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ALMANACCO.

La musica che abbiamo attraversato a cura di Ranieri Polese


Non sono solo canzonette. La cultura suona il rock Da Piange il telefono di Sofri a Lou Reed che ispir Wenders
Voglio dichiarare fin dal principio che lo scopo del presente articolo di far vendere un po' di copie a questo Almanacco Guanda intitolato La musica che abbiamo attraversato, curato da Ranieri Polese. Innanzitutto perch elegante e coraggiosa l' idea stessa di riproporre un almanacco letterario, alla cui gloriosa tradizione Luigi Brioschi lo rimanda fin dalla prefazione; e poi per una serie di motivi che cercher di elencare. Naturalmente io non ci guadagno nulla: vero che figuro nell' ultima sezione, interpellato insieme ad altri venticinque per stilare la top five dei brani musicali della nostra vita, ma la mia vanit non si spinge fino a consigliare l' acquisto di un volume collettivo di questa portata, contenente ventisei pezzi di importanti autori italiani e stranieri, e immagini, fotografie, disegni, copertine e testi di canzoni, solo perch nella sestultima pagina ci sono cinque canzoni menzionate da me. No, io desidero che questo almanacco si diffonda perch una candela che brucia da due parti, stimolando per l' appunto entrambe le emozioni, letteraria e musicale, e desidero discuterne con persone che l' abbiano letto, e immaginarlo sul comodino di un sacco di gente - esattamente come quando si letto un bel romanzo o si ascoltato un bel disco. Proceder dunque a elencare alcune delle ragioni per le quali, secondo me, sarebbe un peccato lasciarlo nello scaffale del libraio - ragioni che tra l' altro hanno tutte a che fare con una caratteristica molto rara, se intesa in senso stretto e non figurato: oltre che bello, infatti, un libro utile. Gi. Per esempio, a me servito a scoprire che la famosa frase pronunciata da Wim Wenders, il rock mi ha salvato la vita, che cos com' era stata riportata suonava come una solenne cazzata, altro non era che una raffinata ma, ahim, non riconosciuta citazione di Lou Reed - il che cambia parecchio le cose. Il bel pezzo con cui Wenders apre la sezione dedicata agli stranieri raccontando di un remoto, desolante viaggio politico in Italia, confortato solo dall' ascolto ossessivo di tre pezzi dei Velvet Underground su un vecchio registratore a bobine, la dimostrazione di quanto lui avesse il diritto di fare quella citazione, ma anche di vederla recepita come tale, maledizione, anzich sparata fuori contesto in tutto il mondo, cos da farla sembrare una boutade tardo-giovanilistica da climaterio - cosa che ora mi scuso con lo zio Wim di avere a suo tempo pensato. Poi mi servito a capire un po' meglio i gusti di Nick Hornby, perch confesso che tutti i suoi elenchi, tutte le sue liste e tutti i suoi commenti mi hanno sempre lasciato un po' frastornato. Tutto il bendiddio che cita sempre, del quale per buona parte io non ho mai sentito parlare pur avendo speso tanti anni e tanti soldi ad arrancare appresso alla musica rock, per caso avanguardia? O retroguardia? Mistero. Ma stavolta, leggendo il suo pezzo, ho fatto ci che non avevo mai fatto leggendo i suoi libri, ho scaricato da Internet (a 0,99 l' uno, diciamo) i brani che cita e che, come al solito, mi erano perlopi ignoti, e ho capito meglio i suoi gusti; gusti che da una parte mi hanno deluso perch non sono affatto ricercati o rigorosi come vien fatto di immaginarli in uno cos fissato con la musica, ma, dall' altra parte, per la stessa identica ragione mi hanno anche rassicurato. La sua apologia di artisti bravi ma sostanzialmente ordinari come Aimee Mann e Steve Earle, lo colloca in un preciso punto qualsiasi - anche lui - all' interno del disorientante magma musicale che l' industria del rock ci vomita addosso da pi di trent' anni. Come tutti noi, ho capito, anche Nick Hornby procede a tentoni. Poi mi servito a scoprire il talento di uno scrittore che non conoscevo, Adam Thirlwell (classe 1978), autore del pezzo pi bello, a mio
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giudizio, di tutta la raccolta, intitolato Del non capire le parole. Pi bello e pi giusto: perch questa faccenda che amiamo le canzoni straniere senza avere idea di cosa dicano (o avendocela, ma molto vaga), tipica di una provincia del rock come l' Italia, e semmai strano che venga cos struggentemente affrontata da un anglofono - innamorato per di una ragazza che per sua disgrazia ascolta rap francese e magrebino, e perci inchiodato al nostro stesso paradosso. Tra l' altro, gi che c' ero, ho scaricato (sempre a 0,99 , per carit) e ripetutamente ascoltato il brano di cui parla, Darkness dei Saian Supa Crew, facendomi un' idea della fatica che deve aver durato, poveretto, per dar dietro alla suddetta ragazza che glielo faceva ascoltare. Poi mi servito a ritrovare delle voci che sento sempre volentieri. Innanzitutto quella di Adriano Sofri, che a misura della sua abnorme permanenza in cattivit va facendosi sempre pi libera e leggera - ed da un po' che, leggendo le sue cose in giro, mi venuto il dubbio che Sofri sia evaso: qui si distende in un' esilarante esegesi di Piange il telefono di Domenico Modugno, e ne cava perle su perle. Poi quelle di Carlo Lucarelli, Gianfranco Bettin, Paolo Di Stefano e Massimo Carlotto, che spiegano la loro scelta d' intitolare i loro romanzi con i versi delle canzoni; e, all' inverso, quelle di Niccol Ammaniti e Vasco Rossi che raccontano com' successo che il titolo di un romanzo dell' uno (Ti prendo e ti porto via) sia diventato una canzone dell' altro; e anche alcune voci nuove, per me, e per notevoli, come quelle di Gianluca Morozzi o Gianni Biondillo, che raccontano l' uno della galassia musicale emiliana e l' altro della scoperta di Lucio Battisti. Infine, trovandoli citati nelle playlist degli altri che compongono la suddetta ultima sezione, questo almanacco mi servito a ricordarmi di una gran quantit di brani da me per un certo tempo letteralmente venerati e poi, come capita, dimenticati - ma adesso prontamente scaricati e riascoltati. Perch vero, purtroppo, che dopo una certa et quello che abbiamo amato in giovinezza devono ricordarcelo gli altri. Ecco, credo che basti. Mi resta solo da ricordare l' unico altro volume cui questo almanacco possa essere paragonato, e cio il formidabile Panta/Musica curato da Enrico Ghezzi nel 1996, che in quasi dieci anni non mai riuscito a trovar pace nella mia libreria, da tanto mi necessario vederlo sempre l, a portata di mano, come fosse un' appendice esterna del mio cervello. prevedibile che anche l' almanacco Guanda avr lo stesso destino; ed curioso osservare che entrambi i curatori, Ghezzi e Polese, non sono n scrittori n musicisti, ma provengono da un' annosa militanza nella critica cinematografica. Come se il diapason che accorda cos bene letteratura e musica popolare nel nostro immaginario di occidentali fosse davvero il cinema. * Tra note e parole Wenders & Lou Reed La famosa frase di Wim Wenders (a sinistra) il rock mi ha salvato la vita cita una canzone di Lou Reed Carlotto & Caselli Carlotto ha trasformato una strofa di Insieme a te non ci sto pi della Caselli nel titolo di un libro Ammaniti & Rossi Ti prendo e ti porto via di Niccol Ammaniti (a sinistra) ha ispirato a Vasco Rossi il titolo di una canzone * La novit Un' antologia di storie e di ritmi La musica che abbiamo attraversato (Guanda, pagine 264, euro 12,90, a cura di Ranieri Polese) in libreria da oggi. Si tratta del primo Almanacco Guanda, il nuovo annuale illustrato nato, come spiega il suo editore Luigi Brioschi, dal desiderio di riprendere e continuare una vicenda editoriale antica, quella degli almanacchi letterari. Il primo Almanacco in particolare dedicato al rapporto tra letteratura e musica popolare negli ultimi decenni. Tra gli autori che, nel primo Almanacco, hanno raccontato storie e ritmi del passato prossimo e del presente: Niccol Ammaniti, Silvia Ballestra, Gianfranco Bettin, Massimo Carlotto, Paolo Di Stefano, Roddy Doyle, Geoff Dyer, Nick Hornby, Carlo Lucarelli, Vasco Rossi, Marco Santagata, Adriano Sofri, Adam Thirlwell, Marco Vichi, Wim Wenders * C' una canzone pi italiana di "Piange il telefono"? Conosco persone, anche fior di malviventi, cui viene la pelle d' oca appena la risentono, come l' Inno di Mameli. Come il grande melodramma, ha la losca doppiezza della sublimit, commozione e volgarit. Uno la sente e si mette a guaire come un cagnolino di fronte a una fisarmonica Adriano Sofri Veronesi Sandro (27 ottobre 2005) - Corriere della Sera
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Reflusso gastroesofageo
Acidit di stomaco? Pi che il menu controllate la bilancia

