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CREMONESE – ALESSANDRIA 15 NOVEMBRE 2009

11-11-2009, GIUSTIZIA PER GABRIELE


Sandri, Alemanno: Alfano recepisca voglia di giustizia di Roma

Roma, 11 nov - Il ministro della Giustizia Angelino Alfano raccolga la richiesta di giustizia che viene dalla città di Roma sul caso di
Gabriele Sandri. Lo ha detto il sindaco di Roma Gianni Alemanno inaugurando oggi il parco intitolato dal Campidoglio alla
memoria del giovane tifoso laziale morto due anni fa nell’area di servizio dell’A1 di Badia al Pino. “Speriamo che il bisogno di
giustizia venga sanato dai successivi gradi di giudizio”, ha detto il primo cittadino riferendosi alla sentenza di primo grado emessa
dal tribunale di Arezzo per la morte di Sandri. Una richiesta di giustizia avanzata anche dai familiari della vittima che hanno
impugnato la sentenza che nei prossimi mesi sarà discussa in secondo grado dal tribunale di Firenze. Cristiano Sandri, fratello di
Gabriele, si aspetta che anche la procura aretina, dopo aver letto le motivazioni che hanno portato alla sentenza di condanna per
l’agente di Pubblica sicurezza Luigi Spaccarotella per omicidio colposo con l’aggravante della previsione del fatto, facciano la
stessa cosa. Anche Alemanno si è detto “non convinto” della sentenza emessa dalla Corte, “e, infatti, a suo tempo sono andato con
il fratello e il padre di Gabriele dal ministro Alfano. Ovviamente il ministro non può interferire sulla magistratura ma può recepire la
voglia di giustizia che viene dalla città”. Ma sulla richiesta di giustizia Alemanno è chiaro, “la pretendiamo perché Gabriele è un
esempio di un tifo sano e costruttivo”. Lo si è visto, per il sindaco, durante i funerali del giovane. Volti di ragazzi bagnati dalle
lacrime per un fatto che ha colpito molto la città.

E venendo al presente, Alemanno ha parlato anche della morte di Stefano Cucchi: “Roma non può chiudere gli occhi su
qualsiasi violenza venga perpetrata ai danni di un nostro concittadino. Vogliamo verità e giustizia”. Sulla morte di
Cucchi sono intervenuti anche i familiari di Sandri, colpiti in particolar modo dalle fotografie pubblicate nei giorni
scorsi da alcuni quotidiani: la mamma di Gabriele ha detto che “non si può morire così. Come mai in ospedale il
giovane non è stato curato: Stefano aveva bisogno di cure”. Particolarmente significativo il luogo che il Comune ha
deciso di intitolare a Sandri. Si tratta del Parco della Vittoria, al Trionfale, dove il giovane Gabriele ha frequentato le
scuole da bambino. “Spesso venivo qui a prendere mio fratello – ha detto Cristiano -. Dove ora ci sono giostre e aree
attrezzate per i più piccoli, allora c’era solo un prato. Quel prato dove spesso mi fermavo con Gabriele per tirare
qualche calcio al pallone”. Una famiglia, quella di Gabriele Sandri che si è lasciata andare alle lacrime solo nel
momento in cui è stata scoperta la targa con su scritto il suo nome. Lacrime che hanno portato in superficie il dolore
che ancora è presente per la morte di un figlio e di un fratello.

“PER CHI CI LEGGE IN RETE…

http://www.youtube.com/watch?v=DGvKwJs8cPg

ASCOLTATE E NON DIMENTICATE CHE IN QUEL MOMENTO POTEVAMO ESSERCI TUTTI IN QUEL AUTOGRILL…”

