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PROPRIETA LETTERARIA
tutti i diritti riservati:
Vietata anche la riproduzione parziale senza autorizzazione
2013 A. C. Villa Paolozzi
aderente alla
Societ Italiana di Storia Militare
-
ISBN 978-88-908510-0-1
Indice
Autori
pag.
Presentazioni
Dmitriy Shtodin
Oleg Ossipov
7
11
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Lettere da Mosca
Piero Crociani
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c.
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133
1812
145
,
.
163
179
193
1812
213
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251
261
, ! ( )
a 1812 1941
1812
Autori /
Agostino Bagnato
Sergio Bertolissi
Alexey Bukalov
DirettoredellAgenzia ITAR-TASS
Massimo Coltrinari
Piero Crociani
Virgilio Ilari
Matteo Lo Presti
Oleg Ossipov
Tatiana Polo
Universit di Cassino
Dmitriy Shtodin
Valerij Voskobojnikov
Musicologo
Presentazioni
Dmitriy Shtodin
Ministro-consigliere dellAmbasciata della Federazione Russa in Italia
orrei iniziare con un fatto storico. Nell estate del 1940 molti addetti
militari stanziati a Berlino, comunicavano ai propri governi che nel
Terzo Reich erano sparite dagli scaffali delle librerie tutte le opere
dedicate alla campagna russa di Napoleone nel 1812. Da questo fatto tutti loro
hanno tratto una conclusione quasi banale: i nazisti studiavano lesperienza
bellica del temuto imperatore francese.
La guerra del 1812, conosciuta in Russia come Guerra Patriottica, suscita in ogni cittadino russo un sentimento di orgoglio per la patria. La gloria
e il dolore la caratterizzano allo stesso modo. Essa certamente gioia per la
vittoria, slancio patriottico della societ russa, eroismo di massa dei partigiani, degli ufficiali e dei soldati, ma ha anche portato con s il disastro economico, i lutti e le perdite umane, i saccheggi e le esecuzioni di massa degli
invasori, gli incendi di Mosca e delle altre citt. Fu la prima Guerra Patriottica
nella storia dello Stato Russo. Patriottica per i russi fu inizialmente anche
la prima guerra mondiale, la cosiddetta Grande Guerra degli occidentali,
che solo successivamente entr nella storiografia russa con lappellativo di
imperialistica.
Larmata dellimperatore francese Napoleone Bonaparte non era chiamata
Grande per caso: era composta dai rappresentanti dei diversi popoli europei
(in tutto entrarono sul territorio dellImpero
Russo 630 mila persone), e per circa un terzo era formata dai cittadini dei
diversi stati della penisola italiana. Erano principalmente soldati del Regno
dItalia e del Regno di Napoli, anche se i napoletani (partiti in ritardo e rimasti
poi assediati dai russi a Danzica) erano solo un terzo degli italici. Sotto il
comando del vicer dItalia Eugenio Beauharnais, le truppe del Regno Italico
di Napoleone erano incluse nel IV corpo della Grande Arme, formato appunto da due divisioni italiane (Guardia Reale e 15a Pino) e due francesi. Gli
storici asseriscono che, fatta eccezione degli stessi francesi, in confronto alle
1812
nella lingua francese apparvero parole come bistr, zakusk (con laccento sullultima sillaba). Anche nella lingua russa lera napoleonica lasci per
sempre un segno.
Fu allora che apparve il noto termine val, comitiva poco raccomandabile. Molti prigionieri francesi rimasero poi in Russia. Leggete pure linizio
dell Eugenio Oneghin di Puskin. Ma non tutto riguarda solo la dimensione
politica e suscita amarezza. Per esempio, esiste una divertente leggenda (forse qualcuno dei presenti la conosce) secondo la quale un giorno nei paraggi di
Reims i soldati e gli ufficiali russi capitarono nel podere di Madame Clicquot,
gi vedova, e degustarono copiosamente il famoso Champagne, che veniva prodotto nella sua azienda vinicola. Il maggiordomo, spaventatissimo, si
present alla padrona e con orrore le disse: Madame, questi tremendi Russi
si ubriacano nel Suo podere e svuotano le cantine. La signora rispose imperturbabile: Si calmi, pagheranno tutto e anche di pi, ma dopo, non adesso.
E possiamo oggi dire che la pratica signora francese non si sbagli nel suo
tornaconto economico: presto lo Champagne Veuve Clicquot cominci ad
essere immancabilmente fornito alla corte degli zar e questa fornitura continu per un secolo intero.
Lepoca napoleonica ebbe influenza anche sulla coscienza politica russa.
In Europa gli ufficiali russi per la prima volta acquisirono in massa le nuove
idee europee sulla libert, diffuse dalla Rivoluzione Francese. Impressionati
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Oleg Ossipov
Rappresentante del Rossotrudniestvo in Italia
a prima domenica di settembre 2012 alcune centinaia di migliaia di persone si sono riunite nel campo di Borodino, non lontano da Moaisk,
nella regione di Mosca. Sul celebre campo di battaglia del XIX secolo
hanno avuto luogo le celebrazioni storico-militari in occasione del bicentenario della guerra patriottica russa contro la Francia napoleonica. Il culmine dei
festeggiamenti si avuto con la ricostruzione della battaglia di Borodino. Pi
di tremila appassionati di storia militare, con gli indumenti e lequipaggiamento depoca degli eserciti russo e francese, hanno riprodotto la battaglia
dei giganti. Cinquecento tra i partecipanti alla ricostruzione sono arrivati da
dieci paesi europei.
Nellautunno del 1982, e poi anche nel 1983, dedicai tre mesi della mia
vita al campo di Borodino. Noi, studenti del primo anno alla facolt di giornalismo della MGU, lUniversit statale di Mosca, raccoglievamo l le patate. I
trattori aravano la terra e noi mettevamo nei sacchi i tuberi divelti dal terreno
argilloso, per poi ammucchiarli proprio accanto allbelisco di Kutuzov, alla
ridotta di evardino, e agli altri monumenti sormontati da aquile bicipiti.
Nessuno di noi riusc a trovare un qualche artefatto di quellepoca memorabile (sebbene ci sperassimo). Ciononostante, tutta lepopea colcosiana
studentesca fu adombrata dal marchio del 1812, il Giorno di Borodino.
Gli studenti e le studentesse ventenni giocavano a russi e francesi, la guerra
del 1812 rappresentava il tema principale del giornale murale di campo (gli
studenti stavano nel classico campo sovietico dei pionieri), nella vita quotidiana entrarono in uso gli appellativi monsieur e mademoiselle
E forse nessuno a quel tempo indovinava che combatterono non soltanto
russi e francesi (e per russi intendiamo i figli del multietnico Impero russo).
Allora, quando la battaglia di Borodino compiva i 170 anni, erano in pochi a
sapere che nella campagna di Bonaparte furono coinvolti anche altri popoli.
Nellesercito diNapoleone i polacchi risultano secondi per numero, e terzi gli
italiani, se italiani li possiamo chiamare, dato che lItalia come unico stato
si form solo cinquanta anni dopo la battaglia di Borodino, nel 1861. Ma nel
1812 limperatore francese trascin alla conquista della Rus gli abitanti del
Regno di Napoli e degli altri stati della penisola appenninica. Nellesercito
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ncora negli anni Sessanta del secolo scorso, tra gli argomenti della propaganda anticomunista cera la profezia di Nostradamus sui
cavalli dei cosacchi che si sarebbero un giorno abbeverati a piazza
San Pietro. In realt, a parte il Coro dellArmata Rossa e qualche collega di
Mitrokhin, gli unici militari russi finora arrivati a Roma per servizio furono
800 religiosissimi marines greco-ortodossi, reclutati in Epiro dallammiraglio
Fyodor Fyodorovich Ushakov [1744-1817: canonizzato dalla Chiesa ortodossa nel 2000 e fatto patrono delle forze nucleari russe nel 2005] e venuti a piedi
da Napoli per restaurare Pio VII: entrarono dalla via Appia il 3 ottobre 1799
e sfilarono dal Campidoglio al Vaticano1 tra gli applausi dei papalini che inneggiavano allo zar.
Questo era ancora Paolo I, il quale aveva conferito il titolo di principe dItalia al maresciallo Suvorov, comandante dellArmata austro-russa in
Svizzera e Piemonte e dato ospitalit a San Pietroburgo ai cavalieri di Malta scacciati nel 1798 da Napoleone, dei quali si proclam gran maestro per
rivendicare larcipelago riconquistato daglinglesi. Proprio il rifiuto dellInghilterra di restituire Malta allOrdine Gerosolimitano provoc il ritiro della
Russia dalla Seconda Coalizione e il riavvicinamento alla Francia. Questa
politica fu bruscamente interrotta dalla brutale uccisone di Paolo I, soffocato
il 25 marzo 1801 in una congiura di palazzo ordita dal partito europeista e
avallata dal figlio ed erede Alessandro, mentre Kronstadt era sotto la minaccia
della squadra inglese comandata da Nelson.
Il primo atto del nuovo zar fu di richiamare i 30.000 cosacchi che stavano
marciando verso la Persia con lintenzione di attaccare i domini inglesi in India. Era un grandioso piano strategico, basato sullillusione che i miseri resti
dellArme dOrient - in quel momento gi disfatta dalle epidemie e bloccata
1
Come fece in jeep il 5 giugno 1944 il generale Mark Clark, con l'unica variante di
percorrere la nuova via della Conciliazione.
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1812
15
sardo nella guerra delle Alpi, gi sottotenente del 2 battaglione delle Guardie, prigioniero a Collardente nellaprile 1794 e al Bricchetto due anni dopo,
cavaliere mauriziano, passato al servizio francese e poi a quello russo, combatt in Crimea contro turchi e tatari nel 1810. Comandante delle truppe nel
Caucaso nel 1811, difensore di Riga contro Macdonald nel 1812, ricordato
in Guerra e pace (III, IX) come il principale portavoce degli ufficiali che,
come Clausewitz, si opposero invano alla costruzione del campo fortificato di
Drissa. A sua volta Clausewitz lo cita nel suo celebre studio sulla campagna di
Russia per il ruolo svolto nel negoziato epistolare col feldmaresciallo Ludwig
Yorck von Wartenburg (1759-1830) che prepar la cruciale convenzione di
Tauroggen del 30 dicembre 1812 con la quale lArmata prussiana, formalmente alleata degli occupanti francesi, consent allArmata occidentale russa
di varcare la frontiera per inseguire il vero nemico: convenzione che fu poi
celebrata in funzione antioccidentale da Guglielmo II e da Hitler e analizzata
sotto il profilo politologico da Carl Schmitt nella sua famosa Teoria del partigiano del 19632. Promosso generale aiutante, nel 1814 Paolucci ebbe un ruolo
importante nel convincere lo zar ad opporsi allinsediamento di un principe
austriaco in Piemonte. Governatore della Livonia e Curlandia dal 1821, lo
fu poi nuovamente al servizio sardo di Genova, dove nel giugno 1833
2
Cfr. Raymond Aron, Penser la guerre. Clausewitz, Paris, Gallimard, 1976, II, pp. 210222.
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1812
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Russia, della Polonia e dellItalia, Italia (Firenze), 1826-27, 4 voll. (ed. parziale a cura
di Giulio Bedeschi, Milano, Mursia, 1980, pp. 17-190; Compagnia dei Librai, Genova
2007);
Volume XI (1836) dei Fasti e vicende dei popoli italiani dal 1801 al 1815 o Memorie
di un uffiziale per servire alla Storia dItalia nel suddetto periodo, Italia (Firenze), V.
Batelli e figli, 1829-1838, 13 volumi in-12 con tavole.
Alessandro Zanoli, Sulla milizia cisalpino-italiana. Cenni storico-statistici dal 1796 al
1814, Milano, Borroni e Scotti, 1845, pp. 192-206. I contingenti italiani del IV Corpo,
costituiti dalla Divisione della Guardia Reale (Teodoro Lechi) e dalla 15a Divisione
(Pino), partirono (da Milano, Bassano, Vicenza, Cividale, Castelfranco e Verona) con
una forza iniziale di 27.397 uomini, 8.300 cavalli, 740 buoi, 52 cannoni, 391 cassoni
da munizioni e 702 carriaggi da trasporto. Il totale include 1.900 uomini del Reggimento Dalmata, il quale continuava a far parte dell'Esercito italico nonostante nel 1809
la Dalmazia fosse stata scorporata dal Regno d'Italia e annessa alle Province Illiriche
dell'Impero francese. Dedotti questi ultimi e aggiunti i napoletani (8.515) e una stima
delle reclute italiane presenti nei corpi francesi (25-30.000) si pu ritenere che gli italiani costituissero almeno un decimo dei 600.000 uomini della Grande Arme.
Antonio Lissoni, Compendio della storia militare italiana dal 1792 al 1815, Milano,
Rusconi, 1837 (Torino, Fontana, 1844).
Durante la grande guerra comand, da generale, il presidio dell'Asinara e tenne un
diario (pubblicato nel 1929) sul campo di concentramento in cui transitarono da 25 a
30.000 prigionieri austro-ungarici, di cui almeno 8.000 morti di colera e tifo. cfr http://
www.studistorici.com/wp-content/uploads/2010/04/SANNA_Dossier_2.pdf
Gli italiani in Russia nel 1812, Roma, USSME, 1912 (rist. an. Ermanno Albertelli,
Parma, 1993).
18
nibili in lingua francese (inclusi gli studi di Clausewitz, Jomini e Dmitrij Petrovic Buturlin, la traduzione francese delle memorie di Bennigsen e Galitzin
e della storia ufficiale allora in corso di pubblicazione da parte del grande stato maggiore russo10, il romanzo di Tolstoi e il tomo VII delle c. d. Mmoires
du prince Eugne curate da Pierre Emmanuel Albert Du Casse); e inoltre gli
archivi delle famiglie Corigliano e Manzi (Napoli), Gianotti (Torino), Lechi
(Brescia) e Ottelio (Udine) e il diario Mantovani (Biblioteca ambrosiana di
Milano). Era infine corredata da una relazione inedita del conte Giuseppe de
Maistre, ministro sardo a Pietroburgo, e da una conferenza sulla recente campagna tenuta ai Granduchi Nicola e Michele dal torinese conte Luigi Gianotti
(1759-1826), loro istitutore, entrambi a cura e con commento di Ferrari.
Nel 1912 fu ricostruita pure la partecipazione alla campagna dei 3.500
piemontesi inquadrati nel 111e de ligne, nella storia del reggimento11 pubblicata dallallora colonnello Eugenio de Rossi (1863-1929), altro illustre
componente della task force di storici in uniforme incaricati dal capo di stato
maggiore, generale Alberto Pollio (1852-1914), di colmare la lacuna relativa
alla storia militare dellItalia napoleonica. Completamente ignorata in Italia
fu la storia [pubblicata a Mosca nel 1913 da V. R. Apucthin12] delle tre brigate (francese, olandese e italiana) che alla fine del 1812 i russi intendevano
formare col sussidio inglese e coi 36.000 disertori e prigionieri della Grande
Arme concentrati a Orel, i quali furono per decimati dalle epidemie nel
febbraio 1813.
Lunica ricerca originale pubblicata (nel 1928) dopo il volume di Cappello quella di Nino Cortese (1893-1976) sul Seguito di Murat in Russia e
sulla Divisione napoletana alla difesa di Danzica13; una ricerca condotta su
10 Otechestvennaia voina 1812 goda, Part I, 21 volumes (in 22); Part II, 1 volume. St.-Petersburg: Tipografia "Berezhlivost", 1900-1914. Trad. francese del capitano Eutrope
Cazalas, cominciata nel 1902, col titolo La guerre nationale de 1812. Publication du
Comit scientifique du Grand etat-major russe, Paris: H. Charles-Lavauzelle, [19041911].
11 Il 111 di linea. Fasti e vicende di un reggimento italiano al servizio francese, Scuola di
Guerra, Torino, Tip. Olivero e C. 1912 (rist. an. Accademia di San Marciano, LArtistica
Savigliano, 1995), pp. 146-173.
12 V. R. Apuchin, Formirovanie Legionov is plennych Franzusov, Italianzev i Gollandzev
v Gorode Orel v 1812-13 Godach, Formation des Lgions composes de prisonniers
de guerre franais, italiens et hollandais Orel en 1812-1813, Travaux de la Section
d'Orel de la Socit Impriale Russe Historique et de la Guerre, Moskva 1913.
13 Nino Cortese, Lesercito napoletano e le guerre napoleoniche, Napoli, Riccardo RicGli Italiani nella campagna di Russia del 1812
1812
19
documenti dellArchivio di stato di Napoli trascurati dai collaboratori di Cappello (il napoletano De Majo?), ma purtroppo distrutti nei bombardamenti
del 1943. Altre ricerche originali riguardano il 32 leggero14 e il Reggimento
Dalmata15, mentre gli altri recenti lavori sulle truppe napoletane16 e toscane17
a Danzica sono soprattutto compilazioni e rielaborazioni.
La distruzione dei documenti del IV Corpo della Grande Arme e degli
stessi archivi personali di Napoleone avvenuta durante la ritirata e la difficolt pratica e linguistica di accedere alle fonti russe, spiegano la ragione per
cui la partecipazione degli italiani alla campagna di Russia lunico settore
della storia militare dellItalia napoleonica trascurato dalla grande fioritura di
ciardi, 1928, pp. 135-152 e 174-199.
14 Paolo Palumbo, "Il 32 leggero", in Studi storici militari, in corso di pubblicazione.
15 Jean-Pierre Perconte, Les Dalmates et les Istriens au service italien 1806-1814, ed.
Perconte, Lyon, 2007. Cfr. P. Crociani, V. Ilari e C. Paoletti, Storia militare del Regno
Italico (1797-1814), Roma, USSME, 2001, II, Il Dominio dell'Adriatico, pp. 135-149 (Il
Reggimento Dalmata).
16 V. Ilari, Piero Crociani e Giancarlo Boeri, Storia militare del Regno Murattiano (18061815), Invorio, Widerholdt, 2007, II, pp. 48-55 (Guardia Reale e Seguito) e 317-328 (la
Divisione a Danzica).
17 Paolo Coturri, Gianni Doni, Stefano Pratesi, Daniele Vergari, Partire parftir, partir bisogna. Firenze e la Toscana nelle campagne napoleoniche 1793-1815, Firenze, Edizioni
Polistampa, 2009, pp. 118-129.
20
studi verificatasi soprattutto a partire dai primi anni Ottanta del secolo scorso18. Ben poco si infatti aggiunto a de Laugier e a Cappello; il primo
stato compendiato da Giulio Bedeschi (1915-1990) e pubblicato [nel 1980 e
nel 2007] insieme a un breve saggio del medico alpino sulla campagna del
1941-43, mentre il volume dellUfficio storico stato ristampato in anastatica
da Albertelli nel 1993. Solo di recente sono comparsi tre nuovi contributi,
un lavoro divulgativo, fondamentalmente basato su Cappello, pur con utili
rappresentazioni grafiche delle operazioni19, un interessante articolo di Piero
del Negro circa limpatto della campagna del 1812 sullidentit nazionale e
il patriottismo italiano20 e uneccellente tesi di laurea, diretta sempre da Del
Negro e basata su un nuovo spoglio del fondo del Ministerro della guerra italico conservato nellArchivio di stato di Milano e su una rilettura della scarsa
memorialistica finora pubblicata21.
Naturalmente le gravissime perdite subite dalla Grande Arme in Russia
hanno condizionato pure la memorialistica, rarefacendo, rispetto alle altre
campagne napoleoniche, il numero delle lettere, dei diari supersiti e delle
successive registrazioni di ricordi personali. Le uniche memorie di reduci italiani finora pubblicate sono quelle di Bartolommeo Bartolini (1846)22 e Francesco Baggi (1898)23, seguite nel 1913 da quelle dello stesso de Laugier24 e
nel 1942, in concomitanza con la nuova spedizione in Russia, da un altro testo
18 Cfr. V. Ilari, "La storiografia militare dell'Italia napoleonica", in Rivista Italiana di studi
napoleonici e dellIsola dElba (in corso di pubblicazione nel 2010).
