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Kainos.

Rivista on line di critica filosofica - ISSN 1827-3750

Il corpo-teatro fra Nancy e Derrida1


di Igor Pelgreffi

Nel mio intervento tenter di comparare le posizioni di Jean-Luc Nancy e Jacques Derrida sul tema della relazione fra il corpo e il teatro, intendendo questultimo, in un senso molto generale, come spazio della rappresentazione del corpo (teatrale o cinematografica). Proceder da alcuni passi dei testi Corps thtre2, di Nancy, e Tourner les mots. Au bord dun film3 e chographies de la tlvision4, di Derrida. * Corpo teatro un breve scritto, pubblicato solo in italiano, che Nancy legge anche dal vivo, come il 24 giugno 2010 al Teatro Mercadante di Napoli. Non trascuriamo questa dimensione di performance dellattore-autore Nancy, che si sovrascrive a quella pi strettamente testuale. Nancy mette subito in chiaro quale sia il rapporto fra corpo e teatro, fra presenza e scena. Nella recitazione sostiene come pure nellesistenza, ed anche nella nostra vita singolare o comune
noi ci ritroviamo [] nellordine del corpo e del teatro. Il corpo ci che viene, si avvicina su una scena e il teatro ci che d luogo allavvicinarsi di un corpo5.

Se vi , dunque, una separazione fra corpo e teatro ci , precisamente, quanto accade ogni volta che vengo al mondo6 vi anche rapporto. Ora, seguendo Nancy, il rapporto-interruzione fra corpo e teatro rinvia a quello fra presenza e scena, e si prolunga, mi
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Il presente saggio apparso nel 2012 nel volume Intorno a Jean-Luc Nancy, curato da Ugo Perone ed edito da Rosenberg & Sellier. L autore ringra!ia l editore e il curatore per il nulla osta alla pubblica!ione on"line #$%r. I. P&L'R&((I, Il corpo-teatro fra Nancy e Derrida , in )a cura di Ugo Perone* Intorno a Jean-Luc Nancy, Rosenberg & Sellier, +orino 2012, pp. ,-"100.. 2 Il testo Corps thtre inedito in %rancese. &siste, invece, la sua versione italiana, contenuta nel libro omonimo/ 0."L. 121$3, Corpo teatro, tr. it. 2. 4oscati, 1apoli, $ronopio, 2010, pp. 5"65, da cui saranno tratte le cita!ioni. 3 0. 7&RRI72 e S. (2+83, Tourner les mots. Au bord d un film, Paris, 'alil9e:2rte ;ditions, 2000. Un estratto apparso in tradu!ione italiana, da cui saranno tratte le cita!ioni, sulla rivista telematica <=ainos>? c%r. 0. 7&RRI72, !resenti a se stessi", tr. it. di I. Pelgre%%i, <=ainos>, n. 10, !ensieri del presente, )2010*, @ttp/::AAA.Bainos"portale.com:indeC.p@pDoptionEcomFcontent&vieAEarticle&idE1-2/presenti"a"se" stessi&catidE65/disvelamenti10&ItemidEGH . 4 0. 7&RRI72 e I. S+I&'L&R, #cho$raphies de la tl%ision, Paris, 'alil9e:I12, 1,,H? trad. it. L. $@iesa, &co$rafie della tele%isione, 4ilano, Ra%%aello $ortina, 1,,5, da cui saranno tratte le cita!ioni. 5 0."L. 121$3, Corpo teatro, cit., p. 1G. 6 Ivi, p. 1G.
