Академический Документы
Профессиональный Документы
Культура Документы
Perrone 1-5
7-04-2032, 9:16
7-04-2032, 9:16
Vincenzo Perrone
I COLLEGAMENTI CHIODATI,
BULLONATI E SALDATI
HEVELIUS
EDIZIONI
7-04-2032, 9:16
7-04-2032, 9:16
2. Unioni chiodate
Indice
COLLEGAMENTI: GENERALIT
13
2
2.1
2.2
UNIONI CHIODATE
Giunto elementare: tensioni nominali
Giunzione di un tirante di lamiera
Esempio N. 1: Calcolo del giunto chiodato, con doppio
coprigiunto, di un tirante formato da un largo piatto
Giunto sollecitato da forza eccentrica
Esempio N. 2: Calcolo della giunzione, con doppio
coprigiunto, di un ferro piatto a sbalzo, sollecitato da
momento flettente e taglio
Giunto sollecitato da momento e taglio
Esempio N. 3: Calcolo di un giunto a flangia, che unisce
una mensola IPE ad un montante
Esempio N. 4: Calcolo di un giunto a flangia, sollecitato
da momento flettente, momento torcente e taglio
Chiodature correnti nelle travi composte
Esempio N. 5: Calcolo di una trave composta a doppio T,
in acciaio, ottenuta mediante lamiere e cantonali
21
23
28
2.3
2.4
2.5
40
44
48
51
52
60
UNIONI BULLONATE
67
4
4.1
81
86
4.2
5
5.1
5.2
5.3
5.4
34
36
UNIONI SALDATE
Generalit
Prescrizioni regolamentari
Classificazione delle saldature
Verifiche di resistenza
88
89
90
93
93
102
105
107
7-04-2032, 9:16
117
120
123
133
COLLEGAMENTO PILASTRO-FONDAZIONE
Generalit
Verifica della sezione di contatto piastra-plinto di fondazione
Verifica della piastra metallica
Lunghezze dancoraggio dei tirafondi
Esempio N. 12: Calcolo di un giunto di base
di un montante HE 160 B
137
137
139
142
142
159
LEFFETTO LEVA
167
9
9.1
9.2
9.3
LE TRAVATURE RETICOLARI
Generalit
Risoluzione matriciale delle travature reticolari piane
Particolari costruttivi delle travature reticolari piane
Esempio N. 13: Proporzionamento di una copertura formata
da capriate metalliche, lamiera grecata, soletta di cls.,
strati di impermeabilizzazione e manto di tegole
175
175
188
203
146
210
Appendice: sagomario
231
Bibliografia
261
7-04-2032, 9:16
a
a1
b
d
d1
dm
dn
e
h
i
k j(r)
i
l
l(r)
n
p
q
r
ri
s
u
v
w
x, y, z
yi
yn
7-04-2032, 9:16
R
s
f
x
y
adm
b,adm
cam
c,max
id
rif
rif,adm
s
//
adm
b
b,adm
//
b
res
A
B
E
F
spostamento
ente spostamento legato alla direzione i
deformazione
deformazione a rottura
deformazione al limite elastico = s / E
lunghezza di ancoraggio di un tirafondo oppure snellezza di unasta
coefficiente di attrito
coefficiente di sicurezza contro lo slittamento
raggio dinerzia rispetto allasse x
raggio dinerzia rispetto allasse y
tensione normale
tensione normale ammissibile dellacciaio
tensione normale ammissibile relativa a un chiodo o a un bullone
tensione normale ammissibile di un conglomerato cementizio
tensione normale massima nel calcestruzzo
tensione ideale
tensione di rifollamento
tensione ammissibile di rifollamento
tensione normale a limite elastico (ritenuta coincidente con quella
di snervamento nel diagramma di Prandtl)
tensioni normali in un cordone di saldatura, riferite alla sezione
di gola ribaltata
tensione tangenziale
tensione tangenziale ammissibile dellacciaio
tensione tangenziale in un bullone (bo quando orizzontale e bv
quando verticale)
tensione tangenziale ammissibile in un chiodo o in un bullone
tensioni tangenziali in un cordone di saldatura, riferite alla sezione
di gola ribaltata
rotazione
diametro di un tondo, tirafondo o chiodo
curvatura
area della sezione retta di un chiodo
area della sezione retta del gambo di un bullone (parte non
filettata)
sezione resistente, relativa alla parte filettata di un bullone
area della sezione retta di unasta
larghezza dellala di una sezione a doppio T
modulo di Young
forza
7-04-2032, 9:16
9
i
F
Ff
Ff,red
7-04-2032, 9:16
10
7-04-2032, 9:16
Questo libro nacque, alcuni anni fa, come dispensa didattica per gli Allievi del
corso di Tecnica delle Costruzioni, da me tenuto presso la Facolt di Architettura di Napoli. Ed bene dirlo esplicitamente, affinch il lettore comprenda
perch i vari argomenti sono esposti in forma piana, si abbondato con gli
esempi numerici, si inserito un ampio stralcio del profilatario, vi qualche
richiamo di Scienza delle Costruzioni, ecc. Lo scopo era di fornire agli Allievi
un testo di studio scorrevole, che potesse, anche, essere utile nella futura attivit professionale.
Il libro , oggi, edito da Hevelius e non ha perso i suoi caratteri originari, di
testo universitario; pu, per, essere utile anche al professionista, in qualche
circostanza pratica o per inquadrare alcune questioni, prima di approfondirle, se
necessario, sui testi specialistici. Pertanto, questo lavoro non indirizzato a tecnici esperti nel settore delle strutture metalliche, ma a chi non ha molte occasioni
di utilizzare lacciaio, come materiale strutturale e, quando gli capita, gradirebbe
avere a disposizione, oltre ai testi sacri, una pubblicazione che consenta di recuperare le conoscenze acquisite sui banchi dellUniversit e che il tempo ha un
po sbiadito. Solo in questo modo il libro pu avere un suo spazio editoriale: non
ha la pretesa di competere con gli eccellenti testi specialistici (tra i quali, ve ne
sono alcuni molto interessanti e moderni, specialmente in lingua inglese) ma pu
essere utile al progettista che, di tanto in tanto, incontra il problema di definire i
collegamenti di unordinaria struttura dacciaio.
Ovviamente, questo lavoro continua ad essere indirizzato ai miei Allievi,
con la speranza che serva a far nascere in loro un vivo interesse per le strutture
in acciaio, e che questinteresse li induca ad approfondire, negli anni, le loro
conoscenze su quei testi specialistici ai quali prima facevo cenno.
Lacciaio uno splendido materiale strutturale ed veramente un peccato
che non sia maggiormente utilizzato nel nostro Paese.
opportuno fare una piccola precisazione: in questo libro abbiamo usato il
punto come segno di separazione decimale ( , allora, 3.14 e non 3,14). Com noto, nelluso continentale europeo, la separazione decimale viene rappresentata con la virgola, nelluso anglosassone - ma anche nelle calcolatrici e,
sovente, col computer - si usa invece il punto. In genere, quindi, noi abbiamo
usato, come separatore decimale, il punto.
Napoli, agosto 2002
11
Vincenzo Perrone
7-04-2032, 9:16
12
7-04-2032, 9:16
13
1. COLLEGAMENTI: GENERALIT
I collegamenti costituiscono la parte forse pi delicata delle costruzioni metalliche; da qui la necessit di dedicare loro uno studio accurato.
I collegamenti (chiodature, bullonature e saldature) sono dispositivi atti a
realizzare la continuit di un singolo elemento strutturale costituito da lamiere
e/o ferri profilati (si tratta delle cosiddette unioni correnti) o per unire tra loro
pi elementi strutturali concorrenti a formare lintera costruzione (si parla, allora, di unioni di forza). Le unioni correnti consentono, ad esempio, di formare
una trave, componendo - come vedremo nel seguito - lamiere e/o profilati; le
unioni di forza consentono di realizzare una struttura, pi o meno complessa,
utilizzando laminati e profilati prodotti dallindustria siderurgica (ed anche,
eventualmente, elementi composti, realizzati con le unioni correnti). Se non
esistessero i collegamenti, dovremmo limitarci ad utilizzare singolarmente gli
elementi monolitici (di sezione a L, a T, a doppio T, ad U, ecc.) prodotti dallindustria siderurgica; mentre, grazie ai collegamenti, possiamo mettere insieme
tra loro pi elementi per formare una struttura; ad esempio, un telaio.
In Fig. 1.1 riportato un nodo di capriata per far vedere come si possono
unire vari profilati a L, ad U e lamiere, per formare un nodo della struttura.
Fig. 1.1
13
7-04-2032, 9:16
14
Fig. 1.2
Di solito la ribaditura a freddo si adotta nel caso di chiodi di piccolo diametro (d 6 mm), per chiodi di diametro compreso tra 6 e 10 mm possibile sia
la ribaditura a freddo, sia quella a caldo, mentre decisamente preferita la
ribaditura a caldo per d > 10 mm.
I rivetti sono molto usati nellindustria automobilistica, aeronautica e navale: tale rilevante diffusione ha portato alla produzione di numerosi tipi di ribattini (a testa tonda, cilindrica, svasata), anche costituiti da materiali diversi (oltre allacciaio: rame, ottone, varie leghe dalluminio).
14
7-04-2032, 9:16
1. Collegamenti: generalit
15
La foratura delle parti da chiodare pu essere effettuata tramite punzonatrice o trapano. Il primo sistema, per quanto economicamente pi vantaggioso,
comporta linconveniente che si possono incrudire i bordi dei fori (a volte causa di screpolature). Per tale motivo si preferisce far uso del trapano (specie
quando le parti da forare sono di spessore non proprio modesto).
In genere i fori trapanati sono pre-punzonati ed alesati (si crea, cio, un foro
punzonato pi piccolo di quello che serve e con un alesatore lo si rifinisce
ottenendo lesatto diametro voluto).
Le unioni chiodate - a differenza di quelle bullonate - non possono essere
scomposte, a meno che non si distruggano gli elementi di connessione, asportando con lo scalpello o con la fiamma ossidrica una delle teste dei chiodi.
I collegamenti bullonati presentano il vantaggio di una pi rapida ed economica realizzazione; consentono, inoltre, unagevole trasformazione delle strutture grazie alla facilit dello smontaggio.
I bulloni, ovviamente, esistevano anche quando i chiodi erano al culmine
del successo (dalla fine dell800 ai primi decenni del 900). Essi erano usati al
posto dei chiodi o quando lo spessore dei pezzi da collegare era notevole o
quando gli stessi chiodi sarebbero stati sollecitati a trazione. I chiodi erano
montati a caldo, venivano riscaldati al color rosso e si allungavano. Raffreddandosi, poi, tendevano ad accorciarsi per ritornare alloriginaria configurazione, ma erano contrastati dallo spessore dei pezzi collegati; ragion per cui si
destavano, nei gambi, tensioni di trazione tanto pi forti quanto pi i chiodi
stessi erano lunghi e non di rado dellordine di grandezza del limite elastico. A
volte si assisteva alla rottura del chiodo, per distacco della testa dal gambo,
soltanto per effetto delle tensioni interne dovute al raffreddamento e perci i
chiodi lunghi (per i quali si avevano fortissime tensioni interne dovute al raffreddamento) venivano sostituiti dai bulloni. Non sembrando opportuno affidare ai chiodi ulteriori sforzi di trazione, essi erano rimpiazzati dai bulloni
anche quando potevano essere soggetti a trazione (Fausto Masi, nel testo La
pratica delle Costruzioni Metalliche, Ed. Hoepli, Milano, 1939, a pag. 61, sosteneva che: i chiodi, in unossatura metallica ben studiata, devono essere
sollecitati solo a taglio, non essendo atti a resistere a sforzi di tensione, a
sopportare i quali meglio si prestano i bulloni). Pertanto i bulloni avevano un
ruolo secondario, rispetto ai chiodi, e venivano utilizzati per soluzioni di ripiego, in quelle circostanze in cui i chiodi non davano grande affidamento.
Negli ultimi decenni - con lintroduzione di macchine che eseguono, secondo un preciso programma automatizzato di lavorazione, i tagli e i fori sui
pacchetti di lamiera e sui profilati e col conseguente assottigliarsi del numero
di operai specializzati - i bulloni hanno acquistato importanza soppiantando,
come si diceva pocanzi, i chiodi. Ovviamente le unioni chiodate sono ancora
15
7-04-2032, 9:16
16
Con la sigla UNI si intende lEnte Nazionale Italiano di Unificazione, che ha come scopo quello di elaborare norme relative alla produzione industriale, gli strumenti, le condizioni di lavoro e di prova.
16
7-04-2032, 9:16
1. Collegamenti: generalit
17
Fig. 1.3
17
7-04-2032, 9:16
18
Fig. 1.4
18
7-04-2032, 9:16
1. Collegamenti: generalit
19
struzzo, ad esempio quando occorre rinforzare una trave o un pilastro in c.a. (che
presenta armatura insufficiente) con piatti metallici incollati. Eccellenti risultati
vengono forniti dallancoraggio chimico di perni metallici nel calcestruzzo o in
parti di materiale lapideo: col trapano viene praticato nel cls. un foro, di diametro
leggermente pi grande di quello del perno, nel quale sinserisce una fiala di
vetro contenente i due componenti delladesivo (separati da un diaframma presente nella fialetta); allorch viene avvitato il perno, lampolla si rompe, i due
componenti delladesivo si mescolano tra loro (grazie anche al movimento rotatorio dovuto allavvitamento del perno) e riempiono lo spazio esistente tra il
perno e la superficie del foro. Il risultato conclusivo rappresentato dalla forte
aderenza finale tra il perno dacciaio e il suo involucro.
In Fig. 1.5 riportato un ultimo esempio di collegamenti. Tale esempio
mostra come i collegamenti consentono di abbinare i profilati, prodotti dallindustria siderurgica, per formare delle strutture, pi o meno complesse.
Fig. 1.5
Ovviamente, i collegamenti che si cercato di mostrare in Fig. 1.5 rappresentano una scelta, fra le tante possibili. Non sfuggiranno al lettore le implicazioni di carattere estetico, connesse alle scelte che il progettista delle strutture
libero di compiere. Vari collegamenti (giunti di base, nodi di travature reticolari, giunti a flangia, ecc.) potrebbero restare a vista: la qualit architettonica di
unopera si giudica, anche, dai particolari.
19
7-04-2032, 9:16
20
7-04-2032, 9:16
21
2. UNIONI CHIODATE
Fig. 2.1
1
Riscaldando un ferro, esso cambia di colore allaumentare della temperatura e, quindi, pu essere utile
conoscere tale colorazione:
Rosso nascente visibile nelloscurit
500 C Arancione cupo
1100 C
Rosso cupo
700 C Arancione vivo
1200C
Rosso ciliegia
800 900 C Bianco
1300 1400C
Rosso ciliegia vivo
1000 C Bianco abbagliante
1500C
21
7-04-2032, 9:16
22
Nel calcolo si prescinde dalla resistenza del giunto per attrito, in quanto
lentit della presollecitazione nei chiodi difficilmente valutabile con esattezza. Inoltre, nelle ipotesi di calcolo comunemente adottate, si trascurano le
sollecitazioni provocate dallinflessione del gambo del chiodo. I chiodi quindi
si considerano sollecitati a taglio e/o a trazione.
