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TRASPORTO IN SOLUZIONE 353

X. TRASPORTO IN SOLUZIONE
l. Premessa
Il trasporto di sostanze estranee da parte di masse idriche in movimento,
da sempre di interesse per l'ingegnere idraulico, ha acquistato negli ultimi decenni
pi grande rilevanza in dipendenza della maggiore attenzione che viene rivolta alla
salvaguardia dell'ambiente e alla protezione e alla gestione del territorio.
In particolare, il trasporto in soluzione, oggetto specifico di questo
capitolo, trova riscontro in una vasta serie di problemi di inquinamento di corpi
idrici.
Nelle soluzioni, come noto, la mescolanza tra sostanze diverse avviene
fino a livello molecolare. Ora, molte delle sostanze inquinanti che vengono
immesse nelle acque superficiali o sotterranee sono solubili: per esempio,
composti chimici, prodotto o residuo di processi di lavorazione, o consistenti
aliquote di liquami di varia natura.
Peraltro, l'interesse allo studio delle sluzioni va al di l dell'oggetto
specifico per il quale esso viene intrapreso: infatti, molti dei concetti e dei metodi
di studio che concernono il trasporto in soluzione, e che verranno qui esposti,
sono comuni al trasporto in sospensione, nel quale le sostanze estranee sono
presenti in particelle piccole, ma di norma macroscopiche. Del trasporto in
sospensione si parler nel successivo Capitolo XI.
2. Il trasporto convettivo
Nei fondamenti teerici dell'Idraulica e della Meccanica dei Fluidi e nella
maggior parte dei problemi inerenti tali discipline l'acqua viene considerata come
un mezzo continuo: ci comporta che si rinunzia a studiarne il moto fino a livello
molecolare. In particolare, non si tien conto dell'agitazione di cui le molecole sono
dotate, sia in acqua in movimento, sia in acqua in quiete.
Lo studio del moto delle soluzioni, condotto nell'ambito di questa
schematizzazione, porta ad attribuire alle particelle di soluto, considerate come
r
354 CAPITOLO DECIMO
"
elementi puntuali, le stesse velocit che vengono attribuite all'acqua, con qualche
conseguenza sul legame tra portata di massa di soluto e velocit, che risulta in
contrasto con l'esperienza.
Sia M la massa di soluto contenuta in un volume v-, e Cm = M/V la
concentrazione media di soluto. Al tendere a zero del volume nell'intorno di un
punto, si ammette che la Cm tenda con regolarit a un valore ben definito
c= dM/dV, che la concentrazione nel punto. ..r
Se v la velocit nel punto e dQ = Vn eU: -ia portata idrica attraverso la
superficie elementare eU: di normale n, la massa di soluto d Q; , che attraversa d
I: nell'unit di tempo, data dal prodotto del volume liquido dQ per la
concentrazione c:
(l)
Il trasporto espresso dalla (l) viene chiamato convettivo, per analogia con
l'omonimo fenomeno di trasmissione del calore, in quanto in entrambi i casi il
trasferimento delle due entit (soluto, calore) determinato dal trasferimento di
masse fluide che fanno da vettore e ad esso si accompagna
1

Ma, in una massa idrica in moto, la portata espressa dalla (l) costituisce
solo una parte della portata di massa di soluto: nel dedurre la (l), infatti, non si
tenuto conto del processo di diffusione, connesso con la gi richiamata agitazione
molecolare. Per esempio, in una massa fluida in quiete, dove le velocit vengono
assunte ovunque nulle, pu determinarsi ancora un trasporto di soluto, dovuto, in
tal caso, esclusivamente alla diffusione, e quindi certamente non esprimibile a
mezzo della (1).
Per tale motivo, occorre introdurre opportuni correttivi che tengano conto
del processo di diffusione: come si vedr, lo studio del trasporto pu essere
condotto, cos, ancora nella schematizzazione di mezzo continuo.
Nei testi di lingua inglese per il trasporto di soluti si preferisce il termine
"advection".
TRASPORTO IN SOLUZIONE 355
3. Il processo di diffusione molecolare
3 .l La legge di Fick
E' esperienza comune che, in una soluzione, il soluto, che sia distribuito
in modo non uniforme in una massa fluida in quiete, tende a diffondersi,
determinando un aumento di concentrazione nei punti dove questa era inizialmente
minore e una diminuzione dove essa era maggiore. Tale effetto, che, a lungo
termine, si traduce in una distribuzione uniforme del soluto, attribuito
all'agitazione molecolare, che, con il continuo e disordinato trasferimento di
volumi di soluzione tra punti diversi, determina complessivamente un maggior
trasferimento di soluto da zone in cui questo contenuto in maggiori quantit, che
vtceversa.
Si dice, allora, in modo sintetico, che il soluto si trasferisce da punti di
concentrazione maggiore a punti di concentrazione minore, anche se, come si
ora precisato, la variazione locale di concentrazione non , in realt, che il
risultato del bilancio di disordinati trasferimenti in direzioni diverse di quantit
diverse di soluto.
Se le concentrazioni non sono molto grandi, in modo che si possa ritenere
che le molecole di soluto non si influenzino a vicenda nel loro moto, il risultato di
tale complesso processo di trasferimento viene espresso quantitativamente
attraverso la legge di Fick.
Essa si scrive:
(2) q:* = - D grad c
in cui q:* un vettore, che ha la direzione secondo cui massima la variabilit
spaziale di che positivo nel verso delle concentrazioni
decrescenti e che, in acqua in quiete, esprime, con il suo modulo, la portata
massica di soluto attraverso la superficie unitaria normale a tale direzione
2
.
2
Nulla cambierebbe, se a c fosse attribuito il significato ci concentrazione in peso
e a q * * quello di portata ponderai e.
s
t'
356 CAPITOLO DECIMO
Il coefficiente di proporzionalit D della (2) denominato
"coefficiente di diffusione", o anche "diffusivit molecolare". Esso caratteristico
della coppia di sostanze, solvente e soluto, che compongono la soluzione e il suo
valore dipende dalla temperatura e, in minor grado, dalla concentrazione c; ha le
dimensioni L
2
!f e viene espresso di norma in m
2
/s
3
.
In base alla (2), dunque, in condizioni di quiete la portata massica di
soluto dQ;* attraverso una superficie elementare d'L di n data da:
(2') d Q;* = - D (dc l dnYill: .
Se, come si ammette di solito, le (2) e (2') valgono anche sul contorno
impermeabile della soluzione, risulta ovviamente:
(3)
l dc l
l
- J =o
dn cont. '
essendo n la normale al contorno. Su questo, dunque, le superficie di ugual
concentrazione sono ad esso
3.2 Il bilancio di massa di soluto
Si consideri ora un sistema fluido in movimento, e sia v (x,y,z,t) il vettore
velocit che caratterizza il campo di moto.
Si gi visto che, nella ipotetica assenza di diffusione, il trasporto di
soluto sarebbe determinato dal solo moto del campo v e la portata massica
sarebbe espressa dalla:
(l)
Per tener conto della diffusione, si ammette, allora, che gli effetti
cinematici determinati dalla diffusione si sovrappongano a quelli del moto
generale e si esprime la portata massica di soluto come somma delle due portate.
Se il solvente acqua D= (10-
10
+ 10-
9
) m
2
Js.
TRASPORTO IN SOLUZIONE 357
Si scrive allora:
(4) dQS = [cv n -D (dc l dn)]di. .
Per quanto si detto, il primo termine a secondo membro della ( 4)
rappresenta il trasporto per convezione, il secondo quello per diffusione.
In un siffatto sistema fluido in moto, si consideri, ora, un prisma
elementare di spigoli dx, dy, dz, paralleli ai tre assi cartesiani. E' facile esprimere,
con l'ausilio della ( 4 ), il bilancio di massa, il concetto, cio, che la differenza tra
la massa di soluto entrata e quella uscita nel tempo dt pari all'incremento di
massa che si determinato nello stesso tempo dt nel prisma
4
.