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pare, su un altro livello filosofico, cio a dire nel partage fra chi si presenta e la rappresentazione. Ma, pi che al corpo o al teatro, si deve pensare al margine irrappresentabile che li divide, cio allinterruzione fra attivit del corpo ( actor, actus, agere hanno il medesimo etimo) e passivit che riceve la presenza. Il nostro corpo immerso nel mondo, e essere nel mondo non uno spettacolo. Tuttaltro. essere dentro, non di fronte7. Tuttavia il corpo partecipa dellesistere, e lesistenza vuole mettersi in scena 8. La scrittura di Nancy attraversata da una forte tensione fra il concetto di dentro, di intreccio, di in-essere, da un lato, e il concetto di esistenza, di esposizione, dallaltro. Tale tensione ossimorica pu essere denotata come tensione morfo-logica del corpo-teatro. Essa agisce tanto nel concetto quanto nella scrittura del concetto, come ci che d forma (morph) alloggetto corpo-teatro e, insieme, al discorso (logos) sulloggetto. Da una parte di questa tensione produttiva si addensa provvisoriamente il corpo, in quanto esso ci che viene, si avvicina su una scena; dallaltra si apre la scena, in quanto ci che d luogo allavvicinarsi di un corpo9. Che cos la scena? La condizione di possibilit del corpo. Che cos un corpo? Nancy dice: un corpo unintensit10. La scena va, quindi, pensata come luogo da cui si genera e si prende il tempo di una presentazione (di corpi) 11 e in cui accade il fondamentale movimento di ex-posizione e dis-posizione12 di ogni corpo. La scena lo spazio-tempo trascendentale del corpo, in cui il vuoto assume la consistenza di un punto di raccolta del senso13. Quanto al corpo, esso gi presentazione14. Nancy precisa, infatti, che non c una presenza neutra che possa essere intensificata qua e l. La presenza vuole lintensit 15, e il corpo, come visto, unintensit. Lintreccio fra corpo e teatro inaggirabile: se un corpo esiste, ci accade sempre teatralmente. Questo complica le cose, poich se nella caratterizzazione del corpo vi una tensione allex-porsi e al venire al mondo, vi anche, in quel venire che un accadere, lavanzare del corpo. Nancy non asserisce mai che un corpo , ma soltanto che avanza sulla scena. A ci corrisponde una riconfigurazione nella morfo-logia classica dellontologia del corpo, perch anche lessere si offre come tensione: lesistenza stessa lessere [] non trattenuto in s e che si d a sentire non in una semplice percezione, ma come densit e come tensione16. La conclusione cui perviene Nancy, che
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Ivi, p. 10. Ivi, p. 11. 9 Ivi, p. 1G. 10 Ivi, p. 62. 11 Ivi, p. 2-. 12 $%r. ivi, pp. 21"22. 13 Ivi, p. 2-. 14 Ivi, p. 66. 15 Ivi, p. 62. 16 Ivi, p. 66.
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la rappresentazione nel senso teatrale del termine e nel senso pi antico dal punto di vista storico della messa in presenza il gioco intensivo della presenza. Il mio corpo subito teatro perch la sua stessa presenza duplice17.

