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dal volume e Premio Nobel 1994, Torino, UTET 1999, pp.

IX-XXX

E KENZABUR Introduzione Adriana Boscaro In una conversazione avuta nel 1989 con Ishiguro, lo scrittore di lingua inglese vincitore proprio in quellanno del Booker Prize con The Remains of the Day, e Kenzabur 1 ammetteva di non sentirsi uno scrittore internazionale, di scrivere solo per i giapponesi, e per di pi per una ristretta cerchia, quelli della mia generazione, gente che ha avuto le mie stesse esperienze. Lamentava inoltre il fatto che lOccidente si fosse costruito unidea del Giappone su un autore come Mishima, usato (con il suo consenso) per contrabbandare unimmagine del paese come lOccidente vuole che sia, dando cos ragione a Edward Sad quando sostiene che il termine orientalismo indica lidea che gli occidentali si sono fatti dellOriente, ma che non ha nulla a che vedere con la realt della gente che in oriente vive. Nel suo sentirsi giapponese, e esprimeva lopinione che la letteratura del suo paese fosse da considerare periferica e di sentirsi estraneo alla sua internazionalizzazione.2 C della civetteria culturale in tali affermazioni perch, se vero che i suoi romanzi affondano le loro pi profonde radici nella cultura del suo paese, allo stesso tempo difficile non essere daccordo che essi riguardano in definitiva ci che unicamente letterario, non ci che unicamente giapponese. In questo senso le sue opere sono transculturali e transtoriche nella loro sostanza.3 Pochi scrittori giapponesi si sono infatti impossessati in maniera cos profonda di un patrimonio di opere di studiosi occidentali come base teoretica a sostegno della propria scrittura. Bastano pochi nomi: Victor Turner, Michail Bachtin, Erik Erikson, Yurij Lotman, J.-P. Sartre. Allo stesso modo, le reiterate citazioni da scrittori e poeti occidentali (W.B.Yeats, William Blake, Flannery OConnor, Milan Kundera, William Faulkner, Calvino con le sue Lezioni americane, e molti altri tra cui anche il cinese Lu Xun),4 danno un carattere multiforme e polivalente al suo linguaggio. Si direbbe quindi uno scrittore pi internazionale di altri scrittori suoi contemporanei. Tuttavia ci non bastato a farlo conoscere diffusamente allestero, dove le sue opere tradotte sono di gran lunga inferiori a quelle di un Abe Kb, per non parlare di Mishima. E neppure la spinta del Nobel ha apportato sostanziali mutamenti. Da una parte la ragione sta nellaffermazione dello stesso e quando si dichiara giapponese e periferico, dallaltra proprio nellambiguit del suo messaggio, che persino nelle opere pi scopertamente a tesi rifiuta la presentazione monologica di una particolare ideologia.5
In conformit con luso giapponese, il cognome precede sempre il nome. Cfr. The Novelists in Todays World: A Conversation Between Kazuo Ishiguro and e Kenzabur, <The Japan Foundation Newsletter>, vol. XVII, 4, 1990, p. 11. 3 Michiko N. Wilson, The Marginal World of e Kenzabur, New York-London, M. E. Sharpe, 1986, p. 3. 4 Qualche esempio: il titolo di un suo racconto, Insegnaci a superare la nostra pazzia, un verso di Auden (Teach us to outgrow our madness); appena arrivato a Tokyo quando si imbatte in questi versi di William Blake, sui quali costruir la sua poetica: You must return to the dark forest, deep river, deep valley, to begin your tourmented life again and death; da alcuni versi di Vacillation di Yeats (A tree there is that from its topmost bough/Is half all glittering flame and half all green/Abounding foliage moistened with the dew) ha preso il titolo della sua ultima opera, la trilogia Moeagaru midori no ki (lett. Verde albero in fiamme). Ben noto il suo attaccamento a Dante e alla Divina Commedia, accanto al testo che egli considera il suo maestro di vita e di libert, Le avventure di Huckleberry Finn di Mark Twain, citato poprio allinizio del discorso tenuto a Stoccolma, insieme a un romanzo di Selm Lagerlf, Viaggio meraviglioso di Nils Holgersson attraverso la Svezia (1906-7). Sconosciuto in Giappone, questultimo ha avuto solo per questa citazione e per la curiosit di sapere come mai fosse stato cos importante per lo scrittore lonore di una tardiva traduzione. 5 La citazione da James Ryan, The Split Personality of Oe Kenzabur, <Japan Quarterly>, 50, 4, 1993, p. 455.
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Ma e distingue tra lassimilazione colta e lammiccamento a una cultura altra. Sempre nella conversazione con Ishiguro, cita il caso di unopera di Murakami Haruki, uno dei giovani scrittori rampanti del momento, cos ampiamente letta a New York alla fine degli anni ottanta, da far ipotizzare dal <New York Times> linizio di una letteratura del Pacifico. Sostiene che il possesso della lingua inglese fa dello scrittore che gli sta dinanzi, cio Ishiguro, un autore internazionale, mentre la scrittura di Murakami Haruki, che si esprime nella sua lingua natia, non risulta giapponese e infatti, tradotta in anglo-americano, la sua opera pu essere tranquillamente letta e capita a New York. Con un tocco di ironia, termina con queste parole: Ci un buon segno per il futuro della letteratura giapponese. Un giovane scrittore [Murakami allepoca aveva quarantanni] riuscito in qualcosa che mi sempre risultato impossibile. N ci sono riusciti Abe Kb o Mishima. Questo negarsi a una facilit di lettura, un atteggiamento critico nei confronti delle istituzioni e del sistema (lo testimonia il rifiuto del Bunka kunsh, il premio imperiale che gli fu assegnato subito dopo il Nobel), una visione ben poco rassicurante del futuro, per non parlare dellangoscia del presente, gli hanno tenuto lontano il grande pubblico, nonostante le avvincenti risorse stilistiche, la straordinaria ricchezza di immagini e i plurimi piani di lettura della sua narrazione. Osannato per il suo sperimentalismo e per la forza immaginativa della sua scrittura, stato ovviamente criticato dallestablishment per laggressivit del linguaggio e di certe situazioni. Per di pi la sua violenta protesta per anni contro il sistema economico-politico del Giappone e gli armamenti nucleari, gli scioperi della fame in difesa di scrittori e poeti emarginati, le sue critiche al vuoto spirituale in cui affonda il paese, la sua presenza memore e attiva dellolocausto di Hiroshima, le sue battaglie per la pace nel Vietnam ne fanno senza dubbio un personaggio scomodo, in contrapposizione con latteggiamento mite, gentile, e quasi remissivo delluomo. Non meraviglia quindi che il lettore comune non sappia bene dove collocarlo: infatti, nel corso di unintervista alla televisione giapponese subito dopo lassegnazione del Nobel, gli fu addirittura chiesto con quale corrente letteraria tendesse a identificarsi, visto che il grosso pubblico doveva almeno sapere se apparentarlo ai pi tradizionali Kawabata Yasunari e Tanizaki Junichir, oppure a una corrente pi internazionale e pi sensibile agli stimoli esterni: Abe Kb, tanto per fare un nome. Domanda apparentemente banale, ma inevitabile, per mettere a fuoco il ruolo dello scrittore e per sapere che immagine della letteratura del proprio paese e del Giappone stesso aveva inteso proporre. Per meglio addentrarci nel mondo di e sar bene fare un percorso a ritroso: partire cio da una sua pubblica presa di posizione in occasione del discorso per il premio Nobel per ripercorrere poi la sua esperienza narrativa. Il testo dellintervento, nella versione inglese in cui stato letto, ha per titolo Japan, the ambiguous, and myself (in quella giapponese Aimaina Nihon no watakushi), un chiaro e voluto richiamo al discorso pronunciato da Kawabata Yasunari, primo Nobel giapponese per la letteratura nel 1968, che suonava Utsukushii Nihon no watakushi (noto in traduzione inglese come Japan, the beautiful, and myself). Proprio sul valore della particella no dei due titoli e che permette varianti nellinterpretazione, si ampiamente discusso. Ma lasciamogli la parola.
Kawabata Yasunari, il primo scrittore giapponese a salire su questo podio, pronunci un discorso dal titolo Utsukushii Nihon no watakushi. Molto bello e anche molto vago. Non un caso se uso il termine vague come corrispettivo del nostro aimaina. Esistono infatti varie possibilit per interpretare in inglese il giapponese aimaina. Quel tipo di vaghezza scelta credo di proposito da Kawabata gi tutta implicita nel titolo; e strettamente collegata alla funzione della particella no in Utsukushii Nihon no. Il titolo sta innanzitutto a significare io che appartengo al bel Giappone. E anche: io e il Giappone ci presentiamo sullo stesso piano. E ancora: Japan, the Beautiful, and Myself [] che in giapponese suonerebbe Utsukushii Nihon to watakushi; qui sta tutta labilit dello studioso che in questo caso stato senza dubbio un traduttore e non un traditore. Alla base di quel titolo Kawabata poneva un misticismo del tutto particolare, giapponese ma anche diffuso in generale nella filosofia orientale. Quando dico del tutto particolare intendo il collegamento con il territorio dello zen: per dire del proprio paesaggio interiore, Kawabata si servito di citazioni da monaci zen del periodo medievale. E la maggior parte di

