Вы находитесь на странице: 1из 2

Insieme a Mrio Monicelli

Una volta ci capit di ascoltare la voce scoppiettante di Alberto Moravia che parlava della vita italiana tra le due guerre: LItalia ufficiale degli anni Trenta era insopportabile; lItalia popolare era invece molto simpatica. Si stava bene insieme, anche tra sconosciuti, nelle osterie di piazza Navona allora per nulla mondana, cenando con i piedi nella segatura. Alla voce di Moravia fa eco nella memoria la voce del nostro grande scomparso di questi giorni, Mario Monicelli (1915-2010) che presentava cos le sua ultima fatica, Le rose del deserto. Insomma c un gruppo di ragazzi italiani che hanno attorno il disastro di El Alamein, e va bene, ma intanto sono giovani, sono insieme, ne sono contenti e di tutto il resto non gliene frega niente. Ecco, se dovessimo scegliere cos a bruciapelo una parola chiave a cui affidare tutta intera la memoria di Mario Monicelli, sceglieremmo proprio insieme. Intanto perch i suoi film non hanno praticamente mai un protagonista solo, ma ritraggono gruppi, pi o meno sciamannati ed eterogenei vaganti in situazioni storiche pi o meno disperate, in paesaggi pi o meno desolati. Di solito, per lappunto, sullo sfondo di un qualche disastro dellItalia ufficiale. Cos il piccolo gruppo di dropout che prevalentemente il protagonista dei racconti filmati da Monicelli, attraversa indifferentemente la sera tragica di Caporetto con i suoi ponti di barche e la sua infernale pioggia battente e lItalia sconvolta dei papi e degli antipapi nellanarchia medievale. Tutto comincia con la stralunata bande part dei Soliti ignoti alla fine degli anni Cinquanta (1958) per proseguire subito con i due eroi dimessi e marginali e i loro commilitoni ne la Grande guerra, che giusto dellanno dopo. Le cose vanno avanti cos per gli anni culminanti e trionfali della sua carriera (i Sessanta, della nostra tardiva belle poque) con lo splendido I compagni, fino ai due Brancaleone (1966 e 1970). Monicelli stato dunque lautore di uno splendido cinema senza protagonista: ce lo dicono i titoli stessi tutti collettivi I soliti ignoti, I compagni, Larmata Brancaleone, La grande guerra. Per finire con il leggendario Amici miei in cui reinterpret genialmente un progetto del grande Pietro Germi. Quando le cose in Italia incominciano a tingersi di un colore sempre pi cupo, a met anni Settanta, si passa a Un borghese piccolo piccolo e infine al terribile Caro Michele in cui rimane lambientazione squisitamente collettiva, la tipica famiglia della Ginzburg, ma non c granch di divertente. Inizia per Monicelli un periodo nuovo della sua produzione. Un periodo senza rete, massimamente difficile perch appunto privo della sua classica copertura ideologica: i gruppi italiani di sradicati, marginali, declassati non sono necessariamente per gruppi di infelici. Perch fuori dalla ferocia tradizionale delle classi dominanti (che Monicelli ha sempre ritratto con esemplare durezza) i rapporti tra le persone non girano necessariamente male, anzi. Non solo perch da noi i poveri possono (o potevano) ancora essere felici, come dice un terribile aristocratico siciliano effigiato da Mario Soldati (America primo amore) mentre vive una sua vita perduta nei sobborghi di New York. Ma perch possono concretamente sperare in una forma pi o meno di rivincita o di riscatto. La commedia dunque molto aspra perch il suo principale contenuto un conflitto sociale ad altissimo voltaggio, e chi tocca i fili muore, come Gassman e Sordi ne La grande guerra ma muore additando ai potenti i termini elementari e universali della

dignit umana. La comicit e dunque spesso estremamente amara perch scaturisce dal terribile contrasto tra ci che gli esseri umani vorrebbero e ci che finiscono per essere. Cos lo splendido tenente di Romolo Valli sempre ne La grande guerra si chiama Gallina ed la persona pi seria della compagnia. Fin qui saremmo nei limiti del buon genere ordinario, ci che mette in moto larte che i personaggi di Monicelli ne sono profondamente consapevoli e lo sopportano stoicamente.

Вам также может понравиться