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Michele Scarpiniti

Principi di Macchine
Elettriche

M ICHELE S CARPINITI

Principi di Macchine Elettriche


Versione 2.1

Dipartimento DIET
Universit di Roma La Sapienza
via Eudossiana 18, 00184 Roma

P RINCIPI DI M ACCHINE E LETTRICHE

Premessa

La seguente dispensa rivolta agli studenti di Elettrotecnica del corso di laurea


in Ingegneria della Sicurezza e Protezione della Facolt di Ingegneria dellUniversit
degli studi di Roma La Sapienza.
Questo lavoro non ha la pretesa di essere un testo esauriente sulle Macchine
Elettriche, ma costituisce solamente un ausilio e completamento alle lezioni da me
svolte a partire dallanno accademico 2008-2009.
Roma, 11 aprile 2009
Michele Scarpiniti

Versione 2.1, ultimo aggiornamento: 8 maggio 2014

Indice

Premessa

vii

1
1
1
2
5
6
8
9
11

Richiami di Elettromagnetismo
1.1 Carica e intensit di corrente . . . . . . . . .
1.1.1 Carica elettrica e sua conservazione
1.1.2 Intensit di corrente . . . . . . . . .
1.2 Campo elettrico e Tensione elettrica . . . .
1.2.1 Tensione elettrica . . . . . . . . . . .
1.3 Campo ed Induzione magnetica . . . . . . .
1.3.1 Flusso di induzione . . . . . . . . . .
1.4 Le equazioni di Maxwell . . . . . . . . . . .

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I Circuiti Magnetici
2.1 Il flusso di induzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
2.2 La tensione magnetica o forza magnetomotrice . . . . . . . .
2.3 Relazioni costitutive dei circuiti magnetici . . . . . . . . . . .
2.3.1 Generatore di tensione magnetica . . . . . . . . . . .
2.4 Analogia tra circuiti elettrici e magnetici . . . . . . . . . . . .
2.5 Circuiti magnetici di interesse pratico . . . . . . . . . . . . .
2.6 Interazione tra un circuito elettrico e una struttura magnetica
2.6.1 Induttanza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
2.7 Relazione tra la tensione magnetica U e il flusso - Ciclo di
isteresi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
2.7.1 Considerazioni energetiche . . . . . . . . . . . . . . .
2.8 Perdite nei circuiti magnetici . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
2.8.1 Perdite in regime sinusoidale . . . . . . . . . . . . . .
vii

13
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15
16
16
18
18
19
19
20
22
23
25

Le Macchine Elettriche
3.1 Processi di conversione dellenergia elettrica in energia meccanica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
3.1.1 Conversione intermedia in energia elettrostatica . . .
3.1.2 Conversione intermedia in energia elettromagnetica .
3.1.3 Confronto tra i sistemi di conversione . . . . . . . . .
3.2 Generalit sulle Macchine Rotanti . . . . . . . . . . . . . . .
3.2.1 Principio di funzionamento . . . . . . . . . . . . . . .
3.3 Struttura delle macchine rotanti . . . . . . . . . . . . . . . . .
3.3.1 Perdite nelle macchine rotanti . . . . . . . . . . . . . .

28
28
29
30
31
32
33
35

Il Trasformatore
4.1 Circuito equivalente del trasformatore . . . . . . . . . .
4.1.1 Circuito equivalente elettrico del trasformatore .
4.2 Circuito semplificato: prove a vuoto ed in corto circuito
4.2.1 Prova a vuoto (stima di R e L) . . . . . . . . .
4.2.2 Prova in corto circuito (stima di R0 e L0 ) . . .
4.3 Elementi ideali derivati dal trasformatore . . . . . . . .
4.4 Il trasformatore trifase . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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Il Motore Asincrono
5.1 Il principio di funzionamento . . . . . . . . . . . .
5.2 Il circuito equivalente . . . . . . . . . . . . . . . . .
5.3 Bilancio energetico del motore asincrono . . . . . .
5.4 Determinazione della coppia . . . . . . . . . . . .
5.5 Circuito elettrico equivalente completo . . . . . . .
5.6 Fattori che influenzano la scelta del tipo di motore

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La Macchina Sincrona
6.1 Principio di funzionamento . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
6.2 Il circuito equivalente e il bilancio energetico . . . . . . . . .
6.3 Il generatore sincrono: lalternatore . . . . . . . . . . . . . . .

77
79
82
84

Le Macchine in Corrente Continua


7.1 Principio di funzionamento . . . . . . . . . .
7.2 Le configurazioni delle macchine in continua
7.3 Modelli delle macchine in continua . . . . . .
7.4 Generatori di corrente continua . . . . . . . .
7.5 Motori in corrente continua . . . . . . . . . .
7.5.1 Il motore in derivazione (shunt) . . .

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Bibliografia

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27

99

1
Richiami di Elettromagnetismo

scopo del seguente capitolo di fornire dei rapidi richiami di alcuni


concetti fondamentali gi acquisiti durante i corsi di Fisica, quali la
definizione di carica, intensit di corrente, tensione, campo elettrico
e le equazioni di Maxwell.

1.1

Carica e intensit di corrente

Le cariche e le correnti sono gli attori principali che determinano linterazione elettromagnetica, come sappiamo dalla fisica. La tensione, poi,
rappresenta unimportante grandezza, legata in qualche modo allenergia
necessaria a spostare le cariche nel campo elettrico. Tensione ed intensit
di corrente, assieme, costituiscono le principali variabili circuitali, ed in
termini di queste ultime che generalmente si analizzano i circuiti. In questo
paragrafo ci occuperemo di descrivere e definire pi esattamente queste
grandezze.

1.1.1

Carica elettrica e sua conservazione

La carica elettrica una propriet intrinseca della materia, che si manifesta in generale attraverso linterazione elettromagnetica. Il modo pi diretto
e pi celebre attraverso cui si pu svelare questa interazione attraverso la
forza dattrazione o repulsione tra due oggetti che ne siano dotati. A causa
di questa doppia possibilit alla carica associato convenzionalmente un
segno positivo (+) o negativo (-), convenzione che permette appunto di
contemperare le due eventualit: le cariche di segno opposto si attraggono,
mentre quelle dello stesso segno si respingono.
La carica si misura in coulomb (C) nel Sistema Internazionale (SI) di
unit di misura. Sappiamo, dalla fisica, che essa associata direttamente
1

CAPITOLO 1. RICHIAMI DI ELETTROMAGNETISMO

ai costituenti elementari della materia a livello atomico, in particolare ai


protoni ed agli elettroni. Questi ultimi sono dotati della stessa carica (in
valore assoluto), ma con segno opposto. Convenzionalmente si assunta
come positiva la carica del protone.
Propriet molto importante della carica, sempre verificata in qualsivoglia
esperimento fisico, che essa si conserva:
Propriet 1 in un sistema chiuso (cio nel quale non possano entrare od uscire
cariche) la somma delle cariche positive e negative costante nel tempo:
QTot (t) = Q+ (t) + Q (t) = cost
Naturalmente in un sistema aperto essa potr variare, ma solo in ragione
delleventuale flusso di carica complessivo attraverso il confine del sistema
stesso. Va comunque precisato che, in condizioni ordinarie, non solo si
conserva la carica nel suo complesso (come somma algebrica di quella
positiva e di quella negativa), ma si conservano singolarmente le aliquote di
carica positiva totale Q+ e totale negativa Q .
La presenza di cariche elettriche descritta attribuendo a ciascun punto P dello spazio un a densit volumetrica di carica c (P, t) in generale
variabile del tempo t:
Q
dQ
=
0
d

c (P, t) = lim

(1.1)

essendo un volumetto contenente P e Q la carica ivi presente.


Frequentemente la carica elettrica si trova distribuita in uno strato sottile. Risulta allora pi opportuno attribuire a ciascun punto P di una tale
superficie la densit superficiale di carica c (P, t), in generale variabile
nel tempo:
Q
dQ
c (P, t) = lim
=
(1.2)
0
d
essendo unareola contenente P e Q la carica ivi presente.

1.1.2

Intensit di corrente

Possiamo pensare alla corrente elettrica come un movimento ordinato


di cariche elettriche. In relazione alla natura del mezzo in cui le cariche
si muovono, la corrente elettrica pu concepirsi secondo modelli diversi.
Nella maggior parte delle applicazioni (metalli conduttori) essa consiste
in un movimento degli elettroni liberi (gli elettroni periferici degli atomi,
non stabilmente collegati ai rispettivi nuclei). In assenza di forze applicate,
questi elettroni hanno un moto disordinato, a causa dellagitazione termica,
ad una velocit media di circa 100 km/s (a temperatura ambiente). Invece,

1.1. CARICA E INTENSIT DI CORRENTE

in presenza di un campo elettrico1 gli elettroni liberi vengono sollecitati ad


assumere un movimento di insieme, caratterizzato da una velocit media
diversa da zero. Avremo quindi una corrente elettrica di conduzione.

Fig. 1.1: Una generica superficie aperta, con il verso della normale prescelto n
attraversata da un insieme di cariche.

Al moto delle cariche intuitivo associare il concetto di intensit di


corrente elettrica. Per definirla pi precisamente, consideriamo una certa
superficie S e scegliamo su di essa il verso della normale. Consideriamo tale
verso come verso di riferimento per lattraversamento della carica. Possiamo
allora considerare la carica complessiva netta QS (positiva + negativa)
che lattraversa, in un determinato intervallo di tempo (t, t + t), nel verso
scelto, come schematicamente mostrato in Fig. 1.1. Possiamo allora definire
il valor medio dellintensit di corrente (nellintervallo (t, t + t) attraverso
la superficie S come:
hiS i =

QS
QS (t + t) QS (t)
=
t
t

(1.3)

Se alla definizione di intensit di corrente media applichiamo un processo


al limite per t 0, riconosciamo facilmente dallequazione (1.3) il limite
di un rapporto incrementale, dunque una derivata:
iS (t) =

dQS
dt

(1.4)

La grandezza iS (t) cos definita lintensit di corrente istantanea attraverso


S. Essa rappresenta la quantit di carica che nellunit di tempo attraversa
1

Le forze che danno origine alle correnti elettriche possono essere anche di origine diversa
da quella elettrica, cos come accade, ad esempio, nelle pile. In tal caso esse agiscono sul
supporto materiale delle cariche.

CAPITOLO 1. RICHIAMI DI ELETTROMAGNETISMO

la superficie orientata S. Lintensit di corrente si misura in Ampre (A) nel


Sistema Internazionale, dove 1A = 1C/1s. Il verso prescelto come positivo
per lattraversamento di S, prende il nome di verso di riferimento per
lintensit di corrente. Dalla (1.4) si ha immediatamente che la quantit di
carica dQS che attraversa la superficie orientata S nellintervallo di tempo
infinitesimo dt data da iS (t)dt.
La relazione (1.4) esprime che lintensit di corrente istantanea pari
alla derivata della carica netta che attraversa la superficie S nellintervallo
(t0 , t), con t0 arbitrario purch t0 t. Essa pu altres essere riscritta nella
corrispondente forma integrale:
Z t
QS (t) = QS (t0 ) +
iS (t)dt
(1.5)
t0

Esempio 1.
Consideriamo un conduttore di forma allungata (come mostrato nella seguente Figura 1.2) immerso in un mezzo isolante (per esempio anche in aria). Consideriamo
la superficie chiusa che si realizza prendendo in considerazione due qualsiasi
sezioni trasversali al conduttore, indicate con Sa ed Sb , e la superficie laterale Sl del
conduttore compresa tra le stesse. In condizioni stazionarie possiamo certamente
affermare che lintensit di corrente attraverso nulla per quanto visto prima.
Ma, tenuto presente che attraverso la superficie laterale non pu esserci corrente
elettrica (in quanto il materiale esterno isolante), lintensit di corrente diversa da zero solo su Sa ed Sb . Pertanto, con riferimento al verso uscente indicato
in figura, possiamo concludere che ia + ib = 0. Dunque lintensit di corrente
risulta indipendente dalla sezione del conduttore considerata in condizioni stazionarie; in particolare, scegliendo in modo concorde i due versi di riferimento
per le intensit di corrente, si avr ia = ib = i; in altri termini, per un conduttore in condizioni stazionarie possibile definire ununica intensit di corrente.

Fig. 1.2: Tronco di un conduttore allungato immerso in materiale isolante.

1.2. CAMPO ELETTRICO E TENSIONE ELETTRICA

E utile ricordare che per definizione del campo di densit di corrente


elettrica J si ha:
Z
J ndS

iS =

(1.6)

Nel sistema internazionale lunit di misura del campo di intensit di corrente elettrica ampere/metro2 (A/m2 ). Se Jn = J n fosse uniforme su S
si avrebbe Jn = iS /S.
Il campo densit di corrente pu essere espresso in termini delle velocit
medie e delle densit numeriche (numero di particelle per unit di volume).
Assumendo che vi siano portatori di carica positiva q+ , con densit numerica
n+ e velocit media v+ e di carica negativa q , con densit numerica n e
velocit media v , il campo J dato dalla seguente espressione:
J = q+ n + v + + q n v

(1.7)

In un metallo gli unici portatori presenti sono gli elettroni liberi.


Con riferimento al volume racchiuso da una superficie chiusa S e con
densit di carica volumetrica c , vale la legge di continuit:
J=

c
t

(1.8)

I punti in cui la densit di carica varia nel tempo sono detti sorgenti o pozzi
del campo di corrente, in quanto generano una divergenza non nulla.
Dalla (1.8) si deduce che se il campo della densit di carica costante nel
tempo, allora il campo di corrente solenoidale, cio ha divergenza nulla:
J=0

1.2

Campo elettrico e Tensione elettrica

E noto che una carica libera puntiforme Q posta nel punto R esercita
su una carica di prova Q posta nel punto P a distanza r da R la forza
Fc (P ), esprimibile con la seguente relazione, nota come legge di Coulomb:
Fc (P ) =

1 QQ

r
4 r2

(1.9)

dove
r il versore della retta passante per R e P ed un parametro
chiamato permittivit dielettrica o costante dielettrica, ed misurata in Farad
su metro [F/m]. Nel vuoto vale 0
= 8.86 1012 F/m.
Piuttosto che la forza Fc , conviene considerare la forza elettrica specifica cos definita:
Fc
dFc
E(P ) = lim
=
(1.10)
Q0 Q
dQ

CAPITOLO 1. RICHIAMI DI ELETTROMAGNETISMO

che risulta pari a


Q

r
(1.11)
4r2
Il vettore Ec (P ) indipendente da Q ed essendo inoltre funzione del
punto P costituisce un campo vettoriale, definito come campo elettrico. Il
campo elettrico ha dimensione fisica di Newton su Coulomb [N/C], spesso
espressa come Volt su metro [V/m].
Il campo elettrico in un punto P prodotto da una densit di carica volumetrica c (R) presente in un volume si ottiene dalla seguente relazione:
Z
1
c (R)
E(P ) =

rd
(1.12)
4 r2
E(P ) =

Se invece nota la densit superficiale di carica c (R) su una superficie ,


si ottiene:
Z
c (R)
1

rd
(1.13)
E(P ) =
4 r2
Nel caso stazionario il campo elettrico risulta conservativo, cio nulla la
circuitazione lungo una qualsiasi linea chiusa :
I
E tdl = 0
(1.14)

cio il campo irrotazionale, ovvero il cui rotore nullo, che pu essere


riscritto in moto pi compatto come:
E=0

1.2.1

Tensione elettrica

Nel precedente paragrafo abbiamo trattato, da un punto di vista descrittivo, il moto delle cariche, traducendolo nel concetto di corrente elettrica e
definendone la grandezza corrispondente, lintensit di corrente. Va comunque considerato che, in presenza di campo elettrico, al moto delle cariche
sar associato un certo lavoro che, ricordiamo, si misura in joule (J) nel
Sistema Internazionale.
Vogliamo ora introdurre il concetto di tensione elettrica. Immaginiamo
a tal fine una carica unitaria positiva che si muova dal punto A al punto B
lungo una linea che denotiamo con (Fig. 1.3a) in presenza di un campo

elettrico E. Chiameremo tensione VAB


il lavoro compiuto dal campo elettrico
su tale carica. La sua espressione :
Z

VAB = E tdl
(1.15)

dove con t indichiamo il versore tangente a orientato da A verso B;


essa si misura in volt (V) nel Sistema Internazionale, dove 1V = 1J/1C.

1.2. CAMPO ELETTRICO E TENSIONE ELETTRICA

La relazione (1.15) pu essere letta anche in questo modo: il valore medio


della componente tangente del campo elettrico lungo la linea dato dalla

tensione VAB
diviso la lunghezza della linea. Il verso di percorrenza di
costituisce il verso di riferimento per la tensione. Cambiando il verso
di riferimento prescelto, cambier il verso di percorrenza della linea , e
dunque il segno della corrispondente tensione.

Fig. 1.3: (a) Percorso lungo da A a B; (b) due diversi percorsi e 0 da A a B.

Se la componente tangente alla linea del campo elettrico Et fosse

uniforme si avrebbe Et = VAB


/l dove l la lunghezza della linea.
Va subito osservato che in generale, se tra i punti A e B scegliamo
un nuovo percorso 0 (Fig. 1.3b), la tensione risulter in generale diversa

0
VAB
6= VAB
.
Ha senso poi considerare anche il lavoro compiuto dal campo elettrico
per spostare una carica unitaria lungo una linea chiusa (orientata), a cui si
d il nome di circuitazione o forza elettromotrice (FEM)2 :
Z
=
E tdl
(1.16)

La circuitazione del campo elettrico legata al campo magnetico dalla


legge dellinduzione di Faraday:
I
d
E tdl =
(1.17)
dt

dove il flusso del campo magnetico B concatenato con la linea chiusa


:
Z
=
B ndS
(1.18)
S

S una qualsiasi superficie aperta che ha come orlo la linea ed n il


verso della normale alla superficie S scelto concordemente con il verso
di percorrenza di secondo la regola della mano destra. Ricordiamo che il
2

Il termine piuttosto infelice, non trattandosi di una forza, bens di una grandezza
avente le dimensioni di una tensione, che come sappiamo, omogenea ad un lavoro diviso
per una carica. Ci nonostante di uso consolidato.

CAPITOLO 1. RICHIAMI DI ELETTROMAGNETISMO

flusso non dipende dalla particolare superficie S scelta perch il campo


magnetico conservativo rispetto al flusso. Il flusso dinduzione magnetica
si misura in weber (Wb) nel Sistema Internazionale, dove 1Wb = 1V1s.
Il fenomeno espresso dalla legge di Faraday quello dellinduzione
elettro-magnetica, che lega in generale le variazioni di campo magnetico al
campo elettrico, ed tra i pi importanti dellelettromagnetismo.
Unosservazione importante, a proposito della legge di Faraday (1.17)
la seguente: nel caso stazionario, quando appunto non vi sono variazioni
temporali (d/dt = 0), la circuitazione risulta nulla. Come immediata
conseguenza di ci, la tensione VAB in questo caso risulta indipendente

0
dalla linea scelta tra A e B, ovvero VAB
VAB
= 0. A ci infatti si perviene
immediatamente considerando la circuitazione estesa alla linea chiusa
costituita dallunione delle curve e 0 (Fig. 1.3b). In queste condizioni,
esiste una grandezza fisica che chiamiamo potenziale elettrico, definita in
modo tale che la tensione tra i due punti A e B pu essere espressa come
differenza tra il valore del potenziale elettrico nel punto A ed il valore del
potenziale elettrico nel punto B:
Z B

VAB =
E tdl = V (A) V (B)
(1.19)
A

Il potenziale elettrico prodotto nel punto P da una carica puntiforme Q


posta nel punto R, vale:
Q
V (P ) =
(1.20)
4r

1.3

Campo ed Induzione magnetica

Dati due conduttori rettilinei e paralleli c1 e c2 percorsi da corrente I1 e


I2 , si verifica che si manifestano forze repulsive o attrattive (esperienza di
Ampre). In particolare la forza che agisce sul tratto l di c2 (vedi Figura
1.4) esprimibile come:
F =

I1 I2 l

rr
2 r

(1.21)

dove il parametro definito permeabilit magnetica, con dimensione fisica di Newton su Ampre quadrato [N/A2 ], pari a Henry su metro [H/m].
Nel vuoto vale 0 = 4 107 H/m. La forza (1.21) repulsiva le le due
correnti I1 e I2 sono discordi, attrattiva se le due correnti sono concordi. La
forza F si giustifica assumendo che una corrente produce effetti a distanza, esprimibili per mezzo di un campo vettoriale, detto campo di induzione
magnetica ed indicato con B. In particolare si deduce dalla Figura 1.4 che la
corrente I1 produce il campo B1 , riscritto come:
F = I2 l
r B1

(1.22)

1.3. CAMPO ED INDUZIONE MAGNETICA

Fig. 1.4: Esperienza di Ampre.

