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= 155 mmoll
|K
+
]
c
= 4 mmoll
E
Nu
= 61 log [
12
145
= +66 mI _
Z
Nu
= +1
|No
+
]
= 12 mmoll
|No
+
]
c
= 145 mmoll
E
CI
= 61 log [
4
120
= 90 mI _
Z
CI
= 1
|Cl
-
]
= 4 mmoll
|Cl
-
]
c
= 120 mmoll
Stando a ci che abbiamo osservato, potremmo affermare che il cloro il responsabile del
potenziale di equilibrio, per io non mi fido e faccio una controprova. Se ci che osservo fosse vero,
cambiando le concentrazioni interna ed esterna al cloro, dovrebbe cambiare anche il valore della
ddp. Allora aggiungiamo del cloro, e riandiamo a misurare, sia la ddp che la concentrazione: notiamo
che la ddp rimasta a -90 mV e che anche il rapporto delle concentrazioni non variato, mentre
sarebbe dovuto variare. Ci significa che gli ioni si sono mossi attraverso la membrana, per fare in
modo che il potenziale non cambiasse; quindi adatta le sue concentrazioni interna ed esterna in
funzione di una ddp di membrana che gestita da qualcosaltro. Allora escludendo il cloro per
quanto detto, escludendo il sodio perch genera un valore troppo distante da quello cercato, non ci
resta che esaminare il potassio. Faccio quindi variare la concentrazione di potassio e vedo che il
potenziale dequilibrio cambia, ma cambia anche il potenziale di equilibrio del cloro, per non
diventa uguale a quello che io mi aspettavo. Diciamo che esiste una relazione diretta tra il potenziale
dequilibrio dello ione K
+
e il potenziale che misuro, che per rimane un po pi basso. Se io aumento
(in valore assoluto) il potenziale del potassio, aumenta anche quello della membrana.
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Facciamo quindi un grafico con la
concentrazione esterna del potassio e il potenziale di membrana, scoprendo che per valori elevati
della concentrazione esterna del potassio, il valore teorico e il valore misurato del potenziale di
membrana coincidono. E coincidono solo per valori superiori a 10: man mano che io abbasso la
concentrazione del potassio, e che quindi aumento il potenziale dequilibrio del potassio stesso, i
valori teorici e quelli misurati si discostano sempre pi, poich il potenziale calcolato maggiore di
quello che vado a misurare. Come mai avviene questo? Ho dimostrato che il potassio che pilota il
sistema, vedo con questaltro esperimento che c una coincidenza perfetta tra valore teorico
calcolato e valore misurato, entro certi limiti di variazione della concentrazione esterna di K
+
e a un
certo punto si perde questa coincidenza. Succede che, lo ione Na
+
, che in prima approssimazione si
pensa che non abbia permeabilit attraverso la membrana e quindi non passi, invece passa, per
valori di concentrazione del potassio bassi. In questo modo la membrana attraversata dallesterno
allinterno da cariche positive. Questo passaggio voltaggio dipendente: man mano che io
aumento la elettronegativit interna, aumento la conduttanza del sodio dallesterno verso linterno
e questo un evento depolarizzante. Infatti se da un lato lingresso del potassio tenderebbe a
iperpolarizzare linterno, dallaltro lingresso del sodio riduce questa iperpolarizzazione, e da qui
deriva appunto la differenza tra ddp teorica e ddp misurata. La corrente di ioni sodio pu essere
dunque espressa tramite la legge di Ohm: I
Na
=G
Na
(E
m
-E
Na
), dove I
Na
la corrente di ioni sodio, G
Na
]
[B
c
]
)
Osservando la relazione ricavata dallequazione di Nernst, inevitabilmente si giunge alla conclusione
che alla mancata espulsione del potassio in eccesso corrisponde un aumento del denominatore
dellargomento del logaritmo, dunque si riduce il rapporto, e quindi possiamo avere una situazione
in cui il potenziale di membrana non -90mV, ma ad esempio -80 mV; tutto ci crea problemi
fisiologici al funzionamento dei muscoli, ma soprattutto del cuore: si pu andare incontro a
tachicardia parossistica o altri problemi, anche legati al pompaggio di sangue. Tutto questo discorso
mostra quanto sia importante mantenere la situazione di equilibrio.
Avevamo visto inoltre, ragionando ione per ione al fine di trovare il responsabile di quel -90mV che si
misura a livello transmembranale, che potevamo escludere il sodio, dato che stando alle sue
concentrazioni, il potenziale del campo dovrebbe essere +66mV; facendo una prima prova col cloro,
si trovava un valore di ddp esattamente uguale a quello misurato: era lecito dunque pensare che in
quel processo fosse coinvolto esclusivamente il cloro; in realt, aumentando in vitro la
concentrazione esterna del cloro, abbiamo successivamente visto che il valore di ddp misurato non
cambia, poich anche la concentrazione esterna di tale ione si rimetteva nella situazione di partenza:
da tutto ci, lecito pensare che anche il potenziale dequilibrio del cloro pilotato da qualcosaltro.
Infine, andando a misurare il valore legato al potassio, troviamo un riscontro lievemente pi elevato
di quello misurato: ci si chiede quindi come mai, se il potassio il responsabile del potenziale di
membrana, il valore non sia uguale a -90mV; andiamo quindi a manovrare la concentrazione esterna
dello ione, troviamo che il potenziale dequilibrio si muove, in maniera direttamente proporzionale
con la variazione del rapporto di concentrazione.
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Si notava che andando a misurare il valore del potenziale di membrana per una concentrazione
esterna di potassio pari a 20 mmol/l, la ddp riscontrata era effettivamente corrispondente a quella
calcolata con lequazione di Nernst, ma che diminuendo la concentrazione esterna, il valore misurato
e quello stimato coincidono sino ad un certo punto. E evidente che per valori di concentrazione
esterna del potassio inferiori ai 10 mmol/l, in cui il potenziale di membrana e quello dello ione di
circa -60/65 mV, interviene un altro ione a rallentare la depolarizzazione, e il sospetto cade sullo
ione sodio. Ci si aspetta dunque che il potenziale del sistema vada a +66 mV, ma ci non accade.
