Hegel *+ non mira tanto a fornire un insieme di precetti formali sulla tragedia, quanto a interpretarla come espressione di un contesto storico, etico, politico e religioso. - Alberto L. Siani, La Tragedia Premesse
Chiunque voglia trattare un qualsiasi argomento relativo alla filosofia hegeliana, deve avere ben presenti prima di tentare il suo approccio almeno tre punti fondamentali: il primo di carattere metodologico- la ben nota sistematicit dellautore, di modo che per la comprensione piena di una parte di ci che si vuol trattare sar necessario far riferimento a parti esterne a questa; il secondo -di carattere ermeneutico- la non paternit di molti dei testi nei quali si cercano informazioni che possano andare ad integrare le parti non chiare del pensiero legittimo dellautore, ed il terzo di carattere euristico- la priorit del momento storico universale nello spiegare ogni altro campo dello spirito 1 . In questo contributo, tenendo conto dei primi due punti e seguendo la guida del terzo, partir dalla descrizione del passaggio-superamento del principio del mondo orientale da parte di quello del mondo greco, mostrando il legame inscindibile tra tale nuovo principio e la produzione tragica dei Greci, indicando specificamente il rapporto tra questo principio, il conflitto peculiare della tragedia classica ed il contributo di questa per il passaggio al momento storico-universale seguente.
1. Il rovesciamento dalla natura allo spirito
Partiamo quindi dalla situazione storico-universale immediatamente precedente alla comparsa del principio del mondo Greco: ci troviamo al termine dello sviluppo del principio fondamentale del mondo Orientale, dopo il rapporto patriarcale elevato a principio statuale Cinese, lunit dellesserci dellesteriore e dellinteriore Indiana e la differenza delle individualizzazioni sotto un dominio astratto Persiana, nel mondo Egizio ha il via il rovesciamento dalla natura allo spirito 2 ; con lavvertenza che tale movimento non ha in questo momento della Storia Universale il suo sviluppo ma unicamente la sua esplicita formulazione. Il principio egizio viene rappresentato da Hegel tramite il simbolo della Sfinge, nella sua figura sdoppiata di bestia e uomo egli vede lo spirito umano che strappa se stesso alla dimensione animale, che si libera dalla bestia 3 . Gi in questa situazione possiamo vedere i semi di quella che sar larte Greca, infatti
1 Come risulta chiaro dalla congiunzione delle seguenti due posizioni hegeliane: Ogni forma di religione, arte, scienza, ovvero, in generale, di cultura, pu fare la sua comparsa solo allinterno di uno Stato e Soltanto la sostanza etica *+ storica . 2 La natura, dicono gli Orientali, il fondamento, il principio primo ed eterno, e da essa passano ai momenti ulteriori. [In Egitto] comincia il rovesciamento dalla natura allo spirito. G. W. F. Hegel, Vorlesungen ber die Philosophie der Weltgeschichte (VPhG), trad. It. Einaudi, Filosofia della storia universale, p. 301 3 VPhG, p. 302 larte diviene gi in Egitto il modo assoluto attraverso cui il bisogno di comprendere si rappresenta il suo contenuto 4 ma, dato che lo spirito ancora imprigionato nella dimensione naturale, ci che esso produce non altro che la spinta impetuosa del mastro artigiano ad esprimere lo spirito attraverso i materiali della naturalit, come i geroglifici sulla pietra, nellaffannosa ricerca di indicare tramite le sue opere la risposta a qualcosa che gli si pone come un quesito da risolvere, lenigma dellattuazione del rovesciamento dalla natura allo spirito, appunto. Questa situazione di slancio, particolarizzato nei vari artigiani-lavoratori e finalizzato alla ricerca di una risposta allEnigma, vede legiziano come strumento di un universale che tuttavia non si ancora manifestato in quanto tale. Il vincolo limitante del non avere un S universale come fine sar proprio ci che verr scardinato nel passaggio dal mondo Orientale a quello Greco, con le parole di Hegel: Lo spirito egizio la liberazione, linteriorit universale. La particolarit cos combattuta e deve emergere, deve saltar fuori, solo la forma delluniversalit. 5 Questo passaggio viene rappresentato anche in forma mitologica: il principio egizio, sotto le spoglie della Sfinge, vede risolto il proprio enigma da parte del greco Edipo, luomo che coglie luomo come risposta. LEgitto era provincia dellImpero Persiano e la Grecia si contrappose non allEgitto solo bens allImpero tutto. NellImpero Persiano il dominio sugli altri popoli era un punto unitario astratto che fondava lunit politica soltanto come una variet non organica di diverse particolarit (gli altri popoli nelle loro identit, appunto) 6 . Nel mondo greco questi elementi riuniti in modo soltanto inorganico *+ conseguono la loro veritiera compenetrazione per mezzo dellapprofondimento dello spirito in s *+ attraverso lidealizzazione delle particolarit per mezzo dello spirito 7 . A ci che si trova nel principio Persiano manca soltanto lunit spirituale, la riuscita composizione di questi elementi eterogenei nello spirito, pertanto, si presenta come aspetto peculiare della grecit.