19 G. Fedele, G. Martignoni e G. Garuti, Italiani contro lo Zar, vol. I: Dal Niemen a Smolensk, Edizioni Camelot, s. d. (ma 2006).
20 Piero Del Negro, "La campagne de Russie et le patriotisme italien", in Revue Historique
des Armes, 250, 2008, pp. 16-24.
21 Elvis Lusa, L'esercito italico nella campagna di Russia del 1812, Universit di Padova,
Facolt di Scienze Politiche, anno accademico 2002-2003.
22 Bartolommeo Bartolini, I giorni dorrore. Avventure particolari accadute al cav. Bartolommeo Bartolini di Trento antico ufficiale di cavaleria e ad alcuni suoi compagni
darmi dal giorno13 al 28novembre1812 nella campagna di Russia scritte da lui
medesimo, 2vol., Vrone, Tipografia Antonelli, 1846.
23 Francesco Baggi, Memorie, a cura di Corrado Ricci, Bologna, Nicola Zanichelli, 1898.
24 conte Cesare de Laugier de Bellecour, In Russia nel 1812: memoria d'un ufficiale italiano, a cura di Cesare Guglielmo Pini, con una prefazione del generale Giovanni Gamerra,
Livorno, Raffaello Giusti, 1913 (XX, 143 p.).
Gli Italiani nella campagna di Russia del 1812
1812
21
di de Laugier25 e da uno di Filippo Pisani26. E quindi di particolare importanza la pubblicazione del Diario di un ufficiale superiore del 2 Reggimento
di linea italiano conservato da maresciallo dalloggio delle guardie donore
italiane Francesco Viola. Un diario che purtroppo si interrompe al 26 ottobre
1812, ma che fa in tempo a registrare lepica giornata del 24 nel villaggio di
Malojaroslavets, passata alla storia come la battaglia degli italiani. E che
ci tramanda lo scambio di battute, tra lImperatore e Murat, passati il mattino
seguente per il campo di battaglia coperto di cadaveri: N.: Cazzo, come mai
avete potuto ammazzare tanta gente? M.: Voil le plaisir quon a de commander de si braves gens27. Leffetto drammatico pi incisivo del colloquio, altrettanto cinico, immaginato da Tolstoi tra Clausewitz e Wolzogen e ascoltato
dal principe Andrea ferito sul campo di Borodino:
Der Krieg muss in Raum verlegt werden. Der Ansicht kann ich nicht
genug Preis geben (la guerra devessere estesa in profondit. La validit di questa regola non mai abbastanza lodata), disse uno di loro.
Oh ja - disse laltro - der Zweck ist nur den Feind zu schwachen, so
kann man gewiss nichtden Verlust der Privat-Personen in Achtung nehmen. (certamente, lunico scopo indebolire il nemico, e perci naturalmente non si possono mettere in conto le perdite di singoli individui).
23
rapporti tra la Francia Napoleonica e la Russia, sono stati sempre conflittuali, essendo i due stati profondamente diversi per concezione e per struttura. Luno, permeato dai principi della Rivoluzione francese del 1789,
laltro profondamente teocratico. LItalia, conquista dai francesi nel 1796,
rimase sempre nellorbita di Parigi e segu la parabola napoleonica in tutte le
sue fasi.
24
1812
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Gendarmeria 3 Legioni
Per lesigenza Russia, Il Regno dItalia invi truppe che furono incorporate
nel IV Corpo, posto al comando del Vicer dItalia, Eugenio de Beauhnais. In
particolare la 14ma Divisione, posta al comando el gen. Broussiere, incorporava la fanteria della Guarda Italiana, che era al comando del generale Teodoro
Lechi, per un totale di 5 battaglioni ( 4070 uomini). La 15ma Divisone era
comandata dal generale Pino contava il 1, 2 e 3 di Linea, e il Reggimento
Dalmata, per un totale di 16.084 uomini. La Divisione era al completo con i
suoi 16 battaglioni e 4 compagnie di artiglieria29
La cavalleria del IV Corpo contava 1800 sciabole italiane (Guardia reale al comando del generale Villata, Dragoni Regina, 2 e 3 cacciatori a cavallo) e una brigata di cavalleria leggera francese (9e e 19e chasseurs cheval) al comando
del generale Ornano. Lartiglieria consisteva in 100 cannoni con circa 2540
cannonieri, zappatori e personale del treno.30
Secondo questa fonte il totale dei soldati italiani erano 24.694 uomini31,
mentre le perdite ammontarono a 14.06132
29
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31
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1812
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28
dispersi, 347 malati e feriti e 417 inabili. Il 19 ottobre le truppe italiane lasciarono Mosca ed il 24 settembre 3 battaglioni della Divisone della Guardia
reale parteciparono alla battaglia di Maloyaroslavets, meritando la citazione
nel 27 Bollettino.33
Dopo la battaglia Maloyaroslavets, la marcia verso ovest riprese e l8 novembre il IV Corpo, nel suo movimento per passare a guado il fiume Vop,
impossibilitati i Marinari della Guardia a gittare un ponte per il ghiaccio,
perdette tutto il suo bagaglio e tutti i pezzi dellartiglieria dovettero essere
lasciati sul posto.
La ritirata fu quanto mai disastrosa
Il 10 la Guardia prese Dukhovchina sloggi adone i Cosacchi, che la notte
attaccarono gli avamposti. Il 14 la Guardia forz lentrata a Smonlensk ,
trovando per i magazzini evacuati o distrutti dal nemico. Ripresa la marcia
, il 16 il IV Corpo fu accerchiato a Krasnoi e, rifiutata la resa,dovette dare
battaglia. L Guardia , collocata al centro, respinse la cavalleria russa. A notte Eugenio si sganci ripiegando verso il Quartier Generale di Napoleone e
il 20 (novembre) si colleg a Orcha col III corpo di Ney.
Dopo aver combattuto il 26 (novembre) a Borisov, il IV Corpo, ridotto ad
appena 2000 uomini in grado di combattere, arriv alla Beresina il 27 e la
notte pass il fiume. Il 29, a Pleszecnice, la Guardia salv lo SM di Oudinot,
assediato dai Cosacchi in un casale. Il 9 dicembre il IV Corpo giunse a Vilna,
e dil 12 pass il Niemen. Lasciato in retroguardia al ponte di Kovno, il 13 un
plotone di marinai disperse i Cosacchi che cercavano di catturare lo Stato
Maggiore di Ney. Intanto un distaccamento di Dragoni della Guardia scortava la slitta di Napoleone da Breslavia ad Haynau,34
La ritirata di Russia del IV Corpo termin alla fine di dicembre del 1812 a
MArienwerder, dove il vicer Eugenio radun i superstiti del IV Copro, che
Il Bollettino riporta dans le combat de Maloyaroslavets la garde italiennes sest distingue. Elle a pris la position et sy est maintenue Cfr.Crociani P., Ilari V., Paoletti
C. , Storia Militare del regno Italico (1802-1814), LEsercito Italiano, Tomo II: Armi e
Corpi dellEsercito, Roma, Ministero della Difesa, Stato Maggiore dellEsercito, Ufficio Storico, pag.508 e segg. Da questo volume si traggono le principali informazioni
qui citate e si rinvia al medesimo per un ulteriore approfondimento.
34 Cfr. Crociani P., Ilari V., Paoletti C. , Storia Militare del regno Italico (1802-1814),
LEsercito Italiano, Tomo II: Armi e Corpi dellEsercito, Roma, Ministero della Difesa,
Stato Maggiore dellEsercito, Ufficio Storico, pag.509
33
1812
29
risultarono essere 2844 uomini, con pochi cavalli e senza artiglieria. Secondo
gli autori citati, le perdite della Guardia erano leggermente inferiori alla
media: il 31 dicembre contava infatti 570 uomini, di cui 5 di Stato Maggiore,
35 Guardie dOnore, 87 Veliti, 205 Granatieri, 33 Cacciatori, 134 Dragoni,
63 Artiglieri ed 8 marinai. Gli Ufficiali erano 114.35
Un attacco da parte dei Cosacchi fu portato nella notte dell11 gennaio
1813 proprio al Quartier Generale di Marienwerder, che fu respinto non senza difficolt. Il 12 gennaio, un altro attacco fu lanciato dai Cosacchi contro
Neuburg, dove il Vicer Eugenio si era portato ed a stento evit la cattura. Per
sicurezza Eugenio arretr fino a Posen. Qui il 17 gennaio assume il Comando
di quello che fu la Grande Arme, che nella nuova configurazione ordinativa
dellEsercito Francese doveva poi assumere il nome di Corpo dOsservazione
dellElba.
Termina con questa data lavventura dei soldati italiani in Russia.
35 Ibidem
30
1812
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32
quadrupedi del paese con quadrupedi del posto. Il 30 giugno 182 il IV Corpo
pass il Niemen a Pilony sotto un violento uragano e limprovviso abbassamento di temperatura provoc in una notte la morte di circa 4000 quadrupedi 36
Episodi salienti della cavalleria furono la cattura il 30 luglio di un convoglio russo di 200 quintali di farina; il 4 settembre si ebbe il primo scontro
con i cosacchi delletman Platov. Nella battaglia di Borodino, con laiuto dei
Cacciatori bavaresi, la cavalleria italiana respinse un attacco dei Cosacchi sul
fianco del IV Corpo. Il 14 settembre si accamparono dei sobborghi di Mosca.
In questo periodo fino allinizio della ritirata, vi furono perdite elevate a causa delle uccisioni dei partigiani russi che sorprendevano i cavalieri italiani a
foraggiare in zone distante anche 20-25 chilometri da Mosca.
Un record fu conseguito dalla Cavalleria italiana in Russia: il 9 ottobre il
2 Reggimento a Cavallo raggiunse la citt di Dimitrov, il punto pi a settentrione raggiunto dalla Grand Arme nella campagna di Russia, rischiando di
essere tagliato fuori e fatto prigioniero, cosa che fu evitata per laccorrere del
3 reggimento a cavallo giunto in suo soccorso.
Il 19 ottobre 1812 inizia la ritirata da Mosca e quattro giorni dopo gli Italiani si distinsero alla battaglia di Maloyaroslavets. Dopo questo bel episodio
i cavalieri italiani vennero inseriti nello Squadrone Sacro che Groucy aveva
formato per proteggere da vicino Napoleone. Ma lo squadrone Sacro ebbe
vita breve in quanto, per mancanza di foraggio, i cavalli presto morirono tutti.
Le perdite della cavalleria italiana in Russia, in modo relativo, furono pi
lievi di quelli della Fanteria. A Glogau si trovarono presenti 54 dragoni della
Regina, 173 Cacciatori del 2 Reggimento e 163 del 3 Reggimento.
Lartiglieria italiana in Russia
Il IV Corpo aveva come dotazione 18 cannoni da sei e 8 obici da ventiquattro assegnati alle Divisioni, 14 ai tre reggimenti e 12 pesanti campali al
parco di artiglieria. In totale 52 pezzi che erano serviti da 22 compagnie, 4 a
piedi, 2 a cavallo 7 del treno, 2 pontieri e 7 reggimentali per un totale di 2100
uomini, di cui 82 ufficiali.
La lapide posta ai lati del portone dellarsenale del Cremlino, scritta in
36 Ibidem,
Gli Italiani nella campagna di Russia del 1812
1812
33
Truppe Italiane in Marcia nel luglio 1812. Notare che lUfficiale a cavallo porta i due zaini
sulla sua sella di un Granatiere che sostiene in fuciliere di linea sofferente. Fonte Fabre du
Four, lo schizzo stato eseguito sul posto e dal vivo dallautore
francese e in russo, che celebra la vittoria del 182 dei russi sui francesi scrive che furono tolti al nemico 975 cannoni, di cui 70 italiani e 40 napoletani.
Come appare evidente la prima cifra non esatta perche il IV Corpo aveva
solo in dotazione 52 cannoni.
Lartiglieria italiana si distinse il 25 luglio alla battaglia di Ostrowno ed il
7 settembre in quella di Borodino, in cui i pezzi agli ordini di Millo infranse
la carica che poteva risultare decisiva della cavalleria russa.
Raggiunta Mosca le compagnie dartiglieria reggimentali furono sciolte e
gli uomini ripartiti fra i cannonieri, il treno dartiglieria e il treno dequipaggi. . Altro episodio degno di nota per lartiglieria fu la battaglia, il 24 ottobre,
a Maloyaroslavets, durante il quale lartiglieria italiana ridusse al silenzio le
batterie russe.
L8 novembre, al passaggio del fiume Vop tutti i pezzi, tranne due che poi
furono catturati dai russi il 16 successivo a Krasnoi, furono abbandonati.
34
Conclusione
La partecipazione degli italiani alla guerra Napoleonica in Russia, in un
bilancio a largo respiro, fu degna di nota. Le unit diedero prova di una certa
compattezza, e in vari episodi si distinsero per audacia, resistenza al fuoco,
ardire e coraggio. In particolare gli Italiani si distinsero nella battaglia di
Malojaroslavetz. Qualche autore si chiede37 per quale motivo gli Italiani, a
ritirata gi iniziata e ormai chiaro che lavventura napoleonica in terra russa
si sarebbe risolta in una sconfitta di vastissime proporzioni, ebbero il coraggio e la forza di battersi con cos determinato valore. Una risposta pu essere
individuata nel fatto che i Francesi, conquistando lItalia nel 1796 portarono
quelle idee che, in modo estremamente sintetico, si possono riassumere nella
frase che ogni servo, ogni uomo, diventava un cittadino, membro paritetico
con uguali diritti di uno Stato. Era stato gettato il seme e la pianta, piccola che
sia, stava nascendo. Gli italiani nella rimate napoleoniche stavano provando
che cosa voleva dire il senso di appartenenza, lidentit, e combattevano agli
ordini di un uomo che seguiva sogni imperiali, che per non intaccavano le
motivazioni di fondo.
Questa grande avventura per la quasi totalit di loro si risolse in tragedia.
Le perdite furono oltre il 98% degli uomini e la totali dei cavalli e buoi, e di
tutto il restante materiale.
Il 12 dicembre 1812 quello che restava delle truppe napoleoniche raggiunsero Kovno, lultima citt dellimpero russo, sulla sponda del Niemen, quel
fiume che solo cinque mesi prima avevano attraversato con tanto entusiasmo.
Gioacchino Murat radun i Marescialli per conoscere il loro pensiero sul da
farsi. Tutti consigliarono di abbandonare Knovo e di ritirarsi sotto la protezione della fortezze sulla Vistola. Le unit superstiti e gli sbandati dovevano
raggiungere queste fortezze: gli uomini della Guardia a Danzica, quelli del
I Corpo (Davout) e del VII ( ovvero i westafaliani) a Thorn, gli uomini del
II Corpo (Oudinot) e del III (Ney) a Mariembourg, quelli del V Corpo ( polacchi9 a Varsavia, quelli del Vi corpo 8 bavaresi, insieme ai superstiti del IV
Corpo (Vicer dItalia) a Marienwerder.
Marienwerder fu lultima tappa degli Italiani che parteciparono alla campagna di Russia. Il totale non superava le 800 unit, inteso sempre come uomini in grado di combattere.
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36
in Russia (CSI) a livello di Corpo dArmata, comprendente 60.000. LAlto Comando tedesco, convinto che lURSS sarebbe stata sconfitta in pochi
mesi, non richiese queste truppe Italiane, e fu solo linsistenza di Mussolini,
che molto superficialmente, per ragioni di prestigio e politiche insistette per
linvio in Russia di truppe italiane. Il CSIR fu messo la comando del generale Giovanni Messe ed integrato nella 17 Armata tedesca di Von Kliesit. Nel
1941-1942 si comport onorevolmente ed oper in Ucraina e nella regione
del Dombass.
Dopo la sconfitta tedesca del dicembre 1941, lAlto Comando tedesco,
a fronte delle gravi perdite subite e in previsione della campagna del 1942,
soprattutto verso il Caucaso, richiese, questa volta, allItalia linvio di ulteriori forze, soprattutto truppe specializzate in montagna. LItalia invio un altro
Corpo dArma ed il Corpo dArmata Alpini, per un totale di 229.000 uomini
che furono, insieme al CSIR (che divenne II Corpo dArmata) l8a ARMATA
Italiani in Russia. (Armir). Questa opero fino al Don durante il 1942 ( I Battaglia difensiva del Don) e nel dicembre 1942 si trovava a nord i Stalingrado a
presidiare, con la difesa ancorata al terreno, la sponda sinistra del Don stesso
insieme a Ungheresi e Romeni a nord, e tedeschi al sud.
LArmir fu attaccato il 10 dicembre 1942 (Operazione Piccolo Saturno ed
Uranio) e resistette sulle posizioni fino al 21 Dicembre. Poi inizio quella che
per noi italiani la 2Ritirata di Russia. Una ritirata che molto simile a quella del 1812, in cui persero la vita, degli iniziali 191.000 uomini presenti alla
Bandiere il 1 dicembre 1942, circa 91.000 soldati, fra Cauti e dispersi. I prigionieri furono 10830, che lUnione Sovietica restitu nellagosto del 1946.
Le perdite, quindi furono, oltre 101.000 uomini pari ad 60% della forza, oltre
a quasi tutto il materiale ed alla totalit delle. Artiglierie. Rispetto alla campagna del 1812, in cui le perdite in cavalli e materiale fu totale e di uomini fu
del 98%, nel 1941-1943, le perdite furono in percentuale minor, ma sempre
dolorosissime, se si pensa che la battaglia dellOrtigara, la pi sanguinosa
combattuta dallEsercito Italiano nella prima guerra mondiale ebbe l8%dei
Caduti, feriti e dispersi.
Negli anni del secondo dopoguerra, roventi polemiche, nel clima della
guerra fredda, si svilupparono in merito ai Caduti italiani in Russia, in quanto
si sosteneva che la URSS non volesse restituire i Prigionieri per trattenerli
come schiavi (La Gran Bretagna restitu lultimo prigioniero tedesco sul suolo inglese nel 1954) o peggio li avessi uccisi.
Gli Italiani nella campagna di Russia del 1812
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Truppe Italiane in Marcia per partecipare alla battaglia di Borodino. 5 settembre 1812
Fonte Fabre du Four, cit.
Lamara verit che tutti i non ritornati, i Caduti e dispersi lo erano stati
nella tragica ritirata del dicembre1942-marzo 1943. Tutti i sopravissuti, tra 28
che furono trattenuti come presunti Criminali di guerra e restituiti nel 1954
allindomani della morte di Stalin, furono restituiti nellagosto 1946 dalla
URSS.
La partecipazione alla invasione della Russia da parte degli Italiani nel
1812 e nel 1941-1943 si risolse in tremende disfatte, costate un numero spropositato di Caduti. Un dato, questo, che deve far riflettere per tante ovvie ragioni. La Russia dello Zar, prima, e la URSS poi, in queste tremende disfatte
da noi subite rimangono sullo sfondo. La responsabilit di tanti disastri solo
dalla nostra parte, in quanto la Russia e la URSS, sia di fronte a Napoleone
che di fronte ad Hitler si sono solo difese.38
Il 1812 e tutte le sue conseguenze non insegnarono nulla.
38 Una dettagliata analisi delle Operazioni italiane del 1941-1942 in Russia nel I volume,
dei quattro previsti, dame preparato per il progetto Storia in Laboratorio.
Cfr. Coltrinari M., La guerra italiana allURSS. 1941.1943. Le Operazioni, Roma, Societ
Editrice Nuova Cultura, Universit la Sapienza, 2011, Euro 20, 00, ISBN 9788861345744
38
Appendice 1
. 4.000
uomini di Darmstadt
. 2.000
. 5.000
. 5.000
Spagnuoli e Portoghesi
. 10.000 Svizzeri
. 250.000 Francesi
Un totale di 498.000 uomini 16 Paesi diversi dEuropa.
Fonte: Capefigue B., LEuropa durante il Consolato e l?impero di Napoleone.
Versione con Note ed Illustrazione Storiche di Gaetano Barbieri., Napoli, Gaetano Nobili
Libraio-Tipografo, 1846.,e Volumi, III Volume, pag. 249.