Man mano che la concentrazione esterna del potassio diminuisce, aumenta la conduttanza al sodio,
e quindi la relativa corrente, che rallenta la depolarizzazione e causa quella differenza tra valori
misurati e valori calcolati che si vede nel grafico. La depolarizzazione si ferma quindi intorno a -90
mV, poich esistono dei fenomeni metabolici di membrana che, sotto spesa energetica esterna a
questo sistema biofisico di membrana, prendono gli ioni sodio e li portano fuori, contro gradiente.
Nel frattempo il potassio era uscito per equilibrare lingresso del sodio. Questa pompa ATPasica
detta pompa sodio-potassio, e si basa sulla possibilit di trasformare substrati energetici derivati
dallalimentazione da parte dellorganismo. Tale pompa fa parte del metabolismo basilare
dellorganismo, ossia quellinsieme di processi minimi necessari per sopravvivere, ossia atti a
mantenere la termoregolazione e allattuazione di altri processi che vedremo. Tutto questo ci costa
mediamente, tra le 1500 e le 2000 kcal al giorno, solo per mantenere un corpo fermo e permettergli
di respirare.
Un altro aspetto che abbiamo osservato che iniettando attraverso la membrana delle cariche
elettriche , si ha una modulazione del potenziale di membrana: a seconda del segno di tali cariche
elettriche si ha un aumento o una diminuzione della ddp transmembranale, ossia si va incontro a
iperpolarizzazione (iniettando cariche negative) o depolarizzazione (iniettando cariche positive). In
entrambi i casi, se si interrompe limmissione di cariche, dopo un certo tempo il sistema ristabilisce il
potenziale standard. Aumentando man mano il numero delle cariche immesse (negative o positive) i
rispettivi fenomeni crescono sino a che, per un certo valore di depolarizzazione, il fenomeno non
pi lineare rispetto a quello di iperpolarizzazione, ma si amplifica (vedere grafici e spiegazioni alle
pagine 9-10). Quello che succede un aumento della conduttanza al sodio voltaggio dipendente.
La depolarizzazione quindi aumenta con lingresso di ioni sodio, e non si ferma se non al cosiddetto
valore soglia per lo scatenamento del potenziale dazione e non si ha pi bisogno di iniezione di
cariche positive per aumentare la depolarizzazione, poich abbiamo innescato il ciclo di Hodgking,
dove la conduttanza al sodio aumenta spontaneamente, fino a che, teoricamente, la cellula
raggiunge un nuovo punto di stabilit che sarebbe il potenziale dequilibrio del sodio, cio +66 mV.
Questo valore non viene per raggiunto: la depolarizzazione si ferma a +10 mV a causa
dellinnescamento di un altro fenomeno voltaggio dipendente. Man mano che la cellula si
depolarizza, i canali al sodio, che prima si erano aperti, tendono a chiudersi. Tutto questo viene
spiegato con la teoria dei cancelli (pagine 10-11). Dopo la depolarizzazione si ha una ripolarizzazione,
e qui il sodio non responsabile, perch non entra ne esce. Non consideriamo il discorso delle
pompe, perch sono troppo lente per intervenire e ripristinare tutto, ma intervengono dopo che il
fenomeno di eccitazione finito. La ripolarizzazione dunque dovuta ad un altro fatto:
consideriamo lo ione potassio. La corrente potassio uguale a:
I
K
=G
K
(E
m
-E
K
)
Dove G
K
,E
m
ed E
K
sono, rispettivamente, la conduttanza al potassio, il potenziale di membrana e il
potenziale dequilibrio del potassio. In condizioni di riposo, lespressione (E
m
-E
K
) vale(-90-(-96)), ossia
+6 mV, che una spinta debole. Quando invece ritrovo il potenziale di membrana a +30 mV,
quellespressione assume il valore di +126 mV, che una spinta molto maggiore della precedente. Si
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consideri inoltre che in quelle condizioni si ha un aumento della conduttanza al potassio. Sotto
leffetto di questa spinta, cariche positive abbandonano linterno della cellula, con la conseguente
ripolarizzazione, alla quale segue la cosiddetta condizione di ripolarizzazione postuma. Questo ciclo
continua a ripetersi, come mostrato nel seguente grafico:
Si vede chiaramente come il potenziale dazione si propaghi come una corrente, ma senza
decremento di ampiezza; si ricordi inoltre che il PdA un transiente, che ha durata minima di 1ms
(nel sistema nervoso), fino a 15-20 ms a livello muscolare. La cellula pu rieccitarsi, quindi produrre
un nuovo potenziale dazione, non prima che sia passato un tempo pari al tempo della
depolarizzazione pi 1/3, del tempo di ripolarizzazione. Questo periodo detto periodo refrattario
assoluto, oltre il quale possibile rieccitare la cellula, ma necessaria stavolta molta pi energia di
stimolo di quanta ce ne voglia quando la cellula si trova a riposo; inoltre il potenziale che viene
generato pi lento e pi basso. Man mano che i nuovi stimoli si allontanano dal periodo refrattario
diventano pi ampi e rapidi. Come avviene la trasmissione di informazione senza decremento di
ampiezza? Se noi andiamo a vedere cosa succede in una struttura eccitabile, con una morfologia
allungata, come ad esempio il nervo, e in un punto del nervo si ha una depolarizzazione, si scatena il
potenziale dazione, e notiamo che il segnale si propaga senza alcuna variazione di ampiezza.