questi versi incentrata sullimpossibilit di esprimere la verit attraverso le parole.6

e loda il coraggio di Kawabata che, alla fine di un lungo percorso letterario, confessa pubblicamente la sua fascinazione nei confronti di poesie che rifiutavano ogni comprensione, ma si sente pi vicino a William Butler Yeats, di cui ammette linfluenza su tutta la sua opera, e fa sua laffermazione di William Blake che la letteratura di Yeats preziosa in quanto votata alla coscienza umana contro il fanatismo distruttore. Cos prosegue:
mia aspirazione ripercorrere le sue orme. E vorrei farlo per una nazione conosciuta oggi nel mondo non per la sua letteratura e filosofia, bens per lingegneria elettronica e la tecnologia utile alla produzione di automobili. E anche come cittadino di una nazione che in un passato recente ha calpestato la coscienza umana sia in patria sia nei paesi vicini, in nome del fanatismo distruttore. Come uomo che vive nel presente serbando dolorosa memoria del passato, non posso unire la mia voce a quella di Kawabata nel dire: Io e il mio bel Giappone. Poco fa parlando della vaghezza di Kawabata ho indicato il corrispettivo inglese vague; ora invece vorrei tradurre quella stessa parola con ambiguous, rifacendomi alla definizione della grande poetessa americana Kathleen Raine che ebbe a dire di Blake: ambiguo ma non per questo vago. Ebbene, non posso pensare ad altra definizione di me se non in termini di: Io e il mio ambiguo Giappone.7

Tale ambiguit per e una malattia cronica dominante tutta lera moderna, e in modo molto pregnante presente nel suo paese. Riprende il discorso in un breve carteggio con lo scrittore tedesco Gnter Grass sul tema della sconfitta. Corrispondenza nata per caso, da unidea di due quotidiani, l<Asahi shinbun> e il <Frankfurter Rundschau>, che, indipendentemente luno dallaltro, chiesero nel 1995 a Gnter Grass un articolo per il cinquantesimo anniversario della fine della guerra in Europa. Lo scrittore tedesco propose invece uno scambio epistolare con il Nobel giapponese. Il grande tema della guerra largomento delle otto brevi lettere, quattro a testa, scritte tra il febbraio e il luglio del 1995.8 Lunica arma a loro disposizione la parola, e in modo martellante e ribadisce che per il Giappone ambiguit sta nellessere uno dei paesi pi ricchi e di non sapere fare buon uso di tale ricchezza, nel restare solo apparentemente fedele alla costituzione che vieta di aver un esercito, nellaver assunto, nel nome del progresso, il ruolo di invasore in Asia commettendovi atrocit rivoltanti nei confronti delle quali non si prende pubblica posizione (anzi talvolta si tende a negarle), per non parlare del problema sorto con la questione delle donne conforto coreane. Come se nulla fosse accaduto si continua ad agire in modo passivo (o meglio ancora, nelle sue parole, a dover fare qualcosa passivamente per forza), non si prendono impegni nei confronti del Terzo Mondo, non ci si oppone agli interessi politico-economici che vanno a detrimento del benessere sociale. Cittadino di una nazione che salita alla ribalta internazionale per la sua tecnologia (piuttosto che per la sua letteratura), e per un insano entusiasmo nella distruzione, egli si immedesima nel termine ambiguo, lo sente come una profonda cicatrice che attraversa il suo essere scrittore che ha vissuto in prima persona il lacerante dissidio degli anni della contestazione. Luomo e non rinnega quindi per nulla il suo passato politico, n lessere una delle poche voci che da anni con coerenza combatte le sue battaglie, resistendo alla pressione dei mass-media. La corrispondenza ci aiuta anche a meglio capire lo scrittore e e quella che egli definisce la sua missione: riabilitare la figura dello scrittore militante che vuole suscitare risonanza. Questo concetto di ambiguo, da sempre fondamentale nella sua opera, sal di prepotenza alla ribalta subito dopo il discorso del Nobel e divenne tema pubblico di
6 Io e il mio ambiguo Giappone, trad. di Cristiana Ceci, in Kenzabur e, Il figlio dellimperatore, Venezia, Marsilio, 1997, pp. 151-52. Lo studioso che tradusse il discorso di Kawabata Edward Seidensticker, uno specialista di letteratura giapponese. I giapponesi amano molto giocare sul binomio traduttore/traditore, citato sempre in italiano. 7 Io e il mio ambiguo Giappone, cit., pp. 154-55. 8 Grass Gnter-e Kenzabur, Ieri, 50 anni fa, Milano, Archinto, 1997.