Cambiano i consigli sui cibi: per combattere la risalita dei succhi gastrici meno proibizioni e tanta verdura
MILANO - Contrordine per chi soffre di reflusso gastroesofageo, cio di una risalita dei succhi gastrici nellesofago cos frequente da creare una vera e propria patologia: la dieta conta fino a l. Dalle linee guida dell'American College of Gastroenterology, emerge infatti che non esiste un regime alimentare valido per ridurre acidit e bruciore in tutti. In effetti commenta Massimo Zuin, direttore dell'Unit di gastroenterologia e epatologia dell'Ospedale San Paolo di Milano - queste linee guida hanno ridimensionato il ruolo della dieta e, pi in generale, anche dello stile di vita. Non sembra, infatti, giustificata l'esclusione, a priori, di certi alimenti o bevande da parte di tutti i pazienti. Persino l'abolizione del fumo e dellalcol non sembra migliorare i sintomi della malattia. In caso di sovrappeso o obesit invece sempre valida la raccomandazione di dimagrire. Il troppo grasso addominale provoca un aumento della pressione all'interno dell'addome, e la conseguente compressione della parete dello stomaco favorisce il reflusso di acido nellesofago (GUARDA). DIETA VERDE - Se gli accorgimenti dietetici vanno personalizzati, la "dieta verde" si sta comunque rivelando sempre pi utile per prevenire le complicanze della malattia da reflusso, quali l'esofagite (infiammazione esofagea dovuta allazione "irritativa" dellacido gastrico) e lesofago di Barrett, fattore di rischio per il tumore dell'esofago. Lo confermano due nuovi studi. Nel primo, pubblicato da Digestive Diseases and Sciences, alcuni ricercatori dell'Universit di Seul (Corea), hanno confrontato 148 monaci buddisti, vegetariani, con altrettanti soggetti non vegetariani: hanno osservato che l'esofagite da reflusso era assai meno frequente fra i monaci, nonostante fossero pi grassi dei non vegetariani. In un altro studio, condotto in Texas, pubblicato su Cancer Causes Control, i ricercatori, dopo aver analizzato le abitudini alimentari di 155 ammalati di esofago di Barrett e 777 soggetti che non soffrivano di questa patologia, hanno visto che una dieta ricca di verdure verdi (broccoli, spinaci, lattuga, rucola) e di legumi era associata a un ridotto rischio di esofago di Barrett. Tra i consumatori abituali di verdure e legumi il rischio di ammalarsi di esofago di Barrett circa dimezzato commenta Massimo Rugge, coautore dello studio. I componenti cui va il merito di questo effetto sono: fibra, folati e, soprattutto, antiossidanti, che proteggono il Dna delle cellule esofagee. Carla Favaro24 maggio 2013 (modifica il 30 maggio 2013)

La fame nervosa pu venire anche quando si felici


Il rapporto tra umore e calorie meno scontato del previsto
Fame nervosa Si sente spesso parlare di fame nervosa, quel meccanismo che spinge alcune persone a rispondere alle emozioni mangiando di pi. E poich le emozioni cui si fa solitamente riferimento sono negative, viene spontaneo attribuire al cibo un ruolo di conforto. Di recente, per, alcuni esperti di vari centri di ricerca hanno cominciato a focalizzare lattenzione anche sulle emozioni positive: in pratica, se la tristezza fa sentire il bisogno di mangiare qualcosa di buono, la contentezza non potrebbe, a sua volta, rappresentare un motivo per concederselo? Sono molte le ragioni che inducono a pensarlo, prima fra tutti quel meccanismo acquisito che ci porta ad associare le sensazioni positive al cibo. Basti pensare ai matrimoni, ai compleanni e alle tante altre occasioni di festa che si celebrano anche a tavola. Per approfondire largomento, alcuni ricercatori della Utrecht University hanno condotto uno studio, appena pubblicato online su Appetite. La ricerca, condotta su studenti universitari non obesi, comprendeva tre tipi di test. Nel primo test un gruppo di studenti assisteva a proiezioni in grado di indurre emozioni positive (uno dei filmati prevedeva, per esempio, la ripresa di un piccolo panda che starnutiva talmente forte da spaventare la mamma), mentre un secondo gruppo assisteva a riprese emotivamente "neutre" (esempio: un filmato di uccelli che volano nel deserto). Al termine dei filmati, veniva data ai giovani la possibilit di consumare dolciumi a volont. Risultato: il gruppo che aveva provato emozioni positive introduceva, mediamente, 100 kcal in pi rispetto allaltro. Nel secondo test gli studenti, divisi in tre gruppi, venivano guidati a rievocare eventi gradevoli, oppure sgradevoli, o neutri, dopodich avevano la possibilit di consumare snack a volont. In questo caso, le emozioni positive inducevano, invece, a un consumo di snack uguale a quello suscitato dalle emozioni negative. Poich questi test sono stati condotti in laboratorio, i ricercatori hanno cercato un riscontro ai loro rilievi in un contesto reale. Hanno, quindi, chiesto a una cinquantina di studentesse universitarie di tenere, per una settimana, un diario, nel quale registrare il consumo di tutti i fuoripasto non salutari (dolciumi, patatine fritte e cos via) descrivendo lo "stato emotivo" del momento. Si cos visto che il consumo di snack non salutari era legato molto pi spesso a emozioni positive che negative (10 volte contro 4). la prima volta che lambiente scientifico presta tanta attenzione alla relazione fra emozioni positive e consumo di cibo commenta Alessandra Mauri, psicologa e psicoterapeuta all Unit malattie metaboliche e nutrizione clinica dellUlls di Treviso . Comunque lesperienza comune a dirci che, quando stiamo bene, in particolare in situazioni di convivialit, spesso amplifichiamo questo "star bene" mangiando. E se da un lato il desiderio di godere del buon cibo pu essere favorito dal sentirsi bene, dallaltro il cibo pu apparire ancora pi buono proprio perch ci si sente gi bene. Ma poich oggi il cibo facilmente disponibile e siamo sempre meno portati ad utilizzarlo solo per soddisfare le nostre esigenze biologiche, bisogna fare in modo di non "gestire" le nostre emozioni attraverso il cibo. La riposta a quello che proviamo non deve necessariamente passare dal frigorifero. Carla Favaro30 maggio 2013 | 11:23

l contatto visivo dovrebbe essere tra il 60 e il 70%, Ora sceso al 30-60 Guardarsi negli occhi oltre 7 secondi Quello che non riusciamo pi a fare
Smartphone e tablet stanno cambiando le nostre conversazioni
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE NEW YORK - l'ennesima metamorfosi socio-collettiva nell'era degli smartphone: guardarsi negli occhi diventata un'arte in via di estinzione. A lanciare l'allarme il Wall Street Journal secondo cui il tempo passato da una persona adulta a guardare dritto negli occhi dell'interlocutore - il cosiddetto eye contact - sceso al 30-60 per cento, mentre l'ideale per creare un senso di connessione emotiva dovrebbe essere dal 60 al 70 per cento. Il calcolo stato elaborato da Quantified Impressions, una societ texana che analizza la comunicazione, studiando le abitudini di tremila candidati mentre parlavano faccia a faccia o in situazioni di gruppo. Come si spiega questo trend che sta contagiando un po' tutti, con conseguenze spesso deleterie non solo nei rapporti interpersonali e familiari ma anche in quelli di lavoro? Una barriera per un eye contact duraturo sono indubbiamente gadget come iPhone o Blackberry che consentono il multitasking, spiega al Wall Street Journal il presidente di Quantified Noah Zandan, nella fascia di et tra i venti e i trent'anni, diventato culturalmente accettabile parlare al telefono e controllare i risultati di una partita durante la cena. Uno studio pubblicato all'inizio di quest'anno dalla rivista Computers in Human Behavior ha identificato una delle cause della sempre minore intensit del guardarsi negli occhi nel Fomo (fear of missing out), ovvero il timore di perdere delle opportunit sociali. Per certi individui, spiegano gli autori dello studio, concentrarsi su un solo soggetto pone il rischio di non poter cogliere un'altra opportunit, magari migliore della precedente. La tendenza al telelavoro, inoltre, ha abituato molte persone a parlare senza bisogno di guardare in faccia l'interlocutore. Una pratica che ha profondamente trasformato il nostro modo di comunicare. Oggi alcuni impiegati preferiscono partecipare a un incontro di lavoro in teleconferenza, spiega Dana Brownlee, fondatrice di Professionalism Matters, societ di training per manager di Atlanta, anche se la riunione a pochi metri dal loro cubicolo. Ma anche se sempre pi in disuso, l'eye contact resta enormemente importante per influenzare il flusso di un discorso. Guardare un collega mentre parla trasuda fiducia e rispetto, scrive il Wall Street Journal, puntare gli occhi su un avversario durante una discussione lascia capire che non si ha intenzione di cedere terreno. Ed anche un indice di status sociale: secondo una ricerca del 2009 manager ai vertici di un'azienda o di un'istituzione tendono a guardare la gente con cui lavorano pi dei loro dipendenti. Non a caso i cattivi capi si giudicano anche da questo. Tenere gli occhi incollati al cellulare durante un meeting l'equivalente di non esserci, afferma Suzanne Bates, autrice di Speak Like a Ceo , che fornisce consulenza ai manager smartphone-dipendenti. Il capo che si comporta cos lancia ai dipendenti un chiaro messaggio - incalza Bates -: "Sono troppo impegnato per voi, che non siete abbastanza importanti da meritare la mia attenzione".

