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Esercitazioni del corso di

Fisica Teorica I
1
Complementi di matematica
A Integrali gaussiani
Vogliamo calcolare il seguente integrale:
I(a, b, c) =

dxexp
_
(ax
2
+ bx + c)
_
(A1)
con a, b e c reali e a > 0. Cominciamo intanto col calcolare il seguente
integrale:
I = I(1, 0, 0) =

dxe
x
2
(A2)
Utilizziamo il seguente trucco:
I
2
=

dxe
x
2

dye
y
2
=

R
2
dxdy exp
_
(x
2
+ y
2
)
_
(A3)
Facciamo il cambiamento di variabili x = cos e y = sin . Poiche lo
jacobiano della trasformazione vale
_
_
_
_
_
x

_
_
_
_
_
=
_
_
_
_
_
cos sin
sin cos
_
_
_
_
_
= (A4)
1
Per informazioni, chiarimenti o segnalazione di errori rivolgersi a:
Dr. Daniele Montanino, Universit`a del Salento
C/O Dip. di Fisica, stanza 220,
via Arnesano, 73100 LECCE (ITALY)
Tel/FAX: +39 0832 297 447 (interno: 7447)
e-mail: daniele.montanino@le.infn.it
web: http://www.le.infn.it/montanin/
1
avremo dxdy = dd e quindi
I
2
=

2
0
d

+
0
de

2
t=
2
=

+
0
dte
t
= (A5)
da cui ricaviamo I =

. A questo punto per calcolare lintegrale (A1) `e
suciente completare il quadrato nellesponenziale:
I(a, b, c) =

dx exp
_
_
a
_
x +
b
2a
_
2
+
b
2
4a
c
_
_
t=

a
(
x+
b
2a
)
=
exp
_
b
2
4a
c
_

dte
t
2
=

a
exp
_
b
2
4a
c
_
(A6)
=

a
exp
_
(b 2a)
2
4a
(a b + c)
_
(A7)
Questo risultato pu`o essere esteso per continuazione analitica anche a valori
complessi di a, b e c, purche a = 0. In particolare, per a = i con reale,
abbiamo i seguenti integrali notevoli:

dxsin x
2
= sign()


2||
(A8)

dx cos x
2
=


2||
(A9)
Si denisce inne la funzione errore come segue:
erf(x) =
2

x
0
dye
y
2
(A10)
per cui:

x
2
x
1
dx exp
_
(ax
2
+ bx + c)
_
= I(a, b, c)
erf(t
2
) erf(t
1
)
2
(A11)
con
t
1,2
=

a
_
x
1,2
+
b
2a
_
(A12)
2
-1
-0.8
-0.6
-0.4
-0.2
0
0.2
0.4
0.6
0.8
1
-4 -3 -2 -1 0 1 2 3 4
x
erf(x)
Figura 1: Graco della funzione errore.
B La funzione di Eulero (cenni)
La funzione
(x) =

+
0
dyy
x1
e
y
(B1)
viene chiamata funzione Gamma di Eulero. Essa pu`o essere denita per
continuazione analitica anche per valori complessi di x purche x = n con
n N, dove ha dei poli semplici. Vale la seguente propriet`a che si pu`o
dimostrare facilmente per mezzo di una integrazione per parti (si lascia la
dimostrazione per esercizio):
(x + 1) = x(x) (B2)
Utilizzando questa propriet`a `e facile mostrare per induzione che (n+1) = n!.
E utile calcolare (x) per x semiinteri. Cominciamo col calcolare (
1
2
):

_
1
2
_
=

+
0
dy

y
e
y
3
-10
-5
0
5
10
15
20
-4 -3 -2 -1 0 1 2 3 4 5
Figura 2: Graco della funzione (x).
y=t
2
= 2

+
0
dte
t
2
=

dte
t
2
=

(B3)
Utilizzando la propriet`a (B2) `e facile mostrare per induzione che:

_
2n + 1
2
_
=
(2n 1)!!
2
n

(B4)
con n 1. Il semifattoriale n!! `e denito come:
(2n)!! = 2 4 6 . . . 2n = 2
n
n!
(2n + 1)!! = 1 3 5 . . . (2n + 1) =
(2n + 1)!
2
n
n!
(B5)
Unaltra formula utile `e la seguente:

+
0
dyy
p
e
y
2
=
1
2

_
p + 1
2
_
(B6)
4
Questa relazione `e ottenuta semplicemente tramite la sostituzione t = y
2
.
Vale anche il seguente andamento asintotico:
(x + 1)
x+
x
x
e
x

2x (B7)
Infatti dalla (B1) si ha:
(x + 1) =

+
0
dye
(yxln y)
(B8)
La funzione
f(y) = y x ln y (B9)
`e minima per y = x. In un intorno di y = x la f(y) pu`o essere sviluppata in
serie di Taylor
f(y) x x ln x +
1
2x
(y x)
2
(B10)
Sostituendo nella (B8) si ha
(x + 1)

+
0
dye
(xxln x)
exp
_

(y x)
2
2x
_
t=
yx

2x
= x
x
e
x

2x

x/2
dye
y
2
x+
x
x
e
x

2x

dye
y
2
= x
x
e
x

2x
Ne consegue che per n molto grande si ha
n! n
n
e
n

2n (B11)
C La funzione ipergeometrica (cenni)
Si denisce funzione ipergeometrica generalizzata la funzione denita dalla
seguente serie di potenze:
2
p
F
q
(a
1
, a
2
. . . a
p
; b
1
, b
2
. . . b
q
; x) =

n=0
(a
1
)
n
(a
2
)
n
. . . (a
p
)
n
(b
1
)
n
(b
2
)
n
. . . (b
q
)
n
x
n
n!
(C1)
2
Il nome deriva dal fatto che la funzione `e una generalizzazione della serie geometrica,
poiche:
1
F
0
(1, x) =

n=0
x
n
=
1
1 x
5
dove {a
k
}
k=1...p
e {b
k
}
k=1...q
sono numeri in generale complessi e (a)
n
`e il
simbolo di Pochhammer denito come:
(a)
n
= a(a + 1)(a + 2) . . . (a + n 1) =
(a + n)
(a)
(C2)
Evidentemente (1)
n
= n!. Se uno qualsiasi degli a
k
`e nullo, la (C1) `e identi-
camente nulla. Inoltre deve essere b
k
= m, con m intero, perche il denomi-
natore nella (C1) non si annulli. Se invece per uno qualunque degli a
k
si ha
a
k
= m la serie si tronca ad un polinomio di grado m. Se a
k
= m, usando
il criterio del rapporto `e semplice dimostrare che se p < q + 1 il raggio di
convergenza della serie `e innito, se p = q + 1 il raggio di convergenza della
serie `e |x| < 1 (sebbene la funzione si possa estendere per prolungamento
analitico ad altri valori complessi di x). Se p q + 1 e a
k
= m la serie ha
raggio di convergenza nullo.
La funzione ipergeometrica `e una delle pi` u importanti e studiate della
Fisica Matematica e possiede innumerevoli propriet`a che qui `e impossibile
elencare. Basti pensare che le funzioni elementari (e gran parte delle funzioni
speciali utilizzate nella Fisica Matematica) possono essere scritte in termini
di funzioni ipergeometriche. Cos` per esempio:
e
x
=
0
F
0
(; ; x)
ln x =
2
F
1
(1, 1; 2; 1 x)
cos x =
0
F
1
_
;
1
2
;
x
2
4
_
erf(x) =
2x

1
F
1
_
1
2
;
3
2
; x
2
_
etc.
Storicamente, la prima delle funzioni ipergeometriche che `e stata studia-
ta `e la
2
F
1
(a
1
, a
2
; b; x), la quale `e quindi chiamata funzione ipergeometri-
ca per antonomasia. Inoltre la
1
F
1
(a; b; x) `e detta anche funzione ipergeo-
metrica conuente. La funzione ipergeometrica
2
F
1
(a
1
, a
2
; b; x) `e soluzione
dellequazione dierenziale con due punti Fuchsiani x
1
= 0 e x
2
= 1
3
x(x 1)y

+ [b (a
1
+ a
2
+ 1)x]y

a
1
a
2
y = 0 (C3)
3
Si consideri lequazione dierenziale omogenea del secondo ordine
y

+ p(x)y

+ q(x)y = 0
Se in x = x
0
la p(x) e/o la q(x) hanno una singolarit`a ma per x x
0
(x x
0
)p(x) e
6
detta per lappunto equazione ipergeometrica. La funzione
1
F
1
(a; b; x) `e inve-
ce soluzione dellequazione ipergeometrica conuente (detta anche equazione
di Kummer):
4
xy