Semplici passaggi consentono di scrivere, cos, la relazione:
ac +l +

a( cv J l
dt dX dy + dZ J
(5)
l
r d
2
C d
2
C d
2
C l
D l ax
2
+ ai + az
2
J
ovvero:
(5') dc l dt + div (cv) = D V
2
c
4
Attraverso, p. es., la coppia di facce ortogonali a x entrano e escono
rispettivamente le quantit: { _ ac)
ov x - D - dy dz dt
.. ax
r( [a( cv J a
2
c
l cv x - D ax + dx - D ax 2 dx dy dz d t
Peraltro, la variazione di massa di soluto nel prisma :

a c
- dt dx dy dz
a t
358 CAPITOLO DECIMO
ovvero, avvalendosi del simbolo V di nabla:
(5")
Per fluidi incomprimibili div v = O, e la somma tra parentesi quadra a
primo membro della (5) si semplifica in:
mentre la (5") si scrive:
(5' ")
dC dC _,dC,
v - +v - +v -
x ax y ()y z az '
dC
+ vVc
d t
Infine, se il moto uniforme secondo x e piano secondo la giacitura
(x, z), tenuto conto dell'ultima semplificazione, la (5) si scrive:
Nelle (5) il secondo termine a primo membro rappresenta il contributo
dovuto al trasporto convettivo; il secondo membro, il contributo dovuto alla
diffusione.
4. La diffusione turbolenta
4.1 Il bilancio medio di massa
Se il moto della soluzione turbolento, come avviene nella quasi totalit
dei problemi idraulici, si pu:
a. in primo luogo, applicare al prisma elementare, la relazione (5);
TRASPORTO IN SOLUZIONE 359
b. esprimere in questa i valori istantanei della concentrazione e delle velocit
come somma dei valori medi locali
5
(c, v x, .. . ) e dei termini di agitazione
(c', v'x .. . ),scrivere, cio: c= c+ c'; v x = v x + v'x; ... ;
c. applicare, infine, il procedimento della media temporale, eseguire, cio, su
ogni termine A l'operazione:
(11 T) JT A dt
Semplici passaggi consentono di dedurre la seguente relazione:
ra a a l
at + + ay-(cvy) + +
(6)
r a (-) a (-) a (-)l
+ l- c'v' + - c'v' + - c'v' J
ax x ay y az z
ra
2
c a
2
c a
2
cl
D la x2 + a y 2 + a z2 J
che pu anche scriversi, raggruppando diversamente i termini:
ac r a ( -) a ( -) a ( -)l
at +lax cv, +c'v: +ay +az cv,+c'v: J=
(6')
r a
2
c a
2
c a
2
c l
= D lax
2
+ ay
2
+ az
2
J
Per fluidi incomR.riJcibili, tenuto conto che div v = O, la (6) si semplifica
nella:
(6")
ac r ac - ac acl r a (- . )l . .
at+lv, ax +Vy ay + v, azJ + lax c'v: + ... ... J =D[. .... .' .).
Per un commento sul significato di c, v, ... . , quando il moto e le caratteristiche
del sistema variano localmente anche nei valori medi, si rinvia ai testi specializzati .
360 CAPITOLO DECIMO
Nel particolare caso di un moto piano e uniforme, ch si svolga secondo
la direzione x, per il quale, per, le concentrazioni varino sia localmente nel
tempo, sia lungo x e z (fig. 1), la (6' ) diventa a sua volta:
(6"')
tenuto conto che sono nulle, in tal caso, tutte le derivate rispetto a y, perch il
moto piano, e anche le grandezze vy , v, ' ca v, fax), perch il moto uniforme
secondo l'asse x.
E' evidente l'affinit tra la (5), da un lato, e le (6) e (6'), dall'altro. Queste
ultime differiscono dalla (5) solo perch:
l. in esse compare la concentrazione media locale c al posto di quella
istantanea c;
2.
(6').
esse contengono i tre termini connessi con i valori d'agitazione c', v'x,
v ~ , che non appaiono, invece, nella (5).
z
/ r
v x ' c
Fig. l
Conviene esaminare il significato dei vari gruppi di termini delle (6) e
TRASPORTO IN SOLUZIONE 361
Si consideri dapprima l'ultimo, quello a secondo membro. Esso
chiaramente un termine diffusivo, equivalente a quello proprio di un ideale moto
privo di turbolenza, nel quale le concentrazioni istantanee siano pari ai valori
medi locali c del moto reale. E' di norma, molto piccolo rispetto agli altri
termini e, quindi, di solito, viene trascurato.
Si considerino, poi, i tre raggruppamenti della (6') come Cv ;c + c'v:):
essi rappresentano, per la loro genesi, i valori medi delle portate massiche di
soluto defluenti attraverso le superficie unitarie normali ai tre assi, in assenza di
diffusione molecolare. Dei due termini che li compongono, il primo rappresenta la
portata unitaria che si avrebbe, per convezione, in un moto caratterizzato da
valori istantanei pari alle medie locali di c e di v; il secondo, un'aliquota di portata
connessa con l'agitazione turbolenta.
I termini del primo tipo (le cui derivate, nella (6), sono raggruppate nella
prima somma tra parentesi quadra) possono ben denominarsi, per analogia con la
(5), di "trasporto convettivo": essi danno un contributo tanto pi grande alla
variabilit locale. di concentrazione (dc !dt), quanto pi grandi sono le velocit e
le concentrazioni medie locali e le loro variabilit spaziali. Cos, se si considera
ancora, come esempio, il particolare moto uniforme e piano di un fluido
incomprimibile considerato nello scrivere la (6" '), facilmente intuibile che un
andamento crescente con x della concentrazione media locale (dc !dx > 0), tende a
determinare, per la contemporanea presenza di un moto medio lungo x, una
riduzione locale della concentrazione; e che questa riduzione tanto pi rapida
quanto maggiore la velocit v x e quanto maggiore la variabilit di c lungo
x: tale fatto sinteticamente espresso, nella (6" '),dal termine v x (dc ldx).
I termini del secondo tipo, cio c'v:, c ' v ~ , c ' v ~ , sono connessi,
evidentemente, con l'agitazione turbolenta. Per la loro genesi, a rigore, anch'essi
sono di natura convettiva, rn si preferisce indicarli come termini di "diffusione
turbolenta" , in quanto -rappresentano un processo cinematico analogo alla
diffusione molecolare. Se essi sono diversi da zero, ci esprime il fatto che c' una
correlazione tra le c' e le componenti della velocit d'agitazione: in altre parole,
che a valori positivi di c' (aumento temporaneo della concentrazione rispetto alla
media locale) corrispondono valori prevalentemente positivi (oppure
prevalentemente negativi) della generica componente della velocit d'agitazione
(vx', vy', Vz'); e che a valori negativi di c' corrispondono valori prevalentemente
negativi (oppure prevalentemente positivi) della stessa componente.
,
362 CAPITOLO DECIMO
~
I tre termini in parola, gi si detto, sono del tutto equivalenti a delle
portate unitarie di soluto attraverso superficie ortogonali ai tre assi cartesiani
(x, y, z). E possono interpretarsi come le tre componenti di un vettore q ~ , la cui
proiezione secondo una generica direzione fornisca la media locale della portata di
soluto dovuta alla turbolenza attraverso una superficie ortogonale a tale direzione.
Se i, j, e k sono i versori secondo x, y e z, si pu scrivere, dunque:
q
, = c'v' i + c'v' J. + c'v' l}{
s x y z
<
La variabilit spaziale dei tre termini contribuisce, come si vede dalle (6),
a far variare localmente la concentrazione media c. Purtroppo, la loro
valutazione diretta ancora oggi impossibile. In pratica, si cerca di sostituire ad
essi delle espressioni che dipendano esclusivamente dalle caratteristiche medie
locali del sistema in movimento. Il seguente paragrafo dedicato a illustrare e
discutere, appunto, le modalit di questo procedimento.
Conviene prima rilevare, per, che, per la definizione di q ~ ora data, la
(6) pu sinteticamente scriversi:
l
ac
at + div (c v) + div q ~
4.2 I coefficienti di diffusione turbolenta
Il flusso medio di soluto dovuto alla turbolenza espresso, come si
visto, dai prodotti medi come c ' v ~ . Ma esso anche strettamente connesso a una
variabilit spaziale della concentrazione media locale c.
E' facile mostrare, infatti, che a tale variabilit di c corrisponde
l'esistenza di una correlazione tra i termini d'agitazione vj della velocit e quelli
c' delle concentrazioni, cio, appunto, valori di c'v'i diversi da zero.