discussioni e dibattiti. In particolare, in un dialogo-intervista con il critico Karatani Kjin, apparso sulla rivista Gunz nellaprile 1995, il termine ambiguous esaminato in tutte le sue implicazioni semantiche e nella sua variet di valori: la difesa di e intesa a sostenere come la continua oscillazione fra due poli opposti non implica necessariamente una reciproca esclusione. 9 Tale posizione binaria trova una conferma nella sua interpretazione del romanzo che egli ci offre in numerosi saggi. Gi nel 1961, appena agli esordi della carriera, lo scrittore si dichiarava daccordo con Norman Mailer sul fatto che il tema fondamentale della letteratura dovesse essere un viaggio di auto-esplorazione allinterno dellio. 10 Allapparenza ci poteva sembrare un semplice accodarsi alla forma in auge da pi di un secolo in Giappone nonch la pi ammirata: il romanzo dellio (il watakushi shsetsu), cio una forma apertamente autobiografica, divenuta in sostanza il romanzo per eccellenza. Tuttavia egli si affrettava subito a prendere le distanze da tale affermazione in quanto il romanzo dellio gli appariva un mezzo troppo limitato, che avrebbe portato alla spersonalizzazione del narratore riducendolo a un mero cronista di avvenimenti banali, immerso nellombra.11 Anni pi tardi, siamo nel 1978, ritornando sullargomento, precisa che il romanzo dellio concentrandosi su una descrizione unidimensionale e troppo intimistica della realt limita la funzione dellimmaginazione, costringendo il narratore nei confini della quotidianit e impedendogli di vivere in unisola deserta come Robinson Crusoe o di viaggiare dal paese dei nani a quello dei giganti come Gulliver.12 e accetta di intendere il romanzo come un viaggio di auto-esplorazione, ma allo stesso tempo sostiene con grande forza la potenzialit creativa e metaforica dellimmaginazione. Limmaginazione per lui indispensabile per rileggere la realt, e quindi diventa una delle parole chiave del suo vocabolario: tuttavia allo stesso tempo chiarisce anche che non pu essere scissa dalle esperienze personali, per quanto private e drammatiche possano risultare, perch non vi viaggio che le possa escludere. in questo suo viaggio che ora lo seguiremo. Nasce nel 1935 in un villaggio sperduto dellisola di Shikoku, nel sud-ovest del Giappone, e in una simile marginalit si muovono anche i suoi personaggi. Marginalit che prima di tutto si fonda sullisolamento culturale in cui vivono le isole lontane dal centro politico, economico e culturale del paese, anche se alla fin fine si trovano in condizione ottimale per osservare con distacco la cultura ufficiale. Ed appunto nel villaggio nella valle, concreta realt fisica e allo stesso tempo metafora di un mondo che si oppone al sistema, che ritroviamo gran parte delle esperienze che hanno costituito il punto di partenza della sua produzione narrativa. La perifericit non un fatto da sottovalutare: unimpronta diversa segna gli scrittori nati oppure vissuti durante gli anni della formazione in un ambiente altro che la capitale Tokyo. Una rapida carrellata tra i nomi pi significativi ci ricorda di Abe Kb (1924-93), forse lo scrittore pi vicino a e, che pass la sua adolescenza sul continente a Mukden (oggi Shenyang), dove torn a trascorrere anche i difficili momenti degli ultimi anni di guerra e quello della resa, e la cui immensit di orizzonti ricreer pi tardi nelle sue opere visioni di deserti dellanima. E poi End Shsaku (1923-96), segnato nella sua diversit di cattolico anche dalla solitaria fanciullezza vissuta in Manciuria; e Inoue Yasushi (1907-91), nativo dello Hokkaid, la grande isola dagli spazi sconfinati del nord del Giappone, che ricreer poi nei suoi romanzi ambientati nelle desolate steppe del continente; per finire con Nakagami Kenji (1946-92) il cui mondo erano i vicoli del villaggio di Shing nella penisola del Kii, e per il quale, oltre che dal luogo, la liminalit era data dallessere un burakumin, un
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Sekai to Nihon to Nihonjin, <Gunz>, numero speciale, aprile 1995, pp. 6-39. Watakushi shsetsu ni tsuite, in e Kenzabur djidai ronsh I, Tokyo, Iwanami shoten, 1980, p. 90 sgg.

