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ESSERE E TEMPO

Le ragioni del nostro agire non sono nel cervello ma nel mondo. Tra il sistema recettivo e quello attivo vi nelluomo un terzo sistema: quello simolico (nei nostri termini parliamo del mondo) Un atto umano non emerge in un mondo di simboli ma in un mondo di significati. HEIDEGGER: Principio del ritorno alle cose, ricerca e vita hanno la stessa tendenza a saltare il semplice e a trattenersi nel complicato, nel derivatonon si interrogano sulla loro originaria integrit. Prospettiva fenomenologica: ritorno alle cose stesse, retrocedere dalla presunta spiegazione scientifica a un livello pi originario.Dobbiamo far parlare le cose. COSA: il s, luomo come soggetto di un volere che pensiamo come libero. Di Francesco lio una convinzione della libert se vogliamo la libert del volere dobbiamo sperare che lio esista DA SEIN: in uso comune significa esistenza ma in Heidegger esserci o essere qui., il modo in cui il filosofo si appella allio. HEIDEGGER: vedere lessere umano cosi come esso si mostra nellesistenza( esperienza) quotidiana .Questo campo di ci che pi vicino non ancora stato scoperto Occorre una nozione di esperienza pi ampia che quella Kantiana e non impoverita come quella dell empirismo.istanza di unesperienza pi piena e intensa di quella dellempirismo: comprendere la vita. Nei primi anni la ricerca febbrile di Heidegger ossessionata dalla comprensione dellesistenza: dal 1919 al 1928 fondamenti della scrittura di Essere e Tempo. Compie due letture fondamentali: 1. Protocristiane (lettura fenomenologica del cristianesimo originario) 2. Aristotele
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Essere e Tempo passa attraverso queste due letture. La comprensione della vita ha un problema: si cade in un atteggiamento teoreticistico, oggettivare linoggettivabile. Tradire la vita nel suo storico concreto fluire, obbiettivarla. Occorre una scienza della vita che non metta a distanza la vita stessa che non la trasformi in un oggetto, in una cosa tra le cose. Ci vuole una scienza originaria, preliminare. Una scienza originaria preteoretica termini di Heidegger. Non possiamo reificare il soggetto. La filosofia non pu essere solo un sapere ma deve diventare decisione, scelta, anche nella filosofia sono in gioco salvezza e perdizione. Per assolvere questo compito bisogna liberarsi dalle categorie oggettivistiche e da quelle naturalistiche. Per Heidegger ci sono gli ESISTENZIALIcategorie che non sono pi categorie, una concettualit tutta nuova. Per non compromettere la ricerca da indebite obbiettivizzazioni dobbiamo evitare di tematizzare i contenuti Bisogna invece tematizzare i MODI. Heidegger sar attento al come dellesistenza. Il come fondamentale dellesistenza la TEMPORALITA. Il come fondamentale dellesistenza al di l, dobbiamo concentrarci sul come dellattuazione di tutti i rapporti non comprendo con contenuti oggettivi questo come. HEIDEGGER la vita umana possiede se stessa a partire dal come io capisco me stesso dal modo in cui capisco i contenuti, posso auto interpretarmi La vita e la filosofia sono innanzi tutto PRASSI: nella prassi che la vita si perde e si trova, si d o si annulla. una filosofia pratica, una comprensione della vita che partecipa alla riuscita o al fallimento. Dove la vita stessa in questione ERMENEUTICA PRAGMATICA

PARAGRAFO 10 P64-65 Si pu obbiettare alloggetivizzazione dellio ma finch non si affronta apertamente il tema della vita umana si comunque partecipi di una qualche ontologia. Che siamo cartesiani o aristotelici( io come substrato) onticamente si pu rifiutare una reificazione dellio ma ontologicamente ogni nostra concezione dell uomo gi pregiudicata. ESSERE SOGGETTO: per dimostrarlo occorre porre il problema dellessere della cosa con quello del da sein ESSERE DELLA COSA: essere alla mano, pi pratico, lessere delle cose quando le uso, quando ci ho a che fare. lessere delle cose provvist del loro significato lutilizzabilit. Bipartizione dellessere: c il da sein, lessere delluomo esserci e gli enti difformi dallesserci. Heidegger fa sua la bipartizione Husserliana tra costituente e costituto: COSTITUENTE: ente in rapporto al quale tutto prende senso, esserci COSTITUTO: non pu svelarsi per ci che senza il costituente. Heidegger non accetta di limitarsi alla distinzione tra i due. Bisogna porre esplicitamente e POSITIVAMENTE il problema dellessere del costituente altrimenti il costituente diventa il costituto. Critica a Husserl Come mai Heidegger non parla mai di vita e uomo? Non un capriccio terminologico luso di questi termini fa cadere in una scontatezza ontologica delluomo (vita-uomo-coscienza) Dire filosofia della vita come dire botanica delle piante. La filosofia ha il compito di auto comprendere la vita a partire da essa.(p.66) SHELER: attribuisce agli atti unessenza data solo nel loro compimento, nella loro riflessione. Sono qualcosa di non psichico. Ogni oggettivazione psichica una reificazione. La persona un insieme di atti. Gli atti vengono compiutila persona compie gli atti. Ma qual il senso ontologico del COMPRENDERE? Qual il significato unitario degli atti?

Tutti questi atti, questi comportamenti sono irriducibili, qual la determinazione positiva che d, che mostra il contenuto alla sua irriduciblit? Heidegger: critica gli altri per non aver esplicitamente detto, elaborato il modo dellessere e cadere cosi nel tranello ontologico che unisce cose o persone Heidegger: analisi delluomo non come corpo-anima-spirito. Heidegger contrasta questa visione. Parlare di uomo come composto di corpo anima e spirito significa dire qualcosa di menzoniero? NO Non falso ma manca il bersaglio. un modo non originario che rischia la caduta nellontologia che unisce uomo a cosa. Ecco perch non usa mai le parola vita e uomo. ENTEESSENTESOGGETTO COSTITUENTEESSERE Cosa caratterizza profondamente lessere? Cosa caratterizza quel tipo peculiare di essere che luomo? ONTICOche concerne lessere in modo concreto. Si riferisce alloggetto in ci che e com. DEFINIZIONE GRECA Luomo vivente che ha il logos. DEFINIZIONE LATINALuomo animale che ha ragione. DEFINIZIONE TEOLOGICALuomo ente infinito proteso verso Dio in un rapporto di somiglianza. La concezione cristiana, lidea trascendentale si conserva nella secolarizzazione. 2 VERSIONI: Animale vivente e linguaggio ragione Antropologia cristiana: corpo anima e spirito. In entrambi i casi c uninsufficienza ontologica. La determinazione Cristiana ha la caratteristica della somma, dove le parti precedono il significato Noi dobbiamo pensare alla totalit non alle parti. ONTOLOGIA TRADIZIONALE: parla delluomo non a partire da se stesso. Noi partiremmo da ci che proprio delluomo. Se diciamo corpo anima e spirito partiamo dallesterno.