2. I tre periodi del mondo greco
Sinora stato indicato come nella Filosofia della Storia di Hegel viene posta la nascita del principio del mondo greco a partire dal principio del mondo persiano, questo passaggio corrisponde alla prima fase di ci che in Hegel il principio dei tre periodi, secondo il quale ogni popolo storico-universale segue necessariamente uno sviluppo trifasico: 1- Linizio: dalla fase primordiale sino alla compiutezza interiore (lo sviluppo del principio spirituale greco); 2- Laffermazione: in questa fase linteriore passa allesserci ed avviene un contatto, a ritroso, con il precedente popolo storico-universale e nella misura in cui il popolo si rivolge verso lesterno, si fa compiuto 8 in quanto si realizza come unit contrapposta al principio storico-universale che lha generata (il rapporto tra il principio greco e quello persiano);
4 VPhW, p.329 5 VPhW, p.340 6 Il limite dei persiani fu che non introdussero alcuna ragione politica, alcun sistema organizzato per tenere assieme questi popoli, allinterno del quale le diverse particolarit avessero la loro giusta collocazione, VphW, p.343 7 VPhW, ibid. 8
VPhW, p.346
3- La decadenza: in questa fase, il contatto verso quello che sar il successivo popolo storico- universale, il rapporto con qualcosa di esterno dissolve la fermezza interna conquistata nelle fasi precedenti creando discordia, lotte e conflitti. Questo fa si che la tensione verso lesterno si rivolga verso linterno, creando nel popolo una distinzione tra unesistenza effettiva (ora consistente in dissidi interiori) ed una ideale (di modo che il popolo si fa oggettivo nel modo del pensiero, cos come si rappresenta nellarte e nella scienza 9 ); la sintesi dei conflitti che scaturiscono allinterno del pensiero della propria esistenza ideale proprio il passaggio allo stadio superiore dello spirito universale da parte di quello che sar il successivo popolo storico-universale (che nel nostro caso corrisponde al superamento del principio greco in quello romano). Alla fine della prima fase abbiamo lindividualit greca, slegata nella sua realizzazione dalla propria dissoluzione nei legami naturali, come i vincoli familiari 10 , e pertanto in aperta ricerca di una condizione nella quale lindividualit stessa possa essere riconosciuta. Questa condizione rappresentata dallaccordo sociale, in conformit del quale doveva comportarsi lindividuo, che non faceva parte di esso fin dallinizio, e in questa unit associativa la singolarit appariva come un che di individuale, autonomo. 11 La realizzazione di questo bisogno sotto forma di sostanza etica d il via alla seconda fase, nella quale deve realizzarsi nel mondo quanto sostanziale. Essendo il sentimento di s greco inseparabile dal riconoscimento di un universale al quale si sottomessi in modo irriflesso (le leggi, divine ed umane, che garantiscono laccordo sociale), pena la perdita del riconoscimento, nel mondo greco non pu prodursi una scissione tra la volont oggettiva della sostanza etica e la volont soggettiva degli individui 12 , di modo che il principio pensante, individuale, ha come suo oggetto lunit sostanziale dello spirituale e del mondo fisico 13 , questa unit sostanziale dello spirituale e del mondo fisico lideale e la seconda fase dello sviluppo della storia greca consiste proprio nella realizzazione dellideale sotto forma di costituzione (verfassung). 3. Lideale ed il dramma Lideale, quindi, la chiave per interpretare tutto lo sviluppo dellethos greco. Per Hegel, ideale e bellezza sono la stessa cosa e corrispondono al far apparire nellesteriorit della manifestazione sensibile in ogni parte lunit 14 . Mentre in periodi successivi al mondo greco lo sviluppo della libera soggettivit, come riflessione sul proprio rapporto con luniversale, inserisce una scissione tra volont del soggetto e quella oggettiva, limmediatezza del mondo greco lunica che permette la realizzazione politica dellideale, per questo la costituzione greca una costituzione bella. Nella costituzione greca partiamo quindi ancora dal presupposto dellunit della volont soggettiva e oggettiva, mentre il mondo orientale ha inizio dal principio patriarcale e quello moderno dalla libera soggettivit. Non essendo questi due principi presenti nel mondo greco, il punto mediano dello sviluppo qui costituito dalla bellezza, che poi, vista sotto laspetto del politico, conduce alla costituzione greca, la caratteristica che pi distingue il mondo dei greci. 15
9 VPhW, p.347 10
Nella famiglia infatti, nella condizione patriarcale, ben vero che luomo ha valore fin dalla nascita, ogni individuo ha la sua determinata posizione, riconosciuto sin dalla nascita, ma, proprio per questo, non vale niente per s, bens soltanto nella famiglia ed attraverso di essa., VPhW, p. 362 11