Consideriamo questimmagine come un tratto di assone, o se si preferisce anche di membrana
muscolare. Abbiamo la parte esterna (le sezioni B) con un addensamento di cariche positive, e la
parte interna A con un addensamento di cariche negative: questa una struttura polarizzata. Nella
sezione A avvenuta una depolarizzazione, c stato cio uno stimolo che ha ridotto le cariche
negative interne, ha ridotto la ddp che ha raggiunto la soglia, aumentata la conduttanza al sodio, si
innescato il ciclo di Hodgking, entrato sodio, si avuta linversione del potenziale e la
generazione del potenziale dazione. Nelle sezioni adiacenti tutto questo non avvenuto, quindi
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sono polarizzate normalmente; tuttavia, la presenza di ioni positivi in questa sezione A provoca i
cosiddetti rigetti di corrente, esterni e anche interni, ma noi vedremo quelli interni. Queste cariche
positive che sono entrate, gli ioni sodio, si spostano verso cariche negative adiacenti da una parte e
dallaltra, e vanno a neutralizzare parte delle cariche negative (Figura 1): non altro che una
depolarizzazione. Quindi le aree B, depolarizzate, raggiungono la soglia e producono a loro volta
potenziale dazione, identico a quello precedente; il periodo refrattario assoluto impedisce una
depolarizzazione immediata della zona A, che si era appena depolarizzata e che ora si sta
ripolarizzando: in questo modo evidente che parliamo di un fenomeno bilaterale centrifugo, che si
innesca nella zona A e si propaga via via (Figura 2).
Figura 1: Gli ioni sodio neutralizzano parzialmente le aree B e innescano la depolarizzazione
Figura 2: Il potenziale d'azione si propaga.
Questo spiega perch non vi decremento di ampiezza, poich ogni volta si genera un nuovo
potenziale dazione. Un altro aspetto importante del fenomeno la velocit di conduzione del
potenziale dazione: infatti questo aspetto un indice dellefficacia nella trasmissione
dellinformazione. In linea di massima dipende dalla legge di Ohm, poich le variabili in gioco sono
sezione e lunghezza del conduttore, ma bisogna anche considerare listologia della struttura che
andiamo a considerare. Ci riferiremo a cellule nervose, quindi agli assoni, che costituiscono la
stragrande maggioranza dei nostri tessuti di conduzione. Dallistologia noto che esistono due tipi di
assone, ossia dotati o meno di guaina mielinica. La guaina mielinica una struttura di tipo lipidico,
fortemente isolante per quanto riguarda la trasmissione transmembranale di qualunque
informazione; risulta per che lungo lassone mielinico esistano delle soluzioni di continuit, dette
Nodi di Ranvier, dove invece possibile la migrazione di ioni. Negli altri tipi di cellule nervose, che
sono pi sottili, non esiste la guaina mielinica, ed infatti sono dette cellule mieliniche, e in queste la
trasmissione possibile sezione per sezione. Abbiamo che la velocit di trasmissione nelle cellule
nervose mieliniche maggiore rispetto a quella delle cellule amieliniche, poich in queste ultime la
trasmissione dellinformazione deve avvenire per tutta la lunghezza del conduttore, mentre nelle
cellule mieliniche, la trasmissione del sodio avviene solo a livello dei nodi di Ranvier, che si sposta in
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modo rapidissimo da un nodo allaltro senza dover depolarizzare tutta la cellula nella sua lunghezza,
come mostra la seguente schematizzazione
Figura 3: Propagazione del potenziale d'azione nelle cellule amieliniche.
Figura 4: Propagazione del potenziale d'azione nelle cellule mieliniche.
Matematicamente, abbiamo che V
M
>V
A
, poich V
M
legato in maniera lineare al diametro della
cellula dalla seguente relazione lineare:
V
M
= []6 [m/s]
Si hanno quindi 6 metri al secondo per ogni micron di diametro di sezione, per cui se consideriamo il
caso di un nervo grosso come quello che manda le informazioni dai recettori muscolari del tricipite
della sura, che ha una fibra afferente a livello del midollo spinale di 20, si ha una velocit di 120
m/s. Al contrario le cellule mieliniche hanno invece una relazione del tipo;
V
A
=
[m/s]
La velocit di trasmissione nelle cellule mieliniche quindi pari alla radice quadrata del diametro
della sezione, e non hanno dunque la funzione di rapida trasmissione, come vedremo. Come
facciamo a misurare la velocit di trasmissione? Prendiamo come esempio una gamba: attraverso
uno strumento chiamato stimolatore, che produce correnti elettriche adatte e non dannose,
iniettiamo le famose cariche elettriche che abbiamo visto prima in vitro, e posizioniamo un
voltmetro in un altro punto della gamba. Si misura la distanza tra il punto dapplicazione dello
stimolatore e il voltmetro, si fa partire lo stimolo, che dopo un certo periodo arriva e viene rilevato
sul voltmetro. Allora sapendo spazio e tempo, conosciamo la velocit. Questa procedura detta
elettroneurografia.
Fisiologia del sistema nervoso.
