fascismo inaugurava uno dei cimiteri militari pi imponenti dEuropa: il sacrario di Redipuglia. Limportanza che il tema rivestiva per il regi- me, una volta consolidato il potere, testimo- niato dalla decisione di intervenire, a distanza di anni dalla conclusione del conflitto, con un imponente programma di monumentalizzazione dei luoghi di guerra, messo a punto dal genera- le Giovanni Faracovi e attuatosi con linterven- to di Ugo Cei. Questultimo ricopr un ruolo centrale nelle vicende edilizie dei sacrari degli anni Trenta, opere nelle quali laspetto pedago- gico imposto dal regime risulta preponderante. Gestendo lintera produzione di queste architet- ture il generale Cei non avrebbe esitato a desti- tuire, da cantieri gi avviati, i professionisti inca- ricati per imporre i propri: larchitetto Giovan- ni Greppi e lo scultore Giannino Castiglioni 1 . I due artisti milanesi monopolizzarono gli interventi nei luoghi della Grande Guerra dal 1933 sino al 1941. La loro collaborazione fu dunque un sodalizio professionale di lunga durata, che produsse oltre ai sacrari realizzati di cui Redipuglia lopera pi emblematica una serie di progetti per cimiteri militari da eri- gersi allestero 2 . Il coinvolgimento dei due in queste ultime opere risultava inedito, come gli stessi progetti. Il piano Faracovi Conclusasi la prima guerra mondiale, lo Stato italiano si era trovato ad affrontare lurgente problema di dare sepoltura adeguata allimmen- so numero di caduti seppelliti in uninfinit di cimiteri di guerra sorti in modo provvisorio, in prossimit dei campi di battaglia 3 . Solo nel 1927 il governo nazionale fascista decideva di affrontare la questione in modo sistematico e definitivo, affidando lincarico al 233 Anna Maria Fiore La monumentalizzazione dei luoghi teatro della Grande Guerra: il sacrario di Redipuglia di Giovanni Greppi e Giannino Castiglioni generale Giovanni Faracovi, nominato commis- sario straordinario per le onoranze ai caduti in guerra. A lui era stato assegnato il compito di predisporre un piano per la sistemazione delle salme dei militi in territorio italiano ed estero 4 . Il programma prevedeva una serie dinter- venti lungo i principali fronti di battaglia, che il generale individuava nella linea montana, lungo il corso dellIsonzo e del Piave, dove si sarebbe- ro realizzati grandi ossari militari 5 . I grandi concentramenti di Salme a cui Faracovi faceva riferimento nel suo programma sembrano essere la soluzione pi razionale per contenere i costi degli interventi e dotarsi di architetture che fossero espressione del senti- mento, del prestigio, della civilt e della dignit della Nazione. In questottica, il generale indi- viduava come tipologia pi atta a raggiungere lo scopo quella degli ossari. Essa consentiva: lIndividualit ciascun caduto avrebbe avuto il proprio loculo la Perpetuit la costru- zione avrebbe garantito la conservazione dei resti degli eroi di guerra la Monumentalit in quanto si sarebbero realizzate architetture severe e solenni . Queste ultime, secondo Fara- covi, avrebbero dovuto costituire attraverso i secoli la documentazione storica dellimmane guerra e, allo stesso tempo, testimoniare la perenne riconoscenza dellItalia ai suoi Morti, divenendo virile scuola per i vivi. In questot- tica pedagogica, non si poteva non riservare un posto di maggior rilievo a coloro che, caduti per la patria, si erano distinti particolarmente sui campi di battaglia 6 . Le tematiche connesse a queste realizzazioni non prescindevano, quindi, dai dettami imposti dalla committenza agli architetti chiamati a eseguirne la progettazione. Buona parte degli ossari militari, infatti, avrebbe conservato caratteristiche comuni: sarebbe sorta su alture, avrebbe espresso il valore del sacrificio e limportanza della vittoria, utilizzando un lin- guaggio architettonico fatto di linee maestose senza frastagliamenti e cincischiature; la massa strutturale avrebbe dominato sullornamenta- zione, in omaggio alle migliori tradizioni monumentali nazionali 7 . La romanit cui i pro- fessionisti sarebbero stati chiamati a ispirarsi conteneva, infatti, motivazioni ideologiche forti: le mire imperialistiche del regime erano tradot- te con un rimando pi diretto al linguaggio 1. G. Castiglioni, Bozzetto presentato al concorso per il monumento ai caduti di Milano, contraddistinto dal motto Alla gloria, 1925 (Emporium, LXI, 363, 1925, p. 201).
15|2003 Annali di architettura Rivista del Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza www.cisapalladio.org architettonico degli antichi predecessori roma- ni. Allo stesso modo, la tipologia degli interven- ti, fortemente connessa alla celebrazione del concetto di patria sostanziato dal sacrificio dei caduti della Grande Guerra non poteva che richiedere unarchitettura il cui riferimento andava individuato nella tradizione costruttiva italiana. Se il linguaggio utilizzato negli ossari doveva essere espressione di italianit, la con- centrazione di salme in pochi luoghi accessibili si sarebbe rivelata funzionale a educare la massa al culto della nazione. Infatti, secondo il pro- gramma elaborato da Faracovi, se ubicati in prossimit di stazioni ferroviarie, o nelle vici- nanze di strade facilmente percorribili, gli ossa- ri avrebbero incentivato i pellegrinaggi indivi- duali e collettivi. Inoltre, la grande dimensione avrebbe richiamato molti pi visitatori, sulle- sempio dei grandi cimiteri gi esistenti di Redi- puglia, del monte Grappa e del Pasubio 8 . Che il pellegrinaggio avrebbe assolto a un compito ben preciso era stato lo stesso Faracovi a indicarlo nel suo piano: se da un lato esso permetteva di rendere riconoscente omaggio alla memoria [...] dei [] Caduti dallaltro consentiva al pel- legrino di trarre, dal sacrificio eroico [], inci- tamento e sprone a sempre pi amare quella Patria che Essi ci hanno lasciato pi grande 9 . In sintesi, la soluzione prospettata da Faraco- vi consisteva nel realizzare pochissime opere [] ma tutte monumentali 10 . In merito alla scelta dei professionisti a cui affidare la progettazione delle opere, il generale avrebbe goduto di unampia discrezionalit, concessa dal ministero della guerra. Si approva- va, infatti, la decisione di non bandire pubblici concorsi, al fine di evitare difficolt e perdite di tempo. A tale scopo si dava piena facolt al generale di rivolgersi a quegli Architetti che 234 per precedenti lavori o per sicure informazioni [davano] affidamento di ben corrispondere allincarico 11 . Se nessun concorso nazionale era stato bandito, risultava altres determinante nella scelta dei tecnici linfluenza di Alberto Calza Bini, segretario del sindacato nazionale fascista architetti 12 . Nella primavera del 1929 il commissario, affiancato da Calza Bini, selezionava i nominati- vi degli architetti per lattribuzione degli incari- chi: Pietro Del Fabro, Fernando Biscaccianti, Giovanni Raimondi, Brenno Del Giudice, Orfeo Rossato, Ghino Venturi, Felice Nori e Alessandro Limongelli 13 . Ufficialmente, la scelta degli architetti era motivata dalla partecipazione di questi ultimi ai combattimenti della Grande Guerra e dalla finalit di ottenere un onorario pi basso per le loro prestazioni, in omaggio ai Fratelli caduti sul campo dellonore 14 . Liter previsto per lapprovazione dei progetti preve- deva il consenso di Faracovi, il calcolo dei costi di realizzazione e lavallo del ministero della guerra, il quale si riservava la facolt di chiede- re sui progetti, se necessario, il parere di per- sone ed enti idonei 15 . Listituzionalizzazione dellintervento dello Stato in materia di celebrazione dei caduti A partire dal 1928 si era sistematicamente posta fine alla costruzione di monumenti di iniziativa locale, avocando allo Stato il compito di edifica- re grandi spazi per la celebrazione dei caduti, pi adeguati a eternare il mito della Grande Guerra 16 . Dal giugno del 1931 lampia discrezio- nalit concessa al commissario per le onoranze ai caduti veniva ridotta dallentrata in vigore di una legge, che istituzionalizzava lintervento dello Stato in questa materia, facendo esplicita- mente proprie le direttive espresse dal piano Faracovi 17 . La legge, inoltre, ufficializzava la carica di commissario definendone le compe- tenze e sottoponendo la sua attivit direttamen- te al controllo del ministero della guerra e isti- tuiva una commissione consultiva, che lo avreb- be affiancato nello svolgimento della sua funzio- ne 18 . Lentrata in vigore della commissione avrebbe messo in discussione le modalit per laffidamento degli incarichi diretti per la pro- gettazione dei sacrari. Eliminata lidea di bandi- re concorsi pubblici, si propendeva per la for- mula del concorso a inviti, selezionando i pro- fessionisti fra coloro che avevano maggiori titoli di merito, anche per aver fatta e sentita la guerra 19 . Per onorare i caduti non era necessa- ria unOpera di genio, ma semplicemente [una costruzione] ben intonata e duratura, che non avrebbe dovuto celebrare il proprio architetto 20 . Lorganismo consultivo avrebbe vincolato non poco lattivit di Faracovi, sino alla decisione di sopprimerlo con il decreto legge del 31 maggio 2. Veduta del vecchio cimitero militare di Redipuglia nei primi anni Venti (San Canzian dIsonzo, Gorizia, Fototeca storica del Consorzio Culturale del Monfalconese).
