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Fisiologia A.A. 2008-2009


Lezione del 17/11/2008
Introduzione.
La fisiologia la disciplina che si occupa di studiare il funzionamento di organi ed apparati.
Occorre gettare un ponte tra le conoscenze di tipo morfologico e di tipo fisico, perch non dobbiamo
dimenticarci che tutto ci che accade nellorganismo umano dipende da fenomeni chimico-fisici. Se
noi dovessimo parlare di muscolo, ci configuriamo una struttura che come gi sapete ha la capacit
di produrre lavoro meccanico. Lattivit dei muscoli sposta delle masse. E chiaro che questo prevede
lesistenza di forze, e quando noi applichiamo una forza ad una massa abbiamo un lavoro, (forza x
spostamento). Sul piano ecologico ed evoluzionistico questo fondamentale, perch consente, alle
specie dotate di questa organizzazione anatomo funzionale di muoversi nello spazio. Questo
significa che sono in grado, a differenza di altre specie (vegetali) di andarsi a scegliere la nicchia
ecologica su cui operare, oppure di spostarsi da luoghi dove non pi conveniente per competizioni
eccessive di altre specie. Quindi potersi muovere diventa un vantaggio evoluzionistico notevole.
Inoltre, levoluzione ha provveduto a costruire un sistema di attuazione del movimento, o di
trasferimento della forza:mi riferisco al sistema scheletrico, delle strutture rigide, connesse tra di
loro in sistemi di giunzione articolare, dei punti di snodo con gradi di libert differenti a seconda del
tipo di articolazione. In altre parole, la integrazione di attivit tra sistema muscolare e apparato
scheletrico ci consente di muoverci, sia ai fini di compiere quello che noi chiamiamo lavoro esterno,
spostare la massa del corpo nello spazio, sia al fine di compiere movimenti che non sono attinenti a
quanto detto ma che consentono di fare altre attivit, pur mantenendo il corpo in equilibrio
stazionario. Il motore muscolare, possiamo chiamarlo cosi, perch di fatto si tratta di una macchina a
combustione interna, che per poter produrre forza, si serve di trasformazioni energetiche, da
chimico a meccanico. Tuttavia, per avere la possibilit di compiere attivit motorie cosi perfette cosi
come noi siamo abituati ad osservare, necessario un sistema di controllo, in grado di inviare
informazioni coerenti al motore muscolare, in funzione di ci che si decide di fare, ma anche di ci
che si recepisce dallesterno. Quindi esiste un altro organo o apparato, che si chiama sistema
nervoso che, in termini evoluzionistici, possiamo dire abbia la funzione di generare i pattern di
movimento. Informa lapparato muscolare attraverso modulazioni di frequenza e comunicazioni
elettriche tramite i nervi, ma anche in grado di recepire, tramite sensori che sono in contatto con
lesterno, capaci di recepire variazioni di energia provenienti dallesterno e tradurre le informazioni
sempre in modulazione di frequenza che dai recettori viene captato. Si ha cosi una comparazione tra
ci che sta avvenendo e ci che si vuol fare, in modo da ottimizzare lo schema motorio. Si tratta di
generare, attraverso lattivazione differenziata di diversi gruppi muscolari, delle situazioni che
possano sia consentire il movimento, sia impedire il movimento, perch se voi ci pensate bene il
fatto che io stia in piedi non normale, perch ci sono delle cerniere come le ginocchia, lanca, che si
dovrebbero flettere e dovrebbero farmi cadere, poich la massa del mio corpo agisce su queste
strutture che dovrebbero piegarsi. Non avviene perch produco una forza nei gruppi muscolari detti
antigravitari che attivati consentono al ginocchio di non piegarsi, ma come al ginocchio anche
allanca e al collo ad esempio. Tutto questo nasce da caratteristiche biofisichedelle cellule
eccitabili, cio quelle cellule del nostro organismo capaci di modulare la differenza di potenziale
elettrico che esiste a cavallo della loro membrana plasmatica. Tutte le cellule dellorganismo sono
caratterizzate dalla separazione di cariche elettriche, allinterno e allesterno, a cavallo della
membrana, con un accumulo di cariche positive allesterno e di tipo negativo allinterno.
Elettricamente parlando stiamo parlando di una capacit, con il dielettrico che la membrana. Tra le
cellule dellorganismo, tra i tipi di tessuto, due tipi vengono definiti eccitabili: si tratta delle cellule
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nervose e delle cellule muscolari, che sotto questo punto di vista si comportano esattamente allo
stesso modo.
Biofisica e Biochimica della membrana cellulare.
Partiamo da alcune esperienze classiche che possono interessarci. E possibile, in laboratorio, fare
delle esperienze in vitro; con particolari tecniche di tipo istologico, possibile isolare dallorganismo
delle cellule. Questa che vedete qui schematizzata vorrebbe essere una cellula muscolare scheletrica
o striata. Io riesco ad isolare questa cellula e la inserisco in un liquido nutritivo, cio un bagno, una
soluzione acquosa, che contiene dei soluti che sono simili ai liquidi extracellulari. Praticamente c
una certa quantit di sodio, un pH neutro, pi o meno, e anche del glucosio. Come potete osservare
da questo schema, io utilizzo un voltmetro , e ai due capi del voltmetro pongo in uno una piastrina
che immetto semplicemente nella soluzione, e nellaltro collego una pippetta. Questo consentiva di
impalare la cellula, permetteva di penetrare nella membrana della cellula, senza ucciderla. In questo
modo si pu mettere in relazione lambiente interno della cellula con lambiente esterno, e in questo
modo posso misurare, , se esiste, col voltmetro, la differenza di potenziale elettrico, tra linterno e
lesterno della membrana. Condizione 1: inizialmente i due elettrodi sono entrambi nella soluzione
neutra, e infatti il voltmetro a zero, nellistante t
1
. Se poi io impalo la cellula, succede quello che
vedete qui. Se si tratta di una cellula muscolare scheletrica umana o comunque di un mammifero
primate, leggo una differenza di potenziale che ha valore assoluto di circa 90 mV, ma che ha segno
negativo, ed appunto -90 mV, che significa che allinterno c una densit di cariche negative e
allesterno di cariche positive.
Quindi ho una struttura interno/esterno schematizzata pi o meno come nella figura sopra. E anche
evidente che c qualcosa che consente di mantenere questa situazione di non equilibrio elettrico,
che se fosse possibile si neutralizzerebbe. Alla base dellesistenza c questa separazione di cariche a
cavallo della membrana. Uso un banalissimo parallelismo elettrico: quello che ho appena
rappresentato lo posso paragonare ad una pila. Evidentemente se io connetto questa pila con un
voltmetro misurer una ddp ad esempio di 12 V. Se io chiudo il circuito di questa pila essa si
scaricher. Quindi dopo aver cortocircuitato la batteria passo da una condizione di equilibrio ad
unaltra. Quello che pu succedere in una cellula come quella che vi ho mostrato pi o meno la
stessa cosa: io misuro la ddp e leggo -90 mV. Se qualcuno o qualcosa dallesterno, anche
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semplicemente unazione meccanica, genera un corto circuito nella membrana, si vede che molto
velocemente la cellula si scarica, e noi diciamo si depolarizza. Da una condizione di polarizzazione
che chiamiamo potenziale di membrana di riposo, che uguale a -90 mV, si passa ad una condizione
di depolarizzazione, poich cariche elettriche di segno diverso si muovono attraverso la membrana.
Pi esattamente si ha ingresso di cariche positive sottoforma di ioni sodio Na
+
. E evidente che se
entrano delle cariche positive esse neutralizzeranno le negative e quindi la quantit di cariche di
segno opposto diminuisce. Questo processo di depolarizzazione rapido sul piano dei tempi
biologici, lunghissimo sul piano di altri tempi, perch pu durare qualche millisecondo. Quindi mi
ritrovo, allistante t
2
una condizione analoga a quella della pila dopo il cortocircuito.
Per poi succede una cosa
diversa, a questo punto: se io voglio ripetere lesperienza su questo apparato elettrico devo
ricaricare la pila, quindi devo staccare il sistema e farle riprendere potenziale, con un caricabatterie
ad esempio, quindi fornendo energia dallesterno. Avviene anche nella cellula, per avviene
automaticamente: dopo i primi secondi di depolarizzazione, si ottiene una ripolarizzazione. La cosa
interessante che il fenomeno si ripete nel tempo, e se le condizioni di partenza sono costanti,
anche gli intervalli di ampiezza della ripetizione sono costanti. Quindi noi abbiamo generato una
variazione di potenziale elettrico che in valore assoluto di 100 mV, visto che in depolarizzazione la
ddp non era andata a 0 mV ma a +10 mV. La depolarizzazione e la successiva ripolarizzazione si
chiama potenziale dazione. Quindi noi partiamo da una condizione di riposo, di stabilit, ad una
condizione di perturbazione di questa stabilit che si caratterizza con una rapida depolarizzazione e
una rapida ripolarizzazione, chiamata potenziale dazione. Quello che viene fuori per che a
seconda delle informazioni che il sistema nervoso invia al terminale cellula muscolare, questevento
si pu ripetere con frequenza crescente. In altre parole, il sistema in grado di operare una
modulazione di frequenza su questo evento potenziale dazione. Questa modulazione di frequenza
rappresenta il codice di informazione del sistema nervoso per la attivit muscolare. La struttura
nervo muscolo finale opera una trasduzione da modulazione di frequenza a modulazione di
ampiezza. Allora se il muscolo deve generare forza, possiamo osservare unampiezza, unampiezza
ancora maggiore e cosi via sino alla massima ampiezza possibile. Per ottenere questo tipo di output
meccanico, il sistema si serve di una modulazione di frequenza, ovvero di una depolarizzazione nella
membrana cellulare che aumenta di frequenza. Si badi bene che lo stesso processo vale per la
trasmissione di informazioni alle terminazioni nervose: si ha una frequenza di scarica della
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membrana del nervo, che si traduce in una quantit crescente di emissione di una sostanza chimica,
un neuromediatore , che nel caso specifico di questa giunzione sinaptica lacetilcolina. Viene
generata nella terminazione nervosa del muscolo, quando questa membrana si depolarizza, viene
diffusa in maniera proporzionale alla frequenza di scarica del nervo, in termini quadrici, con
pacchetti di quantit costante. Questo si traduce in una frequenza di scarica della membrana del
muscolo e d luogo alla forza. Questa quindi la catena di eventi che, dal sistema di controllo
nervoso, porta alla produzione di forza. Quindi molto importante che si abbia la condizione di
partenza di separazione della carica a cavallo della membrana, che non per una cosa cos ovvia.