Il modulo di B ha dimensione fisica di Newton su Amper per metro [N/Am],


unit di misura che prende il nome di Tesla [T].
Dalle (1.21) e (1.22) si ricava il campo B prodotto da un conduttore
filiforme rettilineo immerso in mezzo uniforme, esprimibile con la seguente
relazione, nota anche come legge di Biot-Savart:
B(P ) =

r
2 r

(1.23)

dove si ottiene che


rr =
r
r , secondo la regola della mano destra.

1.3.1

Flusso di induzione

Quantit fondamentale associata allinduzione magnetica il suo flusso


attraverso una generica superficie aperta S orientata dal verso della normale
n
, definito flusso di induzione:
Z
(t) =
Bn
dS
(1.24)
S

che ha per dimensione fisica Tesla per metro quadro [Tm2 ], pari a Volt per
secondo [Vs], unit di misura che prende il nome di Weber [Wb].
Vale la seguente propriet fondamentale:
Propriet 2 Il flusso di induzione attraverso una generica superficie chiusa Sc
sempre nullo:
I
Bn
dS = 0

(1.25)

Sc

In altre parole B sempre conservativo, ovvero linduzione magnetica


ovunque solenoidale:
B=0
(1.26)

10

CAPITOLO 1. RICHIAMI DI ELETTROMAGNETISMO

Se consideriamo un numero N di superfici aperte aventi per orlo la medesima linea chiusa lc , posso verificare che sono tra loro uguali i flussi di
induzione i attraverso tutte le superfici Si , i = 1, . . . , N .
Faraday ed Henry hanno mostrato che quando varia nel tempo il flusso
(t) concatenato con una linea chiusa lc (spira conduttrice), allora ai morsetti
della stessa compare una tensione nota come induzione elettromagnetica
o forza elettromotrice indotta (f.e.m. indotta) indicata con elc (t). Il legame
tra il flusso concatenato e la f.e.m. indotta espresso tramite la legge di
Faraday-Neumann (o legge di Faraday-Henry):
Z
dc (t)
d
Bn
dS
(1.27)
elc (t) =
=
dt
dt S
essendo S una generica superficie aperta che ha lc per orlo.
Il segno meno esprime la legge di Lenz, secondo la quale ogni variazione
del flusso concatenato produce un effetto che si oppone alla propria causa, ossia tale
da ridurre la variazione di flusso stesso.
La f.e.m. implica lesistenza di un campo elettrico, cio
I
Z
B
E(P, t) tdl = e =
n
dS
lc
S t
applicando il teorema di Stokes ad entrambi i membri, ottengo:
E=

B
t

(1.28)

Inoltre nei punti dello spazio ove presente il campo di induzione magnetica
B(P, t) si considera sempre anche il campo vettoriale magnetico H(P, t), che al
primo legato dalla relazione costitutiva del campo magnetico:
B(P, t) = H(P, t)

(1.29)

dove la permeabilit magnetica.


Utilizzando la legge di Biot-Savart (1.23) e considerando una generica
linea chiusa lc , si pu verificare un risultato che va sotto il nome di legge di
Ampre o legge della circuitazione: la circuitazione del campo magnetico
H lungo una qualsiasi linea chiusa lc pari alla corrente di conduzione
solenoidale i(t) concatenata con lc :
I
H tdl = i(t)
(1.30)
lc

Se il conduttore avvolto N volte con la linea chiusa lc , allora la corrente


pari a N i:
I
H tdl = N i(t)
lc

(1.31)

1.4. LE EQUAZIONI DI MAXWELL

1.4

11

Le equazioni di Maxwell

Le equazioni di Maxwell sono un sistema di quattro equazioni differenziali fondamentali nello studio dei fenomeni elettromagnetici: governano
infatti levoluzione spaziale e temporale dei campi elettrici e magnetici.
Queste equazioni, dovute a James Clerk Maxwell, formano una sintesi
della legge di Gauss e della legge di Ampere e, di fatto, unificano il concetto
di campo elettrico e di campo magnetico allinterno del pi ampio concetto
di campo elettromagnetico. La notazione moderna pi comune di queste
equazioni fu sviluppata da Oliver Heaviside.
Esse assumo la seguente forma:
D=

(1.32)

B=0

(1.33)

B
(1.34)
t
D
H=J+
(1.35)
t
A queste euqazioni bisogna aggiungere le relazioni costitutive del mezzo e
lespressione della densit di corrente:
E=

D = E

(1.36)

B = H

(1.37)

J = E

(1.38)

dove = 0 r , = 0 r e la conducibilit (misurata in mho su metro


[1 m1 ]).
E utile ricordare anche lespressione dellequazione di continuit:
J=

(1.39)

2
I Circuiti Magnetici

maggior parte delle macchine elettriche quali ad esempio i trasformatori, i motori, i generatori, ecc. basano il loro funzionamento sulla
interazione tra avvolgimenti elettrici e parti ferro-magnetiche.
La trattazione di tali strutture richiede, preliminarmente, lo studio di
una categoria di circuiti a costanti concentrate sede di fenomeni magnetici.
A

Definizione 1 Si definisce circuito magnetico una regione di spazio sede di una


catena di cause ed effetti di natura elettrica caratterizzata da una costante dielettrica e una conducibilit elettrica nulle ( = 0, = 0) e una permeabilit
magnetica diversa da zero ( > 0).

Fig. 2.1: Esempio di struttura magnetica.

Con queste ipotesi linduzione (o densit di flusso) B diversa da zero


solo nelle regioni allinterno della regione magnetica.
13

14

2.1

CAPITOLO 2. I CIRCUITI MAGNETICI

Il flusso di induzione

Consideriamo una superficie chiusa S e che tagli la struttura magnetica


in corrispondenza delle sezioni S1 , S2 e S3 (vedi Fig. 2.2). Per la II equazione
di Maxwell si ha:
I
Z
Z
Z
B dS =
B dS +
B dS +
B dS =0,
(2.1)
S

S1

S2

S3

dS.
in cui dS = n

Fig. 2.2: Flusso su una superficie chiusa.

Definizione 2 Si definisce flusso di induzione (detto semplicemente flusso)


attraverso la superficie Si la quantit scalare:
Z
i =
B dS
Si

se abbiamo N sezioni, si ha:


N
X

i = 0

i=1

Una regione magnetica a connessione semplice caratterizzata da un flusso univocamente definito ed indipendente dalla forma e posizione della
superficie sulle quali effettuato lintegrale.
Proposizione 1 La somma dei flussi entranti in una superficie chiusa che tagli le
varie regioni di una struttura magnetica pari a zero.
La precedente propriet (topologica) analoga alla I legge di Kirchhoff
dei circuiti elettrici (KLC).

2.2. LA TENSIONE MAGNETICA O FORZA MAGNETOMOTRICE

2.2

15

La tensione magnetica o forza magnetomotrice

Si consideri una linea chiusa b che sia totalmente interna alla struttura
magnetica. Detta S una superficie avente b come bordo per la IV equazione
di Maxwell
I
Z
H db =
J dS
(2.2)
b

Ricordando che il vettore J rappresenta la densita di corrente, il precedente


integrale e diverso da zero solo in presenza di correnti di eventuali circuiti
elettrici esterni alla struttura magnetica e concatenata con essa.

Fig. 2.3: Definizione della tensione magnetica.

Il campo magnetico H infatti di tipo conservativo e quindi lintegrale


su tutta la linea chiusa b nullo
I
H db = 0
b

Se consideriamo lintegrale tra due punti p1 e p2 appartenenti a b si ha una


differenza di potenziale magnetico (o tensione magnetica)
Zp2
H db

Up1 ,p2 =
p1

Una regione a connessione semplice caratterizzata da una tensione magnetica definibile in modo univoco una volta che siano precisati i punti delle
superfici di ingresso tra cui considerarla.
Il termine Up1 ,p2 risulta essere leffetto di una causa esterna alla struttura
magnetica, dovuta per esempio, ad avvolgimenti concatenati al circuito

16

CAPITOLO 2. I CIRCUITI MAGNETICI

magnetico stesso, e pertanto va considerata come grandezza impressa dallesterno, cio siamo in presenza di un generatore di tensione magnetica, a tale
tensione si da il nome di forza magneto-motrice o FMM.
Proposizione 2 La somma algebrica delle tensioni magnetiche delle regioni toccate
da una linea chiusa interna ad una struttura magnetica uguale alla forza magnetomotrice impressa fmm da eventuali avvolgimenti concatenati con essa, coincidenti
con la corrente che attraversa una superficie avente la linea considerata come bordo.
La precedente propriet (topologica) analoga alla II legge di Kirchhoff
dei circuiti elettrici (KVL).
Zp2
H db = N i
p1

Up1 ,p2 = N i

2.3

Relazioni costitutive dei circuiti magnetici

Come per i circuiti elettrici sono state definite due grandezza: una di
tipo attraverso rappresentata dal flusso ; laltra di tipo agli estremi
rappresentata dalla tensione magnetica Up1 ,p2 .
Analogamente ai circuiti elettrici possono essere definiti degli elementi
circuitali magnetici
Definizione 3 Si definisce riluttanza magnetica R (o semplicemente riluttanza) la grandezza che esprime il legame (indipendente dal tempo) tra il flusso e la
forza magneto-motrice U (o tensione magnetica)
Up1 ,p2 = R

2.3.1

Generatore di tensione magnetica

La precedente espressione, che costituisce la legge di Hopkinson, viene


espressa anche secondo il seguente formalismo
N i = R

(2.3)

Questultima espressione mette in evidenza che il flusso di un circuito


magnetico dipende (vedi fig. 2.4):
1. dal numero di spire;
2. dal valore della corrente;
3. dalla riluttanza del materiale.

2.3. RELAZIONI COSTITUTIVE DEI CIRCUITI MAGNETICI

17

Fig. 2.4: Definizione di forza magneto-motrice.

Osservazione 1 La determinazione del valore della riluttanza in genere piuttosto


complicato in quanto dipende:
1. dal tipo di materiale;
2. dalla forma delle superfici esterne;
3. dalla distribuzione del campo allinterno della regione considerata;
4. dalle regioni contigue che influenzano il campo vettoriale.
In un semplice caso di regione cilindrica in cui il campo magnetico H e
linduzione magnetica B sono considerati uniformi e diretti secondo lasse
del cilindro. Detti con d la lunghezza e con S larea di base, con riferimento
alla Figura 2.5, si ha: = BS e Hd = N i. Daltronde B = H = N i/d e
quindi, utilizzando la (2.3), la riluttanza vale:
R=

d
S

Osservazione 2 La riluttanza risulta inversamente proporzionale alla permeabilita magnetica : materiali con permeabilit magnetica molto elevata (materiali
ferro-magnetici) sono quindi particolarmente adatti per realizzare circuiti magnetici.
Nei casi di interessa pratico, infatti, la permeabilit magnetica della
regione considerata molto maggiore di quella della regione circostante 0 .
In questi casi giustificata lipotesi di considerare nullo il flusso esterno del
circuito magnetico.

18

CAPITOLO 2. I CIRCUITI MAGNETICI

Fig. 2.5: Esempio di calcolo della Riluttanza in una regione cilindrica.

2.4

Analogia tra circuiti elettrici e magnetici

Il circuito magnetico simile (analogo) a quello elettrico a costanti


concentrate, secondo la corrispondenza della tabella:
Circuito elettrico

Circuito magnetico

maglia
taglio
Densit di corrente J
Campo elettrico E
Corrente i
Tensione v
Generatore di tensione
Resistenza R

maglia
taglio
Densit di flusso B
Campo magnetico H
Flusso
Tensione magnetica U
Forza magneto-motrice N i
Riluttanza R

Tale analogia ha una motivazione che diretta conseguenza delle seguenti equazioni di Maxwell
B=0
J=0
B = H
J = E

2.5

Circuiti magnetici di interesse pratico

Dal punto di vista pratico i circuiti magnetici sono costruiti con tratti di
materiali ad alta permeabilit magnetica (per esempio in ferro o particolari
leghe: materiali ferro magnetici) e da tratti in aria detti traferro o intraferro. I
traferri vengono inseriti per ragioni costruttive: nei trasformatori per avvolgere le spire, nelle macchine elettrice per separare meccanicamente le parti
statiche da quelle in movimento.

2.6. INTERAZIONE TRA UN CIRCUITO ELETTRICO E UNA STRUTTURA MAGNETICA19


Ad esempio nel caso di trasformatori il traferro e ridotto al minimo possibile (qualche decimo di millimetro) ma non puo essere del tutto eliminato
per ragioni costruttive.
Nel caso di macchine elettriche rotanti, sempre per ragioni costruttive, il
traferro pi ampio.

2.6

Interazione tra un circuito elettrico e una struttura


magnetica

La presenza di un avvolgimento elettrico concatenato con la struttura


magnetica da luogo a due fenomeni distinti
1. Unazione dellavvolgimento elettrico sulla struttura magnetica: presenza di un generatore di forza magneto-motrice;
2. unazione della struttura magnetica sul circuito elettrico che si esplica
attraverso la presenza di una tensione ai capi dellavvolgimento legata
ai flussi variabili della struttura magnetica (legge di Faraday-Lenz).

2.6.1

Induttanza

Consideriamo la struttura in Fig. 2.6. In essa presente una parte elettrica


sede della corrente i(t) e una parte magnetica sede del flusso (t).

Fig. 2.6: Interazione fra circuito magnetico e elettrico.

Linterazione tra la parte elettrica e quella magnetica pu essere studiata


considerando due circuiti equivalenti. Uno per la parte elettrica e laltro per
quella magnetica.

20

CAPITOLO 2. I CIRCUITI MAGNETICI

Fig. 2.7: Schemi elettrici equivalenti della struttura precedente.

Linterazione della parte magnetica nel circuito elettrico modellata


inserendo in generatore di tensione e(t) (controllato dal flusso (t))
e(t) = N

d(t)
dt

(2.4)

con segno opportuno (circuito di Fig. 2.7-a)). La (2.4) definita legge di


Faraday-Lenz.
Linterazione della parte elettrica su quella magnetica modellata inserendo un generatore di forza magneto-motrice N i(t) (circuito b) di Fig.
2.7).
Sostituendo allespressione di e(t) il flusso calcolato con la legge di
Hopkinson (t) = N i(t)/R; si ha:
e(t) =

N 2 di(t)
R dt

e dalla relazione costitutiva dellinduttore L (v(t) = L di(t)


dt ) si ha
L=

N2
R

(2.5)

Per quanto detto lelemento costitutivo induttore pu essere visto come


il modello elettrico dellinterazione tra un circuito elettrico e un circuito
magnetico.
Linterazione della parte elettrica su quella magnetica invece modellata per mezzo del generatore U (t) (controllato dalla corrente i(t)) di forza
magneto-motrice.

2.7

Relazione tra la tensione magnetica U e il flusso


- Ciclo di isteresi

La legge di Ohm nei circuiti elettrici pu essere interpretata come diretta


conseguenza della relazione che lega la densit di corrente di conduzione J

2.7. RELAZIONE TRA LA TENSIONE MAGNETICA U E IL FLUSSO - CICLO DI ISTERESI21


e il campo elettrico E (ovvero una sua proiezione scalare)
E=

1
J v = Ri

(2.6)

In precedenza abbiamo definito la riluttanza R come la grandezza che


esprime il legame (indipendente dal tempo) tra il flusso e la forza magnetomotrice U . Analogamente alla le legge di Ohm la relazione di Hopkinson
pu essere vista come conseguenza del legame tra la densit di flusso B e il
campo magnetico H
1
H = B Up1 ,p2 = R
(2.7)

A differenza della legge di Ohm la cui natura e pressoch lineare, a causa delle propriet dei materiali ferromagnetici, il legame tra la tensione magnetica
e il flusso e di tipo non lineare.
Per studiare il legame tra U e (o tra B e H), consideriamo il dispositivo
di prova Figura 2.8 a).

Fig. 2.8: Ciclo di isteresi.

Se aumentiamo la corrente nel circuito elettrico, si ha un aumento della


tensione magnetica U (e conseguentemente, del campo H). Il flusso (o
la sua densit B) aumentano inizialmente in modo (quasi) proporzionale
(tratto 1-2 della curva di Fig. 2.8 c)).
Aumentando ulteriormente il campo H si arriva ad un punto di saturazione per cui un ulteriore aumento di H non produce pi un aumento
della densit di flusso B (o semplicemente del flusso ) (punto 3 della curva
di Fig. 2.8 c)). Se, a questo punto, diminuiamo (diminuendo la corrente
i nellavvolgimento) la intensit del campo magnetico H, otteniamo una
diminuzione di B che risulta pi contenuta (tratto 3-4).
Nel caso in cui H = 0 il materiale ferroso risulta caratterizzato da una
magnetizzazione residua (B > 0) (dovuta alla orientazione non a media
nulla dei domini magnetici (Fig. 8 b)): il materiale si comporta come un
magnete permanente.

22

CAPITOLO 2. I CIRCUITI MAGNETICI

Diminuendo ulteriormente il campo (H < 0) si arriva al punto 5 e


successivamente al punto di saturazione 6 di Fig. 2.8 c). Il tratto 1-3, che
viene percorso solo allinizio del processo descritto, detto curva di prima
magnetizzazione. Il ciclo descritto detto ciclo di isteresi.

2.7.1

Considerazioni energetiche

La comprensione dei fenomeni energetici si semplifica notevolmente se


la si analizza considerando la interazione tra avvolgimento concatenatocircuito magnetico. In questo modo, infatti, la caratterizzazione energetica
del circuito magnetico pu essere fatta considerando il circuito elettrico.

Fig. 2.9: Dispositivo toroidale considerato per la caratterizzazione energetica.

Consideriamo il dispositivo di Figura 2.9 e supponiamo che non vi siano


perdite (nel circuito elettrico e in quello magnetico). Con tale ipotesi lenergia
erogata dal generatore di corrente (e immagazzinata dal circuito magnetico)
pari a
Zt
W =

Zt
v ( )i ( ) d =

d ( )
N
i ( ) d =
d

(t)
Z

N i ( )d
0

Considerando la lunghezza del toro pari a l e la superficie della sezione pari


a S si ha
I
H db = N i Hl = N i

d = SdB.

Sostituendo nella espressione dellenergia otteniamo


ZB
W =

SlHdB
0

2.8. PERDITE NEI CIRCUITI MAGNETICI

23

Il prodotto Sl rappresenta il volume del toro e dividendo entrambi i membri


della precedente equazione per esso, otteniamo
W
Wc =
=
Sl

ZB
HdB
0

che rappresenta lenergia (immagazzinata) per unit di volume del circuito


magnetico. Osservando Fig. 2.10 a) notiamo che Wc rappresenta larea tra la
curva B H e lasse B.
Parte di questa energia restituita al circuito diminuendo H mentre la
parte restante rimane immagazzinata nel campo residuo.
Osservazione 3 Sostituendo nellintegrale lespressione H = B/, si ottiene
Wc = B2 /2. Ne segue che lenergia immagazzinata per unit di volume in un
circuito magnetico inversamente proporzionale alla permeabilit. Allora, in un
circuito magnetico avente un traferro (air gap) lenergia immagazzinata nellintero
circuito coincide sostanzialmente con quella immagazzinata nel solo traferro. Infatti,
il flusso nella parte in ferro e il flusso in aria sono praticamente (quasi) coincidenti
mentre la permeabilit dellaria, invece, molto minore (103 104 volte) rispetto a
quella del ferro (0 << ).

Fig. 2.10: Larea del ciclo di isteresi.