15|2003 Annali di architettura Rivista del Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza www.cisapalladio.org la realizzazione del cimitero monumentale del Grappa, segnando una svolta nella gestione del cantiere, fino a quel momento condotta da un comitato nazionale appositamente istituito 26 . Lautonomia decisionale del comitato promoto- re della costruzione non era, infatti, pi tollera- ta da uno Stato che aveva avocato a s il culto dei caduti, trasformando progressivamente leroe di guerra in eroe fascista. Il generale nella realizzazione dellopera sarebbe stato affiancato da Giovanni Greppi e da Giannino Castiglioni. Il loro sodalizio professionale si avviava nel 1933 e appare dettato dalla necessit di portare a termine i lavori di realizzazione del sacrario del Grappa, sul quale si era precedentemente cimentato Alessandro Limongelli con scarsi esiti. La scelta di Castiglioni sembra farsi strada nella primavera dello stesso anno ed suggerita al generale dal nipote Giorgio Pierotti Cei, che aveva avuto modo di osservare, durante il suo soggiorno a Buenos Aires, lantenna monumen- tale realizzata dallo scultore con Gaetano Moretti nella citt argentina 27 . Sembra che proprio in seguito a questo sug- gerimento Cei abbia incaricato il nipote di prov- vedere a mettersi in contatto con lartista milane- se 28 . Le prime relazioni documentate tra Casti- glioni e il nipote del generale Cei risalgono al 1 luglio 1933, ma significativo che tra le Note gior- naliere di Giannino Castiglioni si ritrovi un appunto sulleventuale lavoro [sul] Monte Grap- pa e che allincontro con Pierotti si sia recato gi con larchitetto Giovanni Greppi che, in seguito, lo avrebbe affiancato nella stesura del progetto 29 . Le ragioni della scelta di questultimo rimangono ignote. Lintervento, condotto a termine nel vol- gere di un anno dal suo inizio, avrebbe collauda- to un sodalizio professionale e consentito a Ugo Cei, di l a poco nominato commissario generale straordinario di tutti i cimiteri di guerra, di avva- lersi dei due artisti in buona parte dei cantieri che si sarebbero aperti sotto la sua supervisione. da escludere che il generale Cei abbia contattato altri artisti, nonostante egli avesse esplicitamente affermato di avere raccolto diversi progetti da sottoporre insieme a quello di Greppi e Casti- glioni al giudizio del duce 30 . Infatti, che la scel- ta operata a favore dei due artisti milanesi fosse definitiva gi nellestate del 1933, lo dimostra una missiva, con la quale lo stesso Cei eludeva diplo- maticamente le pressioni esercitate da Giovanni Faracovi, che tentava di imporgli i nomi degli architetti Marangoni, [] Fagiuoli e, in seconda battuta, Brenno Del Giudice 31 . Giannino Castiglioni e Giovanni Greppi non erano nuovi al tema della celebrazione dei cadu- ti. Questo elemento, oltre al suggerimento for- nito da Pierotti a Cei, risulta determinante per laffidamento dellincarico. Inoltre la scelta dei 235 1935, anno in cui la carica di commissario per le onoranze ai caduti in guerra sarebbe stata sosti- tuita con quella di commissario generale straor- dinario per la sistemazione di tutti i cimiteri di guerra nel Regno e allestero 21 . La nuova figura avrebbe ottenuto maggiore potere decisionale e sarebbe stata sottoposta unicamente al capo del governo, con il quale avrebbe potuto interloquire direttamente. Nel contempo la legge snelliva ulteriormente liter burocratico relativo alla gestione e alla realizzazione dei singoli sacrari 22 . Della modifica introdotta dal decreto legge avrebbe beneficiato il generale Ugo Cei, chia- mato a ricoprire il ruolo di commissario a parti- re dal febbraio del 1935 23 . Alla vigilia del suo insediamento molti can- tieri erano stati avviati, ma le lungaggini aveva- no determinato onerose lievitazioni dei prezzi 24 . Il primo intervento del nuovo commissario sarebbe consistito nel riorganizzare lufficio, riducendo drasticamente il personale e rimetten- do in discussione le scelte gi operate in relazio- ne a buona parte dei progetti in fase desecuzio- ne 25 . Ugo Cei non era nuovo a un simile incarico; infatti, aveva gi gestito per conto del governo il cantiere del sacrario del monte Grappa, unica costruzione sottratta al controllo di Faracovi. Ugo Cei e i suoi architetti Nellaprile del 1932 il generale Ugo Cei aveva assunto la carica di commissario del governo per 3. Progetto per la sistemazione permanente del cimitero militare di Redipuglia, particolare prospettico, 1932-1935 (Roma, Archivio del Commissariato Generale per le Onoranze ai Caduti in Guerra [ACGOCG], Sezione Tecnica, Redipuglia). 4. Progetto per la sistemazione permanente del cimitero militare di Redipuglia, prospetto laterale dellingresso, 1932-1935 (Roma, ACGOCG, Sezione Tecnica, Redipuglia).
15|2003 Annali di architettura Rivista del Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza www.cisapalladio.org due artisti non sembra essere dettata da una familiarit con lesperienza della guerra vissuta in prima persona. Giovanni Greppi, bench sot- totenente del genio militare, aveva potuto schi- vare gli orrori del conflitto, in quanto protetto dal suo ruolo di artista 32 . Giannino Castiglioni, daltro canto, non avrebbe esitato a rivolgersi al presidente dellAccademia di Brera Giovanni Beltrami per ottenere un trattamento di favo- re, che lo risparmiasse dallinvio al fronte 33 . Daltro canto, nello svolgimento delle loro singole attivit professionali, entrambi erano stati gi impegnati da protagonisti negli eventi artistici legati alle possibilit di integrazione tra architettura e scultura monumentale. Giovanni Greppi, infatti, nel 1920 aveva fatto parte della commissione giudicatrice per il 236 concorso per il monumento al Fante da realiz- zarsi sul monte San Michele al Carso: un episo- dio significativo per comprendere le esperienze dellarchitetto prima dellaffidamento dellinca- rico per la progettazione del Grappa 34 . Se il concorso era stato per Giovanni Greppi loccasione per avvicinarsi alle tematiche con- nesse allarchitettura celebrativa, lincarico affi- datogli per il monumento ai caduti di Intra gli avrebbe consentito di sperimentare concreta- mente, nel 1925, le difficolt imposte da simili realizzazioni 35 . Limpianto che egli progetta improntato a unestrema semplicit: una piat- taforma su cui simposta il basamento a soste- gno della vittoria scolpita da Orsolini fian- cheggiata da due scale, che si spingono oltre il settore centrale, quasi a sfiorare lacqua del lago 36 . Il riferimento alle strutture difensive esplicito nel trattamento della muratura a scarpa e nel rivestimento a bugne con risalti angolari. Si tratta della ripresa di un tema che, con ben altro respiro, sarebbe apparsa nella progettazio- ne dei sacrari eseguiti con Giannino Castiglioni che, negli stessi anni, si sarebbe trovato a speri- mentare linsuccesso al concorso per il monu- mento ai caduti di Milano. indubbio che lepi- sodio occupi un ruolo centrale nella carriera di Castiglioni, che present alla selezione i due bozzetti intitolati Fiamma e Alla gloria, ottenen- do il superamento della gara di primo grado insieme ad altri sette gruppi di concorrenti (ill. 1) 37 . curioso rilevare come Ugo Cei nel suo memoriale sul Grappa non faccia menzione dei monumenti ai caduti proposti da Giannino Castiglioni quanto, piuttosto, sembri apprezzar- ne la scultura funeraria eseguita per il cimitero monumentale di Milano e la vasta produzione di fontane; di questultime, soprattutto quella di San Francesco, unopera caratterizzata dalla presenza di una vasca poligonale sovrapposta a un basamento che duplica la forma dellelemen- to superiore ampliandola 38 . Alla vigilia dellaffidamento dellincarico Giovanni Greppi e Giannino Castiglioni si erano affermati da tempo nei loro diversi setto- ri di competenza e vantavano unamicizia di lunga data, che risaliva agli anni della loro comune frequentazione dellAccademia di Brera come studenti 39 . A dimostrare la con- gruit dei due artisti con lincarico avrebbero contribuito anche fattori esterni come le con- vinzioni politiche, o almeno, quelle ufficial- mente espresse; non un caso, infatti, che pro- prio nellottobre del 1932 Giovanni Greppi si fosse iscritto al Partito nazionale fascista e che, nello stesso anno, avesse inviato al ministro del- lagricoltura Giacomo Acerbo una copia della sua biografia redatta da Raffaele Calzini per propagandare lattivit di architetto svolta sino a quel momento 40 . 5. G. Greppi, G. Castiglioni, Bozzetto relativo alla sistemazione della tomba del duca dAosta, dei suoi generali e dellingresso al cimitero militare di Redipuglia, 1935 (Milano, Archivio Castiglioni). 6. Sacrario di Redipuglia, planimetria dellarea con indicazioni sulla vecchia e nuova ubicazione del cimitero (Roma, ACGOCG, Sezione Tecnica, Redipuglia).
15|2003 Annali di architettura Rivista del Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza www.cisapalladio.org 237 7. G. Greppi, G. Castiglioni, Bozzetto relativo alla costruzione del nuovo sacrario di Redipuglia dopo il cambiamento di ubicazione, 1935 (San Canzian dIsonzo, Gorizia, Fototeca storica del Consorzio Culturale del Monfalconese). 8. Sacrario di Redipuglia, particolare dei gradoni con liscrizione Presente. 9. Sacrario di Redipuglia, veduta dallingresso (Roma, ACGOCG, Sezione Tecnica, Redipuglia). 10. Sacrario di Redipuglia, planimetria (Roma, ACGOCG, Sezione Tecnica, Redipuglia). 11. Sacrario di Redipuglia, veduta della via eroica.