Abbiamo acquisito le basi del funzionamento dei sistemi di trasmissione del nostro organismo, ora
vedremo pi nello specifico le strutture e le varie funzioni. Dallanatomia ben nota la distinzione
tra sistema nervoso centrale e periferico: il primo costituito dal cervello e dal midollo spinale, il
secondo da tutte le altre terminazioni nervose. Si pu anche parlare di sistema nervoso afferente e
sistema nervoso efferente: abbiamo informazioni che escono e si diramano tramite effettori, e
informazioni che da sensori o recettori, dalla periferia, entrano nel midollo spinale. Tutto questo
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sistema si basa sia sulla modulazione di frequenza che abbiamo appena introdotto, sia sulla
possibilit di poter modulare ulteriormente questa frequenza tramite filtri di tipo chimico. Si parla
delle sinapsi neurone - neurone. Dallanatomia si appreso che il neurone ha una dimensione finita
che, per quanto lunga, termina con un bottone, il bottone o membrana presinaptica. Ogni neurone
connesso con altri neuroni, ma c una soluzione di continuit tra un neurone e laltro, una fessura, il
cosiddetto spazio sinaptico. I neuroni non sono quindi anatomicamente attaccati, ma si ha una
continuit di funzionamento. Se si ha lo scatenamento del potenziale dazione in un neurone, come
fa a propagarsi agli altri neuroni ad esso connessi? Accade che nel neurone si ha la sintetizzazione di
un certo tipo di sostanza, genericamente detto mediatore chimico. Nel nostro caso specifico, ad
esempio, ci stiamo riferendo al mediatore chimico acetilcolina, che viene sintetizzato in un certo tipo
di neuroni in zona presinaptica: ci sono sistemi enzimatici, mitocondri, che sintetizzano questa
molecola, che una volta prodotta viene conservata in vescicole. Quando il potenziale dazione giunge
alla membrana presinaptica, si nota un avvicinamento di queste vescicole alla membrana, seguita da
una fusione delle vescicole stesse con la membrana, dallapertura della membrana e dallestrusione,
nello spazio intersinaptico, dellacetilcolina. Tutto questo pu avvenire solo con la presenza dello
ione calcio Ca
++
, il quale, in condizione di depolarizzazione entra nella membrana presinaptica ed il
responsabile dellapertura della membrana. La quantit di mediatore chimico che viene estrusa di
tipo quantico, ossia non vengono liberate una o due molecole, ma una o due vescicole, e dipende
dallampiezza e dalla frequenza del potenziale dazione. Abbiamo quindi una trasduzione di energia,
dal tipo elettrico al tipo chimico, a livello presinaptico. Questa acetilcolina va a disperdersi un po
dappertutto, ma una certa quantit va a finire sulla membrana postsinaptica, cio sullaltro neurone:
su questa membrana ci sono delle formazioni chimiche, detti recettori di membrana per
lacetilcolina, che sono delle molecole con unaltissima affinit con lacetilcolina. Se una molecola di
acetilcolina si avvicina ad un recettore, viene catturata, e si forma un complesso chimico recettore-
mediatore, che ha la funzione di aprire i famosi cancelli al sodio e quindi di innescare il ciclo di
Hodgking nella membrana postsinaptica. In questo modo si ripete questa serie di operazioni che
portano alla propagazione del potenziale dazione. Applicando tutto questo alla generazione di
movimento muscolare, c bisogno di un meccanismo che permetta di scaricare subito la struttura
dallacetilcolina, e che quindi permetta la ripolarizzazione per consentire una nuova
depolarizzazione, in modo che si sommino gli effetti di contrazione uno dietro laltro. Ci sono delle
sostanze, nello spazio intersinaptico, dette colinesterasi, che sono enzimi che attaccano lacetilcolina
non permettendone il riconoscimento da parte dei recettori, ed in questo modo avviene la
ripolarizzazione e si ripete il ciclo, sino ad avere una serie di contrazioni muscolari. Esistono sostanze
dette inibitori delle colinesterasi: in questo modo lacetilcolina non viene mai inibita e si ha la paralisi
spastica (mentre in caso di inibizione totale dellacetilcolina, come col curaro, si ha paralisi flaccida),
ossia il muscolo rimane contratto. Gran parte degli insetticidi, ad esempio, sono inibitori delle
colinesterasi, ed ecco perch sono molto pericolosi.
La giunzione neuro-muscolare.
Possiamo ora vedere un tipo di sinapsi che ci interessa in particolare, che la sinapsi neuro
muscolare, la giunzione nervo muscolo.
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Nella prima immagine vediamo, in maniera molto schematizzata, tutto ci che va a collegarsi alla
terminazione nervosa amielinica che si interfaccia con la membrana muscolare; nellimmagine a
destra si vedono chiaramente le vescicole contenenti lacetilcolina, la fessura sinaptica, i recettori
postsinaptici e tutto il resto della struttura. Allinterno della terminazione presinaptica colinergica si
attua la sintesi dellacetilcolina. Il potenziale dazione presinaptico induce la migrazione delle
vescicole contenenti acetilcolina verso la membrana presinaptica. La depolarizzazione della
membrana presinaptica, in presenza di Ca++, induce lestrusione del mediatore. Lacetilcolina d
luogo ad una depolarizzazione chiamato potenziale di placca. Il legame mediatore-recettore
postsinaptico antagonizzato dalle colinesterasi, per consentire la ripetitivit dellevento potenziale
dazione.
I motoneuroni.
Ci stiamo avvicinando, pian piano, a parlare di quel meccanismo chiamato riflesso spinale. I riflessi
rappresentano dei fenomeni o dei meccanismi per cui si ha lo scatenamento di un potenziale
dazione, che percorrendo il nervo afferente giunge ai muscoli, per poi tornare per vie efferenti
direttamente al midollo spinale, senza passare per lencefalo: si ha quindi un fenomeno totalmente
spinale. La caratteristica dei riflessi lavere un comportamento stereotipato. Sono molto importanti
i riflessi spinali legati al movimento e alla locomozione: il vantaggio di questo sistema che ci
consente di effettuare diverse azioni senza il bisogno di doverle pensare. Ad esempio, io sto in piedi,
e non un evento cos immediato come si potrebbe pensare, poich va contro la legge di gravit,
che imporrebbe il piegamento delle ginocchia e la caduta. Non cado perch ci sono delle strutture, i
muscoli antigravitari (quadricipite femorale, glutei), che vengono attivati, producono forza, che
stende larticolazione del ginocchio. Per quanto il midollo spinale sia organizzato come detto, molti
movimenti sono influenzati dalla cosiddetta encefalizzazione, ossia, per quanto la loro realizzazione
sia del tutto autonoma dallencefalo, sono coordinati da un progetto che noi abbiamo in mente,
come il mantenimento della postura, che ha origine riflessa, come abbiamo appena visto.
Figura 5: Riflesso monosinaptico.
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Il riflesso da stiramento viene evocato dall'allungamento del muscolo e provoca una risposta
contrattile che tende e a ridurre la lunghezza del muscolo stesso. La risposta presenta due
componenti, una fasica di breve durata evocata dal rapido cambiamento di lunghezza ed una tonica
indotta anche da lente variazioni del muscolo. L'attivit riflessa non riguarda solo il muscolo stirato
che si contrae ma anche il muscolo antagonista che si rilascia (fenomeno detto innervazione
reciproca). Questa risposta avviene con una latenza molto bassa che spiegabile solo attraverso la
presenza di una sinapsi diretta tra fibra afferente e neurone motore (riflesso monosinaptico) ed
proporzionale all'intensit dello stiramento ed alla velocit con cui viene provocata. I riflessi spinali,
che costituiscono il primo livello dell'organizzazione motoria, si basano sulla risposta diretta a stimoli
recettoriali. I recettori specializzati del muscolo sono i fusi neuromuscolari e gli organi muscolo
tendinei del Golgi.