Le trazioni nei chiodi andrebbero evitate (perch si sommerebbero a quelle
dovute al raffreddamento) o, almeno, contenute il pi possibile (non a caso la
normativa fissa una tensione ammissibile, a trazione, di appena 500 kg/cm2).
Ovviamente, tale problema non sussiste per i bulloni (si ricorda che tutto
quanto diremo per il calcolo delle unioni chiodate vale anche per quelle bullonate).
Le chiodature a caldo sono praticamente scomparse dalla carpenteria metallica. Le rivettature (o chiodature a freddo) vengono ancora utilizzate, anche
se stanno per essere soppiantate da sistemi dunione meno costosi e pi leggeri, anche se bisogna ricordare che una struttura rivettata pi facilmente ispezionabile, d speranza di arrestare la propagazione di una fessura e, soprattutto, le rivettature possono slittare un pochino e ridistribuire i carichi, evitando
concentrazioni di sforzo.
In Fig. 2.2 sono riportati solo alcuni dei tipi di chiodi esistenti (generalmente usati, nei lavori di carpenteria, sono quelli a testa tonda stretta, pi semplici
da montare perch non richiedono smussature dei fori, ma una semplice sbavatura degli orli).
Fig. 2.2
22
7-04-2032, 9:16
2. Unioni chiodate
23
23
7-04-2032, 9:16
24
Fig. 2.3
testa tonda
10
13
16
19
22
25
16
21
26
30
35
40
8.1
10.6
13.4
15.5
18
21
6.5
8.5
10.5
12
14
16
17.5
22.5
26.5
32.5
34.5
39
20
26
32
40
40
50
6.2
11.8
15.5
17.5
6.2
11.8
15.5
17.6
16
21
25
31
33.5
38
5.2
7.8
10.5
14
16
testa svasata
testa rasa
Tabella 2.1
24
7-04-2032, 9:16
2. Unioni chiodate
25
a) chiodo a testa tonda
dopo la ribattuta
Fig. 2.4
Fig. 2.5
Fig. 2.6
25
7-04-2032, 9:16
26
Fig. 2.7
Nel caso in cui la giunzione sia realizzata per sovrapposizione o con coprigiunto semplice, ogni chiodo sar sollecitato alla recisione in una sola sezione.
Nel terzo caso, invece, ogni chiodo presenter due sezioni che resistono
alla recisione; inoltre non sono presenti le eccentricit di tiro che nascono per
i primi due casi, ragion per cui questultimo giunto senzaltro da preferire
agli altri due.
Come gi detto in precedenza si trascurano le forze dattrito presenti (dovute, come si ricorder, al raffreddamento dei chiodi), linflessione del gambo e
si considerano i chiodi sollecitati solo a taglio.
Se lunione realizzata tramite un solo chiodo e P la forza applicata, per
il taglio (T) del chiodo risulter T = P se il chiodo sollecitato in una sola
sezione mentre si avr T = P/2 se sollecitato in due sezioni.
In entrambi i casi nasceranno delle distribuzioni di tensione di non semplice formulazione analitica a causa del numero e della complessit dei parametri
in gioco (geometria, stati piani, ecc.). In particolare, la Fig. 2.8 mostra landamento delle tensioni di contatto tra foro e chiodo (le distribuzioni costanti di
tensioni sono quelle nominali, che si adottano convenzionalmente nei calcoli,
e sono raffrontate con le distribuzioni effettive).
La Fig. 2.9 mostra landamento delle tensioni nella sezione dei ferri indebolita dalla presenza dei fori (in Fig. 2.9a vi la distribuzione effettiva mentre
in Fig. 2.9b quella da noi adottata). chiaro che siffatti stati tensionali rendono
senzaltro poco agevole un calcolo rigoroso. Si possono per conseguire notevoli semplificazioni analizzando il comportamento elasto-plastico del giunto
elementare, nellipotesi di comportamento duttile del materiale, tale da poter
assumere per esso il diagramma tensioni-deformazioni bilatero.
In tale ipotesi, infatti, quando in un punto si raggiunge il limite di snervamento, la tensione rester costante al crescere dei carichi, mentre aumenteran-
26
7-04-2032, 9:16
2. Unioni chiodate
27
t
2N
2N
t
X
o
N
X
rif = N
td
y
N
t
y
rif = N
td
Fig. 2.8
max
min
a)
b)
Fig. 2.9
27
7-04-2032, 9:16
28
a)
b)
Fig. 2.10
Po
(2.1.1)
s
dove Po il carico limite e s il coefficiente di sicurezza.
Inoltre, per la costanza delle tensioni, deve essere : Po = s A (A = area interessata allo stato tensionale).
Dividendo per A i due membri della disequazione (2.1.1) si ottiene:
P
s
(2.1.2)
A
s
e vale a dire: adm, il che giustifica ladozione delle verifiche convenzionali a tensione uniforme, con notevole semplificazione del calcolo.
Pertanto la verifica della parete del foro, della sezione del chiodo e di quella
indebolita dai fori potranno eseguirsi sostituendo alle distribuzioni effettive quelle
nominali a distribuzione uniforme, come rappresentato in Figg. 2.8 e 2.9.
opportuno ricordare, ancora una volta, che tutto quanto si dir per le chiodature vale anche per le normali bullonature, quelle che realizzano ununione
a taglio (mentre non estensibile ai collegamenti ad attrito, realizzati grazie
allimpiego di bulloni ad alta resistenza).
28
7-04-2032, 9:17
2. Unioni chiodate
29
soggetti alla recisione in una o due sezioni (in due sezioni nel caso di doppio
coprigiunto).
Resta ancora da risolvere il problema della ripartizione della forza P tra i
chiodi, che risulta essere un problema staticamente indeterminato.
Analizziamo il caso limite che si ottiene considerando i ferri perfettamente
rigidi e i chiodi elastici (si potrebbe immaginare, per avere unidea dellipotesi
fatta, che le lamiere siano dacciaio e i chiodi di gomma, v. Fig. 2.11).
Lapplicazione di una forza P produrr una traslazione uguale per tutti gli
n chiodi, data linfinita rigidit dei ferri piatti.
Trovandoci in campo elastico lineare possibile scrivere, per ogni chiodo,
la relazione:
(2.2.1)
Pbi = Ci
dove Pbi laliquota di forza P che compete alli-esimo chiodo e Ci la rigidezza
delli-esimo chiodo.
Scrivendo lequazione di equilibrio alla traslazione secondo la direzione
dello sforzo:
n
P =
P bi
(2.2.2)
Ci
(2.2.3)
i=1
P =
i=1
P
n
(2.2.4)
Ci
i=1
Ci
n
(2.2.5)
Ci
i=1
= h =
29
b
h
G
(2.2.6)
7-04-2032, 9:17
30
a)
b)
Fig. 2.11
i=1
P bi
=
t di
P bi
n
t di
bi
(2.2.11)
i=1
30
7-04-2032, 9:17
2. Unioni chiodate
31
P
t
di
(2.2.12)
d 2i
i=1
rif 2 adm
Per chiodi e bulloni impegnati simmetricamente in due o tre sezioni la rif pu
essere maggiorata del 15%.
La vigente normativa propone (nel prospetto 7-II, facente parte del punto
4.2) la seguente espressione di rif:
rif fd
dove:
= a/d e comunque non superiore a 2.5;
fd = la resistenza di calcolo del materiale costituente gli elementi del giunto;
a, d = definiti limitati al punto 7.2.4 (vedi oltre).
Si deve, infine verificare che il ferro piatto sia ancora in grado di assorbire
con sicurezza lo sforzo di trazione nonostante lindebolimento avutosi con la
foratura, praticata per effettuare la chiodatura.
Per indebolire il meno possibile le lamiere si disporranno i chiodi in file
successive crescenti in modo da realizzare progressive crescenti riduzioni dello sforzo normale di trazione, procedendo verso le sezioni dove i fori aumentano (Fig. 2.12).
31
7-04-2032, 9:17
32
Fig.2.12
Fig. 2.13
Riguardo alla scelta dei chiodi e delle distanze tra loro e dai bordi delle
lamiere, si riportano i punti 7.2.3. e 7.2.4. della normativa attuale (Fig. 2.14).
7.2.3. Scelta dei chiodi in relazione agli spessori da unire.
In relazione allo spessore complessivo t da chiodare si impiegano:
- chiodi a testa tonda ed a testa svasata piana, per t/d 4.5;
- chiodi a testa svasata con calotta, per 4.5 < t/d 6.5.
7.2.4. Interasse dei chiodi e distanza dai margini.
In rapporto al diametro d dei chiodi, ovvero al pi piccolo t1 tra gli spessori collegati dai chiodi, devono essere soddisfatte le limitazioni seguenti:
- per file prossime ai bordi: 10 p/d 3
3 a/d 1.5
3 a1/d 1.5
32
7-04-2032, 9:17
2. Unioni chiodate
33
p/t1
a/t1
a1/t1
6 ( 9 se il margine irrigidito)
dove:
p la distanza tra centro e centro di chiodi contigui;
a la distanza dal centro di un chiodo al margine degli elementi da collegare ad esso
pi vicino nella direzione dello sforzo;
a1 la distanza come la precedente, a, ma ortogonale alla direzione dello sforzo;
t1 il minore degli spessori degli elementi collegati
Quando si tratti di opere non esposte alle intemperie, le due ultime limitazioni
possono essere sostituite dalle seguenti:
a/ t 1
12
a 1 /t1
Deroghe eventuali alle prescrizioni di cui al presente punto 7.2.4. debbono essere
comprovate da adeguate giustificazioni teoriche e sperimentali.
5
P
p
2
a1
a
3
p
a
1.5
d
p
10
p
3
d
Fig. 2.14
P
P
P
a)
b)
2P
c)
d)
P
P
Fig. 2.15
33
7-04-2032, 9:17
34
Le indicazioni fornite in merito alla disposizione e alla scelta dei chiodi, desunte da formulazioni teoriche e soprattutto da risultati sperimentali, hanno lo
scopo di evitare linsorgere di dannosi fenomeni secondari oltre che facilitare il
montaggio. In Fig. 2.16 sono rappresentati 6 bulloni, ma si ricorda che tutto
quanto detto per il calcolo delle chiodature vale anche per le bullonature normali
(non per quelle con bulloni A.R., che formano unioni ad attrito).
Fig. 2.16
ESEMPIO N. 1
Supponiamo di dover eseguire la giunzione di un ferro piatto (largo piatto UNI
6557-69) di sezione 16 1 = 16 cm2 costituito da acciaio tipo Fe 360 e soggetto ad uno sforzo di trazione pari a 22 t. Lunione realizzata con doppio copri-
34
7-04-2032, 9:17
2. Unioni chiodate
35
giunto e 6 chiodi da ambedue i lati dellinterruzione. I chiodi sono del diametro 13 mm (ma sono considerati di diametro 14 mm - cio quanto il foro poich dopo la ribattitura il chiodo stesso sar dello stesso diametro del foro).
Pertanto la sezione retta di un chiodo pari a: b =d2 / 4=1.4 2 3.1416/4 =
1.539 1.54 cm2.
Le distanze mutue tra i chiodi e le dimensioni dei due fazzoletti sono riportate in Fig. 2.17.
sezioni:
P = 22 t
cm
Fig. 2.17
b =
P
22 000
=
= 1190.48 kg/cm 2
n 2 b 6 2 1.54
(e1.a)
35
7-04-2032, 9:17
36
22 000
= 1506.85 kg/ cm 2
16 1 1.4 1
5
22 000
2 =
= 1388.89 kg/ cm 2
6 16 1 2 1.4 1
3
22 000
3 =
= 932.20 kg/ cm 2
6 16 1 3 1.4 1
1 =
Ovviamente, i due fazzoletti - larghi 16 cm, quanto i ferri piatti da collegare devono presentare uno spessore pari almeno alla met di quello dei ferri piatti
stessi (andrebbero bene due spezzoni di larghi piatti UNI 65557-69 16 0.5 cm2).
Il lettore potrebbe controllare - tenendo sottocchio la Fig. 2.17 - se siano
rispettati gli interassi dei chiodi e le distanze dai margini, come prescritto dal
punto 7.2.4. della vigente normativa.
e
C2
C1
O
F
Fig. 2.18
Consideriamo dapprima il caso in cui i chiodi presentano tutti la stessa sezione retta b (pi avanti vedremo anche il caso in cui i chiodi hanno sezioni
bi diverse fra loro).
Eseguiremo la verifica della chiodatura meno sollecitata C1 (in maniera del
36
7-04-2032, 9:17
2. Unioni chiodate
37
(2.3.1)
bF =
F
2 9 b
(2.3.2)
2F
ri = M
(2.3.3)
b ri = M
(2.3.4)
Mi
i=1
cio
n
bMi
i=1
Allo stesso risultato si perviene ricercando le due tensioni tangenziali: bv prodotta dalla componente
verticale V di F e bO prodotta dalla componente orizzontale O di F e sommando vettorialmente, ottenendo:
bF =
37
2bV + 2bO
7-04-2032, 9:17
38
bMi = 1 r i
(2.3.5)
ri b ri = M
(2.3.6)
i=1
cio:
2 1
2
b ri = M
(2.3.7)
i=1
dove
b r 2i
i=1
38
7-04-2032, 9:17
2. Unioni chiodate
39
(2.3.11)
T i = k o bi i = k o bi r i
dove le rigidezze dei singoli chiodi sono state poste proporzionali alle aree,
presunte diverse tra loro, per trattare del caso pi generale.
Le equazioni dequilibrio alla traslazione secondo due assi ortogonali y e z
con origine in C (Fig. 2.19) forniscono:
n
T i sen i = k 0
i=1
n
bi r i sen i = 0
i=1
T i cos i = k 0
i=1
(2.3.12)
bi r i cos i = 0
i=1
bi y i = 0
i=1
(2.3.13)
bi z i = 0
i=1
Le (2.3.13) assicurano la coincidenza tra baricentro G delle aree della chiodatura e centro di rotazione C.
La Fig. 2.19b aiuta a comprendere le (2.3.12) e le (2.3.13): ri la distanza
da C al generico i-esimo chiodo, yi e zi le coordinate (rispetto agli assi y e z)
del baricentro delli-esimo chiodo, ecc.
Lequilibrio alla rotazione rispetto al polo C G impone che sia:
n
Ti ri = M
(2.3.14)
i=1
ko
bi
r 2i = M
(2.3.15)
i=1
M
n
bi r 2i
i=1
bMi =
Ti
=
bi
M
n
bi r 2i
ri =
M
ri
Ip
i=1
39
7-04-2032, 9:17
(2.3.16)
40
ri
Ti
y
yi
Pi
ri
zi
a)
i
Ti
b)
Fig. 2.19
ri
r 2i
i=1
bMi =
b
(2.3.17)
ri
r 2i
i=1
ESEMPIO N. 2
Si consideri la mensola illustrata in Fig. 2.20, costituita da un largo piatto UNI
6557-69, dacciaio Fe 360, la cui sezione trasversale di mm 180 mm 30. Il
giunto realizzato mediante due coprigiunti (ancora larghi piatti) di 40 cm di
lunghezza e di sezione 180 15 mm2. Da ciascun lato dellinterruzione si
trovano 9 chiodi di diametro pari a 14 mm, i cui interassi si rilevano dalla
stessa Fig. 2.20.