Ma se distogliere lo sguardo prima viene bollato come segnale di nervosismo, scarsa conoscenza del soggetto, insicurezza e inaffidabilit, anche il troppo storpia. Un eye contact di oltre 10 secondi pu sembrare aggressivo, emotivamente vuoto o scarsamente autentico, spiega Ben Decker, Ceo della Decker Communications di San Francisco, in un contesto sociale manda il segnale di un interesse romantico oppure semplicemente inquietante. Qual allora la durata ideale? Guardare l'interlocutore negli occhi per sette-dieci secondi alla volta nel corso di una conversazione faccia a faccia e tre-cinque secondi in una discussione di gruppo, ribatte Decker che ai neofiti consiglia di esercitarsi, prima, davanti allo specchio. Alessandra Farkas

Tecnologia - Il primo test in Italia della realt aumentata Mi stai registrando? I miei incontri con i Google Glass
Li ho provati: un senso di isolamento
La presentazione a San Francisco (Justin Sullivan/Getty Images/Afp) BOLOGNA - Mentre indosso i Google Glass - oltre a provare un infantile delirio di onnipotenza gadgettistica che sarebbe inutile smentire - mi viene in mente che la prima volta non si scorda mai. Quante volte nella vita ci capita di poter testare un'esperienza, in questo caso la realt aumentata, del tutto nuova per l'essere umano? La prima telefonata con il cellulare? La prima volta che abbiamo navigato su Internet? Non le ricordo, ma ricorder la prima volta in cui ho guardato il mondo con l'occhio di Google. Testare i Google Glass, un'esclusiva per l'Italia del Corriere , pu forse essere paragonato all'arrivo dell'iPod che anni fa rivoluzion l'ascolto della musica. Ecco le cose che abbiamo sperimentato per voi e che potrebbero cambiare la nostra vita. Pre scriptum: diciamo subito che tra queste, inaspettatamente, non c' un senso di nausea che in molti temevano. Tutto inizia sempre con un nuovo tormentone, Ok Glass, il comando chiave per attivarli. Fuori dalla scatola Gli occhiali presta-vista: collegandomi a una rete wi-fi negli uffici di MusiXmatch - la societ bolognese che, dopo essere stata invitata al Google I/O di San Francisco, possiede l'unica scatola arrivata in Italia - tento un hang out , una videoconferenza che gi di per s sarebbe una bella esperienza. Ma la particolarit sta nel poter prestare la propria vista. Le persone con le quali sono collegato - to hang out in inglese significa frequentare ma anche divertirsi - vedono quello che vedo io, la realt circostante. Paradossalmente possono parlare e interagire con qualcuno che mi sta davanti. Provato meglio che raccontato. Non avete mai sognato di controllare qualcuno come un manichino? Utilizzo pratico: avete presente quando vi chiamano da casa per chiedervi dove avete messo le
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chiavi? Con i Google Glass potete farvi prestare gli occhi e le mani per raggiungere facilmente l'obiettivo senza innervosirvi. Gli occhiali sapientoni. Tra le prime funzioni che trovo nel men a tendina che compare sulla retina dell'occhio destro c' la funzione search. Anche se parlando con gli occhiali vengo preso inevitabilmente per un cretino per avere una risposta in 0,18 secondi - nuova unit di tempo per la conoscenza - non devo raggiungere nemmeno lo smartphone nella mia tasca. Siamo ormai tutti natural born voyeur. L'occhiale Grande fratello: Mi stai registrando?. La preoccupazione di molte persone che ho incrociato rivela la sindrome da Grande fratello. La paura di trovarsi di fronte a un occhio a cui nulla sfugge anche se la funzione gi incorporata nei nostri smartphone. In effetti con un semplice comando vocale o utilizzando la superficie touch sulla parte destra dell'occhiale posso scattare fotografie e girare mini-video da 10 (o pi) secondi e condividerli subito. la possibilit di compiere il nuovo peccato capitale dell'oversharing, cio la condivisione eccessiva, a farne un'arma a realt aumentata (Google ha previsto un segnale luminoso per far capire che la registrazione attiva). Difficile onestamente capire dove finisce il gadget e dove inizia l'arma. L'occhiale karaoke: i Google Glass per ora hanno poche applicazioni. Ma MusiXmatch sta gi sviluppando la sua app dedicata: l'occhiale riconosce le canzoni e trasmette sulla retina i testi che scorrono seguendo la canzone. In Giappone faranno faville. L'occhiale Robocop. I movimenti necessari per attivare le funzioni aiutano a farmi sentire agile come Robocop. Ma la cosa pi curiosa sicuramente lo strano contrappasso che mi ha fatto finalmente alzare gli occhi all'altezza delle persone - dopo anni di sguardi bassi per guardare furtivamente lo smartphone - sentendomi per isolato dal mondo circostante: la realt aumentata, come primo test, ci d cos tante informazioni che dimentichiamo di dire: Ciao. Ok Glass. Massimo Sideri

Da una spedizione mista russa-sudcoreana Trovato sangue di mammut Clonazione pi vicina


Si tratta di una femmina di 50-60 anni rinvenuta in un'isola dell'arcipelago Ljachov nel mar di Laptev
Mammut, ritrovamento in Siberia Rcd Un eccezionale rinvenimento effettuato in una remota isola a nord della Siberia rende pi vicina la possibilit di riportare in vita i mammut tramite clonazione. stata trovata infatti la carcassa di un mammut dalla quale stato possibile estrarre una discreta quantit di sangue. La scoperta stata effettuata nel permafrost di un'isola dell'arcipelago Ljachov nel mar di Laptev, nell'Artico a nord della Siberia, da una spedizione congiunta dell'Universit di
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Yakutsk e della sudcoreana Sooam Biotech Research Foundation, organizzazione che lo scorso marzo ha firmato un accordo con l'istituto russo per arrivare alla clonazione di un mammut, che nell'Artico si estinto circa 4.500 anni fa. Trovato sangue di mammut FEMMINA DI 50-60 ANNI - La carcassa ritrovata di un mammut femmina di circa 50-60 anni di et, in parte divorata dai predatori, risalente a circa 11 mila anni fa. La spedizione ha trovato anche una zanna di mammut. La scoperta eccezionale non solo per il sangue rinvenuto, ma anche perch si tratta del primo cadavere di un mammut adulto in 112 anni, ha detto Semyon Grigoryev, capo del Museo dei mammut dell'Universit federale nord-orientale di Yakutsk. Secondo gli studiosi il mammut morto intrappolato in una palude. Grazie a questo fatto, la parte inferiore del corpo, la mascella inferiore e la lingua si sono conservate molto bene. SANGUE - Quando Grigoryev e la sua squadra hanno rotto il ghiaccio che intrappolava il reperto, hanno visto una sostanza scura che colava dal corpo. Non hanno avuto alcun dubbio: era sangue. Non solo: anche la carne aveva l'aspetto rosso di carne fresca, ha detto lo scienziato all'agenzia Afp. La parte superiore del corpo e la schiena sono stati mangiati dai predatori, forse quando l'animale non era ancora morto ma solo intrappolato nel fango. CLONAZIONE - Lo scopo della Sooam Biotech Research Foundation di arrivare alla clonazione dei mammut. Nel 2005 realizz la prima clonaziona di un cane. Nel sangue rinvenuto i biologi sperano di trovare cellule ancora ben conservate in grado di portare alla clonazione. Nei prossimi mesi il reperto sar analizzato da esperti russi, americani e sudcoreani. Al momento Grigoryev non ha voluto rivelare dove sar conservato: Ho paura che venga rubato, ha confessato.

E nei PAesi del TErzo mondo pi di un'opportunit Cucinare con il sole e dire addio a gas ed elettricit

In Italia sono oltre 400 i cuochi che su Facebook si scambiano le ricette. E c' gi chi apre un ristorante solare
Roberto, leggendo Nabokov, ha notato che lo scrittore russo descrive la colonia estiva di Lolita dicendo: Cuocevano i dolci in un forno a riflettori solari. Mercedes, domenica scorsa, ha cucinato quattro torte di fila prima che tornasse la pioggia. Andrea, invece, a Cagliari sta facendo le solar crpe. Sono i 436 cuochi solari italiani, riuniti a scambiarsi ricette e consigli su una pagina Facebook. Il gruppo creato apposta per chi abituato a cucinare con il sole, ma in cui si affacciano anche persone desiderose di imparare. Un modo per raccontare esperimenti da balcone e giardino. E, visto i recenti capricci del tempo, anche per lasciarsi andare a qualche lamentela. Questanno il sole, scrive Andrea, un po' fiacchino... per lo meno qui a Macerata difficile cucinare con il sole... da voi?. Speriamo arrivi il sole, dice Mercedes, Qui a Milano ci stiamo preparando per festeggiare i solar days.
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CUCINA SOLARE - Pochi i materiali per costruirsi anche da soli (il web pieno di video che spiegano come fare) una cucina solare. Ossia un concentratore che, esposto al sole, riflette i raggi in unico punto, generando un calore che pu raggiungere temperature di 220 gradi. E per cui basta una struttura portante, una parabola riflettente, un supporto centrale per la cottura e un puntatore. E in cui si possono sistemare pentole, piastre, tegami, spiedi per cucinare praticamente tutto, adattando solo i tempi delle ricette. LE RICETTE - A volte, spiega Mercedes Mas, fondatrice del gruppo cuochi solari italiani e formatrice alla Casa della pace di Milano, i tempi per cucinare sono gli stessi. A volte anche di meno se c' molto sole. Basta adattarsi alla giornata per avere buoni risultati. Anche perch chi vuole, trova il modo. Chi non vuole, invece, trova il pretesto. Poche, del resto, le cose che non si possono fare. Ad esempio, le fritture. Ma tantissime quelle che sono possibili. Tra cui verdure, barbecue, salse, marmellate e sughi. Ma anche pizza, pasta e polenta. Con veri e propri ricettari diffusi su internet. Si tratta, spiega Mas, di un modo di cucinare ancora di nicchia. Non adatto per chi vuole far veloce e alle improvvisazioni. Io cucino quotidianamente con il sole e lascio su la pentola prima di uscire, cos trovo pronto quando torno. Per questo quando non si in casa non possibile cucinare pi di un piatto al giorno. IL FORNO - Pieghevoli come una valigetta, i forni solari. Trasportabili grazie alla loro struttura a scatola. E costruibili, in versione classica, con il cartone e lalluminio. Oppure, pi efficienti, quelli che si trovano in commercio e che sfruttano uno specchio parabolico per concentrare al massimo la luce nel punto in cui avvengono le cotture. Nelle belle giornate, racconta Mas, si possono fare le torte mettendoci lo stesso tempo di un forno normale. Lo stesso tempo, ma senza spendere niente di gas o elettricit. SALVARE IL MONDO CON IL SOLE - Sfizio nei Paesi pi ricchi le cucine solari, faro di mille speranze in quelli pi poveri. Che, grazie alla diffusione di questi sistemi potrebbero riuscire a emanciparsi. Ad esempio in Sudafrica, grazie al lavoro di Pietro Rusconi, gesuita bresciano che ha creato la prima officina di cucine solari, per liberare le donne dalla schiavit del fuoco. Ma anche per i campi profughi e nelle zone dove le persone non hanno accesso allelettricit. Il problema, spiega Mas, laccesso allalluminio. Materiale molto costoso e che si trova in pochissimi Paesi. RISTORANTE SOLARE - Sperimentato, il ristorante solare. Che, anche in Italia, si sta trasformando in un nuovo modello di business. A pensarci Nicoletta Carbotti ed Emma Cavigliasso, architetti torinesi che hanno creato SolTanto per il concorso Torino Smart 2012. L'idea, spiega Carbotti, quella di un ristorante aperto come quelli itineranti che si vedono in Portogallo. Anche se reso meno artigianale dall'impronta made in Italy. Viene venduto (a partire da 4.500 euro) chiavi in mano con tavoli, sedie, cucine solari e formazione del personale. Per compensare leffetto della rotazione terrestre, circa ogni 20 minuti le cucine devono essere spostate manualmente per orientarle verso i raggi solari, operazione resa possibile dalle ruote. Il primo ristorante, anticipa Carbotti, dovrebbe essere realizzato in uno spazio privato nel Cuneese. Ma speriamo di riuscire a diffonderli presto anche negli spazi pubblici come, ad esempio, nei parchi. Carlotta Clerici