Il riflesso monosinaptico.
Riferendoci alla figura 5, parliamo ora di questo riflesso, che sul piano anatomico il pi semplice,
consta di pochi elementi: midollo spinale, muscolo scheletrico, fuso neuromuscolare, fibra afferente
Ia e motoneurone . Le fibre Ia hanno diametro di circa 16-20 . Proviamo a fare un ragionamento:
consideriamo il quadricipite, che ha lunghezza di circa mezzo metro: quanto tempo impiega il riflesso
per attivarsi?Facciamo qualche calcolo: se avessimo un metro di una struttura che viene attraversata
da un informazione a 120 m/s, questa informazione percorrerebbe la struttura in 10 ms;
aggiungiamo i tempi sinaptici, ossia il tempo che il mediatore impiega a trasferirsi dalla membrana
presinaptica alla postsinaptica (parliamo di 1, massimo 2 ms); c poi il tempo di trasferimento dalla
giunzione neuromuscolare alla membrana, anchesso della durata di pochi millisecondi, e
soprattutto c il tempo di eccitazione e contrazione del muscolo, che pu richiedere anche 50, 100
ms. Quindi in totale parliamo di circa 100, 150 ms: sono dei tempi che noi, con la volont, non
riusciremmo ad attuare.
Abbiamo qui uno schema, sul posizionamento dei recettori: abbiamo le fibrille muscolari, dette
anche fibre extrafusali, e abbiamo il recettore (intrafusal fiber), messo in parallelo con le fibre:
notiamo come sia pi affusolato sulle estremit e come la sua struttura sia di diametro maggiore
nella parte centrale. La caratteristica istologica del recettore che esso costituito strutturalmente
in maniera analoga alle fibre muscolari: anchesso formato da sarcomeri, al suo interno ha delle
sottilissime fibre muscolari, ed quindi capace di contrarsi. Un esempio tipico del funzionamento dei
riflessi levocazione del riflesso patellare: si cerca la nicchia sotto la rotula, dove c un tendine, e si
d un colpetto secco e veloce. Tramite questo colpetto, non si fa altro che modificare la lunghezza
del tendine del quadricipite, il quadricipite si allunga, stira i fusi neuromuscolari, si innesca la risposta
riflessa, si ha la contrazione del muscolo estensore, e si ha lestensione dellarticolazione del
ginocchio. Chiaramente il colpetto dura poco, la contrazione finisce e la gravit riporta larticolazione
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nella posizione precedente. Tutto questo serve al neurologo per sapere se il sistema sta funzionando
bene, ma anche a stabilire se si hanno dei danni muscolari. In sequenza si ha:
Abbiamo la struttura formata da tendine, rotula e quadricipite, midollo spinale,motoneurone , fibra
Ia, che nasce dai fusi neuromuscolari, entra e chiude il riflesso monosinaptico.
22
Ammettiamo che l
0
sia la lunghezza di riposo del muscolo quadricipite e dei suoi fusi neuromuscolari.
Se vado ad osservare lattivit di scarica dei nervi afferenti Ia ed efferenti motoneuroni, vedo che
c un certo tono: il nervo Ia trasferisce continuamente potenziale dazione. Significa che il fuso
neuro muscolare continuamente disteso rispetto alla sua posizione di riposo meccanico. Per via
riflessa, se c attivit nella fibra Ia, ce n anche nel motoneurone , nella condizione di
preeccitazione. Opero la deformazione del tendine col martelletto: ho prodotto un allungamento del
sistema e del suo fuso neuro muscolare. Si osserva una aumento della frequenza di scarica del
potenziale dazione a livello di fibra afferente e, con un certo delay, o ritardo, si trasmette al
motoneurone : il risultato che il sistema si accorcia; successivamente, finito lo stimolo di
stiramento, il muscolo si inflaccidisce perch non arrivano pi impulsi al motoneurone e la gamba
torna in posizione di riposo. La prossima volta vedremo che questo sistema di meccanismi ci
consente di stare in piedi.
Figura 6: Schema del fuso neuromuscolare
Il fuso neuromuscolare composto, al suo interno, da 5, 6 fibrille, ed circondato da guaina
connettivale. Queste fibre muscolari sono di due tipi: quelle disegnate in rosso dette a borsa di
nuclei, dove i nuclei sono concentrati al centro, e quelle blu dette a catene di nuclei, dove i nuclei
sono appunto disposti uno dietro laltro, e sono un po pi corte; questi due tipi di fibre hanno
funzioni diverse. Sia le fibre a borsa di nucleo che quelle a catena di nucleo sono innervate in
maniera complessa:
Figura 7
C un innervazione afferente al midollo spinale, rappresentata dalle due terminazioni anulo-spirali
in figura, che nasce da queste fibre e va verso il midollo spinale, ma ci sono anche delle innervazioni
motorie: come tutte le fibre muscolari, anche i fusi sono innervati da motoneuroni efferenti dal
midollo spinale ( e ), e quindi se questi motoneuroni vengono attivati, i loro sarcomeri tendono a
contrarsi, e questo importantissimo perch ci consente di effettuare movimenti precisi: sono alla
23
base del fatto che noi decidiamo di prendere un determinato oggetto, come una penna, pilotando
semplicemente il movimento della punta delle dita, senza pensare a dover muovere tutte le altre
articolazioni.
Lezione del 05/12/2008
Riepilogo della lezione precedente.
