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Con
queste
parole
dello
Zaratustra
Mazzino
Montinari,
l'amico
e
collaboratore
per
l'Edi-
zione
critica
di
Nietzsche,
onorava
Giorgio
Colli
nel
convegno
di
Pisa
dell'83.
Allora
era-
vamo
riuniti
a
Pisa
intorno
a
nostra
madre,
Anna
Maria.
Giorgio
Colli,
come
ben
racconta
nostra
madre
in
un
breve
scritto
in
sua
memoria,
che
ora
di
nuovo
si
pu
leggere
nel
sito
dell'Archivio
Colli,
alternava
periodi
di
lavoro
pi
solitario
a
periodi
volti
invece
alle
sue
azioni
culturali
verso
l'esterno.
Non
era
per
mai
del
tutto
solo.
La
nostra
era
una
casa
molto
aperta.
Varie
costellazioni
di
amici
si
sono
succedute
nella
sua
vita:
gli
amici
di
Torino
della
seconda
met
degli
anni
trenta,
proprio
nel
periodo
in
cui
lavorava
ai
suoi
primi
scritti;
gli
amici
e
gli
allievi
del
Liceo
Machiavelli
di
Lucca,
dove
insegn
fino
al
'49;
poi
i
diversi
editori
e
i
tanti
col-
laboratori;
poi
ancora
le
varie
generazioni
degli
allievi
dell'Universit
di
Pisa,
molti
dei
1
Intervento
presentato
al
Simposio
"Il
giovane
Colli"
(Lerici,
26
gennaio
2013),
organizzato
da
Angelo
Tonelli
con
l'appoggio
della
Citt
di
Lerici.
Questo
intervento
svolge
il
mio
articolo,
assai
pi
breve,
che
porta
lo
stesso
titolo
ed
apparso
in
"Libere
luci",
anno
2012,
numero
3,
p.
4.
2
G.
Colli,
La
ragione
errabonda,
p.
126.
quali
appassionati
di
filosofia,
che
tuttora
gli
sono
fedeli.
E
se
ne
aggiungono
sempre
di
nuovi
che
lavorano
su
Colli
e
che
sempre
hanno
avuto
l'appoggio
di
Enrico
(e
ancora
si
rivolgono
a
tutti
noi).
Al
sopraggiungere
della
sua
morte
improvvisa
nel
'79,
nostro
padre
era
nel
pieno
del
lavoro
sui
frammenti
di
Eraclito.
Enrico,
allora
giovane
e
immerso
nella
sua
attivit
di
architetto,
non
indugi:
subito
dette
inizio
a
una
difficilissima
corsa
attraverso
e
contro
il
tempo
per
far
rivivere
le
carte
non
pubblicate
di
Colli.
Nel
1982
fece
uscire
La
ragione
errabonda,
un
grosso
diario
di
pensieri
scritti
nel
giro
di
vent'anni
dal
'55
al
'75,
che,
di-
ceva
nostro
padre,
conteneva
cose
notevoli.
In
questo
diario
si
trova
molto
materiale
preparatorio
di
grande
aiuto
per
capire
meglio
i
libri
pubblicati
poi
da
Giorgio
stesso,
soprattutto
Filosofia
dell'espressione
e
Dopo
Nietzsche.
In
seguito
Enrico,
procedendo
nel
corso
della
propria
vita,
torna
invece
indietro
nel
tempo
degli
scritti
di
Giorgio,
come
pure
nel
tempo
dei
pensatori
da
lui
trattati.
A
La
ragione
errabonda
segue
nel
1988
la
riedizione
di
Physis
(La
natura
ama
nasconder-
si),
un
libro
sui
Presocratici,
uscito
la
prima
volta
nel
'48.
Poi
seguono
le
lezioni
universi-
tarie
su
Zenone
di
Elea
(1998)
e
su
Gorgia
e
Parmenide
(2003),
tenute
alla
met
degli
anni
'60,
che
trattano
di
dialettica,
di
logica
e
di
retorica
e
che
sono
importanti
per
stu-
diare
il
confronto
di
Colli
con
Aristotele.
Poi
ancora
il
Platone
politico
(2007)
e
Filosofi
sovrumani
(2009),
scritti
nel
'37
e
nel
'39.
