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6.
Frege (III):
Anche gli enunciati subordinati denotano valori di verit?

Come abbiamo visto, Frege ritiene che gli enunciati esprimano pensieri e denotino valori di
verit. La seconda parte di Senso e Denotazione dedicata al problema degli enunciati subordinati:
Frege si chiede se anche per gli enunciati subordinati valga la tesi generale secondo cui gli enunciati
hanno come Senso un pensiero e come Denotazione un valore di verit.
Frege risponde a tale domanda individuando tre casi possibili, pi un quarto che rimanda a
delle eccezioni ai primi tre. Il primo caso dato dagli enunciati subordinati nei contesti indiretti:
avremo quindi enunciati subordinati che denotano non un valore di verit, ma il loro Senso abituale,
e che hanno, come Senso, un Senso indiretto. Il secondo caso costituito da enunciati subordinati
che hanno come Senso un pensiero incompleto, e che quindi non denotano valori di verit. Il terzo
caso dato da enunciati subordinati che si uniformano alla tesi generale, ovvero da enunciati che
esprimono pensieri e denotano valori di verit. Infine, Frege considera alcune eccezioni a questi tre
casi, eccezioni che rimandano alla possibilit, per un enunciato subordinato, di esprimere pi
pensieri.
Il primo caso lo abbiamo gi affrontato nella dispensa precedente. In questa dispensa quindi
ci occuperemo dei rimanenti casi, e delle nozioni freghiane di presupposizione, e di tono o
coloritura, che essi fanno emergere.
1. Pensieri incompleti e presupposizioni
Nel secondo caso rientrano enunciati subordinati aventi le seguenti caratteristiche:
le parole che li compongono hanno la loro Denotazione abituale
lenunciato non esprime un pensiero completo
lenunciato non denota un valore di verit

Frege considera il seguente esempio:
(1) Chi scopr la forma ellittica dellorbita dei pianeti mor in miseria
2
Se lenunciato nominale subordinato Chi scopr la forma ellittica dellorbita dei pianeti
esprimesse un pensiero completo, argomenta Frege, dovremmo poterlo usare anche come enunciato
principale. Ma non cos: Chi scopr la forma ellittica dellorbita dei pianeti non un enunciato
che possa stare in piedi da solo. Quindi, esso non esprime un pensiero completo; e se non esprime
un pensiero completo, non denota nemmeno un valore di verit. Piuttosto, scrive Frege, Chi scopr
la forma ellittica dellorbita dei pianeti denota un oggetto, ovvero Keplero.
Frege considera inoltre una possibile obiezione a questa analisi. Qualcuno potrebbe voler
dire che lenunciato subordinato in questione esprime un pensiero completo, ovvero il pensiero che
vi fu qualcuno che scopr la forma ellittica dellorbita dei pianeti. Qualcuno, cio, potrebbe voler
dire che (1) equivalente a:
(2) Vi fu qualcuno che scopr la forma ellittica dellorbita dei pianeti e lo scopritore della
forma ellittica dellorbita dei pianeti mor in miseria
Frege risponde a tale possibile obiezione osservando che se (1) fosse equivalente a (2), allora anche
la negazione di (1), ovvero:
(1
NEG
) Non si d il caso che chi scopr la forma ellittica dellorbita dei pianeti mor in
miseria
dovrebbe essere equivalente alla negazione di (2), ovvero, via lequivalenza logica tra (p q) e
p q, a:
(2
NEG
) Chi scopr la forma ellittica dellorbita dei pianeti non mor in miseria o non vi fu
qualcuno che scopr la forma ellittica dellorbita dei pianeti
Ma noi non useremmo mai (2
NEG
) per negare (1), quindi (2) non pu essere lesplicitazione dei
pensieri espressi da (1).
La medesima argomentazione usata da Frege per trarre alcune conclusioni sui termini
singolari. Se si asserisce lenunciato:
(3) Keplero mor in miseria
allora si presuppone che Keplero abbia una Denotazione, ma tale presupposizione non fa parte
del pensiero espresso da (3). Infatti, se qualcuno sostenesse che (3) esprime anche il pensiero che il
termine singolare Keplero ha una Denotazione, starebbe sostenendo che (3) equivalente a:
(4) Keplero mor in miseria e il termine singolare Keplero ha una Denotazione
Ma se (3) fosse equivalente a (4), dovremmo avere che anche la negazione di (3), ovvero:
3
(3
NEG
) Non si d il caso che Keplero mor in miseria
equivalente alla negazione di (4), ovvero (via lequivalenza logica tra (p q) e p q) a:
(4
NEG
) Keplero non mor in miseria o il termine singolare Keplero non ha una Denotazione
Ma noi non utilizzeremmo mai (4
NEG
) per negare (3), quindi non vero che (4) equivalente a (3).
La morale che trae Frege dallanalisi di questi esempi che ogni volta che asseriamo un
enunciato contenente un termine singolare, ci che facciamo presupporre che questultimo abbia
una Denotazione: infatti, lesistenza delloggetto cui il termine singolare si riferisce una
condizione necessaria e sufficiente affinch lenunciato in cui il termine singolare occorre abbia una
Denotazione (sia, cio, o vero o falso). Tale presupposizione, per, non fa parte in alcun modo del
pensiero espresso dallenunciato in questione.