Dobbiamo interrogare lessere dellesserci a partire dai modi dessere. Dalle tante modalit di attuazione della vita che luomo realizza nella vita effettiva. ANTROPOLOGIA-PSICOLOGIA-BIOLOGIA invece fanno tante somme e non sono filosoficamente genuine non pongono in modo esplicito il problema ontologico. P.69 Portano in se stesse la replica dellontologia tradizionale . Non si pu parlare della vita umana senza partire dallesse dellesserci. ONTOLOGIA FONDAMENTALE: ESSERE DELLESSERCI. La vita, lorganico un modo di essere particolare a accessibile solo nellesserci. Unontologia della vita generale possibile solo come azione privativa. Lontologia della vita privativa: devo sottrarre fino ad arrivare al solo vivere. PARAGRAFO 9 Heidegger ci fornisce le determinazioni fondamentali dellesserci. Ente: siamo noi. Ente sempre mio latto peculiare dellessere dellente che siamo MIO: io lo sono, io lo ho. Senza questo presupposto lessere dellesserci sarebbe ridotto a cosa. Lessere ha la caratteristica fondamentale di essere sempre mio. Vi una caratteristica molto rara di questo essere sottolineata in tutta lantropologia: lauto riferimento, di un rapporto con s. Heidegger con lessere sempre mio si pone in contrasto con la tradizione cartesiana: la forma dellauto riferimento del rapporto con se stessi non contemplativo ma pratico decisionale e morale. Il modo del rapportarsi a se stessi dellessere sempre in gioco, non poter mai stare tranquillo. NE VA SEMPRE DEL MIO ESSERE. Non posso scegliere di occuparmi di me oppure no perch lesserci si occupa di s anche quando fugge nellanonimo mondo del si. Siamo sempre in rapporto con il nostro essere da questo ne derivano 2 ordini di conseguenza: ZU SEIN: lessenza di questo essere consiste nel suo avere da essere.
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Luomo ha unessenza: di non essere mai gi fatto, abbiamo ancora da essere non siamo conclusi o definiti. Luomo quellessere che ha la caratteristica di non essere mai semplicemente presente. una definizione non teorizzante delluomo. ESISTENZA: che cosa vuol dire esistere? Se guardiamo la vita effettiva notiamo una tendenza al pi. EXISTENZIA: nella tradizione significa sussistenza che per Heidegger lopposto: Lessere sempre oltre s. A riguardo si svilupp lESISTENZIALISMO FRANCESE: l uomo prima esiste poi ha un essenza, lessenza che decide di darsi. Lesistenza precede lessenza, l uomo quellessere che si crea la sua essenza. Ma con questo ragionamento si rimane nei termini dellontologia tradizionale. Heidegger con existenzia vuole abolire lidea greca di essere come presenza. Noi siamo in unincessante esposizione al non ancora, luomo si trova nellexistenza ed qui che decide il proprio essere, lesserci un movimento. I caratteri dellesserci non possono essere trattenuti come una cosa. Sono maniere, modalit del suo attuarsi del suo stare oltre se, del suo tendere. Le propriet delluomo sono le modalit di movimento della cinetica. Il senso unitario di questa CINETICA lessere dellesserci. (p. 60-61) Lessere per cui e di cui ne va questo ente sempre MIO. Lesserci non un caso: io decido in quale maniera questo mio essere, io decido di fare qualcosa, lente si rapporta con il suo essere in una possibilit sempre propria. Lesserci la POSSIBILITA. una propriet non come le altre , lesserci essenzialmente sempre la sua possibilit, quindi lente pu scegliere se conquistarsi o abbandonarsi. Io decido se compiermi o dissolvermi la possibilit con cui ho sempre a che fare. una caratteristica del se umano posso in ogni momento decidere se realizzarmi o perdermi. Se posso perdermi perch essenzialmente posso conquistarmi. Proprio perch lessere mio io posso farne qualcosa, ha la marca peculiare di essere sempre MIO. (p.25) Un cane non pu decidere perch non ha un io radicalmente suo.
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INAUTENTICITA: dellessere pu determinare un essere riprovevole non inteso come moralmente non autentico. Il suo essere non di grado inferiore. L AUTENTICITA non solo lessere intensamente una determinata accezione dellintensamente vivere essere vicini o lontani da se stessi potrebbe sembrare una riflessione morale o di conformit ai valori ma non cos. 2 CARATTERI DELLESSERCI PRIMATO DELLESISTENZA SULLESSENZA ESSERE SEMPRE MIO Lente non pu avere un modo di essere semplicemente nel mondo. Lesserci si determina a partire da una possibilit che esso stesso . (p.62) Noi ci comprendiamo sempre, lesserci sa sempre come stanno le cose riguardo a se. Lesserci in una continua comprensione di se il senso formale della costituzione dellesistenza dellesserci. PARAGRAFO 13 Heidegger fa i conti con la tradizione cartesiana husserliana sul tema del conoscere. Discute il primato della conoscenza teoretica conferito allin-essere. Quando si parla di conoscenza del mondo, di essere nel mondo per un dovuto trasferimento si innalza a conoscenza prmaria esserci nel mondo soggetto oggetto anima mondo CRITICA A CARTESIO Si parla della realt delloggetto solo da Cartesio. Con Cartesio avviene una sorta di psicologizzazione della conoscenza. Il soggetto diviene una sfera chiusa dessere di cui possiamo essere certi. una sfera dimmanenza, allora il problema principe come le immagini della sfera chiusa in s stessa dellessere, si concordano, si relazionano alle realt del mondo. Il dentro del soggetto (psiche) deve rapportarsi con il fuori del mondo (realt) RAPPORTO TRA MENTE (DENTRO) E MONDO (FUORI). Non viene considerato il modo dessere del soggetto: CONOSCERE gi un modo di essere fuori, gi essere fuori. Per cui non ha senso domandarsi come dalla sfera di immagini mi rapporto con il mondo.
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CONOSCENZA: Il modo di conoscere dellesserci un modo di essere nel modo, un essere fuori, un existere. Il conoscere un modo di essere dellessere nel mondo. Heidegger vuole annullare il problema della conoscenza cos come stato posto. RAPPORTO DELLESSERCI COL MONDO. Nel problema della conoscenza tradizionale non parto dalla struttura originaria, dalla base dellessere dellesserci. Cartesio ha fratturato il sistema unitario dellessere nel mondo: Essere interpretato come soggetto Mondo interpretato come oggetto Questa visione gi sintomo di frattura. Essere nel mondo vuole dire essere coinvolti. CAPITOLO 3: LA MONDITA DEL MONDO: (p.85) Che cosa Heidegger intende per mondo? Essere e struttura desseresintonia con Husserlla fenomenologia ha di mira le strutture. Ci interroghiamo sul mondo come struttura, come fenomeno alla cui base c lessere come struttura originaria. (p.87) 4 SIGNIFICATI DI MONDO: 1. Livello ontico: insieme delle cose, la somma, il complesso degli enti. 2. Livello ontologico: il significato ultimo, il profondo del complesso degli enti. 3. Il mondo circostante: ci in cui viviamo effettivamente, lambiente 4. Concetto ontologico esistenziale della mondit. Heidegger parte dal terzo significato per arrivare al quarto. Lui vuole arrivare a dirci che il mondo non una cosa. Il mondo no le prime tre definizioni, solo successivamente la nostra esperienza originaria possiamo prenderle in considerazione. Il punto di partenza che porta alla mondit lente che si incontra per primo. Il modo in cui stiamo nel mondo un COMMERCIO, un avere a che fare, un modo pratico. Heidegger ci vuole mostrare che intendere lesperienza umana come stratificazione , come impressione dellesperienza percettiva un
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mito, mitologia. Noi abbiamo di mira lessere dellente ma pretematico e con-tematico sempre avere a che fare con lente. Ente= tema. Pre-tematico e con-tematicoente per arrivare allessere. Lente che si incontra per primo lessere. Non possiamo partire dalla cosa, la cosit. Interpretazioni ontologiche della cosa: Materialit Sostanzialit Estensione Giustappposizione Lente che si incontra per primo se lo intendiamo con questi caratteri non la cosa un mito, una costruzione intellettuale. Se parlo di cosa come essere primo non ha senso ontologicamente, si aggiunge a una determinazione unaltra determinazione. I greci definivano le cose PRAGMATA in riferimento alla prassi cio come commercio prendente cura, avere a che fare. I greci identificarono la pragmata con la cosaintendevano lessere dei pragmata la cosit uscendo dai binari. Nel commercio si incontrano MEZZI PER. Ma un bambino? Anchesso vive un commercio prendente cura. A rigor di termini un ente isolato non c, non abbiamo mai a che fare originariamente con dei mezzi per. Non c mai un mezzo per isolato, perch un mezzo pu essere compreso solo nel suo rapporto con altri mezzi. Un mezzo estrapolato dalla concatenazione non avrebbe senso alcuno, non potrebbe essere colto come tale se non nella concatenazione per. Le diverse maniere dei per costituiscono la totalit dei mezzi. Il rimando tra un per e latro il collegamento al mondo. Non esistono mezzi separati: la totalit precede le parti. Il prendersi cura ha una propria conoscenza.(p.91)Nel commercio siamo portatori di un sapere. Heidegger chiama il sapere usare i mezzi. VISIONE AMBIENTALE PREVEGENTE: lessere dellente che si incontra per primo nel commercio prendente cura lUTILIZZABILITA.