Questa dovrebbe essere una rappresentazione schematica della membrana cellulare.
Come si pu vedere composta fondamentalmente da
una struttura lipidica: fosfolipidi doppio strato, la parte idrofoba verso linterno e la parte idrofila
verso lesterno. Sarebbe una barriera insormontabile per le sostanze in circolo nellorganismo,
potrebbe essere attraversata solo da sostanze liposolubili, come ad esempio certi ormoni steroidei,
ma proteine e ioni normalmente non passerebbero. Esistono delle soluzioni di continuit nella
membrana, i cosiddetti canali ionici, di tipo proteico, che si aprono e si chiudono solo in determinate
condizioni voltaggio dipendenti. La possibilit di aprirsi legata alla ddp transmembranale. Quello
che risulta che noi, osservando questa struttura, leggiamo, come abbiamo visto, una ddp
transmembranale che, se trattiamo un muscolo scheletrico -90 mV. Questo significa che esiste una
potenzialit di generare lavoro, che scomparir quando la ddp andr a zero. Per ora per le cariche
sono impossibilitate a muoversi, quindi abbiamo lesistenza di una W
e
, energia elettrica. In realt, se
guardiamo bene, notiamo che, sul piano della concentrazione chimica, nel recipiente interno ed
esterno alla cellula vi sono delle importanti differenze: per il sodio la concentrazione notevolmente
pi elevata allesterno, abbiamo infatti 145 mmol/l contro12 mmol/l; per il potassio il contrario,
per il cloro come per il sodio. Poi esistono, allinterno della cellula, una quantit di cosiddetti
anioni non diffusibili, che sono residui del metabolismo cellulare, grosse compagini molecolari, che
normalmente sono caricate negativamente, e che contribuiscono elettricamente a quello che
vediamo.
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Ho usato il termine non diffusibile perch le precedenti specie ioniche possono diffondere ovvero
attraversare la membrana, mentre queste no, ma ci interessa relativamente. Quello che io osservo
che esiste un altro gradiente energetico nel sistema, che un gradiente di tipo chimico, di
concentrazione; sapete benissimo che quando in un sistema esiste una differenza di concentrazione
di sostanze, questa tende ad annullarsi: se si tratta di una soluzione, le parti dove c maggior
concentrazione si spostano dove c minor concentrazione, e questo pu avvenire pi o meno
rapidamente a seconda della resistenza al passaggio che pu essere presente tra comparto A e
comparto B.
Come potete vedere abbiamo una resistenza al
passaggio nellimmagine B. Quindi, tornando al discorso generale, abbiamo la presenza di un altro
tipo di energia, W
c
, che lenergia chimica di concentrazione, che, se gli permesso, consente di
compiere lavoro, portare particelle da una parte allaltra del sistema, perch c gradiente.
Certamente, se fosse permesso, il sodio si sposterebbe dallesterno allinterno. Quindi questo
sistema caratterizzato dallesistenza di due gradienti energetici, uno di tipo chimico e uno di tipo
elettrico. Ora, se esistono questi gradienti vuol dire che c qualcosa che impedisce di compiere
questo lavoro. Lipotesi che io faccio che questo sistema sia equilibrio, ed in equilibrio perch il
flusso netto di ioni che attraversano la membrana pari a zero, a causa di questa uguaglianza:
[W
c
]=[W
e
]
Ammettiamo che ci siano soltanto delle particelle neutre, ma che ci sia una separazione, una
differenza di concentrazione. Facciamo un esempio: io ho un recipiente con acqua, abbiamo
condizione A e condizione B. A un certo tempo t
0
immetto una manciata di cloruro di sodio (le
palline rosse), e al tempo t
i
vedr che queste si sono diffuse in modo omogeneo in tutta la soluzione.
Il sistema ha spostato da un punto allaltro ioni. Ovviamente se io metto una barriera, una
membrana che riduce la diffusibilit dal primo al secondo comparto, il tempo t
x
sar pi lungo, fino a
diventare infinito quando non c proprio permeabilit. Io voglio sapere la quantit di lavoro
necessaria a spostare una quantit nota di solvente dal comparto 1 al comparto 2 di questo sistema.
Siccome dobbiamo riportare tutto a condizioni di tipo fisico, ci serviamo delle leggi dei gas perfetti,
considerando la soluzione interna alla cellula una soluzione diluita, che pu essere assimilata, per
quanto noi sappiamo dalla fisica, ad un gas perfetto. Allora io posso considerare la condizione
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chiamata A, cio una concentrazione elevata del soluto nel comparto 1 rispetto al comparto 2, che
determina un gradiente energetico, come un sistema, come quello qui rappresentato, un cilindro
con un gas compresso, ovvero la concentrazione delle particelle di gas nel volume pi elevata
rispetto a quella esterna. Quindi il risultato sar che allinterno del cilindro io avr una pressione,
chiamata P
C
, che maggiore di quella atmosferica, P
ATM
. Abbiamo un fermo che tiene lo stantuffo in
posizione, e abbiamo una situazione di energia potenziale. Cosa succede se togliamo il fermo allo
stantuffo?Accade che questo si muove, il gas allinterno si espande, si riduce la concentrazione delle
particelle di gas perch sta aumentando il volume del cilindro stesso, fino a che la concentrazione
diventa uguale a quella atmosferica. Abbiamo ottenuto lavoro meccanico, spostando il pistone nello
spazio, esattamente della distanza l. Questo lavoro lo definisco come Fl. Questa forza interessa
una superficie, quindi io posso scrivere PV=PSl. Si ha quindi PV, che il lavoro che ho
compiuto. Lequazione di stato dei gas mi dice che PV=RT, semplifico ancora, sostituisco
nellespressione del lavoro e viene fuori che il lavoro I =
R1
v
I = RI
v
v
. Sto cos misurando
la quantit di lavoro che stata necessaria per eliminare questo gradiente energetico sotto forma di
pressione. Integrando si ha che
v
v
= ln (I
1
) ln (I
2
). Quindi in definitiva il lavoro necessario a
spostare il pistone sar I = RI ln (
v
1
v
2
). Se io traslo questa relazione alla soluzione di partenza so
come definire il lavoro necessario a portare la soluzione dalla condizione A alla condizione B, che
sar, per simiglianza, I = RI ln[
C
1
C
2
= w
C
. Quindi io so sia la concentrazione esterna che quella
interna, e quindi sono in grado di risolvere il problema, cio sono sia in grado di stabilire il lavoro
necessario a eliminare il gradiente, sia in grado di stabilire che energia esterna necessaria affinch
non avvenga la neutralizzazione di concentrazione. Tutto sommato questa la situazione che ho
nella cellula, dove ho un gradiente di concentrazione che non dovrebbe esserci, in quanto parliamo
di ioni diffusibili che dovrebbero poter attraversare la membrana, mentre c qualcosa che lo
impedisce, generando un lavoro che uguale e contrario a questo di concentrazione. Laltra forza a
cui mi posso riferire lenergia elettrica, quindi se vogliamo abbiamo gi risolto una parte di
questequazione.
Adesso dobbiamo risalire a W
e
.Ci riportiamo quindi lequazione generale che abbiamo
ottenuto: w
c
= RI ln
[B
i
]
[B
c
]
, dove [B

] la concentrazione interna dello ione generico D, mentre


[B
c
] la concentrazione esterna. Consideriamo che si tratta di un sistema polarizzato, ci sono degli
addensamenti di cariche di segno diverso che generano un campo elettrico in qui, se si immette una
carica q=+1C, essa viene spostata in direzione delle cariche negative. Facendo ci si compie un
lavoro di tipo elettrico sulla particella che si sposta dal punto A al punto B. Questo lavoro pari al
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prodotto della carica elettrica per la ddp ai capi del campo elettrico, avremo cio: I = q
(I
A
I
B
) = q I. Se poi usiamo una Mole, abbiamo I = H q Z I, dove Z la valenza.
Ma Mq=F=96.500C=Faraday, cio la carica di una mole, quindi avremo, infine: I = F Z I.