E
infine
(2010)
Apollineo
e
dionisiaco,
che
rac-
coglie
altri
scritti
degli
anni
dal
'38
al
'40
e
che
si
divide
in
due
parti:
la
Einleitung
(che
era
gi
stata
pubblicata
fuori
commercio
da
Stefano
Busellato
in
occasione
del
convegno
su
Colli,
organizzato
da
Giuliano
Campioni
a
Pisa
nel
2004)
e,
di
seguito,
una
raccolta
di
scritti
varii
sempre
su
tematiche
greche,
e,
anche
al
di
l
dei
Greci,
sull'arte
figurativa
del
Rinascimento
e
sulla
musica
(per
esempio
su
Beethoven).
Quindi,
in
una
sorta
di
figura
chiastica,
gli
ultimi
libri
pubblicati
da
Enrico,
non
pi
cos
giovane,
sono
i
primi
che
Gior-
gio
ha
scritto
da
giovane.
Ma
cos,
proprio
nell'essere
e
rimanere
giovani
di
mente
e
di
cuore,
che
i
due
si
ritrovano.
Soltanto
il
Platone
politico
(questo
nuovo
titolo
coniato
sinteticamente
da
Enrico)
era
gi
uscito
nel
'39,
come
articolo
a
s
stante,
col
titolo
Lo
sviluppo
del
pensiero
politico
di
Platone,
parallelamente
alla
discussione
della
tesi
di
laurea.
Ma
la
prima
stesura
di
que-
sto
scritto,
come
risulta
dalle
carte
inedite,
risale
al
'37.
Nel
Platone
politico,
si
avverte
una
grecit
pi
consueta
rispetto
a
quella
di
Filosofi
sovrumani,
un
metodo
pi
analitico
e
storico,
molto
stringente.
Ha
un
gran
peso
la
ricostruzione
biografica
di
Platone,
che
si
basa
anche
sulla
lettura
della
settima
lettera
(ritenuta
autentica);
si
mette
in
evidenza
la
volont
di
conoscere
di
Platone
nella
comunit
e
per
la
comunit,
in
uno
sforzo
politico
volto
verso
l'esterno.
Colli
pensa
qui
di
poter
spiegare
storicamente
le
varie
incongruen-
ze
del
percorso
platonico,
le
sue
diverse
visioni
del
mondo
e
soluzioni
politiche.3
Ma,
accanto
alla
passione
politica,
si
intravede
anche
il
contrappunto
dell'interiorit
e
il
forte
contrasto
in
Platone
fra
reale
e
ideale.
Un
passo
famoso
della
settima
lettera
che
riguar-
da
la
suprema
conoscenza
intuitiva
posto
come
motto
all'inizio
dell'attuale
Platone
politico.
Dice
il
passo:
3
Ben
pi
complesso
quanto
scriver
Colli
in
Filosofia
dell'espressione
nel
capitoletto
intitolato
Considera-
zioni
sui
mondi
della
storia.
Cfr.
p.
es.
ibid.,
p.
167-170:
"...La
storia
cos
una
finzione
molteplicemente
mediata,
costruita
su
espressioni
astratte,
in
cui
l'elemento
verbale
predomina
su
tutto
il
resto...".
"Non
vi
un
mio
scritto
intorno
a
queste
dottrine,
n
mai
vi
sar.
Infatti,
questo
concetto
non
esprimibile
come
gli
altri
insegnamenti,
ma
dopo
molte
discussioni
in
comune
su
di
esso
e
dopo
una
vera
comunione
di
vita
improvvisamente,
come
una
luce
accesa
da
palpitanti
faville,
nasce
nell'anima
e
allora
cresce
nutrendo
se
stesso."
(Plat.,
Lettera
VII,
341
c-d)
Nel
luglio
del
'39,
in
forma
leggermente
variata
questo
scritto
del
'37
va
a
costituire
una
delle
parti
della
tesi
che
Colli
discusse
a
Torino,
intitolata
nel
suo
insieme
Politicit
elle-
nica
e
Platone
cio
la
parte
mediana.