Ibidem, p. 97. Kojintekina taiken kara Pinchi rann chsho made, in e Kenzabur, Shinch gendai bungaku, vol. 55, Tokyo, Shinch shuppansha, 1978, p. 386.

fuori casta, un emarginato. Dalla sua isola di Shikoku, e ha attinto a piene mani un mondo sospeso tra realt e immaginazione, in cui si muovono, amano, odiano e lottano i suoi eroi emarginati e ribelli. Quando lascia la vallata e lisola sar per andare direttamente alla capitale per iscriversi allUniversit di Tokyo dove studier, dal 1954 al 1959, letteratura francese con Watanabe Kazuo, massimo studioso di Rabelais e del pensiero francese del XVI secolo.13 Limpronta ricevuta dal maestro sar indelebile, come lo scrittore stesso testimonier rendendogli pubblico omaggio proprio nel discorso del Nobel. 14 ancora alluniversit quando vince il premio Akutagawa nel 1958 con Shiiku (trad. italiana Lanimale dallevamento), uno dei suoi racconti migliori, in cui la storia scorre su due binari principali: da una parte la fine della stagione dell'infanzia, dall'altra la consapevolezza che la guerra con la sua presenza quotidiana e impietosa ormai entrata a far parte determinante anche del mondo rurale. Vi si narra della prigionia di un soldato americano di colore, di alcuni bambini che ne fanno il loro animale dallevamento, della scoperta da parte del giovanissimo protagonista di sentimenti di possesso che sfiorano il campo delleros, della maldestra intrusione degli adulti cos che il prigioniero ridiventa il nemico provocando lodio del ragazzo che si sente tradito: amara metafora del rapporto che il Giappone ha vissuto con i vincitori dopo la seconda guerra mondiale. Gi dalle prime opere emerge inoltre incombente lingombrante figura del padre, che ben presto adombrer la figura dellimperatore. Lanno precedente, il 1957, aveva esordito con due racconti, Kimyna shigoto (trad. italiana Uno strano lavoro) e Shisha no ogori (trad. italiana Lorgoglio dei morti), che si distinguono per aver da subito evidenziato quella che sar una caratteristica di tutte le sue opere: un gusto ad analizzare il brutto, il laido, linforme, lo sgradevole, il deprimente. Tendenza non solo dello scrittore, ma di tutta quella parte, seppur minoritaria, del paese che si era schierata per il dissenso. Dapprima forma politica di protesta, nata alla fine degli anni cinquanta sulla spinta delle manifestazioni contro il rinnovo del Trattato di sicurezza nippo-americano, si era poi indirizzata contro lottusit di un Giappone ormai ricco, addirittura opulento, democratico nella facciata, ma oppressivo nella realt. Accusa che e continua ancora oggi a reiterare con martellante insistenza, come nel gi citato carteggio con Gnter Grass del 1995. Furono anni di accesi dibattiti e di notevole creativit durante i quali si contest limmagine codificata dalla tradizione di bellezza e sensibilit giapponese. duopo riallacciarci qui ancora una volta al discorso del Nobel, quando vi si critica quello tenuto da Kawabata nel 1968 tutto basato sullestetica del bello, ma il cui risultato era, come abbiamo visto,
limpossibilit di esprimere la verit attraverso le parole. [] dopo un lungo e sofferto pellegrinaggio come romanziere, [Kawabata] non riuscito a parlare del mondo in cui viveva e della propria letteratura, insomma di quel bel Giappone e me (utsukushii Nihon no watakushi), se non confessando tutta la fascinazione nei confronti di poesie che rifiutavano ogni comprensione.15

Non fu solo e, ovviamente, a esprimere negli anni sessanta questo senso di disagio attraverso nuove sperimentazioni: la grafica di Yokoo Tadanori (1936-), il cinema di shima Nagisa (1932-), la musica di Takemitsu Toru (1930-96), grande amico dello scrittore, per citare solo alcuni nomi tra i pi noti, diedero vita a una nuova estetica che provocatoriamente fu detta estetica della sgradevolezza (shaku no bi): colori sgargianti, scene altamente erotiche, note angoscianti. Nel 1961, nel primo numero della rivista Bungakukai esce Sebutn (trad. italiana Seventeen), seguito da Seiji shnen shisu (trad. italiana Morte di un giovane militante). La
13 Di Rabelais ama molto dire che ha avuto uninfluenza decisiva sul suo stile, in particolare nel realismo grottesco che caratterizza le sue opere. 14 Io e il mio ambiguo Giappone, cit., pp. 159-61. 15 Ibidem, cit., p. 153.

storia del diciassettenne neofascista accanito onanista, e quella del giovane che accoltella in diretta televisiva il segretario del partito socialista, narrate in tono altisonante e retorico, con molta ironia, suscitano la rabbiosa reazione della destra che minaccia di morte lautore e leditore della rivista. e trascorre un anno quasi segregato, leditore chiede scusa, Seventeen verr ripreso solo anni dopo, mentre Morte di un giovane militante non sar mai pi stampato in Giappone.16 Ci che infuri di pi i fanatici di destra fu il fatto che lo scrittore aveva seguito molto da vicino la realt dei fatti, e quindi i personaggi erano riconoscibili anche perch la stampa si era ovviamente impossessata delle notizie riguardanti lassassinio di Asanuma Inejir, segretario del partito socialista, perpetrato dal diciassettenne Yamaguchi Otoya, impiccatosi in cella tre settimane dopo larresto. Ma come sempre nei testi di e la realt va di pari passo con la fiction, ed attraverso questultima che lempatia che lega lautore al protagonista (tutto sommato sempre perdente) trasfigura i fatti rendendo anche i lettori partecipi dellavventura. Due anni dopo, nel 1963, la volta di Seiteki ningen (Luomo sesso, mai tradotta in italiano),17 in due parti che hanno per protagonista lo stesso personaggio, chiamato J, un chikan, cio uno che trova soddisfazione solo strofinandosi contro corpi di donne in affollati treni o autobus. Ancora una volta, lautore riesce a non renderlo odioso al lettore suggerendo che tale filosofia di vita, questa violenza silenziosa, altro non che un tentativo di sfuggire al conformismo imperante, anche se ci lo lascia disperatamente solo. Queste, e altre opere del genere,18 tutte precedenti Unesperienza personale, che possiamo chiamare una svolta e di cui parleremo pi avanti, hanno ricevuto nuova attenzione in Giappone sullonda del Nobel. Tra i testi usciti dopo lassegnazione del premio, in questo senso forse il pi interessante unopera collettiva che, usando toni scherzosi ma facendo un serio lavoro di critica, si propone di rivalutare il primo e. Gi il titolo, che in traduzione suona Un libro con laiuto del quale persino un ippopotamo pu capire e Kenzabur, indicativo dellintento: ma poi c il gioco di parole tra Kaba (ippopotamo, nome affibbiato allo scrittore) e baka (idiota); gli autori che si qualificano Gruppo di ragazzi che si divertono con ken (cio e Kenzabur); gli slogan sulla copertina che sparano a zero: ken vuole una guerra atomica, ken si masturba, ken mente, ken odia le donne, ken non quel democratico che si dice, e cos via per finire con Ovviamente stampato senza il permesso dellautore. 19 Non solo quindi unoperazione quasi a contrastare la seriosit del Nobel-e, ma unindicazione precisa al fatto che lo scrittore allepoca sapeva immedesimarsi nei problemi della giovent e che queste opere etichettate come politically incorrect sono leggibili ancor oggi e pi eccitanti di qualsiasi altra scritta da Murakami Haruki o Yoshimoto Banana. 20 Se i giovani oggi non lo leggono in quanto non si identificano con i personaggi da lui descritti, e con i grandi temi da lui trattati, perch non c pi quel fluido di complicit che scorreva invece incessante in Seventeen e negli altri testi. Bench risalenti ormai a pi di trentanni fa, il linguaggio sessuale usato (e si pu quindi immaginare lo scalpore suscitato allepoca) ancora pi che attuale. In modo molto esplicito,
16 In Occidente i due racconti sono usciti insieme solo in italiano (Il figlio dellImperatore, Venezia, Marsilio, 1997), mentre di Seventeen esiste anche unedizione inglese. Il titolo Il figlio dellImperatore non di e, ma tratto dal contesto: [] sono diventato il figlio dellImperatore. Nellattimo in cui ho massacrato il mio egoismo, nellattimo in cui ho chiuso in un labirinto sotterraneo lindividuo, nato il nuovo me stesso privo di angosce, il figlio dellImperatore [], p. 61. 17 Il testo stato solo di recente tradotto in inglese insieme a Seventeen, con il titolo Seventeen and J: Seventeen the Political Being and I the Sexual Being, New York, Blue Moon Books, 1996. 18 Come Sakebigoe (Lurlo), del 1963, ispirato a un fatto reale, in cui narra di un giovane coreano che uccide una liceale per darsi unidentit. 19 ken de asobu seinen no kai (a cura di), e Kenzabur ga kaba ni mo wakaru hon, Tokyo, Ysensha, 1995, citato in Luk Van Haute, Young and Politically Incorrect: e Kenzaburs Early Marginal Heroes, in Bjarke Frellesvig and Roy Starrs (a cura di), Japan and Korea: Contemporary Studies, Aarhus, Aarhus University Press, 1997, pp. 101-112. 20 Luk Van Haute, Young and Politically, cit., p. 108. Murakami Haruki e Yoshimoto Banana sono noti anche in Italia, dove in particolare Banana ha avuto uno sfolgorante successo con opere come Kitchen, N.P., Tsugumi, Sonno profondo, Lucertola, Amrita.

