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giudizio, di tutta la raccolta, intitolato Del non capire le parole. Pi bello e pi giusto: perch questa faccenda che amiamo le canzoni straniere senza avere idea di cosa dicano (o avendocela, ma molto vaga), tipica di una provincia del rock come l' Italia, e semmai strano che venga cos struggentemente affrontata da un anglofono - innamorato per di una ragazza che per sua disgrazia ascolta rap francese e magrebino, e perci inchiodato al nostro stesso paradosso. Tra l' altro, gi che c' ero, ho scaricato (sempre a 0,99 , per carit) e ripetutamente ascoltato il brano di cui parla, Darkness dei Saian Supa Crew, facendomi un' idea della fatica che deve aver durato, poveretto, per dar dietro alla suddetta ragazza che glielo faceva ascoltare. Poi mi servito a ritrovare delle voci che sento sempre volentieri. Innanzitutto quella di Adriano Sofri, che a misura della sua abnorme permanenza in cattivit va facendosi sempre pi libera e leggera - ed da un po' che, leggendo le sue cose in giro, mi venuto il dubbio che Sofri sia evaso: qui si distende in un' esilarante esegesi di Piange il telefono di Domenico Modugno, e ne cava perle su perle. Poi quelle di Carlo Lucarelli, Gianfranco Bettin, Paolo Di Stefano e Massimo Carlotto, che spiegano la loro scelta d' intitolare i loro romanzi con i versi delle canzoni; e, all' inverso, quelle di Niccol Ammaniti e Vasco Rossi che raccontano com' successo che il titolo di un romanzo dell' uno (Ti prendo e ti porto via) sia diventato una canzone dell' altro; e anche alcune voci nuove, per me, e per notevoli, come quelle di Gianluca Morozzi o Gianni Biondillo, che raccontano l' uno della galassia musicale emiliana e l' altro della scoperta di Lucio Battisti. Infine, trovandoli citati nelle playlist degli altri che compongono la suddetta ultima sezione, questo almanacco mi servito a ricordarmi di una gran quantit di brani da me per un certo tempo letteralmente venerati e poi, come capita, dimenticati - ma adesso prontamente scaricati e riascoltati. Perch vero, purtroppo, che dopo una certa et quello che abbiamo amato in giovinezza devono ricordarcelo gli altri. Ecco, credo che basti. Mi resta solo da ricordare l' unico altro volume cui questo almanacco possa essere paragonato, e cio il formidabile Panta/Musica curato da Enrico Ghezzi nel 1996, che in quasi dieci anni non mai riuscito a trovar pace nella mia libreria, da tanto mi necessario vederlo sempre l, a portata di mano, come fosse un' appendice esterna del mio cervello. prevedibile che anche l' almanacco Guanda avr lo stesso destino; ed curioso osservare che entrambi i curatori, Ghezzi e Polese, non sono n scrittori n musicisti, ma provengono da un' annosa militanza nella critica cinematografica. Come se il diapason che accorda cos bene letteratura e musica popolare nel nostro immaginario di occidentali fosse davvero il cinema. * Tra note e parole Wenders & Lou Reed La famosa frase di Wim Wenders (a sinistra) il rock mi ha salvato la vita cita una canzone di Lou Reed Carlotto & Caselli Carlotto ha trasformato una strofa di Insieme a te non ci sto pi della Caselli nel titolo di un libro Ammaniti & Rossi Ti prendo e ti porto via di Niccol Ammaniti (a sinistra) ha ispirato a Vasco Rossi il titolo di una canzone * La novit Un' antologia di storie e di ritmi La musica che abbiamo attraversato (Guanda, pagine 264, euro 12,90, a cura di Ranieri Polese) in libreria da oggi. Si tratta del primo Almanacco Guanda, il nuovo annuale illustrato nato, come spiega il suo editore Luigi Brioschi, dal desiderio di riprendere e continuare una vicenda editoriale antica, quella degli almanacchi letterari. Il primo Almanacco in particolare dedicato al rapporto tra letteratura e musica popolare negli ultimi decenni. Tra gli autori che, nel primo Almanacco, hanno raccontato storie e ritmi del passato prossimo e del presente: Niccol Ammaniti, Silvia Ballestra, Gianfranco Bettin, Massimo Carlotto, Paolo Di Stefano, Roddy Doyle, Geoff Dyer, Nick Hornby, Carlo Lucarelli, Vasco Rossi, Marco Santagata, Adriano Sofri, Adam Thirlwell, Marco Vichi, Wim Wenders * C' una canzone pi italiana di "Piange il telefono"? Conosco persone, anche fior di malviventi, cui viene la pelle d' oca appena la risentono, come l' Inno di Mameli. Come il grande melodramma, ha la losca doppiezza della sublimit, commozione e volgarit. Uno la sente e si mette a guaire come un cagnolino di fronte a una fisarmonica Adriano Sofri Veronesi Sandro (27 ottobre 2005) - Corriere della Sera
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Reflusso gastroesofageo
Acidit di stomaco? Pi che il menu controllate la bilancia
Cambiano i consigli sui cibi: per combattere la risalita dei succhi gastrici meno proibizioni e tanta verdura