Ci si riferisca, per semplicit, al gi richiamato schema di moto uniforme
orizzontale e piano di figura l, nel quale si ipotizzato che le c decrescano verso
l'alto. Con riferimento alla componente verticale Vz', risulta facilmente
TRASPORTO IN SOLUZIONE 363
comprensibile che a trasferimenti di masse fluide verso l'alto ( v ~ >0)
corrispondono, di norma, aumenti temporanei di c rispetto ai valori medi locali
c (c'>O), in quanto tali masse attraversano o raggiungono strati con
concentrazioni medie locali minori delle concentrazioni da esse possedute e
proprie delle zone di provenienza. Analogamente, a trasferimenti di masse fluide
verso il basso ( v ~ < 0), corrispondono, di norma, temporanee riduzioni della
concentrazione (c' < 0). Di norma, quindi, i prodotti c'v: sono positivi. In altre
parole, nel caso specifico, alla riduzione dal basso in alto delle concentrazioni
medie c corrisponde un valore positivo di c'v: . Come si gi ricordato, questo
termine rappresenta un flusso di saluto verso l'alto.
D'altra parte, che la turbolenza provochi, in media, flusso di saluto verso
strati di minor concentrazione (verso l'alto in figura) altrettanto comprensibile
per via elementare.
Si osservi, infatti, che, al trasferimento di volumi di soluzione provenienti
da strati di maggior concentrazione, corrisponde, di norma, il passaggio di
quantit di soluto maggiori di quelle che si accompagnano al trasferimento di
uguali volumi di soluzione da strati di minore concentrazione; e la prevalenza
degli uni sugli altri, cio della portata media di soluto, sar tanto pi grande
quanto pi accentuato il carattere di variabilit della concentrazione media
locale lungo la verticale (cio quanto maggiore e dc ldz).
Generalizzando, si pu ben dire, dunque, che quanto maggiore la
variabilit spaziale della concentrazione media locale c, tanto maggiori sono le
portate di saluto, che, mediamente nel tempo, fluiscono attraverso una generica
superficie per effetto della turbolenza.
Per altro verso, l'effetto sar tanto pi grande quanto pi accentuata
l'agitazione turbolenta.
Il modo pi sempfce di esprimere questa duplice dipendenza la legge di
proporzionalit tra le portate di saluto, espresse dai termini come c ' v ~ , e le
derivate parziali di c. Si scrive, dunque:
(7) c'v'
x
a c
--E -a
- x
,
c'v'
y
a c
=-E ay
c'v'
z
dc
-E dZ
364 CAPITOLO DECIMO
ovvero, ricordando la definizione gi data di
(8) = -E grad cl
nelle quali il fattore di proporzionalit E dovrebbe rappresentare le caratteristiche
della turbolenza.
Ma queste ultime sono, in genere, variabili norisolo con la posizione del
punto, ma anche con la direzione (eterogeneit e della turbolenza): le
caratteristiche della turbolenza che influiscono sul processo di mescolamento non
possono essere rappresentate, dunque, da un valore scalare E, sia pure variabile
da punto a punto
6
.
E' stato proposto, allora, di attribuire ad E, non pi la natura di uno
scalare, ma quella di un tensore del secondo ordine. In tal modo: l) si man-
terrebbe in essere la rappresentazione delle portate connesse con la turbolenza
mediante un vettore, 2) resterebbe formalmente valida la (8) (che esprime-
rebbe ancora un vettore come prodotto di un tensore per un altro vettore); 3) si
terrebbe conto della anisotropia della turbolenza, la cui influenza sul processo di
mescolamento verrebbe rappresentata dalle nove componenti speciali del tensore
E. In particolare, le tre portate connesse con la turbolenza che appaiono nelle (6),
le tre componenti, cio, del vettore secondo gli assi (x, y, z) si scriverebbero:
c'v'
x
( ac
- E xx ax
+
a c
ac J
E xy ay
+
E xz az
a c
(7') c'v'
y
( ac
- E yx ax + E yy ay
ac J
+ E yz az
6
( ac
a c
ac J
c'v'
- E zx ax +
E zy ay
+ E zz az . z
---
Per esempio, nel moto uniforme, come ben noto, i valori di



, sono
diversi fra loro.
TRASPORTO IN SOLUZIONE 365
Con queste precisazioni e tenuto conto della posizione (8), la (6) pu
essere sinteticamente scritta a mezzo del simbolo V di nabla:
(6v)
dc
at + V(c v) - V'(E . V'c) = D. V'
2
c
Tale impostazione, pur nel suo rigore concettuale
7
, non trova, per, un
utile riscontro pratico per la difficolt di determinazione dei valori dei coefficienti
E i,j
In subordine, e a un livello di approssimazione intermedio, stato
suggerito di ammettere che le direzioni principali del tensore E coincidano con
quelle dei tre assi (x, y, z) della tema di riferimento. In tale approssimazione si
pu scrivere:
(7' ')
()c
c'v: = - Exx dX
c'v'
y
()c
= - Eyy ()y
()c
, ' --E :\
c v z - zz oz
Tenuto conto delle (7''), la relazione (6" ), che, si ricorda, vale per fluidi
incomprirnibili, si scrive:
()c l ()c ()c ()c l
al = -l V x dX + V y ()y + V z dZ J +
(9)
l a ( ac ) a ( ac ) a ( ac ~
+ l dX Ex dX + dy Ey ()y + dZ Ez dZ ~
nella quale si sono usati, per semplicit, i simboli Ex, Ey, Ez e in luogo
di Exx, Eyy,Ew e si omesso, per i motivi gi detti, il termine D V
2
c.
' ,
Infine, la (6"'), .:valida per moto piano e uniforme, diventa:
dc ()c l () ( ()c) () (-- ()c) l
(9') \al+ Vxax- -lax- Exax- .+az Ezaz J =Q
Si noti che, in questo modo, il vettore q;, non ha pi la direzione di grad c .
366 CAPITOLO DECIMO
~
Anche cos, per, le difficolt di ordine pratico, all'atto delle applicazioni,
non sono irrilevanti. Non infrequente, perci, che, nella (8), al fattore E venga
attribuita la natura di uno scalare, non tenendo conto cos della anisotropia della
turbolenza; il che equivale a porre nella (9): Ex = Ey = Ez = E .
In ogni caso e quale che sia la natura, di scalare o di tensore, che si
attribuisce ad E, il problema di esplimere i termini di turbolenza delle ( 6) in
funzione delle grandezze medie locali del sistema solo parzialmente risolto con
la introduzione della relazione (8): in questa, infatti, .appare esplicitamente solo la
dipendenza di tali termini dai caratteri di variabilit spaziale di c, cio da
(grad c); non appare, invece, in che modo si possano esplimere i valori di E (o di
Ei,j) in dipendenza dei caratteri medi locali del moto. E' lo stesso problema che si
incontra nello studio della dinamica della turbolenza, nel quale si cerca, come
noto, di esprimere gli sforzi alla Reynolds in funzione delle velocit medie locali
e, in genere, dei caratteri medi, locali o globali, del moto.
La pratica possibilit di utilizzare la (8) subordinata, dunque, alla
lisoluzione di questo problema: in che modo determinare i valori da attribuire al
fattore E che in essa compare.
Si torner in seguito su tale punto per il caso particolare di moti di
corrente.
A chiusura di questo paragrafo, conviene solo mettere ancora una volta in
luce l'affinit tra il meccanismo di mescolamento turbolento e il processo di
diffusione molecolare e, corrispondentemente, l'affinit formale tra la (8) e la (2)
(legge di Fick). Il meccanismo di mescolamento dovuto alla turbolenza viene
chiamato, perci, "diffusione turbolenta" (o "eddy diffusion"), mentre il fattore E
della (8) e le sue componenti vengono denominati "coefficienti di diffusione
turbolenta": per essi, talvolta, si parla anche di "diffusivit turbolenta".
5. La diffusione turbolenta nei moti di corrente
Nelle correnti, noto, il moto si svolge sensibilmente secondo un'unica
direzione, ovvero secondo direzioni via via individuate da un'unica linea curva.
Salvo eccezioni, qui verranno considerate solo correnti di moto uniforme.
Pi specificamente si far liferimento, o a correnti simmetriche rispetto all'asse s,
TRASPORTO IN SOLUZIONE 367
di sezione circolare, o a correnti in moto piano secondo la giacitura (s, n) definita
da s e dall'asse n normale a questo (fig. 2). Le propriet di simmetria assiale o di
ripetitivit nei piani di giacitura (s, n) verranno attribuiti, non solo alle caratte-
ristiche dinamiche, ma anche alla distribuzione di concentrazione: cos, nel moto
assialsimmetrico la concentrazione sar indipendente dalla direzione del raggio r,
nel moto piano, indipendente dalla coordinata b lungo l'asse normale ad s e ad n.
