sar
un
latinismo; e qui
o,
metteremo
gli i prostetici
davanti s complicato
come
dicono,
isscilinqu[ato].
fu
che
in
CP
guiglielmo
poi
Quanto
all'assai diffuso
uguicione, uqui-
anche
di
,
una commistione
;
forme
Ugo con
ma
resto dubbio
per Ruitgieri
accanto a rugieri
se
s'
abbia da vedervi
un
modo
il
logia di
In Kirispino c'
0. rodolfl,
un
il
gruppo cr
(1).
aldbrandino accanto ad
alde)r andino.
Ho
gi ac-
rugieH
van qui
citati,
che
il
fiorentino
(1) Si inser
un
i,
perch questa era la vocale della sillaba, come in crasi inseri pure , calabrone.
ILLUSTRAZIONI LINGUISTICHE
183
In a,
trova
Intatto, finale, in
ssan firenzo,
ma
gi
si
facile analogia
con Firenze.
lA mantenuto
manel
in
ie
nome proprio
, il
quale oc-
IO
in
ie,
nella
protonica, Dietaiuii,
CP
dietisalui, diemidiedi,
forme frequentissime.
fin
d'allora
al
semplice
DG
il
fenomeno
di
sciffhatoio
di
asciugatoio, che
trova
Gi-
seppo accanto a
Giuseppe, quantunque
questi
casi
c'entri
il
57-58.
CONSONANTI.
I.
Continue.
J.
Ij,
ei egli {h'ei
i,
pag,
s'ei
no pagasse)
preci
la
perdita di
come
e poi, nel
intere,
primo
caso,
rinsaldamento
(Gfr.
dell'/,
insieme sopravviventi
Possiamo qui
l'odierna, degli,
lullio,
che per
lo
pi
ma
offre
teremo quella
che presenta
scrizioni
ma
pi frequentemente bolongna,
anche una
hamiscia.
volta Acarigi
{messer Acarigi). In
CP
ciriegi,
ma
184
tj,
E. G.
PARODI
la re-
cos
dicasi
Assai
pi notevoli sono le
un ra-
scionamo ed
pare
di
fiorentino
si
il
trovava
pistoiese
per
gran parte
ben
normali e frequentissime
di TAlb., e
si
trovansi che
ben
di
rado
11
,
(si
come vedemmo
per
i
pistoiese
Ma anche
eliminati
dal
fiorentino;
Acarigi,
alle quali
ma
si
in
GP ha
gi
totalmente raggiunto
le
condizioni
ciriegi,
perpetu nel
tj
nostro
camicia,
sdrucciolare antico
G., VII,
516
n.
2).
Se ora
fra
volgiamo
ai testi senesi, ci
RM
senza dubbio da
spiegarsi colla
per
tj
ci sia
ma
ma-
(1)
maggiore
Questa forma parrebbe assicurare alle sei tavolette cerate un'antichit di quella attribuita loro dal prudente editore.
ILLUSTRAZIONI LINGUISTICHE
sgioie, pisgione,
185
Parisgi
(i).
i
Pi
tardi
infine,
anche
il
senese
raggiunge
il
fiorentino ed
tipi
la
traduzione deVEneide
fatta
da
Non
qui
il
luogo di discu-
debbasi unire
difficile
col fiorentino
pistoiese
dubitare
da confrontare
col
si
fr.
t^aison)
non rappresenti
si
primo termine
continua poi e
un
altro.
negli antichi
la
ad un certo momento, ha
quale
sua radice
poi
di
in un'originaria
uniformit, alla
il
non
si
ritorna
nuovo che
per
il
assai pi tardi;
il
fiorentino quello
che raggiunge
primo
gruppo pisano-lucchese,
167-68), poscia
il
pistoiese
infine se
non
del primo,
stadii
attestatici,
restano
notevoli
dei
vi-
ant.
risultare
etc.) (2).
manfredu^,
rinuci.
rinuccino ;
dj,
ma
giannozo.
in
In.
GP puntaQga.
,
mezani. Noto
GP
poQ(;erello n. loc.
accanto a pogio;
testi
to-
(1)
Lo HiRSCH
,
concernente
la
Fonetica
IX
della
rom. Phil., 513-570, non distingue cronologicamente i due testi e le forme che offrono male, a mio credere. Del resto un lavoro assai utile, perch riunisce molto materiale, ma in genere vi si desidera un po' pi di discernimento e non vi mancano gravi errori. (2) Vedi per una nota dell'Ascoli, Arch. glott. it., X 104 colla quale veramente non so mettere in tutto d'accordo le mie conclusioni.
:
186
scani (lasciando
E. G.
PARODI
ben pi frequenti che
pur
gli
aretini) sono
raggi
etc.
-Ili,
L. Intatto
fratelli;
dei aroncielli
degli aquerelli;
cosi
in
GP
ma
Per
implicato, itehio.
di burneti, genitivo di
Brunetto.
S, Z.
il
Non noteremo
vedi in
se
non
la grafia,
clitica,
ma
forse prevale
albitzo, Mlicotzi,
matzingo, metzo,
tutti in
una pagina.
gruppo
cr, gr\is\-
pigniani. In
GP
giosta e chosta.
Mediano, deWauogado.
non
ci
par vestigio
i,
d'assibilamento.
Quando segue
e,
q,
Davanti
e,
i si
ha
il
semplice g,
G
T.
palatino, nnatgio.
cui
si
nostra aduochada
SGril.,
1338
meno
puro.
It.,
Pasqua rugiada
X, 85-87, per
il
(privadi TAlb.
poi avrei
veda VArch.
Glott.
quale
in
-ade, volontade,
ma
in
anche apo-
P. Gondizioni
odierne, ricovero.
Iniziale,
pr
br, nel
fre-
quente sanbrocolo.
B. Nesso -br- in
-^r-, liure.
GP
liuere.
AGGIDENTI GENERALI.
Geminazione
di consonanti.
Si
ondeggia naturalmente un
, ,
ILLUSTRAZIONI LINGUISTICHE
po',
187
sec. successivo.
ma
Un
di
mano
il
(scritto
per per
lo
pi
cui
etc.);
,
raddoppiamento
di /f in
tf,
ciatfen% e di
W
et,
in eh
tticto,
si
Dopo una
proclitica,
[la
consonante iniziale
u
da
rromo
lino,
{perrnspese, Sert^ackor^ri)
firenzo, di
,
fricative, s,
dassan merf,
da ssan
/Ferrara;
e,
nasali
b,
sinno promise
t,
henne ebe;
continue
dachapiano etc;
irappagatori ;
abbonizo.
di
Assimilazione
consonanti.
Dopo
proclitica
dassarro-
medio, salorenzi,
pekora,
difatti
si
u massamutino,
samihele.
l
In gaglietta de
assimilato,
che
si
trova
anche.
Interno,
,
buonessegnia.
Infine
resi di
notiamo
la metatesi
che
si
ha
in sai
brankazo;
l'afe-
storamento se
come
pare,
instauramentum
solita
; l'apo-
cope
di die,
da
la
l'elisione
della
prima
II.
Forme.
NOME.
Articolo.
zaio,
li
Condizioni
gli
isolati
lope-
dento
il
soldi, e. l'enclitico
importante
veder gi qui
stabiliti il
ed
i;
il
perch
igli
che
el inoltre,
crede, frequen-
XIV
atten-
E. G.
PARODI
secoli anteriori
fu
anche nei
su
il,
i sia rifatto
i
eh' poi
un prodotto
italiana ad
Per
siamo
alle
condizioni
preposizione
staccata dal-
kolto etc.
dalle
Ma anche
Anche
il
si
stacca
un
po'
condizioni
il
dell'italiano
moderno
lo
che
accompagna
sempre
se-
XV
logia della D. C.
(1),
quantunque
egli
os-
lo
meno
(2).
Pronomi personali.
usati qui
Oltre ad
elli, elle,
dimostrativi plurali,
con nomi
di
no
la sola
forma
in uso,
accanto a
ci,
nella proclitica,
die dare,
etc.
no
die,
no prom^ise, accanto a
si
ha dato
della
Adunque
ha
un uso sporadico
p. 77).
forma
in
(v.
cit.,
Invece
il
ne, che
(1) Zehi,e,
Laut-und Flexionslehre
suo studio
in Dante's
Giorn. di filai, rom., II che avvedutomi della persistenza del lo dopo il per, spogliando antichi testi, volli assicurarmi se i nostri pi anProse , tichi grammatici se ne rendessero conto e trovai che il Bembo
(2)
Vedi
il
1-9,
sopratutto p. 8
lo qui noter
dava appunto per regola che il parola messere. Certo altri avranno notato
lo si
usasse
la cosa,
ma
ILLUSTRAZIONI LINGUISTICHE
LSen. frequentissimo, qui manca quasi
enclitico, nella qual posizione
affatto,
189
tranne come
occorre
quattro volte:
ci
dene par
deve.
ille ,
gare
Per
ci la
dimostrativo
notevole
proclitico
i,
tanto per
il
a persone,
come per
li.
l'accusativo plurale,
anche
i
riferito
a cose.
li
Accanto
c'
Dat. sing., he i
prestammo, he
dermno
ren-
demmo, ke
he he
i
daua, ke
derno.
he
vendetta
ed inoltre
k'elli li
i
daua,
li
Un
de^mmo,
p. 168,
ma non
li,
demmo
loro. Nell'enclitica
sempre
le
Si
ne
?]
he
Ile
nta'iietto,
prestamo-.
del
sy-
dimostrativo
nesin:
di
costruzione ad
(lib'.
iiij)
lib. viij
he
li
li
dauau
he
li
etc, pa^olli
donato,
per
li)\
cinquanta
...
fecie
dare
etc.,
per
lib'.
he
li
li
diede etc.
Per
le unioni di
pronomi
i
proclitici
li
notiamo
a
col
ci
he
ci die; con
li li
lui, li li
li li
dauau
:
glieli
davamo,
li li
dauauam,o,
prestammo,
py^estoa
?].
col
ne
avverbio, he
ne demmo, he
le
ne ri[tenenemmo
Enclitici,
pre-
che
ci verificabile
fatto
comincia a metcit.,
71 in
n.,
lo, te lo etc.
tale
spiegazione, a
realt
la
me non
il
pare
m,
te resti chiarito;
ma
ti
in
forma primitiva
D'Osot-
probabile fosse lo
vidio
mi,
lo
etc.
l'argomento che
forme
osservi
,
viene
tratto facilmente,
in
quando
si
che
tali
nessuno dei
diede,
li li
testi
pi antichi
ma
bens
li li, li
CP
li li
he line port.
190
E. G.
PARODI
Lo
stesso dicasi
per
RM
LSen.
E passando
enclitici,
alle unioni
con
ci,
GP
col
si
he ci ne diede, he cinedevea;
si,
anocine, fececine;
RM ebevine, si ne manic,
ne pag,
ne perdeo,
che
cene etc,
di
ma
significa ci, se
di stabilirsi
prodursi o meglio
le
condizioni
Cosicch
io sospetto
il
modellassero anche
le altre:
me
ne, te ne,
di lo
il
cene
^ simili, con-
dussero a
me
ma
invece
mi
etc:
ma
sia
sopra-
tutto io credo
originario,
che anche
in
me
ne
etc.
primo e non
onde da
punto
ne, si
mi
ne,
si
venne prima a
lo,
me
me
te lo
VERBO.
In primo
luogo noteremo
di
coniugazione
cambiata
avere pare
Presente.
Le
gi di fronte quelle
accanto ad avemo. In
CP avemo
biamo
;
un
solo
tali
per siamo.
une accanto
alle altre
lunghissimo tempo,
tutto.
auea, douea,
dauaua; pagana che sar pagavn, forma nota e spiegata da altri, ananam.0 etc. Vedi sotto dare. demmo, leuammo, yrestam/mo, accanto a demo, Perfetto. che una diversa grafia. Presioa vedemmo gi etc. Nulla in-
somma
di notevole.
Imperfetto congiuntivo.
ILLUSTRAZIONI LINGUISTICHE
191
il
di 3* plurale, in
tempo
dentemente
fatte sulle
il
etc.
Raccogliamo ora
essere
:
le
forme speciali
alcuni verbi.
gi; fosse
vedemmo
ha
la
prevalenza sull'analogico
ci-
Anche
ma
di
auire
non so che
ci
sia
traccia altrove.
curioso l'imperfetto
dauaua accanto a
va posto
a
diflicili
davM,, e dail
dmcamim, dauauamo,
o simili di 1* coniug.
di cui gli
coi quali
ricordato
spiegare.
Su canta-
vamo
si
fece
avavamo,
leggiacarrvo, dor-
rnavamo,
esempi
di
RM
douauariw)\ l'analogia
varrvo e simili, trasse
dicasi di
stavavamx) e perfino
scendecavam/),
i
citati dal
Nan-
vbb. irreg.
ital.,
si
p. 245. Fi-
modellarono
< dovere
dino.
diemo, 3'
,
pi.
che
lo
Hirsch accentua
un
anche
forma
conoscono
il
le
collaterali
del
singolare
stessa
die
senese), ed
essa
ben
presto,
192
altro esempio isolato in
E. G.
PARODI
CP
il
(1).
Ed
il
come
sin-
accennammo
modo,
io
fa-
che cio
il
pi
come
e perci di
dal
dialetto
semitonicit.
Un
:
riscontro bellissimo
fili
mi
sar
lucchese antico
cio
fieli
gli
trovasi nei
gli
Bandi
corrisponde
per
il
volgare del
comune
Fagnano
nel
nome
proprio bentiuegnia.
III.
Varia.
in su la tauola, con
fino ai
Per
gli indeclinabili
nulla di importante
due mesi
etc.
Per
anzi vedi
che
pur
si
mm-
netio etc.
Un
tratto
suffisso -jo
piianio.
Un
per servodeo).
Pel Lessico
si
pu notare
(cfr.
il
arciolaio,
sia
da
forma trovasi
di
frequente in
RM
(1)
ma
un
testo senese,
come ho
osservato in principio.
ILLUSTRAZIONI LINGUISTICHE
Citello,
193
si
cosicch
potrebb'essere bene
fosse
che non
fosse
ancora
svolta
in GP.
almeno non
non rara.
?
Ma come
in
due vocaboli
l' di
il
Il
fancello
si
mut
Io sospetto invece
che s'avessi
uo
oc-
u che
fu osservato dallo
Kirsch in
la
testi
senesi,
ma
che
1220
(1);
che infine
due temi
si
l.
mescolassero per
Pel fenomeno di
altri
uo
abbia osdella
nome
si
Mi pare
che
trovano
del
n,
ri-
maggiore l'importanza,
per
sia
per quelli
ci at-
che contribuir a
stanza bene
fissata,
colla
sua
schietta e
completa
fiorentinit,
voleva
dai pi ritar-
almeno
fin
precedente.
(1)
Alludo
Arrigtdum
Ari-
194
E. G.
PARODI
Appendice.
il
trovar qui
altri
due
ma
pur
di
qualche
Appartengono
essi
ambedue
fiorentino
si
tra-
dal
;
cui
erano
Zdekauer
accuratamente
I.
la
mia trascrizione
carte
sugli originali.
risale
La
siste in
un
foglietto staccato,
60 ed
il
61. Eccola
prodotta nel
modo pi
esatto possibile:
anno
una uigna
cho uia
(2);
di soto e disopra est uia, dal' uno Iato est e-prete e dal'atro est
aldobrandino galigiani.
{sic)
mainino
guito-
(4) fidala
tolto
e di soto atauante e
filioli
Item anno
vna
(6)
pe^a di
terra, dela
quale data al
(7),
che dal'uno
tolto
Item anno
d'e
per in un segno d}', che si trova non pu essere. (2) Oppure da punteggiare cho uia di soto?
(1) Io interpreto
(3)
nella carta.
Una
sigla
Mi par
difficile
luogo
il
il
primo
t.
Pare
si
cancellatolo
si
continuasse
scritto dello
ILLUSTRAZIONI LINGUISTICHE
uno bosco mandria,
el
195
(1)
Item anno
tolto
i-tauernolone vi^a
e
pe?a di terra
cha
di sotto
est
da
di terra
mesere atauante
disopra est
uia (5) e da lato piero balsafolle (6) e dal'atro lato messere atauante. Ite[m] (7)
neli costi
una pe9a
di terra,
che disopra
da
est
Aldobrando e disotto
Item
ali
est uia
filioli (8)
Geradini
mottechi.
e.
uetrocelle
vna
di sopra
Aldobrando e da lato
fi-
(sic)
Atauante:
testimonio bonisegna,
IL
La seconda
foglietto sciolto
che assai pi breve, trovasi in un e lacero, che attualmente inserto tra i ff. 15
carta,
si
1235-1236. Sono
il
ri-
si
parla di
un
Palmieri,
iiii
1.
e x.
di
f.
Item
paria
chalzari
e v f
Itewi le portoa
(1)
(2)
Anche
atro corretto e quindi non del tutto sicuro. qui c' una correzione; si cominci scrivendo af
in r.
poi
si
mo-
dific
(i) Segue qui una piccola lacerazione, anteriore per alla scrittura, perch sopra non fu scritto nulla.
(4)
(5)
Segue ad e un dis cancellato con un tratto trasversale. Segue un segno come di i, che io non so che significhi.
6 prolungato anche di sotto, sicch
c'
si
(6) Il
dubita tra 6 e
(cfr.
biro
e piro).
(7)
Anche qui
un segno
verticale,
un
po' dubbio e
teriore.
(9>
196
E. G.
PARODI
xvii
f.
ILLUSTRAZIONI LINGUISTICHE
di iscalzari viiii
f.
(1). Ite
(2).
E. G. Parodi.
(1)
cellato
con righe
i
sottili,
Si notino in queste
due
carte sopratutto
(biro);
fenomeni seguenti:
te tonico ridotto
ad
i,
l
Rugtri
piro
uo in
o, filiolo,
un
,
caduto, atro,
che pure in
RM
la prostesi di v, in
;
vuna, se per
el santo
,
l'articolo el
;
consonante seguente
;
e-prefe
il
,
neutro plurale
,
divenuto femminile ,
,
;
una
costoa portoa porttoa cha per che. paria il perfetto con a epitetico Quanto a sottuo non so se proprio s' abbia da dirlo un errore, o se si debbano invece ricordare esempi (di propagginazione?) come pawscwa di RM, luoguo di GPist., i quali vanno studiati.
DRAGONETTO BOMFACIO
MARCHESE D'ORIA
SEC.
XVI
I.
insieme ad
Francesco Torraca, pubblicando ed illustrando recentemente, altri componimenti di rimatori napolitani del quatdella biblioteca di
un Dragonetto Bonifecio, da Monaco, raccolse sul conto di costui le seguenti notizie: Dragonetto Bonifacio, gentiluomo del se^io di Portauova, fu carissimo al Magnanimo, che gli don la Gastellania di Aversa, i feudi di Cantora e lo nomin Qiu stiziero degli Scolari. Nel mese di luglio del 1455, volendo Alfonso festeggiare le nozze di Antonio Moccia con la figliuola di Paolo Poderico, dette un convito nella casa di lui, che sor geva presso il seggio di Portauova. Dragonetto ebbe relazioni amichevoli con Masuccio salernitano, il quale, dedicandogli la novella IX {sic, leggi P. I, n. EX) del Novellino, lo chiama genere roso e prudentissimo cavaliero e ricorda aver pi volte con fabulato insieme con lui (1). un manoscritto
Rimatori napolitani del qitattrocento (DalF Annuario del R. IstiRoma 1884). Com' noto, i rimatori studiati da lui sono quelli del cod. parigino 1035, pubblicati dal Mandalari, Rimatori ruipole(1)
tuto tecnico di
dal
Vigo. 1884, p.
quelli del cod. cit. di Monaco, Rajna (cfr. Torraca, Studi di st. lett. napolet., Livorno, 265 n.)\ e quelli del cod. riccardiano 2752. I dodici madri-
non
4
uiue.
2.
Chi non
ama non
Madonna
al uolto
mio pallido
e smorto.
teme.
34^
e cominciano cos:
3. 5. 3*61
giaccio de costei.
198
;
E.
PRCOPO
Tutto benissimo ma il Torraca si ferm, come suol dirsi, alla prima osteria. Il Dragonetto, di cui egli parla, e che viveva verso la met del secolo decimoquinto, nient'altro che un omonimo
quel Dragonetto, scrittore dei madrigali pubblicati propriamente, com diremo qui appresso, fratello dell'avo del nostro rimatore. Col primo pot ben esser largo di protezioni e di doni Alfonso I d'Aragona, ed aver confabulato in-
antenato
di
da
lui; e
come venimmo ad
sia scritto in
primo Vocabu-
che
si
volgare
(1),
6. lo
d,
non m'ingando,
i
io uegio.
7.
Io
ch'io uidi
nostri
occhij
ligiadri.
mi pensaua vn
9.
tempo.
8.
Dal
11. Amor tu sei ben cieco. 12. Mapi grande. Amore. donna io non so far tante parole. Oltre i quali, sono pure pubblicati del nostro Bonifacio un sonetto ed una terzina, non si sa se d'un sonetto o di un capitolo, a p. 33 (cfr. Vindice delle rime di Dragonetto, in fine di questo
10.
QuaV
scritto, al
II
essere
fra le
cod. di
Egli, invece,
si
Le rime
del
Bonifacio son
precedute da una
invocazione alle
Muse
.
i
Vogliamo sperare
lo ignori, che della biblioteca di Monaco esiste un buon catalogo a stampa in pi volumi. Il tomo VII della collezione intitolato: Catalogus codicum manti scriptormn bibliothecae regiae Mona-
poich
il
censis, Monachii,
M.D.GGG.LVIII, contiene
codd. italiani. Quella del cod. contenente le rime di Dragonetto, n. 265 degli
Italiani,
(1)
a pp. 111-12.
\
Yocabvlario di cinque
raccolti
\
utili e necessari]
del furioso
|
mila Vocabuli Toschi non men oscuri che Bocaccio, Petrarcha e Dante nanamente
|
\
dechiarati e
chi
I
da Fabricio Luna per di fabeta ad utilit di Opra Nova <& Aurea con priuilegio di sua M. & breue di S. S. \per diec'anni. M.D. XXXVI. Ed infine: Stampato in Napoli per Giouanni Sultzbach Alemanno apresso alla Gran Corte de la Vicaria a di 27. di Ottobre 1536. Con Priuilegio e Breue per dieci anni chiudendo la strada a ciaschuno che non lo possa ne imprimere ne uendere senza licencia del proprio Autre riseruando quelli suo commodo. In un lavoro, che ho gi prhto, e che sar pubblicato tiqW Archivio
\
legge, scritte e
fauella
DRAGONETTO BONIFACIO
belt (1),
199
un madrigale
di
tutte d'oro,
intero: Belt, cio bellezza mista con gentilezza, & nome figur[ato]. Purg. 29 [117 sgg.J: Ma qicel del sol saria pover
con
elio; e
Fur.
e.
5 [84, 4]
[1.
beltade; Petr. al
ne
canz.
son.
Per non lasciar morir tanta LXXXI, p. 2"]: marni suoi giorni
:
mondo fu
si sola,
come dechiar
schola del
a Dragonetto
si le
Parche
il
Prima di tutto, il ed amico di Masuccio salernitano (f 1482?), non poteva essere certamente uno scolare di Pietro Summonte (n. 1463). In secondo luogo, il primo Dragonetto non avrebbe potuto mai chiamarsi marchese di VOiHa, perch un tale titolo, come diremo, l'ebbe
Ascra: Quanto se vede in terra ecc. . Dragonetto, cortigiano di Alfonso primo (t 1458)
&
per primo Roberto Bonifacio, padre di Dragonetto II (2). Il Dragonetto madrigalista era, dunque, un coetaneo di Fabricio Luna. Questi si diceva nelli anni giovenili , quando pubblicava il suo
Vocbulario, cio nel 1536 03): di modo che la sua nascita ^ quella di Dragonetto da porsi nei primi anni del secolo XVI.
storico
per
le
uno spoglio di tutte le pi impo>' ha conservate: e un indice di tutte le rime contenute nel suo libro. Per ora rimando al Fontanini, Biblioteca dell'Eloquenza italiana^ con le annotazioni di A. Zeno, Panna, "MDCGCIII, voi. I, p. 64 . (1) in fine della lettera B: non dunque a suo posto. 11 Luna, volendo chiudere ogni lettera con una poesia, costretto spesso a spostare gli articoli. (2) Quest'argomento varrebbe anche, da s solo, a dimostrare che il Dragonetto, amico di Masuccio, il primo, non il secondo: perch, nell'epigrafe e nell'esordio della novella (P. I, n. ix), chiamato //eneroso misser Dragonetto Bonifatio, gene'oso e spettabile Cavnliero, e prudentissimo Cavaliero. Non era, dunque, il Dragonetto, marchese d'Oria. Cfr. ^IASUCCT0 salernitano, R Novellino restituito alla sua antica lezione da Luigi Settk3ibrim, Napoli, A. Morano, 1874,p. IIL (3) Xella Breve introducione delle cose fosche atti miei sopradetti signori, Minertta spira e soccorrimi Apollo, premessa al Vocbulario, il
Vocabolario e su
tanti notizie di
sue poesie
latine
stona letteraria e
civile, ch'egli ci
Lina
dice: Ingenioso lettor, spiritus ubi vlt spirai, sendo io nelli anni
200
E.
PRCOPO
il
Non
pi,
dunque, quattrocentista
proseguiamo.
le
Bonifacio!
La sua
vita, in-
mani,
ci
mettemmo a sfogliare
tutti
ricordiamo
storia letteraria
e civile, di genea-
che
;
il
di
non escluso neppur uno, risposero, con grande nostra maraviglia, concordemente e favorevolmente alle nostre ricerche! Il Terminio (1), l'Ammirato (2), il De Lellis (3),
bibliografia napolitana
il
Tafuri
(4),
e,
trascurando
il
altri
minori
(6),
(5),
con pi ricchezza e
(7),
di notizie e di critica,
Mazzuchelli
(8),
e finalmente
il
Papadia
parlavano
di
un Dragonetto
Bonifacio,
(1)
MDLXXXI,
pp. 19 sgg.
(2)
MDLXXX, p. 78.
(3)
Napoli, segnato X. A. 12. Parla di Dragonetto a pp. 5 v-6 r. (4) Istoria degli scrittori nati nel regno di Napoli, Napoli, 1749,
pp. 455-57.
(5)
Per esempio,
il'
che fa Dragonetto
voi. II (Napoli,
figlio di
Grescimbeni, Della Yolgar Poesia, IV, lib. 2, p. 140, Giovan Bernardino, come, anche lo Zeno, Annotaz.
al FoNTANiNi, ediz.
cit., II,
23
n.
il
De Angelis, Le
che dice
il il
MDCGXIII),
p. 70,
Q.
M. Corrado, che
che confonde Dragonetto col fratello Giovan Bernardino, scrivendo che la casa Bonifacio fin troppo miseramente in Dragonetto Poeta nella favella Toscana famosissimo, ma per altro men degno de'suoi natali ; il Gabalp. 84,
ma Roma,
LERO, Ricerche critiche appartenenti all'accademia del Pantano (s. a. n 1., dopo il 1796), p. 63, il quale citando il Dragonetto Bonifacio, nominato dal DAlessandro, Genialium. dierum libri sex (Lugduni Batavorum,
ciD loc Lxxiii),
lib. Ili,
il
cortigiano dAlfonso
I,
il
il
Dra-
nostro
i due omonimi Bonifacio, fatta poi poche righe che gli dedica il MixieriMemorie storiche degli scrittori nati nel regno di Napoli ecc.
ii,
p. 1651.
Memorie
degli
II,
scrittori
del
Regno
di
Napoli
ecc.,
In
Napoli,
MDGGXGIV,
(8)
voi.
pp. 162-63.
illustri salentini, Napoli, nella stamperia
Vite d'alcuni
uomini
Simo-
niana,
MDGGGVI,
pp. 121-34:
Vita di Dragonetto
e di
Giovanni Bernar-
DRAGONETTO BONIFACIO
vissuto nella prima
201
scrittore
di
met
primo, che in Napoli scrivesse madrigali (i). Non v'era pi dubbio: il Torraca aveva fatto troppo in fretta le sue ricerche e si era fermato troppo
il
,
due notizie capitategli a caso sotto gli occhi (2). N pu essere una buona scusa per lui il dire ch'egli scriveva quel suo studio lontano da Napoli, perch gli scrittori citati da noi sono comunissimi, e si trovan dovunque. Prima, per, di esporre, a chi avr la pazienza di seguirci, e
presto, contentandosi di
le notizie raccolte dagli eruditi napolitani
e le induzioni che,
se-
ne posson dedurre, vorremmo far notare che, anche solo dal Vocubulario del Luna si potrebbero ricavare argomenti bastevoli da s soli a condurci a quelle stesse conchiusioni, alle quali giungeremo per altra via. Il Luna in fatti alla voce Vowidir e vovidir cio
condo
noi, se
, , ,
voglio
a voi
il
madrigale:
:
Madonna f
non so far
questo non
men
che
il
Luna, altre
chiam
quel
o socio mio, anci Signore, o infelice e gran, o, semplicemente, il gran, o il buon Bonifacio; diamo anche questo madrigale a Dragonetto. Ma trovandosi quest' istesso componi-
mento nel
citato codice di
(3);
(1)
Son parole
del
Mazzuchelli, Op.
cit.,
1.
cit.,
ma
il nostro scritto a Notiamo, qui, per altro, che n il Toppi, Biblioteca napoletana, Napoli, 1678, n il Nicodemo, Addizione al Toppi, Napoli, 1683, n il CmocCARZLLi, De illustrib. scriptoribus qui in civit. et regno Neapolis, ab orbe
p. 225).
condito
ad annum usque
il Napoh-Signorelli Vicende della coltura due Sicilie, Napoli, 1780 sgg., fanno alcun cenno del Bonifacio. (2) Le due notizie furono prese da una nota del Settembrini alla novella citata di Masuccio, Op. cit., e dal riassunto di una cedola della tesoreria aragonese, riferito nell'Arca, star, per le prov. napol., VI, p. 431, sotto il 1455, luglio. Anche su Dragonetto I, se il Torraca avesse conosciuto o il
voi. I (unico
a stampa), n
delle
Tbrm^nio, Op. cit., il De Lellis, Op. cit., avrebbe potuto raccogliere molt 'altre notizie. Altre due, p. es., ne diamo noi nella n. 3 della pag. seg. (3) Torraca, Rimatori, p. 38. La lezione data dal Luna migliore, come si vedr in seguito, quando riferiremo il madrigale. In quella del cod. di
il
verso settimo.
202
risulta
E.
PRCOPO
conchiusione che
il
non molto
diffcile la
come abbiam visto test, certamente anche Dragonetto II sar il Bonifacio, di cui il Torraca pubbHc i dodici madrigali.
Dragonetto
II,
II.
Da Roberto Bonifacio, di famiglia nobile ed illustratasi grandemente fin dal regno de'primi angioini, ed appartenente al seggio
di famiglia ancor essa nobile nacque primogenito Dragonetto o Dragontino, come latinamente ad alcuni piacque chiamarlo (1). Il padre di Roberto era stato un Andrea; e questo Andrea aveva avuto per fratello quel Dragonetto appunto, che nominammo qui sopra col tidi
dell' istesso seggio,
poche
Torraca
:
(3).
Il
nostro Dragonetto,
figlio di
nardino; ed
ciullo,
i
una
sorella: Isabella.
Andrea e Giovanni BerAd Andrea, morto ancor fannella chiesa dei santi
si
genitori eressero
un
bel
monumento
ammira.
(1) Gfr.
Terminio, Op.
cit., p.
p.
78
De
Lellis,
Op.
cit.,
p.
V, ecc. ecc.
(2)
XV
a tutto
il
sec.
XVI,
in cui si estinse
:
Giovanni
Dragonetto
Andrea
Roberto e L. Gicara
Gio. Paolo
Dragonetto
(3)
li
si
Andrea
II
per
Isabella
Giov. Berardino
la
Ad
esse
potrebbe
aggiungere
notizia
ci
d
la
Alessandro d'Alessandro,
nostra n. 5, a
si
Genialium dieriim,
le
cit.,
1.
cit.
(cfr.
p.
p.
sfuggite al Torraca.
DRAGONETTO BONIFACIO
203
(1),
secondo
altri di
Giovanni
Nola
(2);
e porta
una
iscrizione del
Sannazaro
(3):
EX
ANDREAE
FILIO DYLCI5SIM0
XIIII.
L'altro,
Giovan Bernardino, fu ancor egli letterato e pi cee, per la vasta sua dottrina e per l'apostasia
un mago
ed un libertino. Costretto ad esulare d'Italia, dopo aver vagato per tutta 1' Europa mor cieco, di ottantatr anni, a Danzica, nel 1597 (4). La Isabella, poi, fu moglie di Cesare Pignatello, che tenne l'uf,
ficio di
(5).
(1)
ecc.,
Napoli,
MDCXXIII, a
p.
336
(per
L'epigramma riferito, senza alcuna variante, nell' Epigrammaton secundus (XVIII) del Sannazaro (Poeniata, Patavii, ci io ceti, p. 159;, col titolo: In tumulum pueri. Manca, per, riscrizione. (4) Per la vita di Giovan Bernardino, cfr., fra gli altri, il Mazzuchelli, Scritt., II, II, pp. If5 sgg. Di lui ci resta un volume di poesie latine, pubblicato da Andrea Welsio, che \i premise anche una biografia: Miscellanea Hymnorttm, Epigrammatum et Paradoxoritm quorundani D. Jo. Bernardini BoNiFATii Neapolitani, quibus, praeter dedicationem, praemissa est brevi de eiusdem vita et morte narratio, Dantisci, 1597 e 1599, in4. Un Tetrastichon de contemptu literarum in Deliciae Poet. Jtal., p. 488 e in Carmina illustr. Poet. hai., p. 423. Giovan Bernardino pubblic anche, per il primo, il trattato De *t^/ Japigiae del Galateo, in Basilea, apxtd Petrum
(3)
liber
Pemam,
(5)
1558.
De
204
E.
PRCOPO
Ritorniamo ora a Dragonetto. Di lui poco o nulla sappiamo ci converr, dunque, di dare delle ipotesi e delle congetture. Quanto all'anno della sua nascita^ ecco quel che si pu aggiungere a ci che dicemmo dianzi che, cio, Dragonetto, essendo coetaneo di Fabricio Luna, fosse nato sul principio del secolo deciraoquinto. Ora, da nuovi indizi possiamo ricavare l'anno quasi preciso della sua nascita. Il Terminio, in fatti, ci dice che Dragonetto mor di ventisei anni (1) ed il Giovio, nominandolo in un dialogo (2), scritto tra il 1527 ed il '29, ne parla come se morto recentemente egli dice precisamente nuper (3). Ponendo la sua morte, com' molto probabile, nel '26^, Dragonetto sarebbe
di certo
:
: ;
modo
si
tratta di
notizia del
poich
la
sappiamo gi dal nostro Luna, che egli fu discepolo di Pietro Summonte, amicissimo del Pontano, del Sannazaro e del Charteo, e pubblico professore nello Studio Napolitano, ove insegnava grammatica, poetica e rettorica. Alcuni posero avanti anche il nome di Quinto Mario Corrado, come suo maestro; ma costui, secondo il D'Afflitto, fu coetaneo di Dragonetto
in cui
(5).
Quanto
Anche
sulla sua morte non abbiamo notizie precise. Il tempo, avvenne, come dicemmo, da porsi tra gli anni 1527-1529.
(1)
Op.
cit.,
p.
Jovii, episcopi
Nucerini, quos
in insula
conscripsit, Dialogus
t.
de Viris
Ut-
teris illustribus.
Fu
leti,
Ital., p.
il
il
primo
terzo delle
matrone pi celebri
dell'et sua.
E un
andrebbe minutamente
brano su Dragonetto
riferito
da noi
precoce di Dragonetto
si
iuventutis flore, riferito a lui nel brano del Giovio, riportato da noi a p. 223, che riferiamo a p. 226. e nel primo iuventutis flore nel brano del Dolce
,
Nel 1527, com' noto, avvenne ritirossi nell'isola d'Ischia. Nel '30
(4)
il
sacco di
Roma; dopo
il
quale
il
Giovio
Carlo V.
(5)
Op.
cit.,
p.
162. Gfr.
cit.,
Ili,
ii,
pp.
44344.
DRAGONETTO BONIFACIO
L'istesso Giovio, nel citato dialogo, dice ch'egli
di cavallo:
205
mentre l'Ammirato ed
il
Tafuri,
ricava da un manoscritto di antiche memorie della citt di Oria (IX affermano che morisse per un violento fummo d"uu poten tentissimo veleno, che egli faceva stillare (2). Ma chi consi-
il Giovio scriveva quel suo dialogo poche miglia lontano da Napoli, nell'isola d'Ischia, qualche anno dopo o nell'istesso della morte del Bonifacio che il pietoso ricordo della sua morte posto in bocca di Alfonso D'Avalos, marchese del Vasto, napolitano e amico di Dragonetto, quindi informatissimo di un fatto, avvenuto quasi in qua' giorni, e che aveva dovuto commuovere grandemente tutta Napoli (3), se, molti anni dopo, se ne risente ancor largamente un' eco dolorosa per tutta l'Italia (4); e che il Giovio, prima di mettersi a scrivere quel dialogo, aveva dovuto chieder, naturalmente , notizie e particolari da' suoi amici di
:
deri che
chi
consideri
ripeto
sulla
tutto questo
di
non tituber un
cettare,
morte
Dragonetto, la
Nocera.
Fra i suoi amici, oltre il Luna, il D'Avalos e il Summonte, che abbiam gi ricordati, nomineremo Cosimo Anisio ed il Sannazaro. Del primo abbiamo un epigramma latino a Dragonetto, che riferiremo pi appresso, dal quale si rileva che il Bonifacio, oltre
alla poesia volgare,
come
tutti
riori alla
famosa crociata del Bembo in favor del toscano, coltivasse anche la latina (5). Quanto, poi, alle relazioni che passarono fra il Sannazaro e Dragonetto, possiamo dire qualche cosa di pi.
(6),
vedremo l'am-
(1)
Op.
cit.,
p.
457:
< In
un volume m.
s.
delle
che preparava con alcuni succhi d'erbe per ridurio da fluido in solido. >
(2)
AMMraATO, Op.
che
il
cit.,
1.
cit.
cit.
(3) Si noti
da noi a
p.
223, gli fa
dire
<
Sed
certe miei, oc
triste sui
desiderium
riferite
Vedi tutte
Ci
le
contemporanei
da
rileva
riferita
pi ap-
Vedi
206
E.
PRCOPO
deW Axadia,
(1),
Ma
la
relazione
due poeti doveva essere gi stata, da qualche tempo, preceduta da quella fra le due famiglie dei Sannazaro e dei Bonifacio le quali, si noti, abitavano nell'istesso seggio di Portauova. Basterebbe, per provarlo, ricordar solo l'epigramma e l'iscrizione
;
Sannazaro per Andrea il fratellino di Dragonetto quando questi era ancor fanciullo. Ma io credo che l'amicizia fra le due famiglie rimonti ancor pi innanzi, quando Roberto Bonifacio ed il Sannazaro si trovavano quotidianamente e fra
scritta dal
,
ma baster che si ricordino le parole Terminio Roberto ancora che fu ben visto da Re Ferrante Primo, e dal Duca di Calauria suo figlio primogenito pigli a seruire, e fu molto affettionato a don Federico Secondogenito del Re mentre fu Prencipe d'Altamuri, e per questo quando fu fatto Re tra li primi che cominci a remunerare, & esaltare fu Roberto Bonifacio che li don Oria Citt Metropolitana in terra di Otranto, e se havesse regnato pi tempo si crede che l'haveria fatto assai grande (2). L'amicizia, poi, e la fedelt del Sannazaro verso Don Federigo, nella corte e nell'esilio, son note a bastanza, per venirne qui a riparlare. Ricorderemo, soltanto, che l'amicizia fra il Sannazaro ed il principe Don Federigo cominci appunto, secondo uno scrittore contemporaneo, da alcuni versi latini e volgari che Jacobo aveva scritti per una Carmosina Bonifacio (3). Or questa Garmosina, secondo alcuni, era, per
le
testimonianze abbondano,
:
del
(1)
Vedi
Op.
la
M. Girolamo Scannapeco
p. xlviii-ix.
nelle
Opere
19u.
Sannazaro
i
(in
Ma
medesimo Seggio,
(subito
e Baldassarro Pappacoda, ed Antonio Grisone; diede che egli fu incoronato) a Roberto la Citt d'Oria, a Baldassarro
Monte
Scaglioso.
Grispo, Op.
cit., 1. cit., p.
il
vi:
Apprese la prudente
si
del Sannazaro}
ritir in
DRAGONETTO BONIFACIO
l'appunto,
207
una
sorella di
gonetto
(1).
III.
E non
notizie
cos'altro, di
nostro
madrigalista,
il
sopra
citati,
se
li
da
lui
come un
!
Nella principale raccolta di Rime di molti eccellentissimi autori ecc. ecc. del cinquecento, che comprende, in tutto, non meno
di
IX
libri,
in altrettanti volumi, di
cui
sette
uscirono in Ve-
Pozzo; e gli altri due a Bologna ed a Cremona: prima met del secolo XVI; il libro V ed il VII avrebbero certamente attirata l'attenzione del Torraca, s'egli ne avesse supposto l'esistenza (2). Niente di pi attraente, in fatti, per uno studioso di storia letteraria napolitana, che i titoli di questi due volumi: Libro quinto delle rime di diversi UlvstH signori napoletani, e d'altri nbilissirni ingegni, nvovamente raccolte, e con nona additione ristampate. Allo illvs. s. Ferrante Carrafa ecc. ecc. (3); e Rim di diuersi signori napolitani e d'alt/H niuyuamente raccolte et impresse libico set-
Al segno
del
tutti
nella
appena
giunto
il
Sanazzaro,
di
innamorossi di
del suo
medesimo Seggio
ma
I,
fama
Fer-
alla corte del Re, nella quale D. Federico figlio secondogenito del rante
Re
a
familiarmente
molti
anni, e
lui
molto caro.
(1)
L'anonimo annotatore
,
alla
nome
:
di
Roberto Bonifacio
postilla cos
(2)
diverse
vedi le
note del
(3) In
Zeno
al
Fontamni, Biblioteca,
MDLII.
208
timo ecc.
essi,
(1).
E.
PERCOPO
l'infaticabile raccoglitore
di
una lettera al signor Matteo Montenero, genovese, il Dolce nomina il nostro Dragonetto, a pena dopo il Sannazaro, con parole non dissimili da quelle usate dagli altri contempoin
ranei,
che
il
pagine.
Ma
n
si
nell'altro
diuersi
al
signori napoletani
d'A.tri,
riducono
al
secondo,
Duca
Gerolamo Acquaviva, ed
al
Car-
altri.
Ecco:
rime
nvouamente
m^andate in luce con un discorso di Girolam.0 Ruscelli. Al 'molto reverendo et honoratiss. Monsignor Girolamo Artvsio (2). In esso, a canto alle rime del Rota, della Colonna,
raccolte, et
meno
148 f)*
primi
versi di tutti
Sonetti.
1.
2. 3.
Rose uermiglie in bianca e pura falda. Alma real, che per far chiara fede.
Da
4.
(1)
MDLVI.
Ve:
nella stampa del Giolito ha un titolo simile ramente anche il libro III R7ne di diversi illustri sig. Napolitani e d'altri nobilissimi intelletti nuovamente raccolte e non pi stam,pate, Terzo libro, In Vinegia, appresso il Giolito, 1552, Ma in un'altra anteriore, si legge invece: Libro terzo delle rime di diversi nobilissimi ed eccellentissimi autori nuovamente raccolte, In Vinetia, al segno del Pozzo, M.D.L. Il Giolito trasform poi il suo libro III" in V". Cfr. Zeno-Fontanini,
(2) In
Op.
cit.,
Vinegia,
al
raccoglitore
Andrea
Arrivabene.
fu posto
nuova di rime de' pi illustri et Girolamo Ruscelli, In Venetia, appresso Giacomo Simbeni, MDLXXIII. Sulle diverse forme, in cui comparve questa unica edizione, per una lite insorta fra il Ruscelli e il Dolce, poi comun nuovo
Scelta
s.
eccellenti poeti
dell'et
nostra del
DRAGONETTO BONIFACIO
5.
209
(1).
6. 7.
8.
Poi che Madonna il mio martir non crede Donna, che lungi dal tuo patrio nido. Se doglia punger pu spirto diuino.
Sacro arboscel, che dal natio terreno. Stanco e solingo per deserte arene. Mare, che bagni quel beato lido.
9.
10. 11.
Ifun
generoso
lido.
13.
14. 15.
16.
si
sua notissima raccolta, ne aveva Il Trucchi, nella non poche: sette sonetti e tre madrigali; premettendovi delle parole di ammirazione e di simpatia, davvero lusinghiere per il nostro rimatore (2). Per que' buoni vecchi il nome del Bonifacio non rispondeva ad un Cameade qualunque, ma bens ad una persona di loro antica conoscenza: tanto che essi lo inE questo fu proprio il caso del dovinavano dalla sola iniziale Trucchi. Il quale, avendo trovato, nel codice laurenziano-stroz!
ci.
quattro madrigali
giadria, che
si
(3),
e leg-
potevan francamente citare come modelli della buona poesia , tutti senza nome d'autore, ma con in fronte la lettera D; si pose ardentemente a cercare quale rimatore cinquecentista vi si nascondesse sotto. E indovin giusto. < Dopo
posta in pace
NiNi,
(1)
Simbeni
cfr.
Zeno-Fonta-
Op.
cit.,
MDGGXXXIX,
4* ediz., voi.
I,
Rimatori dal 1500 sino al 1550. Poesie italiane inedite di dugento autori dalV origine della lingua
,
Guasti
1846-47, voli.
4.
madrigali
Ili,
pp. 114-23.
di questi
Un
pi accurato
OiomaU
14
210
le pi diligenti e le pi
E.
PERGOPO
ecco quanto ne
del
ini-
ziale D,
quali cominciano
lido
il
si
di eccellenti
rimatori
nella
stampa or ora
misterioso
citata
{sic) di
da noi:
la
Il
sesto libro
sotto
nome
Lo
Dragonetto
ecco
questi
Bonifazio.
stile
maniera
si
di
due
conformi allo
stile
conosce chiara-
mente che sono usciti dalla stessa mente, e dalla stessa penna. due sonetti stampati sono di Dragonetto Bonifazio, non da dubitare che di Dragonetto Bonifazio devono essere gli altri ancora . Scoperto l'autore, il Trucchi stamp sette sonetti, non gi undici, e tre, non pi quattro, madrigali, con su il nome di Dragonetto Bonifazio. Ecco i primi versi delle rime pubblicate da lui (pp. 115-123):
i
Sonetti.
1.
2.
".
4.
5.
6.
7.
uago pensiero. dubbi desiri. Che fai miser, che temi? non per questa. Alm,a lucente d'atnorosi rai. Poi cK i vidi sparir quella mercede.
S dolcemente
il
m,io
Al vaneggiar
de' miei
Ovunque
gli occhi
la.
mia donna
gira.
Madrigali.
8. 9.
Qual fu
Io dubbio, e
dubbio
tale.
10.
Lacrime che
sperate.
sonetti e le canzoni,
quanto
al contenuto, son di
pochissimo
(1)
(2)
Nell'elenco fatto da noi a p. 214, formano i sonetti n" 2 e 10. Questo madrigale fu pubblicato dal Trucchi solo nei suoi primi dieci
versi.
DRAGONETTO BONIFACIO
valore. In generale, esprimono
211
il tormento dell'amante per la lonMadonia: uno dei soliti luoghi comuni del' petrarchismo. Se non che, Dragonetto, in queste sue composizioni della sua prima giovent, ricordiamo ch'egli mori di ventisei anni, non si contenta solamente di ripetere le stesse situazioni ed i pen-
tananza
di
sieri del
poeta toscano;
ma
sommo
146 r):
Questi due
soli
a togliere
furono
la
diciannove sonetti e
le tre
scritti
lo ripetiamo, assi
prima giovent e pi che arrecar danno, pare a noi, che. confrontati con i madrigali, giovino grandemente alla fama del poeta. Perch ci dicon chiaramente che Dragonetto non era nato per essere del servumpecus petrarchesco, e che, appena accortosi delia via falsa, ch'ali percorreva, cerc un nuovo genere di poesia da coltivare; e trovato il madrigale, lo tratt cosi originalmente e felicemente da essere stimato dai suoi contemporanei il principe di quel brevissimo e difficilissimo metro. E veramente, per acquistarsi una tale stima, di madrigali dovette scriverne non pochi. Il Luna, il Ba Ideili, l'Ammirato dovettero averne davanti parecchi; e, forse, tutta la raccolta: appare almeno cosi dalle loro parole.
Ora,
di
pazientemente,
Per fortuna, no. Chi ci ha seguiti noi abbiam citato qualch' altro madrigale di Dragonetto, nuovo del tutto e non compreso fra quelli pi noti a stampa. Or bene, si, anche in questo
ricorder che
stato poco fortunato
il
Torraca,
a noi riuscito
di
scovarne
non pochi altri di madrigali bonifaciani. Veramente, n anche con l'aiuto degli scrittori, additatigli da noi, il Torraca sarebbe giunto a snidarli dal nascondiglio, dove dormivano da non pi di tre secoli: il Vocabulario del Luna (i) e i due codici fiorentini
(1) Li aveva di gi scoperti, verso la fine del secolo passato, Gian Vincenzo Meoln, un erudito napolitano che consum tutta la vita a raccogliere fatti e documenti per la storia deiraccademia pontaniana. I madrigali di Dra-
212
citati. Il
E.
PRGOPO
le
mani una
raccolta completa delle poesie del suo amico; forse dono o lascito dell'infelice Bonifacio poich pare che ne scelga i migliori. Egli,
:
il
il nome ed alcuni vede chiaramente che egli gli usa una certa preferenza; e, se del Sannazaro non d che un sol madrigale, uno del Tansillo, due di un Celio Friscarolo; non ne d men di sei di Dragonetto. I quali sarebber s' egli avesse curato di segnare il nome sopra forse di pi altri quattro, che ora sono anonimi. E uno di questi {Madonna, io non so far tante parole), appunto, con l'aiuto del codice di Monaco, abbiam potuto restituire al Bonifacio (1). Altri sette madrigali, poi, non quattro, come aveva asserito il Trucchi, ci son conservati dai due codici fiorentini, or ora nominati. I quali fudel resto, non cosa rono percorsi troppo frettolosamente, dal Trucchi ma ora, dopo un pi accurato esame del nuova, contenuto del codice laurenziano-strozziano 182 e del magliabechiano ci. VII, 9, 720, possiamo correggere non poche affermazioni erronee del Trucchi e aggiungere qualche altra notizia a quelle date gi da lui (2). Il primo codice, il laurenziano-strozziano 182, membranaceo del sec. XVI, e contenente poesie del Gasa, del Bembo, del Varchi e d'altri, delle quali anche il Bandini dette un indice non molto scrupoloso (3), ci offre, in un primo gruppo
fatti,
(ff.'
gonetto, insieme ad altre rime di napolitani del 1400 e del 1500, copiati tutti
di
mano
del
Meola su
fogli volanti, si
con questa segnatura: XIII. D. 27. Gfr. Poesie liriche edite ed inedite di L. Tansillo, ediz. Fiorentino, Napoli, D. Morano, 1882, p. cv. (1) Tutti i madrigali conservatici dal Luna furono pubblicati da me, in
occasione delle nozze
deli'
amico
prof. Renier,
in
Napoli, questo titolo: Madrigalisti napolitani anteriori al MDGGGLXXXVII. Oltre quelli del Bonifacio, ve ne sono del Sannazaro,
del Tansillo, di Gelio Friscarolo e d'incerti.
(2)
MDXXXVf,
La
descrizione e l'elenco
delle
rime
di
Salomone Morpurgo, me, prendersi la cura di riesaminare i due manoscritti. Florentiae Typis Regiis, (3) Biblioteca Leopoldina Laurentiana etc. MDGGXGII, coli. 586-90. Nell'elenco dato dal Bandini mancano, per esempio,
tutto ci
che
li
riguarda,
li
debbo
che
volle, per
le poesie
DRAGONETTO BONIFACIO
213
lettera D. Il Trucchi, evidentemente, si ferm a questo primo gruppo, e scrisse che questo codice conteneva solo undici sonetti e quattro madrigali. Sfogliando, invece, il manoscritto c'imbattiamo in un secondo gruppo di rime (ff.' 31* -32*) con la solita D: e sono due altri sonetti ed un madrigale. Il codice lau-
renziano-strozziano
contiene,
madrigali del Bonifacio: non undici dei primi e quattro dei secondi, come aveva detto il Trucchi. L'altro codice, il magliabechiano ci. VII, 9, 720, zibaldone di rime varie, messo insieme carte differenti e da diverse mani , del se4. con fascicoli e colo XYI, e contenente rime del Bembo, del Sannazaro, di Biagio
B. Accolti, di
M"""
Brada-
mante,
di
Marco Cavallo,
di
sandro Manfredi,
ci d, in
un
sol
gruppo
tre di
cinque maCinque di questi questi madrigali sono anche fra le rime del
OS^^-QS*), sei sonetti e
(1).
,
codice laurenz.-strozz.
sonetto e
gli altri
segnate col D.
Mancano invece
il
sesto
di quelli
del
dis-
Bonifacio,
ma
sono adespoti e
somma,
131% 162, 2341, 274b). In anche dodici sonetti e cinque madrigali, come press'a poco nel primo gruppo del cod. laurenz.persi per tutto
il
cod.
(ff.
116*, 117*,
strozz.; nel
quale
danza
di
numero indusse
poesie
comuni
al
laurenz.-strozz. ed al
quattorfiici:
delle
altre sette, quattro sono solamente nel primo, e tre nel secondo;
come pu vedersi da quest'indice che facciamo seguire per modo degli studiosi (2);
co-
(1)
cod. magliab.
Veramente le poesie, segnate nel nostro elenco coi nn. 15 e 19. nel non hanno la D ma poich si trovano inserite nel gruppo
;
madrigali
queste due,
(2)
si
tratti di
Indico con
tutti , si deve supporre che, per pura dimenticanza del copista. sonetti, e con i madrigali. Lascio in carattere tondo
,
che l'hanno
le rime,
che pubblico
Appendice.
io
per
la
prima volta:
so-
netti in
214
E.
PERCOPO
Cod. Lanrenz.
strozz. 182.
Cod. Magliai),
ci.
VII, 9, 720.
mio uago pensiero. S 2. BalVisegne d'Amor tucta solinga. S 3. Poi eh' i' vidi sparir quella mercede. S 4. Al uaneggiar de' m.iei dubbi desiri. S 5 Ecco eh' io torno al mio primo lavoro. S 6. A che pur phebo fianmeggiando intorno. S 7. Che fai miser; che temi n per questa. S 8. Se quel ch'appresso la solinga riua. S 9. Alm,a lucente d'amorosi rai. S 10. Mare che bagni quel beato lido. S 11. Lasso, che ripensando al tempo breue. S
1.
Si dolcemente
il
f.
17* T^ 18*
18^
f.o
96*
274b adesp.
131b adesp.
96*
234b adesp.
19*
19b
UBI* adesp.
117* adesp.
....
. . .
20*
95b
20^
21*
211)
162* adesp.
951)
12.
13.
Qual fu sorte
dubbio e
'l
o destino.
M M
tale.
97*
97"
dubbio
22*
22ai>
Lacrime che
sperate.
M
M
M.
. .
Ouunque
gli occhi la
al ciel
Rendete gratie
il
31*
''^
96b
20.
Alma
21.
M.
...
32*
97b
98*
mettendo da parte il Trucchi, che il non consultare, quando si pubblichino rime inedite, una vera colpa, il Torraca avrebbe dovuto conoscere anche il Vocabularto del Luna, tante volte citato nei libri che egli continuamente ha per le mani In un suo studio sul Sannazaro, scritto e pubblicato a Napoli (1), egli riferisce un madrigale di Jacopo: Donna si ve spaventa. Ora questo ce l'ha conservato unicamente il Luna, sotto la voce Tetro; e fu riferito dal Golangelo, il quale ne cit scrupolosamente la fonte (2). Il Vocabulario del Luna anche citato dai fratelli Volpi nella edizione cominiana delle opere del SanEppure^
nazaro
(3),
(4).
Come
(1)
Jacopo Sannazaro
Yita di
Note
(Estr. dalla
p. 29.
Cronaca Annuale
del R. Liceo
Fu
ripubblicato ora da
me
nei
Madriga-
p.
13.
Op.
cit.,
pp. 6, .;
20
, .
DRAGONETTO BONIFACIO
al
215
questo nostro vec;
di aprire
chio cinquecentista, contemporaneo ed amico del Sannazaro del quale ci fornisce, per giunta, parecchie notizie non disprezzabili?
Egli avrebbe arricchito
il
che
andiam rimproverando.
Di tutte le rime inedite di Dragonetto, contenute nei due codici fiorentini, riferiamo qui sotto solamente i madrigali tralasciati dal
lui,
il
di
(1). I
tolti
diamo
(2).
ci offre
il
magliabechiano
I.
Pensier
cangia viaggio
;
che quel che brami tu, non mortale! Volgiti indietro et guarda
,
quanto
sei tu dal
mio
stato diviso!
&
tarda.
'1
ciel
. .
largo et cortese
imprese
10
Ma
il
morire,
che il viver senz' ardire ? Et pria non salir se poscia caggio Pensier dura viaggio
,
;
et spiega
1'
ale
!
(1)
Ecco
le
nel Tr.
Il,
3 Et 4 Et se 2 Talentar 6 ornare
5 da taV hor o
et
e*
?ia-
Tracchi , mi
Dal cod. lanrenz.-strozz. 182, che indico con L, f. 21*. anche nel ci. VII, 9, 720 (f. 95i>), che indico con M, con queste varianti: 4 Volgite 9 tali i. 11 senza a.
I.
magliab.
, ,
,, , ,
216
E.
PRGOPO
II.
Qual fu, sorte o destino preghiere d' amanti o altrui ventura scoprir quel che Natura,
per dar al
mondo
1'
f'
mendico
il
cielo
Quando da
volgendo
,
aurea testa
rimosse un aureo velo
'1
si
apparve manifesta
quella belt, che a pena co'
pensiero
!
pinger
10
hor stava intento ad indorar suoi hor fea vento con 1' ali
per veder ondeggiar
et poscia
strali;
15
Et dalle
fila d'
oro
vite et mille
pendeano mille
speme
20
Chi spiasse che f' chi fu presente non pu dir lingua , n pensar la mente.
HI.
scemon
le vostre lode
,
Madonna et me riprende ogn' huom che m' Non nome conforme a quel che siete
;
ode.
non
pi
i
human,
Et se beltate alcuna 10
inmaginar
si
pu
,
che non
si
vede
I
la veggio in voi
N
13
se belt havessi
forma e legiadria.
Dal cod. L, f 21^. anche in M, {." 97, con le varianti 2 pregiere 9 se pu 11 soi strali 20 ma pensar la m. Fu pubblicato dal Trucchi, Op. cit., Ili, p. 122, ma solamente nei suoi primi dieci versi. fo 32^. Il primo ed il secondo vs. nel cod. ne formano III. Dal cod. L semplicemente. Nel 5" vs. il ms. un solo. Il me del 3 vs. nel cod. legge ne'n. Nel 6o vs. il cod. ha humano. Il 7 nel cod. si legge cos: I capei
II.
:
ffli occhi del sole, che, oltre ad esser pi lungo d'una sillaba, guasterebbe l'ordine delle rime (aabbccddee). Questo madr., che nel cod. ha in fronte il solito D, dato come cosa del Tansillo in tutte le edizioni delle sue
dall'aurora,
poesie liriche.
Ma
,, ,
, ,
, ,
DRAGONETTO BONIFACIO
IV.
217
Chi vuol veder con g' occhij quanto pu desiar vago pensiero
mirj voi fiso : et vedr tult"
sotto d'
il
cielo
un
fosco velo.
Ivi si
vede
Amor
fra
'1
bianco e
'1
nero
insieme
et qual chi
brama
et
teme
d'
albergo tale
,
ha spennacchiato
1'
ale
10
si
bel colpo!
Ond'
io lo scuso et scolpo
15
17
Ma
che
sol di
V.
Tutt'
il
ne mostra alcun in voi, maggior gremdezzai Vostra belt non si p dir bellezza, ma Gratie, che nel ciel son rade et sole.
Non
son
d' or
tai
o perle
1'
rose o di viole,
1'
capei
aurora in
1'
orizonte
'1
12
volto.
Hor, chi sark quel stolto, com' Icaro al desio che sol avanza,
16
in dir son vostro sin vostra speranza.
non ha che
12
il
po-
chissimo valore.
IV. Dal cod.
spolpo.
M,
f.
98'.
Nel
vs. 11
il
cod.
degn\ Nel
97b.
13.
vs.
cod. legge
V.
6. Il
720
f.
7.
11
ms. capegli.
1.
Il
ms.
madonn.
Vener.
nas.
in mez'.
16.
Non
riesco a correggere.
218
E.
i
PRCOPO
(1):
Ecco ora
Quanto se vede in
sott'il
terra,
se
al
ch'amor in bei vostr'occhi se trastulla. Talch voi sola havete fama e grida
di bellezza infinita,
Che
ciel,
bello,
Anzi ve dico
ciel
n paradiso,
II.
ride,
Ma
che
d'inganno pieno,
s'asconde
un
tal veleno,
come farfalla al foco. amor inusitato, ahi crudel foco! Se '1 riso di mia donna in me pu tanto, hor che fia, dunque, un suo corruccio o pianto?
111.
mondo non
fu
Ma
(1)
Ho
la
prima
volta, fu
galisti.
Madririmando per le varianti e le correzioni fatte alla lezione data dal Tocabulario, com'anche per le rubriche, che ivi precedono ciascun
tirato a
me
nei
Ad
essi
madrigale.
DRAGONETTO BONIFACIO
l'estrema crudeltade,
219
fiero.
s' cosi,
fella,
non esser
bella!
IV
(1).
Madonna, qual certezza haver si pu maggior del mio gran foco, che veder consumarme a poco a poco? Ahi me , non v'accorgete
!
fiso,
me
diviso,
non v'accorgete,
Donque,
si ci
vedete.
Madonna, qual certezza haver si pu maggior del mio gran foco, che veder consumarme a poco a poco?
Amor mi
et
fa morire,
pur
il
vo' sequire.
il
Non
gran duolo
i'
conoscer, eh'
mia morte?
me
sento,
mi piace un
il
'1
tal
tormento?
lamento,
molesto:
mio
dir
tristo
per dio!, se
non
v'
(1)
Questo madrigale
si
Opere minori di L. Ariosto (ediz. Folidori), Firenze, Le Mounier, 1857, Il MoLiNi dice semplicemente (Op. cit., p. 449) di averlo ricavato dal codice magliabechiano ci. VII n 360 , ove attribuito all' Ariosto. Ecco quanto posso dire su questo codice fiorentino: Nel Magliab. VII, 360, dopo una serie di rime d'Incerti Authori (e. 15-21) leggesi della stessa mano che scrisse tutto il cod., e a mezzo della pagina come per gli altri autori
, ,
:
220
E.
PRCOPO
VI.
Madonna,
bellezze al
i'
veggio e provo
mondo nove;
bel seren, fulgente sole,
un
Ma
che,
fella
Ma
non fosse
VII
(1).
Madonna,
i'
non so
il
vostro senno,
che voi sarrete intesa per un cenno. E si d'un, che sempre arde, pur ve dole,
un presto si o no li respondete. Si serra un si, io scriverovvi in rima; quando che no, amici come prima voi cercherete un altro amante, et io, si non posso esser vostro, sarr mio!
!
Altro che
di
sentire quella
di
fran-
Francesco
M. Lodouico
Ariosto.
sotto ,
il
madrigale
Madonna guai
d'
certezza.
autore, e poi
un
sonetto e altre cose del Barignano etc; tutte cose, le anonime, che non
credo dell'Ariosto
.
,
,
al quale
precedono
le iniziali
L.
M. A.
e che
il
Molini
infatti
pubblic
come
dell' Ariosto.
Cosi
il
prof.
Se non
dalle
che
il
Una
tale testimonianza pi
questo
il
componimento
fra le
quali l'inser
Fu
gi pubblicato dal
Ma
Gfr.
miei Madrigalisti^
pp. 10-11.
221
essi, a canto ad una squisita gentilezza ed ad un fare spigliato e signorile, naturale in lui sin dalla nascita, e perfezionatosi poi per l'educazione e gli studi, si nota
componimenti. In
altri termini,
pare che
il
Bonifacio sia
il
uno
dei
madrigale campagnuolo rustico del secolo XUI e del XR'^-XV, che aveva per scena sempre o la campagna o le rive d'un fiume, nel madrigale
cittadino, o
anche
scolari
netto anche
tali
il
una
Gapanio e l'Agamennon, di cui il Torraca, pubblicando alcuni madrigali, notava la molta somiglianza con quelli del Bonifacio (2) se si sapesse verso qual tempo son vissuti.
;
quel
poema molto
arguti
&
come che
la
& vaghezza che si richiede (3). L'accusa, per andrebbe a cadere anche sul Sannazaro e sul Chariteo, se di questi si avessero fra le mani, pi che le toscaneggianti, le prime stampe originali.
IV.
Dopo
di
aver
letti
sommano,
tra quelli
pubblicati dal Torraca, quelli dei due codici fiorentini e gli altri
non poco
la
prematura
possibile
(1)
Di lui
il
Luna
i
ci
sempre
latino. Cfr.
(2) Cos
miei Madrigalisti,
il
crede
Torraca
Rimatori,
sarebbero quattrocentisti!
(3)
Op.
cit.,
p. 78.
222
in tutte le testimonianze
E.
PRCOPO
che di lui ci lasciarono i contemporanei. Perci abbiam creduto meglio di riferirle qui, in fine, dopo di
avere, per cos dire, preparato
il lettore che darle quando ci presentava pi opportuna l'occasione. Allora si correva quasi di non farle tenere nel debito conto, o, forse forse, rischio
;
si
il
di
Ed apriamo
altro, ci si
la
serie
d'
ogni
come
il
Fra
molti
contemporanei, ne troviamo
Ad Draconettum
Bonifacium.
Quando tu numero tuos amores, Et Tusco canis & canis Latino, Argute lepideque c eleganter D'aconette, ideo meos furores
,
Quantum
Vien poi il nostro Fabricio Luna, l'amico pi fedele, il compagno di scuola che non dimentic mai il suo Dragonetto. A lui si deve veramente, se ora noi possiam rimettere il Bonifacio al
primi cinquecentisti napolitani. Non sar, perci, segno della nostra riconoscenza, se ci permettiamo che un piccolo di ripetere quelle tenere parole, con cui, sempre che gli si presenti l'occasione, sa circondare il caro nome del suo infelice amico. E si ricorderanno, certo, quelle gi riferite da noi in principio di suo posto fra
i
questo scritto
Dragonetto,
Dragonetto Bonifacio,
Marchese
di l'Oria, socio
Parche perdonavano, Sebetho e la sua Sirena havriano forsi inalzato il capo sopra di Tebbro & Ascra. Avete inteso appena Grecia e Roma quanto all' Arno, non lo nomina neppure! Ed altrove: quell'infelice e gran Bonitacio; quel buon mio signor Bonifatio ; il gran Bonifacio ; il
si le
: ;
Joannem Sultzbacchium (1) Cosmi Anysii, Poemata. In fine: Neapoliper Hagenovensem Germanum, anno 1533, Regnante Carolo V imperatore
invictissimo.
L'epigramma
cit.
a p. 41 r.
DRAGONETTO BONIFACIO
li
223
quel nostro
buon Bonifacio
letano
(1).
il
gran Bonifacio
Napodi
Dragonetto era morto, e il fratello Giovan Bernardino, ed il padre loro, Roberto, non son mai ricordati dal Luna, che suole ricordar continuamente tanti altri oscurissirai, senza per quegli aggettivi
:
dunque adulazione non . Che sia esagerazione, poi, non pare: perch egli dovrebbe mantener l'istesso uso per gli altri, eguali o maggiori di Dragonetto, che vien nominando. Eppure egli dice secco secco il Sarafino, il mio o il bon Tantillo di Nola , il mio Gravina , il bon Summontio , il signor Jacomo Sannazaro o il bon o il nostro Sannazaro ; ed a pena due volte il gran Fontano ed una volta sola il gran Summontio , il gran Sannazaro , il grande Jano Parrhasio Con:
sentino, ecc.
(2).
di
il
un suo amico
si
posson
rite-
non
degli ultimi
(3). Il
quale,
dopo aver ricordati molti dei poeti napolitani, suoi contemporanei, esce a dir questo del Bonifacio: Sed certe mihi, oc ommbics
nuper triste stci desiderium relquit DraconPoeta divinae inventionis omnino, et juvenum ingerdi jucunditate florentlssimus, proh dolor ! ex equi tapsu acerbissima morte surveptus. Siculi etiam per hos dies apud Caesarem Feramosca in Campania. Martellium Florentinum ipso aetatis flore occidisse audivimus, quo nemo in am/i t/jHis lusibus hlandius atque subtilius lascivivit, neno heroica attigit gratius atque liinpidius > (4). Un altro amico suo fu Veximio poeta Antonino Lenio Salen* Neapolitanis
nettus (sic)
(1)
Per
17
le citazioni del
n.,
Luna,
21 n.
efr.
n.,
15
n.,
16
n.,
19
n.,
20
n.,
(2)
mio spoglio del Vocahulario del Luna. il Luna lasci un volume di poesie In esso certamente far menzione di Dragonetto. Ma sinora non mi
al
Vocabulario,
riuscito di trovarlo.
le lettere,
Del D'Avalos aveva raccolte, per pubblicarle, tutte le poesie e tutte con le testimonianze dei contemporanei, il Meola; ma non furono poi mai date alle stampe. Questa raccolta si conserva ora nella Nazionale
(3)
di Napoli, col
(4)
Op.
cit., 1. cit.
,,
224
tino,
E.
PRCOPO
il quale nel suo Oronte gigante, lib. Ili, cap. V (1), dopo aver nominato, ad imitazione del quarantesimosesto dell'Orlando furioso e di altri poemi cinquecentisti (2), alcuni poeti suoi contemporanei, in ispecie napolitani, come il Fontano (st. 11),
di
l'abate Anisio
(st.