MILANO - Contrordine per chi soffre di reflusso gastroesofageo, cio di una risalita dei succhi gastrici nellesofago cos frequente da creare una vera e propria patologia: la dieta conta fino a l. Dalle linee guida dell'American College of Gastroenterology, emerge infatti che non esiste un regime alimentare valido per ridurre acidit e bruciore in tutti. In effetti commenta Massimo Zuin, direttore dell'Unit di gastroenterologia e epatologia dell'Ospedale San Paolo di Milano - queste linee guida hanno ridimensionato il ruolo della dieta e, pi in generale, anche dello stile di vita. Non sembra, infatti, giustificata l'esclusione, a priori, di certi alimenti o bevande da parte di tutti i pazienti. Persino l'abolizione del fumo e dellalcol non sembra migliorare i sintomi della malattia. In caso di sovrappeso o obesit invece sempre valida la raccomandazione di dimagrire. Il troppo grasso addominale provoca un aumento della pressione all'interno dell'addome, e la conseguente compressione della parete dello stomaco favorisce il reflusso di acido nellesofago (GUARDA). DIETA VERDE - Se gli accorgimenti dietetici vanno personalizzati, la "dieta verde" si sta comunque rivelando sempre pi utile per prevenire le complicanze della malattia da reflusso, quali l'esofagite (infiammazione esofagea dovuta allazione "irritativa" dellacido gastrico) e lesofago di Barrett, fattore di rischio per il tumore dell'esofago. Lo confermano due nuovi studi. Nel primo, pubblicato da Digestive Diseases and Sciences, alcuni ricercatori dell'Universit di Seul (Corea), hanno confrontato 148 monaci buddisti, vegetariani, con altrettanti soggetti non vegetariani: hanno osservato che l'esofagite da reflusso era assai meno frequente fra i monaci, nonostante fossero pi grassi dei non vegetariani. In un altro studio, condotto in Texas, pubblicato su Cancer Causes Control, i ricercatori, dopo aver analizzato le abitudini alimentari di 155 ammalati di esofago di Barrett e 777 soggetti che non soffrivano di questa patologia, hanno visto che una dieta ricca di verdure verdi (broccoli, spinaci, lattuga, rucola) e di legumi era associata a un ridotto rischio di esofago di Barrett. Tra i consumatori abituali di verdure e legumi il rischio di ammalarsi di esofago di Barrett circa dimezzato commenta Massimo Rugge, coautore dello studio. I componenti cui va il merito di questo effetto sono: fibra, folati e, soprattutto, antiossidanti, che proteggono il Dna delle cellule esofagee. Carla Favaro24 maggio 2013 (modifica il 30 maggio 2013)
l contatto visivo dovrebbe essere tra il 60 e il 70%, Ora sceso al 30-60 Guardarsi negli occhi oltre 7 secondi Quello che non riusciamo pi a fare
Smartphone e tablet stanno cambiando le nostre conversazioni
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE NEW YORK - l'ennesima metamorfosi socio-collettiva nell'era degli smartphone: guardarsi negli occhi diventata un'arte in via di estinzione. A lanciare l'allarme il Wall Street Journal secondo cui il tempo passato da una persona adulta a guardare dritto negli occhi dell'interlocutore - il cosiddetto eye contact - sceso al 30-60 per cento, mentre l'ideale per creare un senso di connessione emotiva dovrebbe essere dal 60 al 70 per cento. Il calcolo stato elaborato da Quantified Impressions, una societ texana che analizza la comunicazione, studiando le abitudini di tremila candidati mentre parlavano faccia a faccia o in situazioni di gruppo. Come si spiega questo trend che sta contagiando un po' tutti, con conseguenze spesso deleterie non solo nei rapporti interpersonali e familiari ma anche in quelli di lavoro? Una barriera per un eye contact duraturo sono indubbiamente gadget come iPhone o Blackberry che consentono il multitasking, spiega al Wall Street Journal il presidente di Quantified Noah Zandan, nella fascia di et tra i venti e i trent'anni, diventato culturalmente accettabile parlare al telefono e controllare i risultati di una partita durante la cena. Uno studio pubblicato all'inizio di quest'anno dalla rivista Computers in Human Behavior ha identificato una delle cause della sempre minore intensit del guardarsi negli occhi nel Fomo (fear of missing out), ovvero il timore di perdere delle opportunit sociali. Per certi individui, spiegano gli autori dello studio, concentrarsi su un solo soggetto pone il rischio di non poter cogliere un'altra opportunit, magari migliore della precedente. La tendenza al telelavoro, inoltre, ha abituato molte persone a parlare senza bisogno di guardare in faccia l'interlocutore. Una pratica che ha profondamente trasformato il nostro modo di comunicare. Oggi alcuni impiegati preferiscono partecipare a un incontro di lavoro in teleconferenza, spiega Dana Brownlee, fondatrice di Professionalism Matters, societ di training per manager di Atlanta, anche se la riunione a pochi metri dal loro cubicolo. Ma anche se sempre pi in disuso, l'eye contact resta enormemente importante per influenzare il flusso di un discorso. Guardare un collega mentre parla trasuda fiducia e rispetto, scrive il Wall Street Journal, puntare gli occhi su un avversario durante una discussione lascia capire che non si ha intenzione di cedere terreno. Ed anche un indice di status sociale: secondo una ricerca del 2009 manager ai vertici di un'azienda o di un'istituzione tendono a guardare la gente con cui lavorano pi dei loro dipendenti. Non a caso i cattivi capi si giudicano anche da questo. Tenere gli occhi incollati al cellulare durante un meeting l'equivalente di non esserci, afferma Suzanne Bates, autrice di Speak Like a Ceo , che fornisce consulenza ai manager smartphone-dipendenti. Il capo che si comporta cos lancia ai dipendenti un chiaro messaggio - incalza Bates -: "Sono troppo impegnato per voi, che non siete abbastanza importanti da meritare la mia attenzione".