Facendo riferimento alla figura 7, riprendiamo il discorso relativo ai fusi neuromuscolari, strutture
che contengono strutture muscolari connesse a terminazioni nervose: le fibre del gruppo Ia, che
escono, cio afferenti al midollo spinale, che nascono dalle terminazioni anulo-spirali , strutture
situate a livello equatoriale del fuso neuromuscolare; le Ia possono avere diametro sino a 20 . Ci
sono poi le fibre del gruppo II , posizionate in modo pi polare,pi sottili delle precedenti (circ met
del diametro) e quindi pi lente. Abbiamo detto che questi sono i due tipi di fibre afferenti, che
portano informazioni al midollo spinale che nascono dalleventuale deformazione meccanica delle
fibre intrafusali, che possono essere o stirate da forze esterne, o contratte perch il muscolo si sta
contraendo. Linformazione nasce in caso di stiramento, ed infatti questi recettori sono detti
recettori da stiramento.
Dinamica dello stiramento del fuso neuromuscolare.
Figura 8: Modello di fuso neuromuscolare
Tutto questo, sul piano meccanico, ha un senso ben preciso: se prendiamo un muscolo scheletrico,
ad esempio un bicipite, col relativo fuso neuromuscolare, ogni variazione di lunghezza che il muscolo
subisce, si riscontra anche sul fuso neuromuscolare, data la loro connessione in parallelo meccanico.
Questo significa che se si applica una forza F a questo sistema, sottoponendolo a deformazione di
lunghezza, dalla terminazione anulo-spirale arriva uninformazione sottoforma di frequenza di
potenziali dazione al midollo spinale, attraverso le corna dorsali o posteriori, informazione che
legata linearmente o proporzionalmente alla variazione di lunghezza subita dal muscolo. Abbiamo
quindi un sensore di lunghezza del muscolo. Questa informazione, una volta che entra nel midollo
spinale, attiva un riflesso che torna indietro tramite il motoneurone , situato nelle corna ventrali
del midollo spinale: parliamo di sostanza grigia. Il motoneurone esce dal midollo spinale, e lassone
va ad innestarsi col fuso neuromuscolare corrispondente . In questo modo abbiamo un circuito
chiuso, il cosiddetto arco riflesso monosinaptico. Il significato funzionale di questo riflesso che se io
stiro il muscolo, si allunga la terminazione anulo-spirale, in questo modo aumenta la frequenza della
scarica di potenziali dazione della fibra afferente Ia, entra nel midollo spinale, passa nel
motoneurone , ne aumenta la depolarizzazione e genera una scarica di potenziali dazione che
arriva alla placca o giunzione neuromuscolare; si ha poi emissione di acetilcolina, col conseguente
legame mediatore-recettore, aumento della conduttanza al sodio, depolarizzazione della membrana
muscolare, estrusione di calcio dal reticolo sarco-plasmatico verso il sarcomero, attivazione della
contrazione, quindi accorciamento del muscolo. Questo meccanismo alla base del controllo della
postura, che altro non se non la posizione relativa delle articolazioni istante per istante. Se
qualcuno o qualcosa che non sia la nostra volont tenta di distogliere larticolazione da quella
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postura programmata, questo riflesso lo impedisce. Naturalmente questa sembrerebbe una cosa
inutile, perch altrimenti noi non potremmo muoverci ne compiere nessuna azione; evidentemente
il sistema nervoso molto articolato e plastico, per cui ci sono dei meccanismi che modulano le
informazioni di periferia sulla base di ulteriori comandi centrali, per cui pu essere inibita
parzialmente o totalmente questa situazione appena descritta, attraverso interferenze nello spazio
sinaptico. Si tenga conto che su ogni motoneurone ci sono tra le 1000 e le 3000 terminazioni
sinaptiche di altri neuroni il risultato unintegrazione spazio temporale di tutte queste
informazioni, convergenti sul motoneurone. Abbiamo gi detto che possiamo adottare un modello
meccanico analogo al fuso neuromuscolare, sul piano delle caratteristiche materiali e di
deformazione allapplicazione di forze. Sappiamo benissimo che i corpi solidi possiedono o meno
caratteristiche di deformazione elastica, o di viscoelasticit. Possiamo ragionevolmente pensare,
perch ce lo dimostra levidenza sperimentale, che la parte equatoriale o centrale della fibra
intrafusale abbia caratteristiche assimilabili ad un corpo elastico: questo significa che se applico una
forza di trazione al corpo centrale, il sistema si deforma, si allunga, istantaneamente, in maniera
proporzionale alla forza applicata ed alla sua rigidit, ma se la forza viene tolta il sistema recupera
istantaneamente la posizione originale. Le zone polari, le estremit, dove non c la terminazione
anulo-spirale ma ci sono i sarcomeri, si comportano come corpi con caratteristiche di viscosit, per
cui noi le assimiliamo ad un sistema come un cilindro, contenente un fluido, a cui applicato uno
stantuffo.
Sappiamo che una struttura viscosa, sottoposta a forza, si deforma in direzione della forza, ma tale
deformazione non istantanea, e al cessare della forza non recupera la posizione originale. Allora
noi mettiamo insieme queste due caratteristiche strutturali, e abbiamo un corpo elastico al centro e
due strutture viscose ai lati. Ammettiamo di stirare il muscolo, e quindi il fuso neuromuscolare:
succede che quando applico un gradino di forza (in nero in figura 9) al sistema, esso si allunga.
Figura 9
Vediamo bene dal grafico che la parte centrale (in rosso) si deforma istantaneamente con
lapplicazione della forza. Per ci che interessa a noi, accade che la terminazione anulo-spirale viene
meccanicamente deformata, temporalmente in maniera coerente con la forza applicata; questa
deformazione implica un aumento della conduttanza al sodio nella terminazione nervosa, si innesca
un ciclo di Hodgking e quindi partono potenziali dazione, che attivano il riflesso. Se io per applico
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una forza e la mantengo nel tempo, succede che lenergia elastica accumulata viene recuperata a
spese delle strutture viscose, che vengono stirate. C quindi una fase successiva in cui si ha
lannullamento della deformazione della parte centrale, compensata da un progressivo
allungamento delle parti polari, perch la deformazione totale deve essere mantenuta.
Ma allora linformazione che arriva non costante: si ha un picco di deformazione, e quindi di
depolarizzazione, e poi una riduzione; questo picco tanto alto quanto veloce lapplicazione della
forza, e questo molto importante per il tipo di informazione che d questo recettore. Si considera a
questo punto un esperimento di tanti anni fa, condotto su preparati animali.