40
7-04-2032, 9:18
2. Unioni chiodate
41
650 kg
1300 kg
Fig. 2.20
r max
La tensione tangenziale massima (che si desta nel chiodo pi distante dal
baricentro della chiodatura) vale:
41
7-04-2032, 9:18
42
M
161 850
=
= 1032.15 kg/ cm 2
156
.
808
WP
La tensione tangenziale risultante (che potrebbe anche essere trovata in maniera meno precisa, per via grafica, mediante un poligono delle forze) viene
determinata sommando tutte le componenti verticali delle tensioni tangenziali,
poi tutte quelle orizzontali e applicando il teorema di Pitagora. Riferendoci
anche alla Fig. 2.21, si ha:
bMax =
= 23.449 + 1032.154
(bRO e bRV sono le componenti, orizzontale e verticale, della tensione tangenziale bR)
bO
45
bV
bMmax
bR
Fig. 2.21
si constata:
bR < b,adm = 1200 kg/ cm 2
42
7-04-2032, 9:18
2. Unioni chiodate
43
2 1083.023 1.54
=
1.4 3
= 793.48 kg/ cm 2 < 2 adm = 3200 kg/ cm 2
rif =
In ultimo occorre effettuare una verifica di resistenza nella sezione a-a (Fig.
2.20), che la maggiormente sollecitata, dove esistono le seguenti caratteristiche di sollecitazione:
N = 650 kg
M = 1300 135 - 650 9 = 169 650 kgcm
T = 1300 kg
Il momento dinerzia assiale della sezione retta del ferro piatto, tenendo
conto dellindebolimento dovuto alla presenza dei fori (v. Fig. 2.22), vale:
Ix =
3 183 3 1. 4 3
3 - 2 3 1.4 6 2 = 1153.54 cm 4
12
12
M
169 650
y max =
9 = 1323.62 kg/ cm 2
1153.542
Ix
sez. a-a
Fig. 2.22
8.32
3 1.4 6.7
3
2
T Sx
= 1300
= 28.25 kg/ cm 2
max =
Ix b
1153.542 3
43
7-04-2032, 9:18
44
27
21
15
y1
y2
y3
y4
y5
Fig. 2.23
Il taglio sollecita ogni chiodo alla recisione in una sezione. Detto n il numero dei chiodi ed b la sezione di un chiodo, il taglio T provocher in una sezione per ogni chiodo delle tensioni tangenziali verticali:
T
bV =
(2.4.1)
n b
3
Flangia un termine tecnico che deriva dallinglese flange (bordo, costa) e sta ad indicare la piastra
provvista di fori, posta allestremit di elementi strutturali (o di tubi) per congiungerli ad altri elementi
strutturali (o ad altri tubi).
44
7-04-2032, 9:18
2. Unioni chiodate
45
(il deponente V stato, appunto, posto per ricordare che la tensione tangenziale
verticale cos come per le tensioni tangenziali orizzontali aggiungiamo il deponente O). Siamo, ovviamente, nellipotesi che gli n chiodi presentino tutti la
stessa sezione retta b.
Nel presupposto che la lamiera della flangia sia infinitamente rigida, il
momento flettente M tender a far ruotare la flangia stessa intorno al suo bordo
inferiore e, in virt dellipotesi fatta, la flangia rester piana4. Si pu fare riferimento alla Fig. 2.24.
F3
F2
b
F1
Rc
RT
Fig. 2.24
In tale ipotesi lo sforzo di trazione in un generico chiodo a distanza yi dallasse passante per il lembo inferiore della flangia (asse neutro) sar proporzionale alla distanza yi; in altre parole sar: Fi = bi b e bi proporzionale a yi.
Lequazione dequilibrio alla rotazione, scritta intorno allasse neutro, fornisce:
n
bi b y i = M
(2.4.2)
i=1
Per capire meglio le conseguenze che derivano dalle ipotesi semplificative poste, si possono immaginare
i chiodi di gomma e le lamiere dacciaio, per quanto riguarda la ricerca delle sollecitazioni nella chiodatura; mentre simmagineranno le lamiere di gomma e i chiodi di acciaio per la ricerca delle tensioni di
rifollamento e, in genere, di quelle alle quali bisogna fare riferimento per il dimensionamento della flangia. Per il calcolo delle unioni chiodate, bullonate e saldate risulta assolutamente necessario che il progettista delle strutture comprenda il comportamento del giunto, immaginandosene la deformata prodotta
dalle azioni trasmesse.
E, concepire con la fantasia qualcosa di gomma (cio di facilmente deformabile) e qualcosa di acciaio
(cio di difficilmente deformabile) pu aiutare a creare una rappresentazione (mentale o grafica) dei
giunto deformato e, quindi, a capire come sollecitato un organo di unione o una flangia.
45
7-04-2032, 9:18
46
(2.4.3)
2
1 b y i = M
(2.4.4)
i=1
M
n
2
b yi
(2.4.5)
i=1
Dove
n
2
b yi
i=1
(2.4.6)
M
y max
Ix
(2.4.7)
M
Wx
(2.4.8)
oppure:
bmax =
Detta Rt la risultante degli sforzi di trazione Fi = bi b che si destano nei chiodi per effetto del momento
M, si ha che essa, evidentemente, non pu da sola equilibrare il momento stesso. Perch un momento M
non pu essere equilibrato da una sola forza, ma da una coppia (cio da due forze aventi lo stesso modulo,
la stessa direzione e verso opposto, che equivalgono ad un momento equilibrante M). Il bordo inferiore
della flangia, pensando ad un adattamento plastico del materiale, quindi, eserciter una compressione tale
da fornire una forza Rc uguale e contraria a Rt in modo che si venga a formare una coppia equilibrante del
momento M (si pu fare riferimento alla Fig. 2.24).
46
7-04-2032, 9:18
2. Unioni chiodate
47
b
bV
+
1
b,adm
b,adm
(2.4.9)
b ( yi yn ) = 0
(2.4.10)
In
b y 3n
+
3
2
b ( yi yn )
(2.4.11)
47
(2.4.12)
7-04-2032, 9:18
48
ESEMPIO N. 3
La mensola illustrata in Fig. 2.25 (si osservi anche la Fig. 2.23) costituita da
un IPE 200, saldato a una lamiera di cm 12 cm 30 forata in modo da consentirne lattraversamento da parte di un certo numero (10, nella fattispecie) di
chiodi o bulloni e realizzare, cos, un giunto a flangia.
Il giunto a flangia sollecitato da:
Taglio T = 2300 kg
Momento flettente M = 2300 75 = 172 500 kgcm
F = 2300 kg
75 cm
Fig. 2.25
2
i
i =1
48
7-04-2032, 9:18
2. Unioni chiodate
49
5
b 2
2b yi yn = 0
yn
2
i =1
(e3.b)
Sostituendo i valori numerici nella (e3.b) si perviene alla seguente equazione di secondo grado:
6 y 2n + 31.4 y n 471 = 0
che ammette la radice positiva: yn = 6.622 cm.
Risulta yn > y1 e quindi bisogna reiterare il procedimento ipotizzando che
sia: yn ] y1 , y2 ].
La (e3.b) diventa:
5
b 2
2b yi yn = 0
yn
(e3.c)
2
i =2
Sostituendo i valori numerici, la (e3.c) porge la seguente equazione di secondo grado:
49
7-04-2032, 9:19
50
6 y 2n + 25.12 y n 452.16 = 0
che ammette la radice positiva yn = 6.836 cm, effettivamente appartenente allintervallo ] y1, y2] .
Si pu, anzi, notare che valido il suggerimento, fornito dalla letteratura
tecnica specializzata, di ritenere, almeno in prima approssimazione, yn = h/6
(se avessimo tenuto conto di tale suggerimento avremmo subito scritto la (e3.c),
dando per probabile che lasse neutro si collocasse, nel nostro caso, tra la prima e la seconda fila di chiodi).
Il momento dinerzia (2.4.11) acquista lespressione:
In =
5
by 3n
12 6.836 2
+ 2 b ( y i y n ) 2 =
+ 2 3.14
3
3
i=2
[(9 6.836)
50
7-04-2032, 9:19
2. Unioni chiodate
51
Visto che i giunti flangiati sono alquanto diffusi nella pratica tecnica e sovente vengono utilizzati i bulloni, e non i chiodi, si pu ristudiare il giunto di
Fig. 2.23, con i bulloni al posto dei chiodi e, magari, proporzionare la flangia
con maggiore attenzione a fatti di natura estetica, ricorrendo, ad esempio, a
flange a filo o sporgenti, lo stretto indispensabile, allintradosso.
ESEMPIO N.4
10
0
Con riferimento alle Figg. 2.26 e 2.27 eseguiamo la verifica del giunto sollecitato dai momenti:
Mz = 120 000 kgcm
Mx = 100 000 kgcm
e dal taglio Ty = 1000 kg.
1000 kg
120 c
Fig. 2.26
4
8
8
4
4
Fig. 2.27
51
7-04-2032, 9:19
52
I chiodi sono del diametro d = 20 mm. Il momento dinerzia rispetto allasse x (Fig. 2.28) vale:
Ix = 3 3.14 42+ 2 x 3.14 122+3 3.14 202 = 4823.04 cm4
Quindi, la b,max vale:
100 000
Mx
y max =
20 = 414.68 kg/ cm 2
4823.04
Ix
Il momento dinerzia polare, scritto rispetto al baricentro della chiodatura,
risulta:
bmax =
2
2
I G = 4 3.14 8 + 4 3.14 ( 2 8) = 2411.52 cm 4
Per cui la b,max (tensione tangenziale massima dovuta al momento torcente
Mz) risulta:
120 000
Mx
2 8 = 562.98 kg/ cm 2
bMmax =
r max =
.
2411
52
Ix
La bV dovuta al taglio vale:
1 000
Ty
=
= 39.81 kg/ cm 2
bV =
n b 8 3.14
Per quanto riguarda la tensione tangenziale risultante, si cercano le componenti orizzontale e verticale di detta tensione:
2
RO = bMmax sin 45o = 562.98
= 398.09 kg / cm 2
2
2
+ 39.81 = 437.90 kg / cm 2
2
591.80 + 414.68
500
1200
e, quindi, il giunto verificato.
= 0.93 < 1
52
7-04-2032, 9:19
2. Unioni chiodate
53
a)
b)
Fig. 2.28
53
7-04-2032, 9:19
54
venivano proporzionate quando necessario mettere mano su di esse per consolidarle. Auspicheremmo, senzaltro, il recupero di quelle belle costruzioni
dacciaio, civili e industriali, della prima met del secolo scorso (v. Fig. 2.30,
da B. e H. Becher, Anonyme Skulpturen: Eine Typologie technischer Bauten,
Art-Press Verlang, Dsseldorf, 1970).
Vi concettualmente, molto in comune nel calcolo delle travi inflesse costituite da pi parti fra di loro solidarizzate: le travi miste c.a.o. - c.a.p, quelle
metalliche composte, le travi miste acciaio-calcestruzzo. In tutti questi casi si
tratta, pur sempre, di fare in modo che vi sia collaborazione tra le varie parti
che compongono lelemento strutturale; cio, in parole povere, che la sezione
composta si comporti come se fosse unica. In generale, i vari elementi che
formano queste travi possono essere di materiale diverso (come accade nelle
travi miste acciaio-calcestruzzo) o dello stesso materiale (com nel caso delle
travi composte che tra breve esamineremo).
Fig. 2.29
Fig. 2.30.
54
7-04-2032, 9:19
2. Unioni chiodate
55
Nelle sezioni miste acciaio-calcestruzzo, limpiego del cls., per, esige che
si tenga conto dei fenomeni lenti (scorrimento viscoso e ritiro), tipici di questo
materiale.
Prendiamo adesso in esame una trave formata da m strisce di lamiera, poste
luna sullaltra e collegate tra loro, tramite una chiodatura o una bullonatura o
una saldatura. Come si vede in Fig. 2.31, le varie lamiere sono ordinatamente
numerate come sincontrano procedendo dallalto verso il basso e presentano
sezioni rette di forma rettangolare e di aree A1, A2, ..Am (nel caso di Fig. 2.31
, evidentemente, m = 6). Supponiamo, per fissare le idee, che questa trave composta sia semplicemente appoggiata alle estremit e soggetta a un carico uniformemente distribuito q. facile, allora, tracciare i diagrammi delle caratteristiche
di sollecitazione (M e T), cos come fatto in Fig. 2.31 (essendo la struttura simmetrica e simmetricamente caricata, ben noto che il diagramma del momento
simmetrico e quello del taglio emisimmetrico, ragion per cui i due diagrammi
sono stati tracciati, per met trave).
Prendiamo in esame il tronco di trave, di lunghezza z, compreso fra le due
sezioni a e b. Sia Ma il momento flettente nella sezione a e Mb quello nella
sezione b. Ovviamente Ta e Tb saranno i tagli nelle sezioni a e b e Tm il taglio
medio nel tratto in esame (nel caso di Fig. 2.31 sar: Tm = (Ta + Tb) / 2).
Isolato il tronco di lunghezza z, riportiamo sulle facce a e b i diagrammi
delle agenti su queste due facce (v. Fig. 2.32). Le tensioni normali a, agenti
sulla sezione a, sono dovute ad Ma mentre le b, relative alla sezione b, sono
provocate da Mb. Le risultanti delle sollecitanti la prima lamiera, sulle due
facce a e b del concio isolato, rispettivamente valgono:
Ra1 = a1 A1
Rb1 = b1 A1
(2.5.1)
dove:
a1 = tensione normale, nella sezione a e allaltezza del baricentro della prima striscia;
b1 = tensione normale, nella sezione b e a livello del baricentro della prima
striscia;
Al = area della sezione retta della prima striscia.
evidente che:
1) sulla superficie di contatto tra la prima e la seconda lamiera agir una
forza di scorrimento Sz che risultante delle tensioni tangenziali yz
sulla stessa superficie di contatto;
2) per lequilibrio alla traslazione secondo lasse della trave (nella fattispecie lasse z), del pezzo di lamiera l, di lunghezza z, deve verificarsi:
Sz = Rb1 Ra1
55
(2.5.2)
7-04-2032, 9:19
56
Fig. 2.31
Fig. 2.32
Per lequilibrio alla traslazione secondo z, le tre forze di cui sopra devono
farsi equilibrio e, quindi, deve valere la (2.5.2). Un analogo ragionamento si
pu fare isolando il pacchetto formato dalle lamiere 1,2,.... i (i < m) tra le m
lamiere del tratto z.
56
7-04-2032, 9:19
2. Unioni chiodate
57
R a1 =
R b1
S1
Ix
S1
Ix
(2.5.4)
S1 il momento statico della sezione retta (di area A1) della prima lamiera,
rispetto allasse x baricentrico dellintera sezione composta.
