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Versione 1.11103101
G R U P P O S I S M I C A S . R . L .
3DMacro
- Manuale Teorico
- Pag. 1 -
______________________________________________
3DMacro prodotto da:
Gruppo Sismica s.r.l.
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3DMacro distribuito in esclusiva da:
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supporto@3dmacro.it
3DMacro
.
Il manuale ha lo scopo di fornire adeguate informazioni allutente, in modo da chiarire i concetti
fondamentali delle procedure e fornire i riferimenti utili per informazioni pi dettagliate. Pertanto, il
manuale non pretende di rappresentare un esaustivo approfondimento di tutti gli argomenti, ma solo una
panoramica delle teorie utilizzate.
Nel seguito vengono descritti gli elementi implementati nel codice di calcolo e i relativi legami costitutivi
impiegati, nonch il tipo di interazione tra elementi differenti. Il modello costituito da un insieme di
elementi, il cui comportamento regolato dai legami costitutivi ad essi assegnati, che interagiscono tra
loro secondo le modalit che saranno descritte nei capitoli successivi, e da tutte le impostazioni
riguardanti le analisi da eseguire.
Con riferimento alle procedure di calcolo e al comportamento meccanico degli elementi, si fa presente
che non tutte le opzioni di seguito descritte sono presenti nella versione commerciale del software. Tali
argomenti sono inseriti nel presente manuale perch riguardano opzioni che in un prossimo futuro
saranno rese disponibili.
3DMacro
;
3.1.4. ELEMENTI INTERFACCE
Gli elementi interfaccia servono a schematizzare i possibili collegamenti tra i diversi elementi che
compongono il modello. Nella fase di input non possono essere n visualizzati, n modificati dallutente,
essendo infatti elementi generati dal motore di calcolo; tuttavia la comprensione del funzionamento di
questo elemento risulta decisiva per linterpretazione dei risultati, e per lo sfruttamento del software al
massimo delle sue potenzialit.
Lelemento interfaccia deve simulare il comportamento degli elementi che afferiscono a ciascuna di essa e
linterazione reciproca tra gli stessi concentrando le caratteristiche di deformabilit e resistenza flessionali
e a scorrimento degli elementi.
Le interfacce, dal punto di vista del loro comportamento, possono essere bi- o tri-dimensionali, a seconda
che si stia considerando il comportamento delle pareti nel proprio piano, o anche fuori dal proprio piano.
In questi due casi il modello meccanico a loro attribuito sar semplice (comportamento piano), o
necessiter di un arricchimento di gradi di libert (comportamento tridimensionale).
stato necessario definire diverse tipologie di interfacce. Il principio meccanico e il funzionamento
analogo per tutte le tipologie, la differenza consiste principalmente nel numero e nella scelta dei gradi di
libert necessari a seconda della tipologia di elementi che linterfaccia deve collegare. Dal punto di vista
dellinterazione tra gli elementi si possono pertanto distinguere le seguenti tipologie di interfacce:
interfacce tra due elementi di una parete;
interfacce tra un elemento di una parete e un elemento di collegamento tra le pareti
(orizzontamenti o elementi dangolo);
interfaccia tra un elemento e un supporto esterno;
interfaccia tra un elemento e un cordolo.
Ogni interfaccia si riferisce ad un piano ben preciso e deve concentrare in s le caratteristiche di
resistenza e deformabilit degli elementi o del collegamento come sar meglio descritto nei successivi
paragrafi.
Per ogni interfaccia conveniente individuare due punti estremi (o nodi), che verranno indicati con i e j.
Nel caso di uninterfaccia che connette due elementi, a ognuno dei nodi corrispondono in realt due nodi
distinti del modello, ciascuno appartenente a uno dei due elementi collegati dallinterfaccia. Tali nodi, pur
avendo nella configurazione iniziale le medesime coordinate, sono fisicamente distinti e subiranno
spostamenti differenti. I quattro nodi (due per ogni elemento connesso), che corrispondono ai due
estremi i e j dellinterfaccia, vengono denominati vertici dellinterfaccia. Ognuna delle due linee che
3DMacro
nodo j
Elemento 1
stessa posizione nella
configurazione indeformata
Elemento 2
vertice b
vertice a
3DMacro
q
nodo i nodo j
3DMacro
q
nodo i nodo j
Figura 31. Convenzioni sugli elementi di interfaccia
Come sar descritto meglio nel seguito, le caratteristiche meccaniche di tali molle dipendono dalle
caratteristiche di entrambi i pannelli.