Ma se distogliere lo sguardo prima viene bollato come segnale di nervosismo, scarsa conoscenza del soggetto, insicurezza e inaffidabilit, anche il troppo storpia. Un eye contact di oltre 10 secondi pu sembrare aggressivo, emotivamente vuoto o scarsamente autentico, spiega Ben Decker, Ceo della Decker Communications di San Francisco, in un contesto sociale manda il segnale di un interesse romantico oppure semplicemente inquietante. Qual allora la durata ideale? Guardare l'interlocutore negli occhi per sette-dieci secondi alla volta nel corso di una conversazione faccia a faccia e tre-cinque secondi in una discussione di gruppo, ribatte Decker che ai neofiti consiglia di esercitarsi, prima, davanti allo specchio. Alessandra Farkas
Tecnologia - Il primo test in Italia della realt aumentata Mi stai registrando? I miei incontri con i Google Glass
Li ho provati: un senso di isolamento
La presentazione a San Francisco (Justin Sullivan/Getty Images/Afp) BOLOGNA - Mentre indosso i Google Glass - oltre a provare un infantile delirio di onnipotenza gadgettistica che sarebbe inutile smentire - mi viene in mente che la prima volta non si scorda mai. Quante volte nella vita ci capita di poter testare un'esperienza, in questo caso la realt aumentata, del tutto nuova per l'essere umano? La prima telefonata con il cellulare? La prima volta che abbiamo navigato su Internet? Non le ricordo, ma ricorder la prima volta in cui ho guardato il mondo con l'occhio di Google. Testare i Google Glass, un'esclusiva per l'Italia del Corriere , pu forse essere paragonato all'arrivo dell'iPod che anni fa rivoluzion l'ascolto della musica. Ecco le cose che abbiamo sperimentato per voi e che potrebbero cambiare la nostra vita. Pre scriptum: diciamo subito che tra queste, inaspettatamente, non c' un senso di nausea che in molti temevano. Tutto inizia sempre con un nuovo tormentone, Ok Glass, il comando chiave per attivarli. Fuori dalla scatola Gli occhiali presta-vista: collegandomi a una rete wi-fi negli uffici di MusiXmatch - la societ bolognese che, dopo essere stata invitata al Google I/O di San Francisco, possiede l'unica scatola arrivata in Italia - tento un hang out , una videoconferenza che gi di per s sarebbe una bella esperienza. Ma la particolarit sta nel poter prestare la propria vista. Le persone con le quali sono collegato - to hang out in inglese significa frequentare ma anche divertirsi - vedono quello che vedo io, la realt circostante. Paradossalmente possono parlare e interagire con qualcuno che mi sta davanti. Provato meglio che raccontato. Non avete mai sognato di controllare qualcuno come un manichino? Utilizzo pratico: avete presente quando vi chiamano da casa per chiedervi dove avete messo le
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chiavi? Con i Google Glass potete farvi prestare gli occhi e le mani per raggiungere facilmente l'obiettivo senza innervosirvi. Gli occhiali sapientoni. Tra le prime funzioni che trovo nel men a tendina che compare sulla retina dell'occhio destro c' la funzione search. Anche se parlando con gli occhiali vengo preso inevitabilmente per un cretino per avere una risposta in 0,18 secondi - nuova unit di tempo per la conoscenza - non devo raggiungere nemmeno lo smartphone nella mia tasca. Siamo ormai tutti natural born voyeur. L'occhiale Grande fratello: Mi stai registrando?. La preoccupazione di molte persone che ho incrociato rivela la sindrome da Grande fratello. La paura di trovarsi di fronte a un occhio a cui nulla sfugge anche se la funzione gi incorporata nei nostri smartphone. In effetti con un semplice comando vocale o utilizzando la superficie touch sulla parte destra dell'occhiale posso scattare fotografie e girare mini-video da 10 (o pi) secondi e condividerli subito. la possibilit di compiere il nuovo peccato capitale dell'oversharing, cio la condivisione eccessiva, a farne un'arma a realt aumentata (Google ha previsto un segnale luminoso per far capire che la registrazione attiva). Difficile onestamente capire dove finisce il gadget e dove inizia l'arma. L'occhiale karaoke: i Google Glass per ora hanno poche applicazioni. Ma MusiXmatch sta gi sviluppando la sua app dedicata: l'occhiale riconosce le canzoni e trasmette sulla retina i testi che scorrono seguendo la canzone. In Giappone faranno faville. L'occhiale Robocop. I movimenti necessari per attivare le funzioni aiutano a farmi sentire agile come Robocop. Ma la cosa pi curiosa sicuramente lo strano contrappasso che mi ha fatto finalmente alzare gli occhi all'altezza delle persone - dopo anni di sguardi bassi per guardare furtivamente lo smartphone - sentendomi per isolato dal mondo circostante: la realt aumentata, come primo test, ci d cos tante informazioni che dimentichiamo di dire: Ciao. Ok Glass. Massimo Sideri
Yakutsk e della sudcoreana Sooam Biotech Research Foundation, organizzazione che lo scorso marzo ha firmato un accordo con l'istituto russo per arrivare alla clonazione di un mammut, che nell'Artico si estinto circa 4.500 anni fa. Trovato sangue di mammut FEMMINA DI 50-60 ANNI - La carcassa ritrovata di un mammut femmina di circa 50-60 anni di et, in parte divorata dai predatori, risalente a circa 11 mila anni fa. La spedizione ha trovato anche una zanna di mammut. La scoperta eccezionale non solo per il sangue rinvenuto, ma anche perch si tratta del primo cadavere di un mammut adulto in 112 anni, ha detto Semyon Grigoryev, capo del Museo dei mammut dell'Universit federale nord-orientale di Yakutsk. Secondo gli studiosi il mammut morto intrappolato in una palude. Grazie a questo fatto, la parte inferiore del corpo, la mascella inferiore e la lingua si sono conservate molto bene. SANGUE - Quando Grigoryev e la sua squadra hanno rotto il ghiaccio che intrappolava il reperto, hanno visto una sostanza scura che colava dal corpo. Non hanno avuto alcun dubbio: era sangue. Non solo: anche la carne aveva l'aspetto rosso di carne fresca, ha detto lo scienziato all'agenzia Afp. La parte superiore del corpo e la schiena sono stati mangiati dai predatori, forse quando l'animale non era ancora morto ma solo intrappolato nel fango. CLONAZIONE - Lo scopo della Sooam Biotech Research Foundation di arrivare alla clonazione dei mammut. Nel 2005 realizz la prima clonaziona di un cane. Nel sangue rinvenuto i biologi sperano di trovare cellule ancora ben conservate in grado di portare alla clonazione. Nei prossimi mesi il reperto sar analizzato da esperti russi, americani e sudcoreani. Al momento Grigoryev non ha voluto rivelare dove sar conservato: Ho paura che venga rubato, ha confessato.