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Clima Lapponia: caldo record, 30,5 C Francia: ore di sole in primavera -41%
A nord del circolo polare artico si fa il bagno nei laghi
Bagno il 31 maggio sulla spiaggia di Hietaniemi a Helsinki (Afp) Caldo record in Lapponia: 30,5 gradi registrati venerd 31 maggio a Utsjoki, in Finlandia, a nord del circolo polare artico. Nel nord-est della Francia, nella regione compresa tra Mulhouse e Basilea, finora in primavera ci sono state 292 ore di sole contro le 495 della media: cio il 41% in meno. Il clima sembra capovolto, ma per gli esperti non cos. ARTICO - Le temperature nell'estremo nord europeo, pur se record da 50 anni in Lapponia per il mese di maggio, sono in linea con il riscaldamento straordinario che da alcuni anni stanno vivendo le alte latitudini e che, secondo tutte le stime, porter negli anni Venti di questo secolo a far sparire il ghiaccio durante l'estate nell'oceano Artico, e a far sciogliere il permafrost (lo strato di terreno perennemente gelato) liberando grandi quantit di carbonio (in particolare metano, potente gas serra) che con un'azione di feedback faranno aumentare ulteriormente il riscaldamento globale. Caldo record in Lapponia EUROPA OCCIDENTALE - Di contro l'Europa occidentale ha visto uno dei mesi di maggio pi freddi e piovosi da 20-30 anni. Mto France ha reso noto che finora in primavera nel nord-est del Paese, nella regione compresa tra Mulhouse e Basilea, c' stata una diminuzione del 41% delle ore di sole rispetto alla media (292 ore contro 495). Gli abitanti di queste zone per 26 giorni non hanno proprio visto un raggio di sole e solo 5 hanno avuto un tasso di insolazione superiore all'80%. Le temperature registrate a maggio sono state di 2 gradi sotto la media (1981-2010). FREDDO APPARENTE - Nel bollettino emesso il 22 maggio, il National Climatic Data Center (Ncdc) americano ha annunciato che il periodo gennaio-aprile 2013 stato globalmente tra i pi caldi mai avuti da 132 anni. SITUAZIONE BLOCCATA - La circolazione atmosferica in Europa bloccata da circa un mese da due anticicloni a sud e nel nord-est. Il risultato l'afflusso di aria fredda da nord sull'Europa occidentale e di aria calda da sud nella aree orientali, aria calda che arriva sino nelle regioni artiche. Potrebbe essere una situazione simile a quanto avvenuto nel 2010, con il caldo anomalo su Russia e Siberia, situazione dovuta a un anomalo blocco delle onde di Rossby legate alle correnti a getto dell'atmosfera. Paolo Virtuani

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A VIA FRANCESE Capo dello Stato eletto dal popolo Ora una scelta inevitabile
Il muro che da decenni ostacola in Italia una riforma in senso semipresidenziale (presidente eletto direttamente dal popolo, sistema elettorale maggioritario a doppio turno) comincia a presentare le prime crepe. A favore del modello francese si sono pronunciati infatti negli ultimi giorni Walter Veltroni, il segretario del Pd, Guglielmo Epifani. e - in modo molto deciso - Romano Prodi. La stessa dichiarazione del premier Letta sull'impossibilit di eleggere il prossimo capo dello Stato con le vecchie regole stata interpretata come un'implicita apertura in senso semipresidenziale. Un'apertura che stata ieri commentata positivamente dal segretario del Pdl Alfano. Forse una parte dell'opinione pubblica ritiene ancora che si tratti di dibattiti astratti, che poco hanno a che fare con le questioni vere che interessano agli italiani. Ma non cos, giacch una democrazia come la nostra, caratterizzata cronicamente da esecutivi deboli, non in grado di prendere di petto alcuna delle questioni gravi, spesso drammatiche, legate alla crisi economica. Invece, come ha scritto anche Prodi in un articolo sul Messaggero di gioved 30 maggio, un accentramento del potere nelle mani di un presidente eletto direttamente rappresenta ormai l'unica via di salvezza per un Paese che ha bisogno di prendere quelle decisioni spesso impopolari che i governi basati su coalizioni instabili non sono in grado di assumere. Proprio sabato scorso il movimento Scegliamoci la Repubblica ha presentato un disegno di legge di iniziativa popolare per una riforma di tipo francese. Ma la vera novit costituita appunto dalle prese di posizione che si sono manifestate a sinistra (il Pdl, come noto, da sempre si dichiara favorevole a una qualche forma di presidenzialismo). E questa novit incrina il fronte dei Gi-le Mani-dalla-Costituzione-Boys, come tempo fa li defin sarcasticamente Angelo Panebianco su queste colonne: un fronte composito - che va da Saviano a Rosy Bindi, da Zagrebelsky a Vendola - ma chiaramente schierato a sinistra e unito nel sostenere che una riforma in senso presidenziale equivarrebbe a stravolgere la Costituzione pi bella del mondo, rappresentando anzi l'anticamera di un regime autoritario. Giudizio continuamente riproposto, nonostante la sua inconsistenza sia testimoniata dall'esempio francese, ma anche da un ovvio dato storico ricordato da Piero Calamandrei durante i lavori della Costituente, e cio dal fatto che in Italia la dittatura nata non da un regime a tipo presidenziale, ma da un regime a tipo parlamentare. Ma a indebolire la posizione del fronte contrario a qualunque evoluzione costituzionale in senso presidenziale anche un'altra circostanza. Al di l dei vantaggi offerti dal modello francese dal punto di vista di una democrazia governante, c' da tener conto di un dato di fatto, cui ha implicitamente alluso anche il premier Letta: un sistema basato sull'elezione diretta del presidente della Repubblica appare come l'unico ormai proponibile dopo le elezioni presidenziali dell'aprile scorso. Quel che allora dest sconcerto presso un'ampia parte di opinione pubblica fu in particolare la pratica del voto segreto e, ad essa collegato, il siluramento da parte dei grandi elettori del Pd di due candidati indicati dal loro stesso partito. Questo (voto segreto e candidati ufficiali bruciati) precisamente quel che si verificato in gran parte delle elezioni per la prima carica dello Stato dal 1948 in poi. Ma oggi, ecco la
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novit, quel sistema fondato sul voto parlamentare risulta poco accettabile da parte di un'opinione pubblica sempre pi diffidente verso la mediazione degli apparati di partito; un'opinione pubblica che, abituatasi ad eleggere direttamente il sindaco e il presidente della Regione, vorrebbe fare lo stesso con il capo dello Stato. a questo orientamento diffuso che intende dar voce anche Matteo Renzi quando parla di eleggere il sindaco d'Italia. Come si capisce, una volta che questa esigenza fosse soddisfatta e il presidente della Repubblica venisse dunque eletto direttamente dal popolo, dovrebbe di necessit avere anche dei poteri corrispondenti alla fortissima legittimazione politica in tal modo ricevuta. Realizzando gli auspici espressi nel 1946 da Calamandrei, sarebbe dunque un presidente che non dovrebbe pi limitarsi a invitare un ceto politico debole e recalcitrante a fare questo o a non fare quello, ma potrebbe essere egli stesso - in quanto ai vertici dell'esecutivo - il principale artefice dell'azione di governo. Giovanni Belardelli

Dimmi che auto guidi e ti dir se tradisci


Un sito pubblica la classifica delle auto preferite dai fedifraghi Vincono le vetture tedesche
Un frame di un vecchio spot di una casa francese d'automobili MILANO- Prima di scegliere un partner per la vita, chi alla ricerca di amore e fedelt pi che affidarsi alle promesse del proprio compagno, dovrebbe sondare le sue preferenze automobilistiche. O almeno quanto emerge dal sondaggio effettuato da Illicit Encounters.com, sito britannico d'appuntamenti per persone sposate che ha appurato come la maggioranza relativa dei suoi iscritti abbia un debole per le vetture dellAudi. CIFRE - Secondo il sito le auto tedesche sono le pi gettonate dai fedifraghi : il 22% degli iscritti afferma di possedere un Audi, seguito dal 13,79 che guida una Bmw e dalla 8,73% che invece preferisce le Mercedes. Chiudono la top five i proprietari di Volvo (7,55%) e di Volkswagen (5,74%). Molto meno apprezzati i modelli francesi: appena lo 0,38% degli iscritti dichiara di possedere una Peugeot mentre lo 0,51% proprietario di una Renault. Pochi anche i possessori di Rover, Skoda e Hyundai. LEZIONE - Mike Taylor, portavoce del sito d'appuntamenti afferma che dall'analisi di questo sondaggio si possono ricavare importanti lezioni sul rapporto tra auto e infedelt:Le vetture possono rivelare molto sui loro proprietari - dichiara Taylor - Tutte le auto della top 5 rappresentano bene i nostri iscritti Sono persone realizzate, motivate e piene d'interessi, difficilmente sia accontentano di cose insoddisfacenti. Che siano vetture o relazioni sentimentali. Francesco Tortora