E possibile isolare, con delle tecniche di microchirurgia, dei fusi muscolari animali, esattamente
presi dal dito lungo della zampa posteriore della rana, si estrae il muscolo estensore, lo si spella e si
ottiene il fuso neuromuscolare con le sue terminazioni nervose. Questo si fa allinterno di una micro
vaschetta contenente un liquido nutritizio; si fissa un capo del fuso ad una parete della vaschetta, e
laltro capo viene fissato ad un asse, in questo caso si tratta di un pezzetto di lenza di nylon, a sua
volta legato ad un motorino con un asse che pu oscillare; questo motore controllato
elettronicamente in modo da poter monitorare landamento della velocit angolare nel tempo.
Abbiamo inoltre collegato un troncone della terminazione Ia ad un filino di platino, collegato ad un
oscilloscopio, mentre con un altro oscilloscopio controllo il troncone di terminazione di tipo II.
Figura 10
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Si far ora riferimento alla figura 10. Si genera un impulso meccanico, che ha generato la variazione
di 1 mm della lunghezza del sistema, e lo ha fatto il 40 ms. Si sostiene questo allungamento per un
certo periodo e poi lo si fa cessare. Andiamo a valutare landamento della scarica del potenziale
dazione nelle due terminazioni collegate agli oscilloscopi: si nota chiaramente che allinizio
dellallungamento, la frequenza di scarica nella terminazione Ia aumentata moltissimo rispetto alla
condizione di riposo. Una volta raggiunto il nuovo valore di lunghezza e la mantengo tale, questa
frequenza di scarica si riduce: sempre superiore alla frequenza a riposo, ma scemata rispetto alla
precedente, che era conseguente allaumento dinamico della lunghezza del fuso. Abbiamo quindi
due informazioni, una relativa alla fase dinamica, ossia che riguarda la fase di allungamento, e una
relativa alla fase statica, in cui la lunghezza del fuso non varia, ma resta costante. Se vado a guardare
le fibre del gruppo II c, rispetto alla condizione precedente, un aumento della frequenza che per
non distinguibile tra fase dinamica e fase statica. Rimettiamo a riposo la fibra e ripetiamo
lesperimento, stavolta raddoppiando lallungamento (figura 10, colonna 2), mantenendo la stessa
velocit di allungamento: arriveremo a 2 mm in 80 ms. Andando a valutare landamento della
frequenza di scarica, la fibra Ia aumenta la sua frequenza di scarica durante lallungamento, e anche
la frequenza di scarica in fase statica ha subito un raddoppiamento, proporzionalmente al
raddoppiamento dellallungamento che abbiamo imposto al fuso; lo stesso si pu dire per la fibra del
gruppo II, che aumenta la frequenza ma che, come nel caso precedente, non permette una
distinzione tra fase dinamica e fase statica. Possiamo quindi dire che, facendo un diagramma della
relazione tra la variazione di lunghezza e la variazione di frequenza, troviamo una retta. Rimettiamo
a riposo il fuso e, come mostrato nella colonna 3, ripetiamo lallungamento di 1 mm, stavolta
dimezzando il tempo di allungamento, ossia raddoppiando la velocit di stiramento: notiamo, nel
diagramma delle frequenze, che la variazione della frequenza di scarica nella fibra Ia aumentata
notevolmente rispetto alla condizione di riposo, mentre nelle fibre del gruppo II si ha lo stesso
comportamento che si osservato nel primo caso. Questultima osservazione ci d uninformazione
di tipo meccanico: la parte anulo-spirale ci dice la velocit con cui il muscolo stato stirato, mentre
dalla parte statica stabiliamo a che allungamento ci siamo fermati. A cosa serve questinformazione?
Torniamo al riflesso: ricordiamo che il riflesso ci deve impedire di cadere, ad esempio; se un peso
grava sulle mie spalle, maggiore il peso, maggiore sar la velocit del riflesso e maggiore sar
lallungamento. La risposta dinamica del sistema proporzionale, e quindi avremo un aumento della
frequenza di scarica di rientro del riflesso tanto alto quanto sar maggiore la velocit di stiramento,
avendo in questo modo una risposta abbastanza rapida per il recupero della posizione. Andiamo ora
a valutare in modo pi completo il sistema, considerando, oltre alle fibre Ia e II, le fibre efferenti, gli
assoni dei motoneuroni.
Figura 11
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Arriva dellinformazione nei motoneuroni, si stimola la produzione di acetilcolina e si ha la
generazione di forze di contrazione, che dovrebbe consentire lavvicinamento dei capi tendinei, ma
ci non accade, perch chiaramente non pu generare forza sufficiente. Allora arrivata
uninformazione dai motoneuroni , si avuta una contrazione dei sarcomeri, e questa forza si
scaricata tramite lo stiramento della parte equatoriale: stiamo ugualmente deformando la
terminazione anulo-spirale. Ecco cosi spiegato il controllo riflesso dei nostri movimenti, in cui noi
focalizziamo lattenzione solo sul movimento finale, sullobiettivo. Per provare tutto ci, ci si riferisce
allesperimento precedente e alla figura 11. Abbiamo la stessa situazione precedente, con un
motorino, le fibre Ia e II, e stavolta abbiamo anche le fibre efferenti , che sono di due tipi:
S
e
D
,
gamma statico e gamma dinamico. Ripetiamo lesperimento di prima, produco un allungamento del
fuso neuromuscolare a velocit costante, mantengo lo stiramento per un certo periodo e poi faccio
recuperare alla struttura la sua lunghezza originale. Accadr ci che abbiamo gi visto: nella fibra Ia
ci sar un aumento della frequenza di scarica in fase dinamica, un aumento in fase statica ma pi
basso della fase dinamica, mentre nella fibra del gruppo II ci sar un aumento generale, ma senza
distinzione tra fase dinamica e fase statica. Nella seconda riga della figura 11 evidenziata la novit
dellesperimento: simulo, sul motoneurone
S
, lattivit del midollo spinale, stimolandolo, e
generando un potenziale dazione che si trasmette. Tutto questo si realizza con i soliti stimolatori
elettrici, in grado di simulare lattivit nervosa, producendo degli spike, con frequenze ed ampiezze
regolabili. Noto che la frequenza di scarica della fibra II in fase statica raggiunge la frequenza della
fibra Ia in fase dinamica: abbiamo quindi di fronte un amplificatore di frequenza.