Questi passaggi rivelano la complessit, e insieme la difficolt, della posizione di Nancy sul corpo. In effetti, la semantica del corpo quella dellintensit, come pure del desiderio e della pulsione18. Qui il corpo la presenza a-logica, puramente sensibile, che, in una certa misura, rinvia alla dimensione pretetica. Ma, al contempo, il corpo gi raddoppiamento e separazione da s, e questo in virt di un suo rapporto con il teatro che appare strutturale e non-mediato: il mio corpo subito teatro19. Corpo e teatro sono pensati a partire dalla loro relazione di separazione, come in una paradossale fenomenologia dellinterruzione (in cui la presenza intenzionata a partire dallo spazio vuoto della scena). Ma linterruzione si riproduce continuamente, e si trasmette anche dentro il corpo. La presenza del corpo, infatti, non altro che il raddoppiamento. Prova ne il fatto che Nancy distingue fra un corpo che fuori o davanti, un lui, e un io dentro o dietro (in effetti da nessuna parte)20. Pertanto ogni presenza si sdoppia per presentarsi, e il teatro tanto antico e quasi altrettanto diffuso quanto il corpo parlante21. ** Linterruzione appare come ci che rende possibile, e insieme impossibile, il corpo e la rappresentazione. Tuttavia linterruzione non soltanto la forma logica (e morfo-logica) di un discorso filosofico sulla diade corpo-teatro: nel dire che il mio corpo subito teatro 22, Nancy dice anche che il mio corpo, e non (o non solo) un corpo generico, a darsi subito nel raddoppiamento, cio a essere corpo-teatro. Qui Nancy lascia trasparire una tensione esistenziale, che riguarda ciascuno di noi, nel perdersi e ritrovarsi a partire dallinterruzione, e che pervade totalmente queste pagine, come una personale sovrascrittura nella scrittura. Si potrebbe tentare, a questo punto, di permanere entro questa logica del teatro, piena di specchi e di messe in scena, e di svilupparla sino al suo punto limite, cio quello in cui un attore coincide con il filosofo che parla dellattore. Qui entra in scena Derrida. ***
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Ivi, p. 62. $%r. ivi, p. 12. 19 Ivi, p. 62. $orsivo mio. 20 Ibid. 21 Ibid. 22 Ibid.
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Anche Derrida, come noto, ha un suo pensiero sulla performance, sulla presenza, sulla reprsentation nel teatro. Ma, in merito allo sdoppiamento della presenza dellattore e nellattore, esprime una sua posizione molto specifica che deriva dalla sua esperienza di attore in diversi film e documentari, in cui ha interpretato il ruolo di se stesso. In alcune pagine del libro Tourner les mots23, Derrida ha riflettuto sul gioco di specchi connaturato a questa esperienza. Nella rappresentazione filmata convergono lio, il mio ruolo e la mia rappresentazione. A questo Derrida sovrappone un doppio scarto, che consiste nel suo rivedere se stesso nella registrazione, e nel ricordo del fatto che, durante il film, si sempre sentito tranger al film, cio contemporaneamente nel film e altrove. Sul piano filosofico ne deriva una moltiplicazione dellindecidibile, che scompagina la presenza a s tanto dellattore, quanto del filosofo che riflette, e si riflette. Lattore mi tradisce, dice Derrida, poich anche se sono io, non pu che mancarmi. Si tratta di un divorzio intra-soggettivo, divorzio fra lAttore e me, fra i personaggi che interpreto e me, fra i miei ruoli e me, fra le mie parti e me24. Sdoppiamento e interruzione sono qui assunte, elaborate, in qualche modo autoanalizzate. Ma dove accade questautoanalisi? C un autos di questa soggettivit vivente che si ri-vede? No. In Derrida, prima di tutto si d questa esperienza straniante, che, tuttavia, anche una fenomenologia dellauto-visione, indecidibilmente interna ed esterna al soggetto visto/vedente, cio passivo/attivo. Linterruzione, infatti, agisce ed rappresentata, lei stessa sulla scena:
il divorzio fra LAttore e me, davvero possibile che abbia fedelmente rappresentato, in verit, sino ad un certo punto, e riprodotto il divorzio fra me e me, fra pi di un me, fra me e i miei ruoli nellesistenza, altrove rispetto al film25.