Abbiamo cosi ottenuto lespressione della quantit di lavoro necessaria a spostare una certa
quantit di cariche da un punto allaltro del campo o, facciamo attenzione, necessaria a mantenere
la situazione di differenza di potenziale. Allora io posso, a questo punto, prendere questelemento e
trasferirlo nellequazione: w
C
+ w
c
= 0, quindi RI ln [
[B
i
]
[B
c
]
+FZI = 0, che lequazione di
Nernst, da cui giungiamo alla relazione I =
R1
Pz
ln (
[B
i
]
[B
c
]
) Volt, che la ddp ai capi della
membrana, nonch potenziale di equilibrio del sistema misurato prima, cio -90 V, che lenergia
elettrica che non permette agli ioni di attraversare la membrana e che si oppone al gradiente di
concentrazione. Sulla base di quanto detto, mi dovrei aspettare che, ritornando a quellesperienza di
misura in vitro sulla differenza di potenziale elettrico a cavallo della membrana, troviamo quel valore
di V. Allora vado a calcolare, con lequazione appena trovata, i valori di I, visto che sono tutti
valori noti e che le concentrazioni interne ed esterne le posso calcolare. Sorge un problema: quale di
questi ioni diffusibili tra K, Na e Cl il responsabile di questevento I?Sar solo uno, saranno due o
tutti e tre ad esserne la causa?E molto importante saperlo, quindi faccio delle prove, di tipo
puramente matematico, considerando lequazione di I trovata in precedenza, e sostituendo i
valori rispettivamente dei tre ioni in esame. Se E
B
=
R1
Pz
ln (
[B
i
]
[B
c
]
), allora avremo
E
K
= 61 log [
155
4
= 96.8 mI _
Z
K
= +1
|K
+
]

= 155 mmoll
|K
+
]
c
= 4 mmoll

E
Nu
= 61 log [
12
145
= +66 mI _
Z
Nu
= +1
|No
+
]

= 12 mmoll
|No
+
]
c
= 145 mmoll

E
CI
= 61 log [
4
120
= 90 mI _
Z
CI
= 1
|Cl
-
]

= 4 mmoll
|Cl
-
]
c
= 120 mmoll

Stando a ci che abbiamo osservato, potremmo affermare che il cloro il responsabile del
potenziale di equilibrio, per io non mi fido e faccio una controprova. Se ci che osservo fosse vero,
cambiando le concentrazioni interna ed esterna al cloro, dovrebbe cambiare anche il valore della
ddp. Allora aggiungiamo del cloro, e riandiamo a misurare, sia la ddp che la concentrazione: notiamo
che la ddp rimasta a -90 mV e che anche il rapporto delle concentrazioni non variato, mentre
sarebbe dovuto variare. Ci significa che gli ioni si sono mossi attraverso la membrana, per fare in
modo che il potenziale non cambiasse; quindi adatta le sue concentrazioni interna ed esterna in
funzione di una ddp di membrana che gestita da qualcosaltro. Allora escludendo il cloro per
quanto detto, escludendo il sodio perch genera un valore troppo distante da quello cercato, non ci
resta che esaminare il potassio. Faccio quindi variare la concentrazione di potassio e vedo che il
potenziale dequilibrio cambia, ma cambia anche il potenziale di equilibrio del cloro, per non
diventa uguale a quello che io mi aspettavo. Diciamo che esiste una relazione diretta tra il potenziale
dequilibrio dello ione K
+
e il potenziale che misuro, che per rimane un po pi basso. Se io aumento
(in valore assoluto) il potenziale del potassio, aumenta anche quello della membrana.
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Facciamo quindi un grafico con la
concentrazione esterna del potassio e il potenziale di membrana, scoprendo che per valori elevati
della concentrazione esterna del potassio, il valore teorico e il valore misurato del potenziale di
membrana coincidono. E coincidono solo per valori superiori a 10: man mano che io abbasso la
concentrazione del potassio, e che quindi aumento il potenziale dequilibrio del potassio stesso, i
valori teorici e quelli misurati si discostano sempre pi, poich il potenziale calcolato maggiore di
quello che vado a misurare. Come mai avviene questo? Ho dimostrato che il potassio che pilota il
sistema, vedo con questaltro esperimento che c una coincidenza perfetta tra valore teorico
calcolato e valore misurato, entro certi limiti di variazione della concentrazione esterna di K
+
e a un
certo punto si perde questa coincidenza. Succede che, lo ione Na
+
, che in prima approssimazione si
pensa che non abbia permeabilit attraverso la membrana e quindi non passi, invece passa, per
valori di concentrazione del potassio bassi. In questo modo la membrana attraversata dallesterno
allinterno da cariche positive. Questo passaggio voltaggio dipendente: man mano che io
aumento la elettronegativit interna, aumento la conduttanza del sodio dallesterno verso linterno
e questo un evento depolarizzante. Infatti se da un lato lingresso del potassio tenderebbe a
iperpolarizzare linterno, dallaltro lingresso del sodio riduce questa iperpolarizzazione, e da qui
deriva appunto la differenza tra ddp teorica e ddp misurata. La corrente di ioni sodio pu essere
dunque espressa tramite la legge di Ohm: I
Na
=G
Na
(E
m
-E
Na
), dove I
Na
la corrente di ioni sodio, G
Na

la conduttanza del sodio, ed E


m
ed E
Na
sono rispettivamente il potenziale di membrana e il potenziale
di equilibrio del sodio. Pi ioni sodio riescono ad entrare, pi il potenziale di membrana si abbassa,
pi la cellula si depolarizza. Per questa depolarizzazione non va avanti a lungo, ma si ferma ad un
valore abbastanza vicino al nostro -90 mV. Questo perch esiste in membrana un sistema biochimico
vicario che lavora contro gradiente di concentrazione, che fa in modo di espellere gli ioni sodio
entrati. Inoltre questo sistema, essendo una pompa elettroneutra, fa entrare il potassio. In questo
modo si riesce a mantenere in modo dinamico questequilibrio; diversamente la cellula si
estinguerebbe, poich il potenziale di membrana scomparirebbe. Questi fenomeni appena descritti
sono autogestiti, non hanno cio bisogno di energia esterna, poich assecondano il gradiente. Se io
invece voglio andare contro gradiente, cio voglio buttar fuori il sodio, il sistema non ha
questenergia, che infatti viene fornita tramite adenosintrifosfato (pompa ATP dipendente), che il
combustibile di queste pompe ioniche, e che proviene dalla possibilit che lorganismo ha di nutrirsi.
Sempre lATP il responsabile della contrazione muscolare, grazie allinterazione con actina e
miosina. Vedremo comunque meglio lATP la prossima lezione, quando ci occuperemo della
contrazione muscolare. Abbiamo quindi osservato pi o meno qual la genesi di questevento, il
potenziale di membrana -90 mV. Tutto questo molto bello ma non servirebbe a niente, in quanto
una situazione di potenzialit:quello che ci interessa disturbare questa situazione di equilibrio
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squilibrandola, depolarizzando la cellula, in modo da generare quegli eventi rapidi che sono
depolarizzazione e ripolarizzazione che hanno la caratteristica di trasmettersi lungo le membrane
biologiche, creano una corrente, che non esattamente una corrente ohmica, ma pur sempre un
trasferimento di energia sotto forma elettrica nello spazio; lo spazio sono i conduttori, cio fibre
nervose e membrane muscolari. Quindi necessario creare questa situazione quando io voglio
inviare informazioni, ma devo partire da quel -90, che abbiamo visto come si genera. Ammettiamo di
avere la nostra membrana, come sempre carica positivamente allesterno e negativamente
allinterno. Posso fare due esperienze in vitro, sempre con delle pippette. Nel caso 1 prendo una pila
e collego il morsetto negativo con linterno della membrana, poi tramite linterruttore lascio che la
corrente fluisca: abbiamo uniniezione di una carica negativa allinterno della membrana. Se vado a
misurare col voltmetro quello che sta succedendo noto che sto iperpolarizzando e quindi il
potenziale, da -90, va verso picchi pi bassi. Questa situazione non dura molto in realt, perch
stiamo iperpolarizzando, e ricordiamo che in seguito a iperpolarizzazione si ha anche ingresso di
sodio, per cui il sistema tende a riequilibrarsi al solito potenziale di membrana di -90 mV.
Ovviamente se io scambio le polarit della pila e attivo linterruttore sto iniettando una carica
positiva, e questo il caso 2: in questo caso succede lopposto, poich ho depolarizzato, e si avr un
andamento esattamente simmetrico rispetto a quello osservato nel caso 1 (vedi figura seguente).
Ripeto le esperienze 1 e 2 eseguendo le esperienze 3 e 4, dove, rispettivamente, inietto due cariche
negative e due cariche positive, e notiamo come i grafici crescano. Se continuo a iniettare cariche
negative e positive avr, per la parte negativa, un certo valore, e invece che il valore positivo, di
depolarizzazione, pi ampio di quello che mi aspetto, cio, nonostante continui ad iniettare la
stessa quantit di cariche negative e positive, la ddp del caso 4 risulta amplificata rispetto alla sua
simmetrica negativa del caso 3. Evidentemente si sta innescando un nuovo processo. Succede che la
depolarizzazione innesca quello che chiamato Ciclo di Hodgking.
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Il Ciclo di Hodgking.
Il sistema inizia ad autoalimentarsi, in modo
voltaggio dipendente, depolarizzazione dipendente, ed iniziano ad aprirsi quei canali proteici
nella membrana, che sono adatti al sodio: in questo caso G
Na
(conduttanza del sodio) aumenta. In
pratica passiamo da una condizione elettrica ad una condizione ionica. Questo aumento della
conduttanza aumenta la corrente di ioni sodio, quindi io sto depolarizzando la membrana, e a sua
volta la depolarizzazione aumenta la conduttanza al sodio. Il risultato di tutto ci una rapida
depolarizzazione, nel giro di qualche millisecondo, a seconda del tipo di cellula. Il sistema quindi si
sgancia dallevento che lo ha generato (lemissione di cariche positive) e va da s, per questo
aumento di conduttanza. Esiste un valore di potenziale di membrana, che si chiama soglia, oltre il
quale levento va da s; quindi ci vuole qualcosa che faccia entrare cariche positive, inizialmente, in
quantit sufficiente da poter superare il valore soglia oltre il quale il fenomeno si autoalimenta e va
da s seguendo le sue leggi,generando il potenziale dazione,cio una rapida depolarizzazione da -90
mV a circa + 10 mV. Ma in realt dovrebbe portarsi a +66 mV, che il potenziale dequilibrio del
sodio non ci arriva perch la membrana, ad un valore di potenziale di circa 0 mV, inizia a ridurre la
conduttanza al sodio e a +10 mV tale conduttanza azzerata: i canali ionici sono di nuovo chiusi, e
quindi gli ioni Na
+
non entrano pi. Ma se non entrano pi, io mi dovrei aspettare un sistema
instabile, ma in realt non avviene perch, se da un lato la depolarizzazione ha azzerato la
conduttanza al sodio, essa ha anche aumentato la conduttanza al potassio. Il potassio uno ione
positivo, ed concentrato pi allinterno che allesterno, e quindi tende ad uscire, per gradiente di
concentrazione. Elettricamente alla cellula poco importa di cosa entra o cosa esce, limportante
che si ripolarizzi.Quindi la parte di depolarizzazione del potenziale sodio-dipendente, mentre la
parte di ripolarizzazione potassio dipendente. Se io sottopongo la cellula ad un ciclo di varie
depolarizzazioni-ripolarizzazioni, essa avr una perdita di potassio e un arricchimento di sodio,
poich la pompa Na-K non ha tempo di intervenire ad annullare questi scompensi. E come dire che
noi possiamo contrarre un muscolo quante volte vogliamo, ma dopo dobbiamo fermarci a riposarlo,
per ragioni che vedremo, di fatica. Quando il sistema si ferma quelle pompe rimettono dentro il
potassio e ributtano fuori il sodio, ristabilendo cosi le concentrazioni ioniche, sia allinterno che
allesterno. Com che si ferma la conduttanza al sodio?Immaginando la cellula come un contenitore,
la teoria che stata formulata quella dei cancelli:
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le frecce nere rappresentano il potenziale del sodio, mentre le frecce bianche rappresentano le varie
fasi della depolarizzazione, con m che il cancello del sodio ed h che il cancello del potassio; i due
cancelli hanno evidentemente due velocit di apertura/chiusura che sono sfasate, differenti,
altrimenti non si avrebbe alcuno squilibrio ionico ed entrerebbe e uscirebbe la stessa quantit di ioni
positivi. Nelle cellule muscolari e nervose avviene un fenomeno detto iperpolarizzazione postuma:
anzich riportarsi a -90 mV (o -70 mV se si tratta di una cellula nervosa), si porta a valori pi elevati,
e tende a portarsi al valore del potenziale dequilibrio del potassio, questo perch la chiusura del
passaggio al sodio impedisce lingresso voltaggio-dipendente di sodio che avverrebbe normalmente.