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4 Giu. 2013 | 09:30

Ancora qualche temporale. Assaggio d'Estate da Venerd Oggi temporali sulle Alpi e centrosud. MERCOLED instabile al nord e Appennini. GIOVEDI instabile al nord, estate al centrosud e Isole. VENERDI assaggio d'Estate. WEEKEND Italia divisa, temporali al nord e Toscana, caldo e 30C al centrosud e Sicilia

Vuoi potenziare la memoria? Stringi i pugni Questo semplice gesto attiverebbe le aree cerebrali coinvolte nella processazione dei ricordi, potenziandone l'attivit neuronale.
di: Elisabetta Intini Pronto per imparare a memoria una lunga fila di vocaboli. Photo credit: Ingolf Hatz/Corbis Serrare i pugni non solo sinonimo di impazienza o rabbia, ma anche una tecnica utile agli smemorati: stringere le dita delle mani potrebbe aiutare a potenziare la memoria, come rivela uno studio pubblicato su Plos One. In particolare, stringere il pugno destro servirebbe a memorizzare una lista di parole, stringere quello sinistro, a richiamare questi vocaboli alla mente. Questi semplici movimenti andrebbero infatti a modificare temporaneamente i circuiti cerebrali utilizzati, attivando le aree coinvolte nei processi di memorizzazione. In particolare, il gesto potenzierebbe l'attivit neuronale nel lobo frontale dell'emisfero controlaterale rispetto alla mano usata (il lobo frontale destro se si stringe la sinistra e viceversa).

La stretta giusta al momento giusto


Un gruppo di neuroscienziati della Montclair State University (Canada) ha suddiviso 50 partecipanti in 5 gruppi. A tutti stata sottoposta una lista di 72 nomi da memorizzare. Il primo doveva stringere la mano destra per 90 secondi prima di imparare i vocaboli a memoria, e fare lo stesso prima di ripeterli; il secondo doveva ripetere le stesse azioni ma con la mano sinistra, mentre il terzo e il quarto gruppo dovevano alternare le due mani prima di memorizzare e ripetere. Un quinto gruppo di controllo ha compiuto l'esperimento senza stringere i pugni. Il gruppo che ha stretto il pugno destro prima di memorizzare e il sinistro prima di ricordare i termini ha ottenuto i migliori risultati, sia rispetto a chi aveva usato modalit diverse, sia rispetto al gruppo di controllo (anche se in quest'ultimo caso la differenza registrata, avvertono gli scienziati, non risultata statisticamente significativa). Lo studio, pur essendo molto suggestivo e pubblicato su un'importante rivista scientifica, ha per un forte difetto: stato realizzato su un campione molto limitato di persone (soltanto 50). Le sue conclusioni non vanno prese come definitive. Passate ricerche hanno dimostrato che stringere il pugno destro attiva l'emisfero sinistro del cervello, e stringere il sinistro attiva quello destro. Nella processazione dei ricordi si utilizzano entrambi i lati del cervello: quello sinistro per codificare le memorie e quello destro per richiamarle alla mente. Ulteriori ricerche dovranno chiarire, magari anche attraverso la
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tecnica dell'fMRI, se sia possibile migliorare, stringendo i pugni, anche le performance in altri processi mentali, come le abilit verbali e spaziali o la memoria fotografica di luoghi e volti. Ti potrebbero interessare anche: Vuoi essere felice? Tieniti stretti i ricordi negativi La musica aiuta a ricordare esperienze del passato Ecco perch i ricordi negativi rimangono impressi pi a lungo

Comprensione e memoria si addormentano subito


Sussurrare parole dolci a qualcuno che sta dormendo, con la speranza che restino impresse nella sua mente, pura illusione, specie se il soggetto delle nostre attenzioni si appena addormentato. Sembra, infatti, che le aree del cervello deputate a interpretare le parole e a conservarne il ricordo si "spengano" del tutto gi nelle fasi dell'addormentamento. quanto ha rilevato un gruppo di neurologi del Medical Research Council Cognition and Brain Sciences Unity di Cambridge (UK) guidati da Matt Davis, durante uno studio condotto su 12 volontari sotto l'effetto di un particolare anestetico in grado di indurre differenti livelli di sonnolenza. Lo studio dovr essere ora esteso al sonno naturale, ma gi i risultati preliminari spiegherebbero i vuoti di memoria, in realt assai frequenti, legati ai discorsi ascoltati prima di addormentarsi. Perci: non prendiamocela troppo se quel che abbiamo detto ispirati dall'atmosfera romantica della serata, stato del tutto dimenticato al mattino!

Avere sorelle influenza il carattere?


Le sorelle fanno circolare le emozioni e allentano le tensioni - Foto: Image Source/Corbis Aiuta a crescere pi serenamente. Lo ha mostrato uno studio della Scuola di psicologia dellUniversit dellUlster (Irlanda del Nord). I ricercatori hanno intervistato 571 ragazzi di et compresa fra 17 e 25 anni, indagando su vari aspetti della loro personalit, tra cui latteggiamento verso il futuro. I ragazzi con sorelle tendono a sviluppare una personalit pi equilibrata, a essere pi positivi e a instaurare rapporti pi sereni con i genitori. Una questione di emozioni Leffetto benefico delle femmine sta nella loro capacit di parlare apertamente dei sentimenti: ci stimola anche i maschi a esternare pi spesso ci che provano. Le sorelle fanno circolare le emozioni, allentano le tensioni e favoriscono la comunicazione allinterno del nucleo famigliare. Non nascondono i problemi, anzi fanno s che vengano a galla e siano affrontati. La loro influenza positiva si osserva soprattutto nei momenti di difficolt e in caso di separazione dei genitori: quando particolarmente importante riuscire a esprimere paure e sentimenti. E i figli unici? Rischiano di assorbire le ansie famigliari senza poterle stemperare con un complice: importante che fin da piccoli possano frequentare altri bambini per confrontarsi in un rapporto alla pari. Cosa cui costretto chi ha molti fratelli: deve dividere con gli altri lattenzione dei genitori ma impara precocemente a gestire i conflitti e a prendere in considerazione il punto di vista dellaltro.

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La lingua parlata influenza il carattere?


Lingua e carattere? Forse sono collegati - Foto: Corbis Lespressione che un volto assume nel pronunciare alcuni suoni sembrerebbe influenzare lumore e, alla fine, anche il carattere. A sostenerlo David Myers, psicologo allHope College di Holland (Michigan, Usa). Lo studioso cita come esempio i tedeschi, ritenuti comunemente privi di humor. Per Myer, il motivo che, nel pronunciare le vocali a, o e u con la dieresi (i due puntini sopra la vocale), inclinano verso il basso le labbra assumendo unespressione triste. E luso frequente di muscoli che il cervello associa alla tristezza avrebbe il potere di influenzare negativamente lumore. Uno, due, tanti Controversa invece lipotesi secondo cui la lingua parlata influenza le nostre capacit cognitive. Una ricerca che Peter Gordon, psicologo della Columbia University di New York (Usa), ha condotto sulla popolazione amazzonica dei Pirah sembra per confermarlo. I Pirah non hanno parole per indicare numeri superiori al 2 (per i numeri da 3 in su usano la parola tanti). Messi di fronte al compito di appaiare gruppi con pi di tre oggetti in base al loro numero, non erano in grado di farlo, n erano in grado di imitare gesti che prevedevano la ripetizione di un movimento (per esempio, battere il piede per terra) per pi di tre volte.

Il linguaggio gestuale internazionale?


The whole world in her hands I linguaggi gestuali hanno una "sintassi delle azioni", espressa per mezzo dei movimenti del corpo: una sintassi che sembra essere internazionale. (Andrea Porta, 4 luglio 2008) Una ricerca dell'universit di Chicago ha messo a confronto le lingue "verbali" e i linguaggi gestuali, arrivando alla conclusione che esiste una "sintassi delle azioni" espressa per mezzo dei movimenti del corpo. Una sintassi che sembra essere internazionale: in pratica, un linguaggio universale che pu anche non avere corrispondenza con quello verbale. Gesticolare in turco. In un esperimento i ricercatori hanno chiesto a un gruppo di volontari composto da cinesi, turchi, inglesi e spagnoli di mimare alcune situazioni (un bambino che beve una bibita, un marinaio che tiene in mano un secchio e via dicendo) che avevano precedentemente visto su uno schermo. In tutti i casi, e a prescindere dalla struttura sintattica che caratterizza le loro lingue, i soggetti hanno mimato le azioni seguendo l'ordine "soggettocomplemento-verbo", che per gli inglesi e gli spagnoli radicalmente diverso da quello a cui sono abituati quando parlano: a differenza dei turchi e dei cinesi, infatti, per questi la struttura sintattica tipica , come in italiano, soggetto-verbo-complemento.

