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INTRODUZIONE ORIGINE DEL NOME Lorigine del termine metafisica legata allopera di Aristotele e al destino dei suoi scritti

i dopo la sua morte. Aristotele morendo lasci la propria biblioteca al discepolo Teofrasto. Essa conteneva, oltre le opere gi conosciute (edite) di altri filosofi e dello stesso Aristotele, anche gli scritti privati del maestro, riservati alla stretta cerchia dei discepoli, tra i quali quel gruppo di trattati che pi tardi sar conosciuto con il nome di Metafisica. A sua volta, morendo, Teofrasto lasci con la propria biblioteca anche quella di Aristotele a Neleo, discepolo di entrambi. Questi la trasport a Scepsi, nella Triade, sua patria. Qui i suoi eredi la nascosero in un sotterraneo, dove rimase poi abbandonata e quasi ignorata fin verso il 100 a. C., anno in cui un bibliofilo la acquist e la port ad Atene. Quando nell86 a. C. Silla conquist la citt, fece portare i preziosi manoscritti a Roma, dove furono affidati ad Andronico di Rodi, affinch ne curasse ledizione completa. Egli prese a catalogarli e a suddividerli in sezioni e, poich dopo aver ordinato le opere di fisica si era trovato davanti ad un gruppo di 14 opuscoli senza nome, decise di chiamarli i libri che vengono dopo la fisica ( t met t physik). Quel nome originato in modo cos casuale, corrispondeva effettivamente al contenuto dei volumi: essi, infatti, trattavano di realt, qualit, perfezioni, sostanze, esseri che non si trovano o che non si restringono necessariamente al mondo fisico, ma vanno oltre, sono cio metafisiche; tutto ci costituiva per Aristotele la filosofia prima. Quindi il nome metafisica, dato casualmente a un gruppo delle sue opere, passato giustamente a designare quella parte della filosofia che si occupa delle cause ultime, dei principi costitutivi supremi delle cose. DEFINIZIONE Molte sono le formule che sono state avanzate dai filosofi per definire la metafisica. Lo stesso Aristotele, uno dei creatori di questa disciplina, la definisce in due modi: 1. scienza che studia lessere in quanto tale e le propriet che la accompagnano necessariamente oppure come 2. scienza che esplora le cause prime e i principi primi. Heidegger definisce la metafisica come immersione della propria esistenza nelle possibilit fondamentali dellessere considerato nella sua totalit. Severino come linguaggio che esprime il rapporto degli enti con la totalit dellente. Tra tutte le definizioni di metafisica quella intorno a cui si registra il maggior consenso STUDIO DELLENTE IN QUANTO ENTE.

METAFISICA

Di qui la tendenza ad identificare la metafisica con lontologia. Ma questa identificazione non corretta, perch la metafisica la ricerca del fondamento, ossia di ci che spiega esaustivamente, conclusivamente e definitivamente il reale, tutto il reale. Perci pi propriamente la metafisica va definita come ricerca delle cause ultime o del principio primo. Pi che ontologia eziologia. Per attingere le cause ultime dei fenomeni che cadono sotto la nostra osservazione, occorre uscire da questo mondo, andare oltre il mondo ( una forma di misticismo), prendere coscienza che questo mondo non tutto (Wittgenstein). Non tutti sentono lesigenza di andare oltre, hanno gi tutto; questo fa parte di come sono fatti gli uomini, alcuni ci arrivano, altri no: si tratta di una differenza antropologica (Bontadini). Fare metafisica vuol dire compiere lo sforzo di guadagnare il Fondamento. Noi ci ritroviamo circondati da realt caduche. A prima vista, tutto sembra venire dal nulla e far ritorno al nulla. Ma allora: Perch lente e non il nulla? si chiede Heidegger e con lui ogni metafisico. E se dal nulla non proviene alcunch, perch ci troviamo circondati da realt che tuttavia non si autogiustificano? Qual la giustificazione del loro essere? Quale il loro fondamento? Ecco perch la definizione pi appropriata della metafisica quella che la presenta come studio dellente in quanto ente, trattandosi del concetto pi comune e pi universale e quindi capace di fornire il punto di partenza pi solido ed esteso. La metafisica studia lente in quanto ente, ossia in quanto ha rapporto con lessere, in quanto ha lessere, in quanto partecipa dellessere. Questo il suo oggetto formale. La metafisica non studia lente in quanto materiale (la metafisica non cosmologia) o in quanto bello (estetica) o in quanto sacro (religione) o in quanto utile (economia), ma precisamente studia lente in quanto legato e relazionato allessere. Allinizio della propria ricerca la metafisica non dispone di uno spazio ontico (ontico si riferisce particolarmente allessere, ci che mi appare) distinto da quello delle altre scienze (lo acquister alla fine), il suo spazio ontico sempre questo mondo. Mentre il sapere scientifico sempre settoriale, quello metafisico globale: studia tutta la realt e la studia totalmente. La metafisica ha di mira lintero. Sono gli spazi non coperti dalla scienze che consentono e richiedono lintervento della metafisica. Tra metafisica e scienze non c continuit ma un salto: un modo totalmente diverso di vedere il mondo. Mentre le scienze considerano il mondo chiuso in se stesso e studiano le leggi che lo regolano dallinterno, la metafisica si colloca alla fine del mondo e lo vede come insufficiente, contingente, caduco, quasi una fuggevole apparenza e cos scopre che lorizzonte della realt pi vasto di quello del mondo stesso.