Tuttavia, molti dei concetti, delle definizioni e delle formule seguenti
possono essere, o direttamente applicati a correnti diverse da quelle prima citate,
o facilmente estesi.
Fig. 2
Nelle correnti in genere, il trasporto longitudinale di soluto dovuto alla
diffusione comunemente ritenuto trascurabile rispetto al corrispondente
trasporto convettivo. In altre parole, la portata massica dQs,s di soluto attraverso
una superficie elementare dcr ,.ortogonale a s viene espressa dalla dQs,s = c v dcr ,
trascurando, cos, l'aliquota ' -E
5
(c !s) dovuta alla diffusione longitudinale .
. l'
Occorre tener ben conto, invece, della diffusione trasversale: infatti, in
mancanza di componenti trasversali del moto medio, solo la diffusione a causare
il trasporto trasversale.
Cos, in una corrente in moto piano, tenuto conto che l'unica diffusione
trasversale possibile quella nella direzione n e che ad essa corrisponde una
portata massica di soluto per unit di superficie data dalla:
368
(lO)
CAPITOLO DECIMO
dQs,n dC
---c-
dL -- n dn '
la (9') del paragrafo precedente pu scriversi:
(9")
<
avendo sostituito alla precedente tema d'assi (x, y, z)' la 'nuova (s, n, b).
(lO')
(9" ')
Analogamente, per corrente di sezione circolare:
dc
d t
dc
+v-
as
dc
=-E-
r dr
5.1. Il coefficiente di viscosit turbolenta v
1
Come noto, in una corrente turbolenta in moto uniforme di sezione
circolare lo sforzo tangenziale totale t"T (pi precisamente, il valore medio locale)
si esprime come somma dello sforzo tangenziale vero e proprio 'f 1.1 , dovuto alla
viscosit, e dello sforzo tangenziale alla Reynolds 'f R che , in realt, la
componente secondo s del flusso di quantit di moto attraverso una superficie
unitaria laterale, ortogonale, quindi, al raggio r
8
.
Se si considera una corrente di raggio r
0
, lo sforzo che un nucleo interno
di raggio r, ad essa coassiale, esercita verso l'esterno attraverso la superficie
laterale dato da:
dv
1 .. + 'fR =- !-!- + pv'v'
,. dr s r
v. Capitolo II.
TRASPORTO IN SOLUZIONE 369
in cui l'ultimo termine costituito dalla media temporale dei prodotti delle due
componenti v ~ e v; della velocit d'agitazione, moltiplicata per la densit p;
peraltro, si usato il simbolo di derivata totale, perch si sta considerando un
moto uniforme, e si tenuto conto, inoltre, dell'uguaglianza V
5
= v . Va rilevato
anche che i segni impiegati corrispondono al fatto che si stanno considerando
sforzi che dall'interno vengono esercitati verso l'esterno.
Ora (Cap. II), in analogia con l'espressione del vero e proprio sforzo
tangenziale ~ f.l, si suole esprimere anche lo sforzo alla Reynolds ~ R a mezzo
di una relazione del tipo:
(11)
'tR
dv
- 11dr
dove 11 un coefficiente di viscosit turbolenta, che, a differenza di 11, non
dipende solo dalle caratteristiche del fluido, ma anche dalle caratteristiche del
moto (J. Boussinesq, 1877). E se si introduce l'ulteriore coefficiente Vr = 11/p, la
precedente si scrive:
(11 ' )
l' =-v, p ~ l
Il coefficiente Vr , definito dalla (11 '), viene chiamato coefficiente di
viscosit cinematica turbolenta (o eddy viscosity), in analogia con il ben noto
coefficiente di viscosit cinematica v = !..lfp . Per esso, tuttavia, l'attributo di
cinematico viene quasi sempre omesso.
Con questa definizione lo sforzo tangenziale totale ~ T pu essere
espresso dalla:
.J
(12)
dv
tT =-(v +vJ p- .
dr
La scrittura delle (l l ) deriva dalla constatazione che, con riferimento ai
valori assoluti delle varie grandezze, gli sforzi tangenziali turbolenti crescono al
crescere di (dv /dr) e si annullano all'annullarsi di questo. Per altro verso, l'esame
dei caratteri cinematici del moto turbolento, fatto alla luce della reale natura di
flusso di quantit .di moto della ~ R consente di rendersi conto che, a pari
370 CAPITOLO DECIMO
(dv /dr), tale scambio tanto pi intenso, quanto pi l'effetto di
mescolamento dovuto alla agitazione turbolenta: di qui, la conclusione che T]
e V
1
dipendono dai caratteri della turbolenza.
Nel caso particolare di fluidi incomprimibili, lo sforzo alla Reynolds pu
anche scriversi:
(11")
d(pv) .

dr,
Ai fini dei successivi sviluppi di fondamentale importanza rilevare che
la (11 ") pu interpretarsi, a meno del segno, come una relazione di
proporzionalit tra il flusso medio di quantit di moto per unit di superficie
ortogonale a r (o meglio della componente di esso secondo s) e il gradiente
della media locale di quantit di moto (p v) contenuta nel volume unitario, cio
della "concentrazione di questa quantit di moto".
Risulta evidente, allora, l'analogia tra la terza delle (7") (par. 4.2), che
nel moto qui considerato corrisponde alla:
(7")
a c
c'v' =-E-
r r ar '
e la (11 ") e, quindi, tra i coefficienti Er e V
1
che in esse compaiono. Essa viene
denominata "analogia di Reynolds".
Entrambe le relazioni esprimono, a meno del segno, la proporzionalit
tra la variabilit spaziale della concentrazione di una certa grandezza (massa di
soluto, in un caso, quantit di moto media locale, nell'altro) e il flusso della
stessa grandezza, tramite coefficienti Er e V
1
che dipendono dai caratteri della
turbolenza nel punto considerato, in quanto sono chiamati a commisurare
l'effetto del mescolamento da questa provocato; e in entrambe il segno meno sta
a indicare che il flusso si svolge dalle zone di maggior concentrazione verso
quelle di minor concentrazione.
Di qui l'orientamento a ritenere uguali, per un certo punto di una certa
corrente turbolenta, i valori di Ere V
1
9
; a scrivere, quindi:
L'analogia si estende al processo di diffusione del calore per convezione.
TRASPORTO IN SOLUZIONE 371
l Er = Vt l
Di qui, la possibilit di usufruire della eventuale conoscenza di V
1
per
determinare Er.
Il paragrafo successivo dedicato appunto alla scrittura delle espressioni
di V
1
per due casi semplici di moto uniforme: i valori di V
1
da esse calcolabili
possono essere assunti come valori del coefficiente di diffusione turbolenta
trasversale.
5.2 Espressioni e valori di v ~
La conoscenza dei valori da attribuire al coefficiente di viscosit
turbolenta V
1
ovvero la conoscenza delle regole per la sua determinazione
possono costituire, dunque, un utile mezzo di valutazione del coefficiente di
diffusione turbolenta Er
Conviene, allora, soffermarsi a esaminare in che modo s1 possono
determinare i valori di V
1
in alcuni casi molto semplici di moto.
E' noto che una delle leggi pi frequentemente impiegate per
rappresentare la distribuzione delle velocit la legge logaritmica. Essa, per
correnti circolari, pu scriversi:
v
(12)
v.
l r -r
-In -
0
-
K L
Nella (12) v* = ( . 1
0
l p) la velocit d'attrito alla parete (con 'to
sforzo tangenziale alla {>prete), L un coefficiente che ha le dimensioni di una
lunghezza e K la cosidetta costante universale di von Karman, senza
dimensioni, cui viene attribuito di solito il valore 0,40.