Quando poi i canali del sodio si liberano e quindi si ha la ripolarizzazione tutti i processi precedenti
(pompa Na-K ed ingresso del sodio voltaggio dipendente) ripristinano la situazione di partenza.
Rappresentazione schematica di un ciclo depolarizzazione-ripolarizzazione.
12
Lezione del 04/12/2008
Riepilogo della lezione precedente.
Nellultima lezione avevamo iniziato il discorso della fisiologia e biofisica della membrana delle
cellule eccitabili. Siamo arrivati a cogliere gli elementi che influenzano il potenziale elettrico
transmembranale delle cellule nervose e muscolari. Abbiamo anche colto che questa differenza
transmembranale ha ragion dessere in quanto rappresenta una condizione di energia potenziale
che, quando opportuno, si traduce in energia elettrica, sottoforma di rapidi spike di variazione di
differenza di potenziale, lungo la membrana della cellula. Abbiamo detto anche che la frequenza con
cui si hanno queste depolarizzazioni e ripolarizzazioni rappresenta il codice di trasmissione tra una
cellula e laltra. Quindi le informazioni che si trasmettono tra cellule eccitabili sono governate da una
logica di modulazione di frequenza. Abbiamo anche visto che, questa differenza di potenziale
elettrico transmembranale dipende, o quantomeno legata ad una particolare distribuzione, ai due
lati della membrana, di ioni. Ma ho detto particolare distribuzione nel senso di relativa
concentrazione tra luna e laltra parte della membrana. Se consideriamo lo ione Na
+
, questo
particolarmente concentrato allesterno della membrana: nello specifico, in una cellula muscolare
scheletrica umana, abbiamo mediamente 145 mmol/l che, si badi bene, la stessa concentrazione
immessa nel sangue: c equilibrio tra tutti i liquidi corporei extracellulari; allinterno della cellula la
concentrazione di 12 mmol/l. Questo implica una nuova condizione di potenzialit di tipo chimico
di concentrazione, che tende ad annullarsi qualora sia consentito il flusso di ioni: ovviamente se
questo possibile, dalla zona a maggior concentrazione ci sar una migrazione verso la zona a minor
concentrazione, ma tutto questo non avviene, e si mantiene questa potenzialit. Il discorso vale, in
modo reciproco, per lo ione K
+
. La potassemia, e quindi la concentrazione nel liquido extracellulare,
pari a 4 mmol/l, mentre allinterno della cellula si riscontrano 155 mmol/l: la situazione
praticamente contraria rispetto a quella del sodio. Entrambi gli ioni sono per positivi, e allora c
una differenza di potenziale chimico, in termini di concentrazione tra interno ed esterno che tende a
generare un flusso in modo da riequilibrare le concentrazioni, ma abbiamo detto che ci non
avviene. Per quanto riguarda il cloro, Cl
-
, abbiamo una concentrazione assimilabile a quella del sodio,
nel senso che concentrata molto maggiormente allesterno della membrana che allinterno.
Questa particolare condizione d luogo allesistenza di energia potenziale di tipo chimico. Se
nullaltro intervenisse, tutto ci si annullerebbe. Com possibile mantenere questa differenza di
concentrazione? Semplicemente mettendo un muro tra i due comparti: in questo modo non ci
sarebbe possibilit di diffusione, ma le cose non vanno cos, perch esiste una diffusivit di questi
ioni attraverso la membrana, diversa e specifica per ognuno di questi ioni. Quindi a questo punto, se
non accadesse nientaltro, la situazione si equilibrerebbe; evidentemente c un altro tipo di energia
che lo impedisce: in questo modo si ha una situazione di equilibrio. Se ci sono diverse componenti
energetiche che agiscono su un sistema, e questo sistema mantiene una certa condizione, significa
che c equilibrio; in questo caso le componenti energetiche in gioco sono lenergia elettrica, che noi
riteniamo esista data losservazione della ddp di membrana di -90 mV, che d quindi luogo ad un
gradiente chimico, ed il gradiente elettrico. Allora la coesistenza di questi due gradienti fa si che
questi squilibri (elettrico e chimico), continuino ad esistere. Naturalmente parliamo di un equilibrio
dinamico, in quanto il flusso netto di ogni specie ionica pari a zero. Tutto questo serve a generare
quella condizione potenziale che se necessario si trasforma in spike, che si trasmettono e danno
linformazione (che si pu tradurre in contrazione muscolare, o in altre attivit coordinate dal
sistema nervoso). Abbiamo quindi una interazione tra fenomeni di tipo chimico e fenomeni di tipo
fisico che danno luogo al fenomeno di separazione di cariche elettriche a cavallo della membrana.
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E evidente, osservando lequazione di Nernst, che nel sistema c una relazione tra la variabile di
tipo elettrico e di tipo chimico, ossia lequazione lega queste due variabili, a meno di una costante.
E altres evidente che il variare del rapporto tra le concentrazioni ioniche va ad influire su tale
relazione: ad esempio, esistono delle patologie che portano alla mancata escrezione per via renale
del potassio in eccesso, che inevitabilmente, non potendo essere espulso, torna nel liquido
extracellulare; si va cos incontro ad una situazione di iperpotassemia.
I =
RI
FZ
ln (
[B

]
[B
c
]
)
Osservando la relazione ricavata dallequazione di Nernst, inevitabilmente si giunge alla conclusione
che alla mancata espulsione del potassio in eccesso corrisponde un aumento del denominatore
dellargomento del logaritmo, dunque si riduce il rapporto, e quindi possiamo avere una situazione
in cui il potenziale di membrana non -90mV, ma ad esempio -80 mV; tutto ci crea problemi
fisiologici al funzionamento dei muscoli, ma soprattutto del cuore: si pu andare incontro a
tachicardia parossistica o altri problemi, anche legati al pompaggio di sangue. Tutto questo discorso
mostra quanto sia importante mantenere la situazione di equilibrio.
Avevamo visto inoltre, ragionando ione per ione al fine di trovare il responsabile di quel -90mV che si
misura a livello transmembranale, che potevamo escludere il sodio, dato che stando alle sue
concentrazioni, il potenziale del campo dovrebbe essere +66mV; facendo una prima prova col cloro,
si trovava un valore di ddp esattamente uguale a quello misurato: era lecito dunque pensare che in
quel processo fosse coinvolto esclusivamente il cloro; in realt, aumentando in vitro la
concentrazione esterna del cloro, abbiamo successivamente visto che il valore di ddp misurato non
cambia, poich anche la concentrazione esterna di tale ione si rimetteva nella situazione di partenza:
da tutto ci, lecito pensare che anche il potenziale dequilibrio del cloro pilotato da qualcosaltro.
Infine, andando a misurare il valore legato al potassio, troviamo un riscontro lievemente pi elevato
di quello misurato: ci si chiede quindi come mai, se il potassio il responsabile del potenziale di
membrana, il valore non sia uguale a -90mV; andiamo quindi a manovrare la concentrazione esterna
dello ione, troviamo che il potenziale dequilibrio si muove, in maniera direttamente proporzionale
con la variazione del rapporto di concentrazione.
14
Si notava che andando a misurare il valore del potenziale di membrana per una concentrazione
esterna di potassio pari a 20 mmol/l, la ddp riscontrata era effettivamente corrispondente a quella
calcolata con lequazione di Nernst, ma che diminuendo la concentrazione esterna, il valore misurato
e quello stimato coincidono sino ad un certo punto. E evidente che per valori di concentrazione
esterna del potassio inferiori ai 10 mmol/l, in cui il potenziale di membrana e quello dello ione di
circa -60/65 mV, interviene un altro ione a rallentare la depolarizzazione, e il sospetto cade sullo
ione sodio. Ci si aspetta dunque che il potenziale del sistema vada a +66 mV, ma ci non accade.
Man mano che la concentrazione esterna del potassio diminuisce, aumenta la conduttanza al sodio,
e quindi la relativa corrente, che rallenta la depolarizzazione e causa quella differenza tra valori
misurati e valori calcolati che si vede nel grafico. La depolarizzazione si ferma quindi intorno a -90
mV, poich esistono dei fenomeni metabolici di membrana che, sotto spesa energetica esterna a
questo sistema biofisico di membrana, prendono gli ioni sodio e li portano fuori, contro gradiente.
Nel frattempo il potassio era uscito per equilibrare lingresso del sodio. Questa pompa ATPasica
detta pompa sodio-potassio, e si basa sulla possibilit di trasformare substrati energetici derivati
dallalimentazione da parte dellorganismo. Tale pompa fa parte del metabolismo basilare
dellorganismo, ossia quellinsieme di processi minimi necessari per sopravvivere, ossia atti a
mantenere la termoregolazione e allattuazione di altri processi che vedremo. Tutto questo ci costa
mediamente, tra le 1500 e le 2000 kcal al giorno, solo per mantenere un corpo fermo e permettergli
di respirare.