Certo la metafisica non pu soppiantare le scienze, come fece per molti secoli prima di Bacone e Galilei; tanto meno per la scienza pu cancellare la metafisica. Dopo lavvento del sapere scientifico il campo e loggetto della metafisica sono stati meglio definiti e precisati, ma non soppressi. IMPORTANZA E NECESSIT DELLA METAFISICA Per luomo la metafisica unesigenza biologica, ossia unesigenza connaturale, primaria e fondamentale, come quella di mangiare, dormire, vestirsi. Luomo naturalmente metafisico, un animale metafisico, come lo chiama Schopenauer. Il corpo = oggetto, la corporeit = dimensione in cui viviamo; ma corpo e corporeit non sono la stessa cosa. Il corpo il luogo in cui si esplica la causalit delle cose ma anche luogo del simbolo. Ha dei gesti che possono essere letti, s, meccanicamente (la pacca sulla spalla di un amico) ma il corpo, paradossalmente, il luogo dove possibile leggere in modo metaempirico; apre qualcosa che oltre lapparenza (togliere il velo di Maya), un andare oltre a quello che la natura immediatamente suggerisce. La percezione di compiere atti eliciti (di libert) manifesta che sono oltre il corpo; si va gi oltre. Luomo va oltre lempirico. La negazione della metafisica viene a coincidere col trionfo della banalit (). Sia in pratica che in teoria, la vita umana ottiene le sue espressioni pi alte quando raggiunge lestasi: e con questo termine non voglio alludere alle esperienze dei mistici, ma ad ogni esperienza che si sollevi dalla pedissequa realt della vita ordinaria, ad ogni apertura a quel mistero che ci circonda da ogni parte (P. Berger). Fare metafisica interrogarsi sul perch delle cose e degli accadimenti di questo mondo. Luomo non si limita a constatare che tutte le cose mutano , ma si chiede perch mutano; non si accontenta di osservare che siamo tutti soggetti alla morte ma si domanda perch moriamo; non solo osserva che esiste un ordine meraviglioso nelluniverso ma si interroga sulla sua origine; non solo constata che nella nostra societ c grande malvagit e profonda corruzione, ma vuole scoprire i motivi e cercare i rimedi per questa penosa situazione. Ma soprattutto il mondo dei valori (assiologico) che reclama lintervento della metafisica, per fornire una patente di razionalit a quella singolare dignit che tale mondo reclama per se stesso. In effetti quando ci troviamo di fronte a valori assoluti come essere, verit, bont, bellezza, persona ecc. lunico sapere razionale in grado di assicurare loro un solido e valido fondamento quello praticato dalla metafisica, perch il sapere esercitato dalle scienze non si occupa mai dei valori ma sempre e soltanto dei fatti. Ma di metafisica ha bisogno soprattutto una generazione come la nostra che stata colpita da una crisi culturale epocale senza precedenti. Pensatori e storici autorevoli come Huizinga (autore di Autunno del medioevo), Husserl, Guardini, Heidegger, Maritain, Popper hanno dichiarato che dalla crisi gravissima che erode la nostra societ, questa potr uscire soltanto recuperando quella pienezza di razionalit che sa realizzare la metafisica.

LE AREE CONFINANTI CON LA METAFISICA: SCIENZA, MITOLOGIA, RELIGIONE, ERMENEUTICA METAFISICA E SCIENZA Della distinzione tra metafisica e scienza riguarda sia loggetto sia il metodo. Loggetto della scienza sempre un settore, pi o meno ampio, della realt osservabile empiricamente; mentre loggetto della metafisica lIntero; loggetto della scienza sono le leggi che regolano i fenomeni; loggetto della metafisica la causa ultima dei fenomeni. Il metodo della scienza ipoteticodeduttivo; il metodo della metafisica fenomenologico-trascendentale. METAFISICA E MITOLOGIA Qui bene precisare che esistono due tipi di metafisica: 1. una metafisica filosofica, la quale per parlare dellAssoluto, dellIntero, della Causa prima, di Dio si avvale di puri concetti e di rigorosi ragionamenti; e 2. una metafisica mitologica, la quale per trattare di queste stesse realt si avvale del racconto, ossia del mito. Pertanto la mitologia (in particolare le grandi mitologie religiose) pu essere considerata come una specie di metafisica. Per, generalmente quando si parla della metafisica, ci si riferisce alla metafisica greca, e quindi alla metafisica filosofica, speculativa, razionale. METAFISICA E RELIGIONE Pi complessa e delicata la questione dei rapporti tra metafisica e religione, perch queste due attivit hanno molte cose in comune. Anche la metafisica, infatti, sinteressa delloggetto proprio della religione, il trascendente, lAssoluto, la Causa prima, Dio. Il fine della metafisica la verit: la verit del tutto, dellIntero, non una verit settoriale; mentre quello della religione la gloria di Dio e la salvezza delluomo. Infine i mezzi di cui si avvalgono la metafisica e la religione sono anchessi assai diversi. Nella religione luomo si apre e aderisce a Dio con tutto il suo essere (e non solo con questa o quellaltra facolt) e lo fa non con la speculazione ma con la devozione, ladorazione, il culto, la preghiera. Invece in metafisica liniziativa delluomo, specificatamente della sua ragione la qual e ricerca le cause, i principi ultimi delle cose, e solo alla conclusione della sua ricerca pu incontrare quella realt, a cui, in religione, si d il nome di Dio. La religione ha bisogno della metafisica per diventare razionale; la metafisica ha bisogno della religione per procurare alluomo la salvezza. METAFISICA ED ERMENEUTICA Con lo sviluppo della nuova ermeneutica si diffusa lopinione che la metafisica possa risolversi nellermeneutica. Ma questa risoluzione non pare ammissibile. Aristotele oltre che padre della metafisica lo anche dellermeneutica. Tra le sue opere logiche (l Organon) figura, infatti, anche un trattato sullinterpretazione che il primo studio sistematico del significato dei termini e delle proposizioni.

