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Etica, responsabilit ed educazione Una riflessione sullessere imprenditore oggi in Italia

a cura di Sara Baroni

CHE LIMPRESA ITALIANA SIA IN CRISI ORMAI ASSODATO, CHE LA COLPA SIA TUTTA DELLE ISTITUZIONI ALTRETTANTO, MA HO LIMPRESSIONE CHE SIA ANCHE UN MODO, PER MOLTI, DI SPOSTARE ALTROVE LATTENZIONE E DECLINARE UNA RESPONSABILIT.
Assistiamo ormai da qualche anno al declino irreversibile del fenomeno tutto italiano di uneconomia basata sulle piccole e medie imprese. Entra in crisi il modello in un mercato che non permette pi dispersioni e inefficienze e che vede le nostre aziende in concorrenza con realt pi grandi, pi strutturate, pi motivate. Falliscono i piccoli, giunti al limite naturale dellessere umano che non pu sostituire unorganizzazione. Falliscono le gerarchie funzionali, per eccesso di ostacolo al flusso di attivit verso un mercato abituato ad avere tutto subito, e al miglior prezzo. Si aprono le porte, per schianto o per visione, a modelli orizzontali sistemici, che sacrificano forme note di controllo e autorit a favore di ideali di collaborazione e condivisione a tutti i livelli, in nome della valorizzazione delle singole professionalit. Allimmagine di azienda che cresce in proporzione ai mq occupati si sostituisce quella di una rete sempre pi interconnessa e globale di professionisti che condividono un obiettivo e diventano colleghi per un giorno, un mese, forse un anno. I presupposti per il cambiamento auspicato dai guru del management cinquantanni fa ci sono tutti, gli strumenti pure. Il punto che le aziende non sono ancora pronte: le persone non sono pronte ad assumersi la responsabilit necessaria a far funzionare lintero meccanismo. Si parla di azienda come di unentit astratta a cui lecito chiedere garanzie, sicurezza, flessibilit, stimoli, libert, benessere e strumenti. Ma chi lazienda se non le persone che ne fanno parte? Nella piccola e media impresa lazienda prende il volto di chi lha fondata, limprenditore che ne al centro. Lazienda, per non pu essere una sola persona, per quanto i nostri imprenditori

siano o si sentano supereoi. Non funziona pi. Secondo me funzionava poco anche in passato, ma gli spazi di mercato giustificavano e coprivano le inefficienze di un modello poco solido. Le aziende allora potevano vivere dellentusiasmo e della dedizione di una sola persona, se ognuno faceva bene il proprio dovere in uno schema pi o meno organizzato di ruoli e mansioni. Oggi il mercato non lo accetta pi, e dobbiamo tutti capire come poter rilanciare verso il futuro capitalizzando su ci che di buono si costruito in passato. Una cosa certa: senza lentusiasmo e la forza di quegli imprenditori non si va da nessuna parte, se solo si trovasse la formula perch tutti fossero un po imprenditori dellazienda a cui appartengono... Questione di soldi? Forme cooperative? Direi di no.

boom economico e sono stati sufficientemente bravi da costruire qualcosa a cui non vogliono rinunciare per nessun motivo al mondo, perch sarebbe come rinunciare a se stessi e allora rilanciano, rilanciano e continuano a crederci, magari con qualche sbalzo dumore che tipicamente si riflette sulla motivazione degli altri. In comune hanno tutti lenergia di chi non molla e che crede di potersi realizzare nel creare qualcosa che abbia il proprio aspetto. Oggi imprenditore solo chi crede in un progetto e accetta di condividerlo con altri, che diano un contributo professionale e personale in un percorso che ha senso nel momento in cui restituisce valore a tutti coloro che ne sono coinvolti. In fondo lidea dellazienda-progetto piace a tutti, qualcuno addirittura la pretende, giustamente.

UNA COSA CERTA: SENZA LENTUSIASMO E LA FORZA DI QUEGLI IMPRENDITORI NON SI VA DA NESSUNA PARTE, SE SOLO SI TROVASSE LA FORMULA PERCH TUTTI FOSSERO UN PO IMPRENDITORI DELLAZIENDA A CUI APPARTENGONO... QUESTIONE DI SOLDI? FORME COOPERATIVE? DIREI DI NO.
Quale aspetto hanno gli imprenditori nel 2013? Alcuni hanno le sembianze di una persona con lambizione di poter investire tutto per dimostrare di saper fare impresa, creando un ecosistema fisico e virtuale di persone che condividono un approccio al lavoro come ragione di vita e alla vita come ragione per lavorare. Altri hanno lespressione frustrata di chi corre con il freno a mano tirato, in lotta continua tra ci che vorrebbero fare distinto e ci che andrebbe fatto per come definito da chi li ha preceduti; navigano pi o meno a vista senza garanzia di controllo n di futuro per la propria organizzazione. Poi ci sono gli inarrestabili, fuori da ogni schema e controllo, i visionari che hanno vissuto il I giovani lo chiedono a gran voce: uno stipendio per sentirsi parte di un progetto stimolante che li faccia crescere professionalmente. E unazienda-progetto funzionerebbe davvero. Ma chi si occupa di progetti sa bene quanto conti il contributo del gruppo di lavoro in un progetto. Ormai da anni ai convegni di project management si smesso di parlare di algoritmi di pianificazione delle attivit di progetto e si approfondiscono le soft skills - abilit di gestione del gruppo - necessarie a portarlo a termine. Se lesperienza aziendale fosse vissuta come un progetto avremmo tutti un obiettivo unico al quale lavorare, che allineerebbe le decisioni e definirebbe le priorit....a patto che qualcuno lo sappia gestire e che tutti siano consapevoli di far parte del progetto.