Con semplici considerazioni possiamo affermare che larea del ciclo di


isteresi rappresenta lenergia che viene convertita in calore percorrendo il
ciclo.
Una macchina con un ciclo di isteresi pi stretto (es. Fig. 2.10 c)) ha
perdite minori (rispetto al ciclo di Fig. 2.10 b)).

2.8

Perdite nei circuiti magnetici

Le strutture ferromagnetiche reali hanno entro le regioni considerate


una conducibilit non nulla ( 6= 0). Tale fatto implica che nella struttura

24

CAPITOLO 2. I CIRCUITI MAGNETICI

magnetica oltre, alla densit di corrente J impressa dallesterno, una densit


di corrente J = E interno alla regione stessa. Tale ulteriore tensione
magnetica risulta, allora, essere proporzionale alla B/t e di conseguenza
alla /t.
Da tali considerazioni si deduce che le perdite associate ad un circuito
magnetico dovute alla conducibilit non nulla possono essere tenute in
conto mediante un elemento ideale del circuito magnetico caratterizzato
dalla relazione costitutiva
d
U =L
(2.8)
dt
Tale elemento, vista lanalogia con i circuiti elettrici, verr denominato come
induttore magnetico. Leffetto delle perdite dovute ad una conducibilit
non nulla ( 6= 0) possono essere modellate inserendo in serie alla riluttanza
linduttore magnetico. Riprendendo allora lesempio dellinduttanza del
paragrafo 2.6.1, si ottiene il circuito equivalente mostrato in Fig. 2.11 Le

Fig. 2.11: Schema circuitale del dispositivo magnetico con perdite.

equazioni del circuito elettrico e magnetico sono pertanto


d (t)
dt
d (t)
N i (t) = R (t) + L
dt
vg (t) = Ri (t) + N

Considerando (in prima approssimazione) i legami lineari, le precedenti


equazioni possono essere espresse nel dominio di Laplace come
Vg (s) = RI (s) + N s (s)
N I (s) = (R + sL) (s)
perci limpedenza vista dal generatore di tensione Vg assume la forma
Vg (s)
sN 2
=R+
I (s)
R + sL
La presenza dellinduttanza magnetica determina quindi la presenza di un
resistore di valore N 2 /L nel circuito elettrico visto dalla parte dellavvolgimento.

2.8. PERDITE NEI CIRCUITI MAGNETICI

25

Fig. 2.12: Bipolo visto dal generatore Vg .

Ci conferma la validit dellintroduzione del suddetto componente per


tener conto delle perdite di un circuito magnetico.

2.8.1

Perdite in regime sinusoidale

In generale le perdite dovute al ciclo di isteresi, indicate con Ph dipender


dalla frequenza f della corrente e pu essere calcolato approssimativamente
dalla espressione
n
Ph = Kh Bmax
f
dove Kh una costante che dipende dal tipo di materiale ferromagnetico
Bmax il flusso massimo. Lesponente n pu variare tra 1.5 e 2.5.
Altre perdite sono dovute al fatto che la conducibilit (nella parte
magnetica) non nulla. Ne segue che vi sono delle correnti (elettriche)
parassite che si inducono nella massa del nucleo quando esso attraversato
da un flusso variabile. Tali perdite, indicate con Pe , sono determinate in
modo approssimato dallespressione
n
Pe = Ke Bmax
f

dove Ke una costante che dipende dal tipo di materiale ferromagnetico,


mentre Bmax e f hanno significati gi noti.
Le perdite nel nucleo ferromagnetico o perdite nel ferro (indicate con
Pc ), sono date dalla somma dei due contributi
Pc = Ph + Pe

3
Le Macchine Elettriche

pu definire Macchina Elettrica (ME) un qualunque dispositivo in


grado di eseguire una conversione di energia in energia elettrica
o viceversa, una conversione da energia elettrica in altre forme di
energia.
Si possono avere diverse forme di conversione energetica quali:
I

Meccanica Elettrica
Chimica Elettrica
Termica Elettrica
Elettrica Elettrica
Luminosa Elettrica
Una prima classificazione delle ME pu essere condotta in base al tipo si
conversione energetica effettuata: convertitori, generatori, motori; e al tipo di
costruzione (statica, rotante).
Definizione 4 Si definisce convertitore un dispositivo in grado di trasformare le
grandezze elettriche V e/o I.
Per i convertitori possiamo avere le seguenti classificazioni:
1. Convertitori statici:
Trasformatore modifica V I, numero di fasi.
Convertitori Elettronici modifica forma donda, V I, frequenza
2. Convertitori rotanti
27

28

CAPITOLO 3. LE MACCHINE ELETTRICHE


Motore in cc + generatore asincrono conversione DC/AC
trifase

Definizione 5 Si definisce generatore un dispositivo che esegue la trasformazione


di altre forme di energia in energia elettrica.
Per i generatori possiamo avere le seguenti classificazioni:
1. Generatori statici:
Pile
Celle fotovoltaiche
Celle a combustibile
2. Generatori rotanti (eseguono una conversione dellenergia meccanica
in elettrica):
Forme donda C.C., C.A., Impulsi
Struttura Isotropa, Anisotropa
Definizione 6 Si definisce motore un dispositivo che esegue la trasformazione di
energia elettrica in altre forme di energia.
Classificazione dei motori elettrici:
1. Forme donda C.C., C.A., Impulsi
2. Struttura Isotropa, Anisotropa
3. Moto sviluppato Lineare, rotante

3.1

Processi di conversione dellenergia elettrica in energia meccanica

La conversione dellenergia elettrica avviene sempre attraverso una


conversione intermedia in energia elettrostatica o elettromagnetica.

3.1.1

Conversione intermedia in energia elettrostatica

Analizziamo il processo di conversione dellenergia elettrica in energia


meccanica attraverso la conversione intermedia in energia elettrostatica. Per
tale proposito, consideriamo lenergia immagazzinata in un condensatore
1
We = Cv 2 (t)
2

3.1. PROCESSI DI CONVERSIONE DELLENERGIA ELETTRICA IN ENERGIA MECCANICA29


Supponiamo che il condensatore sia costruito con armature di superficie S
poste ad una distanza d. Allora, la sua capacit pari a C = (S/d), per cui1
1 S
1
We = v 2 (t) = E 2 Sd
2 d
2

(3.1)

Le forze sviluppate di tipo coulombiano di attrazione tra le armature,

Fig. 3.1: Forza di attrazione delle armature di in un condensatore.

possono essere determinate applicando il principio dei lavori virtuali



We
F =
x V =const
si ha allora

1
1 C
F = V2
= E 2 S = we S
2
x
2
Il termine we rappresenta lenergia specifica del condensatore.

3.1.2

Conversione intermedia in energia elettromagnetica

Analizziamo il processo di conversione dellenergia elettrica in energia


meccanica attraverso la conversione intermedia in energia elettromagnetica.
Energia immagazzinata nellinduttore:
1
Wm = Li2 (t)
2
Linduttanza L, nel caso di una sezione cilindrica di superficie S e lunghezza
1

La d.d.p. definita come v(t) =

Rd
0

E db. Se il campo elettrico costante allora v = Ed.

30

CAPITOLO 3. LE MACCHINE ELETTRICHE

Fig. 3.2: Schematizzazione della forza di attrazione (repulsione) esercitata dal


campo magnetico in un induttore.

d, per la legge di Nagaoka pari a L = N 2 (S/d), da cui:


1 S 2 2
1
N i (t)
Wm = Li2 (t) =
2
2 d

(3.2)

posto N 2 i2 (t) = (Hd)2 , allora2


1
Wm = H 2 Sd
2
Come nel caso del condensatore, le forze sviluppate possono essere determinate applicando il principio dei lavori virtuali:

Wm
F =
x I=const
per cui
1
L
1
F = N2
= H 2 S = wm S
2
x
2
I termini we e wm sono definiti rispettivamente come energia specifica nel caso
elettrostatico ed elettromagnetico.

3.1.3

Confronto tra i sistemi di conversione

Consideriamo le forze esercitati dai due sistemi sposti di identico volume


F M = wm S
FE = we S
Confrontiamo queste quantit in due condizioni considerabili limite da un
punto di vista ingegneristico: il mezzo laria.
2

Essendo

Rd
0

H db = N i(t) se il campo (per ipotesi) costante allora Hd = N i.

3.2. GENERALIT SULLE MACCHINE ROTANTI

31

Condizione limite elettromagnetica


Legato alla fmm in aria B = 1 [T] H
= 8 105 [A/m]
wm =
allora

1 B2
;
2 0

0 = 4107 [H/m]

wm
= 0.4 [J/cm3 ]

Condizione limite elettrostatica


Potere di rottura del dielettrico Aria: E
= 30 kV/cm
1
w e = 0 E 2
2
allora

0 = 8.8512 [F/m]

we
= 0.4 104 [J/cm3 ]

Il confronto evidenzia come lenergia specifica dei sistemi elettromagnetici


sia allincirca 10000 volte quella dei sistemi elettrostatici.
wm 4
= 10
we
Ci evidenzia il motivo per cui la maggior parte dei dispositivi di conversione dellenergia elettrica siano di tipo elettromagnetico.

3.2

Generalit sulle Macchine Rotanti

Una macchina elettrica rotante un convertitore di energia meccanica in


energia elettrica (in questo caso si chiama generatore) o, viceversa, di energia elettrica in energia meccanica (e allora si chiama motore). Il fenomeno
fisico che avviene allinterno di una macchina elettrica rotante detto conversione elettromeccanica dellenergia ed importante sottolineare che in
qualunque verso avvenga la conversione, essa presenta sempre delle perdite
di potenza. Ci implica che in un generatore la potenza elettrica prodotta
sempre minore di quella meccanica erogata alla macchina e, nel caso di
un motore, che la potenza meccanica sempre minore di quella elettrica
fornita dalla rete dalimentazione. Le perdite sono di varia natura: perdita di
potenza meccanica (di ventilazione e nei cuscinetti), per effetto Joule (negli
avvolgimenti in rame) e nel ferro (per isteresi e correnti parassite). Questa
potenza termica deve essere in qualche modo asportata dalla macchina per
permetterne il corretto funzionamento.
Da un punto di vista costruttivo tutte le macchine elettriche rotanti sono
composte da due elementi, uno capace di ruotare e laltro fisso: essi sono

32

CAPITOLO 3. LE MACCHINE ELETTRICHE

Fig. 3.3: Generica macchina elettrica.

detti rispettivamente rotore e statore. Se invece si considerano gli aspetti


elettromagnetici di queste macchine, si deve allora parlare in termini di
indotto e induttore.
In base alla modalit di funzionamento le macchine elettriche rotanti si
distinguono in:
sincrone: sono usate generalmente come generatori elettrici e chiamate
in questo caso alternatori. Laggettivo sincrono mette in luce il fatto
che la velocit di rotazione del rotore legata in modo rigido alla
frequenza della tensione alternata (che prodotta dalla macchina se
viene utilizzata come generatore);
asincrone: sono senzaltro le pi diffuse e versatili. Il loro uso pi frequente e importante come motori: dalle piccole potenze alle media e
grandi potenze. Differiscono dalle macchine sincrone per il fatto che la
velocit di rotazione, in particolare nel funzionamento da motore, non
rigidamente vincolata alla frequenza della tensione di alimentazione
della rete, che pu essere trifase o monofase.
in corrente continua: possono essere impiegate sia come motori che
come generatori (in questo ultimo caso si chiamano dinamo). Questi
motori sono molto diffusi e apprezzati per la loro elevatissima flessibilit di utilizzazione. La sostanziale differenza con gli altri due tipi
di macchine rotanti sta nel fatto che il campo magnetico fisso nello
spazio anzich essere rotante.

3.2.1

Principio di funzionamento

Il principio di funzionamento comune a tutte le tipologie di macchina,


pu essere spiegato considerando una spira rettangolare libera di ruotare
intorno al proprio asse con velocit angolare r , in una regione posta tra

3.3. STRUTTURA DELLE MACCHINE ROTANTI

33

due poli di statore, ove si sviluppa un campo stazionario di induzione B le


cui linee vettoriali si richiudono attraverso un circuito magnetico realizzato
nello statore (vedi Figura 3.4). Leccitazione pu essere prodotta da una
coppia di bobine (bobine di eccitazione), oppure da una coppia di magneti
permanenti. Le bobine di eccitazione o i magneti permanenti costituisco
linduttore. Il flusso di induzione uscente da un polo ed entrante nellaltro
viene detto flusso polare. Linterazione tra linduzione B e la velocit v della

Fig. 3.4: Schema di principio di una macchina rotante.

spira produce in questultima una forza elettromotrice pari a Em = v B.


La spira costituisce quindi lindotto.
Alternativamente, la forza elettromotrice pu essere ottenuta con una
disposizione diversa come indicato in Figura 3.5, dove linduttore e il campo
di induzione B da esso prodotto, ruotano solidali tra loro, mentre la spira
mantenuta ferma. Anche in questo caso linduzione pu essere prodotta da
bobine di eccitazione o magneti permanenti posti nel rotore, che svolgono
la funzione di induttore. Il flusso polare , uscente da un polo ed entrante
nellaltro, si richiude ancora attraverso il circuito magnetico che comprende
anche lo statore.

3.3

Struttura delle macchine rotanti

Le macchine elettriche rotanti sono generalmente costituite da una parte


fissa (statore) e una parte rotante (rotore), coassiali tra loro. Generalmente il

34

CAPITOLO 3. LE MACCHINE ELETTRICHE

Fig. 3.5: Schema di principio di una macchina rotante.

rotore, solidale allalbero che trasmette la potenza meccanica, infilato nello


statore che a sua volta ancorato a un involucro metallico, o carcassa, sulla
quale sono montati gli scudi di estremit. Su questultimo sono montati i
cuscinetti che supportano lalbero e il rotore (vedi Figura 3.6).
Per massimizzare il flusso polare , rotore e statore sono realizzati
in ferro ad alta permeabilit (nucleo ferromagnetico) e sono separati da
un sottile spessore in aria (traferro). In questo modo si ottengono circuiti
magnetici a bassa riluttanza.
Per minimizzare le perdite per correnti parassite i tratti di circuito magnetico vengono realizzati in ferro lamellato. I lamierini sono impilati in pacchi
e pi pacchi sono sovrapposti fino a raggiungere lo spessore complessivo
voluto. Linsieme dei pacchi tenuto insieme da robusti dischi in acciaio
e bulloni, alloggiati in specifici canali assiali. Nelle macchine ad elevata
potenza tra i pacchi vengono interposti distanziatori che danno luogo ai
canali radiali di ventilazione, adatti ad asportare via il calore generato.
Linduttore (che pu essere alloggiato nel rotore o nello statore) costituito da avvolgimenti o bobine di eccitazioni oppure da magneti permanenti:
questi producono il campo di induzione che attraversa il traferro, alternativamente diretto dallo statore al rotore e viceversa. Il numero delle alternanze
definisce il numero 2p dei poli, ovvero il numero p delle coppie polari; pertanto i poli avente flusso , si susseguono con polarit alternate. Ciascun
polo occupa un settore angolare cilindrico di lunghezza l e ampiezza angolare /p. Indicata con rt il raggio medio al traferro, la lunghezza dellarco al

3.3. STRUTTURA DELLE MACCHINE ROTANTI

35

Fig. 3.6: Struttura di una generica macchina rotante.

traferro pari a = rt /p (detta semipasso polare).


Utilizzando questi parametri il flusso polare prodotto da uninduzione
media Bm pari a
= lBm
(3.3)
Lindotto (che pu essere alloggiato nello statore o nel rotore) costituito
da pi conduttori di indotto alloggiati in scanalature longitudinali (dette
cave di indotto), che possono essere di diversa forma, in particolare possono
essere aperte o chiuse.
La connessione dei componenti fermi con quelli mobili realizzata attraverso contatti striscianti, costituiti da anelli (conduttore incastrato sullalbero) e spazzole (blocchetti di grafite solidali con lo statore). Le spazzole sono
spinte contro gli anelli da elementi elastici, denominati archi porta-spazzole.

3.3.1

Perdite nelle macchine rotanti

A causa di diversi fenomeni di perdita, la potenza elettrica P ai morsetti


diversa dalla potenza elettrica convertita Pg , cio P 6= Pg . Analogamente
la potenza meccanica Pmecc scambiata allalbero diversa dalla potenza
meccanica convertita Pm , cio Pmecc 6= Pm . Le perdite di potenza possono
essere dovute alle seguenti cause:
perdite per effetto Joule negli avvolgimenti di indotto (Pcui );
perdite per effetto Joule negli avvolgimenti di eccitazione (Pcue );
perdite per correnti parassite e per isteresi nel ferro di indotto e di
induttore Pf e ;

36

CAPITOLO 3. LE MACCHINE ELETTRICHE


perdite meccaniche di attrito ai cuscinetti ed alle spazzole Pattr ;
perdite meccaniche di ventilazione Pven .

La potenza dissipata Pdiss la somma di queste singole potenze:


Pdiss = Pcui + Pcue + Pf e + Pattr + Pven
essa fa s che la potenza erogata (potenza utile Pu , sia essa meccanica che
elettrica) sia sempre inferiore a quella assorbita Pa (elettrica o meccanica).
Nel funzionamento da generatore la potenza utile quella elettrica
erogata ai morsetti (Pu = P ) mentre la potenza assorbita quella meccanica
fornita dal motore primo (Pa = Pmecc ). Quindi in rendimento vale
=

Pu
P
P
=
=
<1
Pa
Pmecc
P + Pdiss

(3.4)

Nel funzionamento da motore la potenza utile quella meccanica fornita allutenza (Pu = Pmecc ) mentre la potenza assorbita quella elettrica assorbita
ai morsetti (Pa = P ). Quindi il rendimento vale:
=

Pu
Pmecc
Pmecc
=
=
<1
Pa
P
Pmecc + Pdiss

(3.5)

Per smaltire la potenza dissipata Pdiss una macchina rotante provvista di


un dispositivo di ventilazione che permettono di raffreddare il rotore e lo
statore.

4
Il Trasformatore

trasformatore in base alla precedente classificazione un convertitore


statico di energia per cui altera semplicemente le grandezze elettriche
V ed I.
Dal punto di vista costruttivo il trasformatore costituito da due o pi
avvolgimenti concatenati in uno stesso circuito magnetico.
L

Fig. 4.1: Schema di principio di un trasformatore: (sinistra) a due avvolgimenti;


(desta) con un solo avvolgimento (autotrasformatore).

Del trasformatore possiamo dare le seguenti classificazioni:


1. Trasformatori di uso generale:
Trasformatori di potenza - Nella distribuzione della energia elettrica
si ha il pi alto livello di potenza (o corrente tensione);
Trasformatori di piccola potenza - Generalmente autotrasformatori,
sono usati per alimentare dispositivi elettronici o altre apparecchiature (fino a 300 VA);
Trasformatori speciali - dispositivi per applicazioni particolari che
lavorano in: saturazione, tensione costante, corrente costante,
ferro-risonanza, trasformatori variable-tap, ecc.
37

38

CAPITOLO 4. IL TRASFORMATORE
2. Classificazione in base alla frequenza di lavoro
Trasformatori di potenza - Trasformatori di potenza che lavorano a
frequenze diverse a quella di distribuzione (es. 400Hz);
Trasformatori audio - Usati nei circuiti per telecomunicazioni come
es. forchette telefoniche, isolatori galvanici, traslatori di impedenza microfonici, bilanciatori, trasformatori di accoppiamento per
altoparlanti, ecc. In tali dispositivi importante la caratteristica
della risposta in frequenza e la distorsione dovuta allisteresi;
Trasformatori UHF (Ultra High Frequency);
Trasformatori Wide-Band o Narrow-Band - dispositivi elettronici,
radio ricevitori, ecc.;
Trasformatori ad impulsi - progettati per forme donda impulsive.
Usati sia in elettronica che nelle applicazioni di potenza.
3. Classificazione in base al numero di avvolgimenti
Autotrasformatori (un solo avvolgimento);
a due avvolgimenti;
trifase;
polifase, ecc.