Intuitivamente quindi, se si va a stimolare la
D
accade che si ha un aumento della frequenza di
scarica della fibra Ia.
Tutto questo va a raffinare ulteriormente la sensibilit dei nostri movimenti e riflessi.
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Il riflesso miotatico.
In questo schema vediamo larticolazione del gomito: B= muscolo bicipite, flessore del gomito, T=
muscolo tricipite, estensore del gomito. Questi muscoli sono detti muscoli antagonisti: a seconda
della risultante delle forze di questi due muscoli, il gomito assume posizioni differenti. Nello schema
abbiamo inoltre una sezione del midollo spinale, da cui si dipartono assoni di motoneuroni ,
schematicamente definiti come MB ed MT. Ognuno di questi motoneuroni, oltre a differenziarsi
anatomicamente dallaltro, ha anche dei rientri riflessi differenti, a seconda di ci che la fibra
intramuscolare trasmette. Abbiamo inoltre schematizzato la fibra afferente IaB, che dal bicipite esce
e va a chiudere il circuito direttamente su MB, consentendo la depolarizzazione, la produzione di
acetilcolina e la contrazione del bicipite; c inoltre una divergenza da cui si diparte unaltra fibra
afferente parallela, che va a fare sinapsi con un piccolo interruttore spinale: questinterruttore, se
stimolato, inibitorio, cio produce un mediatore chimico chiamato acido gamma-aminobutirrico
(GA-BA) che iperpolarizzante, cio riduce la sensibilit della membrana postsinaptica, e quindi
tende a spegnere. Naturalmente tutto questo esiste in modo speculare per il tricipite, anche se
nello schema non riportato. Abbiamo quindi un aumento della frequenza di scarica nel bicipite e
una relativa generazione di forza nel muscolo, e parallelamente uninibizione del motoneurone del
tricipite in modo che, ad esempio, mentre io sollevo lavambraccio, il tricipite non me lo impedisca.
Questo meccanismo, chiamato innervazione reciproca, in grado non solo di gestire due muscoli,
ma come si visto, un intero sistema.
Lorgano tendineo del Golgi.
Lorgano tendineo del Golgi (OTG) un altro recettore da stiramento, ma d delle risposte diverse a
causa della sua posizione anatomica. Anzich essere messo in parallelo ad un muscolo, in serie:
Figura 12
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Esso situato tra la fine della struttura muscolare e linizio della struttura tendinea, ma
fondamentalmente situato pi sul tendine che sul muscolo. Quindi, perch esso si deformi, si deve
deformare la struttura su cui poggiato, cio il tendine. Normalmente, sul piano della rigidit
meccanica, il tendine ben pi rigido del muscolo: ebbene, se applichiamo un carico, ci rendiamo
conto che questo un recettore della forza generata dal muscolo a cui esso collegato.
Ricapitolando, il fuso neuromuscolare un recettore di lunghezza, mentre lOTG di forza. E un
recettore estremamente sensibile, e la frequenza di scarica che manda al midollo spinale
linearmente collegata alla quantit di forza generata dal muscolo. Come si pu vedere dalla figura,
dallOTG si diparte unaltra fibra afferente detta Ib, pi sottile della Ia ma la cui velocit di
trasferimento delle informazioni si attesta sempre intorno ai 100 m/s. Entra nel midollo spinale dalle
corna dorsali, arriva al motoneurone del muscolo omologo non per connessione diretta, ma
tramite un altro motoneuroncino inibitore (disegnato in blu). In altre parole: il muscolo genera forza,
lOTG viene deformato, manda una frequenza di scarica proporzionale allallungamento subito e
quindi alla forza del muscolo, entra nel midollo spinale, arriva allinterneurone, che viene eccitato e
produce GA-BA, che iperpolarizza la membrana del motoneurone omologo, e quindi riduce la forza:
abbiamo quindi un feedback negativo, opposto a quello dei fusi neuromuscolari, e ha la funzione di
preservare da rotture muscolari generate da un eccesso di forza prodotta dal muscolo stesso.
Questo un riflesso protettivo, perch possibile che in certi soggetti la forza prodotta da un
muscolo sia superiore alla soglia di resistenza meccanica del muscolo stesso, con conseguenti
distaccamenti tendinei.
Dallimmagine sopra evidente come sul motoneurone ci sia una sommazione spazio temporale di
informazioni, per cui si ha un contrasto di informazioni, in modo tale da impedire al muscolo di
potersi danneggiare.
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Questo meccanismo di protezione pu non funzionare correttamente a seconda della velocit con
cui la forza agisce sul sistema o ad esempio in caso di tendinosi o altre patologie che non rendono
ottimale il funzionamento del sistema, oltre ad alterarne le caratteristiche strutturali di resistenza
meccanica. Infine parliamo del riflesso a serramanico, riferendoci ad un organismo decerebrato,
poich i controlli centralizzati attenuano di molto gli effetti di tale riflesso. Applico una forza
allarticolazione del gomito, inizia lo stiramento del bicipite, partono i riflessi dei fusi neuromuscolari
che tendono ad impedire tale stiramento, e quindi aumenta la forza del bicipite. Questo aumento di
forza per, si traduce in un aumento di deformazione dellOTG, che in via riflessa tende ad inibire il
muscolo stesso, man mano che la forza aumenta. C una specie di battaglia tra le scariche dei
potenziali dazione (Ia e Ib) del fuso neuro-muscolare e dellOTG, come mostra la figura seguente:
Alla fine a prevalere proprio lOTG, che fa rilasciare il muscolo inibendone il motoneurone , e cos
larticolazione si apre.