j i
u2
u3
u1
u6
u4
u5
u1
u4
i
u5
u6
u3
j
u2
(a)
(b)
q
3DMacro
nodo i
/2
nodo j
k1
k2 kn
u5
u4
u6
u1
u3
u2
i j
u7
3DMacro
k1
k2
nodo j
ks1
ks2
q
,
nodo i
nodo j
q
ks,2
ks,1
ks,2
ks,1
u3
wj1
nodo i
wj1
usc,sup
wjm
nodo j
usc,inf
wj2
wi2
wim
3DMacro
/2
nodo j
nodo i
ks1
ks2
nodo j
nodo i
k1
k1
(1)
(2) (2)
k2
k2
(1)
(2)
kn
kn
(1)
nodo i nodo j
3DMacro
q
,
/2
nodo i
(1)
kn
nodo j
t
(2)
kn
(1)
kn-1
(2)
kn-1
(1)
k2
(2)
k2
(1)
k1
(2)
k1
q
q
,
/2
nodo i
(1)
kn
nodo j
t
j
q
ui,inf
uj,inf
uj,sup
uj,sup
|inf
|sup
|m
nodo i
v1 vn-1 vn
,
q
3DMacro
nodo j
Elemento 1
vertice b
vertice a
gradi di libert
dell'elemento collegto
gradi di libert indipendenti
relativi al supporto elastico
k
y
x
k
k
r
3DMacro
=
=
dove n rappresenta il numero di suddivisioni dellasta.
I nodi interni, non essendo in generale necessari per agganciare altri elementi ed essendo associati a
forze esterne nulle vengono condensati. Essi servono quando lasta risulta interagente con la muratura in
uninterfaccia di tipo FlessInteraction o nelle aste libere per apprezzare leventuale apertura di cerniere
plastiche anche in campata. In questo caso la procedura di calcolo prevede che la matrice di rigidezza
completa dellasta sia aggiunta a quella dellinterfaccia, effettuando in un secondo momento la
condensazione statica di questultima.
3.3.1. ASTA LIBERA
La matrice flessionale dellasta viene ottenuta per semplice assemblaggio delle matrici dei segmenti che la
compongono.
3.3.2. INTERAZIONE CON PANNELLI MURARI
Linterazione tra gli elementi asta e i pannelli murari viene resa possibile mediante opportune interfacce,
gi descritte in precedenza, che sono dotate di gradi di libert interni atti a garantire la congruenza con
lasta lungo tutta la sua lunghezza.
3DMacro
ks2
ks1
nodo j
nodo i nodo j
(2)
k2
k2
(1)
(2)
k1
k1
(1)
nodo j
u5
uI4
u6
uI1
uI3
uI2
j i
vj
uj ui
vi
|j
um
|n
un
u2
|2 |1
u1
j i
3DMacro
= . <
dove:
2
asta
= secondo asse del sistema di riferimento dellasta
y
int
= versore dellasse y dellinterfaccia
2
3
o
1
2
3
piano
interfaccia
o
3DMacro
Mmedio
3DMacro
= + + + +
= + + + +
= + + + +
= + + + +
nodo i nodo j
[ M1; M2; N ]
M1
M2
N
N
M
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A = + + + + =
= + + + + =
I parametri o e | si identificano con i coefficienti a, b, c, o d a seconda del quadrante in cui ricade lo
stato tensionale corrente.
Per il generico ellisse di riferimento (indicato dal pedice k), la sua equazione diviene:
2 2 2 2 2 2
2 2 2 2
2 2
, , , ,
0 0 0 0
4
k x k y k k
n n n n
i i i i
i k x i k y i k i k
i i i i
B M M A B
N M N M N N | o o |
= = = =
+ A =
( ( ( (
+ =
( ( ( (
Myu-(N)
My
Mx
Myu+(N)
Mxu-(N) Mxu+(N)
3DMacro
o o
| |
o o | |
+
= =
+
= =
+ + +
= = = =
= + A s
=
=
+ =
a cui viene associata la seguente legge di flusso di tipo associato:
t
Y X
pl
N M M
(
c
c
c
c
c
c
= V =
c ; ;
Imponendo la stazionariet della funzione di snervamento, si ottiene il legame elasto-plastico:
( )
el pl pl
S S S D D c = =
con:
( ) ( )
j i jj ii
j i
pl
t
t
pl
D D D D D
D
D
V V = V V
V V
=
) , (
1
Considerando uno stato tensionale uniforme si passa al legame generalizzato forze spostamenti
moltiplicando per la lunghezza della zona critica (l
c
) che viene supposta pari alla lunghezza del segmento
stesso:
(
(
(
A
=
(
(
(
Y
X
p
D D
N
M
M
0
0
) (
2
1
Dove u
X
,u
Y
e A rappresentano le rotazioni relative e l'allungamento assiale delle sezioni di estremit del
segmento.
3.3.5.1. DISCRETIZZAZIONE DEL PROBLEMA E COSTRUZIONE DI K
Ciascun segmento viene caratterizzato da caratterizzato da 10 gdl (8 flessionali e 2 assiali) come riportato
nel seguito:
1 1 2 2 1 1 2 2 i j
U v v w w u u ( =
3DMacro
= =
= =
Considerando invece una tensione monoassiale in direzione trasversale, con analogo procedimento si
ottiene:
2
11 22 12
11
12
11
T
T
T
L
TL
L
E E E
E
E
E
E
o
c
c
v
c
= =
= =
Considerando infine una sollecitazione di taglio puro, si ha:
33 LT LT
E t =
da cui si ottiene immediatamente:
3DMacro
= =
Dalle relazioni precedenti si ha quindi:
11
22
12
33
1
1
1 1
L
LT TL
T
LT TL
LT T TL L
LT TL LT TL
LT
E
E
E
E
E E
E
G E
v v
v v
v v
v v v v
=
= =
=
Si ricordi che i due coefficienti di Poisson principali sono in pratica legati ai moduli di Young dalla
relazione:
LT L
TL T
E
E
v
v
=
cosicch delle cinque costanti elastiche
, , , ,
L T LT LT TL
E E G v v
presenti a secondo membro delle
precedenti relazioni solo quattro sono indipendenti.