(13)
Alla (12) corrisponde un gradiente della velocit dato dalla:
,
dv
dr
v. l
=- -- ----
K r
0
-r
372 CAPITOLO DECIMO
"
Peraltro, lo sforzo tangenziale alla distanza y = (r
0
- r) dalla parete,
cio alla distanza r dall'asse, dato dalla:
(14)
r
::e-T = 't -
o r
o
Va ricordato, a questo punto, che, in buona parte del corpo di quasi tutte
le correnti in moto turbolento, lo sforzo viscoso trascttrabile rispetto allo sforzo
tangenziale turbolento, se si eccettua la zona vicina alle pareti,
di spessore normalmente piccolissimo. Si ritiene ammissibile, allora, scrivere:
Tenuto conto di tale posizione, l'introduzione delle (13) e (14) nella
espressione (11 ")di v t porta a:
1R
v =- =
t p(dv/dr)
t
0
(r/r
0
) _ t
0
(r/r
0
)
p( dv/dr) - p v .1[( K (r
0
- r )] '
e quindi, sostituita l'espressione di v*, si ha:
(15)
V = KV . r(l- _E_ J
t
fo
Analogamente, per corrente in moto piano tra due lastre piane distanti d
tra di loro:
(15')
Nelle precedenti, si ricorda, r rappresenta la distanza dall'asse s, n la
distanza dal piano (s, b) (fig. 2).
Ovviamente, per una assegnata corrente, v* pu essere determinata da
una delle:
gRI
v.
TRASPORTO IN SOLUZIONE 373
essendo R il raggio idraulico (r
0
/2 per corrente circolare, d/2 per moto piano), I
la cadente piezometrica, V m la velocit media di portata, l'indice di
resistenza.
La (15), valida, come si visto, per correnti di sezione circolare, viene
anche scritta in termini adimensionali:
(15")
ro
V
1
r (
= K - l
v .Co ro
r
ovvero, in funzione della distanza y = r
0
-r dalla parete:
(15" ')
VI y ( y
=
Questa, rappresentata in diagramma cartesiano (fig. 3), ha un andamento
prima crescente dalla parete fino a una distanza pari alla met del raggio r
0
, e poi
decrescente fino al valore zero per y=ro , cio, in asse.
Ma l'annullarsi di V
1
per r = O pu essere attribuito al fatto che, in
asse, pur essendo nullo lo sforzo tangenziale, la legge logaritmica, certamente
approssimativa, fornisce un valore di (dv /dr) ancora diverso da zero. In realt,
l'esame diretto dei risultati sperimentali, fatto senza l'intermediazione della legge
logaritmica, mostra andamenti di V
1
/(v* r
0
) alquanto diversi, sia pure con le
inevitabili incertezze dovute al tipo di elaborazione di dati sperimentali
(fig. 3). Comunque, appaiono confermati: l'ordine di grandezza di V
1
; la presenza
dei massimi a distanze tra l'asse e la parete; la tendenza alla notevole
riduzione di V
1
in ctll'asse.
Sull'ordine di grandezza di V
1
pu dirsi qualcosa prendendo spunto da
un esempio numerico. Cos, se in una tubazione di raggio r
0
= l m, defluisce una
corrente con una cadente I= 0,001 e si assume V
1
/( v* r
0
) = 0,07, risulta:
v* = 0,5. 0,001) = 0,07 ; V
1
= 0,07 0,07 l= 0,005 m
2
/s
"
374 CAPITOLO DECIMO
0,2 _0,4 0,6 0,8 1,0
Relazione (15'') e punti dedotti dalla elaborazione
di dati sperimentali del Laufer (1954)
Fig. 3
y l ro
Tenuto conto che per l'acqua la viscosit cinematica dell'ordine di
10-
6
m
2
/s, ne risulta che il rapporto V
1
/v , nell'esempio considerato, di alcune
migliaia di unit. Naturalmente, al ridursi di V
1
(e ci avviene in prossimit delle
pareti), anche tale rapporto si riduce notevolmente.
A chiusura di questo paragrafo, conviene ribadire ancora una volta che,
almeno per i casi semplici di moto qui considerati, il coefficiente di diffusione in
direzione trasversale viene assunto uguale al coefficiente di viscosit cinematica
turbolenta. Nei due casi di moto uniforme qui esaminati, si scrive, cio:
TRASPORTO IN SOLUZIONE 375
6. La dispersione longitudinale nelle correnti
6.1 Generalit
E' esperienza comune che, in una corrente idrica, il soluto inizialmente
presente in un tronco di una certa lunghezza, si espande ad occupare tronchi di
lunghezza via via crescente. Infatti, le masse idriche pi veloci di tale tronco (di
norma quelle pi lontane dalle pareti) distanziano sempre di pi quelle pi lente,
alle quali originariamente si affiancavano, e vanno ad affiancarsi ad altre masse
d'acqua, antistanti e pi lente, nelle quali il soluto era inizialmente assente; a loro
volta, le masse idriche pi lente del tronco inizialmente carico di soluto vengono
raggiunte e affiancate da altre mass' retrostanti, che ne erano prive.
Naturalmente, la contiguit di masse idriche cariche di soluto (le pi
veloci, nelle parti antistanti, le pi lente, nelle retrostanti) con masse d'acqua che
ne sono prive determina un passaggio di soluto dalle prime alle seconde per effetto
della diffusione trasversale.
Il meccanismo cinematico, qui descritto per un caso semplice e
schematico, d luogo, pi in generale, ad un processo di distribuzione di soluto
lungo l'asse della corrente, che verr chiamato dispersione longitudinale.
Da quanto si detto, il processo di dispersione effetto combinato della
variabilit della velocit locale nella sezione della corrente e della diffusione
trasversale. Ma quest'ultima esercita, in certo qual modo, un'azione di
attenuazione, in quanto tende ad uniformare le concentrazioni nella generica
sezione
10
: cos, se ci si riferisce ancora all'esempio prima considerato, in esso le
masse idriche pi veloci, inizialmente cariche di soluto, dopo aver ceduto parte del
loro contenuto alle masse idriche laterali da esse raggiunte, porteranno con s,
nell'ulteriore avanzamento yerso valle, quantit di soluto minori di quelle che
avrebbero portato in di diffusione laterale. Nella dispersione , invece,
irrilevante, di norma, l'effetto della diffusione longitudinale.
Sia C la concentrazione media in una sezione, definita come rapporto tra
la massa di soluto contenuta in un cilindretto elementare di base cr e altezza
IO
Nella quasi t6talit delle correnti di interesse per l'ingegnere da considerarsi la
sola diffusione turbolenta. Della diffusione molecolare occorre tener conto solo nelle
correnti
376 CAPITOLO DECIMO
~
ds e il volume di questo, e legata, ovviamente, alle concentrazioni locali c dalla:
(16) C = _!_ f c dcr
O" cr
Scopo dello studio della dispersione longitudinale la determinazione di
regole e propriet che reggono il processo di evoluzione della concentrazione
media C con il tempo t e con la distanza s: che siano atte, quindi, a consentire,
nei singoli casi, la determinazione della legge C=C(p, t).
Lo studio viene condotto, di norma, con strumenti formalmente
abbastanza semplici, a condizione che il soluto sia gi abbastanza diffuso nella
sezione. In tal caso il bilancio di sostanze disciolte si esprime facendo riferimento
direttamente ai valori medi nella sezione della portata e della concentrazione,
senza l'intermediazione, cio, delle concentrazioni locali.
Ma, prima di passare a trattare in modo rigoroso e in termini generali il
problema della dispersione longitudinale nelle correnti, conviene considerare un
caso ideale, in cui il trasporto di soluto avvenga in assenza di diffusione, sia
molecolare, sia turbolenta: un caso, cio, in cui, per ipotesi, il processo di
dispersione sia regolato solamente dal trasporto convettivo del moto medio locale.
L'esposizione del caso pu contribuire a meglio chiarire il meccanismo della
dispersione.
Si consideri, dunque, una corrente uniforme di sezione circolare, nella
quale un tronco di lunghezza f
0
sia occupato al tempo t=O da una soluzione di
concentrazione costante c
0
(fig. 4.a), essendo nulla la concentrazione a monte e a
valle
11

Al passare del tempo lo stato della soluzione pu essere schematizzato
come nelle figg. 4.b e 4.c, corrispondenti rispettivamente a valori del tempo t
per i quali il prodotto della velocit massima vM per t sia minore o maggiore di
f
0
In entrambe le figure sono tracciati, per due valori di t, i diagrammi dei
prodotti s = t v(r) e s = f
0
+t v(r) , dove v(r) rappresenta la legge delle
velocit puntuali. Pi precisamente, la figura 4.b si riferisce a un tempo
Il
Pi avanti la funzione C(s,t) verr considerata continua e derivabile. In questo
esempio, proposto qui solo per utilit didattica, tale propriet non certamente
soddisfat.ta.