13),
(st.
il
Sannazaro
altri
(st.
14),
l'Epicuro
(st.
15),
Bernardino Rota
17) ed
molti,
Bonifacio,
che proprio per ben far da '1 Giel discese, ma mentre di Calliope ingordo, insacio,
drizzava el spirto a pi sublim' imprese,
tal stracio,
el torto si l'offese,
che ritorn sdegnoso alla sua stella; n '1 mondo merit un'alma s bella!
teche
Questo poema rarissimo, e quasi irreperibile, manca a tutte le bibliod'Italia, come a quelle di Venezia, di Milano, di Firenze e di Napoli e mi fu dato di trovarlo solamente nella biblioteca Vittorio Emanuele di
(1)
;
Roma. Debbo
Roma,
accen-
nanti a poeti napolitani, che pubblicher in altra occasione, con gli opportuni
comenti. Un'altra copia di questo poema deve trovarsi nella biblioteca messa
come
ecc.,
si
rileva
,
sur
un proprio esemplare
in
dal Melzi-Tosi
Bi-
Milano Daelli, MDGGCLXV, pp. 190-1: Oronte gigante de leximio. poeta Antonino Lenio Salentino. Continente le Battaglie del Re di Persia <& del Re de Scythia fatte per Amor de la figliola del Re de Troia. Capitani de Perse
versi e in
bliografia dei
romanzi di cavalleria
prosa
Rinaldo ed de Scyte Orlando [cose belle et none con additione de le battaglie fatte per Amor de la figlia del Re Panerete in Nabathea et certe
amorose']. In fine Finisse el Tertio <& ultim.o libro del Gigante Oronte [Composto per lo Eximio poeta Antonino Lenio Salentino. Nouam,ent\ stampato in lynclita Citta di Vinegia. In casa de Aurelio Pincio Veneto, ad istantia de Christophoro dito Stampon libraro e conpagni. Ne li ani del Signor 1531. del mese de Nouembre. Quella parte del titolo, chiusa
:
Epigrme
in parentesi
coi. 977.
manca
al Melzi-Tosi
ed presa dal
cit.,
Brunet
III,
i,
Manuel,
III
255 sgg. (2) Vedi un elenco di questi poemi del sec. XVI, contenenti enumerazioni meno lunghe di poeti contemporanei nel Gian Un decennio della pi vita di m. Pietro Bembo, Torino, Loescher, 1885, p. 229, e nel Renier,
Sul Lenio
cfr.
anche
il
Tafuri, Op.
pp.
Notizia di
un poema
inedito napolitano
,
in questo
Giorn.
Vili
p.
257.
di
Se ne trovano, per
altro
in vernacolo napolitano.
Ma
ci in altra occasione.
DRAGONETTO BONIFACIO
225
Francesco Baldelli, in una lettera Allo illustrissimo signcrre, signor Bernardino Bonifacio Marchese d'OiHa, con cui gli il dedica una sua traduzione, dopo di aver detto che la casa de Bonifacti non solamente tra tutte le case di Napoli era yer nobilt di sangue & per gloria eccellente, ma tra tutte appresso
pi nobil case d'Italia: & che da essa son uenuti sempre SignoiH nelle cose della guei^a & in tutte Valtr arti, & honesti studi eccellenti, <& ualorosi; aggiunge tutto questo sul fi^ Tra i quali non si potrebbe giaraai basteuolmente lodare tello il generosissimo S. Dragonetto fratello u ostro, Signor ualoris Simo & dottissimo. Di cui uolendo raccontar le lodi sarebbe non altrimenti, che uolere annouerare le stelle del Cielo l'arene del Mare, & le piante della Terra. Percioche egli non per la nobilita & ualore suo solamente; ma per la chiara scienza & per l'ageuolezza de suoi costumi fu in nero huomo rarissimo. Et non solamente fu il primo, che in Napoli scriuesse madri gali, ma molto meglio ne scrisse di gran lunga, che ogn'altro; * onde si pu meritamente dire, che molto gli debbano esser'o bligati i uirtuosi hauendo egli mostrato altrui la uia di farsi
te
:
eccellente
in
si
il
fatta
maniera
di
di
scriuere.
Io
non istimo
lui si
gi S. mio, che
lungo ragionare
lodi,
(1).
che a
danno
E Lodovico
Bonifiacio,
meno
di tre volte,
genia
premessa alla prima edizione di una sua tragedia, 17/?dopo aver lodato la virt di G-iovanni, esce a dir questo di Dragonetto: A chi non nota la divinit dello in gegno e la eccellenza negli studi delle belle discipline, che fiorivano nel signor Dragontino di V. S. fratello ? il quale nella sua pi verde giovanezza era pervenuto a tanta perfettione
(.2),
(1) F1L.OSTRAT0 Lemnio, Della vita di Apollonio Tianeo, tradotto per Messer Francesco Baldelli ecc. In Fiorenza, appresso Lorenzo Torrentino,
MDXLIX.
Giolito de' Ferrari e fratelli
Tragedia di M. Lodotico Dolce, In Vinegia, appresso Gabriel MDLI. La dedicatoria ha la data Di Venetia il di primo di Marzo i55i. Debbo queste indicazioni e la copia del brano riferito nel testo alla cortesia del dr. Vittorio Rossi. Si trova anche nelle
(2) Ifigenia
,
Dedicatorie di ditterai,
lib.
XllI
f.
19 e
XV,
f.
21
r. Gfr.
Mazzvchelli,
Op.
cit., 1.
cit.
itorieo, X, Cmc.
OittmaU
28-.
15
226
di poesia, che
'1
E.
PRCOPO
ninno
pi
gran
Sannazaro, che
amare, et
anche a Giovan BernarLodovico Pasquale, di Giulio Camillo, del Molza e d'altri, stampate in Venezia dal suo Giolito, dopo aver accennato all'eterno culto per la poesia ed all'amore di Bernardino per questa, e nominati alcuni poeti napolitani,
a dietro
.
dino,
mandando a
ma
traducendole in
latino,
su
Dragonetto
praestantissimae tuae familiae est numus il dono Nam ut ceteros omittam, quid doctissimo fratre tuo Dragoneto elegantius, cultius, aut expolitius an tiquitas habuit? Nonne illud Sannazarii obstupescentis di della poesia.
quum
anti-
cium, invida
paVmam
illa
sibi a Dragoneto ereptam videri ? Sed mors quidem gloriae et virtuii tanti ingenii, eum
< primo iuventuiis flore eripuit, ut vivit ipse et clarus volitat per ora OTunium (1). E l'istesso paragone, fra Dragonetto e l'antichit, ritorna in una terza dedicatoria del Dolce, premessa alla raccolta delle Rime di diuersi signori napolitani ecc., che citammo pi sopra. In questa, che una lettera Al magnifico e valoroso signor Mattheo Montenero gentilhuomo
genovese,
il
che la sua et nella eccellenza d'ogni virt si possa ragioneuolmente paragonare all'antica. Egli, allora, dopo di aver affermato che ai grandi pittori dell'antichit si potevan benissimo contrapporre, fra i moderni, un Michelangiolo, un Raffaello, un Giorgio da Castelfranco, un Polidoro, un Antonio da Correggio, un Francesco Parmigiano, un Antonio da Pordenone e in fine un Tiziano, soggiunge Taccio le altre arti, e vengo alla Poesia. A quale de gli antichi Poeti non me rita d'esser paragonato l'Ariosto ? A quale il Bembo, il Sannacatorie dei cinquecentisti,
:
Jvlii Gamilli Molsae et aliorum illustrium (1) Ludovici Pascalis poetarum carmina ad illvstriss. et doctiss. Marchionem Auriae Bernardinum Bonifatium per Ludouicum Dulcium nunc primum in lucem aedita, Venetiis, apud Gabrielem Jolitvm et fratres de Ferrariis, MDLI. La lettera
, ,
, ,
Bernardino
Calendas septembris Bonifatio Marchiani Auriae; con la data: Venetiis, MDLI. Anche queste indicazioni e la copia del brano, riferito nel testo, mi
furon favorite gentilmente dal
dr. Vitt. Rossi. Gfr. I'Volpi,
premessa
ai
Poemata,
ediz. comin., p.
xv
n., e
il
Caballero, Op.
cit.
DRAGONETTO BONIFACIO
zaro,
227
quale per quel breve
di tutti
i
&
il
il
palma
miglior
mostr molto degno dell'illustriss. sangue del < mio gran Signore il S. Gio. Bernardino Bonifatio Marchese * d'Oria: Signore Magnanimo, & adorno di tutte le scienze ecc. (1).
Veramente, non c' male: vicino all'Ariosto, al Bembo ed al Sannazzaro Altro che un oscuro ed ignoto rimatore quattrocentista E un nuovo paragone fra Dragonetto ed i poeti dell'antichit, veramente un po' strano, vien fatto dall'Ammirato in riguardo della stranissima morte di Dragonetto, che, secondo lui, avvenne per un violento fummo d'un potentissima veleno, che egli faceva stillare. Ecco ora quali considerazioni vi fa sopra il canonico leccese: Forse per aggiugnere nel numero de poeti Toscani con cos spetial modo di morte nuouo esempio alle singolari, & stranissime morti d'Eschilo, d'Homero, d'Euripide, < di Sofocle, di Pindaro, & d'Anacreonte sommi, & eccellenti poeti greci: De quali il primo d'una testu^ine che gli cadde in sul capo, il secondo di dispiacere di non hauer potuto sciorre un
!
dubbio propostogli,
il
il
quarto
il
d'alle-
quinto
grembo
di
d'uua passa
la superiorit di
;
Dragonetto su
ri-
certamente;
racciolo
(4),
citare che
pi celebri.
quali,
(1)
Vedi
Op.
la n. 1
cit.,
1.
p. 208.
(2)
(3) (4)
cit.
ToRRACA, Rimatori, p. 39. Su questo quattrocentista napolitano cfr. Torraca. .co., p. 336 n., e Renier , Notizia di un poema inedito napolitano (in questo Giornale Vili, pp. 256-57). Su di esso preparo uno studio bi(^Tafico-critico.
-^
228
se
E.
PRGOPO
avevano grandemente studiato i toscani, dirozzando che allora era in uso nella corte aragonese, e ingentilendo il gusto. Dopo V Arcadia e i cannon
altro,
madrigali di Dragonetto
ma non
prima.
E anche
noi cre-
diamo, ora, col Torraca, che sotto qualcuno di essi [madrigali] non esiterebbero a porre la propria firma scrittori pi valenti tra gli altri il Sannazaro. Non gi perch il Sannazaro e
gli altri,
perch Dragonetto, venuto dopo di essi, di molte e gravi difficolt, ed evit quegli errori in cui eran caduti i suoi amici predecessori. N pi, ora, pu rimanere inalterato quel periodo del Torraca, in cui egli riassume il suo giudizio sulle composizioni del Bonifacio Dragonetto si compiace troppo di concettini, vero ma si tiene abbastanza lontano dalle gonfiezze, per le quali il Ga riteo e Serafino Aquilano meritarono esser chiamati Seicentisti del Quattrocento. Oltre a ci, va ricordato, a sua lode, ch'egli fu uno de' primi, forse il primo napoletano, il quale verseg glasse con facilit, maneggiando speditamente la lingua let teraria, senza lasciarvi penetrare, tranne rare volte, il diabuoni a superarlo;
trov la via gi sgombra
: ;
ma
letto
(1).
si
Che Dragonetto
nezze dei secentisti del quattrocento, quando, essendo stato preceduto dal Chariteo e da Serafino Aquilano, avrebbe potuto essere
soverchiamente gonfio, un merito di pi che ora bisogna francamente concedere al suo ingegno; che se, invece, avendo preceduto lui que' cosi detti secentisti, si fosse tenuto lontano da tutti que' difetti, che egli non poteva conoscere Senza dubbio, non macchiarsi d'un vizio, quando lo si conosca, un pi gran merito,
!
Ch'egli, poi, fosse uno de'primi, primo napoletano, che verseggiasse e scrivesse bene, non pare che si possa pi dire ora (2). Di tutti i rimatori nominati
che se
forse
(1)
(2) Il
asserito nei
Rima-
lori, colloc,
primi quattrocentisti napolitani, e riport, madrigale Bai d ch'io vidi i vostri occhi Ugiadri
i
:
nel
I,
suo recente Manuale della letterat. ital. (Fi2 ediz., pp. 468-69. inutile dire che questo
DRAGONETTO BONIFACIO
229
dal Torraca, cos di quelli creduti contemporanei del Bonifacio, come degli altri creduti suoi successori, quasi a farlo apposta,
facilit,
e adoper una
colleghi
del
meno
dialettale di quella
dei
supposti suoi
le
grandi maraviglie, n secolo precedente, non pi da farne merito alcuno. Dopo il famoso triumvirato da tributargliene quattrocentista, che signoreggi in Napoli, fra gli ultimi decenni
del secolo decimoquinto ed i primi del decimosesto, un ingegno alquanto originale, arguto e gentile, anche volendolo, non avrebbe
Erasmo Prcopo.
APPENDICE
V
SONETTI INEDITI
DI
DRAGONETTO BONIFACIO
I.
che pur
Phebo
fianmeggiando intorno
ti
f.
IS^
mostri fore
&
scorno?
19*
Deh ferma,
lume ne riporta
il
giorno!
che
(1)
il
Diamo qui in nota le pochissime varianti del magliab. VII 9, 720, che contiene, come dicemmo, eccetto il Y, tutti gli altri sonetti del laurenz.strozz., facendole precedere dalla solita M. I, 1. Il ms. ed M (f." 234b) aggiungono un uai dopo fianmeggiando. che
,
una
lineetta di traverso.
3.
si
dacqua.
14.
Il
ms. guest'.
230
9
E.
PERGOPO
Non fan
ma,
illustra
pur
il
mondo
in oriente!
12
14
Non
Duo
soli,
homai,
soffrir
non pu
la gente:
II.
mio primo
lavoro,
f.
18b
hor siano
al
mentre
Et 6
la
mi nasconde
ch'altro
non amo,
et altro
non adoro!
s
belle,
12
14
non per mio, no, ma per tuo gran valore, che mai s facte non ritrasse Apelle! Per tuct'il mondo spargerai l'odore, et la tua cima andr fino alle stelle: che di tua propria man t'adorna Amore!
III.
be
3
f.* 191>
mutando
le
fisse,
di gloria priva.
Ma
diede
tale
che
fiorir fu
degnio
14
Il,
Ili,
4.
M
Il
(f 96) in perle.
2.
ms. chiuse,
ma
'SI
(f.
116^) chiusa.
12. Il
ms. questi.
Il
vs.
tale,
che ecc.
DRAGONETTO BONIFACIO
231
IV.
Lasso'.,
che ripensando
al
tempo breve
f.
20^
di questa vita,
languida et mortale,
et la
come con suoi colpi ogn'hora assale mente a quei, che meno assalir deve:
divento quasi al sol tepida neve,
vale,
l'ale,
me
fia
tardo
&
greve.
Per
s'io
piango, et
di fortuna,
d'amore
et di
me
stesso;
mi pasco d'hombra.
et
ho
la
morte appresso;
gonna!
la fragil
Kendete gratie
3
al ciel.
Madonna, ogn'hora,
f. 31i>
&
l'altra stella
arder a forza
il
mar
il
bastate ancora.
si
Al bel vostr'aparir
discolora,
sole
&
sua sorella,
9
in
l'ardor d'ogn'altra
12 14
Cosi,
me
s'extinse!
di dolcezza
finse:
dico fra
me
col cor,
beato
il
IV, 12.
lasciar,
Il ras.
asonna,
7.
ma
(f.
162;
come
noi.
14.
Il
ms. eh' ho
ma
Il
ch'o a lasciar.
V.
9.
ms. ch'e
232
E.
PRCOPO
DRAGONETTO BONIFACIO
(1).
I.
Canzoni.
1.
2.
3.
Per che
la doglia eterna.
15.
II.
Sonetti.
intorno.
Tr. 5.
4.
che
LM 6.
5. 6.
7.
Alma Alma
Che
LM 9,
desiri.
2,
M 20.
Tr. 3.
Al vaneggiar
Dall'insegne
dubbi
LM 4,
D
3,
8. 9.
fai, m,iser,
7,
Tr. 4.
d'Amor
LM 2,
Tr.
1.
10. 11.
12.
Donna, che lungi dal tuo patrio nido. D 6. D'un arboscel, di cui pi nobil pianta. D 11. Ecco ch'io torno al m,io primo lavoro. LM 5.
generoso
lido.
12.
15. 16.
17.
10,
LM 11. LM 10.
Tr.
7.
4.
18.
19.
non crede.
5.
(1) Con le lettere L ed M, e con D, Tr. e T, seguite da cifre arabe, rimando al numero d'ordine, che hanno le rime del Bonifacio, negli elenchi,
dei suoi
componimenti
ci.
contenuti
Dolce
2
(cfr. p. 210);
e nell'opuscolo del
il
rime ecc. (cfr. pp. 208-9); in quella del Trucchi Torraca, Rimatori ecc. (cfr. p. 197 n.). Con
dei sette
,
1,
7, indico
numero successivo
,
madrigali di Dragonetto
in
estratti dai
e ripubblicati
si
questo
altri
scritto
con
G 1,
il
seguono
,
cinque
volta
in
questo lavoro
il
(pp. 215-17).
Con Mg.
indico
il
cod. magliab.
ci.
Madonna qual
Madrigalisti, pp. 10-11, e questo Giorn., pp. 219-20); e con A la stampa, in cui esso fu pubblicato per la prima volta: Satire e Rime di L. Ariosto,
Firenze,
MDGCCXXII.
DRA(K)NETTO BONIFACIO
20. 21.
22.
233
Poi eh- 1 vidi sparir qtteila mercede. LM 3, Tr. 6. Rendete gratie al del, mad^mna, ognhora. L 17.
Rose vermiglie in bianca e pura falda. D 1. Sacro arboscel, che dal natio terreno. D 8.
23. 24.
7.
^. Se
27.
26. S dolcemente
LM 8. LM 1,
Tr. 2.
Stanco e solinga per deserte arene. D 9. 28. Yoi coi begli occhi. Amor con l'aureo strale.
(2).
Madrigali.
29.
30. 31. 32.
33.
34.
Amor mi fa morire. P 5. Amor tu sei ben cieco. TU. Chi ama non vive. T 1. Chi non ama non teme. T 2.
Chi vuol veder con gl'occhi.
M 21,
4.
Bai
d ch'io vidi
35.
Egli ben ver. Madonna, egli ben vero. 36. Io dubbio e 'l dubbio tale. L 14, Tr. 9.
T 8. P
3.
37. Io
mi pensava un
non mingando,
tempo.
7.
38. Io 39.
io vegio.
6.
In dir che siete bella. L 18, G 3. 40. Lacrime, che sperate. LM 15, Tr. 41. Languidetta jacendo. T 3.
42.
10.
43.
44. 45.
al volto
io
t"
veggio e provo.
certezza.
6.
Madonna qual
P
2.
4,
Mg. A.
46.
47. Occhij,
9.
Qual fu sorte o destino. 13, Tr. 8, G 2. 50. Quale pia grande. Amore. T 10. 51. Quanto se vede in terra. P 1. K. Se 'l giaccio di costei. T 5. 53. Tutt'il valor del del, madonna, in voi. M
LM LM
12,
G.
19,
G 5.
(1)
che
il
Tobraca pubblic
dal cod.
mo-
nacense {Rimatori,
pochi. Oltre
s
il
quale,
Torraca (Op.
non
te
non
nemmo
RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
La
di A.
Medin
84).
Non pochi, n di scarso valore storico, sono i componimenti latini che ci rimangono in lode di Cangrande Della Scala Signore di Verona. Al noto
poema
in quattro libri del vicentino
la narrazione delle
devesi aggiungere
Manara
del
attribu
quinto libro
poema
Viene poi
il memorando assedio di Padova del 1319 e '20. Di parcomponimenti poetici in volgare, che celebrassero le gesta di Cangrande, non si aveva fin'ora notizia; poich le note terzine del Centiloquio del Pucci, parafrasi poetica della cronaca di Giovanni Villani, non possono considerarsi ragionevolmente come documenti di poesia storica originale. Non quindi di lieve importanza il cantare del secolo XIV edito e illustrato dal prof. A. Medin, e che egli ebbe la buona ventura di rintracciare
affatto opposti,
ticolari
nella
la
genza
infatti dell'interessantissimo
documento
(1)
Cenni storici
documenti che risguardano Cangrande Ideila Scala, Verona, 1853, pp. 108 sgg.
RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
tornare
la
235
critico dei fatti che vi si ricordano. X trover inutile all' esame prima parte chi per poco abbia famigliare l'uso delle molteplici fonti, che con attestazioni disparate e contradditorie ci hanno lasciato memoria delle ultime imprese compiute da Gan Grande, discordando sopratutto sul
modo,
il
tempo e
il
Quando
la citt di
Padova,
in preda alle fraterne discordie, pieg la testa alla Signoria ghibellina dello
si
facilmente
alimentata
Trevigiani:
signori di Gastel
Carrara contro
pesta. Di tutti
il
i
Tem-
il diffusi cui racconto, come prova il Medin, non scevro d'inesattezze e di errori. E gli uni e gli altri possono talora correggersi ponendo a riscontro con lo Zuccato le testimonianze di
Pietro Paolo Vergerlo, nella Vita dei principi Carraresi, del continuatore di
Ma dove lo Zuccato, dice Medin, seguendo la sua fonte che V Anonimo Torriano o Foscariniano
si
il
si
di
Gan Grande.
due
cronisti
lato:
:
separano in
Stanno da un
l'Anonimo Foscariniano , e lo Zuccato con una serie di cronisti pi tardi per essi Cane mori in Verona e vi sarebbe tornato non appena si sent clto dal male contratto all'assedio di Tre\so, dall'altro lato staimo il Ma,
limpensa e molti
altri cronisti
sino al Bonifacio,
suo cadavere
il
Medin
la versione pi attendibile
ponendo a riscontro
il
le
concentramento delle truppe scaligere per l'impresa di 2" che Gane mori in Treviso il 22 luglio 1329 di morte naturale; 3" che il trasporto della salma si effettu nella notte dal 22 al 23, e che in quest' ultimo giorno Alberto e Mastino
Treviso avvenne in Padova, e non in Bassano
:
stabilire: 1
che
Trevigiani.
il
Medin con
lieto di poter
non
solo correg-
gere
il
Verci,
(2).
ma
degli
caduto
Tale severo esame di fatti e di circostanze commento necescomponimento poetico del XIV secolo che vede per la prima volta la luce, e che acquista ora tanta maggiore importanza per ci che se il suo contenuto storico collima in tutto e per tutto con quello del poema latino dello
sario al
(1) Di alcun fonti pr la storia di Treviso, nell'ircMno mim(o, t. XVJI, P. che l'Anonimo foscariniano una delle principali parti dello Znccato (p. 401).
(2) Cfr.
I.
Il
Bailo pror
Mia Marca
Trevigiana
il
rol.
236
RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
al vero.
nimento
toci
critico
giova
al
Medin per
dissipare
sopra l'et del componimento, rimasto sconosciuto fin qui, e non conserva-
XVI
e XYII.
come
delle
carme latino falsamente attribuito al Ferreto, n alcun cronista della prima met del '300, nell'accennare all'ultima impresa e alla rapida fine di Gan Grande si mostrano informati meglio dell'Anonimo poeta. Nota giustamente il Medin che in una certa strofe per dar credito ai fatti che narra, egli si appella alla testimonianza di un contemporaneo
passioni popolari
il
,
:
E messer
S
Bailardin da Noverolo
'1
Or bene
questi appunto
quel
Bailardino
Scaligero sotto le
mura
le
di Treviso, e
Repubbliche Veneta e Fiorentina, di cui si conosce data della morte avvenuta il 24 ottobre 1340. Adunque il Cantare per
meno
anteriore a quell'anno.
il
non
sa-
Medin
uno dei
Can Grande.
La
notare
come
b,
esso ci dia
AAA
h\ e e e
un primo esempio nella poesia volgare di sirventese e che egli chiama semplice, la cui forma : d ecc., non registrata da Gidino nel suo noto trat-
tato (1). Tuttavia tale struttura trova riscontro nella letteratura provenzale
e portoghese
di versi,
(2),
ma
come
De ImperatoHs
quem
Paulinus ordinis Praedicatorum, instinctu Florentinorum, in EuchaQuanto al contenuto parve al Medin ristia intoxicavit, edito dal Freher (3). che questo componimento che l'Ubaldini conobbe, e cit nell'indice di voci aggiunto ai Documenti d'Amore di Francesco da Barberino, ma troppo genericamente intitol: Cantare in morte di Cang rande della Scala, debba dividersi in due parti distinte. Narra nella prima il poeta ghibellino l'assedio e la resa di
F.
(1) Cfr.
(2)
di
Mahn
voi. I,
),
e pi ricca-
mente nei rimatori portoghesi (cfr. Il Canzoniere portoghese della bibl. Vaticana messo a stampa da Ernesto Monaci, Halle, 1875, voi. I, ai ni 55, 70, 87, 143, 153, 199, 207, 309, 811, 354, 464,
552, 570, 588, 640, 714, 912, 942, 1051, 1056, 1146, 1158, 1161).
(3)
Nei
Rerum Oermanicarum
t.
I,
RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
237
colare
onoranze funebri che gli furono rese. Noi non seguiremo nell'analisi partiil diligente illustratore, diremo solo che i fatti narrati dall'anonimo
rispondono in tutto e per tutto alla verit, e confermano piedi Cane, e sulla sua
versificatore
morte ritroviamo
l'errata
nei cronisti e negli storici veronesi. Soltanto osserveremo che l'autorit del
hanno seguita
n mi pare che
la evidente dimostrazione
di
XIV. La cronachetta per esempio dal 1328 al 1336 del cod. n. 815 della Comunale di Verona fatta conoscere dal Cipolla, appunto perch appartiene ad una raccolta compilata nel
varsi di testimonianze che escano dal secolo
primo quarto del secolo XV, se conferma tutti i particolari dell'imprese e Can Grande, con esattezza e precisione cronologica, ha un valore, nel nostro caso, ben minore del Chronicon Veronense. Ma che propriamente Can Grande sia entrato in Treviso il 18 luglio 1329, e poi morto il 22 pu rilevarei anche da un'altra testimonianza sincrona: la cronaca di
della morte di
Jacopo piacentino.
mente
* bello
della
Il manoscritto che ce ne serba la Marciana indubbiaprima met del secolo XIV. Esso contiene la narrazione de
cio
detta cronaca
che pensava
mani
le
come
Pistorino
(2).
Di
fatti gli
avvenimenti che vi
\iamo
registrati
non vanno pi in
l del 1338,
e probabilmente la cronaca
tolomeo Gradenigo.
di
Can Grande
secondo
il
tizo giacque.
Con mala infermit, che gi non piacque A oso amico sno, anzi dispiacque Che 1 cel a suo potere;
A
si
tacque.
Che pochi
Al quarto
pon' sapere.
di,
che
il
baron
Ini
Tedia
linia.
Con boce
di piet parla e
dida ecc.
Da
tutti
BiToLse
il
rend
IVma
(1)
(2)
illustrato dal Yalbituhixi nel sue Catalogo. dd si rileTa dal proemio della cronaca. Troraii
CCCXCIT,
ia
un m. membranaceo
in-ttl. sotto
Ui
gcatnra Z. L.
, ,
238
Or bene
videlicet
il
RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
nostro cronista, proemiando all'opera sua, e accennando alla
Dominus Albertus tres habuit filios dominum Albuinum et dominum Canegrandem. Ex domino Bertholameo natus fuit dominus Chechinus, qui, sine liberis legitim,is, in aetate iuvenili defunctus est. Ex domino Albuino nati fuerunt dom,ini Albertus et Mastinus novelli sic ad priorum, differentiam nuncupati. Ex domino Canegrande nullus remansit legitimus. Dominus enim Canisgrandis aliis revera valentior, sibi acquisivit dum viveret dominia civitatum, Vincentiae, Paduae, Feltri et Cividadi sive Belluni ultimo Tervisii quod scilicet de Tervisio fuit anno dom,ini MCCCXXVIIII mense Julii XII Indictionis, sed infra tercium tel QUARTUM DIEM POST HABITATIONEM TeRVISII DIEM CLAUSIT EXTREMUM. Se dunque il 18 luglio Gan Grande entr vittorioso in Treviso la sua morte
discendenza di Alberto Scaligero scive:
dominum Bertholameum
il
terminarlo avvalora l'attestazione del poeta che per tre giorni rimase occulta
anche
ai pi intimi
garola la gravit del male, che condusse alla tomba Gan Grande. Pi valida
e pi antica testimonianza tra le
lieti
men
Medin con
la
di-
L. A. Ferrai.
PASQUALE VILLARI.
dei suoi teTnpi,
La storia
di
Girolamo Savonarola e
Nuova
Sono oramai
concernenti
fra
ediz.
Voi.
,
I,
Firenze, 1887
(8,
otto anni
il
parlando
(1),
numerose pubblicazioni
,
di
documenti
Girolamo
Savonarola
fatte
dal Guasti
dal
Del Lungo
dal Conti, dal Lupi, dal Portioli, e principalmente dal Cappelli e dal Gherardi,
dopo venuto in luce per la prima volta mente in rassegna e raccolto quel che
chie questioni, usciva in queste parole succo, poco
:
il
se ne poteva
Per, se ne
il
vien
possa
aggiungersi di vera-
mente nuovo alla vita del S. narrata dal Villari, che la storia pi dotta
mai scritta del martire ferrarese, e, come dice maggior pienezza d'ogni altra. Un qualche manipolo di notizie nuove certo lo danno i nuovi documenti, qualche fatto, qualche data correggono, persuadono a mutare qualche giudizio secondario. Dir
ed eloquente, che sia stata Gino Capponi, con
(1) Serie
IV,
t.
4, pp.
282-305; 427-438.
RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
di pi
:
239
veduti
il
se molti di questi
documenti fossero
stati
studiati dai
escluso
degli inediti ne pubblic, le loro storie sarebbero riuscite pi ricche di particolari non privi di qualche importanza, in pi d'un luogo pi esatte
e pi colorite. Ma quel giudizio complessivo intorno al Savonarola, che ognuno ha potuto formarsi colla lettura delle opere venute in luce prima di tutte queste pubblicazioni di documenti rimane lo stesso (1). N in
questi otto anni venuto fuori nulla sul frate ferrarese, che fosse di tanta
men che
si
il
prof. Cosci
aveva
scritto.
deve
al
prof. VUlari,
il
quale non
s'
insigni l'ave-
vano onorata (2); ma ha voluto, giovandosi di tutte le opere e di tutti i documenti novamente stampati e anche d'altri inediti, tornare sul suo lavoro; correggere alcuni particolari chiariti oramai men che rettificare, mutare esatti, arricchirlo di qualche nuova notizia, renderlo infine pi vicino alla perfezione. E, dando un bell'esempio a molti molto minori di lui, i quali sembrano ostentare una certa superba sprezzatura per la veste esteriore dei loro concetti, specialmente se scrivano di storia o di critica, si posto con cura amorosa a limare e correggere in moltissime parti la forma del suo libro, che n' riuscito per questo rispetto notevolmente migliore. Quanto aUa sostanza, dice il prof. V. nella prefazione, che se egli avesse preso a scrivere ora un'opera sul Savonarola, l'avrebbe fatta molto diversa: ma egli ha voluto soltanto riprodurre, con le aggiunte necessarie, il vecchio libro, con la fisonomia, che ebbe nel tempo in cui fu scritto (3). E noi crediamo vera la sua prima dichiarazione ma non ci sa male che egli abbia fatto come ha fatto; perch quel libro, che meglio d'ogni altro ci fece comprendere e amare lo schietto e austero frate ferrarese, infiammato
,
:
virt religiosa e civile; che se err talvolta, err per troppa piena d'amore
del bene; quel libro, in cui s'intreccia cos felicemente
il
racconto e la de-
pi vera;
successivo
svolgersi e procedere
che vien dov' cos bene studiato e rilevato il di quel pensiero esaltato, di quella \-ita
della vita di fra Girolamo,
tempestosa, trascinata a poco a poco e quasi repugnando, quasi per necesit, nel turbine delle faccende politiche (4), che dovevano procacciare al S.
la
maggior fama e
le pi
tremende sventure;
come
fu,
e fece grande onore alle nostre lettere moderne, e fu a molti degli studiosi della nuova et ottimo modello di buon metodo storico.
Or
che
non
solo
non hanno.
(l)Pg. 45.
(2) Basti
per tutti
il
il
della pre-
aeBt opera)
(3)
Y.
P. Vedi
I.
(4)
cap.
IV
del libro II
pp. 271-282
in cai quarta
cow
nente.
240
RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
lui,
mutata la fisonomia; ma in qualche particolare, sostanza lo stesso. Non sono in fatti n molte n molto di maggior rilievo non fanno altro che confermare e
secondo l'espressione di
dendolo pi pieno e compiuto
avvalorare qualche affermazione gi contenuta nell'edizione prima. Cosi, per citare un esempio, tutto quel che riguarda la seconda venuta del S. a Firenze, nel 1489, procacciata da Lorenzo
dola.
il
La
dissero
biografi
magnifico a preghiera di Giovanni Pico della Miranun effetto dell'ammirazione concepita da quest'ul-
timo per l'austero domenicano nel capitolo provinciale tenuto dai frati del suo ordine a Reggio, dicevasi, nel 1486; e questo ritardo di tre anni fece
sospettare al Perrens, nella sua pregevole biografa del
S.,
quando il Gherardi, coi documenti alla mano, mise in chiaro che il capitolo di Reggio non si tenne neir86, ma neir82, cio tre e quasi quattro anni prima che il S. lasciasse Firenze per recarsi
cosa
(1).
1
sospetti
vennero poi
rafforzati,
il
pur
non volendo
probabile
il
modo da
far parere
assai pi
V.,
l'opinione del Perrens, che non il racconto tradizionale (2). Ora ampliando una nota, colla quale nella prima edizione (3), aveva ten-
tato assai
debolmente
pone in
che, anche senza tener conto della pseudo Burlamacchi n della riografia latina della bibl. nazionale di Firenze, che n' il fonte, dove soltanto
sodo
si
il
si pu negare in questo fatto la parte nepote di questo nella vita, che scrisse
,
meo hac
in re
morem
gerebant
1"
opera di Lorenzo
ma
comunic
al
dicatori, che
questo ricordo: Aprile 1489, a d 29. Al generale dei frati premandi qui frate Hieronimo da Ferrara . Documento, che
conferma anche maggiormente che questa venuta fu del 1489, come il S. stesso lasci scritto nel Compendium Revelationum, e non del 1490, come aveva creduto di dover correggere il p. Marchese seguito, in questo, nella
prima edizione del suo libro, dal V. 11 quale non si contenta d'aver cos messa in chiaro e in sodo la cosa ma vuole anche rintracciare una ragione del fatto, che possa distruggere in tutto i fondati sospetti del Perrens, fatti propri i anche dall'illustre Leopoldo Ranke; e la trova nel bisogno, che il Pico sentiva del conforto e dell'autorevole parola di quel frate, che nel capitolo di Reggio gli era parso uomo non ordinario, in mezzo al turbamento e all'abbattimento cagionatogli dalla condanna delle sue 900 tesi e dal tristo e inaspettato effetto prodotto a Roma dalla sua Apologia (4).
;
(1)
les
documents originaux
Hachette, 1859).
etc.
par F. T. Pekrems.
Livre
I,
chap.
Pag. 81, n. 2. Cfr. nuova ediz., p. 91, n. 1. Pagg. 89-90. Il V. cita ginstamente a prova di ci tre brani
di
lettere
del
Magnifico
RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
Le
altre aggiunte di
241
riodi intercalati
qua e
l quasi
qnalche importanza, per non tener conto di alcuni peampliamento delle cose gi dette piuttostoch
ad alcune maggiori o pi esatte
(1; no-
intomo
di
alla famiglia
chele, avo di
fra Girolamo,
medico
qui
Lionello e di
V. pubblica
conferiva alcuni privilegi) (2) e che scrisse opere ai suoi tempi riputatissime (3), ed ebbe al nepote, che fu poi
gli
un curioso diploma
che
alcune
altre su Giorgio
il
Gemistio Pletone
con alcune giuste considerazioni sull'effetto, che doveva produrre sull'animo del S. lo zelo, con cui Pandolfo Gismondo Malatesta apriva alle ceneri del
paganeggiante il tempio di S. Francesco di Rimini, dove consacrava anche una splendida cappella, con sacrilega iscrizione dedicatoria, alla sua alcuni particolari, tratti da documenti pubblicati dal Guasti concubina (i) e dal Desjardins sull'andata di Piero dei Medici a Carlo Vili e sulle due
poeta
;
S.
a Ve-
la citazione
nuovi brevi
delle opere
da
Roma
alcuni
la notizia
documenti
Roma
291-95)
delle quali le
1'
altra porta la
Pontefice a
mandare
il
al
primo
Mirandola s' fermo qui con noi, dove vive molto santamente ecc.
mentre
ad ogni
abbiam
il
la ragione,
il
casato
della
madre
del
(Elena Bonaccossi)
che
il
Y. prima
del
di
80
di
le altre coee,
tira in
Di queste
il
Y. ha qui
(p. 2, n.
il
ma
dei
1) una pi Innga lista , che non desse nella prima ediz. ; De laudibus urbis Patavii, pubblicato dal Mokatobi nel t. XXIY
R. 1
S.
Lib. Il,
e.
I,
pp. 222-223,
e.
H, 2S7-Z38.
(6) Lib. I. e.
(7)
(8)
(9)
Ub.
I, e.
M,
pp. 367-368, n.
ttorieo, X, fase. 28-29.
f/imaU
242
pubblicati
dal
RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
Guasti, intorno
all'unione
del
Prato alla
alla
(1);
alcuni
pi larghi accenni
avrebbe cavato
F.
il
pontefice Alessandro
VI contro
editi
certi
particolari, tratti
dal
Gherardi, intorno ai principi e ai motivi tutti politici dello sdegno del Papa
contro fra Girolamo e contro
alle
il
governo
il
macchinazioni di Lodovico
S. (4)
;
Moro,
alcunch intorno alla biblioteca medicea e all'acquisto fattone pel convento di S. Marco (5) non che qualche nuova citazione intorno al bruciamento delle vanit fatto nel carnevale del 1496 (6) e alcune altre notizie su vari particolari (7). Inoltre citazioni non infrequenti
di recenti pubblicazioni, e specialmente del Diario del Landucci,
infine
Duca
ma
in ge-
nerale
scritto
piuttosto a conferma
dapprima.
ci
a mio credere, la
S. nel
1491
(8).
per quanto,
ci
l'editore,
incompiuti e imperil
pure
S. te-
almeno
allora,
che non
il
tempo
divagando dal testo, che era sul Vangelo della Trasfigurazione di N. S., usci a parlare del tempio profanato dall'avidit del guadagno, che uccideva lo spirito buono fin nella celebrazione delle feste religiose, e venne poi a fulminar contro i ricchi le tremende condanne evangeliche, e a smascherarne crudamente le arti, rappresentandoli come'succhiatori del sangue dei poveri e delle vedove, per conchiudere descrivendo il vero religioso e spirituale come quegli, che non cura beni terreni. Ma pur sempre meno ardita di quella detta ai frati in
cui,
Certamente dov essere e parere, com'egli stesso predica della seconda domenica di. Quaresima, in
S.
Marco
gente
meno
preparata a intenderla
418; dov' anche citata la deliberazione della Signoria, che l'il di feb;
quando
il
e.
IV, p. 464.
(2) Lib.
(3)
m,
e. e.
II,
Lib. Ili,
n,
p.
391;
e.
e.
V, pp. 490-91.
509.
sulle
Per
es.,
il
S.
(lib.
e.
IX
ti.
p.
1665
lib. Ili, e.
V,
prima ignoti
,
E, pp. 154Gherardi.
tosco
romana
Lib. Ili
(lib.
e. e.
p. 492)
su un' epistola
dal
Gherardi
m,
Vin, IX
, ,
RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
243
con discrezione, avrebbe potuto esser cagione chi sa di che grave scandalo, perch nell'eccesso del suo desiderio della semplicit e purit della Chiesa e degli ecclesiastici, il S. si spinge, in modo, che non pu non farci correre
col pensiero a Lutero, a voler soppresse cerimonie
e indulgenze, e perfino,
con un consiglio opposto a quello che dava a Bartolommea d^li Alberti il beato Gio. Dominici suo precursore nell'austera riforma dell'ordine domenia voler che s'alienassero i giovinetti dalle cerimonie ecclesiastiche. che il S. non soltanto non espresse mai dal pulpito, ma nelle quali non sembra neppure che perdurasse, a giudicare da quel ch'egli fece poi, fino quando ardiva dichiarare nulla dal pulpito la scomunica fulminatagli contro dal Papa male informato (2). Invece la predica fatta in palagio di tutte la pi rimessa: il S. dichiara da s (3) di non essere in casa propria, come in pulpito, o, pi che mai, in S. Marco, e per la riverenza che gl'impone la presenza dei Signori, parla genericamente degli errori e delle colpe,
cano
(1),
Idee,
che soprattutto deve fuggire chi al governo dello stato, in modo che ricorda le allocuzioni, o protesti, che uno dei collegi faceva, quando entravano
in uflBcio, ai rettori.
N mi
parrebbe neppur di vederci cosi chiare quelle che l'editore vorrebbe trovarvi, alle arti, alle colpe,
Nel
di S.
resto, alcuni
separazione
S.
Congregazione
Marco
dalla provincia
(4),
ad
Moro
e del
o dei loro ambasciatori ed inviati: che con quelli gi citati tutti documenti,
che come vengono qui in luce per la prima volta, se certamente aggiungono qualche pregio al libro, che ne diviene in certe parti, come a dire, pi ricco e abbondante, non aggiungono per nessuna vera novit a quanto si rilevava dai documenti pubblicati dal V. nella prima edizione e da quelli
editi in seguito
da
altri e
(5).
(1)
Regola del Governo di cura famigliare. Parte IV, pp. 146-147. ed. Salvi.
(2)
Anche
il
religiosi e secolari in S.
,
Marco
nell*
arrento
I, e.
Y,
pp. 81 agg.)
ma
tocchi
nn argomento
i
ardito,
che non
sermoni pobblici
non eeclosa
la dodicesima predica so
Amos
col
brano delle
som
hic dominos
me
,
domo
,
Pharisei,
p. xzxiij.
XY
pp.
lij
che
vi
maniftstano.
,
ma
soorrettameate
dal
Kanv
nelle
ddiMmi al Babuio
il
dicendola
Perrens
Oil>- I.
e>
fone;
nw
lY;
il
Y.
(lib.
I,
p. 20)
soppone
nna seconda
la
Iettar
del soo oposcoletto del Dispregio del mondo non aveva scemato in loro il dolore della soa improvvisa risolozione di darsi a vita claustrale. Ma, per verit, la mancanza della data, la
244
RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
prima edizione
lui pubblicate,
Marco
e in
seguito
alle
da
il
benemerito
un
Ma
l'hanno
1
nuove pubblicazioni di documenti, e singolarmente quella del Gherardi, condotto ad allontanarsene in parecchi punti, e generalmente, a quanto ci sembra, con ragione; e i principali di questi punti sono i seguenti:
La predicazione
;
del S. a Ferrara e la
almeno molto probabile, non solo per la concordia degli antichi biografi, ma perch sola spiega come il S. potesse predicare in S. Lorenzo nella quaresima del 1482; giacch i documenti provarono al Gherardi che il S. non poteva aver predicato in quella chiesa n negli ultimi mesi deir82, n nella quaresima deir83 (2). Cosi cordata, se
sicura,
non interamente
il
nazzano in S. Spirito affollatissimo che anzi, da un'espressione del V. (3) sembra che questa predicazione del fortunato agostiniano sia da lui ripor;
mandata
al
contiene
uno
stile,
Ferrarese, che quello affettuoso e rispettoso per quanto risoluto .dell'altra lettera,
cipali espressi in questa, cio Tesser egli divenuto cavaliere militante di Cristo, e
concetti prin-
il
me
la
fanno ritenere un
da altri avesse di quella saputa la contenenza. Di tali rifacimenti a memoria non mancano esempi; hasti ricordare, perch notissimo, quello delle due lettere di mess. Agnolo Acciainoli e di Piero dei Medici, nel lih. VII ( XVIII), delle Storie del Machiavelli. (Vedi le lettere nella
loro forma originale in Fabkoni, Op. cit, voi. II, p. 36).
documenti, sono da lodare alcune giuste inversioni fatte dal V. nella disposizione loro, come per es. l'aver posposto le tre lettere del S. a Carlo VIII, post amissionem regni neapoUtani a quella
del 26 di del S. al re di Francia
noi,
il
maggio del 1495, e d'aver premesso questa anche ai documenti riguardanti la legazione ma sarebbe secondo che fu a mezzo giugno di queir anno medesimo
, ; ,
anche pi
XXXI
V. aveva pubblicata una lettera del S. a Lodovico il Moro, del 25 d' aprile del 1496 ; nella nuova, ve ne aggiunge altre quattro una del Moro e tre del suo inviato Somensi , e le dispone cos: la quella del S. ; 2a quella del Moro, del 20 d'aprile; 3a nna del Somensi, del 12 d'aprile;
,
la
prima del 7
la seconda del 13 di
novembre.
Or
il
disordine non
del
ma
,
responsiva a quella
il
Moro,
il
la
Somensi aveva
scritto
12 d'a-
32;
e.
la la ediz., p. 32.
(3)
credito
di
di
fra
Ma.
papa Sisto IV
RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
tata all'anno 1484, e fatta forse
nella chiesuola delle
fatto parola.
245
Monache Murate,
come
contemporanea ad una modestissima del S. di cui nella prima edizione non era
e perch
Il
capitolo di Reggio,
rito all'anno
1482
(1),
come
La
lettera
da Pavia
alla
madre,
quaresimale
Genova,
al
il
ritorno
che
1490, suppo(3).
da
Roma
al S. di predicar la
quaresima a
Lucca,
poi revocato, giustamente riferito agli ultimi giorni del 1494, non,
nella
come
prima edizione, agli ultimi di gennaio del 14^ (4). 5 In conseguenza delle dimostrazioni del Gherardi, son riportate all'anno 1495, invece che al 1496, la lettera del S. a un frate amico suo a Roma (15 settembre), che intercedesse presso il cardinale protettore dell'ordine, per far revocare
il
breve, che
si
il
S.
non credeva
s'impediva la predicazione e
del
dal
S. al
medesimo breve,
il
29
di settembre: e
il
ma
Marco
(5).
Pontefice e
stato n
il
S.,
togUe via
il
disordine, che
v'era
su questo punto
anche
nel libro del V.; dal quale, fra le altre cose, non s'intendeva che cosa fosse
che eflfetto avesse prodotto il breve spedito a S. Croce 1*8 di settembre del 1495, poich la sostanza di quello s'attribuiva invece a un altro breve immaginario spedito appunto lo stesso giorno 8 di settembre, ma
come
pi
il
(6)
(7),
nomina
da
Marco
l'invio
lui
fatto
Lorenzo
Magnifico
(1) Lib. I, e.
V,
p.
75,
(2)
Pag. 76.
(3)
Pagg. 88 8gg.;
cfr. la
319. Era un po' strano per altro che l'A. as, p. segnasse quella data, e citasse poi nella pag. sneeoasi Tm vaa lettera dei Dieci, dell'S di gennaio, all'ambasciatore a Soma, che pregavano s' adoperasse preaso il papa perch concedesse al S. di ,
e.
(4) Lib.
n,
TU,
p.
non ostante qualunque commissione aressi di andare a predicare a Lacca >. Nella nuova edizione aggiunge la citazione d'una simile lettera della Signoria scritta il 28 di dicembre del U94, e gi pubblicata nel 1862. (5) Lib. IH, e. II, pp. 402 sgg. Cfr. la 1
(6) Lib. I, cap.
ediz., Ub.
DI.
II,
25 ^rile, invece di 25
246
RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
(1); le notizie
(3),
spiegate
modo
assai
probabile
collo scopo
la
trattare
della
col
generale dell'ordine,
che l
si
trovava,
(4).
per
separazione
lombarda
un
fatto,
che in s
di
pochissima
importanza,
ma
non pu
Lorenzo
de'
V. fu ed uno dei
d'altri,
Reumont. E, a
,
toglier
di
mezzo l'argomento
poteva esser preil
il
avrebbe
potuto
violarne
segreto, n
se
l'assolu-
non
solo
peccati confessati,
;
ma nemmeno
frate
non furono
altro
alla
strano
dialogo,
non
fece
(5).
Non
il
modo
divien
possibile,
tanto pi che
Pico e
il
ma
ce le rappresentano
come una
di
specie di strano
saluto, col
quale
forse
quegli
Senonch FA., che pur si fonda sulle parole dei due gi citati, non curate nella prima edizione, per usare alcune frasi, che possano, sotto un nel comcerto rispetto, disarmare gli avversari, non sa allontanarsi poi plesso del racconto dal suo forse troppo prediletto (6) pseudo Burlamacchi;
,
167.
queste
percli
il
1494
del
era certamente
un errore
L' avvento
Quam
bonus
V avvento
Aggeo
come
ripete
nuova edizione
(p.
202, n. 2), dove peraltro credo sia pur corso un errore tipografico
la la ediz., pp.
che in
V. impiega la maggior parte della prefazione a questa edizione a combattere il Ranke, uno dei suoi Historisch-hior/raphische Studien aveva infirmato 1' autorit del Pico e del
di esaltare
il
S. nel fervore
tempo
met
dell'assedio (1530);
del secolo
la seconda
XVI.
Il
V., ristringendo in
di
meno
che
parole quanto
Torino
sostiene
il
Pico
il
scrsse
al
1530 non
la
pubblicasse, e che
fonte
una
biografia latina
non ignota
msta
RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
sostanza:
247
S.
non
si
(1). 11
Magnifico avendo
ma
che temeva avesse potuto esser mosso da un certo riguardo nell'assolverlo ; indi la chiamata del frate che non aveva mai ceduto n alle minacce, n alle lusinghe (2). E di quali peccati doveva egli principal
mente
parlare, se
non
(3).
di quelli,
che erano noti in tutto il mondo, come appunto di cui parlano il Cinozzi, il Burla
il
macchi ed altri
S'accosta adunque
S. al letto di lui.
Tre peccati
il
sacco di Volterra ;
denari
il
tolti al
Monte
sangue sparso dopo la congiura dei Pazzi. Nel parlare di ci, prima ancora che incominciasse la segreta confessione, il *t Magnifico si agitava di nuovo, ed il S., per calmarlo, andava ripetendo Iddio buono. Iddio misericordioso... Ma, aggiunse, non appena Lorenzo
tissime di perduta vita;
:
ebbe
finito di parlare,
vi bisognano
(5).
qui
il
Burlamacchi
,
terminasse
il
il
Padre
si
parti
e lasciollo
* senz'altra confessione
Ma
se
come non
?
Che mai
Lorenzo moribondo e che sentiva di morire, e bramoso sinceramente e scrupolosamente di riconciliarsi con Dio, avrebb'egli intavolata col rigido frate predicatore una conversazione accademica, perdendo cosi un tempo prezioso, prima o invece di confessarsi ? Che se Lorenzo non parl, come sembrerebbe dal racconto del Pico, mente lo pseudo Burlamacchi nel riferire le sue parole, e giuoca di fantasia il Cinozzi, che
avrebbe poi questa dovuto essere
poi
il
fonte di
tutti, si
nel voler
leggere
nell'animo
di
Lorenzo
di
di
quali
peccati appunto
che
ogni
modo
l'origine
prima
questa versione.
vene
il
che
l'
il
epistola
Cinozzi
il
Burlamacchi, cio
le
sue fonti,
primo o
al se-
condo decennio del secolo XVI e toglie ria gran parte delle difBcolt del Ranke ;
ma
lo ricondace
S.,
come alquanto parziale, e per l'amicizia e per l'ammirapoteva eswre anche il Pico ; e non impedisce che
,
fonti, ftlsasse
almeno
coli 'esagerazione
fatti
che narrava
e.
come
il
p.
(Ub.
(1)
(2) (3)
(4)
m,
VI).
NoU
Nota
Cap.
apposta
al e.
IX del
lib. I, p.
184.
184. 159.
Vita del p. f. 0. S. ecc. ecc.. Lacca, 1764, p. 29.
n,
p.
(5) BuKLijiACCHi,
248
RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
di
il
a quanto confessano quegli antichi scrittori, il racconto e, come ben notava il fra Silvestro Maruffi Perrens (1),
;
un
allutinato,
solo,
che racal-
conti la cosa
come testimonio
oculare,
il
Poliziano
(2),
che
la
narra ben
il
che
ne parla
ultimi
(3),
se
il
modo
momenti dell'amico
inventasse e spar-
contro
il
partito
memoria
tolta
schiatta
che
gli
aveva
libert, e a
(4). N si dica che supponga per dar favore ai Medici. Chi nega oggimai che sotto il magnifico Lorenzo Firenze non era pi libera? N certamente son troppo benevoli ai Medici il Perrens e il Reumont, per quanto il V. dica quest'ultimo un dotto ammiratore dei Medici poco meno entusiasta del Roscoe (5). Chiunque abbia letto e ricordi, non che la biografia del S., il VI volume
il
Lorenzo
il
INIagnifico dell'illustre e
ma
un aneddoto, che
il
pu fare
di
sul magnifico
Lorenzo
Altri
qualche
espressione
come
compose le Stanze (6); o come la sostiTornabuoni a quello di Clarice Orsini fatta, certamente per isvista, nella prima edizione madre del Magnifico e istigatrice del Pulci a comporre il Morgante (7); o quel che si dice della venuta a Firenze di Giovanni Paleologo, che, nella prima edizione, sembrava avesse
tuzione del
nome
di Lucrezia
mandato molti
(8);
cos
(1)
Jerome Savonarole,
lib. I,
anche questo, che la testimonianza del P. la pi antica di tutt, perch l'epistola a Jacopo Antiquario, in cui ne parla, del 18 di maggio del 1492, e per posteriore alla morte di Lorenzo di poco pi d'un mese. Vedila in Angeli Politiani Operum tomus primus etc., Lug(2) Notisi
cit
si
(4)
mala morte,
spontaneo
con particolari
della
ma
fantasia
eccitata e riscaldata
di tali racconti
MACCHi, Op.
(5)
cit.,
pp.
182-3.
cfr.
successivi).
Nota
cit., p.
185.
RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
alcune
espressioni pi esatte
(1);
249
Medici
il
nome
di Richiesti
dato nella prima edizione ai cittadini invitati a giovare del loro consiglio la
secondo
le
testimonianze
Marin Sanudo,
alle
Gemme
Zizim a Carlo Vili e la morte di quel principe sciagurato (3). Per quanto sien cose che non toccano per nulla alla parte
dell'opera, anzi sieno rispetto
sostanziale
a questa particolari di poca importanza, nondimeno ognuno intende quanto pregio accresca al lavoro l'esattezza maggiore anche in quelle. E appunto per questo ci sarebbe piaciuto che l'illustre
autore fosse stato in qualcuna di
risoluto,
siffatte correzioni,
perch
ci
sembra che a
volte
un certo
rispetto
modo
usato
interamente
nella
qpialche
vecchia
mutava ogni giorno , e la stessa cosa veniva poi ripetuta altre due volte (.5). Nell'edizione nuova invece, nel secondo di quei luoghi (6) l'A. si contentato di sostituire: il Pr., che era a turno uno dei Signori , e va bene; ma negli altri due, ha adoperato una forma poco esatta, scrivendo nel primo (7): Il Pr. mutava ogni due o tre giorni, * qualche volta anche ogni giorno : nell'altro (8): ufficio, che toccava
edizione
(4):
Il
Pr.
volta
ogni
due o
tre,
ad
11
dovevan prestare nell'entrare in Signori, dicono ancora che appena consegnato dal Potest al nuovo
Gonfaloniere
Signori in
bussolotto,
palagio,
il
un
con nove
oflfitii
nomi
nuovi
priori,
perch ne estraesse
prae-
una:
et ille, cuius
nomen tunc
fieri
fatorum
dominorum, cuius
oflfitium
debeat >
e l'esame
dei
V,
p. 283, n.
1. Cfr. la
1 edi., p. 252, n. 1.
m,
n,
(4) Lib.
(5)
p. 256, e a p. 274, n. 1.
1.
Statuto
popuU
ai
potri anche
il
n. 3, che
il
primo a fare
Proposto o na
,
essere
pi
Quanto
il
saperne
e,
per non
alla Storia di
Giao Cappoxi
lib.
IV
cap. II
in fine
o a quella
Pbkuxs,
lib.
250
partiti potr
RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
mostrare a chiunque che a questa disposizione dello statuto non si contraffaceva mai (1). Alcune altre poche parti in fine sono state lasciate correre cos come stavano nella prima edizione, le quali, a nostro credere, sarebbe stato meglio cambiare, perch certe cose, che si potevano ben dire nel 1859 non si posson pi dire ora allo stesso modo. Cosi, per es., a p. 291, il V. ha conservato questo periodo tale e quale si trovava nella prima edizione Nel 1427 i Medici, volendo acquistar favore appresso il popolo ed abbas sare i Grandi, fecero ordinare il Catasto, cio a dire una stima dei beni
:
si
potesse a
ciascuno
imporre giustamente
ridire,
n alcuno
so-
ma
nel 1860
(2),
il
il
sig.
P. Berti
delle
pubblic, nel
si
testo
consulte, che
furono
proprio
quei ricchi ottimati, che gli storici dicevano averla combattuta, e primo di
tutti
fa-
rebbe l'autore,
sospetto, poi
per
riuscire
meno
utile e fruttuoso al
Comune
di quelli, ai
si
voleva
sostituire.
Nei Coni
voti
mai
l'istoria
intera e
(1)
delle Storie di
al I vo-
Repubblica di Firenze,
trovano a p. 645 queste parole: hanno tra loro per ordine uno di loro sempre
d'i,
Proposto, e
hanno
in que' tre d a
come
la qualit di cardinale,
29 a Francesco
dolflni, e in
Anno IV
disp. la
pp. 32 sgg.
Vedi specialmente
le
di
marzo
e del
Non
fa
Cette mesure
parmi
inesattezze ed errori
di
intitolato Florence,
Etude
politiqtte, e
,
ma
strano trovare in
un
libro
molto migliore
uscito
quest'anno, cio quattro anni dopo l'ultimo volume della Storia del Perrens, di cui l'A.
e
si
serve
che
cita a
La
ri'sistence egoiste
de la haute bourgeoisie ce
projet fut parmi ses fautes l'une des plus lourdes: pour les Mdicis, au contraire, l'approbation
et l'assistence, que Jean parut accorder la rforme, donnrent une plus vive impnlsion sa
popnlart
>
{Les rvolutions politiques de Florence etc., par Gabriel Thomas, Paris, 1887, p. 221).
RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
non sempre l'istoria vera
(1).
251
non
si
Ma
(oltrech qui
si
tratta di voti,
ma
di discussione),
che
ai
documenti autentici
tutto
Ca-
il
rispetto
la
me-
Ma
lasciando di notare pi oltre (jueste, che nel caso nostro sono minuzie,
al valore intrinseco e sostahziale
del
libro,
veniamo a
giudizi,
che
l'A.
pronunzia suirillustre
ferrarese.
Non
nego
assai
di far ci
sembra
giudizi di
tal
tale,
che oltre
la
superiorit
nessun'altro,
conoscenza, quale
dir la
forse
Nondimeno
con franchezza pari alla sincerit, con cui ho lodato l'opera bellissima.
pare adunque che
si
Non mi
d sul
S.
V.
come uomo
come
ottimamente dimostrato
uomo
di
innamorato del bene, fedele alla dottrina cattolica anche nei momenti in cui pi arditamente si scagli contro i ministri corrotti della religione; ma mi
sembrano da temperare un poco i giudizi dati sul S. come oratore e come poeta. Dire il S. il primo oratore moderno e che da che s'era spenta l'antica e santa eloquenza dei Padri e Dottori cristiani, non s'era mai pi udita una voce, che fosse degna d'esser tramandata ai posteri (3), ci sembra, per verit, troppo gran lode. Niun dubbio, che, per quanto sappiamo, il S. fu il maggiore oratore del tempo suo; niun dubbio che certe
infocate invettive contro la corruzione del clero e del popolo cristiano, certe
descrizioni o rappresentazioni terribili del flagello minacciato sono potente-
mezzo a un mar
ed
in
di
svolgono, fra
sottili distinzioni
esegesi
nobili, santi,
ma
(4)
espressi
forma
che eloquente.
ci
Ma
nella
le
forma che
interrompevano
che
suo
aspetto,
anche l'opera
il
manca
i
tutta la
atti,
S. esaltatissimo
trasfondeva in
tutti
suoi
in
tutto
il
non possiam farcene un concetto adeguato, sicch sar pi giusto giudicarle dagli efietti, che produssero. E certamente il predicatore, che scendeva dal pergamo febbricitante e quasi fuori di s, gli uditori, che non solo si commovevano fino alle lagrime, ma pendevano dal labbro di lui, e secondo le
sue parole riformavano la loro Repubblica
e,
cosa pi considerevole,
loro
(1)
(2)
lb.
I,
,
p.
485.
sosta del
re
e Isabella d'
il
Aragona
nella
a Paria
(p. 220),
p.
152.
2o2
RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
anche se teniam conto dell'efficacia degli avvenimenti, che sembravano fare del S. un santo profeta, percotendo il popolo con quei flagelli tremendi, che egli dal pulpito annunziava (1); son tutti segni che quella parola uscita da un cuore profondamente commosso doveva esser potentissima ed efficacissima e quindi in gran parte eloquente. Ma che dovrem noi
e di virt
;
o d'Antonio da
Padova, che
ad abbandonare agi e ricchezze per far penitenza; che cosa di quella di S. Bernardino da Siena, che la gente andava ad ascoltare all'aria aperta prima che il sole si levasse, e vi stava fin quattro ore, e che in ogni luogo portava
si
quasi
generazione, conducendola
fuorusciti
,
beni confiscati
ne vennero talora richiamati nelle citt, da quelli stessi che li godevano ? (2).
b.
Gio(3):
il
discordi
contempo-
ranei non ci posson far cosi certi della rettitudine degli intendimenti di fra Giovanni da Vicenza, come di quelli del S., tutti quanti, favorevoli a lui o contrari!, ci parlano della potenza della sua parola, che radunava sulle rive
Marca trevigiana
molte
cittadinanze
di
Lom-
uno
duceva a pace tutte quelle cittadinanze e, oltre pi altri, i Signori da Camino e da Romano, che tutto dire (4). Noi non neghiamo adunque certamente che il S. fosse grande oratore ma dire che prima di lui non si
:
(1)
Vedi massimamente
quanto riguarda
l'effetto
descritto in
del libro
I.
nascondere che quell'effetto, proprio in quel giorno, mi pare alquanto strano, e che non sarebbe
credibile, se
universalmente e prima
1'
di tutto
dal S. medesimo.
Il
Re
infatti
gi da
un mese
era mosso; gi
dove
gli svizzeri
malati dello
in
R.
I.
S., t.
XXIY,
col. 541, C,
il
il
terrore doveva
essersi
il
anzi
che aveva fatto pericolare Carlo Vili in Asti e che l'aveva colto
po' gli animi alla speranza. Vero che allora
il
13,
ed aver
un
S.
seguitata
la cosa.
(2)
e forse
non
aveva
predicato pi dall'agosto
che mi sembra
solo
modo
di
spiegare
lo
raccont in una
sgg.).
XII
cit.
dal Salvi nelle note della prefazione alla Regola cit., p. 174.
,
vicentine
padovane
(col.
il
;
Muratori
pubblic
,
nel
t.
I.
S.
e principalmente
Geeakdo Maorisio
37-39)
Aktonio Godi
che
chiama
facundiae innoccntineque,
ma ne
rimpro-
vera poi l'ambizione (col. 80); Rolakdiko (col. 203-205); Pabisios de Cereta (col. 627), pi severo
di tatti gli altri col frate,
ma
di
che anch' egli ne loda l'eloquenza e racconta, come gli Paquara, che poi dur poco. Importante principalmente
punti di contatto fra
il
altri,
il
il
Mau-
che
ci
domenicano
XV.
RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
fosse udita altra voce eloquente in Italia, ci
253
passi
i
sembra che
limiti della
giusta lode.
Veramente non
che nei versi di
e
cos esagerato
il
Il
V. riconosce
lui v'
una soverchia
il concetto di rado si eleva all'altezza di una vera creazione poetica (1). La qual confessione peraltro non gl'impedisce di affermare che i suoi versi * attestano ch'egli non fu indegno cultore di quelle muse, di cui alcuni lo vorrebbero chiamare cieco dispregiatore. E se essi non meritano sempre il nome di vera poesia, non perdono per mai una loro particolare originalit
ed altezza di concetti,
che
li
di chi
li
non
pare a
me
s'incontra
contemporanei, e pi antichi,
n nella forma, che spesso, ma specialmente nelle canzoni, pu mostrare che il S. in giovent non istudi soltanto Aristotele e S. Tommaso, ma dov svolgere assai anche i libri di Dante e del Petrarca (3), quantunque
quest'ultimo lasciasse poi bruciare fra le altre vanit nel 1498
ly.ude del S. si
(4).
nelle
riscontra
e cruda
talora
strana,
ma
n quel
delle
felice
forma
fluida ed
evidente
laude
certe
Lorenzo
il
magnifico, e
nemmeno
il
manca a
Tornabuoni
Benivieni;
non cade mai nelle stranezze del un concetto assai falso chi volesse giudicarle da quel passo degno certamente d'essere stato scritto da uno dei peggiori secentisti, che il Y. cita. Di quelle stranezze nelle laude del B. non ce ne sono spesso davvero, e se togliamo quella che comincia:
(5).
11
V. osserva che
si
S.
ma
certamente
farebbe
Io vo* darti,
anima ma,
in tutte le altre,
la
(1) Lib.
p. 532.
Specialmente
,
gentil, che
eti.
,
ItaUa mia
bench
si
trovano
per
nella la
ruma
miundi
Quando
la
toare e m*o
di Sisto IT;
composta per
morte
frase dantesca
si
De ruina eceUtiae,
la se-
eonda strofa della qaale, coU'interpetrazione che l'accompagna, ricorda qualche passo della landa
tn Jacopone Piange
come
(4)
la Ecclesia,
strane,
p. ea., quella
,
Psanns
E
,
secondo
il
Bnrlamaechi
da
coi
il
P. prende
qnesta notizia, anche nel primo bruciamento del 1494 {Op. eiL, pp. 114 e 116).
(5) Vedi specialmente la laude Ecco
'l
Messia
in
Rime sacre
,
del m.
il
teechio
2'A
che
la
RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
segue
(1), c"
pi arte, che in tutte quelle del S. Del quale poi neppure canzoni sieno tanto migliori delle laude, quanto il V. afferma. In alcune di queste, e anche di quelle, che il V. pubblic per il primo chiamandole abbozzi, mi sembra che sia talvolta pi grazia, pi semplicit, meno sforzo di forma che non nelle canzoni. N le laude nacquero
mi sembra che
le
che ne
forse a
scrisse
anche Lorenzo
il
ai canti carnascialeschi, tant" vero Magnifico; era genere assai pi antico, nato
un parto
fantasia del
popolo
nostro,
il
Laudesi
stesse
le lodi di
sulle
arie
dei
sfogava l'animo
lieto nell'intrecciare le
forse
colla quale
alle
non neppure assolutamente vera quella differenza di spontaneit, il V. spiega come le laude sieno a suo credere molto inferiori
(2).
il
canzoni
Ad
secondo dei
buon conto, non riguarda davvero un aspetto rilevante dell'operosit del S.; il giudizio complessivo, che pu darei sull'ardente frate domenicano, non mi sembra possa esser diverso da quello, che il "V. ne d, quando lo dice: uno dei pi splendidi nella schiera generosa dei pensaquali, a
(3).
d'altra parte
qualche
pic-
mai scemare in noi la riverente ammirazione per un libro, nel quale ha cosi bene applicato e seguito quel metodo, che dovrebbe proporsi
storie, e ch'egli tratteggi in quelle belle parole della pre-
ogni scrittore di
quest'opera sua
o di
Quel
sistema
che vuol
nobili e
che egli
faccia innanzi,
un terreno sacro ecf inviolabile. Non v' bisogno come il propugnatore della virt e della libert
genere
umano
per se
stessa
dramma
libert,
elevandone la mola
pretende
sublime armonia .
(1)
La Savia pazzarella
si
Non
fu
mai
'1
pi hel solazzo
Pi giocondo n maggiore,
Che per
zelo e per
amore
Io vo' dirti,
,
che
anima mia, e tutte e due, come quella citata nel testo, (Opere di Girolamo Beniil mondo reputa pazzia
a di
vieni fiorentino novissimamente rivedute ecc. ecc. Stampate in Venegia, per Gregorio de Gregori.
MCCCCCXXIII
XXVIII de
aprile.
m,
e.
VI, p. 530.
!a
prefazione all'e-
dizione nuova.
RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
255
GIROLAMO MANCINI.
e siigli scritti di
Leon
XIX).
Firenze,
il
Gellini,
1887
pp. 70).
La
vita e le opere di
Leon
Battista Alberti,
che ha pur tante incertezze e oscurit. Non maraviglia pertanto che quegli stesso che ha contribuito di recente ad appianarne le difficolt e l'ha illustrata
verit, dero-
bella vita di L. B.