Ma Aristotele non avrebbe mai identificato lermeneutica con la metafisica, perch lermeneutica si occupa del significato del linguaggio: la tecnica di interpretazione di messaggi linguistici, mentre la metafisica si occupa del senso dellessere. vero anche che lessere pu venir inteso in molti modi, per cui c bisogno di una semantizzazione dei termini ente e essere, ed quanto Aristotele ha cercato di fare nei libri centrali della Metafisica. Aristotele osserva che il termine ente ( on), e anche il verbo di cui esso il participio, cio essere (einai), una di quelle parole che, dovendo significare molte cose anzi, nella fattispecie, dovendo definire tutto ci che ha molti significati, cio un termine ambiguo, perci la prima cosa che la filosofia deve fare a proposito di esso toglierne lambiguit, vale a dire distinguerne i molti significati. Ed quanto Aristotele fa; egli infatti distingue quattro significati fondamentali del termine ente. 1. Il primo l ente per accidente, cio il significato per cui essere (einai) equivale semplicemente ad accadere. 2. Il secondo significato fondamentale del termine ente lessere per s. Di esso Aristotele afferma: Si dicono essere per s tutte quelle cose che significano le figure della predicazione; in quanti sensi infatti si dice, in altrettanti lessere significa. E qui Aristotele elenca i dieci predicamenti. 3. Il terzo significato quello di esprimere il vero o il falso nella proposizione: quando si dice di qualche cosa che oppure non . 4. Il quarto significato, infine, lessere in potenza e in atto. Svolto il suo compito di chiarificazione del linguaggio dellessere lermeneutica universale ha concluso la sua fatica. A questo punto inizia il lavoro vero e proprio della metafisica, che quello di ricercare le cause dellente in quanto tale. Si tratta precisamente dellessere per s che il significato primario del termine ente e non dellessere logico oppure dellessere accidentale (che sono significati derivati e secondi). Pertanto se per ermeneutica sintende unoperazione linguistica, allora non si potr mai equipararla alla metafisica. Se invece si d al termine ermeneutica il significato generico di interpretazione o di spiegazione, allora si potr parlare anche di una ermeneutica metafisica, intendendo con ci una spiegazione generale delle cose o dei fenomeni che ci circondano, ossia una spiegazione del mondo della esperienza. ONTOLOGIA E METAFISICA Secondo unopinione molto diffusa, ontologia e metafisica sono la stessa cosa. Ci dovuto al fatto che nella concezione aristotelica, che stata una di quelle che hanno dominato la storia della filosofia, la metafisica, in quanto studio dellente in quanto tale, essenzialmente ontologia. Ma esiste anche una diversa concezione della metafisica, quella platonica e neoplatonica, secondo la quale la metafisica essenzialmente enologia, ossia ricerca dellUno. Poi ci sono anche altre metafisiche : della verit, del Bene, dei Valori, dello Spirito, della Persona ecc.

Pertanto lontologia va tenuta distinta dalla metafisica. Questo quanto ha fatto Heidegger il quale pur rifiutando la metafisica ha compiuto unanalisi approfondita dellente e dellessere. In realt, i compiti dellontologia e della metafisica sono distinti. Compito dellontologia elaborare una fenomenologia e una ermeneutica dellente in quanto ente, nelle sue molteplici manifestazioni, sia logiche che reali . unesplorazione dellessere cos come si trova espresso e manifestato dagli enti. Compito della metafisica andare alla ricerca del fondamento: il fondamento degli enti. Perci lontologia essenzialmente fenomenologia dellessere mentre la metafisica conquista dellessere. Lontologia compie il lavoro preliminare della seconda navigazione, mentre la metafisica lo porta a compimento. IL PARADIGMA TOMISTICO DELLA METAFISICA Ci che S. Agostino aveva fatto con Platone e Plotino, S. Tommaso dAquino (1225-1274) seppe fare con Aristotele. vero che Tommaso ha approfittato anche delleredit platonica e neoplatonica, ma il suo principale interlocutore e ispiratore fu Aristotele. Tra i meriti di Tommaso c anche quello di aver commentato con grande acutezza e finezza di intuito quasi tutto il corpus aristotelicum, inclusa la Metafisica. Ma, come stato definitivamente dimostrato dagli storici del XX secolo, quella di S. Tommaso non una semplice riedizione o trasposizione dentro lo schema creazionistico della metafisica aristotelica, ma una nuova elaborazione del paradigma della metafisica dellessere. Per Tommaso loggetto e il metodo della metafisica restano quelli indicati da Aristotele: lente in quanto ente loggetto, la risoluzione degli effetti nelle cause il metodo. Ma poi egli introduce nel paradigma aristotelico alcune importanti modifiche. 1. La prima riguarda il concetto di essere , che non pi inteso in senso debole, come ci che pi comune a tutte le cose, esse commune, ma in senso forte, come la massima perfezione, che trascende tutte le essenze, tutte le sostanze e tutte le forme. Lessere comune un concetto pi generale ma in fondo pi astratto, una inventatio della mente. Noi conosciamo sempre lessere singolo, questo libro, non il libro perch conosciamo quello che vediamo. Da questo essere estrapolo il concetto generale. Tommaso allora simpegna a spiegare da dove tira fuori questo essere. 2. La seconda modifica riguarda la struttura interna degli enti finiti , che oltre la composizione fisica di materia e forme include anche la composizione metafisica di essenza ed esistenza (= atto dessere). La seconda composizione lunica che si incontra negli angeli che, essendo puri spiriti, non conoscono la composizione di materia e forma. In Tommaso c una netta distinzione tra essenza ed esistenza.