TRASPORTO IN SOLUZIONE 377
t < C ofvM , la figura 4.c, a un tempo t > .e
0
/vM: in ognuna delle figure le due
curve delimitano, a monte e a valle, il-tronco di corrente in cui presente il soluto.
Un puntuale esame dei due scherni permette di esprimere, per ciascuna
delle 7 zone definite nelle figure, la legge di dipendenza del rapporto tra la
concentrazione media C nella sezione e la concentrazione iniziale c
0
dalle due
variabili indipendenti (s,t); di dedurre, cio, le appropriate espressioni della
funzione C/c
0
= f(s ,t) .
--- lo----
!
. ...
. .,..
..
. .. .... .. E
. : ._. . :, : - .: ro
. . :_:_: ..
t= o a)
s=O
b)
VM t <(
0
c) __ VM t >f O
--@ l 0) 161 (}) l @T
Fig. 4
Se, per esempio, si fa riferimento alla zona 6 di figura 4.c, si pu
scnvere:
(17)
.:-
C = c ( nr.2 - nr}. )
o
in cui i raggi r. e r sono definiti rispettivamente dalle relazioni:
(18) s = C
0
+ v( r. ) t ; s = C
0
+ v(r ) t .
Se, in particolare, si assume per la v(r), la legge di potenza (formula
(52), Cap. Il): ,
378 CAPITOLO DECIMO
(19)
in cm v la velocit media locale e l'indice di resistenza, e si introduce
questa nelle (18), si ricavano immediatamente le espressioni dei rapporti r. /ro e
r .. /r
0
che, introdotti a loro volta nella (19), portano alla:
.r
(19')
in cui si posto: s'=s lf
0
; t'=vM t re
0
. Da quanto si detto, la (19') vale per la
zona 6 di fig. 4.c, definita nell'ambito: f
0
S s S vMt; cio, in termini
adimensionali, nell'ambito l S s' S t' .
Nella seguente tabella sono riportate le disequazioni che, in termini
adimensionali, definiscono e delimitano ciascuna delle zone indicate in fig. 4
nonch le corrispondenti espressioni del rapporto C/c
0
, ottenute con il
procedimento prima illustrato.
Da essa tratta la serie di diagrammi di coordinate (s', C/c
0
) di fig. 5.a,
in cui ogni curva corrisponde a un valore del tempo adimensionale t' . Il valore di
prescelto =0,00898, che, nel caso di tubi lisci, corrisponde a un numero di
Reynolds Re=5x10
6
. Analogamente, in fig. 5.b sono tracciate, per lo stesso caso,
delle curve in coordinate (t', C/c
0
) per alcuni valori di s'.
Nella fig. 5.a si nota chiaramente l'allungamento del tronco occupato
dalla soluzione e, nello stesso tempo, la progressiva attenuazione del valore
massimo della concentrazione media C nella sezione, pur nella ipotizzata
assenza di diffusione. Ovviamente, in base alle ipotesi introdotte, la lunghezza f
aumenta con il tempo secondo la: f = f
0
+ v M t . Ma, se si escludono le parti in
cui la C molto piccola, la lunghezza del tronco realinente interessato dalla
presenza del saluto risulta molto minore
12
. Analoghe considerazioni si possono
12
Se, p. es., in fig. 5 .a si considera il tempo t'= v M t l f
0
= 4, risulta
v M t = 4 f
0
; e quindi, al tempo t = 4f
0
l v M, risulta. f = 5f
0
. Invece, la
lunghezza f o,os del tronco in cui le C sono maggiori di 0.05 c
0
valutabile in
TRASPORTO IN SOLUZIONE 379
fare con l' ausilio della fig. 5.b, sui tempi di permanenza significativa di soluto ad
una certa progressiva s.
Zona l Ambito di validit Cl co
l s' l
[ 1/ J T
1- 1-(s/ t')
2

l
3
l +t' l
rJ
5
s' l
[ ( r'JI T
1- 1- sjt'
6
[l - l JJ> J -[ 1- ( f r J
7
l +t'
[ 1-( l r J
4
O
o
s' l +t'
6.2 L'espressione della portata di soluto
Si ritorni, ora, al caso generale di dispersione in presenza di diffusione
trasversale, e al bilancio che per il suo studio viene istituito.
Al riguardo, oct orre soffermarsi preliminarmente sulla particolare
espressione della portata massica di soluto Qs,s che in tale bilancio viene
impiegata.
termini adimensionali dalla differenza tra le ascisse s'
2
= 4,95 e s'
1
= 2,7 . Ne
consegue: f o.os = ( 4,95- 2,7) f
0
= 2,25 f
0
.
l
380 CAPITOLO DECIMO
~
Si pi volte detto che, anche quando si tenga conto della diffusione, le
quantit di soluto trasportate longitudinalrnente nell'intorno di un generico punto
vengono ritenute, di norma, praticamente uguali a quelle corrispondenti al
trasporto convettivo locale: non si tien conto della diffusione longitudinale. Di
conseguenza, la portata dQs,s di soluto attraverso una sezione idrica elementare
dcr pu essere espressa dalla:
dQs,s = c v dcr , _,.
in cui c e v sono i valori locali rispettivamente della concentrazione e della
velocit (c e v nel regime turbolento). A sua volta, la portata massica Qs,s
2 3 4 5 6 7 8 IO
a)
Cleo s'= 2
2 3 4 5 6 7 8
10
b)
Fig. 5
TRASPORTO IN SOLUZIONE 381
attraverso l'intera sezione idrica cr sar data dalla:
(20)
IQs,s = fa C V
Si sostituiscano, ora, ai valori locali v e c le:
(21) v = v + .v ; c = c + .c
si esprimano, cio, i valori locali come somma dei valori medi nella sezione cr:
V = _!_ I v dcr
O" a
C = _!_ I c da ;
O" a
e degli scarti e dalle medie.
Dopo semplici passaggi, tenuto conto che i valori medi di e di sono
nulli, si ricava:
(22) IQs,s = CV O" + { D. v .c da l
La portata di soluto Qs,s pu essere espressa, dunque, come somma di
due termini. Il primo, che verr denominato di trasporto convettivo, rappresenta la
portata che passerebbe, se le concentrazioni locali o le velocit fossero costanti
nella sezione e pari ai rispettivi valori medi C e V della reale corrente. Il
secondo dipende dal modo in cui velocit e concentrazione variano nella sezione
intorno ai rispettivi valori medi. Quest'ultimo rappresenta la portata massica di
soluto che vedrebbe passare un ideale osservatore che muova con velocit V. Nel
moto relativo a tale osservatore, infatti, la corrente dotata di una velocit media
nulla, mentre i termini ' e restano gli stessi che nel moto assoluto. Si pu
dire, quindi, che il termine della (22) rappresenta la portata relativa al
moto medio della corrente.
Ma, nella impostazione globale che viene data allo studio della
dispersione, ci si prefigge di eliminare le grandezze locali, come e e far
apparire solo quelle che si riferiscono alla intera sezione: velocit e
concentrazione medie, V e C, e loro eventuali derivate. E il secondo termine della
(22) va trasformate di conseguenza.
382 CAPITOLO DECIMO
Si ammette, allora, che la portata Qs,s di saluto possa essere espressa
dalla:
(23)
che differisce dalla (22) appunto per il secondo termine. E, anche nella (20), il
secondo termine deve rappresentare gli effetti combinati
1
della reale distribuzione
di velocit e di concentrazioni nella sezione: verr chiamato termine dispersivo. n
fattore E, che esprime la proporzionalit con la variazione unitaria di C lungo s,
viene denominato coefficiente di dispersione: esso positivo e, cos come i
coefficienti di diffusione, ha le dimensioni L
2
T
1
. Peraltro, il segno negativo nella
(23) sta a indicare la tendenza del saluto a spostarsi, nel moto relativo al moto
medio della corrente, in quantit maggiore dalle zone di maggiore concentrazione
verso quelle di minor concentrazione che non viceversa, e quindi sta a esprimere il
fatto che la portata massica di saluto , rispetto alla corrente, positiva nel verso
delle C decrescenti (se C/s< O, -E ()Cfs> 0).
L'espressione (23) pu essere giustificata per via teorica, almeno per
alcuni casi di moto uniforme e sia pure a costo di notevoli semplificazioni negli
sviluppi. Nella deduzione qui di seguito esposta si far riferimento ad una
corrente uniforme a pelo libero di spessore h, in moto piano.