Un altro aspetto che abbiamo osservato che iniettando attraverso la membrana delle cariche
elettriche , si ha una modulazione del potenziale di membrana: a seconda del segno di tali cariche
elettriche si ha un aumento o una diminuzione della ddp transmembranale, ossia si va incontro a
iperpolarizzazione (iniettando cariche negative) o depolarizzazione (iniettando cariche positive). In
entrambi i casi, se si interrompe limmissione di cariche, dopo un certo tempo il sistema ristabilisce il
potenziale standard. Aumentando man mano il numero delle cariche immesse (negative o positive) i
rispettivi fenomeni crescono sino a che, per un certo valore di depolarizzazione, il fenomeno non
pi lineare rispetto a quello di iperpolarizzazione, ma si amplifica (vedere grafici e spiegazioni alle
pagine 9-10). Quello che succede un aumento della conduttanza al sodio voltaggio dipendente.
La depolarizzazione quindi aumenta con lingresso di ioni sodio, e non si ferma se non al cosiddetto
valore soglia per lo scatenamento del potenziale dazione e non si ha pi bisogno di iniezione di
cariche positive per aumentare la depolarizzazione, poich abbiamo innescato il ciclo di Hodgking,
dove la conduttanza al sodio aumenta spontaneamente, fino a che, teoricamente, la cellula
raggiunge un nuovo punto di stabilit che sarebbe il potenziale dequilibrio del sodio, cio +66 mV.
Questo valore non viene per raggiunto: la depolarizzazione si ferma a +10 mV a causa
dellinnescamento di un altro fenomeno voltaggio dipendente. Man mano che la cellula si
depolarizza, i canali al sodio, che prima si erano aperti, tendono a chiudersi. Tutto questo viene
spiegato con la teoria dei cancelli (pagine 10-11). Dopo la depolarizzazione si ha una ripolarizzazione,
e qui il sodio non responsabile, perch non entra ne esce. Non consideriamo il discorso delle
pompe, perch sono troppo lente per intervenire e ripristinare tutto, ma intervengono dopo che il
fenomeno di eccitazione finito. La ripolarizzazione dunque dovuta ad un altro fatto:
consideriamo lo ione potassio. La corrente potassio uguale a:
I
K
=G
K
(E
m
-E
K
)
Dove G
K
,E
m
ed E
K
sono, rispettivamente, la conduttanza al potassio, il potenziale di membrana e il
potenziale dequilibrio del potassio. In condizioni di riposo, lespressione (E
m
-E
K
) vale(-90-(-96)), ossia
+6 mV, che una spinta debole. Quando invece ritrovo il potenziale di membrana a +30 mV,
quellespressione assume il valore di +126 mV, che una spinta molto maggiore della precedente. Si
15
consideri inoltre che in quelle condizioni si ha un aumento della conduttanza al potassio. Sotto
leffetto di questa spinta, cariche positive abbandonano linterno della cellula, con la conseguente
ripolarizzazione, alla quale segue la cosiddetta condizione di ripolarizzazione postuma. Questo ciclo
continua a ripetersi, come mostrato nel seguente grafico:
Si vede chiaramente come il potenziale dazione si propaghi come una corrente, ma senza
decremento di ampiezza; si ricordi inoltre che il PdA un transiente, che ha durata minima di 1ms
(nel sistema nervoso), fino a 15-20 ms a livello muscolare. La cellula pu rieccitarsi, quindi produrre
un nuovo potenziale dazione, non prima che sia passato un tempo pari al tempo della
depolarizzazione pi 1/3, del tempo di ripolarizzazione. Questo periodo detto periodo refrattario
assoluto, oltre il quale possibile rieccitare la cellula, ma necessaria stavolta molta pi energia di
stimolo di quanta ce ne voglia quando la cellula si trova a riposo; inoltre il potenziale che viene
generato pi lento e pi basso. Man mano che i nuovi stimoli si allontanano dal periodo refrattario
diventano pi ampi e rapidi. Come avviene la trasmissione di informazione senza decremento di
ampiezza? Se noi andiamo a vedere cosa succede in una struttura eccitabile, con una morfologia
allungata, come ad esempio il nervo, e in un punto del nervo si ha una depolarizzazione, si scatena il
potenziale dazione, e notiamo che il segnale si propaga senza alcuna variazione di ampiezza.
Consideriamo questimmagine come un tratto di assone, o se si preferisce anche di membrana
muscolare. Abbiamo la parte esterna (le sezioni B) con un addensamento di cariche positive, e la
parte interna A con un addensamento di cariche negative: questa una struttura polarizzata. Nella
sezione A avvenuta una depolarizzazione, c stato cio uno stimolo che ha ridotto le cariche
negative interne, ha ridotto la ddp che ha raggiunto la soglia, aumentata la conduttanza al sodio, si
innescato il ciclo di Hodgking, entrato sodio, si avuta linversione del potenziale e la
generazione del potenziale dazione. Nelle sezioni adiacenti tutto questo non avvenuto, quindi
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sono polarizzate normalmente; tuttavia, la presenza di ioni positivi in questa sezione A provoca i
cosiddetti rigetti di corrente, esterni e anche interni, ma noi vedremo quelli interni. Queste cariche
positive che sono entrate, gli ioni sodio, si spostano verso cariche negative adiacenti da una parte e
dallaltra, e vanno a neutralizzare parte delle cariche negative (Figura 1): non altro che una
depolarizzazione. Quindi le aree B, depolarizzate, raggiungono la soglia e producono a loro volta
potenziale dazione, identico a quello precedente; il periodo refrattario assoluto impedisce una
depolarizzazione immediata della zona A, che si era appena depolarizzata e che ora si sta
ripolarizzando: in questo modo evidente che parliamo di un fenomeno bilaterale centrifugo, che si
innesca nella zona A e si propaga via via (Figura 2).
Figura 1: Gli ioni sodio neutralizzano parzialmente le aree B e innescano la depolarizzazione
Figura 2: Il potenziale d'azione si propaga.
Questo spiega perch non vi decremento di ampiezza, poich ogni volta si genera un nuovo
potenziale dazione. Un altro aspetto importante del fenomeno la velocit di conduzione del
potenziale dazione: infatti questo aspetto un indice dellefficacia nella trasmissione
dellinformazione. In linea di massima dipende dalla legge di Ohm, poich le variabili in gioco sono
sezione e lunghezza del conduttore, ma bisogna anche considerare listologia della struttura che
andiamo a considerare. Ci riferiremo a cellule nervose, quindi agli assoni, che costituiscono la
stragrande maggioranza dei nostri tessuti di conduzione. Dallistologia noto che esistono due tipi di
assone, ossia dotati o meno di guaina mielinica. La guaina mielinica una struttura di tipo lipidico,
fortemente isolante per quanto riguarda la trasmissione transmembranale di qualunque
informazione; risulta per che lungo lassone mielinico esistano delle soluzioni di continuit, dette
Nodi di Ranvier, dove invece possibile la migrazione di ioni. Negli altri tipi di cellule nervose, che
sono pi sottili, non esiste la guaina mielinica, ed infatti sono dette cellule mieliniche, e in queste la
trasmissione possibile sezione per sezione. Abbiamo che la velocit di trasmissione nelle cellule
nervose mieliniche maggiore rispetto a quella delle cellule amieliniche, poich in queste ultime la
trasmissione dellinformazione deve avvenire per tutta la lunghezza del conduttore, mentre nelle
cellule mieliniche, la trasmissione del sodio avviene solo a livello dei nodi di Ranvier, che si sposta in
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modo rapidissimo da un nodo allaltro senza dover depolarizzare tutta la cellula nella sua lunghezza,
come mostra la seguente schematizzazione
Figura 3: Propagazione del potenziale d'azione nelle cellule amieliniche.
Figura 4: Propagazione del potenziale d'azione nelle cellule mieliniche.
Matematicamente, abbiamo che V
M
>V
A
, poich V
M
legato in maniera lineare al diametro della
cellula dalla seguente relazione lineare:
V
M
= []6 [m/s]
Si hanno quindi 6 metri al secondo per ogni micron di diametro di sezione, per cui se consideriamo il
caso di un nervo grosso come quello che manda le informazioni dai recettori muscolari del tricipite
della sura, che ha una fibra afferente a livello del midollo spinale di 20, si ha una velocit di 120
m/s. Al contrario le cellule mieliniche hanno invece una relazione del tipo;
V
A
=

[m/s]
La velocit di trasmissione nelle cellule mieliniche quindi pari alla radice quadrata del diametro
della sezione, e non hanno dunque la funzione di rapida trasmissione, come vedremo. Come
facciamo a misurare la velocit di trasmissione? Prendiamo come esempio una gamba: attraverso
uno strumento chiamato stimolatore, che produce correnti elettriche adatte e non dannose,
iniettiamo le famose cariche elettriche che abbiamo visto prima in vitro, e posizioniamo un
voltmetro in un altro punto della gamba. Si misura la distanza tra il punto dapplicazione dello
stimolatore e il voltmetro, si fa partire lo stimolo, che dopo un certo periodo arriva e viene rilevato
sul voltmetro. Allora sapendo spazio e tempo, conosciamo la velocit. Questa procedura detta
elettroneurografia.
Fisiologia del sistema nervoso.