E nei PAesi del TErzo mondo pi di un'opportunit Cucinare con il sole e dire addio a gas ed elettricit
In Italia sono oltre 400 i cuochi che su Facebook si scambiano le ricette. E c' gi chi apre un ristorante solare
Roberto, leggendo Nabokov, ha notato che lo scrittore russo descrive la colonia estiva di Lolita dicendo: Cuocevano i dolci in un forno a riflettori solari. Mercedes, domenica scorsa, ha cucinato quattro torte di fila prima che tornasse la pioggia. Andrea, invece, a Cagliari sta facendo le solar crpe. Sono i 436 cuochi solari italiani, riuniti a scambiarsi ricette e consigli su una pagina Facebook. Il gruppo creato apposta per chi abituato a cucinare con il sole, ma in cui si affacciano anche persone desiderose di imparare. Un modo per raccontare esperimenti da balcone e giardino. E, visto i recenti capricci del tempo, anche per lasciarsi andare a qualche lamentela. Questanno il sole, scrive Andrea, un po' fiacchino... per lo meno qui a Macerata difficile cucinare con il sole... da voi?. Speriamo arrivi il sole, dice Mercedes, Qui a Milano ci stiamo preparando per festeggiare i solar days.
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CUCINA SOLARE - Pochi i materiali per costruirsi anche da soli (il web pieno di video che spiegano come fare) una cucina solare. Ossia un concentratore che, esposto al sole, riflette i raggi in unico punto, generando un calore che pu raggiungere temperature di 220 gradi. E per cui basta una struttura portante, una parabola riflettente, un supporto centrale per la cottura e un puntatore. E in cui si possono sistemare pentole, piastre, tegami, spiedi per cucinare praticamente tutto, adattando solo i tempi delle ricette. LE RICETTE - A volte, spiega Mercedes Mas, fondatrice del gruppo cuochi solari italiani e formatrice alla Casa della pace di Milano, i tempi per cucinare sono gli stessi. A volte anche di meno se c' molto sole. Basta adattarsi alla giornata per avere buoni risultati. Anche perch chi vuole, trova il modo. Chi non vuole, invece, trova il pretesto. Poche, del resto, le cose che non si possono fare. Ad esempio, le fritture. Ma tantissime quelle che sono possibili. Tra cui verdure, barbecue, salse, marmellate e sughi. Ma anche pizza, pasta e polenta. Con veri e propri ricettari diffusi su internet. Si tratta, spiega Mas, di un modo di cucinare ancora di nicchia. Non adatto per chi vuole far veloce e alle improvvisazioni. Io cucino quotidianamente con il sole e lascio su la pentola prima di uscire, cos trovo pronto quando torno. Per questo quando non si in casa non possibile cucinare pi di un piatto al giorno. IL FORNO - Pieghevoli come una valigetta, i forni solari. Trasportabili grazie alla loro struttura a scatola. E costruibili, in versione classica, con il cartone e lalluminio. Oppure, pi efficienti, quelli che si trovano in commercio e che sfruttano uno specchio parabolico per concentrare al massimo la luce nel punto in cui avvengono le cotture. Nelle belle giornate, racconta Mas, si possono fare le torte mettendoci lo stesso tempo di un forno normale. Lo stesso tempo, ma senza spendere niente di gas o elettricit. SALVARE IL MONDO CON IL SOLE - Sfizio nei Paesi pi ricchi le cucine solari, faro di mille speranze in quelli pi poveri. Che, grazie alla diffusione di questi sistemi potrebbero riuscire a emanciparsi. Ad esempio in Sudafrica, grazie al lavoro di Pietro Rusconi, gesuita bresciano che ha creato la prima officina di cucine solari, per liberare le donne dalla schiavit del fuoco. Ma anche per i campi profughi e nelle zone dove le persone non hanno accesso allelettricit. Il problema, spiega Mas, laccesso allalluminio. Materiale molto costoso e che si trova in pochissimi Paesi. RISTORANTE SOLARE - Sperimentato, il ristorante solare. Che, anche in Italia, si sta trasformando in un nuovo modello di business. A pensarci Nicoletta Carbotti ed Emma Cavigliasso, architetti torinesi che hanno creato SolTanto per il concorso Torino Smart 2012. L'idea, spiega Carbotti, quella di un ristorante aperto come quelli itineranti che si vedono in Portogallo. Anche se reso meno artigianale dall'impronta made in Italy. Viene venduto (a partire da 4.500 euro) chiavi in mano con tavoli, sedie, cucine solari e formazione del personale. Per compensare leffetto della rotazione terrestre, circa ogni 20 minuti le cucine devono essere spostate manualmente per orientarle verso i raggi solari, operazione resa possibile dalle ruote. Il primo ristorante, anticipa Carbotti, dovrebbe essere realizzato in uno spazio privato nel Cuneese. Ma speriamo di riuscire a diffonderli presto anche negli spazi pubblici come, ad esempio, nei parchi. Carlotta Clerici
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Clima Lapponia: caldo record, 30,5 C Francia: ore di sole in primavera -41%
A nord del circolo polare artico si fa il bagno nei laghi