Io posso avere in mente lessenza di un tavolo che costruir ma non ho ancora lesistenza. In Dio, essenza ed esistenza coincidono (influsso di Avicenna). 3. La terza modifica riguarda la risalita (la resolutio) dagli enti allEssere che, nel paradigma originale di Tommaso, percorre vie ontologiche pi che vie teleologiche o cosmologiche (come in Aristotele): sono le vie della composizione di essenza e atto dessere, della partecipazione degli enti finiti alla perfezione dellessere, e la gerarchia dei gradi di essere. In altri termini Tommaso non dice che la il rapporto enti/Essere di tipo finalistico (teleologico) o che tutti gli enti centrano con la conformazione globale della realt (via cosmologica). Questultima impostazione era quella di Anassimandro e quelle anche laiche della nostra epoca (io do il mio apporto al tutto e poi muoio). Tommaso d spiegazioni ontologiche; egli ragiona sul concetto di essere, essenza dellessere, atto dessere e partecipazione alla perfezione dellEssere. Noi partecipiamo dellEssere pi alto. Esiste anche una perfezione che gli enti possiedono a diversi livelli dellEssere (qui c un reflusso platonico, un residuo di platonismo). Prendendo come punto di partenza il concetto di partecipazione, la risalita degli enti allessere avviene cos: Tutto ci che qualche cosa per partecipazione rimanda a un altro che sia la stessa cosa per essenza, come a suo principio supremo. Per esempio, tutte le cose calde per partecipazione si riducono al fuoco il quale caldo per essenza. Ora, dato che tutte le cose che sono partecipano allessere e sono enti per partecipazione, occorre che in cima a tutte le cose ci sia qualcosa che sia lessere in virt della sua stessa essenza, ossia che la sua essenza sia lessere stesso. Questa cosa Dio, il quale causa sufficientissima, degnissima e perfettissima di tutte le cose: da lui tutte le cose che esistono partecipano allessere. Il nuovo paradigma tomistico della metafisica dellessere di una fecondit dottrinale straordinaria. Esso conduce ad una pi precisa identificazione del Principio primo: l ipsum esse subsistens, in lui essenza ed essere sidentificano; inoltre tutte le sue perfezioni e attributi non sono altro che determinazioni della perfezione dellessere. La creazione essenzialmente una comunicazione e una partecipazione della perfezione dellessere da parte di Dio alle creature, un dono che solo lui pu fare. Con la distinzione reale tra essenza ed esistenza nelle creature, la metafisica dellactus essendi riesce a spiegare la finitezza degli angeli senza introdurre nella loro essenza qualche fittizio elemento materiale. Infine, assicura un solido fondamento ontologico alla sostanzialit e immortalit dellanima, assegnando allanima stessa un proprio actus essendi, che la rende autonoma ancorch non separata dal corpo.

IL PARADIGMA HEIDEGGERIANO DELLA METAFISICA Dopo Kant diventato quasi un dogma che lelaborazione di qualsiasi metafisica teoretica sia assolutamente impossibile. Le aspirazioni metafisiche delluomo possono essere soddisfatte dallarte e dalla religione, ma non della metafisica. Di fatto il kantismo (non possibile andare al di l della conoscenza della materia e della forma; le idee hanno funzione regolativa ma non conoscitiva) ha segnato nellOttocento la fine della metafisica. Anche se il secolo scorso non riuscito a creare nessuna nuova metafisica, esso ne ha avvertito profondamente il richiamo e ha fatto registrare alcuni felici ritorni sia alla metafisica classica sia a quella cristiana. Schematizzando, i grandi ritorni si possono ridurre a quattro: 1. ritorno a Parmenide 2. e Aristotele per la metafisica classica; 3. ritorno ad Agostino e a 4. Tommaso per la metafisica cristiana. Di tutti questi ritorni quello a Parmenide, patrocinato da Heidegger ha suscitato il maggior interesse e le discussioni pi vivaci. In effetti, la posizione di Heidegger nei confronti della metafisica molto ambigua. Da una parte egli sembra avere un altissimo concetto di quella forma di sapere che suscita, sovrasta e determina ogni interrogativo e ogni valutazione; dallaltra, il suo ritorno a Parmenide vuole essere un superamento della metafisica. Heidegger riconduce la metafisica al suo compito primario: lo studio dellessere. Per ridare prestigio alla metafisica e ricondurla al suo nobile compito occorre anzitutto riscattare il concetto di essere, un concetto che presso i greci aveva una pregnanza semantica enorme, e che poi, da Scoto a Hegel, passando attraverso Suarez e Kant, ha subito un continuo, gravissimo depotenziamento, fino a divenire il pi povero e vuoto di tutti i concetti, privo di qualsiasi contenuto e quindi equipollente al nulla. Per impostare correttamente il problema dellessere, secondo Heidegger, necessario risalire alle origini, occorre tornare a Parmenide. Parmenide aveva avuto il coraggio di affermare di non voler fare di questo essere una scienza; egli parla di essere che e non pu non essere (= essere assoluto), che non nasce e non muore, indefettibile e non pu venir meno a se stesso. Il ritorno a Parmenide si rende necessario perch la metafisica, gi a partire da Platone e da Aristotele, ha tradito lessere, degradandolo a qualche sua importante manifestazione (lIdea, la Sostanza, Dio), che tuttavia sempre una manifestazione particolare e mai lessere stesso . Per ritrovare la verit dellessere Heidegger ha percorso due strade opposte: 1. quella dellanalisi esistenziale, che va dalluomo allessere, di Essere e tempo, la quale conduce a un vicolo cieco, perch anzich allessere porta al nulla (alla morte);