Si possono infine ottenere le componenti della matrice di elasticit inversa S e della matrice di elasticit E
in funzione delle costanti elastiche. Si ha allora:
1
0 0
1 1
1
0 ; 0
1 1
0 0 1
0 0
L LT T LT
LT TL LT TL L L
LT T T LT
LT TL LT TL L T
LT
LT
E E
E E
E E
E S
E E
G
G
v v
v v v v
v v
v v v v
(
(
(
(
(
(
(
(
= =
(
(
(
(
(
(
(
(
Le matrici di elasticit e elasticit inversa individuate permettono di scrivere le relazioni tensioni-
deformazioni (e viceversa) nel riferimento principale L-T della lamina. Se si considera un riferimento
cartesiano arbitrario le relazioni tra tensioni e deformazioni divengono pi complesse: le matrici di
elasticit sono ora matrici piene, cio con elementi tutti diversi da zero.
Le matrici di elasticit e di elasticit inversa in un generico riferimento cartesiano formante col riferimento
principale un angolo generico , si possono ottenere considerando le equazioni di trasformazione dello
stato di tensione e di deformazione nellintorno del punto, note dalla Scienza delle Costruzioni.
3DMacro
(
(
(
( ( (
(
(
( ( (
(
= = = =
(
( ( (
(
(
( ( (
(
(
dove
E
la matrice che si ottiene dalla matrice E (riferita agli assi naturali del materiale) semplicemente
sostituendo il termine G
LT
con 2 G
LT
.
3DMacro
=
essendo in pratica:
( )
( ) ( )
( )
( ) ( )
( )
4 4 2 2
11 11 22 12 33
2 2 4 4
12 11 22 33 12
4 4 2 2
22 11 22 12 33
3 3
13 11 12 33 22 12 33
3
23 11 12 33
cos sin 2 2 sin cos
4 sin cos sin cos
sin cos 2 2 sin cos
2 sin cos 2 sin cos
2 sin cos
E E E E E
E E E E E
E E E E E
E E E E E E E
E E E E
u u u u
u u u u
u u u u
u u u u
u u
= + + +
= + + +
= + + +
=
= ( )
( ) ( )
3
22 12 33
2 2 4 4
33 11 22 12 33 33
2 sin cos
2 2 sin cos sin cos
E E E
E E E E E E
u u
u u u u
= + + +
3.5. INTERAZIONE TRA PARETI ORTOGONALI
Sono previste diverse modalit di interazione tra due o pi pareti concorrenti in una intersezione
(cantonale). Una prima interazione, limitata alla quota degli impalcati, viene garantita dalla presenza dei
diaframmi e dei cordoli di piano. A questa si aggiunge l'interazione tra i pannelli murari, diffusa lungo
tutta la lunghezza dell'edificio; tale interazione resa possibile dalla presenza di pilastri d'angolo o
mediante l'introdurre degli elementi speciali d'angolo, entrambi connessi agli elementi delle pareti
mediante interfacce piane.
3.5.1. INTERAZIONE TRA PANNELLI (ELEMENTI DANGOLO O CORNER)
Si tratta di elementi prismatici rigidi con n spigoli che possono essere orientati in maniera arbitraria nello
spazio tridimensionale, e possono essere connessi ad un numero qualsiasi di altri elementi mediante
interfacce.
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spessore
nullo
area di influenza
3DMacro
=
+
Relativamente alla forza di snervamento della molla complessiva, questa sar ovviamente data dalla pi
piccola delle forze di snervamento relative ai pannelli connessi.
Gli spostamenti ultimi a trazione e a compressione si ottengono sommando lo spostamento ultimo della
molla con resistenza minore (che si plasticizza per prima) e quello elastico dellaltra molla in serie (che
permane elastica):
2
2
min
min
max
min
min
max
cy
F
cu cu
F
ty
F
tu tu
F
F
L
U
K
F
L
U
K
c
c
= +
= +
dove c
tuFmin
e c
cuFmin
sono le deformazioni ultime a trazione e compressione relative al pannello che
possiede la molla con forza di snervamento F
y
minore (F
tymin
), K
Fmax
la rigidezza della molla di estremit
relativa al pannello che possiede la molla con forza di snervamento maggiore.