Bagno il 31 maggio sulla spiaggia di Hietaniemi a Helsinki (Afp) Caldo record in Lapponia: 30,5 gradi registrati venerd 31 maggio a Utsjoki, in Finlandia, a nord del circolo polare artico. Nel nord-est della Francia, nella regione compresa tra Mulhouse e Basilea, finora in primavera ci sono state 292 ore di sole contro le 495 della media: cio il 41% in meno. Il clima sembra capovolto, ma per gli esperti non cos. ARTICO - Le temperature nell'estremo nord europeo, pur se record da 50 anni in Lapponia per il mese di maggio, sono in linea con il riscaldamento straordinario che da alcuni anni stanno vivendo le alte latitudini e che, secondo tutte le stime, porter negli anni Venti di questo secolo a far sparire il ghiaccio durante l'estate nell'oceano Artico, e a far sciogliere il permafrost (lo strato di terreno perennemente gelato) liberando grandi quantit di carbonio (in particolare metano, potente gas serra) che con un'azione di feedback faranno aumentare ulteriormente il riscaldamento globale. Caldo record in Lapponia EUROPA OCCIDENTALE - Di contro l'Europa occidentale ha visto uno dei mesi di maggio pi freddi e piovosi da 20-30 anni. Mto France ha reso noto che finora in primavera nel nord-est del Paese, nella regione compresa tra Mulhouse e Basilea, c' stata una diminuzione del 41% delle ore di sole rispetto alla media (292 ore contro 495). Gli abitanti di queste zone per 26 giorni non hanno proprio visto un raggio di sole e solo 5 hanno avuto un tasso di insolazione superiore all'80%. Le temperature registrate a maggio sono state di 2 gradi sotto la media (1981-2010). FREDDO APPARENTE - Nel bollettino emesso il 22 maggio, il National Climatic Data Center (Ncdc) americano ha annunciato che il periodo gennaio-aprile 2013 stato globalmente tra i pi caldi mai avuti da 132 anni. SITUAZIONE BLOCCATA - La circolazione atmosferica in Europa bloccata da circa un mese da due anticicloni a sud e nel nord-est. Il risultato l'afflusso di aria fredda da nord sull'Europa occidentale e di aria calda da sud nella aree orientali, aria calda che arriva sino nelle regioni artiche. Potrebbe essere una situazione simile a quanto avvenuto nel 2010, con il caldo anomalo su Russia e Siberia, situazione dovuta a un anomalo blocco delle onde di Rossby legate alle correnti a getto dell'atmosfera. Paolo Virtuani
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A VIA FRANCESE Capo dello Stato eletto dal popolo Ora una scelta inevitabile
Il muro che da decenni ostacola in Italia una riforma in senso semipresidenziale (presidente eletto direttamente dal popolo, sistema elettorale maggioritario a doppio turno) comincia a presentare le prime crepe. A favore del modello francese si sono pronunciati infatti negli ultimi giorni Walter Veltroni, il segretario del Pd, Guglielmo Epifani. e - in modo molto deciso - Romano Prodi. La stessa dichiarazione del premier Letta sull'impossibilit di eleggere il prossimo capo dello Stato con le vecchie regole stata interpretata come un'implicita apertura in senso semipresidenziale. Un'apertura che stata ieri commentata positivamente dal segretario del Pdl Alfano. Forse una parte dell'opinione pubblica ritiene ancora che si tratti di dibattiti astratti, che poco hanno a che fare con le questioni vere che interessano agli italiani. Ma non cos, giacch una democrazia come la nostra, caratterizzata cronicamente da esecutivi deboli, non in grado di prendere di petto alcuna delle questioni gravi, spesso drammatiche, legate alla crisi economica. Invece, come ha scritto anche Prodi in un articolo sul Messaggero di gioved 30 maggio, un accentramento del potere nelle mani di un presidente eletto direttamente rappresenta ormai l'unica via di salvezza per un Paese che ha bisogno di prendere quelle decisioni spesso impopolari che i governi basati su coalizioni instabili non sono in grado di assumere. Proprio sabato scorso il movimento Scegliamoci la Repubblica ha presentato un disegno di legge di iniziativa popolare per una riforma di tipo francese. Ma la vera novit costituita appunto dalle prese di posizione che si sono manifestate a sinistra (il Pdl, come noto, da sempre si dichiara favorevole a una qualche forma di presidenzialismo). E questa novit incrina il fronte dei Gi-le Mani-dalla-Costituzione-Boys, come tempo fa li defin sarcasticamente Angelo Panebianco su queste colonne: un fronte composito - che va da Saviano a Rosy Bindi, da Zagrebelsky a Vendola - ma chiaramente schierato a sinistra e unito nel sostenere che una riforma in senso presidenziale equivarrebbe a stravolgere la Costituzione pi bella del mondo, rappresentando anzi l'anticamera di un regime autoritario. Giudizio continuamente riproposto, nonostante la sua inconsistenza sia testimoniata dall'esempio francese, ma anche da un ovvio dato storico ricordato da Piero Calamandrei durante i lavori della Costituente, e cio dal fatto che in Italia la dittatura nata non da un regime a tipo presidenziale, ma da un regime a tipo parlamentare. Ma a indebolire la posizione del fronte contrario a qualunque evoluzione costituzionale in senso presidenziale anche un'altra circostanza. Al di l dei vantaggi offerti dal modello francese dal punto di vista di una democrazia governante, c' da tener conto di un dato di fatto, cui ha implicitamente alluso anche il premier Letta: un sistema basato sull'elezione diretta del presidente della Repubblica appare come l'unico ormai proponibile dopo le elezioni presidenziali dell'aprile scorso. Quel che allora dest sconcerto presso un'ampia parte di opinione pubblica fu in particolare la pratica del voto segreto e, ad essa collegato, il siluramento da parte dei grandi elettori del Pd di due candidati indicati dal loro stesso partito. Questo (voto segreto e candidati ufficiali bruciati) precisamente quel che si verificato in gran parte delle elezioni per la prima carica dello Stato dal 1948 in poi. Ma oggi, ecco la
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novit, quel sistema fondato sul voto parlamentare risulta poco accettabile da parte di un'opinione pubblica sempre pi diffidente verso la mediazione degli apparati di partito; un'opinione pubblica che, abituatasi ad eleggere direttamente il sindaco e il presidente della Regione, vorrebbe fare lo stesso con il capo dello Stato. a questo orientamento diffuso che intende dar voce anche Matteo Renzi quando parla di eleggere il sindaco d'Italia. Come si capisce, una volta che questa esigenza fosse soddisfatta e il presidente della Repubblica venisse dunque eletto direttamente dal popolo, dovrebbe di necessit avere anche dei poteri corrispondenti alla fortissima legittimazione politica in tal modo ricevuta. Realizzando gli auspici espressi nel 1946 da Calamandrei, sarebbe dunque un presidente che non dovrebbe pi limitarsi a invitare un ceto politico debole e recalcitrante a fare questo o a non fare quello, ma potrebbe essere egli stesso - in quanto ai vertici dell'esecutivo - il principale artefice dell'azione di governo. Giovanni Belardelli