La (2.5.2), in virt delle (2.5.4), diventa:
S1
S
S
M a 1 = (M b M a ) 1
(2.5.5)
Ix
Ix
Ix
Ricordando che la variazione di momento nel tratto z pari al taglio medio nello stesso intervallo z, cio che :
M b Ma
Tm =
(2.5.6)
z
e generalizzando S1, sostituendolo con Si, (momento statico, rispetto allasse
x, delle sezioni rette delle prime i lamiere), la (2.5.5) acquista il seguente aspetto
definitivo:
S z = M b
T m Si
z
(2.5.7)
Ix
In conclusione, se, in una trave composta, un organo di unione (chiodo o
bullone o cordone di saldatura) presenta come sua zona dinfluenza il tratto
z, deve essere in grado di resistere alla forza di scorrimento Sz, data dalla
(2.5.7); in cui, chiaramente, Si il momento statico, rispetto ad x, di una delle
due parti collegate.
Con riferimento alla Fig. 2.33, per determinare lo sforzo Sz, sollecitante il
chiodo situato al centro del tratto z - e che unisce allanima linsieme formato
dai due angolari e dalla piattabanda - nella (2.5.7) Si il momento statico (riS z =
57
7-04-2032, 9:19
58
spetto ad x) della sezione netta dei due cantonali e della piattabanda, mentre
Tm, Ix, e z hanno il significato gi chiarito in precedenza. Per la verifica del
chiodo in parola si dovr controllare che la tensione tangenziale b nelle due
sezioni resistenti alla recisione e la di rifollamento rif - pressione esercitata
dal gambo del chiodo contro mezza parete interna del foro praticato nellanima - siano contenute nei limiti ammissibili.
b = 300 mm
z = 140
h/2 = 350 mm
c = 30
chiodi d1 = 14
2L
80 12
chiodi d1 = 17 mm
anima s = 10 mm
Fig. 2.33
(2.5.8)
dove d il diametro del foro ( bene ricordare che, come stabilito allultimo
comma del punto 7.2.2. della vigente normativa, nei calcoli si assume il diametro d1, tanto per la verifica di resistenza della chiodatura, quanto per valutare lindebolimento degli elementi chiodati).
, poi, facile estendere - con opportuni e banali adattamenti - le (2.5.8) al
caso delle bullonature.
Per lunione delle piattabande ai cantonali resta valida la prima delle (2.5.8).
Infatti i chiodi presentano una sola sezione resistente alla recisione, ma ne
sono due (e quindi la prima delle (2.5.8) resta valida cos come ). Ovviamente
Si sar il momento statico della sezione retta della sola ala, sempre rispetto
allasse x.
La tensione di rifollamento d, in questo caso, meno preoccupazione perch i due chiodi premono su mezza parete interna di due fori.
58
7-04-2032, 9:19
2. Unioni chiodate
59
z = 1.57 b,adm d 2
z = 2 adm
Ix
T max Si
Ix
s c
T max Si
(2.5.9)
Ovviamente si assumer per z il pi piccolo tra i due valori forniti dalle (2.5.9).
I problemi connessi alle travi composte erano ben noti ai costruttori dei
secoli passati ed il lettore se ne render ben conto guardando la Fig. 2.34,
tratta da J. Leupold, Theatrum Pontificale, Leipzig, 1726, Tav. VIII (particolarmente bella la Fig. V, che mostra lo scorrimento tra le quattro tavole di
legno semplicemente sovrapposte luna allaltra e degne di attenzione sono
le Figg. IXXIV, che mostrano vari sistemi di solidarizzazione degli elementi costituenti la trave lignea composta, soggetta a carichi agenti dallalto
verso il basso).
Naturalmente esistono numerosi altri testi antichi che mostrano brillanti
ed esteticamente valide soluzioni per formare travi composte (sia in legno
che in ferro) che si osservano ben volentieri e che possono fornire anche al
tecnico dei giorni nostri stimolanti spunti per una pi valida progettazione
strutturale.
evidente lanalogia con il calcolo delle armature a taglio (staffe e/o ferri
piegati) nella statica del cemento armato ordinario (metodo delle tensioni ammissibili).
Anche in quel caso c da proporzionare unarmatura in grado di resistere a
una forza (di scorrimento) che risultante, su un certo tratto di trave, di tensioni tangenziali da taglio (sul piano neutro o su un piano sottostante al piano
neutro e ad esso parallelo).
La forza di scorrimento ha un significato fisico ben preciso: quella forza
che tende a far scorrere il blocco compresso rispetto a quello teso (cio una
delle forze che hanno prodotto lo scorrimento delle tavole di legno di Leupold).
Lo studio della singola sezione, seppure la pi sollecitata a taglio, (nella
statica del c.a.o.) poco significativo e, pertanto, occorre prendere in esame un
elemento di trave di una certa lunghezza per individuare modelli e procedure
di calcolo.
59
7-04-2032, 9:19
60
Fig. 2.34
ESEMPIO N. 5
Progettare una trave composta, di sezione a doppio T e di acciaio tipo Fe 430,
appoggiata alle estremit su una luce l = 16 m e soggetta a un carico uniformemente distribuito q = 3800 kg/ml.
Al fine di effettuare un dimensionamento di massima della sezione a doppio T composta, si pu pensare che le ali assorbano il momento flettente e
lanima il taglio.
60
7-04-2032, 9:19
2. Unioni chiodate
61
(e5.a)
(e5.b)
o, che lo stesso:
Se lanima - anchessa di sezione rettangolare, con base s ed altezza h fosse isolata dalle ali e soggetta al taglio Tmax, si avrebbe il noto diagramma
delle di Fig. 2.35, con max = 3 Tmax/(2sh) (ovviamente si tratta di zymax da
noi pi semplicemente indicata con la notazione max).
Fig. 2.35
=
s h adm = T max
2 sh
9
3
o, che lo stesso (essendo h = H 2c):
adm =
3
adm s (H 2 c) = T max
9
61
7-04-2032, 9:19
(e5.c)
(e5.d)
62
q l 2 3800 16 2
=
= 12 160 000 kg cm
8
8
q l 3800 16
=
= 30 400 kg
2
2
(si sta trascurando - com generalmente lecito fare per le strutture di acciaio il peso proprio della membratura strutturale).
Fissato:
h = 70 cm
c = 3 cm
dalla (e5.a) si ricava:
12160 000
M max
b =
=
= 29.224 cm
1900 3 (70 3)
adm c (h + c)
T max =
= 0.594 cm
Ci conviene - per evitare che si verifichino fenomeni di instabilit dellanima - incrementare a sentimento lo spessore s.
Si decide di assumere s = 10 mm (si potrebbe controllare che non vi siano
pericoli di imbozzamento dellanima, nel quale caso sar necessario prevedere
62
7-04-2032, 9:19
2. Unioni chiodate
63
Ix = 1
70
3
70 3
32
+ 2 30
+ 2 30 3
+ +
12
12
2
2
2
70
+ 4 102 + 4 x 17.9 2.41 = 344 978.27 cm 4
2
352
+ 2 17, 9 (35 2.41) +
2
+ 3 30 (35 +1.5) = 5064.22 cm 3
Sx = 1
La verifica di resistenza della sezione composta va, prudenzialmente, effettuata in corrispondenza della sezione pi indebolita dalle forature per il passaggio dei chiodi.
Tale sezione quella in corrispondenza dei chiodi che uniscono le ali ai
cantonali.
Unala della sezione composta spessa 3 cm mentre unala del cantonale
spessa 1.2 cm.
Decidendo di utilizzare chiodi con d = 14 mm (per lunione ali-cantonali) si
ha che i quattro fori che indeboliscono la sezione composta sottraggono quattro rettangoli di materiale; ognuno di tali rettangoli presenta un base di 1.4 cm
e unaltezza pari a: 3 + 1.2 = 4.2 cm.
Di conseguenza il momento dinerzia della sezione indebolita :
63
7-04-2032, 9:19
64
76 4.2
42 3
I' x = 344 978.27 4 1.4
4 1.4 4.2
=
12
2
2
= 314 630.89 cm 4
mentre il momento statico di mezza sezione indebolita (momento statico calcolato, evidentemente, sempre rispetto allasse x) vale:
76 4.2 4219.63
Sx = 5064 4 1.4 4.2
cm 3
2
2
12 160 000
M max
y max =
38 = 1468.64 kg/ cm 2 < adm
314 630.89
Ix
max =
= 4451.72 cm 3
Procediamo al calcolo della chiodatura pi sollecitata: quella che unisce
allanima linsieme formato da una piattabanda e due angolari.
Decidiamo di utilizzare chiodi di diametro nominale pari a 16 mm e con
fori di diametro da 17 mm. Sappiamo che b,adm = 1200 kg/cm2 e adm = 1900
kg/cm2. Abbiamo, inoltre, gi calcolato Ix ed S1, e, quindi, possiamo applicare
le (9.5.9) per determinare lintervallo z. Si ha:
z = 1.57 1200 1.72
z = 2 1900 1 1.7
64
344 978.27
= 13.88 cm 14 cm
30 400 4451.72
344 978.27
= 16.47 cm 16.5 cm
30 400 4451.72
7-04-2032, 9:20
2. Unioni chiodate
65
344 978.27
= 32.93 cm 33 cm
15200 4451.72
65
7-04-2032, 9:20
66
d1 =
z T m S1
=
1.57 b,adm I x
14 30 400 3285
= 1.46 cm
1.57 1200 344 978.27
z T m S1
14 30 400 3285
=
= 1.07 cm
2 1900 1 344 978.27
2 adm s I x
66
7-04-2032, 9:20
67
3. UNIONI BULLONATE
I collegamenti bullonati, come gi detto nel Capitolo 1, hanno quasi totalmente soppiantato quelli chiodati, perch consentono una maggiore razionalizzazione del lavoro, dovuta alla facilit e velocit sia del montaggio sia dello
smontaggio, ove mai, nel tempo, la struttura dovesse essere modificata per
rispondere a nuove esigenze distributive o dovesse essere trasportata in altro
luogo. Rispetto alla chiodatura, la bullonatura caratterizzata da assenza di
rumori nel montaggio, garantisce (nel caso di bulloni AR precaricati, dove AR
sta per Alta Resistenza) unassoluta impermeabilit allacqua e offre una maggiore resistenza agli sforzi statici e alla fatica.
La tendenza, nelle moderne costruzioni metalliche, quella di realizzare
quanti pi collegamenti saldati possibile in officina (dove esistono attrezzature e condizioni di lavoro ottimali) per, poi, limitarsi in cantiere a semplici
operazioni di montaggio, affidabili - come nel caso dei collegamenti bullonati
- anche a personale senza particolare specializzazione.
In alcuni casi, inoltre, i bulloni funzionano meglio dei chiodi. Ricordiamo,
ad esempio, che nei chiodi, col raffreddamento, si destano tensioni interne,
tanto pi forti quanto pi i chiodi stessi sono lunghi. Allorquando si devono
collegare pezzi di notevole spessore (4-5 volte il diametro dei chiodi) preferibile utilizzare i bulloni anzich chiodi.
Secondo la letteratura tecnica, il bullone (dal latino bulla = sigillo) definibile come quellorgano di collegamento mobile, costituito da un perno filettato
(vite), sormontato da una testa generalmente esagonale, cui si avvita un dado
(madrevite), anchesso per lo pi di forma esagonale, che blocca la parte da
serrare.
Un altro elemento importante del bullone (bolt, in inglese) la rosetta (o
rondella), che pu avere funzione dappoggio o di sicurezza. Essa pu essere
inserita per aumentare la superficie dappoggio del dado (nut), in maniera da
ripartire la forza di serraggio su unarea maggiore. Ma le rosette - che la Normativa, al punto 7.3.1., impone di usare sempre - servono anche quando i dadi devono essere avvitati per aderire a superfici non perfettamente livellate o quando
consistente il gioco foro-bullone. Le rosette di sicurezza (le cosiddette rosette
elastiche) appartengono ai dispositivi atti ad impedire lallentamento delle viti.
Un bullone, ricapitolando, costituito da tre parti fondamentali:
a) la vite,
b) il dado,
c) la rondella.
Si pu fare riferimento alla Fig. 3.1.
67
7-04-2032, 9:20
68
bullone in opera
lunghezza
filettatura
dado
rondella circolare
rondella quadrangolare
Fig. 3.1
Fig. 3.2
Le parti filettate della vite e della madrevite sono dette filettatura o impanatura (nella vite, com noto, la filettatura esterna, mentre nella madrevite
interna).
Le viti, in base al profilo, si dicono triangolari, trapezie, quadre, semicircolari,
ecc; quelle utilizzate nella carpenteria metallica sono le triangolari e le trapezie.
In Fig. 3.3 sono indicate le parti caratteristiche di una vite: la cresta o vertice (sommit del filetto), il fondo (superficie di fondo del filetto), i fianchi (le
68
7-04-2032, 9:20
3. Unioni bullonate
69
Fig. 3.3
I diametri che interessano, nella parte filettata del bullone, sono i tre seguenti:
1) il diametro esterno o diametro nominale d;
2) il diametro medio dm;
3) il diametro del nocciolo dn,
Nella bulloneria normalmente impiegata nelle costruzioni metalliche :
dm = d - 0.64952 p
dn = d - 1.22687 p
(3.1)
dove p il passo della filettatura. Le (3.1) sono rigorosamente valide per filettature metriche ISO a profilo triangolare a passo grosso.
Secondo la UNI 4534/64 come sezione resistente della parte filettata da
prendersi quella circolare di diametro pari alla media aritmetica tra il diametro
del nocciolo dn e quello medio dm. Cio, la sezione resistente scaturisce dalla
seguente relazione:
dm + dn
4
2
La (3.2), tenendo conto delle (3.1), porge:
res =
(3.2)
(3.3)
69
7-04-2032, 9:20
70
Tutti possiamo fare una semplice esperienza, con uno spillo o con un ago dacciaio. Afferrandolo con una
pinza, possiamo esporlo, tenendolo in verticale, alla fiamma del fornello della cucina. Riscaldandolo al
color rosso e facendolo raffreddare lentamente, notiamo che lago di acciaio pu essere facilmente piegato ( diventato meno resistente, ma molto pi duttile). Questo trattamento si chiama ricottura e pu
servire ad eliminare completamente tensioni interne, eventualmente presenti nel pezzo dacciaio.
Riscaldando il nostro elemento dacciaio fino al color rosso, ma raffreddandolo rapidamente (immergendolo subito in un bicchiere dacqua) il nostro spillo diventer pi resistente, ma pi fragile (se proviamo
a piegarlo si spezzer). In questo modo avremo effettuato - come il lettore gi sa - un trattamento di
tempra. Dal punto di vista fisico la tempra consiste nel fissare, tramite il brusco raffreddamento, la struttura molecolare che lacciaio presenta alle alte temperature.