Abbiamo acquisito le basi del funzionamento dei sistemi di trasmissione del nostro organismo, ora
vedremo pi nello specifico le strutture e le varie funzioni. Dallanatomia ben nota la distinzione
tra sistema nervoso centrale e periferico: il primo costituito dal cervello e dal midollo spinale, il
secondo da tutte le altre terminazioni nervose. Si pu anche parlare di sistema nervoso afferente e
sistema nervoso efferente: abbiamo informazioni che escono e si diramano tramite effettori, e
informazioni che da sensori o recettori, dalla periferia, entrano nel midollo spinale. Tutto questo
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sistema si basa sia sulla modulazione di frequenza che abbiamo appena introdotto, sia sulla
possibilit di poter modulare ulteriormente questa frequenza tramite filtri di tipo chimico. Si parla
delle sinapsi neurone - neurone. Dallanatomia si appreso che il neurone ha una dimensione finita
che, per quanto lunga, termina con un bottone, il bottone o membrana presinaptica. Ogni neurone
connesso con altri neuroni, ma c una soluzione di continuit tra un neurone e laltro, una fessura, il
cosiddetto spazio sinaptico. I neuroni non sono quindi anatomicamente attaccati, ma si ha una
continuit di funzionamento. Se si ha lo scatenamento del potenziale dazione in un neurone, come
fa a propagarsi agli altri neuroni ad esso connessi? Accade che nel neurone si ha la sintetizzazione di
un certo tipo di sostanza, genericamente detto mediatore chimico. Nel nostro caso specifico, ad
esempio, ci stiamo riferendo al mediatore chimico acetilcolina, che viene sintetizzato in un certo tipo
di neuroni in zona presinaptica: ci sono sistemi enzimatici, mitocondri, che sintetizzano questa
molecola, che una volta prodotta viene conservata in vescicole. Quando il potenziale dazione giunge
alla membrana presinaptica, si nota un avvicinamento di queste vescicole alla membrana, seguita da
una fusione delle vescicole stesse con la membrana, dallapertura della membrana e dallestrusione,
nello spazio intersinaptico, dellacetilcolina. Tutto questo pu avvenire solo con la presenza dello
ione calcio Ca
++
, il quale, in condizione di depolarizzazione entra nella membrana presinaptica ed il
responsabile dellapertura della membrana. La quantit di mediatore chimico che viene estrusa di
tipo quantico, ossia non vengono liberate una o due molecole, ma una o due vescicole, e dipende
dallampiezza e dalla frequenza del potenziale dazione. Abbiamo quindi una trasduzione di energia,
dal tipo elettrico al tipo chimico, a livello presinaptico. Questa acetilcolina va a disperdersi un po
dappertutto, ma una certa quantit va a finire sulla membrana postsinaptica, cio sullaltro neurone:
su questa membrana ci sono delle formazioni chimiche, detti recettori di membrana per
lacetilcolina, che sono delle molecole con unaltissima affinit con lacetilcolina. Se una molecola di
acetilcolina si avvicina ad un recettore, viene catturata, e si forma un complesso chimico recettore-
mediatore, che ha la funzione di aprire i famosi cancelli al sodio e quindi di innescare il ciclo di
Hodgking nella membrana postsinaptica. In questo modo si ripete questa serie di operazioni che
portano alla propagazione del potenziale dazione. Applicando tutto questo alla generazione di
movimento muscolare, c bisogno di un meccanismo che permetta di scaricare subito la struttura
dallacetilcolina, e che quindi permetta la ripolarizzazione per consentire una nuova
depolarizzazione, in modo che si sommino gli effetti di contrazione uno dietro laltro. Ci sono delle
sostanze, nello spazio intersinaptico, dette colinesterasi, che sono enzimi che attaccano lacetilcolina
non permettendone il riconoscimento da parte dei recettori, ed in questo modo avviene la
ripolarizzazione e si ripete il ciclo, sino ad avere una serie di contrazioni muscolari. Esistono sostanze
dette inibitori delle colinesterasi: in questo modo lacetilcolina non viene mai inibita e si ha la paralisi
spastica (mentre in caso di inibizione totale dellacetilcolina, come col curaro, si ha paralisi flaccida),
ossia il muscolo rimane contratto. Gran parte degli insetticidi, ad esempio, sono inibitori delle
colinesterasi, ed ecco perch sono molto pericolosi.
La giunzione neuro-muscolare.
Possiamo ora vedere un tipo di sinapsi che ci interessa in particolare, che la sinapsi neuro
muscolare, la giunzione nervo muscolo.
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Nella prima immagine vediamo, in maniera molto schematizzata, tutto ci che va a collegarsi alla
terminazione nervosa amielinica che si interfaccia con la membrana muscolare; nellimmagine a
destra si vedono chiaramente le vescicole contenenti lacetilcolina, la fessura sinaptica, i recettori
postsinaptici e tutto il resto della struttura. Allinterno della terminazione presinaptica colinergica si
attua la sintesi dellacetilcolina. Il potenziale dazione presinaptico induce la migrazione delle
vescicole contenenti acetilcolina verso la membrana presinaptica. La depolarizzazione della
membrana presinaptica, in presenza di Ca++, induce lestrusione del mediatore. Lacetilcolina d
luogo ad una depolarizzazione chiamato potenziale di placca. Il legame mediatore-recettore
postsinaptico antagonizzato dalle colinesterasi, per consentire la ripetitivit dellevento potenziale
dazione.
I motoneuroni.
Ci stiamo avvicinando, pian piano, a parlare di quel meccanismo chiamato riflesso spinale. I riflessi
rappresentano dei fenomeni o dei meccanismi per cui si ha lo scatenamento di un potenziale
dazione, che percorrendo il nervo afferente giunge ai muscoli, per poi tornare per vie efferenti
direttamente al midollo spinale, senza passare per lencefalo: si ha quindi un fenomeno totalmente
spinale. La caratteristica dei riflessi lavere un comportamento stereotipato. Sono molto importanti
i riflessi spinali legati al movimento e alla locomozione: il vantaggio di questo sistema che ci
consente di effettuare diverse azioni senza il bisogno di doverle pensare. Ad esempio, io sto in piedi,
e non un evento cos immediato come si potrebbe pensare, poich va contro la legge di gravit,
che imporrebbe il piegamento delle ginocchia e la caduta. Non cado perch ci sono delle strutture, i
muscoli antigravitari (quadricipite femorale, glutei), che vengono attivati, producono forza, che
stende larticolazione del ginocchio. Per quanto il midollo spinale sia organizzato come detto, molti
movimenti sono influenzati dalla cosiddetta encefalizzazione, ossia, per quanto la loro realizzazione
sia del tutto autonoma dallencefalo, sono coordinati da un progetto che noi abbiamo in mente,
come il mantenimento della postura, che ha origine riflessa, come abbiamo appena visto.
Figura 5: Riflesso monosinaptico.
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Il riflesso da stiramento viene evocato dall'allungamento del muscolo e provoca una risposta
contrattile che tende e a ridurre la lunghezza del muscolo stesso. La risposta presenta due
componenti, una fasica di breve durata evocata dal rapido cambiamento di lunghezza ed una tonica
indotta anche da lente variazioni del muscolo. L'attivit riflessa non riguarda solo il muscolo stirato
che si contrae ma anche il muscolo antagonista che si rilascia (fenomeno detto innervazione
reciproca). Questa risposta avviene con una latenza molto bassa che spiegabile solo attraverso la
presenza di una sinapsi diretta tra fibra afferente e neurone motore (riflesso monosinaptico) ed
proporzionale all'intensit dello stiramento ed alla velocit con cui viene provocata. I riflessi spinali,
che costituiscono il primo livello dell'organizzazione motoria, si basano sulla risposta diretta a stimoli
recettoriali. I recettori specializzati del muscolo sono i fusi neuromuscolari e gli organi muscolo
tendinei del Golgi.
Il riflesso monosinaptico.
Riferendoci alla figura 5, parliamo ora di questo riflesso, che sul piano anatomico il pi semplice,
consta di pochi elementi: midollo spinale, muscolo scheletrico, fuso neuromuscolare, fibra afferente
Ia e motoneurone . Le fibre Ia hanno diametro di circa 16-20 . Proviamo a fare un ragionamento:
consideriamo il quadricipite, che ha lunghezza di circa mezzo metro: quanto tempo impiega il riflesso
per attivarsi?Facciamo qualche calcolo: se avessimo un metro di una struttura che viene attraversata
da un informazione a 120 m/s, questa informazione percorrerebbe la struttura in 10 ms;
aggiungiamo i tempi sinaptici, ossia il tempo che il mediatore impiega a trasferirsi dalla membrana
presinaptica alla postsinaptica (parliamo di 1, massimo 2 ms); c poi il tempo di trasferimento dalla
giunzione neuromuscolare alla membrana, anchesso della durata di pochi millisecondi, e
soprattutto c il tempo di eccitazione e contrazione del muscolo, che pu richiedere anche 50, 100
ms. Quindi in totale parliamo di circa 100, 150 ms: sono dei tempi che noi, con la volont, non
riusciremmo ad attuare.
Abbiamo qui uno schema, sul posizionamento dei recettori: abbiamo le fibrille muscolari, dette
anche fibre extrafusali, e abbiamo il recettore (intrafusal fiber), messo in parallelo con le fibre:
notiamo come sia pi affusolato sulle estremit e come la sua struttura sia di diametro maggiore
nella parte centrale. La caratteristica istologica del recettore che esso costituito strutturalmente
in maniera analoga alle fibre muscolari: anchesso formato da sarcomeri, al suo interno ha delle
sottilissime fibre muscolari, ed quindi capace di contrarsi. Un esempio tipico del funzionamento dei
riflessi levocazione del riflesso patellare: si cerca la nicchia sotto la rotula, dove c un tendine, e si
d un colpetto secco e veloce. Tramite questo colpetto, non si fa altro che modificare la lunghezza
del tendine del quadricipite, il quadricipite si allunga, stira i fusi neuromuscolari, si innesca la risposta
riflessa, si ha la contrazione del muscolo estensore, e si ha lestensione dellarticolazione del
ginocchio. Chiaramente il colpetto dura poco, la contrazione finisce e la gravit riporta larticolazione
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nella posizione precedente. Tutto questo serve al neurologo per sapere se il sistema sta funzionando
bene, ma anche a stabilire se si hanno dei danni muscolari. In sequenza si ha:
Abbiamo la struttura formata da tendine, rotula e quadricipite, midollo spinale,motoneurone , fibra
Ia, che nasce dai fusi neuromuscolari, entra e chiude il riflesso monosinaptico.
22
Ammettiamo che l
0
sia la lunghezza di riposo del muscolo quadricipite e dei suoi fusi neuromuscolari.