15|2003 Annali di architettura Rivista del Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza www.cisapalladio.org Redipuglia Una volta assunto lincarico di commissario generale straordinario, Ugo Cei si oppose con determinazione al progetto di Ghino Venturi e Pietro Del Fabro per la sistemazione del cimite- ro monumentale di Redipuglia, impedendo che fosse portato a termine 41 . Considerato uno dei pi grandi cimiteri di guerra dEuropa, esso era stato al centro di una animata discussione circa la sua conformazione originaria, che male si adattava alle nuove diret- tive previste dal piano Faracovi 42 . Infatti, a differenza di altri cimiteri militari, contraddistinti dalla presenza di croci, Redipuglia era caratterizzato da un particolare effetto sceno- grafico, determinato dalla presenza di numerosi cimeli di guerra raccolti sui campi di battaglia e posti a indicare le sepolture dei caduti 43 . Inaugurato alla presenza di Benito Mussoli- ni, del re e di Emanuele Filiberto di Savoia duca dAosta e comandante della terza armata il 24 maggio del 1923, il cimitero di Redipuglia era strutturato secondo un impianto a gironi concentrici; esso era suddiviso in sette settori e posto sul colle di SantElia, al cui vertice sorge- va la cappella votiva sormontata dallobelisco della fede con quattro croci e un faro (ill. 2) 44 . Nel tentativo di trasformare il cimitero in un monumentale ossario, tra il 1930 e il 1932 si sus- seguirono ben quattro progetti: uno di Alessan- dro Limongelli, che prevedeva una costruzione a pianta circolare e tre diverse soluzioni di Gino Peressutti 45 . Nessuna viene accettata e sar la proposta avanzata nel maggio del 1932 da Ghino Venturi e Pietro Del Fabro a essere approvata 46 . A Redipuglia i due professionisti si erano presen- tati con ruoli distinti, ma complementari: se a Del Fabro sarebbe spettata la sistemazione dei gironi, a Ghino Venturi sarebbe stata affidata la 238 progettazione della tomba del duca dAosta e del nuovo ingresso al complesso cimiteriale (ill. 3, 4) 47 . La disposizione dei gironi riprende lassetto originario ma la loro struttura viene enfatizzata da murature grezze a bugnato in pietra carsica. Il costruito si riduce al fine di esaltare la natura del luogo: cannoni, croci e altri cimeli rafforzano la configurazione bellica, che insieme con la rada vegetazione posta sui ripiani dei gironi e con le epigrafi scolpite sulla pietra rappresentano tutta lessenzialit del luogo. Nel complesso, il progetto di Del Fabro aveva innovato moderatamente limpianto originario, mentre laccesso e la tomba ideati da Venturi non avrebbero avuto modo di essere realizzati. Lin- soddisfazione di Cei per il progetto di Ghino Venturi era infatti allorigine del coinvolgimento nel cantiere di Redipuglia di Giovanni Greppi e Giannino Castiglioni 48 . Bench le opere previste fossero gi state appaltate, il generale aveva ordi- nato la sospensione dei lavori e la liquidazione dellimpresa. Inizialmente interpellati come con- sulenti, Greppi e Castiglioni si sarebbero limitati a condividere le opinioni della committenza, giu- dicando non adatti al luogo n larco daccesso, n la tomba, previsti dal progetto di Venturi; in un secondo tempo avrebbero ottenuto lincarico ufficiale di procedere a una nuova stesura del pro- getto di sistemazione dellarea. Il primo bozzetto per la realizzazione dello- pera sembra sia stato approntato in brevissimo tempo: era sicuramente pronto prima del set- tembre del 1935 e Cei aveva avuto modo di visionarlo nello studio di Castiglioni (ill. 5) 49 . Luso del bozzetto non solo rendeva pi esplici- to il progetto alla committenza ma consentiva agli artisti una maggiore padronanza e controllo degli spazi, prefigurando lambientazione del- larchitettura nel paesaggio. 12. Beato Angelico, Giudizio Universale, 1426 ca., dipinto su tavola, 105210 cm (Firenze, Museo di San Marco. Riproduzione fotografica su concessione del Ministero per i Beni e le Attivit Culturali. vietata la riproduzione o duplicazione con qualsiasi mezzo). Si osservi lanalogia con la via eroica progettata da Giovanni Greppi e Giannino Castiglioni per Redipuglia.
15|2003 Annali di architettura Rivista del Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza www.cisapalladio.org Il progetto di Greppi e Castiglioni, almeno in questa prima versione, non sembra intaccare limmagine consolidata del cimitero, cos come reinterpretata da Del Fabro. Lasciando inaltera- to lassetto planimetrico, lipotesi dintervento dei due artisti si concentra sullo studio dellac- cesso e della nuova disposizione della tomba del duca dAosta e dei suoi generali. Lidea del monolite, gi presente nella soluzione di Del Fabro e Venturi, ripresa per la sepoltura di Emanuele Filiberto, ma la sua posizione domi- nante enfatizzata dalla gradinata su cui viene a poggiarsi il macigno. Lungo lasse longitudinale del grande viale, che dalla sommit della collina conduce allingresso, vengono collocate le tombe dei generali. Laccesso al luogo cimiteriale risolto attraverso un sistema di scalinate rettili- nee e curve. Il gusto per la conclusione del per- corso con la scalinata curva, che invade il piazza- le daccesso al cimitero, sembra essere riconduci- bile alluniverso formale di Giannino Castiglio- ni. Si ritrova luso di un simile elemento nei boz- zetti eseguiti per il concorso per il monumento ai caduti di Milano. Irrisolto il tentativo di con- nettere in un tutto organico gli snodi angolari tra i vari elementi del complesso: le medesime diffi- 239 colt sono presenti nel bozzetto per Redipuglia; in questo caso luso di elementi in pietra colloca- ti nei punti di raccordo tra forme diverse presen- ta tutta lartificiosit della soluzione. Nel settembre del 1935, Ugo Cei veniva informato sulle precarie condizioni in cui versa- va il cimitero di Redipuglia. Dopo essersi recato in sopraluogo con Greppi e Castiglioni il gene- rale conferiva direttamente con il duce, per informarlo della situazione e sottoporgli tre alternative: non intervenire, ricostruire il cimi- tero al posto del preesistente, oppure variarne lubicazione 50 . Il duce, accogliendo lultima delle soluzioni propostegli, avrebbe confessato al generale che il cimitero di Redipuglia non aveva mai incon- trato i suoi gusti, anzi gli era apparso come un grande deposito di un ferro-vecchio 51 . Limma- gine del luogo stimolava la commozione dei visitatori e in questo senso Cei affermava che la funzione di un Cimitero di guerra era travisata: non bisognava suscitare sentimentalismi ma sti- molare lesaltazione 52 . La scelta del nuovo sito cadeva sullaltura che sorgeva sulle prime pendici del Carso, sul ver- sante occidentale del monte Sei Busi, dove si era strenuamente combattuto. Il nuovo sacrario sarebbe sorto di fronte al vecchio cimitero e la scelta dellarea, realmente teatro di battaglia, avrebbe rafforzato il suo significato simbolico (ill. 6). Al sopraluogo, insieme con il generale, partecipavano nuovamente Giovanni Greppi e Giannino Castiglioni, con lintento di stabilire le caratteristiche del nuovo monumento: gran- diosissimo, semplice, austero e duraturo 53 . Lidea di realizzare un sistema a gradoni sem- brava essere condivisa da tutti ma per attenuarne la monotonia a detta del generale questi ultimi avrebbero dovuto essere sormontati dalla parola Presente, ripetuta innumerevoli volte. Stabiliti i criteri generali dellopera, il progetto, presentato unicamente attraverso le foto del boz- zetto preparato da Castiglioni, era sottoposto, 13. Sacrario di Redipuglia, veduta della tomba del duca dAosta e di quelle dei suoi cinque generali. 14. Sacrario di Redipuglia, sezione longitudinale della cripta sottostante la tomba di Emanuele Filiberto di Savoia, 1939 (Roma, ACGOCG, Sezione Tecnica, Redipuglia). 15. Sacrario di Redipuglia, particolare dellultimo gradone con la cappella.
15|2003 Annali di architettura Rivista del Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza www.cisapalladio.org 240 veniva annullata 57 . Si autorizzava la realizzazione del nuovo cimitero di Redipuglia, come origina- riamente deciso dal duce 58 . Subito dopo sarebbe stata bandita la gara dappalto per lesecuzione dei lavori. Per evitare ulteriori ritardi e indeci- sioni, Ugo Cei ordinava allimpresa di dare avvio alla realizzazione, senza attendere che il ministero approvasse il contratto, in modo da fare trovare tutti davanti al fatto compiuto 59 . Nellottobre del 1936 il cantiere si presentava gi in fase avanzata: nove gradoni erano stati realizzati e le fasce marcapiano, con liscrizione Presente, erano in lavorazione (ill. 8) 60 . Nella realizzazione finale, il sacrario si sareb- be discostato lievemente dal bozzetto appronta- to da Greppi e Castiglioni sul finire del 1935: nuova la presenza della via eroica e diverso il trattamento della gradinata che immette al ripiano, su cui sono collocate le tombe di Ema- nuele Filiberto e dei suoi generali (ill. 9). Lim- pianto planimetrico del nuovo cimitero improntato a una semplicit estrema: un nume- ro di ventidue gradoni si adagia lungo il declivio del colle, superando un forte dislivello (ill. 10). Il monumento alla truppa preceduto da un vasto piazzale, caratterizzato nella parte media- na dalla via eroica in lieve pendenza (ill. 11). Lungo il tragitto trentotto lapidi in bronzo sono infisse nella pavimentazione, cos da ricordare i nomi delle battaglie che avevano segnato le fasi della guerra sul Carso. La soluzione sembra richiamare un dettaglio del Giudizio Universale del Beato Angelico (ill. 12); in particolare, la raffigurazione del percor- so su cui si scorgono gli avelli scoperchiati pre- senta una forte analogia con la pavimentazione della via eroica di Redipuglia e consente di leg- gere lintero complesso come intimamente lega- to alla simbologia della resurrezione e della rigenerazione 61 . A conclusione del percorso collocata liscri- zione dettata dal duca dAosta a commemora- zione del sacrificio compiuto dai soldati durante la guerra 62 . La tomba del duca si eleva dal piaz- zale e il masso tombale che la caratterizza pre- ceduto da un semplice altare in pietra (ill. 13); al di sotto del monolito, impostato su un basamen- to gradonato, si sviluppa la cripta, alla quale si accede mediante una scala (ill. 14) 63 . Cinque monoliti di granito grigio contenenti le urne dei suoi generali sono posizionate nella parte retro- stante del sepolcro. Il monumento non avrebbe ricordato ai visitatori-pellegrini solo i caduti ma glorificato un capo insieme ai suoi soldati com- battenti, associando allimmagine del sacrificio quella dellordine gerarchico, in vista di una sempre pi probabile mobilitazione. Alla sommit del complesso, tre croci segna- lano la presenza della cappella votiva, dietro la quale trova posto un basso torrione circolare in allinizio del dicembre del 1935, al duce che lo approvava (ill. 7) 54 . Nello stesso mese iniziavano le lunghe trattative per lacquisizione del terreno su cui sarebbe sorto il nuovo sacrario, che si pro- trassero sino al luglio del 1936 55 . Nonostante Mussolini avesse autorizzato il generale a intraprendere i lavori, sin dal feb- braio, le continue pressioni esercitate da coloro che erano contrari alla realizzazione del cimite- ro avrebbero imposto vistose contraddizioni nellatteggiamento dello stesso duce, che giunse a revocare lordine di costruzione 56 . In seguito a una serie di accuse mosse nei confronti di Cei e di indagini svolte sulla sua gestione, la decisione di non eseguire i lavori 16. Sacrario del Monte Grappa, planimetria, 1935 (Roma, ACGOCG, Sezione Tecnica, Monte Grappa). 17. Sacrario di Timau, planimetria del primo progetto, 1935 (Roma, ACGOCG, Sezione Tecnica, Timau).