Per attenuare la fragilit dellacciaio provocato dalla tempra dobbiamo prendere il nostro spillo temprato,
pulirlo accuratamente con carta smerigliata a grana fine, rimetterlo sul fornello e riscaldarlo moderatamente (fino a quando assume una coloritura blu) e, infine, lasciarlo raffreddare lentamente. Avremo, cos,
effettuato un trattamento termico che si chiama rinvenimento e, alla fine, il nostro spillo si presenter non
solo resistente, ma anche elastico (un po meno duro, ma pi plastico e non pi fragile). Il processo
complessivo di tempra e rinvenimento si chiama bonifica. Tale trattamento - effettuato con mezzi tecnologici e perizia certamente maggiori di quelli da noi adottati con un ago, una pinza e il fornello di cucina
- viene operato sui bulloni.
In realt chi legger questa nota tra qualche decennio probabile che laccolga con un sorrisetto di
compatimento, visti i progressi rapidissimi della metallurgia. Gi oggi i metalli si possono fabbricare
dentro tubi di plasma (ottenendo leghe chimicamente impossibili, con grani finissimi), per temprarli si
adoperano gas superfreddi e per renderli pi resistenti vengono sottoposti a docce di atomi. Circa undici
anni fa 130 industrie tedesche fondarono un centro sperimentale (lIwt di Brema) che passato immediatamente allavanguardia mondiale, nel settore della metallurgia. E facilmente prevedibile che le tecniche
gi messe a punto (spray compacting, trattamenti al nitruro di titanio, tecnologia del plasma, Cvd, ecc.),
che oggi trovano applicazioni particolari (in ortopedia: articolazioni artificiali, viti in trazione per femori
e antenne paraboliche dei radiotelescopi, che altro non sono che specchi lucidissimi) possano trovare
larghi impieghi nella carpenteria metallica (e ci sicuramente accadr quando i costi delle nuove tecnologie si abbatteranno).
70
7-04-2032, 9:20
3. Unioni bullonate
71
d
(in mm)
p
(in mm)
res
(in cm2)
b
(in cm2)
res
b
4
5
6
7
8
8
9
9
10
10
10
12
12
12
14
14
16
16
18
18
20
20
22
22
24
24
27
27
30
30
33
33
36
36
39
39
42
42
45
45
48
48
52
52
56
60
64
68
0.7
0.8
1
1
1.25
1
1.25
1
1.5
1.25
1
1.75
1.5
1.25
2
1.5
2
1.5
2.5
1.5
2.5
1.5
2.5
1.5
3
2
3
2
3.5
2
3.5
2
4
3
4
3
4.5
3
4.5
3
5
3
5
3
5.5
5.5
6
6
0.0878
0.142
0.201
0.288
0.366
0.392
0.481
0.51
0.58
0.612
0.645
0.843
0.881
0.921
1.154
1.245
1.567
1.672
1.925
2.162
2.448
2.715
3.034
3.33
3.525
3.844
4.594
4.957
5.606
6.212
6.935
7.608
8.167
8.649
9.757
10.284
11.209
12.06
13.06
13.977
14.731
16.036
17.578
19
20.3
23.62
26.76
30.553
0.126
0.196
0.283
0.385
0.503
0.503
0.636
0.636
0.785
0.785
0.785
1.131
1.131
1.131
1.539
1.539
2.011
2.011
2.545
2.545
3.142
3.142
3.801
3.801
4.524
4.524
5.725
5.725
7.069
7.069
8.553
8.553
10.179
10.179
11.946
11.946
13.854
13.854
15.904
15.904
18.096
18.096
21.237
21.237
24.63
28.274
32.17
36.317
0.697
0.722
0.712
0.75
0.728
0.779
0.756
0.802
0.738
0.779
0.821
0.745
0.779
0.814
0.75
0.809
0.779
0.832
0.756
0.85
0.779
0.864
0.798
0.876
0.779
0.85
0.802
0.866
0.793
0.879
0.811
0.889
0.802
0.85
0.817
0.861
0.809
0.87
0.821
0.879
0.814
0.886
0.828
0.895
0.824
0.835
0.832
0.841
Tabella 3.1
71
7-04-2032, 9:20
72
Classe
della vite
Carico unitario
di rottura
(in kg/mm2)
4.6
40
21
25
bassa resistenza
5.6
50-70
30
20
media
6.6
60-80
36
16
media
8.8
80-100
64
12
alta
10.9
100-120
90
altissima
Impiego
La tabella 3.2 pu essere integrata dalla seguente tabella 3.3, tratta dellEurocodice 3.
Classe dei bulloni
fyb (N/mm2)
fub (N/mm2)
4.6
240
400
4.8
320
400
5.6
300
500
5.8
400
500
6.8
480
600
8.8
640
800
10.9
900
1000
Per quanto riguarda linterasse dei bulloni e le distanze dai margini vale
quanto gi detto per i chiodi.
Di norma si impiegano bulloni dei seguenti diametri:
d = 12; 14; 16; 18; 20; 22; 24; 27; 30 mm.
Si gi detto che i fori devono consentire un certo gioco con il bullone ed,
in particolare, il diametro dei fori deve essere pari a quello dei bulloni maggiorato di 1 mm fino al diametro di 20 mm e di 1.5 mm per bulloni di diametro
maggiore di 20 mm. Tutto ci quando ammissibile un assestamento sotto
carico (altrimenti la maggiorazione suddetta sar di 0.25 e 0.5 mm). opportuno, adesso, riportare integralmente i punti 2.5. e 2.6. del Regolamento, in
merito ai materiali, ed i punti 7.3.1., 7.3.2. e 7.3.3., in merito alle regole di
progettazione e di esecuzione delle unioni con bulloni normali:
2.5. BULLONI.
I bulloni normali (conformi per le caratteristiche dimensionali alle UNI 5727-88,
UNI 5592-68 e UNI 5591-65) e quelli ad alta resistenza (conformi alle caratteristiche cui al prospetto 4-II) devono appartenere alle sottoindicate classi delle
72
7-04-2032, 9:20
3. Unioni bullonate
73
Vite
Dado
4.6
4
Normali
5.6
5
6.8
6
Ad alta resistenza
8.8
10.9
8
10
Materiale
Norma
Viti
8.8-10.9
secondo UNI EN 20898/1 (dic. 91)
Dadi
8-10
secondo UNI 3740/4 (ott. 85)
Rosette
Piastrine
7.3.1. Bulloni.
La lunghezza del tratto non filettato del gambo del bullone deve essere in generale maggiore di quella delle parti da serrare e si deve sempre far uso di rosette.
E tollerato tuttavia che non pi di mezza spira del filetto rimanga compresa nel
foro. Qualora resti compreso nel foro un tratto filettato se ne dovr tenere adeguato conto nelle verifiche di resistenza.
In presenza di vibrazioni o inversioni di sforzo, si devono impiegare controdadi
oppure rosette elastiche, tali da impedire lallentamento del dado. Per bulloni
con viti 8.8 e 10.9 sufficiente ladeguato serraggio.
7.3.2. Diametri normali.
Di regola si devono impiegare bulloni dei seguenti diametri:
d = 12, 14, 16, 18, 20, 22, 24, 27 mm.
I fori devono avere diametro uguale a quello del bullone maggiorato di 1 mm
fino al diametro 20 mm e di 1.5 mm oltre il diametro 20 mm, quando ammissibile un assestamento sotto carico del giunto.
73
7-04-2032, 9:20
74
Taglio
(kg/cm2)
Trazione (*)
(kg/cm2)
Chiodi normali
1200
500
4.6
1050
1050
5.6
1500
1500
6.6
1700
1700
8.8
1900
2800
10.9
2200
3900
Bulloni
con
viti di
classe
Composta
b,adm
b
+
b,adm
(*) In assenza di apprezzabili flessioni parassite e di fenomeni di fatica nei bulloni le tensioni ammissibili
a trazione per viti 4.6, 5.6, 6.6 sono elevate rispettivamente a 1400, 1800 e 2000 kg/cm2.
74
7-04-2032, 9:20
3. Unioni bullonate
75
Tutte le normative che si sono succedute in Italia dal 72 all85 imponevano la verifica dei bulloni in base a quanto contenuto nel vecchio prospetto 3-II,
che si prima riportato (e che, poi, altro non che il criterio di resistenza di
Gough e Polland con tensioni ammissibili minori di quelle riportate nella normativa attuale):
Riportiamo integralmente il punto 4.2. della normativa vigente (D. Min.
LL.PP. 9 gennaio 1996: Norme tecniche per il calcolo, lesecuzione ed il collaudo delle strutture in cemento armato, normale e precompresso e per le strutture metalliche, pubblicate sul supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale n. 29 del 5 febbraio 1996 - Serie generale):
4.2. Unioni con bulloni.
Le resistenze di calcolo sono riportate nel prospetto 7-II. b e b rappresentano i
valori medi delle tensioni nella sezione.
La tensione di trazione per i bulloni deve essere valutata mettendo in conto anche gli effetti leva e le eventuali flessioni parassite. Ove non si proceda alle
valutazioni delleffetto leva e di eventuali flessioni parassite, le tensioni di trazione b devono essere incrementate del 25%.
PROSPETTO 7-II
Stato di tensione
Classe
Vite
ft
[N/mm2]
fy
[N/mm2]
fk,N
[N/mm2]
fd,N
[N/mm2]
fd,V
[N/mm2]
4.6
400
240
240
240
170
5.6
500
300
300
300
212
6.8
600
480
360
360
255
8.8
800
640
560
560
396
10.9
1000
900
700
700
495
fk,N = assunto pari al minore dei due valori fk,N = 0. 7ft (fk,N = 0.6 ft per viti di
classe 6.8) fk,N = fy essendo ft ed fy le tensioni di rottura e di snervamento
secondo UNI 3740.
fd,N = fk,N resistenza di calcolo a trazione
fd,V = fk,N = resistenza di calcolo a taglio
Ai fini del calcolo della b la sezione resistente quella della vite; ai fini del
calcolo della b la sezione resistente quella della vite o quella totale del gambo
a seconda che il piano di taglio interessi o non interessi la parte filettata.
Nel caso di presenza contemporanea di sforzi normali e di taglio deve risultare:
75
7-04-2032, 9:20
76
b
b
1
+
fd , N
fd , V
La pressione sul contorno del foro rif , alla proiezione diametrale della superficie cilindrica del chiodo e del bullone, deve risultare:
rif fd
essendo:
= a/d e comunque da assumersi non superiore a 2.5;
fd la resistenza di calcolo del materiale costituente gli elementi del giunto (vedi
4.1.1.1.)
a e d definiti limitati al punto 7.2.4.
[d il diametro del chiodo e a la distanza dal centro del chiodo al margine degli
elementi collegati nella direzione dello sforzo, N.d.A.].
I bulloni di ogni classe devono essere convenientemente serrati.
Per il serraggio dei bulloni precaricati importante generare coppie di serraggio, nei dadi, il pi possibile controllati. In Fig. 3.4 riportata una chiave
oleodinamica capace di sviluppare coppie di serraggio da 3500 a 25000 Nm,
prodotta dalla Ditta ENERPAC - Hydraulic Technology Worldwide.
Fig. 3.4
Le coppie di serraggio possono essere molto grandi e controllabili con facilit e precisione; lingombro limitato della chiave ne permette lutilizzo anche
in spazi molto ristretti; i valori delle coppie di serraggio possono essere predefiniti su una centralina di controllo e possono essere, quindi, ripetuti con precisione; loperatore aziona la chiave a distanza, tramite una pulsantiera (e, quindi, in condizioni di sicurezza). La coppia di serraggio applicata al bullone
facendo reazione su un punto qualunque della struttura circostante. La chiave
particolarmente adatta quando si deve operare in spazi angusti e addirittura
76
7-04-2032, 9:20
3. Unioni bullonate
77
quando lo spazio disponibile per linserimento della chiave praticamente ridotto alla sola altezza del dado.
In fig. 3.5 riportata una normale chiave dinamometrica, di quelle comunemente in uso.
Fig. 3.5
77
7-04-2032, 9:20
78
Diametro
CLASSI
della
Passo
vite
(mm)
4A
4D - 4S
(mm)
5D - 5S
6D
8G
10O-10K 12O-12K
0.7
0.295
0.345
0.43
0.52
0.69
0.865
1.04
0.8
0.475
0.56
0.7
0.84
1.12
1.4
1.68
0.675
0.79
0.99
1.19
1.585
1.98
2.375
0.97
1.14
1.425
1.71
2.28
2.85
3.42
1.25
1.225
1.445
1.805
2.165
2.89
3.61
4.33
1.32
1.55
1.94
2.33
3.105
3.88
4.655
1.25
1.62
1.905
2.38
2.835
3.81
4.76
5.71
1.72
2.025
2.53
3.036
4.05
5.06
6.07
10
1.5
1.95
2.29
2.865
3.44
4.585
5.73
6.875
10
1.25
2.06
2.425
3.03
3.635
4.85
6.06
7.27
10
2.175
2.56
3.2
3.84
5.12
6.4
7.68
12
1.75
2.83
3.33
4.16
4.99
6.655
8.32
9.985
12
1.5
2.965
3.49
4.36
5.23
6.975
8.72
10.465
12
1.25
3.105
3.65
4.565
5.48
7.305
9.13
10.955
14
3.875
4.56
5.7
6.84
9.12
11.4
13.68
14
1.5
4.18
4.92
6.15
7.38
9.84
12.3
14.76
16
5.27
6.2
7.75
9.3
12.4
15.5
18.6
16
1.5
5.645
6.604
8.3
9.96
13.28
16.6
19.92
18
2.5
6.46
7.6
9.5
11.4
15.2
19
22.8
18
1.5
7.31
8.6
10.75
12.9
17.2
21.5
25.8
20
2.5
8.23
9.68
12.1
14.52
19.36
24.2
29.04
20
1.5
9.18
10.8
13.5
16.2
21.6
27
32.4
22
2.5
10.32
12.04
15.05
18.06
24.08
30.1
36.12
22
1.5
11.25
13.24
16.55
19.86
26.48
33.1
39.72
24
11.87
13.96
17.45
20.94
27.92
34.9
41.88
24
12.99
15.28
19.1
22.92
30.56
38.2
45.84
27
16.76
18.2
22.75
27.3
36.4
45.5
54.6
27
18.87
19.72
24.65
29.58
39.44
49.3
59.86
30
3.5
21.01
22.2
27.75
33.3
44.4
55.5
66.6
30
23.39
24.72
30.9
37.08
49.44
61.8
74.16
Tabella 3.4
78
7-04-2032, 9:20
3. Unioni bullonate
79
Non siamo, per, convinti che tale criterio possa essere condiviso da tutti,
contenendo delle lievi approssimazioni a vantaggio di statica; assumendo, per
il nostro bullone, la tensione ammissibile di 2800 kg/cm2 e la sezione resistente di 2.715 cm2, si avrebbe uno sforzo ammissibile di 7.6 t, che accetteremmo
ugualmente, comportando un coefficiente pari a circa 2.8 (senzaltro soddisfacente perch non molto lontano dal coefficiente di sicurezza 3, da noi scelto,
rispetto alla rottura).