HEIDEGGER CRITICA CARTESIO E LA SUA ANALISI DELLA MONDITA (paragrafi dal 19 al 22) Cartesio distingue tra ego cogito e res corporea, in base a quale comprensione dellessere avviene questa distinzione? La sostanzialit. Che cosa distingue la res corporea? Le sostanze sono accessibili attraverso i loro attributi. una sostanza determinata. La sostanzialit si determina in base allestensione. Lestensione deve essere attribuita per prima alla res corporea. Tutte le altre determinazioni come il moto, per esempio, devono essere concepite solo a partire dallestensione. Ci che in una cosa corporea capace di questa permanenza costituisce lessere, lente autentico (fine paragrafo 19) Ente autentico: Semplice presenza costante Estensione come costituzione dellessere che si propone come la capacit di permanere e sopportare i mutamenti. PARAGRAFO 20 Distinzione tra ontologia scolastica e ontologia cartesiana. Qual la sostanza auto sufficiente? Dio. Ma il non abbisognare per esistere proprio di altri due enti. Certo il rapporto tra Dio e ogni ente che non sia Dio rapporto tra creatore e creature, tra infinito e finito. (Heidegger chiama sia il creato che Dio enti). Le altre due sostanze che non abbisognano di nulla per esistere sono: la res cogita e la res extensa. Dire che tutti i corpi sono ugualmente stensione un evento desacralizzante, ma anche la gioia degli spiritualisti perch viene salvata lautonomia dessere dellanima: la res cogita. Cosa fa lontologia scolastica? Usa lanalogia sulla base della filosofia antica, essere di Dio e delle creature. Analogia esposta allequivocit. Cartesio invece rimane indietro: non si pone il problema della sostanza Dio, anima e corpo. Questa elusione significa che da Cartesio in poi abbiamo a che fare con un senso non chiarito dellessere. Il senso rimane oscuro perch ritenuto ovvio. Secondo Kant lessere non un predicato reale ma un giudizio. Ecco perch Heidegger cos
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affascinato da Husserl: perch strappa lessere al giudizio KantianoSe lessere strappato al giudizio si offre ne suo modo dessere. Quando invece Kant dice che lessere non un predicato reale non fa che riprendere Cartesio: una scappatoia. PARAGRAFO 21 Non c pi il problema del fenomeno del mondo. Tutto ci che non riconducibile ad anima, res cogita, riconducibile a estensione, a meccanismo. Non c pi il problema dellessere dellente che si incontra per primo. Solo il matematizzabile in senso autenntico il resto non . Tutto ci che non riconducibile alla matematizzazione ombra soggettiva: sul fondamento dellessere come semplice presenza costante abbiamo ci che Husserl chiama la matematizzazione delle nature. Heidegger si riferisce a Cartesio ma ufficiosamente anche a Husserl. Si potrebbe per obbiettare che Cartesio ha chiarito la natura materiale, lestensione dellente misurabile. Ragionare in questo modo implica per concepire il valore come aggiunta. (p.126) Husserl: aggiunta del predicato di valore (qualcosa di pi oggettivo), lintegrazione, aggiungere ulteriori determinazioni alla determinazione fondamentale che lessere materiale di Cartesio. Husserl: riconduce la cosa duso alla cosa materiale. Ma sempre concepire il mondo come semplice materia costante, come estensione. Infatti dire che la cosa materiale naturale la cosa scorticata, significa dire qualcosa che viene ottenuto. Quando ricostruisco aggiungo valori. Per noi fatale essere Cartesiani: se io dico che lessere dellente che si incontra per primo lutilizzabile dico una costruzione. Non posso dire utilizzabilit senza luomo, la comunit umana. Senza la comunit umana sussisterebbe lestensione cera gi prima della comunit umana . I caratteri di estensione e presenza costante sono gli unici che cerano gi prima delluomo e che ci saranno quando luomo non ci sar pi. Indipendenza della realt nella sua mera esistenza, il puro che delle cose. Ma che cosa non sia non mai indipendente dal soggetto, cio dalla relazione. Il suo significato, il suo essere e perfino la
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struttura si rivela solo allinterno della relazione. Per essere fuori dalla relazione dovresti essere Dio. Cartesio ci vuole portare a prima e dopo la storia ma del puro che delle cose non possiamo dire niente a queste condizioni. (p.129) 3 ELEMENTI DI SPAZIALITA: 1. Dellutilizzabile 2. Dellessere nel mondo 3. Dellesserci Qualcosa di analogo lo fece Husserl. Lambizione Husserliana era quella di mostrare il nesso fra la sfera logica e lesperienza. Heidegger apprezza il modo di fare filosofia di Husserl ma critica ancora limpianto cartesiano. CAPITOLO 22 Zu handenheitessere alla mano, pragma, allusione allo spazio. Noi non abbiamo originariamente distanze in centimetri: le nostre distanze sono determinate dalla visione ambientale prevegente, ogni cosa ha un posto nel nostro commercio prendere cura. Heidegger vuole partire dalla quotidianit media. Nella quotidianit media noi non ci misuriamo con uno spazio chilometrico, un costrutto. IN DOVEnella prossimit, nei paraggi. Ci che risuona sempre una cinetica, un movimento di un essere preoccupato del suo esserci. Noi abbiamo un in dove e si tratta sempre di unapertura costitutiva, noi siamo aperti al mondo, nellapertura noi vediamo fin dove arriva la nostra preoccupazione, l arrivano i nostri paraggi. Noi abbiamo uno schiudimento al mondo, ai nostri paraggi, al nostro intorno familiare. Il mondo non un contenitore, i nostri dove sono i dove del commercio, i dove del coinvolgimento pratico dellavere a che fare. Per esempio: sopra il soffittodove familiare. La spazialit dellutilizzabile non geometria ma prendersi cura. Lesserci spazialmente, formatore di spazio, si muove nel suo mondo in un dis-allontanare, rompere le distanze. Heidegger lo usa in modo attivo e transitivo: significa prendere rapporto attuare il rapporto pre aperto, pre disponibile, portarsi sulloggetto.