Al fine di caratterizzare la muratura devono essere quindi assegnate le grandezze (E, o
yc
, o
yt
, c
yc
, c
yt
)
relative a ciascuna direzione principale della muratura. Tali quantit possono essere determinate a partire
dalle caratteristiche dei componenti (malta e mattoni) tramite delle tecniche di omogeneizzazione oppure
tramite delle prove in situ (o in laboratorio). In particolare i moduli di elasticit e la resistenze a
compressione possono essere determinate con prove di compressione monoassiale, condotte con doppi
martinetti piatti, condotte parallelamente e ortogonalmente ai giunti di malta.
Pi complicata risulta la problematica della determinazione della resistenza a trazione; per murature non
regolari costituite da pietrame informe (come mostrato nella prima delle figure sottostanti) o nel caso di
murature regolari di mattoni limitatamente alla direzione ortogonale ai giunti di malta (figura in basso), la
resistenza a trazione pu essere paragonata alla resistenza a trazione della malta poich le fessure
coinvolgono quasi esclusivamente i giunti di malta.
(a)
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c o
o
c
= =
c
;
Si ha:
( ) ( ) ( ) d sign E sign d dN d o c o o ( = +
incrudimento
per o>0
N
ou
( )
p
d E o c c =
3DMacro
Lespressione dellincremento di tensione risulta
2
( )
p
E d E sign dN
d E d E d E d
E E
c o
o c c c
o o
(
= =
(
(
Semplificando si ottiene:
( ) ( )
E
d d sign dN
E
o o c o
o
= +
Considerando un processo di carico monotono a N costante, al variare di o si avr un andamento della
curva di carico di tipo elasto-plastico con incrudimento variabile.
Figura 88. Legame o-c a N costante e o variabile
Agevolmente pu essere determinata la relazione che lega il parametro o con la pendenza E
t
;
4.1.2.2. MATERIALE ALLA CACOVIC
Tale materiale identico come comportamento generale al materiale alla Coulomb, appena descritto,
rispetto al quale si differenzia solo per la diversa superficie di snervamento. In questo caso, tale
superficie viene determinata in accordo col noto criterio di Turnsek e Cacovic [12].
Nonostante il criterio di Cacovic sia stato formulato appositamente per le murature ed in particolare per la
resistenza nei confronti del meccanismo di collasso a taglio per fessurazione diagonale, esso fa
riferimento a pannelli murari soggetti a sforzo normale solo lungo una direzione. Nel modello proposto
( ) sign E d dN
d
E
o c
o
=
o
c
Et
o=0 o>0
p=cost
o
c
E
E
o
o
=
E
E
Et
Et E
Et E
+
= o
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eventualmente definendo questo in modo opportuno, cos da tenere in conto la contemporanea presenza
di compressione su entrambe le coppie di lati del pannello come descritto nel paragrafo successivo.
* 1.5
u
t t =
1.5
tu
k
o
t =
3DMacro
c o
o
c
= =
c
Sostituendo:
( )
1 1 2 2
( ) ( ) d sign E sign d f dP f dP d o c o o ( = +
dove con i simboli f
1
e f
2
vengono indicate due funzioni di carico caratterizzate dalle seguenti espressioni
2
1
2
1 2 1 2
1
2
2
1 2 1 2
2 1 ( / ) /
2 1 ( / ) /
b c P
f
b p p p p bc bc
b c P
f
b p p p p bc bc
+
=
+ + +
+
=
+ + +
Imponendo la stazionariet di , si ottiene:
1 1 2 2
( ) sign E d f dp f dp
d
E
o c
o
=
La deformazione plastica risulter quindi:
( )
1 1 2 2
( )
p
E d sign f dp f dp
d
E
c o
c
o
+
=
Lespressione dellincremento di tensione risulta:
( )
1 1 2 2
( )
E
d d sign f dp f dp
E
o o c o
o
( = + +
Il vantaggio operativo di utilizzare tale legame risiede essenzialmente nel dovere assegnare un solo
parametro di resistenza meccanica. Il parametro b infatti solitamente legato alla geometria del
pannello.
4.1.2.3. PROCEDURA DI TARATURA
Le molle diagonali dei pannelli devono simulare il comportamento a taglio della muratura, e il
meccanismo di rottura che devono riprodurre quello di rottura per fessurazione diagonale.
3DMacro
Fino ad ora si parlato genericamente di compressione media del pannello, tale parametro tuttavia va
opportunamente definito. Nel pi generale dei casi, quello cio di un pannello interagente lungo tutti i
quattro lati, si avranno quattro diversi sforzi di compressione.
Figura 92. Definizione del parametro di compressione media per un pannello
Nel caso si stia utilizzando un criterio di collasso caratterizzato da un unico parametro di compressione
media, questo verr determinato come la media tra i quattro valori presenti:
( )
1 2 3 4
1
4
P P P P P = + + +
Nel caso di criterio alla Cacovic con due parametri, ciascuno di essi verr determinato in maniera analoga
facendo la media tra i due valori che si riferiscono a ciascuna coppia di lati opposti.