VPhW, ibdem. 12
La legge delleticit vige qui, perch essa, nella sua immediatezza, la legge patria, non *ancora+ perch io la ritengo valida, me ne convinco, bens semplicemente il costume etico secondo il quale noi viviamo, VPhW, p. 383 13 VPhW, p. 368 14 G. W. F. Hegel, Vorlesungen ber die Philosophie der Kunst (1823), trad. It. Lezioni di estetica, p. 76 15 VPhW, p. 383 Tuttavia, per quanto la bellezza sia uno dei massimi modi in cui lo spirito si rappresenta, il bello non ancora la verit, la propriet dellessere veritieri gli sempre e comunque superiore. Per questo, oltre lapogeo della seconda fase, dobbiamo giungere al tramonto della grecit. Qui, lindividualit che si riconosceva nellimmediatezza del suo rapporto con lassoluto, lunit della volont soggettiva ed oggettiva, deve riconoscere la limitatezza di questo suo rapporto diretto e superarla nella riflessione. Uno dei luoghi nei quali questo processo inizia ad esprimersi la tragedia classica. Nella tragedia classica sono presenti uno scopo e delle individualit che lo realizzano, loggetto di questa forma darte unazione. Quello che rende la tragedia tale che le individualit agiscono ponendosi come rappresentanti di uno scopo sostanziale, una potenza etica, in modo tale da non riconoscere altri scopi sostanziali oltre a quello per cui si fanno carico di agire. Questa colpa di unilateralit pu essere espiata solamente tramite il riconoscimento delleguale legittimit delle potenze etiche coinvolte oppure con la soppressione dellindividuo che realizza tale unilateralit. Nella tragedia vi sono due componenti che si relazionano: il coro e le potenze etiche individualizzate. Il coro il terreno etico su cui si svolge lazione, uno spettatore interno ai protagonisti che rappresenta la condizione sostanziale, leticit immediata (lideale astratto). Avviene per che degli individui posti di fronte ad una scelta prendano partito per una delle potenze etiche e, non potendo nella grecit esserci scissione tra volont soggettiva ed universale, questa presa di parte diventa unimmedesimazione totale (un pathos) di modo che le altre potenze etiche che non sono rientrate nella scelta vengono poste al di sotto delluniversale espresso dallazione. Lindistinta unit delle potenze etiche si presenta qui come scissa da unazione soggettiva e la soluzione di questa scissione, la conclusione della tragedia, pu consistere solamente nel superamento delle opposizioni, per proprio a questo punto si mostra in tutta la sua forza il limite del principio greco: la soggettivit greca, infatti, non pu scegliere riflessivamente di rappresentare una certa potenza etica e poi, notata la non unicit di questa, ritirarsi e provare a conciliare anche altre potenze etiche in un piano unitario. Anzi, con il principio etico che esprime lindividualit forma unidentit, luniversale la sua natura, e per questo non pu agire diversamente, non ha scelta. Di conseguenza, la conclusione pu essere data solo dallannientamento dellunilateralit da parte di una forza esterna, che si pone come una necessit imperscrutabile allindividuo, da questa condannato alla sofferenza, dalla quale sola capisce daver sbagliato senza per poter comprendere in cosa consista il proprio errore. a questo punto che entra in scena il protagonista storico della tragedia: il pubblico. La conciliazione che ha luogo nella tragedia porta ad una conciliazione fuori di essa, infatti nellassistere allo scontro e pacificazione di potenze etiche opposte il pubblico riconosce che anche se opposte tali potenze sono allo stesso tempo fondamentali per laccordo sociale. Nella messa in scena della propria eticit i greci la vedono rafforzata e confermata ma questo riconoscimento li pone automaticamente ad un livello superiore della semplice adesione irriflessa, ed attraverso di questo scoprono il dovere di contribuire alla propria comunit tramite una soggettivit che non si vede pi vincolata direttamente alluniversalit delle potenze etiche; tale nuovo riconoscimento porta alla dissoluzione del livello del coro, in quanto ci che interiore, la moralit, non oggetto della sostanza etica inerte, e decreta il passaggio alla terza fase del mondo greco, la sua decadenza. Il superamento del proprio principio e la scoperta dellinteriorit, della riflessione del pensiero in s secondo cui ci che deve valere come il vero trova conferma per mezzo della mia ragione 16 , frutto di un processo inscindibile dal movimento della storia ed al contempo scaturente dai prodotti di questa; ci mostra che qualsiasi prodotto dello spirito pu essere compreso appieno unicamente riconoscendo la priorit del momento storico-universale in cui tale prodotto viene alla luce, insomma: dello spirito bisogna sempre conoscerne il palcoscenico, per capire il ruolo degli attori.