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Ancora qualche temporale. Assaggio d'Estate da Venerd Oggi temporali sulle Alpi e centrosud. MERCOLED instabile al nord e Appennini. GIOVEDI instabile al nord, estate al centrosud e Isole. VENERDI assaggio d'Estate. WEEKEND Italia divisa, temporali al nord e Toscana, caldo e 30C al centrosud e Sicilia
Vuoi potenziare la memoria? Stringi i pugni Questo semplice gesto attiverebbe le aree cerebrali coinvolte nella processazione dei ricordi, potenziandone l'attivit neuronale.
di: Elisabetta Intini Pronto per imparare a memoria una lunga fila di vocaboli. Photo credit: Ingolf Hatz/Corbis Serrare i pugni non solo sinonimo di impazienza o rabbia, ma anche una tecnica utile agli smemorati: stringere le dita delle mani potrebbe aiutare a potenziare la memoria, come rivela uno studio pubblicato su Plos One. In particolare, stringere il pugno destro servirebbe a memorizzare una lista di parole, stringere quello sinistro, a richiamare questi vocaboli alla mente. Questi semplici movimenti andrebbero infatti a modificare temporaneamente i circuiti cerebrali utilizzati, attivando le aree coinvolte nei processi di memorizzazione. In particolare, il gesto potenzierebbe l'attivit neuronale nel lobo frontale dell'emisfero controlaterale rispetto alla mano usata (il lobo frontale destro se si stringe la sinistra e viceversa).
tecnica dell'fMRI, se sia possibile migliorare, stringendo i pugni, anche le performance in altri processi mentali, come le abilit verbali e spaziali o la memoria fotografica di luoghi e volti. Ti potrebbero interessare anche: Vuoi essere felice? Tieniti stretti i ricordi negativi La musica aiuta a ricordare esperienze del passato Ecco perch i ricordi negativi rimangono impressi pi a lungo
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Le parole cambiano quando le usi poco Un nuovo studio nell'ambito della linguistica ha mostrato come l'utilizzo frequente delle parole che indicano concetti o oggetti comuni, tende a congelarle, impedendone l'evoluzione in forme...
Le parole cambiano quando le usi poco Un nuovo studio nell'ambito della linguistica ha mostrato come l'utilizzo frequente delle parole che indicano concetti o oggetti comuni, tende a congelarle, impedendone l'evoluzione in forme differenti - sia all'interno della stessa lingua di appartenenza sia nella loro "esportazione" in altre lingue o culture. Al contrario di quanto comunemente si pensa, sono invece le parole meno usate quelle pi soggette a cambiare.
Che le lingue evolvano un dato di fatto. E che molte parole si trasformino o modifichino il loro significato nel corso dei secoli un'evidenza. Oggi per si dimostrato che esiste una variabile legata alla velocit con cui sostantivi, aggettivi, verbi e tutte le altre parti del discorso mutano ortografia, pronuncia e addirittura significato: la frequenza d'uso. Uno studio condotto da Mark Pagel (Universit di Reading, Regno Unito) ha mostrato come l'utilizzo frequente di alcune parole - quelle che indicano concetti o oggetti comuni tende a congelarle, impedendone l'evoluzione, mentre quelle meno usate sono quelle che hanno le maggiori probabilit di cambiare rapidamente. Diecimila anni di parole Per dimostrarlo il ricercatore e i suoi colleghi hanno preso a campione 200 significati in 87 lingue indoeuropee. Da un'analisi incrociata emerso come lo stesso concetto viene talvolta espresso nelle varie lingue da parole apparentemente senza legami tra loro. Una dimostrazione, questa, dei grandi cambiamenti che hanno coinvolto le lingue indoeuropee tra 10 e 6 mila anni fa. Ma lo studio non si concluso qui. Gli scienziati hanno analizzato anche la frequenza con cui questi concetti ricorrono nelle lingue indoeuropee prendendo a campione quattro lingue moderne: inglese, russo, spagnolo e greco. Parole con la data di scadenza Incrociando i risultati, i ricercatori hanno potuto dimostrare che l'enorme evoluzione delle lingue indoeuropee nel corso dei millenni ha riguardato soprattutto le parole meno usate. Le parole pi usate, come i nomi dei numeri o i termini che esprimono concetti importanti e universali, sono invece rimasti pressoch invariati nel corso dei millenni in tutte le lingue indoeuropee, tanto da aver mantenuto perfino una somiglianza trasversale a lingue molto lontane tra loro. Ad esempio, il numero "due" si dice "dos" in spagnolo, "deux" in francese, "two" in inglese, "dva" in russo (tutte parole caratterizzate dai suoni /d/ oppure /t/). Allo stesso modo i termini per indicare la mamma e i concetti collegati sono caratterizzati nella stragrande maggioranza delle lingue indoeuropee dal fonema /m/ ("madre" in italiano, "mother" in inglese, "mutter" in tedesco, "mre" in francese, "moeder" in olandese, "mat'" in russo). Cos, se nell'inglese del XVI secolo "dormire" si diceva "to sleep", proprio come oggi (parola d'uso corrente), il meno usato avverbio "sithen" ("da quel momento") si evoluto diventando l'attuale "since". In base ai risultati statistici raccolti, Pagel e colleghi sono stati in grado di prevedere la durata di molte parole: secondo il ricercatore, quelle pi stabili e legate a concetti immutabili, "vivranno" ancora 10 mila anni.