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Appendice 2
I Corpo di cavalleria di riserva 11,000 (Fr, Po, Pr, Ge) Gen. Nansouty
II Corpo di cavalleria di riserva 10,000 (Fr, Po, Pr, Wu) Gen. Montbrun
VIII Corpo 18,000 (Westfalici) Gen. Girolamo Bonaparte, poi Gen. Junot
Fianco Meridionale
Riserva in Germania (partita per la Russia nella tarda estate del 1812)
Charles Joseph Minards famous graph showing the decreasing size of the Grande Arme as it marches to Moscow (brown line, from
left to right) and back (black line, from right to left) with the size of the army equal to the width of the line. Temperature is plotted on
the lower graph for the return journey (Multiply Raumur temperatures by 1 to get Celsius, e.g. 30 R = 37.5 C)
40
Atti del convegno Cassino-Roma -
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so al corrente a Milano di una vasta congiura tessuta nel settembre 1814 tra
ex militari del Regno italico, per preparare lo sbarco in Italia di Napoleone e
proclamarlo imperatore romano, ma che poi un incidente gli avrebbe impedito di farne parte. Lascia quindi Milano per tornare in Toscana, ma nellesercito granducale non lo vogliono, sia per la sua fama di bonapartista sia per il
precedente del duello.
Nel gennaio 1815 gli viene consigliato, e permesso, di arruolarsi nellesercito del re di Napoli Joachim Murat. Alla fine di febbraio prende servizio
come capitano, ma dopo la sconfitta di Murat a Tolentino tra il 2 e il 3 maggio, e il trattato di Casalanza del 20 maggio con limpero asburgico, preso
come prigioniero di guerra dagli Austriaci. Portato in Ungheria, finalmente
nellottobre 1815 viene rilasciato e torna in Toscana.
Il governo toscano non ha di lui una buona opinione: in un documento
della Segreteria di Guerra del 25 luglio 1815 lo si considera sempre dedito
al libertinaggio, lontano dai doveri di Religione, di carattere altero e sempre
pieno di vivacit collerica.43
oramai un giovane uomo, ha 26 anni, di passabile presenza44 (lo
dice la relazione precedente), ed stato segnato per sempre dalla grandezza e
dalleccezionalit delle esperienze eroiche vissute e degli uomini incontrati.
Limpero francese crollato, a lui rimasta la nostalgia della gloria, ma anche
43 Cronache segrete della Polizia Toscana, trascritte da G. Marcotti, Firenze, G. Barbera,
1898, p. 331.
44 Ibidem.
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stinato a Piombino, per poi tornare a Firenze come comandante dei granatieri
che costituivano la guardia del granduca.
Negli anni seguenti, tra 1820 e 1821, al nascere dei primi moti a Napoli
e in Piemonte, De Laugier segue con molto interesse gli eventi, senza per
prendervi una parte diretta.
Si dedica invece a una grande attivit di storico e poligrafo, Per campar
la vita, ripete nei suoi Ricordi, ma anche per Conservar viva neglItaliani
la fiamma dellamor patrio; porger loro gli esempi recenti, di quel che fecero
i lor predecessori, spinti da questo santo motore; non lasciarli addormentare
nelle delizie capuane. De Laugier vuole anche rivendicare, nei confronti degli storici francesi, il ruolo dei militari italiani nelle guerre dellImpero: scrive
una risentita Lettera dun uffiziale italiano agli autori dellEfemeridi militari
di Francia, pubblicata anonima nel 1819, e un opuscolo sulla battaglia di
Waterloo, scritta a suo dire su informazioni fornitegli dal generale Gourgaud
(gi aiutante di Napoleone e che aveva anche lui fatto la Campagna di Russia)
durante un misterioso soggiorno fiorentino, ma la censura non ne autorizza la
pubblicazione.
Secondo il Marcotti, alle sue supposte opere va aggiunta anche Larte di
non farsi uccidere n ferire in duello, pubblicata nel 1828.47
Nel 1829 compare, sotto la finta indicazione delleditore Tarlier di Bruxelles, un opuscolo intitolato Delle cause italiane nellevasione dellimperatore
Napoleone dallElba. Si molto discusso di questo libretto, sia per quanto
riguarda leffettiva realt della congiura tramata nel 1814, sia per quanto concerne il suo vero autore e i suoi rapporti con un testo in francese, La verit sur
les cent jours principalement par rapport la renaissance projecte de lEmpire romain par un citoyen de la Corse, edito a Bruxelles nel 1825 dallesule
italiano Giorgio Libri Bagnano (o Bagnasco). In realt, i commentatori pi
convincenti, da Alessandro dAncona a Mazziotti, ritengono che lopera sia
stata composta da De Laugier nel 1819, ma che lautore abbia potuto pubblicarla solo dieci anni dopo.48
47 Cronache segrete della Polizia Toscana, cit., p. 332.
48 Cfr. Alessandro D'Ancona, Ricordi ed Affetti. Memoria dillustri italiani. Ricordi di
maestri, amici e discepoli. Ricordi di storia contemporanea. Ricordi autobiografici ed
affetti domestici, Milano, Fratelli Treves editori, 1903, p. 82 ss e M. Mazziotti, Lofferta
del trono dItalia a Napoleone I esule a lElba, in Rassegna storica del Risorgimento,
1920, pp. 1-18.
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De Laugier aveva negli anni precedenti riallacciato i rapporti con Napoleone III: gli aveva scritto dopo lattentato di Felice Orsini nel gennaio 1858,
poi aveva corrisposto con Boulay de la Meurthe, stretto collaboratore dellimperatore. De Laugier, tornando sul suo comportamento nel febbraio 1849,
ribadiva a Boulay de la Meurthe di aver toujours dtest la dmagogie et
les sectes de toute espce. Elles ne sont que des embarras trs nuisibles et
puissants la rsurrection dun pays qui a le droit mme indiqu par Dieu et
par la nature dtre une nation. Rivendicava tuttavia a Nous, vieux soldats
de lEmpire, indigns des trahisons et de lingratitude autrichienne envers le
Grand Homme, la responsabilit di aver seminato a piene mani lodio per la
dominazione austriaca, e questo non solo per la redenzione della patria, ma
anche per vendicare notre bien aim Napolon. Rammentava infine al Boulay come in tutte le rivoluzioni italiane fossero sempre comparsi, anche come
semplici soldati, les anciens de larme Italienne di Napoleone.59
Dopo il plebiscito dell11 marzo 1860, che sanzionava lunione della Toscana al regno di Sardegna, scrive il 23 marzo una lettera al re Vittorio Emanuele II per dichiarargli devozione e fedelt; ma continua anche a chiedergli
di riconoscere i suoi diritti di antico cavaliere della Corona di ferro. Negli
anni successivi si occupa soprattutto della stesura dei suoi Ricordi; esce dal
suo ritiro solo il 29 maggio 1862, per pronunciare alluniversit di Pisa un
discorso in occasione dellinaugurazione della lapide commemorativa degli
studenti morti nella battaglia di Curtatone e Montanara, lultima occasione
eroica della sua vita.
I suoi Ricordi, stampati nel 1870, non hanno una grande eco e cos come
non ha molta risonanza la sua morte, avvenuta nella sua villa di Camerata a
Fiesole, il 25 maggio 1871. Ledizione completa dei suoi Ricordi oggi quasi
introvabile, ma ha conosciuto maggior fortuna la riedizione ridotta che ne
ha fatto nel 1942 la casa editrice Einaudi, a cura di Raffaele Ciampini. I Ricordi costituiscono ancora uninteressantissima fonte di notizie e di opinioni
sullintero periodo e su un personaggio vissuto tra coraggio e incertezze, tra
orgoglio e delusione, tra speranze e rassegnazione.
53
ilippo Pisani nacque a Ferrara l11 febbraio 1788 e mor a San Martino di Ferrara il 13 luglio 1883. Una vita che sembra racchiusa entro i
confini della citt estense, ma che al contrario si svolse - nel suo periodo decisivo- ben lontano da essa e dai confini italiani, al centro di uno dei
conflitti pi sanguinosi della prima met dellOttocento, decisivi per le sorti
dellintero continente.
Nato da nobile famiglia di antica origine veneta, Pisani, agrimensore, partecip, infatti, da volontario alla campagna di Russia, inserito come tenente
dartiglieria nel IV Corpo franco-italiano comandato dal principe Eugenio,
vicer dItalia e figlio di Giuseppina Beauharnais, prima imperatrice di Francia e poi moglie ripudiata di Napoleone. Tre contingenti italiani presero parte
alla campagna di Russia, inseriti, quelli provenienti dalle regioni direttamente
annesse alla Francia (Piemonte, Liguria, ex Stati della Chiesa), nei reggimenti francesi al comando di ufficiali francesi, mentre gli altri provenienti da
Toscana e Lazio erano inquadrati nel 113 reggimento di fanteria, e, infine,
quelli del Regno di Napoli, inviati da Murat, andarono a costituire una divisione inizialmente prevista di 10.000 uomini, poi ridotti per esigenze interne,
a 8.500, comandati dal francese dEstres. Al Corpo dArmata furono aggregate anche truppe francesi e bavaresi, raggiungendo la cifra complessiva di
52 mila uomini, di cui gli italiani raggiunsero la cifra di pi di 27 mila uomini. Il IV Corpo darmata svolse compiti di copertura alla Grande Arme, sia
in avanscoperta che sui fianchi, intervenendo direttamente solo nelle grandi
battaglie, cui tuttavia partecip sia durante lavanzata (Ostrowno, Vitebsk,
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durante lestate e lautunno nella citt e nella regione di Mosca finirono in cenere propriet private per un valore di 270 milioni di rubli, una cifra astronomica per lepoca, e sulle responsabilit, Lieven prosegue si sa per certo che
n Alessandro, n Napoleone avevano ordinato di appiccare il fuoco alla citt,
ma prima della caduta di Mosca, Rostopcin disse che i francesi ne avrebbero
conquistato soltanto le ceneri, ed evacu i 2000 pompieri di Mosca e tutto il
loro equipaggiamento e conclude Anche se i saccheggi e la noncuranza dei
francesi forse contribuirono alla distruzione della citt, senza dubbio i principali responsabili di quanto accadde furono i russi.75
Pisani, poi, descrive la ritirata da Mosca con le battaglie che ne accompagnarono il percorso. Tre strade principali -egli scrive- si dirigono da Mosca
a Kaluga: quella di sinistra per Serpukowo e Tarusa; quella del centro per
Woronowo e Tarutino; quella di destra per Korpowo, Fominska, Borovsk e
Malo-Jaroslawetz. Napoleone avrebbe prescelto questultima come la pi? sollecita; ma per ingannare il nemico e per raccogliere il corpo battuto di Murat
diresse il principio della marcia per quella del centro. () Il IV Corpo, comandato dal vicer? dItalia, si dirigeva sulla vecchia strada di Kaluga ed era
seguito da Davout col I Corpo, dalla Guardia Imperiale e da Ney col III Corpo di retroguardia.(16,p.128 sgg.) La notizia che i russi avevano attaccato
Malo-Jaroslavec il 24 ottobre, spinse Napoleone a convergervi per scontrarsi
con Kutuzov. In realt, la citt fu presa e ripresa sino a tre volte, ma per la
sproporzione delle forze i nostri si misero a rinculare sino allincontro della
seconda brigata Broussier, spedita in soccorso della prima () Alle 10 del
mattino del 25 ottobre, arriv Napoleone sul campo di battaglia, seguito da
una compagnia di mammalucchi, e dichiar al principe Eugenio che lonore
della bella giornata del 24 ottobre totalmente appartiene a voi e ai vostri bravi
italiani, i quali hanno deciso una s brillante vittoria. 76
Dopo la battaglia di Malo-Jaroslavec, vi fu il primo tentativo effettivo da
parte russa di spaccare in pi tronconi larmata francese: il I Corpo darmata
di Davout era in retroguardia molestato continuamente da attacchi partigiani
(in senso diverso dallattuale, dato che si trattava di truppe leggere comandate da ufficiali regolari), mentre Ney con il III Corpo doveva sostituire il I
nella retroguardia. Il 2 novembre il vicer Eugenio si trovava a tre leghe di
distanza da Vjazma, dove conflu Miloradovic con venti reggimenti di cosac75 Damiani, p. 136.
76 cit. in Damiani, p. 154.
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a questo punto Pisani introduce alcune sue osservazioni personali e che risultano indicative dellatteggiamento dellitaliano e del suo modo di partecipare
alla impresa bellica:Ciascuno ormai non pensava che a s medesimo, dimenticando i legami del servizio militare, della subordinazione, del rispetto,
dellamicizia, della gratitudine e dellumanit?. Molti soldati, ancora in istato
di portare le armi, formavansi in drappelli e si sbandavano a depredare non
solo i villaggi a qualche distanza affrontando i cosacchi, ma ben anche agli
stessi compagni deboli toglievano un tozzo di pane rimasto, o li denudavano semivivi per meglio garantirsi dal freddo colle loro spoglie. Con il 18
novembre -continua Pisani- si compiva un mese dalla partenza da Mosca.
Larmata di cento e pi? mila uomini non ne contava che trenta mila, e questi
spossati dalla fame e dalle fatiche , intirizziti dal freddo e semigelati, il terzo
dei quali a stento poteva reggere le armi.80 Dopo Krasnyj, lesercito principale russo cess di partecipare attivamente ai combattimenti per il resto della
campagna del 1812, con grande soddisfazione del feldmaresciallo Kutuzov,
suo comandante, che non riteneva di dover impegnare i suoi nel massacrante
inseguimento dei francesi in rotta. Infine, il 27 novembre, Napoleone riusc ad
attraversare la Beresina vicino al villaggio Studjanka, evitando lo scontro con
Aleksej Ermolov e la sua colonna volante, formata da due reggimenti di linea di corazzieri e tre di fanteria, alcuni cosacchi e i due reggimenti di fanteria
leggera della Guardia, ma lo scontro ci fu sulla riva orientale del fiume, dove
il Corpo darmata di Wittgenstein affront la retroguardia francese guidata
dal maresciallo Victor. Il risultato fu descritto, dopo la fine della battaglia, da
Ermolov: Vicino ai ponti, che erano parzialmente distrutti, cannoni e carri
da trasporto erano caduti nel fiume. Frotte di persone, tra cui molte donne con
bambini e infanti, erano scese sul fiume coperto di ghiaccio. Nessuno poteva
scampare al terribile gelo. Non si era mai visto uno spettacolo pi terribile.
() Il fiume era coperto di ghiaccio trasparente come vetro: sotto si vedevano
i corpi di molti morti per tutta la sua larghezza.81
La battaglia sulla Beresina e il suo attraversamento costarono a Napoleone
la perdita di pi di 30mila uomini e di quasi tutta lartiglieria e le salmerie,
eppure resistevano ancora i suoi ultimi Corpi darmata, comandati dai marescialli Victor e Oudinot, ed egli era riuscito, grazie allindomabile coraggio
dei suoi uomini, a disimpegnarsi e a sfuggire ancora. Invece, la vicenda mi80 D. Lieven, op.cit., pp. 290-291.
81 Damiani, p. 195.
62
litare del nostro Pisani arriv a conclusione, quando malato e privo di calzature, nella retroguardia, abbandonato in un villaggio presso Jablonka, fu
catturato dai cosacchi di Platov che lo presero prigioniero. Era il 25 novembre
del 1812, scrive Pisani.82 Dopo la Beresina, le sorti della guerra andarono in
decrescendo e il 5 dicembre Napoleone abbandon le truppe nelle mani di
Murat e rientr a Parigi dove giunse il 18; l11 dicembre Vilnius cadde nelle
mani dei russi e i cosacchi di Matvej Platov conquistarono Kovno, mentre
lindomito Ney con la retroguardia ripass il Neman e cos si concluse la
campagna del 1812. 83
La sorte personale di Pisani si prolung, perch dopo 2 mesi di permanenza in un ospedale di Minsk egli fu trasferito allinterno della Russia assieme
agli altri prigionieri: da Kursk a Orel e poi Tambov e Simbirsk, da dove il
18/6 giugno, alla fine della guerra, nel 1814, cominci il lento rimpatrio.
Penza, ancora Tambov. Orel, Kursk, Kiev, la Volinia sino a Regawilov in
confine della Galizia, sotto la scorta dei russi, e dopo un viaggio di di circa
duemila verste (per cui) si avrebbero dovuto impiegare 107 giorni tuttal pi,
soggiorni compresi, facendo marce regolari; invece erano trascorsi quattro
mesi e mezzo e restavano quarantadue verste a uscire dalla Russia.84 Pisani,
attraverso la Galizia, la Russia Bianca, lUngheria, la Croazia, la Stiria e la
Carniola, giunse alfine a Gorizia il 25 gennaio del 1815, poi a Venezia e a
Milano per regolare la sua posizione di ufficiale e, finalmente, il 15 marzo
pot finalmente riabbracciare in Ferrara la sua famiglia che lo aveva pianto
perduto.85.
Alla fine delle sue Memorie, Pisani -come ho accennato allinizio- riassume, facendole proprie, le Considrations sur la guerre de 1812 di Petr Andreevic Cujkevic, un colonnello attach alla Stato Maggiore russo, che le
pubblic a San Pietroburgo nel 1813.86 Innanzitutto, Pisani espone il pensiero
di Cujkevic sulle ragioni che indussero Napoleone alla invasione della Russia. Questi sostiene che linteresse pubblico e privato della Nazione non le
(alla Russia) permise di aderire alla quarta richiesta (le altre che pot accogliere riguardavano la pace col Turco, il sacrificio di tutta la Polonia che le
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Lieven: molti storici sono ben felici di fare propria la conclusione implicita
di Tolstoj, e cio che i comandanti russi non avevano molto controllo sugli avvenimenti e che la strategia russa era una combinazione di improvvisazione
e casualit. () e, infine, la mancanza di interesse dei russi per il 1813-14
ha lasciato spazio agli storici degli altri paesi, ben felici di raccontare quegli
anni sminuendo il ruolo della Russia. (91,c.vo mio)
Eppure assai significativo che uno degli storici sovietici eminenti nello
studio della guerra del 1812, Evgenij Viktorovic Tarle (1875-1955), non abbia
esitato a definire quella condotta dai Russi contro Napoleone guerra popolare russa, non perch somigliante a quella spagnola. Essa era condotta per la
maggior parte dai contadini russi arruolati nei territoriali, ma non per questo
era meno popolare. Uno degli aspetti della guerra popolare fu il movimento
partigiano.92 Lammissione del principe Volkonskij, riportata da Tarle, che
Nel narrare le vicende del mio reparto, non intendo farmi beffe del lettore,
come fanno molti partigiani, con racconti di imprese e di pericoli immaginari;
cos almeno, con la mia scrupolosit, acquister credito nei miei scritti, ben
diversi dai racconti esagerati degli altri partigiani., non muta lidea espressa
dal poeta partigiano, Denis V. Davydov (1784-1839), e condivisa da Tarle,
che afferm orgogliosamente: Non mi si pu accusare dessere stato secondo ad alcuno nella lotta contro lattentatore dellindipendenza e dellonore
della mia patria..93
I versi di Puskin, posti in esergo a questo testo, indicano in modo - a mio
avviso- storicamente corretto i protagonisti reali della vicenda della Campagna di Russia: oltre a Dio, naturalmente, e al clima, Barclay che rappresenta
il gruppo dirigente assieme allo zar, il popolo russo nella sua duplice veste di
vittima della guerra e delle sue conseguenze e di attore principale del riscatto
russo, sia in patria sia allestero, nella riaffermazione dellordine europeo,
sconvolto da Napoleone e ricondotto allantico assetto da Alessandro I, protagonista futuro del Congresso di Vienna.
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Lettere da Mosca
di Piero Crociani
Noi siamo alloscuro di tutto, chi dice che la guerra sia con la Russia, chi col
Turco, e chi sostiene un accomodamento; in quanto a me non so che pensare a te,
cara parte di me stesso, e continuamente baciare la tua cara immagine. Dio, quanto
mai doloroso vivere da te lontano!.