Un trasformatore reale caratterizzato da specifici valori di tensione e


corrente, di potenza e frequenza, chiamati valori nominali, che costituiscono
le grandezze per le quali si ha il funzionamento ottimale della macchina.
Essi sono individuati dalle quantit reali elencate in Tabella 4.1. I valori
Grandezza
V1n
V2n
I1n
I2n
Pn
fn
n

Descrizione
tensione nominale primaria [V]
tensione nominale secondaria [V]
corrente nominale primaria [A]
corrente nominale secondaria [A]
potenza nominale [VA]
frequenza nominale [Hz]
rapporto di trasformazione

Tabella 4.1: Valori nominali per la macchina sincrona.

nominali di tensione e corrente hanno il significato di valori efficaci (nel


caso di trasformatori trifasi, essi si riferiscono alle tensioni concatenate e alle
correnti di linea). Essi possono essere superati solo marginalmente, cio di
poco e/o per un periodo di tempo limitato. Infatti se si eccedono le tensioni
nominali si pu causare saturazione magnetica e cedimenti dielettrici degli

4.1. CIRCUITO EQUIVALENTE DEL TRASFORMATORE

39

isolanti; se si eccedono le correnti nominali si possono causare eccessivo


riscaldamento degli avvolgimenti e cedimenti meccanici dovuti agli sforzi
elettrodinamici. La Figura 4.2 mostra un esempio di trasformatore as uso
domestico.

Fig. 4.2: Esempio di trasformatore.

4.1

Circuito equivalente del trasformatore

La struttura magnetica costituita da un nucleo omogeneo ad alta permeabilit magnetica in cui si concentra la maggior parte del flusso (t) (nel
seguito la variabile t viene omessa per semplicit).
Il flusso concatenato con i due avvolgimenti aventi N1 e N2 spire
rispettivamente; mentre i flussi dispersi, indicati con 1 e 2 , si concatenano
solo con i rispettivi avvolgimenti. Da notare che i flussi dispersi 1 e 2 ,
sono in aria e caratterizzati da una riluttanza R1 e R2 rispettivamente.
Il flusso principale nel ferro e risulta caratterizzato da una riluttanza R e una induttanza magnetica L (perdite nel ferro per conducibilit non
nulla).
Con R1 , R2 , i1 , i2 e v1 , v2 indichiamo le resistenze elettriche, le correnti e
le tensioni dei due avvolgimenti.
Considerando il circuito equivalente di Fig. 4.4, le equazioni che descrivo
il dispositivo nel dominio di Laplace sono
N1 I1 (s) = R1 1 (s)
N2 I2 (s) = R2 2 (s)
N1 I1 (s) + N2 I2 (s) = (R + sL) (s)

(4.1)

40

CAPITOLO 4. IL TRASFORMATORE

Fig. 4.3: Grandezze elettriche e magnetice in un trasformatore a due


avvolgimenti.

per la parte magnetica; e


V1 (s) = R1 I1 (s) + sN1 ( (s) + 1 (s))
V2 (s) = R2 I2 (s) + sN2 ( (s) + 2 (s))

(4.2)

per quella elettrica.

4.1.1

Circuito equivalente elettrico del trasformatore

Per descrivere trasformatore in genere viene definito un circuito equivalente elettrico del trasformatore. Tele circuito si ottiene sostituendo i
flussi 1 (s), 2 (s) e (s) nel circuito equivalente elettrico ricavati da quello
magnetico (omettendo la variabile s per semplicit)
1 = N1 I1 /R1
2 = N2 I2 /R2
= (N1 I1 + N2 I2 )/(R + sL)
ne segue allora



N1 I1 + N2 I2 N1 I1
V1 = R1 I1 + sN1
+
R + sL
R1


N1 I1 + N2 I2 N2 I2
+
V2 = R2 I2 + sN2
R + sL
R2

4.1. CIRCUITO EQUIVALENTE DEL TRASFORMATORE

41

Fig. 4.4: Circuito equivalente del trasformatore: a) e b) parte elettrica, c) parte


magnetica.

facile verificare che le precedenti espressioni coincidono con quelle di una


rete due porte avente matrice impedenza a vuoto [Z] pari a
"
[Z] =

N2

N2

1
R1 + s R11 + s R+sL

sN1 N2
R+sL

R2 +

sN1 N2
R+sL
N2
N22
s R22 + s R+sL

#
.

La matrice [Z], inoltre, pu essere suddivisa come somma di due matrici


(connessione serie-serie)
"
#
N2
R1 + s R11
0
[Z1 ] =
;
N2
0
R2 + s R22
e
[Z2 ] =

sN12
R + sL

N2
N1

N2
 N12
N2
N1

Si pu vedere facilmente che alla [Z1 ] corrisponde il circuito di Figura 4.5


Per la determinazione della rete relativa alla matrice [Z2 ] possiamo
osservare che il termine sN12 /(R + sL) pu essere espresso come
sN12
=
R + sL

R
sN12

1
+

L
N12

ovvero come il parallelo di due bipoli: uninduttanza di impedenza pari a


s(N12 /R) e un resistore di resistenza pari a N12 /L.

42

CAPITOLO 4. IL TRASFORMATORE

Fig. 4.5: Circuito elettrico equivalente del trasformatore relativo alla [Z1 ].

Ponendo Z0 = sN12 /(R + sL) e n = N1 /N2 la [Z2 ] pu essere scritta


come


1 n1
[Z2 ] = Z0 1 1
n

n2

corrispondente ad uno dei due circuiti di Figura 4.6.

Fig. 4.6: Circuiti elettrici equivalenti del trasformatore relativi alla [Z2 ].

Connettendo le reti due porte [Z1 ] e [Z2 ] (Fig. 4.7), si arriva ad un circuito
equivalente elettrico (Fig. 4.8) in cui possibile attribuire un significato fisico
di ogni elemento (vedi Tabella 4.2).

Fig. 4.7: Connessione serie-serie dei circuiti equivalenti elettrici del trasformatore [Z] = [Z1 ] + [Z2 ].

4.1. CIRCUITO EQUIVALENTE DEL TRASFORMATORE

43

Fig. 4.8: Circuiti elettrico equivalente elettrico del trasformatore.

Componente

Valore

Significato fisico

R1
R2
L1
L2
L
R
n

R1
R2
N12 /R1
N22 /R2
N12 /R
N12 /L
N1 /N2

Resistenza elettrica del primario


Resistenza elettrica del secondario
Induttanza di dispersione del primario (dovuta al flusso 1 )
Induttanza di dispersione del secondario (dovuta al flusso 2 )
Induttanza di magnetizzazione vista dal primario
Resistenza di perdita del circuito magnetico vista dal primario
Rapporto di trasformazione

Tabella 4.2: Componenti del circuito elettrico equivalente e significato fisico.

Nelle applicazioni si utilizzano circuiti equivalenti derivati da quello di


Figura 4.8. Eliminando il trasformatore ideale e portando tutte le grandezze
elettriche al primario si ottiene il circuito di Figura 4.9, dove

Fig. 4.9: Circuiti equivalente elettrico del trasformatore con grandezze riportate
al primario

L02 = L2 n2 ,
R20 = R2 n2 ,
V20 = V2 n,
I20 = I2 /n.
Portando tutte le grandezze al secondario si ottiene il circuito di Figura 4.10,

44

CAPITOLO 4. IL TRASFORMATORE

dove
L01 = L1 /n2 ,
R10 = R1 /n2 ,
L0 = L/n2 ,
R0 = R/n2 ,
V10 = V1 /n,
I10 = I1 n.

Fig. 4.10: Circuiti equivalente elettrico del trasformatore con grandezze riportate
al secondario.

4.2

Circuito semplificato: prove a vuoto ed in corto circuito

Nelle applicazioni pratiche il circuito equivalente del trasformatore viene


ulteriormente semplificato.
In generale, infatti, le R1 e R20 (resistenze degli avvolgimenti) e le induttanze di dispersione (dovuta al flusso nellaria) L1 e L02 sono molto piccole in
confronto con la resistenza di perdita del circuito magnetico R e con la induttanza di magnetizzazione L vista dal primario. Si pu, quindi, affermare che
a regime sinusoidale limpedenza del ramo in parallelo molto superiore
rispetto a quella in serie R//jL >> (R1 +jL1 ) e R//jL >> (R2 +jL2 ).
Con tale ipotesi partendo dal schema di Fig. 4.9, possibile arrivare ad
un circuito equivalente semplificato in cui le limpedenza (R20 + jL02 ) viene
posta in serie allimpedenza (R1 + jL1 ).
Ponendo, quindi, R0 = R1 + R20 e L0 = L1 + L02 si arriva al circuito
equivalente di Figura 4.11.
Il vantaggio nellutilizzo di tale circuito, oltre alla evidente semplificazione, consiste principalmente che i parametri R0 , L0 , R e L possono essere
stimate con una misura piuttosto semplice.

4.2. CIRCUITO SEMPLIFICATO: PROVE A VUOTO ED IN CORTO CIRCUITO45

Fig. 4.11: Circuiti elettrico equivalente del trasformatore con grandezze riportate
al primario semplificato.

4.2.1

Prova a vuoto (stima di R e L)

Tale prova consiste nellalimentare il primario del trasformatore con la


tensione e frequenza nominali (es. 220V a 50Hz) lasciando il secondario
aperto.
In tali condizioni la corrente erogata dallalimentazione molto bassa:
corrente necessaria a stabilire un certo flusso nel circuito magnetico.
Essendo, R//jL >> (R0 + jL0 ) allora limpedenza che vede lalimentatore proprio il parallelo R//jL.
La stima di R in queste condizioni ricavata semplicemente dalla misura
della potenza attiva Pa 1
R=

2
Veff
.
Pa

Ragionando in modo analogo, dalla potenza reattiva PR pu essere determinato il valore dellinduttanza L come2
L =

4.2.2

2
Veff
PR

L=

1 Veff 1
Ieff sin

Prova in corto circuito (stima di R0 e L0 )

Mettendo in corto circuito il secondario il parallele tra R e L viene di fatto


eliminato. In questa situazione bisogna fare attenzione che la corrente nel
primario non sia molto elevata tale da provocare dei danni al trasformatore:
la tensione applicata al primario in questi casi pari pu andare dal 4% al
10% rispetto a quella nominale.
I valori della R0 e della L0 sono ricavati con formule analoghe a quelle
della prova a vuoto.
1
2

La potenza attiva vale: Pa = 21 Re[VI ] = 12 Re[Y ]v 2 = 12 vR =


La potenza reattiva vale: PR = 21 Im[VI ] = Veff Ieff sin .

2
Veff
R

46

4.3

CAPITOLO 4. IL TRASFORMATORE

Elementi ideali derivati dal trasformatore

Lesame di una struttura reale e la conoscenza degli obiettivi che si


vogliono raggiungere rende semplice lindividuazione di quali fenomeni
sono fondamentali e quali accessori. Lentit dei fenomeni accessori pu
essere pi o meno ridotta, idealizzando il modello che descrive la struttura.
Questo processo di idealizzazione rende sempre critico lelemento a cui
si arriva, in quanto spesso i fenomeni accessori presenti nella struttura reali
sono dovuti a leggi fisiche che risultano violate se essi vengono eliminati
del tutto.
Il livello di idealizzazione pu essere pi o meno spinto a seconda di
ci che si trascura. In particolare nel caso del trasformatore, ad un primo
livello di idealizzazione corrisponde lelemento ideale induttori mutuamente
accoppiati, mentre ad un livello pi spinto corrisponde il trasformatore ideale.
Con riferimento allo schema mostrato in Figura 4.8, il primo livello di
idealizzazione corrisponde ad eliminare i fenomeni accessori che provocano
i resistori (R1 , R2 e R) nel circuito. In queste nuove condizioni la matrice [Z]
ottenuta nel paragrafo 4.1.1, diviene
" N2 N2
#
N1 N2
1
1
+
R
R
R
1
[Z] = s
(4.3)
N22
N22
N1 N2
+
R
R2
R
La (4.3) coincide con la relazione costitutiva degli induttori mutuamente
accoppiati. In particolare da essa risultano evidenti i vincoli tipici di questo
elemento ideale riguardanti i valori dei parametri. Infatti dalla (4.3) si ha


1
1
2
L1 = N1
+
R1 R


1
1
2
(4.4)
L2 = N2
+
R2 R
N1 N2
M=
R
e si vede dalle (4.4) che deve essere
L1 0,

L2 0,

L1 L2 M 2

(4.5)

Inoltre evidente che M pu essere negativo, in quanto nella struttura reale


il segno dellinterazione tra i due avvolgimenti dipende dai versi positivi
scelti per le correnti e dal modo in cui essi sono avvolti sul nucleo.
Il secondo livello di idealizzazione riguarda la presenza dei flussi dispersi ed il modo in cui si genera il flusso principale. E evidente che il fenomeno
voluto nel dispositivo il flusso principale che si concatena con ambedue
gli avvolgimenti. Il fatto che contemporaneamente alcune linee di forza dellinduzione si concatenino solo con alcune spire un fenomeno accessorio.

4.3. ELEMENTI IDEALI DERIVATI DAL TRASFORMATORE

47

Fig. 4.12: Induttori mutuamente accoppiati.

Nel processo di idealizzazione si elimina tale fenomeno supponendo che le


riluttanze R1 e R2 dei due rami del circuito magnetico percorsi da questi
flussi tendano ad infinito. In queste condizioni le (4.2) divengono
V1 (s) = sN1 (s)
V2 (s) = sN2 (s)

(4.6)

a cui corrisponde
V1
N1
=
=n
V2
N2

(4.7)

Il flusso principale , che corrisponde al fenomeno voluto nel dispositivo,


richiede per essere generato una forza magneto-motrice che dipende dalla
riluttanza del materiale magnetico. E evidente che tale riluttanza rappresenta qualcosa di non voluto e quindi nel processo di idealizzazione viene
posto a zero. Come conseguenza di questultimo livello di idealizzazione si
ha dalle (4.1)
N1 I1 (s) + N2 I2 (s) = 0
(4.8)
a cui corrisponde
I1
N2
1
=
=
I2
N1
n

(4.9)

Le due equazioni (4.7) e (4.9) costituiscono le relazioni costitutive del trasformatore ideale, illustrato in Fig. 4.13.

Fig. 4.13: Trasformatore ideale.

Da quanto detto si vede come questo elemento sia il risultato di un processo di idealizzazione molto spinto, che lo rende lontano dalla realt. Per

48

CAPITOLO 4. IL TRASFORMATORE

Fig. 4.14: Struttura completamente equilibrata di un trasformatore trifase.

questa ragione tale elemento deve essere utilizzato con precauzione nel
modellamento delle strutture reali, in modo da evitare assurdi fisici.

4.4

Il trasformatore trifase

Nella trasmissione ed utilizzazione dellenergia elettrica, quando sono in


gioco potenze notevoli, si utilizzano i sistemi trifase di tensione e corrente.
La trasformazione statica dellenergia viene effettuata in questo caso con un
trasformatore trifase, costituito da un unico nucleo laminato opportunamente sagomato, sul quale sono avvolti gli avvolgimenti primari e secondari
delle tre fasi. La propriet fondamentale su cui si basa questo dispositivo
che la somma delle fasi di un sistema trifase di flussi nulla. Tale propriet
giustifica la costruzione del circuito magnetico secondo tre percorsi identici
connessi tra di loro in modo simmetrico. Una struttura magnetica completamente equilibrata costituita da tre nuclei verticali con gli assi disposti
secondo gli spigoli di un prisma triangolare equilatero, come mostrato in
Figura 4.14.
Questa struttura, per, notevolmente costosa, per cui si ricorre in
pratica ad una pi semplice, costituiti da tre nuclei con gli assi disposti in un
piano, in modo che i due gioghi di connessione superiore ed inferiore delle
tre colonne risultino costituiti da pacchi lamellari ad asse rettilineo invece
che circolare, come indicato in Figura 4.15. In effetti con questa disposizione
si perde la simmetria della struttura, in quanto il flusso che percorre la
colonna centrale incontra una riluttanza inferiore di quella incontrata dai
flussi che percorrono le colonne esterne. Tuttavia, lo squilibrio che deriva da
questo fatto assai modesto, per cui possibile continuare a considerare la
struttura magnetica equilibrata.

4.4. IL TRASFORMATORE TRIFASE

49

Fig. 4.15: Struttura usuale del trasformatore trifase.

Lanalisi del trasformatore trifase nel caso in cui le grandezze elettriche


formino sistemi trifase simmetrici e la struttura sia equilibrata sia per quanto
riguarda gli avvolgimenti che la struttura magnetica, riconducibile a quella
del trasformatore monofase visto nei paragrafi precedenti, utilizzando i
parametri relativi ad una qualsiasi delle tre fasi.
Lo schema di principio del trasformatore trifase considerato mostrato
in Figura 4.16, in cui sono messe in evidenza le grandezze elettriche e
magnetiche utilizzate per lanalisi. Per ipotesi tutte le grandezze elettriche e
magnetiche formano sistemi trifase simmetrici e la struttura equilibrata
rispetto alle fasi. Ci implica che il circuito magnetico del trasformatore
quello riportato in Figura 4.17.
La tensione tra C e D di questo circuito nulla in quanto le tensioni
applicate ai tre rami in parallelo, che costituiscono il circuito, debbono
formare un sistema trifase simmetrico. Di conseguenza ciascuno di questi
tre rami pu essere considerato separatamente in corto-circuito e coincide
con lo schema della parte (c) di Figura 4.4, in cui le grandezze magnetiche
ed i parametri si riferiscono ad una fase. Ne risulta allora per le grandezze
magnetiche di ciascuna fase, le seguenti equazioni di equilibrio:
(k)

(k)

N1 I1 + N2 I2 = (R + jL)(k) ,
(k)

(k)

(k)

(k)

N1 I1 = R1 1 ,

(4.10)

N2 I2 = R2 2 ,
in cui lapice k si riferisce alla k-esima fase (k = 1, 2, 3).
Le equazioni di equilibrio delle tensioni degli avvolgimenti sono diretta-

50

CAPITOLO 4. IL TRASFORMATORE

Fig. 4.16: Schema di principio del trasformatore trifase con in evidenza le grandezze elettriche e magnetiche per la sua analisi. Si noti che (1) + (2) + (3) =
0.

mente deducibili per ispezione visiva, cio




(k)
(k)
(k)
V1 = R1 I1 + jN1 (k) + 1 ,


(k)
(k)
(k)
V2 = R2 I2 + jN2 (k) + 1 ,

(4.11)

in cui lapice k si riferisce alla k-esima fase.


Le (4.10) e (4.11) fanno vedere che per ognuna delle tre fasi del trasformatore trifase possiamo scrivere le stesse equazioni che abbiamo usato nel
caso del trasformatore monofase per ricavarne il circuito equivalente. Ci
implica la seguente procedura di analisi:
Propriet 3 Un trasformatore trifase simmetrico pu essere analizzato considerando il trasformatore monofase ottenuto mediante i parametri elettrici e magnetici di
una delle fasi. Le grandezze elettriche e magnetiche delle altre fasi possono essere
ottenute successivamente, tenendo conto della simmetria delle grandezze elettriche
presenti nella struttura di interesse.

4.4. IL TRASFORMATORE TRIFASE

Fig. 4.17: Circuito magnetico del trasformatore trifase equilibrato.

51

5
Il Motore Asincrono

macchina asincrona o a induzione un particolare tipo di macchina


elettrica rotante che pu essere utilizzata sia come generatore che
come motore, anche se questultima la modalit di utilizzo pi
diffusa e comune nelle applicazioni. Esistono macchine asincrone sia trifasi
che monofasi, largamente utilizzate per potenze modeste.
Anche in una macchina asincrona i valori nominali individuano il funzionamento ideale della macchina. I principali valori nominali sono elencati
in Tabella 5.1. Tensione e corrente nominali di indotto hanno il significato di
A

Grandezza
Pn
Vn
In
cosn
fn
nn
m
Cn
sn

Descrizione
potenza nominale [VA, W]
tensione nominale di indotto [V]
corrente nominale di indotto [A]
fattore di potenza nominale
frequenza nominale [Hz]
velocit nominale di rotazione [giri/minuto]
velocit angolare di rotazione [radianti/secondo]
coppia nominale allalbero [Nm]
scorrimento nominale [%]

Tabella 5.1: Valori nominali per la macchina sincrona

valori efficaci. La potenza nominale ha significato di potenza convertita ed


espressa in W. Per i motori asincroni vale la seguente relazione (vedi (6.1))
P n = Cn

2
n n = C n m
60

(5.1)

Lo scorrimento una quantit caratteristica della macchina asincrona, che


definisce la variazione relativa della velocit del rotore rispetto a quella di
53

54

CAPITOLO 5. IL MOTORE ASINCRONO

sincronismo, che sar definita in seguito.