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Verbi che non si regolarizzano Risultati analoghi ha dato anche una ricerca americana indipendente da quella inglese. Secondo Erez Lieberman della Harvard University, infatti, la frequenza d'uso non spiega solo il mutamento delle parole, ma anche i processi che portano i verbi irregolari (cio che non seguono regole standard nelle declinazioni) a diventare regolari oppure a mantenere una coniugazione "arcaica". Un esempio viene proprio dai verbi irregolari inglesi, quelli cio che formano il passato e il participio passato secondo una morfologia arcaica e non semplicemente aggiungendo il suffisso "-ed". Secondo Lieberman proprio l'elevata frequenza d'uso a mantenere forme di coniugazione arcaiche: i verbi irregolari sono quelli che indicano azioni basilari, come "andare" (to go), "venire" (to come), "dormire" (to sleep) o "mangiare" (to eat). Tutte parole usate nel linguaggio quotidiano e pertanto impermeabili ai mutamenti della lingua e ai processi di regolarizzazione. (Notizia aggiornata il 19 ottobre 2007)
Lingua parlata. Nella vita di tutti i giorni, per parlare tra loro, gli arabi usano invece le lingue locali, dialetti che differiscono da nazione a nazione e sono poco comprensibili oltre il confine in cui sono usati (cambia la pronuncia e, con la distanza, anche i vocaboli). Uneccezione legiziano, diventato familiare a tutti gli arabi grazie a film e serial televisivi prodotti in Egitto ed esportati in tutto il mondo arabo.
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Le 9 malattie pi "misteriose" della storia Il settimanale Newsweek ha stilato una curiosa classifica, quella delle malattie pi difficili da diagnosticare. Un viaggio nella storia della medicina e nei campi della ricerca medica d'avanguardia per scoprire le cause (e le cure) delle patologie pi strane e complesse.
Chi non perde una puntata della serie televisiva Doctor House lo sa benissimo: la diagnosi di una malattia pu assomigliare pi al lavoro di un detective che a quello di un medico. I progressi della medicina hanno reso il lavoro dei dottori pi facile, ma la comparsa di nuove malattie e virus ha ingarbugliato il processo diagnostico che in certi casi si trasformato in una ricerca di indizi e prove tutta logica e genialit che ha pi a che vedere con Sherlock Holmes che con il dottor Kildare. Quali sono le malattie pi difficili da diagnosticare? Il settimanale statunitense Newsweek ha stillato una classifica, individuando 9 patologie che sono pi difficili da diagnosticare. Eccole in questo speciale fotografico.
elettrici. Se viene rosicchiata i fili rimangono scoperti e la trasmissione degli impulsi elettrici dal cervello alle altre parti del corpo ostacolata o s'interrompe del tutto. Per chi ne colpito equivale a un progressivo processo di paralisi.
una malattia subdola: come se il nostro corpo avesse un'eterna influenza: il sistema immunitario sta sempre in funzione, e si estenua. La sindrome, cos come stata definita dai Centers for Diseases Control di Atlanta nel 1994, caratterizzata da stanchezza (che dura da pi di sei mesi e non alleviata dal riposo) associata a quattro o pi sintomi fra i quali: disturbi della memoria, dolori muscolari, mal di testa, sonno non ristoratore, dolore ai linfonodi, faringite. Non esistono test diagnostici, nonostante i pazienti presentino segni di anomalie immunologiche, neurologiche e endocrinologiche. Ed una patologia che pu essere molto debilitante e non ha ancora trovato una cura. Per questo si cerca la causa. Ma anche qui ci sono molte teorie, dalle infezioni da nano batteri (la cui esistenza, peraltro, non ancora chiara) alle reazioni autoimmuni dopo le infezioni. Uno studio pubblicato ad agosto 2010 dimostra un collegamento tra la sindrome e un tipo di retrovirus chiamati XMRV. il secondo studio che conferma questo risultato e aggiungerebbe un tassello importante al puzzle di questa malattia.
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Il cervello va in palestra Chi ha detto che i matematici sono secchioni pallidi dal capello unticcio e gli occhiali spessi? Sono invece dei veri atleti della mente e raggiungono risultati strabilianti grazie all'allenamento, qualche dono di natura e... piccoli trucchi. E con i numeri si sanno anche divertire. Prova anche tu.
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Il gioco del "VII=I". Prova a risolverlo online. 7 bastoncini sono posizionati in modo da formare l'equazione sbagliata "VII=I". Come si pu ottenere l'equazione corretta spostando un solo bastoncino? Prova a risolverla online... La soluzione c' e non nemmeno troppo difficile: basta andare a ripescare qualche concetto di matematica studiato alle scuole medie. E se ancora la soluzione non arriva forse occorre esercitare un po' il lobo parietale sinistro, ossia la zona del cervello specializzata nel nel far di conto.
