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L'Osservatore Romano, quinta-feira 24 de junho de 1999. Casta meretrix: uma expresso mal-entendida?

Enrico Dal Covolo

1. Introduo Na carta apostlica Tertio millennio adveniente, publicada no dia 10 de novembro de 1994, Joo Paulo II indicou entre as tarefas dos cristos que se encaminham para o anos dois mil um srio exame de conscincia: a Igreja assuma com maior conscincia o peso do pecado dos seus filhos [...] necessrio emendar-se, invocando intensamente o perdo de Cristo (n. 33-34). O claro pronunciamento do magistrio pontifcio fez surgir um amplo debate, que pode tambm ser relacionado com uma recente publicao do Cardeal Giacomo Biffi, Arcebispo de Bolonha, com o ttulo de Casta meretrix. Ensaio sobre a eclesiologia de Santo Ambrsio (Casta meretrix. Saggio sull'ecclesiologia di Ambrogio, Casale Monferrato 1996). Trata-se de um livro que interpela tanto o eclesilogo quanto o patrlogo, e que estimula de forma original a pesquisa. Sendo assim, penso que no seja intil propor algumas reflexes a respeito do pequeno livro de Biffi. Levando em conta sobretudo que o livro se conclui com o auspcio: Este ensaio escreve o Cardeal tinha como objetivo fazer uma primeira abordagem a um pensamento que merece nossa ateno, na esperana de que algum se sinta estimulado a prosseguir a pesquisa (p. 55). O desejo de Biffi tem em vista evidentemente o tema da eclesiologia de Santo Ambrsio no seu conjunto, mas no este o assunto que nos interessa. O problema que desejamos abordar muito mais limitado e podemos apresent-lo da seguinte maneira: em que sentido Santo Ambrsio define a Igreja como casta meretrix? 2. O texto de Santo Ambrsio Levemos em conta antes de tudo o contexto do clebre oximoro. Santo Ambrsio em seu comentrio ao Evangelho de So Lucas confronta a genealogia de Jesus fornecida por Lucas com a de Mateus, e se detm nesta expresso de So Mateus: Jud gerou, com Tamar, Fars e Zara(Mt 1, 3). Mas por que se pergunta Santo Ambrsio neste caso so nomeados os dois filhos de Jud, quando teria sido suficiente nomear apenas um? evidente que aqui encontra-se uma realidade misteriosa e, para explic-la, o Bispo de Milo exorta os fieis a passar do sentido histrico para o moral e, da, ao sentido mstico. Para compreender o sentido histrico, Santo Ambrsio se remete narrativa do Gnesis onde se l que Quando chegou o tempo do parto, Tamar teve gmeos. Durante o parto, um deles estendeu a mo, e a parteira pegou-a e amarrou nela uma fita vermelha, dizendo: Foi este que saiu primeiro. Mas ele retirou a mo e foi seu irmo quem saiu. Ento a parteira disse: Que brecha voc abriu! E o chamaram Fars. Em seguida, saiu seu irmo, que tinha a fita vermelha na mo, e o chamaram Zara (Gen 38, 27-30). Zara, em hebraico Zerah, significa

Zara, in ebraico Zerah, significa bagliore dell'aurora che precede il giorno; Fares, in greco e latino Phares, in ebraico Peres, significa breccia). Vedi - commenta a questo riguardo Ambrogio - quanti enigmi fanno intravedere il mistero: la mano che sporge, il filo scarlatto allacciato, la mano ritratta, la voce ripetuta della levatrice, che l'uno doveva uscire per primo, l'altro doveva aprirsi una breccia. Ma perch prosegue - l'uno fece sporgere prima la mano dall'utero, l'altro fu primo ad essere partorito? Non forse perch nel mistero dei due gemelli si descrive la vita dei due popoli, l'una secondo la Legge, l'altra secondo la fede?. Ebbene, conclude poco pi avanti Ambrogio, Zara, il quale tradotto significa Oriente, viene per primo. Viene per prima la fede insegnata dal Vangelo, poich noi crediamo per mezzo della croce e del sangue di Cristo; Abramo vide il suo giorno ed esult [...]; e quella Rahab, che nel tipo era una meretrice, ma nel mistero la Chiesa, indic nel sangue di Cristo il segno futuro della salvezza universale, quando il mondo stava crollando: la Chiesa non rifiuta l'unione con numerosi fuggiaschi, tanto pi casta quanto pi strettamente congiunta al maggior numero di essi [quo coniunctior pluribus eo castior], essa che vergine immacolata, senza ruga, incontaminata nel pudore, amante pubblica, meretrice casta, vedova sterile, vergine feconda: meretrice casta, perch molti amanti la frequentano per l'attrattiva dell'affetto, ma senza la sconcezza del peccato [casta meretrix, quia a pluribus amatoribus frequentatur cum dilectionis inlecebra et sine conluvione delicti] (Commento 3, 17-23). Come si vede chiaramente da questo esempio, nel leggere la Scrittura e nell'accostarne i vari personaggi Ambrogio adotta con decisione il metodo allegorico-spirituale. Ebbene, la lettura spirituale della Bibbia - cos come la intendevano i Padri alessandrini, anzitutto Clemente e Origene, e come Ambrogio impar a praticarla - implica l'attenzione all'esegesi letterale e storica, ma nello stesso tempo il desiderio di andare oltre il velo della lettera. Ambrogio persuaso che sia necessaria una meticolosa opera di imbrigliamento di ogni singola espressione per fermare la parola e spremerne tutte le potenzialit nascoste: e questo deve essere fatto, perch gi nella singola parola si attua il miracolo della presenza divina, e quindi il lavorio esegetico deve partire dai termini, che sono dimora del Verbo ed eventi dell'economia di salvezza. 3. Due osservazioni in margine allo studio di Biffi 3.1 Oltre a questo celebre passo ambrosiano, quali altri Padri usano l'ossimoro casta meretrix? Salvo miglior giudizio, risponde prudentemente Biffi, nessun altro Padre. Nessuno ha parlato di casta meretrix prima di lui, e nessuno dopo di lui, tra i Padri, l'ha imitato. E prosegue in nota: L'annotazione per i Padri latini garantita dalle moderne tecniche informatiche. Quanto ai Padri greci, possiamo solo dire di non aver notizia che ci sia nelle loro pagine un'espressione come questa riferita alla Chiesa. Infine Ambrogio stesso ha usato questa espressione una sola volta, precisamente nella sua meditazione su Rahab (p. 7). Perch le affermazioni di Biffi non sembrino troppo perentorie, conviene forse aggiungere qualche spiegazione. Le moderne tecniche informatiche, di cui si parla, consentono di affermare con sicurezza:

a) che la locuzione casta meretrix, o altre espressioni in qualche modo equivalenti (come castum meretricium, meretrices virgines...), si trovano usate molto raramente nei Padri, e comunque Ambrogio il primo ad usarle; b) che nessun altro Padre - oltre ad Ambrogio nel passo dell'Expositio sopra citato riferisce alla Chiesa l'ossimoro in oggetto. 3.2 Con quale intenzione Ambrogio riferisce alla Chiesa l'ossimoro casta meretrix? Per rispondere a questa domanda molto utile il commento ravvicinato di G. Biffi. In particolare - alla luce anche delle osservazioni svolte pi sopra sull'esegesi alessandrina - importante la distinzione ambrosiana, per cui Rahab appare typo meretrix, mysterio ecclesia. Come si vede, il meretricio collocato sul versante del typos, cio della figura, non del mysterion, cio della misteriosa realt figurata. A questo punto, per, occorre chiarire entro quale misura il typos valga per il mysterion, Ambrogio lo fa immediatamente, spiegando che la Chiesa - come gi Rahab - non rifiuta di accogliere nel suo grembo molti fuggiaschi (convenae). Ma nello stesso tempo Ambrogio travalica il typos, aggiungendo due caratteristiche esclusive della realt figurata: in primo luogo, la Chiesa tanto pi casta, quanto pi grande il numero dei fuggiaschi con cui si unisce; in secondo luogo, la Chiesa meretrice casta, perch molti amanti la frequentano per l'attrattiva dell'affetto, ma senza la sconcezza del peccato (Commento 3, 17-23). Occorre riconoscere dunque che nell'intenzione di Ambrogio anche il sostantivo (oltre che l'aggettivo) titolo di merito per la Chiesa. Di fatto, in rapporto alla realt misteriosa (mysterion), figurata da Rahab (typos), il termine meretrix viene ad indicare la sconfinata capacit di accoglienza della Chiesa, e perde dichiaratamente qualunque significato deteriore. Resta confermata cos - pi nella prospettiva alquanto limitata del nostro studio l'originalit di Ambrogio esegeta e teologo, ardito forgiatore di figure retoriche e di forme linguistiche. 4. Conclusione altres evidente il fraintendimento dell'espressione ambrosiana, allorch la si adduce per affermare che la Chiesa allo stesso tempo santa e peccatrice (come fa per esempio H. Kng, La Chiesa, Brescia 1972 3 , p. 379). Come abbiamo dimostrato, Ambrogio non intendeva dire questo, nel passo che abbiamo esaminato. In realt, come risulta da molti altri testi, egli era abituato a riconoscere i peccati dei figli, senza sconfessare la santit della madre: Non in se stessa, o figlie - scrive per esempio nel De virginitate - non in se stessa, ma in noi la Chiesa ferita... (8, 48). A questo punto, per, il discorso ci condurrebbe a considerare l'ecclesiologia di Ambrogio e dei Padri in genere: ma si tratta di un ambito troppo vasto, rispetto a quello che ci eravamo proposti. Accenno soltanto a una pubblicazione recente di Giuseppe Alberigo, intitolata - ancora una volta - Chiesa santa e peccatrice. Conversione della Chiesa?, Magnano 1997. L'impressione che Alberigo voglia addurre testi ambrosiani che smentiscano le conclusioni di Biffi, in ispecie l dove egli afferma che Ambrogio utilizza l'immagine della Chiesa morente: la Chiesa la luna che cresce, cala, oscurata dalle nubi e alla fine muore nel sole, Cristo (p. 23). Ma questa solo una citazione ambrosiana

indiretta, mediata da Hugo Rahner, che a mio parere non pu essere addotta contro le argomentazioni di Biffi. A noi basta questo piccolo risultato: essere giunti a togliere un punto di domanda dal nostro titolo. Molte volte casta meretrix veramente un'espressione fraintesa.

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