Nel
frattempo
Colli
aveva
approfondito
la
lettura
dei
precursori
di
Platone,
dei
cosiddeti
"Presocratici",
indagato
i
loro
frammenti,
la
loro
interiorit
"dionisiaca",
le
loro
dottrine
e
possibilit
"politiche"
e
aveva
letto
Nietzsche,
soprattutto
il
giovane
Nietzsche
filologo
il
Nietzsche
ancora
un
po'
schopenhaueriano
della
Nascita
della
tragedia
e
della
Filoso-
fia
nell'epoca
tragica
dei
Greci.
E
gi
allora
conosceva
anche
lo
Zaratustra.
Ed
nella
prima
parte
della
tesi,
scritta
nel
'39,
che
spicca
l'ampiamento
delle
vedute
di
Colli,
e
gi
si
delinea
il
suo
confronto
con
Nietzsche,
non
tanto
ancora
direttamente
con
i
termini
"apollineo"
e
"dionisiaco",
quanto
con
l'interiorit
che
Nietzsche
esprimeva
so-
prattutto
nei
suoi
scritti
giovanili,
nei
frammenti
preparatori
e
nelle
lettere
agli
amici.
In
questa
prima
parte,
che
fin
dall'inizio
porta
il
titolo
Filosofi
sovrumani,
irrompono
le
in-
dividualit
di
quegli
antichi
filosofi,
anteriori
a
Platone,
che
hanno
alle
spalle
uno
sfondo
sapienziale
e
mistico,
quando
pi
della
parola
scritta
contava
la
tradizione
orale.
Essi
si
esprimono
in
frasi
brevi,
folgoranti,
che
rievocano
l'immediatezza.
Giustamente
Enrico
ha
pubblicato
separatamente
i
due
scritti,
sia
perch
concepiti
a
due
anni
di
distanza,
sia
per
il
tono
diverso,
che
rimane
tale,
nonostante
i
tentativi
di
raccordo
fra
le
parti.
Questi
passi
di
raccordo
si
possono
ritrovare
nelle
varianti
riportate
nelle
note
di
Enrico.
In
appendice
si
trovano
anche
interessanti
piani
sommari
scritti
in
epoche
diverse.
Cito
come
esempio
un
brano
di
una
variante,
riportata
in
nota,
che
compare
soltanto
nel
manoscritto
della
tesi
all'inizio
della
seconda
parte
su
Platone,
invece
di
quanto
leggia-
mo
oggi
all'inizio
di
Platone
politico,
scritta
quindi
nel
'39
e
non
nel
'37
(cfr.
Platone
poli-
tico,
nota
4,
p.
141-42)
:
"Abbiamo
sin
qui
esaminato
in
modo
molto
generale,
in
che
cosa
consista
la
politicit
dei
pensa-
tori
greci,
e
soprattutto
di
Platone,
quale
sia
in
loro
il
rapporto
tra
teoretico
e
pratico,
in
che
sen-
so
cio
le
conoscenze
che
intimamente
essi
raggiungono,
determinino
un
comportamento
mora-
le
e
politico
verso
gli
uomini.
Le
loro
opere,
i
loro
sistemi
filosofici,
hanno
qualcosa
di
estrema-
mente
caratteristico
che
li
differenzia
da
tutto
ci
che
di
filosofico
stato
scritto
in
seguito,
e
questo
qualcosa
un
fondamentale
impulso
alloggettivazione,
che
opera
in
modo
da
trasforma-
re
in
visivo
e
razionale
quanto
nasca
in
loro
come
sentimento."
Questo
impulso,
che
in
fondo
esiste
in
ogni
filosofo,
e
in
genere
in
ogni
creatore,
in
quanto
in
ogni
forma
di
espressione
mira
in
qualche
modo
ad
agire
sugli
altri
uomini,
solo
tra
i
Greci
as-
sume
un
valore
essenziale
e
solo
riguardo
ad
essi
pu
essere
definito
come
politicit
e
studiato
come
tale.
[.....
]
La
conoscenza
pi
profonda
sta
nel
loro
animo
come
vissutezza
e
comprensione
universale
della
vita,
il
loro
sistema
filosofico
invece
l'educazione
che
essi
impartiscono
agli
uomini
e
questa
attivit
creativa
per
essi
l'adempimento
verso
la
loro
citt
di
un
compito
poli-
tico."
Politica
in
senso
pi
alto,
sostiene
Colli
in
Filosofi
sovrumani
ogni
forma
di
espressione,
ogni
estrinsecazione
nella
vita
in
generale,
e
anche
nella
polis
della
propria
personalit.