Oltre agli enunciati subordinati nominali come Chi scopr la forma ellittica dellorbita dei
pianeti, rientrano nel caso in esame anche certi tipi di enunciati ipotetici o condizionali che si
riscontrano di frequente nella pratica scientifica. Consideriamo ad esempio lenunciato complesso:
(5) Se un numero minore di 1 e maggiore di 0, anche il suo quadrato minore di 1 e
maggiore di 0
(5) formato per Frege dallenunciato principale anche il suo quadrato minore di 1 e maggiore di
0, e dallenunciato subordinato un numero minore di 1 e maggiore di 0. Ora, dice Frege,
lenunciato subordinato contiene un termine effettuante unindicazione indeterminata, ovvero
lespressione un numero, al quale ne corrisponde un altro nellenunciato principale, ovvero
laggettivo possessivo suo. Lindeterminatezza di tali termini garantisce a questo tipo di enunciati
la generalit che ci si aspetta da una legge scientifica; allo stesso tempo, per, tale indeterminatezza
impedisce tanto allenunciato subordinato quanto a quello principale di esprimere un pensiero
completo, e quindi anche di denotare un valore di verit. In questi casi, solo lenunciato
complesso a esprimere un pensiero completo e a denotare un valore di verit.
Analogamente stanno le cose con un enunciato condizionale come:
(6) Se il Sole si trova nel tropico del Cancro, nellemisfero settentrionale della Terra
abbiamo il giorno pi lungo
(6) esprime un pensiero completo e denota un valore di verit, ma la stessa cosa non pu dirsi degli
enunciati di cui composto. Consideriamo dapprima lenunciato subordinato, ovvero lenunciato
introdotto da se. Il Sole si trova nel tropico del Cancro non esprime un pensiero completo (e
4
non denota un valore di verit): se esprimesse un pensiero completo, infatti, dovremmo poterlo
usare anche da solo, e col medesimo Senso che ha in (6); ma cos non , perch lo interpreteremmo
piuttosto al presente. Per gli stessi motivi, anche lenunciato nellemisfero settentrionale della
Terra abbiamo il giorno pi lungo non esprime un pensiero completo e non denota un valore di
verit.
2. Pensieri completi e coloriture
Il terzo caso comprende enunciati subordinati che:
esprimono un pensiero completo
denotano un valore di verit
(tutto regolare dunque)

Frege illustra tale caso attraverso lesempio seguente:
(7) Napoleone, che riconobbe il pericolo per il suo fianco destro, guid egli stesso la sua
Guardia contro la posizione nemica
Per Frege, (7) non che la congiunzione di due enunciati, ovvero:
1. Napoleone riconobbe il pericolo per il suo fianco destro.
2. Napoleone guid egli stesso la sua Guardia contro la posizione nemica
Infatti, se fosse falso che Napoleone riconobbe il pericolo per il suo fianco destro, o se fosse falso
che Napoleone guid la sua Guardia contro la posizione nemica, dice Frege, anche (7) sarebbe
falso.
Si ha per limpressione che nellanalisi di (7) come congiunzione di 1. e 2. qualcosa vada
perso. Sembra infatti che (7) esprima qualcosa di pi della semplice congiunzione di 1. e 2.: sembra
che esprima anche il pensiero che fu il riconoscimento del pericolo per il fianco destro a spingere
Napoleone a guidare egli stesso la Guardia contro i nemici. Frege torner su questo esempio,
dandone unanalisi alternativa, nelle pagine finali di Senso e Denotazione (vd. pi sotto, par. 3).
Lanalisi puramente vero-condizionale sembra far perdere qualcosa anche nel caso di
enunciati contenenti congiunzioni come sebbene, ma, per. Consideriamo ad esempio la
seguente coppia di enunciati:
(8) Era povera e onesta
(9) Era povera ma onesta
5
Supponiamo che (8) sia vera. In tal caso, anche (9) sar vera: sembra che sostituire ma a e in
(8) non cambi la Denotazione dellenunciato. Che le cose stiano cos, si vede anche dal confronto
delle tavole di verit. Quella della e la conosciamo; quella di ma possiamo costruirla
ragionando sullesempio (9):