Naturalmente, anche il coefficiente di sicurezza 3, rispetto alla rottura, pu,
in qualche caso, essere rivisto. Quando, ad esempio, c il rischio di un formidabile effetto leva, con tiro eccentrico, o fenomeni di fatica non ci scandalizzeremmo se il progettista delle strutture volesse elevare il suddetto coefficiente
di sicurezza. Daltronde il tecnico si assume la responsabilit della sicurezza
strutturale ed giusto che operi le sue scelte, improntate alla prudenza, al rispetto delle norme, ispirate dalla propria sensibilit statica e dallesperienza e
che non comportino oneri economici eccessivi e inutili per il committente.
La tabella 3.4 pu essere utile per stabilire delle equivalenze tra bulloni. Ad
esempio, un bullone 27, passo 3 mm e classe 4A (carico di rottura pari a
16.76 t) sostituibile con un bullone 18, passo 1.5 mm e classe 8G (carico di
rottura pari a 17.2 t).
79
7-04-2032, 9:20
80
7-04-2032, 9:20
81
Ff =
1
Nb
f
in cui da porre:
f coefficiente di sicurezza contro lo slittamento, da assumersi pari a:
1.25 per le verifiche in corrispondenza degli stati limite di esercizio (sempre
obbligatori)
1.00 per le verifiche in corrispondenza degli stati limite ultimi (quando questo tipo di verifica esplicitamente richiesto nelle prescrizioni di progetto);
coefficiente di attrito da assumersi pari a:
0.45 per superfici trattate come indicato al punto 3.10.2
0.30 per superfici non particolarmente trattate, e comunque nelle giunzioni
effettuate in opera;
Nb forza di trazione nel gambo delle vite.
La pressione convenzionale sulle pareti dei fori non deve superare il valore di
2.5 fd . In un giunto per attrito i bulloni ad alta resistenza possono trasmettere
anche una forza assiale di trazione N. In questo caso, semprech non concorrano flessioni parassite apprezzabili nel bullone, il valore della forza ancora trasmissibile dal bullone per attrito si riduce a:
Ff,red = Ff 1
Nb
La forza N nel bullone non pu in nessun caso superare il valore 0.8 Nb.
I bulloni di ciascuna classe debbono in ogni caso essere serrati con coppia tale
da provocare una forza di trazione N nel gambo della vite pari a:
Nb = 0.8 fy Ares
essendo Ares larea della sezione resistente della vite e fy la tensione di snervamento, su vite (prospetto 7-II), valutate secondo UNI EN 20898/1 (dic. 91).
La bulloneria AR realizzata mediante un particolare procedimento a freddo a doppia estrusione del gambo (il vecchio sistema, di tornitura da barra, da
scartare per evitare rotture dovute ad effetti dintaglio, nei raccordi testa-gambo
e fondo-filetto) e successivo trattamento termico. Questultimo avviene in for-
81
7-04-2032, 9:20
82
ni con controllo automatico della temperatura e in atmosfera neutra, onde impedire la decarburazione del metallo.
Assolutamente perfetto deve essere laccoppiamento delle spire del filetto
(cio devono risultare a completo contatto i fianchi delle filettature del bullone
e del dado) se si vuole evitare ogni pericolo di spanamento della filettatura a
seguito del forte serraggio.
In Italia, conformemente alla norma UNI 3740, i bulloni ad alta resistenza
sono fabbricati con acciai 8G, 10K e 12K, che presentano le seguenti caratteristiche:
ACCIAIO
Tensione di rottura
(in kg/cm2)
Tensione di snervamento
(in kg/cm2)
Allungamento
%
8G
8000 - 9500
6400
14
10K
10000 - 11500
9000
10
12 K
l2000 - 14000
10800
Si ricorda che, sotto lazione di una forza orizzontale F, vinta la resistenza di attrito fra il corpo in figura
e il piano orizzontale sul quale poggiato, quando la stessa forza F raggiunge il valore:
Flim = tan N = N
dove:
N = valore della forza verticale (agente insieme ad F) che preme il corpo sul piano di appoggio;
= angolo rappresentativo della resistenza di attrito tra i due elementi (corpo e piano di appoggio);
= tan = coefficiente di attrito, dipendente dai due
materiali a contatto, (quelli di cui sono formati il corpo e il piano orizzontale); ad esempio, il coefficiente
di attrito tra muratura e terreno sabbioso = 0.6 (
= 31), mentre tra muratura e argilla umida = 0.3
( = 17), ecc.
Ovviamente quando la forza F supera anche di pochissimo il valore Flim il corpo slitta sul suo piano di
appoggio. Nel fenomeno ha certamente importanza
, ma influisce anche N.
Lasciando costante , pi cresce N e pi, evidentemente, deve aumentare dintensit Flim, per vincere
lattrito corpo-piano scabro.
82
7-04-2032, 9:20
83
Ff =
Nb
f
(contenuta nel punto 3.4. della stessa normativa e precedentemente riportata) facilmente comprensibile
alla luce di quanto detto pocanzi.
Si comprende, cio, che la forza trasmissibile per attrito dipende s dal trattamento superficiale che hanno
subito i pezzi di acciaio posti a contatto (che condiziona , esaltando o non esaltando lattrito), ma anche
- e soprattutto - dallo sforzo di pretensione Nb impresso al bullone, che pressa gli elementi a contatto,
luno contro laltro.
Pi il bullone serrato pi i due pezzi a contatto sono spinti luno contro laltro, e pi grande sar la forza
trasmissibile per attrito.
ovvio altres che deve essere introdotto un coefficiente di sicurezza f, per porre rimedio ad una serie di
incertezze che si possono avere. La normativa fa dipendere f dalla condizione di carico: I o II.
2
83
7-04-2032, 9:20
84
spetto 3-III ci sono i valori della forza normale Nb e della coppia di serraggio
Ms per i vari tipi di bulloni; relativamente ai bulloni di classe 8.8 e 10.9, che
sono quelli adoperati per unioni ad attrito, si riportano i valori che Ff assume al
variare dei parametri che la definiscono, nel prospetto 3-IV
PROSPETTO 3-III
CLASSE DELLA VITE
Diametro Sezione
4.6
nominale resistente
5.6
6.6
8.8
10.9
d (mm) Ares(mm )
Ms
Nb
Ms
Nb
Ms
Nb
Ms
Nb
Ms
Nb
12
84.3
3.4
1.4
4.9
1.9
5.5
2.3
9.4
3.9
12.7
5.3
14
115
5.3
1.9
7.3
2.9
8.7
3.1
14.8
5.3
20.4
7.3
16
157
8.3
2.6
11.2
3.5
13.8
4.3
23.4
7.3
31.7
9.9
18
192
11.5
3.2
15.5
4.3
18.7
5.2
32
8.9
43.6 12.1
20
245
16.4
4.1
22
5.5
26.8
6.7
45.6
11.4
62 15.5
22
303
22.4
5.1
29.9
6.8
36.1
8.2
61.6
14
84 19.1
24
353
28.3
5.9
37.9
7.9
46.1
9.6
78.7
16.4
107 22.3
27
459
41.6
7.7
55.6
10.3
67.5
12.5
115
21.3 156.6
29
(4.1)
dove fkn, pu attingersi dalla tabella 3.2 e res dalla tabella 3.1 (ovviamente fkn
, come gi in precedenza definita, la resistenza caratteristica del bullone a
trazione e res larea resistente del bullone, tenuto conto dellindebolimento
rappresentato dalla filettatura).
Le stesse norme C.N.R. 10011-85 prevedono (sempre al punto 4.1.1) che la
coppia di serraggio Ms, necessaria ad indurre la forza normale Nb (data dalla
(4.1)), risulta, per filettatura a passo grosso:
Ms = 0.2 Nb d
(4.2)
(espressione identica a quella fornita dalla vigente normativa italiana).
84
7-04-2032, 9:20
85
PROSPETTO 3-IV
CLASSE DELLA VITE
8.8
N (in t)
Diametro
nominale
d (mm)
= 0.3
10.9
N (in t)
= 0.45
= 0.3
= 0.45
II
II
II
II
12
0.9
1.4
1.6
1.3
1.4
1.9
2.1
14
16
18
20
1.3
1.7
2.1
2.7
1.4
2
2.4
3.1
1.9
2.6
3.2
4.1
2.1
2.9
3.6
4.6
1.7
2.4
2.9
3.7
2
2.7
3.3
4.2
2.6
3.6
4.3
5.6
2.9
4
4.9
6.3
22
24
27
3.4
3.9
5.1
3.8
4.4
5.7
5
5.9
7.7
5.7
6.6
8.6
4.6
5.3
7
5.1
6
7.8
6.9
8
10.4
7.4
9
11.7
Diventa, allora, semplice costruire il seguente prospetto 10.3 - anche riportato dalle norme C.N.R. 10011-85 - che raccoglie i valori delle aree resistenti
res, delle forze normali Nb e delle coppie di serraggio Ms, per vari tipi di bullone ( opportuno ricordare che per trasformare i N (newton) in kg occorre
moltiplicare per il fattore di conversione 0.101972).
PROSPETTO 10.3
d
(mm) (mm2)
Ns (n - m)
res
Nb (kN)
4.6
5.6
6.6
8.8
10.9
4.6
5.6
6.6
8.8
12
84.3
38.84
48.56
58.27
90.64
113.30
16.19
20.23
24.28
37.77
14
115.4
62.04
77.55
93.06 144.76
180.95
22.16
27.70
33.23
51.70
16
156.7
280.81
30.09
37.61
45.13
70.20
18
192.5
388.08
36.96
46.20
55.44
86.24
20
244.8
548.35
47.00
58.75
70.50 109.67
22
303.4
747.58
58.25
72.82
87.38 135.92
24
352.5
947.52
67.68
84.60
101.52 157.92
27
459.4
87.63
110.26
132.31 205.81
30
560.6
134.54
161.45 251.15
85
7-04-2032, 9:20
86
P
(4.1.2)
ndt
Nella (4.1.1) b la sezione del gambo, perch si immaginato il gambo soggetto alla recisione in m sezioni. Ad b occorre, evidentemente sostituire res
se ad essere soggette a taglio fossero sezioni appartenenti alla filettatura. Se,
rif =
86
7-04-2032, 9:20
87
Fig. 4.1
87
7-04-2032, 9:20
88
ESEMPIO N. 6
Supponiamo di dover eseguire la giunzione di un tirante costituito da un doppietta di profilati ad U seriale normale 60 30, dacciaio tipo Fe 510.
Lo sforzo di trazione sia pari a F = 28 t. La giunzione eseguita - cos come
illustrato in Fig. 4.2 - interponendo un fazzoletto3 tra i due profilati e usando 4
bulloni classe 10.9, del diametro di 16 mm, da ambedue i lati dellinterruzione.
F=
F=
6 cm
28
28
0.65
3
3
s1 = 2 cm
Fig. 4.2
Per quanto non sia assolutamente necessario - nei giunti ad attrito verificare
i bulloni a taglio, noi lo facciamo ugualmente per accertarci che il giunto possa
funzionare anche a taglio. Il lettore che volesse effettuare altre verifiche di
giunti ad attrito, potrebbe, allora, rinunciare alle verifiche a taglio. Ci evidente perch, con lutilizzo di bulloni AR precaricati, la trasmissione degli
sforzi, dalluno allaltro degli elementi collegati, avviene sfruttando lattrito e
non gi sforzi di taglio negli organi dunione.
Limpiego di bulloni AR dovrebbe, infatti, presupporre la condizione che i
giunti non scorrano. Diciamo, allora, che nel caso del presente esempio, vogliamo accertarci che il giunto funzioni anche a taglio, nella malaugurata ipotesi che lattrito venga meno (perch, potremmo immaginare, c stata qualche
3
Il rettangolo di lamiera posto tra i due profilati a U (ma anche quelli posti come coprigiunto) detto fazzoletto. Soprattutto per le sagome dei ferri del c.a. troviamo questi nomi curiosi (cavallo, molla, pipetta, ecc.);
ma anche nelle costruzioni di acciaio. Gli esempi potrebbero essere tantissimi. Come si poteva chiamare
quel pilastrino di mattoni, inserito in una muratura per poggiarvi sopra una trave, se non cuscino. Lasta
verticale posta al centro di una capriata, fra le testate dei due puntoni, effettivamente ha una certa ieraticit,
sembra tendere verso il cielo e non poteva che chiamarsi monaco (gli inglesi, guarda caso, lo chiamano
vescovo). Un arnese formato da una traversa e quattro gambe detta capra; e, poi, abbiamo lincastro a coda
di rondine, il muro a scarpa, la trave a ginocchio, ecc.
88
7-04-2032, 9:20
89
negligenza nella preparazione delle superfici a contatto e/o nel serraggio dei
bulloni). Va anche detto, per, che se venisse raggiunto il carico di scorrimento
- e, quindi, fosse vinta la resistenza dattrito (attrito di primo distacco) e si
verificasse uno scorrimento relativo tra le parti connesse - ancora si avrebbe
che il carico sopportato, in parte non trascurabile, dalla resistenza di attrito
ancora esistente. Pertanto intendiamo essere veramente molto prudenti ad accertarci che il giunto funzioni bene sia a taglio sia ad attrito.
La tensione tangenziale in ognuna delle due sezioni resistenti al taglio nel
singolo bullone e la tensione di rifollamento valgono:
b =
F
28 000
=
= 1741.29 kg/ cm 2 < adm = 2200 kg/ cm 2
n m b 4 2 2.01
F
28 000
=
= 3365.44 kg/ cm 2 < 2.5 adm = 6000 kg/ cm 2
n m t d 4 2 0.65 1.6
Ovviamente si immaginato che tutti i bulloni siano sollecitati, a taglio,
ognuno in due sezioni del gambo.
Nella sezione del tirante indebolita dal foro la tensione normale vale:
rif =
28 000
= 2314.05 kg/ cm 2 < adm = 2400 kg/ cm 2
2 (7.09 1.6 0.65 )
Si verificata, tra le quattro sezioni parimenti indebolite dai fori per il passaggio dei bulloni, quella soggetta allo sforzo normale maggiore.
Dalla verifica di resistenza per attrito scaturisce:
=
Nb
1
=
0.45 9 900 2 4 = 28512 kg > 28000 kg
1.25
f
con Nb = 9.9 t preso dal prospetto 3-III riportato in precedenza.
Lo spessore della lamiera costituente il fazzoletto devessere non minore di:
28 000
= 1.94 cm 2 cm
s1 =
2400 6
A questo punto il giunto ad attrito completamente definito: pu funzionare bene anche a prescindere dallattrito (cosicch, se nella pratica esecuzione
del giunto, si realizzasse ununione a taglio, anzich ad attrito, lunione funzionerebbe altrettanto bene).
Ff =
89
7-04-2032, 9:20
90
ESEMPIO N. 7
Cos come risulta dalla Fig. 4.3, il giunto a doppia flangia sollecitato da un
momento e da un taglio rispettivamente pari a:
M = 700 120 = 84000 kg cm
T = 700 kg
T
M
105.2 mm
35
Fig. 4.3
84 000
= 3119.54 kg/ cm 2
26.297
La tensione tangenziale bv, (verticale) dovuta al taglio vale:
700
= 151.65 kg/ cm 2
bv =
4 1.154
bmax =
90
7-04-2032, 9:21
91
(1.154 larea del gambo, in cm2, del bullone 14, soggetto alla recisione; in
altre parole: si ritenuta soggetta a taglio la sezione del gambo, mentre, prima,
si considerata soggetta a trazione la sezione pi debole del bullone: quella in
corrispondenza della filettatura).