15|2003 Annali di architettura Rivista del Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza www.cisapalladio.org pietra, adibito a osservatorio (ill. 15). Lintero complesso monumentale risulta impostato secondo un uso sapiente dello strumento pro- spettico: la gradonata si assottiglia verso lalto, seguendo landamento delle linee di fuga 64 . La soluzione gi presente nella realizzazione della via eroica del sacrario del Grappa, ma qui assume significato ben diverso, divenendo elemento fon- damentale dellimpianto planimetrico (ill. 16). Ma la scelta di impostare la composizione dellintero monumento su un sistema di grado- ni, strutturato in pianta seguendo le linee della costruzione prospettica, e la volont di attribui- re monumentalit al sacrario, ricorrendo soprat- tutto ad artifici illusionistici, erano state antici- pate dai due artisti nellimpianto planimetrico pensato per il primo progetto del giugno 1935 ma non realizzato per il sacrario di Timau (ill. 17) 65 . In questo progetto le estremit della costruzione sono occupate dalla parete-ossario, la zona centrale caratterizzata, invece, da unam- pia scala che, restringendosi, conduce alla cap- pella, collocata al vertice della costruzione 66 . Laccesso al sacello segnato dalladozione di un timpano sovrapposto a due colonne. Diversa la visibilit di cui dotato il vano sacro: a Timau esso emerge dal complesso, mentre a Redipuglia solo tre croci ne segnalano la presenza. Probabilmente tale soluzione va connessa con lattivit di scenografo svolta da Giovanni 241 Greppi, tra il 1919 e il 1921, prima al fianco di Ettore Fagiuoli e, in seguito, autonomamente 67 . A Redipuglia ciascun gradone, contenente le salme dei caduti, costituito da pietra bianca del Carso e presenta nella parete verticale una lastra bronzea, su cui sono incisi i nomi dei soldati con il grado e le ricompense al valor militare. La fascia marcapiano caratterizzata dalliscrizione Presente ripetuta ossessivamente in tutto il monumento. Essa era apparsa per la prima volta lungo le pareti circolari del sacrario dei martiri fascisti di Adalberto Libera e Antonio Valente, allestito per la mostra organizzata in occasione del decennale della rivoluzione fascista 68 . Si trat- ta di un esplicito richiamo al rito fascista del- lappello, officiato per tutti i morti che si erano distinti nella rivoluzione e nella vita nazionale. Esso costituiva il momento centrale della ceri- monia funebre, durante la quale il nome del caduto veniva pronunciato dal capo delle squa- dre dazione e i partecipanti, inginocchiati, rispondevano Presente, rinsaldando il legame tra vivi e morti. Lidentificazione tra eroi di guerra e martiri fascisti definitivamente com- piuta: col riproporre il rito, si recuperava allat- tualit del fascismo il sacrificio dei soldati 69 . Le salme dei militi ignoti sono raccolte in due grandi tombe comuni, poste ai lati della cappella. Laccesso a questultima collocato a un livello pi basso rispetto al piano di calpestio dellultimo gradone e il vano si sviluppa a una quota ancora inferiore. La cappella, a pianta ret- tangolare, con deambulatorio, presenta tre navate scandite dallalternarsi di pilastri; la struttura interna rivestita in marmo nero con copertura a volta ribassata, realizzata in mosaico dorato 70 . Sul portale daccesso trova posto la croce della terza armata. Lingresso, caratteriz- zato dalla presenza di forti strombature, risol- to allo stesso modo dei fronti delle due tombe che lo fiancheggiano; la soluzione sembra rievo- care elementi tipici dellarchitettura militare. Lintero complesso accessibile attraverso scalinate laterali, che si distribuiscono ai vari livelli dei gradoni. Nella realizzazione finale il monumento avrebbe assunto sostanzialmente il carattere di un percorso architettonico en plein air. Ma il significato del tragitto va ricercato proprio in quel moto imposto al visitatore, con- dotto, attraverso improvvisi cambi di direzione, fino alla sommit del complesso; sottolineato dalle scalee che immettono ai vari ripiani dei gradoni, landamento oscillante ha dei prece- denti immediati nelle soluzioni adottate nei grandi santuari dellantichit, come il tempio della Fortuna Primigenia a Palestrina (ill. 18). Questi luoghi sacri, infatti, erano accessibili attraverso percorsi dal ritmo ascensionale, chia- ramente connessi ai riti diniziazione. Che il tragitto avesse tale valenza simbolica, 18. Sacrario di Redipuglia, inaugurazione del 19 settembre 1938. Da notare il particolare delle scalinate laterali che conducono ai ripiani dei gradoni. (Milano, Archivio Cei).
15|2003 Annali di architettura Rivista del Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza www.cisapalladio.org lo conferma la planimetria del sacrario del Grappa, eseguita nel 1935, che, non a caso, pone laccento proprio sullitinerario imposto al visi- tatore durante lascesa. La novit nel concepi- re i sacrari come percorsi allaperto in cui una folla di fedeli si muove secondo tragitti preordi- nati veri e propri percorsi iniziatici ripercor- rendo lepopea eroica della Grande Guerra. Questaspetto della costruzione intima- mente connesso allideologia posta in atto dal regime, che trova attraverso il progetto di Gio- vanni Greppi e Giannino Castiglioni unimma- gine forte e difficilmente equivocabile. Redipuglia non pi concepito dal regime come simbolo in s, ma [] piuttosto [come] la cornice del simbolo, perch il simbolo diventa la massa che lo occupa nelle occasioni rituali. [] La massa, per il fascismo, un monumento mobile e dinamico che esprime, con la plastica forma che gli imprime la pedagogia totalitaria, la legittimazione del potere e la rivelazione dei suoi valori e delle sue credenze 71 . Limponente scalea progettata da Giovanni Greppi e Giannino Castiglioni per Redipuglia aveva comunque avuto un precedente nel pro- getto presentato dallo scultore Eugenio Baroni al concorso per il monumento al Fante da eri- gersi sul monte San Michele al Carso. In questo caso, nellideazione gioca un ruolo fondamenta- le lamplificazione dellelemento architettonico della scala, bench relegato in un ruolo subordi- nato alla narrazione scultorea. Anche il proposi- to di non segnare la sommit del monte con una costruzione sviluppata in altezza che ne modifi- chi il profilo era gi stata suggerita da Baroni 72 . 242 Si tratta di soluzioni sulle quali Greppi e Casti- glioni hanno sicuramente riflettuto nella pro- gettazione del sacrario di Redipuglia. Nuovo tuttavia appare il valore compositivo attribuito alla scalinata, divenuta per Greppi e Castiglioni percorso ascensionale e sacrario vero e proprio. Il risultato perfettamente aderente alle inten- zioni della committenza: lo schieramento di glo- riosi caduti divenuto architettura percorribile e, nel contempo, monito per il visitatore. Agli ogget- ti architettonici posti a segnare il luogo, Greppi e Castiglioni hanno sostituito un percorso 73 . Rappresentazione di valori immutabili, il sacrario di Redipuglia si era prestato subito dopo la sua realizzazione a essere interpretato come trasposizione in forme architettoniche delle schiere serrate degli invitti eroi che, gui- dati dai loro generali e dal Duca dAosta loro comandante, ancora presidiano in ordine chiuso il Carso glorioso 74 . Il complesso monumentale venne inaugurato da Benito Mussolini il 19 settembre 1938, nel- lanno del ventennale della vittoria; il capo del governo era accompagnato dal duca di Spoleto Aimone di Savoia, da Giannino Castiglioni, Giovanni Greppi e Ugo Cei. La cerimonia, da quanto riferiscono i giornali dellepoca, era stata semplice ed essenziale: nessun discorso era stato tenuto dal duce ma pare che, rivolgendosi agli artefici del nuovo cimitero, il capo del governo abbia affermato: Avete collaborato ad unopera grandiosa, veramente romana, che educher generazioni e generazioni 75 . Redipuglia, infatti, costituisce una tappa darrivo nella realizzazione di spazi sacri desti- nati al culto dei caduti ed lopera pi compiu- ta di appropriazione della memoria della Gran- de Guerra attuata dal fascismo 76 . Come nelle intenzioni del regime, i sacrari divennero luoghi di pellegrinaggio; ma se negli anni Venti essi sono principalmente meta di reduci e di famiglie di combattenti, a partire dagli anni Trenta il regime individua le catego- rie a cui indirizzare il proprio messaggio. I nuovi pellegrini sono le scolaresche, i membri del dopolavoro e delle organizzazioni del partito fascista: la visita era dovere di riconoscenza di ogni italiano e una necessit educativa per le nuove generazioni 77 . I risultati raggiunti da Greppi e Castiglioni con la costruzione di questopera ritenuta da G.E. Kidder Smith il pi bel monumento ita- liano ai caduti della prima guerra mondiale non saranno pi eguagliati e nei progetti succes- sivi si riproporranno soluzioni meno innovative, mentre il ricorso al linguaggio classico diverr pi insistente 78 . Il nuovo sacrario di Redipuglia aveva ormai sostituito il vecchio cimitero: al suo posto sareb- be, infatti, sorto un parco della rimembranza 79 . 19. Sacrario militare di Bligny, prima soluzione, prospetto principale (Roma, ACGOCG, Sezione Tecnica, Bligny). 20. V. Fasolo, Progetto per il monumento-ossario al Verano, 1922 (Architettura e Arti Decorative, II, 7, 1923, p. 250).