Sara Baroni ..............................

Ingegnere meccanico creativo con una passione innata per la strategia e linnovazione, si messa in testa di dimostrare al mondo che si pu lavorare divertendosi e divertirsi lavorando. dna: strategia, focus, divertimento

IN UNAZIENDA BEN ORGANIZZATA TUTTI SONO IMPORTANTI, NESSUNO FONDAMENTALE. LO DICONO I MIEI COLLEGHI CONSULENTI, IO NO.

patto che si riescano a ritrovare i due ingredienti fondamentali di un modello cos trasversale e condiviso: etica e professionalit. In Italia abbiamo qualche carenza professionalit, ma soprattutto viviamo una crisi di dimensioni enormi sul fronte delletica. Etica degli imprenditori, che offuscati da una visione di breve periodo rinunciano a costruire relazioni con i propri partner e con il proprio staff, etica di un gruppo di lavoro che pretenQuello che vedo in questo periodo e che mi de di sentirsi parte di un progetto per il quale rende poco fiduciosa sul futuro dellimpresa in non disposto ad investire in prima persona...e Italia il fatto che le persone, invece che attac- abbandona la nave alla prima onda. carsi al progetto come albero maestro di una giusto che il progetto dia a tutti la possibilit nave in balia delle onde, si lasciano scaraventa- di crescere, ma dove porre il limite se poi lo re da un estremo allaltro della nave fino a castesso progetto viene messo in discussione daldere. I pi coraggiosi saltano: un gesto eroico? la crescita delle persone che ne fanno parte? E allora mi chiedo: quanti imprenditori in queLa domanda tuttaltro che banale e nella sta situazione sono disposti ad intraprendere risposta sta la chiave per abbandonare definitiil viaggio? Perch dovrebbero farlo? Quanti vamente modelli obsoleti e inadeguati ai nostri possono permettersi di farlo? Quanti, sapendo mercati. di dover attraversare un mare in tempesta con C differenza di comportamento etico tra gli larmata Brancaleone? imprenditori che sfruttavano le persone per il Molti, perch questa lunica strada. proprio lucro qualche anno fa e i professionisti Senza alcuna certezza, con una sola scialuppa di che sfruttano un progetto oggi per aumentare salvataggio che viene dal passato solo per alcuni, la propria visibilit, pronti a mettere in difficoli vecchi imprenditori oggi devono accettare che t il progetto stesso alla prima opportunit di il passato non torner e che gestire il cambiasviluppo personale altrove? mento lunico modo per non subirlo. E i giovani In unazienda ben organizzata tutti sono imdevono accettare che per fare limprenditore portanti, nessuno fondamentale. Lo dicono i serve un progetto serio e lo si deve gestire. miei colleghi consulenti, io no. Non cos: tutti Potrebbe anche essere pi divertente di quan- sono fondamentali ed fondamentale che tutti to non sia stato fare impresa negli anni 80, a abbiano il giusto approccio al progetto.

VEDO MANCANZA DI ETICA, DI RISPETTO E DI EDUCAZIONE NEI NOSTRI PROGETTI DI IMPRESA. E QUANDO LEGGO CHE I MIGLIORI TALENTI ITALIANI SONO COSTRETTI A CERCARE STIMOLI E STIPENDI ALLESTERO PERCH LE AZIENDE LOCALI NON SONO IN GRADO DI STARE AL PASSO CON I CAMBIAMENTI, PENSO CHE STIMOLI E STIPENDI NON SONO TUTTO QUELLO CHE I GIOVANI DOVREBBERO CERCARE.
Vedo mancanza di etica, di rispetto e di educazione nei nostri progetti di impresa. E quando leggo che i migliori talenti italiani sono costretti a cercare stimoli e stipendi allestero perch le aziende locali non sono in grado di stare al passo con i cambiamenti, penso che stimoli e stipendi non sono tutto quello che i giovani dovrebbero cercare. La costruzione di una professionalit segue un altro percorso, e dovrebbe essere lobiettivo per la garanzia di un futuro migliore. giusto che i talenti italiani si affaccino al mondo, non condivido lapproccio. Io amo girare il mondo, se avr loccasione di fare esperienze allestero le coglier senzaltro, con lobiettivo di aumentare la mia professionalit in modo etico e responsabile. Le aziende locali oggi siamo noi: professionisti in cerca delle opportunit che solo un progetto ambizioso pu dare; impegnati ad aumentare la nostra professionalit e la nostra visibilit in esso, non sempre consapevoli del valore del progetto stesso e della responsabilit che il farne parte comporta e per questo superficiali nellaffrontarlo. Io sono unazienda locale, mi occupo di cambiamento e onestamente faccio sempre pi fatica ad affrontarlo. Mi sento spesso sola, a volte tradita, ma solo una percezione, resto fedele al mio progetto e vado avanti. Da parte mia continuer a dar fiducia ai miei imprenditori perch investano sulle persone e sulla loro professionalit, abbandonando modelli di business obsoleti e inefficaci. Garantir al mio team di trasformare le opportunit che mi si offriranno come professionista in opportunit per il progetto che abbiamo in comune, perch in quel progetto che so di poter trarre stimoli e valore nel lungo periodo. Far di tutto perch i miei figli possano girare il mondo, ma cercher di insegnare loro che la libert dazione di un individuo finisce dove la sua azione impedisce lazione di altri individui, come mi ha insegnato lultimo imprenditore italiano del web che resiste alla bolla della new economy. Se volete contattarmi o saperne di pi: baroni@oxigenio.it @baronisara www.oxigenio.it www.officinastrategia.it

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