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Per dis-allontanarci dobbiamo essere capaci di rapporti e gli animali non lo sono. ESISTENZIALE: noi esistiamo. Gli animali vivono. Lesserci ha una tendenza esistenziale all avvicinarsi. Heidegger anticipa la globalizzazione: andare verso un tutto sempre pi vicino. La lunghezza e la durata e la distanzasono determinate dallurgenza del prendersi cura. Si tratta di interpretazioni e stime soggettive. la soggettivit che scopre il reale della realt. Se noi ragioniamo cartesianamente, secondo il realismo ingenuo del senso comune, squalifichiamo ci che dice Heidegger come ombre soggettive. (p.142) Se noi definiamo lo spazio come misurabile operiamo una demondificazione. Solo se assumiamo un certo modo dessere emerge emerge un mondo in sembianza di oggettivamente misurabile. Esempio: in un corteggiamento tra due persone non conta la distanza in centimetri. Non una distanza tra cose se lo fosse sarebbe un esperienza impoverita dellinteresse per manifestare la distanza oggettiva. Non la maniera originaria di incontrare lente, non un prendersi cura. una distanza neutra. In realt la distanza di Heidegger ci fa cogliere il mondo in maniera pi reale della realt del mondo. Infatti solo tramite pura demondificazione, impoverimento si arriva a una distanza neutra in metri. Ameno che con reale non si consideri, non si indichi solo lindipendente dallesperienza vissuta ma non qualcosa di naturale, bens di culturale. Quel quid, quel puro che non nega lindeducibilit della realt, la spiegazione scientifica non caduta dal cielo. La distanza in centimetri diversa dalla mia distanza ma la seconda quella reale perch quella che colgo per prima. Non qualcosa di obbiettivo perch quello che pi vicino pu essere colto come pi lontano. (p.137) Lesserci stesso in se distanziante, cio spaziale in s stesso. a questo esserci che si rivelano le distanzeESSERCI DISTANZIANTE IN S STESSO. (p.141) Lo spazio ( si rivolge a Kant) non interno al soggetto che lo proietta fuori. Nella proiezione Kantiana il soggetto sempre isolato. Per
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Heidegger il fatto che lo spazio sia a priori ha un altro significato: la spazialit ha radici ontologiche esistenziali. CAPITOLO 4 PARAGRAFO 25 IL CHI DELLESSERCI Noi siamo quellente che siamo. Chi innanzitutto o perlopi lesserci? Lesserci non un se stesso ma un si stesso, quello che sono tutti. Il chi il SI STESSO. Heidegger prende le distanze da Husserl e dai neokantiani. Cartesio: la datit irriducibile lio scienziato NO: lindubitabile il mondo I due interlocutori diventano soggettivismo e oggettivismo. La modalit cartesiana porta a questo perch ha gi fissato che il dato per eccellenza lio. Per Heidegger ragionare cos da orbi, il dato originario lessere nel mondo con gli altri. (p.146)presa di distanza da una fenomenologia formale critica a Kant Cartesio e Husserl. Quando si dice io si d per risolto il problema come se dicendo anima o spirito si fosse detto qualcosa di ontologicamente significativo. Invece occorre non trattare lio come qualcosa di assodato. Occorre descrivere o interpretare le maniere dessere. Compiere unanalisi positiva dei modi dessere dellesserci. Heidegger rende le categorie esistenziali che tutti possono riconoscere. (p.147-148) Cerchiamo di partire dalle modalit dellesserci e ci accorgiamo che non si da mai un io isolato, ci sono sempre il mondo e gli altri. La sostanza delluomo non lo spirito ma lesistenza. Per scoprire il carattere del soggetto bisogna partire dal come: lanalisi deve essere esistenziale non formale. GLI ALTRIMIT SEININTERSOGGETTIVITA Le critiche diranno che Heidegger sembra lasciare che il tema del mit sein si compia in una solitudine, lo lascia a semplice enunciazione. Nellutilizzo del mezzo sono gi compresi gli altri, il commercio comprendente gli altri, gli utilizzatori a cui lopera destinata. Gli altri si incontrano nel prendersi cura, nel rapporto con i mezzi sono gi coincontrati, con-presenti gli altri.
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TEORIA DELLEMPATIA Tutte le teorie dellintersoggettivita partono da un io isolato e cercano di costruire un ponte con gli altri io, si chiama teoria dellempatia. IL MONDO UN CON MONDO Lesserci invece ontologicamente un con, per cui ci sono tutte le modalit dellesserci con gli altri. La relazione con gli altri non si aggiunge in un secondo momento il con esserci originario. (p.151) La relazione ci accompagna dallinizio a partire dalla nascita che documenta la nostra originaria relazionalit. (p.155) Nella misura in cui ci impegniamo a concepire modalit di rapporto originario vuol dire che il rapporto gi aperto, aggiunto. Tutte le modalit attueranno un rapporto che cera gi prima: siamo ontologicamente un con essere Non lempatia che genera il con essere, la formula invertita. Siccome abbiamo dei modi difettivi( per esempio la menefreganza) possiamo stare soli? No, anche la non curanza dellaltro un modo del con essere, generalmente infatti dominano i modi difettivi del con essere. Noi siamo originariamente un con essere, per questo accusiamo il colpo della non curanza, altrimenti non ci farebbe ne caldo ne freddo. Io non potrei andare incontro allaltro e viceversa senza partire da una fenomenologia dellanalisi esistenziale del con essere: Empatia Non curanza Dobbiamo partire dalle modalit esistenziali per arrivare al soggetto. Nelle altre impostazioni si parte dal soggetto per arrivare ai rapporti: un costrutto, unindagine che ha un vizio dorigine perch compie riduzioni per poi arricchire il soggetto, lo modifica. Il con non mai isolamento, lisolamento c ma una modalit difettiva del con esserci. PARAGRAFO 27 Lesserci non un se stesso, gli altri lhanno sgravato dal suo peso, un si stessomodalit soggezione. SI STESSO: un impersonale, un tutti, significa essere nella contrapposizione commisurante, un neutro si.

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Tutti si fa, Heidegger chiama questo modo di essere nel quotidiano la MEDIETA la modalit prevalente nel modo di essere del con esserci, limpersonalit. Heidegger non lo dice con disprezzo, non un vuoto un pieno, anche se tendiamo a disperderci nellimpersonale. Noi siamo un si stesso, ci livelliamo agli altri, siamo vivi secondo una pubblicit, viviamo secondo un essere pubblico. (p.159) Quando per il momento della decisione il si se la squaglia, sempre stato li ma sempre stato nessuno per esempio ai funerali. (p.160)Ognuno gli altri nessuno se stesso, queste non una non vita, la maggior parte della vita. la dispersione, lanonimato. Il si un esistenziale: lesserci lo troviamo innanzi tutto e perlopi nella dispersione della pubblicit. La cinetica dellesserci rovinante, noi ci roviniamo gli uni addosso agli altri, ci livelliamo come carattere ontologico, un movimento contro-rovinante. Bisogna contrapporsi allimpersonalit del si per essere un se stesso, per trovare noi stessi non partiamo per da un se ma da un si. Io innanzi tutto non sono io ma sono gli altri, e perlopi rimane tale. CAPITOLO 5 PERAGRAFO 29 3 ESISTENZIALI: 1. Situazione emotiva 2. Comprensione 3. Discorso Situazione emotiva: Parte da un fondamento quotidiano e lo rende un esistenziale fondamentale: lumore. I cambiamenti dumore sono mutevoli a prova che lesserci sempre in uno stato emotivo. Anche lindifferenza uno stato emotivo se manca di tono: noi cerchiamo di fuggire la noia perch in essa il nostro essere viene avvertito come pesante e gravoso. Noi ci auto-percepiamo, auto-percepirsi richiede un sapere, lautoavvertirsi un senso emozionale, avvertire se stessi. Noi siamo un ESSERE GETTATO, questo un fatto che ci urta che ci preoccupa, quando meno ce lo aspettiamo la situazione emotiva ci assale e ci riconduce allessere. Lesserci ontologicamente apertura, aperto a ed aprente. Io ente a cui perviene lessere che per ha sempre da essere non mai consolidato. Sono aperto nel mio essere come qualcosa che ho sempre da essere, cio nella situazione emotiva. pi comodo frequentare un si stesso e situazioni emotive che sfuggono dal