Lavvolgimento di statore di una macchina asincrona simile a quello
di una macchina sincrona. Il vantaggio fondamentale di una macchina a
induzione (usata prevalentemente come motore) che il rotore non richiede
una eccitazione separata.

5.1

Il principio di funzionamento

Le due configurazioni tipiche sono rotore a gabbia di scoiattolo (vedi


Figura 5.1) e rotore avvolto. Il primo contiene, unite ad esso, delle barre conduttrici corto-circuitate allestremit. Il secondo consiste di un avvolgimento
multifase simile a quello usato per lo statore, ma in corto-circuito.

Fig. 5.1: Il rotore a gabbia di scoiattolo.

Nella maggior parte dei motori asincroni non richiesto un collegamento


elettrico esterno per il rotore, ci che consente una costruzione semplice e
robusta, senza bisogno di collettori ad anello o spazzole.
Diversamente dal motore sincrono, il motore asincrono non opera a velocit di sincronismo, ma ad una velocit leggermente inferiore, che dipende
dal carico. Nel seguito la discussione focalizzata sul motore asincrono a
gabbia di scoiattolo.
Il funzionamento del motore asincrono pu essere facilmente compreso,
almeno in linea di principio, tenendo presente che esso pu essere considerato come una generalizzazione del trasformatore trifase (vedi paragrafo
4.4) e coincide con questo in particolari condizioni. Ci vale in modo diretto
nel caso dei motori di potenza in cui lavvolgimento rotorico accessibile
dallesterno.
Quando il rotore bloccato il comportamento della macchina coincide
esattamente con quello di un trasformatore trifase il cui primario lavvolgimento statorico. A causa, per, della necessaria presenza del traferro
nella macchina asincrona, la riluttanza del circuito magnetico principale
e le reattanze di dispersione sono maggiori che nei trasformatori a parit

5.1. IL PRINCIPIO DI FUNZIONAMENTO

55

di potenza. Ne discende che nelle macchine asincrone la corrente di magnetizzante pi elevata che nei trasformatori (da due a quattro volte).
Se chiudiamo lavvolgimento rotorico su un carico resistivo trifase tramite
il sistema spazzole-anelli, si ha una circolazione di corrente in esso e un
trasferimento di energia dal generatore collegato allavvolgimento statorico
al carico. La situazione del tutto simile a quella di un trasformatore trifase
chiuso su un carico trifase.
Quando gli avvolgimenti sono percorsi da corrente, essendo immersi
in un campo magnetico, sono soggetti ad azioni elettrodinamiche. Ci vale
in generale per il trasformatore e per la macchina; tuttavia nel caso della
macchina asincrona si ha una situazione completamente diversa rispetto al
trasformatore, in quanto:
1. lavvolgimento rotorico libero di muoversi;
2. la distribuzione spaziale dellinduzione fissa rispetto ad un riferimento che si muove lungo il traferro (campo rotante).
Leffetto di questa differenza di comportamento tra i due dispositivi che
lazione elettrodinamica esplicata sullavvolgimento rotorico si estrinseca in
una coppia che tende a trascinare il rotore alla velocit di tale campo.
Nellintervallo daria tra statore e rotore, il traferro si esercitano le azioni
elettrodinamiche che determinano il movimento del motore. E essenziale alla generazione di tale movimento, lesistenze nel traferro del campo
magnetico rotante, cio di un campo magnetico che si muova lungo il
traferro stesso.
Tale campo viene generato dalla particolare disposizione degli avvolgimenti dello statore e dalla particolare alimentazione di questi. Per comprendere il meccanismo da cui deriva la presenza del campo rotante a partire
da avvolgimenti fissi (situati sullo statore), si faccia riferimento ad uno solo
degli avvolgimenti di statore e si supponga di alimentarlo con una tensione
costante. Per effetto di tale eccitazione si ha nel traferro un andamento dellinduzione che pu rappresentarsi come una funzione dellangolo con cui
si individua il generico punto del traferro (vedi Figura 5.2). Tale funzione
B() evidentemente periodica, in quanto il traferro ha una lunghezza finita
e percorrendolo successivamente si ritrova la stessa induzione.
Tuttavia possibile fare in modo che il periodo di tale andamento sia
pi corto della lunghezza del traferro. Per fare ci sufficiente realizzare gli
avvolgimenti in forma opportuna. In questo caso linduzione si ripete dopo
un periodo , detto passo polare: evidente che la lunghezza del traferro
uguale ad un numero interi di passi polari, cio
p = 2r,

(5.2)

dove r la distanza del traferro dallasse di rotazione e p viene comunemente


chiamato numero delle coppie polari. Quindi la funzione B() soddisfa la

56

CAPITOLO 5. IL MOTORE ASINCRONO

Fig. 5.2: Circonferenza che rappresenta la linea di mezzo del traferro nella
sezione trasversale della macchina.

condizione
B() = B( + k

2
),
p

(5.3)

in cui k un numero intero qualsiasi.


Nella pratica costruttiva si cerca di fare in modo che B() abbia un
andamento praticamente sinusoidale. In ogni caso qualsiasi scostamento
(generalmente piccolo) da tale andamento facilmente trattabile attraverso
lo sviluppo in serie di Fourier. In base a questa ipotesi risulta, avendo scelto
opportunamente lorigine degli angoli:
(5.4)

B() = BM cos(p).

La (5.4) vale nellipotesi che lavvolgimento considerato sia alimentato da


una tensione costante, indipendente dal tempo. Usualmente, invece, leccitazione di tipo sinusoidale nel tempo e quindi tale sar anche linduzione,
nellipotesi di strutture lineari. Tale ipotesi accettabile con buona approssimazione in quanto nel motore asincrono il flusso principale ha un percorso
anche in aria (traferro), che fornisce il contributo principale alla riluttanza.
Perci si ha che
B(, t) = BM cos(t) cos(p),
(5.5)
avendo scelto opportunamente lorigine dei tempi.
Nellambito delle ipotesi semplificative precedenti, linduzione dovuta
ai tre avvolgimenti (considerando un sistema trifase simmetrico diretto ed
equilibrato)
B1 (, t) = BM cos (t) cos (p) ,



2
B2 (, t) = BM cos t
cos p
3



4
cos p
B3 (, t) = BM cos t
3


2
,
3

4
,
3

(5.6)

5.1. IL PRINCIPIO DI FUNZIONAMENTO

57

e quindi linduzione complessiva dovuto allavvolgimento statorico, per il


principio di sovrapposizione degli effetti, data da
Bt (, t) = B1 (, t) + B2 (, t) + B3 (, t)
1
= BM [cos (t + p) + cos (t p)]
2




1
4
+ BM cos t + p
+ cos (t p)
2
3




8
1
+ cos (t p)
+ BM cos t + p
2
3
3
= BM cos (t p) .
2

(5.7)

Dalla (5.7) vediamo che lavvolgimento fisso statorico genera uninduzione nel traferro avente un andamento sinusoidale, fisso rispetto ad un
riferimento che ruota ad una velocit angolare costante pari a
s =

d
= .
dt
p

(5.8)

Tale velocit si ottiene dalla (5.7) andando a determinare il legame tra t e


per il quale largomento del coseno si mantiene costante, cio
d
(t p) = 0.
dt
La (5.7) mette in evidenza che la velocit di sincronismo dipende solo dalla
pulsazione delle tensioni di eccitazione e dal numero delle coppie polari.
In particolare si vede come al crescere di p, diminuisca tale velocit, che
vicina a quella di funzionamento della macchina.
Osservazione 4 La derivazione della (5.7) stata fatta nellipotesi che il sistema
trifase delle tensioni di eccitazione sia diretto. Se esso invece di tipo inverso si
ricava facilmente, procedendo allo stesso modo, che
3
Bt = BM cos(t + p),
2

(5.9)

che mete in evidenza come in questo caso il campo rotante ruoti in senso contrario
al precedente, cio nel verso degli angoli decrescenti.
Losservazione precedente pu essere riassunta nella seguente
Propriet 4 In un motore asincrono alternando il senso ciclico delle fasi di alimentazione, se ne ottiene linversione di marcia.
Lavvolgimento rotorico dello stesso tipo di quello statorico o riconducibile a questo nel caso di motori a gabbia di scoiattolo. Si supponga di

58

CAPITOLO 5. IL MOTORE ASINCRONO

avere tale avvolgimento aperto ed il rotore fermo. E evidente che in esso


si esplicano grandezze elettriche aventi la stessa pulsazione di quelle che
agiscono sullo statore: infatti siamo in una situazione identica a quella di un
trasformatore trifase funzionante a vuoto.
Nel caso invece di rotore in movimento occorre considerare la composizione dei due moti rotatori, del campo magnetico e del rotore stesso.
Precisamente, se indichiamo con m la velocit angolare del rotore, presa positiva se concorde con quella del campo, la pulsazione delle tensioni indotte
nel rotore
r = |s m | p.
In effetti, nel caso del motore m sempre inferiore a s perci la relazione
precedente pu essere riscritta come
r = (s m )p.

(5.10)

Nellesprimere la pulsazione r si preferisce utilizzare al posto di m una


grandezza che misura il discostamento di m da s , cio
s=1

m
.
s

(5.11)

Tale grandezza prende il nome di scorrimento ed legata al fatto che il


motore funziona con velocit di rotazione molto vicina a s .
In funzione dello scorrimento, risulta
m = (1 s)s ,

(5.12)

r = sps = s.

(5.13)

Nel caso pi generale in cui il rotore si muove e lavvolgimento rotorico


chiuso, occorre considerare accanto linduzione dovuta allavvolgimento
statorico quella dovuto allavvolgimento rotorico. E facile intuire, per,
che landamento complessivo dellinduzione risulta poco alterata rispetto
a quella vista in precedenza, in quanto dal punto di vista dellavvolgimento statorico cambiata solo la corrente da esso erogata. Come in un
trasformatore trifase il flusso dinduzione principale poco variabile con
il carico, essendo lalimentazione del primario costante. Inoltre la componente dellinduzione nel traferro dovuta allavvolgimento rotorico deve
necessariamente ruotare alla velocit s , poich solo in questo caso essa
provoca tensioni indotte nellavvolgimento statorico della stessa pulsazione
di quelle circolanti in tale avvolgimento. In conclusione, quindi, in ogni
situazione di funzionamento esiste un campo magnetico rotante alla velocit
di sincronismo.
Quanto detto, pu essere riassunto nella seguente

5.2. IL CIRCUITO EQUIVALENTE

59

Propriet 5 In un motore asincrono con rotore in movimento ad una velocit


costante, il campo magnetico generato nel traferro ruota alla velocit di sincronismo,
qualsiasi sia la velocit del rotore e la chiusura dellavvolgimento rotorico. La
pulsazione delle grandezze elettriche che sono applicate allavvolgimento rotorico
uguale a quella delleccitazione moltiplicata per lo scorrimento.

5.2

Il circuito equivalente

In questo paragrafo vengono analizzati i circuiti elettrici e magnetici


con cui possibile analizzare il funzionamento del motore asincrono. Tali
circuiti sono di tipo trifase, in quanto lalimentazione trifase essenziale
alla generazione del campo magnetico rotante. Comunque sufficiente limitare lattenzione ad una sola fase, tenendo conto dellipotesi di eccitazioni
simmetriche e strutture equilibrate.
Si consideri perci una fase dello statore e la corrispondente del rotore e
si supponga che il rotore sia in movimento con velocit angolare uguale a
m . Se lo statore alimentato con una tensione di pulsazione , il circuito
elettrico dellavvolgimento statorico quello indicato in Figura 5.3, in cui
RS la resistenza elettrica dello statore, ES la tensione indotta dal campo
rotante e IS la corrente di statore. Le grandezze elettriche precedenti sono
fasori relativi alla pulsazione ; per tale morivo vengono contrassegnati con
una barra al di sotto. Il circuito elettrico del rotore invece mostrato nella

Fig. 5.3: Circuito elettrico di una fase dellavvolgimento statorico. I fasori si


riferiscono alla pulsazione .

r indica la tensione indotta su tale circuito


Figura 5.4. In esso la quantit E
per effetto del campo rotante, Ir indica la corrente che scorre nel rotore,
Rr la resistenza dellavvolgimento rotorico e ZC unimpedenza di carico
esterna, corrispondente al bipolo collegato agli anelli del collettore. Per
quanto stato detto al paragrafo precedente, essendo il rotore in movimento,
la pulsazione delle grandezze elettriche nel rotore pari a r . Quindi in
regime permanente sinusoidale i fasori delle grandezze indicate devono
essere considerati a pulsazione r . Per distinguere i fasori relativi a tale

60

CAPITOLO 5. IL MOTORE ASINCRONO

pulsazione da quelli relativi alla pulsazione , si pone su di essi una barra


al di sopra invece che al di sotto.

Fig. 5.4: Circuito elettrico di una fase dellavvolgimento rotorico. I fasori si


riferiscono alla pulsazione r .

Si scelga ora, come sistema di riferimento, un sistema fisso rispetto allo statore. Allora tutte le grandezze magnetiche, in base alla (5.7), hanno pulsazione
pari a . Il circuito magnetico si presenta come nella parte (a) di Figura
5.5 ed il relativo circuito equivalente quello riportato nella parte (b) della
stessa figura. Nel circuito equivalente di Figura 5.5(b) si indicata con RS la
riluttanza del percorso concatenato solo con lo statore, con Rr la riluttanza
del percorso concatenato solo con il rotore e con R la riluttanza relativa al
flusso principale . E da notare che questultimo attraversa necessariamente un tratto in aria per la presenza del traferro. Perci in questo caso non
necessario inserire un induttore per tener conto delle perdite, come fatto nel
caso del trasformatore (vedi paragrafo 4.1). La quantit NS IS rappresenta la
forza magneto-motrice relativa allavvolgimento statorico: evidente che
tale quantit un fasore di pulsazione . La quantit Nr Ir rappresenta la
forza magneto-motrice impressa dalle correnti che scorrono nel rotore. In tal
caso la pulsazione ancora uguale a , in quanto nel riferimento scelto la
corrente Ir risulta variabile sia a causa della pulsazione propria delle correnti che scorrono nellavvolgimento rotorico, sia per il fatto che questultimo
ruota con velocit angolare m . Quindi la quantit Ir anchessa un fasore
avente pulsazione , ma di valore uguale a quello riportato nel circuito in
Figura 5.4 per indicare la corrente rotorica Ir .
Quanto detto costituisce una propriet molti importante del motore
asincrono:
Propriet 6 In un motore asincrono, le correnti rotoriche generano un campo
rotante avente la stessa velocit angolare s del campo rotante generato dallo
statore. Perci in un riferimento fisso tali due campi risultano entrambi variabili
con pulsazione .
Il circuito magnetico mostrato in Figura 5.5 mette in rilievo la somiglianza
del motore asincrono con il trasformatore. Tuttavia la differenza pi im-

5.2. IL CIRCUITO EQUIVALENTE

61

Fig. 5.5: Circuito magnetico e relativo circuito equivalente. I simboli riportati


sono fasori relativi alla pulsazione .

portante rappresentata dalla presenza del traferro che rende in questo


caso di valore pi elevata la riluttanza relativo al flusso principale e rende
poco importanti le perdite nel ferro ad esso associate. Inoltre in questo caso
risultano pi grandi i flussi dispersi, che possono attraversare anche tratti interamente nel ferro; per questa ragione in alcuni casi potrebbe essere
opportuno inserire due induttori in parallelo a RS e Rr di Figura 5.5(b).
r ai rispettivi flussi,
Le relazioni che legano le tensioni indotte ES e E
sono le seguenti
ES = jNS ( + S ),
(5.14)
r = jr Nr (
+
r ),
E

(5.15)

avendo barrato in alto i fasori che si riferiscono alla pulsazione r . La


relazione (5.14) si riferisce allinterazione del campo rotante con il circuito
statorico; evidente che in tal caso la pulsazione da considerare . La
relazione (5.15) si riferisce allinterazione del campo rotante con il rotore;

62

CAPITOLO 5. IL MOTORE ASINCRONO

Fig. 5.6: Circuito equivalente elettrico del motore asincrono. I due induttori
lavorano a pulsazione diversa, come esplicitamente indicato.

in tal caso evidente che il campo appare variabile a pulsazione r , a


causa della rotazione del rotore. Quindi nella (5.15) occorre considerare tale
pulsazione ed inoltre i fasori relativi al flusso, pur essendo di valore identico
a quelli considerati in Figura 5.5(b), si riferiscono alla pulsazione r .
Risolvendo il circuito di Figura 5.5(b), si ottiene
1
NS IS ,
RS
1
(5.16)
r =
Nr Ir ,
Rr
1
(NS IS + Nr Ir ) .
=
R
Sostituendo la (5.16) nelle (5.14) e (5.15), e ricordando la (5.13), si ottiene


1
1
1
2
ES = jNS
+
IS + jNS Nr Ir ,
R RS
R


(5.17)
1
1
1
2
r = jr NS Nr IS + jr N
Ir .
E
+
r
R
R Rr
S =

Le due relazioni precedenti sono simili a quelle di due induttori mutuamente


accoppiati, con la differenza che nel caso presente i due induttori sono percorsi da grandezze elettriche aventi pulsazione diversa. Tale differenza va
indicata esplicitamente, come fatto in Figura 5.6, che fornisce un primo circuito equivalente elettrico del motore asincrono, relativamente ad una fase.
Con riferimento alla Figura 5.6 e dal confronto con le (5.17), si ottengono i
valori dei parametri caratteristici degli induttori mutuamente accoppiati:


1
LS =
+
R

1
Lr = Nr2
+
R
1
M = NS Nr .
R
NS2


1
,
RS

1
,
Rr

(5.18)

5.3. BILANCIO ENERGETICO DEL MOTORE ASINCRONO

5.3

63

Bilancio energetico del motore asincrono

Attraverso lutilizzo del circuito equivalente elettrico in Figura 5.6


possibile determinare il bilancio energetico del motore asincrono.
Mediante lutilizzo del circuito in Figura 5.6 calcoliamo la potenza attiva
PS trasferita dallavvolgimento statorico al campo rotante
1
PS = Re {ES IS } ,
2

(5.19)

e la potenza attiva Pr che tale campo cede allavvolgimento rotorico


1 
Pr = Re E
r Ir .
2
Tenendo conto dei valori dei componenti, si ha




1
1
1
1
2

+
IS IS + jNS Nr Ir IS
PS = Re jNS
2
R RS
R
1
1
1
= NS Nr Im {Ir IS } = M Im {Ir IS } ,
2
R
2

(5.20)

(5.21)

dove lultima riga stata ottenute ricordando le (5.18), e analogamente






1
1
1
1
2
Pr = Re jr NS Nr IS Ir + jr Nr
+
Ir Ir
2
R
R Rr
(5.22)
 1

1
1

= r NS Nr Im IS Ir = r M Im IS Ir .
2
R
2

Poich Im IS Ir = Im {Ir IS }, si vede che tra le potenze PS e Pr sussiste
la seguente relazione
PS
Pr
=
,
(5.23)

r
e cio le potenze sono proporzionali alle rispettive pulsazioni. Ricordando
la relazione (5.13), relativa allo scorrimento, la (5.23) pu essere riscritta nel
modo seguente
Pr = sPS
(5.24)
La (5.24) rappresenta unaltra relazione fondamentale della macchina asincrona e si pu esprimere con la seguente propriet:
Propriet 7 In un motore asincrono la potenza Pr assorbita dallavvolgimento
rotorico uguale al prodotto della potenza PS ceduta dallavvolgimento statorico al
campo magnetico rotante moltiplicata per lo scorrimento.
Dalla (5.24) si vede che il bilancio energetico risulta soddisfatto solo per
s = 1, corrispondente al rotore fermo. Quindi per 0 s < 1, solo una parte
della potenza ceduta dallavvolgimento statorico al circuito magnetico viene

64

CAPITOLO 5. IL MOTORE ASINCRONO

Fig. 5.7: Circuito meccanico del rotore, in cui J il momento di inerzia del rotore,
m la velocit angolare, C la coppia meccanica e i0 la coppia impressa.

da questo restituita sotto forma elettrica allavvolgimento rotorico. Poich il


circuito magnetico di Figura 5.6(b) non assorbe potenza attiva, ci implica
che la rappresentazione circuitale del dispositivo non completa, in quanto
non torna il bilancio energetico. Occorre infatti aggiungere unulteriore parte
riguardante il comportamento meccanico della macchina. Nel caso presente
sufficiente caratterizzare tale circuito meccanico solo grossolanamente.
A tale scopo si ricordi che la forza che si esercita su un conduttore
percorso da una corrente ed immerso in un campo di induzione magnetica
proporzionale ad entrambe queste due grandezze. Ci implica che la coppia
meccanica che agisce sul rotore per effetto delle forze che si esercitano sui
conduttori rotorici immersi nel campo rotante proporzionale al flusso
del campo rotante ed alla corrente ir che scorre nellavvolgimento rotorico.
Tenendo conto dellanalogia della mobilit meccanica, le grandezze applicate
al circuito meccanico corrispondente al rotore sono la coppia e la velocit
angolare, ne deriva per il rotore lo schema di Figura 5.7. Mediante tale
schema risulta chiaramente possibile far quadrare il bilancio energetico.
Infatti esso implica che la potenza fornita dallavvolgimento statorico al
circuito magnetico viene da questo integralmente restituita allavvolgimento
rotorico ed al circuito meccanico.
Non necessario utilizzare direttamente il circuito meccanico in Figura
5.7. Infatti dalla (5.23) deduciamo che la potenza attiva ceduta al circuito
meccanico, cio la potenza meccanica Pm fornita al rotore per fase, vale
Pm = PS Pr = (1 s)PS .

