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AVV.

FRANCESCO BARLETTA ARTICLE


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Licenziamento per il direttore delle Poste che preleva


69.000,00 euro dai risparmi dei clienti con modalit illecite
Un lavoratore di Poste Italiane, con le mansioni di direttore di
filiale, effettua numerosi prelievi da un libretto di risparmio
intestato a due anziani coniugi, ricoverati in una casa di riposo,
pur essendo privo di delega e con modalit illecite, vale a dire
attraverso la falsa sottoscrizione di documenti.
Alla fine, l'importo complessivo prelevato risulta pari a ben
69.000,00 euro.
L'azienda apre quindi un procedimento disciplinare a carico del
lavoratore, al termine del quale intima il licenziamento.
A questo punto il dipendente impugna il recesso e si difende
sostenendo che:
i prelievi, in realt, sono stati autorizzati da uno dei due
coniugi cointestatari del libretto;
la contestazione disciplinare stata effettuata con ritardo
rispetto al momento in cui si sono verificati i fatti;
non sono state indicate le norme violate;
anche altri colleghi hanno partecipato all'evento.
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Sia il giudice di primo che di secondo grado, per, confermano la


legittimit del licenziamento.
La Corte d'Appello, in particolare, fonda la propria decisione sul
presupposto che:
i fatti addebitati al lavoratore non sono stati contestati dallo
stesso;
uno dei coniugi cointestatari del libretto ha s dichiarato agli
ispettori postali di aver permesso i prelievi, ma ci non
attenua e non esclude la gravit della condotta posta in
essere;
la contestazione disciplinare non pu dirsi tardiva,
considerando la struttura complessa dell'ufficio e la
delicatezza degli accertamenti necessari, richiedenti il
controllo di numerose operazioni contabili;

la presunta tardivit della contestazione disciplinare


comunque non ha impedito al dipendente di esercitare il suo
diritto di difesa e non ha ostacolato i suoi interessi;

non ha alcun rilievo la mancata indicazione delle norme


violate, vista l'evidente illiceit e gravit dei fatti commessi.
Il lavoratore, tuttavia, impugna anche la decisione del giudice di
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secondo grado e la questione finisce in Cassazione.


Senonch la Corte di Cassazione conferma la legittimit del
licenziamento, sposando integralmente la motivazione della
Corte d'Appello.
Aggiunge inoltre che:
la delicatezza della funzione svolta dal direttore dell'ufficio
postale ed il necessario vincolo fiduciario con l'azienda
datrice di lavoro, interrotto dalla condotta del dipendente,
giustificano la sanzione espulsiva;
la partecipazione all'illecito di altri dipendenti subordinati al
direttore non rende lecita la sua condotta, ma caso mai
avrebbe giustificato azioni disciplinari anche nei loro
confronti.
Il lavoratore viene cos condannato al pagamento delle spese
processuali e dei compensi del legale dell'azienda, per un totale di
4.100,00, oltre agli accessori di legge.
Avv. Francesco Barletta
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