e ha sempre sostenuto infatti che il suo intento era di irritare il lettore, di provocarlo, di scuoterlo, di guidarlo verso lanormalit nascosta nel fondo di ogni essere umano che vive una pacifica vita quotidiana. Si vantava di usare il sesso come strumento, in quanto convinto che per agitare la tranquilla superficie della vita doggi, per eroderne la crosta compatta, il sesso poteva servire efficacemente da trapano. Un fatto nuovo avviene nel 1963: la nascita del primogenito con una grave malformazione cerebrale cambia la vita, e di conseguenza la produzione di e che ha fatto dellesistenza di questo figlio oggi un apprezzato compositore e dellaccettazione della sua diversit, il leitmotiv delle sue opere. Gi lanno successivo ne escono due, speculari tra di loro e basati sullarchetipo padre-figlio. Dapprima un racconto, Sora no kaibutsu Aguii (trad. italiana Aghwee il mostro celeste), poi il romanzo Kojintekina taiken (trad. italiana Unesperienza personale). Il primo rientra nel gruppo che abbiamo chiamato politically incorrect in quanto il padre accetta di lasciar morire il bambino handicappato, anche se poi perseguitato, sino al suicidio, dal suo fantasma e dalle allucinazioni della propria follia. Il secondo (che lo fece conoscere in Occidente) opta per una soluzione positiva e termina con parole come speranza e pazienza.21 Unesperienza personale narra del giovane Tori-Bird e del suo atteggiamento passivo che rifugge dalle responsabilit, tipico rappresentante della generazione nata dopo la guerra, in unepoca senza speranze. Novello Marlow, il suo sogno quello di raggiungere lAfrica di Hemingway di cui sa tutto, in una fuga verso lignoto per sfuggire al presente: unimmagine di Africa che deve molto a Conrad e al suo Cuore di tenebre, ma che e lascer poi cadere nelle opere successive. Un fatto imprevisto viene a sconvolgere la vita di Tori-Bird: la nascita di un figlio affetto da una malformazione cerebrale, a cui far seguito una drammatica altalena di eventi. La presenza del bimbo mostro lo terrorizza e tenta di tutto per liberarsene: gli annacqua il latte per farlo morire di denutrizione, ha una storia di sesso mentre ne attende la fine, medita di fuggire in Africa con questa donna, porta il bimbo da uno che pratica aborti per farla finita, e altro ancora. Alla fine, la decisione presa dopo assilli angosciosi di accettare la sfida del destino, di rimanere e di curare il bambino.
Per affrontare la realt senza inganno non c altra soluzione che strangolare il bambino con le proprie mani o accettarlo e crescerlo, ma non certo fuggire dal suo fantasma. Lho capito dallinizio, ma mi mancato il coraggio di riconoscerlo22

Un finale troppo ottimista, stato obiettato, una decisione troppo repentina, una sorta di accomodamento. Tutti i critici giapponesi sono stati concordi, Mishima in testa, nel ritenerlo addirittura incongruo con lo svolgimento della storia sino a quel momento brutale e violenta. Ma non questo il punto: per e non tanto importante la scelta in s (resta sempre neutrale e non d giudizi morali), ma il momento e le motivazioni della scelta. anche per questa ragione che molti dei suoi racconti sono legati da unossessiva ripetizione di ambientazioni, personaggi, eventi, e persino dialoghi. Viste da pi angolature, situazioni apparentemente simili possono dare luogo a soluzioni diverse. come se lo stesso tema ruotasse lentamente sul suo asse e linventiva del poeta ne illuminasse man mano i brandelli di superficie che compaiono alla vista. Lisola natia, la presenza fuori scena ancora di un bimbo anormale, il rimorso di averlo rifiutato, una realt periferica, la violenza sessuale, lincesto, la rivolta del villaggio sono tra i temi che percorrono anche le pagine di Manen gannen no huttobru (trad. italiana Il grido silenzioso). La storia piuttosto complessa e ruota attorno alle figure di due fratelli: il maggiore, Mitsusabur, intellettuale nevrotico e antieroe, e il fratello pi giovane, Takashi, ideologo violento e disperato, predestinato allautodistruzione. Sullo sfondo, avvenimenti del
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e ha sperimentato altre volte plurime soluzioni: cos Tori-Bird di Unesperienza personale era gi comparso in un racconto del 1962, Fumanzoku (Insoddisfazione), ma alla fine si scrolla di dosso questo senso di insoddisfazione; e il protagonista di Otonamuki (Verso la maturit, 1963), molto simile a J di Seiteki ningen, alla fine si converte alla normalit. 22 Unesperienza personale, tr. Nicoletta Spadavecchia, Milano, Garzanti, 1996, p. 195.