(5.25)

Lespressione (5.25) permette di valutare il rendimento del motore asincrono. Si ottiene, infatti
Pm
=
= 1 s.
(5.26)
PS
Si vede quindi che lutilizzazione di una macchina asincrona conveniente
per valori dello scorrimento prossimi a zero e cio in vicinanza della velocit di sincronismo. Daltra parte, valori di rendimento pari a uno non

5.4. DETERMINAZIONE DELLA COPPIA

65

possono essere raggiunti in quanto non possibile utilizzare la macchina


per scorrimenti nulli.
Il valore del rendimento dato dalla (5.26), rappresenta ovviamente un
valore limite massimo, in quanto nel suo calcolo non stata tenuto in conto
lesistenza di perdite di vario tipo, quali quelle associate alla corrente statorica per effetto Joule, alle correnti parassite nel circuito magnetico, allattrito,
alla ventilazione, ecc. E importante notare, invece, che le perdite per effetto
Joule nellavvolgimento rotorico sono gi tenute in conto nella (5.26), in
quanto direttamente legate al funzionamento della macchina.

5.4

Determinazione della coppia

Un aspetto di grande importanza nella descrizione di una macchina


elettrica rappresentato dalla determinazione della coppia meccanica che
agisce sullasse del motore e che rende utilizzabile la macchina nelle applicazioni. E da tenere presente che ci che interessa non solo il valore
della coppia, ma anche il suo andamento in funzione della velocit angolare
(caratteristica meccanica). E evidente che la conoscenza di tale caratteristica serve a definire in modo quantitativo i vari campi di applicazione della
macchina stessa.
Nel caso di motore asincrono landamento della coppia in funzione della
velocit angolare dipende dallimpedenza di chiusura del circuito rotorico, i
quale, come si detto, pu essere chiuso in corto-circuito (caso del motore a
gabbia di scoiattolo) oppure su di un carico esterno attraverso gli anelli del
collettore. Infatti, poich la potenza meccanica (e quindi la coppia) dipende
dal valore della corrente rotorica e poich la frequenza di tale corrente
dipende dallo scorrimento (e quindi dalla velocit del rotore), evidente
che a seconda del tipo di carico utilizzato si avranno differenti andamenti
della coppia. Nel seguito si supporr resistivo e pari a Rc tale carico.
La determinazione della caratteristica meccanica molto semplice, tenendo conto che la coppia applicata al rotore vale (si veda la (5.1)):
C=3

Pm
,
m

(5.27)

e supponendo, come fatto finora, che Pm rappresenti la potenza meccanica


ceduta al rotore per fase. Infatti possibile ricondurre il calcolo di Pm ,
utilizzando le (5.25) e (5.21), al calcolo delle correnti rotorica e statorica, cio
1s
M Im {Ir IS } .
(5.28)
2
Tali correnti possono essere dedotte dal circuito equivalente elettrico di
Figura 5.6; in particolare conviene esprimere la (5.28) in termini della sola
Ir . Dallequilibrio della maglia rotorica in Figura 5.6, si ha
Pm =

jr M IS + (R + jr Lr )Ir = 0,

(5.29)

66

CAPITOLO 5. IL MOTORE ASINCRONO

dove si posto R = Rr + Rc .
Tenendo conto che i fasori sono uguali nei due riferimenti (fisso e
rotorico), si ricava
IS = R + jr Lr Ir ,
(5.30)
jr M
che sostituita nella (5.28) da
Pm



R jr Lr 2
1s
M Im
Ir
=
=
2
jr M
1 s 2 1 s 2
=
R Ir =
R Ir .
2 r
2s

(5.31)

Lespressione (5.31) mette in evidenza che per il calcolo della coppia sufficiente determinare solo la corrente rotorica. Tale corrente pu essere ottenuta
analizzando su base maglie il circuito equivalente elettrico di Figura 5.6,
cio aggiungendo alla (5.29) lequazione di equilibrio della maglia statorica:
(5.32)

VS = (RS + jLS )IS + jM Ir .


Eliminando IS dalle (5.32) e (5.29), si ha


(RS + jLS )(R + jr Lr )
Ir =
VS = jM
jr M


 
RRS
RLS
Lr RS
LS Lr
+j

Ir .
= j M
M
r M
sM
M

(5.33)

Ricavando il valore di Ir dalla (5.33) e sostituendola nella (5.31) e questultima nella (5.27), possibile ricavare lespressione della coppia meccanica
C=

3Pm
3Pm
3 |VS |2 M 2
=
=
m
s (1 s)
2s L2S A1

R
s


R 2
s

+ A2

R
s

,
+ A3

(5.34)

dove

RS 2
,
LS
RS M 2
A2 = 2
,
L2S

2 

M2
Lr 2
2
A3 = L r
+ RS
.
LS
LS


A1 = 1 +

La caratteristica meccanica ottenibile riportando in un grafico la (5.34). Si


ottiene la curva tipica del motore asincrono di Figura 5.8, il cui massimo
individuabile ponendo a zero la derivata di C rispetto a s. Poich C nella
(5.34) funzione di R/s, conviene effettuare il calcolo della derivata rispetto
a questa variabile, ottenendo

5.4. DETERMINAZIONE DELLA COPPIA

67

Fig. 5.8: Caratteristica meccanica del motore asincrono.

C
=0
(R/s)

 2
 2
R
R
R
R
A1
+ A2 + A3 2A1
A2 = 0, (5.35)
s
s
s
s

da cui si ottiene

r
smax = (Rr + Rc )

A1
.
A3

(5.36)

Inserendo tale valore nella (5.34) si ottiene il valore massimo Cmax della
coppia, cio
3 M 2 |VS |2
1

Cmax =
.
(5.37)
2
2 s LS A2 + 2 A1 A3
Dallesame di Figura 5.8 e delle formule (5.36) e (5.37) si possono ricavare
le seguenti propriet del motore asincrono:
1. alla velocit di sincronismo la coppia meccanica nulla. Quindi m
non pu mai raggiungere in un motore asincrono la velocit di sincronismo;
2. la velocit in corrispondenza alla quale la coppia massima funzione tra laltro della resistenza di carico e pu quindi essere variata
cambiando tale resistenza;
3. il valore della coppia massima non dipende dalla resistenza di carico;
4. la coppia di spunto (a rotore fermo) pu essere molto inferiore di
quella massima.

68

CAPITOLO 5. IL MOTORE ASINCRONO

Fig. 5.9: Caratteristica meccanica a regime del motore asincrono.

Queste propriet permettono di gestire nel modo migliore possibile le prestazioni della macchina a seconda delle esigenza di esercizio, in particolare
nelle due fasi tipiche di funzionamento: lavviamento ed il regime a velocit
costante.
Nel primo caso lesigenza pi importante da soddisfare quella di
avere la massima coppia possibile. Ci facilmente ottenibile in base alle
propriet 2 e 3 precedenti inserendo nei motori a collettore un reostato di
avviamento opportuno. Infatti, dalla (5.36) si vede che scegliendo Rc in
modo che sia smax = 1, si ha proprio la coppia massima allo spunto. E da
notare che nei motori privi di collettore, in cui lavvolgimento rotorico
a gabbia di scoiattolo, si raggiunge un risultato analogo utilizzando due
distinti avvolgimenti (motore a doppia gabbia di scoiattolo).
Per quanto riguarda il funzionamento a regime a velocit costante, la
prestazione che pi interessa il rendimento, fornito dalla (5.26). Da tale formula si vede che conviene avere a regime lo scorrimento pi basso possibile,
ci che richiede di ridurre il pi possibile la resistenza dellavvolgimento
rotorico. Per questa ragione nei motori a collettori previsto un dispositivo automatico che mette in corto-circuito gli avvolgimenti rotorici dopo
lavviamento, escludendo il dispositivo spazzole-anelli.
Il funzionamento a regime tuttavia possibile solo in una zona limitata
della caratteristica meccanica: quella in cui la coppia decresce con la velocit.
Infatti solo in tale zona la macchina stabile dal punto di vista meccanico
(vedi Figura 5.9, dove la caratteristica meccanica stata disegnata per velocit m crescenti). La stabilit pu essere accertata da un ragionamento del
seguente tipo.
Supponiamo che a causa di un disturbo esterno il carico meccanico

5.5. CIRCUITO ELETTRICO EQUIVALENTE COMPLETO

69

sullasse della macchina aumenti: ci provoca una diminuzione della velocit angolare e quindi, su quel tratto di caratteristica, un aumento della
coppia motrice, che quindi tende ad superare il momentaneo sovraccarico,
aumentandone la velocit. Analogamente una diminuzione del carico meccanico e quindi un aumento corrispondente della velocit provocano una
diminuzione della coppia motrice. Il punto di equilibrio raggiunto fra coppia
motrice e coppia resistente quindi stabile. Al contrario, il tratto crescente della
curva coppia-velocit angolare instabile meccanicamente, in quanto ogni
eventuale disturbo porta il motore o nella zona stabile oppure ne provoca
larresto. E perci necessario utilizzare il motore asincrono solo nel tratto della
caratteristica meccanica compreso fra la velocit corrispondente alla coppia massima
e la velocit di sincronismo.

5.5

Circuito elettrico equivalente completo

La descrizione effettuata in precedenza del motore asincrono, si basa


sulluso contemporaneo di tre tipi di circuiti:
1. circuiti elettrici per gli avvolgimenti statorico e rotorico;
2. circuito magnetico per la struttura magnetica statorica e rotorica;
3. circuito meccanico per la descrizione del comportamento meccanico
del rotore e dellutilizzatore del motore.
Usualmente, tuttavia, interessa la descrizione del dispositivo che si sta esaminando, solo dal punto di vista elettrico esterno: ci si ottiene eliminando
le grandezze presenti di tipo non elettrico dalle equazioni risolventi.
Nel caso di motore asincrono, nel funzionamento a velocit costante,
tale eliminazione risulta complicata perch nella parte elettrica del circuito
complessivo sono presenti pulsazioni diverse ed inoltre occorre entrare in
maggiore dettaglio nel circuito meccanico. E possibile ovviare a questa
complicazione ricorrendo alla seguente osservazione. Il circuito di Figura
5.6 ottenuto eliminando dalla parte elettrica le grandezze magnetiche;
in tale circuito le grandezze meccaniche intervengono per il fatto che le
pulsazioni delle grandezze elettriche nei due induttori sono differenti. Tali
pulsazioni appaiono esplicitamente nelle due equazioni di equilibrio (5.29) e
(5.32), che occorre considerare per analizzare il circuito stesso. E facile per
far apparire una sola pulsazione in queste equazioni, tenendo presente la
(5.13). Per raggiungere questo scopo basta semplicemente dividere la (5.29)
per lo scorrimento. Con questa operazione, le equazioni suddette divengono
VS = (RS + jLS )IS + jM Ir ,
R
0 = jM IS + ( + jLr )Ir ,
s

(5.38)

70

CAPITOLO 5. IL MOTORE ASINCRONO

tenendo conto che il valore dei fasori rimane inalterato passando da un


riferimento rotorico ad uno fisso.
Le equazioni (5.38) sono quelle di un motore asincrono con rotore bloccato, avente una resistenza rotorica uguale a quella effettiva divisa per lo
scorrimento e chiuso su un carico resistivo uguale a quello effettivo diviso
per lo scorrimento.
Poich, daltra parte, la corrente rotorica Ir rimasta inalterata in conseguenza della divisione precedente, ne risulta un aumento della potenza
attiva assorbita dallavvolgimento rotorico e dal carico in ragione di 1/s,
cio viene assorbita in pi rispetto al caso effettivo una potenza di valore
pari a
1
Pr ( 1),
s
che in base alla (5.25), vale
1
sPS ( 1) = Pm .
s
Il semplice artificio, quindi, di dividere per s la (5.29) provoca le seguenti
variazioni:
1. gli induttori divengono di tipo normale, quali quelli che si ottengono
eliminando le grandezze magnetiche in un trasformatore (funzionamento ad una sola pulsazione);
2. viene inserita una resistenza in serie al carico resistivo dipendente
dallo scorrimento, che assorbe esattamente la potenza meccanica;
3. tutte le grandezze elettriche rimangono invariate salvo che i fasori si
riferiscono tutti alla stessa pulsazione .
Ci giustifica il circuito equivalente elettrico completo di Figura 5.10 per il
motore asincrono. Tale circuito quello cercato ed stato ottenuto ovviando
alle difficolt dette allinizio. Lo schema di Figura 5.10 pu essere anche
ricavato da quello del trasformatore, poich per quanto riguarda tutti i componenti eccetto il resistore fittizio, esso coincide con quello di un motore
asincrono fermo, che come detto identico a quello di un trasformatore.
Perci si pu usare per rappresentare il motore asincrono lo schema di Figura 5.11 in cui le grandezze sono riportate allo statore (primario). Il circuito
elettrico equivalente completo del motore permette di dedurre facilmente
tutte le propriet della macchina viste in precedenza. In particolare, lespressione della coppia (5.34) direttamente ottenibile dalla Figura 5.10 (o dalla
Figura 5.11) applicando ad esempio il teorema di Thevenin, come messo
in evidenza dalla Figura 5.12. Per questo circuito equivalente la tensione e

5.5. CIRCUITO ELETTRICO EQUIVALENTE COMPLETO

71

Fig. 5.10: Circuito equivalente elettrico (per fase) del motore asincrono. Il resistore fittizio R( 1s 1) rappresenta leffetto della parte meccanica e la potenza che
assorbe quella meccanica.

Fig. 5.11: Circuito equivalente per fase del motore asincrono, ottenuto come nel
caso del trasformatore. Le grandezze sono riportate allo statore.

Fig. 5.12: Applicazione del teorema di Thevenin agli schemi di Figura 5.10 e
Figura 5.11. E R = Rr + Rc .

72

CAPITOLO 5. IL MOTORE ASINCRONO

limpedenza di Thevenin valgono


VT h =
ZT h

jM VS
,
RS + jLS

2M 2
= R + jLr +
,
RS + jLS

(5.39)

nel caso del circuito 5.10, ovvero


jL
,
R1 + j(L + L1 )
jL(R1 + jL1 )
= R + jL2 +
,
R1 + j(L + L1 )

VT h =
ZT h

(5.40)

nel caso del circuito 5.11. Dal circuito di Figura 5.12 risulta direttamente, ad
esempio


3 R 1
|VT h |2
3 R
C=
1 |I|2 =
(5.41)

 ,
2 m s
2 ss ZT h + R 1 1 2
s
che esattamente uguale alla (5.34).
Lutilit del circuito elettrico equivalente completo nelle applicazioni
deriva dalla possibilit di ottenere, medianti semplici calcoli circuitali, tutte
le propriet di interesse.
Esempio 2.
Un motore asincrono trifase con 3 coppie polari di 10 CV, 60 Hz, 127 V (efficaci) ha le
seguenti costanti del proprio circuito equivalente per fase (in Ohm)
R1 = 0.24
L1 = 0.503

R2 = 0.144
L2 = 0.209

L = 13.25

Le perdite meccaniche, in corrispondenza di uno scorrimento del 2% (s = 0.02), si possono


considerare indipendenti dal carico ed ammontano a 403 W.
Calcolare la velocit, la coppia e la potenza meccanica effettivamente disponibile sullalbero, il fattore di potenza e il rendimento in corrispondenza di detto valore di scorrimento.
Calcolare inoltre la coppia meccanica ottenibile da tale motore e la velocit per cui si avrebbe
questa coppia nellipotesi che le perdite meccaniche siano quelle precedenti. Calcolare infine
la coppia di spunto.
Svolgimento
Per determinare le varie quantit richieste si riportano in Figura 5.13 sia il circuito
equivalente del tipo di Figura 5.11, sia quello del tipo di Figura 5.12. In ambedue i
casi supponiamo che lavvolgimento rotorico sia in corto-circuito, cio Rc = 0.
Il calcolo dei parametri dello schema (b) di Figura 5.13 viene effettuato tramite
le formule (5.40), cio
j13.25VS
122.3, [V]
0.294 + j(0.25 + 0.503)
j13.25(0.294 + j0.503)
= 0.144 + j0.209 +
= 0.417 + j0.699.
0.294 + j(13.25 + 0.503)

VT h =
ZT h

5.5. CIRCUITO ELETTRICO EQUIVALENTE COMPLETO

73

Fig. 5.13: Schemi utilizzati per lanalisi del motore considerato nellesempio. I
valori indicati hanno dimensioni di V e .
Calcolo del fattore di potenza per s = 0.02
Il fattore di potenza uguale al coseno dellargomento dellimpedenza vista dal
generatore applicato allavvolgimento statorico nelle condizioni di funzionamento
di interesse. Tale impedenza risulta:
Zi = R1 + jL1 +

( Rs2 + jL2 )jL


R2
s

+ j(L + L2 )

= 5.70 + j3.61.