In entrambi i casi, i criteri verranno utilizzati includendo un incrudimento di tipo cinematico con o>0. Tale
parametro viene determinato in funzione della rigidezza di softening (G
t
):
G Gt
G Gt
o
=
+
Per quanto riguarda lo spostamento ultimo del pannello (o
u
), coerentemente con quanto proposto da
Magenes e Calvi [13], esso si esprime in termini di deformazione angolare ultima (
u
) della muratura.
Le molle diagonali ereditano tutte le caratteristiche appena descritte, e i parametri che ne caratterizzano
il legame costitutivo sono: la rigidezza iniziale (k), la rigidezza del ramo di softening a sforzo di
compressione costante (k
t
), la forza di snervamento in assenza di sforzo normale (F
y0
), la forza di
snervamento corrente (F
y
) funzione della compressione media cui risulta soggetto il pannello.
Di seguito si riportano i grafici relativi al legame costitutivo e al comportamento isteretico (cfr. 4.1.4), con
riferimento a un ciclo di carico a compressione costante.
P1
P2
P3
P4
3DMacro
= o
Con riferimento al modello discreto con analogo spostamento del modello continuo, lallungamento e la
forza relativi a ciascuna molla diagonale risultano:
) cos(
) cos(
o o
o o
= A =
= A
m m diag m
m
K K F
Ku
Kr
kt
k
ur uy
urc
Fy0
uy
Fy0
3DMacro
=
) ( cos 2
2
o
o
da cui si ricava la rigidezza di ciascuna molla diagonale:
) ( cos 2
2
p p
t
m
H
A G
K
o
=
Analogamente la rigidezza del ramo di softening risulta:
) ( cos 2
2
p p
t t
m
H
A G
K
o
=
Tutte le formule sopra riportate naturalmente sono valide nellipotesi che entrambe le molle abbiano un
legame costitutivo simmetrico rispetto allorigine.
Ricavando lespressione della forza di snervamento della molla si ha:
) cos( 2
) (
) cos( 2
) (
p
t u
p
u
u
A P P T
F
o
t
o
= =
Infine per quanto riguarda lo spostamento ultimo delle molle si ottiene:
) cos(
p p u u
H o o =
3DMacro
f 0
(, f 0, A)
rigidezza elastica
F
u
Kscorr
(Kscorr)
3DMacro
=
In ogni caso la determinazione della rigidezza da attribuire alla molla a scorrimento nel piano sembra
essere quanto mai una operazione incerta, come anche leventuale determinazione del modulo G della
3DMacro
=
dove
A
i
larea di ciascuna fibra;
l
i
la lunghezza di ciascuna fibra considerata;
N
molle
il numero totale di molle di interfaccia.
La rigidezza cos ottenuta quella relativa ad uno dei due pannelli afferenti allinterfaccia. Pertanto, ove
necessario, le rigidezze relative a due pannelli afferenti allinterfaccia, vanno combinate in serie. Infine, la
distanza tra le due molle a scorrimento fuori piano viene stabilita in modo da garantire unequivalenza col
comportamento torsionale dellelemento. Si pu vedere che tale distanza pari a circa la met della
lunghezza del lato corrispondente; pertanto ciascuna delle due molle a scorrimento fuori piano posta
nel baricentro geometrico della porzione di area cui afferisce.
,p c,cp
scorrimento interfaccia
deformazione molla
3DMacro
+
=
+
con 1 0 s s ; 1 0 s s D ;
dove:
o
y
la tensione di snervamento,
c
r
-
la deformazione plastica di segno attuale,
c
r
+
la deformazione residua registrata a scarico ultimato,
E
0
il modulo di deformabilit iniziale,
E
I
il modulo orientato allorigine.
Nella figura che segue viene riportato un ciclo isteretico caratterizzato da N costante e o>0 (=0).
3DMacro
k
t tensione tangenziale limite della muratura in presenza di tensione normale ed in presenza di
rinforzo CAM
T
o tensione di trazione limite della muratura in assenza di rinforzo CAM
T
o tensione di trazione limite della muratura in presenza di rinforzo CAM
|
angolo formato tra la direzione dei nastri disposti diagonalmente e quella orizzontale
Figura 108. Schema geometrico di una maglia tipo
Dettagli di modellazione sulla taratura di pannelli non rinforzati sono riportati al par. 4.1.
4.1.5.2. INCREMENTO DELLA RESISTENZA A TRAZIONE NELLE
DIREZIONI ORIZZONTALE E VERTICALE
A seguito dellinserimento dei nastri CAM si produce un incremento di resistenza e un incremento di
duttilit a trazione.