2. e quella che va dallessere alluomo, di Introduzione alla metafisica e di In cammino verso il linguaggio: qui lessere a rivelarsi alluomo, che diviene cos il pastore dellessere, il suo vigile custode oltre che il suo attento ascoltatore. In questo modo il discorso umano sullessere un discorso derivato da quello originario dellessere stesso. Ma quelle dellessere sono sempre rivelazioni storiche e quindi parziali; il dischiudimento (aletheia ), la verit dellessere non mai definitiva. Nella nativa tendenza a offrirsi al disvelamento del mistero dellessere luomo cerca di realizzare il disvelamento dellente, ponendo in esso la verit anzich nellessere stesso. La filosofia, secondo Heidegger, fin dalle sue origini caduta nellequivoco di scambiare il problema dellessere dellente col problema dellessere in quanto tale : il trascendimento verso lente nella sua totalit ha fatto s che si dimenticasse lessere, che l assoluto transcendes, ponendo luomo in un permanente stato dangoscia. Quando la filosofia, come metafisica, venisse tolta dallequivoco, apparirebbe chiaro che il problema dellessenza della verit anche, come devessere, problema della verit dellessenza come trascendenza vera di fronte allente; per tale essenza non va intesa come puro significato: lessenza lessere; per cui nel concetto di essenza la filosofia pensa lessere. Quello che noi siamo abituati a pensare come ente nella sua totalit deve cedere il posto allessere. Mentre nel progetto iniziale la metafisica di Heidegger era sostanzialmente antropocentrica, nel nuovo progetto, elaborato dopo la svolta, essa diviene assolutamente ontocentrica. Inoltre, mentre in Essere e tempo egli aveva tentato di costruire una metafisica dal basso (partendo dallEsserci), negli scritti successivi egli costruisce tutta la sua metafisica dallalto (partendo dallEssere). Cos, mentre nella prima versione, nonostante le molte critiche mosse ad Aristotele, Heidegger aveva seguito il paradigma aristotelico, successivamente nella seconda versione, egli sposa il paradigma parmenideo. Ora lessere tutto e dallessere impossibile uscire. Senonch lessere di Heidegger non pi lessere statico e immobile di Parmenide, che si manifesta nella natura, ma lessere mutevole e dinamico che si rivela nella storia. Ci che fa problema nel paradigma heideggeriano la storicizzazione dellontologia e allo stesso tempo lontologizzazione della storia. Per Heidegger non esiste altra ontologia al di fuori dellepifanizzazione storica dellessere; viceversa nel suo fondamento la storia altro non che epifania dellessere. Questa storicizzazione dellessere conduce alla sua radicale immanenza e a una specie di panteismo ontologico.

IL PUNTO DI PARTENZA DELLA METAFISICA: LESSERE E NON IL NULLA

Il punto di partenza della metafisica sempre la realt: una realt assoluta (lUno, la Sostanza, lEssere, lIo puro, lIdea) nelle metafisiche costruite dallalto; realt contingenti, fenomeni di questo mondo o tutto il mondo considerato come fenomeno, nelle metafisiche costruite dal basso. Tenendo conto delle lezioni che ci vengono dalla storia, vediamo anzitutto i punti di partenza che la metafisica deve evitare. I PUNTI DI PARTENZA ERRATI I punti di partenza che si devono evitare si possono ridurre a quattro : 1. il pensiero, 2. il linguaggio, 3. la prassi 4. il nulla. IL PENSIERO Anche se il tratto caratteristico della metafisica moderna quello di iniziare il discorso metafisico dal problema della conoscenza (problema gnoseologico), riteniamo che questimpostazione non sia opportuna, anche se non errata, e questo per varie ragioni. Anzitutto perch il concetto di essere, che loggetto proprio e primario della metafisica, gode di tale evidenza da non subire mai le insidie del dubbio: il pensiero sempre pensiero dellessere e mai del nulla . Sono incalzati dal dubbio gli enti, non lessere. In secondo luogo, perch chi assume come punto di partenza il pensiero finisce per sostituire la gnoseologia allontologia, come hanno fatto Cartesio (Cogito), Leibniz (le Monadi) e Kant (le categorie), oppure, peggio ancora, finisce per assorbire lessere nel pensiero, come accade negli idealisti (Fichte, Schelling, Hegel). Chi pretende di far coincidere tutta la realt con tutto ci che ente o conoscenza dellente fa un errore di prospettiva. Risolvere il problema della conoscenza non compito della metafisica ma della gnoseologia. La metafisica lo suppone gi risolto positivamente. IL LINGUAGGIO Quasi tutte le filosofie del linguaggio e le nuove ermeneutiche hanno negato valore oggettivo a qualsiasi discorso metafisico e hanno considerato pseudoproblemi gli interrogativi della metafisica. La domanda di fondo : Ma il linguaggio, quando pronunciato, ha senso oppure no?. Queste filosofie del linguaggio ritagliano la risposta nellambito molto limitato di parole significanti, al di l delle quali non si fa filosofia. Il valore di tali approcci filosofici consiste nel costringere ad un linguaggio pi rigoroso. Comunque il linguaggio un materiale troppo soffice, una realt che rischia di ridursi a un flatus vocis, per costituire un buon punto di partenza per la metafisica. Le cosiddette filosofie verificazioniste affermano che il linguaggio teologicometafisico non ha senso, filosoficamente parlando. LA PRASSI Neppure la prassi pu accampare il diritto di fungere da punto di partenza della metafisica. La filosofia della prassi deve essere sostanziata da altri