ARRIVEDERCI GABRIELE!!!
ADDIO FLORA
All'età di 86 anni si è spenta la vedova di Dino Viola, indimenticabile presidente negli anni
1979-1991. Alla morte dell'"ingegnere", assunse la carica fino all'arrivo di Ciarrapico. Ma
ebbe il tempo di sollevare una Coppa Italia.
Flora Viola
All’età di 86 anni se n’è andata oggi la signora Flora Viola, moglie dell’indimenticabile
ingegner Dino, presidente della Roma negli anni di Falcao, Conti, Di Bartolomei, Pruzzo e
Ancelotti, dello scudetto con Liedholm e dell'amara finale di Coppa Campioni col Liverpool.
Proprio la signora Flora, nel 1991, aveva assunto la presidenza della società giallorosa alla
scomparsa del marito. Mantenne la carica fino alla primavera dello stesso anno, quando
subentrò Ciarrapico. Passaggio di consegne che non le impedì, in giugno, di sollevare la
Coppa Italia nello stadio di Marassi a Genova, insieme allo stesso Ciarrapico, dopo aver
piegato la Sampdoria.

CREMONA ZONA NEWYORK…MARATONA

“La fum grossa?” “Quant grossa?” “Grossa grossa, tama…andom a curer la maratuna
de Niuork con i culur della Cremo adoss!..” Boom! La miccia era ormai accesa e ci
voleva poco per capire che in una svogliata serata padana, poco più di un anno fa e
reduci dalla maratonina di Cremona, noi tre non saremmo più tornati indietro.In poco
più di tre mesi, allenamento dopo allenamento, la nostra balzana idea si era già
declinata in tabelle, ripetute, tempi di recupero e gambe livide dai km percorsi, dagli
iniziali 3 “pellegrini della corsa campestre” eravamo diventati 8 veri runners, di
inesistente pedigree podistico, quanto tutti (o ahimè quasi tutti) di comprovata fede
grigiorossa. Passano le stagioni a rullo di tamburo e ci ritroviamo d’un baleno in una
fredda notte di ottobre a prendere un pullman che ci porterà a Malpensa, con noi un
considerevole numero di famigliari, compagne e amici pronti a sostenerci nella
trasferta yankee. Il primo impatto con il suolo americano è alquanto insidioso: pioggia
fitta e battente, vento gelido e un desolato casello autostradale ad attenderci all’uscita
dell’aereoporto: “Ia che delusion, me paar Melegnan”, sbuffa qualcuno dalle retrovie,
ma ci vuole poco perché il nostro disappunto si trasformi in moderato compiacimento
e infine incondizionato innamoramento.I giorni pre-gara passano veloci tra le visite dei
megastore della Grande Mela, come pure ai negozietti di gadgeteria locale, delle
sfavillanti zone del divertimento ai tristemente celebri luoghi della memoria. Non
mancano di certo i momenti di pura e goduriosissima ostentazione di fede grigiorossa
: una statua della libertà mignon opportunatamente ri-vestita con i nostri colori , un
corteo alle 7 di mattina sulla 7th avenue con 7 ragazzi (ma non avevamo detto che
eravamo 8?...) con un bandierone della Cremo tra le mani, una intervista della Rai in
pieno Central Park disturbata (??) da 7 ( ma non si era in 8?) ragazzacci saltellanti
sulla famosa hit “Chi non salta è piacentino”.. e chissà perchè il servizio del
telegiornale della sera in Italia riportava l’immagine senza audio.. (sono sicuro che
molti avrebbero gradito…).Arriva finalmente il giorno della maratona, ci ritroviamo alle
4,30 nella hall dell’albergo consci che per noi lo sparo ci sarà solo tra 5 ore e mezza ,
gli sguardi sono tesi, era tutto cominciato come una goliardata, ma ormai siamo
troppo coinvolti per non volere, anzi pretendere quella dannata medaglia al nostro
collo.Molti di noi si portano dietro degli amuleti, c’è chi ha un braccialetto fatto dalla