4.1.5.2.1. INCREMENTO DI RESISTENZA
Lincremento di resistenza pu essere facilmente valutato considerando la resistenza a trazione dei nastri
nellunit di superficie della sezione corrispondente del pannello. Viene distinto lincremento di resistenza
lungo la direzione verticale e quella orizzontale, per tenere conto di un possibile differente passo dei
nastri nelle due direzioni. In particolare si ha:
in direzione verticale (interfacce orizzontali):
3DMacro
2
th tv
o
o o
t
A + A
A =
ovvero
( ) sin cos
2
v y h y d y
v h d
o
n F n F n F
p s p s p s
| |
t
+ + +
A =
Per quanto detto la resistenza a taglio associata alla muratura rinforzata con il sistema CAM risulta data
da
( ) ( )
k o o nv pv
t t t o o = +A + +A
3DMacro
k o nv nv
t t o o = + +A
4.1.6. RINFORZO MEDIANTE L' UTILIZZO DI COMPOSITI FIBRORINFORZATI
Si tratta di materiali composti da due fasi distinte: una matrice polimerica di natura organica e da fibre di
rinforzo. La matrice pu, in genere, essere assimilata a un continuo isotropo mentre le fibre hanno un
comportamento marcatamente anisotropo, caratterizzato dalle seguenti propriet:
- geometria : forma, dimensioni e distribuzione delle dimensioni;
- disposizione : orientamento rispetto agli assi di simmetria del corpo, se l'orientamento delle
fibre casuale il comportamento complessivo del composito pressoch isotropo, viceversa si ha
un comportamento anisotropo.
- concentrazione : frazione di volume, distribuzione della concentrazione (dispersione).
I materiali fibrorinforzati si suddividono in:
- monostrato: (lamina);
- multistrato: (laminati);
I laminati sono costituiti da pi strati sovrapposti di spessore pari a qualche decimo di millimetro (detti
lamine); in genere le fibre sono contenute nel piano delle lamine, sono quindi assenti fibre disposte
ortogonalmente al piano delle lamine.
I compositi fibrorinforzati garantiscono valori di rigidezza e resistenza. Nel caso di laminati unidirezionali,
le propriet sono fortemente dipendenti dalla direzione di carico (comportamento anisotropo), si
riportano a titolo di esempio i valori dei coefficienti di anisotropia, definiti come rapporto tra le
caratteristiche meccaniche nelle diverse direzioni (dati contenuti nella CNR 200/2004).
3DMacro
,
v fR
t h
v
A f
p s
o
A =
La deformazione ultima a trazione della muratura rinforzata (
u
c ) data dal minimo tra la deformazione
ultima della muratura (
mu
c ), la deformazione ultima del rinforzo (
fu
c ), e la deformazione in
corrispondenza della delaminazione (
ffd
c ):
{ }
min , ,
u mu fu ffd
c c c c =
Il legame costitutivo delle molle viene mantenuto elasto plasstico, la rigidezza sia a trazione che a
compressione e la resistenza a compressione a seguito dell'applicazione del rinforzo non vengono
modificate.
4.1.6.3. COMPORTAMENTO A TAGLIO
A seguito dellinserimento del rinforzo si produce un incremento di resistenza e un incremento di duttilit
nei confronti della rottura a taglio per fessurazione diagonale.
La resistenza a taglio della muratura rinforzata viene determinata come somma tra la resistenza del
pannello non rinforzato (V
Rm
) e la resistenza a taglio conferita dalle fibre (V
Rf
). Tale formulazione,
coerente con un modello a traliccio equivalente, prevede un limite nelle sollecitazioni delle bielle
compresse. Indicando con b e h rispettivamente base e altezza del pannello e con (o
c
) la resistenza a
compressione della muratura, la resistenza ultima a taglio del pannello rinforzato risulta:
,max R Rm Rf R
V V V V = + s
3DMacro
\ .
A seguito dell'applicazione del rinforzo, in via cautelativa, si considera un incremento di duttilit a taglio
nel meccanismo di fessurazione diagonale pari al 50%.
Infine si suppone che l'intervento non alteri la rigidezza elastica ne la dipendenza del taglio ultimo dalla
precompressione media del pannello (criterio di rottura alla Coulomb o Tarnsec-Cacovic). Infine viene
trascurato il contributo del rinforzo in termini di meccanismo a taglio per scorrimento.
4.1.6.4. RINFORZO DI UNA PARETE MEDIANTE FIBRE
Nel seguito si riporta un esempio di rinforzo mediante l'applicazione di un tessuto in CFRP su una parete
di due elevazioni. Le figure sotto riportate mostrano il modello geometrico della parete rinforzata e non
rinforzata, mentre la tabella che segue riporta i parametri caratteristici.
base 500 cm spessore muratura 30 cm
altezza piano 300 cm trave di piano 30x50 cm
altezza totale 600 cm armatura cordolo 4|20
larghezza maschi 195 cm tipo calcestruzzo C20/25
vano porta 195x190 cm tipo acciaio B 450 C
vano finestra 195x125 cm carico di piano 15 KN/m
3DMacro
|
|
.
|
\
|
+ =
=
_
nelle quali
_ il fattore di taglio, dato dallespressione
( ) ( ) | |
( ) | | | o
| o o
_
+
=
1 1 4
1 1 1 3
3
2
wh
il rapporto geometrico di armatura orizzontale del pannello centrale calcolato con riferimento ad
una sezione verticale h b
e
;
wh
f la tensione di snervamento dellarmatura orizzontale;
c
f ' la resistenza cilindrica a compressione del calcestruzzo;
o e | sono parametri geometrici individuabili nella figura 1: L l / = o , b t / = | .