E questo dolore del distacco un tema che torna anche in altre lettere. La
guardia donore Domenico Folli Bergantini, di Imola, cos scrive alla moglie
il 10 maggio:
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Bench lungi non vi dimenticher giammai e vi avr sempre presente fino allultimo respiro. Se il fato inesorabile ci vol divisi, non scioglier giammai questo quei
vincoli che entrambi ci annodano.
Unaltra giovane guardia donore italiana, Giacomo Zauli Naldi, si lamenta invece di non ricevere notizie:
Di tre lettere che ho scritto finora a casa da Brescia, da Brixen e da Augsburg
disgraziatamente non ho avuto risposta alcuna; n saprei bene a cosa attribuire ci,
mentre i miei compagni ne ricevono continuamente.
Luigi Provani del Villar, un piemontese che serve per nellesercito del
Regno Italico, pur considerandosi, a causa della guerra vittima della crudele
divinit cui forza seguire gli stendardi prevede che
il destino sar glorioso e grandioso, perch le armi nostre saranno condotte dal
genio umano, valore e fortuna costante del grande Napoleone.
Non riuscir per nel suo intento e le sue lettere fanno avvertire chiari sintomi di stanchezza, anche fisica, e di sfiducia. Forse non un caso se nellultima lettera conosciuta, del 7 ottobre, da Mosca, non fa parola della guerra n
della vita militare e, anzi, nel suo testamento, che redige in Russia, lascia 500
lire ad ogni nipote che, nei quattro anni successivi, potesse esser chiamato a
prestare servizio militare, cos da potersi fare esonerare pagando un sostituto.
Grandi speranze le ha anche un giovane ufficiale delle Guardie dOnore napoletane, Vincenzo Corigliano dei marchesi di Rignano. Pure lui spera di far
carriera partecipando ad una grande impresa e, tanto per cambiare, pure lui
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Qui termina la catena degli Appennini e comincia ad esser corrotta la lingua italiana, e
poco si capisce da noi
Ma giovane e, passando per Viterbo, ha scritto Belle ragazze, poi, inoltrandosi in Germania, il 27 luglio a Schwabrucche (una volta per tutte si ricorda che i nomi tedeschi, polacchi e russi vengono dai nostri quasi sempre
storpiati) Ci sono delle gran femmine che amano molto i militari, poi a
Posen, ora Poznan, Buona citt ed abbondante di donne libere e a Danzica
le belle ragazze che frequentano questi luoghi ( sono le sale da ballo) sono
le pi belle, e sono moltissimo compiacenti, e vo vi potete divertire con chi volete senza gelosia alcuna, in detti luoghi non si puol.( il curatore del diario,
pudicamente, ha sostituito con i puntini la parola originale) ma se volete ci
sono delle stanze che potete divertirvi come volete. Ed il nostro ancora pi
esplicito su quel che combina a Stettino con una certa Federica, obbligando il
curatore ad intervenire pi volte.
Perch non si pensi al solito latin lover meridionale, sempre alla caccia
di straniere, dobbiamo aggiungere che il tenente Paolo Magelli, modenese,
del Reggimento Veliti della Guardia Reale italica, scrive cos al fratello da
Augsburg ..St assai bene, si mangia bene, si fottono le padrone e le serve.
Altrove, come pentito, confessa che noi italiani siamo ingrati, superbi, a paragone di questa colta nazione ma soggiunge anche Le donne sono affatto
spregiudicate ed in particolare le ragazze, che esse non hanno difficolt di
baciarvi in presenza dei loro genitori. Anche altre fonti abbondano in lodi
alla Germania, e non a caso qualche lettera stata pubblicata nel 1942 cos
come le memorie di Pisani, in concomitanza con la nuova campagna di Russia al fianco dei Tedeschi.
Tuttaltra musica, sotto ogni aspetto, una volta entrati in Polonia anche per
le difficolt subito incontrate in campo logistico. Gli abitanti, specie i numerosi ebrei, sono visti di malocchio dai nostri.
La guerra ormai alle porte ed in una scaramuccia conseguente ad un incidente di frontiera resta ferito il toscano, al servizio francese, Giovanni Martolini (11 Reggimento, V battaglione, 3 compagnia, come scrive dallospedale per farsi mandare dei soldi). E lunico soldato di cui si conosca una lettera.
Noialtri siamo feriti in una gamba e chi nelle braccia e dappertutto.se
siamo guariti da questa nostra ferita che abbiamo ci converr di batterci
ancora. Non sappiamo se Martolini si sia dovuto battere ancora, certo, per,
stato cos fortunato da tornarsene a casa e da poter utilizzare questa lettera,
quasi mezzo secolo dopo, per chiedere a Napoleone III la medaglia di SantEGli Italiani nella campagna di Russia del 1812
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Poi, a margine della lettera datata 10 settembre, lannotazione La battaglia stata il giorno 6 e lintero 7.
E finalmente a Mosca! Entusiasmo per quella che si ritiene la vittoria definitiva, preoccupazione per un eventuale e ignoto prolungamento della guerra,
grandissima impressione per lincendio della citt e per il conseguente saccheggio, una vita quotidiana segnata da improvvise ricchezze e da un senso
di provvisoriet. Sar meglio lasciare la parola ai testimoni.
Il primo il capo-battaglione Giovanni Zampa, del 2 Reggimento Fanteria italiano. E un uomo fatto, coetaneo dellimperatore e suo convinto ammiratore. Nella corrispondenza conosciuta il solo, insieme a Provana del Villar, che intraveda lItalia futura come nazione. Scrivendo da Mosca al fratello
Antonio, il 4 ottobre, dice:
Per me la Patria mi troppo cara per avere ad ogni istante presente un cielo che
le sole Divinit dovrebbero ingiornarvi. Un d lItalia potr vantar molto guerreggiando per ora unita con la gran Nazione, e cos dettare un giorno leggi a quelli che
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osassero insultare il Regno nostro. Mosca, una delle prime capitali pi non esiste. Al
nostro entrare le disposizioni erano date da quel governatore perch fosse incendiata. Pi di quattrocentomila abitanti fuggirono ed ora deserta. Bellezza e ricchezza
furono distrutte dalle fiamme. Chi non vide lincendio di questa citt vantar non pu
di conoscere miserie. Percorsi nei primi d le strade a cavallo, io posso dire pi volte
attraversai il fuoco. Due mila forzati furono posti in libert con ordine di incendiare
la citt e seicento furono presi sul fatto e fucilati. Che orrore, che dispersione. Ora
lordine stabilito, lo vuole Napoleone, e lo sar. Ma il vivere come? Noi ci facciamo provvigioni di cavoli e pomi di terra, persuasi di qui restare linverno; ma chi lo
sa ! Bonaparte fra noi, non vi da dubitare di gloria.
Del tutto diverse, almeno quanto a partecipazione, sono due lettere scritte
da una giovane guardia donore marchigiana, Emidio Neroni, al padre, da
Mosha o Moscha, come scrive lui. La prima, del 28 settembre, dice
Sono gi giorni 15 che ci ritroviamo fermi qui a Mosha..Questa gran Capitale
bella e andata tutta alle fiamme, non incendiata da noi, ma da gente pagata dallinimico stesso, onde non far trovare riposo e da mangiare a noi. Ma lhanno sbagliata
perch hanno dato abbastanza tempo di salvare dei viveri e dei sobborghi, ed in parte
della citt. Chi sa quando torneremo in Italia. Qui si dubita a momenti di andare a
Pietroburgo.
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Io non so se Lei abbia ricevuta unaltra scritta da me qui a Moscha dove facevo
noto che io mi ritrovo bene di salute, come mi ritrovo al presente. Le disposizioni
che si prendono al presente sembra che linvernata si debba passare qui a Moscha.
Mi trovo afflitto per non potere aver nuove di casa, perch vedo che qualche altro
riceve lettere dalle Marche. Qui gi fa gran freddo, cosa sar linvernata. Benvignati
si ritrova qui e sta bene. Butti si crede morto, con molti altri compagni, o prigioniero
in mano ai Cosacchi, ma nulla si sa di certo. Giorni fa, andando al foraggio nelle
campagne, ci sortito da una parte una quantit di Cosacchi, uniti a dei paesani che
noi essendo in pochi e senza armi ci sono riusciti buoni i cavalli. Adesso al foraggio
sa ve bene armati ed uniti 4 o 5 mila uomini tra fanteria e cavalleria e di nulla pi si
teme. Tutti desiderano di ritornare in Italia perch non vi chi non sia stufo di questa
Campagna cos lunga, ch sono pi i soldati morti dalla fame, che uccisi delle palle.
Se Lei mi vedesse direbbe che io sto meglio in aspetto al presente che prima che
partissi da casa, non ostante i tanti patimenti che abbiamo fatto e che facciamo. []
Moscha ha sofferto un saccheggio ed un incendio cos terribile, che se ne ricorder inh eterno. Non potrei, se volessi, in nessuna maniera raccontare cosa di
meraviglioso sia andata alle fiamme. Il vedere le contrade piene di panni finissimi,
libri, instrumenti,m tutta roba inglese, ed una contrada ove vi erano 80 rimesse, e
dentro di queste rimesse meno di 10 legni non vi era nessuna, e tutti legni che non
se ne ha idea, noi labbiamo veduto tutto alle fiamme, senza poter riparare a tante
meraviglie. Noi labbiamo veduta prima che incominciasse lincendio; a vederla
adesso cosa che fa piangere. A tutti i soldati per dieci o didici giorni era lecito il
rubare, spogliare e far tutto. Si sono trovate delle cantine di Sciambagna, di Malaga,
di Rum, di Bord e tanti altri liquori i pi squisiti, che i primi giorni si fatto un gran
bene, dopo tanti mesi che si soffriva fame terribile e bere quasi sempre delle acque
marcie. Se si raccontasse il viaggio per restare, come sieno vissuti tanti uomini e
come non sieno restati tutti, senza venirne sino qui nemmeno uno. La divisione di
Pino, che sono partiti da Milano 15 mila uomini, al presente sono qui 3 in 4 mila
uomini, e cos di tante altre divisioni quasi tutti periti dalla fame, dai stenti, e dalle
fatighe. Nel nostro Corpo, negli escesi della fame uno si dato una pistolettata nelle
tempia. Questa una campagna che tutti i militari se ne ricorderanno in eterno. (La
lettera del 9 ottobre)
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di quello che se fossimo al bivacco; abbiamo anche poca paglia per dormire. Oh,
quanto siamo infelici! Lo dico con le lagrime agli occhi; vedo il nostro ritorno assai
difficile, gli stenti, la lontananza, linverno che si avvicina, e i tetti che biancheggiano a questora di neve. Oh, quanta miseria! E il 5 ottobre: Oh, quanta differenza!
Mi trovo di guardia alla piazza degli impiccati, con 50 granatieri. Per dire la verit
ho passato la notte bene, giacch fortunatamente il mio corpo di guardia situato
in una cameraccia che in volto, e che le fiamme hanno rispettata. Qui si gela assai
bene; io sono in gran pelliccia e mi difendo un poco. Sino ad ora non ci mancato il
mangiare, ma temo molto nellavvenire. Il nostro magazzino terminato; abbiamo
per molti storioni salati, e dellolio. Si beve acqua, la farina comincia a mancare. Io
credo che lArmata andr presto avanti. Gli abitanti sono tutti fuggiti, e solamente
qualche persona si fa vedere. Oh, quanto saremmo stati bene se la popolazione fosse
rimasta in citt!
Si comincia a rimandare indietro i feriti, in vista dellevacuazione. Un giovane colonnello, comandante del 7 Reggimento Dragoni francese, ma milanese di nascita, Luigi Sopransi, gravemente ferito a Borodino, scrive il 15
ottobre, in francese, alladorata maman, che i bei giorni sono passati e che
pare ci si dovr rimettere in viaggio. Gli pare per poco dignitoso partire con
i feriti, seguir il Quartier Generale, viaggiando in berlina. Daltra parte pu
fare ci che vuole, maman dal 1796 lamante ufficiale del maresciallo
Berthier, ma non solo al maresciallo che deve la sua carriera. Volontario,
nel 1798, a quindici anni nel 12 Ussari, stato ferito a Marengo, ha catturato
ad Austerlitz laiutante di campo dello zar, stato ferito a Jena, in Spagna ha
preso sette bandiere e sei cannoni e, nonostante abbia promesso alla mamma,
in una delle lettere intercettate dai Russi, di passare le acque insieme a lei per
guarire della grave ferita riportata, lanno dopo sar di nuovo sul campo, generale di brigata a trentanni, e, gravemente ferito a Lipsia, finir i suoi giorni
a Parigi, nel maggio 1814, in conseguenza di questultima ferita.
Tutto lesercito si prepara a rientrare, carico di bottino, che dovr abbandonare, e con le provviste, insufficienti, che riuscito a trovare. C chi, potendo, fa le cose in grande. E il caso del maresciallo di campo Giuseppe Rossetti, un piemontese che ha lasciato lesercito francese per passare al servizio
napoletano sotto il re Gioacchino Murat (anche se non ha piacere che Napoleone lo apostrofi Monsieur le napolitain). Ha fatto parte del seguito che
ha accompagnato Murat durante tutta la campagna ed entrato, tra i primi, a
Mosca con il suo re. Ora, in vista della ritirata, liquida il suo ricco guardaroba
e sostituisce il suo furgone, troppo pesante, con uno pi leggero, in vimini.
Questo destinato a contenere, a spese della cantina e della dispensa del principe Razomouwski, nel cui palazzo alloggiato il comando napoletano, un
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terminate le provviste, la carne di cavallo arrostita alla meglio e la neve sciolta provocano la dissenteria. Non si mai coperti in maniera adeguata e non
sempre si trova riparo per la notte. In queste circostanze la vita umana non ha
pi alcun valore. I soldati del contingente spagnolo sparano una fucilata nelle
testa dei prigionieri russi che restano indietro. Si tratta, dicono loro cinicamente, di una parola allorecchio.
Inizialmente si segue un itinerario diverso da quello dellandata, a Malo
Jaroslavetz i russi sbarrano il passo e nella battaglia che ne segue sono gli
italiani a riuscire vincitori. C una lettera di Alessandro Neri, un sergente
maggiore del 3 Reggimento Leggero, che riassume le sofferenze della campagna e di quellultima battaglia.
Malo-Jaroslawetz, 25 ottobre 1812. Non mi ricordo pi qual sia stato lultimo
paese che le ho scritto: forse uno della Baviera. Da quel lepoca in poi ci hanno fatto
raddoppiare le marcie per passare la Sassonia, Slesia, Prussia, Polonia, Lituania,
Livonia e Russia in poco pi di due mesi. Impossibile cosa sarebbe che io provassi a
raccontarle i patimenti e le fatiche di una marcia di 29000 miglia circa. Gli strapazzi,
la fame, la sete, le febbri, le continue marce di 30 e 40 miglia al giorno, le acque fetide, il clima scellerato, i combattimenti colle truppe russe e coi crudelissimi cosacchi, truppa la pi inumana che sia nellarma russa, non mi hanno fatto morire! Non
sono entrato, per mia disgrazia, in Mosca, perch, facendo parte del 4 battaglione,
sono rimasto accantonato fuori gli altri battaglioni sono entrati, e, nonostante gli
incendi, hanno fatto tesori.
Ieri, in ritirata, abbiamo avuto una grandissima battaglia contro pi di centomila
russi, mentre le nostre truppe, in massima parte italiane, venute in soccorso dei Francesi, essendo stato ucciso il loro generale Delzons, non erano che 15.000: ma abbiamo vinto noi Italiani, ma abbiamo avuto delle perdite enormi: forse 5000 uomini:
ma i russi ne ebbero il doppio Siamo andati spessissimo allattacco alla baionetta.
Che orrori! Morti una quantit di ufficiali me generali, ferito il generale lPino,
morto suo fratello, ferito Varese, il colonnello del nostro reggimento (3 fanteria
leggero), e tanti e tanti altri calpestati dai cannoni, dai cavalli Avendo pernottato
sul campo di battaglia, perch la battaglia fin a mezzanotte, non puoi immaginarti,
cara madre, quali orrori ho visto Il vicer ci ha lodati noi italiani soprattutto, ed
anche Napoleone ci ha passata la rivista oggi, dicendoci bravi italiani. Anche i
feriti gridavano Viva lImperatore, viva lItalia.
Ora siamo fermi: ma che cosa faremo? Come passeremo questo spaventevole
inverno? Il 3 reggimento ha sofferto moltissimo, in modo che di 40000 che siamo
partiti siamo appena in 300: non so come me la sia scappata.
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I superstiti descrivono la
ritirata considerandosi dei
miracolati. Il sottotenente Bagnalasta, veronese, del Battaglione del Treno, miracolato
due volte, essendo riuscito
a sfuggire ai cosacchi che lo
avevano catturato. Dato, per,
che lo avevano spogliato di
cappello , cappotto e scarpe,
ha le punte delle mani e dei
piedi congelati e, quando scrive alla moglie, ha gi subito
lamputazione di due diti del piede destro (ed unavventura analoga, con le
stesse conseguenze, vissuta negli stessi giorni, dal principe Pignatelli). Rassicurata, per cos dire, la moglie sullo stato della propria salute, il Bagnalasta
cos descrive da Berlino, il 23 gennaio 1813, uno degli episodi pi significativi della ritirata, il passaggio della Beresina
Il giorno 28 di detto mese di novembre rimasi per 24 ore alla testa di un ponte
cos detto della Beresina a Barisovo, a cavallo ove piovevan le nemiche palle del
cannone, degli obici e delle bombe, vedendo cadere morti ai miei lati migliaia duomini, cavalli: persino una povera donna con un bambino fra le braccia dalla folla
rimase schiacciata col figlio! Oh che giornata dorrore fu quella per me, mia cara
Maria. Mi vedevo attorniato dalla morte da ogni parte e senza scampo e senza difesa; finalmente passai il ponte alle quattro ore dopo mezzanotte e mi posi in salvo
con larmata.
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stato con che cambiarmi. Ho perduto cavalli, equipaggio e tutto: insomma non mi
resta che una cattiva uniforme ed un paio di calzoni di tutta la mia roba; ma pazienza, ho salvato la vita e la libert e son ben contento; la roba si rimette col tempo. So
che stato scritto a Milano che ero rimasto indietro e che per conseguenza dovevo
esser morto o preso; difatti tutti i miei colleghi mi hanno compianto e mi credevano
spedito; ma io ho saputo cavarmela per istrade non frequentate, facendo ventiquattro e trenta miglia al giorno; sono arrivato allimprovviso a Danzica, e qui conto di
ristorarmi un poco, giacch la mia salute e d il mio petto particolarmente ha bisogno
di riposo e di una cura; dopo spero di venire in Italia e rimanere qualche tempo nel
seno della cara famiglia.
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Niemen, ma in oggi dubito, e ne siamo certi, che essi savanzeranno. Daltro piccolo
dettaglio della perdita voglio metterti a giorno. Abbiamo perduto pi di 1.000 pezzi
di cannoni, tutti i cassoni, vetture, equipaggi dellImperatore, del Re di Napoli, del
Vice Re, Marescialli, Generali, Colonnelli, Uff.li e tutta quanta la cavalleria e pi di
trecentomila morti. Questo quanto ti posso assicurare. In mezzo a tanti spettacoli
ed orrori il Cielo mi ha dato la forza di sostenermi, e trovarmi ora fuori di pericolo.
Non tralasciare di far noto ai genitori, parenti ed amici della mia esistenzaAddio, vogliami bene. P.S. Del mio tesoro tutto ho perduto, eccettuata una verga doro
della somma di duemila franchi.
Anche gli ultimi venuti, come i Napoletani, giunti nelle retrovie ai primi di
novembre e mandati a coprire la ritirata della Grande Armata pagano, nel giro
di pochi giorni, un tributo pesantissimo. Incaricati di scortare la slitta di Napoleone, nella notte tra il 5 e il 6 dicembre tre squadroni di Guardie dOnore
e due di Veliti a Cavallo, in totale poco pi di settecento uomini, ne lasciano
lungo il percorso, per il freddo o perch caduti con il cavallo sul terreno gelato, ben 346 e molti tra i superstiti non sono pi in condizioni di servire per
malattia o per congelamento del naso o degli arti.