Se vado ad osservare lattivit di scarica dei nervi afferenti Ia ed efferenti motoneuroni, vedo che
c un certo tono: il nervo Ia trasferisce continuamente potenziale dazione. Significa che il fuso
neuro muscolare continuamente disteso rispetto alla sua posizione di riposo meccanico. Per via
riflessa, se c attivit nella fibra Ia, ce n anche nel motoneurone , nella condizione di
preeccitazione. Opero la deformazione del tendine col martelletto: ho prodotto un allungamento del
sistema e del suo fuso neuro muscolare. Si osserva una aumento della frequenza di scarica del
potenziale dazione a livello di fibra afferente e, con un certo delay, o ritardo, si trasmette al
motoneurone : il risultato che il sistema si accorcia; successivamente, finito lo stimolo di
stiramento, il muscolo si inflaccidisce perch non arrivano pi impulsi al motoneurone e la gamba
torna in posizione di riposo. La prossima volta vedremo che questo sistema di meccanismi ci
consente di stare in piedi.
Figura 6: Schema del fuso neuromuscolare
Il fuso neuromuscolare composto, al suo interno, da 5, 6 fibrille, ed circondato da guaina
connettivale. Queste fibre muscolari sono di due tipi: quelle disegnate in rosso dette a borsa di
nuclei, dove i nuclei sono concentrati al centro, e quelle blu dette a catene di nuclei, dove i nuclei
sono appunto disposti uno dietro laltro, e sono un po pi corte; questi due tipi di fibre hanno
funzioni diverse. Sia le fibre a borsa di nucleo che quelle a catena di nucleo sono innervate in
maniera complessa:
Figura 7
C un innervazione afferente al midollo spinale, rappresentata dalle due terminazioni anulo-spirali
in figura, che nasce da queste fibre e va verso il midollo spinale, ma ci sono anche delle innervazioni
motorie: come tutte le fibre muscolari, anche i fusi sono innervati da motoneuroni efferenti dal
midollo spinale ( e ), e quindi se questi motoneuroni vengono attivati, i loro sarcomeri tendono a
contrarsi, e questo importantissimo perch ci consente di effettuare movimenti precisi: sono alla
23
base del fatto che noi decidiamo di prendere un determinato oggetto, come una penna, pilotando
semplicemente il movimento della punta delle dita, senza pensare a dover muovere tutte le altre
articolazioni.
Lezione del 05/12/2008
Riepilogo della lezione precedente.
Facendo riferimento alla figura 7, riprendiamo il discorso relativo ai fusi neuromuscolari, strutture
che contengono strutture muscolari connesse a terminazioni nervose: le fibre del gruppo Ia, che
escono, cio afferenti al midollo spinale, che nascono dalle terminazioni anulo-spirali , strutture
situate a livello equatoriale del fuso neuromuscolare; le Ia possono avere diametro sino a 20 . Ci
sono poi le fibre del gruppo II , posizionate in modo pi polare,pi sottili delle precedenti (circ met
del diametro) e quindi pi lente. Abbiamo detto che questi sono i due tipi di fibre afferenti, che
portano informazioni al midollo spinale che nascono dalleventuale deformazione meccanica delle
fibre intrafusali, che possono essere o stirate da forze esterne, o contratte perch il muscolo si sta
contraendo. Linformazione nasce in caso di stiramento, ed infatti questi recettori sono detti
recettori da stiramento.
Dinamica dello stiramento del fuso neuromuscolare.
Figura 8: Modello di fuso neuromuscolare
Tutto questo, sul piano meccanico, ha un senso ben preciso: se prendiamo un muscolo scheletrico,
ad esempio un bicipite, col relativo fuso neuromuscolare, ogni variazione di lunghezza che il muscolo
subisce, si riscontra anche sul fuso neuromuscolare, data la loro connessione in parallelo meccanico.
Questo significa che se si applica una forza F a questo sistema, sottoponendolo a deformazione di
lunghezza, dalla terminazione anulo-spirale arriva uninformazione sottoforma di frequenza di
potenziali dazione al midollo spinale, attraverso le corna dorsali o posteriori, informazione che
legata linearmente o proporzionalmente alla variazione di lunghezza subita dal muscolo. Abbiamo
quindi un sensore di lunghezza del muscolo. Questa informazione, una volta che entra nel midollo
spinale, attiva un riflesso che torna indietro tramite il motoneurone , situato nelle corna ventrali
del midollo spinale: parliamo di sostanza grigia. Il motoneurone esce dal midollo spinale, e lassone
va ad innestarsi col fuso neuromuscolare corrispondente . In questo modo abbiamo un circuito
chiuso, il cosiddetto arco riflesso monosinaptico. Il significato funzionale di questo riflesso che se io
stiro il muscolo, si allunga la terminazione anulo-spirale, in questo modo aumenta la frequenza della
scarica di potenziali dazione della fibra afferente Ia, entra nel midollo spinale, passa nel
motoneurone , ne aumenta la depolarizzazione e genera una scarica di potenziali dazione che
arriva alla placca o giunzione neuromuscolare; si ha poi emissione di acetilcolina, col conseguente
legame mediatore-recettore, aumento della conduttanza al sodio, depolarizzazione della membrana
muscolare, estrusione di calcio dal reticolo sarco-plasmatico verso il sarcomero, attivazione della
contrazione, quindi accorciamento del muscolo. Questo meccanismo alla base del controllo della
postura, che altro non se non la posizione relativa delle articolazioni istante per istante. Se
qualcuno o qualcosa che non sia la nostra volont tenta di distogliere larticolazione da quella
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postura programmata, questo riflesso lo impedisce. Naturalmente questa sembrerebbe una cosa
inutile, perch altrimenti noi non potremmo muoverci ne compiere nessuna azione; evidentemente
il sistema nervoso molto articolato e plastico, per cui ci sono dei meccanismi che modulano le
informazioni di periferia sulla base di ulteriori comandi centrali, per cui pu essere inibita
parzialmente o totalmente questa situazione appena descritta, attraverso interferenze nello spazio
sinaptico. Si tenga conto che su ogni motoneurone ci sono tra le 1000 e le 3000 terminazioni
sinaptiche di altri neuroni il risultato unintegrazione spazio temporale di tutte queste
informazioni, convergenti sul motoneurone. Abbiamo gi detto che possiamo adottare un modello
meccanico analogo al fuso neuromuscolare, sul piano delle caratteristiche materiali e di
deformazione allapplicazione di forze. Sappiamo benissimo che i corpi solidi possiedono o meno
caratteristiche di deformazione elastica, o di viscoelasticit. Possiamo ragionevolmente pensare,
perch ce lo dimostra levidenza sperimentale, che la parte equatoriale o centrale della fibra
intrafusale abbia caratteristiche assimilabili ad un corpo elastico: questo significa che se applico una
forza di trazione al corpo centrale, il sistema si deforma, si allunga, istantaneamente, in maniera
proporzionale alla forza applicata ed alla sua rigidit, ma se la forza viene tolta il sistema recupera
istantaneamente la posizione originale. Le zone polari, le estremit, dove non c la terminazione
anulo-spirale ma ci sono i sarcomeri, si comportano come corpi con caratteristiche di viscosit, per
cui noi le assimiliamo ad un sistema come un cilindro, contenente un fluido, a cui applicato uno
stantuffo.
Sappiamo che una struttura viscosa, sottoposta a forza, si deforma in direzione della forza, ma tale
deformazione non istantanea, e al cessare della forza non recupera la posizione originale. Allora
noi mettiamo insieme queste due caratteristiche strutturali, e abbiamo un corpo elastico al centro e
due strutture viscose ai lati. Ammettiamo di stirare il muscolo, e quindi il fuso neuromuscolare:
succede che quando applico un gradino di forza (in nero in figura 9) al sistema, esso si allunga.
Figura 9
Vediamo bene dal grafico che la parte centrale (in rosso) si deforma istantaneamente con
lapplicazione della forza. Per ci che interessa a noi, accade che la terminazione anulo-spirale viene
meccanicamente deformata, temporalmente in maniera coerente con la forza applicata; questa
deformazione implica un aumento della conduttanza al sodio nella terminazione nervosa, si innesca
un ciclo di Hodgking e quindi partono potenziali dazione, che attivano il riflesso. Se io per applico
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una forza e la mantengo nel tempo, succede che lenergia elastica accumulata viene recuperata a
spese delle strutture viscose, che vengono stirate. C quindi una fase successiva in cui si ha
lannullamento della deformazione della parte centrale, compensata da un progressivo
allungamento delle parti polari, perch la deformazione totale deve essere mantenuta.
Ma allora linformazione che arriva non costante: si ha un picco di deformazione, e quindi di
depolarizzazione, e poi una riduzione; questo picco tanto alto quanto veloce lapplicazione della
forza, e questo molto importante per il tipo di informazione che d questo recettore. Si considera a
questo punto un esperimento di tanti anni fa, condotto su preparati animali.
E possibile isolare, con delle tecniche di microchirurgia, dei fusi muscolari animali, esattamente
presi dal dito lungo della zampa posteriore della rana, si estrae il muscolo estensore, lo si spella e si
ottiene il fuso neuromuscolare con le sue terminazioni nervose. Questo si fa allinterno di una micro
vaschetta contenente un liquido nutritizio; si fissa un capo del fuso ad una parete della vaschetta, e
laltro capo viene fissato ad un asse, in questo caso si tratta di un pezzetto di lenza di nylon, a sua
volta legato ad un motorino con un asse che pu oscillare; questo motore controllato
elettronicamente in modo da poter monitorare landamento della velocit angolare nel tempo.
Abbiamo inoltre collegato un troncone della terminazione Ia ad un filino di platino, collegato ad un
oscilloscopio, mentre con un altro oscilloscopio controllo il troncone di terminazione di tipo II.