Nel quale, prendendo occasione dal pubblicare che fa una bolla di papa Eugenio IV del 1432, conservata nell'Archivio di Stato fiorentino, assoda con buonissime ragioni che Leone ed anche Carlo dovettero nascere da illegittima unione del padre loro con donna per diversa da quella che poi Lorenzo spos in Genova nel 1408; e ritoma sulla questione della data della nascita di Leone, che sostiene essere avvenuta in Genova nel 1404. Non seguir 1' A. in tutto il lungo e vario suo ragionamento; ma qui panni che esso si tenga troppo esclusivo nel combattere si pu dire soltanto la data proposta del 1414. Elssa tanto assurda che non mi pare se ne debba tener pi conto. Mi sarebbe invece piaciuto meglio che avesse preso a considerare quella ch'io stesso ebbi a proporre e che venne accolta da alcuni con assai favore. Ingenuamente io confesso che i nuo\T dati fornitici dal signor Mancini anzich distruggerla vengono a rafforzarla. A dimostrarlo ci vorrebbe troppo lungo discorso che non pu aver qui luogo; ma non so tenermi dal ricordare che se Leone nel De Jure, scritto a Bologna nel 1437, afferma di seguire da sei anni il pontefice, da quando cio lasci gli studi l^ali; e se questo avvenne quando aveva ventiquattro anni, secondo affermasi nella Vito, come pu essere nato nel 1404 ? La bolla pubblicata dal Mancini prova ch'egli era abbre\iatore prima del 1432 e pot esser benissimo stato fatto nel '31 e da quel tempo aver seguito il papa. Donde una riprova che dovette nascere nel 1406 ovvero nel 1407. Convengo poi coU'autore nel riporre a tempo anteriore al ^32 gli scritti nei quali Leone lamenta le ristrettezze domestiche; e nessun dubbio pu sorgere sulle relazioni cos ben rilevate dal Mancini fra l'Alberti e il patriarca di Grado. Ma se Leone era gi abbreviatore apostolico e segretario particolare del patriarca, la sua presenza in Roma deve riportarsi almeno anche all'anno precedente alla bolla, ossia al 1431. Se anche per certo
256
RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
che vi rimanesse fino al 1434 non siamo autorizzati a collocare a questo tempo tante opere quante il Mancini vorrebbe; meno di tutte poi la Famiglia. Per la quale, ritenendo che Leone nascesse nel 1407, io non posso
non sostenere
Ma
controversia che
mi
trarrebbe in lungo.
ora pubblicata, cosi ricca di particolari, ha tanto vaLeone che fa desiderare che l'egregio sig. Mancini ricerchi e pubblichi anche l'altra (seppur una sola) che pur deve esistere e dello stesso papa Eugenio all'Alberti. Sulla fede di certi appunti del Salvini io gi
la bolla
ogni
modo
Ancona
come
il
da Eugenio e riportai
lib.
ricavata dal
23, e. 155,
cata,
ma
r altra
L'una deve essere certamente questa ora pubbliForse la nomina di abbreviatore che dovette essere
,
anteriore,
come dicevo
come
Nos
if/itur
vo-
documenti riguardanti
;
l'edu-
due lettere
nostro,
messo
nomi
tutti
vita di Leone.
Donde deriva
no
che
si,
ma
poi
dal
cui vita di Leone diedi conto nell' '85 in questo stesso periodico.
il
Ma
le os-
Mancini
ogni dubbio,
si
che
la
conoscenza del
E n
qui finisce la parte che direi induttiva del libretto del signor Mancini.
presso,
come
quella dell'identit
eW Intercenale
le relazioni
Le
il
Mancini aveva
numento malatestiano
Leone.
a questo proposito posso dire come anch'io dopo lo studio de visu del modi Fano sia d'accordo coll'Yriarte nell'attribuirlo a
Non
come
date dal
Mehus, alcuna
delle
L'ultima parte dello scritto riguarda notizie e osservazioni sopra opuscoli non abbastanza dilucidati nella Vita. Come appendice
trina
si
Leone dedic l'opuseptem Epimenidis Diogeni inscriptae; e con molta dotdimostra essere quel Francesco di Mariotto Accolti, di cui le biblio-
RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
257
teche fiorentine serbano ancora varie poesie volgari e che avr, quando che sia, occasione di dimostrare amico anche di Francesco d'Altobianco Alberti,
pur cos caro a Leone. Quest'opuscolo pertanto nel suo insieme un mazzolino notizie sulla vita di Leon Battista di altissima importanza.
di
documenti e
G. S. SciPioM.
OiomaU
l'i
,,
BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO
PIETRO ORSI.
pp. viii-56).
L'anno
mille.
Torino
Bocca
1887
(8
Dopo
il
Baronio, un grande
(2),
numero
che
i
di storici e
non
storici, dal
Michelet
(1),
dal Martin
scolastici,
hanno
si
aspettavano
la fine del
mondo
(5)
nell'anno 1000.
Ma
1840
il
giureconsulto Francesco
,
e dipoi
parecchi
temesse
la fine
mondo
all'anno 1000, ed
Roy
(6)
terreurs de
un mithe
L' 0. che
giunto ultimo per tempo, tuttavia primo per importanza, come quello che
riassume
tutti
Roy
(p. 56), e
anzi dire che in una storia dei terrori del finimondo l'anno mille ci pre senterebbe
mana
debolezza
d'
Noi siamo
accordo
non
vi fu nell'
anno
ma
crediamo che
un
altro
modo
assai diverso
di porre la questione :
Non
si
mai
de France,
t. t.
II,
Histoire de France,
Ili, pp.
36 sgg.
civili,
Firenze, 1840,
t.
I,
p. 222.
(5) Plitme,
Les prtendues terreurs de l'an mille, in Reviie des questions historiques, gennaio
;
mille, in
Revue politique
et littraire,
30 marzo 1878,
im lahre 1000,
Frwartung des Weltimterganges und der Wiedsrkehr Forschungen zur deutschen Oesckichte, XXIII, 2, pp. 305-318 Got,
tinga, 1883.
(6)
UAn
BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO
250
creduto che il mondo dovesse finire air anno mille , ma non si anche m,ai creduto verso il mille che fosse prossima la fine del m^mdo? E tale anzi pi che mai dopo il lainterrogazione ci sembra che regga sempre voro deirO. egli non solo non ha posta la questione in questo altro modo,
,
:
fatto
il
Roy,
ma
Ora esatta
questa soluzione?
Anzitutto bisogna intenderci sul significato preciso dell' espressione verso
il
mille.
Per
verso
il
il
mille noi
poi,
ma
tutto
non intendiamo dieci anni prima, dieci anni met dell'undecime, quantunque
stretto si possa dimostrare la stessa cosa.
Carte del 916, del 967, del 985, del 1024, del 1025, del 1028, del 1030, del
1031, del 1037 (1), cominciano colle parole: Appropinquante fine mundi; Mundi termine adpropinquante, ruinis crebrescentibus, iudicia certa manifestantur e simili. In un concilio di Reims del 991 Arnolfo
Orleans, dice: Fit ergo discessio
,
vescovo di
nosque
tium,sed etiam Ecclesiarum; quoniam, cuius ministri Galliam occupavenmt, totis viribus premunt, Antichristus instare videtur (2). Guglielmo
Dom,ini
MX in
m,ultis locis
per orbem
tali
sanioris
corda plurimorum occupavit, et suspicati sunt multi finem saeculi adesse: animi quique de vitae suae correctione attentius studuerunt salubri Consilio utentes. Lasciamo
il
Leodiensium,
(4),
minimo
mente
mondo
l'O. stesso
riconosce in un passo di
una paura del finimondo (p. 93), ma sempre paura. 11 Tritemio negli Annales Hirsaugienses, all'anno 960, ha queste parole: Anno Sigeri Abbatis IX magnus imperator Otto principes regni convocnvit... Comparuit in eodem conventu principum Presbiter quidam, in finibus Thuringorum eremita, nomine Bernhardus... qiiem vulgus venerabatur ut sanctum. Eie suo alienove spiritu illusus, nescimus, diemjamjam imminere dicebat extremum, et mundum in brevi consummandum, idque sibi a Beo revelatum costanter affrmabat. In cuius rei signum critces Deum praemisisse appaRodolfo Glaber
(5),
che
si riferisce al
1033,
rere in vestibus
summatio
hominum asserebat, nec illas desituras, donec mundi conCredebant alii hunc esse divinum, alii vero ut hominem vel cerebro destructum vel arrogantiae plenum irridebant (Q). Finalmente Abbone
fiat.
scritto nel 948 ricorda due prediche fatte una Lorena al tempo dell'abate Riccardo (961-978) in cui si annunziava, nella prima la fine del mondo al mille, nella seconda all'anno
a Parigi e
l'altra in
(1)
Oasi, p. 36.
(2)
(3)
Idem,
p. 39. la
Franc, X,
p. 262.
(4)
Pmtz,
Tom.
Jf.
0.
H.
(5) IV, 4, in
OauU*
et
d la Frane, X, p. 49.
(6)
I.
, ,
260
nel
BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO
quale
Da
tutte queste
l'Annunciazione coincidesse col Venerd Santo, cio al 992 (1). testimonianze si vede pure come verso il 1000 si temesse
prossima
la fine del
sola, e la
meno importante
ac-
mondo
del
all'anno 1000.
i
mondo: d'accordo, ma di questi ve ne furono anche nel secolo decimo e nella prima met del seguente. Egli dice che il principio delle carte del 916 etc. non che una semplice formola
che temettero prossima
la fine
,
che
si
mondo, che
il
l'O.
Cos dicasi del suo giudizio che spesso non trattisi che di frasi
Che verso
mille
si
temesse
prossimo
il
lo provano un' passo uno molto caratteristico del cui racconta una sua visione spaventosa (2).
Tritemio, ed
d'altra
parte
in
un tempo
di superstizione doveasi
conseguenza dai
Terrore
verso
il
(3).
ma
quanto intenso
fin
dove esteso ?
Al
solito se
erano
creduli,
Gu-
hunc
esse
a proposito di Bernardo di Turingia: credehant alii divinum, alii vero ut hominern vel cerehro destructum vel arirridebant.
rogantiae
Ottone
classi
plenum
E
si
lo stesso passo di
Anselmo
,
racconta
il
terrore
ch'ebbero
soldati di
le
per
un' eclissi e le
rampogne
dei
si
capitani
inferiori
temevano,
le
superiori o
ridevano o non
curavano di
quei terrori.
Riguardo
all'
esagerarono in
modo
incredibile
il
il
Ginguen
i
(5)
ed
altri.
Non
il
documenti e
monumenti provano
prima del
mille.
risveglio comincia gi
Ma
(1)
In Recueil
cit.,
X,
p. 332.
speeiei.
(2)
Y,
Erat enim
nigerrimis,
os exporrectnm, labellis tumentibus, mento subtracto ac perangusto, barba depressis naribus caprina, anres hirtas et praeacutas, capillis stantibus et incompositi's, dentibus caninis, occipitio acuto, pectore tumido, dorso gibbato, clunibus agitantibus, vestibus sordidis , conata aestuans
strati in
terribiliter con-
epidemia.
Eccone una tavola molto incompleta desunta dai cronisti sincroni. 987: gran carestia ed 1001: gran carestia. 990-994: carestia e mal degli ardenti. 989: gran carestia. 1003-1008: gran carestia e mortalit. 1010-1014: carestia, mal degli ardenti, mortalit.
1027-1029: carestia.
(4)
(5)
I,
pp. 111-112.
BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO
certo
'2ijl
un
non
si
pu negare. L'idea
i
dell'oltre
tomba
produsse nel medio evo tutta una letteratura e sarebbe strano che a rendere
pi larga questa letteratura non avessero contribuito
terrori del finimondo.
decimo ed undecimo,
ma
in
genere
di tutto
il
medioevo.
Questa Tiutensit dell'influsso; per l'estensione l'O. esclude affatto l'Italia si esercit solo in alcuna parte della Francia e della
Ernesto Monaci.
,
Roma, 1887
che
si
presenti di maggiore
come per
si
il
modo con
tratto
al
quale
estende la
poema non
ma
Come
lavori del
Bonghi, ecc., la figura di Arnaldo da Brescia viene tratteggiata dal poeta con larghezza di notizie finora affatto sconosciute, rimanendo cos meglio illustrata la morte, e meglio chiarite le
dottrine.
Monaci
che k decipiebat
abbastanza
Il
veri
tuttavia
egli lo giudica
poema
un
quale qui assume quasi l'aspetto dei protapoeta, che conosce assai bene Stazio e Virpensa volentieri ad Enea, e anche a lui d
il
Il
quando parla
pius
(v.
di Federico
l'epiteto di
difensore dell'im-
2527); e va pi
avanti
ancora
(v. 57):
Federico dell'Alighieri.
Tuttavia
il
Monaci
che
si
il
occupa
di
I
il
dopo aver
stabilito
1162 e
il
scriveva.
Il
come
abl)ia
si
pensare ch'egli
imperiale.
dimessa la penna
il
partito
Nel
e. Il,
Monaci
si
proposta del
Wenck
Taddeo da
Roma
tra Federico
Milanesi,
il
ferma,
come a opinione
quale
un bergamasco. Dal t. II del Cod. Diplom. Bergomensis del Lupi raccoglie il Monaci i nomi di molti magistri fiorenti in Bergamo tra il 1160
l'autore fu
262
e
il
BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO
1189, lasciando del tutto indeciso con quale di essi
e. Ili,
si
il
possa identificare
mina che
Teditore dilucida la questione dei mss., e detercod. 1436 della biblioteca Trivulzio non pu pretendere ad es-
una derivazione dal codice Vatic. Ottoboniano 1463, il quale rimane quindi a base della edizione, non dovendosi ricorrere al manoscritto trivulziano che in rarissimi casi. Descrive minutamente il manoscritto vatisere altro che
cano, del
quale
nelle
tav. 3, 4,
il
fogli
si
poema, V editore sta alquanto sulle generali, carattere del sec. Xlll-XIV. Nel e. IV, ed
seguiti
ultimo,
copia,
li
M. espone
criteri
nella edizione.
manifesti
errori di
propose in nota l'emendamento. Interessante assai per gli studi paleografici il modo con cui il Monaci intende gli errori manifesti, tanto pi che questo
si
meno
coordina a tutte le questioni sull'ortografia dei mss. e sulla convenienza di riprodurla nelle edizioni. Ricordisi naturalmente che abbiamo
e, lo stesso si dica di hi per hit, ecc. Regolare gruppo ci per tio, michi per mihi e simili, e cosi l'aggiunta della h dove non andrebbe regolarmente habesse , habissus, ecc. Invece 1' Editore
,
di altri fatti,
come scempiamento
di consonanti doppie, e
geminazione di consonanti semplici , confusioni tra s, e e se, o tra o ed u. Siccome cotali grafie nel ms. non sono costanti, cosi egli credette di poterle
riguardare come accidentalit grafiche da attribuirsi al copista.
Delle sette tavole, quattro le
del
abbiamo
le
indicate.
La La
tav. 1 contiene
I
vi
sono
in
rosso.
tav.
5 rappresenta
ma
desunta
Monaci, oltre
alle
spiegazioni
tocc, vi aggiunse
quanto pu interesindicazioni
Hist.
per
il
cronolo;
Mon. Germ.
classici
note a
fonti
letterarie
del
poema
raffronti
coi
cronisti
del
le fonti del
poema,
si
e pi spesso
naturalmente
testi-
monianze che
fino
singoli fatti.
Non
c'
a sfoggio di erudizione.
Chiudono
il
volume
gli
nomi
zione, ecc.
ad augurare che
la edizione del
Monaci, quanto
al
metodo, abbia
dell' Istituto.
BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO
263
ANNIBALE GABRIELLI.
italiana).
Lapo Gianni
e la lirica predan-
La rassegna
si (i).
Roma, A.
Questi appunti
su
Lamma,
Lapo Gianni
,
Ritenendo
la triplice
divisione
istituita
dal
Lamma
leggianti
naci
(2), il
Lanmia ha
sia
asserito,
rime
di
Lapo,
anche
rispetto
Su
tali
osservazioni particolari
non vogliamo
Lamma,
si
cura di indicare n
la odierna,
n
Il
la
ma si
il
limita a rimandare al
Cavalcanti
G. d rilievo
ma
in
Del Lungo
di ser
(5),
trascrisse
Lapo
questo protocollo
Qitatemus diversarum abreviaturarum scriptarum factarum et rogatarum per eum Lapum quondam Giannis Ricevuti de Florentia imperiali auctoritate iudicem ordinarium publicumque notarium e va dal 1298 al 1328. 11 G. ne d qui lo spoglio (p. 23 n), comunicatogli da Giulio Salvadori. Resta quindi stabilito che l'amico di Dante era della famiglia Ricevuti e che nel 1328 era ancora vivo. Per quanto ci rammentiamo, non
,
(1)
it., I,
Propvgnatore,
446.
rol.
XYIU,
1885.
Cfr. questo
Sui primorctt
Bonu,
1884.
L ipota
come
si sa,
Oaspabt, in Literaturblatt,
6. di crederla giosta,
ma
non padrone
addiritnra
di riporta tra le
di riguardarla
come uno
dei
due chiari e
indirizzi che
Lo
stesso Monaci, crediamo, avendo soltanto, col suo breve scritto, pro-
posta una ingegnosa congettura, ben lungi dal sognarsi di arer con essa cangiato qualsiasi indirizzo
(8)
deUa
storia letteraria.
I,
Troppe
altre prore
TOgHono
Mu.,
135-40.
ai
liriche di Qnido, come ignoto ne rest 824 della Capitolare di Verona. Vedi sa qaest'ultimo n. MAMHXsian, Di un eoiic* poco noto di anVek* rimi italian* (estr. dalla Zi$ck. f. rom. Phil, Tol. I), p. 8 agg.
(4)
(5)
264
BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO
Comune
di Fi-
renze
Il
(1).
G.
ha amore
ma
in quello che
abbiamo
visto di lui
un
consiglio, gli
cose.
diremmo
,
di
e di
non occuparsi
italiana
di
troppe
Come
il
possibile, in
di lirica
tempo, con
piena competenza
tradurre
portoghese e di lirica
delle origini e
Nibehmgenlied
ERASMO PRCOPO.
tano del
sec.
XIV, con
daVArch.
les-
sico (Estratto
per
le
prov. napolitane
(8,
IX,
pp. 597-750).
pp. 163).
Lo stesso cod. napolitano di su cui il Mussafia gi pubblicava il Regimen sanitatis, contiene un secondo poemetto medicale quello appunto che
,
:
il
arricchisce di
un nuovo
onde
colo
il
il
P.
accompagna
il
poemetto
ci offre,
al se-
XIV
(assai
come
Bagni
di Pozzuoli,
che
il
dici,
una libera traduzione, e talora parafrasi, del componimento De halneis Terrae Laboris di cui si attribuisce la paternit a Pietro da Eboli (vissuto tra il 1150 e il 1221), e che, alla sua volta, derivato dal libro decimo dei Collecta medicinalia di Oribasio. Notevole che il poemetto di Pietro non contenga nessuno accenno a quella leggenda popolare napoletana che fa di Vergilio il fondatore dei Bagni di Pozzuoli, e che, per opera di Corrado di Querfurt e di Gervasio da Tilbury, si propag da Napoli a tutta Europa.
Il
altri
monumenti
sillabi,
versi
sono
degli alessandrini,
due, endecasec.
a rima baciata.
La lingua, com' da aspettarsi a Napoli in una produzione del non ci rappresenta gi il napolitano pretto, bens un miscuglio
tano e di toscano, ai quali
dievale allora corrente.
XIV,
di napole-
me
vi apparisca chiara.
la fonetica e la
Il
La miscela non impedisce per che la base dialettale P. s'astiene dal darci, esposta in modo sistematico,
il
D'Ovidio.
Le osservazioni
(1)
Vedi in una
p. ix,
quell'anno
pubblicata dal
I,
P. Il,
docnm.,
BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO
e iotendon
di dare, nelle
265
il
signi-
ficato, e di avvertirne la loro ancor floiida vita, quando Taveano, nel nostro
vernacolo: italiani
riscontri,
che
ci
son presentati
con
Non vogliamo
celare che
a\Temmo
volume
tutto
quanto ha attinenza ad
qual
pienamente in possesso della materia e del metodo n le due osservanzionceUe che noi qui sotto ci permettiamo vogliono minorare in checchessia i meriti
del P.
Di
si
sarebbe
3,
di notare, o le
(v. 216),
'
avTCmmo
notate in
';
modo
pi preciso, parole
(v.
allontanarsi, astenersi
(astiare
247)
'
jn-
cresciuto (p.
'
120)
astenersi da
il
'
chi
'
surge
glott.
100, n),
'
pu e deve
s'incontra
stare, poich
'
sorgere
nel significato di
'
far
sorgere, suscitare
it.,
anche
parla
it.,
IX, 213:
nassense,
'
'
per
'
splene
'
cfr.
anche Arch.
dice propriamente,
come
gi stato notato,
ed
nese (cfr. Giornale, Vili, 421): pelagra per podagra ', anche nella Parafr. lomb. (palagrose fbntanne)25,29, e ricorre anche altrove; per la grafia analogica onde ci porge esempio piara chiara cfr. anche l'an'
'
, oltre
tico genovese.
FELICE TOCCO.
Un
codice della
Marciana
di Venezia sulla
la
si
dibattuta nel
XIV
intorno
alla
assoluta
Apostoli abba-
come
non
si
campo
l'intero
di sacre lettere,
ma
scendesse puranche in
orbe cattolico.
Come
il
che
Francescani di ridurre
il
mondo
allo
povert veniva
Francescani fu
s'i
intrapresa da Giovanni
XXII,
esso
si
vide
spalleggiato
fortemente
dal
266
clero
BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO
che dagli
altri
ordini
monastici, mal
tolleranti
che
il
minoritico
si
atteggiasse a superiorit
pericolose. Sulle
per ci
Cum
inter nonnullos
i
venne ad imporre
lizzati in
fine,
documenti ana-
il Pontefice si rivolse prima di pronunziare quel verdetto che doveva condannare come eretiche le dottrine dei Minori, per intendere il loro avviso. Il Tocco, che li ha rinvenuti in un cod. Marciano, che egli reputa
quali
giustamente copia d'un vaticano eseguita per incarico del card. Bessarione,
ne d parecchi
estratti, compiendo cosi quella trattazione che in altra opera sua aveva intrapresa della disputa, giovandosi di quella fonte preziosa per la
tempo che
il
Chro-
questo importante
come un saggio di quel secondo volume della Storia dell'eresia nel Medio Evo, che il Tocco ha cosi felicemente intrapresa, e di cui gli studiosi attendono con vivo desiderio la
continuazione.
ANTONIO M ANETI I.
colte
Operette
per
la
prima
autore restituite
da Gaetano Milanesi.
1877
(8,
Firenze,
Successori
Le Monnier,
pp. xxxiv-184.
11
chiaro
la
prima
gi
volta alcune
anonipie
del
secolo
XV,
quasi
tutte
Antonio Manetti, matematico ed architetto fiorentino: sotto il nome del si danno nella pre-
minor valore,
che
colpisce a prima vista, notandosi nella Novella e nella Vita due periodi in
modo zoppicanti e ripetute egualmente alcune come per es. fare la bottega ecc. Nelle Notizie poi
egual
,
frasi
caratteristiche
degli
uomini
illustri
apparisce
Vita.
evidente
essere
il
proposito della
il
come non
,
per approssimazione
tempo
autore
che fu scritta
nominandosi a
precetti
96 Leon
i
di architettura,
meno dunque
minuti
ma non di molto, perch certi non potevano mantenersi a lungo dopo la morte del Bruquella
nellesco.
Il
cura
BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO
e nettezza che gli propria.
267
nome
la di
Ed ecco La
cosi
,
un
altro
scrittore vol-
quattrocento
da aggiungersi
ai pochi e a torto
si
conoscono.
frase limpida e
dicitura
piana e
forte
scritti
le
opere di quel
gegno
del Brunellesco.
Di un' edizione
del secolo
delle
XVI
un nuovo nome
di tipografo. Bologna,
descrive
una stampa
si
delle
del 1500; e
ufi
chiama nell'ultima carta di questa edizione, lo slesso di quell'altro pi noto sotto il nome di Manfredo di ^lonferrato. 11 C, descritta la rai'issima stampa e ricordate le altre edizioni note a lui, delle rime del Chariteo (Napoli, 1506: Venezia, 1507; Napoli, 1509: Napoli, 1514) (1), passa a determinare l'anno in cui fu fatta questa di Manfrin Bon. Egli la crede anteriore a quella del 1507 non ostante che su di essa si legga stampate novaiiente ; che farebbero supporla una ristampa perch
,
,
Man-
queste parole, com' dimostrato nel Bibliofilo del 1883 N. 5 a pag. 70, se condo l'uso di quei tempi, specialmente presso impressori veneti,
cavano ora, recentemente, e anche la seconda volta o di
il
signifi-
nuovo . novamente indica proprio una ristampai Il G. non ha badato che l'ediz. di Manfrin Bon, posto anche il caso che non fosse una ristampa della veneta del 1507, il che non pu mai accertarsi, essendo essa senza data, poteva ben derivare dalla napolitana del 1506. La quale, data in luce da Joanne Antonio de Caneto Paviensem, come risulta
, , ,
per la prima volta, ma non mai per Eppure a farlo apposta qui nel nostro
caso,
dalla descrizione
che ce ne
fa
un erudito della
(1)
curioso che
il
come
:
ed in fine
aa-te Hit.
itampate tumamentt Sonetti Cantone Strambotti; Stampata per Alexandro di Sindoni, in-&), senza numerazione di carte, e col registro Noi abbiam potuto esaminare a nostro agio questa stampa per cortesia del chiar. prel'originale:
| | |
Op*re di Chariteo
uno scambio
sia mai esistita, e che si tratti ne troTa citata una seconda di Giorgio de'Bn-
BRonr
Mantul,
I,
1802-3);
ma
anche questa
si
s. a.
1.
il
1798), p. 5.
268
BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO
i
sonetti, le
canzoni,
questa
rubrica:
Al virtuosissimo
:
Cavaliere
la luna;
lo libro inscripto
endimion
La candida
chiude
il
con
le quali si
volumetto.
Mancano
si
solo
nella
descrizione del Gaballero, gli Strammotti^ che nelle stampe venete sono fra
YEndimion
tana, che,
e le
due canzoni
politiche.
trovano in
come diremo,
o,
l'edizione
originale. Si tratter,
dunque,
di
una
dimenticanza
gli
Romano
(1).
che
il
gonesi
vi
che visse sempre a Napoli e nel 1506 , caduti gli Aravivea ritiratissimo (2), facesse stampare le sue rime a Venezia,
,
;
cosi da stampe venete, compresa quella del Bon, riproducano la napolitana del 1506, e che siano state pubblicate fra quest'anno ed il 1509, in cui usci in Napoli l'edizione principe, di molto accresciuta e
quando
ritenere
le
Summonte. La quale,
nostri giorni (8).
non fu mai ristampata se non, solo in parte, ai Bon dunque una ristampa o
,
,
L'edizione del
citata dal
Bon non
(4)
,
quanto crede
(5)
,
il
C.
Morelli
dal
dal D'
Se
il
il
come
l'Hain,
Brunet ed
n sono
ma
essi
!
tutto,
come dicemmo,
che sulla
.
identifica
di Monferrato,
fine
Anzi
(1)
Nella
Biblioteca
Vittorio
Emmannele
fatte.
di
Roma, che
al
eredit
non
da ricerche
il
C. asserisce che
mese
di
novembre 1509
iche la
data dell'edizione
curata dal
Summonte;
il
quale,
Cariteo, probabil-
gli scritti
Era inulettera
tante ipotesi
Il
rileva da
una
del
Summonte
al Colocci,
(3)
Nel Partiaso italiano, Venezia, Antonelli, 1851, voi. XII e nel Parnaso
CXLVI.
p. 363. Ci rilevasi
Biblioteca Pinelliana,
I,
suppone che
la copia
(5)
in
Rendiconto
Accad'a-
demia pontaniann
verla veduta fra
(6)
i
V, 1857,
42, n.
quale dice
Carelli.
La Poesia popolare
1878, p. 133 n.
BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO
egli, fatto
269
un confronto fra le sue edizioni, trova che quella delle poesie Gomazzano stampata in Yenetia per mi Maestro Manfrina de Mon fera MCCCCCIIa di XIIIDecembrio, in tutto simile a questa del Canteo . Di modo che Manfrine da Monferrato avrebbe avuto per cognome Boni
del
|
cosa che poteva far molto al suo proposito. In una stampa veneta dell'-Esopo
del Del Tuppo, dell'istesso stampatore,
uniti;
i
ma
il
Bon
ivi
diventa Bonellis.
Non
da un punto? (1). A noi pare quasi certo. Un pi paziente stampe di questo tipografo potrebbe svelarci la verit. Ecco, inImpressum Yenetijs per Manfredum fine, la soscrizione eW Esopo veneto DE MONTEFERATO DE SUSTREUO DE BONELLIS M. CCCC. IxXXXiij. die viU Noubris regnante domino Angustino Barbadico inclita Csic) Venetarum,
esame
delle
principe.
Gente
curiosit
letterarie edite ed
raccolte da Giuseppe
Baccini.
Firenze,
L'Editore si proposto con questo volumetto di rallegrare alquanto quelli che cercano un po' di sollievo nell'amena lettura dopo le fatiche pi o meno gravi della giornata . E secondo nostro parere vi pienamente riuscito;
che
riso e fa
buon sangue.
lo
Parecchie cose, come vien divisato nella prefazione, gi v'idero la luce qua
fuori
per
la
prima
Serve al forno appartenente a Cosimo Yillafranchi, alcuni epitaffi satirici contro Bianca Cappello, Paolo Giovio, Lorenzo Valla e Gaudenzio Paganino; men bella, anzi un po' stucchevole. La battaglia dei pidocchi e delle pulci di Benedetto Fioretti; pi vivaci d'assai per la lepischerzo delle
dezza e per
Ghivizziani, del qual ultimo egli riproduce parecchie poesie, spigolando nei
cinque
temetti
queste
si
opera di
Ignazio Orsini che aveva in animo di pubblicarle. Questi mss. fanno parte
de' codici
patria.
ashburnamiani di recente tornati, almeno in gran parte, alla madre Notiamo tuttavia, perch il B. non lo accenna, che i due sonetti a p. 224
(1)
Da nn'altn
nota mwnoaeritta
il
dd
ri
sa che
il
tipografo
ma non
sembra
Bon
Cosi
il
C,
nella n. ms.
270
e 226 gi
si
BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO
leggono nella raccolta delle Poesie di eccellenti autori toscani
per far ridere le brigate (Gelopoli, 1760, I, 79; IV, 85), e poi nella Raccolta di rime burlesche del Fanfani (pp. 346 e 348), e in fine il primo di essi nelle Poesie burlesche edite da Augusto Alfani (Firenze, tip. Cooperativa, 1873, pag. 197). Aggiungeremo ancora che il Yiaggio dei fiorentini alla madonna della Tossa non comparve gi la prima volta nel 1824, ma fu impresso nelle rare Poesie piacevoli e burlesche per divertimento e passatempo (Yverdon, 1782, III, 1 e segg.) come avvert anche l'Arlia parlando
di questa rarit bibliografica (1).
Va
al
a pie' di pagina, o ha premesso alle poesie, quelle in ispecie che danno notizie degli autori, delle quali la
Alessandro Ghivizzani.
I pannicei
dotta
caldi.
dal
greco in toscano da
Bartolommeo
Corsini.
VINCENZO CRESCINI,
il
pp. xii-264).
Gi da parecchio tempo
suoi studi ha dato
prof. Crescini si
di tali
qualche saggio.
Non sappiamo
egli sia
anno 1885,
p. 74.
BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO
stato tratto
271
ma
studiava La Lvxia dell'Amorosa Yisione (2). poch per due anni ebbe professati studi boccacceschi nell'Ateneo padovano, pubblic L'allegoria dell" Ameto del Boccaccio (3) e Idalagos (4). I prodotti di tali studi, integrati e completati con altri, compaiono nel presente volume, del quale va segnalata la importanza non mediocre. Molte utili discussioni
saranno da esso suscitate, altre ravvivate. Noi non vogliamo per ora entrare in disquisizioni critiche; ci limitiamo invece ad analizzare il contenuto del
libro.
capitale di esso, intorno alla importanza del quale nessuno Il risultato accamper dubbi, l'aver riconosciuto degli anagrammi di nomi propri in
taluni episodi
del Filocolo. Gli episodi sono
Aleera, entrambi del libro quinto. Nella prima parte dell'episodio di Idalagos
narrato
come
il
pastore
Encomos
si
recasse presso
il
re Franconarcos e
figli,
un
impalmasse Garamita, che gli regal nuova prole. Gol suffragio dei codici l'A. pone in chiaro che questo nome di Garamita trovasi nella maggior parte dei testi scritto Garamirta o Garemirta, che anagramma di Margherita. Ora si sa che Margherita de' Martoli fu appunto la prima moglie legittima di Boccaccio da Chellino. Quell'Eucomos condottosi alla corte del re Franconarcos non pu essere che il medesimo Boccaccio di Chellino, di cui sappiamo che and in Francia. E quindi la sedotta Giannai, o meglio Gannai, come legge la maggioranza dei codici, sar la madre infelice di Giovanni Boccacci, dalla quale forse, che Gianna Jeanne chiamavasi, ebbe il nome battesimale (pp. 12-15). Nello stesso modo l'A. ricava che nell'episodio di Aleera i nomi delle donne, che secondo i codici suonano Alleiram, Airam, Asenga, Annavoi corrispondono a Mariella, Maria, Agnesa, Jovanna, la prima delle quali, amante di Idalagos, Fiammetta (pp. 66-69). Questa scoperta ci conduce ad aggiungere nuovi e
Non diremo
Decameron ; ma
La questione intorno alla quale a noi sembra che il Cr. abbia detto l'ultima parola quella sulla nascita del B. noto come taluni lo facessero nato a Certaldo, altri a Parigi, altri a Firenze. Quest'ultima opinione trov recentemente uno strenuo campione nel Koerting, contro il quale sostenne
la nascita illegittima in Parigi l'Antona-Traversi, nel migliore forse fra tutti
(1)
Il
il
Filocoo
in
Due
422.
mmori
nel
OomaU, IV,
241.
(2) Nei
Du
ittdf cit.
Complemento
nel
OiomaU
III
Ambedue
272
i
BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO
La
autobiografia giovanile celata nell'episodio di Idalagos mette
ci
suoi lavori.
ci fosse necessaria la
il
Questa
trat-
meno
Maggiore estensione avrebbe invece richiesto quella che riguarda la prima il Gr. accampa, desumendola dal seguito del racconto d' Idalagos (pp. 4448), molto ingegnosa, ma ci sembra anche altrettanto ardita. Secondo lui, i due orsi ferocissimi e terribili che stornano Idalagos dall'entrare nella sua casa, sarebbero il padre e la matrigna; Galmeta pastor solennissimo, a cui quasi la maggior parte delle cose era manifesta , sarebbe l'astronomo Andal del Negro, istruttore
educazione del Boccaccio. La ipotesi che
del B.
Tutto
tale
il
si
ri/erisce agli
amori
di
lui,
n certo mai
d'ingegno.
la
Raggruppando intorno all'amore del Boccaccio per Maria d'Aquino maggior parte delle opere minori- boccacesche, l'A. viene ad esprimere
al loro signifisi
le questioni
che
presentano
cresciniano
non regger
alla critica,
ma
dell'edificio
la
merito di avere
per
primo cercato
l'importante argomento.
d' Idalagos apparisce che l' amore di Giovanni Boccaccio Maria d'Aquino si pu distinguere in due. periodi, dei quali il primo comprenderebbe la corte lunga fatta dall'innamorato alla bellis sima donna, e la felicit piena susseguita al notturno assalto da lui osato ; l'altro comincerebbe dall'abbandono di Fiammetta, che quando fu stanca
Dall' episodio
di
(p. 70).
Con
tutte
le
opere
giovanili
alcune delle
1340 e
il
;
'41,
sarebbe
una allegoria
rebbero
religiosa.
Venere
(= Amore)
ninfe
le ninfe sa-
Tutte quelle
lascivi,
(1).
furono
fors'anco
persone reali;
ma
in quei loro
amori
l'azione esercitata dalle sette virt, rese efficaci per la grazia divina, nel-
l'animo degli uomini. Gos Mopsa rende saggio uno stolto (Afron, Scppmv);
un superbo (Ibrida); Adiona muta in sobrio Acrimonia rende forte un apatico (Apa ten, iraSriq); Agapes infiamma un uomo freddo (Apiros, fiirupoO; Fiam metta ridona la speranza ad un disperato (Galeone); Lia raggentilisce e illumina un selvaggio (Ameto, b}jLr]TOc,) (p. IH). Noi abbiamo quindi gi nelV Ameto una idealizzazione della infedele Fiammetta, che il Boccaccio
Emilia rende rispettoso a Dio e ordinato
un
dissoluto (Dioneo)
(1)
peraltro
d'Ameto
ma con
significato simbolico.
Ameto
(pp.
109-10).
BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO
amava sempre
idealizzazione
273
compare ancor pi spiccata nella Amorosa Visione, poemetto ispirato dalla poesia dello stil nuovo e composto in Firenze tra il 11341 e sarebbe < mostrare che madama Maria il "42. Lo scopo di tale visione dal poeta ritenuta un essere celeste sceso dall'alto alla salute di lui, che
errava perduto e sordo
a'
consigU della
degno dell'amore di lei e delle gioie di questo amore, egli ormai seguir una virt finora negletta, la fortezza, resister, cio, alle passioni e aUe vanit mondane: e cos, per l'influsso morale della sua donna, proceder sulla strada faticosa, che mena l'uomo al cielo (p. 136;. Dopo avere cos idealizzato Fiammetta con YAmeto e con V Amorosa Visione, il
Per
farsi
zie
Fiammetta, imitando
sono invertite,
le
le parti
ma
non
ima esercitazione
retorica, vi
fonda ragione psicologica (pp. 163-64). Qui peraltro sorge un grave ostacolo. Mentre
tali
tante
ab-
biamo
catorie
zioni
il
dell'
amore colpevole
Teseide e
del
del
Boccaccio
per
Maria, le rime e
le dedi-
della
Filostrato
sembrano contraddire
si
narra-
autobiografiche.
fece forte
Koerting per sostenere che l'amore del B. non era mai giunto alle sudelizie
preme
ipotesi, gi
del senso. Il Gr. si oppone con molto ingegno a questa prima combattuta da altri. Egli ritesse l'amore boccaccesco seguendo le rime (ed questa la parte pi scabrosa e incerta della sua trattazione); crede che il Filostrato e la relativa lettera di dedica fossero scritti nel primo periodo dell'amore per Fiammetta nella dedicatoria della Teseide invece l'A. trova che il B. deve aver goduto il favore di Fiammetta, di cui non si rallegrava ormai pi. L'antitesi fra il bene di una volta e il
;
Nel
Mn-
personali per
poterne trarre
riporsi nel
tuttavia all'A.
secondo periodo della storia amorosa del B. Per la confessione esplicita del B. nella lettera a Martino da Signa sappiamo che anche le due prime
ecloghe trattano
evidente imitazione virgiliana,
senso ne oscuro. L'essere esse Zumbini ha dimostrato in questo Giornale, non induce l'A. a dubitare che vi siano adombrati fatti reali. Pi tardi, dopo la morte di Fiammetta, il B. la cant come il Petrarca Laura, idealizzandola del tutto. Il B. aveva gi tentata la idealizzazione di Fiammetta nell'Amato e oeW Ainorosa visione, ma allora, nel fiore della sua ardente giovinezza, egli era troppo uomo e troppo pagano, perch
di
il
amori giovanili;
ma
lo
come
il
< gli
si
sempre l'acre desiderio, nella immaginazione potesse rendere diafana parveaza di fantasma celeste: ora, invece.
(1)
SulU
oaiBpoaixione
ddU
Tt$t%d e snOe
sm
218-19
e 220-17.
'.
onuU
18
274
BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO
amato e
di
avere
il
goduto, di avere dipinto con colori fascinanti la bellezza, l'amore, cere, egli identifica la sua voluttuosa
pia-
Fiammetta
Bea-
mondo ad una
sfera purissima,
non peccato
tratti il
(p. 255).
Tale in pochi
procedimento psicologico e
artistico
che
il
Gr.
ri-
biamo
detto
tenute nel massimo conto dalla critica e seriamente discusse. Quanto al me-
il
avremmo qualcosa
indugia nello sfondare usci aperti e consuma pagine intere per condirsi,
su
un
il
Non
ci
piace inoltre
del libro,
qua e di l, agli altri scritti suoi boccacceschi, ad altri luoghi a ci che si detto prima, a ci che si dir poi. Ci rende talora
GABRIEL NAUD.
Larroque
plaires).
Peiresc
Tamizey de
(Extrait du Bulletin
Paris,
pp. 116).
La corrispondenza
sullo scorcio del
forma da molti anni oggetto di empiranno parecchi volumi della Collection de documents indits sur Vhistoire de France: mentre questi sono in corso di stampa, il T. ci presenta in una serie di memorie staccate i corrispondenti del suo autore, pubblicando le lettere che a lui indirizzarono. Fra questi corrispondenti ha qualche interesse per noi il Naud. Gabriel Naud nacque vent' anni dopo il Peiresc, nel 1600, e strinse amicizia con lui abbastanza tardi, nel 1631, secondo il Gassendi. Ci che massimamente li teneva uniti era la comunanza degli studi, la viva parte che entrambi prendevano alla vita intellettuale del tempo. Basta leggere
ricerche e di studi per
sig.
XVI
lo
pi la relazione par-
si
stavano componendo,
anche naturalistiche.
Ve il
critica
ca-
meno
di
perspicacia
ma
con
la
forse con
n'
mezzo
al
come ad
es.
BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO
un
curioso bozzetto del padre Giustiniani, scrupoloso ed ignorante
275
bibliote-
l'Italie
sig.
T. che
il
< tonte
pendant
et la fin
la priode
de Tanne 1636
egli
Le
ve-
ma
nomi che pi
il
quente
ci
Allacci e Gia-
como
Peiresc
i
poesia
negletta,
massimi ingegni del tempo sono appena nominati. Mettiamo dunque le cose nel loro vero j)Osto. Queste lettere ci danno molti particolari, che possono
riuscire interessanti per chi studia quel periodo:
ma
ben poco.
si
Certamente
dpeint
si
il
fatto
che ce
le
dice del
o Naud a
le
calabrais , dice
Il
sig.
T.
Ma
si
inganna
a partito.
Naud conobbe
ne
il
Campanella,
Ad un tratto questa Campanella accusa il Naud di plagio e d'altre brutte cose. Allora il Naud si inviperisce, lo chiama ingrato, vile, infame, impostore e chi pi n'ha pi ne metta (pp. 54-58). < Estre sa trompette douze ans durant (dice egli), l'avoir prconis en tous
la biografia,
fraterna amicizia
rompe. Perch
Perch
il
Rome
maistre du Sacre
Palais
ennemy son
mon
ma
mes
frres, lors
mes deme-
< rites envers luy et les occasions qu'il a maintenant de controuver tant de
< furfanteries
lettera del
porti la
mon prjudice fp. 56). Questo scriveva il Naud in una 29 marzo 1636, e in una che deve essere anteriore, quantunque data 28 settembre 1636 (1), espone per filo e per segno come nail
monaco
e se
Rischiammo
altra
20 settembre 1636
il
Naud mostra
di
essei-si
gi
ri-
quale era
(1)
Anche
il
276
s'era dedit
BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO
ouvertement de tout ce
(p.
qu'il
pouvait
avoir
dit
ou escript
contre
moy
si
88).
Da
il
ci
discerne
come questa
un
'36
marzo
Igimenta,
i
Naud non entra nelle dottrine del Campanella: dell'uomo ch'egli si non del pensatore. E mettiamo pure che il Campanella avesse tutti
questo fatto
?
;
torti in
giusto
il
dire per ci
il
resta oscurata
Troppo eminente
posto che
paese perch un
si
bene
ma
BENEDETTO MARCELLO.
Il teatro alla
Giammaria Mazzuchelli.
ai
Venezia,
tip.
La ristampa
suoi d,
venne eseguita in occasione del centenario della nascita dell'autore. L'ha curata Andrea Tessier, esemplandola sopra 1' edizione originale, divenuta assai rara, e vi ha premesso, oltre alla vita del Marcello, scritta dal Mazzuchelli, e da lui corredata di alcune necessarie annotazioni, una interessante notizia bibliografica intorno al libretto, dove ne viene divisando le
vicende tipografiche, d
proposito delle edizioni
le indicazioni delle varie
opportuni
riscontri.
uscita dai
riordinata da S. L. G. E.
delle sue cure,
Audin
, il
lamente qua e l
pi arbitrarie.
pone alcun corredo di illustrazioni e schiarimenti. Sonel testo si veggono alcune varianti, che sembrano per lo
vi
PIETRO METASTASIO.
raccolta
sceniche,
Dranmi scelti con prefazione e una di sentenze e massime cavate da tutte le opere Firenze, Barbra, a cura di Ettore Marcucgi.
1887 (2
lxv-586, 624).
lettore.
proposito di questa pubblicazione non istancheremo con molte parole il La prefazione non vai nulla. Tessuta sul gusto di quegli sciagurabiografica,
scritta in
BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO
277
molta parte con leziosaggine arcadica, non solo non dice nulla di nuovo, ma non ripete nemmeno quel tanto di buono che altri possa aver detto. L'A.
si
scusa
notando
dire, e ricorda
in suo
che pochissimo o quasi nulla di nuovo gli restava da beneficio il proverbio che chi tardi arriva male al-
loggia
(p. v).
ma
niente affatto.
tai"di,
La
critica
non
giunge
il
pu
meglio di chi
si
giunge
fare
di buon'ora.
potrebbe
in
M. non
l'ha fatto, e
non mostra
modo
la preparazione speciale
che
che
che
e dice che
del dolere
(p.
Metastasio fu pieno di filosofia la lingua e il petto (p. xi): quando cita il signor Klack(?) per fargli dire che i poeti sono t sublimi figli
il
(p.
xxvm);
il
Metastasio fu
vero Genio
(p. LXi)
trata di Pio
VI
in Vienna, dice
che
il
e di sentimenti doveva fare inconsciamente olocausto della vita alla venerata persona del papa (p. xxx): quando chiama la poesia misteriosa facolt dello spirito
(p. Lxrv),
umano,
bel
(p.
sogno della
filosofia (p.
lxi),
divina
cosa
M. mostra chiaramente di avere una coltura che certo non pecca per troppa freschezza, un giudizio che certo non soSre di soverchia acutezza, e di non sapere la critica che cosa sia, la critica come vada fatta, la critica che linguaggio ha da usare. Vero che il sig. M. non cela un sentimento d'orrore alla vista di quel Gerione, o di quella Gorgone, ch'egli chiama T odierna critica progressista (p. xxxv): ma c' da dimandare se non sia quello l'orror dell'ignoto. Il sig. M. poco amico de' tempi suoi, ed ha in uggia i preti ed i firati, che pur do\Tebbero essere nemici de' suoi nemici. Anche i poeti di questo tempo egli tartassa,
lxv) ecc. ecc.
ecc., il sig.
i
inventata da Dio
quali ardiscono
mescolare oscenit
nelle
loro composizioni, e
si
vorrebbe,
frustassero in pubblico.
tempo saran contenti che cos si faccia, purch la frustatura cominci da Aristofane, e, prima di giungere alle loro, cada sulle spalle di
Orazio, dell'Ariosto e di cinquecento
1
altri.
drammi
Olimpiade,
Regolo.
la quale,
Demofoonte, La Clemenza di Tito, Temistocle, Zanobia, Antigono, L'Eroe Cinese, Nitteti. Non diremo nulla della
se
:
Attilio
scelta,
non perfetta, non nemmeno cattiva della raccolta di detti sentenziosi, messa in fondo al secondo volume, diremo invece che inopportuna. Il signor M. ha
sua.
Il
il
Met.,in conto
di
gran moralista;
filosofia la
ma
lingua e
non fu niente
affatto filosofo, niente affatto pensatore: la raccolta dei suoi detti sentenziosi
una raccolta di luoghi comuni, e molte delle sue massime sono o inette o volgari. E ridicolo fare per il Met ci che si fa giustamente per Dante e
278
BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO
collezione
L'idea di arricchire la
Diamante
di
drammi
scelti
non buona fu
M.
VITTORIO MALAMANI.
niane.
tip.
Nuovi appunti
e curiosit
goldo-
Venezia,
il
cele-
non
si
stanca di studiarne la
vita,
raccoglierne le
notizie e tener conto delle particolarit trascurate dai pi, e pur tanto utili
il
vecchie
scrit-
pubblicazioni
vita del
saggio della vita intima, mettendoci dinanzi la singolare figura del commediografo, secondo si
opere sue, o
ha dalle molteplici testimonianze, che si rilevano dalle da quelle di contemporanei, che gli furono amici. In ugual
alla forma,
modo discorre de" suoi intendimenti come poeta i-ispetto all'arte, al modo di comporre dove notevole la raccolta di precetti,
;
desunti per
di poe-
dirsi
una specie
Quindi,
muovendo
la
modo sopra
dopo aver toccato del viaggio, si trattiene in ispecial dimora a Parigi. Discorre del teatro italiano, e de'comici col;
ci
presenta
il
le lotte,
chiudendo con
notizie curiose e
un degno
monumento
in patria
come prova ed
illustra-
man mano
riscontro che
ghezza maggiore.
Non mancano
invano
si
certamente
libri e
monografie intorno
al nostro
comico,
ma
un
ci
metta dinanzi
Taschereau o dal Moland, e neppure che come quello recente del Larroumet, uomo nel suo tempo , e in mezzo ai suoi
contemporanei.
studi del
come semplice
tentativo
nuovi
M.
vorremmo che
il
imitatori, o
modesto
di
volezze e
difetti,
passandoci
parecchie
inesattezze e di
ridon-
BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO
danze, non lascieremo d'osservare che, pur senza nuove e
difficili
279
ricerche,
qualche cosa
si
anco nelle Memorie, e qual utile si possa trarre dalle pubblicazioni contemporanee a chiarirla, lo prova eziandio il M. giovandosi della rara Histoire anecdotique et raisonne du thdtre italien, ch'egli ben dice anonima, ma che si sa appartenere a Giuliano Desboulmiers, sebbene
non
fatti
sia
giornali di quei d
e le corrispondenze e le memorie, ne caverebbe per fermo buona messe. Indella visita fatta dal Goldoni al Voltaire (1), e nel
a mo' d'esempio nel Journal de Paris (20 febbraio 1778) si rende conto Journal del Bachaumont
al
comediografo
(2).
Du Bocage
(3).
l'Algarotti
Per
ci
che tocca
Dictionnaire dello
Jal, le
due
dell' Ademollo;
avrebbe
mente d'alcune, diremo che ben afierm il Goldoni esser morto Carlo Veronese da qualche tempo quando ei giunse a Parigi, perch la sua morte avvenne il 26 gennaio 1762, e non nel 1759 (p. 85); n giusto asserire che del fratello di lui Pietro Antonio tace la fama (p. 88): cosi Antonio Stefano Balletti fu ferito casualmente il 13 settembre 1759 e non nel gennaio del 1760 (p. 90). Era poi facile dar qualche cenno del Feuli, uno degli attori secondari del Bourru, di cui il M. confessa non aver trovato notizie (p. 141). Le Mmoires del Prville, videro la luce nel 1813, non nel due
(p. 142),
e vennero
compilate dal
Cahaisse, quindi
si
si
ristamparono, con le
M., bens la
ma
giran-Nanteuil
compilatore.
(p.
Non
era
finalmente
riconoscere
in
il
madamigella Arnoud
che modulava tenere
Il
quale
Gampardon sui comici italiani, pur citato una volta dal M. (p. 103), ma di seconda mano, a proposito di un documento donde risulta l'accusa di seduttore data al Goldoni da una donna, la quale poi ritir la querela ayant t pleinement satisfaite dal querelato; documento riprolibro del
Nuova
Rivista
(4),
qpii
giusta-
(1) Cfr.
123.
(2) Cfr.
p.
XLmi, dor
(3) (4) Torino,
Amsoto, Optr
XVII
22 loglio 1882, n
;
LXXUI.
6.
OU
rleTeremo
il
soltanto
che indica
la
161), anzich
280
BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO
non trovandosi nel testo il nome proprio del Goldoni, n alcuna altra indicazione personale, potrebbe benissimo credersi con maggior verosimiglianza si trattasse d'uno scapuccio giovanile del nipote Antonio, accomodato con
paterna sollecitudine dallo zio: vero che
il
nome
si
mario premesso
risolutivo, vi
al
documento
ma
il
oltre a
da ritenere che
infine
titolo,
Non possiamo
in generale
il
ommettere
Sardou
di rilevare
M. afferma
al
o giudica, avvertendo
(p. 39), ci
con lodevole intendimento ha fornito agli studiosi una ristampa Odi di G. Fantoni, facendola precedere dalle Memorie istoriche sulla vita del poeta quali, salvo poche varianti ed utili giunte, furono pubblicate da Agostino Fantoni, da un accurato studio sulla poesia barbara di Labindo
Il
Solerti
delle
ha
ri-
il
Solerti
ha
non tanto agli eruditi, quanto al gran numero degli odierni lettori che trovano in un indice metodico e chiarissimo notate le innovazioni recate dal Fantoni sullo scorcio del sec. XVlll nella poesia metrica e possono formarsi un'idea esatta del punto a cui essa era rimasta, quando nel '78 l'illustre professore Bolognese rinnovava l'audace tentativo, con (juel successo che tutti
conoscono.
il
Carducci,
riduce al suo
correggendo da
un
lato le critiche troppo severe del Gant, del Giudici e dello Zanella, dal-
l'altra la lode
mato.
Orazio
scrive
il
il
generoso
capo
Il
Latini
Fantoni invece di troppo scarsi studi nutrito, pur essendo fantasia libera, ardente, non seppe ricevere egli stesso dalla natura quelle impressioni che Orazio
scolpiva
,
si
rivolse a quello
gli
<
altri poeti .
prima
composte avanti
il
s,
vibrante
l'amore.
BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO
Si sarebbe forse potuto desiderare
gitivo, avesse provata
281
che
l'editore,
poranei
dal
si
Fantoni, che
ripercosse
nelle
giovanili del
Foscolo e
pi
notevole in parecchi
letterati
piemontesi.
Ma
non potr non essere bene accolta da quanti bramano conoscere l'importanza che ha il Fantoni nella nostra storia letteraria come rinnovatore o restauratore della metrica classica ad accento ritl'utilissima fatica del Solerti
mico. L'elenco de' metri che precede mette benissimo in rilievo la parte di
Sol-
due endecasillabi sdruccioli, i quali rendono gli alcaici latini sono un'invenzione di Labindo. In verit, staccare dalla strofa alcaica, quale venne lasciata dal Venosino e fu saldamente costituita
al n*
diremmo
,
2 che
sec.
XVII,
al
non
merita
il
nome
di
n" 8
avremmo
tenuto conto
dell'innovazione del Fantoni, ripresa poi dal Carducci, per cui del sistema
tetrastico, raccogliendo in
una sola
gli ele-
menti
della
di
due strofe
si
latine.
Per quanto
nipote, ebbe
ode e di illustrare
tempo e
di persona.
Stolberg
contessa
d'
Albany a Ugo
d' Albany,
Il
Martelli,
della Nazionale di Firenze, compilato, per incarico del governo, da G. Chiarini, registra
ad Ugo Foscolo
scritte
dalla
al
Queste
formano
prima parte del presente volume; mentre la seconda risulta Breme alla Albany ricavate dal Museo Fabre di
,
Montpellier.
si
abbia,
La
documenti gettano sulla figura della contessa non . il cuore e la mente. Anche non giun-
il
gendo a chiamarla donnaccia, come fece Quirina Maggiotti, giudizio che Foscolo stesso poscia ripet (p. xcvi); anche non arrivando alla severit
282
dell' A.
BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO
T.,
contro di
che convert parte della sua introduzione in una vera requisitoria e la qualific natura eminentemente egoistica, incapace di intendere tutto ci che bello, magnanimo e grande; di sollevarsi alle
lei
umano;
di concepir solo
divini
anche ripeto, volendo essere molto indulgenti verso questa dama, gli certo che a noi sembra quasi impossibile che ella potesse rallegrarsi di si nobili amicizie e godere di tanta riputazione a' tempi suoi. In queste lettere, scritte ad un uomo che ella diceva di amare, se non come amante, certo come amico (1); ad un
dell'amicizia e dell'
di patria (p. xci);
sacrifici
amor
uomo
tere
sentimento
il
Ugo Foscolo, vi un vuoto desolante. Non un non una grande idea qua dentro. La contessa voleva rimetcontinue
esortazioni a far giudizio, a
lasciare la politica, a
pletamente alle
non perdere troppo tempo negli amori, a darsi comlettere, tutti consigli che a tempo e luogo potevano esser
buoni e bene
ci
intesi,
ma
mento. Che
(vedi
non potesse comprendere gli slanci inconsiderati, ma generosi, del Foscolo, si intende; ma non si intende come a quegli slanci e a quelle delusioni, che costavano al suo amico lagrime di sangue, ella conpp. 68, 80, 125, 162),
l'irrisione.
fatto.
Ma
qual ge-
Foscolo
si
come parla
di
mon
rpandu
Le
dire et le
faire sont deux choses differntes, et parceque votre Ortis s'est tue, ce n' est pas une raison pour que vous le fassiez aussi: j'ai t trs tranquille sur
votre sort (p. 165). Tanta freddezza solo concepibile in
di salotto, e tale
una amicizia
tere piene di
di
appare l'amicizia della Alb. pel Fosc. in tutte queste letpettegolezzi e di malignit. Se non che a ritrarre la qualit
sia cosa utile
e quindi
non crediamo
il
trattenerci pi a lungo
su tale ar-
gomento.
Ben
am
donna nel tempo in cui la conobbe e la mal avrebbe comporsonvi ancora vestigi in
tato tanta
La
come
le lettere in cui la Alb. mostra desiderio della compagnia del Fosc, ma sempre Una volta dice Je conviens qne vous valez mieus pour ami que pour amant mais eomme mon age on est au port, vous me convenez fort (p. 16). Della sua maniera di
(1)
Sono molte
di amico.
lui
parla sempre col massimo scetticismo (cfr. pp. 24, 60, 64. 69 ecc.).
la contessa
il
quale avea
BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO
283
Vi apprendiamo eziandio un
fatto
ediz.
Piatti
del Misogallo, in cui sono corretti gli innumerevoli errori della antecedente
Alhany
(p.
119. Cfr.
anche pp.
191-92).
l'Alfieri
D'Elei,
il
quale,
come
sanno,
fu sfer-
zato a sangue dai tragico d'Asti. Ci che la contessa ne dice merita di essere
uno dei tratti pi notevoli di queste lettere, nelle quali del maligna molto, su persone oscure, ma si danno assai poche notizie su quelle che pi ci interesserebbero (1): Ce fameux Pedani que j'ai d'abord^reconnu au portrait flatt que vous faites de lui, a pris femme vieille pour n' tre pas c[ocu]. Il va nous 1' amener Florence. Ne soyez pas flatt de sa visite. 11 a t chez vous comme il fait partout pour lire ses satires. Depuis 24 ans il a soin de ne pas les faire imprimer pour n'tre pas
rilevato siccome
si
resto
critiqu,
et ainsi
il
jouit de sa
rputation sur
parole.
sera pour vous dire du mal de tous les gens de lettres, et C. Alfieri
,
dont
il
a t
1*
ami jusqu' ce
qu'il a
eut
pre-
homme
fait 2,
monde
les ignore,
comme
il
de 18 ans;
tait,
quoique
joli
un jour je l'ai pris dans la rue un pauvre. 11 est devenu, en avan^ant en ge, curieux, mchant, minu tieux et un pdant sans genie ni imagination. 11 vint Paris dner chez moi avec des savants et gents de lettres, qui le prirent pour un libraire
pour ses gaucheries et sa malpropret pour
tant
il
ennuyeux l'excs, et
est capable
monde
qui, aprs
il
Buonaparte,
fait l'impossible
avec le moines de S.*' Croce pour empcher que je n'y misse le mausol du C. Alfieri, en leur disant qu'il avait t irrligieux. Je ne lui pardon nerai de ma vie, car je ne pardonne jamais ce qu'(on) a fait mes amis
:
ce qu'on
me
fait je le mprise.
lui, et
qu'il
;
connaisse
ma
Vous connaissez combien je suis entire dans mes sentiments, dans mes opinions. Vous portez le mme jugement de lui que portait le C. Alfieri, qui malgr ses mauvais procds pour lui
n'entrer
dans
ma
maison.
la
mme
baine que
lui
pour
il
les
Fran-
moi je
le hais
cause de lui,
car
pour moi
n'est
qu'un
pdant envieux (pp. 130-31). In questa pagina i lettori hanno avuto anche un saggio del bel francese che scriveva la contessa; questa pretendente al trono d'Inghilterra, che si-
r{purdmnt
il
qaelo
284
BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO
si
faceva dare
il
il
titolo di
maest,
nome
di
Shakespeare
La
come
avvertimmo, nella parte che riguarda le relazioni tra la Alb. ed il Foscolo. Nel resto, ci sembra, egli segu molto pi dappresso alcune sue fonti di quello
che
le
Il
libro del
Albany. L'A. vi riproduce non solo l'ordine delle perReumont, ma ne indica eziandio le caratteristiche con le medesime parole (1). Lo stesso gli succede anche con altri. A pp. xv-xviii trascrive intera (e qui, meno male, lo dice) una nota proemiale dal Renier (2),
sone che d
il
con tutte
si
i suoi riferimenti. Ma ci che ancora pi bello concordanza in fondo alla bibliografia delle lettere a stampa della Albany. Il Renier, pubblicando quelle sue quattro, aveva detto: Per
le sue citazioni e
un'altra
una
curiosit,
io
ho voluto riprodurre
sillaba
,
le
una
nel loro
cattivo
mancanza
,
di interpun-
zione. Sinora
linguistici e
gli editori
pietosamente raccon-
ciato le lettere che pubblicarono. Tuttavia in certi casi anche gli errori
grafici
<i
possono avere
fuori le
il
scrive a p. cxvii:
inteso, le
Dando
Foscolo, ben
abbiamo
riprodotte,
let-
fuori con
onore.
Sin oggi, a quel che sembra, nel dare alla luce le lettere della Albany,
gli editori le
in certi
il
loro
l'A.
T.
ha
copiato tale osservazione dal Renier, senza pensare che fra gli editori tacciati
di aver racconciato la grafia c'
il
Renier
Notammo
ci
diamo importanza,
ma
perch
non
si
pu negare una
le
attivit
in fretta. Egli si
Impermalir anche
per
le osservazioni
volta.
Ma
dovere verso
gli autori e
ci
verso
mente quanto
sembra vero.
v.
Albany,
5-8.
I,
334 sgg.
due dame
BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO
285
Marianna ed Anna
Brighenti,
Parma,
ci
lettere
della
sorella
Giacomo Leopardi
alle
con diligenza e larghezza, perch un nuovo potente sussidio, atto a farci vedere dentro la famiglia Leopardi e nel cuore di quella Paolina, che fu tanto cara al poeta e che con lui aveva tanta somiglianza di sentimento. In nessun luogo meglio che in queste lettere amichevoli ed espansive noi troviamo delineata quella figura simpatica di
donna
colta e gentile,
ma sommamente
di queste
lettere,
ne trasse
profitto
Note Leopardiane (1) ed in uno inserito in questo medesimo Giornale (\\\\, 399 sgg.). A noi quindi non resta se non parlare sommariamente del contenuto delle presenti lettere e raccomandarle a quanti Leopardiani.
Gli smessi
si
interessano di studi
bisogni che
travagliarono
tanto
l'animo del
povero Giacomo
nella
La
vita in
un
paese orribile
(p. 89),
che
le era
soggiorno Eibbominevole
(p. 8), non le sarebbe trascorso cos pesante se avesse poquando in quando e non fosse stata rinchiusa in una famiglia austera, tra il padre non cattivo, ma debole e pieno di pregiudizi, e la madre rigida, talvolta tiranna, intenta unicamente a ripristinare il patrimonio dis-
ed odiatissimo
tuto uscirne di
il
linguaggio profondamente
malinconico e pessimista
ardente e passionata
vita,
si
anima
accompagnata dalla sorella riportava continui trionfi sulle scene italiane e straniere. Era il contrario della vita sua, e la buona Paolina partecipava a tutte le angoscie e alle gioie dell'amica, che solo tardi impar a conoscere di persona (p. 303). Marianna era delicata, sensitiva, facile ad accendersi in amori, che poi le lasciavano amarissime delusioni; Anna invece era un vispo tipo di ragazza leggiera, che passava senza fremiti e senza rimpianti da un amore all'altro (pp. 204 e 206;, Paolina le paragonava a Minna e Brenda di W. Scott, a Rosina ed Elena del Lafontaine (p. 33), Entrambe per altro avevano sempre conservato, tra i pericoli della vita teatrale, la purezza e
l'onest del sentimento; e Paolina
le
gesse
affettuosit
l'animo suo.
(1|
Pknu,
286
BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO
chi doveva ella confidare le angoscie del suo cuore?
Non
certo ai ge-
Luigi era morto, Giacomo lontano, Carlo disgustato con la famiglia pel suo matrimonio con Paolina Mazzagalli, alia quale, amicisnitori.
fratelli,
Dei
il
solitudine quel
povero cuore
attac-
amare. In una lettera confessa di aver pianto assai per la perdita di un uccellino cui voleva tanto bene, ch'era il suo amico
cava a
tutto,
pur
di
momenti
del giorno
(p.
124).
Quando
l'ul-
moglie una Ferretti di Ancona, Paolina la accolse con diffidenza. Ma poi prese ad amarla, essa che aveva l'animo cos aperto all'amore. E molto poi ancora am la figlia di lei, la piccola
timo
fratello, Pierfrancesco, prese in
il
caratteristiche
alcune lettere, in cui Paolina discorre di questa sua tenerezza per la nipote.
A lei semgran bene che le voleva Ancora non voglio un gran col suo fratellino (p. 243). Altrove scrive bene a Giacomino, che Virginia assorbe tutto il mio affetto. S'io fossi stata
altri figli, la
buona
ne sent dispiacere.
di offendere
Virginia dividendo
quel
il
Signore
pare che
il
un oggetto (p. 249). sempre matrigna, sempre, sempre, le invidi anche quella gioia: l'S dicembre 1851 quella Virginia che essa amava al pari d'una figliuola le mor
sentimento pi di
le fu
figlio solo mi amare con egual potenza di Povera Paolina! La fortuna che
:
Qual tesoro
di affetti e di
la fortuna di
ingegno avrebbe recato Paolina Leopardi all'uomo comprenderla e di amarla! N infatti le man-
carono amori, di che in queste lettere accenno frequente. Una volta anzi era sposa: ognuno rammenta la canzone che allora scrisse Giacomo. Poi
tutto si sconcluse e nell'animo di Paolina rest per
ferita (v. pp. 7, 34,
103 e spec.
p. 100).
In
seguito
venne
il
periodo dei
matrimoni di riflessione, vale a dire degli sposi che i parenti volevano darle. Primo troviamo uno Staccoli di Urbino (pp. 104 e 114); poi un giovane signore di Recanati, che Paolina rifiut per vari motivi, specie perch non
nobile e poco colto (pp. 113, 118);
finalmente ci
,
si
presenta un signore di
Bologna
del
momento propensa ad
mano
per
uscire
carcere natio e
vivere in un ambiente pi largo (pp. 149, 175-76). A simili contratti matrimoniali, senza amore, l'animo ardente di Paolina
ripugnava. Solo tardi, quando era gi avanzata negli anni, si riconcili col matrimonio a freddo, vedendo come bene fosse riuscito quello di suo fratello Pierfrancesco (p. 228). Ma allora forse non era pi in tempo i partiti mancavano, e gli amorazzi romantici e passeggeri (pp. 46 e 121) non erano pi possibili. Tuttavia molta amarezza in queste parole di una lettera del:
l'agosto 1845:
Ancorch
me
tutto
finito, io morir colla corona di bianco spino in capo, invece del giglio
come usa tra noi. Ora quest'uso troppo antico e io voglio il bianco spino, come emblema della estrema mia predilezione per la primavera, pel caro
fiorite
le siepi.
BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO
287
volte raccontata la storia dei miei mariti, anzi di quelli che non son di venuti tali, o per dir
meglio la storia di
me
per
me
d'irritabile pensiero.
vedermi moglie di l'essenza del
Non
un modenese o
ma
odora piuttosto
prima
di
mondo
(p. 266).
lettere
non riescono
tronde, l'affetto
grande giovamento. Da esse si disceme solo quanto gi si sapeva d'alimmenso che univa quelle due anime. Alle sorelle Brighenti
chiede Paolina di continuo notizie del fratel suo e saputolo morto ne piange
la perdita in
una
lettera,
che lacera
il
la assal:
il
cuore (pp. 188-91). Poi im altro dolore il suo Giacomo in un'altra Aita.
si
son pubbli-
il
Che pensiero
orribile e lacerante! e
mondo sapr che mio fratello aveva perduta la fede non avevamo da piccoli giuocato in!
sieme
all'altarino!
pieno di
scrupoli: tanto vero che la troppa scienza corrompe! * (p. 271). Altrove
si
rallegra perch
il
le braccia di
un gesuita
gran sete
di
entusiasmo libri moderni anche apertamente eterodossi (p. 266), e giudicasse con molta libert del governo de' preti (1) ella era credente. Questa fede appare dovunque nelle lettere che abbiamo sott'occhio, e non solo una fede astratta e metafisica, ma cattolicisimo della pi bell'acqua, che giunge persino ad una particolare venerazione per la S. Casa di Loreto (pp. 95, 289, 307). Concludendo adunque, questa una bella e utile raccolta di documenti psicologici, la cui principale importanza proviene dall'esservi ritratti i caratsapere e leggesse con
(p. 67),
,
avesse una
teri di
furono
sua sorella
ma
non fu solamente figlia di Pietro Brifu eziandio uno degli amori dell'infelice poeta recanatese (3).
(1)
grazioso e caratteristico
il
il
stata sempre
,
delle
sovrano
non pa
il
rispetto
i
liberali Ikoeano
paura alla
figlia
pubblicate per nozze Rimni-Todroe alcune lettere di Pietro Brghenti, da cui ricavammo in questo
Oiomalt
una
(3) Cfr.