Il diario del tenente Mallardi, inedito, fornisce molti particolari sullultima
fase della campagna che riduce ai minimi termini il contingente della Guardia Reale napoletana, con i due battaglioni di Veliti che nella zona di Wilna
passano da 1.500 a soli 200 nel giro di qualche giorno, con oltre 1.000 tra
ricoverati in ospedale o prigionieri destinati a raggiungere ben presto gli oltre
cento morti.
Assai pi fortunato di tutti costoro il marchesino Corigliano riesce a cavarsela. Malridotto, addirittura in fin di vita, pu comunque aggregarsi, finalmente, a un generale ed a partire per Napoli in carrozza. Prudentemente,
comunque, avvisa il padre, nella sua lettera da Monaco del 3 febbraio 1813,
che ci saranno mille ducati da pagare.
Mnchen, 2 febbraio 1813
Caro Pap mio. Ora che sto bene voglio dirti che in Danzica sono stato per
morire, ed al reggimento mi credevano gi morto. Fui obbligato dunque a comprare una carrozza chiusa e pertii in posta da Danzica, che era stata dichiarata piazza
dassedio, quasi moribondo. Il viaggio per mi ha giovato ed ora non mi restato
altro che un grande tremore il quale mincomoda molto. La mia idea era di farvi una
sorpresa ma come a Glogau mi sono unito colo colonnello presentemente generale
stando malato facciamo un viaggio comodo per cui ho stimato meglio avvertirvi
che potete aspettarmi per il 5 dellentrante mese. Caro Pap mio al mio arrivo vi
saranno mille ducati da pagare. Potete immaginarvi il dispiacere che mi fa in vedere
linteresse che fo alla mia famiglia, ma caro Pap questo mi fa avere il piacere di
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baciarvi la mano e di abbracciarvi unaltra volta. Vi prego non dire niente del mio
arrivo a nessuno ed in particolare a Mariannina. Il tremore cresce non mi fido pi, a
mamm c.s.m. Vincenzino.
E questo compagno di prigionia potrebbe aggiungere ben altro alle parole di Panizza. E Giuseppe Terzi, di una famiglia marchionale bergamasca,
guardia donore, che fino a Mosca ed alla ritirata riuscito a restare, seppur
saltuariamente, in contatto con il fratello ufficiale.
A fine ottobre la madre, Maria Malabaila del Canale sa che i figli sono
prigionieri in Russia. La baronessa ha trascorso la giovinezza a Vienna, dove
il padre era ambasciatore sardo, ha perci amici in tutta Europa e mette in
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moto ogni canale disponibile. Per primo scrive a Jacopo Quarenghi, il famoso
architetto bergamasco alla corte dello zar, per pregarlo di prender parte ad
un affare che ben minteressa al sommo e prosegue Mi si fa credere che
lultimo mio figlio sia stato fatto prigioniero, io desidererei sapere se lex
Marchese Giuseppe Terzi Guardia dOnore di S.A. il Vice Re si trova nel
numero dei prigionieri e dove si ritrova; questo sarebbe uno di quei tratti di
quellamicizia che mi ha sempre dimostrato. Come le lettere attraversino
lEuropa in guerra non dato sapere, ma la marchesa riesce nel suo intento
ed a febbraio rinnova la richiesta. Quarenghi si mette a disposizione e la madre gli comunica di aver saputo che Giuseppe prigioniero a Wilna , dove si
arrangia dipingendo ritratti e miniature. Quarenghi, cui nel frattempo sono
arrivate sollecitazioni anche dallambasciatore di Napoli alla corte imperiale, riesce infine a contattare Giuseppe ed a consigliargli di chiedere un passaporto per San Pietroburgo che Giuseppe, senza affrettarsi troppo, ottiene.
Parte cos a settembre, passando per Riga, dove Governatore Generale il
Marchese Paulucci, nostro italiano come larchitetto gli ha consigliato a
maggio e, trovandosi bene, vi si trattiene fino a novembre. Finalmente a San
Pietroburgo, vi ben accolto, oltre che da Quarenghi, anche dal Maggiordomo Maggiore dello Zar, il milanese Ammiraglio Giulio Litta Visconti Arese.
Persuaso, ormai, che il fratello sia morto cos scrive al padre Persuada dunque la Sig.ra Madre a non chiedermi pi nulla di lui, perch nullaltro otterr
in risposta che il silenzio. Frequenta, intanto, la migliore societ e, vista la
sua abilit nel disegno, incaricato di impartire lezioni di pittura alle figlie
della famiglia Galitzine. Sboccia lamore con una di queste, Elisa, ed il 18
marzo 1814 Giuseppe scrive:
Mio caro Padre. Mi pongo alle di Lei ginocchia per chiederle il consenso che
solo mi manca a compire la mia felicit cio ad unirmi con una giovane alla quale
la suprema provvidenza mi ha destinato, poich per s strana via mi si conduce. E
questa la Principessa Elisa Galitzine, figlia del defunto Principe Michele e della
Contessa Prascovia Schauwaloff.
Per arrivare alle nozze occorrer qualche mese, sia per la distanza sia perch le famiglie vogliono sapere se sono allaltezza luna dellaltra. Ad agosto si celebra il matrimonio e gli sposi si mettono in viaggio verso Bergamo,
con calma, facendo visita a parenti ed amici sparsi per lEuropa centro-settentrionale ed arrivando a destinazione ai primi del 1815.
Un viaggio di ritorno simile non pu certo toccare ad un oscuro coscritto
romano al servizio francese, Stanislao Mambor, ma anche lui sopravvissuto
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G. Mallardi Durante il regno di Gioacchino Murat, manoscritto, in copia presso lautore.
S: Mambor Dettaglio delle tappe fatte da Congur mia prigionia fino a Roma, manoscritto
in copia presso lautore.
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stato stimato che i militari reclutati da Napoleone nellintera Penisola italiana, inclusi i 14 dipartimenti annessi allImpero e i due Regni
satelliti dItalia e di Napoli, rappresentassero quasi un decimo della
Grande Arme del 1812. Fa sessantamila uomini: di cui restavano inquadrati,
nel gennaio 1813, al massimo un decimo. Vuol dire che almeno lun per cento delle famiglie italiane pianse la morte o la scomparsa di un caro, anche se
poi nei mesi e negli anni seguenti vi fu un numero imprecisato ma certo non
indifferente, di ritorni dalla prigionia o da mille peripezie. Questa tragedia,
che centotrentanni dopo fu rivissuta da altre ottantamila famiglie italiane, ha
fatto dimenticare il particolare, politicamente rilevante, che on the other side
of the hill combattevano, sotto le insegne dello Zar, alcune decine di ufficiali
savoiardi, nizzardi e italiani provenienti dalla vecchia Armata sarda.
Nonostante questi fatti, oggi in Italia sono pochi coloro che si interessano
del destino di quei loro connazionali che andarono in Russia con Napoleone o
che combatterono contro di lui. Anche tra di essi ci furono eroi, ma non c in
tutto il paese un monumento, un museo, fossanche una statua che li ricordi.
N tra le belle lettere esiste unopera importante su questo tema. Sembra che
la coscienza di una generazione abbia nettamente banalizzato la verit della
propria tragedia nazionale e tutto ci che di essa rimane seppellito in profondit tra gli archivi delle biblioteche.
E che dire degli anni successivi al 1812? Cosa mai sapevano gli italiani
della campagna russa di Napoleone fin dal suo inizio, e come accolsero questa epopea? noto che la responsabilit del formarsi di unopinione pubblica
cade sui mezzi di informazione di massa. Cosa dunque scrissero i giornali e
le riviste italiani dellepoca? E come reag a queste notizie il pubblico di let-
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passata ripugnanza.
Corriere milanese, Milano, 3-011812.
La notizia fa da esca ai partecipanti alla futura invasione, che a stento conoscono la latitudine della stessa Astrachan. Oggi si sarebbero orientati velocemente dando unocchiatina su internet, ma allora della Russia non esisteva
neanche una qualsiasi cartina. Quella carta ebbe ampia diffusione in Europa
solo con il ritorno dei cartografi di Napoleone dalla presa di Mosca.
Si sente un tuono. I giornali italiani ne riproducono il fragore quando gi
da un mese tra le steppe della Russia echeggiava sonoramente. Leggendo
dellattraversamento del Nemunas da parte dellesercito di Napoleone, i lettori capiscono che la guerra iniziata
perch ogni speranza di conciliazione con la Russia era svanita. I vinti, disse
S.M. nel dare quellordine, prendono il tuono di vincitori. La loro fatalit li tra-
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di generali russi, viene riportato il numero dei caduti e dei prigionieri tra le
file nemiche, e dei danneggiamenti subiti dallartiglieria e dai convogli avversarii. A sorpresa, le notizie sul corso della guerra in Russia, a Moaisk,
Smolensk o Mosca, presto si spostano dalle rubriche di politica estera a quelle
di politica interna. E con ci, la guerra si svolge solo tra francesi e russi,
i giornali non parlano n degli italiani, n delle altre nazionalit che compongono la Grande Armata. O piuttosto, non ne parlano chiaramente, ma se lo
lasciano sfuggire; ad esempio, in un annuncio funebre:
Il 21 agosto, larmata ha perduto un giovine uffiziale della pi bella speranza,
Pietro Francesco di Casabianca, colonnello dell11mo reggimento di fanteria leggiera, comandante della legione dOnore, morto allet di ventisei anni, combattendo
alla testa del suo reggimento in un affare presso Polotsk. Uscito nel 1804 dalla
Scuola Politecnica, egli aveva fatto le campagne dAustria, di Prussia, di Polonia, di
Spagna e di Portogallo, sempre distinto da capi, sotto gli ordini dequali ha servito.
Nel 1811, S.M. lImperatore gli aveva data una testimonianza luminosa della sua
fiducia, chiamandolo al comando dell11mo leggiero. Alla testa di tal reggimento
egli ha presa una parte gloriosa negli affari che il corpo del maresciallo duca di
Reggio ha avuto contro il nemico. Pieno di bravura, distruzione, di modestia, egli
ha portato seco il dispiacere di tutti quelli che lhanno conosciuto. Era figlio unico
del generale conte di Casabianca, senatore.
Monitore delle due Sicilie, 26 ottobre 1812, numero 540.
Il segreto della partecipazione delle truppe italiane alla guerra viene rivelato anche in un trafiletto del Giornale del dipartimento dellArno del
23/12/1812, dove si riporta che a Firenze erano arrivate delle lettere dai soldati della Guardia donore della granduchessa di Toscana, spedite il 12/11/1812
a Varsavia, dove questi soldati erano stati accolti poco prima dellarrivo del
battaglione Veliti di Firenze.
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Le cose son quasi chiamate con il loro nome. Napoleone torna, come si
dice, senza aver avuto curiosit di gettare uno sguardo su Pietroburgo o su
Dresda, nella fretta di abbandonare lesercito. Ciononostante due giorni dopo
lo stesso giornale, nello spirito dellallora non ancora composta canzonetta
francese Tutto va ben Madama la Marchesa, commenta:
I ragguagli contenuti nellultimo bollettino della GrandArmata non possono a
meno di accrescere la gloria, della quale in questa campagna si ricoperta, e lammirazione, che vinse ispirata dalleroica costanza e dal pronto genio di S.M. lImperatore. Dopo aver vinti i Russi in venti combattimenti ed averli scacciati dallantica
lor capitale ridotta in cenere, han dovuto i nostri valorosi lottare contro il rigore di
un eccessivo freddo, e contro lasprezza di un inospito clima; e ad onta di tutte le
perdite da essi sofferte per cinquanta e pi giorni di marcia in munizioni, in cavalli,
ed in artiglieria, han sormontato tutti gli ostacoli, e trovansi ora vicini a tutti i numerosi loro magazzini.
Poche pagine nellantica e moderna storia possono paragonarsi, per nobilt, elevazione, ed interesse, a questo memorabile bollettino.
Corriere milanese, Milano, 30/12/1812.
Questa volta il giornale cita unaltra fonte, il Journal de Paris, che viene
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Ma anche questa tamizdat non spende una parola sulla partecipazione dei
propri connazionali alla guerra. Un po di attenzione viene concessa solo al
re di Napoli, il maresciallo Murat. Ad un certo punto alcune voci riportano
che stato probabilmente ucciso, o che ha perso una gamba. Dopo si scopre
che verosimilmente sano e salvo, ma le truppe al suo comando subiscono
numerose perdite.
Il giorno 18 ottobre il Maresciallo Kutusow [] risolse di attaccare la Vanguardia sotto gli ordini di Murat, che, forte di 45.000 uomini, occupava una posizione in
fronte alle nostre truppe, affine di batterla priach [] Napoleone sarebbe venuto
a soccorrerla con il grosso della sua Armata. Lattacco riusc compiutamente 38
pezzi di cannone caddero nelle nostre mani, egualmente che un stendardo donore
appartenente al primo reggimento de Corazzieri. Abbiamo preso 1500 prigionieri,
fra i quali vi un generale, il nemico ha lasciato 2000 uomini sul Campo di Battaglia
[].
Gazzetta britannica, Messina, 02/01/1913.
***
Ormai evidente che la voce della stampa italiana viene energicamente
soffocata dalla censura di due opposti schieramenti. soprattutto nel 1812
che la poveretta sta proprio male: nelle principali citt la sentiamo su un giornale, due al massimo, che estremamente poco per gli standard europei di
allora; e la moderna allergia degli italiani ai giornali qui non centra affatto.
Per svolgere una diagnosi corretta della stampa periodica del tempo,
bisogna volgere lattenzione allatmosfera socio-politica che regnava allora
nella nostra penisola. In effetti, langolo italofono dEuropa era rimasto molto
indietro nello sviluppo sociale rispetto alle vicine potenze europee. E non si
tratta solo del fatto che allora, nellera della rivoluzione industriale, lItalia si
presentava come un conglomerato di principati feudali: il Regno di Sicilia, il
Regno di Sardegna, il Regno di Napoli, lo Stato Pontificio, il Granducato di
Toscana, entro il quale insensatamente si poneva la Repubblica di Lucca, la
Repubblica di Genova, il Regno dItalia; il problema era anche che nel 1796
la maggior parte di questi stati preferiva farsi provincia francese piuttosto
che mettersi daccordo e opporre resistenza alla pidocchiosa marmaglia che
allora componeva lesercito di Napoleone. La flotta russa e quella inglese
proteggevano solo la Sicilia e la Sardegna. Ma la cosa pi grave era che anche la cultura si trovava nella stessa miserevole condizione. A differenza dei
paesi del nord Europa, in Italia il livello di alfabetizzazione si fermava al 5%.
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Gli italiani sono indubbiamente un popolo solare per natura. Cosa dunque
rappresenta per loro il servizio militare obbligatorio in un esercito operante?
La fine della luce. Chi aveva ricevuto lavviso di chiamata arrivava allufficio
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di reclutamento accompagnato dai singhiozzi di tutta la popolazione femminile della sua famiglia, e dalle benedizioni starnazzate dal parroco, a cui faceva da antitesi il pragmatismo dei commissari. La scena degli addii eclissava
le migliori opere liriche. importante ricordare che il servizio militare obbligatorio esisteva prima solo in Piemonte e nel Regno di Napoli. Nelle altre
regioni dello stivale era stato proprio allora introdotto da Napoleone, mentre
fino a quel momento lesercito era formato da mercenari. pur vero che i
mercenari italiani erano dei virtuosi senza pari nel loro campo, ammirati in
tutta Europa fin dal Medioevo. Possiamo contare nel numero di questi anche
lo stesso Napoleone, attore geniale e impulsivo della scena storica. Ad ogni
modo, quella del soldato era da sempre considerata in Italia una libera professione; la costrizione alla leva non poteva esser vista altrimenti che come un
atto di violenza sullindividuo da parte di un regime dispotico.
In risposta alle disposizioni di Napoleone, lambiente colto si mun di citazioni da Machiavelli e inizi a concionare sullo Stato e la libert,94 la letteratura rispose con i sonetti di Cesare Saluzzo sulla tragica sorte del soldato,
mentre la cultura popolare elabor il nuovo ideale del povero e simpatico
disertore, la cui figura ha raggiunto anche il nostro folclore. Il nuovo personaggio ottenne la stessa onorata accoglienza nella cultura italiana, che ebbero
anche le tradizionali maschere della Commedia dellArte: Arlecchino, Colombina, Pulcinella eccetera. I disertori finirono per diventare briganti, che
a loro volta si trasformarono in un elemento imprescindibile del paesaggio
romantico italiano. Questo i francesi non furono in grado di capirlo e, come
descritto in un articolo dello stesso giornale, presero stupidamente a fucilare
i disertori:
Il consiglio di guerra speciale sedente nella quinta divisione di Ancona ha condannato alla pena di morte Francesco Fattori del comune di Gazzano in questo dipartimento, refrattario della leva []. Ecco il castigo che attende tutti coloro che
sordi alle voci della legge [] si abbandonano ad una vile diserzione dagli stendardi
della patria.
Corriere milanese, Milano, 05/12/1811.
94 Alcuni politici moderni ingiusta, e dannosa legge chiamarono quella, che dichiara ogni
suddito atto allarmi tenuto a militare in difesa dello Stato; ed asserirono quindi, che
leggi tali proprie di societ nascenti abrogare si debbono in societ adulte, perch fanno
riguardare i governi come arbitrari, e dispotici.
Notizie storiche riguardanti la Milizia istituita da Duca Emanuele Filiberto di Savoia Torino 1821, presso Pietro Giuseppe Pic, I vol. in 8 di pag. 104. In: lamico dItalia Nuovo
giornale di lettere, scienze ed arti Vol. 1 Torino, p. 199.
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La lenta melodia di questo valzer in tonalit maggiore, crea uno stato danimo melanconico, che esprime rassegnazione davanti alle circostanze, e d
voce alla necessit di adempiere al proprio dovere nei confronti del sovrano.
Cerano certamente nelle unit italiane anche le marce, nelle quali per non
possibile rinvenire n il carattere sanguinario della Marsigliese, n la spensieratezza della marcia russa Usignolo, usignolo, uccellino, dove il canarino
pietosamente canta solo per amor del ridere.
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***
Ma torniamo al nostro pappagallo, ovvero alla stampa periodica italiana
del 1812. Non importa quanto forte fosse la sua dipendenza dalla stampa
estera, quanto tendenziosa la trattazione degli eventi interni al paese, e quanto esiguo il pubblico di lettori; essa influ, al pari di un qualsiasi manifesto
propagandistico, sulla formazione dellopinione pubblica. Esalt leroismo
dellimperatore francese, dest interesse nei confronti dei paesi stranieri, cre
la percezione di un benessere, una tranquillit e un ordine illusori. I contemporanei, a loro volta, conoscevano bene il valore di questo tipo di stampa, e la
trattavano con un bel po dironia. Un epigramma scherzosamente insolente
scritto in dialetto milanese imitava lannuncio pubblicitario di un giornale:
Milan lha da vend / In Quaresima linstrument / General e offizial / Hinn tucc
allospedal / Di sold ghe n pi, / Bonaparte el cerca su.
Commemorazione del 19/12/1812 letta nel Conservatorio per invito della Giunta Comunale di Milano (Domenico Guerrini).
Siamo gi alla fine dellanno, nel giorno della commemorazione dei caduti, ma il grande segreto di stampa sulla strage dei militari italiani non era un
mistero neanche prima. I. Montanelli scrive:
La guerra fu dapprincipio la solita marcia trionfale dellarmata francese. Ma
quando a Napoli il cardinale Firrao celebr un Te Deum di ringraziamento per questi
successi, Zurlo gli disse: Monsignore mio, ancora un paio di queste vittorie, e Voi
ed io siamo fottuti.
I. Montanelli, Storia dItalia, tomo 25, Da Waterloo alla restaurazione, Fabbri
Editori, Milano, 1994, p. 62.