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Le parole cambiano quando le usi poco Un nuovo studio nell'ambito della linguistica ha mostrato come l'utilizzo frequente delle parole che indicano concetti o oggetti comuni, tende a congelarle, impedendone l'evoluzione in forme...
Le parole cambiano quando le usi poco Un nuovo studio nell'ambito della linguistica ha mostrato come l'utilizzo frequente delle parole che indicano concetti o oggetti comuni, tende a congelarle, impedendone l'evoluzione in forme differenti - sia all'interno della stessa lingua di appartenenza sia nella loro "esportazione" in altre lingue o culture. Al contrario di quanto comunemente si pensa, sono invece le parole meno usate quelle pi soggette a cambiare.

Che le lingue evolvano un dato di fatto. E che molte parole si trasformino o modifichino il loro significato nel corso dei secoli un'evidenza. Oggi per si dimostrato che esiste una variabile legata alla velocit con cui sostantivi, aggettivi, verbi e tutte le altre parti del discorso mutano ortografia, pronuncia e addirittura significato: la frequenza d'uso. Uno studio condotto da Mark Pagel (Universit di Reading, Regno Unito) ha mostrato come l'utilizzo frequente di alcune parole - quelle che indicano concetti o oggetti comuni tende a congelarle, impedendone l'evoluzione, mentre quelle meno usate sono quelle che hanno le maggiori probabilit di cambiare rapidamente. Diecimila anni di parole Per dimostrarlo il ricercatore e i suoi colleghi hanno preso a campione 200 significati in 87 lingue indoeuropee. Da un'analisi incrociata emerso come lo stesso concetto viene talvolta espresso nelle varie lingue da parole apparentemente senza legami tra loro. Una dimostrazione, questa, dei grandi cambiamenti che hanno coinvolto le lingue indoeuropee tra 10 e 6 mila anni fa. Ma lo studio non si concluso qui. Gli scienziati hanno analizzato anche la frequenza con cui questi concetti ricorrono nelle lingue indoeuropee prendendo a campione quattro lingue moderne: inglese, russo, spagnolo e greco. Parole con la data di scadenza Incrociando i risultati, i ricercatori hanno potuto dimostrare che l'enorme evoluzione delle lingue indoeuropee nel corso dei millenni ha riguardato soprattutto le parole meno usate. Le parole pi usate, come i nomi dei numeri o i termini che esprimono concetti importanti e universali, sono invece rimasti pressoch invariati nel corso dei millenni in tutte le lingue indoeuropee, tanto da aver mantenuto perfino una somiglianza trasversale a lingue molto lontane tra loro. Ad esempio, il numero "due" si dice "dos" in spagnolo, "deux" in francese, "two" in inglese, "dva" in russo (tutte parole caratterizzate dai suoni /d/ oppure /t/). Allo stesso modo i termini per indicare la mamma e i concetti collegati sono caratterizzati nella stragrande maggioranza delle lingue indoeuropee dal fonema /m/ ("madre" in italiano, "mother" in inglese, "mutter" in tedesco, "mre" in francese, "moeder" in olandese, "mat'" in russo). Cos, se nell'inglese del XVI secolo "dormire" si diceva "to sleep", proprio come oggi (parola d'uso corrente), il meno usato avverbio "sithen" ("da quel momento") si evoluto diventando l'attuale "since". In base ai risultati statistici raccolti, Pagel e colleghi sono stati in grado di prevedere la durata di molte parole: secondo il ricercatore, quelle pi stabili e legate a concetti immutabili, "vivranno" ancora 10 mila anni.

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Verbi che non si regolarizzano Risultati analoghi ha dato anche una ricerca americana indipendente da quella inglese. Secondo Erez Lieberman della Harvard University, infatti, la frequenza d'uso non spiega solo il mutamento delle parole, ma anche i processi che portano i verbi irregolari (cio che non seguono regole standard nelle declinazioni) a diventare regolari oppure a mantenere una coniugazione "arcaica". Un esempio viene proprio dai verbi irregolari inglesi, quelli cio che formano il passato e il participio passato secondo una morfologia arcaica e non semplicemente aggiungendo il suffisso "-ed". Secondo Lieberman proprio l'elevata frequenza d'uso a mantenere forme di coniugazione arcaiche: i verbi irregolari sono quelli che indicano azioni basilari, come "andare" (to go), "venire" (to come), "dormire" (to sleep) o "mangiare" (to eat). Tutte parole usate nel linguaggio quotidiano e pertanto impermeabili ai mutamenti della lingua e ai processi di regolarizzazione. (Notizia aggiornata il 19 ottobre 2007)

Gli arabi parlano tutti la stessa lingua?


No, parlano dialetti diversi. Ma scrivono e pregano nella stessa lingua. Questo avviene perch larabo ha due forme: una letteraria e una orale. Lingua letteraria. La prima una vera e propria lingua ufficiale. larabo classico, con una prosa sostanzialmente uguale a quella del Corano (scritto nel VII secolo d. C.). Oggi si usa nella preghiera, nei discorsi ufficiali, nei telegiornali e per scrivere. Si studia a scuola, ma non si parla ed uguale in tutti i 22 Paesi della Lega Araba, ovvero: Algeria Egitto Iraq Marocco Qatar Tunisia Arabia Saudita Emirati Arabi Kuwait Mauritania Siria Yemen Bahrein Giordania Libano Oman Somalia Comore Gibuti Libia Palestina Sudan

Lingua parlata. Nella vita di tutti i giorni, per parlare tra loro, gli arabi usano invece le lingue locali, dialetti che differiscono da nazione a nazione e sono poco comprensibili oltre il confine in cui sono usati (cambia la pronuncia e, con la distanza, anche i vocaboli). Uneccezione legiziano, diventato familiare a tutti gli arabi grazie a film e serial televisivi prodotti in Egitto ed esportati in tutto il mondo arabo.

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La madre di tutte le lingue


Oggi nel mondo si parlano migliaia di lingue e dialetti diversi. E secondo un recente studio neozelandese deriverebbero tutte da ununica lingua madre parlata in Africa 50.000 anni fa. (Focus.it, 19 aprile 2011) Coshanno in comune un russo, un cinese, un finladese, un boliviano e un italiano? Non linizio di una barzelletta, ma la sintesi di un recente studio sullevoluzione delle lingue secondo il quale gli oltre 6000 idiomi parlati oggi nel mondo deriverebbero tutti da ununica lingua ancestrale parlata in Africa dai nostri antichi progenitori tra i 50.000 e 70.000 anni fa. Secondo Quentin Atkinson, docente di psicologia evolutiva presso lUniversit di Auckland (Nuova Zelanda) e autore della ricerca, circa 50.000 anni fa i nostri antenati africani ebbero un improvvisa evoluzione culturale e comportamentale: diedero vita alle prime forme di arte rupestre, iniziarono a costruire i primi manufatti di osso e misero a punto attrezzi da caccia relativamente sofisticati. Secondo gli esperti questo exploit pu essere attribuito alla nascita della prima forma di linguaggio complesso, elemento indispensabile alla formulazione di pensieri astratti. Pi meglio Atkinson ha formulato la sua tesi mutuando dalla genetica un processo noto come "effetto del fondatore" secondo il quale in una popolazione nata da un piccolo gruppo di individui fuoriusciti da un gruppo molto pi grande, si assiste a una progressiva riduzione della variabilit e della complessit genetica. E quindi della ricchezza evolutiva. Secondo lo scienziato questo modello pu essere applicato ai fonemi, i suoni elementari alla base di una lingua: Atkinson ha analizzato oltre 504 lingue e dialetti parlati oggi nel mondo e ha scoperto che mentre quelli pi ricchi di fonemi si trovano in Africa, quelli pi poveri sono in Sud America e in alcune isole del Pacifico. I risultati di Atkinson sono coerenti con le pi recenti ipotesi secondo le quali il Continente Nero sarebbe stato la culla del genere umano sviluppatos l circa 200.000 anni fa. Poi, tra i 50.000 i 70.000 anni fa, un piccolo gruppo dei nostri progenitori si sarebbe spostato colonizzando il resto del mondo e dando vita alle popolazioni non africane. E cos come leffetto del fondatore incide sulla popolazione che si separa rendendola pi debole, allo stesso modo i primi uomini che hanno lasciato lAfrica hanno probabilmente dovuto pagare uno scotto notevole, in termini di complessit e diversit culturale. DallAfrica con furore Secondo unaltra teoria, nota come "ipotesi multiregionale", le prime forme di uomo nate in Africa si sarebbero lentamente evolute fino alla forma moderna nelle diverse aree dell Europa. E allo stesso modo le lingue sarebbero nate e si sarebbero sviluppate indipendentemente una dallaltra.

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Le 9 malattie pi "misteriose" della storia Il settimanale Newsweek ha stilato una curiosa classifica, quella delle malattie pi difficili da diagnosticare. Un viaggio nella storia della medicina e nei campi della ricerca medica d'avanguardia per scoprire le cause (e le cure) delle patologie pi strane e complesse.
Chi non perde una puntata della serie televisiva Doctor House lo sa benissimo: la diagnosi di una malattia pu assomigliare pi al lavoro di un detective che a quello di un medico. I progressi della medicina hanno reso il lavoro dei dottori pi facile, ma la comparsa di nuove malattie e virus ha ingarbugliato il processo diagnostico che in certi casi si trasformato in una ricerca di indizi e prove tutta logica e genialit che ha pi a che vedere con Sherlock Holmes che con il dottor Kildare. Quali sono le malattie pi difficili da diagnosticare? Il settimanale statunitense Newsweek ha stillato una classifica, individuando 9 patologie che sono pi difficili da diagnosticare. Eccole in questo speciale fotografico.