15|2003 Annali di architettura Rivista del Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza www.cisapalladio.org I sacrari italiani in terra straniera Un capitolo a parte dellattivit svolta da Gio- vanni Greppi e Giannino Castiglioni per il com- missario costituito dallideazione di sacrari da realizzarsi oltre le frontiere nazionali, in localit dove erano presenti, in stato di forte degrado, cimiteri destinati ai caduti italiani. Lavvio di questi interventi risale al dicembre del 1938, quando Ugo Cei, incontrando per lultima volta il duce, ricevette lordine di compiere alcuni sopraluoghi e di riferire in proposito 80 . Si tratta di un atto formale, dal momento che il generale aveva gi affidato da alcuni mesi lincarico a Giovanni Greppi e Giannino Castiglioni 81 . Il primo intervento avrebbe riguardato la loca- lit francese di Bligny, per la quale furono messe a punto due diverse ipotesi di progetto e di esse solo una segnalata come prima proposta documentata con elaborati grafici (ill. 19) 82 . Lim- pianto ripropone tutti gli elementi gi impiegati nei sacrari italiani progettati dai due artisti; la pla- nimetria si sviluppa su se stessa, adottando il motivo della concentricit delle forme. La ripeti- zione delle scalinate, che definisce i diversi livelli daccesso al monumento, impone il riproporsi in alzato del motivo a gradoni. Settori murari inter- rotti da brevi aperture, gi sperimentati a Pian di Salesei, sono destinati a contenere i loculi esibiti allesterno del monumento 83 . Lutilizzo della parete-ossario con luso, in alcuni casi, del trattamento della muratura a bugne quasi a volerne sottolineare il carattere di fortilizio e la ripresa del motivo a colomba- rio di ascendenza romana sono elementi presen- ti nella maggior parte delle opere realizzate da Greppi e Castiglioni e utilizzati per la prima volta nel sacrario del Grappa. Il motivo a colom- bario trova un primo impiego nel 1922 negli ela- borati di Vincenzo Fasolo ed Enrico Del Debbio per il concorso per il monumento ossario al Verano (ill. 20) 84 . Successivamente viene ripreso da Fernando Biscaccianti negli Studi per ossari di guerra italiani apparsi nel 1929 sulla rivista Ras- segna di Architettura 85 . Larchitetto, infatti, aveva riproposto il motivo, limitandone luso ad alcune parti del sacrario, accompagnandolo con oculi circolari. Nel progetto di Greppi e Castiglioni per il Grappa la ripresa della soluzione romana avreb- be assunto ben altro spessore, divenendo parte integrante dellarticolazione delle facciate dei gironi (ill. 21). La romana grandezza attribui- ta dal duce al monumento andr individuata non solo nella scala della costruzione, ma anche nella ripresa del motivo a colombario, unico riferi- mento alla classicit, dal momento che saranno bandite colonne e altri elementi in omaggio allessenzialit dellarchitettura 86 . Nel sacrario di Bligny, limpianto rettangola- re, direzionato lungo lasse maggiore, appare come un ulteriore sviluppo della riflessione avviata con lossario di Pola, ma a Bligny si mostra evidente il ricorso a una classicit pi scontata, dichiarata dalla presenza di dodici colonne doriche poste al centro della costruzio- ne e innalzate su un alto basamento 87 . Questa 243 21. Monte Grappa, veduta dei gironi del sacrario italiano (Milano, Archivio Castiglioni).
15|2003 Annali di architettura Rivista del Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza www.cisapalladio.org soluzione, che fornisce una rappresentazione pi retorica e aulica del tema, rispetto alle rea- lizzazioni precedenti, ricorda una delle due pro- poste di Giannino Castiglioni per il concorso indetto per il monumento ai caduti di Milano. In particolare, evoca soluzioni presenti nel boz- zetto Alla gloria, caratterizzato dalla presenza di dodici colonne poste a scandire un percorso. Questo elemento verr ripreso nella proget- tazione del sacrario di Salonicco 88 . Allepoca il cimitero militare italiano si presentava in uno stato di vistoso degrado e dotarlo di una siste- mazione monumentale come era accaduto in Italia per i cimiteri del Grappa e Redipuglia diveniva un imperativo categorico funzionale al culto dei caduti 89 . Greppi e Castiglioni avevano sottolineato limportanza del progetto che avrebbe dovuto confrontarsi con le realizzazioni cimiteriali delle diverse nazioni che erano state impegnate nel conflitto in quei territori 90 . Partendo da questa constatazione gli artisti 244 milanesi progettano un sacrario a pianta rettango- lare preceduto da un largo viale che dalla strada conduce al cimitero fiancheggiato da stele, sor- montate da aquile romane (ill. 22). Un doppio recinto in muratura accoglie i loculi a colombario, in cui sarebbero state sistemate le salme dei cadu- ti, caratterizzando il paramento murario. Sfruttando la pendenza del terreno, che dalla strada giunge al sacrario, il progetto prevede una costruzione a gradoni che si sviluppa degra- dando verso il basso, a differenza di quanto accade nei sacrari italiani. La scelta dovuta a questioni di opportunit economica: lorografia del terreno aveva sugge- rito lutilizzo di terrazze digradanti verso linter- no allo scopo di diminuire le difficolt desecu- zione e contenere la spesa di realizzazione 91 . Greppi e Castiglioni progettano un recinto che appare quasi scavato nel terreno, mentre affida- no ad alcune emergenze architettoniche la caratterizzazione del luogo: i pilastri sormontati dalle aquile che ritmano il viale daccesso e lar- co di trionfo quadrifronte di romana sempli- cit, al cui interno racchiuso un altare desti- nato alla celebrazione della messa 92 . Larco si eleva su un podio, nel quale ricavata la cripta destinata ad accogliere i caduti ignoti; essa decorata in mosaico veneziano e marmo. Lado- zione di materiali, nellintero sacrario, come la pietra viva a massello e il bronzo impiegato nella chiusura dei loculi a colombario allude al con- cetto di perpetuit perseguito da Greppi e Castiglioni. Ai lati del portale daccesso alla cripta due vittorie alate glorificano i soldati caduti; la via eroica, allinterno del recinto, sot- tolinea lasse longitudinale del complesso, per concludersi al di sotto dellarco di trionfo. Otto massi in pietra, con lindicazione delle battaglie combattute dai soldati italiani, scandiscono il percorso trionfale. Individualit, Monumenta- lit, Perpetuit sono i princpi ispiratori del progetto ai quali Giovanni Greppi e Giannino Castiglioni dichiarano di essersi attenuti nelli- deazione del sacrario: la grandezza dellimpian- to e luso di loculi individuali e materiali solidi sarebbero stati funzionali allaffermazione delli- talianit in terre straniere 93 . Le opere ideate per Bligny e per Salonicco insieme ad altri sacrari progettati per le localit di Corf, Sebenico e Bitolj rimasero allo stato di progetto a causa dello scoppio del secondo con- flitto mondiale 94 . Di l a poco, Ugo Cei sarebbe stato sostituito dal generale Augusto Grassi, sotto la cui direzio- ne i due artisti milanesi continuarono a lavorare per alcuni mesi ancora, prima di chiudere defini- tivamente i loro rapporti con lorgano statale 95 . Alla fine del mandato Ugo Cei consegnava ben dodici opere su progetto di Giovanni Grep- pi e Giannino Castiglioni (ill. 23) 96 . 22. G. Greppi, G. Castiglioni, Sacrario militare di Salonicco, prospettiva (Roma, ACGOCG, Sezione Demanio Estero, Grecia, Salonicco). 23. Corografia con indicazione delle opere realizzate dal commissariato tra il 1928 e il 1939 (Le Vie dItalia, XLV, 11, 1939, p. 1438).
15|2003 Annali di architettura Rivista del Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza www.cisapalladio.org 245 Il presente articolo costituisce parte di uno studio, relativo alle realizzazioni dei sacrari della Grande Guerra progettati da Giovanni Greppi e Giannino Castiglioni, che stato oggetto di una tesi di dottora- to di ricerca in Storia dellarchitettura e dellurbanistica discussa da Anna Maria Fiore presso lIstituto Universitario di Architettura di Venezia (XIII ciclo) dal titolo La monumentalizzazione dei luoghi teatro della Grande Guerra: i sacrari di Gio- vanni Greppi e di Giannino Castiglioni (1933-1941), relatori i professori Guido Zucconi e Howard Burns. Sulla base di una ricca documentazione sono state ricostruite sia le vicende edilizie delle sin- gole opere sia quelle istituzionali relative allorganismo responsabile della realizza- zione dei sacrari. Il lavoro di ricerca si basato sullo spoglio di documentazione, scritta e grafica, conservata presso lAr- chivio del Commissariato Generale per le Onoranze ai Caduti in Guerra, Roma (in seguito ACGOCG). La restante parte dello studio si svolta presso lArchivio Centrale dello Stato, Roma (in seguito ACS); lArchivio dellAccademia di Brera, Milano (in seguito AAB). Per quanto riguarda la ricostruzione delle figure del generale Ugo Cei, dellarchitetto Gio- vanni Greppi e dello scultore Giannino Castiglioni, la ricerca si valsa del mate- riale in parte inedito conservato presso i rispettivi archivi privati: Archivio Ugo Cei, Milano (in seguito Archivio Cei), dove si conservano due memoriali rima- sti sino a oggi sconosciuti; Archivio Gio- vanni Greppi, Milano (in seguito Archi- vio Greppi); Archivio Giannino Casti- glioni, Milano (in seguito Archivio Castiglioni). Un doveroso ringraziamen- to va al signor Fabio Pierotti Cei, alla signora Giulia Rosa Greppi, allarchitet- to Achille Castiglioni, e al personale del Commissariato Generale per le Onoran- ze ai Caduti in Guerra in particolare al signor Carlo Rotatori per la loro dispo- nibilit. Inoltre voglio ringraziare i pro- fessori Guido Zucconi, Howard Burns, Giorgio Ciucci e larchitetto Paolo Nicoloso per i consigli offertimi durante la stesura della tesi. 1. Giovanni Greppi (1884-1960) ottiene la patente di professore