Giappone di quegli anni come le dimostrazioni studentesche contro la ratifica del trattato nippo-americano, e in primo piano miti, leggende, credenze del villaggio. I due fratelli sono alla ricerca delle origini della loro famiglia e in particolare di una rivolta guidata da un loro antenato nel 1860 (il primo anno dellera Manen).23 In un susseguirsi avvincente di eventi, e con lausilio di un linguaggio ricco di similitudini e di metafore, e attinge alla storia, alla sociologia, allantropologia per dar forma a un testo forse troppo ambizioso, ma che alla sua uscita nel 1967 fu salutato dalla critica in modo molto favorevole e al quale fu assegnato il Premio Tanizaki. Letto a trentanni dalla sua stesura, per meglio comprenderne i risvolti va inquadrato nel contesto ideologico e culturale della met degli anni sessanta. Pochi anni ancora, siamo nel 1969, e nel lungo racconto Warera no kyki o ikinobiru michi o oshie yo (trad. italiana Insegnaci a superare la nostra pazzia), ritroviamo la figura del padre che ha un figlio affetto da una grave malformazione. Non ha nome, questo padre, che indicato solo come luomo grasso; mentre lappellativo che egli stesso crea per il figlio nasce dalla disperazione: mentre il destino sta decidendo se il bimbo sottoposto a unoperazione morir o rester un idiota per sempre, egli deve lo stesso scrivere sul modulo di registrazione il nome che intende dargli.
[] ricordando tra le parole in lingua latina che aveva studiato alluniversit una che avesse un legame sia con lidiozia sia con la morte, scrisse lideogramma di foresta e diede al figlio il nome di Mori.

Non riuscir per poi a chiamarlo cos e lo ribattezza, con una tenerezza quasi impensabile in lui, Eeyore. Eeyore il nome, onomatopeico del raglio, dellasinello amico di Winnie-the-Pooh.24 Convinto che qualsiasi stimolo esterno possa raggiungere il bambino solo attraverso di lui, luomo grasso entra in simbiosi con Eeyore in un continuo contatto fisico, notte e giorno, vedendo per lui. indimenticabile la scena della visita medica, quando tale rapporto simbiotico sentito dal padre come una violenza fisica vissuta attraverso il terrore che si impossessato del bambino che tiene stretto tra le braccia. Il legame si spezza quando luomo grasso, in una scena intrisa di humour nero (in visita allo zoo una banda di teppisti lo separa dal figlio presso la vasca dellorso bianco), si accorge di non essere indispensabile alla vita del figlio e deve, faticosamente e a malincuore, imparare a rimpossessarsi della propria autonomia. Solo pochi anni dividono Unesperienza personale (1964) da Insegnaci a superare la nostra pazzia (1969), tuttavia segnano una svolta fondamentale. Per la prima volta e ammette la possibilit che il piccolo idiota non sia soltanto un pesante fardello da accettare, ma al contrario si possa trasformare, per la sua purezza e innocenza, in un simbolo di speranza e di salvezza. Una parola definitiva sullargomento stata scritta dallautore pi avanti, in un saggio del 1977:
In quanto essere umano appartengo a una societ, a un mondo, a un universo. Lesistenza del bambino ha profondamente e acutamente influenzato il modo di essere della mia struttura fisica e spirituale. Pertanto, quando per esempio scrivo di alberi, o di balene, queste parole che hanno un significato simbolico, riflettono lombra della presenza di mio
23 La traduzione del titolo originale suona La partita di calcio del primo anno dellera Manen. (Lera Manen corrisponde al 1860, anno in cui ebbero luogo nelle valli dello Shikoku sanguinose sommosse contadine contro il governo. Come in molte opere di e, loggi si accavalla al passato, un nulla basta per rievocare fatti, e cos laccenno alla partita di calcio, ripreso nel titolo, non ha specifiche connessioni con la trama). 24 Il testo di A. A. Milne (1882-1956) Winnie-the-Pooh, noto classico per linfanzia, stato tradotto in italiano come Lorsacchiotto Ninni Puf (Milano, s.d.). Eeyore Pipporaglio. Vale la pena di ricordare che e, dopo aver dato al figlio il nome di Hikari, lo ha per sempre chiamato Pooh. Lo scrittore, come si detto, ha sovente espresso la sua predilezione per i personaggi di libri per linfanzia, e oltre a quelli citati va ricordato anche Nagi Jnos, il popolare eroe del folklore ungherese. e lo ha addirittura nominato, in omaggio al paese che ha ospitato nellagosto 1997 lottavo convegno internazionale dei nipponisti europei (EAJS) a Budapest, durante il discorso inaugurale narrando della sua fascinazione per la storia in cui Jnos scala un albero che giunge al cielo per liberare una principessa prigioniera di un drago. La capacit di continuare a meravigliarsi per questo tipo di storie alla base della migliore inventiva dello scrittore.

figlio. Viceversa, quando scrivo qualcosa su un ragazzo idiota le mie parole non descrivono il ragazzo ritardato mentale che vive nella mia famiglia. Le mie parole, anche se non sono allaltezza di quei capolavori, sono come gli straordinari quadri surrealisti di Ren Magritte che disegnano il cielo e il mare entro le cavit delle forme umane, sono limmagine della societ, del mondo delluniverso che io intravedo attraverso il corpo e lo spirito del figlio idiota.25