Anche qui, come nello sport, occorrono costanza e anche qualche dono di natura. Albert Einstein, per esempio, aveva un cervello fuori dall'ordinario anche dal punto di vista biologico. Le analisi alle quali fu sottoposto dopo la sua morte rivelarono che il grande fisico aveva un numero di astrociti (speciali cellule deputate al controllo delle sinapsi) molto pi alto del normale. I campioni dei numeri E che dire del protagonista di questo video? Rudiger Gamm, tedesco di 37 anni e dalle incredibili capacit (matematiche e non solo). Nel filmato, Rudiger calcola a mente il risultato dell'operazione 62:167. Impressionante, ma le doti di Gamm sono in gran parte mnemoniche: ha imparato a memoria tavole e tavole di potenze e radici e, soprattutto, ha allenato il cervello. Tutti noi siamo in grado di calcolare per esempio 854x937 sulla carta. Quello che non riusciamo a fare schematizzare e memorizzare, senza scriverli, tutti i passaggi che portano al risultato.
MATEMATICAMENTE POSSIBILE
Uno studio sulle capacit di Gamm ha dimostrato che il giovane riesce a utilizzare, per i calcoli, una parte del cervello che la maggior parte di noi non usa per la matematica. Ecco perch la maggior parte di noi "comuni mortali" riesce a effettuare a memoria operazioni di 5-6 passaggi al massimo, sufficienti per risolvere moltiplicazioni a due cifre, come 36x54, per esempio. Se ti senti tirato in causa... allenati!
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Cupole monolitiche Si chiamano Monolithic Domes, ma sono conosciuti anche come EcoShells: sono le cupole costruite dalla fondazione americana Domes for the World studiate per resistere a tornado, uragani, terremoti, incendi e invasioni di insetti. Ogni cupola costituita da una struttura monoblocco di cemento e acciaio, ma ne contiene circa la met rispetto agli edifici tradizionali. La sua forma semisferica la rende resistente ai venti, anche i pi forti, mentre la struttura monoblocco fa s che in caso di terremoto la casa si muova insieme alla terra. Infine, le pareti di calcestruzzo la rendono un edificio ad alta efficienza energetica e al tempo stesso non intaccabile da fuoco, muffa o insetti. Il costo? Appena 1.500$ l'una. Quelle nella foto sono le 70 cupole donate nel 2006 dalla fondazione ai sopravvissuti del villaggio di Sumberhajo, vicino alla citt indonesiana di Yogyakarta, interamente distrutto dal terribile tsunami del 2004.
La birra eccita il cervello maschile La bevanda stimola la produzione di dopamina, un neurotrasmettitore legato al concetto di ricompensa. E l'effetto dell'alcol non c'entra, una questione di gusto.
di: Elisabetta Intini Una tira l'altra. Ma l'alcol non l'unico elemento che ci fa desiderare una birra ghiacciata. Anche il sapore - almeno per gli uomini - fa la sua parte. Photo lint01, Flickr. Una bella rossa - in pinta - il derby, gli amici: per un uomo, qualcosa di molto vicino al paradiso. Ma cosa avr mai di tanto speciale la birra agli occhi, e alle papille, maschili? Una ricerca dell'Indiana University School of Medicine (USA) lo rivela: la pi popolare bevanda fermentata stimola nel cervello maschile la produzione di dopamina, un neurotrasmettitore rilasciato in concomitanza di stimoli legati al piacere e alla ricompensa. Amore al primo sorso I ricercatori hanno sottoposto a tomografia a emissione di positroni (PET) una tecnica di scansione cerebrale, 49 volontari ai quali sono stati somministrati sotto forma di spray alternativamente acqua, sport drink e birra. A ciascuno sono stati dati 15 millilitri di liquidi nell'arco di 15 minuti, l'equivalente della birra che si berrebbe condividendo una pinta con 38 persone. Cos gli scienziati hanno escluso che l'effetto sul cervello fosse dovuto all'alcol, assunto dai soggetti in minime quantit. La birra, tra tutte le bevande, stata quella che pi ha stimolato la produzione di dopamina: dopo averla assaggiata, gli uomini erano inoltre pi propensi a chiedere qualcosa di alcolico. la prima ricerca che mostra come sia sufficiente il gusto di un drink a sollecitare il rilascio di dopamina, al di l delle conseguenze dell'alcol. L'effetto si registrato comunque in modo pi pronunciato sui soggetti 26
con storie familiari di alcolismo alle spalle. Avere parenti con problemi di dipendenza da alcol potrebbe quindi essere un fattore di rischio per sviluppare a propria volta alcolismo. Ti potrebbero interessare anche: La birra spaziale perfetta per gli astronauti Una birretta (buonissima di 200 anni fa) Perch c' tanta schiuma sulla birra?
Una birra non buona se nel bicchiere non forma uno strato di schiuma densa e consistente. Peccato che l'effetto duri poco... ma non sar cos ancora a lungo: Robert MacPherson (Institute for Advanced Study di Princeton) e David Srolovitz (Yeshiva University di New York) hanno infatti chiamato in causa la matematica per definire la formula della birra perfetta, con un'equazione che permette di spiegare come "funziona" la schiuma e, soprattutto, perch quella di una Guinness pi compatta e duratura. In pratica la schiuma della birra una rete composta da tante bollicine separate da liquido. Le bolle hanno "pareti mobili", perci, in pochi minuti, quelle pi piccole si fondono tra loro e quelle pi grandi scoppiano per effetto della gravit, che attira verso il basso il liquido. Il segreto della Guinness sarebbe quindi una diversa composizione di questa struttura "reticolare"... ma che farsene di una teoria matematica della birra? difficile che a beneficiarne saranno gli estimatori, perch i produttori non abbandoneranno di certo i loro metodi di lavorazione tradizionale. Per fortuna. Dallo studio della schiuma di malto e luppolo arriveranno invece importanti novit per la formulazione di altre strutture chimiche reticolari, a partire dalla ceramica (foto: la "schiuma" della ceramica, in alto, e quella tipica della birra).
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