(VI, 311)
Leopardi. Ora
ci si ci
falsificazione.
pena imnom
CkwTA,
NoU Uopardkuu,
288
BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO
ANDREA GLORIA.
sori di
I pi
Padova
Pa-
pp. 39).
scopo:
ignote
L'opuscolo test pubblicato dal chiaro professore di Padova, ha duplice scientifico e pratico. Poich Fautore mentre d notizie fino a qui
intorno agli
si
stipendi dei
professori di quella
Universit
nei secoli
andati,
affretta
a ricavare da
proposte
per
il
miglior andamento delle Universit nostre. Giacch egli vorrebbe che nella
riforma
esemp che
insegnamento superiore, noi ci ispirassimo non agli vengono d'oltralpe, ma alle vecchie e schiette tradizioni nostre nazionali. Sopra tre punti egli insiste particolarmente: libert e autonomia
del
nostro
ci
didattica e amministrativa
quali
si
modifi-
didattico degli
insegnanti, degli
mezzo
teria
promuovere l'emulazione tra gli insegnanti a almeno due professori per mariducendosi, a suo
parere, inefficace
punto
si isti-
tuisca
altri
il
tutti
gli
Grave assai
la questione degli
G. la pone;
dalla
astrazione
fatta
la
somma
totale destinata al
paga-
mento
i
un Ateneo, non si aumentasse, ma si compartisse tra che alcuni avessero soltanto retribuzioni piccole o nulle, e questi fossero i novizi dell'insegnamento, mentre altri, i pi vecchi e pi celebri, toccassero uno stipendio doppio in circa del massimo attuale. Egli ritiene che cosi ci avvicineremo agli antichi usi universitari, e ne spera
dei professori di
il
I lauti
stipendi chia-
Universit quegli
cerche-
fa, sugli
moneta
antica alla moderna, facendo anche esatto calcolo dei prezzi degli alimenti
in antico paragonati cogli odierni. Egli
avverte ancora
i
come
lo
stipendio
non
ed esenzioni, erano
una
tabella a p. 29
il
G. d
il
un quadro
ce-
30 mila.
;
meglio retribuiti
ma
curioso vedere
come
Tanno
BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO
1673
il
289
sti-
pendi. Questo
il
Patavina in quel tempo, che non era certo dei pi prosperi e brillanti. Eppure vi insegnavano 55 professori; complessivamente pagati dallo Stato con 312 m. lire. Ordinati per materia, ed escluso un professore per il quale non viene indicato l'oggetto dell'insegnamento, i professori del 1673 si ripartiscono cos:
Medicina, 14;
Filosofia, 13;
1.
Il
massimo
ricordato del
professore di greco:
otto
professori
percepiscono soltanto
212
si
(1).
lire 849.
Invece sono
18 m.
diritto civile;
16 m. medicina;
12 m.
filosofia;
14 m. diritto canonico;
11 m. diritto civile (due
12 m.
filosofia;
12 m.
diritto ci\'ile;
m. medicina. Per giungere a tali risultati, il eh. professore dovette fare il ragguaglio tra le vecchie monete e le odierne. I suoi risultati in tale argomento, egli li raccolse a pp. 35-37 formando una tavola per le monete d'oro e d'argento usate in Padova dalla fine del sec. XII fino al 1797; tavola importante assai per la storia sociale ed economica di quella citt, e anzi della regione veprofessori); 11
neta in generale.
Zoologia popolare veneta spe (Delle Curiosit popolari cialmente Belluiese. rv). Palermo, L. Pedone pubblicate da G. Pitr,
,
tradir.io-
voi.
Lauriel, 1887
(S,
pp. 168).
gentile di
fedeli
vanno rapidamente scomparendo, allo sprenello scrivere romanzi che nessuno legge, viene ad aggiungersi con questo grazioso volumetto la signora Nai-do
il
che ai tempo e
,
di nostri
la loro
attivit
del Pitr
ha
corrono fra
le
ramente ragguardevole. L'indole del nostro Giornale non ci concede di sottoporre ad un esame minuto tutto il libretto; noi staremo quindi contenti ad indicare talune delle cose in esso consegnate che ci parvero importanti, non
(1)
Qoecto ultimo stipendio ancora di molto e molto snperore a qDanio in taluno dei prinAtenei ricevono anche
i
cipali noftri
migliori primati
di Lettere.
Owma
19
290
che in se
medievale.
stesse,
BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO
anche per
i
con cui
Bellunese la
si
selvaggia
la
dice a Belluno, o
apparizioni di
cacciatori e
cani
,
un
che turbavano
Normanni
Selva
finita
;
la
(2).
nel XII secolo continuano a molestare i pastori del Monte Maisnie Hellequin non si decide per quel che sembra a farla
,
, ,
Un
altro
di eccitar l'at-
p.
47
chiama con poca precisione grottesca canzone in latino burlesco . Si una Sequentia evangeli secundum lupen (sic), curiosa per pi ragioni. Curiosa prima di tutto perch vi troviamo riferita una delle narrazioni del ciclo del Renavi, che presero forma nel XIV secolo, e proprio in queste provinole, nel Rainardo e Isengrino; le insidie
tratta infatti d'un testo in prosa,
cio del lupo contro la capra ; curioso in secondo luogo per la forma, giacch
la parodia del testo sacro si esplica qui sotto l'identica veste in cui si
manirag-
secundum
il
ecc.
Ed
guaglio che la Nardo Gibele d sulla parte musicale del bizzarro componi-
anno
fa per
poca moneta
bellunesi... .
l'
Orbo da
resti
la
Cai,
il
una
tra le pi gustose
macie
il
Ma
nella
solo ricordo
che
ancor oggi
memoria tenace
i
rammenta anche
un'altra delle
astuzie per cui era celebre Renart, la sua spedizione con Isengrin alla casa
del prete, in cui
stretto foro
dal
quale
mentre
il
lupo per
troppa ingordigia
rimane
prigioniero
(3).
meno
di
il
diavolo
si
compiace spesso
di
camuffarsi
della
Altre tradizioni, che sono comuni a tutt'Italia e note anche fuori di essa,
e che hanno assunto spesso vesti letterarie , si trovano pure in questo volume, delle quali ora crediamo inopportuno toccare (5). Baster infatti il
(1) (2)
dite,
Pagg. 31 e sgg. Pubblicando nel voi. XII della Romania (pp. 224 e sgg.) un Dit intitolato Luque la mnudove appunto questione della Maisnie Hellequin, il Raynaud prometteva di dar presto in
Io
non ha
alla
sciolto la promessa. Il
Raynaud
per
Normandia;
Gervasio di Tilbury
comune anche
Brettagna insalare.
(5) Cos
veramente
del
popolare?), a
le oche,-
p. 97 la storiella della
p. 107 la storia
Ponte de
p. 133 la storia della volpe con la lumaca, variante d'una leggenda diffusissima ecc.
BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO
gi detto per mostrare
291
i
come
il
che per
della
collezione
volgere
,
al-
cune osservazioni. La prima riguarda la forma , nonch disadorna sciatta, e qualche volta addirittura ribelle all'autorit tirannica, ma legittima, della grammatica. Nessuno pi di noi ama che le tradizioni volgari siano offerte
nella loro genuina rozzezza, senza abbellimenti n impiastricciature
si
;
ma
ci
pu conseguire senza cadere in eccessi. In secondo luogo, dacch la sig. Nardo Cibele ha creduto opportuno di non istituire alcuno degli infiniti raffironti che si potevano fare fra le tradizioni da lei raccolte e quelle di consimile natura esistenti altrove, non comprendiamo perch abbia dato cos largo posto a que'saggi etimologici del D' Nardo, i quali, se possono essere da lei considerati con una simpatia che ben si comprende, non riescono,
attesa la loro assoluta insuflBcienza dinnanzi ai portati della scienza odierna,
ad evitare
il
COMUNICAZIONI ED APPUNTI
Trattato
di
virt morali
Nel vocaboTrattato
discolorante
= che
si
trova registrata
discolora
De
Vi-
una dispensa
(2).
Ora
il
Mussafia,
Vienna nel 1869 e riprodotte dal Renier nella traduzione del noto libro del Sundby su Brunetto (3), discorrendo del Trattato, edito dal Visiani, e delle relazioni sue con un originale francese, scrive a proposito di quella parola e della registrazione fattane dal Manuzzi nel vocabolario le cose che seguono Ove il De Visiani legge memoria una cosa discoloriante e tosto andato via, il francese ha une chose escolant, di che si vede o il tra:
duttore
frantese o
il
Ad
ogni
il
Manuzzi facesse bene a registrare con quest'unico esempio la voce disco lorante che discolora , annotando che qui usato per metafora
Io
(4).
se
il
la parola e
affibiarle
tanto
mi propongo
di
il
di virt morali, n
essere,
l'annotazione che il Mussafia ricorda; questo solmetter in chiaro, che, nel passo citato del Trattato traduttore fraintese n il copista scrisse male, potendo
come
riferiva
Com'
sia
noto,
il
Trattato di virt
(5) si
inorali o Libro di
costumanza ovver
Libro di moralit
(1)
della
Cr. ed ora
naoTamente
corr. ed
passo dove
si
il
seguente:
II.
(5) Il
titoli citati
il
quello sotto
il
il
quale
il
testo
dell'
venne pnblicato
ai
dal
De
Visiami,
titolo,
non
testo) dalla
il
Tavola
.si
secondo
Ubaldini
Documenti
COMUNICAZIONI ED APPUNTI
Latini in luogo del
1.
293
se-
XII e XIII. Di queste produzioni, nelle quali si pretende sugo della vera sapienza e che fra l'altro sono, per certi
ammannire
docu-
mento notevolissimo della fortuna dei classici nel M. E. (1), come quelle in anche cui si compongono sentenze attinte, oltre che da fonti pi recenti <iagli antichi scrittori; di queste compilazioni, dico, non c' letteratura del
,
altri
tra
loro
il
in
rapporto pi o
meno
prossimo.
La
fonte
generale del
Trattato nostro appartiene il Liber qui dicitur moraphilosophorum, composto da Gualtieri delle Isole negli ultimi anni del secolo XII (2); ma la fonte diretta di esso una redazione francese che deriva con altre dalla compilazione di Gualtieri (3) di questa redazione, anzi, il Trattato non che una versione letterale. Ci venne mostrato
gruppo cui
Uum dogma
dal Mussafia in uno speciale paragrafo delle Osservazioni sul testo del
Te-
De
Visiani
il
quale
del
il Trattato fosse una pi o men pedissecpia derivazione una relazione qualsivoglia tra l'una e l'altra scrittura non si pu dir che non sia, prodotta appunto dal fatto che entrambe provengono indirettamente dalla medesima fonte originaria, la quale fu il Moralium Dogma di Gualtieri delle Isole; ma il Tesoro una traduzione del testo di Brunetto Latini e forma una redazione a s, come una redazione a s costituisce il Trattato di virt morali ricavato letteralmente dalle Moralits
si
conservano nella
nel
se-
Nazionale di Parigi
delle Moralits
e di uno
P. Paris ha discorso
distesamente
Mussafia condusse
le
raffronto tra
il
Moralits,
zione
ponendo in sodo come non sia quel primo altro che una tradugeneralmente letterale di queste. Ho detto generalmente, e ho detto
pur possibile riconoIl
come
le seguenti,
ms. parigino
il
De
Yisani
il
tr7.o
all'
edizione
De
Visiani. In
questo ms. propriamente tanto nell' incipit quanto nell' expicit sta scritto Liber
moralits (redi
De
VisiAKi, Op.
cit.
pp. 11 sg.)
Gkaf
Roma
tulio
mtm.
wtOt
18S sgg.
cit.,
Il
testo del
Mornlium Dogma
riprodotto dal
Renier nella
(3)
del
n ScKDBT Op. cit., pp. 162 sgg., ha raccolto parecchie notevoli indicazioni snlla fortuna Moralium Dogma, e sulle compilazioni che pi o meno direttamente ne derivano. Tra queste, oltre alcune latine ricorda le MoraliUt de pkilosophet e quella parte del Trsor di Brunetto
,
du
125 sg.
294
COMUNICAZIONI ED APPUNTI
li
filo-
sofi .
Un
po' pi innanzi
il
paignie de
clers,
sivoient
testo italiano, pi
semplicemente: e
lui seguitavano una grande compagnia di chierici che pareano molte alte
Un
il
enseigneurs de unoralits;
di
ma
io
cosi
fatte varianti
;
che
mi son
limitato a
ri-
ma
le
traduttore italiano o
non provengano
invece
dall'originale
s'abbia a supporre
francese che gli serviva di fonte, cos che di questo una lezione leggermente diversa da quella contenuta dal
al
,
Mussafia per
Un
codice
,
della Nazionale
di
Torino
il
accennato per
14
(1)
ci
d modo
di sciogliere di
p.
dubbio in maniera
111.
un membranaceo,
II,
fogli
147, segnato L.
474) degli
colo
XIV. Vi
si
contengono parecchie
distici dello
scritture,
onde
pseudo-Catone,
(f"
l'ultima
142):
Ce soni
VII
sacre-
Meun
compila au Ut de sa
:
fogli 61 e 74', e
comincia cos
Ce commencent
74^
Ora un
il
il
testo torinese e
testo
come non
si
abbiamo notato,
cos
che pi
il
Trat-
maggior corrispondenza appare segnatamente in quel luogo, della compilazione nostra onde io presi le mosse per la presente comunicazione a proposito del quale dubit il Mussafia se non fosse stata per avventura registrata malamente nel Vocabolario del Manuzzi la parola discocos fatta
,
sapeva
Ma
il
una corruzione o un malinteso elV escolant francese, come il Mussafia sups bene risponde ad una variante escouloriant propria del testo adosi
:
dove
il
Adunque non
fraintese
il
367 n.
P>
rimanente del
74' e
fi
Nel
f"
76
cy commence
le
livre de
l'ordre de chevalerie.
COMUNICAZIONI ED APPUNTI
male
il
295
ma
le redazioni
una
n'
all'altra
una ve
che meglio
testo originale onde provenne, letteralmente tradotto, il Tratmorali, quella appunto che si contiene nel codice torinese. Perch queste mie osservazioni riescano praticamente documentate, aggiungo il raffronto dell'esordio e delle prime righe del paragrafo primo quali sono
rappresenta
il
tato di virt
nel testo parigino delle Moralits, nel torinese e nel Trattato, seguendo, per
il
torinese
TssTO PAXiano
Testo Torisese.
prns qne
des philosophes
rinsegnamenU de
di quella
li
filo-
de celle clergie
dottrina eh'
la qoale
La
chiamata Costumanza,
una
en
brief.
il
En
dementiers ...
advint
io
qae je m'endonnis.
qoe
lon
il
appelle
le
premier
ma
io
somne
donnis.
avnt qae je
m'en-
homs
di
omo
moy
et
s le
snToient
dinanzi a
me
che
e lui seg^uitadi
haute*
pareano
molte
alte persone d
corpo.
polence et d'eage.
Et tantost me
fiit
avis en
Tantost
me
fii
adris en
mon
qoi
tosto
mon hom
cil
celai
qoi
che prima
premier eetablist
latine.
d'eloqoence
Et apres
Apree celai
aloit
Seneqne
li
Appresso di
lui
andava Se-
qe et pois Boece
lee tres
neca
lo savio
dottore di co-
aagw de
Et
aatres
moralits.
stomanxa.
lai
apres
deolx
clers
estoient
et apres
aUneiU aatres
e-
Appresso
altri
di loro chierici
andavamo
onde
li
grans
dont
les
der doat
clarciz
lea
Boma swant
buoni
noms
lirre.
en est m.
nomi saranno
sto libro.
schiarati in que-
En
la
celle
En
stoit aria
qne noas
qae noasconcneillonslaacieoce
de moralits et
mettions en-
tioa<
MI nn
escrit
ensemble et
una
e mettaTaiBo in ubo
fnuqM
aeritto, e
296
verbes quanque j'avoie
COMUNICAZIONI ED APPUNTI
apris
li
de moralit
d'eux.
Et quant je fus
recorday tont
ce
eveilli je
j 'avole
Et quant
je
me
fu esveillie
(Memoria) Quando
avea udito
scritto
mi
fui
que
misilo in
uno
ment pour
ce que
memoire
est
brevemente.
Per che
discolo-
escoulant
.
et
est
tost
et tost
memoria
riante,
e
una cosa
de
non
unqua grande
novelle cose
ce
que
tolent
viez
les
noure-
abbondanza
che
de
tolleno
choses
la
rimembranza
mambrance de
clers qui dit
a
li
ceste
le vecchie.
:
di ci disse
bons
Orazio
Luigi Valmaggi.
Il codice
Il
dob-
biamo
la pubblicazione e la illustrazione
degli
tenuti nel prezioso codice Hamilton-Saibante, n 390, diede recentemente ragguaglio di un altro importante manoscritto italiano della medesima raccolta Hamilton, un manoscritto del Decameron (1). Ad esaminare il quale
il
Tobler
si
si
sono pur
tempi
si
occup
questione
del
testo.
non provato che il codice Mannelli debba rimanere in eterno il fondamento della lezione; certo non vi ha alcun sicuro indizio che esso sia una
copia diretta dell'autografo del Boccaccio.
Credette
giunga
una buona volta a sapere di quali mezzi possiamo disporre per l'opera nella sua forma originaria o almeno in quella forma che
naria pi
si
ristabilire
all' origi-
avvicini.
La
riassume cosi:
il
Il
codice
membranaceo, in
lettera.
X 0,26)
scritto verso
compone di carte 112 num. modernamente per 111, essendo rimasta innumerata una carta dopo la 20\ Mancano otto carte dopo la e. 79 che finisce colle parole tessa odi tu quel chio G. VII, N. 1. La e. SO"" comincia nando alla stanga sopra la quale G. VII, N. 7. Altre otto carte sono cadute dopo la e. 103 che finisce Se egli cos tuo come G. IX, N. 10, mentre la carta che ora segue principia se ne tornasse cfe pci egli G. X, N. 8. Il Decameron finisce a e. 110^. A tergo dell'ultima carta leggesi d'altra mano
del secolo
XV
,
il
(1)
A. ToBLEE
Die
Berliner
COMUNICAZIONI ED APPUNTI
de Minerua gi
pubblicato di
della
siir
"^97
un
altro
nei
Commentari
del 1711).
Il
alla
Istoria
volgar poesia.
lui,
142 (edizione
limitato a
Romana
Tobler,
come
il
era da aspettarsi da
non
si
descrivere
materialmente
nelli.
codice,
ma
lo volle
anche confrontare col testo del Mannon si estende a tutta l'opera. Con riil
guardo anche
minime
ai
differenze ortografiche,
Tobler confront
brani
frammenti del codice Magliabechiano pubblicati dal Pollini (Sopra il pi antico codice del Decamerone ecc.) e, tenendo conto soltanto delle varianti di senso, le novelle I, 2, I, 3, VI, 10, X, 10. Riscontr inoltre tutti i luoghi che il Famfani nella sua edizione del Decameron indic come tali che diedero motivo ad osservazioni critiche. Probache corrispondono
bilmente
il
manoscritti
baster a determinare
ma
il
Tobler promette
la
di sobbarcarsi alla fatica del confronto dell'intero codice, se altri vorr fare
lo stesso per altri manoscritti.
c'
il
promessa.
isti-
risultato di questo
primo confronto
tutti gli
cui egli
ele-
menti.
Da
il
da quello.
assegnare
Da
al
manoscritto
Berlinese
utile
tra
manoscritti
del
reca a
di
alcun possessore, e
provenienza.
Tobler, stando
non
il
si
provato a ricercarne la
io
suo lavoro,
di poterla
cendo indagini sulla storia dei manoscritti italiani della collezione Hamilton,
la
maggior parte
Il
Lo troviamo
Marciana di XXll, e. 189). La descrizione non lascia alcun dubbio che esso non sia appunto quel medesimo che ora a Berlino. Fin da quando essa fu fatta si notavano nel manoscritto le due lacune che presenta ora. Piacer anche di sapere che lo Zeno riconobbe la molta bont della lezione. Dopo aver indicato le lacune sopradette soggiunge: Con tutto ci preposseduti che conservasi alla
Venezia
(Ris. Cod.
gevolissimo, e per
li
confronti fattisi
con
le
pi stima-
Interessante
si
per
la
storia
la
del
manoscritto anche
la di
seguente
Giuliano
chiude
descrizione:
Fu un tempo
cava da altro manoscritto in cui notato, che in fine di un codice del Boccaccio posseduto da Giuliano de' Medici v'era il So netto riferito del Zambeccari (1).
de* Medici,
si
come
(l)
La
copia della descrizione dello Zeno, della qnale io avevo preso soltanto l'appnnto,
mi
fii
fiivott*
29S
COMUNICAZIONI ED APPUNTI
duca d'Hamilton, e che ora si trova nella R. Biblioteca di Berlino, donde non da credere che sia per uscire mai pi, fece un brevissimo cenno anche il Manni nella Istoria del Decamerone, p. 631.
al
Leandro Biadene.
Il
supposto incendio dei libri del Boccaccio a s. Spirito. Con Gaspary comunicava nell'ultimo fascicolo di
i
questo Giornale (IX, 457), alcune notizie intese a dimostrare infondata una
biografi del Boccaccio, secondo
la
quale
libri
di
sarebbero periti
da
lui
sostenuta;
ma
altrettanto
applic a sfondare
di
Con
ci
non intendo gi
quei
tanti peccati di
;
omissione
giunse,
di erudizione
minuta
e le conclusioni, alle
altri l'aveva
Enrico Narducci in una sua dotta e ingegnosa memoria Intorno air autenticit di
un
il
trattato di Boezio,
(1),
De
di
con-
mano
di
G. Boccaccio
proponendosi
che
il
mano
neldi
uno
dei princi-
l'incendio del
S. Spirito
fossero
distrutte
Il
le
(Op.
pp. 7-10).
letterato
romano
si
fece forte,
;
come
il
Ga-
di
Vespasiano da Bisticci
trascur,
e del
prima ad un tempo posteriore al 1494, la seconda al 1489, ma in compenso v'aggiunse quest'altre ancora pi degne di nota. In un documento sincrono dell'Archivio di Stato in Firenze, trascritto l'anno 1598 e pubblicato per intero dal Narducci {Op. cit., pp. 9 sg.), si descrive abbastanza minutamente l'incendio della chiesa di S. Spirito, si accenna alla prontezza mostrata da quei buoni frati per difendere i libri sacri dove si cantava l'ufficio , esistenti dietro l'aitar
rola. Il P.
maggiore,
(2),
ma
delle
due
librerie
non
si
fa
neppure pa-
Giuseppe Richa
di S.
poco oltre la met del secolo scorso, parlava Spirito e diceva che vi erano, al suo tempo,
libri del
Memorie
57 sg.
COMUNICAZIONI ED APPUNTI
299
L'architetto Federigo Fantozzi (1) nel secolo nostro scriveva che in S. Spirito,
innanzi la soppressione
degli
una preziosa
libreria, ricca di
stampe e
di codici, fra
quali
darono dispersi quelli lasciati per testamento da Giovanni Boccaccio. Donde si ritrae come codesti libri, lungi dall'essere periti nell'incendio del 1471, rimasero tutti in una delle due librerie annesse al Convento di S. Spirito almeno sino al 1761, stando all'affermazione del P. Richa, scrittore abbastanza degno di fede. La dispersione di essi dovette avvenire soltanto con la soppressione degli ordini monastici, in quel malaugurato rimescolio di bil)lioteche e di libri, al quale dobbiamo attribuire pei-dite e
la dispersione sia stata
smarrimenti pur troppo deplorevoli. Io credo tuttavia che nel caso nostro men grave e irreparabile di (juello che a prima
vista parrebbe: credo (ed auguro)
non
libri
appartenenti al Boccjaccio,
il
si
tentato con
nel noto
?
qualche successo.
Ad
Zibaldone magliabechiano
uno
fra
naufragio
Vittorio
Ci.n.
Ln
codice
di
rime spirituali.
Mi
si
348 da
me
prima
di tutto
il
notare
che
il
n* 200 non
che
pu aggiungere
Italia.
n"
43
non
pi in
Fu
medesimo
fascicolo del
Giornale
si
p.
204
n.,
di Antonio di
Meglio
legga:
(1) (2)
Firetu disegnata
e descritta.
e sgg.
Un
mano
di
mano
De Noi.bac
Bome
par
l'cole frane, e
Rome,
t.
VII, p. 18).
in
gginngasi che
le ricerche
sono oggi
na
il
dr. A. Qold-
mann ha
fUr
Tolomi
contenati
nei
il
banchi
come
Goldmann
ha opportunamente notato
139).
ci
occuperemo
f^icolo venturo.
Nota della
Datmom.
300
Il
COMUNICAZIONI ED APPUNTI
n 250, adespoto nel codice Hamilton 348, invece attribuito a
Mala-
Hamilton 500
M. Ma-
in
appendice al
codice, devesi
Rime
XXIII).
E anche
il
nostro
LXV
delle
poesie di
e.
M. Malatesti
22'"
e col
del
codice gi
fasci-
p.
I,
Arch.
glott.,
I,
Leandro Biadene.
(1)
E come
Campostrini. Cfr.
XH sonetti di
M.
de''
M.
il
R o :n^ A. e ^
Nozze RENIER-GAMPOSTRINI.
Le faustissime nozze
occasione a molti fra
i
di
uno
tanza per
si lieto
gareggiano
i
nell' offrire
spoglie
di cui
pi valenti fra
hanno saputo adornarle, curiosi e notevoli documenti, vuoi Crediamo quindi doppiamente opportuno dar (jui di esse una succinta notizia; giacch per essere quasi tutte, come costume, impresse in un numero ristrettissimo di esemplari, e tutte poi, come ben si
nostri tipografi
,
storici
vuoi letterari.
capisce, fuori di commercio, difficilmente potrebbero per altra via essere co-
Siccome
ci
sembra
cos per
primo ricorderemo
ha
il
l'
che
di tutti
componimenti
,
tata lo Scipioni
il
quelli del
Cancelliere del
tip.
Comune
di Bologna per la
,
prima
,
Fava
,
e Garagnani, 1887
Frati
il
non dei migliori poeti , certo XIV. Pi ignoto assai dei precedenti, anzi interamente ignoto, era fin qui un terzo poeta, non poco posteriore, al quale si rivolta l'attenzione di Pasquale Papa {Un CaV, pitolo delle Definizioni di Jacomo Serminocci, poeta senese del secolo Firenze, Arte della Stampa, 1887, 8, pp. 19). questo Jacomo Serminocci, un senese vissuto fra il 1417 e il 1480, autore di un poema intitolato Definizioni, di cui non si conosce che un sol codice, probabilmente autografo,
suo concittadino, letterato assai valente
e se
uno
II
302
CRONACA
li
fa definire
,
da una schiera
si
di ninfe
una
foresta
ove egli
amorosi tormenti. Un quesito assai singolare quello proposto nel cap. XLVI, che il Papa ha scelto appunto per far conoscere il poema sul quale offre poche ma opportune considerazioni. Ci giova sperare che egli ci dar presto
,
un pi
un'eco illanguidita delle amorose disputazioni che allegravano gli ozi delle
principesse di Francia e d'Inghilterra nel secolo XII, raccolte e fatte cono-
Andrea il Cappellano. mezzo ai quali ci ha condotto il Serminocci, ci trattengono le Otto basse danze di M. Guglielmo da Pesaro e di M. Domenico da Ferrara, che D. Michele Faloci-Pulignani ha tratte da un codice
scere nel suo Flos amors da
Fra
le
dame ed
cavalieri, in
ti-
pografici
veramente indovinati
(8
pp.
20
Questa
(si
danze !) del ballo nel sec. XV ed un utile complemento al Trattato di Guglielmo ebreo, gi edito dallo Zambrini, e poscia recentemente ristampato
dal Messori-Roncaglia.
Nel sereno campo dell'arte, della musica e della poesia, noi restiamo pur sempre leggendo la bella pubblicazione di Alessandro Luzio: I precettori d'Isabella d'Este, appunti e documenti (Ancona, A. G. Morelli, 1887, in-4o,
pp. 68, ediz. di soli
Il
LXX
in carta a
mano
di Fabriano).
Luzio,
preziosi
documenti che
con sagacia ad
altri
cornice non
meno
E
,
cosi
Isabella, egli
che
la
marchesa Isabella
decimoquinto, Bellinzona,
tip. Sali
vioni, 1887, 8", pp. 10, ed. di 100 esemplari); l'uno de' quali illustra
libri
Como
Rimini (mentre
in guerra,
come afferma
XV
una copiosa
VITI in
Italia, edita
di
del Valois.
Le poesie
che
pp. 38, ediz. di 35 esemplari numerati), presentano un contributo molto ragguardevole alla storia anedottica degli avvenimenti seguiti nel biennio 1494-95.
CRONACA
Ed
ali*
303
amico un mazzetto
Napoli,
poesie
(Madrigalisti
Napolitani anteriori al
MDXXXVI,
plari
De a mano
esem-
di cui
in carta
,
del Sannazaro
di quel
Dragonetto Bonifacio,
Prcopo risolleva
la
fama
gli Editori,
quale
si
di Goffredo, d- in luce in
un elegante
libretto
n il profumo. Anamore la vita del cantor Cinque lettere inedite di Tor8, pp. 29, ediz.
XL
esempi, numerati, dei quali Xll in carta a mano), che gettano molta
illustri.
il
d'
un
quale pure
ha
merati, de'
alcuni punti fino ad ora oscuri della vita del filosofo mantovano, e soprattutto presentano de' particolari singolarissimi sulla sua fine. Da vero stoico, il Pomponazzi, stanco delle torture a cui lo condannava il suo infermo corpo, si lasci morire di fame. La verit, pietosamente occultata da amici teneri della sua fama, vien oggi alla luce per mezzo della
relazione d'un contemporaneo.
pi
lieti
Le nozze
del
12*',
che fu Maria
di Portogallo. E da un'opera inedita del Lasca Carlo Verzone, non dimentico dei suoi vecchi amori, ha tratto una novelletta, in cui si tien
assai
buff'o
che
la
d'
una giovane
Castelnuovo di Lunigiana.
Ed
ciuto accoppiarne
una
Lu poberu
e
linnargiu
novel-
{Novella inedita di Antonfrancesco Grazzini detto lina popolare sarda, Firenze, G. Camesecchi , 1887,
esempi., dei quali
il. Lasca
una
4, pp.
12; ed. di
LX
XXX
nuovo saggio
che
,
si
luce.
dacch
si
toccato di Folklore
desidera veder presto data alla diremo qui come a codesti studi
materiali Carlo Salvioni con i suoi Saggi di folk-lore infantile lombardo raccolti nel Cantone del Ticino (Bellinzona,
50 esemplari), che hanno un vero interesse per i Lombardia cisabduana messi insieme fino ad ora pochissimi documenti di questa natura. Anche Galileo Pinoli ha stampati sei Canti popolari Canavesani (Ivrea,
tip.
tip.
e quale
Garda, 1887; abbastanza notevoli, in ispecie il quinto, che il motivo dell'a/6a provenzale e francese.
sec.
ci ridA tale
Al
XVll, pi che
al precedente, ci
richiamano
le
Dodici poesie
ine-
dite di Carlo
F. Gabotto
304
CRONACA
neppur l'egida di s gran nome pu rendere meritevoli di compatimento. E a Carlo Emanuele, ma fortunamente non come poeta, bens come politico, ha
rivolta la sua attenzione
sotto
il
titolo di
Enipontino (Verona,
illustrato
Aneddoto ha dottamente
ambail
interesse,
il
Non
d'un solo
ma
di pi
spi-
si
comporre
Un Mazzetto
di curiosit (Genova
stab. tip.
Sordo-muti
egli si piaciuto
un privato Archivio,
mona
che
delle
egli,
insieme
ai
Verri e ad
,
altri
nuove
quale
P.
C.
filosofiche opinioni aveva fondato a Milano nel 1762 e dalla doveva poi nascere II Caff {Otto lettere di T. Pomponio Attico a Scipione, Ancona, A. G. Morelli 1887 12o pp. 44, edizione di soli
,
LX
esemplari).
La
Direzione.
* Tra breve uscir in Venezia, per cura del Merlo, un'edizione dei Motti
di Pietro
Bembo
poetico
finora inedito e
propone
con altre forme poetiche affini. Lo stesso dr. Cian ha racdi pubblicare fra non molto, una serie copiosa di lettere
uno studio
sull'autore,
avendo
dire ingiustificato.
di
Fra Jacopone continua ad eccitare un interesse che non si potrebbe Non ancora uscito alla luce uno studio assai accurato Annibale Tenneroni intorno a Lo Stahat Mater (che egli si sforza, ricon,
tivamente
dotto
ducendolo a quella ch'ei stima la vera e pi antica lezione, di ridar definial frate tedino) ed alla lauda Donna del Paradiso, studio conpubblicazione
che gi si annunzia imminente una nuovi codici Andrea Moschetti destinata ad illustrare / codici Marciani contenenti laudi di Jacopone da Todi con un'appendice sui cosulla
scorta
del
di
dr.
(1).
il
ha pubblicato
a cura
di
Luigi Morandi.
11
volume
(1)
1'
Editore
(Tortona).
L' edizione
conster, di
CRONACA
e
305
Non
casta,
non pia
materia e la forma:
proporre stente e,
ma il popolo questo; e questo io ricopio, non per un modello, ma si per dare una imagine fedele di cosa gi esiDel resto, alle gratuite pi, abbandonata senza miglioramento
. . .
il
vita e
il
tanto
ignuda di
pub-
gloria, (juanto
monda
il
duzione.
Ma, per
mani
Poeta
di tutti,
sebbene non siano punto da confondere con le volute oscenit e sebbene anzi l' intento del , classici e non classici
,
fedelmente la
il
Roma
Roma
che,
come
(/ Miei Ricordi, cap. XXII), faccia anche di questi sonetti un'opera sostanzialmente morale e civile. Questo volume, del resto, si vende in busta chiusa,
e
,
altri
La Libreria Dante di Firenze ha messo in vendita la prima puntata delOpera nova, gi da grm tempo annunziata. Essa contiene gli Strambotti di Luigi Pulci fiorentino, e forma un graziosissimo volumetto di pp. 45, in carta a mano, nitidamente impresso dalla tipografia Ademollo, con copertina a busta a due colori, che richiama i frontispizi delle antiche stampe, seppure non di un d'essi esatta riproduzione. 11 titolo della collezione, non deturpato da uno spiacevole errore di stampa certo troppo conciso (Panana^= Pavana). Notiamo questa bazzecola, trattandosi d'una edizione che una rarit bibliografica. Agli Strambotti, riprodotti con discreta fedelt di sulle stampe antiche, segue una Nota, di carattere bibliografico e
l'
,
letterario,
dovuta al
sig.
A. Zenatti.
tratte dai libri delle
* 11 Dr. A. Bellucci,
che ha
Riformagioni del
libri.
Comune
d'azzardo,
Il
nozze
altri
cittadini all'osservanza di
se-
lusso delle
donne nel vestire e intomo a certe norme da osservarsi nei matrimoni. Cos l'uno che l'altro documento oflfrono qualche interesse per la storia del costume. Al medesimo signor Bellucci si deve ora la pubblicazione di un'Ode scritta quando si eresse il monumento all'Alfieri (i810) da Francesco Benedetti, e dedicata ad Antonio Canova, autore dell'infelice monumento. A quanto pare l'Ode non fu mai condotta a termine dall'autore, e, sebbene essa abbia uno scarso valore artistico, pure non senza interesse come quella che celebra, come ben dice l'Editore, un fatto nobilissimo e due grandi
italiani.
C.
di Canti e versioni di
Giacomo Leopardi, riscontrati sugli autografi possGiacomo Leopardi in Recanati. Ecco gli scritti leopardiani che sono stampati in questo volume, col riscontro della stampa pi
duti dall'attuale conte
OiomaU
ttorieo, X,
&m.
28-29.
SO
306
vecchia: 1 Traduzione del
CRONACA
primo
libro dell'Odissea;
2 Traduzione del
secondo libro dell'Eneide, con preambolo al lettore; 3" Inno a Nettuno, con le note; 4o Sul monumento di Dante che si prepara in Firenze (canzone); 5
Ad
7 Alla luna
10
Angelo Mai (canzone); 6 La sera del giorno festivo (idillio); (idillio); S" La luna o la ricordanza (idillio); 9" Il sogno;
(idillio);
sogno
i Imitazione; 12 Canzone
La rimembranza
Di questi
del
scritti
Leopardi,
gli altri
il
pi delle volte ad
numerose varianti rispetto alla stampa. In fondo al volume sono riprodotte la edizione romana (1818) delle due canzoni SuU l'Italia e Sul monumento di Dante e la bolognese (1820) della canzone Ad Angelo Mai, Certamente i cultori di studi leopardiani potranno giovarsi
autografi e presentano
assai di questa pubblicazione, che l'A. T. dice essere
una specie
di
prefa-
zione alla sua edizione critica di tutte le poesie del Leopardi, che in corso
di stampa.
Le Spigolature
Battei),
ben tenue interesse. Maura Lucenia Farnese si intitola il primo, dal nome che assunse Margherita Farnese, prendendo il velo, dopoch, per difetto organico che impediva la consumazione del matrimonio, essa fu sciolta da suo marito Vincenzo Gonzaga. Su tale strano
sono parecchi
scritterelli di
del
fratello di
Margherita
scritto.
Rannuccio
Farnese,
che formano
il
soggetto
le
del
secondo
Un
libretto
anonimo contro
si
A
;
propo-
Marianna Brighenti,
I
migliori scritti
timi :
I genitori
una
un
Mazzuchelli.
* L'editore 1. Merlo di Venezia intende por mano alla pubblicazione di una Biblioteca Veneziana, la cui direzione per la parte riguardante il secolo XVIII sarebbe affidata al sig. Vittorio Malamani. Essa si inizierebbe appunto con una scelta di opere rare e curiose di quel secolo e precisamente colle seguenti: Da Ponte, Memorie; Carlo Gozzi, Memorie inutili; Goldoni, Mmoires (riproduzione della prima ediz. parigina); Casanova, Icasameron; Gratarol, Memorie apologetiche. Uscirebbe ogni mese un volume
, ,
di circa
un disegno
gr., al
prezzo di quattro
lire.
cominciato a tradurre in
atto,
ma
CRONACA
matura. Gli studiosi
tore,
tutti,
307
edi-
che
si
titolo
Nel primo, Alcune fonti manzoniane, e nel secondo comparano alcune pitture del gran romanziere lombardo e del poeta sorrentino con altre assai pi antiche e si dimostrano con critica assai sottile le relazioni certo non molto strette che legano le une alle
Ninfe al
fonte, si
altre
11
quarto una vivace carica contro coloro che persistono ad identificare Gola
da Rienzo con
*
da parecchi anni, intorno a Isabella d'Este Gonzaga. La monografia riguardante la celebre gentildonna e le sue relazioni artistiche e letterarie viene
ora stesa, e comparir quanto prima sar possibile
riale
,
immenso e
Tra
le pi recenti pubblicazioni
di essere
,
segnalata la diligente
Ueher
Christian
Ivi, dopo un' accurata esposizione della esaminano comparativamente le due redazioni della sua versione del Pastor fido, rappresentate la prima da un manoscritto della biblioteca civica di Breslavia e da un'edizione del 1678, fatta probabilmente
Sterbende Socrates del Hofman istesso , sotto il titolo di Deutsche Uehersetzungen und Gedichte. Pi interessante sarebbe riuscito per noi l'opuscolo se il dr. Friebe avesse esaminato il suo testo anche in relazione
allo
in ogni
modo per
il
esso riempie
una lacuna
,
esi-
stente
neir elenco
Pastor fido
il
dato recente-
mente da V. Rossi,
registrarne
ma
non seppe
,
nessuna
edizione
B. Guarini ed
Pastor fido
Torino
1886, p. 321).
* Coi nostri studi
di J.
influence of italian upon english literature, Cambridge, 1886, che gi abbiamo annunziato ( Giornale, Vili, 502), ma del quale non possiamo ripetere
le lodi fatte dai giornali inglesi.
un
,
pilato
il
quanto
*
leggenda di Alessandro nel Medio Evo, ecco venir alla luce un accuratissimo
studio sull'Alessandro della storia.
et
son
Dosson,
professore
di
essere conosciuto
le ap-
non
ma
308
pendici, che
CRONACA
danno prova della somma cura spesa dall'autore nel suo lavoro, degna appunto di ricordo la seconda dedicata a studiare Q. Curzio anche nel medioevo. Notiamo di passaggio che la traduzione italiana, ricordata dal Dosson a p. 371, e della quale egli deplora di non avere alcuna notizia, dovrebb'essere quella che esisteva
di
un tempo
Pavia
(1),
e che
il
si
straniere sotto
nome
la dedic a Filippo
di Milano.
cato a parte
XX del Propugnatore, il dr. E. Prcopo ha estratto e pubbliun importante poemetto marchigiano del sec. XIV, che egli ha
intitolato
opportunamente
La
Ne renderemo
Jacob Ulrich, Pietro Fortini, Ein Beitrag zur Geschichte der italienischen
il fase. V degli Studi di filologia romanza, occupato una accuratissima monografia di E. G. Parodi intorno ai Rifacimenti e le traduzioni italiane dell' Eneide di Virgilio prim,a del Rinascimento. Ce ne occuperemo presto.
test uscito
tutto da
La casa
editrice E.
il
primo fascicolo
nome
simi
si
volto con
tutt'altro
che scarso,
riescire seria
e profasci-
ficua;
il
Vediamo
infatti in questo
delle
Biblioteche
Gapua, Aquila, Rieti, Terni, Narni, Sinigaglia, Crescentino, Sessa Aurunca, Asti, Reggio di Calabria, Alba, Piazza Armerina, Gasale, Siracusa, Cuneo,
Macerata;
si
promettono per
blioteche italiane, e
come quasi inesplorate siano ancora le piccole bicome ogni citt, per quanto modesta ne possegga una, qualche volta gloriosa di cimeli impagabili, non potr a meno di far plauso all'opera iniziata dal Mazzatinti, e secondata dal comm. Loescher. Ma il
parecchie. Chiunque sa
;
plauso non basta; bench in Italia pur troppo si continui, pare, a crederlo. Convien aiutare efficacemente, e con altri mezzi pi pratici, l'impresa e questo dovere, che un vero dovere esso ci sembra, spetta soprattutto ai
signori Bibliotecari. Sacrifichino, suvvia, qualche
registro e
!
qualche sche-
dario ;
*
il
lettori
che se ne lamenteranno
luce
alla
dr. Vittorio
Turri
un
(1) Cfr.
Giornale
voi. I
p.
59
dove fra
1 ottobre
1469
ricordato
codice
si
un Libro in vulgare de Quinto Curdo historico sopra li gesti de Alexandro. Questo ritrova ora a Torino: cfr. Mazzatihti, Imss. italiani della Bibl. Nae. di Parigi, voi. 1,
CRONACA
Registriamo qui
309
Se-
Moro, che
il
Trucchi
aveva gi stampate,
ma
con
soliti
Ma-
Canzon se canta in campo de Scaravazo, l'altra (juella intitolata Del signor Lodovico da Milan. Alle due poesie il Ferrari fa poi seguire, traendolo dallo stesso cod., un curioso componimento in versi latini, che riassume le vicende di casa Sforza e si raggruppa in
gliabech. VII. 6. 1030. L'una la
differenti combinazioni.
scritti, di cui ci
Trojana in
Italia
La
bibliothqtte
d'Italie et
74 della Bibl. de Fcole des Hautes tudes. Paris, Yieweg, 1887. Novelle del Mambriano del Cieco da Ferrara, esposte ed illustrate da
De Nolhac.
Fascicolo
Giuseppe Rua.
letteraria
torinese.
Claudio Monteverdi. Leben, Wirhen in Lichte der zeitgenssischen Kritik von Emil Vogel. Estratto dal Yierteljahrsschrift fr Musikicissenschaft.
Firenze, Li-
di geografia
Fomaris-Marocco, 1887.
,
Documenti e studi pubbl. dalla R. Deput. di st. patria per le provincie di Romagna. Bologna, R. Tipografia, 1887. / dram.mi pastorali di Antonio Marsi detto l'Epicuro napolitano, a cura
Augusto Corradi.
Estratto dai
raccolte da
di Italo
Palmarini. Voi. I. Bologna, Romagnoli, 1887. Petrarca e i Carraresi, studio di Antonio Zardo. Milano, Hoepli, 1887. FVancesco De Sanctis e la critica letteraria , studio di Pio Ferrieri.
Il
Le
Considerazioni sopra le
Rime
Tas-
Commedia,
illustrati
P. Durazzo.
Brunelli).
Rime
di
M. Domenico da
Casini-De Simone).
100 esemplari.
Roma,
tip.
Metastasio, 1887.
Si&
CRONACA
tore
f La mattina del 9 luglio 1887 cessava di vivere a Bologna il commendaFrancesco Zambrini, presidente della R. Commissione pe' testi di lingua,
Chi conobbe l'intelligente ed operosissimo letterato romar onesto e virtuoso cittadino, l'ottimo padre di famiglia non pot non
dolorosamente commosso al
lo
triste
in et d'anni 77.
gnolo,
sentirsi
annunzio.
Zambrini vivea ritirato nella sua amena villetta di Vallescura, dove l'affetto della sua numerosa famiglia, la stima e la venerazione degli amici prossimi o lontani, gli rendevano pi lieto il riposo meritamente dovuto alla sua veramente instancabile operosit e ai sacrifizi sostenuti in servigio degli studi di letteratura antica.
Da qualche anno
il
paziente
continuo
XIII
XIV,
della quale si
nuove e numerose aggiunte, per guisa che essa stata ragionevolmente mata l'opera pi utile alla storia letteraria dei primi secoli, che abbia
duto la luce in questi ultimi anni.
Oltre a quest'opera moltissime altre pubblicazioni minori,
voli,
ve-
ma
pure notelo
furono date alle stampe dallo Zambrini; ed alcuni suoi amici, cono-
avevano
Quello
:
una Bihliobiografia.
:
Ma
lo
e non non un semplice e modestissimo Indice (Imola, Galeati, che comprende duecentoventidue pubblicazioni, non tenendo conto
me
potrebbesi
credere orgoglio
L'attivit dello
inediti dei secoli
XIU
testi volgari
;
egli diresse
ad un tempo costantemente, qual Presidente della R. Commissione pe' testi di lingua, fondata nel 1860 dal dittatore Farini, la Collezione di opere inedite rare dei primi ire secoli della lingua, che contiene pubblicazioni pregevolissime e ben
note
ai
lettori di
Zambrini
di propria iniziativa
mal
si
istitu
un
perio-
dico
Propugnatore, che dovea riuscire come un'antologia classica italiana non meno utile che dignitosa a pregiata . Di cotesto periodico, che in venti anni di vita non sempre rimase fedele al programma
intitolato II
che s'era proposto, e nel quale videro la luce scritti originali e pubblicazioni di testi antichi volgari veramente preziosi, come ad es. il codice Chigiano L. Vili. 305, lo Zambrini a ragione compiacevasi come di opera a lui solo
dovuta. Cosi
l'illustre
uomo quando
l'Italia
era
discorde e divisa,
tenea
CRONACA
e continuamente ed efficacemente soccorreva di consiglio e di aiuto
di
3il
viva la coscienza della nazione mediante lo studio assiduo della lingua nostra
i
giovani
L. Frati.
f L'8 agosto morto a Milano Lorenzo Stoppato padovano. Egli non aveva che trentadue anni e la sua perdita improvvisa stata sentita con vivo dolore, soprattutto dalle alunne della Scuola normale fenuninile, nella quale
da
tre
ma
attendeva
aveva dato
in questi
con un Com-
pendio di Storia della letteratura italiana ad uso delle scuole, e con un saggio
su La Commedia Popolare in Italia. Di quest'ultimo lavoro HGiojmale, come ben rammenteranno i nostri lettori, ha test discorso piuttosto a lungo, e piuttosto severamente (IX, 279). Ma la nostra severit, sempre imparziale e serena, era stata ispirata in gran parte dal desiderio di fare accorto un giovane,
dimostrante
acume
e attitudine al lavoro
scientifico
che
la strada per la
il
piede
lo
difficile
che
si
giunga a
ritrarlo. Si
speravamo, che lo
Stoppato
si
arrestasse in
il
tempo, e
teatro in
Commedia
povero
La morte ha
un ricordo durevole
Altre due perdite ebbero a deplorare nello scorso estate le lettere nostre,
Campori che ci onorava della sua collaboAntonio Cappelli. Di ambedue diremo qualche
,
Tip.
TaoBaM
Boia.
MANOSCEITTI ITALIANI
MUSEO E NELLA
E.
BIBLIOTECA DI BERLINO
Trovandomi
namento,
volli
lo scorso
istudi di
perfezio-
della collezione
ben
tosto
che
il
aveva
soliti
Esso
cio
non
manca ordinariamente
manoscritti,
di
porre in rilievo
ma
di questi
con-
tenenza, le indicazioni
spesso imperfette, e in
risolsi allora di
sono qualche
erronee,
esaminare
maggior numero
di
manoscritti che
avessi potuto, pensando che avrei fatto cosa utile e gradita agli
studiosi
dando
i
di questi
nuova e pi
esatta
notizia,
e aggiun-
gendo per
catalogo
certo
inglese,
che
non fu posto
conosciuto.
commercio, e che in
Italia
pochissimo
il
(1)
Palace
Catalog of the magnificent Collection of Manttscripts from Hamilton (s. a. n. 1., ma Londra, 1882). Un articolo sui codici Hamilton, comil
Timesy
e ristampato in
13.
81
314
L.
BIADENE
quali,
i
non
(1).
pi
gli
R. Biblioteca di Berlino.
all'opera alcuni pochi codici erano gi
oggetto di particolare
esame da parte
di studiosi
te-
come ora
pi distintamente dir.
Non appena giunse a Berlino la collezione R. Museo F. Lippmann in un articolo assai ben
nel
il
Direttore del
fatto,
pubblicato
IV, 63-72,
Jahrbuch der
knigl. Preuss.
Kunstsammlungen,
Commedia
illustrata
da Sandro Botticelli
di
(2).
al-
la fonte principale
come
in altri
prof. A. Tobler
annunzi
ritrovamento di un codice da un
testi
veneti
(3),
lino
ma
,
dopo
egli
la
di verificare
numero
sfuggiti.
me ne
dubbio
che mi erano
nevole quando
E mi
rimane
il
apparir ragio-
R. Biblioteca
manoscritti
,
ben vero per altro che come mi avverte il dr. Schulze , la Biblioteca non garantisce T assoluta esattezza di quello specchietto. Dal quale ad ogni modo piacer che io riporti qui il nu-
numero
di 99.
mero
secondo
le varie lingue.
Bibl.), latini 364,
Sono dunque
toghesi.
indicati
11
il
italiani
slavi 3, 1 spagnolo e
2
fin
por-
qui
29 manoscritti inglesi furono restituiti all'Inghilterra. In tutto sarebbero 691. Ne mancherebbe dunque uno. 11 compilatore dello specchietto non si avvide dell'omissione avendo computato erroneamente, come s' detto, per 663 anzich per 662 i manoscritti che egli
indica
(2)
(3)
come ora
esistenti a Berlino.
Die Zeichnungen des Sandro Botticelli zur Gottlichen Komdie. Ein Stuck der Hamilton'schen Sammlung. E il cod. n 390 del ca1
il
nostro catalogo.
315
ha
Pi tardi
il
il
medesimo
prof.
codice del
Decameron, uno
collezione
(1).
W. Wattenbacb
che riguardano
la storia del
Alcuni
di
qiiesti
sono
italiani.
italiani
W, von
Seidlitz nel
logie, Vili,
37 e sgg.
(4),
Rime
Re-
prof. R.
del
codice 681
fornitagli
dal sig.
E.
Vogel
io
(5),
stesso
una particolareggiata
anche
la tavola
notizia del
sgg.).
codice
348, di
cui pubblicai
descrizioni
(pp. 186 e
(6).
tutte queste
mi
(1)
Berlin
catalogo ha
(2) (3)
1,
Die illustrirten
sono 181. La loro numerazione regolarmente progressiva non corrisponde a quella del catalogo inglese.
(4)
Il
Wiese
indica
questi
codici
i
colle
n>
202-205
del catalogo inglese, corrispondenti ai n' 2-5 del nostro catalogo dei codici
La
descrizione
Il
non
del
tutto
esatta,
colla nostra.
R. Museo.
''6)
Soltanto
l'articolo del
citato,
essendo che
316
L.
BIADENE
qualche
La compilazione
cotesti
manoscritti,
quali,
stando a
quanto ho udito dire, furono raccolti dal padre del duca d'Hamilton che
li
La provenienza
quelli cio
che contengono
memorie
di
Venezia.
dalla
stessa citt
provengono certamente
lo
anche
altri.
Cosi
il
no 78 della Bibl,
che porta
stemma dei
un
co-
Sagredo, e
il
Convento
di
S.
Murano
Non
sono dunque
meno
di
42
manoscritti provenienti
se
da Venezia.
avessi
avuto
Di
un
collezione
si
sapeva gi da un
(Bibl. n 1).
la
stati
alcuni per
;
tempo anche
in Francia
p. es.
Museo
72 della Bibl.
di Parigi
anche
n 8 del
Museo
(3).
il
Sappiamo anche
nome
Abbiamo
si
fanno
dei
singoli
codici
sono
ordinariamente
molto
Alcuni certamente.
con queste parole: Mss" per Milord Hamilton Marchese (2) Era nella Nazionale di Parigi.
(3)
Porta lo stemma
scelse
i
di
il
Daunou
VI e
li
mand a
Parigi.
du Pape sono
(vedi Mazzatinti,
I,
p.
clxxvi).
317
il
avL
furono
n'
12 e
21
1,
pure della
Due
codici
furono
de' Medici
il
(Museo n"
n 7)
Moro (Museo
Un
codice porta lo
stemma
dei
mar-
chesi di Fogliano (Museo n 2) e uno dei Della Rovere (Bibl. n" 13).
I
codici per
quali
mi
loro
numeri
si
me
lo
permettevano
amor
medesima
ho gi
disposizione
anche
da
me
riporto,
come
che hanno
codici, la
prima, quella
che
essi
blioteca.
Chiudo pregando
il
lettore di
voler
sia
condonare
ai
difetti
del
il
mio
lavoro, e
augurandomi che
quali
Leandro Biadene.
318
L.
BIADENE
R.
MUSEO
DI BERLINO
1
il
= 201.
Commedia
i
illustrato
da Sandro Botticelli.
Consta
86 fogli
di fine
pergamena,
quali
misurano m. 0,42
X 0,41.
codice
Il
un intero canto in
su quattro colonne
Quando
il
fu
fogli
per
il
testo si avesse
sempre davanti
i
sull'altra
sciolti,
pagina
ciascuno
di fianco
l'illustrazione relativa.
Ora
fogli
sono
Mancano
canti I-VI e
VIIl-XV
dell" Inferno,
e sono
bianchi
e
lati
dei
del
XXIX, XXXII
i
XXXIII
XXXI
mancavano
abbiamo
sopra indicato.
Botticelli esegu
il
De
Lippmann {Zeichnungen zu
pu aggiungere che
furono
ritrovate
n<>
otto
delle
illustrazioni
il
mancanti
quale
al codice
il
berlinese
dal
dott. J.
Strzygowski,
annunzi
ritrovamento nel
28, 22 aprile
1886, della
v.
Zeitschrift fr bildende
Kunst
hrsg.
Ltzow
Leipzig
col.
465-72).
Questi fogli
si
un codice miscellaneo
frammenti
indicati
e furono
legati
al
tempo
di
Pio IX insieme
coi
nell' Arcato
voi.
XII
tutto
intero
Inferno
ed esso
doveva
quindi servire
come
di frontespizio al
:
volume, e
contengono le
otto illustrazioni].
319
Membran.,
sec.
= 496.
Carte 264, num. ant., pi 4 carte
XV, m.
0,260
X 0,185.
fine.
stemma
Corrado da Foliano.
e.
264' e
Mantova e moglie
mano
Ludovica
figlia di
Legat. in assi e
pelle.
Cfir.
Seidlitz,
Die
Hss., n 45 e Appel,
5-7.
FRANCESCO PETRARCA,
(e.
Canzoniere
col
commento
Sonetto
cit, pp.
del
Filelfo
l''-264'").
LXXX\1,
22 e 65-67.
L'aspettata ,
Ij poesie
ma
il
sonetto
commento
riportate
scritto in nero,
dal
testo.
ma
anche
delle
parole
Le
iniziali
commento sono
non nu-
3
Membran.,
sec.
= 498.
XV, m.
0,24:3
X 0,1j5.
fine. 11
della e.
l""
come
cinto da
uno stemma.
.
e.
184' Finis
Legat. in
pelle
cit.,
FRANCESCO PETRARCA,
i
Il
Canzoniere contenente
tutte le
rime
di
dei freghi
pp.
22 e 65-67.
I
FRANCESCO PETRARCA,
pp. 67-71.
Trionfi
(c.
Op.
cit.,
III.
Sonetto
di Tita Meratti
(e. 84).
Com.:
Cassinense decan
bene-
Op.
cit.,p. 11.
4
Membran.,
la
= 501.
Carte 221
I
sec.
XV, m. 0345X0,?35.
senza
numer., bianche
e.
prima e
le
margini della
2^
sono
320
rabescati, e in
L.
BIADENE
inferiore
uno stemma.
Il
codice ben
linee.
conservato, la scrittura
regolare, ogni
Sul
scritta
AUi 15
(?)
d'ott
uenerdi
.
Legat. in seta.
nome
un francese
Rei.
Cfr.
Seidlitz,
Op.
cit.,
I.
FRANCESCO PETRARCA,
fino al
Canzoniere
Il
col
commento
del Filelfo
che seguono,
Cfr. Appel,
II.
commento senza
il
testo.
LEONARDO ARETINO, Vita del Petrarca (c. 85^-88'). III. FRANCESCO PETRARCA, I Trionfi accompagnati da un commento
adespoto
(e.
89* -219').
La
e.
89'
tutta
cit.,
commento,
principio
dei
vari
medesimo che
CI. VII,
cfr.
Codici Pancia-
(v.
della
lett.
5
Membran.,
sec.
138.
XV, m.
Qui
0,258
X 0,165.
die
Carte 76
ueneris
sit
non numerate. In
fine
Explicit liber
iste in
MGGCCLXXV
fecit
aprilis e sotto
benedictus
Bel codicetto
Op. cit, n 53.
Legat.
Cfr.
Le
Seidlitz,
l"" - 76'').
terzine contro
Dante sono
(e.
74'").
6
Membran.,
sec.
= 247.
Carte 82, num.
ant., e
XIV, m. 0,252
X 0,185.
fine.
una carta
le
scritto
due colonne.
e. 79'"
Expletum Padue de
Gradonico
e.
il
MCCCLXXXXVIIl
die
me Jacobum
un Epigramma
di
mano moderna. Le
80' -82'
1000
(di
mano
Legat. in velluto.
Cfr.
Seidlitz,
n 40.
Apostolo
Zeno
fra
ma-
321
gi posseduti da A. Zeno,
ci fa sapere
Bibl.
Marciana
XVI), come
lo descrive nelle
Memorie
istorico-critiche
intorno la vita e
voi.
I,
p.
JACOPO GRADENIGO,
poema
in
il
uno
in terzine e in 44 capitoli
TO'").
e.
1'
dipinto
simbolo
poema. Sotto
il
simbolo
leggono, in
|
carattere piccolo, questi due versi Questi quatro de xpo scrisson gli acti
Chel f nel
mondo
otto
un sonetto caudato
che com.:
el
Io
ho
contemplato
sapere
|
si gli
meo nome
di
aero uol
Ognun de
capiuersi de uedere .
Le
iniziali
non
si
nome
dell'acrostico dev'essere ad
. I titoli
poema sono
il
in
pure
titolo
una vignetta
K =681.
Membran.,
le
sec.
XV, m. 0,272X0,175.
43,
come
si
testo presenta.
A A
e. S'
dipinto lo
stemma
di
Lodovico
il
ma
il
le
parole che
conteneva
96' leggesi
dello
nome
del nel
fior,
il
Leonardi
codice.
Almene
sia
Phy
di
mano
diversa da
quella
scrittore
Sembra
della stessa
in fine del
|
codice
il
margine a destra
|
non mai
torce
suo
ma
in lui
11
volge
|
Ad una
lei
pensier sempre
in
amorose tempre
per
e sol per
sospira .
Legat. in
libraio
pelle da C.
Hardy. Fu venduto
Parigi.
al
Techener
di
Cfr.
Seidlitz,
sec.
del
XIII
al
XVI (Arch.
GASPARO VISCONTI,
rima
(e.
Di
in
ottava
l'- HO"").
11
poema
322
L.
BIADENE
ottanta stanze.
intero occupa
Ogni pagina
carte intere
Il
comprende
tre ottave, e
quindi ogni
canto
13
e parte del recto della carta che segue, dove sono le due ultime ottave.
carta
bianco.
rappresentano
evidente
la
,
in
piccole scene
principali
fatti
del
poema. Appa-
ragione
Questa seconda
colla
quale
cominciava
il
quarto canto
avr
contenuto
anche
il
la carta
precedente
altri canti
avr avuto
chi
Cosi
il
mutilazione non
il
si
avverte da
non
ms.,
quale sulle
non
margine esterno
l'argomento o un
nome
di
8
Membran.,
carte
sec.
86.
XIV, m. 0,375 x
0,275. Carte
XXIV-330 num.
due in
ant. e
tre
in principio e
fine. Scritto
a due co-
XXII
2''
di
Gennajo
MCCCLXXXXVJ
un cardinale
Biblioteca della
e.
1*
impresso
e.
il
il
bollo di
Salfa-
bollo della
miglia Salviati.
e sulla
faccia
esterna
coperta
anteriore
impresso lo
stemma
di
Pio VI.
Il
Vecchio Testamento
in volgare
(e.
1'^ -
230').
Precede
(e.
II''
Un
proemio
Il
tutta
la
bibia
-XXIV"").
bianco, e
il
pittura di
Adamo
:
Qui
rei
quali
Maest
&
di uita eterna ,
Qui finisce
il
libro de maccabej,
il
il
quale
lui-
Amen
il
Amen
Seguita
il
xpo
di
libri passati si
e.
2'",
nel
margine esterno,
:
mano
codice, leggesi
Si concede
di poter
licentia al Mag.co
Giouan
bat.' Saluiati
Gentilhomo fiorentino
tenere et legere questa pa'te sacra Bibia uulgare da sacro uniuersale Inq.ne Dat j in
otfo della
Ro
Roma
28 de
323
< luglio MDLVIIIJ. F. Thomas de scotis Vigleuan' or pres. sac.s theo pro fessor Comist' gnats
(?) S.*
Ro:
Inquisitonis >.
un
p.
ri-
stampa da
ottobre
lui
curata della
MCCCCLXXI
9
Membran.,
sec.
416.
XV, m.
0,210
0,138. Carte
30 num. a
lapis, alle
quali
le
Rabescati
margini della
e.
l"".
Notizie di
Tom. 2 de
Scriptor., p.
139 e dal-
BARTOLOMEO
Galdnxl\
di
di
Luciano.
Precede un Proemio
Calunnia
di Apelle.
- ').
Il
primo com.
pingue
IO
Membran.,
di
sec.
= 686.
Con
iniziali
XV, m.
0,279
X 0,190.
miniate e la
pittura
un carro
trionfale
tirato
da quattro
cavalli.
Legat. in marrocchino
Ciropedl\ di Senofonte.
traduttore a Ferdinando
presentato
dal
si
Re
di Napoli a cui
opera dedicata.
Cos
dice in
in
una
La nota non
firmata,
ma
[ti
Membran.,
sec.
= 218].
0,165. Carte 246, delle quali le due
le altre
XVI, m. 0,228
prime
belle
num. a
lapis.
Ha due
Bambino
(sotto l'arme
dei Capello) e
ritratti di
inginocchiato a
pre-
324
gare (sotto: vEt. Ann.
LIIII).
L.
BIADENE
Legat. in
antico
marrtcchino veneziano
Ducale
di
di Nicol
Crema.
Venezia ecc.
[t
Membran.,
sec.
= 219].
Istoriato
XV, m.
0,317
X 0,184.
con figure
di
santi
fina-
Le maiuscole
Porta
lo
stemma
dei Capello.
Legat.
marrocchino veneziano.
di
Ducale
della chiesa di S.
Marco Evangelista.
[13
Membran.,
gento e
sec.
220].
XV, m.
0,336
X 0,152.
La prima pagina
miniata in ar-
colori.
Legat,
in
Ducale
di
di
14
Membran.,
sec.
223.
XV, m.
0,228
Giuramento
[15
Membran.,
del leone di
sec.
133].
XVI, m. 0,247
X 0,165.
Fregiato
nel
di
un'elegante pittura
fiori,
l'Onnipotente che benedice, due santi ed una galea veneziana, del Tintoretto.
Ducale
di
Andrea
Gritti
[16
Membran.,
sec.
= 657].
XVII, m. 0,355x0,254.
325
19
Napoli, 1780
S.
>.
= 211.
ed animau,
abilit.
DELLA BELLA,
pigmei
Ck)llezione di 81
schizzi umoristici a
E.
BIBUOTECA DI BEKLINO
1=390.
Membran.,
sec. XIII,
m. 0,270
X 0,170.
biblioteca Saibante
che
si
del nobile signor Giulio Saibanti Patrizio veronese. Verona, 1734, p. 193).
Una
trovasi
fr rom.
Furono
cia-
indicheremo a lato di
scuno di
1.
Testo
latino e traduzione
letterale di fianco
dei
precetti di Dionisio
Catone
(e. 3^-26').
Cfr.
Libro di
UgUQon da Laodho
(e. 27'-85').
Cfr.
da Laodho,
3.
Beriin, 1884.
li
Lo splanamento de
Cremona
(e.
Pateg da
BQ'-QQ^) .
(e. 96*-97'),
(e. 98^-113').
Cfr.
libro di Panfilo
(e.
IH'-ISG').
veneziano
X, 177-255.
326
7.
L.
BIADENE
Gfr.
(e. 156'"-157'').
mortuorum
= 202.
Membran.,
non numerata
Scritto a
sec.
XIV, m. 0,335
X 0,230.
le e.
in principio.
Mancano
42 e 84.
al recto della
varie
mani
Aue maria
uergine
benedetta ,
e in altro
luogo
il
Legat.
in assi e pelle.
Gfr. R.
pp. 37-40.
I.
DANTE ALIGHIERI,
(e.
l''.125t).
Le
canti
XXVIII
XXIX
le
6'',
medesima
v.
didascalia.
Gome
si
avvertito,
mancano
4 e
5.
La
69
che
mano
di-
ROSONE DA GURRIO,
JAGOPO ALIGHIERI
Ha
la
,
Gapitolo
ternario
sulla
Gommedia
(e.
126'--27t).
III.
Gapitolo
ternario
sulla
Commedia
(e.
127* -28*).
la
comedia
&
dicesi
che
fece
il
figliuolo di dante .
(e. 129'');
frammento
di
quattro strofe
mano
V. Sonetto. Adesp. e
129'').
Di
una
terza
mano. Com.:
Sempre
si
disse
di sul presente
Hamiltoniano fu stampato
p. 39.
3
Membran.,
merate in
sec.
203.
XIV, m. 0,350 x
0,256. Carte
98 num.
ant. e
fine. Scritto
a due colonne.
ciuj
e.
tomasus
dopi-
benecti
&
natiuitatis
mini
MGCCXLVII
in primis sex
sana in centrata
mortalitatis
dieta carraia di
Et tomasius
st's
obit
anno
MGGGXLVIII
&
sepultus fuit
327
de annis
pelle. Sul
XVUIl multum
discretum et sapientem
Legat. in
|
mezza
Dante
S.
Vbl
il
Du
14 Siecl
av Miniat. Su un
interna
Francia.
il
coperta po-
il
n 3554.
Gfr.
Wiese, Op.
cit, pp.
4042.
(e. l'--97').
DANTE
Le
JAGOPO ALIGHIERI,
(e. 98'"-100'").
e anepigr.
e.
canti
della
Commedia.
4
Membran.,
sec.
= 204.
Carte
,
XIV, m. 0,313
X 215.
87 innumerate,
si
ma
forse la
i
come
a due colonne.
Legat. in pelle.
Gfr.
Wiese, Op.
cit.,
pp.
4243.
DANTE
5
Membran.,
sec.
= 205.
0,200. Carte ^2 innumerate e
XIV, m. 0,270
due
carte,
due colonne.
Legat. in per-
gamena.
Gfr.
Wiese, Op.
cit.,
pp. 4344.
(c.
DANTE
1'-92').
lasciato
bianco
pio-
e
Membran.,
sec.
206.
XV, m.
di
0,295
X 0,200.
il
Carte 58
il
innumerate, e
il
propria-
mente componesi
ciascuno,
del testo,
il
7 quaderni;
il
primo,
il
secondo e
il
quarto di 10 carte
di 8. Dalle
terzo e
settimo di 6,
quinto e
sesto
lacune
tutti
i
sotto,
apparisce che
originariamente
10 carte, e che
manca un
intero quaderno
l'una.
prima
di quello
sono
disciolti.
DANTE ALIGHIERI,
tre cantiche
Divina Commedia
1'-58).
Le
iniziali
delle
328
e una azzurra.
I
L.
BIADENE
come sopra
eVInferno
il
si si
e.
20'
canto
XXVI
interrompe
terzo quaderno,
comincia col
26''.
Finita
prima
Amen
in origine era bianco; pi tardi furono scritte in alto alcune parole latine, e sotto di esse di quelle
il
|
un verso
mezzo dell'Ariosto
. Il
Le
Purgatorio comincia
Il
quaderno quarto,
v.
52
del canto
XIV
V.
fin.
quaderno seguente
fin.
com. col
7 del canto
XXV
col v.
v.
col v.
la
65 del
canto XXVII.
La
XXVIII;
penultima
questo
e. II.
23 del
e.
XXXIII;
l'ultima carta di
fin. col v.
64 del
v.
e. I
del
e.
Paradiso e
99 del
79 del
XVII. Prima
di esso
manca dunque
28
finisce col v.
com. col
com. col
v. v.
75
del e.
e.
XXI,
55 del
XXV.
L'ultima carta
fin.
col v.
24
del
e.
XXVIII.
9
Membran.,
sec.
207.
XV, m.
carta, la
0,30
X 0)23.
dei
Carte 202
num.
ant.
numeri
si
singoli
occu-
pando pi
gressiva,
di
una
ma
saltuaria.
3 e
4.
mano
diversa da quella
gran parte
T
illeg-
londra
Ca-
pitanio
del
MCCGCLI
a d primo
Legat. in pergamena.
DANTE
Florentia
(c. 1^
202).
Da 12
a 14 terzine
Alagerij
de
MGGCXXl.
(sic)
de
in
pace.