Quindi si ha |Zi | = 6.75 e i = 32.4 . Il fattore di potenza vale allora


cos(i ) = cos(32.4 ) = 0.844 (ritardo)
Calcolo della velocit del rotore per s = 0.02
La velocit di sincronismo del motore
s =

60
= 2
= 125.6 rad/sec
3
3

che corrisponde a 20 giri al secondo e quindi 1200 giri al minuto. La velocit del
rotore quindi
m = (1 s)s = 0.98 1200 = 1176 giri al minuto
Calcolo della potenza meccanica e della coppia disponibile sullalbero
La potenza meccanica trasferita allalbero dal campo rotante si calcola come
1
2
Pm = 3 0.144( 1) |I| ,
s

74

CAPITOLO 5. IL MOTORE ASINCRONO

avendo espresso la corrente con il suo valore efficace. Poich risulta


2

|I| =

(122.3)2
= 266,
(0.417 + 0.144 49)2 + 0.6992

si ha
Pm = 5630 [W]
Perci la potenza meccanica effettivamente disponibile sullalbero del motore
Pmdisp = 5630 403 = 5227 [W]
e quindi la coppia meccanica effettiva vale
C=

5227
= 42.5 [N m]
0.98 125.6

E interessante osservare che nella situazione considerata la potenza disponibile


di soli 5227 W, corrispondenti a circa 7.1 CV, contro i 10 che la macchina potrebbe
fornire.
Calcolo del rendimento complessivo
Il calcolo del rendimento viene effettuato, determinando la potenza erogata dal
generatore applicato allo statore. Tale potenza vale

2
2
127
|VS |
PS = 3
5.70 = 6053 [W]
2 Re {Zi } = 3 6.75
|Zi |
Quindi il rendimento
=

Pmdisp
5227
=
= 0.864.
PS
6053

Tale valore molto pi piccolo di quello limite ottenibile con la (5.26), che vale
1 s = 0.98.
Calcolo della coppia massima e della velocit per cui si ha
La coppia massima (incluse le perdite) calcolabile con la (5.37), tenendo conto che
LS = L + L1
RS = R1

Lr = L + L2
Rr = R2

M =L

Quindi si ha
LS = L + L1 = 13.75
M = L = 13.25

Lr = L + L2 = 13.46
RS = 0.294
Rr = 0.144

Dalla (5.36) otteniamo lo scorrimento corrispondente alla coppia massima, cio



2
RS
= 1 + 4.6 104 1
A2 = 00.546
A1 = 1 + L
S

2 
2
2
A3 = 2 Lr M
+ RS LLSr
= 0.479 + 8.28 102 = 0.561
LS
da cui

r
smax = 0.144

1
= 0.192
0.561

5.6. FATTORI CHE INFLUENZANO LA SCELTA DEL TIPO DI MOTORE75


che fornisce una velocit massima pari a
max = (1 smax ) 1200 = 970 giri/minuto
Quindi la coppia massima si ottiene dalla (5.37)
3(127)2
125.6

13.25
13.75

2

1
= 175 [N m]
0.546 + 1.498

sottraendo ad essa il termine corrispondente alle perdite


403
403
=
4
(1 smax )s
101
Perci la coppia massima vale
Cmax = 175 4 = 171 [N m]
Calcolo della coppia di spunto
Poich non si ha potenza meccanica in questa situazione, non si pu usare il circuito
di Figura 5.13. Conviene allora ricorrere alla formula (5.34), ponendo s = 1 (rotore
fermo). Si ha
2
2 
3 |VS |
M
R2
Cspunto =
= 78 [N m]
2s
LS
A1 R22 + A2 R2 + A3

5.6

Fattori che influenzano la scelta del tipo di motore

I fattori che devono essere presi in considerazione nella scelta di un


motore asincrono per una certa applicazione sono lintervallo di velocit, sia
minimo che massimo e la variazione di velocit. Le richieste sulla coppia
sono ovviamente altrettanto importanti. Devono essere considerate la coppia
iniziale e la coppia di operazione, che dipendono dal tipo di carico. La coppia
iniziale pu variare da qualche percento della coppia a pieno carico sino
a varie volte la coppia a pieno carico. Inoltre la coppia in eccesso disponibile allavvio determina le caratteristiche di accelerazione, per stabilire se
necessario un sistema frenante esterno.
Un altro fattore che deve essere considerato il ciclo di funzionamento
del motore. Il ciclo di funzionamento, che dipende dalla natura dellapplicazione, deve essere considerato in particolare quando il motore viene
utilizzato in modo ripetitivo e discontinuo. Se il motore lavora a carico zero
o a carico ridotto per prolungati periodi di tempo, il ciclo di funzionamento,
ossia la percentuale di tempo in cui il motore sotto carico, costituisce un
importante criterio di selezione.

76

CAPITOLO 5. IL MOTORE ASINCRONO

Infine ci sono le caratteristiche di riscaldamento del motore. I motori che


funzionano a velocit ridotta possono non provvedere ad una ventilazione
sufficiente, nel qual caso risulta necessaria una ventilazione forzata.
In realt ci sono anche problemi di natura dinamica. I problemi dinamici
pi comuni sono associati con lavvio e larresto del motore e con la capacit
del motore di continuare a funzionare durante disturbi transitori nel sistema
di alimentazione.
La Figura 5.14 mostra un motore asincrono normalmente utilizzato nelle
lavatrici domestiche.

Fig. 5.14: Motore asincrono adoperato per applicazioni domestiche.

6
La Macchina Sincrona

macchina sincrona un particolare tipo di macchina elettrica rotante


che ha velocit di rotazione rigidamente collegata alla frequenza
della grandezza elettrica collegata ai morsetti. Quando funziona
da generatore detta alternatore mentre quando funziona come motore
detta motore sincrono. Non esistono differenza fondamentali tra le due
condizioni e spesso la stessa macchina pu funzionare sia da alternatore che
da motore.
Solitamente linduttore posto nel rotore mentre lindotto posto nello
statore.
Il rotore pu essere liscio (in genere per un numero di coppie polari p 2)
oppure a poli salienti o sporgenti (in genere per p 3), come illustrato in
Figura 6.1.
A

Fig. 6.1: Schema di una macchina sincrona a poli lisci (a) e a poli salienti (b).

Lo statore a forma di corona cilindrica e viene realizzato in ferro lamellato


(poich linduzione variabile). Allinterno delle cave di indotto sono allog77

78

CAPITOLO 6. LA MACCHINA SINCRONA

Fig. 6.2: Esempio di una macchina sincrona di tipo industriale.

giate le matasse di indotto che collegate tra loro formano uno o tre avvolgimenti
di indotto (a seconda che la macchina sia monofase o trifase). I terminali degli
avvolgimenti sono connessi ai morsetti principali della macchina, che vanno
collegati ad una rete in regime sinusoidale monofase o trifase. Statore e
rotore di una macchina sincrona di tipo industriale, possono essere osservati
in Figura 6.2.
I valori nominali di una macchina sincrona individuano i livelli delle
principali grandezze con le quali si ottiene il funzionamento ottimale della
macchina. I principali valori nominali della macchina sincrona sono elencati
in Tabella 6.1. Tensione e corrente nominali di indotto hanno il significato di
Grandezza
Pn
Vn
In
fn
Ie
Ue
nn
m
Cn

Descrizione
potenza nominale [VA, W]
tensione nominale di indotto [V]
corrente nominale di indotto [A]
frequenza nominale [Hz]
corrente di eccitazione [A]
tensione di eccitazione [V]
velocit nominale di rotazione [giri/minuto]
velocit angolare di rotazione [radianti/secondo]
coppia nominale allalbero [Nm]

Tabella 6.1: Valori nominali per la macchina sincrona.

valori efficaci. Nel caso degli alternatori la potenza nominale ha significato


di potenza elettrica apparente erogata ed espressa in VA; nel caso dei
motori ha invece significato di potenza resa allalbero ed espressa in W.

6.1. PRINCIPIO DI FUNZIONAMENTO

79

Per i motori sincroni vale la seguente relazione


P n = Cn

2
n n = C n m
60

(6.1)

In pratica, comunque, i motori sincroni non sono molto usati. Innanzitutto


c il fatto che essi devono funzionare a velocit costante (a meno che non sia
disponibile una sorgente alternata a frequenza variabile) e che non possono
partire da soli. Inoltre, essi richiedono due sorgenti separate, una alternata e
una continua per lavvio.
Tutti questi svantaggi vengono superati dal motore asincrono, oggetto
del prossimo capitolo.

6.1

Principio di funzionamento

Il principio di funzionamento delle macchine in corrente alternata (AC)


consiste nella generazione di un campo magnetico rotante che provoca la
rotazione del rotore ad una velocit che dipende dalla velocit di rotazione
del campo magnetico.
Consideriamo una macchina sincrona trifase alimentate quindi da una
terna equilibrata e simmetrica con pulsazione pari alla frequenza di linea.
Le bobine in ciascun avvolgimento rotorico sono alimentate dalla corrente continua I esono sistemate in modo tale che la distribuzione di flusso
generata da ciascuna bobina sia approssimativamente sinusoidale (vedi
Figura 6.3). Tale distribuzione di flusso si pu ottenere sistemando opportunamente i gruppi di bobine di ciascun avvolgimento lungo la superficie del
rotore. Dal momento che le bobine sono spaziate, il flusso totale pu essere
ottenuto come somma dei singoli flussi degli avvolgimenti separati. Il flusso
totale, per un osservatore solidale con lo statore, varia sinusoidalmente
rispetto allangolo ed ha ampiezza costante:
B() = BM sin(p)

(6.2)

BM il valore massimo che si presenta in corrispondenza dellasse di simmetria di ciascun polo, detto asse polare, ove il traferro ha spessore minimo.
Linduzione si annulla in corrispondenza dellasse mediano tra due poli,
detto asse interpolare. Questa relazione simile alleq. (5.3) trovata per
la macchina asincrona. Di conseguenza, il rotore, tramite questa corrente continua che alimenta gli avvolgimenti di indotto, forma un magnete
permanente.
Inoltre, dato che la tensione di linea sinusoidale, lo sar anche la
corrente nelle bobine e quindi i flussi generati. Di conseguenza, seguendo
il procedimento visto al paragrafo 5.1 per la determinazione del campo
magnetico rotante, la distribuzione del flusso dovuto allo statore assume

80

CAPITOLO 6. LA MACCHINA SINCRONA

Fig. 6.3: Induzione al traferro nelle macchine sincrone a poli salienti.

lespressione:
3
Bt = BM cos(t p).
2

(6.3)

Il magnete permanete costituito dal rotore (che genera un campo sinusoidale), quindi immerso in un campo magnetico che varia anche esso sinusoidalmente. Ci si trover allora, nella situazione in cui i poli del magnete
saranno opposti a quelli generati dagli avvogimenti di statore e quindi generata una coppia che mette in rotazione il rotore (vedi Figura 6.4). Quando
il rotore superer leggermente questa posizione, trover la polarit dellelettromagnete invertita (per la sua natura sinusoidale) e sar nuovamente
respinto continuando la rotazione, e cos via.
Dal momento che il flusso risultante generato dalle correnti che scorrono nelle bobine, la velocit di rotazione del flusso deve essere collegata
alla frequenza delle correnti di fase . Quindi, in generale, la velocit di
rotazione del campo magnetico determinato dalla frequenza di eccitazione
f = 2 e dal numero di coppie polari p presenti nello statore, secondo la
relazione:
d

s =
= .
(6.4)
dt
p
Tale velocit si ottiene dalla (6.3) andando a determinare il legame tra t e

6.1. PRINCIPIO DI FUNZIONAMENTO

81

Fig. 6.4: Schema di principio di un motore sincrono.

per il quale largomento del coseno si mantiene costante, cio


d
(t p) = 0.
dt
La (6.4) mette in evidenza che la velocit di sincronismo la velocit a cui
ruoter la macchina (cio r = s ) e dipende solo dalla pulsazione delle
tensioni di eccitazione e dal numero delle coppie polari. In particolare si
vede come al crescere di p, diminuisca tale velocit, che vicina a quella di
funzionamento della macchina. Questo significa che il campo magnetico che
ruota elettromagneticamente nello statore e il campo magnetico che ruota
meccanicamente nel rotore devono restare sempre allineati. La velocit in
giri/min invece definita dalla relazione
ns =

120f
60f
=
,
2p
p

(6.5)

anche chiamata velocit sincrona.


Un ragionamento analogo pu essere riproposto per derivare il campo
magnetico rotante per una macchina a rotore liscio. In questo caso lo spessore
del traferro risulta costante lungo larco di ciascun polo.
Una caratteristica importante di una macchina elettrica sincrona la
capacit di generare una coppia elettromagnetica costante.
La struttura degli avvolgimenti la stessa a prescindere dal fatto che la
macchina sincrona sia un motore o un generatore. In un generatore la coppia
elettromagnetica una coppia di reazione che si oppone alla rotazione della
macchina: la coppia contro cui lavora il motore primo, cio quello che tiene
in movimento lasse della macchina. In un motore, al contrario, la tensione
rappresenta la forza controelettromotrice. Quindi la descrizione del campo
magnetico rotante che stata fatta, vale sia per lazione come motore che
come generatore.

82

CAPITOLO 6. LA MACCHINA SINCRONA

Fig. 6.5: Circuito elettrico di una fase dellavvolgimento statorico a) e rotorico b).
V0 la tensione continua di alimentazione degli avvolgimenti rotorici.

Fig. 6.6: Circuito equivalente magnetico del motore sincrono.

6.2

Il circuito equivalente e il bilancio energetico

Anche per il motore sincrono pu essere svolta unanalisi simile al motore asincrono trattato nel paragrafo 5.2. Si consideri perci una fase dellavvolgimento statorico e dellavvolgimento rotorico. Si consideri anche
la tensione continua V0 di alimentazione degli avvolgimenti rotorici. La
Figura 6.5 riporta il circuito equivalente elettrico dello statore e del rotore
del mostore sincrono. Qeusta volta, a differenza del paragrafo 5.2, i due
circuiti si rifereiscono alla stessa pulsazione .
Il circuito magnetico quindi riportato in Figura 6.6. Procedendo come
nel paragrafo 5.2, si ottiene dopo simili passaggi


1
1
1
2
ES = jNS
+
IS + jNS Nr Ir ,
R RS
R


(6.6)
1
1
1
+
Ir .
Er = jNS Nr IS + jNr2
R
R Rr
Questa volta le due equazioni si riferiscono alla stessa pulsazione e quindi
le (6.6) rappresentano un induttore mutuamente accoppiato di tipo classico.
Di conseguenza il circuito equivalente elettrico del motore sincrono riportato in Figura 6.7. Con riferimento alla Figura 6.7 e dal confronto con le (6.6),

6.2. IL CIRCUITO EQUIVALENTE E IL BILANCIO ENERGETICO

83

Fig. 6.7: Circuito equivalente elettrico del motore sincrono.

si ottengono i valori dei parametri caratteristici degli induttori mutuamente


accoppiati:


1
1
2
LS = NS
,
+
R RS


1
1
(6.7)
+
,
Lr = Nr2
R Rr
1
M = NS Nr .
R
Per il calcolo della coppia meccanica, si osservi che in questo caso, dato
che il rotore ruota alla velocit di sincronismo, la potenza meccanica coincide
con la potenza attiva ceduta al rotore. Di conseguenza vale:




1
1
1
1
2

Pm = PS = Re jNS
+
IS IS + jNS Nr Ir IS =
2
R RS
R
(6.8)
1
1
1

= NS Nr Im {Ir IS } = M Im {Ir IS } ,
2
R
2
Inoltre dallequilibrio della maglia rotorica di Figura 6.7, si ha
jM IS + (R + jLr )Ir = 0,
da cui ricavo
IS =

R + jLr
Ir ,
jM

(6.9)

(6.10)

che sostituita nella (6.8) fornisce


1
Pm = Rr |Ir |2 .
2

(6.11)

Dunque la coppia per il rotore che viaggia a velocit angolare m = s


vale
Pm
3 Rr
C=3
=
|Ir |2 .
(6.12)
m
2 s
Tale coppia costante (cio non dipende dal carico), dipende dalla velocit di sincronismo e dalla corrente che circola nellavvolgimento rotorico.

84

CAPITOLO 6. LA MACCHINA SINCRONA

Si ricordi che questa corrente proporzionale sia alla corrente alternata


di alimentazione della macchina che alla corrente continua che alimenta
lavvolgimento rotorico stesso. Variando quindi questa corrente continua
possibile variare la coppia meccanica generata.

6.3

Il generatore sincrono: lalternatore

In questa macchina lavvolgimento di campo sul rotore e il collegamento viene fatto per mezzo di spazzole. Il campo di rotore si ottiene per mezzo
di una corrente continua fornita allavvolgimento del rotore o mediante
magneti permanenti. Il rotore viene quindi collegato ad una sorgente di
potenza meccanica e ruota ad una velocit che supporremo costante. La

Fig. 6.8: Alternatore trifase a quattro poli.

figura 6.8 rappresenta un alternatore trifase a quattro poli, in cui i poli del
rotore sono generati da una configurazione a polo saliente avvolto e i poli
di statore sono il risultato di avvolgimenti inseriti nello statore secondo
larrangiamento semplificato mostrato in figura. Ognuna delle coppie di
avvolgimento contribuisce alla generazione dei poli magnetici. La distribuzione di flusso risultante tale che il flusso compie due cicli sinusoidali
lungo la circonferenza del traferro, secondo la (6.2). Si possono ovviamente
immaginare configurazioni con un numero maggiore di coppie polari.
Nellalternatore a quattro poli il flusso vedr due cicli completi in una
rotazione del rotore e, quindi, la tensione generata nelle bobine osciller ad
una frequenza doppia rispetto alla frequenza di rotazione. In generale tra i
gradi elettrici e (lo sfasamento) e i gradi meccanici m (rotazione), sussiste

6.3. IL GENERATORE SINCRONO: LALTERNATORE

85

la relazione:
e = pm

(6.13)

dove p il numero di coppie polari. In realt, la tensione su una bobina


della macchina percorre un ciclo ogni volta che attraversa una coppia di poli.
Quindi la frequenza della tensione generata da un generatore sincrono
f=

pn
60

(6.14)

dove n la velocit di rotazione in giri al minuto. Se invece la velocit viene


espressa in radianti al secondo, avremo
= pm

(6.15)

dove m la velocit di rotazione in radianti al secondo. Il numero di poli


di un generatore sincrono quindi determinato da due fattori: la frequenza
desiderata per la tensione generata e la velocit di rotazione del motore
primo. Da questo punto di vista c una notevole differenza, per esempio, tra
la velocit di un generatore a turbina e quella di un generatore idroelettrico,
pi lento.
Una delle applicazioni pi diffuse dellalternatore per caricare la batteria di unautomobile, dove tuttavia la tensione generata viene raddrizzata
per fornire potenza in continua. Comunque esistono anche alternatori in
grado di generare grandi potenza e che sono di grandi dimensioni come
illustrato dalla Figura 6.9.

Fig. 6.9: Alternatore per grandi potenze.

7
Le Macchine in Corrente Continua

I
7.1

brevemente di seguito i principi base del funzionamento delle macchine elettriche in corrente continua.

NTRODUCIAMO

Principio di funzionamento

Consideriamo il circuito di Figura 7.1 dove su una rotaia immersa in un


campo B e priva di attrito posta una barra conduttrice. Se alimentiamo la
rotaia con tensione v continua tale da imporre sulla barra la corrente i sulla
barra viene impressa una forza F data dalla relazione
dF = idl B

(7.1)

dove l rappresenta un vettore (rettilineo) parallelo alla barra scorrevole e il


simbolo rappresenta il prodotto vettoriale.
Dalla semplice geometria dello schema il valore della forza risulta quindi
pari a F = IlB.
Consideriamo ora, con riferimento alla Fig. 7.2, una o pi spire immerse
in un campo magnetico con densit B.
Il dispositivo si compone di: uno statore (in figura a magnete permanente), che crea il flusso magnetico di induzione B; un rotore che porta
gli avvolgimenti (o armatura); un commutatore meccanico, costituito da
un collettore a segmenti fra di loro isolati e da una coppia di spazzole. Per
semplicit nella figura sono rappresentate due sole spire del rotore, una
disegnata a linea blu e laltra a linea rossa. Le spire fanno capo ciascuna a
due segmenti opposti del collettore.
Applicando alle spazzole la tensione di armatura Va , con la polarit
indicata, viene fatta circolare nella spira a una corrente di armatura Ia . Per
la relazione (dF = idl B), il conduttore percorso da corrente e immerso in
un campo magnetico sede di una forza perpendicolare al conduttore stesso
87

88

CAPITOLO 7. LE MACCHINE IN CORRENTE CONTINUA

Fig. 7.1: Semplice macchina cc: barra scorrevole immersa in un campo magnetico
su una rotaia conduttrice.

e alle linee di campo. I due lati della spira disposti lungo lasse sono quindi
soggetti ad una coppia che tende a far ruotare la spira in verso antiorario,
nel caso illustrato.
Il fenomeno pu anche essere visto come una interazione fra il campo
prodotto dal magnete permanente ed il campo generato dalla corrente Ia ,
(perpendicolare alla spira). Poich polarit dello stesso tipo si respingono
mentre si attraggono polarit di tipo opposto, la spira risulta soggetta ad
una coppia che tende a farla ruotare in verso antiorario e che vale
C = kBI sin

(7.2)

dove k una costante che dipende dalla geometria della bobina e langolo
tra B e la normale al piano della bobina.
La coppia, che massima in corrispondenza della posizione della spira
illustrata nel disegno, tende a diminuire fino ad annullarsi dopo una rotazione della spira di 90 . Il collettore per, dopo aver alimentato la spira
blu, fa una rotazione di 90 a cavallo della posizione illustrata nel disegno e
commuta lalimentazione alla spira rossa, che diviene a sua volta sede di
una coppia avente lo stesso verso della precedente.
In definitiva ogni 90 di rotazione la corrente viene commutata da una
spira allaltra sicch la coppia, pur non rimanendo costante, mantiene sempre lo stesso verso. In pratica le spire sono in numero molto elevato, sicch la
coppia risulta sostanzialmente costante e la rotazione del motore uniforme.