Ma va chiarito subito che essa viene ritenuta accettabile solo se il saluto
abbastanza ben distribuito nella sezione, e quindi non certamente in prossimit di
una immissione localizzata. Su tale punto si torner pi avanti, alla fme del
paragrafo 6.4, nel caso particolare di alvei larghi.
Si consideri, dunque, una corrente a superficie libera, uniforme secondo l'asse s
(assunto qui coincidente con la linea di fondo) e piana nella giacitura (s, b) ; sia h la sua altezza.
Per una fascia di larghezza unitaria risulta <J = h.
Si applichino ad essa, le relazioni (5
1
v) e (9'), tenendo conto del cambiamento del
sistema cartesiano.
Per il regime laminare la (5
1
v) si scrive:
dc dc
+ y -
dt ds
TRASPORTO IN SOLUZIONE 383
e per il regime turbolento la (9') diventa:
(9" )
ac ac a( ac)
dt + va; = dn fn dn ,
avendo, in ogni caso trascurato la diffusione longitudinale, in coerenza con quanto si detto in
precedenza.
Si far riferimento, qui di seguito, esclusivamente alla (9"), che riguarda il regime
turbolento.
Fatte le sostituzioni (21), essa, dopo passaggi elementari, porta alla:
(
ac ac) (aM ac c
- +v- + - +v- =
dt ds dt ds ds ds
che pu anche scriversi:
a
-f -
dn n dn
(24)
dc . (ac a
- + !J.v - + - - - f -
dt ds ds - dn n dn '
valida con la condizione che i differenziali ds e dt siano legati tra di loro dalla:
(25)
ds
d t
= v
in altre parole, a condizione che la derivata totale d c /dt sia fatta lungo una linea del piano (s, t)
definita dalla (25).
La (24) esprime in forma differenziale la legge di variazione nel tempo della
concentrazione locale c = C + cos come la vedrebbe un osservatore ideale, che
muova con velocit pari alla velocit media di portata V della corrente.
La (24) pu esser integrata a costo di una serie di ipotesi semplificatrici , fatte per
la prima volta da G. Taylor nel 'l<j,j3 nel trattare della di spersione in correnti di sezione circolare,
e giustificate in base alla ] alutazione dell'ordine di grandezza dei vari termini che la
compongono.
In sintesi, si trascurano nella (24) la somma del primo e del terzo termine. Essa, allora,
si riduce alla:
(24')
a c

che pu essere due volte ri spetto a n.
a
- f -
dn n dn
384 CAPITOLO DECIMO
Tenendo conto, tra l'altro, che per n= O, cio al fondo, (c !n =O (v. formula (3)),
si ha:
ac I" I"
Se (n) = as
0


dn
0
dn + (O) .
Se si introduce questa espressione della funzione (n) nell'integrale a secondo
membro della (22), si ha:
che pu anche scriversi:
nella quale si sia posto:
(26)
. .r
[f;e;;
1
dn dn
dn
a c
Eh-
ils
essendo K il gi definito coefficiente di dispersione.
(23')
La portata massica di soluto per unit di larghezza data, allora, dalla:
a c
Q
5
_, = hCV- hEas
che costituisce una espressione della (23) nel particolare caso, quello di moto piano turbolento,
qui considerato.
Per la (26), il coefficiente di dispersione E risulta crescente al decrescere del
coefficiente di diffusione En (nel caso considerato, di diffusione turbolenta) e dipende, poi, dalla
legge di distribuzione delle velocit v intorno al valor medio V.
Una analoga espressione di E si ottiene per moto in regime laminare:
(26')
nella quale si tenuto conto che, a differenza di En , il coefficiente D costante.
TRASPORTO IN SOLUZIONE 385
6.3 Il bilancio di massa per l'intera corrente
Si passi , ora al bilancio delle masse di soluto, che viene fatto, questa
volta, considerando la corrente nella sua globalit. Con riferimento, dunque, ad un
tronco di sezione cr e lunghezza elementare ds si esprima il concetto che, nel
tempo elementare dt, l'aumento di massa presente nel tronco pari alla differenza
tra massa entrante e massa uscente. Nel procedimento la portata Qs.s verr
espressa tramite la (23).
Per la stessa definizione di concentrazione media, la massa di soluto
presente in un certo istante data da: cr C. ds; e la sua variazione nel tempo dt,
da:
d(crC) dt ds
a t
Peraltro, la massa che entra nel tempo dt attraverso la faccia di monte del
tronco e quella che ne esce sono date rispettivamente da:
QS.s dt
[
aQS,s J
Qs,s + -----as- ds dt
Eguagliando la differenza tra queste due quantit all'incremento di massa
presente, si ha:
(28)
(29)
a(crC)
a t
Ma, per la (23) risulta:
' .
'
+
aQS,s
as
o .
a Q s ~ a r acl
- asL cv cr - cr E as J .
as
La (28) diventa, allora:
a<crc) a ( ac)
-- + - CV cr - cr E- = O
at as as
,
386 CAPITOLO DECIMO
La (29) l'equazione fondamentale della dispersione longitudinale.
Se il moto uniforme, essa si semplifica nella:
(29')
nella quale V, E e a sono stati posti costanti con s.,
-
--
_,
Per quanto riguarda il coefficiente E, si riportano qui di seguito le
semplici espressioni ricavate per moto piano dalle (26) e (26') e per correnti di
sezione circolari dalle appropriate relazioni a queste equivalenti. Le leggi di
velocit adoperate sono le paraboliche per il regime laminare, le logaritmiche per
il regime turbolento.
- Moto piano laminare a superficie libera d'altezza h:
(30) E
- Corrente laminare in tubazione di raggio r
0
:
(30') E
192 D
- Moto piano turbolento a superficie libera d'altezza h:
(30") E
0,404
--3 - h v.
K
- Corrente turbolenta in tubazione liscia di raggio r
0
:
(30"')
E = 10,1 r
0
v .
Se, ad esempio, si considera la (30") e la si applica ad una corrente di
altezza h = l m e cadente piezometrica I = 0,001, si ottiene facilmente:
- 2
E= 0,63 m /s.
TRASPORTO IN SOLUZIONE 387
6.4 Il caso degli alvei larghi
Negli alvei a sezione molto larga, come sono molto spesso gli alvei dei
corsi d'acqua naturali o artificiali, il coefficiente di dispersione E, contraria-
mente a quanto si potrebbe arguire, risultato sperimentalmente molto diverso
dal valore deducibile dalla (30") (valida per moto piano), quando in essa si
introduca una qualche altezza media nella sezione. La notevole discrepanza
stata attribuita al fatto che, in tali alvei, il processo di dispersione
fondamentalmente regolato dalla larghezza della corrente piuttosto che dalla sua
altezza, cio dalla variabilit di concentrazioni e velocit nella direzione
trasversale e orizzontale b, piuttosto che dalle variabilit nella direzione para-
verticale n.
In coerenza con tale interpretazione stato suggerito, allora, di
schematizzare il processo di moto (fig. 6) considerando la corrente costituita da
tanti strati delimitati da piani verticali paralleli all'asse s del moto, ad ognuno
dei quali possa attribuirsi un unico valore vm della velocit e un unico valore
Cm della concentrazione (H. B. Fischer, 1967).
n
/
..... / '
/ ___ > ....
B
.t
Fig. 6
In tale schema il processo di dispersione longitudinale regolato, da un
lato, dai caratteri di variabilit delle Vm e Cm nella direzione b e, dall'altro,
dalla diffusione trasversale secondo la stessa direzione .
..
388 CAPITOLO DECIMO
A tale schema di moto, e all'equazione differenziale che per esso si pu
scrivere, pu applicarsi lo stesso procedimento gi suggerito da G. Taylor ed
esposto nelle pagine precedenti a proposito del moto piano.
con la:
(23)
Si deduce, cos, che la portata massica di soluto pu esprimersi ancora
a c
Qs,s = VCcr - E-cr
dS
-
nella quale il coefficiente di dispersione E dato da una relazione analoga alla
(26):
in cui:
h=h(b) la profondit della corrente nella generica verticale definita
dalla coordinata trasversale e orizzontale b;
L1vm =V m- V la differenza tra la velocit media Vm nella verticale e la
velocit media V nella sezione;
B
un valor medio nella verticale del coefficiente di diffusione nella
direzione b;
la larghezza della corrente in superficie.
La deduzione della (26") procede secondo l'indirizzo qui delineato.