principi riguardanti il mondo concreto. un po gnoseologia e un po filosofia del che fare. IL NULLA Per nulla sintende ci che non esiste sia in senso assoluto sia in riferimento a qualche particolare determinazione. Cos si distingue tra: 1. un nihil negativum, o nulla assoluto, che lassenza completa di qualsiasi realt e 2. un nihil privativum o nulla relativo, che designa lassenza di qualche perfezione: quello della materia rispetto alla forma o della potenza rispetto allatto. Il nichilismo una teoria che afferma il primato assoluto del nulla; il rifiuto di ogni fondamento e la negazione di ogni verit. Il nichilismo dice che alla base di tutto sta il nulla, non lessere, la materia, la vita ecc; pertanto tutto ci che luomo pensa, dice, opera e produce senza senso e completamente privo di valore. Nel mare del nulla in cui naufraga ogni cosa, impegni, propositi e azioni delluomo diventano assurdi o inutili. Lautore che pi di ogni altro ha cercato di costruire una metafisica nichilista stato Nietzsche. Il termine nichilismo ricorre spesso negli scritti di questo filosofo e viene usato per significare la distruzione dei valori tradizionali (della logica, metafisica, morale, religione) al fine di sostituirli con i valori del corpo e della terra. Il nichilismo un atto coraggioso della volont di potenza. Nietzsche proclama lassolutezza del mondo apparente ma il suo tentativo di fondare lapparente sul nulla anzich sullessere assurdo, insensato, contraddittorio, perch il nulla non possiede alcuna realt. Il nulla, se veramente tale, un pozzo del tutto vuoto, anzi non neppure un pozzo: un buco nero; esso non contiene parole, pensieri, azioni, enti. Tutto ci che luomo fa, pensa, progetta, costruisce sempre, implicitamente o esplicitamente, un rifiuto del nulla. Perci non c passaggio dal nulla allessere, tranne l dove interviene un atto creativo, che tuttavia non un trarre lessere dal nulla, come se il nulla fungesse da materia dellessere, ma un porre lessere e un dare lessere a chi ancora non lo possedeva. Questo il senso della formula creatio ex nihilo. Ci che , soltanto lessere, il quale tuttavia pu realizzarsi o in modo totale, nel caso di Dio, o in modo parziale, nel caso delle creature. Il celebre interrogativo heideggeriano: Perch vi , in generale, lessente e non il nulla?, un interrogativo sensato, essendo evidente che lente (lessente) non causa sui come la Sostanza di Spinoza, non necessario ma contingente, e sembra destinato ad essere inghiottito dal nulla. Non ha invece senso linterrogativo: Perch lessere e non il nulla?, dato che lessere inattaccabile dal nulla, che invece non . Lessere , ed contraddittorio affermare che non c. Lessere simpone per la sua totale, assoluta evidenza. Nulla c di tenebroso, di oscuro, di occulto nellessere. La metafisica , quindi, possibile solo assumendo come punto di partenza lessere, non il nulla. LOGGETTO DELLA METAFISICA La metafisica si occupa anzitutto dellessere che, per Parmenide, non viene mai meno ed lunico di cui vale la pena parlare. Il rischio, il difetto consiste

nel cristallizzare lessere in un modo univoco ( Dio, non nasce, non muore). E gli altri esseri? Una cosa di cui non vale la pena parlare in filosofia. Si ha una sorta di strangolamento dellessere. Per Aristotele essere identico ma anche diverso: si pu dire di essere ci che non (luomo non un banco). Oggetto della metafisica lessere nelle sue caratteristiche generali. Lessere la sostanza, il bello (= armonico), il bene (= perfettamente in atto). In sede ontologica se luno, il bello, il bene, la sostanza non hanno lessere non sono nulla. La metafisica vuole occuparsi dellessere in senso generale; loggetto della metafisica un oggetto generale, probabilmente loggetto pi difficile. Loggetto della nostra metafisica, che chiaramente di stampo aristotelico e tomistico, quello che le aveva gi assegnato Aristotele nel IV libro della Metafisica: C una scienza che studia lessere-in-quanto-essere la quale non sidentifica con nessuna delle cosiddette scienze particolari, giacch nessuna delle altre ha come suo universale oggetto di indagine lessere-in-quantoessere, ma ciascuna di esse ritaglia per proprio conto una qualche parte dellessere e ne studia gli attributi, come fanno ad esempio, le scienze matematiche. E poich noi stiamo cercando i principi e le cause supreme, non v dubbio che questi principi e queste cause sono propri di una certa realt in virt della sua stessa natura. Se, pertanto, proprio su questi principi avessero spinto la loro indagine quei filosofi che si diedero a ricercare gli elementi delle cose esistenti, allora anche gli elementi di cui essi hanno parlato sarebbero stati propri dellessere-in-quanto-essere e non dellessere-per-accidente; ecco perch anche noi dobbiamo riuscire a comprendere quali sono le cause prime dellessere-in-quanto-essere. Come spiega Aristotele nel testo appena citato, anche le altre scienze studiano lessere, ma ciascuna lo studia da un punto di vista particolare: la matematica in quanto misurabile, la fisica in quanto corporeo, la biologia in quanto vivente ecc., solo la metafisica lo studia in se stesso, in- quanto-tale, studia l ens ut sic come dice Suarez. Riguardo alla metafisica si suole distinguere tra oggetto materiale e oggetto formale. Loggetto materiale ci che essa ha in comune con le altre scienze, ed lente/essere. Loggetto formale ci che la distingue dalle altre scienze ed lentein-quanto tale e i suoi principi o cause ultime (ad es. la causa ultima delluomo Dio). Per, come spiega Aristotele, il termine essere (ente) pu essere inteso, indagato, in molti modi: potenziale (per es. potenzialmente posso progettare un banco senza costruirlo), attuale (metto in atto il progetto), accidentale (il banco pu essere rosso, verde o giallo), sostanziale, logico (che pu essere pensato), reale (non vuol dire necessariamente concreto). La metafisica non studia lessere logico, lessere in quanto pensato, ma lessere reale, lessere in quanto in se stesso, indipendentemente dal fatto che sia o no pensato, sia o no espresso linguisticamente.