Il valore del taglio di prima fessurazione V
c
pu essere ricavato utilizzando la relazione empirica
C
Y
V
o
K
h
(1)
(2)
h
K
K
h
(3)
C'
Y'
3DMacro
+ +
+
+
|
.
|
\
|
=
0
23 . 0 '
1 . 0 845 . 0
12 . 0
) 6 . 17 ( 0679 . 0
2 8
7
o
wh wh
t c
e u
f
f a
L b V
nella quale
V
u
espresso in newton;
2
e
a b l t
b
L
+
=
;
L, b
e
, sono parametri geometrici gi definiti che devono essere espressi in millimetri;
c
f '
e
wh
f
sono espressi in mega-pascal;
t
il rapporto percentuale tra larea di armatura longitudinale nellelemento di bordo in trazione A
s
e
larea efficace della sezione
e
b a L ) 2 / (
100
) 2 / (
=
e
s
t
b a L
A
o
0
la tensione media di compressione, espressa in mega-pascal, riferita alla sezione di base della
parete;
il rapporto tra laltezza del punto di applicazione della forza orizzontale risultante attesa sulla parete e
la larghezza della parete.
Si supponga adesso di semplificare ulteriormente il legame trilineare. Viene considerato un legame di tipo
elastico perfettamente plastico in cui il limite di resistenza dato da
u
V , mentre la rigidezza elastica pu
essere ottenuta mediante la formula
3DMacro
t
+
| |
|
+ \ .
=
7
0.1
8 2
e
eq
sez
a
b L
A
| |
|
\ .
=
con
3DMacro
con
cls
E modulo elastico del calcestruzzo
a
E modulo elastico dellacciaio delle armature
l
A area totale delle barre disposte longitudinalmente
A trazione si assume che il comportamento della fibra sia elastico fino al raggiungimento dello
snervamento delle armature. La tensione massima di trazione ultima equivalente sar data da
,
,
l y a
t eq
A
L b
o
o
=
mentre quella a compressione sar pari a quella del calcestruzzo
'
, c eq c
f o =
3DMacro
+ (
(
(
(
+
(
=
(
(
(
( +
(
dove
F
i
la sommatoria delle forze concentrate applicate alli-esimo nodo interno
M
i
la sommatoria dei momenti concentrati applicati alli-esimo nodo interno
q il carico distribuito
la lunghezza dei segmenti interni dellasta
Il sistema, tenendo conto della partizione diventa
11 , 12 , ,
12 , 22 ,
e i i i e i
t
e i i i i
K u K u f
K u K u f
+ =
+ =
q
Fk
Mk
nodo i
nodo j
3DMacro
Dalla seconda equazione pu pertanto essere ottenuta la distribuzione degli spostamenti interni come
segue
1
, 22 i i i
u K f
=
Sostituendo il vettore degli spostamenti interni nella prima equazione possibile calcolare il vettore delle
forze nodali equivalenti al carico distribuito internamente come segue
1
, 12 22 e i i
f K K f
=
Ad esso va sommato il vettore delle forze esterne dovuto al carico direttamente afferente ai nodi esterni.
2
,0
2
2
48
2
48
i
i
e
j
j
q
F
q
M
f
q
F
q
M
(
+
(
(
(
+
(
= (
(
+
(
(
(
+
(
In definitiva il vettore delle forze nodali esterne, equivalente al carico distribuito, dato da
,0 , e e e i
f f f = +
importante evidenziare il fatto che, a causa dellapplicazione delle forze nodali esterne, dalla risoluzione
del sistema lineare della struttura derivano spostamenti nodali corretti. Tuttavia, al fine di ripristinare il
corretto comportamento delle aste e delle interfacce interagenti anche lungo il loro sviluppo (sia in
termini di sollecitazioni che di spostamenti), necessario sommare alle sollecitazioni e agli spostamenti
interni dovuti agli spostamenti nodali derivati dalla risoluzione del sistema lineare, quelli di asta
incastrata-incastrata soggetta al carico distribuito applicato allasta.
Risulta inoltre importante mettere in luce come le forze nodali vengano aggiornate durante lanalisi,
tenendo conto del progressivo danneggiamento degli elementi. Lapertura di una cerniera plastica, o lo
snervamento di una molla di interfaccia nel caso di asta interagente, implica una variazione della matrice
di rigidezza dellelemento, e di conseguenza comporta la necessit di aggiornare la ripartizione di un
carico distribuito di unasta ai suoi nodi.
5.3. DETERMINAZIONE DELLE DISTRIBUZIONI SISMICHE
Le azioni orizzontali vengono determinate in accordo a due distinte forme della distribuzione delle forze:
una proporzionale alla massa, e una rappresentativa del primo modo di vibrare della struttura nella
direzione di carico.
3DMacro
=
Avendo noti entrambi i sottovettori U
rid
e U
imp
, viene ricostruito il vettore dU globale.
In tutte le espressioni sopra riportate con K si indicata la matrice totale della struttura che oltre al
contributo elastico pu contenere anche il contributo plastico.