Nelle approssimazioni fatte, a ciascuna verticale si attribuisce un unico valore della
velocit e un unico valore della concentrazione: sono i valori medi Vm e Cm , definiti
rispettivamente dalle:
v m
!._ r v dn
Jh ,
h
TRASPORTO IN SOLUZIONE 389
in cui, come si detto, h = h(b) la profondit della corrente nella generica verticale
individuata dalla coordinata b.
In funzione di Vm e Cm , la portata massica di saluto attraverso la generica sezione
elementare alta h e larga db e quella della intera corrente sono date rispettivamente dalle:
dQS,s v m cm db
(20')
QS,s = JB h V m C m db
In queste, ancora una volta, si ritenuto trascurabile il contributo della diffusione
longitudinale.
Si esprimano, ora, le Vm e Cm tramite i valori medi V e C nella sezione e gli scarti
da questi:
(21 ')
vm = V + /1vm cm - C + 11cm
Fatte queste sostituzioni nella (29' ), si ricava facilmente:
(22')
QS,s = VCa + JB h /l,.v m /l;cm db
Con questa premessa, e con riferimento alla fig. 6, si scriva ora il bilancio di massa di
saluto per un elemento di volume di lunghezza ds e larghezza db, delimitato inferiormente dal
fondo dell ' alveo e superiormente dalla superficie di pelo libero.
Si deduce facilmente:
(9JV)
cm cm a ( cm )
h Tt + hv m - b h cb ab = O ,
che ha lo stesso ruolo delle (9') e (9"), gi scritte per moto piano. Anch'essa esprime il concetto
che, nell ' unit di tempo, la variazione di saluto nell'elemento di volume considerato
determinato dalla differenza tra i flussi convettivi entrante e uscente dalle due facce posteriore e
anteriore e dalla differenza tra i 'flqssi diffusivi entrante e uscente dalle due facce laterali . Inoltre,
si ammesso che il trasporto diffusivo nella direzione b, possa esprimersi, per unit di area,
dalla -Eb cm /b, in cui che compare, come si visto, nella (26'), un valor medio del
coefficiente di diffusione trasversale, e deve ritenersi, a rigore, diverso da verticale a verticale.
Infine, si tenuto conto che le V m e le h variano con b, ma non con s.
Si ora alla (9JV) il procedimento del Taylor. Si proceda, cio: a sostituire le
(21 ') nella (9 ); a eliminare, in questa, i termini ritenuti trascurabili; a integrare e poi a
sostituire l'espressione cos ottenuta della 11cm nella (22' ).
Si ha, cos:
,
390 CAPITOLO DECIMO
(24")
Quest'ultima valida con la condizione (25'): ds/dt =V.
Trascurando primo e terzo termine a primo membro:
ac d CJMm
-hE --
Clb b Clb
(24" ') h ~ v
m dS
integrando due volte:
ac fb _, Jb
as 0 Eb db o h ~ V m db + ~ C m (0)
e sostituendo in (22'), si ha:
Il confronto di questa con le (22') e (23) porta all'espressione (26") di E.
Purtroppo, l'elaborazione della (26" ) non consente di dedurre espressioni
semplici come le (30), in quanto le distribuzioni di velocit sono difficilmente
sintetizzabili con relazioni semplici come quella logaritmica impiegata per
ricavare le (30' ') e (30'' ').
Si possono seguire, allora, due vie per dedurre il valore di E.
La prima consiste nell'operare direttamente sulla (26") per via numerica.
Il procedimento certamente lungo, anche se, forse, pi semplice di quanto ci si
potrebbe aspettare dalla complessit formale della (26"). Presupposto essenziale
che si conoscano sia la distribuzione delle velocit v nella sezione, dalle quali
TRASPORTO IN SOLUZIONE 391
dedurre le V m, sia i valori da attribuire al coefficiente cb. Per le v, se non si
dispone di rilievi diretti, occorre rifarsi a risultati ottenuti in condizioni di moto
non molto difformi da quella di interesse. L'incertezza maggiore deriva, per, dai
valori di cb. In mancanza di pi precisi criteri, stato suggerito (H. B. Fischer,
1979) di attribuire ad cb un valore, costante per l'intera sezione, da determinarsi
tramite la:
(31)
Eb / hMAx v * = 0,60,3
In modo pi semplice, la determinazione di E pu essere affidata
all' applicazione della formula:
(32) E
0,011 y2 B2
h v*
dove h un' altezza caratteristica della corrente, per la quale si suggerito di
assegnare un valore di circa (0,6+0,7)B. La (32) deriva dall'applicazione della
(26" ) a una serie di casi particolari e dal successivo confronto sperimentale.
Infine, a chiusura di questo paragrafo va precisato quanto gi s1 e
accennato nel par. 6.2: la (23) pu essere ritenuta applicabile solo se il soluto
gi abbastanza ben distribuito nella sezione e, quindi, solo a una certa distanza da
una eventuale immissione puntuale. In linea di massima viene indicato, al
riguardo, una distanza L dal punto di immissione espresso dalla relazione:
(33)
L/ V
Eb / B2
0,4 + 0,6
che dedotta dalla elabo,razione di dati sperimentali condotta con l'ausilio
dell'analisi dimensionale .
. J'
7. Considerazioni finali
A chiusura di questa rassegna su alcuni concetti fondamentali riguardanti
il trasporto di sostanze in soluzione da parte di masse idriche in moto e su alcune
semplici applicazioni, conviene richiamare ancora una volta le definizioni dei
392 CAPITOLO DECIMO
diversi coefficienti di diffusione e di dispersione e metteme in maggior rilievo le
differenze concettuali e la loro entit numerica. Tali coefficienti sono accomunati
dal fatto che intervengono come fattori di proporzionalit tra un'aliquota di
portata massica di soluto per unit di superficie e un gradiente di concentrazione;
e, tutti, hanno le dimensioni L
2
/T.
Coefficiente di diffusione molecolare D - E' definito dalla (2) di par. 3 .l, che
esprime l'aliquota di portata di soluto dovuta alla giffusione molecolare. Per
l'acqua l'ordine di grandezza di D di circa 00-
10
-:-J0-
9
) m
2
/s.
' '
Coefficiente di diffusione turbolenta c - E' definito in modo simbolico dalla (8)
di par. 4.2, che esprime l'aliquota di portata di soluto determinata dalla diffusione
turbolenta, e, in dettaglio, dalle (7'). In pratica, in luogo delle (7'), si considerano
le sole (7' '). Peraltro, anche l'impiego di queste ultime non agevole, per la diffi- .
colt di determinare appropriati valori da assegnare ai tre coefficienti che in esse
compaiono. Nelle correnti turbolente consuetudine trascurare gli effetti della
diffusione turbolenta nella direzione generale del moto: per le correnti, dunque, il
problema pratico si restringe alla corretta assegnazione dei valori dei coefficienti
di diffusione nelle direzioni trasversali. Allo scopo, si tende ad avvalersi, fin
quando possibile, della analogia con il processo di diffusione turbolenta delle
quantit di moto, attribuendo ai coefficienti di diffusione di soluto gli stessi valori
dei coefficienti di viscosit turbolenta. Nel caso di moto assialsimmetrico si
visto che il coefficiente di diffusione in direzione radiale, l'unico che abbia
importanza in tale tipo di moto, assume valori massimi di circa (0,7-:-0,8) v*ro .
Nell'esempio prima considerato ne risultato un valore massimo di circa 0,005
m
2
/s. In altri casi il coefficiente di diffusione viene fissato per via empirica.
Coefficiente di dispersione longitudinale E - E' definito dal secondo termine della
(23) del par. 6.1. Dal confronto con la (22), si vede che tale termine della (23)
esprime l'aliquota di portata di soluto dovuta all'effetto congiunto della variazione
nella sezione delle velocit e delle concentrazioni medie locali. Le relazioni (30)
dedotte per vie teorica per casi semplici mostrano che E aumenta all'aumentare
delle dimensioni trasversali della corrente. Esso aumenta anche al ridursi dei
coefficienti di diffusione trasversale, come si vede chiaramente per le espressioni
integrate (30) e (30'), valide per il regime laminare. Nel caso di diffusione
turbolenta tale ultima dipendenza non appare esplicitamente dalle relazioni
integrate (30") e (30'"), ma la si pu rilevare dalla (26). Infine, nell'esempio
numerico prima esposto, il valore di E risultato poco minore di l m
2
/s.

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