Amen Deo
gratias .
^
495.
Gartac, sec.
XV, m.
0,214
X 0,154.
ori-
329
non
giova riportare, e la 147. Sul margine inferiore del recto della prima carta
scritta leggesi scritto nel
il
nome
Achille .
Il
cognome fu
cancellato.
Il
codice fu
loro
nome;
Tarpa).
S.
Il
Paulus, Johannes,
Salvator,
Konig Da
(il
re Davide
che suona
Konig
cit.,
ci
Cfr.
Appel, Op.
pp. 1-5.
Il
FRANCESCO PETRARCA,
Appel, Op.
cit.,
(e.
2^
143). Cfr.
pp.
22
e 65-67.
|
143':
Explicit
die 29
martij bora
|
&
.
ta-
mea
erit
suusque ego
(c.
144'
158').
Le poesie
caudato. Adesp.
.
anepigr.
(e.
144*).
Fin.: L'uno
cit.,
anno pi
pp. 2-3.
145'').
Com.:
lo
sum
tal
quello
che fui
sempre
uoglo
Fin.
donna o che pi
fama
3.
cit.,
(e.
'1
145"^).
Gora.: Io
il
Fin.: Se
3.
cielo la tera
mar non
e anepigr.
.
(e. 147'--
150').
(c.
Fin.:
Se uoi qui
&
FRANCESCO VANNOZZO,
doue la fede rara
.
Sonetto caudato
157'-).
Cora.:
Non
uirt
Fin.:
Ne
facti uili
&
p. 65.
(e. 157').
Sonetto caudato
il
sulle stesse
Didascalia
Risposta centra
fosse a
ti
um
ferrarese . Gora.:
Se
stato
.
toa
fama cara
Fin.
e
leggono
anche
del
,
in
un codice
della
Comunale
e.
Seminario di Padova a
nell'
31'
adespoto
Ambrosiano N. 95 sup. a
fu pubbli-
22
330
7.
L.
BIADENE
(e.
Sonetto.
.
Adesp.
anepigr.
157*).
Com.
Polidoro
8.
(e.
ISS"").
Siila,
Mario et Nerone
di
Trovasi
20 della Bertdliana
Vicenza
il
Fu
stampato nel 1490 dal Torti che lo attribu a Bernardo Ilicino, e nel 1757
dal Biscioni che lo attribu al Burchiello. Gfr. L. Frati,
tribuite al Petrarca, in questo Giorn. stor.
9.
11,
:
Di alcune rime
at-
350.
(e.
158*).
Com.
De
fideltade
fabritio e
Scipione
Per
cit.,
pp. 96-99.
9
Membran.,
inanzi
sec.
= 497.
Carte 189 num. ant. alle quali va
81. In
fine
:
XV, m. 0,198X0430.
la
e.
Andreas
Baccius
Op.
cit.,
MDXXCIX
I.
Legat.
Il
in pelle.
Cfr. Appel,
(e.
pp. 8-9.
FRANCESCO PETRARCA,
Op.
cit.,
!> -
136).
Cfr. Appel,
II.
pp. 22 e 65-67.
I
FRANCESCO PETRARCA,
pp. 67-71.
Trionfi
(c.
Appel,
Op.
(e.
cit.,
Segue
l'indice del
Canzoniere
(e. 174''
80"^)
e dei Trionfi
180*).
III.
Frammenti petrarcheschi
Appel, Op.
cit., p. 8.
IV.
ANTONIO DA TEMPO,
87'').
Segue
IO
Membran.,
sec.
499.
XV, m.
0,198
X 0,125.
cit.,
Carte
171
num.
ant.
Ogni faccia
Legat.
in
Panzanno.
pergamena.
I.
Cfr. Appel,
Op.
pp. 11-13.
FRANCESCO PETRARCA,
Precede
Il
Canzoniere
e
(c. 8'-
127*) e
Trionfi
fra
i
(e.
128'" -64'").
mancano
quelle comprese
(e.
Canzoniere
del
l''-7'-).
e.
7 legdi
gasi, di
mano
codice,
una stanza
si
e due ottave.
Com.
S'uno
amoroso cor
. Cfr.
di fede cinto
cit.,
Fin.
et che
Appel, Op.
pp. 12 e 22 e 65-71.
LEONARDO ARETINO,
(c.
165'-170'). Segue
ambrosiana
170').
331
il
Membran.,
sec.
= 500.
259 senza alcuna nu-
XV,
ra.
0,256
merazione; precedono e seguono altre tre carte bianche. Ogni pagina piena
contiene 29 linee.
Cfip.
Appel, Op.
I.
cit.,
pp. 13-14.
Il
FRANCESCO PETRARCA,
Canzoniere
(e.
6 -144) e
Trionfi
(e.
145'-82').
II.
Cfr. Appel,
Op.
cit.,
pp. 22 e 65-71.
titolo:
SIMONE FORESTANI,
Quedam
uulgaria
ex
operibus
Simonis de Senis
182'
231').
Sono 42 componimenti
cit.,
Ne
pp. 100-105.
III.
--<
MALATESTA MALATESTI,
de Malatestis de Pisauro
Sono 66
1
Membran.,
margine
sec.
494.
XV, m.
0,245
X 0,165.
e. l',
nel
inferiore,
Legat. in
assi e pelle.
Petrarca
rail
ISO').
ed inferiore della
e. 5^ sono
bescati.
de latino
.
Questo codice certamente quel medesimo che era posseduto dalla Biblioteca dei Camaldolesi di S. Michele di
Murano
Cfr. Mittarelli
Bibliotheca Codicum
Manuscriptorum Monaecc.,
Murianum
Venezia
1779
co-
lonna 1079.
Fu
solitaria da lui curata (Bologna, Romagnoli, 1879, Scelta di cur., disp. 170)
dovette valersi di
un codice
del sec.
XVI.
cit.
ediz.
p.
xLvm.
13
Cartac, sec.
origine, poich si vede
= 521.
Carte 11^ innumerate. Erano
la e. 3.
1'
XV, m. 0,272X0,212.
120 in
tiene
30
linee.
lo
stemma
dei
Della
JACOPO BRACCIOLINI,
332
di Cosimo de Medici, sopra
Petrarca .
L.
el
BIADENE
di
Messer francesco
14
Membran.,
sec.
90.
essendo rimasta innumerata una carta dopo la 20". Le lacune del testo mostrano che sono cadute otto carte dopo la
Scritto a
e.
e altre otto
la e. 103. pelle.
due colonne
di
Legat.
il
Fu
Berlino
1887.
Gfr.
anche
I.
Decameron,
in questo
(c.
1"--110').
La
:
e.
79
fin.
80 com.
cosi
alla stanza
La
e.
103
fin.:
Se egli
tuo come, G.
8.
&p
ci egli, G.
X. N.
coli'
Lo Zeno
edizione dei
(c.
111*).
Di
mano
diversa
da quella dello scrittore del codice. Com.: Qual Phidia nel scudo de Mi nerva . Pubblicato dal Crescimbeni, Comnentari,
II,
227.
15
Cartac, sec.
tutta
= 91.
Carte 117 innumerate.
XV, m.
0,225
X 0,165.
La prima
carta
macchiata e
oblungo delle
si
della penultima
pu
mar-
rimangono
solo
l'ultima, sul
nome
di
dorso see
gnato
il
n 23, e su
un
il
n"
62 -
tergo
n" 29.
Il
Legat. in pergamena.
GIOVANNI BOCCACCIO,
molto logore e in gran parte
Poi che
fin.
1
Filocolo
(c.
l'-.117t).
Frammento. Non
tre,
e.
come dicemmo,
2""
testo
com.
a.
colle parole
lin. 5)
tempo
si
rallegra
ediz.
Moutier,
lib.
IV, p. 27,
e.
1
Cartac,
sec.
92.
XV, m.
0,217
X 0442.
333
l'ul-
guono due
tima carta
scritta
di
chi contando
nuovo
carte
Questa seconda
i
numerazione
carte.
Bianche
la se-
conda
delle
due membranacee
taccato
un
cartellino a
calale^ del
quale
I.
GIOVANNI BOCCACCIO,
L'Asieto (c 1'--129').
Adespoti.
si
II.
1.
Com.
Tu
fa?
Fin.:
Chi la ras-
seti
mai come gi fu
Com.: De
Italia
fa
Fin.:
Gum
la
lu-
stitia in
la fu . Risposta per le
rime
al precedente, e
come
'esso,
3.
da Michael >
Fin.:
PhUipum M. ducem
e
Mediolanensem
Ragione
ult., p.
Com.: <
Cleopatra o
madre de Ismael
per
le
Fin.: Et io senta la
esso, a
tergo dell'ultima
carta
membranacea.
di
Op.
cit.,
1.
e.
latine.
11=93.
Cartac, sec.
XV, m.
volume
0,198
X 0,120.
Si
compone
di
due
parti,
la
prima
59 carte num. e
l'altra di
1(6 carte
num. Tutto
il
fu poi
Dopo
la
la e.
11
della
prima parte
erano cadute
I.
(si
salta
dunque da
99 e
20 a
p.
le e. 64,
1(X) della
seconda parte.
Legat. in pelle.
(c.
GIOVANNI B(X:CACCIO,
parte).
Il
Ninfale Fibsolano
il
l'-59
della
prima
334
Manca, come
si
L.
BIADENE
11, e quindi
avvertito, la
e.
notasi
una lacuna
di
otto
GIOVANNI BOGGA.GGIO,
Il
Filostrato
e.
(c.
l>--91r
della
seconda
l'ul-
91''
tima ottava. Nel testo una lacuna di 8 ottave per la mancanza della
e.
64.
Qui parla
l'autore Amaestrando
giouanj che
la loro
amore
testo
riprende
alla
Giouanetti
(c.
quali ui delectate .
(p. 323).
occhi
Di
mano
pi recente.
Anche questo
cit.,
col. 143.
18
Membran.,
prima e
fermagli.
sec.
= 139.
Garte 78
i
XV, m.
0,310
X 0,215.
2'-
innumerate ; bianche la
segni delle borchie e dei
l'ultima.
(c.
-76).
Le
strofe contro
Dante sono
prime del
exemplatus
per
de
Verona.
Anno
do-
mini
II.
MGGGGLXXV
Il
XX
!'
lunii .
,
Credo
Ave Maria
che
si
sogliono
attribuire
Dante
(e. 76r-t).
III.
(e. 76').
elei
guberni ;
Gh'
io
temo
di trovar
chiuse le porte .
1
quaderni di 8 carte ciascuno,
di 5.
8.
in
19
meno
il
primo che
di
7 e l'ultimo
che
margine supeesso
scritto
carta,
riore della
di
Ricolvi (nome di
un possessore
del codice
?).
Al recto dell'ultima
(?)
mano
inesperta Al"
questo libro
335
po'
concesa
dil
S. iddio .
E un
pi sotto
Ama
dio
no
fa dil
ben
E
.
i
lasa dire .
d'altra
mano
scrisse
Novara
26 Giugno 1742
a tergo della stessa carta, pure in lapis rosso, prese nel codice.
delle
scritture
comsulla
Un
cartellino
incollato
il
n 3.
S.
Soliloqui di
Agostino
(c.
1'"-28').
testo.
Il Libro
-44'').
di S.
Giovanni Crisostomo
Finito
(e.
28*
il
Giohanne Boccadoro
il
Veramente
finisce soltanto
primo
libro.
il
peccato della
lingua
Il
Dopo
il
capii. 30<'
(sic)
ma
al
meno pur
questo segno
.
ne ne
O = 63.
Membran.,
sec.
XIV, m. 0,185
I
X 0,128.
e.
contiene 22 linee.
in
mai^ini della
Legat.
mezza
I.
Fiore estrati de
si
S.
Augustlno
estrati
(e.
l'"-21'"). Il titolo
in rosso
il
seguente: Quisti
fiore
secreto parlare che fa el spiecho di dtrine (sic) santo Augustine intro dio
el so soliloquio .
ini-
Madonna
mezzo
del
margine inferiore
della stessa
Agostino.
Lambntation che
,
re^euu
a cui segue
il
meus quid
quo contristaui
-^').
Epistole latine
deg
deg evangeli
mio ihu xpo
(e.
Una
Com.:
mane
Signor
fjolo
de dio uiao
2.
&
&
misericordia
si
29^).
Com.
le
336
3.
L.
BIADENE
maria
.
Gom.
(e.
Pregoue dol?e
SI"").
t
Membran.,
le sec.
= 275.
Carte 111 non numerate; bianche
tergo della prima carta leggesi:
u'
XV, m. 0,230X0^160.
di Strocci e
i
due prime
La prima
distende
lungo tutto
il
stemma
Legat. in
i
pelle.
Il
(e.
di S.
Giovanni Grisolibri. 11
stomo
-45*).
Precede
29'":
due
primo
libro termina a e.
Finisce
cissimo doctore.
ueschouo
Deo
gratias .
Qui
finisce
il
libro
lo-
dolcissimo dottore
messer sancto
.
Tractato anche
di
et
nome
uiato et che soleua essere molto perfecto. Et distincto per gli infrascripti
capitoli
III.
(e.
46'"
90').
et della
pura confessione
90' -98').
scritto
alle parole
Onde quantunque
... .
ZZ
Membran.,
sec.
= 189.
Carte 90.
riuniti
XV, m.
0,160
11<^-
scritto tutto
da una sola
mano,
ma
nel
due
codici.
Di
fatti le
prime
in-
margine
inferiore.
Bianche
le e.
75 e 76.
esterna
linee.
faccia
n" 21.
l"" -
Confessionale volgare
salute
(c.
pr
animarum
II.
Quatro sono
(e.
gli
73').
337
quali
III.
le
(e.
73'
(c.
volgare
Com.: Questo
si
lo
modo
3
Membran.,
quaderni
di sec.
= 303.
Carte 64
XV, m.
0,215
X 0,150.
60
innumerate, divise in 7
ma
forse
e.
origi-
Certo tra la
60 e
la
61 ora
c'
una lacuna. La
e.
fin.
Onde
elio
gine apichato ,
la
ma
Bianche
le
due ultime
il
carte.
Ogni
pagina contiene 26
n 35, e sulla
un
mand
la
al
beato uescouo
Roma, de
4 = 284.
Membran.
le
e cartac, sec.
XV, m.
0,210
X 0,140.
Legat. in pelle.
Omelie
signore
di S.
Gregorio.
Com.: Laudato
le
sia
ihesu christo
nostro
Amen.
Incominciano
humilie di
sancto Gregorio papa sopra duerse euangelij infra l'anno occurrenti posti secondo l'ordine del messale cio secondo la le pone
&
In fine: Fi-
&
compiuto
.
il
Nel 1454.
Deo gratias
tu =
time.
I.
141.
le e.
48 e 49 e
le
due
ul-
DO -MENICO CAVALCA,
detto
Disciplina
dissiplina
degli spirituali
li
(c.
1'^-47').
de
spirituali,
compilata
per
e.
47':
Qui finischono
a honr
.
de meser yhesu e
II.
utilit nostra.
me che amen
Como
DI
li
(C.
KERU0RE
BEM FARE
50'
82).
338
L.
BIADENE
G
Gartac, sec.
400.
XV, m.
0,290
contiene 35 linee.
di Berlino.
I.
X 049B-
pagina
vizi.
Adesp.
li
(e.
l'"-118').
contro
uicij. prologo
Lo
principio e
mego
li
beni
&
A
.
e.
et virtutibus.
II.
Deo gratias
Amen
S
Cartac, sec.
348.
ant., pi
XV, m.
0,210
X 0,150.
in fine
4 carte non
numerata anch'essa
in origine.
altre
Mancano
due carte
pelle.
Legat. in
Appartenne
al
di S.
in Venezia, ed
intomo
II,
147 e nella
illustran. 126).
{Memorie
dell'I.
Una
pu vedere
in questo Gior-
Rime
74 poesie
spirituali. Ci sono
attribuite
Sanguinazo, un capilatini
attri-
buiti a S. Bernardo,
29 poesie adespote, 10
delle quali
latine, e
2 orazioni
latine in prosa.
8 = 514.
Membran.,
e.
sec.
le
30
linee.
Legat.
in
assi e pelle.
La prima
portano
PIETRO SPANO,
Tesoro
de'
Poveri
(c.
5'--74').
Adesp.
e.
3>--t
339
Z9 = 265.
Gartac, tranne la prima e l'ultima carta del secondo quaderno che sono
membranacee,
quaderni,
il
sec.
XV, m. 0337X0,240.
di
primo e l'ultimo
carte,
secondo di 8, gli
il
altri di
10
n 108) e le 3
linee.
Nel
carta scritta
un bollo
colle
parole:
Legat. in pergamena.
FEDERIGO FREZZl,
Il
Quadriregio
(c.
S'-
163'-)
Incomincia el libro di regni al magifico (sic) et excelso di Trinci de Fuligno diviso in quatro libri, el Gupido, e
1
Signore Ugolino
di regni
primo tracta
di
secondo
di
Sathan
el in di vitij el
mi
di regni
de virtute .
30 = 294.
Gartac,
sec.
XVI, m. 0,310
X 0,195.
un
quali
soltanto
le
margini della
e. l'
sono rabescati, la prima iniziale del testo miniata, e alla met del margine esterno dipinto un capriolo;
le e. 273-77, e
a ter^o dell'ultima
il
seguente ricordo:
che
lo
IH Ipolito da
este Cardinale di
Roma morse
Homo
Justo e benigno, e
molto dal
populo di ferrara amato per la morte dil quale rest fonso fratel suo pieno de molti
affani
Lo
IH.*
Duca Alfe-
rara; posto nauti lo altare grande. Morse la seguente nocte del sopradicto
giorno tra
<
le
septe et 8 bore fu
el
sepulto la
acompagnato da tuto
Legat. in
pelle.
n 21004 cancellato,
n 80.
Volgarizzame.xto
delle
Storib
l''-272'').
Precede
il
doto Halicarnaseo patre de la historia per Mattheo Maria de Scandiano. Allo 111"
Boiardo Conte
.
&
:
* per
me Dominicum gazam
MDV
340
L.
BIADENE
31
Cartac, sec.
ultime.
= 367.
Carte 119 innumerate. Bianche
pagina, e
le tre
XV, m. 0,325X0,225.
i
Rabescati
margini della
fine:
prima
miniate
le
capitali.
Ego Ludovicus
odo
ipsum
e sotto a
Ego Lud
ferr. .
Legat. in pelle.
Appartenne
il
alla Biblioteca di S.
cit.,
Michele
di
Murano, ed
in essa portava
col. 554.
Volgarizzamento delle
Nel catalogo inglese
Storie
di
Giustino. Adesp.
(c. 1''-116'').
attribuito,
come
Le
p.
voi.
I,
3
Membran.,
sec.
= 466.
Carte 71 innumerate. Ogni pagina
e. 4""
XV, m. 0,174X0)110-
pante azzurro in campo d'oro, e sopra una corona con otto palle.
tergo del
primo foglio in
assi e pelle.
alto:
Comes Gullielmus
sancti
Georgi]
Legat. in
del De optimo
I.mpe-
RATORE
2^-3').
di Onessandro
(e.
4'"
71'').
(e.
33
Membran.,
sec.
= 404.
Carte 203 innumerate. Scritto a due
XV, m. 0,335X0,243.
Legat. in pergamena.
li
Volgarizzamento della
(e.
Prima decade
nomi
di
Tito Livio
et
Adesp.
l*-203'").
Sono premessi
(e.
l"" - *).
delli uficialj
antichi romani
Le
iniziali di
dono
figure.
Anche
primo
iniziale del
libro
mano
sinistra e
Tito
Livio.
In
testa
al
proemio:
Incomincia nato in
il
Roma
Dopo
dele
padoua
Romane
proemio:
Incomincia
libro
dello
il
eccellentissimo
raccontatore
Roma
il
Tito livio,
di
quale
fiorie al
.
tempo d'actaviano
fine del
Roma,
libro
primo
In
volume:
decimo
libro dela
excellentis-
341
sommo
racchon-
Romani
34 = 67.
Membran.,
sec.
XV, m.
0,440
La prima
parte inferiore, e l'inchiostro cos sbiadito che parecchie parole delle ul-
si
possono leggere.
Legat. in pelle.
di
Sallustio.
(c.
2^
48*).
Gom.:
che Ro-
nome
e.
et
Re
Manca
la e. 8.
La
e.
fin.
:
li
quali
si
idio
no
no
li
rendieno grazie e la
9 com.
anzi
maravigliala
terra
li
L.\
Guerra Giugurtina
(c.
49^-83*).
il
come per
princi-
come
Sicome
lo re
mi-
e.
92
La seconda colonna
83' bianca.
II.
La Gongiur.a
di
Gatilina
(c. 87""
160').
il
primo este
di
vfici iera
la
cominci a
e.
fare
4 io vi
La
HO*
fin.
racommando
mio piccolo
figlivolo. al
quale
ma
II
altresii e la e.
si
19^ com.
e dire
li
mise in pregioae
li
ms.
fin.:
romani
35
Membran.,
sec.
= 591.
Garte 61 innumerate. Ogni pagina
contiene 26 linee.
piccola,
ma
Legat. in
pergamena (da
G. Lewis)
342
L.
BIADENE
S.
Michele
di
Murano.
Op.
cit.,
col. 1042.
(c.
2'-
-60'). Titolo:
alarissimi
e. 61'
del codice
scrisse la
seguente ottava:
trouiamo pari.
|
Ambi
n'usi asprezza
Se contra
|
brutti
al
Varrane
|
men
Non uo che
torni
Di mille
36 = 476.
Gartac, sec. XIX, m. 0,305
X 0,212.
Due volumi
scritti
Un volume
xvi-788.
le
si
compone
pagine nu-
pagine numerate
volume
le
pagine xiv-xvi e
ultime
cinque, oltre qua e l qualche pagina nell'interno, senza che per paia che
ci sieno
I.
lacune nel
testo.
Legat. in cartone.
MATTEO PALMIERI,
LEONARDO
DATI,
.
La Citt
di
Expositiones
in
lxbros
Civitatis
Vitae
in-
Matthaei Palmerii
3
Gartac, m. 0,213
= 424.
di
X 0,143.
Si
compone
distinte,
che
sa-
separatamente. Legat.
no 726. Sulla faccia interna della coperta anteriore attaccato uno stemma
che circonda
lo
colla leggenda:
Auspicium
melioris aevi . Quanto alla provenienza del ms. vedi in fine della descri-
Viaggi
di
Marco Polo
le
XV,
n" 139.
Bianche
la
prima e
di difficile lettura.
di
leggesi,
il
mano
diversa da quella
testo:
Di Paulo
Conto
sinistra
n" 161.
piccolo.
Mancano
le
343
bero occupare.
Lungo
margini
di
margine.
difficili
a leggersi. Gom.:
:
Ad
il
.
'1
Sotto,
Rota
uerde lauro
com.:
del
Qui
chomenza
(sic)
mondo
Vui
signori imperadori duchi marchesi chonti e chaualieri et tuta zente qualle uolete intender e chonosser le diuerse gienerazione de
uersitade de diuerse gienerazione del
li
omeni e dele
di-
mondo
Fin.
Sono
de gran ualore
come
io
u dito
et
ano armelini
et uari e uolpe
(cfr. il
cap.
GGXVll
francese
Marco Polo,
Res
Raccolta
< tatis
Monumenta
undic[ue
del
sec.
XVI,
di
l'in-
il
medesimo che
per-
come ognuno pu
Marco Polo
Venezia,
segni di
che
si
Il
pezzo riportato
43^ Un.
8-19, e l'altro
brano stamdel
e.
ms.
271
di l le ricopi
p.
il
lx.
38 =
Cartac, sec. XVII, m. 0,310
105.
X 0,2(6. Carte
il
il
143 innumerate.
Legat.
roz-
n" 11 e sur
un
n* 11.
di
Seme
tragicomedia pastorale.
344
L.
BIADENE
3 = 477.
Gartac,
sec.
e.
10.
Legat. in pergamena.
GUIDO PANCIROLLO,
dedicato al Serenissimo
Discorso
Sig.*"
Duca
di
Dottore
in Torino dell'anno
3') e !'
9').
1592
(e.
2'' 4'" -
ordine d'alfabeto
(sec.
(e.
Lo
cod. 1476
XVII)
dei mss.
p.
238.
40 = 410.
Gartac, sec. XVII, m. 0,20
X 0>14.
alle
quali
la
carte.
Bianca
Legat. in
Lucrezio
(c.
pergamena.
2'--216t). Il
ALESSANDRO MARGHETTl,
quadernetto contiene
1.
:
Traduzione
di
(e.
2'').
2.
Publici EloIllustr.mim
Sono
intitolati:
Manes ad
Glarissque
Ali
111. Big.""
Alessandro Marchetti
Ganzone
di
(e.
M*
Selvaggia
Borghini.
3'^-5'").
[41
Gartac, sec. XVllI, m. 0,311
= 640].
interessante e veramente cu-
X 0,228.
Volume molto
Trattati seri e
rioso,
satirici.
XIV
Pianto d'un
Pasquino e
Marforio; Sonetti su Papi e Re; Testamento della Compagnia di Ges; Parodie e molte Satire dilettevoli.
[4
Gartac, sec.
= 641].
simile
collezione
XVIIL m.
0,330
X 0,228.
Altra
Trattati seri e
satirici.
contenente
Votum
345
Bel-
contro
Re
di Prussia;
contro
[43
Gartac, sec. XVIII, m.
= 419].
XIV Re
di
0^3 X 0,190.
Francia
con la Inteligenza che tiene con tutti gli altri Prencipi dell'Europa. Rela zione
.
al Se-
[44
Cartac, sec. XVIll, m. 0,266
=^ 467].
X 0,200.
.
Di argomento militare.
[45
Membran.,
sec.
= 5S9].
Legat. in marrocchino. Sulla
XVll, m. 0.158
X 0,101.
Haym.
Salomone
ali
ISACCO CALORNINUTU,
figlio
.
di
David
Re
di
Israele.
Volgare
46 = 65.
Cartac,
sec.
XVIII, m. 0,266
X 190.
Libro
III.
il
iMARCO BARBARO,
Cronac-\.
Contien l'Aggregazion di
serrare del
Maggior Conseglio
il
libro sia
il
quarto della
di
Cronaca;
quali
ma
il
testo
comincia:
quali
fo-
(juesto
3" libro
famiglie,
cittadini
Veneti,
rastieri .
4-
Cartac, sec XVIII, m. 0,325
= 135.
quinterno 24. Bianche le cinque ul-
da due mani;
time carte.
Berlino.
la
prima giunge
Legat. in mezza
pelle
dopo entrato
nella
R. Biblioteca di
MCCCLXXXII
scrtta
Giacomo
23
346
L.
BIADENE
X. Con due
tavole.
Una
delle
Nomi
Proprij contenuti
nell'Historie
aggiunte
MDLXXXV
Volume
48
Cartac, sec. XVIU, m. 0,337
= 278.
Carte 58 num. pi
le e.
X 0,234.
Memorie
Republica
di
fine.
Bianche
33 e
34.
PIETRO GRADENIGO,
ambasciadori
tefici
et
istorico
di
cronologiche
a"
della
sereniss.
Venezia spediti
sommi Pon-
da Esso presentate
prendere l'Ambasciata di
Roma
Benedetto
(e.
XIV
Due
(e.
l'Anno 1743.
parti: 1*
l"" -
Tra-
l'"-58'").
Ambascia-
Sommi
Pontefici Pontefici
Romani
32')
-
2"
Amba-
Sommi
Romani
(e. 35'"
58'').
49 = 558.
Cartac, sec. XVII,
ra.
0,293X0494.
Si
compone
di
due
parti;
;
la
prima
la
seconda
GIOVANNI QUERINI,
Historia
.
Venetiana
rescritta
dal Signor
50 = 454.
Cartac, sec XVIII, m. 0,313X0,212. Carte 160
quaderni. Bianche le 6 ultime carte. Tre mani.
non num.,
divise
in
Legat. in pergamena.
l"":
Copia tratta
mano
con
del
i
q Magnifico
Caualieri
Cau''
Giouanni
Aug." Nicolosi
2"":
e.
Memoria
Senato d
di quanto occorso a
me
Gio. Batta
Nicolosi
Segretario
del
il
Cau"" Carlo
51
Membran.,
sec.
= 196.
Carte 42, num. ant. In alto della
XIV, m.
0,27
X 0,212.
'847
<
prima
Adi
XVI
setembre
MDXXXII.
Questo libro de mi
hier.
Donado del
e l alcune
linee.
Qua
mano
nostri
moderna.
Cronaca
Venkzlv
(c.
3'-42').
li
la presente ci-
ven^a
Fin.:
et adesso fo
ser nicol
rich omeni
de puouolo, ^ fo
li
zuchuol, ser bratti vido et ser Nicol Nani, and fuora et fese grandissimo danno
di
(e.
quali
arma a
so plaxer et
^enoesi, corando
MGGCLIIIJ, a
X de octobrio
l'--2').
Cartac,
sec.
XV, m.
0,285
X 0,203.
[53
Legat in
pelle.
Cronaca Veneta
= 655].
L^^t.
in pelle. Sul
Cartac,
della
sec.
XV, m.
di
0,330
X 0,228.
margine inferiore
Cron.aca
nobel Zitade
[*4
Cartac, sec.
= 658].
Guasto nella prima parte.
XV, m.
di
0,311
X 0,228.
Cronaca
[55
Membran.,
fin.
= 659].
Frammento. Com.
colla e.
sec.
XV, m.
0,330
X 0,228.
437 e
del-
nome d'un
Morosini.
Cronaca Veneta.
[5 = 660].
Cartac, sec. XVIII, m. 0,250
X 0,177.
Legat
in pelle.
Cronaca Veneta
(1379-1725).
348
L.
BIADENE
[59 -=666].
Membran.,
sec.
XVIII, m. 0,304
X 0,209.
la
Republica
di
Venezia
Cartac,
sec.
XVIII, m. 0,330
X 0,215.
con alcune
.
delli
[5 = 662].
Cartac,
sec.
XVIIl, m. 0,393
X 0,317.
.
[eo
Cartac, sec. XVII, m.
0,
254
X 0,203.
1669
[1
Cartac,
sec.
= 663].
l'Anime che
XVIII, m. 0,355
X 0,247.
[6=656].
Membran.,
sec.
XVI-XVII, m. 0,330
X 0,228.
Procuratorum Electiones
(816-1612).
[3
Cartac.
,
= 654].
Sette volumi.
sec.
XV
m. 0,317
X 0,215.
Legat. in marroc-
chino rosso.
Collezione
di copie di
la
Repubblica
[64 =
665].
Legat. in pergamena.
Una
volume trovasi su un
349
foglio volante: P.
De-
del Stato di
Tommaso
[5
Cartac,
sec.
= 6e4].
XVIII, m. 0,327X0,^8.
Serie de Giustiziati in Venezia (706-1791). Ms. molto importante, contenente curiose informazioni su delinquenti e la loro esecuzione.
[6
Cartac,
= 583].
sopra la
sec. XVI (1551), m. 0,419 X0r279. Legat. in pelle. CRISTOFORO SABBADINO E ALOISE CORNARO, Discorsi
laguna di Venezia.
[CI
Cartac, sec XVII, m. 0,292
F.
= 670].
X 0,209.
Venezia.
VERDIZOTTI, Leggi
di
Membran.,
sec.
XVI, m.
in velluto rosso.
capi-
Ducale
del
ritratto
del
Capello
pregante
la
Vergine e
il
incorniciata,
due
santi, lo
stemma
dei Capello.
[Ctl
= 222].
Scritto accuratamente
Membran.,
fregi e lo
sec.
XV, m.
0,240
X 0,i77.
con iniziale
stemma
di
Ducale
1480).
[0 = 224].
Membran.,
sec.
XVI, m. 0,243
X 0,177.
stemma
dei
Ducale
di
Brescia (1501).
350
L^ BIADENE
[1
Membran.,
sec.
= 225]-
XV, m.
0,240
X 0,158.
J = 652.
DucALK
di
Membran.,
numerate
sec.
XV, m.
0,285
X 0,195.
la
in principio.
il
Bianca
94.
e. 95* leggesi
[,
Tu
uinceresti et io
non perderei
Segue
|
la traduzione in francese:.
Si
ie
vuroye et pourroye
De
Amour
Tu
vainqueroys
G. Lewis.
et
riens ne perdroye en ce
tour
Legat. in pelle da
LUDOVICO VARTHEMA,
Pre-
24 non
numerate.
Gom.
Tractato
11
desiderio
ha speronato a ueder
diuersit
delle
Monarchie
tutti
me
incit.
Et perch
altri paesi dalli nostri poi son stati dilucidati. Per questo nel
mio animo
io deliberai
uedere paesi
dalli nostri
meno
frequentati.
Donde da Venetia
noi con lo fauore delli uenti spandendo le uele a quelli inuocato el diuino
aiuto al
Mare ce fidammo
(Cfr.
Itinerario
[93
Membran.,
sec.
= 446].
Colla data del 1586.
XVI, m. 0,508
X 0,393.
moderna.
[94 -=528].
Membran.,
sec.
XVI, m. 0,222X0,165.
pOTti di
per
nomi dei
porti
americani.
351
Membran.,
veneziano.
sec.
XVI, m.
PoRTULANO. Collezione
egr^amente
disegnate e dipinte in
Con
bussole,
navigli, rose dei venti, rappresentazioni di so\Tani sui loro troni, cittadelle,
funi, tende ecc.
XVI
trono
celeste circondata dai segni dello zodiaco alluminati in oro, allento e colori.
[9 = 692].
Gartac, sec. X\l, m. 0,330
X 0,165.
Legat. in pelle.
ZORDANO PHILOSOPHO,
Modi d'insegnare abaco
et aritmetica, algebra,
[71
Cartac, sec.
= 433].
X 0,196.
Legat. in marrocchino.
di
XVI
di
(1544),
m. 0,292
Scritture
medicina.
Parigi:
Tractatus de dolore capitis compositum per magnificum militem Artiumque et Medicinse doctorem D. Magistrum
Johannem Martinum ex
Ferrariis de
dicitur trocula
mulierum,
quam
duse
meretrices mater et
filia
sua ediderunt:
Liber de
TavoUa
In-
mal
[18=292].
Membran.,
sec.
XVII, m. 0,292
di
X 0,209.
piante di
Collo
fiori
stemma
dei Sagredo.
Erbario. Collezione
191
un
artista italiano.
[13=17].
Alchemia, L'<x:culta Pietra dalli Filosofi descritta.
APPENDICE
ALTRI MANOSCRITTI ITALIANI NELLA R. BIBLIOTECA DI BERLINO
Prima che
Di
vi entrassero
rinomanza
ai
manoscritti
soli
ita-
questi
sieno
il
Witte per
la
breve
descrizione
(II,
272), e
il
R. Accad.
delle scienze di
1851).
italiani in
do-
che qui
si offre,
di
cinque
Ms.
Cartac, sec.
ital. fol.
XV, m.
in pelle.
0,288
X 0.210.
Il
numero
nel
in alto, e
alcune
carte pi non si
Legat.
GIOVANNI BOGGAGGIO,
Filostrato
(c.
1'-89').
Precede
il
.
a
Molte
fiate gi nobilissima
dona
in alto: Asit
p'ncipio
virgho
meo
353
Il
poema comincia a
e finisce
e.
89^:
Finito tutto
scritto
il
filostrato
ciertaldo
p mano dointera-
mente
mano:
Questo
(?;
libro edi
Bartolomeo di
tomaso
faschaio
<k
chonfalon
chian
qartier
il
ambruogio di firenze e a
altri della
medesimo Bartolomeo ed
11
caratdella
mani inesperte
del
maneggio
penna.
Una
tiene, la
seguente
et
ditomaso dugemo
adi 30
sua et che
chiama e
filostrato
nouebre
Canzon morale
di
dante
leggesi
(e.
89'
90').
Gom.
fugitiva
&
adespota
inedite di Fazio
degli liberti,
III.
p.
cccxxx.
Due
ballate di
:
una
(e. 91'").
1*
La
I
ripresa
fiorisele in noi
nel
>.
uagho
tpo.
de non pdete
tempo.
2 La ripresa :
giouin donne
il
ben n sente
L'autore
Niccol
Solda-
IV.
anepigr.
ottava
rima,
mutilo
in
fine.
Adesp. e
:
92' -101*).
i
Ben
noto.
Com.:
e lascio tutti
il
del
codice
poema
Ms.
ital.
Cartac,
sec.
XV, m.
ii)
0,217
Sembra che
il
L^at.
I.
in pelle.
GIOVANNI BOCCACCIO,
il
Il
Filostrato
(c.
l'-llO').
Manca
La nona
proemio,
come sopra
si
Qui
finiscie
&
MCCCLX .
354
II.
L.
BIADENE
Il
GIOVANNI BOCCACCIO,
del libro
Filocolo
nelle
ediz.
(c.
lll-'-lTOt).
Frammento.
una parte
IV compresa
Moutier. Gom.
.
[E |Ra gi
(e. ITI"-
l??"").
Trucchi, Poesie
italiane inedite,
189').
e.
177' scritto
carattere
piccolo:
di
Ant" da Firenze
(e.
177
(e.
- 179').
Tetrastici.
2.
180'"-181').
Canzone
di
stanze.
3.
[B]Ene e
(e. 182'"
-183').
Canzone
di
6 stanze
e commiato.
4.
citta
magne
floride et
ciuili
(e.
183'
185').
Canzone
di 7
stanze
commiato.
5.
6.
(e.
185'
188"").
Ternari.
gial fiore
Canzone
di
5 stanze
e commiato.
di
Simone Forestani.
blicata dall'Appel,
n"
xxvm.
Ms.
ital. fol.
Membran.,
Si
sec.
XIV, m. 0,295
componeva originariamente
92
carte, e fu poi
La numerazione
tale
le
prime cinque e
fram-
dieci.
Erroneamente
il
n 60
di 1 in-
codice
scritto su
La prima
i
legge pi.
La
prima grande
della
iniziale miniata e
di arabeschi. L'indice
quale
si
legge
(e.
92^): Millo
lu
octuagesimo
decembz
in-
Expletus
pme
bon
Nel margine
feriore della
uno stemma
campo
rosso.
355
Un
altro
stato
abraso, e di
fregi all'ingiro.
11
von Buch-
Rom
25. 8.
1883
* Gregorio in
Rom
staramend
FRONTINO,
Gli Stratagjemmi
tradotti.
Ms.
ital.
quart.
27 (Acc. 3624).
scritti
i
Due
fogli di
pergamena, del
sec.
XIV,
di coperta a
un
n'
:
20 e
21.
Frammento
delle
Padri. Com.
Fu
pubblicato
1852,
Accademia
delle
65^,
dal Bekker,
il
a cui
il
frammento
u. engl.
Jahrbuch fr rom.
Literatur,
III,
nell'edizione
il
Milanese, Silvestri,
la fine
frammento forma
Ms.
ital.
Membran.,
sec.
XIV, m. 0,212
X 0,243.
prime numerate
gran
lo scritto in
il
un frammento
frammento
Legat. in mezza
QUALICHINO D'AREZZO,
MORTK
DI
xw anni era
deleq'li
era
tutta loste
di
tubatio
afflitta.
9i
mormorauaoo
V^^RIETA.
NOTIZIE BIOGRAFICHE
DI
RIMATORI ITALIANI
III.
ONESTO DA BOLOGNA.
Poche
notizie
ci
restano
del
i
poeta bolognese
Onesto degli
Onesti, annoverato da
Dante tra
(1),
Fantuzzi (2),
lo vollero
dopo aver
nato della
ovvero fratello e, secondo altri, nipote del celebre giureconsulto Odofredo; propose come cosa non inverosimile che il celebre rimatore bolognese si dovesse riconoscere nella persona di Onesto di Bonacosa di Pietro degli Onesti, che per vincolo prossimo di affinit era congiunto colla nobilissima
famiglia de' Tebaldi;
non trovandosi
si
altri nelle
copiose
memorie
Onesto.
in-
che
forse
ci
uno
nome
di
di
Continuando
cominciate dal
di
Bologna
dott.
Ne
sia
processo
Fantuzzi,
di
cui
ora
diligenza
del
che faceva
criminale, ed
L'importanza principale
di
cotesto
documento
consiste
nelle
(1)
(2)
(3)
De
I
vulg. eloquio,
lib.
I,
cap. 15.
libri
VARIET
357
nuove notizie che ci fornisce delle relazioni di ser Onesto con una delle pi faziose e potenti famiglie bolognesi, quale fu quella de' Garbonesi. Le zuffe tra le due famiglie, de' Galluzzi e de' Carbonesi, furono tanto frequenti nel secolo XIII che l'autorit pubblica, dopo aver confinati cinquanta de' pi rivoltosi di ciascuna
fazione, mult, fra le altre, le case e le
lire seicento di bolognini.
torri
de' Garbonesi
in
Alcuni fra
fazione
ripatriare, ripudiando la
pe'
fin'allora
seguita
e giurando
Geremei
rissa
di
1279 v'oran
de' Garbonesi in
ambedue
il
le fazioni
(1).
27 agosto 1296, nella quale ser Onesto ebbe parte principalissima, fu probabilmente una conseguenza
La
che avvenne
dell'odio
incessante fra
Galluzzi
Garbonesi.
Troveremo
persone nominate nel processo Michele e Bulgarino de' Garbonesi e Bonifazio Galluzzi, e la zuffa ebbe luogo innanzi alla casa di Pietro e Guido figli del maestro Daniele, attigua a
infatti tra le
quella di ser
la
chiesa
di
s.
Iacopo
La denunzia
il
di
Bonacosa
dixit et denuntiavit
quod suprascripta
filius
nonam,
hostiura
Bar-
de
magnatibus
et
pretio Pieri
Guidi
hanno esternamente la seguente indicazione: Atti, processi ecc., i296, luglio a dicembre. Vecchio registro, n"* 1653. Nuovo reg., n 268. L'altro volume:
Atti, processi ecc., 1296,
Vecchio
lettera
(1)
reg.,
Nuovo
con B.
n" 274.
Indicher
il
A,
l'altro
, Bologna 1880, p. 189. 20 r). In margine a detta denunzia notato: Reperitur in matricida societatis quarteriorum infrascriptum, nomen et cognomen inter cetera in hxnc modum: d honestus d bonacose petri
,
(2)
(e.
honesti.
(3)
Era podest in questo tempo Jacopo del Cassero, che dovendo recarsi Azzo Vili,
figlio di
Obizzo
II
rabilmente narrata da
Dante
358
fecerunt insultum in
niello Lanberti
L.
FRATI
eum una
simul
cum
sancii
dictis
miniatoris
cappelle
Proculi, et
et
idem Gherarduccius
et Daniellus
ad instantiam et
spatis, raagis,
eum cum
nudo percussit eum in umeris, et vulnere multus sanguis exivit et ipse est in periculo mortis. Et post predicta, predicti Majus et Gherarduccius et Daniellus una simul aufugerunt in domo dictorum Guidi et Petri, posila in dieta cappella sancii Jacobi. Quare eos et ipsorum quemlibet punientur et condemnentur secundum ordinem slalutorum comunis et populi Bononie et Bononiensis regiminis et albitrium domini Potestatis.
stoccho
;
cum uno
ex qua percussione
affermando di esser stati pi volte da Ini inmentre uscivano di casa. Indicarono quindi i nomi dei testimoni che adducevano in loro difesa, contrapponendo la seguente denunzia a quella di ser Onesto (1):
sultati e .percossi
Notificatur et denunliatur vobis
testati civitalis
po-
Bononie quod de proximo elapso mense augusti, die lune vigesimo septimo dicti mensis, dominus Honestus condam domini Bonacose et dominus Jacopus de Riva, precibus et instantia dicti domini Honesti, tractare et ordinare fecerunt insultum in personis Petri et Guidonis fratrum
et filiorum
condam magistri
Daniellis ante
domum
ipsorum Petri
et
Gui-
cum
armis
velitis
non
cum uno
cum
dominus Jacobus percutiendo dominum Guidonem in tabulaccio cum dicto stoccho, ita quod pertransivit ab alia parte tabulaceli, fugando eos et currende post eos cum dictis stocchis usque ad casamentum domini Castellani de Andalo (2), positam juxta vias publicas ambobus lateribus; ubi cecidit in terram dictus Petrus et lune dictus dominus Honestus percussit dictum Petrum super bracchio destro cum dicto stoccho, gridantes post eos: moriantur, moriantur isti latrones. Et postea incontinenti dum predicti Petrus et Guido reddirent ad domum suam, preipsos vulnerare et interficere. Et dictus
dicti
dominus Honestus
et
cum
(1)
(2)
Nel
voi.
(car.
37
r).
s.
Le case
degli
Mammolo
per quella
de' Libri, ora Farini, fino all'attuale piazza del Pavaglione; ed erano distinte
nuove e case vecchie. In queste case teneva ragione Loderingo con si commisero i Bolognesi, come mostrano alcune paci giurate in curia d. Andalo et d. Castellani. Arse e rovinate nel 1274,
in case
VARIET
dictis armis, araenantes centra eos, percutientes eos in
359
spatuls,
genibus et
clamando dictus dominus Honestus centra dictum Petrum: oportet quod incidam tuum nasum et oportet quod te interficiam,
et
interficere,
nec per
eos
stetit
publica
fama
et notoria per
contratam predictam
et per
Michael de Garbonensibus.
Bulgarinus eius
filius.
d.
Bonifacius de Galluciis
(1).
alli
11 d'ottobre
ma
in
modo chiaro
preciso
come segui
la
Stava ser Onesto con Michele di Maio Garbonesi seduto sur una panca presso la casa di Uguccione di Alberto Garbonesi, allorch vedendo Pietro, figlio del maestro Daniello, che passava
innanzi alla sua casa, ser Onesto rizzossi e
si venies
disse:
Gloitoncelle,
huc, ego solvaw. Ubi (3), e, sguainato lo spuntone, mosse contro di lui. Piero alla sua volta difendevasi, allorch
il
si
accentr lo studio
,
archiginnasio (Gozzadini
rogito in data
s.
,
Op.
p. 87).
(1)
Di Bonifacio di Gerardo
Galluzzi esiste un
7 maggio
Francesco,
dottore di
12.58
spesso
nominato nelle
(2)
Secondo la te3timonian7a di Bulgarino , figlio di Michele Garbonesi ser Onesto avrebbe detto a Piero latroncelle, oportet te mori pr manibus
(3)
:
meii.
360
fuga Piero fino alle case
L.
FRATI
Castellano
degli Andal, presso
di
il
di
Trebbo
de' Garbonesi.
mannaia a
di-
fendere il fratello, che, caduto in terra era fieramente percosso da ser Onesto. Al rumore della lite accorse molta gente e Michele de' Garbonesi s'interpose a ci che Piero non fosse grave-
mente
ferito.
:
Ser Onesto gridava a .Jacopo da Riva da, perente eum, Jacbe ; ma i due fratelli intanto si allontanavano ritornando alle case loro, e ser Onesto con Jacopo, separandosi da Piero, escla-
mava:
latre,
nasum a
vultu.
Ugolino
riferiva di
aver visto oltre a Piero e Guido anche il padre DaMaio de' Garbonesi, i quali tutti, armati di spade e stocchi, erano rivolti contro ser Onesto; che fu ferito al capo e rientr in casa mentre Jacopo da Riva, armato di stocco e tavolaccio,
niele e
poscia in
allontanarono,
camminando verso
la
chiesa di
s.
Procolo, Daniello e
la
la
Procolo.
Michele di Maio Garbonesi, che trovavasi in compagnia di ser Onesto allorch avvenne la rissa, chiamato dal giudice a deporre la propria testimonianza, racconta un po' diversamente dagli
altri
come incominci
la lite. Egli
dice
spada e tavolaccio, con cervelliera in capo e collaretto di ferro, fermatosi sulla soglia di sua abitazione, cominci a gridare ad
alta voce
:
meam ?
Allora ser Onesto
si
rizz e mosse
collo
stocco
sguainato gridando: ruffiano, ladro ed altre simili parole disoneste. Mentre Michele Garbonesi tentava d'interporsi fra i due
Maio, che stavano Trebbo de' Garbonesi innanzi alle case di Bonaccorso Garbonesi e Gherardo Marescotti, corsero armati di stocco e spada in soccorso di Guido e tutti assalirono ser Onesto, che sarebbe certo perito, se non giungeva in suo aiuto Jacopo da Riva, gridando agli assalitori: latrones, ros estis nortui.
contendenti, Piero e Daniele di Lamberto e
il
presso
VARIET
di ser
tesi
361
(1),
l'ipo-
non
un
(2).
Quale fosse
si
manca tutto ci che si riferisce che furono: d. Fredus de Tolomeis de Senis, d. Benvenulus Stefani de Tudinis scholares cappelle sancii Proculi, dominus Guillelmus de Piano-rio cappelle saticU Johannis in monte , Ugolinus Guidali cappelle sancii Augustini. Chi ebbe la peggio in questa lite fu certamente ser Onesto, che, ferito sotto la spalla destra, fu visitato l'il di settembre da due medici Primirano de' Cristiani (3) e Guinicello de' Placiti (4),
raccoglie dal processo, poich
ai testimoni di ser Onesto,
:
quali dichiararono
non essere
ferita
in pochi giorni.
l'ultimo di agosto del 1296 (5) Bartolomeo Carbonesi, Piero, Guido, Daniello di Lamberto e Gherarduccio di Pietro furono banditi pr gravissimo maliefido; e doveano essere atterrate le loro case, in quibus praefati maliefactores, m.allefcio perpetrato, se receptaverunt. I nomi di Piero e Guido furono poscia cancellati per essersi
Majo
presentati
il giorno stabilito innanzi al podest a difendersi dalle accuse che contro di loro erano state mosse nella denunzia di ser Onesto e Jacopo da Riva (6).
Nel processo chiamato: Dominus Picciolus de Sagatariis , il qual fu da me corretto in Segatori, per aver trovato che il Ghirardacci fa menzione dei figliuoli di Picciolo de' Segatori ali' a. 1306 (Hist. di Bo(1)
nome
logna,
(2)
I,
488).
Un
che
XIli, Bologna, l&SO, p. 420). Nel documento originale chiamato: Magister Primeranus Christianis. E ricordato all'anno 1286: Primeranus Peregrini olim Martini di Chri stianis medicus et philosophus studiosissimus. Fuit de numero DD. Antia norum 1291 septembris et 1295 octobris. Obiit anno domini i20S * (Catal.
omnium Doctorum
medica ab
(4)
.
collegiatorum
in
arlibus
1664,
liberalibus et in facultate
p. 7).
a.
in-8',
Nel processo chiamato: Miigister Guiniqellus de Placetis. Di menzione il Ghirardacci (I, 005), chiamandolo Guinicello de' Placiti.
(5)
lui fa
Sententiae ab a. 1295
In
ad
a.
1296, presso
1'
logna.
(6)
margine
Dominus Po^i
<!iomuU
362
Il
L.
FRATI
nome
di
zoni-Toselli, noi
Criminale, dovuti ad 0. Mazapprendiamo che il 22 ottobre 1300 dominus Onestus quondam domini Bonacose comparuit coram domino
quondam
d.
Bonacose coram
d.
Semente ad
olim
domini
dictum
L'ultimo documento
ove
egli
si
presenti,
MGGGI.
Jacobo condam
Hugolini speciario ementi
petiam unam terre vineate duarum tomaturarum, positam in guardia civitatis Bononie, in loco qui dicitur genestreto, juxta viam, juxta possessiones
Ecclesie sancti Gristhofari de Saragogia et juxta heredem
condam Dominici
le-
de Gamurana, pr pretio in
summa
cum
pacto
libeli et aliis
et
et obligationibus in
instrumento
insertis
in
ex
Bononie
domo
lomey de Varegnana et magistro Gileofaxio magistri Dominici et magistro Bartholomeo de Varegnana, qui dixit cognoscere contraentes testibus et sic dicti contraentes una cum dicto notarlo venerunt, dixerunt et scribi fecerunt
predicta.
Ludovico Frati.
{Continua).
terminum dicti bampni suprascriptis Petro et Guido hodie totam diem ante tergiam ad comparendum personaliter coram eo, ad se
E suexcusandos et defendendos a dieta denuntiatione et processu etc. nomina dictorum Petri et Guidi, quia compa ruerunt in terminum eis assignatum et prorogatum per dictum Potestatem, ex vigore et arbitrio d. Tederici de Salutare judicis ad malleficia depu tati, et
etiam
(1)
comparuerunt die veneris xxx mensis augusti, ut in comparuerunt ante exemplationem bampni . 1301, f. 24 1.
actis patet, et
,,
LEONARDO GIUSTINIANI
tempo
argomento
illustri
che
si
XV
e
uno dei pi
dine di ricerche,
ma
studiando
il
Giustiniani
,
come umanista
di cui fu scolaro
ho raccolto alcune notizie, che non credo inutile di riportar qui, perch riguardano, se non erro, i primi studi del Giustiniani
nel
campo volgare
Sai.
(1).
amem
cogis.
Nam
et
summum
in
me
studium ac amorem
nihil
expressisses,
omisisti
sicut
cpiod
me
in
Verum
ex eo forte accere-
quia
quam
salutationis ratio
habenda
fuit.
Tua tamen
interest,
mi
(1)
f.
193''.
364
P.
SABBADINI
(1)
me
in
(2).
me
litteras tuas, in
quam anxius
tam
diligenter
quam
sollicitus sis
de
mea
salute
quam
(3) te
mea
beris, qui
tam
dulciter
sed
mea tuam
tibi
salutem haud
tui
admodum
mi Gua-
hunc animi
peto ut
me
sol-
licitudinem.
Non
immensum tuum
verum
id
me amorem,
e quo
haec
tantum
Murranum
certe
recep,
me namque ipsum omnemque familiam munieipium egregie amoenum et in bis periculis, quae
quem gerebam magistratu me abdicavi quod omnia penitus vincala dirupta sint, quibus quotidie
;
non magna
multatus
sum
perinde quia eo
ut
eo libentius feci,
Venetias pertrahebar.
Dies vero meos, quos nunc
primum meos
appellari
licet,
ita
distribuo.
quam
otii mei partem mihi vendico; paulatim me ipsum colligo et ex quotidianis maximisque forensium occupationum laboribus in antiqua suavissimaque studia nostra confugi. Mirum est, mi Guarine, quanta in legendo delectatione aflBciar; nihil magis cupio, nulla relassatus animus amplius retici potuit. Quid ergo? semper ne (4) lego? minime certe; me ipsum namque acriter reluctantem e libris divello et ratio valitudinis, quae mihi plurimum habenda quod persaepe est, non satietatem sed lectionis gustum interrumpit mihi
,
venit in
mentem
et
ad
dam apologiam
sine litteris.
litteras
plurimum vitam
Itaque e libris ereptus ad nobilissimorum hominum, quibus hoc munieipium paene refertum est, sermones usus atque consuetudines me confero. Gum his quandoque horum temporum acerbitatem cura seriis tum et iocis
statu, hic
quae
tot
humanis semper aut utiliter aut festive quippiam dispuingenia de unaquaque re omni sua aetate collegerunt
tenet.
brevi ego
Geterum
quod
(6)
ad institutionera
(4) cod.
(5)
(3) cod.
quia
(6) cod.
quidem.
VARIET
vitae moresque effingendos
365
raonasteria plerumque reviso,
plurimum
vai et,
patres
quosdam
(sive
,
philosophos
aut
christianos) habeo
cum
litteris
optimo
dum mores
id
me ipso reprehendam intelligam. semper facio, XX ut animo requiem, corpori aliquid voluptatis et emolumenti afferam, vicina litora nostra quandoque perlustro. Hic etiam aliquid invenio quod meam deambulationem mihi suaviorem reddat. Video enim in tanta undique salsedinis circumfusione
Nec iterum, mi Guarine,
et
dulcissimos
inexiccabiles
puteos
nulla
bumana
industria sed
naturali
tantum (1) opera servatos. Video praeterea in sterili et infecunda arena tot paucorum frugumque genera, tantam olerum herbanimque omnium varietatem et copiam, quanta in eiusmodi locis generar! vix credi potest.
nisi
me
pbilosopbiam rudimenta, vulgi more ad miracula plerumque transferrem, quod secreta naturae vis edidisset. Hac itaque tandem deambulatione fessus scapbam conscendo, piscor aliquando, aucupor nonnumquam et, quod haec omnia longe meliora facit, inter eundem ego sum convectus (2) sub umbella resideo, aliquis semper aut latinus aut graecus comes mecum confabulatur, disserit, loquitur interim umbella secundum solis aestum excludit, suaves auras accipit. Excogita, mi
;
Guarine
melius quicquam,
si
potes ; nihil
me
quod
lectionem tam sapide tam dulciter condire possit, nec ullum in omni genere
vehiculi genus esse suavius aut his nostris studiis accommodatius.
in otio
meo
Omnem
vitam
meam
tibi
nunc
explicavi, nisi
quod
me
quam
facile
sum com-
plexus: non
me
voluntas impellit.
Tandem
itaque, suavissime
mi Guarine,
enim
si
meam
iam de Leonobis
Consilio
cum
bisce
periculis
pretermissum video, quod ad tuendam valitudinem vitamque servandam conducat. Sed de his satis. Aliud nara mihi superest, quod me male afficit et te moleste auditurum arbitror. Christophorus Parmensis noster, quem semper omni amicitiae studio colui, a Vicentinis quibusdam civibus ad erudiendos liberos suos conductus
est,
agendum
nihil
est.
Hac
in re ipsa
consuluit. quos
sunime peccavit, tum quia neminem amicorum suorum tamen et plurimos et optimos in hac civitate nactus est, tum
longe utilius
etiam quia
rei
suae familiari
consultum
mirifce,
esset, si ipse
ad
me
animum suum
ac sententiam detulisset.
Angor
iacturam nostram,
cum
ipsum,
ut
video,
mi Guarine, et quia perpetuo amisimus, non sine lahis viris seu potius lumi-
(1) cod.
tamen.
(3) cod.
ipsam.
366
R.
SABBADINI
nibus caecari video; et quia Bernardum nostrum, unicam spem famiiiae nostrae,
sentio.
Tentabo itaque
litteris,
si
nam
Christophorus
mecum
convenit,
cum
promissionibus liberarem:
minime
proficiam,
liceat
egomet Vincentiam
sui
proficiscar, ut
me
Quid inde
evenerit, te
meis
certiorem reddam.
me commenda.
Vale et domino Ant. praefecto tuae urbis, qui te summe, ut debet, diligit, Reliquos nostros mei nomine salver iubeto. Barbarus noster propediem iudicio medicorum liber erit et ita liber, ut numquam, ut spero,
sit.
figliuoli,
Quel Gabriele Verit (della Verit) era Veronese; due suoi Giacomo, qui nominato, e Bartolommeo, frequentavano
persona ricordata in questa
il
Un'altra
lettera Cristoforo di
insti-
Parma,
di
1410 a Venezia, nel 1418 a Verona, di dove pass a Venezia; fu anche a Padova nel 1426, e qualche tempo a Vicenza, come ci apprende la lettera. Era in intime relazioni con Guarino e Gasparino Barzizza.
Pi importante per noi vedere chi fosse quelV Antonio, capitano di Verona. Dico di Verona, perch in quella citt pre-
il Guarino dalla lettera del Giustiniani. La dimora del Guarino in Verona compresa tra la met del 1417 e il primo quarto del 1429. In questo decennio nessun capitano di nome Antonio si incontra in Verona e si che si deve trattare proprio di un capitano (praefectus), giacch non ammissibile nel Giustiniani, pubbhco magistrato, un'inesattezza nel linguaggio tecnico. Si potrebbe supporre piuttosto, che qui si parlasse di Andreasio
supposto
Giustiniani,
il
luglio 1420.
Il
Ma
allora
come
si
spiegherebbe
il
nome Antonio ?
manoscritto d
male dal
Se la congettura vera. Tanno della lettera il 1420. credo vera. Infatti qui il Giustiniani parla di un congedo di due mesi, del quale approfittava per godersi un po' di riposo a Murano. Di qual magistratura si tratti, non so dire; posso per aggiungere che di un congedo, quantunque di un solo mese, il Giustiniani parla anche in una lettera a Pietro Tommasi, scritta parimenti da Murano: Ex Murano XVI hai. septembris 1420 (1). Oltre dell'anno coinciderebbe anche il mese,
io la
(1)
CoNTARiM, Anecdota,
Venetiis, 1757,
I,
p. 74.
VARIET
perch qui siamo
alla
367
met
Gua-
Siccome la lettera importante, e l'importanza viene a crescere con questa data, voglio recare un'altra prova che l'anno a cui spetta il 1420. Nella lettera al Tommasi, in sulla fine scritto: Barbaru-s noster hetie valet. Nell'altra a Guarino si parla di una malattia del Barbaro e della sua imminente guarigione. Coinciderebbero le due notizie ? Mi par di s. Ma su questo punto chiamo in aiuto tre lettere di Ambrogio Traversari al Barbaro: l'una, A. con la data: Florentiae XIIJI hai. novernbrs 1420 (1); l'altra B. con
la
data: Florentiae
di
hai. nov.
(3).
(manca
data
di
mancante
ogni data
Con
la
A. fissiamo quella di B.
Il principio di queste due lettere quasi identico, persino nelle frasi in tutte e due si nomina il Benini, porgitore della lettera, il quale va a Venezia: e in tutte due il Traversari si scusa quasi con le medesime parole, di non poter mandare al Barbaro una traduzione di Grisostomo, per la pigrizia del copista. Non vi dubbio dunque che B. del medesimo anno di A., cio del 1420. Con B. alla sua volta si fissa la data di G. In G. il Traversari manda al Barbaro a Venezia per mezzo del teologo Antonio de Massa una sua traduzione di Glimaco. In B. il teologo Antonio tornato da Venezia e il Traversari ringrazia il Barbaro del favorevole giudizio sul suo Glimaco. Evidentemente G. del medesimo anno di B. e anteriore di pochi giorni o tutt' al pi di un mese; G. dunque cade nella seconda met del 1420. Ora
;
,
(1)
incontrastabilmente
un Francesco P.
quanto ne abbia cercato, il QcmiM, Rosmini (Vita di Fr. Filelfo, I, pp. 40-42; 49-51), e il Voigt (Wiederb. d. class. Alter tfi., I, pp. 356-357) vogliono vedere Francesco Filelfo. Ma il Filelfo venne a Firenze solo del 1429
A.,
io
moso
che
non so
p. 44), il
e nella lettera
si
ined. di F.
Bar-
meno prima
del 1457.
vivo ancora
il
padre
(A. Traversi, Epist., Vili, 31); saranno dunque prima del 1-126. Ci valga a dimostrare falsa una volta per sempre l'opinione che in qucH'ostilith vuol
vedere impegnato
il
Filelfo.
368
in G.
R.
SABBADINI
sua
il Traversari ha inteso della malattia del Barbaro e della imminente guarigione, pi del sospetto della peste. Queste due notizie combinano esattamente con la lettera a Guarino. Non mi pare perci da dubitare che la lettera del Giustiniano a Gua-
Ho
E invero essa
i
ci
suoi ozii di
il
Giustiniani co-
mincia ad occuparsi
adotter alle laudi.
di
campo doveva
essersi gi
in
cerca di
musicare canzoni. Questo risulta dalla sua corrispondenza epistolare col Traversari, il quale si occupava parimenti di laudi
e di canto.
Ecco due
Giustiniani.
passi
importanti di una
lettera del
Traversari al
Mariottus
(1) ipse
velis. Erit
fiat
cumulatissime
quippe
magnum
solatio
et
magis consultum
quam
tibi
hone-
dum
de bis
modo
tibi
si
qua huiuscemodi
tibi
dum
lam
bibliothccas
omnes
et
bibliopolas requisivi,
ut
significent
(1)
incaricato di affari, p.
fiorentina.
VARIET
369
Didici iamdudum ingenium illud tuam agile ac profecto aureum ea quoque consecutum quae vulgo contra veterum consuetudinem notiora
, ,
sunt
quam
Me
certe, etsi
suavitas modulationis,
verum
in bis
parum vocalem minusve canorum, multum delectat huiusce non modo in his canticis, quae frequentai ecclesia, quoque volgaribus hjinnis ac laudibus, quae ad honorem
Huiusce generis laudes
tibi esse
dei cantantur.
familiarissimas ex pluribus
nostris amicissimis
rausicis
sum
factus certior,
ita
magna cum
abs
te
ex bisce aliquas
miseris
una cum melodiis suis, quas ipse parare censueris. Sunt enim apud nos quibus haec non secus ac mihi solatio saturae sint, quisque illas commoFlorentiae
IIll kal. febr.
[1429]
(1).
La
si
lettera
annunzia imminente
fu dell'aprile
non ha l'anno; ma siamo del 1429, perch in essa la venuta del Filelfo in Firenze, la quale 1429. Ecco qui le parole che vi alludono:
se extricavit.
Da
il
Traversari,
un elenco
ridomanda qualche
lauda musicata.
Sum factus certior magnum vulgarium librorum numerum tum sacronun tum etiam profanorum venire. Eorum tibi indicem proxime mittam.... Petii abs te si quas vel ipse fecisses ad honorem Sanctae Mariae Virginis vel Salvatoris nostri Laudes vel ab aJiis commode factae essent apud te cum melo suo, eas mitteres ad me, nam bisce studiis et ipse me interdum
dedo
Florentiae
febr. [429J.
Anche
La
se
qui
manca
l'anno,
ma
la stretta attinenza
che ha con
che conteneva
il
ne deduce
(1)
(2) Ih.,
370
parla del testo volgare di
R. SABBADINI
tiarum,
di
una
:
Summa
per
il
confessorum,
che
il
Traver-
sari contrattava
G-iustiniani.
La data
per
il
nesso
Florentiae Vili maii; l'anno certamente il 1429, con le precedenti e per quello che si detto del
ad nos
il
contulit.
vi parla di un Vetus un Textus sententiarum, di una Summa de casibus conscientiae, che sono gli stessi nominati di sopra; pi della Vitae SS. Patrum. Egli fa tutti gli sforzi per avere una
In un'altra
lettera (1)
di
Traversari
Testamentum,
riduzione di prezzi,
latini:
ma
Piget preiii nimis m.agni; venerunt ecce iam, carius vulgariter quam latine sctnpta. Data: Florentiae m.aii [1429].
XX
amico e
collega in magistratura
le
Andrea
Leonardus lustinianus Andreae luliano viro primario s. (2j. Redeunti mihi e Man tua, quo me reipublicae contuleram causa, redditae sunt ornatissimae litterae tuae, quibus non tam mea in me honestando merita,
et
veterem in
me eximiamque
sine voluptate,
nemo unquam
Sed carmina
illa
nostra
mi
luliane, praeter
summi
nomen
et
a nobis
non tam exercendi aut illustrandi, quam ingenii laxandi causa incondite iactata. At ut illis inesse pondus aliquod et dignitas videa tur facit splendor eius et amplitudo, cuius gratia a nobis illa sunt decantata. Fit enim plerumque ut materia nobilis opificem extollat indoctum et gratius in ebore Phidias quam in glute (3) artificium expressit suum. Nostrique ideo fortasse psalmi pias et sanctissimas tuas aures mulcere potuerunt et eo amplius quod a Carolo (4) nostro, hoc est ab homine non insulso aut illepido, recitabantur. Scis enim quantum roboris ac
inter graviores occupationes et studia nostra
,
(1) Ibid.,
VI, 34.
f.
(2)
96^
(4)
Non
VARIET
nervorum habeat
in
371
eius qui dicit linguae lepos et
abs te viro
cum
gratia, sed
sine
quam quod
te meque etiam ad se vocent: nam posteaquam utrumque nostrum respublica amplissimis ornavit muneribus, studia nostra privata cum publicis action ibus convenire par est, ut rationem
dignitatis nostrae
non minus in
otio
quam
in
Hoc
nondum sum
consecutus, at
Venetiis ad
XVI
Remigio Sabbadini.
JL.X01srJ^:EilD0
OrXTJ&'TTlSTXJ^lSTX
In questi ultimi tempi le rime di Lionardo Giustiniani hanno avuto un po'di fortuna, e un editore, il signor Bertoldo Wiese, che ha consacrate ad esse le sue cure. Abbiamo a stampa le poesie di Lionardo Giustiniani (1), quali stanno nel cod. Pai. E. 5. 7. 47; una ristampa di diciannove componimenti secondo la lezione della
stampa
veneziana
del
1485 (2);
ci.
stampa
di
IX
Del Giustiniani
il
ancora
si
critici, il
Wiese e
Ferrari, cosi
che
il
patrizio veneto
po' di
movimento tra
(1)
(2)
Neunzehn Lieder
L.
G's
zehenter Bericht
Grossherzogl.
GymWiese si
Miscellanea di filologia e linguistica in memoria di Napoleone Caiae e Ugo Angelo Canello, pp. 191-197 (Einige Dichtungen Lionardo Giustiniani's). Sulla canz. del
Sanguinacci vedi
pp. 496-498,
in
la
e la pi vasta
grafia del
BiADENE
cfr. il
pure
questo Giornale,
le
IX {Un manoscritto di
rime
spirituali), 186-214.
Per
II.
Univ. 1739,
nostro scritto:
voi.
rime date al Giustiniani dal cod. Bolog. Di alcuni rimatori del secolo XV, in
li,
Propugnatore, 1887,
(4)
VARIET
373
Un
codice bolognese, in questi ultimi tempi esaminato da paGiustiniani, alcune delle quali
a noi note.
il
R. Universitaria bolognese contenente una ricca raccolta di petrarchisti del secolo XV, importantissimo per gli studi, se si con-
pochi testi che servirono per VIsto/Ha e volgar poesia del Crescimbeni. Che sia il codice Isoldiano io non dubito affatto basta studiarlo per convincersi, e confrontarlo cogli indizi dati dal Crescimbeni e dagli
sidera che fu
i
uno
dei
Commentai
della
altri,
onde sbaglia
il
(1).
2
3">
e.
e.
e. e. e.
buon servir el vano; Capitolo. mio tempo felice; Serventese. Maria Vergine bella; Landa.
vo piangendo
el
Contiene anche
il
nostro cod.
la
caccio, la canzone.