Il grande imitatore: la malattia di Lyme


Borrelia burgdorferi La malattia di Lyme uninfezione causata da un batterio, Borrelia burgdorferi, trasmesso dalla zecca Ixodes ricinus, parassita di piccoli roditori, cervi, cani e occasionalmente delluomo. Non tutte le punture di zecca inoculano la borrelia, ma un rischio che bisogna considerare. I sintomi iniziali assomigliano a quelli di una banale influenza: febbre, mal di testa e ingrossamento delle ghiandole linfatiche. In altri casi la malattia ha gli stessi sintomi della sclerosi multipla o dell'Alzheimer. E questo depista medici e pazienti. Tipico della malattia leritema cronico migrante, ovvero macchie rosse sulla pelle che si spostano qui e l, che per pu anche non comparire. Se presa in tempo, si cura facilmente con specifici antibiotici. Se non viene diagnosticata, o trascurata, pu procurare per danni gravi al sistema nervoso e alle articolazioni.

Il mostro che ti divora: la sclerosi multipla


Valentina Vezzali I primi segni della sclerosi multipla possono assomigliare a quelli di moltissime altre patologie neurologiche, dalla debolezza muscolare alla fatica fino ai problemi alla vescica. Inoltre pu comparire gradualmente o "a episodi", con fasi di ricaduta e remissione. La causa della sclerosi multipla che fu descritta per la prima volta a met del 1800 ancora ignota; si pensa che possano avere un ruolo nel determinarsi della malattia fattori immunologici, ambientali e predisposizione genetica. Il meccanismo della malattia non ancora del tutto chiaro, ma ha i contorni di un dramma interno al corpo umano: il sistema immunitario (o meglio alcune sue cellule) entra in guerra contro il suo stesso organismo. I linfociti T attaccano per errore la guaina che ricopre i nervi, la mielina, nel pi famelico dei modi: divorandola e provocando lesioni a placche. La mielina come la copertura isolante dei cavi 20

elettrici. Se viene rosicchiata i fili rimangono scoperti e la trasmissione degli impulsi elettrici dal cervello alle altre parti del corpo ostacolata o s'interrompe del tutto. Per chi ne colpito equivale a un progressivo processo di paralisi.

Il virus che affatica: la sindrome da stanchezza cronica


Scoperta nel 1988, la sindrome da stanchezza cronica potrebbe interessare in Italia circa 300 mila persone, soprattutto giovani e donne.

una malattia subdola: come se il nostro corpo avesse un'eterna influenza: il sistema immunitario sta sempre in funzione, e si estenua. La sindrome, cos come stata definita dai Centers for Diseases Control di Atlanta nel 1994, caratterizzata da stanchezza (che dura da pi di sei mesi e non alleviata dal riposo) associata a quattro o pi sintomi fra i quali: disturbi della memoria, dolori muscolari, mal di testa, sonno non ristoratore, dolore ai linfonodi, faringite. Non esistono test diagnostici, nonostante i pazienti presentino segni di anomalie immunologiche, neurologiche e endocrinologiche. Ed una patologia che pu essere molto debilitante e non ha ancora trovato una cura. Per questo si cerca la causa. Ma anche qui ci sono molte teorie, dalle infezioni da nano batteri (la cui esistenza, peraltro, non ancora chiara) alle reazioni autoimmuni dopo le infezioni. Uno studio pubblicato ad agosto 2010 dimostra un collegamento tra la sindrome e un tipo di retrovirus chiamati XMRV. il secondo studio che conferma questo risultato e aggiungerebbe un tassello importante al puzzle di questa malattia.

Il dolore diventa malattia: la fibriomialgia


Dolori muscolari, ipersensibilit del dolore al tatto e stanchezza: sono alcuni sintomi della fibromialgia. una patologia molto controversa, come la sindrome da stanchezza cronica: alcuni esperti danno la colpa a cause biologiche, altri la considerano un disturbo psicologico, e poi infine ci sono quelli che ritengono che sia scatenata da fattori fisici e psicologici insieme. Insomma, uno dei casi pi complessi. Entrambe le malattie rientrano nella categoria delle "sindromi clinicamente inspiegabili": i sintomi sono reali, ma non c' consenso sulle cause che lo scatenano. E non esistono cure. Si tratta di una delle patologie pi debilitanti conosciute.

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L'et avanza e la prostata protesta: la prostatite cronica


Arrivati a una certa et, la prostata incomincia a dare problemi. Infatti, circa un uomo su dieci soffre di prostatite, una forma di infiammazione della prostata. Nella maggior parte dei casi, si parla del 90 95%, si tratta di cause ignote non riconducibili a batteri. La patologia d diversi sintomi: dolori pelvici, rettali, dolori addominali, stanchezza e induce a orinare pi di frequente. Per molto tempo i medici hanno pensato che la prostatite fosse causata dalla persistenza di alcune infezioni batteriche e ricorrevano spesso a terapie a base di antibiotici per contrastarle. Questa strada stata ormai abbandonata. Non c una cura per la patologia, dunque ai pazienti vengono offerte terapie palliative e nei casi estremi vengono sottoposti a interventi chirurgici per la rimozione dellarea infiammata.

Nei secoli infedele: la sifilide


Per secoli stata la malattia venerea pi diffusa e difficilmente diagnosticabile. Nei suoi ultimi stadi, la sifilide presenta i sintomi di molte altre patologie ed era dunque difficile da identificare con certezza. tra le infezioni sessualmente trasmesse pi pericolose (approfondisci sintomi e cure delle infezioni sessualmente trasmesse e scopri nel nostro test se sai quali rischi corri e come proteggerti) e, se non trattata, pu portare a gravi danni al cuore e al sistema nervoso. Oggi la sifilide pu essere identificata con alcuni semplici test di laboratorio e pu essere curata con la penicillina. Ma fondamentale non contrarla perch i danni provocati dal batterio che la causa sono permanenti.

Gli ammutinati del corpo: il lupus eritematoso sistemico


Le malattie autoimmuni sono causate da un "ammutinamento" del sistema immunitario che si rivolta contro gli organi che dovrebbe difendere. Sono in costante crescita e se ne contano ormai oltre 80. Tra queste il lupus eritematoso sistemico. Non esistono cure, non si capisce la causa (anche qui le teorie pi accreditate fanno risalire la malattia ai retrovirus). Non una malattia facile da diagnosticare e i primi sintomi traggono spesso in inganno: affaticamento, dolori in diversi punti del corpo, deficit cognitivi. Nel 50% dei casi la malattia pu essere identificata grazie a un eritema a farfalla che compare sul volto tra zigomi e naso. Nei restanti casi diagnosticare la patologia molto complicato e richiede numerosi test clinici per esclusione.

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La malattia degli anni '80: l'AIDS


Al di fuori degli ambiti accademici, in tv o sui giornali, se ne parla sempre meno,. Ma l'AIDS un problema tutt'altro che risolto. Oltre il 95% dei nuovi casi nei Paesi in via di sviluppo e l'HIV, il virus che la causa, colpisce oltre 33 milioni di persone nel mondo (dati 2008). Per lungo tempo lAIDS stata per un vero mistero clinico, finch non se ne cap l'origine virale. Non esiste cura, ma i farmaci consentono di rallentare la malattia che porta in genere al decesso dei pazienti. Da anni si spera di trovare un vaccino per debellare definitivamente lAIDS.

L'uomo scopre l'igiene: la febbre puerperale


Si stima che questa malattia abbia ucciso centinaia di migliaia di donne dopo il parto tra il XVIII e il XIX secolo. Tra il 1831 e il 1843 nel Maternity hospital di Londra morivano 600 donne ogni 10 mila partorienti, mentre nella Royal maternity charity, dove le donne erano seguite da ostetriche e non da medici, ne morivano solo 10. Lo stesso fenomeno si verificava allospedale di Vienna. Qui lavorava il giovane medico ungherese Ignc Flp Semmelweis, che fu colpito dallo strano fenomeno. Nel 1846, su 4 mila puerpere ricoverate nel padiglione 1, affidato alle cure dei medici, la febbre puerperale ne aveva uccise 459 (l11%); nel padiglione accanto, dove operavano solo ostetriche, la mortalit era invece dell1%. Semmelweis ipotizz che la febbre puerperale fosse dovuta a uninfezione che i medici trasferivano dai cadaveri, sui quali conducevano autopsie, alle donne che assistevano durante il parto. Impose a tutti di lavarsi le mani con cloruro di calcio (un potente disinfettante) prima di avvicinarsi ai letti della maternit: la mortalit scese subito, al 5% nel 1847 e all1% nel 1849. Nemo propheta in patria. In compenso, Semmelweis fu licenziato per aver dato disposizioni senza averne facolt. Dopo essere passato allospedale di San Rocco a Pest (Ungheria) e aver ridotto anche qui, con lo stesso metodo, la mortalit sotto l1%, fu vilipeso dalla scienza ufficiale e fin in manicomio, dove mor nel 1865 per le percosse dei guardiani. Forse questo spiega perch per registrare una riduzione della mortalit da parto si dovette aspettare il 1937, quando, come aveva anticipato Semmelweis, i medici di tutto il mondo capirono che bisognava disinfettarsi le mani.

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La scintilla che rende pi bravi in matematica


Corrente al cervello Vi avvisiamo: non provateci. O, se proprio volte farlo, affidatevi a un esperto. Di cosa stiamo parlando? Di far passare corrente elettrica nel cervello: un buon modo per diventare pi bravi in matematica. Parola di ricercatore di Oxford. (Focus.it, 9 novembre 2011) Bastano 15 minuti di una leggera stimolazione elettrica del cervello per migliorare le proprie capacit matematiche per almeno 6 mesi: la singolare conclusione di uno studio recentemente condotto nei laboratori di Oxford su alcuni volontari. Utilizzando un metodo non invasivo noto come stimolazione elettrica transcranica diretta gli scienziati britannici hanno fatto passare una leggera corrente nel cranio di alcuni volontari, stimolando in questo modo il lobo parietale, sede dellelaborazione numerica. La matematica? Elettrizzante... Ai pazienti stato chiesto di imparare dei nuovi simboli da sostituire ai comuni numeri, poi, durante la stimolazione elettrica, stato chiesto loro di compiere delle operazioni con le nuove cifre. Le loro performance sono state nettamente migliori di quelle fatte registrare prima della elettrizzante esperienza. Non solo: il test stato ripetuto dopo 6 mesi e le alte performance si sono mantenute. Secondo i ricercatori la corrente aiuta le terminazioni nervose coinvolte nel ragionamento matematico ad accendersi in tempi pi rapidi, rendendo pi semplice la memorizzazione delle informazioni. Il prossimo passo dello studio coinvolger persone con capacit matematiche pi basse della media. Gli scienziati di Oxford sperano di riuscire a mettere a punto un dispositivo che consenta una pratica somministrazione della stimolazione elettrica transcranica per aiutare quel 20% della popolazione che ha difficolt pi o meno gravi nel maneggiare i numeri. Ma prima di poter parlare di una terapia passeranno ancora diversi anni. Scopri la matematica creativa e divertente. Quanto ne sai di matematica e scienze? Mettiti alla prova.