Questo
particolare
tratto
"politico"
comune
a
molti
degli
antichi
sophoi,
a
Talete
di
Mi-
leto,
anche
all'ateniese
Solone,
a
Pitagora
di
Metaponto,
Parmenide
di
Elea,
Empedocle
di
Agrigento.
Nel
caso
di
Empedocle
per,
ci
non
lo
porta
a
esplicare
un'attivit
limitata
soltanto
alla
polis,
il
suo
slancio
infinito
infatti
non
ammette
costrizioni
(Filosofi
sovru-
mani,
p.
71-72).
Nelle
grandi
personalit
dei
Presocratici
Colli
vede
a
questo
punto
il
contrasto
tra
pura,
forte
interiorit
che
li
spinge
al
misticismo,
che
gi
qui
si
pu
chiamare
"dionisiaco",
o
iniziatico
in
senso
conoscitivo,
e
l'impulso
pi
"apollineo"
ad
esprimersi
verso
l'esterno
e
in
questo
senso
politicamente
che
li
porta
a
creare
insegnamenti
filosofici
e
educati-
vi:
in
questo
scritto
per
Colli
pure
Platone
fa
ancora
parte
idealmente
di
essi,
anzi
ne
una
chiave
esegetica.
Nel
Fedone
(Filosofi
sovrumani,
p.
119-120)
anche
il
chorisms,
la
separazione
dell'anima
come
essenza,
non
qualcosa
di
definitivo.
E
nel
Fedro
e
nel
Simposio
Platone
trova,
pur
in
modi
diversi,
oltre
alla
solitudine,
anche
il
nuovo
tramite
che
l'amore.
Gi
Empedo-
cle
condotto
da
Afrodite
a
fondere
il
soggetto
col
mondo,
e
pare
che
nei
suoi
versi
la
gioia
prevalga
sul
dolore.4
Soltanto
Eraclito
sembra
inavvicinabile
nella
sua
solitudine
e
depone
i
suoi
scritti
nel
tempio
di
Artemide.
Ci
non
gli
impedisce
per
di
"sperare
l'insperabile".
Questi
antichi
filosofi
riappariranno
nel
Physis
nel
'47
in
una
forma
ancora
meno
politica,5
e
nell'ultima
opera
di
Colli
rimasta
incompiuta,
La
sapienza
greca,
saran-
no
poi
chiamati
"sapienti".
Ma
gi
qui
essi
sono
detti
"sovrumani"
per
la
carica
divina
che
li
caratterizza.
In
ci
Colli
segue
suggestioni
di
Nietzsche,
del
suo
"sovrumano",
o
meglio
oltreumano,
Zaratustra
ma
certo
su
questo
punto
vanno
respinti
i
significati
aberranti
che
si
sono
dati
a
posteriori
a
"superuomo",
a
"bermensch".
Forse
qui
Colli,
come
suggerisce
Enri-
co,
ancor
pi
di
Nietzsche,
segue
Aristotele,
il
quale,
all'inizio
della
Metafisica,
ritiene
che
il
possesso
della
phrnesis,
della
conoscenza
intuitiva,
sia
cosa
non
umana,
ma
pi
che
umana.6
Questi
antichi
grandi
individui
conoscono
solo
per
amore
di
conoscenza.
Questo
il
loro
modo
di
essere,
senza
secondi
fini.
E
questo
un
modo
sapienziale
che
accomu-
na
alle
origini
la
cultura
occidentale
e
quella
orientale.
In
ogni
caso
il
valore
della
verit,
di
aletheia,
ci
dice
Colli
nella
prefazione
del
Physis,
resta
intangibile,
sia
che
la
si
scopra
o
che
la
si
nasconda.
"Bello
senza
riserve
l'amore
della
verit".
Gi
fin
da
questo
momento
Colli
riconosce
nel
pensiero
mistico
il
massimo
raggiungi-
mento
conoscitivo.
Per
Colli
misticismo
non
va
collegato
alla
sfera
cristiana
o
a
qualcosa
di
oscuro
e
parlare
di
misticismo
non
vuol
dire
non
accettare
la
razionalit.
La
luce
de-
ve
essere
per
calda,
e
non
fredda
luce
lunare.