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mio nudo essere. Lessere gettato, questa gettatezza ci apre a tutti gli stati emotivi, dalla noia alleuforia. La noia ci porta al cospetto dellessere mentre leuforia ci porta lontano da esso.(p.169) Obbiettivo capire la differenza tra la conoscenza e la rivelazione propria di una situazione emotiva, tra auto-percepirci e auto-avvertirci. La situazione emotiva apre al che: nel sentirci noi siamo al cospetto del nudo che. Mentre la pietra non si trova mai anche lessere unicellulare si sente, si trova. (p.167) Heidegger rende filosoficamente significativo un fenomeno quotidiano: lumore. Essere gettato: una laicizzazione del concetto di caduta, del peccato originale, la caduta viene eretta a dimensione ontologica esistenziale, la caduta originaria. Il fatto che io ci sono, che sono rimesso al mio essere, il fatto di essere gettati dice la fatticit, un fatto che ha un peso. la fatticit che ha un tenore, che ci pesa, ci concerne ci coinvolge, diversa dalla fattualit. un auto-sentimento situazionale che apre, che forma ogni auto-percezione che in un certo senso richiede un sapere in senso stretto. Invece lauto-sentimento come autoavvertimento un puro sentire. Il nostro essere un compito. Sul piano ontologico esistenziale non possiamo screditare la situazione emotiva. vero che constatiamo una dominanza del conoscere e del volere ma non dobbiamo negare il carattere ontologico della situazione emotiva a cui siamo aperti prima del conoscere e del volere. La situazione emotiva apre al di l. Perch Heidegger non ha messo prima la comprensione e poi la situazione emotiva? Perch la situazione emotiva che apre la conoscenza: come a dire senza situazione emotiva nessuna conoscenza. Emozione- affetto: abbiamo un rapporto originario tra il vedere e il sentire. Il sentimento pu chiudere gli occhi ma pu farlo solo perch li pu aprire. Un uomo senza passioni non potrebbe conoscere. La ragione e la comprensione sono dunque rese possibili dalla situazione emotiva la condizione originaria di ogni conoscenza, lapertura. DEPRESSIONE: siamo sensibili al mondo, vulnerabili. Vulnerabilit originaria: (p.171) essere sensibili a ci che accade, locchio vede solo se aperto a una sensibilit. La depressione una modalit del nel
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dellin-essere, non viene n da dentro ne da fuori. un essere gettato, la tonalit emotiva quella della vulnerabilit che ci rende circospetti. . (p.179) Perch comprendere significa avere un rapporto con delle possibilit? Perch significa essere originariamente aperto alla manifestabilit. Possiamo progettarci nel proprio fine, nella possibilit pi propria dellimpossibilit che la morte. Progettarsi significa rapportarsi alluniverso delle possibilit che il mio mondo. Io sono gettato avanti nelle mie possibilit. Sono progettato e pregettato, siamo gi la nelle possibilit, siamo proiettati. Noi siamo un essere libero per il nostro pi proprio poter essere. Essere liberi significa essere progettati cio avere possibilit. Per Heidegger questo sar un anticiparsi nella fine, vivere ogni possibilit come se fosse lultima. Funzione fondamentale di essere e tempo: Carattere progettuale dellessere comprendente Carattere anticipante dellessere comprendente Heidegger filosofia atea, vivere nel protocristiano significa vivere in attesa, in una tensione. un tendere come tensione escatologica, questa definizione attraversa il tempo passando per Aristotele e si trasforma in un che cosa. VIVERE PER LA MORTE: essere per la vita autentica essere per la morte. vivere per le possibilit avanti a se, comprendenti, non nel puro presente. La marca della finitezza ci appartiene, siamo nel progetto, nel non ancora. (p.183) Lessere progettanti, anticipanti differisce da ogni altro essere non conforme, non qualificato dallesistenza. PARAGRAFO 30 Modo della situazione emotivala paura anticipazione dellangoscia La paura indagata sotto tre profili: 1. Davanti a che 2. Lavere 3. Il perch Sono motivi connessi tra loro e non casuali.

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Il davanti a che: minacciosit, nellente che viene incontro come minaccioso porta con se la dannosit. Lavere: vi sempre un oggetto, ci che fa paura, un ente difforme o conforme allesserci. Perch: noi conosciamo i motivi della paura ma non riusciamo ad evitarli. Solo perch noi abbiamo originariamente paura possiamo avere paurariferendosi sempre alla situazione emotiva. Ci capita di avere paura perch siamo gi da sempre nella paura. Per fare esperienza del minaccioso occorre occuparsi del nostro essere, del proprio essere, perch noi abbiamo paura? Sempre per noi stessi, siamo preoccupati in senso ontologico. Anche nella paura per laltro in realt abbiamo paura di restare da soli. Anche la perdita dei beni unespropriazione del nostro esserci. Noi siamo sempre collegati a ci che abbiamo nel mondo, io mi comprendo a seconda del mio rapporto con il mondo. Una variante della paura lo stupore: elemento dello stupore o che coincide con il timore panico dellente che ci si presenta. (Di Martino pensa che questo collegamento sia azzardato). Heidegger tiene conto della caduta senza accennare alla possibilit di rialzarsi. Vediamolo al contrario: qualcosa si mostrastupore (identificato come timore e panico)questa cosa ci viene sotrattapaura. Ma Heidegger vede la disgrazia come punto di partenza originario, nel fondamento dellesserci stesso, tutto ci mostra la tragicit dellopera essere e tempo anche chiamato laltra fine. PARAGRAFO 31 LA COMPRENSIONE Il grande pilastro dellin esserci. Una spiegazione riguarda le scienze della natura. Una comprensione riguarda le scienze dello spirito. Heidegger dice che si tratta di comprendere ma utilizza entrambe le accezionifenomenologia dellessere. Heidegger intende comprensione non come opposto alla spiegazione. Non dice mai espressamente cosa sia un conoscere originario, non un conoscere teoretico. Lapertura dellesserci intesa come apertura al mondo, familiarit, una certa conoscenza di se, come trasparenza.
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Comprendere: Senso del sapere Potuto come esistenziale Esistere comprendere, essere aperti al senso, il modo dellesserci comprendente un poter essere, un esserci possibile diverso dalla semplice presenza. POSSIBILITA: pi in alto della realt , non una categoria modale perch lessere possibile c gi, intrinseco nel nostro modo dessere. la prima determinazione ontologica positiva (p.177)Esistere e comprendere sono sinonimi. Che cosa vuol dire che lessere pu comprendere? Noi uomini a differenza degli animali siamo un poter esserci, comprendiamo lessere. Comprendereesistereessere aperti al mondo. Esistere significa essere oltre se nella maniera comprendente. La comprensione il cuore della differenza antropologica. Il bambino esistente non sussistente aperto alle manifestabilit, comprensione del mondo e di se. Lessere come ente comprendente il pi proprio poter essere dellesserci, alla base di tutti i poter essere. Comprendere significa avere possibilit, un rapporto a possibilit dazione. Abbiamo la capacit di progettarci: combinare e ricombinare le nostre possibilit anticipatamente. Questo una scimmia non lo pu fare, solo chi nelle proprie possibilit pu progettare. Io ho a disposizione il mondo come totalit delle mie possibilit dazione. Comprendentiprogettantirapporto con possibilit. Noi tendiamo, siamo la tendenza, siamo nella possibilit ontologia positiva. Heidegger aggiunge possibilit gettata in un mondo: non posso diventare qualunque cosa. Lesserci si proietta oltre a se finch esiste. Non possiamo ridurci a semplici presenze, siamo progetto gettato non ci possiamo fare niente anche quando lesserci subisce particolari fallimenti. Siamo cos attratti dal comprendere le nostre possibilit perch una chiusura del possibile una chiusura dellessere. Noi siamo un: Avanti a seprogettantifuturo Gi ingettati sempre in uno stato emotivopassato Presso lente di cu ci prendiamo curapresente Quindi lessere tempo.