Il cervello va in palestra Chi ha detto che i matematici sono secchioni pallidi dal capello unticcio e gli occhiali spessi? Sono invece dei veri atleti della mente e raggiungono risultati strabilianti grazie all'allenamento, qualche dono di natura e... piccoli trucchi. E con i numeri si sanno anche divertire. Prova anche tu.

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Il gioco del "VII=I". Prova a risolverlo online. 7 bastoncini sono posizionati in modo da formare l'equazione sbagliata "VII=I". Come si pu ottenere l'equazione corretta spostando un solo bastoncino? Prova a risolverla online... La soluzione c' e non nemmeno troppo difficile: basta andare a ripescare qualche concetto di matematica studiato alle scuole medie. E se ancora la soluzione non arriva forse occorre esercitare un po' il lobo parietale sinistro, ossia la zona del cervello specializzata nel nel far di conto.

I NUMERI DEI CAMPIONI


Le capacit matematiche sono infatti paragonabili a quelle atletiche e, con un opportuno allenamento, possono essere migliorate. Ma come si diventa fuoriclasse dei numeri? 5 Giochi matematici Il garagista Il segreto del Nim Il salto del Cavallo Shapes (forme) Il cubo di Rubik

Anche qui, come nello sport, occorrono costanza e anche qualche dono di natura. Albert Einstein, per esempio, aveva un cervello fuori dall'ordinario anche dal punto di vista biologico. Le analisi alle quali fu sottoposto dopo la sua morte rivelarono che il grande fisico aveva un numero di astrociti (speciali cellule deputate al controllo delle sinapsi) molto pi alto del normale. I campioni dei numeri E che dire del protagonista di questo video? Rudiger Gamm, tedesco di 37 anni e dalle incredibili capacit (matematiche e non solo). Nel filmato, Rudiger calcola a mente il risultato dell'operazione 62:167. Impressionante, ma le doti di Gamm sono in gran parte mnemoniche: ha imparato a memoria tavole e tavole di potenze e radici e, soprattutto, ha allenato il cervello. Tutti noi siamo in grado di calcolare per esempio 854x937 sulla carta. Quello che non riusciamo a fare schematizzare e memorizzare, senza scriverli, tutti i passaggi che portano al risultato.

MATEMATICAMENTE POSSIBILE
Uno studio sulle capacit di Gamm ha dimostrato che il giovane riesce a utilizzare, per i calcoli, una parte del cervello che la maggior parte di noi non usa per la matematica. Ecco perch la maggior parte di noi "comuni mortali" riesce a effettuare a memoria operazioni di 5-6 passaggi al massimo, sufficienti per risolvere moltiplicazioni a due cifre, come 36x54, per esempio. Se ti senti tirato in causa... allenati!

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Cupole monolitiche Si chiamano Monolithic Domes, ma sono conosciuti anche come EcoShells: sono le cupole costruite dalla fondazione americana Domes for the World studiate per resistere a tornado, uragani, terremoti, incendi e invasioni di insetti. Ogni cupola costituita da una struttura monoblocco di cemento e acciaio, ma ne contiene circa la met rispetto agli edifici tradizionali. La sua forma semisferica la rende resistente ai venti, anche i pi forti, mentre la struttura monoblocco fa s che in caso di terremoto la casa si muova insieme alla terra. Infine, le pareti di calcestruzzo la rendono un edificio ad alta efficienza energetica e al tempo stesso non intaccabile da fuoco, muffa o insetti. Il costo? Appena 1.500$ l'una. Quelle nella foto sono le 70 cupole donate nel 2006 dalla fondazione ai sopravvissuti del villaggio di Sumberhajo, vicino alla citt indonesiana di Yogyakarta, interamente distrutto dal terribile tsunami del 2004.

La birra eccita il cervello maschile La bevanda stimola la produzione di dopamina, un neurotrasmettitore legato al concetto di ricompensa. E l'effetto dell'alcol non c'entra, una questione di gusto.
di: Elisabetta Intini Una tira l'altra. Ma l'alcol non l'unico elemento che ci fa desiderare una birra ghiacciata. Anche il sapore - almeno per gli uomini - fa la sua parte. Photo lint01, Flickr. Una bella rossa - in pinta - il derby, gli amici: per un uomo, qualcosa di molto vicino al paradiso. Ma cosa avr mai di tanto speciale la birra agli occhi, e alle papille, maschili? Una ricerca dell'Indiana University School of Medicine (USA) lo rivela: la pi popolare bevanda fermentata stimola nel cervello maschile la produzione di dopamina, un neurotrasmettitore rilasciato in concomitanza di stimoli legati al piacere e alla ricompensa. Amore al primo sorso I ricercatori hanno sottoposto a tomografia a emissione di positroni (PET) una tecnica di scansione cerebrale, 49 volontari ai quali sono stati somministrati sotto forma di spray alternativamente acqua, sport drink e birra. A ciascuno sono stati dati 15 millilitri di liquidi nell'arco di 15 minuti, l'equivalente della birra che si berrebbe condividendo una pinta con 38 persone. Cos gli scienziati hanno escluso che l'effetto sul cervello fosse dovuto all'alcol, assunto dai soggetti in minime quantit. La birra, tra tutte le bevande, stata quella che pi ha stimolato la produzione di dopamina: dopo averla assaggiata, gli uomini erano inoltre pi propensi a chiedere qualcosa di alcolico. la prima ricerca che mostra come sia sufficiente il gusto di un drink a sollecitare il rilascio di dopamina, al di l delle conseguenze dell'alcol. L'effetto si registrato comunque in modo pi pronunciato sui soggetti 26

con storie familiari di alcolismo alle spalle. Avere parenti con problemi di dipendenza da alcol potrebbe quindi essere un fattore di rischio per sviluppare a propria volta alcolismo. Ti potrebbero interessare anche: La birra spaziale perfetta per gli astronauti Una birretta (buonissima di 200 anni fa) Perch c' tanta schiuma sulla birra?

La matematica della birra

Una birra non buona se nel bicchiere non forma uno strato di schiuma densa e consistente. Peccato che l'effetto duri poco... ma non sar cos ancora a lungo: Robert MacPherson (Institute for Advanced Study di Princeton) e David Srolovitz (Yeshiva University di New York) hanno infatti chiamato in causa la matematica per definire la formula della birra perfetta, con un'equazione che permette di spiegare come "funziona" la schiuma e, soprattutto, perch quella di una Guinness pi compatta e duratura. In pratica la schiuma della birra una rete composta da tante bollicine separate da liquido. Le bolle hanno "pareti mobili", perci, in pochi minuti, quelle pi piccole si fondono tra loro e quelle pi grandi scoppiano per effetto della gravit, che attira verso il basso il liquido. Il segreto della Guinness sarebbe quindi una diversa composizione di questa struttura "reticolare"... ma che farsene di una teoria matematica della birra? difficile che a beneficiarne saranno gli estimatori, perch i produttori non abbandoneranno di certo i loro metodi di lavorazione tradizionale. Per fortuna. Dallo studio della schiuma di malto e luppolo arriveranno invece importanti novit per la formulazione di altre strutture chimiche reticolari, a partire dalla ceramica (foto: la "schiuma" della ceramica, in alto, e quella tipica della birra).

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Una birretta di 200 anni fa


Come sar una birra del 1800? A detta degli esperti buonissima, al punto che un team di scienziati finlandesi sta cercando di risalire, attraverso complicate analisi, alla formula originale. (Focus.it, 15 febbraio 2011) Un team di scienziati finlandesi sta cercando di ricostruire la ricetta per la produzione di una birra vecchia di 200 anni: il campione oggetto del curioso studio proviene da un relitto affondato al largo della Finlandia tra il 1800 e il 1830. La nave, avvistata a 50 metri di profondit nel luglio del 2010, trasportava tra le altre cose numerose bottiglie di champagne prodotte attorno al 1780 dalla Cliquot. Una di queste esplosa quando arrivata in superficie, e tra lo stupore dei ricercatori si scoperto che conteneva... birra. Perfettamente conservata, stata fatta assaggiare a quattro sommelier che l'hanno trovata ottima, anche se con qualche nota di bruciato e decisamente acida. "Ci significa che al suo interno potrebbero esserci dei processi di fermentazione ancora attivi dopo cos tanto tempo" ha spiegato Annika Wilhelmson del Technical Research Centre of Finland.
I ricercatori stanno cercando di trovare tracce di lieviti o altri microrganismi ancora vivi, che potrebbero essere utilizzati per la riproduzione di questa antica prelibatezza. In alternativa gli scienziati analizzeranno il DNA dei lieviti e lo confronteranno con quelli di oggi per studiarne similitudini e differenze. Scopri tutte le curiosit sulla birra: - vero che fa ingrassare? - Perch si dice "a tutta birra"? - E perch la birra fa tanta schiuma? - Conosci la matematica della birra?

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