Va precisato come Derrida parli di un divorzio, e dunque di uninterruzione, che ha avuto inizio in me ben prima del film. E si moltiplicato, ha proliferato durante tutta la mia-vita26. Anche qui, analogamente a quanto visto in Nancy, si ha una fenomenologia dellinterruzione-divorzio. Solo che lo statuto delloggetto me, eventualmente del mio corpo, qui resta sospeso, nellepoch del virgolettato che apre ad unepoch filosofica: non sapr mai se il divorzio di origine tecnica (lo specchio incorporato), oppure esistenziale (lio esiste solo a partire dai suoi divorzi interiori), oppure ancora se sia solamente un effetto di quella generale struttura di separazione e registrazione che, per Derrida,
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$%r. 0. 7&RRI72, !resenti a se stessi", cit. Ibid. 25 Ibid. 26 Ivi.


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lesperienza, compresa lesperienza di me stesso. Dunque per Derrida il corpo, compreso il mio corpo, pensabile solo a partire dal raddoppiamento e dalla teatralit, entro gli spazi e i tempi di una messa in scena. In una formula: il corpo gi e solo corpo-teatro. Su questo punto, che filosoficamente decisivo, lanalogia con la centralit del corpo-teatro vista in Nancy solo parziale, mancando in Derrida il riferimento alla qualit intensiva e prelogica che Nancy, in diversi passaggi, assegna al corpo e alla sua presenza. **** Tuttavia Derrida, in alcune nuances di questi testi, sembra concedere qualche apertura a temi che, solitamente, restano esclusi nella prospettiva decostruttiva. Derrida, ad esempio, si chiede se non sia possibile che proprio il film possa avere un rapporto con la verit, sebbene intesa in senso prospettivistico. Il film, in qualche modo, mi costruisce. Tramite la sua tecnica, il montaggio, lapparato a-logico di musiche o immagini, cio il suo carattere complessivo di dispositivo corpo-teatrale, forse mostra la mia verit. E come pu mostrarla? Filmando. Il film filma, cio gira e mostra i miei divorzi, esibendo il morfologico del mio corpo-teatro, cio linterruzione. Pertanto Derrida ammetterebbe una forma di verit, da cogliere nel fra dei divorzi, o, quantomeno, uno spazio virtuale per la verit, per un vedermi e un riconoscermi nella registrazione. Quindi il dispositivo visivo (naturalmente solo quello autoriflessivo, in cui io recito me stesso) proietta e oggettiva il movimento dei miei divorzi. una verit che mi ri-guarda, e che permarrebbe invisibile allo sguardo interiore. Del resto, dice Derrida in chographies de la tlvision27, tutti noi, in fondo, viviamo in un campo di grande artificialit, un po come su una scena teatrale o televisiva, entro una dimensione esistenziale in cui la tecnica di registrazione ci sposta da noi, e, a fortiori, dal nostro corpo. In questo senso, si pu dire che il corpo gi corpo-teatro: corpo rinviato, registrato, impossibile da toccare. Tuttavia Derrida dice anche che, proprio dove il mio corpo va in scena, come quando io tengo una lezione, quando recito la mia parte qualsiasi essa sia davanti a una telecamera o nella vita, ecco che, invece,
ci che accade, e che non accidentale, una vera trasformazione del corpo. [...] Non lo stesso corpo che si sposta e reagisce davanti a tutti questi apparecchi. A poco a poco un altro corpo sinventa, si modifica, avanza verso la sua sottile mutazione28.

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$%r. 0. 7&RRI72 e I. S+I&'L&R, &co$rafie della tele%isione, cit. Ivi, pp. 10-"10H.
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In queste pagine, in cui compare anche limportante espressione corpo proprio29, prudentemente Derrida accorda una quota di autonomia al corpo, slegandolo dalla diade corpo-teatro. Il mio corpo reagisce e muta, a causa della pressione della situazione esistenziale-artificiale in cui mi trovo, sebbene ci accada in modo sottile e impercettibile, cio in un modo che mi sorprende. ***** Dunque fra le maglie della scrittura di questi testi sul teatro e nel teatro, sulla performance e nella performance, resta una traccia dellelemento corporeo. Si tratta di un corpo non semplicemente presente, bens di un corpo che muta, che resiste, che agisce sulla scena con me e senza me e di cui il film pu mostrarmi una verit registrata. Ma ci accade come se il corpo del filosofo Derrida, unistanza solitamente spettrale nella sua filosofia, ritornasse alla stregua di un revenant ad assillare il paradigma decostruttivo. Il corpo del filosofo il residuo enigmatico da cui il filosofo non riesce del tutto a separarsi, che pertanto lo sorprende, almeno in parte, e sorprende il gesto della decostruzione stessa. Questo accade perch il corpo del filosofo qualche cosa che riguarda il filosofo e che, al contempo, il filosofo ri-guarda. Non questione di dire cosa si perde o cosa si guadagna dallintegrazione, nellatto del vedere se stessi, tanto dell incorporazione dello specchio e quanto della registrazione, ma di concedere che, tramite questa integrazione, qualcosa si possa alterare nei paradigmi filosofici e nella morfologia dellautoriflessione. Forse in questo senso, rivolgendomi idealmente agli specialisti del pensiero di Nancy, anche una lettura dellesperienza di Nancy come attore di se stesso penso, ad esempio, al documentario-film Le corps du philosophe30 potrebbe portare qualche contributo alla questione della sua interrogazione sul corpo e sulla presenza.

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Ivi, p. 10H. $%r. 4. 'RJ1, Le corps du philosophe )%ilm*, Le 4eilleur des mondes productions, (rance 6 2lsace, +K 10 2ngers, 2006.
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