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La percezione che il popolo aveva della malvagia natura dei conquistatori francesi e del castigo che
li attendeva, viene confermata anche dallannotazione del 12 dicembre 1812 contenuta nellanonimo
Diario dellanni funesti di Roma
dallanno 1792 al 1814, di recente
pubblicazione: nella citt eterna arriv il famigerato bollettino numero 29 della Grande Armata,
il quale fu dal popolo cercato di acquistare a qualunque prezzo poich vi si
riconobbe il tratto della mano di Dio.
Diario dellanni funesti di Roma dallanno 1792 al 1814.
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essere poeticamente descritte che le guerre degli antichi. Nel 1815, alla quarta edizione della rivista letteraria milanese Lo Spettatore, appare una recensione positiva del poema, insieme al testo integrale della prefazione, dove
lautore scrive:
Sembra che le poetiche moderne lingue non sappiano risolversi a trattare la moderna guerra, larmi moderne, le evoluzioni, e le altre operazioni, che dei tanti cangiamenti sono gli effetti. Non sarebbe una irregolare timidezza quella per cui i poeti
moderni non osassero da cos ricca miniera estrar tesori?
Lo Spettatore ossia variet istoriche, letterarie, critiche, politiche e morali, t.
IV, Milano, 1815, p. 271.
Tutti questi galli e sarmati, insieme agli antichi nomi di montagne e fiumi,
non sono altro che il patetico travestimento a cui fa ricorso lautore allo scopo
di facilitare la trattazione di un tema non altrimenti digeribile. A parte questo, importante rilevare che qui lidea di un castigo proveniente dallalto
doppiamente presente sia sul piano contenutistico, chiaramente espressa dal
significato delle parole, sia su quello stilistico, attraverso il ricorso al verso
dantesco:
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Nel 1824 esce finalmente uno dei primi importanti lavori sulla storia di
questo periodo, la Storia dItalia dal 1789 al 1814 di Carlo Botta. Nellanno
della sua pubblicazione lopera riceve critiche positive sulle riviste, ma gi
lanno dopo il libro viene messo allindice. Eccone di seguito lidea principale:
Risolutosi i due potenti Imperatori al venire al cimento dellarmi []. Essi sapevano il motivo vero della guerra: tutto il mondo se lo sapeva; questera limpossibilit del vivere insieme sulla vasta terra. Napoleone, come pi impaziente, e pi
ambizioso, tirandolo il suo fato, assaltava primo: infier la guerra in regioni remotissime; desol prima le sponde del Boristene, poi quelle del Volga: combatterono i
russi a Smolensco, combatterono a Borodina sulla Moscova: prendeva Napoleone
Mosca, la prendeva, ed insultava: folle, che non vedeva, che Dio gi gli dava di
mano! Era fatale, che sui confini dellAsia perisse la fortuna napoleonica: arse Mosca, immensa citt, cagione, e presagio di casi funesti. Una rotta toccata da Murat
avvertiva Napoleone, che il nemico si faceva vivo, e che quello non era pi tempo da
starsene nel fondo delle Russie. Gli restava lelezione della strada al ritirarsi. Pens
di ridursi, passando per Caluga, e Tula, a svernare nelle provincie meridionali della
Russia; vennesi al cimento terminativo di Malo-Yaroslavetz, in cui mostrarono un
grandissimo valore i soldati del regno italico. Quivi perirono le speranza di Napoleone, quivi rifulse principalmente la virt di Kutusof, generalissimo di Alessandro.
Napoleone ributtato con ferocissimo incontro, fu costretto a voltarsi di nuovo alla
desolata strada di Smolensco: il russo gelo spense lesercito: pianger eternamente
la Francia, piange, e pianger lItalia il suo pi bel fiore perduto per lambizione di
un uomo, che con la superbia volle tentare il cielo; il cielo mostr la sua potenza;
questa fu la pienezza dei tempi profetizzata da Papa Pio. Imparino moderazione, e
giustizia gli ambiziosi, che si dilettano delle miserabili grida degli straziati uomini.
Carlo Botta, Storia dItalia dal 1789 al 1814. Tomo IV. Libro vigesimo sesto,
pp. 462-463.
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l titolo del mio intervento, un po scherzoso e irriverente, legato allavvenimento noto come Incontri sullElba, che consiste in realt nel Festival Elba, isola musicale dEuropa, creato nel 1996 dal mio amico George Edelman insieme al famoso violista e direttore dorchestra Jurij Bashmet.
Ormai da 16 anni al principio del mese di settembre allElba arriva lorchestra
da camera Solisti di Mosca, che a volte si allarga fino a diventare una completa orchestra sinfonica, la Nuova Russia. Da diversi paesi del mondo si
radunano inoltre magnifici solisti violinisti, violoncellisti, pianisti ma anche i fagottisti, flautisti, cornisti ecc. e inizia una grande festa musicale. Si
svolge di solito nel Teatro dei Vigilanti della citt di Portoferraio, che prima
dellarrivo dellImperatore Napoleone sullisola nel 1814 era la chiesa del
Carmine.
In brevissimo tempo, dal mese di luglio del 1814 al gennaio del 1815, per
ordine dellaltissimo ospite qui esiliato, linterno della chiesa ormai sconsacrata fu completamente ristrutturato e trasformato in un teatro, con il palcoscenico, i palchi e il parterre, come spetta a qualsiasi teatro prestigioso. Il 22
gennaio del 1815 nella sua sala fu data la prima festa da ballo. Il sipario, opera
del pittore della Corte di Napoleone di nome Vincenzo Antonio Revelli, oggi
accuratamente restaurato nei laboratori di Pisa, rappresenta Napoleone nelle
vesti di Apollo. A noi capitato pi volte di occupare il palco Imperiale al
centro del teatro per ascoltare da l della musica meravigliosa. I programmi
del Festival sono molto interessanti e la qualit delle esecuzioni si mantiene sempre ad un livello altissimo, assicurato da quello degli interpreti: oltre
allorchestra da camera sotto la direzione di Bashmet, come solisti abbiamo il
violoncellista Mario Brunello, i violinisti Viktor Tretjakov e Gidon Kremer,
litaliano Uto Ughi e la tedesca Marie-Elisabeth Hecker, i pianisti Martha
Argerich e Evgenij Koroliov (spesso con la moglie Ljubka Hadzigeorgieva),
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ancora i pianisti Marisa Tanzini e Sergej Edelmann, Dina Yoffe con il marito
violinista Michael Vaiman, e inoltre degni eredi di grandi tradizioni musicali come la pianista Ksenia Bashmet ed i violinisti Sasha Rozhdestvensky
e Marc Bouchkov... I membri dellorchestra sotto la direzione di Bashmet
non a caso si chiamano Solisti di Mosca: si riuniscono regolarmente per
eseguire opere da camera, come trii, quartetti, quintetti ecc. Nei 16 anni passati sono intervenuti al Festival musicisti dalla Russia, dallItalia, gli USA, il
Giappone, la Germania, la Francia e da altri Paesi. Due anni fa, alla chiusura
del 15 Festival i giovani cantanti dal Teatro Mariinskij hanno eseguito sotto
la direzione di Bashmet frammenti dallopera di Rossini Viaggio a Reims.
Dal momento che si parla dellisola dElba, racconter del ruolo svolto
da Vladimir Vasilevi Stasov, celebre studioso musicologo russo, ispiratore
del Gruppo dei Cinque, nella creazione del Museo di Napoleone a Portoferraio. Nel 1851 il giovane Stasov entr in servizio, in qualit del segretario
scientifico, presso lindustriale e mecenate Anatolij Nikolaevi Demidov e
part con lui per lestero. Demidov fond il Museo Napoleonico allElba, e
commission al pittore Karl Brullov un quadro di enormi dimensioni, Lultimo giorno di Pompei, che stato di recente esposto in Italia. A Stasov
tocc di accompagnare Demidov allEsposizione Universale a Londra, dove
il mercante russo stup gli spettatori con le sue preziose pietre di malachite
dalla montagne dellUral. Linteresse di Demidov per la personalit di Napoleone si spiega con il fatto che aveva sposato nel 1840 la Principessa francese Matilda, nipote di Napoleone e figlia del suo fratello minore Girolamo
(Mathilde-Ltizia Wilhelmine Bonaparte; 27 maggio 1820 - 2 gennaio 1904).
Poco prima del matrimonio Demidov aveva ottenuto dal Granduca di Toscana
il titolo di Principe di San Donato, in quanto il padre di Matilda desiderava
che lei restasse principessa. Di figli da questo matrimonio non ne nacquero, i
consorti non andavano daccordo e dopo cinque anni divorziarono. Torniamo a Stasov: grazie al suo patrono egli non perse inutilmente il suo tempo in
Italia. e in tre anni di soggiorno raccolse unenorme collezione di partiture
di musica barocca europea. Al suo ritorno in Russia, nel 1854, seppe organizzare numerose esecuzioni di opere fino a quel momento a Pietroburgo del
tutto sconosciute. In une delle lettere spedite dallItalia nel 1853 Stasov cos
raccontava del suo soggiorno allElba:
Lui (Anatolij Demidov) mi ha portato allIsola dElba e allora? Mentre
altri segretari hanno dovuto l lavorare, a me rimasto solo di percorrere tutta
lisola, per conoscerla, e nientaltro Per un po di tempo l mi assistette
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sempre stata antipatica), n nel Tempio che non mi piace per niente, c qualcosa che potrebbe ispirarmi. Ma dopo aver ricevuto una lettera personale di
Rubinstein, ajkovskij promette di scrivere la ouverture solenne. ... Non
sono affatto ben disposto a lavorarci. Ma ciononostante manterr la promessa, scrive al fratello Anatolij. Durante il lavoro sullouverture (allinizio di
ottobre) ajkovskij confessa in una lettera a Nadeda von Meck: Louverture sar molto rumorosa, pomposa, lho scritta senza nessun sentimento, e
di conseguenza probabilmente non avr dei pregi artistici. Viene terminata il
7 novembre 1880. Sul frontespizio della partitura ajkovskij scrisse: 1812.
Ouverture solenne per grande orchestra. Composta in occasione della consacrazione del Tempio di Cristo Salvatore da Ptr ajkovskij. Alla fine del manoscritto: Kamenka. 7 novembre 1880. Da notare che louverture fu scritta
nel villaggio di Kamenka dove ajkovskij aveva la possibilit di toccare con
mano la storia della guerra del 1812, la storia dei suoi eroi, delle loro vite
legate a quel piccolo villaggio.
Nellouverture il compositore ha utilizzato il motivo della Marsigliese
per rievocare genericamente lesercito francese. Limmagine del popolo e dei
combattenti russi invece evocata dalla canzone popolare russa Davanti ai
cancelli del padre. Un possente e maestoso Largo con il tema trasformato
della preghiera ortodossa O Signore, salva il tuo popolo (qui prevista
laggiunta di una poderosa banda), descrive la vittoria del popolo russo.
Nella conclusione esultante in fortissimo riprende il tema delle fanfare
dellintroduzione, accompagnate dalle campane. Sullo sfondo delle festose
sonorit da fanfara appare la melodia dellinno nazionale della Russia, Dio
salvi lo zar. In questo modo si realizza lidea principale dellouverture: la
forza della Russia sta nella triplice unione tra Fede ortodossa, Autocrazia e
Popolo.
Rivolgiamoci ora al XX secolo, a due avvenimenti che hanno avuto luogo
in Italia, rispettivamente negli anni 1953 e 1981. Parliamo prima dellopera di
Sergej Prokofev Guerra e pace, che a causa di circostanze assai drammatiche fu rappresentata per la prima volta non in Russia, n a Mosca, n a Leningrado, bens a Firenze, nellambito del XVI Maggio Musicale Fiorentino. Lopera venne iniziata durante gli anni della Grande Guerra Patriottica (cos viene
definita in Russia la seconda guerra mondiale), ma in totale il lavoro occup
Prokofev e la sua seconda moglie, Mirra Mendelssohn-Prokofeva, per ben
12 anni. Il progetto iniziale nacque nel 1941, con lattacco nazista allURSS.
Spinto da sentimenti patriottici il compositore, assieme alla sua librettiGli Italiani nella campagna di Russia del 1812
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amico Franco Carlo Ricci (con il quale abbiamo tradotto e pubblicato il Diario di Sergej Prokofev del 1927, intitolato Viaggio in Bolscevisia) ricostruisce nei dettagli la storia della prima rappresentazione dellopera a Firenze sulle pagine del suo libro Francesco Siciliani. (1911-1996) Sessantanni
di vita musicale in Italia. Edizioni Scientifiche Italiane. Teatro alla Scala. Rai
Eri. 2003. Brevemente: nel gennaio 1953 a Firenze venne a trovare Siciliani
limpresario americano Leeds, che raccont che Prokofev aveva quasi completato la grandiosa opera lirica Guerra e pace e, preoccupato per la politica
danoviana nella musica e incerto di riuscire a rappresentare questa opera
in URSS, gli aveva affidato il microfilm con la partitura per uneventuale realizzazione negli Stati Uniti. Il M Siciliani sincendi immediatamente
allidea di rappresentare lopera a Firenze e riusc a convincere limpresario
americano, il quale temeva soprattutto per Prokofev ed era spaventato di un
possibile scandalo politico di grandi proporzioni. Un simile esito dellimpresa era pi che probabile ed effettivamente ad un certo punto della lavorazione
lAmbasciata sovietica intervenne con proteste e minacce. Siciliani coinvolse
nelloperazione lallora sindaco di Firenze Giorgio La Pira, stimato anche dai
diplomatici sovietici ed in particolare dallAmbasciatore Aleksandr Efremovi Bogomolov, per nemmeno a lui riusc ad evitare lo scandalo crescente. Il M Siciliani al veto da parte sovietica rispose coraggiosamente che
lURSS viola regolarmente il diritto internazionale, stampando ed eseguendo
la musica dei compositori italiani senza alcuna osservanza dei diritti dautore. Ma la tensione improvvisamente cess per una causa imprevista: il 5
marzo a Mosca morirono nello stesso giorno Stalin e Prokofev. Nella nuova
situazione le autorit sovietiche dovettero affrontare problemi ben pi seri,
mentre qualsiasi minaccia allautore dellopera purtroppo sarebbe stata ormai
vana. Lopera fu preparata in tempi da record, con laiuto del direttore Arthur
Rodzinski, del pittore-scenografo Gregorio Sciltian, della regista Tatjana Pavlova, e della gran massa degli interpreti, solisti, coro e orchestra. Nelle parti
principali cantarono: Ettore Bastianini nel ruolo del Principe Andrej, Rosanna
Carteri nella parte di Nataa Rostova e il grande Franco Corelli nella parte di
Pierre Bezuchov. Di questa esecuzione esiste, come testimonianza di questa
incredibile storia, la registrazione.
In conclusione poche parole sulla proiezione del film Napoleone, del
regista francese Abel Gance, con laccompagnamento musicale dal vivo di
Carmine Coppola. Questo avvenimento di cui sono stato testimone, ebbe
luogo a Roma, nellambito del festival cinematografico Massenzio nei
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ome premessa vorrei ricordare un episodio importante: il mio compagno di studi del primo anno presso lIstituto Relazioni Estere di Mosca, lo studente della Repubblica Democratica Tedesca Claus Melitz
sorprendentemente prese un pessimo voto ad un esame. Accadde a dicembre.
Era lanno 1958, lesame era quello di Storia della Russia. Claus estrasse il
biglietto con la domanda: La Guerra Patriottica del 1812, Rispose in modo
confusionario. Alla fine il professore Aleksandr Grunt lo preg di rispondere
ad una sola domanda: Chi vinse la battaglia di Borodino?. Claus a caso
spar: Napoleone!. E perch mai? corrugando la fronte, chiese di spiegare il professore. Perch i francesi dopo hanno occupato Mosca, dichiar
convinto Melitz. Indignato, Grunt scisse sul libretto il voto pi basso che
allora esisteva. Due e per essere ancor pi convincente aggiunse gridando
in tedesco: Zwei!. Questa storia mi viene in mente ora perch rappresenta
bene le differenze tra la valutazione europea e quella russa sullavvenimento
cruciale dellinvasione napoleonica della Russia.
***
E ora passiamo dalla Guerra Patriottica alla Grande Guerra Patriottica,
divenuta parte fondamentale della Seconda Guerra Mondiale.
Quando nellottobre le forze nazi-fasciste si avvicinarono quasi a 30 km
da Mosca, la propaganda della Direzione politica generale dellArmata Rossa
evidenziava nei volantini e nelle trasmissioni radio linsegnamento storico
che la caduta di Mosca non significa ancora la disfatta nella guerra. Il ragionamento, anche se non tranquillizzava i moscoviti, che con ansia e terrore
attendevano loccupazione tedesca, certamente funzionava.
Lunico difetto che il messaggio conteneva, si riferiva al fatto, che nel
1812 la capitale dellImpero Russo non era Mosca, ma San Pietroburgo, dove
viveva la corte degli zar e dove si trovavano il Senato e lapparato governativo del Paese. Secondo lopinione di alcuni studiosi, lerrore principale
strategico di Napoleone e della sua Grande Armata fu proprio la scelta di dirigersi verso Mosca e la decisione di invaderla. Se invece Bonaparte avesse da
subito preferito di avanzare verso nord, nella direzione della Neva, lImpera-
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tore Alessandro I molto probabilmente avrebbe sottoscritto la pace con condizioni vantaggiose per i Francesi. Invece Napoleone, spinto dallidea della
conquista della Terza Roma, si diresse con sicurezza verso Mosca e cadde
nella trappola che gli era statat preparata.
129 anni dopo, in autunno del 1941, loccupazione di Mosca sembrava
inevitabile: la citt, parzialmente minata, era praticamente pronta a consegnarsi al nemico. A prevenire la resa fu, tra gli altri fattori, il servizio segreto
sovietico. Avidamente i tedeschi contemplavano nei loro binocoli puntati su
Mosca le torri del Cremlino. Gli ufficiali dellavanguardia tedesca pensavano
che la citt fosse rimasta quasi senza difesa, ma sospettavano che si trattasse
di una trappola. Nel frattempo gli agenti segreti sovietici, e in particolare, il
famoso giornalista tedesco Richard Sorge, accreditato a Tokio presso lambasciata del Reich (poi giustiziato dai giapponesi per spionaggio), riuscirono ad
ottenere e a trasmettere a Mosca linformazione che il Sol Levante non aveva
intenzione di rompere il trattato di neutralit con lURSS e aprire un secondo
fronte invadendo lURSS dallEstremo Oriente. Questa informazione permise a Stalin di trasferire in fretta verso Mosca, usando la ferrovia Trans-siberiana, le divisioni di stanza in estremo-oriente fresche, non logorate dai
combattimenti . Con questa mossa fu scongiurata loccupazione di Mosca.
Gli inviti di Hitler alla cerimonia ufficiale da celebrarsi al Cremlino occupato, preparati in anticipo, non furono mai inviati. Il 6 novembre 1941 allimprovviso il treno sotterraneo arriv alla pi profonda ed elegante stazione
della metropolitana moscovita: dal vagone usc Stalin e arring i partecipanti
alla riunione, dedicata al XXIV anniversario della Rivoluzione dOttobre. Il
giorno dopo ,allalba i soldati dei reggimenti arrivati dallOriente marciarono
sulla Piazza Rossa durante la parata militare e proseguirono la marcia direttamente verso il fronte.
Lesperienza storica del Feldmaresciallo dello Zar, il valoroso principe
Michail Kutuzov nella lotta contro Napoleone, sintetizzata nella sua nota
frase consegnare Mosca, ma salvare larmata nel secolo non trov
riscontri nella realt. La disfatta tedesca alle porte di Mosca fu la fine della temuta blitzkrieg e divenne uno dei primi concreti colpi alla reputazione della
macchina bellica tedesca e la fine del mito della sua invincibilit. La vittoria
dellArmata Rossa sotto Mosca fu salutata con sollievo e speranza non solo
dai paesi membri della coalizione antihitleriana, ma anche da tutti gli oppositori della dittatura nazifascista, compreso gli antifascisti italiani.