p q p e q p ma q
V V V V
F V F F
V F F F
F F F F

A livello di Denotazione, quindi, non c differenza alcuna tra (8) e (9). E per, intuitivamente, c
una certa differenza tra (8) e (9): (9) risulta offensivo, (8) invece no. Per rendere conto di tale
differenza tra (8) e (9), allora, Frege introduce la nozione di tono o coloritura: e e ma hanno lo
stesso Senso e la stessa Denotazione, ma diverso tono o coloritura. Come il senso, il tono fa parte di
ci che si afferra quando si comprende unespressione (saper cogliere il tono di una certa
espressione fa parte della competenza linguistica); a differenza del Senso, per, il tono di una parola
non in alcun modo rilevante ai fini della determinazione del valore di verit dellenunciato in cui
la parola occorre.
3. Pensieri espressi e pensieri suggeriti
Vi sono per anche enunciati subordinati che, dice Frege, non rientrano in nessuno dei casi
precedentemente esaminati. Si tratta di enunciati che, oltre al pensiero che essi immediatamente
esprimono, sono associati - per lo pi a causa di connessioni psicologiche - anche ad altri pensieri (o
parti di pensieri). Ecco perch Frege scrive che pu ben capitare di avere pi pensieri semplici che
enunciati.
Il problema sar quello di capire come distinguere i pensieri che sono solo associati al
pensiero espresso dallenunciato subordinato, dai pensieri che sono invece di fatto espressi
dallenunciato in questione: in altri termini, il problema quello di capire come distinguere tra
pensieri che sono solo suggeriti, e pensieri che sono invece espressi da un certo enunciato. Frege
elabora, a tale proposito, il seguente criterio:
6
CRITERIO PER DISTINGUERE PENSIERI ESPRESSI DA PENSIERI SUGGERITI:
Dato un enunciato X che esprime un pensiero B ma che associato anche ad un altro
pensiero C, ci si chieda se X rimarrebbe vero anche nel caso in cui C sia falso: se il valore di
verit di X non cambia, allora C solo suggerito; se invece il valore di verit di X cambia,
allora C effettivamente espresso.
Riconsideriamo allora, in base a quanto detto, lesempio:
(7) Napoleone, che riconobbe il pericolo per il suo fianco destro, guid egli stesso la sua
Guardia contro la posizione nemica
Abbiamo detto che lanalisi puramente vero-condizionale di (7) sembra far perdere qualcosa.
Limpressione, cio, che (7) esprima non solo i pensieri:
1. Napoleone riconobbe il pericolo per il suo fianco destro.
2. Napoleone guid egli stesso la sua Guardia contro la posizione nemica
ma anche il pensiero:
3. La consapevolezza del pericolo fu il motivo per cui Napoleone guid egli stesso la sua
Guardia contro la posizione nemica.
Ora, per sapere se il pensiero 3. effettivamente espresso dallenunciato (7), o soltanto suggerito,
applichiamo il criterio visto sopra. Chiediamoci, quindi, cosa succede al valore di verit di (7) nel
caso in cui 3. sia falso:

a) se pensiamo che (7) rimanga vero, allora pensiamo che 3. non sia effettivamente
espresso da (7). 3. sar cio solo suggerito;

b) se invece pensiamo che (7) diventi falso anchesso, allora pensiamo che 3. sia
espresso da (7), e non soltanto suggerito.

Frege non prende nettamente posizione per a) o b). Fa notare, per, che se scegliamo lopzione b)
allora le cose si complicano un po, perch non possiamo pi aspettarci che la sostituzione
dellenunciato subordinato Napoleone riconobbe il pericolo per il suo fianco destro, con un altro
enunciato avente lo stesso valore di verit, lasci inalterato il valore di verit di (7). Ad esempio, se
sostituiamo a Napoleone riconobbe il pericolo per il suo fianco destro, lenunciato codenotante
Napoleone aveva pi di 45 anni, otteniamo:
7
(10) Napoleone, che aveva gi pi di 45 anni, guid egli stesso la sua Guardia contro la
posizione nemica
Ma tale sostituzione pu modificare il valore di verit di (7): essa va a modificare, infatti, non solo
1. ma anche 3., e quindi tutto il pensiero espresso da (7). E se falso che avere gi pi di 45 anni fu
il motivo per cui Napoleone guid egli stesso la sua Guardia contro la posizione nemica, allora
anche (10) sar falso.

Frege conclude la parte di Senso e Denotazione dedicata agli enunciati subordinati
affermando di aver trovato, quindi, due casi in cui non possibile aspettarsi che sostituire un
enunciato subordinato con un altro avente il medesimo valore di verit lasci inalterato il valore di
verit dellenunciato complesso, ovvero:
quando lenunciato subordinato non denota un valore di verit (contesti indiretti; pensieri
incompleti)
quando lenunciato denota un valore di verit, ma il suo Senso non comprende solo un
pensiero, bens anche parte di un altro (pi pensieri).

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