La metafisica cerca di indagare se esiste un essere in s. Non ci si pu limitare a dire: Dio esiste, necessario capire se raggiungibile e pu agganciare lessere in modo razionale. Studiare lessere in quanto pensato e in quanto detto compito della logica; invece studiare lessere nella sua effettiva realt compito dellontologia (metafisica). Questa distinzione come nota Maritain di capitale importanza. Maritain afferma: Loggetto del metafisico, lessere in quanto essere, non lessere particolareggiato delle scienze della natura, n lessere vago del senso comune, n lessere derealizzato della logica, n lo pseudoessere della pseudo-logica, ma lessere reale in tutta la purezza e ampiezza della sua propria intelligibilit o del suo mistero. LESSERE IN SENSO FORTE O IN SENSO DEBOLE Tutti i metafisici che seguono il paradigma ontologico sono concordi nellaffermare che il punto di partenza della metafisica lessere reale. Tuttavia nella storia della filosofia incontriamo due concetti opposti dellessere reale: 1. un concetto forte e 2. un concetto debole. Il concetto debole (che di Scoto, Suarez e Wolff) considera lessere come perfezione minima, che fa da base di ogni altra perfezione, come lelemento pi comune, pi indeterminato, pi universale; per questo motivo detto ens commune. Cos gli enti si arricchiscono ontologicamente mediante laggiunta di altre perfezioni. La parola ente pu dirsi da Dio a un termosifone; certo Dio ovviamente diverso dal termosifone. Esiste lente? S, in senso comune. Il concetto forte, invece, considera lessere come perfezione massima e come fonte di ogni altra perfezione. Cos gli enti si dispongono gerarchicamente secondo la loro partecipazione alla perfezione dellessere, che piena nell esse ipsum, limitata negli esseri partecipati. Lente Dio ha pi perfezione di essere dellessere di una matita. Concetto di ente analogo: noi, per esempio, siamo analogicamente viventi rispetto a Dio; noi nasciamo e moriamo, Dio no. In paragone a Dio, siamo buoni, giusti, viventi. Tutto in paragone per cui essere denota la capacit di fare cose complementari. Lessere uomo ontologicamente pi essere dellessere verme. Lessere delluomo ha qualit per andare oltre la mera presenza corporea. La disposizione gerarchica deriva dal concetto forte di essere. Se faccio una torta genero, appunto, una torta, una cosa nuova. Questa torta partecipa della mia perfezione, ma non totalmente, non dir mai che la perfezione della torta uguale alla mia. Pi perfetto lartefice, pi perfetto sar il prodotto. Essere per partecipazione, dunque. La partecipazione instaura una gerarchia. Il merito di aver introdotto in metafisica il concetto forte di essere, lasciandosi poi guidare in tutta la sua speculazione da questo

straordinario concetto, spetta esclusivamente a S. Tommaso. A sostegno di questa nuova idea egli ha addotto argomenti incontrovertibili. 1. Qual la cosa pi perfetta in un ente? Che vive, che c . Anche di una biro, la cosa pi perfetta che ha che esiste. Ha lattualit, lactus essendi. Se mi limito pensare di fare una bella torta e poi non la faccio e mangio una brioche, cos perfetto? Lactus essendi. Gli atti umani sono pieni quando sono eseguiti. Lessere quando c vivente e ha in s le ragioni per esistere. Anche la cosa uscita male pi perfetta della cosa solo pensata. latto dessere che fa s che una cosa sia. Latto sempre pi importante della potenza. 2. Lessere un valore assoluto. Lessere pi nobile del conoscere 3. Lessere atto supremo ed sempre e soltanto atto: latto di tutti gli atti. Tutti gli atti di me che mangio, che cammino dipendono dallessere in atto. Lessere atto dellente. Lessere non sidentifica necessariamente con lente. 4. Lessere lelemento pi intimo e pi profondo che compenetra tutta la realt di una cosa e la fa essere. Lessere rispetto ad ogni cosa pi intimo di tutti gli elementi che la determinano. Tra tutte le cose, lessere quella che pi intimamente e immediatamente conviene agli enti; perci avendo la materia lessere in atto mediante la forma, necessario che la forma dando lessere alla materia si unisca ad essa pi intimamente dogni altro elemento. Pertanto nellente lelemento pi intimo lessere; dopo lessere (in ordine dintimit) viene la forma, per il cui tramite la cosa in possesso dellessere, infine viene la materia, che pur costituendo il fondamento della cosa, si trova tuttavia pi distante dallessere della cosa di qualsiasi altro elemento. La grafite, il legno di cui fatta una matita vengono per ultimi; per prima viene la matitinit che non esisterebbe per da sola se no sarebbe unidea. 5. Lessere anche il fine ultimo dogni attivit e operazione. Lessere il fine ultimo di ogni azione. Ogni azione e movimento sono ordinati in qualche maniera allessere sia allo scopo che esso sia conservato nella specie o nellindividuo, oppure perch sia acquistato di nuovo. In breve, nulla c di pi forte, pi potente, pi pervasivo, pi perfetto, pi nobile e pi prezioso, pi desiderato e pi amato, pi attuale e pi efficace, pi intimo e pi profondo, pi luminoso e pi evidente, pi bello e pi affascinante, pi vero e pi intelligibile dellessere. Per tutti questi titoli di eccellenza giustamente Tommaso ha scelto lessere come guida della sua navigazione metafisica. S. Tommaso era ben consapevole che dellessere ci sono due concetti, uno debole, lesse commune, e uno forte, lactus essendi. A chi obietta che non corretto definire Dio come essere, Tommaso replica che ci sono due concetti di essere: lessere comune che il concetto pi astratto di tutti, che indifferente a tutte le aggiunte ma suscettibile di qualsiasi aggiunta, e lessere specialissimo che gi include tutte le determinazioni e pertanto esclude ogni aggiunta. Ora, nel secondo senso che si definisce Dio come essere e si identifica in lui lessenza con lessere.