(Apollineo
e
dionisiaco,
p.
32-33)
In
un
altro
passo
degli
scritti
giovanili
postumi,
compilati,
indipendentemente
dalla
tesi,
dal
'38
al
'40,
Colli
chiama
quello
degli
antichi
Greci
"misticismo
luminoso".
Ora
anche
questi
scritti
sono
accessibili
nell'ultimo
libro
dal
titolo
Apollineo
e
dionisiaco,
scelto
an-
che
questa
volta
da
Enrico.
Qui
si
parla
di
che
cosa
significhi
essere
"filologo",
dell'amore
4
Anche
Colli,
come
prima
di
lui
Hlderlin
e
Nietzsche,
ha
scritto
una
tragedia
sulla
misteriosa
fine
di
Em-
pedocle,
della
quale
rimangono
molti
frammenti
ancora
inediti.
Alcuni
colpiscono
per
la
loro
incisivit.
Per
esempio,
cos
canta
il
coro
delle
vergini
di
Agrigento:
"Attraverso
lo
sguardo
straripa
la
corrente
del
tuo
amore,
giunge
alle
cose
e
le
discioglie,
trascinandole
con
s...".
Oppure
Empedocle,
rammemorando
la
mor-
te
di
Parmenide,
dice
rivolto
al
discepolo
Pausania:
"...Per
raggiungere
la
verit
devi
fuggire
dal
tempo
e
dallo
spazio:
questo
mi
ha
insegnato
Parmenide
col
suo
silenzio...".
Oppure
cos
cantano
le
ninfe
per
Em-
pedocle:
"Lascia
la
tua
volont,
il
tuo
dolore,
noi
ti
ameremo,
Empedocle,
non
voler
unire
ci
che
diver-
so,
per
necessit
sono
disgiunte
le
cose
e
bello
il
loro
isolamento...".
E
cos
risponde
Empedocle:
"...Forse
si
scioglieranno
le
roccie
nere
dell'Etna,
e
scenderanno
nell'acqua,
perch
Afrodite
vuol
stringere
insieme
ogni
cosa...".
5
Nel
frattempo,
se
si
guarda
alla
biografia
di
Colli,
c'
stata
la
fine
della
guerra
e
il
suo
ritorno
dal
campo
dei
rifugiati
in
Svizzera.
Al
sollievo
per
la
liberazione
dal
fascismo
si
accompagna
per
una
certa
disillu-
sione
riguardo
alla
possibilit
di
poter
agire
direttamente
verso
l'esterno
tramite
la
cultura,
al
di
l
di
schemi
ideologici.
6
Cfr.
Arist.,
Metafisica.
I,
1,
982b.
che
ci
comporta,
cio
dell'eros
che
spinge
alla
conoscenza,
per
via
di
un'affinit
interio-
re
col
proprio
oggetto,
un'affinit
dell'anima.
I
filo-loghi
sono
qui
considerati
in
modo
singolare,
cio
superiori
ai
filo-sofi,
perch
tendono
ad
un'espressione
ancora
pi
vasta,
a
una
continuit
col
tutto,
ad
uno
xunn.
La
filologia
intesa
come
decifrazione
del
di-
scorso
della
vita
nel
suo
complesso
(ain),
per
trovare
un'intimit
che
le
sta
dietro.
Inoltre
si
parla
della
Nascita
della
tragedia
di
Nietzsche,
cui
Colli
riconosce
molti
meriti:
il
"valore
eterno"
della
Geburt
per
Colli
consiste
in
una
profondissima
vita
interiore
che
le
sta
alla
base
e
che
ha
permesso
a
Nietzsche,
come
filologo,
di
giungere
vicino
all'es-
senza
della
grecit.
Ma
vi
riconosce
anche
diversi
difetti,
soprattutto
quello
di
avere
"un'
impostazione
filosofica
piuttosto
incerta"
(Apollineo
e
dionisiaco,
p.
57-59).
E
si
parla
infine
della
concezione
del
dionisiaco
e
dell'apollineo,
due
concetti
che
gi
qui
Colli
rispetto
a
Nietzsche
svolge
in
maniera
diversa.
Il
significato
finale
dato
qui
da
Colli
al
dionisiaco
:
impulso
sovrumano
del
grande
individuo,
interiorit
pura,
sentimento
e
volont
denudati
di
immagini
(Apollineo
e
dionisiaco,
p.