+ (b x)y

ay = 0 (C4)
Per semplicit`a dimostriamo solo la pi` u semplice di queste propriet`a, cioe la
seconda, lasciando la dimostrazione della prima come esercizio. Per fare ci`o
utilizziamo la tecnica di Frobenius. Sviluppiamo la y(x) in serie di potenze
in un intorno di x = 0:
y(x) =

n=0
c
n
x
n
(C5)
da cui ricaviamo:
y

(x) =

n=1
nc
n
x
n1
n=m+1
=

m=0
(m + 1)c
m+1
x
m
y

(x) =

n=1
(n + 1)c
n+1
x
n+1
Sostituendo nella (C4) si ha
xy

+ (b x)y

ay =

n=0
[n(n + 1)c
n+1
+ b(n + 1)c
n+1
nc
n
ac
n
] x
n
= 0
(C6)
Poiche ogni coeciente di x
n
deve annullarsi, abbiamo la relazione di ricor-
renza seguente:
(b + n)(n + 1)c
n+1
= (a + n)c
n
(C7)
Fissato c
0
si ha:
c
1
=
a
b
c
0
1
c
2
=
a + 1
b + 1
c
1
2
=
a(a + 1)
b(b + 1)
c
0
1 2

c
n
=
a(a + 1) . . . (a + n 1)
b(b + 1) . . . (b + n 1)
c
0
n!
=
(a)
n
(b)
n
c
0
n!
(xx
0
)
2
q(x) sono sviluppabili in serie di Taylor in un intorno di x
0
, si di dice che il punto
x
0
`e una singolarit`a regolare o Fuchsiana. In tal caso la y(x) `e anche essa sviluppabile
in serie di Taylor in un intorno di x
0
. Se tutti i punti singolari sono Fuchsiani allora
lequazione si dice totalmente Fuchsiana.
4
Il nome deriva dal fatto che questa equazione `e ottenuta dallequazione ipergeometrica
facendo conuire la singolarit`a Fuchsiana x
2
in x = 0.
7
e quindi
y(x) = c
0

n=0
(a)
n
(b)
n
x
n
n!
= c
0

1
F
1
(a; b; x) (C8)
Per trovare lintegrale generale dellequazione (C4) `e necessario trovare una
seconda soluzione linearmente indipendente. Vi sono due alternative: la
funzione di Kummer oppure la funzione di Whittaker, sulle quali per`o non ci
soermeremo.
D Serie di funzioni ortogonali (cenni)
Consideriamo linsieme delle funzioni f(x) : [a, b] C di classe L
2
([a, b]) (in
particolare, possiamo anche considerare [a, b] = R). Sia w(x) : [a, b] R
sempre positiva (w(x) > 0 per x [a, b]), che supporremo per semplicit`a
continua. La funzione w(x) si denisce come funzione peso o misura.
Deniamo il prodotto scalare , (secondo la misura w(x)) tra due funzioni
f e g come segue:
g, f =

b
a
w(x)dxg

(x)f(x) (D1)
Si lascia come esercizio il provare che , `e una forma bilineare, cioe:
h, af + bg = ah, f + bh, g (D2)
af + bg, h = a

f, h + b

g, h (D3)
f, f 0 (D4)
Inoltre `e facile vedere che g, f=f, g

. Si noti per`o che il prodotto scalare


`e denito semipositivo, ovvero in generale f, f f = 0. Si denisce norma
di una funzione f la quantit`a:
f =

f, f (D5)
Lo spazio L
2
([a, b]) munito del prodotto scalare (D1) `e uno spazio vettoriale
a innite dimensioni (in quanto non `e possibile scrivere una qualunque fun-
zione f come combinazione lineare di un numero nito di funzioni). Vale la
disegualianza di Cauchy-Schwarz:
|g, f| fg (D6)
8
Infatti, consideriamo la seguente funzione
h() = f + g, fg
2
= f
2
+ 2|g, f|
2
+
2
|g, f|
2
g
2
(D7)
con reale. Evidentemente h() 0 per costruzione. In particolare ci`o
rimane vero per il valore di che minimizza h, ovvero:
h

(
min
) = 0
min
= g
2
(D8)
Sostituendo in (D7) si ha
h(
min
) = f
2
|g, f|
2
g
2
0 (D9)
da cui discende lasserto. Da questa propriet`a discende che se f = 0
g, f = 0, g.
Due funzioni f e g si dicono ortogonali se il loro prodotto scalare `e nullo:
g, f = 0 (D10)
In particolare, consideriamo una successione di funzioni {
n
}
nN
. Questa
successione si dice ortogonale se per m = n si ha
n
,
m
= 0. Se poi accade
che
n
= 1, n la successione si dice ortonormale.
Consideriamo un sistema ortonormale {
n
}
nN
e una funzione f L
2
([a, b]).
Ci chiediamo quanto una combinazione lineare dei
n
del tipo

nN
a
n

n
(x) (D11)
possa approssimare la funzione f. Consideriamo una successione {a
n
}
nN
di
numeri complessi e deniamo il resto N-esimo come:
R
N
(x) = f(x)
N

n=1
a
n

n
(x) (D12)
Deniamo la media del resto come:
I
N
= R
N

2
=

b
a
|R
N
(x)|
2
w(x)dx (D13)
Deniamo inoltre i coecienti di Fourier come le seguenti quantit`a:
c
n
=
n
, f (D14)
9
Dimostriamo la seguente propriet`a: i coecienti c
n
sono quelli che minimiz-
zano la media del resto. Infatti denendo:
I
(F)
N
=
_
_
_
_
_
f
N

n=1
c
n

n
_
_
_
_
_
2
= f
2

n=1
|c
n
|
2
(D15)
si ha:
I
N
=
_
_
_
_
_
f
N

n=1
a
n

n
_
_
_
_
_
2
=

f
N

n=1
a
n

n
, f
N

n=1
a
n

= f
2
+
N

n=1
_
|a
n
|
2
a
n
c

n
a

n
c
n
_
= f
2
+
N

n=1
_
|a
n
|
2
a
n
c

n
a

n
c
n
+|c
n
|
2
_

n=1
|c
n
|
2
= f
2
+
N

n=1
|c
n
a
n
|
2

n=1
|c
n
|
2
f
2

n=1
|c
n
|
2
= I
(F)
N
(D16)
Ne segue quindi che la serie

nN
c
n

n
(x) =

nN

n
, f
n
(x) (D17)
`e quella che fornisce la migliore approssimazione della funzione f. In parti-
colare, poiche I
(F)
N
0, passando al limite per N si ha la disegualianza
di Bessel:

nN
|c
n
|
2
=

nN
|
n
, f|
2
f
2
(D18)
Quando vale legulianza, la relazione precedente prende il nome di egualianza
di Parseval:

nN
|c
n
|
2
= f
2
(D19)
Se ci`o accade si ha che
lim
N
I
(F)
n
= lim
N
_
_
_
_
_
f
N

n=1
c
n

n
_
_
_
_
_
2
= f
2

nN
|c
n
|
2
= 0 (D20)
10
In tal caso, si dice che la serie

nN
c
n

n
(x) (D21)
converge `e in media a f, e scrive:
f(x)
i.m.
=

nN
c
n

n
(x) (D22)
(spesso per`o si sottintende la scritta i.m.). Si noti che, essendo il prodotto
scalare semidenito positivo, la convergenza in media non implica necessa-
riamente la convergenza puntuale, ovvero non `e detto che per ogni x [a, b]
si abbia:
f(x) = lim
N
N

n=1
c
n

n
(x) (D23)
Inoltre, in generale non `e detto che, dato un sistema ortonormale {
n
}
nN
,
ogni funzione f L
2
([a, b]) possa scriversi come una combinazione dei
n
,
sia pure in media.
5
Quando ci`o accade si dice che il sistema dei {
n
}
nN
`e un sistema ortonormale completo (abbrev. s.o.n.c.).
6
In tal caso si dice
che {
n
}
nN
genera lo spazio L
2
([a, b]). Un sistema {
n
}
nN
non completo
generer`a un sottospazio S L
2
([a, b]), ovvero lo spazio di tutte le funzioni
costruite come combinazioni lineari dei
n
. In questo sottospazio i {
n
}
nN
costituiranno quindi un sistema completo.
E Serie di Fourier (o trigonometriche)
Consideriamo lintervallo [a, a] e w(x) = 1. Consideriamo linsieme dei
{
n
}
nZ
denito come:

n
(x) = exp
_
i
nx
a
_
(E1)
5
In uno spazio nito-dimensionale di dimensione p invece, un sistema di {e
p
}
p=1...n
di vettori ortonormali costituisce sempre una base dello spazio, ovvero ogni vettore v
appartenente allo spazio pu`o scriversi come v =

p
v
p
e
p
.
6
Il fatto che non tutte le successioni di funzioni ortonormali possano essere complete si
capisce immediatamente da questo fatto: se da una sistema {
n
}
nN
completo si estrae
ad esempio
0
la restante sottosuccessione {
n
}
n0
pur essendo innita sar`a incompleta,
in quanto
0
non potr`a essere scritta come come combinazione lineare degli altri
n
.
11
E facile mostrare che:

m
,
n
=

+a
a
dx

m
(x)
n
(x) = 2a
mn
(E2)
Infatti, se m = n lasserto `e banale. Se m = n si ha:

+a
a
dx exp
_
i
(n m)x
a
_
=
a
i(n m)
_
exp
_
i
(n m)x
a
__
x=+a
x=a
= 0
(E3)
Le corrispondenti funzioni ortonormali sono evidentemente

n
(x) = (2a)
1/2

n
(x) (E4)
Si pu`o mostrare che il sistema dei

n
costituisce un s.o.n.c. per lo spa-
zio L
2
([a, a]), che quindi ogni funzione f(x) : [a, a] C a quadrato
sommabile pu`o essere scritta in termini di serie dei

n
:
f(x) =

nZ
c

n
(x) =
+

n=
c

n
1

2a
exp
_
i
nx
a
_
(E5)
dove i coecienti c

n
sono dati da:
c

n
=
n
, f =

+a
a
dy
1

2a
exp
_
i
ny
a
_
f(y) (E6)
Per ragioni di praticit`a si conviene scrivere la serie in termine dei
n
anziche
dei

n
:
f(x) =
+

n=
c
n
exp
_
i
nx
a
_
(E7)
con
c
n
=
1
2a

+a
a
dyf(y) exp
_
i
ny
a
_
(E8)
La serie (E7) viene detta serie di Fourier trigonometrica in forma complessa.
Si ricordi che lidentit`a (E7) va intesa in media. Vale tuttavia il teorema
di Dirichelet, che qui ci limitiamo ad enunciare: se la f(x) presenta delle
discontinuit`a di prima specie, la (E7) da come risultato la funzione

f denita
come:

f(x) =
1
2
_
lim
yx

f(y) + lim
yx
+
f(y)
_
12
Nei punti di continuit`a quindi la

f(x) conincide con la funzione f(x), mentre
nei punti di discontinuit`a la

f(x) assume il valore medio tra i limiti destro e
sinistro. Si noti che se f(x) `e una funzione pari (ovvero f(x) = f(x)) si ha
c
n
= c
n
, mentre se la f(x) `e una funzione dispari (ovvero f(x) = f(x))
si ha c
n
= c
n
. Se, inne, la f(x) `e reale si ha c
n
= c

n
.
Se utilizziamo le formule di Eulero per le funzioni trigonometriche, ve-
diamo che la (E7) pu`o essere riscritta nella forma usuale (serie di Fourier
trigonometrica in forma reale):
f(x) =
a
0
2
+

n=1
_
a
n
cos
nx
a
+ b
n
sin
nx
a
_
(E9)
con
a
n
= c
n
+ c
n
=
1
a

+a
a
dyf(y) cos
ny
a
(E10)
b
n
= i(c
n
c
n
) =
1
a

+a
a
dyf(y) sin
ny
a
(E11)
n N. Se f(x) `e reale, gli a
n
e b
n
sono reali. Se f(x) `e pari si ha b
n
= 0 e
a
n
=
2
a

a
0
dyf(y) cos
ny
a
(E12)
Invece se f(x) `e dispari si ha a
n
= 0 e
b
n
=
2
a

a
0
dyf(y) sin
ny
a
(E13)
Vale inne lidentit`a di Parseval:
1
2a

+a
a
dx|f(x)|
2
=
+

n=
|c
n
|
2
=
1
2
_
|a
0
|
2
2
+

n=1
_
|a
n
|
2
+|b
n
|
2
_
_
(E14)
La propriet`a pi` u importante delle serie di Fourier trigonometriche `e che
esse descrivono funzioni periodiche di periodo 2a. Infatti, poiche
exp
_
i
n(x + 2ak)
a
_
= exp
_
i
nx
a
_
e
2ikn
= exp
_
i
nx
a
_
(E15)
se k Z, si vede facilmente che f(x + 2ka) = f(x). Ne consegue che ogni
funzione periodica pu`o essere scritta in termini di serie di seni e coseni.
13
Esempi di serie di Fourier.
1) Calcolare lo sviluppo in serie di Fourier della funzione (onda quadra):
f(x) = 2(x) 1 =
_

_
1 x < 0
0 x = 0
1 x > 0
x [a, a]
f(x) = f(x 2ka), x [(2k 1)a, (2k + 1)a], k Z (E16)
dove (x) `e la funzione scalino (o funzione di Heavyside), denita come:
(x) =
_

_
0 x < 0
1
2
x = 0
1 x > 0
(E17)
Poiche la funzione `e dispari avremo a
n
= 0 e:
b
n
=
2
a

a
0
dx sin
nx
a
y=
nx
a
=
2
n

n
0
dx sin y
=
2
n
[cos y]
n
0
=
2
n
[1 (1)
n
] =
_
0 n = 2k
4
(2k+1)
n = 2k + 1
(E18)
Lo sviluppo in serie di Fourier sar`a quindi:
f(x) =
4

k=0
1
2k + 1
sin
(2k + 1)x
a
=
4

_
sin
x
a
+
1
3
sin
3x
a
+
1
5
sin
5x
a
+ . . .
_
(E19)
In gura 3 `e mostrata la funzione f(x) con la serie troncata al 1
o
, 2
o
, 3
o
e 4
o
termine, rispettivamente. Si noti come nei punti di discontinuit`a (per
esempio, in x = 0) la serie tenda eettivamente alla media dei limiti destri e
sinistro. Inoltre, per x = a/2 si ha f(x) = 1. Poiche sin(k + 1/2) = (1)
k
si ha la relazione notevole:

4
=

k=0
(1)
k
2k + 1
= 1
1
3
+
1
5

1
7
+ . . . (E20)
14
Utilizzando lidentit`a di Parseval, si ha anche:
1
2a

+a
a
|f(x)|
2
= 1 =
1
2

16

k=0
1
(2k + 1)
2
(E21)
da cui ricaviamo la relazione

2
8
=

k=0
1
(2k + 1)
2
= 1 +
1
3
2
+
1
5
2
+
1
7
2
+ . . . (E22)
Utilizzando questultima relazione, si lascia come esercizio dimostrare la
seguente:
7

2
6
=

n=1
1
n
2
= 1 +
1
2
2
+
1
3
2
+
1
4
2
+ . . . (E23)
7
Si denisce funzione zeta di Riemann la serie
(x) =

n=1
1
n
x
= 1 +
1
2
x
+
1
3
x
+
1
4
x
+ . . .
valida per Re[x] > 1 sebbene si possa estendere per continuazione analitica a tutto il piano
complesso, tranne che per x = 1, dove ha un polo semplice. La funzione (x) ha importanti
applicazioni in meccanica statistica e in teoria dei numeri. E facile mostrare le seguenti
relazioni:
(x) =
1
1 2
x

n=0
1
(2n + 1)
x
(x) =
1
1 2
1x

n=1
(1)
n+1
n
x
Si pu`o anche mostrare che valgono le seguenti rappresentazioni della :
(x) =
1
(x)


0
dt
t
x1
e
t
1
=
1
(1 2
1x
)(x)


0
dt
t
x1
e
t
+ 1
(x) =
1
(x)


0
dt
t
x1
e
t
1
=
1
(1 2
1x
)(x)


0
dt
t
x1
e
t
+ 1
1
(x)
=

k=1
(1 p
x
k
) = (1 2
x
) (1 3
x
) (1 5
x
) . . .
dove p
k
`e il k-esimo numero primo. Dalla (E23) ricaviamo quindi (2) =
2
/6.
15
-1.5
-1
-0.5
0
0.5
1
1.5
-2 -1.5 -1 -0.5 0 0.5 1 1.5 2
1 armonica
-1.5
-1
-0.5
0
0.5
1
1.5
-2 -1.5 -1 -0.5 0 0.5 1 1.5 2
1+3
-1.5
-1
-0.5
0
0.5
1
1.5
-2 -1.5 -1 -0.5 0 0.5 1 1.5 2
1+3+5
-1.5
-1
-0.5
0
0.5
1
1.5
-2 -1.5 -1 -0.5 0 0.5 1 1.5 2
1+3+5+7
Figura 3: Londa quadra con a = 1 e la sua espansione in serie di Fourier.
2) Calcolare lo sviluppo in serie di Fourier della funzione (dente di sega):
f(x) = x, x [a, a]
f(x) = f(x 2ka), x [(2k 1)a, (2k + 1)a], k Z (E24)
La funzione `e dispari e quindi a
n
= 0, mentre
b
n
=
2
a

a
0
xdx sin
nx
a
= . . . = (1)
n+1
2a
n
(E25)
(si lascia il calcolo per esercizio), e quindi la serie vale:
f(x) =
2a

n=1
(1)
n+1
n
sin
nx
a
=
2a

_
sin
x
a

1
2
sin
2x
a
+
1
3
sin
3x
a
+ . . .
_
(E26)
In gura 4 `e mostrata la funzione f(x) con la serie troncata al 1
o
, 2
o
, 3
o
e 4
o
termine, rispettivamente.
16
-1.5
-1
-0.5
0
0.5
1
1.5
-2 -1.5 -1 -0.5 0 0.5 1 1.5 2
1 armonica
-1.5
-1
-0.5
0
0.5
1
1.5
-2 -1.5 -1 -0.5 0 0.5 1 1.5 2
1+2
-1.5
-1
-0.5
0
0.5
1
1.5
-2 -1.5 -1 -0.5 0 0.5 1 1.5 2
1+2+3
-1.5
-1
-0.5
0
0.5
1
1.5
-2 -1.5 -1 -0.5 0 0.5 1 1.5 2
1+2+3+4
Figura 4: Il dente di sega con a = 1 e la sua espansione in serie di Fourier.
3) Calcolare lo sviluppo in serie di Fourier della funzione:
f(x) = |x|, x [a, a]
f(x) = f(x 2ka), x [(2k 1)a, (2k + 1)a], k Z (E27)
In questo caso la funzione `e pari e quindi b
n
= 0. Per n = 0 si ha:
a
n
=
2
a

a
0
xdx cos
nx
a
= . . . =
_
0 n = 2k

4a
((2k+1))
2
n = 2k + 1
(E28)
(si lascia il calcolo per esercizio), mentre per n = 0 si ha:
a
0
=
2
a

a
0
xdx = a (E29)
La serie vale quindi:
f(x) = a
_
1
2

4

k=1
1
(2k + 1)
2
cos
(2k + 1)x
a
_
(E30)
17
-1.5
-1
-0.5
0
0.5
1
1.5
-2 -1.5 -1 -0.5 0 0.5 1 1.5 2
1 armonica
-1.5
-1
-0.5
0
0.5
1
1.5
-2 -1.5 -1 -0.5 0 0.5 1 1.5 2
1+3
-1.5
-1
-0.5
0
0.5
1
1.5
-2 -1.5 -1 -0.5 0 0.5 1 1.5 2
1+3+5
-1.5
-1
-0.5
0
0.5
1
1.5
-2 -1.5 -1 -0.5 0 0.5 1 1.5 2
1+3+5+7
Figura 5: La funzione relativa allesempio 3) con a = 1 e la sua espansione
in serie di Fourier.
In gura 5 `e mostrata la funzione f(x) con la serie troncata al 1
o
, 2
o
, 3
o
e 4
o
termine, rispettivamente. Usando lidentit`a di Parseval si ha
1
2a