di disegno archi- tettonico nel 1907 allAccademia di Belle Arti di Brera. Lanno successivo si reca in Francia, ma prima di raggiungere Parigi per frequentare lcole des Beaux-Arts, visita alcune localit italiane: si tratta di un viaggio di studio, durante il quale si reca in Sicilia, a Capri e a Siena. Nel 1912, ritornato in Italia, partecipa al con- corso per la facciata della nuova stazione di Milano, classificandosi al secondo posto. Durante la pausa imposta allatti- vit costruttiva dagli eventi bellici si dedicher alla tecnica dellincisione e solo a partire dal 1919 lattivit di Grep- pi in campo architettonico inizier a con- solidarsi. Numerose sono le collabora- zioni con architetti come Raimondo DAronco, Ettore Fagiuoli e Giovanni Muzio per concorsi e realizzazioni. Di Giannino Castiglioni (1884-1971) si ricorda che si forma allAccademia delle Belle Arti di Brera e che la sua prima atti- vit si svolge soprattutto nellambito della medaglistica e della scultura funera- ria; questultima, insieme alla realizza- zione di monumenti ai caduti della Grande Guerra, diverr una parte rile- vante della sua produzione artistica. Col- labora con professionisti come Gaetano Moretti, Giuseppe Baroggi, Alessandro Minali e Giovanni Muzio. Per una lettura pi approfondita delle figure di Giovanni Greppi e di Giannino Castiglioni, cfr. A.M. Fiore, La monu- mentalizzazione dei luoghi teatro della Grande Guerra: i sacrari di Giovanni Grep- pi e di Giannino Castiglioni (1933-1941), tesi di dottorato, relatori proff. G. Zuc- coni e H. Burns, IUAV, Venezia 2001, pp. 61-86. 2. Le opere realizzate su progetto di Greppi e Castiglioni si trovano, oltre che a Redipuglia, nelle seguenti localit: monte Grappa, Caporetto, Pian di Sale- sei, Colle Isarco, Passo Resia, San Candi- do, Timau, Bezzecca, Feltre, Pola e Zara. Per uno studio su queste realizzazioni cfr. R. Aloi, Architettura funeraria moder- na, Milano 1941, pp. 2-13; Id., Arte fune- raria doggi, Milano 1959, pp. 15-23; S. Scarrocchia, Necropolis. Architetture della memoria storica, in S. Polano, L. Semera- ni (a cura di), Friuli Venezia Giulia. Guida critica allarchitettura contemporanea, Venezia 1992, pp. 91-101; M. Bortolotti, Architettura della memoria: sacrari ai cadu- ti della 1 a Guerra Mondiale in Friuli-Vene- zia Giulia, in La Panarie, XXVII, 107, 1995, pp. 97-104; Un tema del moderno: i sacrari della Grande Guerra, in Parame- tro, XXVII, 213, 1996. 3. Non avendo ingenti somme da desti- nare a questopera, lo Stato aveva optato per una soluzione temporanea, affittan- do i terreni su cui sarebbero sorti i cimi- teri con contratti di durata decennale. La sistemazione fu quindi condotta tenendo conto della massima econo- mia e il risultato fu lassoluta preca- riet degli interventi. Infatti provvedi- menti pi radicali si sarebbero rimanda- ti allo scadere di tutti i contratti daffit- to. Sulla questione si vedano: la relazio- ne presentata dal generale Giovanni Faracovi al capo del governo l11 marzo 1930, Memoria sulla sistemazione definiti- va delle salme dei militari italiani caduti in guerra, in Ministero della Difesa, Com- missariato Generale Onoranze Caduti in Guerra (a cura di), Leggi, Decreti e Dispo- sizioni varie riguardanti il servizio del Commissariato Generale Onoranze Caduti in Guerra, Roma 1962, fascicolo primo, pp. 50-51; Relazione sul disegno di Legge n. 877 (ivi, pp. 64-65) presentata dal capo del governo Benito Mussolini alla came- ra dei deputati durante la seduta del 19 maggio 1931. 4. Lincarico di commissario fu affidato a Giovanni Faracovi dal capo del governo il 12 ottobre 1927. ACGOCG, Sezione Tecnica, Commissione Consultiva per la sistemazione definitiva delle salme dei cadu- ti in guerra, verbale della seduta del 23 ottobre 1931, pp. 2-3. Il generale deten- ne lincarico fino al 9 gennaio 1934, quando venne sostituito da Alberto Gor- desco. Su Giovanni Faracovi e il suo pro- gramma si vedano: Fiore, La monumenta- lizzazione, cit. [cfr. nota 2], pp. 9-19; C. A. Loverre, Larchitettura necessaria/ Culto del caduto ed estetica della politica, in Un tema del moderno, cit. [cfr. nota 2], pp. 26-27. 5. Vi era poi il problema delle zone retrostanti i fronti di battaglia, dove i militari non erano caduti in combatti- mento ma negli ospedali per ferite ripor- tate; qui gli interventi previsti dal piano Faracovi sarebbero stati localizzati nei grandi centri urbani, realizzando ossari allinterno di cimiteri esistenti o in chie- se. Faracovi, Memoria sulla sistemazio- ne, cit. [cfr. nota 3], p. 58. 6. Ivi, pp. 53, 59. 7. ACGOCG, Sezione Tecnica, Asiago, Orfeo Rossato, allegato alla relazione tecnica, s.i. 8. Faracovi, Memoria sulla sistemazione, cit. [cfr. nota 3], p. 54. 9. Ibid. Lo spunto non era nuovo: sin dal- lOttocento monumenti e ossari dedicati ai caduti delle guerre dindipendenza erano stati meta di pellegrinaggi al fine di propagandare la fede nella religione della patria. Tuttavia il tipo di celebra- zione, legato fortemente al motivo del dolore e del rimpianto, si era rivelato inadeguato a diffondere la fede patriotti- ca tra le masse. Nonostante vi fosse larga partecipazione popolare la diffusione del messaggio educativo non sembra essere stata particolarmente efficace. Il fascismo sostitu a questa liturgia del cordoglio che non esprimeva forza lo spirito vitalistico ed esaltatante del mito comu- nitario della rigenerazione e della rina- scita attraverso il sacrificio della vita, che era invece tipico del culto dei martiri, cfr. E. Gentile, Il culto del Littorio. La sacralizzazione della politica nellItalia fasci- sta, Roma-Bari 1993, p. 22. 10. Faracovi, Memoria sulla sistemazio- ne, cit. [cfr. nota 3], p. 54. 11. ACGOCG, Sezione Tecnica, Castel Dante di Rovereto, allegato n. 15, 3 giugno 1930. Nel documento viene riportato per esteso il dispaccio del ministero della guerra del 13 dicembre 1928 nel quale vengono indicate le prerogative concesse a Faracovi. 12. Sulla figura di Alberto Calza Bini cfr. P. Nicoloso, Gli architetti di Mussoli- ni, Milano 1999, passim. Sulle ingerenze di Calza Bini nella scelta degli architet- ti si veda: ACGOCG, Sezione Tecnica, Commissione Consultiva per la sistemazio- ne definitiva delle salme dei caduti in guer- ra, verbale della seduta del 24 ottobre 1931, p. 10. Non noto se Calza Bini sugger tutti i nominativi: ma certo che buona parte dei professionisti sele- zionati risultano essere introdotti allin- terno delle sedi locali del sindacato o coinvolti negli ambienti accademici, cfr. Fiore, La monumentalizzazione, cit. [cfr. nota 1], p. 18. 13. ACGOCG, Sezione Tecnica, Commis- sione Consultiva per la sistemazione definiti- va delle salme dei caduti in guerra, verbale della seduta del 24 ottobre 1931, p.10. Faracovi richiese al ministro delle comu- nicazioni la concessione di alcune carte di libera circolazione e di biglietti gra- tuiti per i viaggi degli architetti impegna- ti nella realizzazione dei sacrari. in questa occasione che il commissario fece i nominativi dei professionisti. ACS, Segreteria particolare del duce, Carteggio ordinario, fasc. 509. 602/3. 14. ACGOCG, Sezione Tecnica, Castel Dante di Rovereto, allegato n. 15, 3 giugno 1930. 15. Ibid. Sulle modalit di approvazione dei progetti si veda anche ivi, allegato n. 18, 14 marzo 1931. 16. Il 15 novembre del 1928, il commis- sario presentava il programma generale per la sistemazione definitiva delle Sepolture militari nella ex zona di guerra che, approvato un mese dopo dal ministe- ro della guerra e dal capo del governo, riscosse profondo apprezzamento per la genialit e la praticit delle proposte (ivi, allegato n. 15, 3 giugno 1930). Nel docu- mento viene riportato il dispaccio mini- steriale con il quale si approvava il pro- gramma di Giovanni Faracovi. Nel 1930 lo stesso Faracovi dichiarava: del tutto riservata al Governo la nobile prerogativa di compiere la grande opera di omaggio ai Morti gloriosi e di rispetto verso i vivi, cfr. Faracovi, Memoria sulla sistemazio- ne, cit. [cfr. nota 3], p. 61. 17. Relazione, cit. [cfr. nota 3], pp. 64- 73. 18. Legge n. 877 del 12 giugno 1931, Sistemazione definitiva delle salme dei cadu- ti in guerra, in Ministero della Difesa (a cura di), Leggi, Decreti , cit. [cfr. nota 3], pp. 74-78. 19. ACGOCG, Sezione Tecnica, Commis- sione Consultiva per la sistemazione definiti- va delle salme dei caduti in guerra, verbale della seduta del 22 novembre 1932, p. 8. 20. Ibid. 21. Regio Decreto Legge n. 752 del 31 maggio 1935, Modificazioni alla legge 12 giugno 1931-IX, n. 877, concernente la definitiva sistemazione delle salme dei Caduti in guerra, in Ministero della Dife- sa, Commissariato Generale per le Ono- ranze ai Caduti in Guerra (a cura di), Relazione sullattivit del Commissariato Generale per le Onoranze ai Caduti in Guerra negli anni 1988-1997, Roma 1998, p. 31. 22. Nel 1936 il Regio Decreto Legge fu convertito nella Legge n. 132 del 9 gen- naio 1936 (ivi, p. 32). 23. Il generale Ugo Cei era nato a Castel- franco in provincia di Bologna il primo ottobre 1867; dopo aver frequentato la scuola militare, sal rapidamente i gradini della carriera: sottotenente del XIV reg- gimento fanteria, tenente del XIV, mag- giore nellarma di fanteria, capo di stato maggiore della XVI divisione, direttore della scuola ufficiali, generale di brigata dal gennaio 1923, generale di divisione nel 1924, comandante della divisione di Genova nel 1926, generale di corpo dar- mata nel 1933 e senatore dal 1939. Mor a Cella Monte in provincia di Alessandria nel 1953. Su Ugo Cei cfr., Fiore, La monumentalizzazione, cit. [cfr. nota 1], passim. 24. ACGOCG, Sezione Tecnica, Asiago, Corrispondenza, Ugo Cei alla Presidenza del Consiglio dei Ministri a Roma, 1936. 25. Archivio Cei, U. Cei, Memoriale Secondo. Redipuglia, 20 gennaio 1953, pp. 1-2.