Venuta
l'ora el dispieto.to
punto
col
nome
faremo
che hanno
dati
al
nome
del Giustiniani.
sono
dal nostro
testo
stamp il Crescimbeni (2), avvertendo d'averlo preso a carte 293 del codice Isoldiano, essere una traduzione di un'elegia latina di Battista marchese Paolaccino vescovo di Reggio (3). La didascalia del nostro cod. infatti, reca: Baptiste marchionis paulacini Episcopi regini oro in MaHam Vergene bella: ex Maria virgine bella Leonardi lustiniani morali cantilena iraditcia (4). Contiene, intercalato alla versione,
il
(1) Vedi la Comunicazione in Rivista critica, IV, 3, del dott. Ldd. Frati, Panfilo Sasso e una raccolta di rime amorose del sec. XVI. Erra l'amico nostro quando ritiene il Boi. 1739 forse una copia dell' Isoldiano. Se le indicazioni del Crescimbeni non combinano sempre col nostro cod., non pos-
siamo credere ad un facile error tipografico? Aggiungo poi che i sette sonetti che vanno da e. 206b a 248* non sono del Lapacini cui non attribuito altro che la canz. Uexcelsa fama tua pel mondo sparsa.
:
(2)
(3)
(4)
Crescimbeni, Comm., Roma, 1771, pp. 189-160. Commentari, II, ii. 137 e 433. Resta anche, colla stessa didascalia, co' versi alternati
in
rosso e in
374
Il
E.
LAMMA
buon servir
388-389,
il
dal
Wiese mancante
ma
componimento consta
me
assai migliore
1739 di 160, e la lezione pare a che non quella del palatino. I versi (Wiese,
p. 387, vv. 52-54): Zuraie donno "per lo eterno dio Che in breve tempo tu harissi veduto Con fionesta contento el voler ^nio,
cum
I
honesta contento
el
mio
disio.
Wiese dicono
te
Mostrato
haveria l'amor e
'1
focco
sia
bench
ecc.
il
ha questa
94
Io thavrei ragionato
el
de quel foco
struge e disface
qual dognhora
me
97
Il si
dio e al
legge nel bolognese cosi: Credo chen fascia io fosse biastedel verso 119
il
miato;
l'uscita
come
Ma
:
versi
che
mancano
al Palatino
ed
al
Riccardiano
non
altro se
non
il
codice TrombelU,
Qu.^DRio lasci
l'in lice
stessa.
VARIET
124
Io maledico la
el
375
giorno
el
(sic)
mi che
critti
i
maynere acchorte.
127
Io
maledico
le
130
Io maledico tutto el
le
mio parlare
133
rime tante e le mie canzonette e quei suspir che gi me fien seccare. Sian tutte le mie membre maledecte,
sian maledecti
i
136
Sian maledecti
la nocte
sti
mei pedi
"1
lassi,
senza somno e
s
e la
139
sempre maledecta,
io vivir disperso.
mondo
142
145
148
Tra me fa parlar, cara angioletta; non posso la mia lingua rafrenare n trovo cosa pi che me dilecta, se non la mia fortuna biastemare e chiamar morte che pur me soccorra poi che tradito son per bene amare. Piangeti, genti, et cum voi piangha anchora le pietre et saxi et piangha ogni animale la mortai doglia o '1 fuoco che m'achora.
151
Hoym
ch'io piango e
'1
pianger non
male.
me
vale,
ma
154
piangi un pocho
sei
tu, fior
mio gentile
che stato
cason
di tanto
Ma
s'io
sempre
...aro...
reverente e humile
sij
157
certa assai
miei guai:
stella.
329-333),
non posso e temo meschinello (Wiese, non ha diversit gravi o sostanziali colla lezione del nostro codice. Alcune varianti si riscontrano, ma di poco momento: eccone alcune, per sola e semplice curiosit (2); v. 4:
serventese Tacer
(1)
La
il
telligibili.
(2)
Seguo
il
Wla
376
E.
LAMMA
a quella
W: a
quella per
cui sol
pur lasso che quello ochio hello; W: temo, meschino, che quel nome hello; 8. B: tante me parotanto favello;
B: temo
lette
indarno sparse;
:
W: fatto
ho
10.
di scriver
rime
W:
novi
in
e diversi; 22.
B ad un punto
:
qvando
tu uoi;
W:
punto say fare, quando tu uoy, ecc. ecc. (1). Mi pare che da queste poche varianti si possa avere un'idea della imsol
un
Descrivendo
trizio
il
Palat. E. 5.
il
7.
47
il
Bartoli
(2)
avverti
che
il
cod, contenente
canzoniere del
Giustiniani, attribuiva al
pa-
veneto rime che appartenevano ad altri. Il Wiese invece condusse la sua edizione sul Pai. E. 5. 7. 47, il Rice. 1091 e le due stampe di Venezia e di Roma. Se abbia fatto bene, non so secondo me ha fatto male. Da ci derivato che parecchie
:
delle
rime che
egli
al
Giustiniani
non siano
sue. Cerchia-
ma
sotto
nome
al
si
attribuisce
(1) 11
Wiese
e della Palatina di
Parma
il
confronto.
I.
Pai.
213
(E. 5. 7. 47).
VARIET
Boccaccio, peggio poi al Giustiniani,
la contiene (141*
Il
377
cod. Boi. Univ. 1739,
che
-144^) ha la didascalia:
felicter.
Cuiusdam cantilena
Venuta Ihora el despietato puncto, sta nel cod. Boi. dietro una canz. del Sanguinacci (189^ - 160^) cui la d anche il Marciano GV ci. IX it., da cui il Wiese la trasse (1) e che a quel rimatore padovano sia da attribuirsi lo ha dimocanz.
strato a sufficienza
3
il
La
Biadene
(2).
La
canz.
nome
d'autore;
ma
di
mano
poste-
che crederei del Crescimbeni (3), scritto EiusdeTU, cio del Sanguinacci che precede. Che sia del Sanguinacci non crederei; anzitutto perch il Biadene non la trov, con quel nome, in nessun codice; secondariamente perch al Giustiniani la diedero le antiche stampe del sec. XY (Wiese, 369-370). 4 Il capit. Io te priego per quel vivo sole, dato dal Wiese (409 e seg.) al Giustiniani, certamente di Carlo Cavalcab da Cremona. Il cod. Boi. Univ. 1739 lo reca (177* - 179*) con questa didascalia III"** principis ac Magistri dnj d. caroli cavalcalmj cremoie marchionis cantilena elegantissima ad excelsam, et magnificam d. d. Bariholomeam de Metulgliano. Noi ricor:
(1)
Da
Non
stante a dechiararti,
212
.,
diretta
come avvert il Budene in questo Giom. gi cit., a Borsium ferrarae del Sanguinacci, data a lui da sette
Cantilena elegantissima incipit
serventese:
Tenuta Ihora el despietalo punto che il Bldene non vide in questo cod.: ha di mano posteriore scritto: Eiusdem, cio del Sanguinacci; infine, a e. 160b-i61b, si legge il serventese: Qual nyrnpha in fonte e quale in del mai dea, colla didascalia eguale alla precedente, e di mano posteriore Eiusdem, cio sempre del Sanguinacci. Ma che sia del Giustiniani a me par certo, essendo a lui data da codici e stampe della seconda met del secolo XV.
lege felicter,
il
cod. sia risoldiano, chiunque ne abbia vista la tavola da noi data (Propug.,
sec. XV), pu accertai-sene. Che fosse che su questo cod. fonda tutta la sua storia letteraria del sec. XV, certissimo. Ora accade che le varianti marginali del cod. Bolognese 1739 stanno anche ne' Commentari , in quegli esempi che il Crescimbeni disse d'aver tratto dall'Isoldiano. Veda il lettore
1887, voi.
studiato a lungo
Crescimbeni
f-iomaU
25
378
E.
LAMMA
diamo due
cab,
altri codici
un Riccardiano e un Laurenziano
nome
Queste
le
rime che
il
il
il
nome
quale
Wiese
le
pubblic.
portante rimatore
il
Wiese non
esigenze
i
ci
studiosi. Come appendice a due serventesi attribuiti dal cod. Bolognese al Giustiniani. Aggiungo a questi il componimento QucU nympha tn fonte o qual in del mai dea, perch la lezione del cod. nostro assai diversa da quella data dal Wiese (365-367). Le rime riproduco, per quanto possibile, esattissimamente: sciolgo i nessi e metto, per miglior intelligenza, qualche segno ortografico: scrivendo il nostro cod. tanto Vu che il v, dove il v occorra, avverto che io accettai sempre la seconda forma.
possa soddisfare le
degli
Ernesto Lamma.
I.
incipit.
seria ardito a dimandar mercede, Pensando quanta fede, Comio tuo servo, tho portato e porto. Non me volere a torto per ti morto
Non
Non
8
mia
vita.
MDCCII, che, pp. 209-219, commissa leguntur in veterum rhytmorum vernaculorum codice rime di lui; L. Givitelli, Annali di Cremona pp. 147 e sgg.: A. Campo, Cremona illustrata, Lib. Ili,
(1) Gfr.
F. Arisi,
CVemona
Literata, Parmae,
11
dall'ARisi tanto
Grescimbkni, quindi, per confessione sua, riprodusse soltanto il cap. del Cavalcab che quello della Mattugliani. Indic
si
nondimeno il cod. Isoldiano e la carta dove questi componimenti che corrisponde esattamente con quella del cod. Boi. 1739.
ledono,
VARIET
Chiamo lanima mia da te partita Che star solea dinanzi al suo (1. tao?)
Maravelgliome molto
12
9W
bel rolto:
Gomio
te sia del
tempo
gito
Quando da
Io
voi
me
sentia essere
amato?
me
tenea beato
16
20
Pi che giovene amante in questo mondo. Pocho dur el mio viver jocondo, Casone e colpa mia ben poi sapere: Lo nostro bon volere Venne per tua merc non per mio merto. S'io thagio offeso, amor, famene certo,
E
24
Che
Non
S'el
me
fai?
Piet te mova, io
me
taricomando
E
28
iustitia
adimando
Se dicto e facto ho cosa non devuta. Ma se lamore e la rasou magliuta (sic, 1. m'aiuta)
De
"Vivo
la toa giovenezza e
de
la miai
morendo e non
Cirio
io
so qual follia
Non
36
viver volesse,
Ma Ma
dimandaria
Io seria presto a
io
Sen'o te so e vasallo
40
Et cossi sempre
fia
Tu
44
acTvi a
me
Tu
El mio secreto a
palese
se strugge.
De
48
Perche da gliocchij mei dinanzi fugge El dolce aspecto tuo che me inamonra?
Ma
52
se
Non
te maravelgliar sto
me
tamento,
offso esser
me
veggio:
Una
grati te chieggio
880
56
E.
LAMMA
De parlarle una volta a solo a solo. Dove le pene mie langhostia, el dolo Manifesti (te) serian chaltro non volglio,
E
60
sha(i) rason
me
dolglio
amo
E
64
Nulla piet
mova
Se non de comandar cosa chio possa. Par che te mostri disdegnosa e grossa
A
68
Che
pi to che so
Ed
dio seria
73
Morte ho
merc de mi, dolce mio amore (1. hai) piet de chi vivendo more.
II.
veneti cantilena.
vo piangendo el mio tempo felice che gi per ben servir trovai mercede
et
pianto amaro.
Amor, amor,
se
dolci giorni?
retorni
Non
sa' tu
ben che
s'io
vivea beato
12
mio
ristoro?
sempre adoro,
che
16
il
pietosamente
tuo bel
nome chiama
nocte e dia.
mia
se sei gentil
vedi che
'1
tuo fedele
20
consuma
la sua vita a
quanto pi penso
al
et dico: o sventurato
24
VARIET
381
cum
28
tanto suspirare
32
tu non hai piet de l'alma mia n non te curi de toa gentilezza vedi che toa bellezza non po' sempre durar sul nobil fiore. De pensa come el tempo traditore
chi
(sic)
pronte
che non
monte
36
la toa vita
40
Non
la qual
44
cum
Fa che
tu segui
amore e non
fallire
48
tu
Non
andare
58
Tu
la toa
summa
56
che solo quel non bramo de vedere. De non volerti per dio condolere che giammai tardi non se po' pentire
chi vede el suo fallire e centra ogni ragion sosten soa prova.
60
Non
sa' tu
colore
68
Tu
e
ch'ancbor
cum grave
dolglia
E.
LAMMA
i
72
De non
cosi
voler passare
toi dulci
anni
76 Et
perh demostra
io
come
fedele e
buon suggetto
80
che non debia tardare acci non perdi ogni tuo bel
Io .prego
dilecto.
amor
li
sacrati dei
'1
amore
che
se
^va
85
Qual njmpha
io
mai dea
{sic) dei
4
Io
non potrei giamai tanto laudarti che pi non fosse il tuo pollito viso; ben par ch'en paradiso
stata sia
gloria.
memoria
!
per cui
novo
12
haime quando .me mirj parmi esser giunto su nel nono cielo. immense gentilegge, o eacro velo,
dea diana, o nymphe sacre e belle
sol lucente e stelle
16
20
che posto m'ha d'amor in tal affanno haym, che presto vanno i gionti piacer nostri, se ben pensi. Perh al bel piacer poni compensi e non fugire il dolce tempo il quale ch'anchor ti far male
Godi per
24
ne l'ultima et di tua vechiezza. fin che hai toa giovencQga che se noi fai anchor serai pentuta
tu sa' ch'ogn'hom refiuta
ste
28
VARIET
Per te priegho cara signora mia che gusti el bel piacere e segui amore da poi che sei sul fiore sulla pi frescha et del tuo bel tempo.
383
32
Tu
sai che tardi vai dire: io me pento che questo ben trapassa senza giolglia
ma
36
40
Dunque procura el piacer, o stella chiara e prendi il buon conselglio ch'io t'ho dato: amor m'ha servo facto ad te, mio bene, o sacrata angioletta.
Tu
savia
sei,
honesta giovinetta,
per
dio,
non
esser vile
44
ma
48
se verso
mi puncto
il
serai pietosa.
Mostrami
52
di te sola
ti
pensando
dimando,
56
60
mia dea, unico tesoro; haym, tapin, ch'io moro se non soccorri alla mia accesa guerra. Vedi che ingenocchiato a capo in terra mi son gi posto con 1* brazze in croce chiamando ad alta voce non pi crudele, miserere mei. lo priegho amore e li sacrati dei e '1 dolce fruto dove nacque amore che lo tuo nobil core
se volga per pietade a' prieghi mei,
05
poich di
me
1)
Nota che
dente.
Mancano per
Wiese, che
di quest'ultima cantilena
d una lezione
afiatto diversa.
CARDINALE
ALESSANDRO FARNESE
Documenti
inediti.
sensi di
il
il
cardinale
Alessandro
Serravalle
poeta di
doveva
gran parte l'agiatezza e la tranquillit della sua vita. Roma, lo aveva colmato di onori, poi, con Il cardinale, in larghezza tutta farnese, gli aveva donato multa jugera agri fertilis (1) ed una villa deliziosa, nella quale il leggiadro poeta
in
andava tessendo tranquillamente le gaie favole de' suoi Lusus Pastorales ed esaltando la magnanimit del suo Mecenate.
Farnesi,
vatum
Utque optata mihi dexter facis otia, sic te Mansuro liceat cantu celebrare, meisque Floreat aeternum tua virtus inclyta chartis
(2).
il
1536,
anno
che
il
poeta ade-
Alessandro
di benefici.
noto infatti
come
accompagnare
(1)
(2)
M. A. Flaminii.
Carm.
Il,
Chrmina,
lib.
VI,
1, 6, 7, 8, 9.
4.
VARIET
il
385
queirincarico
si riferisce il primo dei documenti che seguono; i due successivi portano un contributo prezioso di notizie prima sconosciute sui rapporti del Flaminio col cardinale fra il 1542 e il 1543. n quarto documento illustra un punto assai dubbio della vita del
poeta.
Nel 1545, affidategli l'ufficio di segretario del concilio di Trento, com' noto, rinunci, adducendo per causa la sua salute malferma. Non si tenne buona dai pi quella scusa, e il Pallavicino scrive ch'egli aveva rifiutato forse perch gi covava nella mente l'affezione a quelle dottrine, in condennazione delle quali gli sarebbe convenuto d'esercitar quivi la penna (1).
egli,
Il
documento che
cardinale
scrive
rifiuto
io
pubblico
gli
d
il
perfettamente ragione.
ricevuta l'elegia in cui
Il
al
Flaminio d'aver
il
si
scusa del
e l'assicura che
Farnese avesse dubitato, anche lontanamente, della ragione che induceva il Flaminio, al rifiuto, certo non avrebbe risposto a lui con parole
pontefice l'ha accolta, e l'ha tenuta buona. Se
cosi piene di benevolenza.
Le dottrine
della riforma
rono mai tanto, da indurlo ad esser ribelle a coloro, a cui troppo legavano i vincoli di affezione e di riconoscenza.
Emilio Costa.
1(3).
// cardinal
M.
Hier. cariss.
N.
le
S.""*
ha inteso per
quanto occorre
si
alli tre
R.^ circa
risoluer
di scriuere al uesc.o di
Verona
et rimetter in
sua
S.*^*
il
uenire
Roma
(1)
II,
lib.
VI,
e.
(2)
Storia della
lett.
III.
(3) Dali".\rch. di
2, 1540.
386
E.
COSTA
ma
m. Marcant." Flaminio pare che sia nec."" in ogni che hauesse ad andare ui rimando la lett/* de Gontarino indiretta a lui acci che la indirizziate quanto prima et con quella pi celerit se si pu cio che la non sia mandata per l'ord."^
perch la persona
di
, , ,
11(1).
et
Ho
R. per
Congregazione di Monte Oliueto, di che baso humilmente la mano a uostra g^ria 111 ma gt R.". Et perch non piaciuto a N. S."" Dio che il mio disiderio riesca et io mi son risoluto che si faccia la espeditione di detta Badia
per me, supplico humilmente uostra S."* R. che in questa espeditione
si
non mancato di usare nella unione, et facendo bene a me, far bene a un suo deuotissimo seruitore, il quale si conosce obbliga tissimo a quella per le gratie ch'ella gli ha fatto nelle decime di Verona. Et perch il S."" MafFei et M.*" Carlo da Fano sono informati del bisogno mio non dar pi molestia col mio scriuere a uostra S." 111.^ et R.% alla quale humilmente baso la mano.
lei
,
In Viterbo
alli viii di
febraro del
XLIL
humillimo seruitor
Marcantonio Flaminio.
Ili (2).
2 novembre 1543.
R.^o Mons.
et
M.
la litteratura
per conto
che
S.
mente
di S. B.ne io
alla quale
mi
ofFero sempre.
(1) (2)
Parma.
Gart. Farn.,
M.
2.
1543.
VARIET
387
IV.
(1).
30 gennaio 1546.
Rever. m. Marcant."
scritta
et
che era piaciuto a S. 8.*^ di darvi, la quale stata ammessa da S. S.* ne potete stare con l'animo riposato, hauendo S. B. rimesso alli legati il
trouare un
homo proportionato per quello essercitio. ben vero che a S. S.t* piaceria chel Mag.co Prinuli pigliasse in loco uostro questa fatica, parendoli
che
et per lettere et per
il
modo
eh' egli
ha d'intendere ogni
particolarit
del concilio da
Mons. Rev."
li
impresa, et cos
che
s' scritto
ultimamente
(1)
1.
1546.
UM LETTERA
DANTESCA
Tra
il
lettera, e
marchese Cesare Lucchesini, a cui indirizzata questa il canonico Gio. Jacopo Dionisi non vi fu buon sangue.
Con ingenua schiettezza lo confessa il Lucchesini stesso nel Diario del suo viaggio a Vienna; curiosa scrittura che ho dato di recente alle stampe. Dopo avere esso raccontato che il 15 dicembre
del 1792 arriv a Verona, cos discorre dell'operoso e benemerito
dantista.
Dionisi,
canonico della
poco innanzi io era entrato in commercio di lettere, avendo gi da alcuni mesi ricevuto in dono da lui i suoi Aneddoti, in due volumi. Egli prepara una nuova edizione di Dante, con nuova illustrazione, per la quale
cattedrale,
letterato, col quale
uomo
fatica in
modo
incredibile da 30 anni
fatica
fatti
riore all'utilit
che ne dee
ritrarre.
Ha
dici ne ha trascritti
ci
il
che aveva raccolto per questo oggetto; e quindi parlammo lungamente di altri argomenti d'erudizione . Rivide di nuovo
dotto veronese
,
Dionisi
il
giorno
appresso.
il
Andammo
cosi
prosegue
Lucchesini,
dal canonico.
che mi mostr
un frammento
;
d'antico papiro,
che
giovanili
Nel menzione del Maffei, che aveva scoperto un tesoro cosi grande. Il canonico Dionisi m' interruppe, mostrando quasi di dubitare che egli ne avesse trafugati alcuni, e quindi parl con disprezzo di un uomo cos grande in ogni maniera di letteratura, e tanto benemerito della sua patria. Un discorso cos pazzo e strano mi accese la bile per modo, che giudicai espediente di non risponder nulla, per evie dopo ci condusse alla Libreria del Capitolo
VARIET
tare
il
389
uffici di
rischio di
mancare a quegli
convenienza, che
la
s'io dica,
un
una parte del Verona un giansenismo palliato, del quale forse in fetto il Dionisi. Tale almeno mi parve egli in alcuno de' suoi discorsi. Il Maffei, al contrario, sebbene da prima si mostrasse un poco dubbioso, segu poi le opinioni de' Gesuiti onde ebbe
lerini, scendendo fino a questi giorni, sparso in clero di
,
tanti e
si fieri
come come
co'
Nell'opere sue
pi altri.
Chiunque ha conversato
fatto io
(1).
come ho
Il
Grazia rimase vincitore di moderni giansenisti, sicnel Collegio Nazzareno, non trover strana
co'
per mezzo delBagni di Lucca, appassionatissimo raccoglitore di libri, che ebbe una vita assai avventurosa, meritevole di venire illustrata. Il primo a scrivere fu il Dionisi. Eccone qui la lettera, molto complimentosa, come voleva l'usanza de' tempi e soprattutto l'officiosa natura di quel valentuomo. Eccellenza , cosi il Dionisi. Nel consegnare al Sig." Abb. Della Lena i due tomi de' miei Aneddoti, pregailo di rassegnarle la mia venere razione e '1 mio ossequio, giacch mi suppose che V. E. sarebbe di gi partito per Berlino, onde non ho creduto bene di accom pagnarlo con lettera. Ora che V. E. abbonda di gentilezza nel
Lucchesini entr in carteggio col Dionisi
Della
l'ab.
Lena
de'
significarmi
il
<
marmi
di
picciolo dono,
nere a mille doppi vincolato alla pi perfetta riconoscenza. Se nel suo passaggio si degner di farmi annunziare il suo ricade
pito a
Verona, mi far un
sommo
la
mia
Dantesche eh' Ella pos siede, tanto da me ricercate, per la mia promessa edizione di tutte l'Opere del divino Poeta. Intanto non ho che attendere un si prezioso momento, e contestarle quella si alta stima, che
belle cose
(1) Gio.
nella
Sforza, Il marchese Cesare Lucchesini viaggiatore e diplomatico, Rassegna Nazionale, anno Vili, voi. XXVII, pp. 608-9.
390
da molto
G.
SFORZA
dicendomi colla maggiore divozione
tempo
le professo,
Il
il
ed essendo
sua lettera
inedita, a
l'altra affatto
la trascrivo (1).
Giovanni Sforza.
(1)
R. Biblioteca pubblica
Eccellenza,
In
tempo mi giugne
pi
di
inchiodato in letto
Ne' piedi e nelle
man
legato e preso,
come quei
e fo
li
penitenti
del
nostro Dante;
solo
esco di casa
dell'altrui
mano); e
il
altrui, e
non
poterne dar riscontro a V. E., e renderle quelle grazie che devo, per tanta
il
mio opuscolo
io
(1),
ma
in
adomarlo
di
ne so molto meno
dell'ebraica poi
non ne
mi piace
pi che all'ineffabile
nascer due volte: con da Lei allegate, che al nome lah, e ignoto, alla prima gente alluder volesse il nostro
la fortuna di
non ho avuto
Poeta nella sua finzione. Che Eli poi significhi Dio mio, cos pur dispiega
quella voce
il
volgato interpreta
veda V. E. quanto per bella occasione m'ha ricreato e giovato il foglio suo, che l'idee risvegliandomi su di tale materia e ripensar facen-
Ma
domi
alla correzione
da
me
(p.
18),
sono andato
chiam poi:
e ci
conviene;
funebri o
m deM CKelamaaiaU
\rni-156.
VARIET
quando
il
391
sillaba.
ha
di
meno una
che
Adam, Gerusalem, Almeon, Ector, Michel, metro conveniva pur legger Adamo, Gerusalemme, Almeone,
e dir
Fetore,
Michele, ho finalmente meco stesso concbiuso, che anche qui de' allungarsi
il
nome El
il
Gelli),
con unico E,
si
siccome
l'istesso
nome
i
si
legge
fio-
Stefano,
uomo
assai dotto e
71):
dove s'ha da legger lacobe porger, non gi lacob isporger, come imperitamente fu scritto, poich una scala, che isporge la cima sua, non pu salirsi,
n tenersi sicch all'indietro non cada.
Non
regola
Par.,
solo ne'
di
nomi
propri,
ma
eziandio
scriver
nel
verso
come
usavasi
Stefano
XXXII,
61:
Lo re per ati questo rtpto pausa;
dove Ognun vede aversi a legger Lo rege per cui, ecc. Alcune voci, al contrario (com' ne' Blandimenti, 1. e), che ne' codici sono scritte distese, secondo l'uso della prosa, bisogna, per adattarle al verso, accorciarle. P. e.
nella
Giunta
alle
Nenie del Petr. [arcai, in quel cap. che comincia: Nel stampe, anche nell'ultima di Firenze di Luigi BanOr TocKuio
tentata e poteta farlo.
scritto,
il
scritto, e
Um.o
Dev.o
ed Obbl,'^ servitore
RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
ITALO PALMARINI.
detto V
Epicuro Napolitano.
con
le
notizie biografiche
dell'autore
curios.
letter.).
Bologna,
Antonio Epicuro occupa un posto notevole nella storia letteraria napoletana della prima met del secolo XVI. Nato intorno al 1475, egli pot vedere la fioritura letteraria, di cui
gonese,
notizie,
si
alliet
il
arale
ma
che
perch
ai
fatte in
il
di
Carlo
in
contemporanei
Palmarini trae
poche
liriche
petrarchesche
tragicommedia,
specialmente
raccomandato
vaticano
suo
nome. Ora
il
sig.
una
Mirzia
dal
Reg. 1591
(1)
citt e
si
Marramaldo
e i
vono essere
riferite
curo sono descritte in un dialogo dell'Ammirato, che citiamo pi innanzi. recensione del libro del P., inserita (2) Il sig. F. Flamini in una buona
lett.
ital.,
il
pose
sulla
amanuense
questi dubbi
non
ci
sembrano
sia state
(col.
perch questi, anche avendo innanzi un modello napoletano, come la Cecaria, difficilmente si sarebbe indotto a porre la scena in vista del golfo partenopeo (Atto I, se. Ili) ed a lodare i giardini del vicer Toledo. I dubbi sorgono nel sig. Flamini specialmente per la complessit e perfezione della nuova pastorale, complessit e perfezione che, a suo avviso, non troverebbero riscontro in nessun'altra anteriore ilVEgle e al Sacrificio. Si veda pi innanzi quale sia la nostra opinione
in proposito.
RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
alcune nuove liriche, riservandosi di ristampare la Cecaria
nel
393
secondo
volume.
All'edizione della Mirzia va innanzi
nella quale
possono in alcun
modo
il
restino, inutile
crediamo di dover subito confutare , affinch non ingombro, nella storia letteraria. I due gravi errori, dice P., ne' quali sono incorsi quasi tutti gli storici, che ne fanno menzione
sostenere e che
il
(dell' Epicuro),
il
^). In altre parole, sostituendo cio alla frase negativa la affermativa: il poeta nacque a Napoli ed il suo vero cognome Marsi. Non v'ha dubbio che nella mente del critico le due idee siano sorte in ordine inverso a quello, con cui egli le enuncia, che cio ad abbracciare la prima sia stato indotto dal desiderio di seguir la seconda. Appunto perch esse sono cos collegate, noi, combattendo la prima, ci troveremo, giunti in fine del ragionamento, ad aver confutato anche la seconda. Fonte capitale per la vita del poeta il Ritratto, che ne lasci Scipione Ammirato; questi cos comincia a parlarne: Antonio, il quale nella sua giovinezza pi per esser lieto et sollazzevole, che per non credere, fu cocastello d'Abruzzi, et venuto giovane in gnominato Epicuro nacque in Napoli, insegn ecc. (1). Quale valore dobbiamo attribuire a questa fonte?
gnome
noto
leccese a
(2).
stampa
D'altra
affe-
Napoli nel 1547, otto anni prima che l'Epicuro morisse, e vi frequent la
casa del Rota e quella del Costanzo
ivi si (3). Un'eco delle riunioni, che dovevano tenere, possiamo trovare in alcuni dei dialoghi dell'Ammirato, anzi da uno di questi risulta evidente quanta parte avesse in quelle lo stesso Epicuro. Il dialogo delle Imprese si finge bens tenuto quando questi era gi morto, ma ad ogni passo ci imbattiamo nel suo nome accompagnato dalle espres-
(4).
Probabilissimo quindi
crederemmo
tudine.
di errare
il
sciuto di persona
che l'Ammirato abbia cononostro poeta ed abbia avuto con lui una lunga consue-
e non
me-
che
la
cade mai
(5).
N a
II, 280.
,
De xeKUB, La
ett.
Taturi,
Jit.
(4)
(5)
Di Avoelis, Op. eit., pp. 68-9. AxxnuTO, OpiUcoU, I, 366, 380, 382-3 Una notizia circa il matrimonio dell' E.
il
ecc. ecc.
,
un
errore
vita
quando
aa-
commoda-
vero che un documento prova che l'. non tenne quell 'ufficio
Ano
alla
morte
ma
Amminto
un'interpretazione, che
Oiomali
ttoriet,
X, tue. SO.
394
noi sembra,
RASSEGNA BIBLIOaRAFlCA
come
al P. (p. 29),
che
sia
argomento
sul
di
dubbio
l'ignoranza
nascita,
dell'Ammirato
Ma
quali
altro
grave conchiusione
fatto,
Nessun
non
il
fatto
che l'Epicuro
tale (p. 31).
la
si
(p.
24) ed era
sussi-
conosciuto
stesse in
come
tutta
qualora
sempre
nanzi.
relativo, poich
lungo sogd'in-
giorno in Napoli.
Ma
il
La massima
di
non
lo
nome
Rota
cosi
siciliano Pietro
cos
il
(2),
napolitano
il
leccese
Ammirato
cos
il
veneziano Lodocinquecentisti
delle
(6).
raccolta di
Rime
di autori
sul
frontispizio
edizioni
della Cecaria;
nelle
ma
di pratica
testimonianze
di tutte queste
della prima.
Ora questa
fu,
secondo
il
Gamba,
tutte le
fatta in
(7)
fatte quasi
edizioni
Non
volendo aflfermar nulla, che non ci sia attestato dai fatti, dobbiamo dunque conchiudere che, per quanto sappiamo, l'Epicuro era detto napoletano nell'Alta Italia.
Ancor
oggi, dopo
il
compimento
n pu certo
ma
pi specialmente nel
far
Veneto,
si
d a quella
nel se-
un amplissimo
significato,
meraviglia che
(1)
p. 181.
Non abbiamo
ec.
potuto aver
a mano
(2)
Poemi
LXXXVI
XCVI
v;
46
r.
1726,
I,
72, 291
II,
Vedi pi innanzi
stampa rechi
cognome Caracciolo o meno perch anche le edizioni che commettono quest'errore (cfr. Ammirato, Op. cit., II, 261), danno all'autore 1' epiteto di napoletano nella didascala premessa alla commedia cosi almeno le due, delle quali potemmo avere cognisul frontispizio
il
:
Da
titolo di
napoletano
che proba-
bilmente
quivi
dato all'Epicuro anche nell' edizione fatta a Napoli nel 1532 (p. 38), poich
non
RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
colo
in
395
XVI
si
un paese
chiamasse napoletano chi era nato in un villaggio degli Abruzzi, cio del regno di Napoli. Ed ecco che a conferma di queste
d^li
editori
veneti
la
testimonianza di scrittori
meridionali
di
quali
una designazione vaga, ma indicarono pi chiamandolo Marso, abruzzese. Infatti il siciliano Pietro Gravina indirizza una lettera Joanni Fundano et Antonio Epicuro Marso (1) ed il medico napoletano Paolo Tucca, ponendo in capo ad un suo opuscolo un epigramma dell'Epicuro ed uno di un Dionisio nipote di lui, li intitola rispettivamente Antonii Epicuri Marsii > e Dionysii Marsii Epicuri Nipos (2). Queste due didascalie appunto indussero prima il Melzi a mettere innanzi dubitativamente l'ipotesi che l'Epicuro fosse cognominato Marso o di Marso o pi probabilmente Marzo o di Marzo, il P. ad afiFermare recisamente che egli appartenne ad una famiglia Marsi. La loro non potevano accontentarsi
esattamente
la patria dell'Epicuro,
quale, dice
componimento, che il luogo di nascita (p. 3<)). Invero non comprendiamo tale necessit; perch dunque non si poteva dire che l'epigramma era di Dionisio abruzP., era necessario pi
il
cognome
un sopran-
nome. Non vogliamo insistere pi su tale questione, poich , ormai non faremmo che sfondare un uscio aperto. Le osservazioni che il P. fa poi (pp. 32-5)
quasi per puntellare la sua opinione
non meritano
di essere discusse.
Gli
,
p.
33
che
letterati
hanno
nelle stesse
condizioni
dell'
Epicuro
(3).
riamo
rare
il
casato, a quella
rimaste,
come
guisa che dopo le ricerche del Luzio (4), pare, ignote al P. (pp. 34, 39), dobbiamo rassegnarci ad ignostessa
almeno per ora il nome di famiglia dell'Aretino, a quella stessa guisa che non possiamo dire con sicurezza quale fosse il casato di Serafino Aquilano
(5).
Le
probabilmente poar-
nelle
biblioteche e negli
chivi napolitani,
il
che
il
nalmente. Alieno in generale dalla vita pubblica, 1' a nessuno di quei fatti, di cui tien conto la storia
lU
'-';'.
cil., p.
181.
,
(2) 3IKI.ZI,
358
8.
Epicuro. Anche
il
cod. rat.
il
Toppi
Bibliotca
napoUt
il
Napoli,
1678, p. 248, asserisce che nacqne appunto negli Abmzzi, del secondo cosi scrve
cit., t. II
,
T&pw,
Op.
P. II
p. 253:
< nome di Paolo, essendosi affatto perdalo quello del sao casato, e tatto che nato in Peseta volle portare la denominazione della regione de' Mara, ove sitaata detta sua patria .
(4) (5)
La famiglia di P. Aretino,
Anche
il
ma
396
RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
doganiere della provincia di Terra
risulta
questo siamo cosi a corto di sue notizie. Insegnante dapprima, egli ebbe pi
tardi, nel 1528, l'ufficio di
di
Lavoro e
come
da documenti
citati dal
Toppi e dal
Tafuri (1), che il P. non riusc a scovare nell'Archivio di Napoli (p. 51). Egli vi trov bens un documento, che pubblica a pp. 45-6, dal quale risulta come nel '38 l'Epicuro abbia ceduto quell'ufficio ad Alfonso Rota, fratello di
Bernardino
(2).
un
figlio di
nome
Il
padre
dopo
tomba. Nelle pp. 55-64 l'A. procura di tratteggiare il carattere dell'Epicuro, deducendolo dalle attestazioni degli storici e dalle
figliuolo nella
avremmo
desiderato
che si dicono sono generalit di nessun conto , che mal si convengono ad una critica seria. Piuttosto il P. avrebbe potuto toccare delle relazioni dell'Epicuro co' suoi contemporanei, specialmente col Rota,
il
quale
il
vecchio suo
N avremmo
il
soggetto
:
preso a trat-
alludiamo spe-
cialmente a ci che egli dice sulla castigatezza e sulla idealit delle poesie
di
Antonio contrapponendola
e del Tasso
(p.
59).
una descrizione di donna che si legge a pp. 138-41 del presente volume, descrizione minuta e sensuale quant'altra mai (4). Siamo ben lontani di fare carico di ci all'Epicuro, ma ci pare riEgli doveva pur rammentarsi di
dicolo
il
Delle liriche, che vedono ora per la prima volta la luce, poche e di scarso
valore,
il
P.
si
(5).
Il
come autore
della
(1) Toppi,
i.
UI, P.
il
II, p. 60.
diffe-
renza tra
cita
il
le indicazioni dei
due autori
che mentre
primo
cita
1'
il
secondo
29.
(2)
Avremmo
desiderato che
il
il
documento
pub-
blicazione
non merita
titolo i'
informe, che
permise di darle
il
stanza di p. 140
della quale
il
P. credette
perfino
11
il
Cre-
scimbeni
e.
(cio 1. 7,
E. stampata a
s
Napoli senz'anno.
noi non venne fatto di trovare nel Crescimbenit una tale asserzione,
bene
quest'altra, che cio poesie dell'E. sono nel libro settimo delle
Rime di
napolitani
e d''altri .
la citazione esattissima,
Rime
E.
MDLYI,
in
a pp. 257-8,
della
Un
Carrata
occasione
morte
Quinto
delle
rime di diversi
illustri si-
gnori napoletani
MDLV,
pp. 97-8.
RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
Cecaria,
in cui
si
il
397
un nuovo
il
mentre
altri
vare
prima pietra
(pp. 81-2).
Questo giudizio del P. , a creder nostro, eccessivo, poich, se la Cecaria ha pure qualche importanza nella storia del dramma pastorale, sarebbe erroneo attribuirle il merito di una grande innovazione. L'argomento e la
struttura scenica vi sono semplicissime:
tre ciechi,
disperati
per
amore e
deliberati di por fine ai loro giorni, sono trattenuti dal porre in esecuzione
il
da un sacerdote, che
il
li
loro gioia;
il
sacerdote interpreta
responso ed
tre
Quantunque
pei-sonaggi
non
questa tuttavia
si
l'argomento in
generale e
ad un genere
rappresentativa
di
letterario,
che
ultimi
decennii
form la demoda, qualche cosa di simile al proverbio dei giorni nostri, un divertimento che rallegrava ogni solennit e senza del quale una festa non sarebbe sembrata compiuta (3)
e nei primi del
XV
XVI
l'egloga
era
il
genere
nome
di
ponimento adatto
tenuto
i
con
(4)
dopo
erano
La
Cecaria,
drammatiche
lirico (5).
anteriori,
di versi, la quale in
non se ne differenzia, che per una maggiore quantit gran parte dovuta alla preponderanza dell'elemento maggior novit essa presenta dal punto di vista della metrica.
(1)
Questo
ma
manca
i
P. (p. 80),
il
rimonta
il
modo con
sao amore,
Flamini
(col.
il
143).
a questo proposito
il
pp. 164-75.
Ma
Teda
la parte
egloghe,
Boma, 1887,
patria, IX).
Olimpo da Sassoferrato, ad esempio, intitola egloghe dna saoi componimenti drammatici, che
nulla
hanno
di pastorale
all'
padre e del
primo
BruHtttiHa del
voi.
vianianti che biasimavano il loro modo di aervind di questo. Il d'amore chiamato Oloria, il secondo nel Liiiffuaeeio: cfr. Lmio, La PoUtiano e Baldastare Olimpo da Sotto/errato, nella Xuoea Antal. iwra II,
tratto
.
XXin
(5)
398
sia
RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
che
si
forme usate,
la
con rimalmezzo,
endeca-
a settenari
si
prestavano a rivestire
favore
(2);
concetti di un'egloga,
n per
la
la polimetria (1).
La tragicommedia
mente per
la imit,
il
il
del
pubblico probabil-
connetteva
Tansillo
tratto
suoi
Due
il
Pellegrini,
quali,
Gaspary
(3),
furono
prima dei 1528. Ma l'Epicuro stesso volle svolgere la tela nacque cos la Mirzia (4). Due pastori Trebazio e Pilerie sono innamorati di due ninfe, Mirzia e Venalia, le quali non corrispondono al loro amore, anzi la seconda alla dichiarazione di Filerio si
della Cecaria e ne
ne sta con
lui
si
tre
pastori
si
trovano in-
il
cit.
1'
Epicuro (certo
senza proporselo
(col. 142).
in essa
delle egloghe
lui
,
ci
carattere
abi-
secentismo precoce
che
lo stesso Fi.
lett. ii.
dei primi
siano
ai nostri
occhi parodia
al-
cinquecento n
l'autore.
(3) Cfr.
(4) Il
Flamini
a quelli de-
sunti dalla Cecaria, entrino nella Mirzia, facendo risaltare le affinit che intercedono fra questa
e l'egloga Albania di Garcilaso de la Vega.
diretta fra
le
due componimenti,
mini stesso
(col.
sappia, che
tempo
di
composizione
Albania pu essere
approssimazione.
prende a lodare
alle
Tormes
ivi egli
accenna
eroiche
gesta di
il
Garda
d'
buon numero
di versi
Fernando Alvarez,
,
duca
Alba
resosi poi
il
della
Boscan
il
viaggio in
suo arrivo a Batisbona, mentre quivi era adunato intorno a Carlo Cesare
el
magisterio de la terra
la
Convocado a
guerra ch'esperavan.
Turchi, a combattere
quali accorso
un
Diversas y razones,
mas d'un
zelo.
il
Non
Katisbona
Carlo
contro
RASSEGNA BIBLIOGRAFICA.
sieme e Trebazio riceve dai
399
compagni un
le
velo,
che
Mima
lei.
ha perduto e
ninfa infatti
grazie di
La
ritoma in traccia del velo, Trebazio le parla del suo amore e quando crede d'averla piegata, si vede gettato da lei con una gherminella in una fonte vicina. I tre amanti desolati ricorrono allora ad un oracolo, il quale predice a Filerio, che Imeneo lo trarr di pene, ad Ottimi che potr godere la dea
solo perdendo la sua
la
sua ninfa
fuggendola.
indi,
rimasto solo
quegli la rein mirto.
ma
spinge sdegnosamente.
viene a confortarlo,
sponso, perde
il
La
il
dolore, si tramuta
alti
lamenti; un satiro
dell'oscuro
re-
ma
pastore, tormentato
dal pensiero
tramuta in fontana: cos egli godr Diana, che verr a bagnarsi in quell'onde. Trebazio stacca un ramo dal mirto, che gi fu Mirzia e ne esce la voce lamentevole di questa , che prega compas-
senno e
si
sione.
Il
pastore allora ed
i
il
ridoni
forma
umana
rale
della
alla ninfa ed
Imeneo congiunge
due giovani, e
le
nozze
zampogna
del satiro.
il
Ad
apprezzare rettamente
tempo
sia stata
composta
secondo
il
Palmarini prima
rappresentata in Napoli,
il
come
egli ragiona
quell'anno fu rappresentata
d'innanzi all'imperatore
una
fatti
Egloga o forza
l'Am-
N poco
l'invenzioni
et versi
Per
il
Solinuno
Garcilaso stesso
ha cnia
ponendo
porqne' spantes
todos,
quando cantes
!oe
famoMs
illnstrs,
la
mnerte
fiierte
havra passado
visto.
il
Turchi non fa compiuta prima dell'ottobre, che Garcilaso rimase per qualche tempo prigione di
Carlo
II,
Paris
1870,
dere che
V Albania
non
fu certo
lo avesse scritto
anche
di questa,
poich Fernando vi ebbe gran parte. L'egloga spagnaola fu dunque indabbiament* composta nel
*33 o nel '34, cio dopo che
il
poeta era stato a Napoli nel '32, prima che vi tornasse nel 'S5.
,
tnmt conofnza della Mirtia, quand' anehe non ammettinao, essa toam stata scritta gi in qnegU anni.
quindi estrenianMnt difBdle che egli
cosa elw
400
RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
assolutamente da escludersi, essendo troppo chiaro che l'Ammirato, il quale parlava di imprese, alludeva a quelle figure simboliche che erano in queste
compimento necessario dei versi. La congettura sulla rappresentazione della Mirzia resta dunque campata in aria, che non certo buon argomento a sostenerla il sapere che l'Epicuro abbia fatto le imprese. Non mancano piuttosto gli indizi contro di essa: anzi tutto pare difficile che la Mirzia potesse essere designata col nome di farsa molto ridicola, n le sottigliezze
del P. (pp. 90-91) sono sufficienti a
togliere
egloghe pastorali sotto un velo allegorico qualche elemento tratto dal mondo come, specialmente in quelle rappresentate
lo
feste
si
di corte, sia
sempre palese
sarebbe aste-
frase in lode del potente monarca, che sarebbe stato fra gli spettatori?
La
che
dunque
di
tutt'altro
Ma
a determinare
ci di aiuto
approssimativamente la data
composizione della
Mirzia,
un accenno trascurato dal P. Nella scena 11 del primo sopra un olmo, vede Pozzuoli, Guma, Ischia e ancor
Ov' del gran Toledo
il
Miseno
bel giardino,
tolto
il
nome
'1
preggio.
mente
Ora
(1):
maggiore esattezza
a qual
di determinazione
non
crediamo
si
giunta in quegli anni la favola pastorale? Gi nel 1528 era uscita m\ Egloga jmstorale di Flavia (2), la quale sebbene non abbia pi di tre personaggi
mostra gi colla sua ampiezza un certo avanzamento del genere; ma nel '38 l'infaticabile Zoppino pubblicava V Amaranta, comedia nuova pastorale di Giambattista Gasalio (3), in cui abbiamo, se non un argomento assai complesso ed intrecciato,
otto interlocutori ed
il
uno svolgimento scenico degno di nota. Vi agiscono dramma diviso in ben cinque atti troviamo anche
:
qui la solita variet di metri, l'ottava accanto alla terzina sdrucciola o piana.
Pochi anni dopo, nel "46, vedevano la luce in Venezia due egloghe di Agostino Gaccia, l'una, YErbusto, in tre atti con cinque personaggi, l'altra, la
(1) II
Flamini
giardino
che il termine ad quem cos fissato non sia superiore ad doveva esistere anche pi tardi e qui pu trattarsi di un artiimitatore . Questo argomento ci paro una sottigliezza non verosimile.
di Flavia
\
Egloga
Pastorale
Interlocutori
Siberia
Phtleno
et Flavia.
In fine
Stam-
da Lecco ad instantia di Christoforo da Milano detto Stampone e suoi compagni Ne l'anno MDXX YIU Adi JllJ di feb. Zopino, del Mese di Agosto MDXXXYIII. Secondo (3) In Vinegia, per Nicolo d'Aristotele detto
Pentio
il
Quadrio,
St. e rag.,
V, 398,
cfr. il
RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
Filena, in quattro atti
401
con
di
sei
personaggi
le
(1).
notevolmente complesse
pure stampate solo
sono pure
le
egloghe
Andrea Calmo,
esser
quali, se
composte qualche tempo prima, anch'esse divise in atti e abbastanza ricche di personaggi (2;. La Mirzia non ha n un argomento pi involuto, n uno svolgimento scenico maggiore che le pastorali ora enumerate. L'argomento infatti si complica alquanto solo per
analisi
Il
semplicissima
della sorte
(3).
dramma
resta poi
il
monco
responso dell'oracolo,
in
atti
scompare del
e sovrim-
artificiale
modo alcuno
piccola se questa data ci conduca assai presso alla met del XVI, essa andrebbe aumentando, quanto pi la composizione fosse retrocedere nel tempo in ogni caso non la crederemmo mai tale da non
:
:
temere
Il
rivali.
i
contemporanei
si
del-
Mirzia
Tasso
(p. 101).
e pare
voglia trovare le prove del fatto nell'influenza che questa avrebbe esercitato
sulle pastorali del Beccari e del
(p. 104).
via la dimostrazione
riuscir:
intanto
il
noi
Pastor
Malacreta,
passo che potrebbe forse mettere sulle traccie di un'imitazione della pastorale del poeta abruzzese. Ivi infatti a proposito di
un episodio
del
dramma
guariniano (A.
Ili,
se. II;
si
dice:
Non
il
Parma
Pastor fido dall'autore della Marzia), non par verininfe) a giuocare alla cieca in luoghi pubsotto
titolo di
eli
blici
(5).
il
critico vicentino e
scritta in
che l'Allacci attribuisce a Selvaggio Selvaggi, dicendola prosa (6): ma sarebbe interessante l'esaminarla, perch anche nella
le ninfe
Mirzia dell'Epicuro
II,
se.
1),
n forse questa
(i;
{'!)
Vallaow,
Cfr. la noeti
role nna
(3) 11
Introdutm alle Lettere del Calmo, Tonno 1-^^S, i>p. bxxxii-nu. notcrU rasBomiglianza di motiri tra le egloghe del poeta veneziano e la Mirtia. Flamini (col. 140) d nna qualche importanza per dimostrare il grado di svolgimento
certi artiflzit (l'oso del velo, l'apparizione del satiro)
della
Mirzia a
,
che
ci
tissime favole
nella Cecaria
:
non esclosa
l'
Aminta
>.
Quanto
al velo
noteremo che
di esso si parla
anche
quanto
al satiro della
nelle
quali
rappresenta
(4) Si
il
secondo ed
il
(5) (6)
Drammaturgia, Venezia, 1755, col. 513. rammenti che U pastorale del Selvaggi deve eaere in prosa e non pu quindi cadere in mente di &me nna cosa sola con quella attribuita dal codice all'Epicnro.
(7) Si
402
Esaminato
cos
il
RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
contenuto di questa Introduzione
ci
rimane a
dir qualche
cosa della sua forma esteriore e del metodo con cui coadotta. Disordinata
che sono pregi essenziali dei lavori di erudizione. 1 fatti e le testimonianze sono esposti alla rinfusa, senza che apparisca punto lo studio di farne risaltare l'importanza relativa: cosi, per citare un esempio, il P. spende due pagine (pp. 40-41) per parlare di un qui pr quo del Brunet, che poteva tutt'al pi dar luogo ad una nota, mentre poi confina in nota un documento importante e finora ignorato (pp. 44-6). Ma il difetto capitale del lavoro , a nostro avviso, la grande deficienza di retto criterio nell'apprezzamento delle fonti, tale che alle attestazioni dell'Ammirato si d suppergi lo stesso valore che a quelle del Crescimbeni e si mette accanto alla testimonianza di un documento sincrono quella del Quadrio (p. 52). In questa parte procuri il P. di essere in avvenire pi circospetto, ma procuri anche di evitare certe uscite comiche inopportune (pp. 56-7), certe volate liriche uggiose (pp. 94-6), certe costruzioni, che se a taluno potranno parere arditi anacoluti, sono per noi sgrammaticature bell'e buone (1). Gonchiudiamo la pastorale posta in luce dal P. se non ha l'importanza, che egli vorrebbe attribuirle, tuttavia degna di molta considerazione ed Introbene che sia stata richiamata su di essa l'attenzione degli studiosi. duzione, se pure non risponde interamente alle esigenze della critica mocuit,
:
buone e noi abbiamo creduto opportuno discuterla minutamente e ampiamente, aftinch FA. possa nel secondo volume accettare in tutto od in parte le nostre opinioni o recare contro di
esse
quegli
Vittorio Rossi.
A.
AD EMOLLO.
1887
(8,
Corilla Olimpica.
fig.).
Firenze, Ademollo o C,
pp. xxvi-5-iO,
la
il
non avesse
di
nuovo
nome
di lei, divenuto
ludibrio di
romanzieri
e di poeti
drammatici,
gli errori
sarebbero perdurati intorno alla sua vita, che rispecle condizioni della societ di que' tempi.
Perci non
(1)
La Cecaria, qualche
cesso,
Postuma
del Guerrini
appena
(p.
recitata, se
ne do
ahbondant
lo si
fluida e originale
quanto
pu
essere in
un poeta
di tal'
epoca
(p. 72),
dove quel
RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
a stimarsi inutile un'opera, che
direi, col colore locale e
403
ci
restaurando
la
verit,
mostri, quasi
pu di primo tratto dubitare se tutta la congerie di paronde s'accresce mole al nuovo libro, sia pari alla importanza dell'argomento, ma ove si pensi che appunto da questi ben spesso ricevono
riate passioni. Si
ticolari,
lume i fatti e le pei-sone, non staremo a sottilizzare se ve n'ha di troppo. Tanto pi quando si consideri che noi non abbiamo dinanzi un libro scritto con intendimenti artistici, s bene una ricchissima serie di documenti, i
quali disposti in ordine cronologico, e a seconda di certe partizioni stabilite
un largo signinon infrequenti ripetizioni che qua e col si riscontrano, allorquando pi d'uno chiamato sulla scena a narrarci la stessa cosa, quantunque in generale l'autore abbia avuto l'accortezza di scegliere que' tratti che o aggiungono particolari di qualche momento, o ci porgono diversit di giudizi e di apprezzamenti. Ma ci che conferisce moltissimo a rendere meno grave la lettura del volume si la buona ed opportuna disposizione della materia, la quale, nella congerie delle molteplici testimonianze, si svolge ordinata, seguendo il concetto che si proposto l'A. e che si manifesta sempre assai chiaro e distinto in tutto il
dall'autore,
assumono valore
ficato.
lavoro.
Quattro sono
le parti
onde
si
divide quest'opera.
La prima
ci
rappresenta
le condizioni della
quei
d,
ed anco
di
il
loro
buon momento
siamo perci
di effimera gloria.
Assistiamo agli
maniera, e postutti
i
un concetto
con
suoi vizi
che s'accomod agevolmente in quella sede regale, testimonio continuo della passata grandezza. Quivi mosse certamente i primi passi la improvvisatrice, la quale dee aver destato intomo a s quel sentimento di benevola curiosit, che si cambi poi in cos gran fama. Ma noi entriamo guidati dall'autore nella sua vita letteraria solamente l'anno 1750, quando condotta a Roma in et di 23 anni venne acclamata
pastorella
d'Arcadia col
nome
di
Gorilla, onore
che
si
stimava assai a
La
se-
matrimonio col Fernandez, divise dopo pochi anni, ed eccola di nuovo a Roma frequenl'infausto
a quanto pare d'uno sfratto misterioso promosso dal partito gesuitico. In questa guisa passiamo alla seconda parte del lavoro, che ci narra le vicende della poetessa ne' venticinque anni che corsero dal 1750 al 1775.
Tratto di tempo fecondissimo di avvenimenti,
i
quali
preparano
ci
il
pi cladi-
moroso
fatto
che vedesse
Roma
nel
passano
404
RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
i
man mano
come
ben
nello spirito,
sotto
altre
quella
ire,
s'agitassero
pi
Ed
la
quale
in-
lei
in prima linea,
ma
il
all'occhio scrutatore
hanno
di
Ma
l'A.
retro-
come
Gorilla
non
fosse se
tolta in
mano
arditamente dagli avversari dei gesuiti per rinfocolare quella battaglia che
accennava a
mente. Tutta
popolo, tutti
quietarsi.
la societ
fu in vero
battaglia
combattuta asprascintilla,
eccitata, invasata;
;
nobili, borghesia,
tenzone.
tenti;
La Corte
ma
abilit, s'accalorano,
vitupe-
un gran da
con sarcasmo
dWrcadia entr un
gran giorno,
e,
termin
fibre
la lotta, e gli
una nuova
.scintilla.
Venne
i
il
malgrado
si
le opposizioni
il
suo com-
pimento.
Ma
quantunque
fautori e
partigiani di Gorilla
studiassero di
meno
di
un
fiasco, e quel
che peggio
le
conseguenze non
per
ordine
furono punto
piacevoli
dovette
pontifcio pi presto
le
che in
Non mancarono
imprudenze, e neppure le violenze; le satire poi dilagarono addirittura. Entriamo ora in un periodo di calma relativa, l'ultimo della vita di Gorilla. Era nel suo anno cinquantesimo, e si doveva sentire stanca dopo le tante e si varie emozioni romane n mancava un po' d'abbattimento, assai naturale dopo quelle onoranze che parvero un insulto. Due de' suoi pi in;
timi,
il
Gonzaga e
il
Ginori, l'abbandonavano, e
gli
acciacchi
incomincia-
vano a
e degli
farsi sentire.
Le
Applausi poetici
insigni del
l'accett.
Bodoni,
si
compiacque del
dieci
nuovo
invito a Pietroburgo,
ma non
Rimase per
anni nella
colti stra-
da principi, da
li
segui a quella
gli
Roma appena
di passata.
Non
le
mancarono col
onori.
RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
ond'ebbe a far gran lodi di furono prodigate a
tatti.
405
le
Ma
le
Roma
"76, finirono
con vendicare
quietamente la vita pur sempre onorata dai contemporanei, mentre vedeva con dolore diradarsi la schiera de' suoi amici (1,). Colpita d'apoplessia nel "97 visse quasi impotente fino airs novembre 1800. E fu fortuna; poich un
generale francese letterato, e non italofobo,
il
Miollis,
superbe letterario-militari,
si
dove
.
alternavano
le sinfonie
e l'artiglieria
de-
terminava un singolare contrasto, nel vedere la rivoluzione, la quale onorava l'ultima rappresentante d'un passato che essa stessa aveva cooperato a distruggere. Se non che tutto quell'apparato fastoso fu spontaneo da parte del
Miollis, o
per
lo
non piuttosto consigliato da un segreto sentimento di vendetta ? A questa domanda nepppure l'A. pu
ma
uomini consentito il sospettarlo. Qui si chiude questa narrazione che pu ben chiamarsi
seguendo
le diverse
che
ci
uomini d'ogni stato e condizione, ci fa assistere agli intrighi, agli avvolgimenti di corte e di salotto, ci introduce nello spirito dei tempi. Fra i molti che lasciarono bella fama vediamo campeggiare in questo lavoro e per diversi aspetti
il
Cancellieri,
Bandini,
,
il
il
carteggio
con
il
celebre An,
quasi
direi
ed dei
al
pi importanti siccome
altres
piacevole
i
e gustoso. Crescono
curiosit
volume
tazioni
,
non agevoli a
lemiche,
inedite,
come
non tralascer di notare come l'opera s'adorni di alcune zincotipie, (juantunque non possano dirsi riuscite molto felici. Del metodo e dell'economia del lavoro non possiamo discutere, poich ce lo vieta l'A., il quale con la dichiarazione posta sul principio ci d conto
libelli.
a'
quali
gli
si
rigorosamente attemostrarsi,
fra di
quando
necessario
brani e
documenti, mettendo
le parti in
buona relazione
vi sia
loro, lo fa
a far
sempre a tempo e bene e garbatamente. N mi pare rilievi salvo che di minuzie. Alcuni pochi voglio tuttavia
luogo
notarli.
Af>
donsela
nthutrtima Signora
S.
naturo di
nelli, del
pocda un sonetto per moDicm BUmpato tiM'Omagfio pottieo alla mobik Ama Maria da rioni che Mtb rabih rtUgio iwITAkM maCeeiUa dtUa citt detta 9ptMa, M.DCC.XCI. Ti tana pocria del Censi, del Betti-
ne
Muu,
del Fantoni.
40G
RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
ferma TA. che fra quelli che celebrarono Gorilla incoronata negli Applausi editi dal Bodoni l'anno 1779 vi Buonafede Vitali il celebre avventu riero (p. 352): il che non pu essere perch egli era morto il 2 ottobre 1745, e
il
nome
lui,
arcadico di
e noto
Egisto
Mantide risponde
all'altro
Buocol
nafede cugino di
oltrech
per altre
P. Aff. Quanto poi del conte Gastone della Torre di Rezzonico comasco
(p. 349; pu vedersi il Litta e meglio il Pezzana nelle giunte agli Scrittori parmigiani dell'Aff e per le sue relazioni con Gorilla, di che toccato in una lettera di questa al Pagnini (p. 360), sarebbe riuscito utile consultare la Corrispondenza epistolare di Gastone stesso edita a Como nel 1830, dove sono altres due lettere della poetessa le quali appunto si riferiscono alle cose
;
scritte al
citata.
Napoli poteva toccarsi un tratto di Labindo che compose allora appunto cinque odi oraziane, e segu poi a Napoli la
corte
sua lettera
al
conte
Fantoni ,
Achille Nerl
GIUSEPPE MAZZATINTI.
delle
cini,
hMoteche
1886-1887
(8:
pp. glxxxii-2o6;
II,
pp. viii-662).
Maztro-
vasi l'inventario dei codici italiani della biblioteca Nazionale di Parigi pre-
saggi,
al
poco esatto e incompiuto Marsand ed allo scheletrico supplemento del Raynaud, possiamo anzitutto rallegrarci di quest'opera, che ci mette in grado
di
il
come ho detto, il primo volume con una estesa introduzione. Essa come doveva essere, di natura tutta bibliografica e riguarda la costitudella
Nazionale.
Questo
biblioteche nostre,
piutesi a
o,
a dirla pi chiaramente, da
celebri
comalla
danno
di
alcune nostre
biblioteche.
Due particolarmente
di
sono
le biblioteche
che diedero
il
maggior contingente
mss. prima
i
tempi)
d queste
La biblioteca occupa per l'appunto il M. col massimo amore. Aragonese, fondata in Napoli da Alfonso I, crebbe particolarmente sotto Ferdinando I, il quale usavn confiscare i codici dei baroni congiurati. Sotto
preziose
si
due raccolte
giacch Alfonso
di
II
il
molto
(I,
xxix-xlv).
RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
407
Carlo Vili, nella sua venuta in Napoli, sottrasse molti dei codici aragonesi; Luigi XII ne comper altri da Isabella vedova di Federico III. A pi di 260
ammontano
m^.
latini,
modo passarono
M. distingue secondo
o,
secondo
i
gli stenmii
che recano,
nomi
sono indicati
(I,
Solo
cu-
di essi conservato in
un cod. di Madrid e
pubblicato nella Revista de archivos, hibliotecas y museos del 1874. 11 M. L'altra ne ristampa la parte comprendente i mss. italiani (1, Lix-Lxra) (1).
a pr' della parigina, la Viscontea-Sforzesca di Pavia, derubata da Luigi Xll. Questa splendida biblioteca, di cui notissima la illustrazione del D'Adda, fu fondata da Gabiblioteca italiana che
fu largamente sfinittata
leazzo
11
il
primo nucleo,
la libreria si
and
di
mano
in
mano
Filippo
su
un inventario, che il una copia passatane alla Braidense. Allora i codici erano 951 (I, lxxxi). Ma sembra che la liberalit dei duchi facilmente permettesse (come d'altronde era costume dei signori del tempo) che i codici si estraessero dalla biblioteca, e che ne nascessero parecchi inconvenienti, giacch il 28 nov. 1453
Bolognino degli Attendoli riferiva a Francesco
< tratti et manchati de molti libri
et di
Sfoi-za
che erano
stati
ex-
pyu
belli
(2).
duca,
Facino da Fabriano
ritirare tutti
i
la
cura di compilarne
e
riporli
un secondo, ingiungendogli
loro
scaffali.
di del
codici prestati
uei
L'inventario
Giornale (3). I manoscritti Pavesi furono in seguito aumentati da Galeazzo Maria Sforza e segnatamente da Ludovico il Moro: ma il periodo di vero
splendore di quella libreria era gi passato.
Con
U Mazzatinti
mss. ora
parigini pro-
venienti dalla libreria Pavese. Dagli stemmi, dalle insegne e dai motti posti
co-
di Virt
(1,
lxx-lixiv), quelli
di
lxxv-lxxxviii), quelli di
(1) Ti
di
Orhm
della
(2)
/urio$o, no Corttgiano
una raccolta
Alamanni ed una
delle ibm
ecc. ecc.
D'AoDA, Indagini tuOa libreria ViscontmhS/orgnea, MUano, 1875, I, M. cke mot aociunMti illMfaraafU U Uknria favese fuono reewtoMnte tti (3) I, 83. dal Mona nel BMh/Ua, VII, ni -10 e 12.
IMU
408
Francesco Sforza
quelli di
(I,
RASSEGNA BIBLEOGRAFICA
lxxxviii-xci), quelli di Galeazzo
il
Maria Sforza
^I,
xcii-xcvi),
Ludovico
Moro
(I,
non
esistenti a Parigi,
ma
in
qualche
altra
non manc di darne notizia, sicch il suo studio pu servire egregiamente non solo ad illustrare il fondo italiano della Nazionale, ma anche a porre un solido fondamento alla ricostru,
Con
pi ragguardevoli
il
ci-
meli di cui
i
si
onori
il
M. esamina
sono
che
da
nell'altra gli
scorta sicura
seduti da Francesco
(1,
pi ragguardevole quello
(I,
XIV
da Filippo Bthune
a penna
nel
acquistati da Luigi
XIV
(I,
(I,
Colbert
acquistati
(I,
1732
da
Luigi
XV
in
cxxxv-cxlv),
mss. Mazzarino
Francia
dall'Italia nel
(I,
tempo
delle vit-
gran parte
restituiti
clxxv-clxxx).
utile di essa
S.
II.
i
Giustina
La
disser-
pochi codici
ma
Il
M.
notizie
precise ed ordinate di
una
nota.
Feirai
in
questo suo
la storia
con la guida del Federici, che nel 1815 fu opuscolo. Il primo indi S.
cremento
alla biblioteca
Giustina
ma
poi
non nel principio del sec. XV. Il maggior splendore le venne da Palla di Noferi Strozzi, che morendo a Padova le lasci per testamento gran parte dei suoi mss. greci. Essendo a questo sucdecadde per non risorgere
ceduto un altro dono di codici, dal padre Placido Pavanello,
al
si
Questo primo ordinamento dur per tutto il secolo XVI; ma nella disposizione dei codici non tard ad entrare grande confusione, perch non venivano sempre messi al loro posto, talora erano prestati e non restituiti, tal'altra trafugati dai monaci cassinesi che
libreria.
fermavansi in Padova qualche tempo. Solo alla fine del sec. XVII l'abate Giovanni Barpo pens ad un nuovo ordinamento, che fu compiuto nel 1704. Durante il sec. XVIII la biblioteca acquist grande riputazione e si and
sempre pi aumentando
stiani
il
sotto la sorveglianza di
la seconda libreria di
ed
il
Liruti;
ma
valore della prima. Sopravvenuta la commissario francese Monge priv la biblioteca di 17 mss. e 31 incunabuli, che andarono a finire nella Nazionale di Parigi. Ma come sempre suole avvenire, i monaci non diedero al demanio il buono ed il meglio della loro
uomini dotti come il PeriSanta Giustina non ebbe mai abolizione dei monasteri del 1797, il
RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
raccolta.
istituti
1
409
qua e
l,
a pubblici
od a
Quindi un altro piccolo numero dei loro mss. entr in1797, nella maggior biblioteca parigina
;
direttamente, dopo
altri arricchi-
rono
il
passarono
e
i
ad Ashburnham
significanti
furono trasportati in
(U, 549560).
Brera
meno
rimasero
Padova
il
di codiai
che decorarono
monastero padovano
di
certamente la pi preziosa
cui
era la prima, arricchita dal lascito di quel Palla Strozzi, discepolo del Crisolora, raccoglitore passionato di codici greci in oriente,
il
nome
in-
Italia.
Ma
pur troppo
dispersi nel 1599 Gio. Vincenzo non aver potuto riconoscere nella biblioteca di Santa Giustina alcuno dei libri lasciati da Palla (1). E tuttavia qualche cosa il poter conoscere quali precisamente fossero i mss. della prima biblioteca, giacch forse per questo mezzo si potr in seguito venire a qualche
prima degli
altri
identificazione.
(II,
Il
modo
579-667) l'inventario dei mss. di Santa Giustina, redatto dal 1453 al 1484,
lui
da
biblioteca del
Museo Civico
di
Padova.
grammaticali e
retorici di umanisti.
Di mss.
storici
volgari v'
scarsit
grande: della
contro
del Pe-
Commedia
infatti si
esemplari,
ma
per
empie
la
maggior da aggiun-
volume
il
seil
constatarla),
con-
tali indicazioni non pu giudicare senza il confronto coi testi descritti. Dir tuttavia francamente che questo indice cos'i sommario non mi sembra possa rispondere del
il
pi delle volte
il
primo
Il
voi.
una
nomi
M., sap-
piamo, la riserba ad opera compiuta: ma noi la avremmo preferita subito dopo l'inventario, o per lo meno in calce al voi. secondo, giacch da essa resterebbe grandemente semplificata la ricerca ora difficile e fastidiosa.
La
tavole di
una cinquantina
di
mss.
Intorno alla scelta di questi mss. illustrati potrebbero essere fatte parecchie
ma
io
(1)
li,
569.
fliomaU
27
410
RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
difficile,
il
di 50;
ma
sarebbe pur questa, che 2000 codici pur misera cosa la descrizione particolareggiata non potendo fare altrimenti prendiamo quello che il M. ci d, e
Una
osservazione capitale
siamogliene grati.
Io
dal
non mi estender molto nel discorrere dei codici largamente descritti M. Ogni studioso si far premura di esaminare il volume da s, e senza
comperarlo,
pensiero
il
pubblicazioni
di
nel secondo
portano, io
un prezzo mitissimo. Siccome i mss. sono volume disposti secondo l'ordine progressivo del numero che non far altro che darne breve notizia, raggruppandoli per cro-
77. Div.
saggi,
fra
(1).
cui
40-43)
(li,
uno nel quale sono dati cenni biografici dell'Alighieri N' 6t7. Volgarizzamento della Storia Trojana di Guido
211-217).
giudice. Saggi
N" 91.
cio
dieci
comandamenti, I
S.
fioretti di S.
Francesco,
La
leggenda delle
stimmate di
Francesco. Saggi di
N
(2).
112. Omelie
84-88)
XV.
(II,
N" 1647.
543-548)
(II,
().
N" 1094. Romanzo di Paris rispetti popolari, che il M. pubblica (II, 279-85). N' 395 e 567. Spagna in rima. Qui riprodotto il N 1042. Poema in ottave G. IV secondo i due codici (II, 106-124) (6).
testo meridionale.
Saggio
217-226)
(4).
(5).
Seguono alcuni
dova
(7).