Figura 10
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Si far ora riferimento alla figura 10. Si genera un impulso meccanico, che ha generato la variazione
di 1 mm della lunghezza del sistema, e lo ha fatto il 40 ms. Si sostiene questo allungamento per un
certo periodo e poi lo si fa cessare. Andiamo a valutare landamento della scarica del potenziale
dazione nelle due terminazioni collegate agli oscilloscopi: si nota chiaramente che allinizio
dellallungamento, la frequenza di scarica nella terminazione Ia aumentata moltissimo rispetto alla
condizione di riposo. Una volta raggiunto il nuovo valore di lunghezza e la mantengo tale, questa
frequenza di scarica si riduce: sempre superiore alla frequenza a riposo, ma scemata rispetto alla
precedente, che era conseguente allaumento dinamico della lunghezza del fuso. Abbiamo quindi
due informazioni, una relativa alla fase dinamica, ossia che riguarda la fase di allungamento, e una
relativa alla fase statica, in cui la lunghezza del fuso non varia, ma resta costante. Se vado a guardare
le fibre del gruppo II c, rispetto alla condizione precedente, un aumento della frequenza che per
non distinguibile tra fase dinamica e fase statica. Rimettiamo a riposo la fibra e ripetiamo
lesperimento, stavolta raddoppiando lallungamento (figura 10, colonna 2), mantenendo la stessa
velocit di allungamento: arriveremo a 2 mm in 80 ms. Andando a valutare landamento della
frequenza di scarica, la fibra Ia aumenta la sua frequenza di scarica durante lallungamento, e anche
la frequenza di scarica in fase statica ha subito un raddoppiamento, proporzionalmente al
raddoppiamento dellallungamento che abbiamo imposto al fuso; lo stesso si pu dire per la fibra del
gruppo II, che aumenta la frequenza ma che, come nel caso precedente, non permette una
distinzione tra fase dinamica e fase statica. Possiamo quindi dire che, facendo un diagramma della
relazione tra la variazione di lunghezza e la variazione di frequenza, troviamo una retta. Rimettiamo
a riposo il fuso e, come mostrato nella colonna 3, ripetiamo lallungamento di 1 mm, stavolta
dimezzando il tempo di allungamento, ossia raddoppiando la velocit di stiramento: notiamo, nel
diagramma delle frequenze, che la variazione della frequenza di scarica nella fibra Ia aumentata
notevolmente rispetto alla condizione di riposo, mentre nelle fibre del gruppo II si ha lo stesso
comportamento che si osservato nel primo caso. Questultima osservazione ci d uninformazione
di tipo meccanico: la parte anulo-spirale ci dice la velocit con cui il muscolo stato stirato, mentre
dalla parte statica stabiliamo a che allungamento ci siamo fermati. A cosa serve questinformazione?
Torniamo al riflesso: ricordiamo che il riflesso ci deve impedire di cadere, ad esempio; se un peso
grava sulle mie spalle, maggiore il peso, maggiore sar la velocit del riflesso e maggiore sar
lallungamento. La risposta dinamica del sistema proporzionale, e quindi avremo un aumento della
frequenza di scarica di rientro del riflesso tanto alto quanto sar maggiore la velocit di stiramento,
avendo in questo modo una risposta abbastanza rapida per il recupero della posizione. Andiamo ora
a valutare in modo pi completo il sistema, considerando, oltre alle fibre Ia e II, le fibre efferenti, gli
assoni dei motoneuroni.
Figura 11
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Arriva dellinformazione nei motoneuroni, si stimola la produzione di acetilcolina e si ha la
generazione di forze di contrazione, che dovrebbe consentire lavvicinamento dei capi tendinei, ma
ci non accade, perch chiaramente non pu generare forza sufficiente. Allora arrivata
uninformazione dai motoneuroni , si avuta una contrazione dei sarcomeri, e questa forza si
scaricata tramite lo stiramento della parte equatoriale: stiamo ugualmente deformando la
terminazione anulo-spirale. Ecco cosi spiegato il controllo riflesso dei nostri movimenti, in cui noi
focalizziamo lattenzione solo sul movimento finale, sullobiettivo. Per provare tutto ci, ci si riferisce
allesperimento precedente e alla figura 11. Abbiamo la stessa situazione precedente, con un
motorino, le fibre Ia e II, e stavolta abbiamo anche le fibre efferenti , che sono di due tipi:
S
e
D
,
gamma statico e gamma dinamico. Ripetiamo lesperimento di prima, produco un allungamento del
fuso neuromuscolare a velocit costante, mantengo lo stiramento per un certo periodo e poi faccio
recuperare alla struttura la sua lunghezza originale. Accadr ci che abbiamo gi visto: nella fibra Ia
ci sar un aumento della frequenza di scarica in fase dinamica, un aumento in fase statica ma pi
basso della fase dinamica, mentre nella fibra del gruppo II ci sar un aumento generale, ma senza
distinzione tra fase dinamica e fase statica. Nella seconda riga della figura 11 evidenziata la novit
dellesperimento: simulo, sul motoneurone
S
, lattivit del midollo spinale, stimolandolo, e
generando un potenziale dazione che si trasmette. Tutto questo si realizza con i soliti stimolatori
elettrici, in grado di simulare lattivit nervosa, producendo degli spike, con frequenze ed ampiezze
regolabili. Noto che la frequenza di scarica della fibra II in fase statica raggiunge la frequenza della
fibra Ia in fase dinamica: abbiamo quindi di fronte un amplificatore di frequenza.
Intuitivamente quindi, se si va a stimolare la
D
accade che si ha un aumento della frequenza di
scarica della fibra Ia.
Tutto questo va a raffinare ulteriormente la sensibilit dei nostri movimenti e riflessi.
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Il riflesso miotatico.
In questo schema vediamo larticolazione del gomito: B= muscolo bicipite, flessore del gomito, T=
muscolo tricipite, estensore del gomito. Questi muscoli sono detti muscoli antagonisti: a seconda
della risultante delle forze di questi due muscoli, il gomito assume posizioni differenti. Nello schema
abbiamo inoltre una sezione del midollo spinale, da cui si dipartono assoni di motoneuroni ,
schematicamente definiti come MB ed MT. Ognuno di questi motoneuroni, oltre a differenziarsi
anatomicamente dallaltro, ha anche dei rientri riflessi differenti, a seconda di ci che la fibra
intramuscolare trasmette. Abbiamo inoltre schematizzato la fibra afferente IaB, che dal bicipite esce
e va a chiudere il circuito direttamente su MB, consentendo la depolarizzazione, la produzione di
acetilcolina e la contrazione del bicipite; c inoltre una divergenza da cui si diparte unaltra fibra
afferente parallela, che va a fare sinapsi con un piccolo interruttore spinale: questinterruttore, se
stimolato, inibitorio, cio produce un mediatore chimico chiamato acido gamma-aminobutirrico
(GA-BA) che iperpolarizzante, cio riduce la sensibilit della membrana postsinaptica, e quindi
tende a spegnere. Naturalmente tutto questo esiste in modo speculare per il tricipite, anche se
nello schema non riportato. Abbiamo quindi un aumento della frequenza di scarica nel bicipite e
una relativa generazione di forza nel muscolo, e parallelamente uninibizione del motoneurone del
tricipite in modo che, ad esempio, mentre io sollevo lavambraccio, il tricipite non me lo impedisca.
Questo meccanismo, chiamato innervazione reciproca, in grado non solo di gestire due muscoli,
ma come si visto, un intero sistema.
Lorgano tendineo del Golgi.
Lorgano tendineo del Golgi (OTG) un altro recettore da stiramento, ma d delle risposte diverse a
causa della sua posizione anatomica. Anzich essere messo in parallelo ad un muscolo, in serie:
Figura 12
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Esso situato tra la fine della struttura muscolare e linizio della struttura tendinea, ma
fondamentalmente situato pi sul tendine che sul muscolo. Quindi, perch esso si deformi, si deve
deformare la struttura su cui poggiato, cio il tendine. Normalmente, sul piano della rigidit
meccanica, il tendine ben pi rigido del muscolo: ebbene, se applichiamo un carico, ci rendiamo
conto che questo un recettore della forza generata dal muscolo a cui esso collegato.
Ricapitolando, il fuso neuromuscolare un recettore di lunghezza, mentre lOTG di forza. E un
recettore estremamente sensibile, e la frequenza di scarica che manda al midollo spinale
linearmente collegata alla quantit di forza generata dal muscolo. Come si pu vedere dalla figura,
dallOTG si diparte unaltra fibra afferente detta Ib, pi sottile della Ia ma la cui velocit di
trasferimento delle informazioni si attesta sempre intorno ai 100 m/s. Entra nel midollo spinale dalle
corna dorsali, arriva al motoneurone del muscolo omologo non per connessione diretta, ma
tramite un altro motoneuroncino inibitore (disegnato in blu). In altre parole: il muscolo genera forza,
lOTG viene deformato, manda una frequenza di scarica proporzionale allallungamento subito e
quindi alla forza del muscolo, entra nel midollo spinale, arriva allinterneurone, che viene eccitato e
produce GA-BA, che iperpolarizza la membrana del motoneurone omologo, e quindi riduce la forza:
abbiamo quindi un feedback negativo, opposto a quello dei fusi neuromuscolari, e ha la funzione di
preservare da rotture muscolari generate da un eccesso di forza prodotta dal muscolo stesso.
Questo un riflesso protettivo, perch possibile che in certi soggetti la forza prodotta da un
muscolo sia superiore alla soglia di resistenza meccanica del muscolo stesso, con conseguenti
distaccamenti tendinei.
Dallimmagine sopra evidente come sul motoneurone ci sia una sommazione spazio temporale di
informazioni, per cui si ha un contrasto di informazioni, in modo tale da impedire al muscolo di
potersi danneggiare.
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Questo meccanismo di protezione pu non funzionare correttamente a seconda della velocit con
cui la forza agisce sul sistema o ad esempio in caso di tendinosi o altre patologie che non rendono
ottimale il funzionamento del sistema, oltre ad alterarne le caratteristiche strutturali di resistenza
meccanica. Infine parliamo del riflesso a serramanico, riferendoci ad un organismo decerebrato,
poich i controlli centralizzati attenuano di molto gli effetti di tale riflesso. Applico una forza
allarticolazione del gomito, inizia lo stiramento del bicipite, partono i riflessi dei fusi neuromuscolari
che tendono ad impedire tale stiramento, e quindi aumenta la forza del bicipite. Questo aumento di
forza per, si traduce in un aumento di deformazione dellOTG, che in via riflessa tende ad inibire il
muscolo stesso, man mano che la forza aumenta. C una specie di battaglia tra le scariche dei
potenziali dazione (Ia e Ib) del fuso neuro-muscolare e dellOTG, come mostra la figura seguente:
Alla fine a prevalere proprio lOTG, che fa rilasciare il muscolo inibendone il motoneurone , e cos
larticolazione si apre.

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