+a
a
x
2
=
2a
2
3
=
a
2
2
+
16a
2

k=0
1
(2k + 1)
4
(E31)
da cui ricaviamo la relazione
8

4
96
=

k=0
(1)
k
(2k + 1)
4
= 1
1
3
4
+
1
5
4

1
7
4
+ . . . (E32)
4) Calcolare lo sviluppo in serie di Fourier della funzione:
f(x) = cos zx, x [, ]
f(x) = f(x 2k), x [(2k 1), (2k + 1)], k Z (E33)
8
Dalla quale ricaviamo anche (4) =
4
/90.
18
con z =intero. Poiche questa funzione `e pari, b
n
= 0 e
a
n
=
2


0
dx cos zx cos nx
=
1

_

0
dx cos(z n)x +


0
dx cos(z + n)x
_
=
1

_
sin(z n)
z n
+
sin(z + n)
z + n
_
=
2(1)
n
z sin z

1
z
2
n
2
(E34)
per cui la serie diviene:
f(x) = cos z =
2z sin z

_
1
2z
2
+

n=1
(1)
n
cos nx
z
2
n
2
_
(E35)
In particolare, poiche la funzione f(x) `e sempre continua, per x = si ottiene
la seguente relazione notevole:
9
cot z
z
=
1

n=
1
z
2
n
2
(E36)
9
Si lascia per esercizio dimostrare, per mezzo dello sviluppo in serie di Fourier della
funzione cosh zx in [, ] che:
coth z
z
=
1

n=
1
z
2
+ n
2
la quale si potrebbe ottenere per continuazione analitica della (E36) per z iz. Inoltre,
riscrivendo la (E36) nella forma

cos z
sin z

1
z
=

n=1
2z
z
2
n
2
e integrando ambo i membri da 0 a / si ottiene anche questa relazione notevole:
sin =

n=1
_
1

2
n
2

2
_
in cui gli zeri della funzione seno sono stati esplicitati. Ponendo inoltre = /2 si ottiene
la celebre formula di Wallis:

2
=

n=1
2n
2n 1

2n
2n + 1
=
2
1

2
3

4
3

4
5

6
5

6
7
. . .
19
F Problemi di Sturm-Liouville (cenni)
Si consideri lequazione dierenziale omogenea del II ordine:
y

+ p(x)y

+ q(x)y = 0 (F1)
dove, per semplicit`a, supponiamo p(x) e q(x) reali. Come noto questa equa-
zione, sotto ipotesi abbastanza generali, ammette ununica soluzione qualora
siano ssate le condizioni iniziali y(x
0
) = y
0
e y

(x
0
) = y

0
. Il problema di ri-
solvere lequazione (F1) una volta che siano ssate le condizioni iniziali viene
detto problema di Cauchy. Spesso in sica `e per`o necessario ssare anziche
delle condizioni iniziali delle condizioni al contorno (o ai bordi) omogenee del
tipo:
_
y(a) +

(a) = 0
y(b) +

(b) = 0
(F2)
con a < b (eventualmente anche a = e/o b = +) e || + |

| =
0 e || + |

| = 0. Intanto notiamo che y = 0 `e sempre una soluzione


banale del problema e che se y(x) `e una soluzione lo `e anche cy(x) con c
costante, e quindi le soluzioni del problema se esistono non sono uniche.
Inoltre lesistenza della soluzione (a parte la soluzione banale y = 0) non
`e in generale garantita. Si consideri ad esempio il caso

= 0. La
condizione al contorno diviene y(a) = y(b) = 0. Ci`o equivale a forzare la
soluzione della (F1) ad avere degli zeri in a e b. Se y
1
(x) e y
2
(x) sono due
soluzioni linearmente indipendenti della (F1), lintegrale generale sar`a:
y(x) = c
1
y
1
(x) + c
2
y
2
(x) (F3)
La richiesta y(a) = y(b) = 0 equivale a chiedere
_
c
1
y
1
(a) + c
2
y
2
(a) = 0
c
1
y
1
(b) + c
2
y
2
(b) = 0
(F4)
Questa equazione ammette la soluzione non banale solo se

y
1
(a) y
2
(a)
y
1
(b) y
2
(b)

= 0 (F5)
Questa condizione non `e in generale garantita. La situazione `e per`o dierente
se p(x) e/o q(x) contengono un parametro libero . In tal caso la (F5) diventa
20
unequazione in . Nel seguito supporremo che solo q(x) dipenda da e che
vi dipenda anche linearmente:
q(x) = s(x) r(x) (F6)
Inoltre supporremo r(x) > 0 per x [a, b]. Il problema da risolvere sar`a
quindi del tipo
y

+ p(x)y

+ s(x)y = r(x)y (F7)


con le condizioni al contorno (F2). Un problema del genere `e noto come
problema di Sturm-Liouville; i valori di per cui si hanno soluzioni non banali
sono chiamati autovalori e le y(x)corrispondenti sono chiamate autofunzioni.
Intanto conviene riscrivere lequazione (F7) nella forma autoaggiunta:
1
w(x)
_
d
dx
P(x)
d
dx
+ S(x)
_
y(x) = y(x) (F8)
dove
P(x) = exp
_
p(x)dx
_
(F9)
e S(x) = s(x)P(x), w(x) = r(x)P(x). Si pu`o facilmente dimostrare il seguen-
te teorema: autofunzioni corrispondenti a diversi autovalori sono ortogonali
secondo la misura w(x):
y

1
, y

2
=

b
a
w(x)dxy

1
(x)y

2
(x) = 0 (F10)
Per semplicit`a lo dimostriamo nel caso in cui

= 0 (oppure = = 0).
Infatti se
1
=
2
, avremo:
1
w(x)
_
d
dx
P(x)
d
dx
+ S(x)
_
y

1
(x) =
1
y

1
(x)
1
w(x)
_
d
dx
P(x)
d
dx
+ S(x)
_
y

2
(x) =
2
y

2
(x)
Moltiplicando la prima di queste equazioni per Wy

2
e la seconda per Wy

1
e sottraendo membro a membro, otterremo:
(
1

2
)Wy

1
y

2
= y

2
d
dx
P
d
dx
y

1
y

1
d
dx
P
d
dx
y

2
=
d
dx
P[y

2
y

1
y

2
y

1
]
21
Integrando membro a membra da a a b si ha:
(
1

2
)

b
a
Wdxy

1
y

2
= P[y

2
y

1
y

2
y

1
]

x=b
x=a
(F11)
e considerando che y

1,2
(a) = y

1,2
(b) = 0 (oppure y

1,2
(a) = y

1,2
(b) = 0) si
ha lasserto. E quindi possibile normalizzare le y

in modo che il sistema


delle autofunzioni di un problema di Sturm-Liouville costituisca un sistema
ortonormale. Si noti che, in base alla precedente dimostrazione, la condizione
di ortogonalit`a `e ancora valida se:
P(a) = 0: in tal caso `e suciente richiedere che lim
xa
P(x)y(x) = 0
(in particolare ci`o `e vero se y(a) `e nito); ovviamente lo stesso vale per
x = b se P(b) = 0;
P(a) = P(b) = 0: in tal caso lortogonalit`a `e valida anche se anziche
le (F2) valgono condizioni al contorno periodiche, ovvero y(a) = y(b) e
y

(a) = y

(b)
Si pu`o mostrare che, sotto opportune condizioni, si ha anche:
1. Gli autovalori {
n
}
nN
del problema sono reali e costituiscono una
innit`a numerabile;
2. Le autofunzioni {y
n
(x)}
nN
costituiscono un s.o.n.c. nello spazio delle
funzioni di L
2
([a, b]);
3. nessun autovalore `e degenere, ovvero a ogni
n
corrisponde uno e un
solo y
n
(x) a norma 1.
Per semplicit`a non dimostreremo questo teorema ma ci limiteremo allillu-
strazione di un semplice esempio di applicazione.
Esempio: (corda vibrante con estremi ssi) risolvere lequazione delle
onde

2
(x, t)
x
2

1
v
2

2
(x, t)
t
2
= 0 (F12)
(v `e la velocit`a dellonda nella corda) con le condizioni al contorno (a, t) =
(a, t) = 0, t. Utilizziamo il metodo della separazione delle variabi-
li ovvero facciamo lansatz (x, t) = X(x)T(t). Sostituendo nella (F12)
avremo:
1
X(x)
d
2
X(x)
dx
2
=
1
v
2
T(t)
d
2
T(t)
dt
2
(F13)
22
Poiche il primo membro dellequazione dipende solo da x mentre il secondo
dipende solo da t, si pu`o supporre che entrambi i membri sono uguali ad una
medesima costante :
1
X(x)
d
2
X(x)
dx
2
=
1
v
2
T(t)
d
2
T(t)
dt
2
= (F14)
Come `e facile vedere, le condizioni al contorno equivalgono a richiedere
X(a) = X(a) = 0. Con questa condizione, la prima delle (F14) diviene
un problema di Sturm-Liouville (con P(x) = w(x) = 1 e S(x) = 0). E facile
mostrare che se 0 lunica soluzione possibile `e quella banale, X(x) = 0.
Poniamo allora = k
2
, con k reale. La soluzione generale sar`a quindi:
X(x) = Acos kx + Bsin kx (F15)
con A e B costanti arbitrarie. Imponendo le condizioni al contorno avremo:
X(a) = Acos ka + Bsin ka = 0
X(a) = Acos ka Bsin ka = 0
Questo sistema ammette soluzioni non banali se:

cos ka sin ka
cos ka sin ka

= sin 2ka = 0 (F16)


che ha soluzione:
k
n
=
n
2a
(F17)
con n N. Come si vede, per n = 0 si ha solo la soluzione banale. Per n = 0
si ha:
Acos
_
n
2
_
= Bsin
_
n
2
_
(F18)
Per n pari si ha sin(n/2) = 0 e quindi A = 0. Analogamente, per n dispari
si ha B = 0. In denitiva le autofunzioni (non normalizzate) del problema
sono:
X
n
(x) =
_
_
_
cos
_
n
2
_
n pari
sin
_
n
2
_
n dispari
(F19)
23
-1
-0.5
0
0.5
1
-1 -0.5 0 0.5 1
1 modo
-1
-0.5
0
0.5
1
-1 -0.5 0 0.5 1
2 modo
-1
-0.5
0
0.5
1
-1 -0.5 0 0.5 1
x
3 modo
-1
-0.5
0
0.5
1
-1 -0.5 0 0.5 1
x
4 modo
Figura 6: I primi quattro modi propri della corda vibrante per a = 1.
che, come `e facile mostrare, sono ortogonali, cioe se m = n:

+a
a
dxX
n
(x)X
m
(x) = 0 (F20)
In gura 6 sono mostrate le autofunzioni X
n
(x) per n = 1, . . . 4 (per a = 1).
Le corrispondenti autofunzioni per T(t) si otterranno risolvendo la seconda
delle (F14) per = k
2
n
, cioe:
T
n
(t) =
n
cos
n
t +
n
sin
n
t (F21)
dove
n
= k
n
v sono le frequenze proprie della corda. Le funzioni
n
(x, t) =
X
n
(t)T
n
(t) sono note come modi propri della corda vibrante e corrispondo-
no a onde stazionarie della corda stessa. La soluzione generale del problema
sar`a quindi una sovrapposizione dei modi propri:
(x, t) =

n=1

n
(x, t) (F22)
24
Le costanti
n
e
n
si possono trovare imponendo le condizione iniziali, ovvero
posizione e velocit`a di ogni punto della corda allistante t = 0:
(x, 0)

n=1

n
X
n
(x) =
0
(x)

t
(x, t)

t=0

n=1

n
X
n
(x) =
0
(x)
Gli
n
e i
n
altro non sono quindi che i coecienti di Fourier delle funzioni

0
ed
0
rispetto alla base X
n
(x).
G Polinomi ortogonali (cenni)
In analogia agli spazi vettoriali nito-dimensionali, dato un insieme di fun-
zioni linearmente indipendenti {
n
}
nN
`e sempre possibile costruire una
combinazione lineare di essi tali che questi siano ortonormali (procedimen-
to di Gram-Schmidt). Il procedimento `e simile a quello per il caso nito
dimensionale, ovvero costruiamo un nuovo sistema
n
(x) come segue:

0
(x)
0
(x)

1
(x)
1
(x)

1
,
0


0
(x)

2
(x)
2
(x)

2
,
0


0
(x)

2
,
1


1
(x)

n
(x)
n
(x)
n1

k=1

n
,
k


k
(x)
Ogni
n
`e costruito quindi a partire dai
n
eliminado le proiezioni di
n
dalle
k
, con k < n. Per costruzione, quindi, il sistema dei {
n
}
nN
`e
ortogonale. Ovviamente, dai
n
`e possibile ottenere un sistema ortonormale
semplicemente come:

n
(x) =

n
(x)

(G1)
Un caso particolare si ha quando
n
(x) = x
n
. In tal caso i
n
saranno evi-
dentemente dei polinomi chiamati per lappunto polinomi ortogonali. Ovvia-
mente questi polinomi dipenderanno dalla scelta dellintervallo [a, b] e dalla
25
funzione peso w(x). Per semplicit`a, nel seguito discuteremo brevemente solo
tre casi notevoli di rilevanza per il presente corso. Verranno inoltre mostrate
alcune propriet`a che per semplicit`a verranno date senza dimostrazione.
1) Polinomi di Legendre: [a, b] = [1, 1], w(x) = 1. Essi vengono
denotati usualmente come P
n
(x). Qui di seguito mostriamo i primi cinque
polinomi di Legendre:
P
0
(x) = 1
P
1
(x) = x
P
2
(x) =
1
2
+
3x
2
2
P
3
(x) =
3x
2
+
5x
3
2
P
4
(x) =
3
8

15x
2
4
+
35x
4
8
P
5
(x) =
15x
8

35x
3
4
+
63x
5
8
I polinomi di Legendre possono essere ottenuti come soluzione dellequazione
dierenziale (equazione di Legendre):
(1 x
2
)
d
2
P
n
(x)
dx
2
2x
dP
n
(x)
dx
+ n(n + 1)P
n
(x) = 0 (G2)
ovvero, in forma autoaggiunta:

d
dx
(1 x
2
)
d
dx
P
n
(x) = n(n + 1)P
n
(x) (G3)
Poiche P(x) = 1 x
2
e P(1) = P(1) = 0 si pu`o mostrare che i polinomi
di Legendre sono soluzione di un problema di Sturm-Lioville in cui lunica
richiesta `e che P
n
(1) e P
n
(1) siano niti.
Condizione di normalizzazione:
10

+1
1
dxP
n
(x)P
m
(x) =
2
2n + 1

nm
(G4)
10
Si noti che, per come sono scritti, i polinomi di Legendre non sono ortonormali.
Ovviamente, denendo

P
n
(x) =

2n + 1
2
P
n
(x)
i

P
n
(x) saranno ortonormali.
26
Valgono le seguenti espressioni: Formula di Rodrigues:
P
n
(x) =
1
n!
d
n
dx
n
_
x
2
1
2
_
n
(G5)
Funzione generatice:

n=0
P
n
(x)z
n
=
1

1 2xz + z
2
, (|z| < 1) (G6)
Da questa relazione si ricava anche:
P
n
(x) =
1
n!

n
z
n
_
1

1 2xz + z
2
_
z=0
(G7)
In termini della funzione ipergeometrica:
P
n
(x) =
2
F
1
_
n, n + 1; 1;
1 x
2
_
(G8)
Si pu`o inoltre dimostrare i P
n
(x) costituiscono un s.o.n.c nellintervallo [1, 1].
Conviene anche denire le funzioni associate di Legendre, soluzioni dellequa-
zione:
(1 x
2
)
d
2
P
k
n
(x)
dx
2
2x
dP
k
n
(x)
dx
+
_
n(n + 1)
k
2
1 x
2
_
P
k
n
(x) = 0 (G9)
con k N. Queste funzioni possono essere ricavate dai polinomi di Legendre
tramite lespressione seguente:
P
k
n
(x) = (1 x
2
)
k/2
d
k
dx
k
P
n
(x) (G10)
con 0 k n (per k > n evidentemente i P
k
n
(x) sono identicamente nulli) e
soddisfano la relazione di ortogonalit`a seguente:

+1
1
dxP
k
n
(x)P
k
m
=
2
2n + 1
(n + k)!
(n k)!

nm
, (n, m > k) (G11)
Si deniscono anche le funzioni armoniche sferiche:
Y
k
n
(, ) =

_
(2n + 1)!(n k)!
4(n + k)!
e
ik
P
k
n
(cos ), (0 k n) (G12)
27
Per k 0 si denisce Y
k
n
(, ) = (1)
k
e
2ik
Y
k
n
(, ). Le armoniche sferiche
soddisfano lequazione dierenziale:
_
1
sin

_
sin

_
+
1
sin
2

2
+ n(n + 1)
_
Y
k
n
(, ) = 0 (G13)
e la condizione di normalizzazione:

d[Y
k
n
(, )]

Y
h
m
(, ) =
kh

nm
(G14)
(con d = sin dd elemento di angolo solido). Vale anche la relazione:
n

k=n
|Y
k
n
(, )|
2
=
2n + 1
4
(G15)
2) Polinomi di Laguerre: [a, b] = [0, +[, w(x) = e
x
. Essi vengono
denotati usualmente come L
n
(x). Qui di seguito mostriamo i primi cinque
polinomi di Laguerre:
L
0
(x) = 1
L
1
(x) = 1 x
L
2
(x) =
2 4x + x
2
2
L
3
(x) =
6 18x + 9x
2
x
3
6
L
4
(x) =
24 96x + 72x
2
16x
3
+ x
4
24
L
5
(x) =
120 600x + 600x
2
200x
3
+ 25x
4
x
5
120
Equazione dierenziale (di Laguerre)
x
d
2
L
n
(x)
dx
2
+ (1 x)
dL
n
(x)
dx
+ nL
n
(x) = 0 (G16)
ovvero, in forma autoaggiunta:

1
e
x
d
dx
xe
x
d
dx
L
n
(x) = nL
n
(x) (G17)
Poiche P(x) = xe
x
e P(0) = P(+) = 0 si pu`o mostrare che i polinomi
di Laguerre sono soluzione di un problema di Sturm-Lioville in cui lunica
28
richiesta `e che lim
x0,+
xe
x
L
n
(x) = 0.
Condizione di normalizzazione:

+
0
dxe
x
L
n
(x)L
m
(x) =
nm
(G18)
Formula di Rodrigues:
L
n
(x) =
e
x
n!
d
n
dx
n
_
x
n
e
x
_
(G19)
Funzione generatice:

n=0
L
n
(x)z
n
=
1
1 z
exp
_

xz
1 z
_
(G20)
ovvero:
L
n
(x) =
1
n!

n
z
n
_
1
1 z
exp
_

xz
1 z
__
z=0
(G21)
In termini della funzione ipergeometrica:
L
n
(x) =
1
F
1
(n; 1; x) (G22)
Anche qui conviene denire i polinomi associati di Laguerre che soddisfano
lequazione dierenziale:
x
d
2
L
k
n
(x)
dx
2
+ (k + 1 x)
dL
k
n
(x)
dx
+ nL
k
n
(x) = 0 (G23)
con k N. Queste funzioni possono essere ricavate dai polinomi di Laguerre
tramite lespressione seguente:
L
k
n
(x) = (1)
k
d
k
dx
k
L
n+k
(x) (G24)
Condizione di normalizzazione:

+
0
dxe
x
L
k
n
(x)L
k
m
(x) =
(n + k)!
n!

nm
(G25)
Formula di Rodrigues:
L
k
n
(x) =
e
x
n!x
k
d
n
dx
n
_
x
n+k
e
x
_
(G26)
29
Funzione generatice:

n=0
L
k
n
(x)z
n
=
1
(1 z)
k+1
exp
_

xz
1 z
_
(G27)
3) Polinomi di Hermite: [a, b] =], +[, w(x) = e
x
2
. Essi vengono
denotati usualmente come H
n
(x). Qui di seguito mostriamo i primi cinque
polinomi di Hermite:
H
0
(x) = 1
H
1
(x) = 2x
H
2
(x) = 2 + 4x
2
H
3
(x) = 12x + 8x
3
H
4
(x) = 12 48x
2
+ 16x
4
H
5
(x) = 120x 160x
3
+ 32x
5
Equazione dierenziale (di Hermite)
d
2
H
n
(x)
dx
2
2x
dH
n
(x)
dx
+ 2nH
n
(x) = 0 (G28)
ovvero, in forma autoaggiunta:

1
e
x
2
d
dx
e
x
2 d
dx
H
n
(x) = nH
n
(x) (G29)
Poiche P(x) = e
x
2
e P() = P(+) = 0 si pu`o mostrare che i polinomi
di Hermite sono soluzione di un problema di Sturm-Lioville in cui lunica
richiesta `e che lim
x
e
x
2
H
n
(x) = 0.
Condizione di normalizzazione:

dxe
x
2
H
n
(x)H
m
(x) =

2
n
n!
nm
(G30)
Formula di Rodrigues:
H
n
(x) = (1)
n
e
x
2 d
n
dx
n
e
x
2
(G31)
Funzione generatice:

n=0
H
n
(x)
n!
z
n
= exp(z
2
+ 2zx) (G32)
30
ovvero:
H
n
(x) =

n
z
n
_
e
z
2
+2zx
_
z=0
(G33)
In termini della funzione ipergeometrica:
H
2n
(x) = (1)
n
2n!
n!
1
F
1
_
n, ;
1
2
: x
2
_
H
2n+1
(x) = (1)
n
2(2n + 1)!
n!
x
1
F
1
_
n, ;
3
2
; x
2
_
(G34)
H La trasformata di Fourier
Sia f(x) : R C una funzione di classe L
2
(R) che supporremo per sempli-
cit`a continua. Si denisce trasformata integrale di Fourier (o spettro) della
funzione f la seguente:
11

f(k) = F[f(x)] =
1

dxe
ikx
f(x) (H1)
La particolarit`a della trasformata di Fourier `e che la formula di antitrasfor-
mazione `e simmetrica, ovvero:
12
f(x) =
1

dke
ikx

f(k) (H2)
Una dimostrazione nave di questa propriet`a `e la seguente. Consideriamo la
restrizione di f
a
(x) di f(x) allintervallo [a, a], cioe:
f
a
(x) =
_
f(x) a x a
0 altrimenti
(H3)
Nellintervallo [a, a] questa restrizione pu`o essere sviluppata in serie di
Fourier trigonometrica in forma complessa, come in (E7):
f
a
(x) =
+

n=
c
n
exp
_
i
nx
a
_
(H4)
11
Talvolta la trasformata di Fourier `e denita senza il fattore 1/

2; in tal caso, davanti


alla formula di antitrasformazione comparir`a un fattore 1/2.
12
Il teorema di Dirichelet si estende anche a questo caso, ovvero se f(x) presenta delle
discontinuit`a di prima specie, la (H2) da in realt`a come risultato la funzione:

f(x) =
1
2
_
lim
yx

f(y) + lim
yx
+
f(y)
_
31
Deniamo k
n
= n/a e

f
a
(k) = F[f
a
] =
1

+a
a
dye
iky
f(y) (H5)
Ne consegue che c
n
=

2/2a

f(k
n
). La serie di Fourier (H4) pu`o essere
quindi riscritta come:
f
a
(x) =
1

2
+

n=
k

f
a
(k
n
)e
ik
n
x
(H6)
dove k = k
n+1
k
n
= /a. Passando al limite a , f
a
f e

f
a
(k)

f(k) =
1

dye
iky
f(y) (H7)
Inne k 0 e quindi la sommatoria (H6) tende allintegrale:
+

n=
k

dk (H8)
per cui avremo la (H2).
Si noti che se f `e una funzione reale

f(k) =

f

(k). Loperazione di
trasformazione `e evidentemente lineare, ovvero F[af(x) + bg(x)] = a

f + b g.
Se la f(x) `e una funzione pari si ha:

f(k) =

+
0
dxf(x) cos kx (H9)
e quindi in tal caso

f `e reale, mentre se la f(x) `e dispari si ha

f(k) = i

+
0
dxf(x) sin kx (H10)
e quindi in tal caso

f `e immaginario puro. Inne `e interessante notare che:

dxf(x) =

2

f(0) (H11)
ovvero una propriet`a globale della funzione f(x) si riette su di una propriet`a
locale della sua trasformata di Fourier (e viceversa).
32
Propriet`a della trasformata di Fourier
1) Propriet`a di scala: se la trasformata di Fourier di f(x) `e

f(k), la tra-
sformata di f(ax), con a reale, vale

f(k/a)/a. Questa propriet`a si dimostra
con il cambiamento di variabile y = ax nella (H1).
2) Propriet`a di shift: la trasformata di f(x+a), con a reale, vale e
ika

f(k).
Anche questa propriet`a `e facile da dimostrare con il cambiamento di variabile
y = x+a. In particolare per la reciprocit`a della formula dellantitrasformata,
vale anche la seguente propriet`a:
F[e
iqx
f(x)] =

f(k q) (H12)
3) Trasformata di Fourier della derivata:
F
_
df
dx
_
= ik

f(k) (H13)
Infatti, per la propriet`a di shift si ha:
F
_
f(x + ) f(x)

_
=
e
ik
1

f(k) (H14)
Per 0 si ha lasserto. Per induzione si ha:
F
_
d
n
f
dx
n
_
= (ik)
n

f(k) (H15)
A causa della reciprocit`a della formula dellantitrasformata, vale anche la
seguente propriet`a:
F[x
n
f(x)] = i
n
d
n

f(k)
dk
n
(H16)
4) Trasformata di Fourier di un prodotto di convoluzione: Siano f e g
due funzioni di classe L
2
(R); deniamo il prodotto di convoluzione tra f e g
la seguente quantit`a
h(x) = f g(x) =
1

dtf(t)g(x t) (H17)
E facile mostrare che f g = g f. Vale allora la seguente propriet`a: la
trasformata di Fourier di un prodotto di convoluzione di due funzioni f e g
`e uguale al prodotto delle trasformate di Fourier delle due funzioni:

h(k) = F[f g] =

f(k) g(k) (H18)
33
Infatti:

h(k) =
1

dxe
ikx
1

dtf(t)g(x t)
=
1

dte
ikt
f(t)
1

dxe
ik(xt)
g(x t)
z=xt
=
1

dte
ikt
f(t)
1

dze
ikz
g(z)
=

f(k) g(k) (H19)
Vale ovviamente anche il teorema inverso: la trasformata di Fourier del
prodotto di due funzioni f e g `e uguale al prodotto di convoluzione delle
trasformate di Fourier delle due funzioni.
5) Teorema di Parseval:

dx|f(x)|
2
=

dk|

f(k)|
2
(H20)
Pi` u in generale, si pu`o mostrare che:
g, f =

dxf(x)g

(x) =

dk

f(k) g

(k) = g,

f (H21)
Infatti, consideriamo la funzione G(x) = g

(x), e sia h(x) = G f(x).


Com`e facile vedere si ha che g, f =

2h(0). Inoltre si vede facilmente


che

G(k) = g

(k), per cui



h(k) = g

(k)

f(k). Daltronde per la (H11) si ha
anche che

2h(0) =

dk

h(k) =

dk g

(k)

f(k) (H22)
Per f(x) = g(x) si ha il teorema di Parseval.
6) Principio di indeterminazione: sia f(x) : R R una funzione reale a
quadrato sommabile in R. Deniamo:
x =
1
N

dxxf
2
(x) (H23)
il centroide della funzione donda, con
N =

dxf
2
(x) =

dk|

f(x)|
2
(H24)
34
(lultima relazione in virt` u del teorema di Parseval) e analogamente denia-
mo:
k =
1
N

dkk|

f(k)|
2
(H25)
Poiche f `e una funzione reale si ha

f(k) =

f

(k) e quindi |

f(k)|
2
`e una
funzione pari. Se ne deduce che k = 0. Deniamo inoltre

2
x
=
1
N

dx(x x)
2
f
2
(x)

2
k
=
1
N

dk (k k)
2
|

f(k)|
2

1
N

dkk
2
|

f(k)|
2
(H26)
Si dimostra allora che vale la seguente disegualianza:

k

1
2
(H27)
Per dimostrare questo teorema, per semplicit`a deniamo y = x x e la
funzione normalizzata:
g(y) =
1

N
f(y +x) (H28)
Con questa denizione abbiamo:
y = 0

2
x
=
2
y
=

dyy
2
g
2
(x) (H29)
Per la propriet`a di shift avremo anche
g(k) =
1

f(k)e
ikx
(H30)
per cui avremo anche:

2
k
=

dkk
2
| g(k)|
2
(H31)
Per il teorema di Schwarz avremo:

dyyg(x)g

(y)

dyy
2
g
2
(x)

dy[g

(x)]
2
(H32)
35
Per legualianza di Parseval abbiamo anche:

dy[g

(x)]
2
=

dk |F[g

](k)|
2
=

dkk
2
| g(x)|
2
(H33)
Da cui otteniamo:

dyyg(x)g

(y)