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PARAGRAFO 32 COMPRENSIONE E INTERPRETAZIONE segna linizio dellermeneutica filosofica. Interpretazione non corrisponde a interpretazione arbitraria, a parere soggettivo. Heidegger parla di interpretazione in termini pi vicini a esplicazione che a parere. Interpretare significa articolare il compreso, ci che gi sempre compreso nella comprensione, attuare unesplicazione di ci che preliminarmente compreso. Comprendo lin quanto e il per cui dellente che mi viene in contro: per esempio il per cui delle forbici, la sua utilizzabilit il tagliare. Ogni ente ci viene originariamente in contro provvisto di un per cui. Lente ci appartiene sempre nel suo in quanto, in quanto questo o quello. Husserl fece dellintuizione il perno, la fonte originaria della conoscenza. Per intuizione Husserl intende il dato, la datit: lincontro tra intuizione pura e dato puro. Mentre per Heidegger intuizione sempre esplicazione del gi compreso. Dal momento in cui Heidegger scrive sullinterpretazione nasce lermeneutica. (p.183)Zoomla zoomata un campo pre-aperto per lelaborazione delle possibilit gi progettate nellinterpretazione. Vi nel comprendere e nellinterpretare una logica di presupposto: noi muoviamo dalla significativit cio dalla precomprensione del mondo. La familiarit del mondo la partenza dellessere comprendente. Il passaggio dal precomprendere al comprendere linterpretazione. (p.184) Lente che interpretiamo, che cos si fa avanti, ha la struttura del qualcosa in quanto qualcosa. Ci che aperto, (ente), si trova gi provvisto dellin quanto. Fino a Husserl e Heidegger in quanto viene attribuito a una preposizione: cogliamo la realt grazie al linguaggio. DISCUSSIONE SULLIN QUANTO: Heidegger: io sono in grado di cogliere qualcosa in quanto qualcosa, il significato che fonda e mi permetter poi di fondare una preposizione non il contrario. Il significato preesistente non viene aggiunto al fatto. lente che originariamente provvisto di linguaggio.

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Esempio: analisi costitutiva dellessere tavolovari strati, il primo di questi quello percettivo e solo come ultimo strato abbiamo il significato, il prodotto culturale. Nella percezione non vi senso, man mano che si sale di strato ci sono sintesi attive. I predicati di significato sono generati dallintersoggettivit, atti di conferimento di senso, quindi vengono necessariamente per ultimi. Differenza tra: conferimento del senso e comprensione del senso. La struttura del qualcosa in quanto qualcosa originaria, il modo in cui lessere ci viene in contro. La pura datit percettiva si ottiene tramite la privazione di senso. Noi partiamo dal senso per arrivare alla pura percezione quindi la struttura dellin quanto originaria, non il dato puro ma lin quanto. Non ci sono dati ma significati, Heidegger dissolve il primato del dato: il puro dato si ottiene solo a posteriori togliendo il senso. Le componenti pragmatiche emotive e originarie sono quelle dellapertura al mondo e del rapporto con lente, del qualcosa in quanto qualcosa. Non la percezione quindi ma linterpretazione e la comprensione. (p.185) Un cogliere privo di in quanto ha bisogno di una conversione perch una privazione unalterazione una diminuzione di quel vedere semplicemente comprensivo. Il puro qualcosa viene sempre dopo, prima ci appare un qualcosa in quanto qualcosa. Perch a noi non appaiono mai semplici presenze. Per luomo gettato, sensibile a quello che accade, sempre aperto originariamente appaiono sempre dei qualcosa in quanto qualcosa: casaacquaalbero Lobbiettivo di Heidegger quello di smarcarsi da ogni soggettivizza zione del significato. Non si traduce il mondo nella soggettivit. Non c nessun costruttivismo nella posizione Heideggeriana dei significati. Il significato in un certo senso appartiene al vivente. Una significativit compresa appartiene allesserci. C una pura esistenza prima e dopo lesserci ma non c mondo senza esserci, non c significativit. Uomoemotivamente comprendente e interpretante costitutivamente essere nel mondo Linterpretazione si fonda sempre su una previsione. Nella pre disponibilit mi muovo sempre in una certa direzione. Io mi volgo al mondo con una certa prospettiva, ma al mondo che preventivamente
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comprendo. Quando interpreto mi avvalgo di una previsione, uno scorcio, e una precognizione. Linterpretazione si muove gi su una precisa precognizione. Questa la struttura del pre che appartiene alla comprensione. Io colgo la cosa in modo prederminato dalla previsione e dalla precognizione STRUTTURA CIROLARE: quando comprendo ho gi compreso, c un presupposto. Non conosco mai da zero non ho mai la cosa allo stato puro. Lente che mi viene in contro a partire da una determinata precognizione. La circolarit non un impedimento, un inconveniente, una situazione negativa ma positiva finch non lo capiremo non comprenderemmo mai chi lesserci. Circolaritcondizione positivain ogni procedimento interpretativo vi un pre. Ci sono due correnti: la corrente realista e quella antirealista Scomparsa del datoovvia e indiscussa interpretazione dellinterpretante. Nuovo realismooggettivit del dato (p.188) Si presenta la non discussa assunzione dellinterpretante, la precomprensione guida linterpretazione. Se ti appelli al dato in realt ti riferisci alla precomprensione perch non c mai un dato puro. Noi gi presupponiamo ci che c alla fine del discorso, la nostra non una conoscenza scientifica ma condizionata e pregiudicata. Lo scienziato spera di poter creare una mera osservazione di un osservatore della natura priva di precomprensioni. La scienza della natura pi rigorosa in quanto priva della struttura del pre dellinterpretazione? (p.189) No, il problema non stare dentro al circolo, ma starvi dentro senza lasciarsi imporre pregiudizi. La matematica non pi rigorosa della storiografia (osservazione impegnativa). Vedere il circolo come un inconveniente inevitabile significa fraintenderlo. Non un inconveniente poich la conoscenza o la comprensione riguarda solo un ente condizionato, un esserci dellessere gettato nel mondo, sempre preoccupato del suo esserci che esiste. Ed esiste nel suo modo di poter essere cio di un essere gettato che ha gi da essere. La familiarit dellessere dellessere gettato con una totalit di significati non un inconveniente. Noi vediamo ci che vediamo grazie e non malgrado allessere gettato e progettati nel mondo. Altrimenti non ci sarebbe visione. Il condizionamento promuove dunque la conoscenza e non la ostacola. Non si pu
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conoscere senza una direzione. La comprensione tale perch condizionata. PRE-STRUTTURA(p.186) un fenomeno sempre allopera, ci che ci apre alla visione, non ci che la occlude, la pre-struttura del senso la condizione non limpedimento. LA COSA STESSANoi non dobbiamo ricavare le interpretazioni dalle opinioni comuni ma dalle cose stesse. una scommessa, unascesi, un continuo correggersi. Linterpretazione devessere attinta dalla cosa stessa. Il contenuto delle interpretazioni dovuto dal lasciarsi imporre dalle cose linterpretazione. Il rapporto tra precomprensione e interpretazione positivo. Pi il mondo ricco pi ampio il mio pre, pi sono nella condizione di vedere. Per vedere occorre mondo, il mondo la condizione di visibilit della cosa, si incontrano cose solo a partire dal mondo. un insieme di significati. Circolo=aver gi compreso interpretando=condizione positivamondo= intimit con una totalit di significati. Vi un rapporto con lente che emerge in quel mondo e si rende visibile solo grazie alla precomprensione. UNIVERSALITAci sono o non ci sono conoscenze universali? Non c una lingua che sta oltre le altre lingue e anche quando noi parliamo di comprensioni universali le diciamo in questa lingua ma non un limite. Per Heidegger la riduzione a esperienza pura in senso Husserliano impossibile. Una definizione impura e la purezza non una condizione invidiabile perch sinonimo di cecit. Non c niente da ridurre in senso fenomenologico. Non si tratta di azzerare i pregiudizi ma di stare nel mondo nel modo giusto. Rapportotra mondo e cosa tra precomprensione e rappresentazione Sono strutture di carattere ontologico. PARAGRAFO 33 ASSERZIONE (P.139) Abbiamo parlato di: interpretazione come attuazione del compreso. Uno dei modi dellattuazione dellinterpretazione lasserzione: la frase proposizionale. Heidegger in questo campo concorda con Husserl e prende di nuovo le distanze dalla tradizione. Heidegger contesta che verit e senso siano