15|2003 Annali di architettura Rivista del Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza www.cisapalladio.org 246 26. Alla nomina del generale seguiva lo scioglimento del Comitato pro Cimite- ro Monumentale del Grappa decretato dal capo del governo il 19 aprile 1932. La motivazione ufficiale del provvedimento fu quella che lorganismo aveva definiti- vamente esaurito la sua funzione, ma le ragioni della decisione andavano ricerca- te nella pessima gestione dei lavori ese- guiti sino a quel momento; i membri e la giunta esecutiva del comitato si limitaro- no a contenere il malumore, subendo questo scioglimento improvviso ed ina- spettato. Archivio Cei, U. Cei, Memo- riale Primo. Il Cimitero Monumentale del Monte Grappa, 15 gennaio 1953, pp. 1-3. Riguardo alle vicende del cantiere del monte Grappa, si vedano, Fiore, La monumentalizzazionecit., [cfr. nota 1], pp. 88-110, e S. Zagnoni, Dal monumen- to al Fante ad una nuova tipologia monu- mentale. Appunti per uniconologia, in Un tema del moderno, cit. [cfr. nota 2], pp. 62-64. 27. Archivio Cei, U. Cei, Memoriale Primo. Il Cimitero Monumentale del Monte Grappa, 15 gennaio 1953, p. 9. Lopera fu realizzata nel 1926 e donata dalla comu- nit italiana alla citt di Buenos Aires in ricordo della visita del principe di Pie- monte. A riguardo si veda: A.M. Isacco, Giannino Castiglioni, tesi di specializza- zione in Storia dellArte e delle arti minori, relatore prof. Luciano Caramel, Universit Cattolica del Sacro Cuore di Milano, a.a. 1994-95, pp. 147-149. 28. Archivio Cei, U. Cei, Memoriale Primo. Il Cimitero Monumentale del Monte Grappa, 15 gennaio 1953, p. 10. 29. Archivio Castiglioni, G. Castiglioni, Note Giornaliere (1 Gennaio 1933-21 Luglio 1934). Primo luglio 1933 (sabato): conferenza con Arch. Greppi e Sig. Pie- rotti per eventuale lavoro Monte Grap- pa. 30. Archivio Cei, Ugo Cei, Memoriale Primo. Il Cimitero Monumentale del Monte Grappa, 15 gennaio 1953, p. 14. 31. ACGOCG, Sezione tecnica, Grappa 1933, Ugo Cei a Giovanni Faracovi, 17 luglio 1933. 32. Durante gli eventi bellici larchitetto esegu una serie di incisioni quaranta- due in tutto al fine di pubblicizzare lo sforzo economico sostenuto dallindu- stria bellica italiana. Civica Raccolta Stampe Achille Bertarelli, Castello Sforzesco, Milano, Industria Italiana per la guerra MDCCCCXV MDCCCCXVIII, Albo I 26. Parte delle incisioni sono state pubblicate in A. Negri, Officine metalmec- caniche in Lombardia, in A. Negri, C. De Seta (a cura di), Archeologia industriale. Monumenti del lavoro fra XVIII e XX seco- lo, Milano 1983, pp. 48-51. 33. Giannino Castiglioni non avrebbe partecipato alla guerra, facendosi esone- rare per cause di salute. La notizia trat- ta da unintervista concessa dal figlio del- lartista, Achille Castiglioni. Sul tentativo di evitare limpiego al fronte da parte dello scultore e sullintervento di Giovan- ni Beltrami si veda: AAB, Carpi C II - 26. 34. Riguardo alla vicenda del concorso si veda: M. Savorra, Enrico Agostino Griffini. La casa, il monumento, la citt, Napoli 2000, pp. 29-43. 35. R. Calzini, Giovanni Greppi, Genve 1932, p. 28. 36. Dopo lesperienza di Intra Greppi progett per Como un monumento ai caduti da realizzarsi con affaccio sul lago. Lopera, che venne ideata a forma di obe- lisco, non trov realizzazione. A riguardo si veda E. Shapiro, Monumento ai caduti di Como, in Giuseppe Terragni, catalogo della mostra (Milano, Triennale, maggio- novembre 1996), a cura di G. Ciucci, Milano 1996, p. 357. 37. I due bozzetti, caratterizzati dal ricorso a elementi celebrativi di ispira- zione romana, sono in sintonia con il gusto corrente diffuso in quegli anni. Riguardo al concorso, che venne bandito nel 1924, si veda: P. Torriano, Il concorso di primo grado per il monumento ai caduti milanesi, in Emporium, LXI, 363, 1925, pp. 200-207; F. Fergonzi, Dalla monumentomania alla scultura arte monu- mentale, in P. Fossati (a cura di), La scul- tura monumentale negli anni del fascismo. Arturo Martini e il monumento al duca dAosta, Torino 1992, pp. 147-148; F. Irace, Giovanni Muzio 1893-1982. Opere, Milano 1994, pp. 91-101. 38. Archivio Cei, U. Cei, Memoriale Primo. Il Cimitero Monumentale del Monte Grappa, 15 gennaio 1953, p. 10. Sulla fontana di San Francesco, realizzata nel 1927 in piazza SantAngelo a Milano, cfr. N. Salvaneschi, Giannino Castiglioni. Fon- tane, Milano 1940, pp. 4-6. 39. AAB, Registri dIscrizione per gli alun- ni della prima sezione, anno 1903. Al numero dordine 103 appare Giovanni Greppi iscritto al III corso comune. Lanno successivo tra coloro che fre- quentano il I corso di architettura specia- le. Nel registro del 1903 appare anche il nome di Giannino Castiglioni al numero dordine 80. 40. ACS, Segreteria particolare del duce, Carteggio ordinario, fasc. 528. 526. Dalla segreteria particolare del duce si chiede- vano informazioni al prefetto di Milano su Giovanni Greppi. 19 gennaio 1942: Grande Ufficiale Architetto Giovanni Greppi fu Donato nato Milano 19 set- tembre 1889 risulta regolare condotta morale politica et iscritto P. N. F. 29-10- 1932 alt. Est noto professionista premia- to vari concorsi per progetti et per lavori costruzione eseguiti alt Est socio onora- rio Reale accademia Brera et fa parte di diverse commissioni alt Est coniugato con prole et appartiene razza ariana alt. 41. Archivio Cei, U. Cei, Memoriale Secondo. Il Cimitero Monumentale di Redi- puglia, 20 gennaio 1953, p. 2. Va ricorda- to che Pietro Del Fabro e Ghino Ventu- ri avevano gi lavorato in precedenza per lufficio del commissario progettando alcune delle opere previste dal program- ma di Faracovi. Sullargomento si veda: Fiore, La monumentalizzazione, cit. [cfr. nota 1], pp. 137-138. 42. Ivi, pp. 134-136. Sulle vicende del vecchio cimitero militare e del nuovo sacrario di Redipuglia si veda: E. Zam- bon, Redipuglia un monito nella storia una testimonianza nellarchitettura, in Rasse- gna Tecnica del Friuli Venezia Giulia, XXXIX, 6, 1988, pp. 14-18; M. Bortolot- ti, Progetti e realizzazioni in Friuli Venezia Giulia, 1931-1938, in Un tema del moder- no, cit. [cfr. nota 2], pp. 33-40; L. Safred, L. Fabi, F. Todero, Redipuglia. Storia, arte, memoria, Gorizia 1996; Ministero della Difesa. Commissariato Generale Onoranze Caduti in Guerra (a cura di), Sacrari militari della 1 a Guerra Mondiale: Redipuglia Oslavia, Roma 1999, pp. 7-46; L. Fabi, Sul Carso della Grande Guerra, Monfalcone 2000, pp. 57-60, 75. 43. Limmagine del cimitero era profon- damente radicata nella memoria dei reduci. Sul carattere particolare di Redi- puglia e sulla presenza dei cimeli di guer- ra nel primo allestimento del cimitero si veda: G. Gualandra, Redipuglia. Vecchio e nuovo sacrario, Reana del Rojale 1995, pp. 3-38. 44. Ivi, p. 3; L. Fabi, Redipuglia tra storia e memoria, in Safred, Fabi, Todero, Redi- puglia, cit. [cfr. nota 42], pp. 3-7. Allinterno della cappella, nel luglio del 1931, sarebbe stato sepolto temporanea- mente il duca dAosta il quale, dal 1923, aveva espresso il desiderio che la sua tomba fosse collocata a Redipuglia. Si veda: M. T. Roberto, I concorsi per il monumento nazionale al Duca DAosta, in Fossati (a cura di), La scultura monumen- tale, cit. [cfr. nota 37], p. 41. 45. Sul progetto di Limongelli si veda: N. Gallimberti, Ossari di guerra, in Ras- segna di Architettura, IV, 11, 1932, pp. 463-465. Sui tre progetti di Gino Peres- sutti si rinvia a Fiore, La monumentaliz- zazione, cit. [cfr. nota 1], pp. 136-137. 46. Il progetto ottenne lapprovazione della commissione consultiva durante la seduta del 18 ottobre 1932. ACGOCG, Sezione Tecnica, Commissione Consultiva per la sistemazione definitiva delle salme dei caduti in guerra, verbale della seduta del 18 ottobre 1932, p. 4. 47. Sulla vicenda progettuale si veda: Fiore, La monumentalizzazione, cit. [cfr. nota 1], pp. 137-140. 48. Alla vigilia dellinsediamento di Cei, il progetto di sistemazione dei gironi era quasi ultimato e imminente la costruzio- ne dellarco dingresso, ma le dimensioni del fornice non sembrano incontrare il gusto del generale, che giudica inadegua- ta al passaggio della folla la sua ampiezza e disarmoniche le sue proporzioni in rap- porto al sistema a gradoni. Anche la solu- zione proposta da Venturi per la tomba di Emanuele Filiberto oggetto delle critiche di Ugo Cei, che ritiene eccessivi i costi di realizzazione del monolito e avanza perplessit sulla sua effettiva durata, cfr., Archivio Cei, U. Cei, Memo- riale Secondo. Il Cimitero Monumentale di Redipuglia, 20 gennaio 1953, p. 2. 49. Ivi, pp. 3, 6-7. 50. Ivi, p. 8. Inoltre si veda: ACGOCG, Sezione Tecnica, Redipuglia, verbale di constatazione dello stato di conservazio- ne delle salme sistemate nel cimitero di Redipuglia, 13 settembre 1935. 