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Cenestesia

Sono sempre pi numerose le occasioni in cui mi si chiede il significato della parola cenestesia. La
domanda si accompagna altrettanto spesso ad una incertezza che tende a
confodere cenestesia con cinestesia, (con la" i") generando poi dubbi a catena anche tra tra
cenestesico o cinestesico (o cinestetico),Qualcosa avevo gi avuto modo dire nel post Empatia
cinestesica dove c'era tra l'altro una definizione della cinestesia. Ma vale la pena
approfondire. Con uno spirito un po' didattico, che mi si perdoner spero, prover a dire qualcosa
in pi qui sulla cenestesia.

Intanto l'etimologia aiuta da subito: mentre infatti la parola cinestesia deriva dal greco kinesis
(movimento) + aestesis (sensazione -percezione) la cenestesia deriva dal greco koinos, (comune) +
aistesis (sensazione percezione). Bisogna dunque porre l'accento su quest'ultimo aspetto: una
sensazione comune diffusa.

Nella sostanza il termine fin dalla sua origine (il termine nasce in Francia verso la fine del XVIII
secolo) fa riferimento ad un sentire globale,. diffuso, non localizzato in un organo specifico, e non
riferito a percezioni sensoriali ordinarie (vita udito tatto etc.) , che traduce in sensazione cosciente il
funzionamento vegetativo dell'organismo.

In generale essa fa riferimento allo stato complessivo di benessere o di malessere, di ansia o di
leggerezza, di forza, di fatica o di debolezza che ciascuno ha ben chiaro nel proprio "sentire" e che
pu essere inteso
come la risultante di "rilevazioni" continue e costanti effettuate nel nostro organismo da
numerossismi recettori di stato. Dal punto di vista fisiologico la spiegazione appare
relativamente semplice e man mano nel corso degli anni ha goduto di sempre pi dettagliati
approfondimenti.

Pi importante e significativa la sua corrispondente e inscindibile costitutente "vivenciale": ci
che da un lato indica uno stato fisiologico si trasforma infatti in un "sentire", in una esperienza
che ha connotazioni affettive in quanto marcata di volta in volta da una intonazione piacevole o
spiacevole
legata al benessere o al malessere, alla forza o alla stanchezza, alla disponibilit o meno di "energia
vitale" e comunque riconducibile ad una qualit del nostro "stare". Che quanto verbalizziamo
quando diciamo sto bene, mi sento in forma, sono stanco, affaticato, pesante o leggero etc. Niente
di ulteriormente motivabile. Un sentire allo stato puro, dotato dell'immediatezza,, anteriore a
qualsiasi elaborazione riflessiva ma piuttosto emergente dalcorpo con la sua ineludibile evidenza.

In questo riferirsi all'esperienza unica e immediata del sentire la cenestesia stata variamente
assorbita nel concetto di "sentimento vitale" che
da Max Scheler in poi, pur con denominazioni differenti, rappresentta un tema dominante della
fenomenologia che trova corrispondenze nella psichiatria (Rolando Toro cita spesso Lopez Ibor a
questo riguardo) e recentemente nella neurofisiologia di A. Damasio quando parla dei "sentimenti
di fondo" Un sentire unico globale che riflette la nostra identit pi originaria, il nostro essere
primariamente corporeit vivente, in cui psichico e fisico sono nella zona di pi evidente unit e di
interconnessione.

Che sia un "sentire vitale significa anche che ha un valore conoscitivo e premonitorio interessante::
che il piacere o il benessere siano legati alla vitalit significa anche che sta dando risposta allo stato
vitale del nostro essere, e non difficile immaginare che il piacere, la sensazione di benessere, in
questo caso funzioni da conferma di comportamenti in sintonia con quello che Rolando Toro
chiamer inconscio vitale.

E' necessario ribadire che siamo qui in un area precedente alla complessita delle emozioni e
dei sentimenti pi maturi. Il sentire cui fa riferimento la cenestesia quello che in via positiva
attiviamo quando ascoltiamo il corpo nelle sue esigenze primarie ed paradossale dirlo ma la
cnestesia sembra avere un vocabolario molto semplice che quello del piacere e del benessere o
del "malessere" dall'altro. Un linguaggio assiologico elementare ma chiaro funzionale al
mantenimento della vita e alla sua espressione. E' su questa elementare "saggezza" del corpo che si
innesca la proposta di Rolando Toro sulla vivencia integratrice, sulla proposta di esperienze che
attivino dal corpo - il movimento il contatto, la musica - la capacit di sentire ed entrare in
contatto con la dimensione pi originaria della vita. Se s' saggezza del corpo, se c' in noi qualcosa
come un sapere della vita, questa parla dal corpo. La cenestesia in fondo dice questo.
E non un caso che le prime definizioni riportassero ad essa il senso della nostra esistenza, la
percezione di essere vivi ha una filiazione cenestesica.. Valga per tutti quella di Condillac
che espressamente la definisce : " le sentiment fondamental de notre existence e quella che ne
da il filosofo Paul Ricoeur : "Sensibilit organica proveniente dall'insieme delle sensazioni interne
che suscita nell'essere umano il senso generale della sua esistenza indipendentemente dal ruolo
specifico dei sensi".


Mi fermo qui per ora. In un prossimo post qualche dettaglio in pi sul ruolo che viene dato
alla sensibilit cenestesica nella biodanza.
Nel frattempo rimando al libro Biodanza di Rolando Toro pubblicato dalla RED alle pagine
sull'inconscio vitale dove si trova anche una parte dedicata alla cenestesia e ai sentimenti vitali.

Per una panoramica alquanto esaustiva rimando invece alla voce cenestesia nella enclopedia GER
(Gran Enciclopedia Rialp: Humanidades y Ciencia.) che trovate on line qui .E in lingua spagnola
ma molto importante perch riporta i riferiemtni culturali comuni alla riflessione di Rolando Toro.
e mentre siet li vale la pena di leggersi anche la voce Sentimiento che contiene una sintetica
esposizione sui sentimenti vitali..

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