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stati attributi al logos, allasserzione. La verit nella tradizione un carattere del discorso, vero o falso sono caratteri di un enunciato dichiarativo. Heidegger vuole dimostrare che lin quanto si fonda nella verit del circolo, dellinterpretazione. Asserzione presentata come uno dei modi dellinterpretazione, quello pi lontano. RICONDUZIONE DELLA PREPOSIZIONE DICHIARATIVA ALLE SUE BASI SEMANTICHE ESPERIENZIALI: tre momenti dellasserzione 1. Manifestazione: non parla di una frase ma di un comportamento, un modo di essere che diventa un insieme di parole nellappiattimento della metafisica (p.190,p:191,No 192 Kant). Asserzionemanifestazione, modo dessere del logoscomportamento mostrante. Esempio Il martello troppo pesante, asserzione vicinissima allinterpretazione che articola il senso la manifestazione si riferisce allente stesso e non a una rappresentazione. Tutto appartiene al modo primario dellente, si mantiene presso lopera, del concreto averci a che fare, dellutilizzabilit. Lasserzione come manifestazione ha di mira il prendersi cura. 2. Predicazione: si esplicita la caratteristica, non pi la cura complessiva, ci si stacca dalluso si parla di questo martello qui, il comportamento parlante che inizia come manifestazione ha il distacco nella comunicazione, parlo di questo martello ma sono lontano dalluso. Lasserito pu essere riferito 3. Comunicazione: ci si accontenta che si riferisca allente e non alla manifestazione dellente. La comunicazione lespressione, in rapporto diretto con il primo e il secondo significato. (p.192)Lasserzione non un comportamento a se stante, non un comportamento primo. Abbiamo gi incontrato lente nel suo in quanto tale, lasserzione abbisogna della pre disponibilit e della previsione dellaperto in generale. Abbisogna sempre di una precognizione. CONCETTUALITAinsita nelle parole di cui non puoi liberarti. Senza le parole non ci sarebbe nessun comportamento asserente. Le parole sono scrigni della cultura. Husserl era inconsapevole della portata del linguaggio.(p.193)Lasserzione non un comportamento primo ma un derivato. Come dobbiamo intendere la derivazione dell asserzione
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dallinterpretazione? Nel commercio prendente cura non esiste il martello pesante, non originario, richiama a un rapporto con lastratto. Devessere pesante in rapporto alluso. Come siamo passati dal commercio alla contemplazione? Nello stesso modo in cui nascono le scienze. Lente del con che diventa lintorno. Non pi lattrezzo che uso ma la caratteristica: acqua che usoacqua calda o fredda. Nelluso non ci sono propriet ma appropriatezze, nellasserzione lutilizzabilit viene coperta, lascia posto alla semplice presenza, alla vista, alle qualit alle propriet. Lasserzione livella: passa da un in quanto ermeneutico a un in quanto apofantico, appiattito.(Apofantico= oggetto della logica per Aristotele, enunciato che pu essere detto vero o falso Atteggiamento contemplativonascono le scienzemi rapporto con lente non pi in modo manipolatorio ma otticostudio senza uso. La struttura del linguaggio proposizionale non pu fare a meno dellin quanto. Lin quanto la struttura originaria, il fenomeno centrale dellinterpretazione, struttura portante del discorso proposizionale. Noi non possiamo rapportarci allente facendo a meno del fenomeno dellin quanto perch non esiste un ente puro ma solo un qualcosa in quanto qualcosa. Vero quellincontro con lente che congiungo adeguatamente. Ogni ente mi viene sempre in contro provvisto dellin quantoquesta una relazionela cosa nel suo in quntoA Bcongiunge due cose ma anche separazione. La separazione laltro lato della congiunzione. Ogni asserzione sempre un congiungere o un separare. Vero o falso. La falsit sta nellinadeguatezza dellin quanto. Linquanto mette in comunicazione la pragmatica e la logica, il livello ermeneutico e quello formale. PARAGRAFO 34 DISCORSO Comportamento e interpretazione parlante. Heidegger differenzia il discorso dal linguaggio. Il discorso un esistenziale originario insieme alla situazione emotiva e alla comprensione. il terzo pilastro della struttura dellesserci nel mondo. Il discorso non riguarda la verbalizzazione, quella riguarda il parlare. Il discorso simile allinterpretazione, ma linterpretazione pi ampia e pi originaria
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per questo motivo Heidegger ne parla prima, tutta via la funzione molto simile. Il discorso articolante. (p.198)Il discorso articola il compreso. Linterpretazione una messa a fuoco di un significato ricavato dalla totalit. La funzione esplicativa dellinterpretazione si basa sul discorso. Il discorso articolascompone la totalit dei significati. Discorrere non significa parlare ma portare in primo piano, ritagliare il significato. Il discorso un modo dessere indicante. La comprensione emotiva si esprime nel discorso, cio la totalit con la quale siamo intimi si esprime in significati. Il discorso si esprime nel linguaggio. Questo il passaggio dal significato alle parole. I significati precedono e fondano le parole cos come lin quanto ermeneutico fonda lin quanto apofantico. I significati non dipendono dalle parole. Lente ci viene sempre in contro con un significato. Quindi i significati per prodursi non aspettano le parole. Il linguaggio, quando parliamo, il modo di essere mondano specifico nel discorso.

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PARAGRAFO 40 ANALISI DELLANGOSCIA (p.127,p.129) Angoscia: Pura: non connotata fisiologicamente o psicologicamente Situazione emotiva chiarificante. Lesserci si rifugia presso lente perch fugge dallangoscia. Siamo in fuga davanti allessere nel mondo in quanto tale. Situazione emotiva di fronte a un entepaura Angosciadavanti a che indeterminato, a un non ente a un niente. Il minaccioso ci ma non niente, e allora che cosa ci procura langoscia? Il davanti a che lessere nel mondo: duriamo pochi istanti poi presi dallangoscia abbiamo una crisi diretta verso il mondo. Mi angoscio per nulla, in nessun luogo per il mio stesso esserci. il contraccolpo stesso di esserci nel mondo, nellangoscia compare il peso del ci. Quando langoscia riemerge possiamo fuggire, langoscia sempre li e quando riemerge il mondo mondano perde importanza. Il primo piano della rappresentazione scompare e rimane lo sfondo, niente. Perch? per che cosa langoscia si angoscia? Il davanti a che e il perch coincidono, sono lessere nel mondo in quanto tale. Angosciarsi un modo di essere nel mondo che isola lesserci. langoscia della possibilit pi propria. (p.230) SOLIPSISMO: non cartesiano in cui si riduce tutto a un punto riducendo il mondo. Langoscia un modo propriamente umano di essere nel mondo. Siamo diversi dagli animali, gli animali provano paura, terrore. Uomoangosciato posto al cospetto del puro esserci del puro qui nel mondo. Langoscia il contraccolpo, ci che appare quando lente mondano scompare. un niente che non un nulla ma qualcosa che ha un peso, un ente che pesa. Solo luomo in rapporto con il mondo, non con il modano, ma con lorizzonte Angoscia: Isola dal con essere e apre al proprio poter essere Isola dal mondano e apre al mondo Ci si trova spaesati. Lin essere nellangoscia assume il modo di non sentirsi mai a casa propria. Luomo non ha un ambiente, sempre originariamente spaesato. Luomo ha un mondo e non ha un ambiente determinato a differenza degli altri esseri viventi. Luomo originariamente nel mondo e aperto ad esso ed originariamente
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SPAESATO: non definito da un ambiente. Ogni tentativo di appaesarci una fuga direttiva dallangoscia di non sentirsi a casa propria. La tranquillit familiare una modalit che rivela lo spaesamento originario. Siamo stranieri nel mondo mondano il nostro modo di esserci non siamo definiti dal mondano o dallambiente. Angoscia: un modo, un certo modo di essere nel mondo Paura: unangoscia inautentica. Langoscia autentica rara, , ci distraiamo, organizziamo, portiamo lesserci lontano da se stesso. Possiamo essere anche fisicamente angosciati ma le due cose non vanno appaiate. Un problema clinico non pu essere letto come esistenziale. PARAGRAFO 41 Angoscia: Isola e apre Situazione ermeneutica che ci permette di interpretare Chiarificante perch ci porta al cospetto del nostro poter essere In primo piano sono gli enti, sono gli altri, sono le cose a cui dobbiamo badarefuga rovinante. Lessere nel mondo come tale ci riappare grazie allangoscia. LO SFONDO: lessere nel mondo in quanto talecomprensione, aver da essereesistenzialitgettatezzaeffettivit Noi vediamo lintero, non niente di determinato nella somma, ma langoscia ci apre e ci fa apparire la scena. Langoscia una cifra dellumano. Nessun altro essere vivente mai nella distanza o nella possibilit. Possibilitcome gettatezza ed esistenziale, come progetto. In esserefamiliarit con una totalit di significati spaesamento La familiarit laltra facciata del non sentirsi mai a casa propria. Luomo spaesato, oltre ogni paese si disloca. (p.235) Cura: da non confondere con le sue determinazioni ontiche che si ottengono dalla cura (p.242 nota 7) Cura (p.236) Dilthey e i neokantiani riconducono la cura a un volere a un desiderare a un complesso di esperienze vissute.