La verifica di resistenza, nellipotesi di unione a taglio, fornisce:
(e7.a)
e, quindi, lesito della verifica positivo.
Effettuando la verifica secondo i criteri della normativa precedente a quella
attuale (che utilizzava una formula ispirata al criterio di Huber-von Mises Hencky, e contenute nelle formulazioni ISO4 e CNR-UNI, invece della (e7.a),
che il criterio di Gough e Pollard, nato per la verifica nel caso di sollecitazione di fatica composta, dovuta a flessione e torsione) si sarebbe ottenuto:
id =
2bmax + 2 2bV =
3119.54 2 + 2 151.652 =
84 000
3.5 = 1039.97 kg/ cm 2
282.73
Il valore della forza trasmissibile per attrito dal giunto vale:
b1 =
3119.54 1.15
N
0.5
F f,red = F f 1
8280 1
+
= 2
Nb
7300
1.25
+2
1039.97 1.15
0.5
7300 1
= 7839.94 kg
7300
1.25
LISO (International Organization for Standardization) uno dei pi grandi organismi internazionali di
cooperazione industriale e tecnica, i cui paesi membri rappresentano i 4/5 della popolazione mondiale.
91
7-04-2032, 9:21
92
cos come disegnato in Fig. 4.3, seppure con qualche lieve generosit nel dimensionamento. Non affatto infrequente - nella pratica professionale - che,
una volta definito un giunto (bullonato o saldato), il progettista senta lesigenza di reiterare il calcolo, al fine di apportare qualche miglioria.
Indubbiamente, questesigenza di migliorare un giunto pi probabile che
accada se ci poniamo pure lobiettivo di definire collegamenti che siano gradevoli anche sotto il profilo estetico (chi lha detto che un giunto non possa anche
essere piacevole a guardarsi? che sinserisca bene nel complesso dellopera?).
Inviteremmo, pertanto, lo studioso lettore a riorganizzare il giunto di Fig. 4.3
(le flangie potrebbero essere di spessore pi contenuto e ridisegnate, i bulloni
di diametro pi piccolo, ecc.).
92
7-04-2032, 9:21
93
5. UNIONI SALDATE
5.1. Generalit
La saldatura pu essere definita come quel processo tecnologico mediante il
quale si realizza il collegamento permanente di pezzi di metallo, ottenendo la
continuit del materiale. Le parti da saldare, accostate e portate alla fusione
mediante calore, con eventuale apporto di nuovo materiale metallico, solidificano costituendo un tuttuno continuo, monolitico, senza soluzioni di continuit.
Unaltra definizione di saldatura fornita dalla tabella UNI 1307: Per saldatura sintende il processo mediante il quale si effettua lunione dei pezzi
metallici sotto lazione del calore, con o senza apporto di un materiale metallico, in modo da realizzare nei tratti di collegamento la continuit fra i pezzi
stessi. Nella pratica con la parola saldatura sintende anche la zona ove ha
luogo il collegamento dei pezzi.
Per cordone di saldatura sintende linsieme costituito dal materiale dapporto (depositato fuso) e dalle zone immediatamente adiacenti di materiale
base, riscaldate anchesse fino alla fusione, per realizzare il collegamento.
Le saldature sono ottenibili, senza particolari accorgimenti, per gli acciai
che hanno un tenore di carbonio non superiore allo 0.25% (gli acciai duri ed
extra-duri sono pi difficilmente saldabili1).
Le unioni saldate risultano, per molti aspetti, vantaggiose rispetto a quelle
chiodate o bullonate.
, infatti, possibile realizzare collegamenti pi rigidi, senza impiego di coprigiunti e senza indebolimenti delle parti resistenti (vale a dire senza le forature che necessario effettuare per le chiodature e le bullonature), consentendo inoltre una maggiore liber di soluzioni progettuali.
Poi, va menzionata la rapidit desecuzione, la riduzione degli spazi di
manovra necessari per lesecuzione del collegamento, una maggiore leggerez1
Per saldabilit si intende lattitudine di un metallo a lasciarsi saldare. Gli acciai comuni - con un contenuto di carbonio fino allo 0.25% ed anche oltre, fino allo 0.35% - presentano unaccettabile saldabilit; pi
bassa la percentuale di carbonio, pi la saldatura facile ad effettuarsi, praticamente con ogni procedimento di saldatura. Altri metalli e/o leghe (alluminio, rame, ecc.) pure sono saldabili, ma non in maniera
semplice come per un acciaio dolce. Forse opportuno ricordare che gli acciai, in funzione della percentuale di carbonio si classificano in:
acciai extra-dolci
C < 0.15 %
acciai dolci
C = 0.15 - 0.25 %
acciai semi-duri
C = 0.25 - 0.5 %
acciai duri
C = 0.5 - 0.75 %
acciai extra-duri
C > 0.75 %
93
7-04-2032, 9:21
94
La temperatura di 3100 - 3500 C si verifica fra il dardo e il fiocco della fiamma, mentre allimboccatura
del cannello di circa 300 C (la qual cosa evita la fusione dei cannello stesso, in mano alloperatore).
94
7-04-2032, 9:21
5. Unioni saldate
95
cordone
di saldatura
elettrodo
pinza
porta elettrodo
manico
isolante
pezzi da saldare
(materiale di base)
generatore
Fig. 5.1
3
E opportuno dire, solo per memoria, che con cannello ossiacetilenico od ossipropanico vengono sovente
eseguiti tagli di acciaio (si tratta di sistemi che rientrano nel cosiddetto taglio con mezzi termici, essendoci anche il taglio con mezzi meccanici).
Il cannello - al fine di effettuare detti tagli - pu essere fatto avanzare automaticamente con opportuna
velocit ed anche, se lo si desidera, con prefissata inclinazione, in maniera tale che il piano del taglio
risulti obliquo, rispetto alla superficie del pezzo, effettuando, cos, particolari preparazioni per successive
saldature. Quando lossitaglio , per certi tipi dacciaio, impossibile, il taglio stesso pu essere effettuato
con gas ionizzati (si parla, allora, di taglio al plasma); con questultimo sistema si riescono ad ottenere
altissime temperature. Se lossitaglio non automatico, ma a mano, e i pezzi tagliati devono essere
successivamente saldati, necessaria una successiva ripassatura alla smerigliatrice, onde regolarizzare
lasperit del taglio.
In conclusione, vorremmo far notare che anche le operazioni di taglio di profilati o di lamiere (cos com
stato per le forature, dei pezzi, necessari al passaggio dei chiodi o dei bulloni) vanno effettuati in maniera
opportuna, tale da ottenere risultati staticamente ed esteticamente validi. E ci, in parole povere, si pu
ottenere affidando tali operazioni a maestranze qualificate.
E vietato luso della fiamma per lesecuzione di fori per chiodi e bulloni.
95
7-04-2032, 9:21
96
Questo sistema nato alla fine dellOttocento (1885, sistema Bernardos) con
lutilizzo di elettrodi di carbone, fu prima migliorato con elettrodi metallici
non rivestiti (nel 1891 in Danimarca, sistema Kjelberg) e, poi, con elettrodi
rivestiti (in Russia, sistema Slavianoff).
Larco elettrico, oltre ad essere una notevole sorgente termica, anche una
rilevante fonte luminosa. La forte luminosit, evidentemente, qualcosa da
cui loperatore deve proteggersi. Fissando, direttamente e da vicino, larco,
pressoch inevitabile linsorgere di una fastidiosa congiuntivite. Si rende, quindi
necessario luso di schermi o occhiali con vetri colorati (generalmente verde
scuro o blu) in grado di filtrare le radiazioni infrarosse e ultraviolette nocive4.
Tra i diversi procedimenti ad arco ricordiamo quelli:
- ad arco con elettrodo rivestito,
- ad arco sommerso,
- ad arco con elettrodo infusibile in atmosfera inerte (TIG = Tungsten Inert
Gas),
- a filo continuo (in atmosfera inerte MIG e attiva MAG).
Il procedimento ad arco con elettrodi rivestiti di gran lunga il pi comune,
grazie alla semplicit e versatilit dimpiego che lo rende insostituibile per
saldature in opera o di tracciato irregolare o poco accessibili. Il materiale di
apporto, contenuto nellanima dellelettrodo, fonde con continuit nellarco
elettrico insieme ad una zona prossima del metallo base, formando insieme, il
cordone di saldatura. Il rivestimento dellelettrodo ha almeno due funzioni;
fondendo (subito dopo - essendo quasi refrattario - che s fusa lanima metallica dellelettrodo) forma unatmosfera di gas protettiva del bagno di fusione
dal contatto con laria (contatto dannoso in quanto lossigeno, molto solubile
nel ferro fuso, tende a separarsene durante il raffreddamento generando cos
inclusioni non metalliche o soffiature) e forma poi uno strato sottile sul cordone che ne rallenta il raffreddamento, attenuando cos gli effetti del ciclo termico cui stato sottoposto il materiale (v. Fig. 5.2).
Il diametro degli elettrodi varia da 2.5 mm a 5 mm, mentre la lunghezza
varia da 35 cm a 45 cm (in funzione del diametro). Il rivestimento dellelettrodo (acido o basico) sinterrompe a circa 2 cm in uno degli estremi, in maniera
tale che lelettrodo stesso possa essere afferrato con la pinza della saldatrice.
4
Fissando con lo sguardo larco elettrico o ricevendone semplicemente i raggi riflessi, dopo qualche ora, si
avverte un forte bruciore agli occhi e la sgradevole sensazione di averci la sabbia dentro. Generalmente
tali sintomi spariscono nellarco di una giornata di sofferenze, senza lasciare alcuna conseguenza sulla
vista e bastano a scoraggiare chiunque a ripetere lesperienza. Oltre a proteggere gli occhi, loperaio
saldatore deve preservarsi anche la pelle, specialmente del viso, dagli effetti dei raggi che si sprigionano
dallarco elettrico, che possono provocare fastidiosi eritemi. Loperaio saldatore si protegge il viso con
uno schermo dotato di una finestrella con vetro colorato inattinico, non lavora a dorso nudo, circonda il
posto di lavoro con paraventi leggeri ed espone cartelli invitanti a non guardare larco.
96
7-04-2032, 9:21
5. Unioni saldate
97
rivestimento dellelettrodo
anima (materiale di apporto)
arco elettrico
involucro gassoso
materiale in
trasferimento
scoria solidificata
involucro fuso
cordone di saldatura
lamiera
penetrazione
bagno di fusione
Fig. 5.2
Gli elettrodi vengono contraddistinti da un simbolo alquanto complesso, ma che ha un preciso significato.
Riportiamo il seguente passo dellarticolo di Mario Costa, ripreso dal n.5/1970 della rivista Costruzioni
metalliche: A titolo di esempio il simbolo completo di un elettrodo secondo le norme citate (UNI 5132,
N.d.R.) pu essere il seguente:
E 44 L 4 B 2 0 R11 (UNI 5132) del quale lettere e numeri hanno un preciso significato:
E = simbolo parziale per gli elettrodi
44 = resistenza a trazione (minima garantita)
L = tipo di applicazione (lamiere e profilati in questo caso. Per i tubi in particolare, viene usato il
simbolo T e per le lamiere sottili il simbolo S).
4 = classe di qualit (in questo caso si tratta di elettrodi di elevatissima qualit, con valori garantiti di
allungamento e resilienza molto alti e studiati in modo da essere particolarmente resistenti alla criccabilit
a caldo. Prima di questa classe figurano: la 0, senza garanzie e le 1,2,3 con garanzie via via pi accentuate).
B = tipo di rivestimento (basico nellesempio. Pu essere anche: 0 = ossidante; A = acido; R = rutilio; C
= cellulosico; ecc.).
2 = posizione di saldatura (tutte, esclusa la verticale discendente. E preceduta dalla 1, valida per tutte le
posizioni e seguita dalla 3 e 4 per posizioni particolari).
0 = condizioni di alimentazione elettrica (corrente continua in questo caso. I numeri successivi, fino a 9,
sono adottati per alimentazione sia in c.c. che in c. a. (corrente alternata, N.d.A.) a seconda della polarit
e della tensione minima).
R11 = rendimento (uguale o maggiore del 110%).
Si tratta perci, nellesempio, di un elettrodo particolarmente adatto per costruzioni impegnative e soggette ad azioni dinamiche ...
97
7-04-2032, 9:21
98
cordone di saldatura definitivo). Sembrerebbe accertato che la tendenza alle cricche principalmente influenzata dalla velocit di raffreddamento.
La saldatura comporta necessariamente delle vicende termiche che rendono le zone adiacenti del materiale (dette zone termicamente influenzate) di
elevata durezza e sedi di stati tensionali spesso superiori al limite elastico e
conseguenti deformazioni plastiche. Sovente si hanno, anche, distorsioni fra i
pezzi collegati. La Fig. 5.2 mostra il deposito di un cordone di saldatura su una
lamiera piana orizzontale.
Per contenere entro limiti accettabili tali fenomeni, si adottano una serie di
accorgimenti preventivi, quali il bloccaggio dei pezzi, lo studio delle sequenze
di saldatura, il preriscaldamento, limbastitura per punti, ecc. Per ridurre gli
stati di coazione, lideale sarebbe il consentire ai pezzi da saldare di dilatarsi
liberamente, disponendoli tenendo conto delle deformazioni che indurr la saldatura, evitando (o riducendo al minimo) ogni operazione successiva di raddrizzamento (generalmente condotta meccanicamente, senza osservare particolari accorgimenti).
Ad esempio, se si saldano testa a testa due ferri piatti con cordone a V
continuo pressoch inevitabile che si abbia una deformazione trasversale come
quella riportata in Fig. 5.3a. Se si provvede a disporre le parti da collegare ad
angolo opposto a quello di ritiro si otterr, una volta completata la saldatura, la
desiderata unione piana (v. Fig. 5.3b).
a)
b)
Fig. 5.3
In Fig. 5.4 riportato un ulteriore esempio, questa volta riferito a un cordone dangolo: i pezzi, inizialmente disposti in modo da formare un angolo retto
(v. Fig. 5.4a), per effetto del ritiro del cordone di saldatura finiscono per formare un angolo maggiore di 90 ( = 90 + ).
Se si provvede ad effettuare la saldatura con una correzione preventiva del
langolo (disponendo, cio, i pezzi secondo langolazione = 90 - , come
mostrato in Fig. 5.4b) si riuscir a ottenere - a saldatura effettuata - la posizione
98
7-04-2032, 9:21
5. Unioni saldate
99
b)
Fig. 5.4
99
7-04-2032, 9:21
100
ve accenno va fatto alle cosiddette cricche, che sono incrinature, originate per
strappo, del materiale base e/o del materiale dapporto che rappresentano indubbiamente il difetto pi grave che un giunto saldato possa presentare.