111).
Pi
tardi,
nella
Nascita
della
Filosofia
(1975)
e
negli
Scritti
su
Nietzsche
(1977,
p.
27-28),
Colli
trova
geniale
la
scelta
di
Nietzsche
della
coppia
Apollo
Dioniso.
Ma,
dice
Colli,
oltre
al
sogno
e
all'eb-
brezza
i
due
dei
hanno
qualcos'altro,
e
questa
volta
in
comune:
la
follia
con
la
quale
pos-
seggono
l'uomo
e
lo
rendono
entheos.
Nota
Enrico
che
riguardo
al
significato
di
misticismo
c'
una
grande
coerenza
nel
pensie-
ro
di
Colli
e
cita
come
esempio
nella
sua
prefazione
un
passo
del
Dopo
Nietzsche
del
'74,
intitolato
"una
parola
malfamata"
(p.
156),
malfamata
soprattutto
presso
certi
filosofi,
come
Hegel
e
altri
accaniti
razionalisti.
In
un
passo
della
Ragione
errabonda
(p.
123)
Col-
li
chiama
"mistico"
lo
stile
di
Nietzsche,
in
quanto
capace
di
comunicare
una
vita
interio-
re
che
non
accessibile
a
tutti.
Dopo
la
pubblicazione
del
Physis
nel
'48,
segue
per
Colli
un
lungo
intervallo
nello
scrive-
re
non
vorrebbe,
come
Platone,
soltanto
scrivere
per
i
posteri.
Da
qui
le
sue
svariate
attivit
editoriali.
Vent'anni
dopo,
nel
'69,
esce
il
suo
saggio
teoretico
Filosofia
dell'espressione.
In
esso,
dia-
logando
nella
parte
centrale
soprattutto
con
Aristotele,
elabora
una
posizione
filosofica
sua
propria,
affrontando
in
pieno
il
problema
della
nascita
e
della
natura
del
lgos.
Giun-
ge
ad
elevate
vette
teoretiche,
nell'aria
fine
dei
monti,
dove
le
passioni
si
attenuano,
co-
me
lui
ci
diceva.
Il
linguaggio
si
fa
spesso
arduo,
astratto,
l'intento
per
sempre
quello:
raggiungere
il
cuore
dell'immediatezza.
Ma
"intimit"
ed
"espressione",
se
si
vuole
il
pendant
di
dionisiaco
e
apollineo
(o
di
cosa
in
s
e
rappresentazione,
oppure
di
nomeon
e
phainmenon),
sono
termini
che
usa
fin
dai
suoi
primi
scritti.
Alcuni
aspetti
di
Schopenhauer,
non
tanto
il
suo
pessimismo,
ma
per
esempio
la
sua
con-
cezione
metafisica
di
base,
che
si
origina
dall'antica
filosofia
indiana,
e
cio
del
mondo
come
apparenza
di
qualcosa
di
inconoscibile
che
sta
sotto,
sembra
che
rimangano
nella
sostanza
sempre
validi
per
Colli.
Di
Nietzsche
ci
fa
vedere
lui
stesso
i
punti
di
concor-
danza
e
di
disaccordo.
Nel
Dopo
Nietzsche
si
dimostra
spesso
molto
severo
con
lui,
ma
in
genere
rispetto
alla
visione
della
grecit
ripete
pi
volte
di
essergli
debitore
e,
svilup-
pando
a
sua
volta
sulla
comprensione
dei
Greci
la
sua
propria
filosofia,
pu
diventare
quasi
esegeta
di
molti
pensieri
da
Nietzsche
solo
accennati.
Enrico
mi
prendeva
benevolmente
in
giro
per
la
mia
tendenza
a
vedere
Colli
sempre
in
parallelo
a
Nietzsche,
ma
proprio
nel
caso
di
questi
scritti
giovanili
direi
che
questo
ap-
proccio
giustificato.
A
rondini
folli
nellebbro
cielo
di
giugno
paragona
Colli
le
parole
di
Nietzsche
in
una
poesia
che
scrisse
per
lui,
parole
che
sono
come
dardi
appuntiti
a
ferire
la
mente
errabonda
delluomo.7
Resta
per
fuori
dubbio
che
la
concezione
dell'apollineo
e
del
dionisiaco
diventa
per
Col-
li
rispetto
a
Nietzsche
decisamente
pi
filosofica
e
sapienziale
che
estetica
o
antropolo-
gica.