Lespressione qualche cosa cui non si pu aggiungere niente si pu intendere in due modi. Primo modo: qualche cosa che (positivamente) di sua natura importi lesclusione di aggiunte (o determinazioni). Secondo modo: qualche cosa che non riceva aggiunte o determinazioni, perch di suo non le include (n le esclude)Essere senza aggiunte nella prima maniera proprio dellessere divino (esse divinum); invece essere senza aggiunte nella seconda maniera proprio dellessere comune ( esse commune). Mentre lesse commune unastrazione, la massima di tutte le astrazioni che riguarda quel minimo di realt che comune a tutte le cose, invece l esse divinum, detto anche esse ipsum, concretissimo e individualissimo, in quanto abbraccia tutte le determinazioni: Ci che comune a molte cose non nulla fuori di esse se non per astrazione (). Quindi se Dio fosse lessere comune, egli non avrebbe nessuna esistenza reale, ma soltanto nellintelletto (che lo pensa). Ora, abbiamo visto in precedenza che Dio non una realt che non esiste soltanto nella nostra mente ma nella natura delle cose; perci non pu essere lessere comune di tutte le cose. Per contro, lessere divino determinato in se stesso, altrimenti non escluderebbe da lui le condizioni degli altri enti. Tommaso costruisce la sua metafisica soprattutto sul concetto forte, intensivo di essere: questo nuovo concetto di essere che gli fornisce anche una nuova e pi adeguata soluzione a tutti i problemi fondamentali della metafisica. Per egli non trascura il concetto debole, l esse commune, perch a questo concetto che egli si riferisce quando definisce la metafisica come studio dellente in quanto ente e afferma che loggetto proprio della metafisica lente e non Dio o le sostanze separate.

NOZIONE E DIVISIONE DELLENTE


Il termine ente traduce letteralmente il greco n e il latino ens. Esso pu essere preso sia nella forma participiale sia nella forma nominale o sostantiva. Nel primo caso denota lesercizio attuale dellatto dellessere (come cantante chi sta cantando); mentre nel secondo caso significa qualche cosa che possiede lessere ( id quod habet esse). Nel corso della nostra trattazione prendiamo ente nella forma nominale, cio come nome e non come participio. Assunto come termine chiave della filosofia dellessere, ente dice la totalit di una cosa, non una sua parte (lessenza, la materia, la forma, la sostanza ecc.). Tuttavia come suggerisce lorigine stessa del termine ( ens trae origine da esse), ente connota in modo particolare il suo rapporto con lessere: ci che possiede lessere, pi precisamente, ci che partecipa allessere ( id quod participat esse). E poich lessere si caratterizza sempre come atto, lente pu essere definito anche come essere in atto. Perci lente non dice la quiddit (essenza) bens latto dellessere . Come concetto universale il termine ente ha la stessa espansione del termine cosa (res), ma la sua intenzione diversa, perch cosa fa riferimento allessenza, mentre ente fa riferimento allessere.

Aristotele fu il primo ad operare una classificazione precisa e accurata dei vari usi del termine ente (on). Anzitutto lente si distingue in 1. ente sostanziale 2. ente accidentale. Lente sostanziale lente che sussiste in se stesso (la sostanza); lente accidentale lente che inerisce in qualche soggetto, cio nella sostanza. A sua volta lente accidentale viene diviso in nove categorie (quantit, qualit, azione, passione, tempo, luogo, relazione, situazione, abito). La seconda divisione tra: 1. ente logico (che riguarda la verit e falsit delle proposizioni, ed esiste solo nella mente) e 2. ente reale, che esiste indipendentemente dal fatto che venga pensato o meno. La terza distinzione riguarda: 1. lente in potenza e 2. lente in atto. Cos diciamo di qualcuno che vedente o perch tale in potenza o perch vedente in atto.

LA STRUTTURA FONDAMENTALE Lente non lessere: questo il primo dato della nostra
esplorazione ontologica; lente sempre un possesso limitato dellessere; lessenza dellente non quindi lessere. Che cosa sintende per essenza? Il termine essenza (in greco ousia, in latino essentia) deriva da essere, ed sinonimo di quiddit e di natura. Lessenza denota generalmente lelemento formale costitutivo di una cosa, lelemento che lassegna ad una determinata specie e allo stesso tempo la separa da tutte le altre. Perci essa comprende in s soltanto quello che incluso nella definizione della specie; cos umanit solo quello che incluso nella definizione di uomo; solo per questo infatti luomo uomo, e precisamente questo indica il termine umanit, quello cio per cui luomo uomo. Ecco come si esprime S. Tommaso a questo riguardo: Lessenza propriamente ci che viene espresso dalla definizione. Ora la definizione comprende i principi specifici e non quelli individuali. Perci nelle cose composte di materia e forma, lessenza non significa n la sola forma n la sola materia ma il composto di materia e forma in universale, in quanto sono principi della specie. Ora, lesperienza ci dice che a nessuno degli enti di questo mondo lessere (esistenza) appartiene necessariamente, essenzialmente, e per questo motivo lessere non viene mai incluso nella definizione della loro essenza. Cos una cosa lessenza, unaltra lessere. Lessenza in se stessa possiede soltanto unattitudine allessere, cio allesistenza. Per nellente reale lessenza attuata dallessere, mentre a sua volta lessere si unisce allessenza, e

compone con essa una totalit esistente, senza tuttavia identificarsi con lessenza. Da ci risulta che tra essenza e atto dessere c reale distinzione: essi formano un tutto nellente, come fanno un tutto (un singolo) la materia e la forma, e tuttavia sono due elementi, due principi distinti. Ma, mentre per quanto attiene la materia e la forma la distinzione/composizione avviene allinterno dellessenza, nel caso dellessenza e dellessere la distinzione/composizione si realizza allinterno dellente; e questa distinzione/composizione costituisce, come abbiamo detto, la struttura ontologica fondamentale. Lente non lessere, un possesso limitato dellessere. Cosa lessenza (ousia, natura)? Lessenza di una matita, ad es., la matitinit, solo quello che ne fa una matita e non unaltra cosa. Quando dico uomo ho lessenza, se dico Daniele, no. Lessere in s ha attitudine a essere (ad es. ho in mente lessenza di un figlio che non ho). Lessere attualizza lessenza ma lessenza attuata dallessere.

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