Gli Italiani nella campagna di Russia del 1812
115
Premessa
rano 40-45 mila. Ancora oggi non si conosce il numero esatto degli
italiani che hanno preso parte alla spedizione napoleonica contro la
Russia. N si conosce il numero esatto dei caduti in battaglia e a causa
del gelo nella ritirata da Mosca fino a Vilna e Danzica. Ci sono storici che
ancora confondono il numero degli italiani arruolati nella Grande Arme con
il contingente partito per la Russia. In ogni caso sono tornati a casa soltanto
poche migliaia di uomini.
Era il 1812 e lItalia, comera stata dallepoca del Rinascimento, non esisteva pi. Luragano napoleonico aveva abolito lordinamento feudale che
le timide tendenze riformatrici di illuminati regnanti non avevano scalfito. Il
nuovo ordinamento statuale si basava anche sui primi timidi risultati, in campo giuridico, economico e sociale, ottenuti dalleversione della feudalit e poi
dallintroduzione del Codice delle leggi napoleoniche. Qualche vantaggio era
stato ottenuto nel difficilissimo campo agrario con laggressione ai beni della mano morta ecclesiastica, del latifondo baronale e del demanio pubblico,
ma tutto a beneficio delle classi dominanti, come sostengono Emilio Sereni
e altri storici, in quanto le riforme sono state imposte dallalto, escludendo
la borghesia, le masse popolari e principalmente i contadini. Questo stato di
cose era la conseguenza della mancanza di qualsiasi rappresentanza e diritto
di organizzazione.
Il risultato del nuovo ordinamento statuale noto. Il Regno dItalia comprendeva Lombardia, Veneto, Emilia, Marche. Dal Regno di Napoli restava esclusa la Sicilia che Giuseppe Bonaparte non era riuscito a conquistare
a causa della sconfitta a Maida nel 1806, oltre alla Sardegna. Entrambe le
isole erano sotto il protettorato inglese. Piemonte, Liguria, Toscana e Stato
pontificio erano sotto la diretta amministrazione francese, potere esercitato
attraverso governatori come nel caso di Roma e dei territori sabaudi o re-
116
1812
117
Dopo lo scisma dOriente, la Chiesa latina diffondeva da secoli lostracismo sugli ortodossi che non riconoscevano lunit della Trinit.
Sono partiti attratti dalla speranza di ricchezza e dalla sete di avventura. Napoleone aveva promesso mirabolanti bottini sulle terre della lontana
Asia, in quella che veniva chiamata la seconda campagna di Polonia.
I contingenti italiani
Chi erano i circa 30.000 lombardi, veneti, emiliani, marchigiani che facevano parte del contingente del Regno dItalia, al comando del vicer Eugenio di Beauharnais, figliastro di Napoleone; chi erano i 10.000 napoletani tra
campani, pugliesi e calabresi che componevano il contingente del Regno di
Napoli sotto il comando del coraggioso e spavaldo Gioacchino Murat, cognato di Napoleone; chi erano le diverse migliaia di piemontesi, liguri, toscani,
trentini e romani che parteciparono direttamente nelle file dellesercito francese? Chi erano? Molti erano soldati di carriera, di origine nobile, provenienti
dalle file dei modesti reggimenti degli stati italiani pre-napoleonici; la maggior parte degli ufficiali apparteneva alla borghesia urbana che aveva potuto
accedere alle cariche pubbliche introdotte dallorganizzazione napoleonica in
sostituzione delle vecchie strutture feudali; la maggioranza era costituita da
agricoltori e contadini, commercianti, quasi tutti analfabeti; pochi i professionisti e gli studenti. Tutto era merito o colpa, a seconda dei punti di vista,
dellintroduzione della leva militare obbligatoria che sostituiva larruolamento volontario o gli eserciti mercenari. Nel Regno di Napoli, prima Giuseppe
Bonaparte e poi Gioacchino Murat, avevano aperto le porte dellesercito a
briganti e galeotti, che erano stati inviati prima in Spagna e poi in Russia.
Si trattato di un vero esercito? Certamente s, stante gli esempi di coraggio, fedelt, dedizione, eroismo dimostrato nelle battaglie pi sanguinose, da
Ostrovno-Vitebsk allassedio e alla conquista di Smolensk, dalla battaglia di
Borodino, alla conquista e al saccheggio di Mosca, fino alla ritirata che ha
visto la prima terribile prova a Maloyaroslavets, dove Kutuzov riuscito a
impedire a Napoleone di prendere la strada del Sud ricco di risorse e vettovagliamenti per tornare indietro, e poi lattraversamento del fiume Vop, il tragico scontro di Vjazma e di Krasnoj e infine la catastrofe dellattraversamento
del fiume Beresina, dove si sono distinti eroicamente i genieri Zanardini e
Marieni. Gli italiani hanno combattuto ovunque eroicamente e lo dimostrano
le molte decorazioni ottenute sui campi di battaglia. La riprova delle loro
118
qualit risiede anche negli alti gradi conseguiti nella carriera militare. Ci sono
stati anche disertori e imboscati, mi si tratta di casi isolati che nulla tolgono
alla impegnativa presenza italiana nella spedizione napoleonica.
Chi ha ottenuto dalla sorte il privilegio di tornare in patria, quante cose ha
potuto raccontare! Ci sono preziose testimonianze a tale proposito, poche ma
di grande utilit: in primo luogo le memorie di Cesare de Laugier, lufficiale
toscano che ha rievocato tutte le fasi della spedizione circa 25 anni dopo;
Francesco Baggi che stato catturato dai russi e internato a Orl, che ha
fornito toccanti testimonianze sui costumi e le abitudini dei soldati e dei contadini russi; Filippo Pisani che si distinto per il suo ardimento e proseguir
limpegno militare combattendo le guerre dindipendenza fino a Curtatone e
Montanara; Giuseppe Terzi, pittore e poeta di Bergamo che nella prigionia di
Vilna si guadagna da vivere dipingendo i ritratti degli ufficiali zaristi e che
si render protagonista di una romantica storia damore con la principessina
Elizaveta Michajlovna Galicyna grazie allospitalit di Giacomo Quarenghi
a Pietroburgo; il piemontese Angelo Campana che dopo un lungo impegno
militare, fu deputato al Parlamento piemontese dal 1849 al 1859, mettendo
a frutto la sua esperienza e le qualit di patriota per la causa dellunit dItalia. O il bolognese Cesare Ragani, figura esemplare di patriota e carbonaro,
che, dopo avere combattuto lealmente per la causa napoleonica, scampato alla
forca dopo i moti del 1821 e quelli del 1831 a fianco di Ciro Menotti, mor a
Marsiglia nel 1832 in totale miseria.
Ma c anche la storia di coloro che non sono tornati, come Pietro Terzi,
fratello maggiore del precedente, morto nei pressi di Vilna nel corso della
ritirata, ufficiale dello Stato maggiore del vicer Eugenio, la cui preoccupazione principale, come risulta dalle lettere inviate alla madre Maria Canal,
di curare i propri affari a Bergamo, di sistemarsi adeguatamente nella Mosca
saccheggiata e incendiata, manifestando la sorpresa per le cantine ricche di
vino, confetture, carni salate, farine e altri prodotti alimentari accumulati dai
padroni di casa per trascorrere linverno. Pietro sollecita lo zio a inviargli i
soldi dovuti dallaffitto di alcuni poderi, a testimonianza della concretezza
del suo operare e della speranza di tornare in patria. Ma rimprovera anche
il fratello Giuseppe di avere fatto morire il cavallo Ballotto a causa di una
scorpacciata di erba umida, di trascorrere il tempo a suonare la chitarra e a disegnare, scroccare i pasti alla mensa dello Stato maggiore, di essere insomma
un pessimo soldato.
Gli Italiani nella campagna di Russia del 1812
1812
119
La tragedia collettiva degli italiani stata mirabilmente rappresentata dallo scrittore Riccardo
Bacchelli nei primi due capitoli
della saga Il mulino del Po: egli
racconta lattraversamento del
fiume Vop del IV Corpo dArmata e poi la fuga solitaria di Lazzaro Scacerni, il protagonista del
romanzo, verso Occidente e verso
lItalia, portando con s il segreto
che gli aveva affidato il capitano
Maurelio Mazzacorati in punto di morte per assideramento.
Lo scrittore ha tratto spunto per
la pregevole ricostruzione delle
vicende dai ricordi che il modenese Francesco Baggi ha tracciato molti anni dopo il suo ritorno
dalla Russia, dopo la prigionia nel
campo di Orl. Non fa onore al
capolavoro di Riccardo Bacchelli
lomonimo sceneggiato televisivo per la regia di Sandro Bolchi, anche se Raf
Vallone interpreta mirabilmente la figura di Lazzaro Scacerni: in particolare
le scene della ritirata sono approssimative e risentono della ricostruzione in
studio delle rive del Vop.
Nel romanzo Le strade di polvere di Rosetta Loy il soldato piemontese Pidren, tornato dalla spedizione, si rifiuta di parlare della sua esperienza, come
se lavesse totalmente rimossa. Salvo urlare pochi istanti prima di morire a
causa dellepidemia di colera I Cosacchi! I Cosacchi! e spirare con la bocca e gli occhi spalancati, terrorizzato dal ricordo degli assalti subiti in Russia. Ma resta pur sempre una testimonianza letteraria di notevole spessore,
in quanto lesperienza terribile vissuta tra le steppe della Russia non stata
cancellata nel pi profondo subconscio ed al momento della morte emerge
con tutta la sua violenza.
Quali lingue parlassero gli Italiani tra di loro e con gli altri soldati della
Grande Arme facile immaginarlo: dialetti di tutte le regioni dItalia sin-
120
crociavano con lo scarso francese degli ufficiali. Del resto la stessa natura
delle persone, i costumi, le abitudini erano molto differenti. Riccardo Bacchelli ne d una descrizione molto precisa nel suo lungo racconto attraverso
i ricordi di padron Lazzaro, il mugnaio della piarda ferrarese sul Po. Per non
parlare dei rapporti con la popolazione russa lungo il percorso dal fiume Niemen su territorio polacco e poi russo fino a Mosca, e poi nei villaggi distrutti
durante la ritirata alla ricerca disperata di un alloggio per ripararsi dal gelo o
per trovare qualcosa da mangiare. Ci sono episodi esemplari in questo crogiolo di lingue e di dialetti: i fratelli Terzi parlano latino con il vecchio abate
di un monastero cattolico polacco presso Vilna; il modenese Baggi descrive
le abitazioni dei contadini e rimane colpito dalla culla dei bambini che dondola attaccata alle travi del soffitto, scambia poche frasi con il generale russo
che lo tiene prigioniero e per allietare il tempo che non passa mai canta arie
di opere musicali che il militare russo apprezza, perch probabilmente sa di
quanti musicisti italiani sono stati alla corte zarista e quanti russi sono stati a
studiare in Italia, magari con padre Martini a Bologna.
Di alcune figure
Quanti episodi compongono questa biografia collettiva degli italiani, sottolineati dalla particolarit delle loro rispettive culture, tradizioni, abitudini, linguaggi! Cos c il brigante calabrese che parte in cerca di gloria e
di riscatto sociale, scampa al gelo e alla morte rifugiandosi nella pancia di
un cavallo per morire poi accoltellato sulla porta della sua misera dimora a
Caria, piccolo borgo sullaltipiano del Poro; lavvocato Giuseppe Manfredi
di Catanzaro che parte per la Russia al seguito di Murat per fare valere i suoi
ideali di libert e di giustizia e prosegue al suo ritorno in patria il suo apostolato, cos lo intende, nella difesa dei carbonari che hanno promosso i moti
costituzionali del 1820-21, vedendone molti condannati a morte; il generale Florestano Pepe, prestigioso servitore dei Borboni prima e poi convertito
alle idee della Rivoluzione partenopea e della modernizzazione napoleonica,
guidando lesercito di Murat fino a Vilna per finire fuori servizio al ritorno
di Ferdinando sul trono di Napoli; o quel Lucio Caracciolo di Roccaromana
che comanda cento Veliti calabresi in Russia per finire la sua carriera portandosi addosso la macchia di avere offerto i propri servigi al cardinale Fabrizio
Ruffo nella repressione della Repubblica partenopea nel 1799. Il piemontese
Girolamo Ramorino lasci la marina mercantile per lesercito, combatt in
Gli Italiani nella campagna di Russia del 1812
1812
121
122
una cifra terrificante. Cui si debbono aggiungere gli altri 7.000 morti russi.
Napoleone rimasto sconvolto il giorno dopo, visitando il campo di battaglia.
Cosa successo dopo il ritorno nellEuropa centrale noto. Murat rientrato di corsa a Napoli nel tentativo disperato di difendere il proprio trono
dallassedio austriaco e inglese; il vicer Eugenio ha confermato la lealt a
Napoleone fino alla caduta dellimperatore, ma il congresso di Vienna era alle
porte e per il Regno dItalia non cera scampo. Paolina e Camillo Borghese,
Elisa e Felice Baciocchi hanno fatto la stessa fine: erano tutti parenti stretti
di Napoleone.
Ma i pochi reduci avevano ben altro da pensare. Molti militari rientravano
nei ranghi dei ricostruiti eserciti precedenti lepopea napoleonica. Professionisti, studenti, agricoltori, artigiani, commercianti sono tornati alle loro famiglie. Ma nessuno chiude gli occhi. Le sette carbonare prima e poi le nascenti
associazioni della mazziniana Giovine Italia li attraggono irresistibilmente.
Molti di loro, anche se attempati e forse stanchi, prenderanno parte ai moti
carbonari di Napoli, di Modena e alle rivoluzioni nazionali della primavera
dei popoli nel 1848. Alcuni saranno condannati a morte e giustiziati.
Lo stesso succeder in Russia. Gli ufficiali che nella corsa fino a Parigi
hanno conosciuto le riforme antifeudali introdotte dalla Rivoluzione francese
e diffuse da Napoleone in Europa, al rientro in patria contribuisco a dare vita
alle associazioni massonico-liberali che saranno la spina dorsale della rivolta dei decabristi e delle prime organizzazioni rivoluzionarie russe. Anche il
grande poeta Aleksandr Pukin non rimasto estraneo a queste suggestioni.
Ma tutta questa unaltra storia.
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Napoleone e il Friuli
di Matteo Lo Presti
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145
1812
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2617 .
1- 24- - ,
,
. , 26- ,
,
. 19- .
1- , 5- , , 7- , 50
. , ,
.
8- , 15 . 17
, 21 .
.
4348 127 ; 15 , 520 , 347 , 417 . 19 , 24-
3
, 27 128.
128 : dans le combat de Maloyaroslavets la garde italienne sest
distingue. Elle a pris la position et sy est maintenue. . . , . ,
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Gli Italiani nella campagna di Russia del 1812
1812
151
152
8
IV , ,
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, 16- IV , , . , ,
. , 20- ()
III .
26- () , IV , 2000 , 27-
. 29- .-. , ,
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Gli Italiani nella campagna di Russia del 1812
1812
153
154
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50
. 9
200 .
1194 , 1-
44 , 1330 - , 70
2 .
; 15-
. . 9- ,
, , , , , , 38 , 771
39 . 24 , . 27
, , 40 ,
- 87 . .
; 2 ; 3 :
. 27- ,
8 , 1550
. 1 1812 146 , 1752 3025 ,
:
14 , 290 336 ;
20 , 410 453
;
Gli Italiani nella campagna di Russia del 1812
1812
155
38 , 664 , 807 ;
40 , 681 2 744 ;
34 , 687 3 685 .
, .
(6-24 1812 .) :
, . 30- 1812 . IV
, 4000 131.
30- 200 ; 4 .
IV . 14- .
, 20-25 .
9- , 2 ,
,
. , 3 .
19- 1812 , 4 .
, .
, ,
.
131 .
156
. 54 , 173 2
163 3 .
.
IV 18
8 , 14
12
. 52 ,
22 , 4 , 2 , 7 , 2
7 , 2100 ,
82 - .
, , ,
975 , 70 40 . , ,
IV 52 .
25- 7- ,
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. , , . ,
,
.
.
98% , , .
12 1812 . , , ,
. . , .
:
, I () VII
() , II () III () , V
() , VI IV (- ) .
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,
1812 .
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Gli Italiani nella campagna di Russia del 1812
1812
159
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; ,
, , , .
, : , . ,
.
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, , , , , .
,
, .
, : , ,
. .
, , ,
, -.
, 1942 1943
,
.
1941 . . 1941 . (CSIR)
160
60.000 . ,
,
, ,
. CSIR 17-
. 1941-1942
.
1941
1942
, , - , . ,
, , 229.000
, CSIR ( II
) 8- (ARMIR). 1942
(I
), 1942
,
.
ARMIR 10 1942 (
) 21 .
, , ,
. ,
1812 ., 191.000 , 1 1942 .,
91.000. 10830 ,
1946 . , ,
101.000 , 60% ,
. 1812 .,
,
98%, 1941-1943 , , , , ,
, ,
1,8%.
Gli Italiani nella campagna di Russia del 1812
1812
161
,
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,
(
1954 .) , , .
, , ,
1942
1943 . . ,
28 ,
1954 ,
1946 .
1812 19411943 , . . ,
. , , , , 133.
1812 .
I
- 60.000 -
- 20.000 -
- 30.000 -
- 30.000 - ()
- 22.000 -
- 20.000 -
- 8.000 -
- 8.000 -
- 4.000 -
133 1941-1942 . . I
4- , Storia in Laboratorio. M. Coltrinari, Roma, Edizione Nuova Cultura.
162
- 2.000
- 5.000
- 5.000 ,
- 20.000
- 4.000
- 10.000
- 250.000
498.000 16- .
: , , 1846 249
2
,
Comandante in capo: Napoleon Bonaparte
Capo di S. M. Maresciallo Louis-Alexandre Berthier
Fianco Nord
X Corpo (Prussiani, Polacchi, Bavaresi, Westfaliani) Mar. Macdonald
Forza Centrale di 220,000 sotto il comando personale di Napoleone
Guardia Imperiale 33.000 (Fr,Po,Du,It,Pt,Sw,Sp) Mar. Bessires
Aggregati alla Guardia Imperiale 7.000 Polacchi, Italiani, Spagnoli
Gran Quartier Generale, Parco dArtiglieria, Servizi 14.000 (Fr,Sw,Po,Pt)
I Corpo 72,000 (Fr,Ba,Me,Ge,Du,It,Sp,Po) Mar. Davout
II Corpo 37,000 (Fr,Ba,Sw,Cr,Pt,Du,Ge,Po) Mar. Oudinot
III Corpo 40,000 (Fr,Wu,Pt,Ge,Il,Du,It,) Mar. Ney
Riserva di Cavalleria Maresciallo Murat Re di Napoli
I Corpo di cavalleria di riserva 11,000 (Fr, Po, Pr, Ge) Gen. Nansouty
II Corpo di cavalleria di riserva 10,000 (Fr, Po, Pr, Wu) Gen. Montbrun
Corpi di secondo scaglione dietro la Forza Centrale:
IV Corpo 46,000 (It,Fr,Cr,Sp) Gen. Eugne de Beauharnais, Vicer dItalia
VI Corpo 25,000 (Bavaresi) gen. Gouvion St Cyr
III Corpo di cavalleria di riserva 10,000 (Fr,Bv,Sx,Du) Gen. Grouchy
Fianco destro Gen. Girolamo Bonaparte, re di Westfalia
VI Corpo 36,000 (Polacchi) Gen. Poniatowski
VIII Corpo 18,000 (Westfalici) Gen. Girolamo Bonaparte, poi Gen. Junot
IV Corpo di cavalleria di riserva 9000 (Po,Sx,We) Gen. Latour-Maubourg
Fianco Meridionale
VII Corpo 17,000 (Sassoni) Gen. Reynier
Corpo austriaco 34.000 Mar. Schwarzenberg
Riserva in Polonia e Prussia
XI Corpo 50,000 (Fr,Du,Ge,Ne) Mar. Augereau
Riserva in Germania (partita per la Russia nella tarda estate del 1812)
IX Corpo 34,000 (Fr,Po,Ba,Bg,He,Sx) Mar. Victor (giunto in Russia in autunno)
Gli Italiani nella campagna di Russia del 1812
163
134
. 15 1789,
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.