(li,
250-254).
mannino
di santi. Riferito
97,
i
N 96. Leggende Il M. ne riferisce tre brani (II, 11-33). un brano della leggenda di S. Tommaso apostolo (II, 57-63). Leggende di santi. Il M. d gli argomenti della Vita di S. Gititoli delle altre scritture,
rolamo e
fra le quali
(1)
(2)
I'Ive,
Vili
ieW Archivio
,
glottologico,
il
M. poteva avvertire che di questo testo pubblic un lungo saggio FloovanU vetustiore gallico, Paris, 1877, pp. 174-190. Il Eajka Origini
(3)
,
Dakmebtbtee
132
,
De
p.
lo
richiama
insieme col lesto toscano da lui pubblicato, alla forma pi antica della leggenda di Floovent. Basile, (4) 11 Eajna lo dice {l. cit.) propriamente campano . Cfr. Ive, in Giambattista
anno
(5)
I,
no
2.
le
,
Italia, vedi
Melzi-Tosi,
cfr. Melzi, Bibl. rom. cavali., Milano, 18.38, p. 303. Una no1886, pure in Chabaseau, Notes sur quelqites mss. proven^aux perdus ou gars , Paris
,
p.
58
n.
(6) I
(7)
illustrati dal
Lo
RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
zione
il
411
viaggio
De
tre
monachi che andavo alo paradiso terrestro e troN 88. Dialogo di San (II, 63-75) (1).
(II,
Leggenda di
(II,
primo
titoli
Saggi
557.
(II, Il
N Ili. U Libro Paolo. Estratti N^ 597. Esposizione 204-210). N to9, 606, 607,
44-51).
S.
75-84).
comparativa
la
(II,
171-179)
(3).
(2).
utilissima tavola
di
rime antiche,
Le rime, di cui qui data la tavola (li, 166-171) sono di Bindo Bonichi, Lapo Gianni, Guido Cavalcanti. Questo codice rimase ignoto all'Amone ed all'Ercole (4). N" 1035. Rimatori napoletani. Tavola (II, 2134-246) (5). N* 561 e 1036. Raccolte adespote di rime d'amore. La prima
seconda di prose
(II,
192-204 e 246-50).
Parmenione, alla
un Teotlo ad Eleonora e a Federico d'Aragona, a donna amata, con risposta. 11 cod. sembra provenire dalla
di
(II,
124-129).
N"
(li,
portante raccolta di
ecc.
Il
M. ne diede gi
qui
la tavola
pi correttamente. Di
ben poco. Parecchie lettere del Barzizza e del Merula, una di Filelfo, 22 epigrammi latini proposti per celebrare la statua equestre di Francesco Sforza nel 1482 (11,285-509). Mss. DEL. SEC. XVI. N" 526. Il credo cosiddetto di Dante e 36 laudi
Francesco
N"
cosiddetta Raccolta
de Padua
ali milli
e qnatrooento
comandamento
manda
(1) Cfr.
Leggende del
tee.
XIV,
HazzATncn, Alcuni eodici dell rime di JaeopoKe da Todi, in Misetllana frameeteami, MI. naMmale di Parigi, nella medes. Miscellanea, l, 76 agg.
il
Di questa
H. non
&
motto nel
toI. II
ne d isTeoe
i titoli
in
109-10. Si sarebbe
desiderato di
aTeme maggiori
d'amor iati
la redaaione
(sec.
un
XLI, 36
XIY)
col titolo di
diretto al *nirabUe
italiana
ma
le
Ketro Ferrato e pubblicate a 100 esemplari in Padora nel 1871. (4) Se ne oocnp inrece A. Oassielli nel soo lavoretto sa Lapo Gianni, Berna Qiom., X, 263.
(5)
1887.
Cfr.
il
M. Ma*-
VH, 418
e Vili. 818.
412
aragonese^ cio
della
RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
raccolta
(II,
di
130-166)
sec.
N 560.
ex. o
(II,
Miscellanea di rime
in.
ma
auliche del
XV
XVI
Ve
n' qual-
cuna
coi
nomi
179-192).
N" 1069.
set-
M. ne d
quella di
S.
Giorgio, in
Lamentela da mandar a una zovene che fosse am,ante sua, la Novella de un povero sarto, la storia di Florio e Biancofiore e quella di Piramo e Tisbe (II, 265-279) (2). N 1544. Miscellanea di rime religiose. Tavola (II, 541-42). Nota particolarmente tre poemetti, uno sulla Passione, l'altro sulla Vendetta di Cristo (3), il terzo sul finimondo, N" 1047. Orfeo del Poliziano e una serie di poesie auliche, probabilmente della fine del quattrocento. Sono ecloghe in isdruccioli, sonetti, barzellette, stanze. Tavola (II, 254-265). N" 1543. Miscellanea di rime italiane e latine di poeti del secolo XV cadente, per la massima parte sforzeschi. Tavola
(li,
509-541)
(4).
(1) Il
pi.
M. afferma
in
I,
109 e ripete in
II,
XC
E. 5. 5. 43) e nel Mgl. VII. 7. 1208. Quanto ai due primi codici, egregiamente; quanto all'ul-
il
M. cadde,
io
richiamo
ai
ni 9 e 10 della clasil
Casini designa
Laurenz. ed
il
Palatino.
al
Il
Mgl. VII.
7.
sarebbe stato
M.
l'accorgersene se avesse gittate l'occhio sulla lista dei poeti che vi figurano e avesse conil
(cfr.
Carddcci
Fi-
v.
n. 5),
non
240
scosta da esse .
Tale nota
va bene per
il
Laur.,
ma non
I,
per
Palatino. Oggi ho
minutamente raffrontato
la tavola del
M.
con quella del Palatino 204 data nel recente catalogo dei Codici Palatini della Bibl. Nazion. di
Firenze, Roma, 1886,
la
la Vita
e per contro
il
46
e) e il
mi passaste
al
core
(e.
53
1>).
Ma
la
fio-
come
I'Arnone
Ercole.
Il
sonetto invece
lo
sia,
assegnano
il
una
amore
C'odd.
paUit,
I,
231).
In fine
Dunque
denza
fra
Parig. e
il
Palat.
si
le poesie di
Lorenzo
medesimo ordine, poesie che mancano nel cod. Laur., che il pi antico dei tre Caix, Origini, Firenze, 1880, p. 14). Rispetto dunque al cod. Parig. raffrontato col Laur.
giusta e invece
la
mia asserzione
cit.,
dal
M.
(I,
109).
(2) Il
rifer e illustr
alcune
poesie.
(3) Altri testi
(4)
a penna ne cita il Gbaf, Roma, I, 408. La corrispondenza di questo cod. col Mgl. II. II. 75
fu
da
me
rilevata in questo
Oiorna,
RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
413
N 293. Documenti genovesi del 1747. < Con Mss. DEI SEC. XVIIl E XIX. tiene una raccolta di lettere al governo francese, la maggior parte delle quali del doge di Genova, relative all'intervento della Francia nella
< guerra genovese di quell'anno
lettere autografe del
Canova
al
il
N 65. Centodieci . Tavola (II, 89-98). Quatremre de Quincy. Tavola (II, 3340) (1).
M.
ci
Questo
vedasi,
il
materiale che
offre nel
Come
non poco, n
di piccol
valore. Gli
studiosi
delle
altre
Rodolfo Renier.
A.
GOLD MANN.
s.
XJJI-XV.
(Estr. dal
Bibliothekwesen
anno IV,
Il
fase. 4, aprile
dottor A.
Goldmann, che
si
di letteratura medievale, ci fa
occupa con molta erudizione e competenza dono in questo suo lavoro di tre cataloghi di
il
contenuto e la mole,
ma
xiii,
tutti assai
racchiude
una ricca
nica
:
suppellettile di
liturgici,
di
SS. Padri, la quale presenta codesta designazione, per verit troppo lacoIsti
S.
Andrea
il
Goldmann
scrive di
si
non erro, mente alla postilla che 1* autore del catalogo aggiunse all' indicazione d'un volume che conteneva certa Omelia quam iabet presbyter Sancte marie Rotonde. Ora noi sappiamo
stabilire in
non saperlo
,
modo
pi concludente;
ma,
se
potrebbe tentarlo
quando
si
ponesse
V, 238. Ora ho potuto eonfirontanie le due tarole, essendo qnelU del Mgl. a stampa gi da parecchi anni in
II,
127
sg^g.
La
da me ar-
cod.
canti
La corrigpondenxa
nel rimanente abbastanza precisa e forse delie piccole dirergenze che ho no-
olpa
nel Parg. sono 3, nel Mgl. 2 e per contro nel Mgl. ri sarebbe una poesia di pia del Sannazaro
(cfr.
Bakt.,
II,
142 e Mazzar.,
Il
144 e
Mzzat.,
II, 525). Il
M.
(II,
509) nega che dei dae codici l'ano derri dall'altro. Terrei sapere
me sembra
inedite.
H
,
A%.
Attilio SaHhtti
mi manifast,
mtA
aoao, l'iatoB-
zione di pabblicarle.
(2) Il Tol. 3
,
oonterr pradaanente
gli
sannao
gli indici, le
gionte e
hi cor-
414
come
nel
RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
col nome di S. Maria Rotonda si fosse soliti e in Roma, designare il Pantheon. Se si riflette poi che il calegge in un codice romano, crescer, o m'inganno, la probabilit ci enumeri i libri di una chiesa che esisteva in Roma. Ma in S. Andrea sono adesso dedicate quattro chiese; S. Andrea della Andrea delle Fratte, S. Andrea a Monte Cavallo e S. Andrea fuori
medio evo
Roma
talogo
e fuori di
si
che esso
Roma
Valle, S.
la porta del
Popolo.
Su quale
di
scelta
Messe
in disparte,
due ultime,
alla
la
si
gara
si
correr tanto
allontanarci
dal
la preferenza
prima,
catalogo che
il
dottor
Goldmann
fa seguire a quello di S.
Andrea
si
legge
mano
trecentista, e ci fa conoscere
un'altra libreria,
non monastica, ma, a giudicarne dalla natura delle opere di un privato studioso, il quale se l'era in parte formata con le proprie fatiche (1). Essa ci offre adunque un'idea abbastanza precisa delle cognizioni e dei gusti di un uomo colto nel sec. XIV. Accanto ai poeti ed agli scrittori pi noti dell'antichit, Virgilio, Orazio, Ovidio, Lucano, Persio, Giovenale, Sallustio, Valerio Massimo, Cassiodoro, vi figurano molti
che conteneva, propriet
scritti
grammaticali, e parecchie
di
lo
Schiavo
di Bari,
il
loro possessore
non
di frequente,
commen-
tari
che costui
;
Flore simul
ne aveva dettato: sumrna notarie glosata cum Aurora et ed inoltre anche gli scritti del noto commentatore di Rolan-
dino, Pietro de Boatter. Di Pietro anzi troviamo qui registrata un' Ursulina,
hanno
(2).
sommariamente rammentati
libri
dal
certi
la parte
pi moderna,
come sarebbero
Flos amoris di Andrea il Cappellano. Ma degno di nota sopra tutti mi sembra un codice, il contenuto del quale significato in questo modo alquanto enimmatico Epistole Dantis et mngistri Johannis de Virgilio et diaffanus eius (3). Che lo scrittore abbia chiamato epistole le ecloghe che formano la poetica corrispondenza dell'Alighieri
Alano,
di Nigello,
ed
il
(1)
Lo
scrittore
:
annovera, fra
similiter
altri codici,
firgilius
non
liqatus
manu me a
scriptus;
lisatus et scriptus si Hill Imo. Sar da leggere simili modo. trad. (2) Vedi Fautuzzi, Scritt. Sol., t. II, p. 201; Saviont, Star, del Dir. Rom. nel M. E., Bollati, Torino, 1854, voi. II, p. .518; Bethmann-Hollweo , Der Civil-Prozess in Mittelaller.
poco dopo
Lucanus
non
P.
Ili, p.
(3)
194.
Pag. 143.
RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
col professore bolognese s'intende assai bene.
415
altrettanto
Ma
non
bene
s'inri-
tendono invece
ferirsi
le
che a Giovanni del Virgilio; diaffanus quindi dovrebbe essere il titolo, forse corrottamente riferito, di un'opera di Giovanni a noi non per\'enuta. Di mole assai maggiore, ed anche di maggiore importanza che non siano
i
precedenti,
il
Goldmann. Fra
mss. Ashburnhamiani
ne ha uno, ora contrassegnato col n. 1897, il quale deve originariamente aver fatto parte di un codice molto pi voluminoso, e del quale non restano adesso che gli ultimi 30 fogli (1). Questo frammento
di provenienza Libri ve
di codice contiene l'inventario
della
biblioteca del
in
Convento
di S. Spirito,
tre parti.
La prima contiene
fio-
claustrale
dell'
prima Generale
essi ammontano a cento ed un volumi (2). La seconda comprende un gruppo pi considerevole di manoscritti, trecentosessautanove, de' quali non indicata la provenienza, e questi formavano la libreria pro-
vescovo di Fiesole
priamente
parva).
detta.
La
la
descrizione
la
di
centosette codici,
(libreria
distribuiti in otto
banchi, che
componevano
libreria piccola
il
Goldmann ha dato
che se
alla luce.
li-
la ragione sta,
come
egli
scrive
(3),
in ci,
breria del Becchi e della libreria grande di S. Spirito possono essere reputati
non
il
privi di
un certo
non posseggono
per quel particolare valore che proprio del terzo. In questo invero, dice
Goldmann, si pu sperare di ritrovare le tracce della biblioteca lasciata ai monaci di S. Spirito dal Boccaccio tracce che si ricercherebbero vanamente
;
il
numero
di
opere classiche, di
scritti
Di
pi essa
presenta
la
collezione
pressoch
Petrarca e del Boccaccio; fatto degno di nota. Nella libreria parva > adunque,
e
non altrove, saranno da ricercare i codici gi posseduti dall'autore del Decamerone. Il ragionamento del Goldmann cogMe esso nel segno? Possiamo noi veramente considerare come provenienti da Certaldo i manoscritti che ci appariscono raggruppati negli otto banchi della libreria
parva
Prima
di
(1)
Ci
si
rilera
il
:
ms., da cni
il
XTII-XVIII) una seconda, 1* frammento nostro proviene, avesse allora gi perduto buon nofa
mer
di quinterni
ema non
e.
XY,
ed.
che
il
I libri
(3)
Pag. 139.
(4)
si
416
RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
Ne ricaveremo
certamente dei dati
di
soli
due medievali,
tenuto
la
come
S.
l'autore
(1).
ignoro cosi
il
con-
opere di
Agostino,
S.
Gregorio,
S.
Giovanni Damasceno
ma
come
il
primo
Jeronimi presbyteri conpletus, cum tabula ante. Et dyalogorum eiusdem quem conventui Sancti Spiritus dominus Laurentitis de Redulfis dono dedit. ligatus et copertus corio rubeo cum suis fiulcimentis, cuius principiuwi est. Gredimus in Deum patrem
Epistola
beati
Deum
Ille
hereticum
1'
interficit .
il
questo
invero
(e
mi
meraviglia che
il
Goldmann
abbia taciuto)
celebre co-
ha
da
mezzo alle antichit; e qui troviamo molti degli autori che il Boccaccio aveva certo posseduto Orazio, Ovidio, Terenzio, Giovenale, Lucano, Stazio, Tullio, Seneca, Fulgenzio, Macrobio. Anche il Timeo platonico ci si presenta nella vecchia ed oscura versione che ne correva nel trecento perch non si dovrebbe adunque credere che il Boccaccio lo avesse letto realmente, e non gi citato di seconda mano, come inclinava a sospettare l'Hortis? (3). De' codici riuniti nel terzo banco alcuni non hanno certamente mai formato
logia, in
:
il
De
insulis et
eorum proprietatibus
(4),
del quale
descrittore
non ha
sa-
si scordato di indicarci l'autore, ma che dVincipit riferitone noi possiamo con certezza identificare con l'opera che scrisse dopo la morte del Boccaccio Domenico Silvestri , notaio e poeta fiorentino. Di questo libro
puto
(1)
(2)
Comincia:
Infra
orribiUs
(sic)
l'altre
numero
lui,
che se ne
trovasse in Italia e fuori. Vi sono alcune epistole della interpretazione del Saltero, e altre dif ferenze di traslazioni, dove sono molti testi greci ed ebrei, i quali vi ha fatti mettere di mano
d'ebrei e di
mano
di greci
accuratissimamente
ci
diligenza ...
si
Il
uno
mettesse nella
lo volesse
vedere
frati
Anche
il
una collezione
(3)
(4)
delle epistole di S.
lat.
Gerolamo.
di G. B., p. 374.
Eorum
una
svista dell'Editore;
s
La grafia alquanto difficile e molto il cod. dice earum. che nella stampa siano incorse parecchie inesattezze; ma esse sono
pena
di rilevarle.
RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
al presente
417
blioteche, e
non esiste, che io sappia, se non un sol manoscritto nelle nostre binon gi a Firenze, come si jotrebbe credere, ma a Torino (1).
giunto,
il
che conteneva
B>'colicon,
questi
del quale
ha
(2).
E come
il
quarto
Aretini.
Non
i
ha invece alcuna
Gertaldo
quali sono
il
Elementalims
gerarchia
animalibus;
et mistica theologia ; lo Scriptum, esso pure anonimo, super librum de causis Aristotelis; il Brito de vocabulis rerum, il Tobias versificatus (il noto poema di Matteo de Vendme), la Cronica Eusebii Jeronimi cum super additis, alla quale erano allegate alcune operette del Petrarca, le Istorie Pauli Dyaconi, l'Orosio, il Prisciano minore e l'Ovidio, De Ponto. Non son sicuro che debba unirsi a questi il Liber Victorii Forchetti de Jania (sic) ad Judaycam perfidiam, che piuttosto parrebbe dover esser stato esemplato da penna claustrale. Anche nel quarto banco ci si aficciano libri che niuno avr difficolt ad ammettere possano esser stati o copiati o acquistati da messer Giovanni. Tali sono le Divine Institutiones di Lattanzio Firmiano, e soprat-
il
De
finibus
bonorum
et
malorum,
il
due opere retoriche tanto studiate nel medio evo l'autentico De inventione e l'apocrifa Rethorica ad Herennium. ggiungansi un Boezio, un Giustino, un Prisciano e alquanti trattati gramofjtciis (in
;
De
doppio esemplare), e
le
artis
nove magistri
(sic)
Tulii
da notare anche
il
Tractatus spere
iaterialis di
phorum, un Compendiloquium de vita et dictis illustrium philosophorum, ed infine il poema di Gualtiero de Chtillon sulle gesta di Alessandro Magno,
che
di
il
(3).
Notevole
Goldmann, il quinto banco per la copia codici petrarcheschi e boccacceschi che vi sono raccolti. Di messer Franil
come avverte
(1)
Le
parole
eon
dal descrittore:
Cum
le qiuli il Dt Ituu eomineiTa nel cod. d S. Spirito , sono cos riferite plur* meeum reuo. Ora il ms. I. III. 12 della Universitaria di Torino, car,
taceo di
mano
et
e comprato in Firenze
dor
d in*uU$
oUm
cbe per
Cum
pluritt
et poeta
preelarut
fttto
Di questo libro ha
gnadMfane
Op.
Kam
e.
eit.,
(3)
p 42S.
418
RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
il
Be remediis utriusque
fortune,
il
medicum, le Epistole poetiche ed il Bucolicon. Del Boccaccio, oltrech un altro esemplare delle Genealogie Deorum (il primo forma il numero primo del terzo banco), due del De claris mulieribus e delle Bucoliche, uno del De casibus virorum illustriurn. E se qualcuno mostrasse di meravigliarsi per questo numero assai rilevante di
vita solitaria, e VInvectiva contra
De
gli
solito raccogliere
(1),
con affettuosa
monaci
di
altre,
onde
Completano
il
crum
classici
(sic) et
i
alia
multa
(3).
E come
non
si
pu aver
Quinto Curzio, Anneo Floro, Giulio Celso (cio Cesare) sono infatti gli storici de' quali il Boccaccio fece larghissimo uso; Apuleio, Seneca come Aristotele
gli
somministrarono spesso
utili notizie
(il
tragico)
Ausonio vanno fra qua' poeti che formarono le sue delizie. N v' diflScolt a ritenere che dalla sua biblioteca derivassero anche i due codici di Quintiliano, il De institutione oratoria, inconpletus, che era primo del banco settimo, ed il De causis (questo completo), che era sesto dell'ottavo. E pur suoi posson esser stati il Valerio Massimo dell'ottavo banco, come pure lo Scriptum
Stazio,
magistri Dionisii de hurgo super Valerio maxima, VExpositio fratris Nicholai Tranht (sic) super tregediis (sic) senece, il Servius super Enei/dos Vergila, che ci appaiono in questo stesso pluteo insieme ad un trattato
un anonimo poema De rebus naturalibus. Siamo cos pervenuti al termine del nostro esame. Ed ora quali conclusioni ne trarremo? Risulta certo che la libreria parva si debba identificare, come il Goldmann crede, con la biblioteca legata dal Boccaccio ai
astrologico e ad
frati di S. Spirito?
conti-
nuasse ad affermarla senza conforto di prove. Noi sappiamo, egli potrebbe dire, che la libreria del Boccaccio, rimasta dopo la morte di fra Martino da Signa (10 luglio 13S7) chiusa a lungo dentro certe casse ed armari , ne
(1)
(2)
Vedi HoRTis, Op. cit., pp. 512 e sgg. Tanto attesta Giannozzo Manetti in quel luogo
*ubi
petuum qiwddam maximae ac pene incredibilis in transcribendis Codicibtis * monium posferis extaret. Vedi Makki, Ist. del Decamerone, Firenze, 1742, P. I,
(.3)
dilifientiae
tesii-
cap.
XXVI.
p. 82.
Codesto doveva
gli
quanto
essere uno di que' zibaldoni nei quali il Boccaccio era solito appuntre pareva degno di esser ricordato nel corso delle sue letture.
RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
fu cavata, quando precisamente non
si sa,
419
il
dal Niccoli;
quale la allog a
biblioteca
il
nome che
la distingueva,
?
ma
porta nell'In-
che la libreria di S. Spirito fosse distribuita, una grande ed una piccola e che quindi nel convento esistessero nel sec. XV non due, ma tre librerie; la grande e la piccola, ambedue monastiche, pi una terza, la boccaccesca?
sale,
:
La
i
il
Boccaccio ai
dame
donata
al con-
Ma
codici
del
Boccaccio, che
comunicava con
grande
libreria, si
boc-
caccesca
si
chiamasse solitamente
realmente andate
Che
cosi siano
cose
mi par
modo
da ci che ora vengo ad esporre. Narra il Da Bisticci nella vita di papa Nicol V, che costui, quando non era ancora se non maestro Tommaso da Sarzana, trascrisse di suo pugno, di lettera tra l'antica e la moderna,
assai perspicuo
il
trattato di S. Agostino
frati di S. Spirito,
Contra Julianum
che
lo collocarono nella
notato
ma
teremo
banco F in un' opera cosi descntta Item in eodem bancho < liber mediocris, Augustinus co[ntra\ Julianum hereticunv eiusdem cc[ntra\ epistolam pelagianorum completus cum suis requisitis copertus cum corto
al
prima carta
temporanea,
ma
i
diversa, aggiunto:
libreria . Senza dubbio questo codice, della conservamonaci si mostravano cosi gelosi, doveva avere gran pregio. Chi negher adunque che esso sia quello scritto e postillato da Tommaso di Sarzana? Collocato dapprima nella libreria grande, il prezioso dono del dotto pontefice venne poi trasferito, onde fosse pi al sicuro, nella piccola.
situs est in
pania
(1)
(2)
TU
Op.
26.
f.
(3) Cod.
Ahsborn. 1897,
grande
al
banco
(f.
36
1),
21 r. Anrbe nn altro cod. dw erm collocato dapprima nella libreria nn Papia in dtritatiom'bm Meabutorum ne Tenne poi lerato per ne aTrert* na noterella aggiunta in margine: PotitHt ut fm d,
420
RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
ammirarlo il buon cartolaio fiorentino. Noi possiamo adunque senza tanti scrupoli accordarci col Goldmann nel ritenere che l'inventario del 1451 ci offra un fedele ritratto della libreria
boccaccesca di
la raccolta del
S.
mezzo
il
secolo
XV. E
Boccaccio
che
frati
parva non ci offrono che un centinaio di codici. Il numero veramente esiguo e non sarebbe possibile pensare che cosi povera fosse stata la biblioteca del Boccaccio, anche se mancassero prove del contrario.
Ma
le
prove
era
(2).
non mancano. Ci
attestato
;
Genealogiae
librera
e qui
non ve
n'
traccia.
La sua
di
E
il
preferenza con-
La
dopo
la
sofferte
come
ci attesta Vespasiano, dentro casse ed armari per lungo tempo e probabilmente mal custodita, essa non pot non eccitare molte cupidigie, che
inappagate.
il
saccheggio
che
il
XV. Gi
vediamo
che il periculum latronum, al quale si era voluto sottrarre il codice donato da Nicol V, fosse reale e gravissimo, ce lo attesta anche il fatto che nel 1466
apposta alla descrizione di certi codici la nota fuit furatus
Guglielmo Becchi chiedeva ed otteneva da Paolo II una bolla che scomunicava coloro i quali fossero tanto audaci da involare i manoscritti spettanti
a
S. Spirito (6;.
il
il
Goldmann
non
fa parola,
il
l'incendio,
(1)
ma dovevano
cod. 10 del
essere pi assai.
II,
Come
credere,
Boccaccio
il
Banco
cando E
(2) (3)
p.
Alcune curiose notizie sulla libreria del Boccaccio, quando era ancora vivo deducono da un documento contemporaneo del quale mi occuper altrove.
(4)
il
libri
del Boccaccio
ciocch non
(5)
(6)
perdessino
p. p.
26
cfr.
anche
p. 480.
cit.,
144.
t.
Q. RicHA, Notizie istor. delle Chiese fiorentine divise ne' suoi Quartieri,
IX
(del Quart.
di S. Spirito), P. I, p. 58.
RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
di S. Spirito (1), avesse
421
il
Ma
minosamente da Enrico Narducci in un suo scritto che sembra aver avuto minor notoriet di quella che meritava (2), permette a noi di spingere alquanto pi in l del 1451 le nostre investigazioni. I codici boccacceschi, il da Bisticci, Naldo Naldi ed Angelo Poliziano ne fanno fede (3), si conservavano
ancora in
S. Spirito alla fine del quattrocento.
si; egli
Ma
vi
rimasero a lungo?
S. Spirito,
11
Nar-
ed in consealla
guenza quella pure del Boccaccio, non and dispersa se non in seguito
si
il
quale
io
al
gi riconosciuti o sospettati
si
tali,
boccacceschi.
la
mia
cer-
tezza
Il
fatti
primo
fatto questo.
Sommati insieme,
manoscritti passati da
S. Spirito
5).
di
questi
quali
ci) Si ripete
da tutti che
le
al
23 marzo
ma
i
in
un Rjcordo
dell'incendio, scritto da
nn contemporanoo
Capitoli della
Compagnia
ract. da
223),
si
Luoghi Pii
ms. Panciatich.
ricordo: 1430
(te;
1.
1470). Ricordo
si
di 21
di
marzo veniente
,
il
cinque di notte
appntse
Spirito
avevano
,
fatta la festa
< cosi arse
il
dello
duca
di
Milano Ghateazzo
ci aiuti.
et
Viva in etemo
Iddio .
(Il crocifisso
il
alle
come l'anonimo
non
quale in un codice in foglio grosso, in quarto, che contiene la Guerra l'unica scrtta da Leo-
nardo Aretino, et coperto d'asse , aveva di carattere antico e di qne' tempi >
rato ei pure
il
commemo-
fiero
avvenimento ed
fatti
d Fero. Leop
<
si fi
Del Miouoke in uno de' suoi Zibaldoni storici (Magliab. XXT, 4, 400, p. 477) come nuova conferma che la chiesa sola and distrutta dalle fiamme:
Santo in
S. Spirito e di poi la notte arse tutta di
si
d
A
rifu:cia
giamo a nostri
(2) E.
un
eod.
YaUc,
in
trattato di Boesio
<
De
mano
di Oiot. Boccaccio,
Atti della
CCLXXX,
(3)
(4)
serie III,
Mem.
248 e in.
(5;
422
aere con
le
RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
collezioni
descritte
negli
rimanenti,
maggior numero, ad et molto pi tarda. adunque non possibile rinvenire alcun nuovo codice boccaccesco fra i pochissimi che rimangono di quella collezione di S. Spirito, andata dispersa al tempo della rivoluzione, la quale si componeva di pi che un migliaio di volumi (2). Ma a formare questo numero cospicuo entravano allora pur sempre i codici boccacceschi? Il Narducci crede di s; io credo
il
In Firenze
invece di no.
Ed
ecco
il
perch.
:
oltre
la di
come
memoria il Narducci 11 P. Giuseppe Richa poco prima met del secolo scorso, parla della libreria di S. Spirito una buona libreria, e dice che vi erano tutti i libri di Giovanni
L'architetto
Federigo
mo-
governo francese, era una preziosa libreria, ricca di molti volumi a stampa e di non pochi codici fra' quali stettero un tempo, e poi andarono dispersi quelli lasciati per testamento da Giovanni Boccaccio.... Ora, se verso il 1750 erano ancora in S. Spirito scritture del
nastici avvenuta sotto
il
,
Marsili, e poscia
andarono dispersi
altri fossero
interamente
ma
come
Lasciamo
in disparte
il
Fantozzi,
non ha
che ripetere
le
af-
(4),
e rivolgiamoci a costui.
Le parole che
egli dedica
La
Ponente; n da niuno si contende che essa sia una delle buone librerie della citt ; non solamente per i rari e molti
il
libri
Madama
Cristina
ma
per molti
i
altri,
e per
libri di
Gio.
dicemmo
Se andiamo ora a vedere nel tomo VI, non troveremo altro che il ricordo d'una deliberazione dell'Opera del Duomo, in cui si loda il Boccaccio d'aver
lasciati
morendo
(6).
(1)
(ol.
S. Spir. 108
(2)
792).
Tanto
i
Tre
fra di essi
portano
(3) (4)
1
ni
1232-1234.
249.
Op.
cit., p.
Neppur
che
gli fa dire
il
pure (in
S. Spirito),
governo
francese,
una preziosa
,
stettero
un tempo
qtiflli
secondo, fase.
1,
p. 41,
Ducei, 1846),
Anche
Fantozzi, come
si
Op.
cit.
t.
VI
p.
79.
Anche
dal
Marsili al convento
il
Rich*
RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
Non
ricavare
423
dunque lecito dedurre dalle parole del Richa quel che ne vuole
il
codici del
Boccaccio
si
trovavano sempre in
rito esistevano
stito.
verso
il
1750.
Il
libri del
ma
che vi avevano
esi-
non gi presente; altrimenti avrebbe scritto vi sono . E del resto Richa non fa che parafrasare, e in qualche luogo riferire alla lettera, ci che prima di lui, nel 1652, avea scritto della libreria di S. Spirito il Rosselli. E costui, mentre afferma ripetutamente che la libreria conventuale (rifabbricata nel cinquecento come tutto il Monastero sulle ro\ine dell'antico edificio (1)), era stata quasi di sana pianta messa insieme dal francese fra Leopassata,
il
di Cristina di
Toscana
(2),
di quello
ai
,
ancora
come
alle
luogo
Xardncci
ma
che sono
TI, p. 126).
I libri
del Karsili
del
resto
alla
saa morte
vennero
claustrale. Ci
apprendiamo
codici
i
deUa
libreria
grande
f.
che portano
1.
titoli:
Cod. Ashb.,
(sic)
22
lUm
in
Aommw
e<mdicttoiu.
mbeo Arabamtu
dedmus Ungo
(1)
23
H Uber 4
de saeramentit m. odouici
(sic) et
m *odtm btmeho E Uber texitu martilH. Item m eodem banco E Uber dacwmu
23
1
:
Ittm
convento assai grande, e bellissimo e ridotto di presente in grado, che molto proSepoltuario, S. Spirito, Y.
< porzionato alla grandezza e bellezza della Chiesa, havendo dae bellissimi Chiostri, l'ano de'qoali
<
non
finito >.
I,
p.
IO (Magi.
II. i.
125).
poco prima
ci
il
mede-
simo scrittore aveva notato che < se noi rgoardiaifl? < convento, come quella parte del Chiostro grande in sa la piazza appi delle scalee
,
le reliquie
che ancora
restano dell'antico
(et quello
,
che qne-
< sfanno 1657 stato rovinato per rifarlo di nuovo alla moderna) e lo stanzone
,
che risponde
persuasi a
p. 10.
il
si
vedono , saremo
>
credere eh'
Faxtozzi, Op.
convento ecc.
il
Op.
eit.,
Cfr.
secondo
da Bartol. Ammannati dal 1564 al 1569 : cfr. Ricaa. Op. eit., t. IX, pp. 56 e sg. (2) K ...Fra l'uno e l'altro di essi (chiostri) una bella Libreria messa inema, o almeno gra demente accresciuta per opera del Padre Haestro Fra Lionardo Coqneo Fraaceae e Oonfigeson
< della Serenissima
Madama
il
>
SepolL, p. 13.
fh
poco
dopo ripete
< Fra
la qoal libreria
mewa
insieme
per opra et industria del Padre Maestro Fra Leonardo Coqoeo frate dell'Ordine di S. Agostino
e Confessore
Librera
.
di
Madama
eit., p.
Cristina
. . .
come
(J.
si
Op.
39.
A met
il
altrove di noovo,
come avverte
Bicaa
e). Intorno
al
Coqueo da vedersi
J.
F.
Ossaon,
BibUotkeca Auguttin. Autor, erit et ehron. (Ingolstadii, 1768), p. 259. Era nato ad Orlans, e sciiaee pareechie opere teologiche e polemiche. A Firenxe insegn il greco e l'ebraico; e alla bibUoteea di 8. Spirito don non solo
i
ma
anche parecchi
vengono da
lui
alcuni de 'ma. eh ti
oomamao
,
Salterio graeo,
sec
XT
424
il
RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
N avrebbe
potuto farlo
delle cose
davvero.
componendo
nel 1754
un Ristretto
non se ne trovava pi vestigio (1). La libreria boccaccesca, adunque che aveva gi sofferto perdite non lievi prima di essere collocata nei banchi fatti costruire dal Niccoli, deve averne e nella seconda met del sec. decimoquinto e nel decimosesto sopportate altre che ne procurarono lentamente la dispersione. E buon argomento a convalidare questa mia sentenza porge, se
e che
non m'inganno,
la storia di
la
un cod. famoso,
(2).
il
Terenzio laur.
noto
come
il
Ciampi,
lui
il
quale,
zibaldone magliabechiano da
scoperto,
manoscritti
mano
del Boccaccio,
di fronte l'auten-
esprimere alcuni
dissipati
Ma
i
dalla prova luminosa che in favore del Terenzio ci ora fornita dall'Inventario del 1451. In esso infatti fra
uno
cosi descritto
Terrentius culleus
comicus conpletits
et
cohopertus
corio albo, cuius principium est natus in ecelsis etc. Finis vero [penul(1) Cod.
Landau 972,
f.
118
contro
il
Anche
il
Manni
non
che pubblicava nel 1742 la sua Istoria del Decamerone, trattando in uno speciale capitolo 0Vodici che G. B. trascrisse, confessava riuscirgli malagevole indovinare quali fossero giacch
di si fatti
volumi
si
trovano
XXVI,
p. 82).
prime linee e della sottoscrizione dato dal Narducci in una tavola an-
nessa alla
(3)
cit.
memoria.
ms. autogr. di mess. 6. B. da Certaldo, Firenze, 1827, pp. 21 e sg. L'Hobus,
Monum. d'un
non
si
pronunzia in proposito,
ma
agli
il
Commento
Dante quello
Omero, incapace
maggior valore
l'enimma propostogli da
che
si
tenga presente un'altra circostanza: che nel Terenzio sono raccontati due aneddoti relativi ad Omero, e riferiti non uno, ma due epigrammi greci. Il primo quello che spetta alla morte del greco poeta il secondo alla sua nascita, ed espresso cosi JJe predicto homero unde
quando
si
fuerit non habetur aput presentes et idcirco plures grecie ciuitates illum ex se ortum fuiase contendunt, iit in seq*entibus duobus carminibus continetur :
s.
septem
Uiigant
civitates
de
radice
rison
ci.
homeris.
Epta
d.
chimi
erimennsi
ci.
polis
ci
ci.
dya
homiru
ci.
ci.
smirni
chios
colophon
pylos
argos
athyne.
di lib. XIV, e. 19 delle Oenealogiae Deorum il Boccaccio, dopo aver citata la testimonianza e Quod Cicerone {Pro Archia, 25) sul fatto che argomento dell'epigramma riferito, soggiunge etiam testari a uetustissimo graeco Carmine satis inier eruditos vulgato legiss memini sic
Ora nel
CX).
Non
tulleus
come ha stampato
ms. laur.
offre
il
Goldmahn
(p.
146).
il
RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
Urne carie]
tare
i
425
si
dum
si
uiuat ad
aurem
etc.
Se adesso alcuno
il
provi a confron-
dati
che
cod. laurenziano si
Non
solo
il
tectis
primo del
le
parole
dum
come
il
dubitare che
a met del
XV
Ma
il
ce lo manifesta la sua veste, giacch esso porta la legatura della quale furono
coperti
i
il
(2).
S. Spi-
qualche tempo
suoi
sotto
il
piccone demolitore.
Ed
compagni
Cos
di-
gi l'avessero preceduto, ed
altri
(3).
non voglio per aflFermare recisamente che nella nuova libreria, della quale per la munificenza di Cristina di Lorena e del suo confessore e consigliere si adom S. Spirito nel seicento, non avesse pi luogo alcuno de' codici che avevan formato parte delle antiche collezioni; qualcheduno ve ne era ancora fuor di dubbio (4). Ma i pi avevano gi preso il volo e le
cendo
io
finire!
F. NOVATI.
k'eiqd' d iiiuatad tmrem | oganmat. (1) Cod. Lanr. PI. 38. 17, f. 83t-84r: st&mpa: dum utu . . . ad aurem; mm uiuat legge assai bene nel cod. Ashbamh.
Il
6ou>Kuni
(2) Deponendo l' antica ]egatan in corto albo, il Terenzio ha natoralmenie perduto anche i fogli di guardia sui quali dovera essere indicata la provenienza ed il loogo che occupava nella < libreria parva >. Le guardie, che oggi esso possiede , non sono certo pi antiche del XYl sec. L'anteriore offre le tracde d'nna segnatura che mi stato impossibile decifrare.
(3) Io inclino fortemente a riporre ira i primi il Boezio vaticano, snirantenticit del quale mi sembra difficile conservar o^i de 'dubbi, dopoch 1' unica obbiezione veramento grave si sollevasse dagli oppositori, anche a giudizio del'.'Hortis {Op. cit., p. S41). quella cio che si fondav sull'ignoranza in cui s era intorno alla venuta di Bernardo Bembo a Firenze prima del 1478, stai* distrutta con d<>camenti irrefragabili dal Xardncci. Del resto anche per il Boezio l' Inventario ci porge un ottimo mezzo di comprovarne l'orgine ; vi ha in&tti nel banco quarto un Boexio , del quale dato Vineipit e Vexplieit. La penultima carta termina : quod etenturum deus uUL Ora &rebbe meetier che qoalcnno verificasse se con realmente finisca anche la penultima carte del cod. vaticano, e vedesse pure di ripescare l'altro codice vaticano, il Boezio De Arithuuttea che si dice portar la sottoscrizione del Boccaccio (Nakoucci, Op. eit., p. 246, n. 4). Noto intaate che an codice contenente V AriiMntetiea di Boezio si trovava nella libreria parva > (B. II, cod. 14, GoLoaixx, Op. cit., p. 147).
^w
(SenttoW
Becchi cosi, che per la loro natura non potevano eccitare troppi! desider, pare conservassero ancora in S. Spirito sul cader del cinquecento ; lo afferma almeno il Mazzochklu d'Italia, t. 1, P. II. p. d7) sulla fede di P. Man {Disc, della .Voi. di Fir. e de' fior., Firenze. 1593. p. 90 1, al quale si pu aggiuogere il Poociaim (Colai. Strip. Fior, owmit gtm., Florentiae, HDLIXXIX, p. 78), suo probabile fonte. Anche i due manoscritti del De JnsuUt e del Bueolicon di Domenico Silvestri aveva veduti in S. Spirito il Poccianti che scnsse nella seeond met del sec. XVI il suo Catahgus Script. Fior. Il Nbobi pure li ricorda; ma, per infiorare notizia delle sue consuete amenit, attrbniace le lodi del De Imulit al Boccaccio! voinmen aetrice (<*e) eeaaeriptui, cui titnins De Inaalis et eamm proprietatiboi, qaad Johannes Bo> eaccias ammitmti et aasanrari in Bibliotheea saoeti Spirita ordinis S. ayastini Florentiae, < aiBrmat (I) >. Storia degli Seritt. Ftor., p. 155.
(4) I codici del
ai
BiomaU
88
BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO
ANTONIO FIAMMAZZO.
Commedia.
pp. civ-112).
1 codici Friulani
tip.
della
,
Divina
(8
Gividale
Fulvio Giovanni
1887
Come
niano.
cava in Udine nel 1823 la Div. Com. giusta la lezione del codice BartoliIntorno a questa edizione
,
si
a parlare pi
il
esattamente
dettato dal
il
suo editore.
fosse
nientemeno che
medesimo
nostri,
tografi
Ai giorni non
sia
presso
mai, dopo gli studi del Bianchi e del Bartoli, alla dimora di D. in Udine Pagano della Torre non ci si crede pi, e molto meno si crede che il cod. Bartolini possa essere un autografo. Esso fu scritto verso la met del trecento, probabilmente nel Veneto, e acquistato in Roma da mons. della Torre circa il 1700 (pp. xv-xvi). Le sue pagine non sono del tutto nette; in esse compaiono correzioni di mano antica, sec. XIV, e correzioni e raschiature modernissime. Chi ha deturpato il testo venerando con queste ultime? Gi nel 1826 il Besenghi degli Ughi sollevava la questione delle alterazioni del testo Bartoliniano
incolpandone
il
il
Viviani.
una pioggia
di improperi.
medesimo
Witte
,
allorch se
sospetti
,
ne occuparono
su questo testo
paura.
il
Foscolo ed
il
dicendo
tutti
fondati
che
per
Ma
la
dovevano avere , il Viviani tacque senz' questione non meritava di terminare cos, e il
si
altro
prof.
forse
Fiammazzo
ha
fatto
La maggior
Il
le
BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO
toliniano provengano dal Viviani
sul cod. Florio
il
,
427
(1), il
Ma
Ol-
ms.,
mentre
il
comm.
Bartolini
4).
sembra
tracci
modo
il
sacco
(cfr. pp.
xxi . e lxxv, n.
come da un semxxviii).
esame
notare
il
Witte
(p.
Curioso
poi
il
come per
quella stampa
il
Bartolini,
Infatti
il
Viviani attingesse
maggior numero
della
ediz.
udinese da lui
(p. lxxi).
:
esaminate
Ecco pertanto
sotto
falsit
ed ommissioni nella descrizione dei codici che gli (al V.) dovevano essere
s'
era
proposto
d'
testi
poema
il
i
lxxv).
Non
poco davvero, e
essere
questa parte
polemica
F. avrebbe
potuto
meno
ma
fatti
da
lui addotti
anche
Se finora
le
manoscritti
danteschi
con accurata e pertinace pazienza il F. accennammo, sono: 1" cod. Fontanini esistente nella
Daniele del Friuli: ha un commento italiano che non
comunale
i
di S.
va
oltre
deWInfemo
Lana
e dall'Ot-
XV,
il
resto del
XIV
XIV
(pp. xLix-Lii): 3 cod. Florio (pp. uii-lvi); 4' cod. Claricini, sec.
(pp. Lvii-i,ix).
XV
il
Di
tutti questi
D.
C. pubbl.
confronto
dell' ediz.
Ora
del
il
presente volume
rettifica e
completa
porta quindi un'altra pietra al tanto desiderato edificio della edizione critica
poema.
(1)
si
bibl. srcirescoTile
il
cod.
428
BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO
COSIMO BERTACCHI.
Torino, medioevale.
di
geografia
(8,
Fornaris-Marocco, 1887
pp.64).
Nel 1881 comparve uno studio topocronografico intorno alla Commedia maggiore Vaccheri e dal prof. Bertacchi. In questo studio si proponeva una nuova costruzione delV Inferno; si sosteneva che la
di Dante, scritto dal
e che il monte del primo canto deVInferno. Tuttoci era svolto con larga dottrina, con precisione di metodo, con novit di
nell'emisfero australe
colle del
Purgatorio non
criteri.
Il
il
Gaspary
ed
il
Bartoli (2).
Ma ambedue
respingerne
Il
i
si
risultati.
dono
impossibile la forma
conica
discute le
Farad. (I, 37 sgg.) e su vari passi del Convivio. ha torto quando si lamenta della critica e giudica che il suo libro non abbia trovato lettori abbastanza pazienti (pp. 20 e 29); ha torto quando crede che al suo volume pieno di calcoli e di citazioni e riscontri si debba contrapporre un'altra dimostrazione negativa ugualmente ana litica per metterne in chiaro la falsit (p. 10). Appunto perch Dante non ha dichiarato apertamente il suo disegno , appunto perch noi dobbiamo arguirlo da cento piccoli dati, quasi sempre di dubbia o equivoca interpretazione, possibile proporre, non una, ma pi teorie, che rispondano
terzine del
il
mente su alcune
nostro avviso,
B.
ai suoi intendimenti.
La
co-
commentatori, che ha
ma
essa che
si
calcoli dei
La
critica
non ha bisogno
essa non ha che da proporre obiezioni. Gaspary accumul nella sua nota trovano davvero magra risposta in questo opuscolo. Nonostante l'armeggio del B., resta pur sempre un fatto che D., uscendo dall'inferno, si fa esplicitamente dire da Virgilio che ha cangiato emisfero (Inf., XXXI V, 112 sgg.) e quelle parole
le obiezioni serrate
che
uomo
sganni.
Storia, VI,
I,
VI passim.
Preludio, VI,
(4) Cfr.
BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO
resta pur sempre
isoletta
429
tale
il monte del Purgatorio tutto circondato dalle acque (Questa INTORNO ad imo ad imo... Porta dei giunchi; Purg., 1, 100), in modo che noa si saprebbe ove riporre la selva (1), per quanto il B. la voglia
E resta pur sempre la difficolt grandissima (non retorica, n pedantesca, come un sig. Brambilla la qualific, non sapendo quel che si dicesse) dell'essere, secondo la nuova interpretazione, chiamato colle un monte dirupato ed altissimo, giacch se un colle pu essere chiamato col nome generico di monte, non mai, non diremo da D., ma da nessuno, pu essere designato un monte coll'appellativo specifico di colle (2).
nell'interno dell'isola (pp. 18-19).
osservazioni che
il
tunque
citi
quell'opuscolo
(p.
31
n.)-
non come il B. in parte fa, ma con acconcia e larga dimostrazione. Noi gli vogliamo accordare non una ma cento volte che il disegno suo potesse essere architettato dalla scienza di D., anzi, diremo pi, esso sar persino d'assai migliore di quello di D. medesimo; ma giacch vi sono le esplicite parole in contrario del poeta, nessuno riterr che proprio in quel modo D. ideasse il suo inferno. Per rispettare la legge fisica della gravitazione non c" bisogno di quel disegno il Michelangeli lo ha mostrato. Cade quindi la maggiore fra le difficolt presentate dal B. e dal V. (4). Una estesa disamina, fatta da chi unisca cognizioni di scienze naturali e della loro storia nel medio evo (5) alla necessaria preparazione filologica, scioglier anche le
:
secondarie.
VITTORIO LAZZARINI.
Padova, Stab.
tip.
veneto, 1887
pp. 101).
dell'
A.
e quali
termini da lui
I
segnati
scorre di proposito sono venticinque, diciotto de' quali ricordati nella Leandreide. Questi diciotto sono: Andreolo Alemanno, Bonaventura Baffo, Gabriele
di Bernardo, Antonio dalle Binde, Giovanni e Nicol Boccassi, Marino Dandolo, Giovanni e Bernardo Foscarini, Giacomo Gradenigo, Marino, Marco e
I,
40.
(2) Cfr. SQ ci
(3)
anche Wittb, nel Magaiin fiir d Lit. de* Autandst, 2 ott. 1880. MiCHELseBLi, Sul dUegno deU'infemo dantesco, Bologna, 1885, pp. 45-47.
B. qni rammenta l'altra difBcolU della luna tonda
119).
redoU da Forese e da Dante {Purg., passo non dice punto, ci sembra, quanto il B. gli rorrebbe fkr dire. Non c* alcun bisogno di supporre che arnhtu Todessero la Urna tonda. And $i , non ei ti motlr.
(4) Il
XXm,
Ha
il
nosM
Schuidt
il
Debtr DanU'i
SUUung
trovare alcune, sono quasi tutte abbastanza comuni. Oli Accenni dell' Antonelli, eh' catal. Hoepli, sono nella notisainM raccolta Dante e il tuo tecolo.
430
BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO
Pietro Grioni, Marino Michele, Lorenzo de' Monaci, Maffeo da Pesaro, Pietro Polani, Giovanni Querini. I sette rimanenti sono Filippo Barbarigo, Antonio
:
Cocco, Belletto Gradenigo, Piero de' Natali, Leonardo Pisani, Nicol Querini, Jacopo Valaresso. Ora , sono questi tutti i poeti veneziani del secolo XIV ?
7,
sembra che
l'A.
ponga
tutta
che taluno
di quei poemi appartiene probabilmente al de Spagne; Prise de Pampelune) e che talaltro appartiene a quel secolo di sicuro (Passion du Christ edita dal Boucherie; frammenti di Oxford e di Udine del Rainardo e Lesengrino ; Buovo d' Antona della Laurenziana e frammenti udinesi dello stesso poema). Perch passarli sotto silenzio? Un'altra osservazione. Fra i poeti di cui l'A. discorre, sono, come s' visto, Antonio dalle Binde, padovano, Giovanni e Nicol Beccassi, trevisani. Se l'A. non voleva attenersi ai soli poeti veneziani perch discorrere di questi e
, ,
non anche di altri veneti, come Antonio da Tempo, Bontempo de Conciaco, Antonio Scolari? Della Leandreide che pur gli fornisce i nomi della pi parte dei poeti di cui ragiona, egli dice ben poco (pp. 11-17), e non si studia nemmeno di accertare il tempo in cui fu scritta punto che avrebbe dovuto essere per
,
,
lui di capitale
importanza.
,
La opinione
la
egli
sembra accostarsi
(1),
che cio
1375
al tutto insostenibile.
Leandreide sia stata composta circa il In fatti, per non recar pi che un argomento,
Andreolo Alemanno, che nel poema ricordato come morto, mori nel 1382. Con ci non vogliam gi dire che il libro manchi di pregio e di utilit. Per molti dei poeti ricordati l'A. seppe raccoglier notizie che, se non sempre
sono di gran
blic
,
rilievo,
o altri
,
poterono rinvenire.
,
Abbiamo
tratti dal
tutti inediti
meno uno
tratti
abbiamo due
di Belletto
Gra-
denigo con
le risposte di
da un codice
tutte le
abbiamo
rime di Giovanni Querini, pubblicate gi da S. Morpurgo neWArch. storico per Trieste e V Istria (I, 142 sgg.); quelle di Nicol Querini, pubblicate da
L. Biadene e da 0. Zenatti in opuscoli per nozze, e altre.
Non mancher
lume
o di emendazioni
zione faremo ancora: parlando di Bartolomeo Zorzi l'A. poteva citare libri
(1)
il
Morelli
li
Vetieeiani,
non fu dal
L. mai citato.
BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO
431
ARTHUR PAKSCHER.
trarcas.
Berlin,
Weidmann, 1887
pp. vi-140).
La
De Sade e
La
novit del presente volume risulta dalla recente identificazione del cod.
Bembo. Tutti
infatti
vedono quanto
vantaggio pu ritrarre
si
la
medesimo
autore.
il
dell'opera sua.
i dubbi re<;enti dell' Appel inframmento di abbozzo che forma il Vatic. 3196. L' Appel non ebbe sott'occhio che la pubblicazione dell'Ubaldini molte delle sue ragioni cadono di per s quando si veda direttamente 1* aut(^afo (1). Provata l'autografia del franmiento, il P. si propone il quesito in qual modo i fogli del Vatic. 3196 capitassero in mano del Bembo e lo risolve con una nota del Pinelli, veduta dal Rajna nelle carte di lui esistenti all'Ambrosiana, ove si dice che quei fogli furono trovati in mano d'uno pizzicaruolo > (2).
torno
La
autografia
dell'
nologica, giacch,
come
abbozzo di non lieve importanza per la questione cro noto, in esso il Petrarca soleva notare il tempo
e spesso anche il luogo in cui ognuno dei componimenti era stato composto, con una abitudine simile a quella poi tanto cara all'Alfieri.
Sgombratosi per
lui,
tal
il
sarebbe stato
modo il terreno, il P. mette in chiaro quale, secondo procedimento del Petr. Prima egli avrebbe scritto le sineseguite le prime correzioni,
le
avrebbe
l
di cui alcuni
componimenti venivano
1*
che nella
1368 e
il
'74.
Se non che
cod. Chig.
non fu diretta
poich
il
il
P. vorrebbe ravvisare
(3).
principio su cui
si
principio cro-
nologico, secondo r.\. Alla successione cronologica delle rime nel Vat. 3195
sono conferma
le
ma anche
gli
argomenti
(1)
Alla confatezione dell'Arm. mi sembrano troppe le dieci pagine (pp. &-18) consMrmte dal P.
egli steaso
Dopo qoanto
del cod.
3196 poteva
p. 22,
dirsi
areva scritto nella Ztitter. fiir rom. PkOologi* del 1886, T aatognSa pienamente dimostrata. Cod credette anche il Di Kotaac, FaetimOA,
Bonu, 1887,
(2)
il
Rnu4
crii, del
27
aatt.
compiotamente che
(3)
Vedi ci che
Vm,
364 sfg.
432
interni che
si
BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO
possono desumere da alcune poesie, segnatamente da quelle A queste consacra il P. il capitolo pi lungo e pi importante del suo libro. Tra queste poesie gli d in ispecie da fare la tanto discussa canzone Spirto gentil. Combatte tutte le ragioni addotte a pr' di
di soggetto storico.
Cola
di Rienzo.
11
canzone avrebbe
un posto almeno di cento numeri pi avanzato. E da riporre invece nel 1337, poich i componimenti Perch'io ti abbia guardato di menzogna e Nella stagion che 7 del rapido inchina, che di poco la precedono, sono senza dubbio del primo semestre 1337. Con ci cade anche l'ipotesi che vi si tratti di Stefanuccio Colonna o di Stefano Colonna il vecchio. Tenendo fermo, 1' che la canzone diretta ad un senatore di Roma, 2 che la sua data 1337, la scelta non difficile perch il 15 ott. 1337 il papa creava senatori Jacopo de' Gabrielli e Bosone da Gubbio. Varie ragioni oppongonsi al Gabrielli (1); pi d'un argomento storico invece corrobora efficacemente la candidatura di Bosone. E oltracci per Bosone stanno i codici. Mentre uno solo, il Laur. XLI. 14, reca la dedica al famoso tribuno, tre mss. sinora furono avvertiti che fanno la canzone diretta a Bosone l'Ashburnamiano notato dal Bartoli, il Laur. XLI. 16 e il Rice. 1100 segnalati dal Papa (2). Per Bosone sta adunque il P., che confuta l'unico argomento serio addotto
ottenuto
,
i meriti della persona e la esaltazione veramente nuovo non v' certo molto ma gli argomenti sono bene disposti e la conferma cronologica di innegabile gravit. Meno lungamente si trattiene l'A. sulla canz. Italia mia, che ritiene
scritta col
De Sade
con
lo
Canzoniere vaticano
stesso.
A
i
Delinea quindi
Nell'ultimo capitolo
si
esaminano
le
dirette ad
Qui campeggia particolarmente 1' amicizia del Petrarca per i Colonnesi e viene in prima linea Giacomo Colonna. A lui e non al Boccaccio ritiene il P. diretto il son. La gola e 'l sonno e le oziose piume (3), a lui i sonetti Gloriosa colonna, in cui s'appoggia. Amor piangeva ed io con lui talvolta,
, ,
(1)
Che trov nn
il
11
suo Annibaldi,
si
appigli
romana
del 1885.
Dom. del Fracassa, genn. 1885 e Fanf. della dom., maggio 1886. Questa ipotesi era gi stata accennata dallo Stesoel nella Zeitschr. filr rem. Phil.
P. ritiene che l'amico cui
al
il
III
in.
Il
son.
si
dirige
il
Boccaccio
perch
il
comBoc-
il
non
si
conoscevano neppure.
BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO
Pi
di
433
me
lieto
non
si
vede a terra
S'
amore
le
strappo e la canzone
119). Parla quindi
1'
mie
Giacomo (pp. 119-120), ad Agapito Colonna (pp. 120-121), a Sennuccio del Bene (pp. 122-123:, a Ciao da Pistoia (pp. 123-124) (1) e tennina discorrendo
delle rime di soggetto morale.
L'A. chiude il volume dando una tavola del Canzoniere secondo il Vatic. 3195, e notando le rime che si trovano nel 3196 e le date certe o approssimative che loro devono essere assegnate. Certamente questa tavola potr essere meglio perfezionata con 1" andare del tempo; ma il lavoro del P. ri-
di classifica-
scritti di
Salerno
Mi-
gliaccio,
1887
In quel secolo
fra
i
XV
,
maniera
si
fecero anche
d'
dotti incruenti
ma
pur
terribili
contese
un
sacro
monumento
Il
S. fa la storia esterna di
quella sorta tra Pandolfo Collenuccio e Niccol Leoniceno, che aveva sparlato di Plinio.
di Plinio.
il
11
medico vicentino scrisse la Defensio Pliniana. Nel tempo che questa girava manoscritta, Ermolao Barbaro pubblic le sue Castigationes plinianae, delle quali prese il Leoniceno argomento a ritornare sul suo tema, dimostrando l'aiuto che gli veniva a dare il Barbaro colla sua opera e toccando indirettamente il Collenuccio. 11 quale, d'altra parte, aggiunse un altro ai suoi sette libri di
il
e scrisse
che
Il
il
S.
per primo
estraendola
dall'
Archivio di Firenze.
quale
Leoniceno non
le
si
ma
un
altro
Collenuccio
il
(1)
di
Cine PiamgU domu, con foi pianga amort, VA. tror niw
difficolt.
fn doe
poesie
al
il
1340 e
*4I
Cino
si
ritiene
i'
morto alU
fine del
Il
Eppure
Petr. dic
mentre Notklla,
Mnn
la
da noi partito.
Ma
a dir rero
si
DOoa, Saggio,
p. 62), accettati
e la
434
degnasse rispondervi;
BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO
ma
continu
ad attaccare
il
De
anche nell'operetta, di cui sappiamo appena il titolo, De morbo gallico, che pu aver riscontro con un Libellus de epidemia, quara vulgo morbum galliciim voscritto contro asserzioni di quello,
Vipera libellus,
S.
che
CoUenuccio e
suoi svariati
1492 e
il
'93.
ci
pare provato.
EMILIO MOTTA.
voi.
XIV).
Milano,
tip.
Bortolotti,
1887
(8,
pp. 150).
in
modo compiuto le lettere nostre nelle fiorennon potr disgiungere sicuramente dalla storia
,
musica, siccome quella che alla poesia and congiunta come sorella, prima
di diventarne
Canal e
il
Davari
il-
cisti
gii Estensi,
il
in Italia.
Come
non dire
contributo alla storia della nostra musica nel rinascimento, cui, per
dell'inesattissimo Ftis,
mal vale a porre in qualche luce neppure memoiia dell'ing. Motta. Essa condotta tutta quanta su documenti ed divisa in due parti. La prima riguarda pi specialmente i suonatori milanesi come i trombetti della corte ducale e del comune (pp. 11-18), i pifferi tedeschi e italiani, da cui quei signori solevano farsi accompagnare nelle grandi solennit (pp. 18-25), i suol'opera egregia dell'Ambros, rilevante la
,
specialmente
Gaspare
Milano
una interessante
digressione sul ballo (pp. 39-40), con una lettera di un Ambrogio da Pesaro, ballerino, in cui si attesta la valentia nel ballo di Ippolito Sforza, che ave
facto
duy
balli novj
(1).
Un'altra
buffoni ed
(2),
non che
(1)
cfr.
Bbnisb, in MisceiaiMa
filo-
mente
di
A. Lozio, La morte d'un buffone, nella Gaeeetta di Mantova del 16 nov. 1885.
BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO
i
435
una
spe-
il
M.
fa con ragione
corti.
La
seconda
parte del lavoro consacrata alla cappella ducale degli Sforza, costituitasi
formalmente nel 1471 quasi contemporanea alla Estense. Galeazzo Maria avea speciale passione per la sua cappella: egli faceva venire i cantori da oltralpe, ricercava per loro benefici dal papa, gli induceva talvolta con arti
,
subdole a disertare dalle corti vicine per venire nella sua (pp. 5Q-TI). Questi musici accompagnavano il duca nelle grandi occasioni e nei viaggi uflBciali
e inter\'enivano alle funzioni di chiesa.
Aveano una
lautamente
di
pagati;
grossa
somma
a que tempi. Nel 1474 la cappella sforzesca annoverava 40 individui, 18 dei quali erano della cappella dei cantori di camera, gli altri 22 della cappella
di chiesa.
L' A. produce gli elenchi dei loro nomi; quindi gli passa singo,
larmente in rassegna
(pp. 87-103),
dando su
di essi notizie pi o
meno
i
copiose.
Erano
cantanti di camera
(pp. 103-121).
nomi
,
(pp. 122,
M. passa
ai
tempi posteriori
meno
finch
Ludovico
serie di notizie
di
di date
di
nomi.
un non so
bisogna
frammentario e
il
ma
riconoscere che
e tanto basta.
di illustrarli
di
ben
difficile.
Il
materiale buono
N
,
convenientemente
M. ha trascurato di dar risalto ai documenti cercando giacch nulla sappiamo ed ha fatto bene
, .
pi disutile
l'
infilzare
documenti staccati senza ordinarli, chiosarli, metterli in relazione col materiale stampato. In quest' ultima parte forse V A. avrebbe potuto fare anche di pi. Perch non ha studiato qualche poco i libretti musicali antichi, ove
quasi sempre indicato l'autore della musica?
Le
del Petrucci e dell'Antico sono facilmente accessibili e l'A. vi avrebbe trovati diversi dei
nomi
ch'egli registra.
Per chiudere vogliamo segnalare un bel documento pubblicato dal M., 'he nel presente risveglio di studi sul Giustiniani non sar discaro. E un pro-memoria autografo di Cicco Simonetta, in cui egli si propone di ricordare allo ambasciatore milanese in Venezia la preghiera gi direttagli che
gli facesse scrivere in
uno
libretto tucte le
Justiniano et tucte le altre che se trovino in Venetia che siano belle et che siano in uso in Yenexia
tre
canzone ...
le
che
de di inviargli qualche garzone de xij fino in xv anni et non pi bona persona et bono inzegno, non de molta bellezza , che gliele cantasse accompagnandole col liuto.
436
BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO
GAETANO CAPASSO.
Un
Un
(8,
pp. 76).
L'abate massone Antonio Jerocades, di Pargalia , in Calabria, poeta di qualche pregio, autore di un Saggio dell" umano sapere, diffonditore delle dottrine massoniche, caldo fautore della rivoluzione francese e uno dei campioni della Repubblica Partenopea pi e pi volte per le sue opinioni , e per la propaganda che ne faceva, perseguitato, processato, confinato in chio,
stri,
Ebbe amicissimo
il
Genovesi.
11
C. d di
lui,
della sua vita, della sua copiosa opera letteraria, notizie curiose e imri-
portanti per la storia dello spirito pubblico e per quella dei tentativi di
forma nel secolo XVllI. Il ministro Vincenzo de Filippis, impiccato a Napoli il 28 novembre 1799. Fu matematico e filsofo; ma il suo nome rimane estraneo alla storia letteraria.
11
nativo di Staletti
di certi
presso Squillace
noto
pi particolarmente
come autore
Elementi di
diritto naturale,
egli, e,
che
ma
poeta ancor
11
come
pi notabile dei
dialetto della
una parafrasi
assai
in ottava
rima e in
11
di
sconcio argomento.
G.,
che ne reca
alcune stanze, avrebbe fatto bene, crediamo, a pubblicarla per intero. Dell'Aracri parecchi scrissero,
grafi
si
ma
,
il
cercherebbero invano
Jerocades e
nell'
e che
non sono
altri
di
infatti nel
Aracri due
LODOVICO ARIOSTO.
edizione.
Lettere con
di
prefazione storico-critica,
Antonio Cappelli.
Terza
tenevasi
Buona
nel 1862,
l'Archivio Estense, era poco conosciuta, e solo di seconda mano, prima che,
il compianto Gappelli ne desse una edizione. Quella peraltro era una pubblicazione parziale, cui solo quattro anni dopo, nel 1866, doveva seguirne una generale (Bologna, Romagnoli). Se non che tale idea non venne al G. che a stampa inoltrata del volume, e per egli non pot seguire l'ordine cronologico, che V unico buono in siffatte pubblicazioni sconcio cui
,
BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO
^li cerc rimediare con
la loro cronologia.
l'indice, nel
437
1'
egregio
ritocchi
studi pi re-
come, per
racconto dell'avvelenamento di
i
accordata alle lettere da Ercole d'Este (pp. xxxv-vi) ecc. Le lettere poi hanno qui una disposizione rigorosamente cronologica , all' infuori di tre aggiunte
in fine.
Cinque sono
inedite, cio: 1
1-2); 2>
Ad
Niccol Tassane, 19 giugno 1531, dall'Archivio di Stato in Milano (pp. 282-83); 3 A Niccol de Conti, 4 agosto 1520, dalla Trivulziana (pp. 341-42); 4* Agli Amiani di Lucca, 25 sett. 1522, dall'Arch. di Stato in
dall'Ambrosiana (pp.
Lucca
(pp. 343-44); 5
,
Ai Medesimi, 13
ott.
1524, dallo
seconda edizione, sono qui raccolte e messe al loro luogo. In fondo vi sono,
come neir
ediz. del
1866
le
(pp. 309-17), e,
Leone X, da Fran-
volume utilissimo, adunque, per ogni riguardo e gli studiosi dell' Ado\Tanno procurarselo, anche possedendo la edizione anteriore. solo a deplorarsi che in queste lettere appaia molto pi l'Ariosto nomo d'affari,
II
riosto
il
privato ed
il
letterato.
KARL
V.
REINHARDSTOTTNER.
Litteratur
italienischen
zum
nel
Hof und
ihre
Pflege
an demselben
I.
Jahrbuch fr Munchener
Geschichte, anno
KARL TRAUTMANN.
schen Hofe
nel
193-312.
cenza
devono salutare con molta compiacomparsa del nuovo Annuario storico Monacense. Ambedue i direttori di esso inaugurano i loro lavori, nel primo bel volume che ne comparso, con due monografie assai importanti, che riguardano le relazioni
Gli studiosi di cose letterarie italiane
la
Il
complesso
di tali relazioni,
Il
che furono molteplici, abbracciato dal laprimo libro qui registrato quello di Massimo
V.>nir./:ia^
Monaco
438
BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO
di
Baviera
cu-
con Renata
di
Lorena.
Il
bavarese e sugli
che
i
Campana
a Massimiliano di BaTorquato Tasso (1). Ma la vera fioritura della poesia italiana alla corte di Baviera si ha nel secolo XVII, dopoch Adelaide Enrichetta, figlia di Vittorio Amedeo I di Savoia, fu andata sposa,
scrittori. Infatti
maggiori nostri
viera
si
ha un
co-
wunderbar osserva il R. welchen geistigen Einfluss Adelheid auf den Mnchener Hof gewann, und wie es ihr gelang ihre neue Heimat thatschlich zu einer italienischen Kolonie anzugestalten (2). Essa era 1" anima di tutte le feste il centro di ogni attrattiva artistica e poetica di Monaco. Cos per le giostre come per le rappresentazioni allegoriche, come per le prediche l'Italia era messa a con
Es
ist
ma anche
il
sacre.
suo poemetto
I
Stefano Pepe.
poeti
spesso
poco
(1) Il
R. lo d tradotto
(p.
un
cod.
del K. Archivio di
le
Essendo
opere tedesche
trova
crediamo utile
riprodurlo sulla
trascrizione che
il
medesimo R.
Al
ci favor.
serenis's. Sig.
di Baviera.
non
quanto d'intorno
il
il
mare inonda,
vi circonda
merto e
gi d'inchinarsi a Voi
Roma non
celesti solo,
p virtute ardente.
'1
Ma
Ciel consente
com'
Claretta
ni
Kurfrstin Adelhtid
v.
Bayern
riosi,
ci-
anno
25-26.
BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO
Gisberti
si
,
439
che scrisse pi di cento opere con singolare attivit di poligrafo, va a Ventura Terzago, autore di melodrammi (pp. 113-i;^). I melodrammi
moda
in quel secolo,
un
Baviera ebbe a passare nel primo decennio del sec. XVIII. Quetatesi
,
non tornarono per pi gli antichi splendori, giacch ai tempi di Massimiliano Emanuele la poesia italiana non era pi sola in Monaco essa aveva a combattere un'aspra lotta con la francese, che prendeva sempre pi piede (pp. 141-147). Tale condizione non si alter sotto Carlo Alberto quantunque 1' avere egli preso in moglie la fi:
gliuola di Giuseppe
Il
I d'
melodramma
Monaco
del secolo era perduto ogni interesse per le letterature straniere, giacch la
tedesca era cresciuta troppo robusta. Solo la influenza della musica italiana
fecesi ancora sentire per
mezzo
secolo.
lui forse
avrebbe gio-
M.
il
Re
d'I-
pubblicava Vincenzo Promis nel 1883, per solennizzare le nozze del principe Tommaso di Savoia, duca di Genova, con Maria Isabella duchessa
di Baviera (1).
Ivi si
di
Adelaide e
edite ed inedite, le
prime
poco accessibili a
noi.