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Perch Heidegger con il termine cura si lascia alle spalle tutto il discorso del vissuto? Perch vi unirrevocabile astrattezza nel parlare del vissuto, la quale in questo non essere sufficientemente concreti lascia in pasto lessere a ontologie che appiattiscono lessere delluomo nellessere della cosa. Cos perdiamo lessere delluomo nella sua concretezza, vita e cosa vengono infatti accomunate nello stesso senso dessere. Per questo Heidegger si rifiuta di partire dal volere dal desiderio o dallimpulso, perch non diciamo niente di ontologicamente positivo. La volont delluomo pu essere chiarita solo sulla base della cura. Curaontologicamente anteriore, lesserci messo al cospetto delle possibilit nel proprio essere. CURA: Ne va di Aver da essere La perfezio delluomo aperta alla cura di quellassumersi il proprio essere. Non c un volere e intendere ontologicamente determinato. Cura qualificazione ontologica positiva dellessere dellesserci. PUNTO A: se riduci luomo a semplice presenza e le cose sono semplice presenza metti in competizione le due cose. Il soggetto isolato senza mondo, e il mondo nella semplice presenza questa una riduzione gnoseologica che difetto anche di Husserl. Per Heidegger la cono scienza il modo originario di aprirsi al mondo. PUNTO C: Realt e cura: Realtmera sussistenza del mondo esterno con lintenzione. Sussistenza e realt non il modo primario ma uno dei modi desserci. (p.257) c realt finch c cura, dalla comprensione dellessere dipende lesserci non lente. La realt come modo dessere dpende dalla comprensione e la comprensione dipende dalla cura. Realtpuro ente, essente, natura continua, se sparisse lesserci ci sarebbe lente ma non lessere, il reale ma non la realt. Lente indipendente e in s rispetto allesserci. Ma fuori dalla cura il carattere dellindipendente e dellin se non ci sono. Si pu distinguere sussistere, la realt sussister ma non riveler pi il suo significato senza lesserci. Il reale sussiste ma senza lesserci non ,
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solo fino a ch c lesserci che il reale mantiene i suoi caratteri di sussistenza e di in se. Sono caratteri che appartengono alla comprensione delluomo. La realt di per se non sarebbe indipendente. (p.252) Noi possiamo intendere questo come idealismo a patto che lessere dellente non sia spiegabile mediante lente. Questo lato dellidealismo la spiegazione della verit trascendentale. Il senso dellessere appartiene alla comprensione dellesserci. La natura, il reale, gli enti, si rivelano solo a un altro ente che ha come prerogativa la comprensione dellessere. ma questo non ha niente a che vedere con lidealismo normalmente inteso. PARAGRAFO 44 Critica il nesso tra verit e asserzione. Mette in discussione ladeguazione non per eliminarla ma per ricondurla a verit. La verit non adeguazione ma apertura. Heidegger vuole dimostrare che la veritas si applica nella verit come apertura. Comprensioneinterpretazione(asserzione come modo derivato o ultimo dellinterpretazione). Il tradimento dei greci non solo dei latini, era gi avvenuto con Aristotele. (p.263) Un asserzione adeguata se ci fa scoprire come stanno le cose. Vero adeguato, la realt scoprente. Un giudizio vero se ci permette di scoprire lente. (p.264) Asserzionemodo desserequando questo modo dessere vero un comportarmi, un modo di rapportarmi allente. Lasserzione vera se scopre questo essere vero si fonda sullessere aperto nel mondo. Non potrei comportarmi cos se non fossi iscritto nellapertura., lesserci primariamente vero scoprente. Verit in un secondo senso significa essere scoperto, lente che viene alla luce (p.266-267). La verit apertura, lesserci aperto, lesserci nella verit. VERO: lo applico sempre a un discorso su qualcosa. Noi dobbiamo intendere il logos come modo originario di un rapporto con lente che lascia vedere ci che si mostra da se stesso e in se stesso. Dir vera unasserzione quando essa scoprente, quando quindi lente nello stato di essere scoperto mediante lasserzione. Per essere nel modo dellasserzione io devo gi essere in unapertura al mondo e del mondo. La verit si fonda su una possibilit: sul mio essere nellapertura, sullessere nella svelatezza, nello spazio gi apertura.
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ESSERCI: sempre nella manifestabilit la sua apertura del mondo e al mondo. Esserci anche nella non verit: infatti proprio perch in unapertura pu decadere in uno stato di chiusura. Chiusura come limmedesimazione nel si, dove lo scoperto cade nella contraffazione del nascondimento. Lesserci sostanzialmente deiettivo portato a un appiattimento del fenomeno della verit. (p.273).

ESSERE PER LA MORTE: La quotidianit dell esserci ci che si distende dallinizio alla fine, dalla nascita alla morte. La morte: il si lo stato interpretativo pubblico interpreta la morte con largomento del puro cessare di vivere. Dicendo tutti si muore il si allontana la morte. Heidegger fa una distinzione: Uomodecesso Animalecessa di vivere Nel si la morte un mero accadimento, unoccorrenza non ancora giunta. La morte in questo modo, e anche nella visione epicurea perde la sua dimensione originaria. MORTE: non semplice accadimento ma possibilit. Nel modo interpretativo quotidiano manca la morte invece la morte la possibilit pi propria, certa e indeterminata. La morte la possibilit pi propria perch tiene aperte tutte le altre possibilit. Quando la morte diventa una realt effettiva il progetto stesso dellesserci si chiude. Dire proprio e autentico uguale. la possibilit della pura e semplice impossibilit dellesserci. MORTE: Possibilit pi propria e autentica perch investe tutto il progetto. Possibilit pi autentica perch deve tenere aperte tutte le possibilit. Lesserci si rapporta costantemente alla morte, viene inibito in me questo rapporto quando la possibilit diventa minacciosa. Lessere in costante rapporto con la possibilit pi autentica che rappresenta lavanti a s pi proprio, con la possibilit incommensurabile. Lesserci
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si rapporta dunque in un modo o nellaltro gi sempre nella possibilit pi autentica. AUTENTICITA: poich il rapporto con la morte inevitabile pu essere deiettivo. Ma tuttavia c un modo autentico per accogl

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