Un altro tema, sia pur marginalmente toccato nelle opere gi citate, ma principale nellesperienza umana e narrativa di e quello degli esperimenti atomici e delle guerre nucleari. Testimoni oculari della tragedia di Hiroshima e di Nagasaki ne hanno scritto affinch lorrore non fosse dimenticato, mentre e, che non ne stato personalmente colpito, diventato un infaticabile portavoce della cosiddetta letteratura della bomba atomica (genbaku bungaku), oltre che organizzatore di una serie di iniziative concrete contro le armi nucleari: convegni, marce di protesta, manifesti, testimonianze, testi dedicati allargomento. Ma in particolare da ricordare un suo volume del 1965, una raccolta di saggi, successiva a una serie di brevi viaggi a Hiroshima fra il 1963 e il 1964, intitolata Hiroshima nto (Appunti da Hiroshima, mai tradotto in italiano). Recatosi a Hiroshima per partecipare al Nono congresso mondiale contro la bomba atomica, lo scrittore rimase profondamente deluso dei risultati che vedevano prevalere gli interessi politici sulla solidariet verso le stesse vittime. Ma fu proprio la presa di posizione dei sopravvissuti (gli hibakusha, gli esplosi) e la loro decisione di opporre nonostante tutto una strenua resistenza alla morte che li sovrastava, e ben consapevoli di essere ormai degli emarginati, che colp e come gesto di autentica libert. Inutile battersi per la pace, perch la pace non ci sar; inutile chiedere labolizione delle armi nucleari, perch i paesi continueranno la loro corsa. Tuttavia proprio la dignit degli hibakusha e labnegazione di coloro che li sostenevano rafforz la sua convinzione che per sopravvivere al mondo di oggi e per superare la follia che imperversa non bisogna smettere di lottare, e che il suo ruolo di intellettuale gli imponeva di continuare a confrontarsi con problemi politici e sociali.
Ma quando le cellule umane sono distrutte dalla radioattivit e i geni alterati, gli esseri che vivranno domani non saranno pi umani ma qualcosa di grottesco e diverso. Proprio questa visione della fine del mondo non forse la pi sinistra, la pi terrificante? Ci che accaduto a Hiroshima venti anni fa stato uno spaventoso massacro; ma pu essere anche il primo passo verso una vera fine del mondo, dove la nostra civilt sar sostituita da esseri con sangue e cellule cos devastati da non poter pi essere definiti umani. proprio questa possibilit il mostro pi terribile che si nasconde nelle tenebre di Hiroshima.26

Il suo impegno politico in prima linea si indirizz poi verso atteggiamenti pi pacifisti e antinuclearisti. Godendo della fama gi raggiunta come scrittore, tra gli estensori nel 1982 di una Dichiarazione degli scrittori sul pericolo della guerra nucleare e lanno successivo partecipa attivamente al convegno su La letteratura nellepoca nucleare - perch scriviamo. E oggi? Pi volte intervistato sullargomento, e continua a ripetere che adagiarsi in un vuoto ottimismo solo in quanto la guerra fredda finita e si comincia a distruggere le armi nucleari, non ha senso. Che la pace appesa a un filo, che gli incubi di sempre restano, primo fra tutti quello di una morte collettiva che si accompagna a quello della degenerazione genetica, che ha toccato con mano prima di tutto in suo figlio. Il figlio, appunto. Hikari ha oggi passato la trentina, ha trovato la sua strada come compositore e pu proseguire da solo. Vive in un istituto, ha gi un suo pubblico conquistato dalla freschezza dei suoi pezzi per piano, flauto e violino, i suoi dischi escono con regolarit. Il padre lha tenuto per mano per un lungo cammino di decenni, e ne ha fatto il centro della sua creazione poetica. Intorno alla figura del bimbo mostro, dellidiota, del ritardato, dellessere grottesco, sono nati i suoi testi pi intensi, poetici e rivoltanti allo stesso tempo,
25 Hygen seikatsu ni tsuite no hygen, in e Kenzabur, Djidai ronsh, Tokyo, Iwanami shoten, 1981, vol. VIII, p. 229. 26 e Kenzabur, Hiroshima nto, Tokyo, Iwanami shoten, 1985, p. 185.