, 1812 .
, 7- 14-
, .
24- 1812
26- 29- 1812 . . -
,
, .
1812
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- - , ( ) , ,
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, 1812 ..
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, , ,
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1812
171
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5- 6- , ,
: ... : ...
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, 1828
, , .
, , , ,
,
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, , III. ,
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, , ;
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, , . , , ,
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1831 , ,
-, ,
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Gli Italiani nella campagna di Russia del 1812
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. ,
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,
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. ,
: 1835 , 1841, 1847 . , ,
Gli Italiani nella campagna di Russia del 1812
1812
175
II,
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: ,
, - , , ,
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1848 .
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28 , . - .
29 . , , , . , ,
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151 Alessandro dAncona, Ricordi ed affetti, ., . 89.
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, .
, . II
, .
, ;
. , , - , - 400 .152
, II.
.
, , , ,
. , ,
, , .153 28 1849
, , , , .
, ,
, ;
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, 1851
, ,
-. ,
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152 , . 95
153 , . 98
Gli Italiani nella campagna di Russia del 1812
1812
177
, ,
1848 . 1859 .
, : 11 1859 ,
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,
.
Lettre dun vtran italien lhonorable Monsieur E.
Legauv, ,
, , ressusciter lItalie.
, III.
III: 1858
., ,
. , 1849 ., , toujours dtest la dmagogie et les sectes de
toute espce. Elles ne sont que des embarras trs nuisibles et puissants la
rsurrection dun pays qui a le droit mme indiqu par Dieu et par la nature
dtre une nation. , nous, vieux soldats de
lEmpire, indigns des trahisons et de lingratitude autrichienne envers le
Grand Homme, , ,
notre bien aim Napolon. , ,
,
, les anciens de larme Italienne .154
11 1860 , ,
23 II,
; 154 Raffaele Ciampini, Bonaparte e Cesare de Laugier. Lettere inedite, : "Rassegna storica
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, 1870 , 25 1871 .
, , , , 1942 ,
. , , ,
.
179
(1812)
. ?
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. . . . .
11- 1788,
13 1883 .
,
,
,
, I 19- .
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IV . , - ,
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, 10 , 8.500
. IV
, 52
, 27 .
180
, ; , , , - (, , , ), (, , ).
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184
: 6000 1200 ,
6000 4000 ,
. 8-
. 28- .
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,
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, 165. , , , ,
. :
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166.
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(...). 3- (15-
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,
2 , , , 1500
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165 ., . 61.
166 ., . 74-75.
167 ., . 77 79.
Gli Italiani nella campagna di Russia del 1812
1812
185
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. , 10/22
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270 , .
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168 ., . 88-90.
186
.169
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169
170
171
172
D. Lieven, , . 221-222.
Damiani, . 136.
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Gli Italiani nella campagna di Russia del 1812
1812
187
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16- 17- IV ,
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, ,
. 17173 Damiani, . 170.
188
,
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,
174. , ,
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:
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174 , . 171-173.
175 D. Lieven, , . 290-291.
Gli Italiani nella campagna di Russia del 1812
1812
189
, :
.176
30
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,
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11 , , - , 1812 178.
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18/6 1814 ., . , . , , ,
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107 ,
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25 1815 ,
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15- ,
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176
177
178
179
180
Damiani, . 195.
D. Lieven, , c. 292.
Damiani, . 270.
, . 272.
, . 274-279.
190
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Considrations sur la guerre de 1812 attach ,
1813 181.
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182
183
184
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, .275-276, .
, .277-279.
Gli Italiani nella campagna di Russia del 1812
1812
191
500.000 , , .
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277 - 279).
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1814 , , , .
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1813-1814 . 185 D. Lieven, . . 13, .
192
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1812 .
(1875-1955): ...
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(1784-1839) : , -
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1812 .
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Gli Italiani nella campagna di Russia del 1812
1812
195
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Gli Italiani nella campagna di Russia del 1812
1812
197
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Gli Italiani nella campagna di Russia del 1812
1812
199
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2- . 28
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Gli Italiani nella campagna di Russia del 1812
1812
201
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202
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Monsieur le napolitain ( ).
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1812
203
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204
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Gli Italiani nella campagna di Russia del 1812
1812
205
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23 1813 ,
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28- 24
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1813 . , ,
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24 30 ;
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206
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, N 6, 7 8, . 18-
... 4 , . 8- . ,
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8 , 3 .
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24-, 83 ,
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Gli Italiani nella campagna di Russia del 1812
1812
207
,
. 5- 6-
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346 , ,
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1500
200, 1000
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1813 ., .
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208
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- . 1814 1815
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, , 113- , 16 -.
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Gli Italiani nella campagna di Russia del 1812
1812
209
1816 :
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210
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1815
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, 255 4.792 , , , 14 1815 , .
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1812
211
212
213
1812
,
, 60.000
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, 1812- ?
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214
***
1811
1812 . ,
.
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- .
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. , ,
, :
In generale li pubblici funzionarj si mostrano animati dal pi vivo desiderio di
servire il governo nellimportante oggetto della leva; i coscritti ubbidiscono docili
alla chiamata della legge, e si viddero partire esultanti per raggiungere i loro fratelli
darmi.
La facilit con cui si eseguita la leva attuale devesi al nuovo regolamento
emesso dal ministero della guerra, e pi ancora allesempio onorato dei coscritti
delle scorse leve, che coperti di gloria ritornano vincitori da terre straniere e nemiche.
Le larghe ricompense che accorda laugusto monarca ai servigi militari,
le decorazioni che tutto giorno diffonde nelle truppe del regno gareggianti in
coraggio, e in valore con quelle dellimpero, ridestano ne petti italiani un generoso
entusiasmo di coprirsi di gloria sotto le bandiere del primo capitano delluniverso, e
addimesticandosi ormai li nostri coscritti con uno spirito guerriero, perdono lantico
ribrezzo, e la passata ripugnanza.
; .
, , , ,
.
, Gli Italiani nella campagna di Russia del 1812
1812
215
; ,
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.
/ , , 3.01.1812/
,
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216
:
E stata si dolce la temperatura dellaria ad Astracan, fino agli ultimi di gennaro,
che i campi avevano incominciato a coprirsi di verdura, e gli alberi a sbucciar de
bottoni. Il freddo ha cominciato ne primi giorni del mese di febbraio.
, .
.
/ , , 1812/
,
, . , , - .
.
.
, .
, ,
... poich ogni speranza di conciliazione con la Russia era svanita. I vinti,
disse S. M. nel dare quellordine, prendono il tuono di vincitori. La loro fatalit li
trascina: ebbene, compiansi i destini.
... . ,
- , . :
.
/ , . 23.07.1812/
, , - ,
, . ( 17.12.1912) .
. , .
,
.
, , Gli Italiani nella campagna di Russia del 1812
1812
217
.
.
,
.
- ,
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. , , , ,
, ,
, . ,
, ,
, -
. , , . . ,
:
Il 21 agosto, larmata ha perduto un giovine uffiziale della pi bella speranza,
Pietro Francesco di Casabianca, colonnello dell11mo reggimento di fanteria
leggiera, comandante della legione dOnore, morto allet di ventisei anni,
combattendo alla testa del suo reggimento in un affare presso Polotsk. Uscito nel
1804 dalla Scuola Politecnica, egli aveva fatto le campagne dAustria, di Prussia, di
Polonia, di Spagna e di Portogallo, sempre distinto da capi, sotto gli ordini dequali
ha servito. Nel 1811, S.M. LImperatore gli aveva data una testimonianza luminosa
della sua fiducia, chiamandolo al comando dell11mo leggiero. Alla testa di tal
reggimento egli ha presa una parte gloriosa negli affari che il corpo del maresciallo
duca di Reggio ha avuto contro il nmico. Pieno di bravura, distruzione, di
modestia, egli ha portato seco il dispiacere di tutti quelli che lhanno conosciuto.
Era figlio unico del generale conte di Casabianca, senatore.
21 , , , 11-
, ,
. 1804 , , , ,
, . 1811 11- . .
218
, ,
. , .
/ 26 1812 ( 540)/
23.12.1812,
,
, 12.11.1812 , .
. , ,
, . ,
. ,
. , .
Moniteur 16- , 29- , . :
Il 3 Decembre lImperatore radun al quartier generale di Smorgony il Re di
Napoli, il Vicer, il principe di Neuchatel, ed i marescialli duche dElchingen, di
Danziga, di Treviso [...] e fece loro conoscere, chaveva nominato il Re di Napoli
suo luogotenente generale, per comandare larmata durante la stagione rigorosa.
[...]
S.M. viaggi incognita in una sola slitta con il duca di Vicenza prendendo il suo
nome. Visit le fortificazioni di Praga, scorse Varsavia, e vi pass varie ore senza
essere conosciuta. [...] S.M. giunse il 14 ad un ora dopo mezza-notte a Dresda;
e smont presso il conte Serra suo ministro. Confer lungo tempo con il Re di
Sassonia, e ripart immediatamente prendendo la strada di Lipsia, e di Magonza.
3 ,
-, -, ,
[...] , .
, , . ,
, . .
[...] 14- .
Gli Italiani nella campagna di Russia del 1812
1812
219
220
.
/ , , 28.12.1812/
. ,
, , . , ,
, , :
I ragguagli contenuti nellultimo bollettino della GrandArmata non possono
a meno di accrescere la gloria, della quale in questa compagna si ricoperta, e
lammirazione, che viene ispirata dalleroica costanza e dal pronto genio di S.M.
lImperatore. Dopo aver vinti i Russi in venti combattimenti ed averli scacciati
dallantica lor capitale ridotta in cenere, han dovuto i nostri valorosi lottare contro il
rigore di un eccessivo freddo, e contro lasprezza di un inospito clima; e ad onta di
tutte le perdite da essi soffferte per cinquanta e pi giorni di marcia in munizioni, in
cavalli, ed in artiglieria, han sormontato tutti gli ostacoli, e trovansi ora vicini a tutti
i numerosi loro magazzini.
Poche pagine nellantica e moderna storia possono paragonarsi, per nobilt,
elevazione, ed interesse, a questo memorabile bollettino. [...]
, ,
.
, , ;
, ,
, .
, .
/ , , 30.12.1812/
, Journal de Paris,
. ,
.
, - ! - , , , .
- 1812 , , Gli Italiani nella campagna di Russia del 1812
1812
221
. . , ,
,
. , , ,
, - , ,
, , ,
. ,
.
:
Le pagine della Gazzetta doggi si troveranno pi interessanti che mai, poich
contengono delle piacevoli, e soddisfacenti notizie sugli affari della Russia. Sembra
che queste notizie che le invincibili legioni di Buonaparte, lungi dallessere state
vittoriose, come i Bollettini Francesi volevano farci credere, abbiamo avuti rovesci
talli, che sar quasi impossibile per Olim grande Armata di effettuare la sua ritirata,
molto meno di riprendere le operazioni offensive, e di tentare una nuova invasione
dellImpero Russo nella ventura primavera.[] Gettando gli occhi sopra la carta si
pu convincersi che occorrono quasi de miracoli, perch lArmata Francese possa
salvarsi.
, . ,
,
, , ,
. []
, , .
/ , , 6.01.1913/
.
, . - , , , . , , .
Il giorno 18 ottobre il Maresciallo Kutusow [] risolse di attaccare la Vanguardia
222
sotto gli ordini di Murat, che, forte di 45.000 mila uomini, occupava una posizione
in fronte alle nostre Truppe, affine di batterla priach [] Napoleone sarebbe venuto
a soccorrerla con il grosso della sua Armata. Lattacco riusc compiutamente 38
pezzi di cannone caddero nelle nostre mani, egualmente che un stendardo donore
appartenente al primo reggimento deCorazzieri. Abbiamo preso 1500 prigionieri,
fra i quali vi un generale, il nemico ha lasciato 2000 uomini sul Campo di Battaglia
[]
18 [] , 45.000 , []
. 38
, . 1500
, , ,
2000 []
/ , , 2.01.1913/
1812
223
***
, .
, 1812- : ,
, .
.
,
- .
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.
, , ,
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, , -
224
, , , ,
, 1796-
, , .
.
, .
- , 5%. , , , ,
. , ,
, ,
. , .
, . , , ,
, ,
, . , ,
1796-99 ,
.
.
, , ( ). , ,
, ,
, . ,
. .
. , - ,
Gli Italiani nella campagna di Russia del 1812
1812
225
,
. , .
, : , (1799) (1798-1799), ,
(1796), ,
( 1805). ,
. ,
, , , . ,
,
. , .
,
: , , ,
, - . : , ,
,
. , - , , .
.
, , . , , Courriere de lArme
dItalie,
La France vue de lArme dItalie. , , -
226
. 1810- 1811 ,
, .
Il giornale politico del dipartimento di ,
... : , , , ..
. , .
, , , ,
, , , , : IV
. ,
.
, , ,
. : ,
, , , .
, ( ),
.
, ,
. -:
Lilarit, la gioia, e le acclamazioni annunziarono per parte decoscritti, che
intimamente erano convinti dellillustre destino, al quale li chiama il pi grande
monarca.
, , .
/ , , 26.12.1811/
, .
?
. Gli Italiani nella campagna di Russia del 1812
1812
227
, ,
.
.
,
.
- ,
228
.
.
,
. , ,
.
189, , , .
, , , ..
, , , , , .
,
:
Il consiglio di guerra speciale sedente nella quinta divisione di Ancona ha
condannato alla pena di morte Francesco Fattori del comune di Gazzano in questo
dipartimento, refrattario della leva []. Ecco il castigo che attende tutti coloro che
sordi alle voci della legge [] si abbandonano ad una vile diserzione dagli stendardi
della patria.
, . 189 Alcuni politici moderni ingiusta, e dannosa legge chiamarono quella, che dichiara
ogni suddito atto all'armi tenuto a militare in difesa dello Stato; ed asserirono quindi,
che leggi tali proprie di societ nascenti abrogare si debbono in societ adulte, perch
fanno riguardare i governi come arbitrari, e dispotici. p.199
,
, , ;
, , ,
,
. Notizie storiche riguardanti la Milizia istituita da Duca Emanuele Filiberto di Savoia Torino 1821, presso Pietro Giuseppe Pic, I vol. in 8 di pag.104
In: l'amico d'Italia Nuovo giornale di lettere, scienze ed arti Vol.1 Torino 1822
Gli Italiani nella campagna di Russia del 1812
1812
229
, []
, , , ,
.
/ , , 5.12.1811/
, ,
.
- , , , , . , ,
.
. ,
, .
XIX ,
,
, 1799-, . .
Partire partir, partir bisogna
Dove comander nostro sovrano.
Chi prender la strada di Bologna,
E chi andr a Parigi e chi a Milano.
Se questa mia partenza
Ti sembra amara, non lacrimare
Vado in guerra e spero di tornare. []
Di Francia e di Germania son venuti
A prenderci per forza militare.
Per allorquando ci sarem battuti,
Ognuno, mia cara, spera di tornare.
/- , ,
, .
,
, .
, , ,
.
-
.
, ,
./
, -
230
. , , ,
, ,
, , ,
, .
***
,
1812 . ,
,
. , , ,
. ,
.
:
Milan lha da vend/In Quaresima linstrument/General e offizial/Hinn tucc
allospedal/Di sold ghe n pi,/Bonaparte el cerca su.
, . ,
- ( ) .
/Commemorazione del 19-12-1812 letta nel Conservatorio per invito della
Giunta Comunale di Milano (Domenico Guerrini)/
, .
. . :
La guerra fu dapprincipio la solita marcia trionfale dellarmata francese. Ma
quando a Napoli il cardinale Firrao celebr un Te Deum di ringraziamento per questi
successi, Zurlo gli disse: Monsignore mio, ancora un paio di queste vittorie, e Voi
ed io siamo fottuti.
.
, : ,
...
/I. Montanelli, Storia dItalia tomo 25 Da Waterloo alla Restaurazione
Fabbri editori, Milano 1994, p.62/
Gli Italiani nella campagna di Russia del 1812
1812
231
, , .
,
. , , .
, , ,
, . ,
, .
. , .
. . , 11-
, , :
Pregate per lanima di tutte le Guardie dOnore rimaste sul campo di battaglia.
, .
/A. Comandini, Commemorazione degli Italiani in Russia, Milano, Vallardi, 1913/
232
12 1812
1792 1814- . ,
29- ,
il quale fu dal popolo cercato di acquistare a qualunque prezzo poich vi si
riconobbe il tratto della mano di Dio.
... ,
.
/Diario dellanni funesti di Roma dallanno 1792 al 1814/
,
.
.
? . .
,
. , , . , ,
1816 .
, , , , -
, . (Gio. Barlow). (Colombiade),
, , Se le guerre dei moderni siano meno proprie
ad essere poeticamente descritte che le guerre degli antichi ( ,
, ). 1815
, ,
, :
Sembra che le poetiche moderne lingue non sappiano risolversi a trattare la
moderna guerra, larmi moderne, le evoluzioni, e le altre operazioni, che dei tanti
cangiamenti sono gli effetti. Non sarebbe una irregolare timidezza quella per cui i
poeti moderni non osassero da cos ricca miniera estrar tesori?
, , , Gli Italiani nella campagna di Russia del 1812
1812
233
, .
?
,, ,
. IV , 1815 p. 271
.
, , Tentativo di poema epico sopra argomento
moderno ( )
F. C.. -,
, :
Non so quanto sia vera quellantica opinione che vuole non sia possibile il
fare un poema epico sopra un argomento moderno. So che non lho mai potuta
intendere
, ,
. ...
..., VI , 1816 . 268
:
Lanno appena volgea, che con
immensa
, .
, ,
,
.
, ,
, , -
234
. ,
, , :
, 1824-
, 1789 1814
. . ,
(In ogni volume Giunta allIndice delibri proibiti 1825 vol.7-mo p.32
Storia dItalia dal 1789 al 1814 di Carlo Botta Parigi, 1824 4 vol.).
:
Risolutisi i due potenti Imperatori al venire al cimento dellarmi []. Essi
sapevano il motivo vero della guerra: tutto il mondo se lo sapeva; questera
limpossibilit del vivere insieme sulla vasta terra. Napoleone, come pi impaziente,
e pi ambizioso, tirandolo il suo fato, assaltava primo: infier la guerra in regioni
remotissime; desol prima le sponde del Boristene, poi quelle del Volga: combatterono
i Russi a Smolensco, combatterono a Borodina sulla Moscova: prendeva Napoleone
Mosca, la prendeva, ed insultava: folle, che non vedeva, che Dio gi gli dava di
mano! Era fatale, che sui confini dellAsia perisse la fortuna napoleonica: arse
Mosca, immensa citt, cagione, e presagio di casi funesti. Una rotta toccata da Murat
avvertiva Napoleone, che il nemico si faceva vivo, e che quello non era pi tempo
da starsene nel fondo delle Russie. Gli restava lelezione della strada al ritirarsi.
Pens di ridursi, passando per Caluga, e Tula, a svernare nelle provincie meridionali
della Russia; vennesi al cimento terminativo di Malo-Yaroslavetz, in cui mostrarono
un grandissimo valore i soldati del regno italico. Quivi perirono le speranze di
Gli Italiani nella campagna di Russia del 1812
1812
235
, 1812
. , , , - -, -
. .
.
, -
236
. , ,
.
. .
, , ,
.
... - , ,
, ,
omert, . .
1812 .
. , , .
, , , -
, . . , , , 7.500
, , .
,
, .
237
, !
( )
, 200-
1812 , 22 2012 .
, ,
,
, , ; 1996
. 16 (
), , , ,
, , . . - . (Teatro dei Vigilanti),
1814
. 1814
1815
, ,
, . 22 1815 .
. ,
.
.
.
, :
238
- , ,
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( ), , ,
, , ,
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: , , . . 16
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, . 15-
.
,
, , , ,
. 1851
. ,
, , ,
.
, .
,
1840 , . -
(Mathilde-Ltizia Wilhelmine Bonaparte; 27
1820 - 2 1904). -,
, . ,
.
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1854
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