In
un
primo
momento
negli
scritti
giovanili
considera
i
due
aspetti
pi
separati
e
non
del
tutto
complementari,
come
invece
far
in
seguito,
parla
anche
lui
di
sogno
e
eb-
brezza,
ma
qui
Colli
non
considera
l'ebbrezza
delle
orgiastiche
Baccanti,
anzi
critica
Nie-
tzsche
per
vedere
il
dionisiaco
come
fenomeno
collettivo
e
non
individuale.
Per
Colli
si
tratta
decisamente
di
princpi
universali
della
realt.
Infatti
Apollo
e
Dioniso
sono
i
pro-
tagonisti
anche
nel
mondo
dell'antica
sapienza
(proprio
con
loro
Colli
far
iniziare
la
sua
raccolta),
e
non
stanno
solo
alle
spalle
del
fenomeno
della
tragedia
greca,
come
vorrebbe
Nietzsche.
Il
discorso
si
fa
pi
complesso
se
si
guarda
alle
origini
della
tragedia
dal
pun-
to
di
vista
del
culto
originario
di
Dioniso
e
ancor
pi
se
si
considera
il
rapporto
della
tra-
gedia
con
le
orgie
dionisiache
o
con
i
misteri
eleusini
che
son
detti
dal
Colli
maturo
"una
festa
della
conoscenza".
Di
tali
misteri
il
piccolo
Dioniso
(pais),
che
ogni
volta
muo-
re
e
rinasce,
il
protagonista
pi
segreto.
Tutto
questo
per
non
ancora
tematizzato
nel
Colli
giovane,
mentre
in
Nietzsche,
fin
dai
suoi
anni
giovanili,
ce
ne
sono
diversi
ac-
cenni.8
E
proprio
su
ci
il
Colli
maturo
si
riavviciner
in
certo
senso
a
Nietzsche,
andan-
do
per
ancora
pi
in
profondo,
secondo
una
prospettiva
decisamente
conoscitiva.
Altro
punto
di
contatto
fra
Nietzsche
e
Colli
il
volgersi
indietro
verso
il
passato,
verso
le
origini,
con
uno
sforzo
quasi
paradossale
di
invertire
il
corso
del
tempo,
o
di
andare
al
di
l
del
tempo.
quasi
una
sorta
di
metodo.
Questo
si
pu
chiamare
inattualit
e
un
mezzo
per
raggiungerla
quella
che
Colli
in
Apollineo
e
dionisiaco
chiama
a
proposito
di
Nietzsche
"filologia
non
morta",
e
cio
lo
sguardo
indietro
nel
tempo
per
arrivare
ad
una
sorta
di
immediatezza.9
Un
terzo
punto
inoltre
l'importanza
della
memoria
come
facolt
conoscitiva
e
questo
vale
soprattutto
per
Colli.
E
nei
suoi
libri,
specialmente
nella
Ragione
errabonda,
si
tro-
vano
diverse
varianti
di
questo
tema
sul
passato,
sul
ricordo
e
sulla
memoria.
Egli
intito-
la
un
paragrafo
del
Dopo
Nietzsche
"La
vita
nel
passato".
In
Filosofia
dell'espressione
un
capitoletto
intitolato:
"La
conoscenza
del
passato".
Nella
Ragione
errabonda
(p.
343)
si
legge:
"La
nostra
coscienza
soltanto
ricordo";
in
Filosofia
dell'espressione
(p.
35):
"La
conoscenza
soltanto
memoria,
mai
vera
immediatezza".10
giovane
Nietzsche
della
Nascita
della
Tragedia
(1872)
e
degli
scritti
e
frammenti
preparatorii
dell'epoca
spesso
ritornano
pi
o
meno
esplicitamente
questi
temi
su
Dioniso.
Cfr.
F.
Nietzsche,
Opere,
Nascita
della
Tragedia,
cap.
8
e
cap.
10.
e
F.
Nietzsche,
Framm.
post.,
III/III,
1.
parte.