Lanalisi a controllo di spostamento pu proseguire sia che la struttura abbia rigidezza positiva sia che
abbia rigidezza negativa (ramo di softening). Lunica condizione che impedisce il proseguimento
dellanalisi quella di labilit (det(k)=0).
Lanalisi viene completata quando tutto il vettore degli spostamenti viene applicato.
3DMacro
=
| |
= + A
|
A
\ .
=
A
A
nelle quali si posto:
*
*
2
1
2 2
p pp
m m
F F c U c t c U
t
c m
K K
t
t
| | | |
|
|
| | | |
= + + + + A +
| |
A
\ . \ .
= + +
A
A
3DMacro
=
(
(
(
=
u
u
u
U
f
f
f
F
I
I
0
La relazione tra forze e spostamenti nodali pu essere scritta nella forma seguente:
(
=
(
I I
t
f
f
u
u
K K
K K
22 12
12 11
Le procedure di analisi a controllo di spostamento possono essere efficacemente suddivise in due
tipologie:
- Procedure ad imposizione diretta di spostamenti
- Procedure a distribuzione di forze imposta
Nella prima tipologia si dispone direttamente del vettore di spostamenti imposti mentre nella seconda
viene fissata la distribuzione di forze esterne nel passo e il vettore degli spostamenti imposti viene
ricavato di conseguenza.
A seconda se la forma del vettore spostamenti o del vettore del carico vengono mantenuti costanti o
aggiornati ad ogni passo si possono distinguere
- Procedure adattive
- Procedure non adattive
Nel primo caso la distribuzione di spostamenti o forze viene aggiornata ad ogni passo mentre nel secondo
viene mantenuta costante per tutta lanalisi.
Procedure a velocit di deformazione costante
Si tratta di una analisi di tipo non adattivo a imposizione diretta di spostamenti, essa consiste nellimporre
un vettore di spostamenti imposti costante per tutta lanalisi e tale da mantenere invariate le velocit
relative di deformazione dei gradi di libert imposti rispetto a quanto registrato nellultimo passo della
fase a controllo di forze.
Procedure a distribuzione di forze imposta
Consiste nellimporre una prefissata distribuzione di forze esterne, ad esempio la medesima distribuzione
presente nella fase a controllo di forze, la cui intensit viene governata da un fattore moltiplicativo ():
(
=
(
I I
t
f
f
u
u
K K
K K
22 12
12 11
3DMacro
df el
df 1
df 2
1
2'
2
step
(1-o)*step
3DMacro
=
-nel caso di analisi a controllo di spostamenti
1
11 _
0
rid tot disp
imp
U K dF
U
La ridistribuzione viene normalmente conclusa quando tutto il carico da ridistribuire viene esaurito senza
che vengano registrate ulteriori rotture.
Se la struttura diviene labile, a prescindere dal fatto che la ridistribuzione si riferisca ad una analisi a
controllo di forze o di spostamenti, la ridistribuzione viene interrotta e lanalisi viene troncata.
La figura sottostante illustra con riferimento a un semplice esempio la procedura di ridistribuzione per
una analisi a controllo di forze e per una analisi a controllo di spostamenti.
3DMacro
*
*
*
2
m
T
k
t =
3DMacro
s
V f =
con
n
f generico sforzo nella n-esima molla flessionale,
s
f sforzo della molla a scorrimento,
n
d distanza della n-esima molla flessionale dal punto medio dellinterfaccia.
Figura 125. Schema delle sollecitazioni generalizzate sull'interfaccia di un pannello
Oltre alle sollecitazioni generalizzate vengono fornite ulteriori informazioni sulle interfacce. In particolare
si possono distinguere gli indici del danneggiamento flessionale, e quelli relativi al taglio per scorrimento,
lungo la superficie individuata dallinterfaccia. Nel caso di comportamento flessionale possono essere
considerate le lunghezze, normalizzate rispetto alla lunghezza dellinterfaccia, delle zone plasticizzate a
trazione e a compressione.
c
: ampiezza della zona fessurata;
t
: ampiezza della zona schiacciata
Con riferimento invece al comportamento a taglio per scorrimento si distinguono invece le seguenti
grandezze:
3DMacro
con d lunghezza della diagonale dellelemento. Per maggiori dettagli sulle procedure di taratura cfr. 4.1.
Figura 126. Schema delle sollecitazioni generalizzate su un pannello
I valori degli spostamenti generalizzati comprendono invece:
: scorrimento angolare corrente;
|: rotazione flessionale corrente;
Tali quantit possono essere espresse come:
3 1 2 4
u u u u
h b
= +
3DMacro
= =
2
1
2
1
1
0 0 0
Indicando con:
w
a
: il lavoro associato alle forze dinerzia considerando o=1;
w
G
: il lavoro negativo associato alle forze gravitazionali;
w
e
: il lavoro associato alle forze stabilizzanti esterne (tiranti, solai);
Il moltiplicatore dei carichi limite risulta:
a
g e
w
w w +
= o
3DMacro