E un
peregrinazioni dei comici italiani, francesi e inglesi nel sud della Germania.
drammi
rappresentatisi in
,
Monaco
dal
drammatiche
Gastner (pp. 204-207), dei Gesuiti che costituirono la prima compagnia stabile presso la corte di Ba\'iera (pp. 207-210) e finalmente della commedia improvvisa rappresentata in Monaco nel 1568 da dilettanti italiani, fra cui
tico e Gabriele
T. prende
il
le
XV,
X VI, X VII,
do IT (1444);
1* Mmtilde
Sa Adelaide
di
Tommam
di Saroia e Isabella. I
con quelle
Intorno a
di
cumenti
XTV sono rammentati invece nel Jakrbttck a p. 268. T. pabblica documenti tratti dall'ArehiTio Oonzaga (pp. 286-88). Altri doquesto archTio , comunicatigli dal Davari , produce nelle note al suo lavoro. La
di
Ini
il
relazione della
commedia rappresentatasi nel 1568, che un vero aeeaaiio, aaii il prw> nenaiio MasaSao Trojano, che abbiano nniioiiiti aal priaeipio
Il
questo cenno.
T. la di tradotta in tedeaeo (pp. 212-17) e, in nota. Del taeto ttaliano (fp. 279-
440
digressione
,
BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO
nella
quale
Il
primo documento egli ne trova nel 1549 a Nrdlingen (1). Poi segue i comici a Nrnberg Dusseldorf, Dresda, Vienna, Regensburg, Neuburg, Innsbruck e dappertutto trova nei conti delle ammi,
vestigie in Germania.
nistrazioni pubbliche
nelle
italiana andata
a Monaco fu quella diretta da Jacopo da Venezia, che vuoisi abbia rappresentato anche la Calandra, nel 1569 (pp. 222-24).
E quantunque
seguirli
sin dall'ul-
sec.
XVI
dovessero
,
comici
nostri
sostenere la concornei
il
T. ha potuto
documenti
bavaresi sino alla fine del sec. XVIII (pp. 240-266). Come intermezzo, l'A. accompagna Ferdinando di Baviera nel suo viaggio in Italia del 1565, se-
(2),
rappresentazioni vedute dal principe nelle citt italiane (pp. 234-35). Anche questa memoria del T. adunque interessantissima. Per gli studi
del Baschet e d'altri noi
questo del T.
in
il
conoscevamo i destini dei nostri comici in Francia; primo contributo veramente serio intorno alle loro vicende
Germania.
Tasso e
il II,
Piemonte
(Estr.
45).
XII (XXVII),
Torquato Tasso
eletti spiriti
le
tempo
il
modo
le relazioni del
Bergamo
il
il
Capasse
il
Marini e
Malmignati la sua vita di studente a Padova il Mazzoni-Toselli, e poi, in miglior modo, il Gualandi pubblicavano il processo ch'egli ebbe in Bologna; il Malmusi, il Sola, il Masanelli illustravano la sua dimora a Castelvetro;
83).
lui
come
il
primo atto ne
Camerimi,
fin
dal
1868,
Goldoni, e nel ^H, nn Nv^vi profili letterari. Lo scenaiio intero poi venne prodotto da L. Stoppato nel suo libro La commediti popolare in Italia, Padova, 1887, pp. 132-139. 1 due testi differiscono
lo
il
Trautmann
la
Ben pi
in su dovrebbesi
di
vera la notizia
F. Vettori
Viafjqio
di
una com-
media italiana rappresentata nel 1507 in Augsburg (cfr. D'Ancona in questo Giornale, VI, 23 n). Se del Vettale notizia possa essere confermata con documenti di autorit meno sospetta che le parole
tori,
veda
il
T.
(2)
Sammlung
htst. Sckriften
und Urkunden,
voi.
IV,
BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO
il
441
le relazioni
Malmusi
napolitani;
di
nuovo
il
il
con
Tarquinia Molza:
i
Modestino
Mantova: Achille Neri quelle con Gelavori sulla sua dimora in Ferrara (1). Cos pure intorno a sant'Onofrio e alla sua morte abbiamo una serie numerosa di lavori parziali. In queste monografie biografiche raccolto un materiale copiosissimo,
il
contradditori
seconda fuga
Tasso
si
un
episodio
di
nava nel dialogo II Padre di famiglia. Il Piemonte non aveva mancato invero di consacrare studi intomo a questo punto della vita del poeta: l'il -marzo 1844 per iniziativa di P. A. Paravia, si celebrava solennemente in Torino il terzo centenario della nascita di
Torquato.
si
si
pubblicava
(2).
un volume contenente
Due
Dell'arrivo e della
dice ora
il
C3',
lavoro
come
Vesme,
fonti. Il
del poeta.
Tenendo
alla
mano
il
il
passo
Padre di famiglia,
sinistra della Sesia, presso Vercelli, egli riconobbe alla descrizione la casa
che
che ne diede
ma
il
paracarri: cosa di
del
assai poco
momento.
gli
Il
nome
:
Padre di
il
famiglia che
possessore.
aveva accordata
cortese
difficile
ospitalit
ma, riconosciuta
ritrovarne
negli Archivi
Cosi appunto
ricercando
il
nell'Archivio
Civico
di Vercelli, in
quello
di
Vesme
il
apparteneva
Di questa famiglia
docu-
fortunatamente rinvenne
menti
il
Vesme crede
di poter accertare
che
il
Padre
di famiglia fu Nicol
Aiazza, dottor di leggi e senator ducale; e continua a chiarire la storia di detta famiglia secondo i vari accenni, perfettamente corrispondenti, che sono
nel dialogo.
Prosegue dipoi
il
Vesme, a
illustrare l'arrivo a
Torino e
le
sue relazioni
(1) Cfr.
(2)
per tatti questi Uror i sunti che ne di il FKBBAtxi, T. Tatto, Banuto, 1880. Fitta itrolar itila natcita di T. T. eeltbrata i Torino ecc., Torino, ttuip. Beale, 1884. (3) Torino, Fontana. 1846.
GiornaU
29
-142
col
BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO
d'Este,
marchese Filippo
che
lo
ospit
present a Carlo
Emanuele
Emanuele
altri
il
sonetto:
mensa,
at-
felice
sacro lenzuolo.
Inoltre
molte persone e
riori ricordi
altri
fatti ricordati
nei vari
dialoghi
sono riconosciute e
i
diligentemente
di
poste-
che
il
Savoia.
Un
apposito capitolo dedicato alla questione della casa abitata dal Tasso,
Filippo d'Este.
rer,
questo proposito
il
poco
noto
giornale II conte di
il
Cavour
del
Berrini, nell'opuscolo
prova che
il
la
met
di
pi
duca
Il
Genova.
sulla
la
V. inoltre ritorna
questione, gi
lettera
sciolta
dal
Gampori
tolto
(1),
e con
la
falsit della
del
Tasso al
Boter, per
il
stesso,
pensiero
del suo giardino d'Armida, giardino all'inglese, dal parco del duca Emanuele.
Il
due
sonetti al
Gri-
Marenco; come false dubita essere anche credute autografe, che sono in un esemplare della Historia de principi di Este di G.B. Pigna, Vinegia, Valgrisi, MDLXXII: che si conserva nella stessa biblioteca e che noi crediamo siano tali indubbiamente. Cosi pure tenta di mostrare che il sonetto dedicato a Carlo Emablicati per nozze, nel 1877, dall'avv. P.
alcune
postille,
nuele
;^i
tant'anni e lustri,
ma
si
somma
Ed ogniqualvolta qualcuna
il
di simili
buone monografie
fatto
desiderio
Vesme,
col
buon volere e
la
capacit
distinguono,
dell'arte, di cui
ha dato
ottimi saggi.
(1)
Di utM
lettera
II,
anno XIV,
488 sgg.
BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO
443
BARTOLOMEO CORSINI.
eroicomico
storiche e
,
Il
coli'
riscontrato
filologiche
note
Fi-
a cura di
(8,
Giuseppe Baccixi.
pp. xxxii-699).
renze,
tip.
Cooperativa, 1887
Non vorremo
qui discutere se
si
riteneva
proprio
necessaria
una nuova
edizione di questo
poema
buona lingua, ond'ebbe l'onore di essere accolto fra non ci pare presenti pel suo contenuto quella importanza tipica che porga argomento di studio. Ma considerato che il testo ci dato qui secondo la vera ed ultima intenzione del poeta e che s' intende dall' editore rinfrescare la fama di un compaesano, lascieremo da parte ogni considerazione su questo argomento. Il B., che davvero un benemerito barberinese mugellano ha premesso al poema una prefazione nella quale, dati sobri
turale festivit, e della
testi,
i
,
Corsini denomin Torracchione ; quindi discorre poema, rilevando come due siano gli autografi ora conosciuti, l'uno conservato nella Moreniana e 1' altro nella libreria del Seminario di Firenze, e come in questo si debba riconoscere l'ultima compila zione voluta dall'autore. Assegnata alla composizione del poema la data
il
del 1660 circa, e ci pare con suflBcienti ragioni, dice in qual guisa vedesse
primamente
non
lievi.
11
posteriormente;
meno
di inesattezze e di errori
come fondamento
le
stampe; in
fine
ci
varianti e le note.
Ma
queste note
Mentre non troviamo a ridire su quelle che riferiscono notizie storiche, quantunqpie qualche volta appariscano un po' tirate per forza e neppure sulla spiegazione di certi modi proverbiali singolari, non possiamo approvare le non poche, che rilevano il significato di vocaboli ovvii e comunissimi, i quali non possono essere ignorati da chicchessia. Perch poi farci correre alla fine del canto per leggere: Verit santa Pur troppo vero e simili ? L' editore si forse accorto del
appunto non
,
difetto
che noi rileviamo, ed ha voluto farne un' anticipata difesa nella pre-
ma
questa
canto
si
III
anzich
pu trovare pi agevolmente nelle commedie, specie in quelle dell' arte comunissime al tempo del Corsini nelle quali il tipo del medico non andava mai scompagnato da quel certo esame, che ha fatto arricciare pi d' un naso nella recente esumazione della Mandragola.
dice
il
,
come
444
BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO
Z AZZERI.
RAIMONDO
Sui codici
e libri
a stampa della
hf-
Cesena,
bollettino per fare
tip.
La Nuova Antologia
ritava
?
ruppe
il
Lo me-
un modello
di catalogo.
La
sup-
il
sig. Z. si
non
di
che sono le pi desiderate in opere di simil genere scarseggiano e invece v' un rimpinzamento smisurato di notizie laterali, accessorie, spesso talvolta nella ingenuit loro umoristiche. A noi inoltre non dato inutili
,
in opere di simil
si
quando non
abbia
modo
questo catalogo presenta un vantaggio in confronto a quello antico del Muccioli (1780-84);
il
La Malatestiana ha
sul vecchio tronco di
caratteri di
una
biblioteca monastica.
il
vello
che nel
sec.
XV
accrebbe
una biblioteca umanistica innestata E infatti fu Malatesta Nopiccolo fondo di una libreria francescana
possiede.
di quasi
met
In seguito
si
au-
'
medico Giovanni Marco da Rimini, di Sigismondo Pandolfo Malatesta, di papa Niccol li, e per lasciti diversi (pp. ix-xiv). A non parlare neppure delle stampe fra le quali ne troviamo qui illudel seicento (2) i 340 codici della Malatestiana strato alcune tardissime
il
grandissima maggioranza
i
Spesseggiano
di filosofia
ed
filosofi scolastici
vi
pagana
specialmente
di Aristotele e Averro,
non che
pi. I sin.,
Leonardo Aretino
di
XVI
sin., 5,
De
5,
latinis
XXIII
sin.,
4 e
Dejocis
Carmina
44.5-46); pi.
XXIX
sin.,
20,
opere di Francesco Barbaro (pp. 529-30); pi. XXIX sin., 26, Epistolae et Orationes del Panormita (p. 535). V' anche un bel codice del De re militari di
Roberto Valturio
(3).
(pp. 427-28),
il
famoso consigliere
di
Sigismondo
Malatesta
(1)
(2)
ICVI, 359.
II
Z. ne trae occasione per inserire nell'opera mezze dissertazioni, che non saranno giudi-
ma nondimeno
possono riuscir
utili.
Jacopo Mazzoni, n. 1548 (pp. 12-21). (3) strano che di questo trattato l'A. non menzioni
le celebri
BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO
Strana cosa
!
445
,
Non
v'
un
solo testo a
trattato geografico (pp. 260 e 397), uno della Genealogia Deorum 3K-53) (IX uno del De casibus illustrium virorum (p. 388;. Di codici volgari uno solo ne notammo poetico, il Dittamondo di Fazio degli Uberti
(2).
(pp. 472-73)
l'
cio:
pi.
,
IV
sin., 5,
sec.
XV
pi.
XXIX
(p.
sin., 10, il
Leggenda di
S. Cri-
rolamo
pi.
510);
pi.
XXIX
XXIX
sin., 7,
Spina e roxa,
trattato
Specchio di croce del Cavalca (pp. 518-19); morale composto secondo le regole
:
Spina e
.
nome
Precedeva questo un altro trattato intitolato Fior novello a honore e laude de mess. Jesu Christo, ma ne fu strappato. Ne era autore, o trascrittore, un
Zulian de' Bajocchi fido che fo de maistro Francescho Barbero citadino
de Verona
UGO FOSCOLO.
critica a
Edizione
cura
di G.
Martinetti e
G.
Antona-Tra versi.
Saluzzo,
lip. fratelli
Tra
nicale
si
occup
la
stampa domeil
romana
questione
abbastanza intricata
pensiero di
forse
la
ma
noi
avremmo ad
buon
libro.
fosse stata
la solerzia
Buono
gaggine, buono perch coscienzioso, ricco di materiale, pensato. Noi abbiamo qui riprodotta la Vera storia di due amanti infelici, primo abbozzo del
romanzo, secondo
di
J.
Ultime lettere
stampe curate dal F., vale a dire la milanese con la data Italia 1802, l'altra milanese del 1803 e quella di Zurigo del 1816, che ha la data Londra 1814.
Da
Notizie
bibliografiche intorno
(1)
Lo
Z.
enandm con
ttt le riaerre
il
dabbio
1'
non bb notiti*
dw m atognfo. Di tatti qoMti codd. sul. Hobtu per U raa bibliografia in Optri laUm
aeie di rarilnti rispetto alla edixioB
L'A. dice
il
cod. worrettisamo,
ma
di
ne prodnce ona
qaesto ms.
ai
come
sia gi occupato
F. Bocchi in
*,
blicazione Daziale stampata in Bologna nel 1881. Cfr. Zhsboii, Op. woig. a it
Append.,
446
BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO
un saggio
bibliografico dell'Ortis.
In questo
Ottimo
sotto
ogni
rispetto
ci
il
sembr
il
lavoro
di
prefazione intorno
ai
testi.
Martinetti
mand
innanzi
Noi
letto
^era
l'Or^'s si
dell'
svilup-
Ortis col
Warther, a spiegare
cui
il
la
M.
opinione
e che
positiva, acuta,
lo
meditata. Si
nel
campo suo
percorre da
maestro.
11
i
Per dare
d'uopo sbarazzarsi
dallo
ingombro dannoso
foscoliano;
ed egli lo fa con
austerit
Noi desideriamo
Foscolo e degli
altri nostri
sommi moderni
(1).
(1)
Per
il
raifronto
tra
la
Vera storia e
il
di
M. Landau
nella
Beilage
COMUNICAZIONI ED APPUNTI
Un
E
ital.,
Il dist (si CUTHl OVO. pCT STRASBURGO . dreit son fradra saluar dist) dei Giuramenii di Strasburgo ha dato luogo, come ognuno sa, a forti controversie (1); n ancora se n'ha una dichiarazione
IL dist DEI
GiCKAMENTI
DI
Il
per
'
'
scal
'.
'
ci
debet
Ma
staccarsi da
sponsabilit della forma al copista, che avrebbe scritto dist per dift.
qual
non una spiegazione soddisfacente bisognava quindi tentare altre vie, e lo Storm, con cui pare consentire G. Paris (Romania, 111, pp. 289-90, 289 n., XV, 445 n.), sugger decet come base etimologica di dist. Certo che la fonetica dei Giuramenti, se addirittura decet, in nessun modo l'esclude e quanto all'evoluzione non richiede dist ideologica decere debere, mi basti di ricordare l'a. fr. contjenir, l'it. convenire. Solo la sintassi, s' detto, non se n'accomodava. Infatti P. Meyer (Romania, III, 'STO), rispondendo allo Storm, oppone che se dist fosse decet, i Giuramenti dovrebbero costrurlo alla latina. Ora siccome in latino si direbbe: HOMINEM DECET SALVARE e Ron HOMO DECET SALVARE, COS nei Giuramenti, tenuto calcolo che in a. fr. s'ha om per il caso retto e ome per l'obliquo,
dift poi, alla sua volta, presenta delle difficolt fonetiche assai gravi e
= =
si
richiederebbe
tale
ome
la
dist saluar
invece di
om
competenza altissima ed indiscussa, non venne infirmata, ch'io mi sappia, da nessuno (2), e anzi per il Koschwitz essa talmente poderosa da far s ch'egli ntenga definitivamente scartata la congetcui
movente da
malgrado
il
tali
affermazioni,
si
che assolute,
io
credo che
dist
= decet
possa e
debba salvare.
Il
Meyer
si
fa,
(1) Cfr.
1886), e
448
sec.
COMUNICAZIONI ED APPUNTI
IX, un costrutto cos latino qual'
'
'.
Tanto
i
il
suoi le-
romanze,
la
ammettono altra costruzione di quella decet homixi salvare non escludenpreposizione che pu stare davanti all'infinito.
non
'
',
Questa
a ritenere
la
ci invita
un documento cosi interamente romanzo, l'avrebbero disdegnata. L'obiezione del Meyer avrebbe quindi mosso da una ispirazione pi felice, ove, invece di contrapporre o'm disi ad hominem deget, l'avesse contrapposto ad homini deget. Ma om come non pu rispondere ad hominem, cosi nemmeno ad homini, e giover per ricercare se le lingue neolatine non conoscano un costrutto per cui il nominativo om risulti giustificato. Ora il costrutto si trova, ed quello per cui il verbo impersonale si fa perche
i
Giuramenti,
hominem decet
sal-
vare
si
converte in
dapprima, finiscono per assumere una costruzione personale, abbiamo un esempio nel romancio stoer (Arch. glottol. it., VII, 5.50), abbiamo numerosi esemp nei dialetti italiani (l; e, nel toscano stesso, pu occorrere che il costrutto venga applicato al verbo convenire io convengo uscire, ecc. La Parafrasi lombarda, alla quale finalmente arriviamo, ha anch'essa pi volte convenire in costrutto personale chi couegniuan usar che dovevano usare 38. 3, couerrauan morir dovrebbero morire 42. 30, el couerraue far egli dovrebbe fare 48. 6 V inferno couegne obedir ' l'inferno dovette ubbidire 65. 24 e questi esempi della Par. riescono di non lieve conforto al dixeua che m'ha mosso a dettare questa nota. Poich giova sapere che in quel testo, alla cui illustrazione io sto ora attendendo occorre lo stesso decere (2) in costruzione personale. E detto quivi (23. 9-10) che appena uscito dalla casa del padrone del debitore della parabola el trono un d" i so debitor da chi el dizena hauer misericordioso forsse cento danar da dexe. Ora qui non v' ha altra interpretazione pos trov uno dei suoi debitori da cui egli doveva (= ille sibile che questa
impersonali
: '
' :
'
'
'
'
'
'
'
decebat)
(3)
menti interpretare
trebbe non riuscire
non poil
sommamente
dia-
homo
il
debet salvare
risulti
tipo
vero
dist
per
il
dialetto
romanzi.
Ma
gli
appunto
'
per
',
om
dei
poich
solo
Giuramenti che va tenuto conto di questa possibilit nella coir aver ricorso ad essa si ottiene una dichiarazione
,
testo, le
(1) Cfr.
MnssAFU,
Beitray,
'
,
99-100, 101 n.
'
ed
io
',
aggiunger
i
'
ichi
fa
'
mi tocoa fare
a tcum fa
ci
tocca fare
a torti fa
mi convien
fare
'
(cfr.
questo
s.
Lo
stesso dicasi di
'
convenire
'.
(S) Il
*
MossAFiA (Romania,
'
II,
dtxua
doveva
, e
COMUNICAZIONI ED APPUNTI
449
,
seriori
dell*
idioma di Francia
pi
non ritorna
cerche-
io sappia, vi si
rebbero pure invano degli esemp per quelle costruzioni pei'sonali di cui s'
ma
una
sempre avere
intorno ad
relativo, perde
fatto, che,
assolutamente isolato nello spazio e nel tempo, legittima ogni congettura, la quale non ripugni al buon senso e
cosi
scarno e
supreme
rairioni
della scienza
e della
storia.
Di dira: \ef\ieva (e
il
un SiraE Xe-f|jevov lessicale e sintattico) singole lingue ne ammette tanti, e di parole, forme, costrutti,
ssuti e spentisi sotto gli occhi della storia, se ne conoscono troppi, perch debba parere illecito il supporne anche l dove manca l'evidenza meridiana.
Carlo
S.vlvioni.
QUISQUILIE GoRiLLiANE.
Morelli Fernandez, noto
Quando
luogo in Campidoglio
pullulassero gli
epigrammi
quei
le satire.
Fu
improvvisatrice, la quale,
come l'AdemoUo ha
dimostrato, divenne in
,
ben maggiori quelle dei lojolisti e degli antilojolisti. Si scrissero satire, non solo contro la poetessa, ma contro i suoi protettori e contro il medesimo pontefice; si fece correre una Vita di lei, piena di improperi (1); si compil un dramma satirico, che occasion imprigionamenti, nel quale Corilla era presentata come ganza del papa (2); quattrocento e pi persone portarono una meretrice sotto le finestre del conservatore Cardelli e la incoronarono (3); uomini seri come l'Albergati non
pretesto allo sfogo di ire
momenti un
libelli
(4).
fa-
Una ne
Roma
l'abate Cancellieri e
(5).
aveva in animo
di
mandarla
al
Tiraboschi
Una
ricchissima, intitolata
(6)
Pizsi-Corilleide, nella
Campori
il
del sec.
XVIll che
Museo Correr
di Venezia e
segnatamente nel
Ma
di
una raccolta
in ispecie credo
bibl.
~^4
(1)
(2) (3)
(4)
(5)
p.
248.
(6)
Ha
il
Cam-
Hodena, 1884,
p.
523 e anche
Aduouo,
827.
Non
so se con
qutU
marcb. Ferrajoli
! OionuiU
450
Questo cod.,
di
COMUNICAZIONI ED APPUNTI
239 carte, contiene una miscellanea
di
d'onde pass
Comunale. Le
mano
Di questa raccolta, ch'io sappia, non diede notizia se non il Vicchi, che ne estrasse alcuni componimenti (1). Io posseggo una copia diligentissima della
raccolta intera, favoritami
bibliotecario,
il
che
il
march. Filippo
20 epigrammi latini, 2 epigrafi la9 epigrammi volgari, 2 sequenze ed una scena fra Gorilla, Nivildo, il
principe
Gonzaga
sotto
nome
di Pulcinella e
Solo, fra le
non mi sembrano
il
Gorilla e
due sequenze, in cui sono interlocutori custode d'Arcadia Giovacchino Pizzi. L'Ademollo (p. 324n.) le
sprezzabili le
via,
ma non
le pubblic.
Eccole:
GORILLA
Dies
ire,
A PIZZI
Seguenza.
dies illa
L'afflittissima Gorilla
Or tu vuoi che
strilla.
la
gran
Roma
Che
si
lagna piange e
Questa
Si
Roma ad un
die
tal atto
vedr dopo
lo sfratto
Che mi
S
non
di soppiatto?
Taa merc
gi m'affretto
Al fatale cataletto.
Ma
!
Ah
crudele
Ah
il
scelerato
Ridon gi tutte
M'ha
E ne fanno
Con pi
alti
lamenti
D'avarizia
tuo peccato.
satire pungenti.
Tu
sol fosti
che inventasti
Gi Marforio, gi Pasquino,
E
I
la notte e al
al
matutino
tavolino.
Tu, che mi
I
sacrificasti.
Sudan ambo
Escon
tutti e
miei
vizi,
miei difetti
di Sonetti gli oggetti.
Di Canzoni e
Oggi son solo
ne rimbomba
tromba.
La sonora
orribil
Che
Un volume
impresso scuopre
Che
il
fedele
mo marito
ho tradito
primo invito.
ho abbandonato
Ho
lasciato ed
al
Di pi drudi
In capitoli ridutti.
Che anche
il
figlio
Come
se
da me non nato.
!
Nominati
!
li
miei amanti
Me
infelice
(1) Vicchi,
(2)
247-48
252-58, 258,
262-64, 266-67, 272, 281. 283-84, 287, 289, 290-92, 298-98, 312-13, 315, 328-32, 493-96.
COMUNICAZIONI ED APPUNTI
In coi SOD...
451
ma oh
co^ amare
Che non
so pi sopportare.
Yanne
Fato.
Non
il
Caso, non
il
A
avemo alto e snpemo
so&ir
di
Pioto
il
sdegno.
Per decreto
Amen.
PIZZI A
GORILLA
Ah
Corilla! odi
i
Seguenza.
Die^
ire, dies illa
miei detti
.Sento
ohim
che
la Corilla
strilla;
Deh! rimira
tuoi difetti.
fni
E
Toa
dell'ira, e
sdegno
altrui.
soverchia ambizione
di onori e di corone
E
Io,
Di tant'odio fu cagione.
SoUeTOssi oltre misura
La mia colpa
Iia dir
senza mentire.
Si
fii
Che
Di fecondo estro
Tatta
Non
Io
ti
Roma
ora lo dice;
Ed unanime
Che non
conclude
anche
l'alloro.
T' in te Tirtode,
Non
Io
Ma
mai Ora
coor sincero,
fai
Sempre mai
s
menzognero,
il
che dico
vero.
Ognun Dunqoe i
duolsi,
tuoi,
ognun ne
no
i
fiotta.
mei difetti,
detti
Foron sempre e
la finzione
E
La
la cieca presonzione.
d'insulti e di dispetti.
superbia, l'ignoranza.
L'alterigia, l'arroganza
cuore
l'inTidia,
ed
il
liTore,
Inimico
fui d'onore.
Yanne,
Giunsi al
fin
d'ogni desiro.
orrore
colore
il
crollo
disonore.
Yanne por,
rotta di collo.
Anea.
Fu
pienissimo d'inganni.
452
11
OMUNIGAZIONI ED APPUNTI
recente e dotto biografo di Gorilla
opina
giacch in
lei si
di libertinaggio e di rimorso. Di ci
Torino
i
(2).
scritto orribilmente,
da ascriversi
giatrice.
S. Croce.
Non
il
momenti
me
ma
io
non posso
oc-
cuparmi che
cielo acci
nel tempo che mi resta per l'innocente mio trattenimento. Lahisco, pregate
tutto, giacch nella bont del cuore io credo di somigliarvi,
mi faccia somigliarvi in
la quale
ma
solo
non ho
,
combattere
le passioni.
vero
che non ne ho
questa
il
non
vi
fa che accusare
il
mio cuore
di troppo tenero
ma
il
mio
tormento e l'ostacolo della mia perfezione. Caro Labsco, voi dovete risanare
per voi l'ho ammalato, e
e divenir se
mio
spirito, giacch
prometto che amandovi tanto, sapr fare uso dei vostri insegnamenti
!
Addio.
E a proposito di amori della Gorilla, non mi sembra che l'Ademollo abbia rammentato quello che essa nutr per Aurelio Bertola. Il carteggio della Morelli con lui trovasi tuttora inedito presso un privato signore di Rimini (3).
R. Renier.
(1)
(2)
Abemollo, Op.
cit.,
p, 413.
ligustico,
X, 273-75.
voi. II,
e scienti/, in
Rimini,
R O N A. O ^
che tenendo conto del nuovo pesi propone di registrare tutti gli articoli e libri riguardanti Y et di mezzo che usciranno in Europa, non che della amplissima relazione dei giornali che usa dare la Rirista sto^ica italiana, noi abbiamo deciso di sopprimere la rubrica Spoglio delle pubblicazioni periodiche, la quale costituirebbe ormai quasi un duplicato sottraendoci uno spazio che possiamo impiegare pi vantaggiosamente. In luogo della rubrica speciale, la nostra Cronaca avr d'ora innanzi una sottorubrica Periodici, in cui verranno notati, e talora anche rias-
Avvertiamo
nostri lettori
il
riodico
Le moyen dge ,
quale
sunti
esaminati,
gli articoli
pi ragguardevoli concernenti la
La Direzione.
PERIODICI.
Nel
di
voi.
Eugenio Ajazzi
Ya'
Trentino ha ripreso
13-4,
il
le
sue
pubblicazioni interrotte
studi
completando
col fase.
voi. III.
Per
nostri
hanno interesse speciale in questa puntata: A. Zenatti, .^Mori ip/)Mnft' su Andrea Antico da Montona; A. Solerti, Autobiografia di Francesco
Patricio, tratta dalle
filze
Rinuccini della
la
bibl.
Lamento di un
fonso
111
Istriano
per
caduta di Costantinopoli.
lamento iu
lo indirizzava
il
ad Al-
d'Aragona
Turco.
qui
pubblicato di sul cod. .^78 della Universitaria di Padova completato col 263
Una narratione
in
454
CRONACA
importante saggio di una Bibliografia paremiologica italiana pubblica
nell'
Un
Giuseppe Fumagalli
(V, 3 e 4; VI, 1-2).
Archivio per
di
lo
di proverbi. Nella grande produzione folklorica moderna, questi studi bibliografici sono quasi indispensabili.
D conto
335 raccolte
Nella medesima rivista (V, 4) T. Casini pubblica una lettera intitolata Scongiuro e poesia, che riguarda gli scongiuri contenuti nel Decameron e reca ad essi vari riscontri tolti dalla poesia antica italiana. In V, 1, Stanislao
Prato pubblica
Una
Le querele
di
Ambrosiana; A. Neri,
5-6);
A. Neri, Angelo
Mazza
e Vincenzo
Monti (XIV,
9-10).
Diario della Stamperia Ripoli, messo in luce da F. Roediger. Gfr. an. VIII,
ni 3, 4, 5, 6, 7-8, 9-10.
Annibale Tenneroni
illustra
codAci Jai
n'
2762,
1049, 1126, 1155, 1251, 1278, 1304, 1582, 1724, 1731, 2627, 2355, 2841, 2860,
(I, 4).
Nel
fase. seg. si
aggiunge
(I,
il
n" 1700.
Lo
stesso
6)
un Saggio
Una pro1)
fezia attribuita al B.
zatinti.
Tomassuccio da Foligno
vi pubblica
(II,
,
G. Maz-
Ave Ges
figliuol di
Maria
la quale
non
certo di Tommasuccio, perch scritta nel 1380, tre anni dopo la sua morte.
Nel medesimo
fase,
notiamo
di S. Francesco in Assisi.
M. Faloci-Pulignani
Francesco
(li,
illustra II
pi antico do-
cumento per
Segnaliamo
d
la storia di S.
2).
neW Archivio
i
storico
lombardo
Milano
canti intorno
ad Orlando
tradizionale
// teEnrico Casanova Te presso Mantova e le sue vicende storiche. stamento di un letterato del sec. XVII. E' questi l'economista Carlo GeroLa pompa della (II, 14), Cesare Gant lamo Gavazzo della Somaglia. solenne entrata fatta nella citt di Milano dalla serenissima Maria Anna
,
austriaca.
D. Largajolli ha inserito nell'Archivio Trentino (V, 2)
un notevole studio
su di
Una danza
XVI
nell'Alto
Trentino.
di essere qui segna(voi.
Propugnatore, meritano
XX,
di-
spense
La
RJM
(XX,
L. Frati,
Di alcune poco
La
giostra delle
CRONACA
,
455
oc-
virt e dei vizi, poemetto marchigiano del sec. XI Y (XX 4-5. Ce ne cuperemo prossimamente); E. Lamma, Di alcuni Petrarchisti del sec. (XX, 4-5. Tavola del cod. 1739 della Universitaria di Bologna, che il L.
tiene essere certamente
l'
XY
ri-
Isoldiano.
11
XV,
dei petrarchisti
XV e
3 e 4-5 trovasi principiata la stampa della Biv. Comm. col commento, tradotto in italiano, di Giovanni di Sassonia, Filalete.
Nei
fase.
XX,
Romana
troviamo quattro
di G. Morici:
Pindemonte nella
1-2):
Romana
E. Teza,
Il sacco di
Roma
un poemetto spagnuolo posseduto dalla bibl. Nazionale di Firenze, A. Gabrielli, Elenco delle Romance sobre el saco de Roma.
lettere di
i
Cola di Rienzo.
Il
Gaspare Gozzi.
il
(66)
B. Cecchetfi
(67)
XV;
C.
XIV.
Documenti di Storia e
,
:
In Studi e
Neir Archivio
storico
per
le
Marche
;
per V Umbria
(III,
9 e
10)
Pic-
sentazioni
drammatiche alla
per
le
3):
E. Nunziante,
Un nuovo documento
Castriota.
Nei Rendiconti del R. Istituto lombardo di scienze e lettere (S. II, volume XX, 2-3): C. Fabris, Osservazioni sull'opera di Alessandro Manzoni intitolata : Del romanzo storico e in genere dei componimenti misti di
,
storia e d'invenzione.
(11-12):
M.
E. Benedetto Prina,
Sopra un lavoro
(13): A. Graziani,
Le
sec.
XIII
XIV. E
la
seconda
parte del cod. Molfino, ora nelI'Arch. civico di Genova, la cui prima parte,
del
come noto, posta in luce dal Lagomaggiore. volume medesimo Adolfo Tobler stampa col
testo latino
a fronte
il
456
Panfilo in antico veneziano.
contenuti nel
cod.
CRONACA
volgari
Saibante-Hamilton
berlinese, pubblicati
con tanta
cura e dottrina dal professore tedesco, cio Catone, Uguccione da Lodi, Proverbi sulla natura delle femmine, Patecchio. L'interesse letterario del Panfilo
testi.
provinole di
Romagna
(voi.
V) troviamo
Nel Filotecnico
(II, 1-2)
Un
nel fase.
34
Il
di Savoia.
Nel Buonarroti
(II,
per autori
per
soggetti
dei codd. mss. della collezione Libri- Ashburnham. Possono essere utili finch
non
sia
compiuta
la
li.
ora principiata.
pubblica e illustra
RR. Deputazioni
di
st.
patria per
le
pr-
vineie
Modenesi
Parmensi
Emiliana
di
Reggio
(I,
1)
merita
speciale
considerazione
inediti.
uno
scritto di
Troviamo annunciato come comparso nel Museo storico-artistico Valsesiano (III, 8) uno studio di G. E. Merlino su Clemente V e fra Dolcino saggio di un pi ampio lavoro su fra Dolcino.
,
Nuova
F. Nunziante, Il cav.
Carlo Goldoni e
Marino alla corte di Luigi XIII Pietro Longhi (voi. 92); I. Del Lungo,
(voi. 93);
Masi,
Una famiglia
di
Apuleio e Firenzuola (voi. 93); G. Ghiarini, Romeo e Giulietta I. Del Lungo, Dante e gli Estensi (voi. 95).
1)
di
articoli osservabili
Vigo
vi discorre della
G. Picciola e G. Targioni-Tozzetti di
L. Gappelletti
cesche di Gerbino, di
A. Saviotti
si
Cisti
fornaio, di
Madonna
Beritola
(n
Nota nella Gazzetta letteraria (XI, 23): k. TomaseW, Delle poesie latine del conte Baldassar Castiglione; (26), A. Solerti, Una lettera inedita di Torquato Tasso intorno alla revisione della Gerusalemme, e (il). La morte
di T. Tasso narrata dai contemporanei, con documenti inediti:
(40),
A. Neri,
L'ultima supplica di
C.
Goldoni.
CRONACA
La
Letteratura
(li,
'
457
d'Ambra
allegorica
e le sue comedie
(8) E. Zerbini,
La
donna
del
Leopardi
(Risposta al
Co-
lagrosso
vedi
La
'
donna
del Leo-
pardi non allegorica; (15), A. Badini-Confalonieri, Giorgio Merula e Demetrio Calcondila; (16, 19, 20), Vitt. Gian, Galanterie italiane del secolo
XYL
Neir Archin fur Litteratur- und Kircfien-Geschichie des Mittelalters IHe Statuten der Juristen- Universitdt Bologna vom J. 1317-1347 l'.nd deren Verhdltniss zu jenen Paduas Perugias , Florenz ; a questo studio segue in appendice un documento, edito dallo stesso D., ed intitolato De Origine et Progress iuris scolastici Padttani; nelle Comunicazioni viene pubblicato im articolo del Denifle , Savigny und sein
,
Vertheidger G. Kaufmann , ed uno di Franz Ehrle , Angelus de Clarino in der muthmassliche Verfasser der historia tribolationiim ord. min. , risposta ad un articolo di F. Tocco (Arch. si. it., S. 4, t. XVIII, pp. 296-306).
' "
(3-4)
F. Ehrle,
Petrus Johannis
Olivi, sein
con due appendici: a) Olivis Schreiben an die Shne Karls II von Neapel aus dem J. 1295; b) Olivi und der spiritualistische Excurs der Sachsen-
Hauser Apellation Ludwigs des Bayem; F. Ehrle, Die Spiritualen Yerhdltntss zum Franciscanerorden und zu den Fraticellen.
Nella Revue des deux mx)ndes Une ducation d'artiste au XY^ Nella
(voi. 83)
ihr
notevole
sicle;
la jeunesse
Revue iniemationale (XIV, 2-3): Auguste Baluffe Les m^nus royaux Turin au X VII^ sicle. Sono studiati particolarmente gli (XV, 1-2): L. de Laigue, Constantin-Le- Grand et sa spettacoli teatrali. mre Hlne. Traduction d'un roman-lgende de la dcadence latine. S. Joszvarj', Dante en Hongrie. L' A. rileva alcuni punti della traduzione
plaisirs
della Div.
Comm.
ne d giudizi.
A. Morel-Fatio
pubblica
e
studia un
Nella
Romania (XV
fase. 58-59)
Libro delle cortesie catalano, che una versione romanza del Facetus pubblicato in doppia redazione latina dal Haurau. La parte pi importante delTopKra
una specie
pubblicato.
di ars
amandi,
,
diane.
Il
che servi
(IV, 3)
modello
al
poeta
catalano
pure qui
del
diede
C. Frati
ital.
riscontri curiosi
,
Per correzioni A. Thomas, Lettres latines indites de Francesco Barberino. Trovate nel ms. lat. 3590 della bibl. Imperiale di Vienna. Le lettere sono dirette: 1, a Enrico di Lussemburgo in nome della corona imperiale romana; 2' e 3', al doge di Venezia Giovanni Soranzo; 4*, frammentaria, agli amici; 5', frammentaria, a Giovanni di Frogolino. Dalla prima delle lettere al doge di Venezia si rileva che il Barberino era agente della rcpubb. di Venezia presso la Santa Sede
offre lo stesso Frati nella Riv. crit.
,
medio evo
IV
Levy
vedi
Rom.
XVI
,61.
fUnmnh
30
458
quindi
si
CRONACA
spiega
il suo soggiorno in Francia. La lettera ad Enrico VII il Th. un puro esercizio retorico. Opinione diversa espresse poco prima, confortandola con un documento sinora inosservato, il Novati nellVl rc/(. st.
ritiene sia
ital.,
XIX,
3.
Mons. Saverio Barbier de Montault ha tradotto in francese la visione di Tommasuccio da Foligno, che era stata inserita dal Jacobilli nella vita del santo e poi riprodotta nel 1877 dall'Amoni. Il Barbier ha pubblicato la sua
versione nella
di note
Revue de
Tommasuccio
egli trova
tutti
giorno di
tutti
santi e di
Ed
Garlomagno e tutti i suoi paladini fra i quali splendeva pi di E un fatto da aggiungersi a quelli raccolti da A. D' Ancona ed E. Monaci intorno al perseverare della tradizione carolingia in Italia e
Orlando.
E. Wackernell ha pubblicato
in Tirol, che pu offrire
della Passione.
Nei Wiener Beitrdge zur deutscheti und englischen Philologie (II) J. un esteso lavoro su Bie dltesten Passionsspiele
curiosi
riscontri
con
le
nostre
rappresentazioni
Nelle ultime
du
bibliophile
un
sig. B.
E. di-
scorre di Veronica
Franco e
di
Un prcurseur de
perch fa
Vogliamo notare
serito nel
l'articolo di
Ashburnham
,
in-
Philologus (XLV,
2)
di
una parte
di
due
mss. dei Trionfi, esistenti nelle citt menzionate, entrambi scritti da un Gia-
como Veronese,
Nella Revue
terminato
le
des
langues romanes
(Gfr.
(S. Ili
voi.
XVI)
Ferd. Gastets ha
Renaissance
blicazioni,
Nel fascicolo della Vierteljahrsschrift fr Kultur und Litteratur der (li, 24) , con cui questo periodico pone termine alle sue pub-
leggesi uno scritto interessante di Augusto Schmarsow su Giovanni Santi, der Vaier Raphaels. Egli vi considerato come poeta e si consacra uno studio speciale al poema di lui, che conservasi inedito in Vaticana, del quale pubblicansi alcuni brani.
Nella Beilage zur Allgemeinen Zeitung notiamo: M. Landau, Goethe" Werther und Foscolo' s Jacopo Ortis (1887, n* 250); W. Lbke, Ming fletti'
Rafael
(n''
263); J. v. Pflugk-Harttung,
bliothek (n 315).
di J. V. Dllinger,
Bante
CRONACA
cademia
di
459
Dante seguace delle teorie
vegnente ch'egli asim-
Monaco,
il
17 nov. 1887. Vi
si ritiene
esamina
la qualit di
sume
nella
Commedia,
si
novit e acutezza di il veltro. Tuttoci fatto con vedute e con curiosi riscontri. Nessuno studioso di Dante far bene a traperatori, si interpreta
Neir Archiv fr das Studium der neueren Sprachen und Litteraturen 2-3) si legge un articolo di Th. Vatke intitolato Die Courtoisie in ihrer kulturhistorischen Entwicklung. un'abborracciatura di una ventina di pagine, dove, quanto scarsa la cognizione del tema, tanto grande
(LXXIX,
il
disordine.
Baldassar Castiglione e
il
Fontano son
XV,
senz'altro.
J.
Derenbourg
la-
Directorium vite hicmane di Giovanni da Gapua, versione com' noto, del Kalilah e Dimnah.
voi.
della Zeitschrift
seguenti
articoli,
P. Scheffer-Boichorst,
270 sgg.); L. Kirsch, Laut- und Formenlehre des Dialekts von Siena; Noch enimal Dino Compagni (L'A. confronta alcuni
Dante: conclude riconoscendo in quella
M. Kuhfuss, Ueber das Bocbaccio ziigeschriebcne Danteleben (Nuovi argomenti in appoggio della opinione che la Vita II non sia del Boccaccio); H. Pakscher, Aus einem Katalog des F. Ursinus (L'A. pubblica parte di un catalogo che F. Orsini compil de' propri libri e propriamente quella che interessa la filologia romanza: alcuno dei codici fa argomento di studio); A.Osterhage, Ueber Ganelon und die Verrdter in der Karlssage; A. Pakscher, Randglossen von Dantes Hand (vedi Giorn., IX, 238); U. Marchesini Di un codice poco noto di antiche rime italiane (E il cod. DCGGXXIV della Capitolare di Verona); \V. Meyer, Franko-italienische Stxdien (Saggi e\VAspremont, tratti dai codd. 25529 e 1598 della Nazionale di Parigi saggi del Rom/in d" Heclor con indicazione dei codici e postille grammaticali). Nel voi. XI, fase. 1, leggiamo un articolo di B. Wiese, Zu Jacopo Sanguinacci und Lionardo Giustiniani, e uno di A. Feist Paolo und Francesca; nel fase. 2 uno ne troviamo di P. Rajna, Frammenti di redazioni italiane del Buovo d'Antona, I. Frammento di poema franco-italiano, tratto da un fascicoletto che si conserva nell' Archivio capitolare di Udine: di quella medesima redazione che il R. pubblic gi di su un cod. Laurenziano
, , ;
,
*
utili
Non immune
ma
pure abbondante di
1887).
e le
Grossi
Nacque
460
r Antinori
CRONACA
in Aquila nel 1704 e vi mor nel 1778. Quando nel 1731 Lud. Antonio Muratori, per aver copia pei suoi Scriptores delle antiche cronache
conservate in Aquila,
si
il
ma
pro-
frutto di esse
comparve nel
il
VI
Si stabil
quindi fra
Muratori e
L' An-
l'Antinori
un carteggio,
di
Acerenza e
Matera.
Se non che
gli
convenivano
di bel
modeste
Alla biografia
Casti
dell'
Antinori
di
biamo riassunta,
lano.
fa seguire
il
buona messe
ad illustrarla e quindi l'indice delle opere inedite ed edite dell'erudito aquiLe inedite sovratutto fanno stupire per la loro vastit e moltiplicit. Esse si conservano nella biblioteca di Aquila e comprendono 24 volumi di annali abruzzesi, 18 volumi di corografia storica degli Abruzzi, disposta per
danti
ordine d'alfabeto, 4 volumi di iscrizioni lapidarie abruzzesi, 5 volumi riguarmonumenti patrii, uomini illustri e materie diverse. Sono in tutto pi
di cinquanta tomi,
di questo
uomo
che
il
benemerito. Di
dato
un
indice
sommario
inediti
in questo
opuscolo
si
scritti
menzionati.
Noi
vorremmo che
nel prof. Casti.
particolarmente ricco
1'
Antinori
11
dr.
Augusto Corradi
si
riguar-
danti le varie scuole di latino che sorsero citt, principiando da quella di Bologna
v>.
volta per
Bologna (fino a Documenti e studi puhhl. per cura della R. Deputazione di Storia Patria per le Provincie di Romagna. Ce ne ocsec.
XV)
nel voi.
II
dei
cuperemo.
*
Abbiamo
ricevuto
le
da F. Orlando e G. Baccini. La dispensa 4 contiene la vita di Tre principesse di casa Medici, cio Violante, Anna Maria Luisa elettrice palatina, Eleonora. Per impinguare il volumetto gli editori aggiunsero tre facezie oscene del Piovano Arlotto tratte dal cod. Laur. pi. XLII , 27 , delle
diretta
quali
forse
nel 1884, e
sarebbe bastata la stampa a 12 copie che ne diede il Baccini una sciocchissima poesia di Agostino Coltellini (n. 1613, f 1693),
Il vecchio preferito.
Ben pi importante
la disp. 5*
che contiene
la
parentado fra la principessa Eleonora de' Medici e il principe don Vincenzio Gonzaga. E noto come, sciolto volesse nel 1583 il matrimonio fra questo principe e Margherita Farnese Vincenzo sposare Eleonora di Toscana e come, per contrarre questo secondo
prima parte dei documenti riguardanti II
,
maritaggio, gli fosse imposto di provare in tre cimenti la sua potenza gedi Finerativa. Dei documenti curiosissimi, esistenti nell' Archivio di Stato
CRONACA
renze
luce
461
in
che concernono lo strano e caratteristico avvenimento , esce qui una parte. Gli altri compariranno nelle dispense successive.
opuscolo nuziale assai rilevante
ci
Un
de Lupatis, Bovetini de Bovetinis, Alberimi Mussati necnon Jamboni Andreae de Favafuschis carmina quaedam ex codice veneto nunc primum edita. Speriamo potercene occupare con la dovuta
ed ha per
titolo Litpati
estensione.
un elegantissimo volumetto di soli 150 esemplari Le profezie del beato Tommasuccio da Foligno. La edizione condotta secondo tutte le regole suggerite dalla buona critica ed corredata di quella erudizione larga e precisa che non manca mai ale pubblicato a parte in
l'egr. F.
da codici diversi. In questa parte l'A. ha aggiunto nuove informazioni e documenti a i^anto scrissero i due pi recenti biografi dei beato, l'Amoni (Assisi, 1877)
di
P. quando Tommasuccio ed
si
la ^^ta
ed
il
F. P. rifuse, ampliandola,
dalla Vicentina del 1510 alla Assisana del 1877, sono sei: le antiche raris-
sime. I codici sono diversi , ma i tre pi antichi , citati dal Jacobilli dal Quadrio e dal De Angelis, non furono peranco potuti rintracciare. Il F. P. mette a base della sua edizione cinque mss. della biblioteca del Seminario
di Foligno,
di
Siena,
uno
della Universitaria di Bologna, due della Nazionale di Parigi, due della Na-
nella
sua pregevole
Comunale di Perugia, menzionato dal Verraiglioli, l'A. non pot rintracciare un altro, pure citato dal Vermiglioli, della Laurenziana, indica solo di sfuggita; di un terzo, esistente nella raccolta Campori e descritto dal Vandini, ebbe notizia quando la prericostruzione dell'antico testo.
cod. della
;
Un
Del voi. VI della Storia della Ietterai, italiana di Ad. Bartoli discorreremo quando sar uscito intero e comprender quindi completa la trattazione della Divina Commedia. Per ora ne comparsa soltanto la P. I, che ha i seguenti capitoli: 1 Concepimento fondamentale della D. C; 2* Costruzione morale dei tre Regni; 3" La pena, l'espiazione ed il premio; 4" I Demoni, gli Angeli, le Persone divine; o Il custode del Purgatorio; 6" Il
viaggio per
i
tre
Regni.
3
La
1
P.
II,
pubblicazione, comprender:
religione nella D. C.
;
scienza nella D.
e la politica nella D. C; 2 La La natura nella D. C. 4 L'arte nella D. C. 5< La C; 6 Del tempo della composizione e divulgazione del
storia
; ;
La
poema.
*
Il
sig.
bileo del
Giovanni Travaglini ha pensato di festeggiare egli pure il giupapa con un opuscolo in cui illustra / papi cultori della poesia
462
CRONACA
(Lanciano, Carabba). Questo opuscolo, inadeguato al soggetto e tutto animato da spirito clericalmente partigiano, discorre brevemente di S. Damaso, S. Gregorio
111,
li.
Urbano
prof.
Giuseppe Castelli ha pubblicato (Ascoli Piceno, Cesari, 1887) Sulla vita e sulle opere di Cecco d'Ascoli.
una appendice,
Stabili.
nella quale
il
G. rende
conto dello zibaldone di Angelo Colocci che costituisce l'attuale codice Vaticano 4817 e ne estrae una notizia dello
la data della nascita di
Cecco viene
Abbiamo
Roma
mento
ricevuto uno scritto di Domenico Cimato col (Roma, Loescher, 1887). Vi si parla particolarmente
Dante rn
poli-
delle idee
confutando
le
opinioni
espresse
nel
Parla-
osservabili
sono
che
il
prof.
Alberto
De Anselmo; 2 Cunizza da Romano; 3 La verit sulle colpe di Cunizza. Nuoce loro per vero la forma accademica non che la mancanza di citazioni esatte; ma gli argomenti, in ispecie l'ultimo, furono studiati con amore e profitto.
Agresti ha raccolto or non molto in un volumetto (Napoli, tipografia
Dante a
S.
sul
si
occupa
altre
il
francesi, senza
estendersi alle
ma
questo riguardo
il
prof. G. S. Scipioni
ha pubriguarlet-
Nannucci
al
dell'ottobre 1856 e
dano
del
tera notiamo
il
libro
Volgare eloquio ho
;
e con tutto ci io
mi sono
mi
interessa .
La Strenna
di
seguenti
articoli
storia
Un umorista
,
del sec.
XVII.
Un' attrice del Saggio di frascherie stampate nel 1680; G. C. Molineri sec. XVI. Isabella Andreini; V. Malamani, Giovanni Prati e la censura
austriaca.
un documento
* Mario Mandalari ha pubblicato un opuscolo intitolato Pietro Vitali e inedito riguardante la storia di Roma (Roma, Bocca). Il
al
monastero
prof.
Dallo
stesso
dalari
ricevemmo un volume
di
Saggi di storia
critica
Man(Roma, Bocca},
CRONACA
che una raccolta di
meridionale.
* E. Narducci ha presentato alla
biblioteca Angelica di
*
463
articoli sparsi.
Due di essi possono avere qualche inUna colonia provenzale neW Italia
Catalogo della
il
Roma.
di
un nuovo periodico mensile il titolo (gi portato da un foglio settimanale che usciva alla luce nella stessa citt a mezzo il secolo scorso) di Raccolta Milanese di Storia, Geografia ed Arte. Esso si propone appunto di dare luogo nelle sue colonne a scritti non di gran mole, che ab-
illustrato,
quale
si
civile, letteraria
campagna milanese
suoi confini storici.
ma
carta corografica, disegnata dal solerte prof. G. Pagani, archivista storico e bibliotecario del municipio di Milano, e direttore della Raccolta,
al
che annessa
numero di saggio test uscito in luce (Milano, libreria Levino Robecchi). In questo numero troviamo parecchi scritti assai importanti, come uno del Beltrami sopra un disegno del duomo di Milano, eseguito nel 1390 all'incirca da Antonio de Vincenti, l'architetto del s. Petronio da Bologna: un altro del Casati sul restauro delle pitture che adomano la cappella di Teodolinda nel duomo di Monza; un copioso notiziario storico, geografico ed artistico, variet, recensioni
,
questionario ecc.
si
intraprender anche la
,
che verr
ai valorosi
s.
Auguriamo
Registriamo, secondo
il
acca-
demiche tedesche riguardanti la storia d'Italia B. Gebhardt, Adrian v. Corneto. Ein Beilrag sur Geschichte der Curie und der Renaissance (Breslau,
Preuss e Jnger;; Wilh.
St.
Rottebohm, Montecuccoli und die Legende von Gotthard (programma, ginn. Fed. Werder di Berlino); Cari Strasser, Antonio Canova (progr. scuola reale Vienna); Edm. Schmidt, Veber die
wissenschaftliche Bildung des h. Benedict, des Gesetsgebers der
Mnche
im Abendlande
Die religionsphilosophischen Grundanschauungen des Thomas Campanella (laurea, Halle-Wittenbei^); Franz Buttner, Adam und Eva in der bildenden Kunst bis Michelangelo (laurea, Jena); Heinr. Wieck, Die Tettfel auf der mittelalterlichen Mysterienbhne Frankreichs (laurea, Marburg); Alfr. Raphael, Die Sprache der Proverbia quae dicuntur super natura femi narum > (laurea, Berlino); Heinr. Suter, Die Mathemntik auf den Universitdten des Mittelalters (pn^r. scuola cantonale di Zurigo).
Camaval de
Venise
au
XVI Il
464
CRONACA
uscita
* Della nota Histoire de l'imagerie populaire del Ghanipfleury una nuova edizione riveduta e aumentata (Paris, Dentu).
* Alcide Bonneau ha pubblicato sotto il titolo di Curiosa (Paris, Liseux) una serie di saggi intorno alla nostra novellistica antica. Riguardano il Decamerone, le Novelle del Sacchetti, quelle del Firenzuola, del Randello,
Ragionamenti
dell'Aretino.
Il
Litteratur del
Federigo
v.
Breidenbach ha pubblicato
la
prima parte
ci
di
una
sembra
il
spesso
menzionate
scritto su
sono
il
Giudici ed
il
ad ogni
passo di non
si
avere conoscenza
<3onosca neppure
alcuna di quanto
Bartoli ed
questi
ultimi anni
il
come una
il
autorit seria
Gaspary!
II marchese Giuseppe Camporf, di cui nel fascic. passato accennammo morte immatura, accaduta in Modena il 19 luglio '87, fu il vero tipo del gentiluomo letterato. In possesso di una ricca raccolta di codici e di una
la
collezione copiosissima di autografi e documenti, egli ne era chiunque intendesse valersene, con esempio piuttosto unico che
liberale
raro. Stu-
le glorie della
non troppo
gli fu
forte.
Ad essa rimandiamo, siccome a fonte bibliografica copiosa e auguriamo che alcuni fra gli scritti minori pi rilevanti del Campori, inseriti per lo pi nelle Memorie dell'Accademia di Modena e negli Atti e Memorie della R. Deputazione Emiliana, vengano da qualche studioso aggruppati e riimpressi in volumi facilmente accessibili. Uomo integerrimo, benefico, gentilissimo, scienziato serio e mecenate illustre, il Campori volle anche in morte mostrarsi generoso quanto era stato in vita e
lasci all'amata sua citt natale le ricchissime collezioni di cui era padrone.
Possano i ricchi ed i nobili delle nuove generazioni ispirarsi al suo esempio ed imparare da lui come anche fuori dal turbinio della vita pubblica sia dato ad un gentiluomo acquistarsi benemerenze impareggiabili e lustro.
f II 19 agosto '87 mancava in Todi l'ex-Deputato a tre Lorenzo Lenij, nato a di 20 settembre del 1824. Socio
zioni di storia patria e vice-presidente di quella
legislature, conte
di varie
Deputatoscane,
per
le
Provincie
CRONACA
delle
^5
Memorie
storiche di
Marche
Todi, corredate di
una raccolta
d'iscrizioni
nomina a socio
dell'Istituto
archeologico Prussiano
Inventario
della
Comunale di
Emanuele
di
Roma:
non meno utili servigi, sia come Direttore del Giornale d'erudizione artistica di Perugia ed ispettore degli scavi e monumenti, sia come membro del consiglio scolastico dal '61 al 16 e presidente di questo, quando i presidenti furono surAll'arte, agli studi primari e secondari rese eziandio
un vivo desiderio
di se in
quanti
lo
:
conobbero.
Ci caro qui
ri-
che stata acquistata dall'editore Franchi di Todi, e deir Archivio segreto del comune di Todi.
l'Inventario
A. T.
4 dicembre '87 spirava
II
il
comm. Lucuno
all'afifettuoso
Paoli
-{
il
cav.
An-
uomini di
lettere,
lui
come
a consigliere autorevole
all'Estense, se-
patria
per le
e solo
provincie
Modenesi,
Nato a Modena
N'ita
agli studi:
alla
propria indefessa
grado e
le onorificenze.
Diamo qui
sotto
un elenco
bi-
un
serio ed efficace
1)
Vita di Cristoforo
Colombo
(nella strenna II
Buonumore). Modena,
siciliano.
Modena,
Re
Vittorio
4)
da un
I),
XIV
XV,
466
6)
ital. di
CRONACA
Necrologia di monsignor Celestino Cavedani, tratta sWArch. Firenze, ristampata a Modena, 1866.
Fiore di Filosofi e di molti savi,
attrib.
star,
7)
Roma-
Due
novelle, tratte da
un
il
Decamerone.
.sec.
XIV. Bo-
nelle
Memorie
Modena, 1862. Idem, ristamp. con aggiunte, in Bologna, 1866. in Milano, Hoepli, 1887. 13) Idem, 14) Le novelle di Gentile Sermini da Siena, per la prima volta rac11) Lettere di Lodovico Ariosto, con prefaz. storico critica. 12)
colte e pubblicate nella loro integrit. Livorno, Vigo, 1874
l'ediz.,
(11
Cappelli cui
ma non
volle che
il
suo
nome
apparisse).
Modena, 1865-68-73.
Gentile
XV al
XIX. Modena,
Le
nozze.
niato.
Bernab Visconti, Modena, 1868, per nozze. 21) Ser Meoccio Ghiottone, novella
20) Ghiribizzi di
scritti
Mi-
di G. Sermini.
nozze.
per nozze.
XIV, ined. Modena, 1868, per nozze. Avventura di Bernab Visconti. Modena, 1879, per nozze. 25) Novella di Girolamo Baruffaldi. Modena, 1882, per nozze. 26) Il Vaticinio, novella tratta da una versione ined. del Libro setti Savi. Modena, 1881, per nozze. 27) Ballate del sec. XIV, ined. Modena, 1869, per nozze.
23) Otto sonetti del sec. 24) 28) Poesie musicali dei sec.
dei
XIV,
XV e XVL
XIV
per nozze.
Che cosa amore, sonetti tratti da un cod. Estense. Modena, 1873. Epigramm,i inediti di Marc Antonio Parenti. Modena, 1863. 32) Bue lettere inedite di Anton Maria Lergna. Modena, 1879, per
30) 31) laurea.
33)
di Giov.
per nozze.
CRONACA
34)
467
La Miniatura
nel
sec.
XV,
Modena
da Pistoia e
anonimi.
A. Gap-
prima volta da vari codici. Bologna, 1865. 36) Rime di Antonio Cammelli detto il Pistoia, per cura
Livorno, Vigo, 1884.
di
pelli e S. Ferrari.
XIV
XV. Modena,
1886.
Modena, 1883, per nozze. 39; Sul supplemento ai vocabolari italiani proposto da G. Gherardini, nQ\Y Indicatore Modenese, 1852, n 33. 40) Aggiunte alla bibliografia Dantesca del De Batines, neWIndicatore Modenese, 1852. 41) In difesa della diminuzione delle troppe feste di precetto (ined.). risposta di L. A. Muratori, pubbl. pel centenario Muratoriano dall' Accad. di Se. Lett. ed Arti, Modena, 1872. 42) Prefazione agli Atti e Memorie della R. Deputazione di Storia Patria per le provincie Modenesi e Parmensi, 1863, Voi. I. 43) Lettere di Lorenzo de" Medici, detto il Magnifico, in Atti e Memorie della R. Deputazione di Storia Patria per le Prov. Modenesi e Parmensi, 1,231:1863. 44) Pandolfo Malatesta ultimo signore di Rimini. Ibid., I, 421; 1863. 45) Notizie d Ugo Caleffini, notaio ferrarese del sec. XVI, con la sua cronaca in rima di Gasa d'Este. Ibidem, 11, 267; 1864. 46) La congiura dei Pio, signori di Carpi contro Dorso d'Este, scritta nel 1469 da Gario da S. Giorgio. Ibidem, li, 367; 1864. 47) Supplicazione di Gio. Marco Pio di Carpi. Ibidem, II, 493; 1864. 48) Pietro Aretino e una sua lettera inedita a Francesco I, re di
38) Lettere ined. di
illustri italiani.
uomini
Francia. Ibidem,
III,
75; 1865.
Magn* Lorenzo
355; 1865.
50)
Vita dt Alfonso
I
III,
d'Este scritta
da Bonaventura
Pistofilo
e no-
tizie dell'autore.
Ibidem,
481
1865.
51)
e notizie
IV, 321;
53)
^)
Ariosto.
Ibidem, voi.
I,
103;
II,
199;
Annibale Campani.
pubblic per nozxe aiu rtnoi^
(1)
Il
Cappelli
lagaTol*
dmre
bibliografia.
Tip.
Vivcmo
Bona.
INDICE
ALFABETICO
In quesV indice, che abbraccia l'inUra annata (ft'. IX e X) sono registrati i Ticini degli autori e degli editori; i titoli delle opere sono dati per lo pi in forma ablrreviata. Il numero roynano indica il volume, l'araMco la pagina.
Ademollo
lio
a.,
IT
Leone
,
Roma, IX
De Nolhac
pica, X, 402.
P., Fac-simils de l'criture de Ptrarque, IX, 441. Di un'edizione delle poesie del Cariteo, X, 267.
281; X,445.
G. B. Fagiuoli, IX^ 333. Gente allegra Iddio V aiuta, X, 269. Vedi inoltre X, 443. Bagni (I) di Pozzuoli, ed. E. Prcopo, X. 264. BertacchiC, Dante geometra, X,248. Bianchini D., X, 2S1.
B.,
Fantoni G. Le odi, ed. A. Solerti, X,280. FiAMMAZZO A., Codici friulani della Divina Commedia, X, 426. Foscolo U., Ultime lettere di Iacopo
,
Gapasso G.
sec.
Un
libertinaggio
GoLAGROSSO
F.,
Questioni letterarie,
Gabrielli A., Lapo Gianni, X, 263. Gesta di Federico I, ed. E. Monaci, X, 261. Gloria A. , Onorari degli antichi professori di Padova, X, 288. GoLDMAXN A., Drei italienische Bandschriftenkataloge, X, 413. GoTHEiN E. Die Culturenticickelung Sud- Italiens, IX, 314.
,
IX, 326. GoRsiNi B., // Torrachionedesoato,e. Baccini, X,443. Vedi inoltre X, 270.
HuEBSCHER
zu Pulci
J.,
GosTA
E.,
X, 285.
Iosa A. M. , Mss. della Bibl. toniana di Padova, IX, 330.
An-
470
XIY, X,
429.
,
ed. di Paolina Leopardi E. Costa, X, 285. Lettere inedite a Laura Bassi, IX, 334. Lettere inedite della contessa d" Albany , ed. G. Antona-Traversi e D. Bianchini, X, 281. LocHis e, Giiidotto Prestinari, IX, 319. Luzio A., F. Gonzaga ostaggio alla corte di Giulio II, IX, 323.
Lettere
Rajna
del
P.
Un
iscrizione
nepesina
USI, IX, 305. Reinhardstoettner K. V., Beziehunital. Litteratur zuni Bayrischen Ho f, X, 437. Resa (La) di Treviso e la morte di Cangrande, ed. A. Medin, X, 234. Rondoni G. Tradizioni di un comune medioevale, IX, 308. Rossi V., Della libert nella nuova lirica toscana del 1300, IX, 311.
,
gen der
Malamam
Mancini
tizie
V.,
Nuovi appunti
X, 278.
e cue no-
riosit goldoniane,
G.,
Nuovi documenti
Marcello
Sa VIOTTI A., Una polemica tra due umanisti del sec. XV, X, 433. Schwartz R. Die Frottole im 15
,
Metastasio
P.,
Drammi
scelti,
le
ed.
Solerti Stoppato
A.,
I.,
Meyer
Grand,
Michelangeli
L. A.
Sul disegno
dell'inferno dantesco, IX, 312. Milanesi G., X, 266. Miscellanea in ^memoria di N. Caix e U.A. Canello, IX, 266. Monaci E., X, 261. Motta E., Musici nella corte degli Sforza, X, 434. Muentz e.. La bibliothque du Vasiede, IX, 448. tican au
Tamizey De Larroque Ph., X, 274. Tessier A., X, 276. Tocco F., Un codice sulla questione della Povert, X, 265.
Trautmann
pieler
am Bayrischen IIofe,\,4i31.
Vandini
XVP
R., Appendice I al Catalogo dei mss. del march. Campori, IX, 331. Vesme a., T. Tasso in Piemonte, X, 440. ViLLARi P., La storia di G. Savonarola, nuova ediz., voi. I, X, 238.
Naud
Orsi
ed.
Ph.
Zazzeri R.
Vanno
mille,
X, 258.
INDICE DELLE
MACE-LEONE
Magliabechiana
....
4.
Pag.
KJX
P., Intorno
II.
al coiiddelto
2.
< Dialogiu
L'autore.
Breve intermesso.
Maestro Bergamino.
Mayno
de'
Mayneri (continuazione)
volgare mei 1211
.
. .
.
42
114
161
SOLERTI A., Torquato Tasso e Lucrezia Bendidio SANTINI P., Frammenti di un libro di banchieri fiorentini scritto m PARODI E. 6. Illustrazioni linguistiche ai suddetti Frammenti
,
>
17S
197
PECOPO BIADENE
E.
X VI
e netta
S. Biblioteca di Berlino
>
313
VARIET
FRATI
L., Notizie biografiche di rimatori
HuUani dei
secc.
XIII-XIV.
Ili, Onesto
da Bologna
35C
.
SABBADINI
368
LAHMA
E.. Intorno
372
384
Antonio Flaminio e
RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
FERRAI
L. A.
la
Scala
PELLEGRINI
SCIPIONI G.
F. C.
S.
P.
234
Yilaki, La storia di Girolamo Savonaroa, I
,
238 255
Gol Maxcwi
,
Nuovi documenti
notisi*
iuUa
vita * sugli
scritti
di L. B. Alberti
BOSSI V.
I.
l'ALMAWM
I.
Napolitano.
drammi La Minia
1
pastorali di Antonio
Morsi
detto
V Bpicuro
392
402
R. F.
delle bibliotteh* di
Francia,
s.
406
Xlll-XIT
413
472
BOLLETTINO BIBLIOaRAFIGO
P.
ORSI, L'anno
A.
mille, p. 258.
ed. E.
Monaci
p. 261.
GABEIELLI, Lapo Gianni e la lirica predantesca, p. 263. 1 bagni di Pozzuoli, ed. E. PRCOPO, p. 264. F. TOCCO, Un cod. della Marciana sulla quest. della povert, p. 26. A. MANETTI, Operette isteriche, ed. G. Milakksi, p. 266. [C. CASTELLANI], Di
un'edizione delle poesie del Cariteo nei primi anni del sec.
Iddio V aiuta, ed. G. Baccini
,
X VI,
p. 267.
Genie allegra
,
p. 269.
G.
/ pannicei
B.
p.
270.
p. 270.
Tamisey de Labroque,
p. 274.
MARCELLO,
Il teatro alla
moda,
p. 276.
ap-
P.
METASTASI, Drammi
e
scelti, ed.
C. Marcucci, p. 276,
V.
MALAMANI, Nuovi
p. 280.
punti
FANTONI, Le
odi, ed.
,
A. Solerti,
ed. C.
Lete
,
Antona-Traveksi
D. Bianchini,
p. 281.
Marianna ed Anna
Brighenti, ed.
E. Costa, p. 2^5.
p. 288.
A.
A. GLORIA NARDO-CIBELE
,
A.
FIAMMAZZO,
sec.
A. SAVIOTTI,
Una polemica
ed.
del sec.
XT,
p. 433.
E. MOTTA,
p. 436.
Musici
L.
G.
CAPASSO,
430.
Ricerche
biografiche,
ARIOSTO,
Lettere,
ital.
A. Cappelli,
p.
ed.
K.
K.
V.
Beziehungen der
Litteralur
zum
Bayrischen Eofe e
Schauspieler
p. 440.
,
am
B.
Bayrischen Eofe,
p. 437.
A.
VE3ME,
,
Torquato Tasso
Cesena, p. 444.
Piemonte
CORSINI
Il
Torracchione desolato
bibl.
G. Baccini, p. 443.
U.
p.'
Malatestiana di
tona-Tratersi,
445.
COMUNICAZIONI ED APPUNTI
L.
VALMAGGI,
L.
BIADENE,
Decameron,
p.
269.
V. GIAN,
,
Il
L.
BIADENE
Un
SALVIONI, Un passo
della
Parafrasi lombarda
447.
R.
RENIER,
Quisquilie
Corilliane, p. 449.
CRONACA
INDICE ALFABETICO DELLA RASSEGNA E DEL BOLLETTINO
Pag.
301, 453
469
BINDING SL
mT a *
PLEASE
DO NOT REMOVE
FROM
THIS
CARDS OR
SLIPS
UNIVERSITY
OF TORONTO
LIBRARY