Anche
al
Dioniso
or-
fico,
al
pais
che
muore
dilaniato
dai
Titani
mentre
sta
giocando
e
poi
rinasce,
e
al
suo
collegamento
con
Demetra
e
ai
misteri
eleusini
ci
sono
diversi
riferimenti.
Cfr.
soprattutto
Framm.
post.,
III/III,1,
7[122],
[123].
Questi
lunghi
frammenti
sono
una
stesura
preparatoria
scritta
nel
1871,
e
poi
non
pubblicata,
per
la
Nascita.
Quindi,
quando
Nietzsche
in
un
frammento
del
1883
(VII/I,1,
p.
323)
scrive:
"Ho
scoperto
la
greci-
t.
Credevano
nell'eterno
ritorno.
Questa
la
fede
dei
misteri!",
si
rif
a
pensieri
che
fin
da
giovane
gli
occupavano
la
mente.
Inoltre,
come
per
Colli,
anche
per
Nietzsche
di
fondamentale
importanza
il
pais
del
frammento
di
Eraclito
(Colli,
La
sapienza
greca
III,
[14
A
18],
p.
23)
:
"L'eternit,
Ain,
o,
come
sostiene
Colli,
la
vita
nella
sua
interezza,
un
fanciullo
che
gioca
e
sposta
i
dadi
sulla
scacchiera,
regno
del
fanciul-
lo".
Cfr.
su
questi
temi
Chiara
Colli
Staude,
Nietzsche
filologo
fra
inattualit
e
vita.
Il
confronto
con
i
Greci,
p.
40
e
seg.,
soprattutto
nota
23
e
nota
26
e
in
genere
su
Dioniso
i
due
ultimi
capitoli,
p.
117
e
seg.
9
"La
vera
meta
del
filosofo:
diventare
senza
tempo",
scrive
Nietzsche
nella
prefazione
al
Caso
Wagner
del
1888.
10
La
memoria
considerata
da
Colli
non
solo
come
facolt
soggettiva,
ma
come
una
memoria
attiva,
quasi
come
una
struttura
di
base
del
nostro
mondo
rappresentativo.
Innumerevoli
sono
i
passi
su
questo
tema
Tutte
queste
problematiche
si
possono
seguire
ora
nel
pensiero
di
Colli
dagli
scritti
gio-
vanili
prima
inediti
fino
alle
opere
gi
da
lui
stesso
pubblicate,
in
cui
ritornano
e
si
svi-
luppano.
In
ci
prezioso
il
lavoro
del
curatore
che,
con
le
sue
esplicazioni
dei
mano-
scritti,
le
sue
note
e
i
suoi
rimandi,
diventa
anche
interprete.
Ma
l'attenzione
e
la
dedi-
zione
che
Enrico
ha
sempre
avuto
per
il
pensiero
paterno
qualcosa
che
va
ancora
al
di
l
di
ci.
Lui
dava
inoltre
l'impressione
di
fare
questo
grosso
e
difficile
lavoro
quasi
con
lievit
e
con
una
grande
sensibilit
artistica.
Enrico
era
caloroso,
vitale,
originale
e
pro-
fondo,
sapeva
anche
motivare
concretamente
gli
altri
se
ne
valeva
la
pena,
ma
nel
com-
plesso
era
misurato,
talvolta
quasi
asciutto.
L'opera
svolta
da
Enrico
essenziale
per
dare
un'immagine
a
tutto
tondo
della
figura
e
del
pensiero
di
Colli.
Poco
rimasto
ancora
da
pubblicare,
per
esempio
vari
scritti
relati-
vi
ad
Empedocle,
fra
cui
anche
una
tragedia
sulla
sua
morte,
alla
quale
Enrico
ha
lavorato
quasi
fino
agli
ultimi
giorni.
Molto
invece
ancora
da
studiare,
conoscere,
da
vivere,
e
su
cui
riflettere.
nelle
opere
di
Colli.
Nel
conoscere
egli
guarda
al
presente
con
uno
sguardo
che
si
origina
da
un
lontano
passato,
in
un
modo
che
pu
ricordare
Proust
o
Thomas
Mann,
ma
soprattutto
Platone
e
la
maniera
orfica.
Cfr.
su
ci
Ch.
Colli
Staude,
op,
cit..
p.
92
e
seg.
e
nota
18.