moglie, chi i pantaloncini di un certo colore, chi un intimo fortunato (di bei tempi
andati??..); io, amoreterno e il ragno nero abbiamo tre bandiere della cremo ed il
nostro braccialetto “Io sono Cremonese”, ce li mostriamo con sobrio orgoglio, senza
parlare, non serve. Bang! Il cannone spara e con le nostre gambe corrono forte anche
i nostri pensieri, si dissolvono le paure, ci sentiamo parte di una magma unico che
scorre giù per il Ponte di Verrazzano e si insinua nei vialoni della Grande Mela. Un
aggiornamento dallo stadio Zini sembra spingerci ancora più forte: goal di Coda!
Esclama Amoreterno..e sono 3! Avevamo lasciato la Beneamata sotto di uno, ora è
euforia generale, ci si batte tutti il cinque, del 4° goal lo sapremo solo all’arrivo.Staten
Island, Brooklyn, Queen’s, Manatthan… le gambe si fanno sempre più dure e
l’entusiasmo della gente, le note delle centinaia di complessi incontrati lungo il
tragitto, si mescolano sempre di più fino a diventare un grande trambusto che ti
rimbomba nel cervello. La lucidità cala con il crescere dei km, le urla della gente ai
bordi delle strade le senti sempre più lontane, ecco il Bronx e fai appena a tempo ad
accorgerti che una fila di bambini nerissimi è piuttosto divertita dal tuo dinoccolato
modo di correre, mentre poco più lontano ragazzi con enormi catenoni al collo si
sfidano su improbabili playground metropolitani, che l’hai già lasciato alle spalle:
Manattan di nuovo, è quasi fatta, le sgarrupate case del quartiere ghetto lasciano
spazio a sempre più raffinati grattacieli lucidissimi e a curatissimi alberi dalle foglie
cangianti.La corsa è oramai trascinata, le energie allo stremo, si entra in Central Park
per gli ultimi 2 km è mezzo, sembra di essere in uno stadio sudamericano, musica a
palla in qualche indefinito punto del Parco, gente che in tutte le lingue del mondo ti
urla “ Ci sei quasi, dai!” (o almeno spero mi dicessero questo..). Mi tocco il braccio, è
giunto il momento di sfilarmi la bandiera della Cremo, legata con meticolosa
attenzione quasi dieci ore prima, la apro, vedo il traguardo, voglia di piangere,
qualcuno, dal pubblico urla “Come on Forza Cremonese!”, immaginando che sia il
nome di una nazione.Non lo è, ma è il mio mondo, il nostro mondo, arrivo stremato
alla finish line e un km più in là mi ricongiungerò agli amici che sono già arrivati e a
quelli che arriveranno dopo; ci congratuliamo e abbracciamo sotto il bandierone, si
tutti, non solo i 7 fratelli cremonesi, ma anche il piacentino aggregato che non è mai
stato così felice di essere lambito da una bandiera grigiorossa.
ABBIAMO VINTO A CREMA UNO A ZERO, 0 A 1, TRALASCIAMO GUERRE
ASSURDE DI NUMERI O PRESENZE, NON DOBBIAMO MAI DIMOSTRARE
NIENTE, MA NELLO STESSO TEMPO AVREMO SEMPRE DA IMPARARE OGNI
GIORNO, OGNI ISTANTE DELLA NOSTRA VITA ULTRAS E NON, NON CI
SENTIAMO DI DARE GIUDIZI SULLA TIFOSERIA VISTA DOMENICA,
ANDIAMO E ANDREMO AVANTI CON LA NOSTRA LINEA, CON IL NOSTRO
ESSERE ULTRAS, CONSAPEVOLI CHE LE “RUOTE GIRANO”, E CHE DERBY
SONO ALTRA COSA, CON RISPETTO PER CHI DEVE VENDERE GIORNALI, CHI
DEVE CERCARE DI RIEMPIRE GLI STADI, PER CHI LI CONSIDERA PARTITE
DELLA VITA E A CHI FAREBBE MEGLIO A PETTINARE LE BAMBOLE.

ULTRAS CREMONA 1999 SENZA TESSERA AL VOLTINI…

PER I MISERI IMPLORA PERDONO


PER I DEBOLI IMPLORA PIETA’

5 MINUTI DI
SILENZIO PER GABRIELE…A CREMA!!!

APERITIVO CON LA CREMO, GIOVEDI 26 NOVEMBRE ORE 20,15 PRESSO LA BICOCCA DI MALAGNINO, CENA CON LA
SQUADRA GRIGIOROSSA, PER PRENOTARE CHIAMARE LA BICOCCA 0372 623234

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