7.2. LE CONFIGURAZIONI DELLE MACCHINE IN CONTINUA

89

Fig. 7.2: Coppia di forze agenti su una spira percorsa da corrente Ia immersa in
in un campo con densit B.

7.2

Le configurazioni delle macchine in continua

Nelle macchine in corrente continua leccitazione di campo che fornisce


la corrente di magnetizzazione pu essere talvolta fornita da una sorgente
esterna, nel qual caso la macchina si dice essere eccitata separatamente
Lo schema circuitale del collegamento illustrato in Figura 7.3. Ma pi

Fig. 7.3: Macchina in continua a eccitazione separata.

spesso leccitazione di campo viene derivata dalla tensione di armatura e la


macchina si dice essere auto-eccitata. Questa seconda soluzione non richiede

90

CAPITOLO 7. LE MACCHINE IN CORRENTE CONTINUA

luso di una sorgente separata per leccitazione di campo al contrario di una


macchina eccitata separatamente, e quindi viene preferita.
Nel caso di auto-eccitazione un metodo utilizzato per fornire leccitazione di campo consiste nel collegare il campo in parallelo con larmatura. Dal
momento che lavvolgimento di campo solitamente ha una resistenza molto
pi alta del circuito di armatura, questo collegamento non sottrarr troppa
corrente dallarmatura. Inoltre un resistore in serie pu essere aggiunto al
circuito di campo per regolare la corrente di campo indipendentemente dalla
tensione di armatura. Questa configurazione detta macchina collegata in
derivazione ed illustrata in Figura 7.4. Un altro schema di auto-eccitazione

Fig. 7.4: Macchina in continua con collegamento in derivazione.

per una macchina in corrente continua, consiste nel collegare il campo in


serie con larmatura, costituendo cos una macchina collegata in serie, mostrata in Figura 7.5. In questo caso lavvolgimento di campo sosterr lintera
corrente di armatura, per cui la bobina di campo deve avere bassa resistenza.
Questa configurazione viene usata di rado per i generatori, dal momento
che la tensione generata e la tensione di carico differiscono sempre per la
caduta di tensione sulla bobina di campo, che cambia con la corrente di
carico.
Un terzo tipo di macchina in continua quella a collegamento composto,
che consiste in una combinazione delle configurazioni in derivazione e in
serie.

7.3

Modelli delle macchine in continua

Quando si stabilisce una eccitazione di campo, un flusso magnetico


viene generato dalla corrente di campo If . Dallequazione (7.2) sappiamo
che la coppia che agisce sul rotore proporzionale al prodotto del campo

7.3. MODELLI DELLE MACCHINE IN CONTINUA

91

Fig. 7.5: Macchina in continua con collegamento in serie.

magnetico per la corrente nel filo che porta il carico. Questultima corrente
la corrente di armatura Ia . Assumendo che, grazie al commutatore, langolo
di coppia sia mantenuto molto vicino a 90 , per cui sin
= 1, otteniamo la
seguente espressione per la coppia in una macchina in continua
C = kT Ia

(7.3)

La potenza meccanica generata (o assorbita) pari al prodotto della coppia


della macchina per la velocit meccanica di rotazione m rad/s ed quindi
data da
Pm = m C = m kT Ia
(7.4)
Ricordando ora che la rotazione dei conduttori dellarmatura nel campo
generato dalleccitazione di campo causa una forza contro-elettromotrice
Eb in una direzione che si oppone alla rotazione dellarmatura, che data da
Eb = ka m

(7.5)

dove ka viene detta costante di armatura ed determinata dalla geometria


e dalle propriet magnetiche della struttura. La tensione Eb rappresenta
la contro-tensione nel caso di un motore e la tensione generata nel caso
di un generatore. Quindi la potenza elettrica dissipata (o generata) dalla
macchina data dal prodotto della forza contro-elettromotrice per la corrente
di armatura:
Pe = Eb Ia
(7.6)
Le costanti kT e ka nelle (7.3) e (7.5) dipendono da fattori geometrici, come
le dimensioni del rotore e il numero di spire nellavvolgimento di armatura
e delle propriet del materiale magnetico. Nel caso di conversione ideale

92

CAPITOLO 7. LE MACCHINE IN CORRENTE CONTINUA

dellenergia Pm = Pe , per cui vale ka = kT . In generale, assumeremo una


tale conversione ideale dellenergia. La costante ka data da
ka =

pN
M

(7.7)

dove p il numero di coppie polari, N il numero di spire per bobina e M


il numero di percorsi paralleli nellavvolgimento di armatura.
Il modello circuitale di una macchina in corrente continua pu essere
rappresentata come in Figura 7.6 per il funzionamento come motore, e come
in Figura 7.7 per il funzionamento come generatore.

Fig. 7.6: Circuito equivalente della macchina in corrente continua usata come
motore.

Fig. 7.7: Circuito equivalente della macchina in corrente continua usata come
generatore.

Per distinguere tra questi due diversi modi di funzionamento importante notare la direzione di riferimento per il flusso di corrente nellarmatura
e per la coppia sviluppata. Leccitazione di campo mostrata come una
tensione Vf che genera una corrente di campo If che passa attraverso il resistore variabile Rf e attraverso la bobina di campo Lf . Il resistore variabile
consente la regolazione delleccitazione di campo. Il circuito di armatura,

7.3. MODELLI DELLE MACCHINE IN CONTINUA

93

daltra parte, consiste di una sorgente di tensione che rappresenta la forza contro-elettromotrice Eb , la resistenza di armatura Ra e la tensione di
armatura Va .
Questo modello vale sia per il generatore che per il motore. Quando
Va < Eb , la macchina funziona come un generatore (Ia esce dalla macchina); quando Va > Eb , la macchina funziona come motore (Ia entra nella
macchina). Quindi, con riferimento alla Figura 7.6 e Figura 7.7, il funzionamento di una macchina in corrente continua nel caso stazionario (e quindi
gli induttori sono sostituiti da corto circuiti), viene descritta dalle seguenti
equazioni:
If +

Vf
=0
Rf

(7.8)

Va Ra Ia Eb = 0
quando funziona come motore, e
If +

Vf
=0
Rf

(7.9)

Va + Ra Ia Eb = 0
quando funziona come un generatore.
Il modello circuitale appena introdotto consente di descrivere il comportamento dinamico della macchina, per mezzo delle seguenti due equazioni
dinamiche:
dIa (t)
Eb (t) = 0
dt
dIf (t)
Vf (t) Rf If (t) Lf
=0
dt

Va (t) Ra Ia (t) La

(7.10)

Queste equazioni possono essere collegate al funzionamento della macchina


in presenza di un carico. Se assumiamo che il motore sia rigidamente connesso a un carico inerziale con momento di inerzia J e che le perdite per
attrito nel carico siano rappresentate da un coefficiente di attrito viscoso b,
allora la coppia sviluppata dalla macchina pu essere scritta nella forma
C(t) = CL + bm (t) + J

dm (t)
dt

(7.11)

dove CL la coppia di carico. Tipicamente CL o costante o funzione della


velocit m del motore. Poich la coppia collegata alle correnti di armatura
e di campo, tramite lequazione (7.3) si ottiene
ka Ia (t) = CL + bm (t) + J

dm (t)
dt

(7.12)

94

CAPITOLO 7. LE MACCHINE IN CORRENTE CONTINUA

Nel caso di macchine a eccitazione separata possibile una ulteriore semplificazione, dal momento che il flusso determinato da una eccitazione di
campo separata, per cui
=

Nf
If = kf If
R

(7.13)

dove Nf il numero di spire nella bobina di campo, R la riluttanza della


struttura e If la corrente di campo.

7.4

Generatori di corrente continua

Per analizzare le prestazioni di un generatore di corrente continua, sarebbe utile avere una caratteristica a circuito aperto in grado di predire
la tensione generata quando la macchina viene fatta ruotare alla velocit
costante m da un motore primo. Larrangiamento usuale quello di comandare la macchina alla velocit nominale per mezzo di un motore primo
e poi, senza carico collegato ai morsetti terminali, la tensione di armatura
viene registrata mentre la corrente di campo viene fatta salire da zero ad un
valore sufficiente per produrre una tensione di armatura superiore a quella
nominale. Dal momento che i terminali di carico sono in circuito aperto
Ia = 0 e Eb = Va , mentre dal momento che ka = Eb /m , la curva di
magnetizzazione rende possibile determinare il valore ka corrispondente
ad una data corrente di campo If per la velocit nominale. La Figura 7.8

Fig. 7.8: Curva di magnetizzazione per una macchina in corrente continua.

mostra una tipica curva di magnetizzazione. Si noti che la tensione di armatura diversa da zero anche quando non c corrente di campo. Questo
fenomeno dovuto alla magnetizzazione residua del nucleo magnetico. Le

7.5. MOTORI IN CORRENTE CONTINUA

95

curve tratteggiate di Figura 7.8 sono dette curve della resistenza di campo
e rappresentano la tensione che compare nellavvolgimento di campo pi il
resistore variabile (reostato Rf , vedi Figura 7.7) in funzione della corrente di
campo. Quindi la pendenza della linea pari alla resistenza Rf del circuito
di campo.
Il funzionamento di un generatore di corrente continua pu essere capito facendo riferimento alla curva di magnetizzazione. Appena larmatura
viene collegata attraverso il circuito in derivazione (shunt) costituito dallavvolgimento di campo pi il reostato, una corrente inizia a fluire attraverso
lavvolgimento e far aumentare la f.e.m. sullarmatura. Questo processo
continua fino a quando le due curve si incontrano, ossia sino a che la corrente che passa nellavvolgimento di campo esattamente quella necessaria a
indurre la f.e.m.. Cambiando la regolazione del reostato il punto di funzionamento allintersezione delle due curve pu essere spostato e il generatore
pu essere regolato in modo da fornire diverse tensioni.
Con riferimento alla Figura 7.7, le equazioni che descrivono il comportamento dalla macchina in corrente continua come generatore sono le
seguenti:
Eb = ka m
P
Eb Ia
C=
=
= ka Ia
m
m
Va = Eb Ra Ia

7.5

(7.14)

Motori in corrente continua

I motori in corrente continua sono ampiamente utilizzati in applicazioni


che richiedono un accurato controllo della velocit, per esempio, nei servosistemi. Avendo sviluppato un modello circuitale e un metodo di analisi per i
generatori in corrente continua, possiamo estendere questi risultati al caso
dei motori in corrente continua, dal momento che questi non sono altro che
generatori in cui ingresso e uscita si scambiano di ruolo.
Le equazioni che governano il comportamento di un motore in corrente
continua sono simili a quelle del generatore e, con riferimento alla Figura
7.6, sono:
Eb = ka m
Eb Ia
P
C=
=
= ka Ia
m
m
Va = Eb + Ra Ia

(7.15)

Notate che lunica differenza tra la (7.14) e la (7.15) consiste nellultima


equazione, dove la tensione di sorgente ora pari alla somma delle f.e.m. e
della caduta di tensione sulla resistenza di armatura.

96

7.5.1

CAPITOLO 7. LE MACCHINE IN CORRENTE CONTINUA

Il motore in derivazione (shunt)

In un motore a derivazione la corrente di armatura si calcola, a partire


dalla tensione di alimentazione Vs , come
Ia =

Vs ka m
Ra

(7.16)

Una espressione alternativa per la corrente di armatura Ia data anche dalla


equazione (7.15), cio C = ka Ia , per cui
Ia =

C
ka

(7.17)

E quindi possibile mettere in relazione la coppia con la velocit del motore,


tramite le equazioni (7.16) e (7.17):
C
Vs ka m
=
ka
Ra

(7.18)

Lequazione (7.18) descrive la caratteristica stazionaria coppia-velocit del


motore in derivazione. Osserviamo che se Vs , ka , e Ra sono fissate, allora
dalleq. (7.18) la velocit del motore direttamente collegata alla corrente di
armatura.
Consideriamo ora il caso in cui il carico applicato al motore venga improvvisamente aumentato, provocando una caduta di velocit del motore.
Quando la velocit del motore diminuisce la corrente di armatura cresce,
secondo la eq. (7.16). La corrente di armatura in eccesso fa s che il motore sviluppi una coppia addizionale, secondo leq. (7.17) sino a che non
si raggiunge un nuovo equilibrio tra la maggior corrente di armatura, la
coppia sviluppata e la minor velocit di rotazione. Il punto di equilibrio
determinato dal bilancio della potenza meccanica ed elettrica, secondo la
relazione
EB Ia = Cm
(7.19)
Quindi il motore in corrente continua in derivazione reagir a variazioni
del carico modificando la sua velocit di rotazione in modo da preservare
lequilibrio delle potenze. La curva coppia-velocit del motore in derivazione si pu ottenere riscrivendo lequazione (7.16) che collega la velocit alla
corrente di armatura:
m =

Vs Ra Ia
Vs
Ra C
=

ka
ka (ka )2

(7.20)

Per interpretare lequazione (7.20) si pu iniziare a considerare il motore


funzionante alla velocit e alla coppia nominali. Quando la coppia di carico
diminuisce, anche la corrente di armatura diminuir, provocando un aumento della velocit in accordo con la (7.20). Laumento della velocit dipende

7.5. MOTORI IN CORRENTE CONTINUA

97

dalla grandezza della caduta di tensione Ra Ia sulla resistenza di armatura.


La variazione di velocit sar dello stesso ordine di grandezza di questa
caduta (tipicamente del 10%). Questo corrisponde ad una regolazione della
velocit abbastanza buona, il che costituisce una interessante caratteristica
dei motori in corrente continua in derivazione.
Un ragionamento analogo pu essere fatto se la coppia di carico aumenta.

Bibliografia

[1] A. E. Fitzgerald, C. JR. Kingsley, and A. Kusko. Macchine Elettriche.


Franco Angeli, 2005.
[2] M. Guarnieri and A. Stella. Principi ed Applicazioni di Elettrotecnica,
volume 1 e 2. Edizioni Progetto Padova, Padova, 2003.
[3] P. C. Krause. Analysis of Electric Machinery. McGraw-Hill, 1986.
[4] F. Martinelli and M. Salerno. Fondamenti di Elettrotecnica, volume 1 e 2.
Edizioni Siderea, Roma, 2 edition, 1995.
[5] G. Martinelli. Circuiti magnetici, Trasformatore, Motore Asincrono (Appunti
delle lezioni). Siderea, Roma, 1994.
[6] G. Rizzoni. Elettrotecnica - Principi e applicazioni. McGraw-Hill, 2 edition,
Gennaio 2008.
[7] E. G. Strangas. Notes for an Introductory Course On Electrical Machines and
Drives. MSU Electrical Machines and Drives Laboratory, 2005. Available on line: http://www.egr.msu.edu/ fzpeng/ECE320/ECE320-NotesPart1.pdf.

99

Indice analitico

Albero, 34
Alternatore, 77, 84
Ampre, 4
Esperienza, 8
Anelli, 35
Archi Porta-spazzole, 35
Armatura
Corrente di, 87
Tensione di, 87
Asse
Interpolare, 79
Polare, 79
Auto-eccitazione, 89
Autotrasformatori, 37
Avviamento, 68
Avvolgimenti, 37
Avvolgimenti di Indotto, 78
Bilancio
Energetico, 63
Biot-Savart, 9
Bobine
di Eccitazione, 33
Campo
Conservativo, 6
Elettrico, 6
Induzione Magnetica, 8
Irrotazionale, 6
Magnetico, 10

Campo di Induzione Magnetica, 8


Campo Elettrico, 6
Campo Magnetico
Rotante, 55, 79
Canali
Radiali, 34
Canali Radiali, 34
Caratteristica
Meccanica, 65, 66
Carcassa, 34
Carica, 1
Conservazione, 2
Densit Superficiale, 2
Densit Volumetrica, 2
Ccostante Dielettrica, 5
Ciclo
di Funzionamento, 75
Circuitazione, 7
Collegamento
Composto, 90
in Derivazione, 90
in Serie, 90
Collettore, 87
Commutatore Meccanico, 87
Conducibilit, 11
Conduzione, 3
Conservazione
Carica, 2
Contatti Striscianti, 35
101

102
Coppia, 55, 88
DC, 91
di Operazione, 75
di Spunto, 67
Iniziale, 75
Meccanica, 64, 65, 83
Coppie
Polari, 55
Coppie Polari, 34
Corrente, 2
Densit, 5
di Armatura, 87
di Conduzione, 3
Correnti, 1
Costante
di Armatura, 91
Coulomb, 1
Legge di, 5
Curva
della Resistenza di Campo, 95
di Magnetizzazione, 94
Cuscinetti, 34
Densit di Corrente, 5
Densit Superficiale di Carica, 2
Densit Volumetrica di Carica, 2
Dielettrico
Costante, 5
Permittivit, 5
Eccitazione
Separata, 89
Equazioni
Maxwell, 11
Esperienza di Ampre, 8
Faraday
Legge di, 7
FEM, 7
Indotta, 10
Ferro Lamellato, 34
Flusso di Induzione, 9
Flusso Polare, 33
Forza
Contro-elettromotrice, 91

INDICE ANALITICO
Magneto-motrice, 60
Forza Elettromotrice, 7
Gabbia di Scoiattolo, 54
Generatore, 31
Gradi
Elettrici, 84
Meccanici, 84
Heaviside, 11
Indotto, 33, 35
Induttore, 33, 34
Induttori
Mutuamente Accoppiati, 46
Induzione
Elettromagnetica, 10
Flusso, 9
Induzione Elettromagnetica, 10
Intensit di Corrente Istantanea, 3
Intervallo
di Velocit, 75
Intraferro, 18
Lavoro, 6
Legge
Ampre, 10
Biot-Savart, 9
Continuit, 5
della Circuitazione, 10
di Coulomb, 5
Faraday-Henry, 10
Faraday-Neumann, 10
Lenz, 10
Legge di Continuit, 5
Legge di Faraday, 7
Macchina
Composta, 90
in Derivazione, 90
in Serie, 90
Macchina a Induzione, 53
Macchina Asincrona, 53
Macchina Sincrona, 77
Macchine Elettriche

INDICE ANALITICO
cc, 87
Corrente Continua, 87
Magneti Permanenti, 33
Magnetizzazione, 94
Residua, 94
Matasse di Indotto, 78
Maxwell, 11
Equazioni, 11
Motore, 31
Primo, 81
Motore Sincrono, 77
Nucleo
Ferromagnetico, 34
Pacchi, 34
Passo
Polare, 55
Permeabilit Magnetica, 8
Permittivit Dielettrica, 5
Poli, 33, 34
Salienti, 77
Sporgenti, 77
Potenza Meccanica, 91
Potenziale, 8
Magnetico, 15
Pozzi, 5
Prodotto Vettoriale, 87
Prova
a Vuoto, 45
in Cortocircuito, 45
Regime
Velocit Costante, 68
Regola
Mano Destra, 9
Rendimento, 36, 64
Reostato, 95
Riluttanza, 54
Riscaldamento, 76
Rotante
Campo Magnetico, 55
Rotore, 6, 33, 87
a Gabbia di Scoiattolo, 54
Avvolto, 54

103
Liscio, 77
Scorrimento, 53, 58
Scudi di Estremit, 34
Semipasso Polare, 35
SI, 1
Sistema Internazionale, 1
Sistemi
Trifase, 48
Solenoidale, 5
Sorgenti, 5
Spazzole, 35, 87
Spira, 88
Statore, 33, 87
Tensione, 1, 6
di Armatura, 87
Magnetica, 15
Tesla, 9
Traferro, 18, 34, 55
Trasformatore, 37
di Potenza, 37
Ideale, 46
Trifase, 48
Valori Nominali, 38, 78
Variazione
di Velocit, 75
Velocit
di Sincronismo, 57, 81
Velocit Sincrona, 81
Volt, 6
Weber, 8, 9

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