le situazioni pi paradossali, in una galleria che sembra non avere mai fine. Si gi detto della ricorrenza di citazioni, della ripetitivit delle situazioni risolte per con esiti diversi. Vediamo ora un testo del 1976, ricordando la storia di Insegnaci a superare la nostra pazzia (1969) dove si parlava del rapporto tra luomo grasso e il figlio handicappato, al quale dato il nome di Mori. Il romanzo Pinchi rann chsho (Verbale di un pinch runner, mai tradotto in italiano) ha per protagonisti, guarda caso, un padre e un figlio cerebroleso di nome Hikari che fanno conoscenza con un altro padre, Mori, con un figlio nelle stesse condizioni. Per chiarezza verranno qui distinti come Hikari-padre e Hikari-figlio, Mori-padre e Mori-figlio. I due padri si vedono spesso e mano a mano che si conoscono nasce una specie di identificazione di Mori-padre con Hikari-padre, che passato attraverso le sue stesse esperienze. Tanto che a un certo punto Mori-padre chiede a Hikari-padre di mettere per iscritto il proprio rapporto con il figlio, fingendo di essere Mori-padre. Da qui tutta la storia narrata dal punto di vista di Mori-padre, ma quello che seduce nello stile di e che non identifica chi parla n fa uso di virgolette per delimitare gli interventi. Ci porta a lunghi passaggi dove non chiaro chi interviene, chi ascolta e chi narra, ma si odono solo voci ovattate in unatmosfera di veglia quasi ipnotica. Siamo ancora una volta nella scomposizione del reale: a un certo punto c un passaggio per cui ventanni vengono tolti al padre, che si risveglia gagliardo diciottenne, e caricati sul figlio che diventa un giovanotto di ventottanni.27 La trama si fa poi ancor pi intricata, con una missione segreta per assassinare il Capo, un potente industriale coinvolto in una strategia nucleare per conquistare il mondo. Mori-figlio, il bimbo handicappato di otto anni, trasformato in un adulto dalle capacit medianiche, predestinato da una non meglio identificata Potenza Cosmica a salvare lumanit dal disastro nucleare. Attraverso questa fantastica storia, e punta il dito accusatore contro il movimento studentesco che, abbandonando gli ideali iniziali, si era poi frammentato in gruppuscoli sbandati, in gang violente, che egli attacca con sferzante ironia: espressione della delusione di un attivista convinto. Pinchi rann chsho corre quindi sui due binari paralleli della storia di Mori-padre, con una accattivante descrizione della faticosa routine di un nucleo familiare dove vive un ritardato mentale, e quello dellaspra critica a sterili battaglie ideologiche, il tutto cementato dalla voce-guida del narratore. Gli anni ottanta sono contrassegnati da opere di una certa consistenza che rielaborano, in forma pi matura e quasi pensosa, i noti temi. Come ad esempio M/T to mori no fushigi no monogatari (M/T e il racconto delle meraviglie della foresta, 1986, mai tradotto in italiano), un lungo romanzo calato in unatmosfera fantastica dove il narratore K rivisita il sogno nostalgico del villaggio nella foresta nella natia isola di Shikoku. Immagina che un gruppo di ribelli vi abbia trovato rifugio, fondando una comunit. Sono protetti dalle forze magiche e misteriose (fushigi) della foresta, imperscrutabili come il segno M/T che tutto sovrasta (M sta per matriarch e T per trickster). Mentre narra delle origini mitiche del villaggio, cos come da bimbo le ha apprese dal cantilenare di una vecchia, e riprende lambigua figura del Distruttore, personaggio che verr ricordato solo con questo soprannome nelle sue cicliche apparizioni, nostalgico com del passato.28 Il lato nostalgico ha il sopravvento in Natsukashii toshi e no tegami (trad. italiana Gli anni della nostalgia) scritto lanno successivo, nel 1987. In un certo senso chiarifica alcune cose apparse nel romanzo precedente, ma non certo facile dare una definizione di questo tomo di 500 pagine (il cui titolo originale suona Lettere agli anni della nostalgia), al
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Bench i testi di e non appartengano certo al filone autobiografico, ci sono per continui riferimenti a fatti strettamente connessi con la sua vita. Anche questo particolare dei ventottanni richiama alla mente che quando nacque Hikari lo scrittore aveva appunto quellet. E Hikari ha cominciato a comporre brevi brani proprio a otto anni. 28 La figura del Distruttore (kowasu hito) era gi comparso in un romanzo del 1979, Djidai geemu (Il gioco della contemporaneit), una sorta di ricerca dellutopia nella realt. Il Distruttore, in possesso di poteri magici, a capo di un gruppo che si diceva discendere dagli di oscuri, cio le divinit cacciate dal cielo quando Amaterasu, la dea del Sole (e quindi la famiglia imperiale), aveva preso il potere. Nel tentativo di fondare una loro comunit, il Distruttore, conduce i suoi compagni allattacco delle istituzioni.

quale e sembra consegnare una sorta di testamento. al tempo stesso un romanzo-biografia, un romanzo-diario, un romanzo-confessione che segue il metodo, tanto caro a e, di sovrapposizione delle epoche e di clonazione dei personaggi. Lio-narrante prende il lettore per mano e lo conduce nellimmaginario, lo incanta con il suono delle parole e lo seduce con profonde riflessioni, mediate e filtrate dalla conoscenza (e lamore) che lautore ha per opere occidentali come la Divina Commedia, che il nonno gli leggeva quandera bambino, e il sempre citato Huckleberry Finn, che ha segnato la sua adolescenza. Tema centrale il rapporto amore-odio tra Gii e Kei: Gii lo sciamano-eremita dei boschi, il pazzo signore delle valli gi incontrato in Il grido silenzioso, affascinante e crudele, che inizia lio-narrante Kei (Kenzabur) a una sorta di educazione sentimentale. Quando il decenne Kei viene affidato a Gii, questi ha quindici anni e si fa passare per chiaroveggente. Amici e rivali nello studio, nel lavoro, nel loro rapporto con le donne, gli anni passano in un continuo alternarsi di zone di luce e dombra: Gii far una morte atroce, Kei far della letteratura il suo viatico per continuare. Nellultima lettera indirizzata a Gii emerge fantastica la visione di una spiaggia del Purgatorio (per e il Paradiso irraggiungibile per un non cattolico) dove ha fine il viaggio di questi Dante e Virgilio moderni, verso la luce. Appena un mese prima di essere premiato con il Nobel, e aveva annunciato alla stampa (17 settembre 1994 sull<Asahi>) che dopo lultimo volume della trilogia che stava per completare non avrebbe pi scritto romanzi, in quanto riteneva esaurita sia la fase del suo rinnovamento letterario sia quella di portavoce di Hikari.29 La trilogia, non ancora tradotta, ha come sottotitolo Moeagaru midori no ki (Verde albero in fiamme) ispirato a Yeats30 e si compone di Sukuinushi ga nagurareru made (E il Salvatore sar percosso), Yureugoku Vacillation (Ondeggiamento/Oscillazione), e inaru hi ni (Verso un grande giorno), terminato nel 1995. Vi ritroviamo un Fratel Gii, il Salvatore, un guaritore che si prodiga nel tenere unito la gente della foresta in unatmosfera che passa di continuo dalla leggenda alla cruda realt, dalla morte alla resurrezione, dalla grazia alla preghiera. Tanto che, da un lato, si parlato addirittura di una conversione di e a una letteratura dellanima, apprezzando il fatto che ben difficile tradurre in parole ci che frutto di intima meditazione e sincera preghiera,31 dallaltro si suggerisce che il tema sia una sterile salvezza senza Dio. Ma la morte di un amico, il compositore Takemitsu Toru, al quale era molto legato per laiuto che aveva sempre prestato al figlio Hikari, gli ha fatto cambiare idea, e lannuncio che torner alla narrativa fa ben sperare che senta ancora il richiamo dei versi di Blake, compagni di tutta la vita: You must return to the dark forest, deep river, deep valley, to begin your tourmented life again and death.

29 In un articolo pubblicato nel dicembre 1994 sulla rivista <Seiron>, il critico Tomioka Kichir aveva a questo proposito ricordato che gi unaltra volta e aveva annunciato il suo ultimo romanzo, ma aspramente ripreso dal romanziere e critico letterario oka Shhei per aver posto dei limiti alla sua creativit, era ritornato alla narrativa. Tomioka si chiedeva come si sarebbe comportato e in questa seconda occasione. Cfr. Tomioka Kichir, e Kenzabur: Sengo shinwa no kanketsu, <Seiron>, 12, 1994, pp. 76-83. 30 Vedi nota 4. 31 Kaga Otohiko, Dhy to shite no e bungaku, <Sekai>, 12, 1994, pp. 263-66.

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