(H34)
Daltronde abbiamo anche:

dyyg(x)g

(y) =
1
2

dyy
d
dx
g
2
(x)
=
1
2
yg
2
(y)

1
2

dyg
2
(x)
=
1
2
(H35)
dove si `e sfruttato il fatto che yg(y) 0 se y dato che g `e una
funzione a quadrato sommabile.
Si noti che legualianza si ha solo quando g

(y) = yg(y), ovvero quando


g(y) e
y
2
( = /2 > 0 se si vuole che la funzione sia a quadrato sommabile). La
gaussiana `e dunque la funzione di minima indeterminazione.
Esempi di trasformata di Fourier.
1) Calcolare la trasformata di Fourier della seguente funzione (nestra):
W
a
(x) =
1
2
[(x + a) (x a)] =
_
1 a x a
0 altrimenti
(H36)
con a > 0. La trasformata `e molto semplice da calcolare:

W
a
(k) =
1

a
a
dxe
ikx
=

sin ak
k
= a

sinc(ak) (H37)
dove sinc(x) = sin x/x. La funzione e la sua trasformata sono mostrate
in gura 7 per i valori di a = 1 e a = 2.5. Si noti il fenomeno che `e
generale per le trasformate di Fourier: se la funzione di partenza `e stretta,
36
-1
-0.5
0
0.5
1
1.5
2
-10 -5 0 5 10
funzione
a=1
-1
-0.5
0
0.5
1
1.5
2
-10 -5 0 5 10
trasformata
-1
-0.5
0
0.5
1
1.5
2
-10 -5 0 5 10
x
a=2.5
-1
-0.5
0
0.5
1
1.5
2
-10 -5 0 5 10
k
Figura 7: Trasformata di Fourier per la funzione nestra per due valori di a.
la trasformata `e larga e viceversa. Questo fenomeno deriva dal principio
di indeterminazione. Facendo lantitrasformata per a = 1 e x = 0 si ha:
W
1
(0) =
1

dk

sin k
k
(H38)
Poiche W
1
(0) = 1 si ha lintegrale notevole:

dt
sin t
t
= (H39)
Usando inoltre il teorema di Parseval, si ha anche

dt
sin
2
t
t
2
= (H40)
Entrambi questi integrali non possono essere calcolati con tecniche elemen-
tari.
37
0
0.2
0.4
0.6
0.8
1
1.2
-10 -5 0 5 10
x,k
a=3
Figura 8: La funzione relativa allesempio 2 e la sua trasformata di Fourier
2) Calcolare la trasformata di Fourier della seguente funzione:
f(x) =
_
1
|x|
a
a x a
0 altrimenti
(H41)
Poiche la funzione `e pari, si ha:

f(k) =

+
0
dx
_
1
x
a
_
cos kx =

1 cos ak
ak
2
(H42)
3) Calcolare la trasformata di Fourier della seguente funzione (treno don-
da):
f(x) =
_
e
iqx
a x a
0 altrimenti
(H43)
Come si vede, la funzione pu`o anche scriversi come f(x) = W
a
(x)e
iqx
. Usando
la propriet`a di shift si ha

f(k) = a

sinc (a(k q)) (H44)


38
In particolare, usando le formule di Eulero si ha
F[W
a
(x) cos qx] =
1

2
[sinc (a(k + q)) + sinc (a(k q))] (H45)
F[W
a
(x) sin qx] =
i

2
[sinc (a(k + q)) sinc (a(k q))] (H46)
4) Calcolare la trasformata di Fourier della seguente funzione (cut-o):
f(x) = e
a|x|
(H47)
con a > 0. Poiche f(x) `e pari si pu`o usare la (H9):

f(k) =

+
0
dxe
ax
cos kx =

a
a
2
+ k
2
(H48)
Il calcolo `e elementare ed `e lasciato per esercizio. Per la reciprocit`a della
trasformata di Fourier si ha anche che la trasformata della funzione Loren-
tziana:
f(x) =
1
a
2
+ x
2
(H49)
vale:

f(k) =
1
|a|

2
e
|ak|
(H50)
Da questo si ottiene lintegrale notevole (non calcolabile per via elementare)

+
0
dx
cos kx
a
2
+ x
2
=

2|a|
e
|ak|
(H51)
5) Calcolare la trasformata di Fourier della gaussiana:
f(x) = e
ax
2
(H52)
con a > 0. Evidentemente si ha:

f(k) =
1

dxe
ax
2
ikx
(H53)
Utilizzando la (A6) si ottiene

f(k) =
1

2a
exp
_

k
2
4a
_
(H54)
39
-1.5
-1
-0.5
0
0.5
1
1.5
-15 -10 -5 0 5 10 15
x,k
a=1/2, q=11
Figura 9: La funzione pacchetto donda e la sua trasformata di Fourier
La trasformata di Fourier di una gaussiana `e ancora una gaussiana.
6) Calcolare la trasformata di Fourier della funzione:
f(x) = x
n
e
ax
2
(H55)
con n N. Utilizzando la propriet`a (H16) si ha:

f(k) = i
n
d
n
dk
n
_
1

2a
exp
_

k
2
4a
__
=
1

2a
_
i
2

a
_
n
H
n
_
k
2

a
_
exp
_

k
2
4a
_
(H56)
dove `e stata utilizzata la formula di Rodrigues per i polinomi di Hermite
(G31).
7) Calcolare la trasformata di Fourier della funzione (pacchetto donda):
f(x) = e
ax
2
e
iqx
(H57)
40
Evidentemente, usando la propriet`a di shift si ha:

f(k) =
1

2a
exp
_

(k q)
2
4a
_
(H58)
Cos` avremo anche:
F[e
ax
2
cos qx] =
exp
_

(k+q)
2
4a
_
+ exp
_

(kq)
2
4a
_
2

2a
(H59)
F[e
ax
2
sin qx] = i
exp
_

(k+q)
2
4a
_
exp
_

(kq)
2
4a
_
2

2a
(H60)
In gura 9 `e sono mostrate la prima di queste due funzioni e la sua trasfor-
mata di Fourier.
Si noti che pi` u in generale la trasformata di Fourier della funzione f(x) =
e
ax
2
g(x) con g(x) funzione periodica di periodo 2/q sar`a data da

f(k) =
1

2a

n=
g
n
exp
_

(k nq/2)
2
4a
_
(H61)
dove i g
n
sono i coecienti di Fourier della funzione g(x). Si nota quindi
come lo spettro di Fourier di una funzione siatta `e una somma di innite
gaussiane piccate sui modi della funzione periodica g(x).
8) Filtro a nestra: sia f(x) una funzione a quadrato sommabile in R.
Deniamo

f
a
(x) la media di f(x) denita come

f
a
(x)
1
2a

x+a
xa
dyf(y) (H62)
calcolare la trasformata di Fourier della funzione

f
a
.
Come `e facile vedere funzione

f
a
pu`o essere riscritta come un prodotto di
convoluzione con una funzione nestra

f(x) =
1
2a

dyf(y)W
a
(y x) (H63)
Ne consegue quindi che per il teorema della convoluzione si ha

f
a
(k) =
1
2a

W
a
(k)

f(k) =

1
2
sinc(ak)

f(k) (H64)
41
-1
-0.5
0
0.5
1
1.5
2
2.5
3
3.5
4
-10 -5 0 5 10
x,k
a=5,s=0.2
Figura 10: La funzione nestra arrotondata e la sua trasformata di Fourier
Il signicato della relazione precedente `e intuitivo: loperazione di media ten-
de a sopprimere le frequenze superiori a 1/a. Ne consegue che la trasfor-
mata di Fourier della f(x) viene modulata dalla funzione

W
a
(k) che appunto
sopprime le alte frequenze. La funzione

W
a
(k) agisce quindi come un l-
tro passa basso. Allo stesso modo `e possibile denire ltri a cut-o, ltri
gaussiani e cos` via.
9) Calcolare la trasformata di Fourier della funzione (nestra arrotondata)
f(x) =
1
2
_
erf
_
x + a
2s
_
erf
_
x + a
2s
__
(H65)
Questa funzione rappresenta una versione continua della funzione nestra,
in cui i bordi sono stati smussati (si veda la curva in rosso di gura 10).
Ricordando la denizione della funzione errore, si ha che la f(x) pu`o essere
scritta come un prodotto di convoluzione:
f(x) =
1

x+a
2s
xa
2s
dye
y
2
42
z=2sy
=
1
2s

x+a
xa
dz exp
_

z
2
4s
2
_
=
1
2s

dzW
a
(z x) exp
_

z
2
4s
2
_
=
1

2s
W
a
(x) exp
_

x
2
4s
2
_
(H66)
Ricordando la propriet`a della trasformata di un prodotto di convoluzione, si
ha:

f(k) = a

sinc(ak)e
s
2
k
2
(H67)
10) Calcolare la trasformata di Fourier della funzione (chirp):
13
f(x) = e
i(qx+x
2
)
(H68)
Questa equazione `e tipica di un fenomeno oscillatorio in cui la frequenza
aumenta linearmente col tempo. Utilizzando la (A6) si ha:

f(k) =
1

dxe
x
2
i(kq)x
=
1

2i
exp
_
i
(k q)
2
4
_
=
1

2
exp
_
i
(k q)
2
4
+ i

4
_
(H69)
per cui avremo anche:
F[cos(qx + x
2
)] =
1

2
cos
_
(k q)
2
4
+

4
_
(H70)
F[sin(qx + x
2
)] =
1

2
sin
_
(k q)
2
4
+

4
_
(H71)
11) Utilizzando le propriet`a della trasformata di Fourier, trovare linte-
grale generale dellequazione di Fourier:

2
(x, t)
x
2
= D
(x, t)
t
(H72)
13
Si noti che questa funzione non `e a quadrato sommabile in R, quindi non tutti i teoremi
sule trasformate di Fourier potrebbero essere validi per esso (in particolare, ldentit`a di
Parseval).
43
Questa equazione `e tipica di un fenomeno di diusione e serve per descrivre,
ad esempio, levoluzione della temperatura allinterno di una sbarra condut-
trice. Il coeciente D `e detto coeciente di diusione (nellesempio della
sbarra conduttrice si ha D = k/c, dove k `e il coeciente di conduzione
termica della sbarra, la densit`a di massa e c il calore specico della stessa).
Per risolvere questa equazione, consideriamo la trasformata di Fourier della
rispetto a x, ovvero deniamo:

(k, t) =
1

dxe
ikx
(x, t) (H73)
Usando la propriet`a di trasformazione della derivata si ha che la (H72)
diviene:
k
2

(k, t) = D


(k, t)
t
(H74)
Questa equazione ha una semplice soluzione:

(k, t) = C(k) exp


_

k
2
D
t
_
(H75)
dove C(k) `e una costante rispetto al tempo (ma pu`o dipendere da k). Ap-
plicando la formula di antitrasformazione, si ha:
(x, t) =
1

dke
ikx
C(k) exp
_

k
2
D
t
_
(H76)
Si supponga che al tempo t = 0 la sia soggetta ad una condizione iniziale
del tipo (x, 0) =
0
(x). Ponendo t = 0 nellequazione precedente, si ha:

0
(x) =
1

dke
ikx
C(k) (H77)
da cui si vede che la C(k) altro non `e che la trasformata di Fourier della

0
(x):
C(k) =
1

dye
iky

0
(y) (H78)
Sostituendo nella (H76) si ha:
(x, t) =
1

dke
ikx
exp
_

k
2
D
t
_
1

dye
iky

0
(y)
44
=
1
2

dy
0
(y)

dk exp
_
ik(x y)
k
2
D
t
_
=

dy
0
(y)
1
2

D
t
exp
_
D
(x y)
2
4t
_
=

dy(y, 0)G(x y, t) (H79)


Lintegrale precedente `e stato valutato con lausilio della (A6). La funzione
G(x, t) =
1
2

D
t
exp
_
D
x
2
4t
_
(H80)
`e detta funzione di Green o propagatore, in quanto propaga la condizione
iniziale (x, 0) al tempo t, e corrisponde alla soluzione dellequazione (H72)
con la condizione iniziale (x, 0) = (x) (si veda il capitolo successivo).
Come si vede, essa `e una gaussiana con larghezza che aumenta come la radice
quadrata del tempo: (t) =

2t/D. Questo `e solo un esempio di applicazione


della trasformata di Fourier alla soluzione di equazioni alle derivate parziali.
Il concetto di Funzione di Green `e molto comune nella Fisica Matematica.
I La di Dirac
Consideriamo la seguente famiglia di funzioni:

a
(x x
0
) =
1
2a
W
a
(x x
0
) (I1)
Esse costituiscono un insieme di nestre centrate intorno a x = x
0
sempre pi` u
strette e alte per a 0. Inoltre, per costruzione, tutte le
a
sono normalizzate
allunit`a:

+

dx
a
(x x
0
) = 1 (I2)
Consideriamo una funzione f(x), non necessariamente di classe L
2
(R), con-
tinua in un intorno di x = x
0
. Ne consegue per a sucientemente piccolo
f(x) `e continua in [x
0
a, x
0
+ a] per cui:

dxf(x)
a
(x x
0
) =
1
2a

x
0
+a
x
0
a
dxf(x) = f() (I3)
45
dove [x
0
a, x
0
+ a]. Nel limite a 0 si ha:
lim
a0

dxf(x)
a
(x x
0
) = f(x
0
) (I4)
E evidente che il limite e lintegrale non possono essere scambiati. Cionono-
stante si conviene scrivere formalmente:
lim
a0

a
(x x
0
) = (x x
0
) (I5)
e quindi

dxf(x)(x x
0
) = f(x
0
) (I6)
A volte invece delle nestre vengono scelte altri tipi di funzioni, per esempio:

a
(x x
0
) =
1

a
exp
_

(x x
0
)
2
a
_
(I7)
che rappresentano gaussiano sempre pi` u strette e piccate intorno a x = x
0
.
Infatti:
lim
a0

dxf(x)
a
(x x
0
) = lim
a0

dx
f(x)

a
exp
_

(x x
0
)
2
a
_
y=
xx
0

a
=

dy lim
a0
f(

ay + x
0
)
e
y
2

= f(x
0
)

dy
e
y
2

= f(x
0
)
cosicche formalmente possiamo scrivere
(x x
0
) = lim
a0
1

a
exp
_

(x x
0
)
2
a
_
(I8)
Altre scelte molto comuni sono
(x x
0
) = lim
a0
1
a
sinc
_
x x
0
a
_
(I9)
(x x
0
) = lim
a0
1
2a
exp
_

|x x
0
|
a
_
(I10)
etc. La scelta delle
a
non `e critica.
46
La non pu`o essere denita come una funzione in senso stretto (una de-
nizione rigorosa pu`o essere data solo nella teoria delle distribuzioni). Infatti
si vede che per x = x
0
si ha lim
a0

a
(x x
0
) = 0, mentre per x = x
0
si ha
lim
a0

a
(0) = +. La (x x
0
) pu`o essere quindi interpretata in maniera
nave come una funzione nulla per x = x
0
e innita per x = x
0
. Essa pu`o
essere quindi identicato come un impulso ideale, ovvero di durata nulla e
ampiezza innita.
Propriet`a della di Dirac
1) Formalmente si ha:
(x) =
d
dx
(x) (I11)
con (x) funzione gradino. Questa relazione `e solo formale, in quanto la fun-
zione (x) non `e derivabile per x = 0. Questa propriet`a pu`o essere dimostrata
in vari modi. Per esempio basta mostrare che:

dxf(x)
d
dx
(x) = f(0) (I12)
Infatti:

dxf(x)
d
dx
(x) = lim
a

+a
a
dxf(x)
d
dx
(x)
= lim
a
_
f(x)(x)|
+a
a

+a
a
dx(x)
d
dx
f(x)
_
= lim
a
_
f(a)

a
0
dx
d
dx
f(x)
_
= lim
a
[f(a) (f(a) f(0))] = f(0) (I13)
2) Derivata della ; formalmente si ha:
d(x x
0
)
dx
= (x x
0
)
d
dx
(I14)
Infatti, integrando per parti si ha:

dxf(x)
d
dx
(x x
0
) =

dx(x x
0
)
df(x)
dx
=
df
dx
(x
0
) (I15)
poiche lim
x
(x x
0
) = 0. Generalizzando, si ha:
d
n
(x x
0
)
dx
n
= (1)
n
(x x
0
)
d
n
dx
n
(I16)
47
4) Valgono le seguenti propriet`a le cui dimostrazioni sono lasciate per
esercizio:

dx(x y) = 1 (I17)

dx(x) =

+
0
dx(x) =
1
2
(I18)
f(x)(x y) = f(y)(x y) (I19)
x
a
(x) = 0 (a > 0) (I20)
(ax) =
1
|a|
(x) (a = 0) (I21)
(x) = (x) (I22)

dy(x y)(y z) = (z z) (I23)


(x
2
a
2
) =
1
2|a|
[(x a) + (x + a)] (a = 0)(I24)
In particolare lultima propriet`a `e una conseguenza del seguente teorema pi` u
generale che diamo senza dimostrazione: sia g(x) : R R una funzione
continua avente un certo numero di zeri, ovvero g(z
i
) = 0 con g

(z
i
) = 0;
allora avremo:
(g(x)) =

i
1
|g

(z
i
)|
(x z
i
) (I25)
5) Trasformata di Fourier della di Dirac; non essendo la una funzione
di classe L
2
(R) non sarebbe possibile, a rigore, denire la sua trasformata di
Fourier. Cionondimeno, formalmente avremo:
1

dx(x x
0
)e
ikx
=
1

2
e
ikx
0
(I26)
Invertendo questa equazione si ottiene una rappresentazione integrale della
:
(x x
0
) =

dk
2
e
ik(xx
0
)
(I27)
Questa rappresentazione `e evidentemente solo simbolica, poiche lintegrando
non `e di classe L
2
(R). Tuttavia essa `e molto utile in calcoli formali. Per
esempio essa pu`o essere utilizzata per dimostrare il teorema di Parseval:

dk

f(k) g

(k) =
1
2

dk

dxf(x)e
ikx

dye
iky
g

(y)
48
=

dxf(x)

dyg

(y)

dk
2
e
ik(yx)
=

dxf(x)

dyg

(y)(y x)
=

dxf(x)g

(x)
Dalla propriet`a di reciprocit`a della trasformata di Fourier otteniamo inne:
F[e
iqx
] =
1

2
(k q) (I28)
F[cos qx] =

2
[(k + q) + (k q)] (I29)
F[sin qx] =

2
i [(k + q) (k q)] (I30)
6) Si supponga che g(x) sia una funzione periodica di periodo 2/q. Si
calcoli la trasformata di Fourier della funzione g(x). La funzione g(x) pu`o
essere sviluppata in serie di Fourier
g(x) =

n=
g
n
e
inqx
(I31)
Il calcolo della trasformata di Fourier `e allora elementare:
g(k) =

n=
g
n
(k nq) (I32)
Si noti che una funzione periodica non `e a rigore a quadrato sommabile
e infatti la sua trasformata di Fourier ha solo una espressione formale in
termini di delta di Dirac. Uno spettro descritto da una serie di delta `e detto
anche pettine di Dirac (Dirac comb). Si noti anche come questa funzione pu`o
essere visto come il limite della (H61) per a 0.
49

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