51. Archivio Cei, U. Cei, Memoriale secondo. Il Cimitero Monumentale di Redi- puglia, 20 gennaio 1953, p. 9. 52. Ivi, p. 10. 53. Ivi, p. 11. 54. Ibid.; ACS, Segreteria particolare del duce, Carteggio ordinario, fasc. 509. 602/4, Ugo Cei a Osvaldo Sebastiani, 6 dicem- bre 1935. 55. ACGOCG, Sezione demanio, Redipu- glia, Copia del verbale di deliberazione del Podest del comune di Fogliano di Monfalcone, Donazione del terreno per la costruzione del cimitero di Redipuglia, 4 luglio 1936. Per una conoscenza pi approfondita della vicenda si veda: Fiore, La monumentalizzazione, cit. [cfr. nota 1], pp. 144-145. 56. Archivio Cei, U. Cei, Memoriale Secondo. Il Cimitero Monumentale di Redi- puglia, 20 gennaio 1953, p. 13. Sullin- contro di Cei col duce si veda inoltre ACGOCG, Sezione Demanio, Redipuglia, Ugo Cei alla R. Intendenza di Finanza a Trieste, 28 febbraio 1936. 57. Riguardo a questo aspetto della vicenda si veda: Fiore, La monumentaliz- zazione, cit. [cfr. nota 1], pp. 145-146. 58. Archivio Cei, U. Cei, Memoriale secondo. Il Cimitero Monumentale di Redi- puglia, 20 gennaio 1953, p. 15. 59. Ivi, pp. 15-16. 60. ACGOCG, Sezione Demanio, Redipu- glia, da Redipuglia ad Ugo Cei, 21 otto- bre 1936. 61. Sul Giudizio Universale datato al 1426 ca., conservato presso il museo di San Marco a Firenze, si veda: G. Bonsanti, Beato Angelico. Catalogo completo, Firenze 1998, pp. 32, 122. 62. Lepigrafe, in origine, era inquadrata da sei fasci littori, gli stessi simboli del regime che si trovavano sul ponte dac- cesso al piazzale con la via eroica. L. Fabi, Redipuglia. Il sacrario, la guerra, la comu- nit, Monfalcone 1993, pp. 15, 17. 63. Per la tomba del duca dAosta venne utilizzato un monolito donato dal pode- st di Torino; si trattava di un macigno in porfido proveniente dalla Val Camonica e giunto a Redipuglia nel giugno del 1937. Il 13 giugno dellanno successivo la salma del duca dAosta veniva definitiva- mente trasferita nel nuovo cimitero. Archivio Cei, U. Cei, Memoriale Secondo. Il Cimitero Monumentale di Redipuglia, 20 gennaio 1953, pp. 17-22. 64. P. Doglioni, Redipuglia, in M. Isnen- ghi (a cura di), I luoghi della memoria. Simboli e miti dellItalia unita, Roma 1996, p. 383. 65. Riguardo alle vicende del sacrario di Timau si veda, Fiore, La monumentaliz- zazione, cit. [cfr. nota 1], pp. 164-167. 66. Sullutilizzo del termine parete-ossario si veda: Zagnoni, Dal monumento al Fante, cit. [cfr. nota 26], p. 64. 67. Lattivit di Giovanni Greppi come
15|2003 Annali di architettura Rivista del Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza www.cisapalladio.org 247 scenografo intensa ma breve: dopo aver collaborato con Ettore Fagiuoli per lal- lestimento del Figliuol prodigo per larena di Verona, la sua attivit si svolge preva- lentemente a Milano. Per la sua citt natale realizza le scenografie per lAida, il Parsifal e la Gioconda. E. Zambon, Il Novecento di Giovanni Greppi, tesi di lau- rea, relatore prof. Adriano Alpago Novello, Facolt di Architettura, Poli- tecnico di Milano, aa. 1985-1986, pp. 20, 433-439. 68. La mostra fu inaugurata a Roma il 28 ottobre 1932 e allestita presso il palazzo delle Esposizioni; essa ottenne cos tanto successo, che la sua chiusura fu proroga- ta sino al 28 ottobre 1934. Tema centra- le dellesposizione era celebrare e rico- struire la storia della rivoluzione fascista, cfr., Gentile, Il culto del Littorio, cit. [cfr. nota 9], pp. 213-227; G. Ciucci, Gli architetti e il fascismo, Torino 1989, pp. 120-122. 69. Gentile, Il culto del Littorio, cit. [cfr. nota 9], pp. 50-54. 70. Allinterno della cappella sono collo- cate due opere di Giannino Castiglioni: la Via Crucis e la Deposizione. Archivio Cei, U. Cei, Memoriale Secondo. Il Cimite- ro Monumentale di Redipuglia, 20 gennaio 1953, p. 18; D. Dini, La Via Crucis: scul- ture di Giannino Castiglioni. Sacrario di Redipuglia, Milano 1939. 71. E. Gentile, Perch studiamo i monu- menti? Considerazioni su un libro di Cathe- rine Brice, in Roma moderna e contem- poranea, VI, 3, 1998, pp. 546, 549. 72. Sulla partecipazione di Eugenio Baroni al concorso per il monumento al Fante sul monte San Michele si veda: Fergonzi, Dalla monumentomania, cit. [cfr. nota 37], pp. 141-145; Zagnoni, Dal monumento al Fante, cit. [cfr. nota 26], pp. 57-60. 73. Ivi, p. 64. 74. I sacrari per le salme dei caduti della Grande guerra, in Rassegna di Architet- tura, X, 10, 1938, pp. 401, 404. Inoltre si veda: G. Rocca, Sacrario di Redipuglia, Milano 1939, pp. 3-21. 75. Archivio Cei, U. Cei, Memoriale Secon- do. Il Cimitero Monumentale di Redipuglia, 20 gennaio 1953, p. 26. Al momento del- linaugurazione il complesso monumenta- le di Redipuglia non era ancora ultimato: quattro dei gradoni contenenti le spoglie dei caduti furono completati solo nel 1952 (ivi, p. 18). 76. Doglioni, Redipuglia, cit. [cfr. nota 64], p. 379. 77. Riguardo ai pellegrinaggi sui luoghi di guerra si veda: ivi, p. 387; Fabi, Redi- puglia, cit. [cfr. nota 62], pp. 8-9. 78. G.E. Kidder Smith, Guida della nuova architettura in Europa, Milano 1963, p. 222. 79. Gualandra, Redipuglia, cit. [cfr. nota 43], p. 41. 80. Archivio Cei, U. Cei, Memoriale Secondo. Il Cimitero Monumentale di Redi- puglia, 20 gennaio 1953, p. 28. 81. Archivio Castiglioni, G. Castiglioni, Note Giornaliere (17 agosto 1938-3 luglio 1947), 22 ottobre 1938. Il registro dello scultore milanese testimonia degli innu- merevoli incontri avuti con Cei per i nuovi incarichi di progettazione. 82. Ivi, 15-20 dicembre 1938. Nel regi- stro sono annotati i viaggi compiuti da Castiglioni, insieme a Greppi e al gene- rale, per visionare le aree destinate agli interventi. La permanenza dei due artisti in Francia compresa tra il 15 e il 20 dicembre 1938. ACGOCG, Roma, Sezione Tecnica, Bligny, Computo metrico sacrario monumentale di Bligny proget- to I, s.d. ; Computo metrico sacrario monumentale di Bligny progetto II, s.d. Sullassetto del cimitero di Bligny prima della visita di Greppi e Castiglioni si veda: Touring Club Italiano (a cura di), Sui campi di battaglia. I soldati italiani in Francia, Guida storico-turistica, Milano 1937, pp. 51-52. 83. Nellintervento a Pian di Salesei lim- pianto planimetrico previsto dai due arti- sti corrisponde a una croce disegnata da blocchi in muratura contenente i loculi. Riguardo alle vicende del sacrario si veda, Fiore, La monumentalizzazione, cit. [cfr. nota 1], pp. 169-172. 84. Il concorso per il monumento-ossario dei caduti romani da erigersi al Verano, in Architettura e Arti Decorative, II, 7, 1923, pp. 246-267; C. Cresti, Architettura e fascismo, Firenze 1986, pp. 97-98, 139. 85. Studi per ossari di guerra italiani. Architetto Ferdinando Biscaccianti, in Rassegna di Architettura, I, 9, 1929, pp. 345-346. Sulla soluzione a colomba- rio utilizzata pi volte dallarchitetto si veda: Ossario militare italiano in Praga. Arch. Prof. Fernando Biscaccianti, in Ras- segna di Architettura, II, 12, 1930, pp. 459-460. 86. Archivio Cei, U. Cei, Memoriale Primo. Il Cimitero Monumentale del Monte Grappa, 15 gennaio 1953, p. 28. 87. A Pola un basamento eleva la costru- zione dal piano di campagna; su di esso si imposta il sacrario al quale si accede da una gradinata. Lintero complesso si pre- senta costituito da un impianto rettango- lare, definito dalla parete-ossario, segnato da due aperture speculari collocate sui lati brevi del perimetro. Lopera ubica- ta allinterno del cimitero della Marina. Riguardo alle vicende del cantiere di Pola si veda, Fiore, La monumentalizza- zione, cit. [cfr. nota 1], p. 173. 88. Archivio Castiglioni, G. Castiglioni, Note Giornaliere (17 agosto 1938-3 luglio 1947); Greppi e Castiglioni si recano a Salonicco tra il 17 e il 24 giugno 1939. 89. ACGOCG, Sezione Demanio, Estero, Grecia, Salonicco, Laddetto militare alla Regia Legazione dItalia al Ministro degli esteri, Atene 22 giugno 1939. 90. Ivi, Giovanni Greppi e Giannino Castiglioni, Sacrario Militare di Salonic- co, relazione autografa, s.d. 91. Ivi, Relazione sulla pianta topografi- ca del terreno per la nuova sistemazione del cimitero italiano di guerra, 17 ago- sto 1939. 92. Ivi, Giovanni Greppi e Giannino Castiglioni, Sacrario Militare di Salonic- co, relazione autografa, s.d. 93. Ibid. 94. Riguardo ai progetti ideati per Corf, Sebenico e Bitolj si veda: Fiore, La monu- mentalizzazione, cit. [cfr. nota 1], pp. 195-200. 95. Archivio Cei, U. Cei, Memoriale Secondo. Il Cimitero Monumentale di Redi- puglia, 20 gennaio 1953, p. 30. 96. R. Michelesi, Dove riposano gli eroi della Grande Guerra, in Le Vie dItalia, XLV, 11, 1939, pp. 1436-1443.
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