Nella letteratura tecnica specializzata si parla di cricche a freddo e di cricche a caldo. Le cricche a caldo (v. Fig. 5.5) sono cos chiamate perch si formano durante la solidificazione della saldatura.
cricche a caldo
Fig. 5.5
100
7-04-2032, 9:21
5. Unioni saldate
101
cricche a freddo
Fig. 5.6
101
7-04-2032, 9:21
102
grado B:
grado C:
grado D:
P 0,055%
P 0,050%
P 0,045%
S 0,055%
S 0,050%
S 0,045%
Mn 1,6%
Mn 1,6%
Mn 1,6%
Si 0,60%
Si 0,60%
Si 0,60%
P 0,055%
P 0,050%
P 0,045%
S 0,055%
S 0,050%
S 0,045%
Le norme CNR 10011/85 parlano della qualificazione professionale degli operai addetti alle saldature ed
forse, opportuno riportare integralmente il punto 9.10.4.l. di dette norme:
9.10.4.1. Sia in officina sia in cantiere, le saldature da effettuare con elettrodi rivestiti devono essere
eseguite da operai che abbiano superato le prove di qualifica indicate nella UNI 4634 per la classe
relativa al tipo di elettrodo ed alle posizioni di saldatura previste. Nel caso di costruzioni tubolari si far
riferimento anche alla UNI 4633 per quanto riguarda i giunti di testa.
Le saldature da effettuare con altri procedimenti devono essere eseguite da operai sufficientemente addestrati alluso delle apparecchiature relative ed al rispetto delle condizioni operative stabilite in sede di
approvazione del procedimento.
102
7-04-2032, 9:21
5. Unioni saldate
103
Qualora il tenore di C risulti inferiore o uguale, per i tre gradi B, C, D, rispettivamente a 0,24%, 0,22% e 0,20% potranno accettarsi tenori di Mn superiori a
1,6% ma comunque non superiori a 1,7%.
2.3.2. Fragilit alla basse temperature.
La temperatura minima alla quale lacciaio di una struttura saldata pu essere utilizzato senza pericolo di rottura fragile, in assenza di dati pi precisi,
deve essere stimata sulla base della temperatura T alla quale per detto acciaio
pu essere garantita una resilienza KV, secondo EN 10045/1a (gennaio 1992),
di 27 J.
La temperatura T deve risultare minore o uguale a quella minima di servizio
per elementi importanti di strutture saldate soggetti a trazione con tensione
prossima a quella ammissibile aventi spessori maggiori di 25 mm e forme tali
da produrre sensibili concentrazioni locali di sforzi, saldature di testa o dangolo non soggette a controllo, od accentuate deformazioni plastiche di formatura. A parit di altre condizioni, via via che diminuisce lo spessore, la temperatura T potr innalzarsi a giudizio del progettista fino ad una temperatura di circa
30C maggiore di quella minima di servizio per spessori dellordine di 10 mm.
Un aumento pu aver luogo anche per spessori fino a 25 mm via via che limportanza dellelemento strutturale decresce e che le altre condizioni si attenuano.
Il progettista, stimata la temperatura T alla quale la resilienza di 27 J deve essere
assicurata, sceglier nella unificazione o nei cataloghi dei produttori lacciaio
soddisfacente questa condizione.
Concludiamo il presente paragrafo riportando il punto 2.4.l. del Regolamento, relativo ai procedimenti di saldatura.
2.4.1. Procedimenti di saldatura.
Possono essere impiegati i seguenti procedimenti:
- saldatura manuale ad arco con elettrodi rivestiti;
- saldatura automatica ad arco sommerso;
- saldatura automatica o semiautomatica sotto gas protettore (CO2 o sue miscele);
- altro procedimento di saldatura la cui attitudine a garantire una saldatura
pienamente efficiente deve essere previamente verificata mediante le prove
indicate al successivo punto 2.4.2. Per la saldatura manuale ad arco devono
essere impiegati elettrodi omologati secondo UNI 5132 (ottobre 1974) adatti
al materiale base;
- per gli acciai Fe 360 ed Fe 430 devono essere del tipo E 44 di classe di
qualit 2, 3 o 4 per spessori maggiori di 30 mm o temperatura di esercizio
minore di 0 C saranno ammessi solo elettrodi di classe 4 B;
- per lacciaio Fe 510 devono essere impiegati elettrodi del tipo E 52 di classi
di qualit 3 o 4: per spessori maggiori di 20 mm o temperatura di esercizio
minori di 0 C saranno ammessi solo elettrodi di classe 4 B. Per gli altri
procedimenti di saldatura si dovranno impiegare i fili, i flussi (o i gas) e la
tecnica esecutiva usati per le prove preliminari di verifica di cui al punto
seguente.
103
7-04-2032, 9:21
104
104
7-04-2032, 9:21
5. Unioni saldate
105
dalla ditta esecutrice, alla posizione di esecuzione delle saldature e secondo che
siano state eseguite in officina o al montaggio.
Per i giunti a croce o a T, a completa penetrazione nel caso di spessori t > 30
mm, lesame radiografico o con ultrasuoni atto ad accertare gli eventuali difetti
interni verr integrato con opportuno esame magnetoscopico sui lembi esterni
delle saldature al fine di rilevare la presenza o meno di cricche da strappo.
Nel caso di giunto a croce sollecitato normalmente alla lamiera compresa fra le
due saldature, dovr essere previamente accertato, mediante ultrasuoni, che detta
lamiera nella zona interessata dal giunto sia esente da sfogliature o segregazioni accentuate.
I giunti con cordoni dangolo, effettuati con elettrodi aventi caratteristiche di
qualit 2, 3 o 4 UNI 5132 (ottobre 1974) o con gli altri procedimenti indicati al
punto 2.4.1., devono essere considerati come appartenenti ad una unica classe
caratterizzata da una ragionevole assenza di difetti interni e da assenza di incrinature interne o di cricche da strappo sui lembi dei cordoni. Il loro controllo
verr di regola effettuato mediante sistemi magnetici; la sua estensione verr
stabilita dal direttore dei lavori, sentito eventualmente il progettista e in base ai
fattori esecutivi gi precisati per gli altri giunti.
verticali,
c)
in piano,
d)
sovratesta.
A seconda della posizione dei pezzi da unire i giunti saldati si distinguono
(Fig. 5.8) in:
a) giunti testa a testa,
b)
dorlo,
c)
dangolo,
d)
a T,
e)
ad L,
f)
per sovrapposizione,
g)
a coprigiunto.
Se i pezzi da saldare sono sottili di solito non si ricorre ad alcuna preparazione delle teste; altrimenti, in relazione alla lavorazione delle parti che devono venire a contatto, si hanno, tra laltro, le preparazioni illustrate in Fig. 5.9.
105
7-04-2032, 9:21
106
b) verticale
a) orizzontale
c) in piano
d) sovratesta
Fig. 5.7
testa a testa
dorlo
dangolo
aT
per
sovrapposizione
aL
a doppio
coprigiunto
Fig. 5.8
Solo smussando uno o entrambi i lembi in modo opportuno, infatti, si riesce, quando i pezzi da saldare sono di un certo spessore, ad ottenere una buona
saldatura, che interessi lintero spessore (completa penetrazione).
La normativa distingue due tipi di unioni saldate:
- giunti a completa penetrazione (testa a testa, a T, a croce)
- giunti con cordone dangolo.
106
7-04-2032, 9:21
5. Unioni saldate
107
Fig. 5.9
Al punto 2.4.3. (titolato Classi di saldature, riportato pocanzi) la normativa distingue, per quelli a completa penetrazione, due classi di giunti saldati (I
e II classe).
La distinzione avviene in base alla qualit degli elettrodi impiegati per la
saldatura, al suo aspetto pi o meno regolare ed esenti da difetti, nonch dalla
capacit di fornire esito soddisfacente a radiografie effettuate con particolari
modalit.
Le saldature di I classe sono quelle per le quali la normativa pi esigente
e, ovviamente, presentano pi alte tensioni ammissibili.
Per i giunti a cordoni dangolo non si operano distinzioni in classi; si dice solo
che (ultimo comma del punto 2.4.1) devono essere considerati come appartenenti
ad una unica classe caratterizzata da una ragionevole assenza di difetti interni e
da assenza di incrinature o di cricche da strappo sui lembi dei cordoni.
107
7-04-2032, 9:21
108
del pezzo saldato ricavata normalmente allasse predetto (cio quella del materiale base pi il materiale dapporto).
Fig. 1-II
Per trazioni o compressioni normali allasse del cordone la tensione nella saldatura non deve superare 0,85 fd per giunti testa a testa di II classe e fd per gli
altri giunti.
Per sollecitazioni composte deve risultare:
id =
2
2 + // // + 3 2 =
fd (I classe)
0.85 fd (II classe)
dove:
la tensione di trazione o compressione normale alla sezione longitudinale
della saldatura;
// la tensione di trazione o compressione parallela allasse della saldatura;
la tensione tangenziale nella sezione longitudinale della sezione.
4.5.2. Giunti a cordoni dangolo.
Si assume come sezione resistente la sezione di gola del cordone, cui si attribuisce larghezza pari allaltezza a del triangolo isoscele iscritto nella sezione
trasversale del cordone e lintera lunghezza l del cordone stesso, a meno che
questo non abbia estremit difettose (Fig. 2-II).
Fig. 2-II
Della tensione totale agente sulla sezione di gola, ribaltata su uno dei piani
dattacco, si considerano le componenti: normale (trasversale) o tangenziale
108
7-04-2032, 9:21
5. Unioni saldate
109
2 + 2 + //2
0.85 fd per l acciaio Fe 430 ed Fe 510
con ovvie semplificazioni quando due soltanto o una sola delle componenti siano diversa da zero. Si ritengono non influenti sul dimensionamento eventuali
tensioni normali //, sulla sezione trasversale del cordone.
Fig. 5.10
109
7-04-2032, 9:21
110
Tabella 5.1
110
7-04-2032, 9:21
5. Unioni saldate
111
Fig. 5.11
111
7-04-2032, 9:21
112
sezione resistente
=
// =
M 3M
=
W ah 2
T
2ah
A = 2ah
W=
2ah 2
6
sezione resistente
M
lah
A = 2al
F
2al
W lah
112
7-04-2032, 9:21
5. Unioni saldate
113
F1 =
F Mt
b
2
F2 =
F Mt
+
b
2
// =
F2
la
Scheda 3 - taglio e torsione: cordoni frontali
// =
Fd
alH
T
2al
Scheda 4 - taglio e torsione: cordoni laterali
113
7-04-2032, 9:22
114
// =
Mt
alH
Scheda 5 - torsione
Fsin
2 la
// =
F cos
2 la
Scheda 6 - trazione: cordoni obliqui
114
7-04-2032, 9:22
5. Unioni saldate
// =
115
F
la
Scheda 7 - trazione: cordoni laterali
F
la
Scheda 8 - trazione: cordoni frontali
115
7-04-2032, 9:22
116
Fig. 5.12
116
7-04-2032, 9:22
5. Unioni saldate
117
ESEMPIO N. 8
In Fig. 5.13 riportato il nodo di un telaio: il ritto formato da un HE 400 B (B
sta, com noto, per serie normale) mentre il traverso da un HE 300 A (A,
invece, indica la serie leggera ). Entrambi i profilati sono costituiti da acciaio
Fe 360 (adm = 1600 kg/cm2).
Al fine di conferire maggiore rigidezza al nodo-incastro (escludendo imbozzamenti dellanima della colonna e garantendo una migliore trasmissione
degli sforzi) si sono disposte due alette dirrigidimento, tra le ali dellHE 400
B (montante). Tali costole dirrigidimento - che si vedono disegnate in Fig.
5.13 - potrebbero essere formate da lamiere dello stesso spessore delle ali del
traverso (e, cio, pari a 14 mm). La trave saldata allala della colonna mediante giunti a completa penetrazione.
In Fig. 5.14 riportato. un particolare ingrandito della Fig. 5.13, finalizzato
a mostrare la sezione del cordone a completa penetrazione A.
Fig. 5.13
cordone B
50
27 mm
14
14
cordone A
24 mm 3
Fig. 5.14
117
7-04-2032, 9:22
118
Nostro proposito quello di verificare il collegamento saldato trave - colonna, nellipotesi che le saldature siano di prima classe e che le caratteristiche
di sollecitazione, allestremo della trave, siano le seguenti:
N = 15 t
T = 12 t
M = 14.5 tm
La sezione resistente della saldatura quasi coincide con quella della trave.
Si deciso di escludere, infatti, le sole zone di raccordo ala-anima, dove non si
proceduto ad effettuare saldature (v. Fig. 5.15).
Fig. 5.15
Per definire la sezione resistente della saldatura assumeremo come lunghezza di ogni cordone quella effettiva diminuita di due volte lo spessore del cordone
stesso (se ci fossimo trovati di fronte a cordoni dangolo, alla lunghezza effettiva
avremmo sottratto due volte laltezza di gola), onde prudentemente escludere,
dalla stessa sezione resistente, i due tratti terminali di ogni cordone, i quali, non
di rado, risultano difettosi.
Pertanto i due cordoni orizzontali - quelli che uniscono le ali della trave al
montante - sono, in realt, lunghi 300 mm, ma noi li riterremo lunghi 300 - 2
14 = 272 mm.
Analogamente, il terzo cordone, interessando tutta laltezza dellanima compresa tra i raccordi, , in effetti, lungo 208 mm, ma lo considereremo lungo
208 - 2 8.5 = 191 mm.
In questo modo la sezione resistente della saldatura diventa quella di Fig.
5.l5.
La riduzione dei due cordoni orizzontali (da 300 a 272 mm) e di quello
verticale (da 208 a 191 mm) , in realt, una pignoleria, suggeritaci da Belluzzi
che a pag. 736 (Vol. II) dellopera riportata in bibliografia, testualmente dice:
La lunghezza quella del cordone diminuita dei due tratti estremi irregolari,
di lunghezza circa uguale ad a; per cui = 1 - 2a.
Abbiamo, daltronde, visto in precedenza che occorre una buona dose dabi-
118
7-04-2032, 9:22
5. Unioni saldate
119
lit, da parte delloperatore che effettua la saldatura, ad evitare crateri allestremit dei cordoni.
Ovviamente, se fossimo sicuri della realizzazione, a perfetta regola darte
dellintera saldatura, non sarebbe giustificato ridurre, per effettuare i calcoli, le
lunghezze dei cordoni.
Ipotizzeremo, come solitamente si fa, che lo sforzo di taglio sia assorbito
dal solo cordone danima (il cordone B di Fig. 5.15) mentre il momento flettente e lo sforzo normale saranno assorbiti da tutti e tre i cordoni.
Per definire lo stato tensionale nella saldatura dobbiamo preventivamente
trovare alcune caratteristiche geometriche e inerziali della sezione resistente
disegnata in Fig. 5.15.
Per le aree resistenti si ha:
cordoni A:
cordone B:
19.13
1.4 3
+ 2 27.2
+
12
12
26.2 1.4
+ 2 27.2 1.4
+
2
2
= 15009.91 cm 4
N
M
15000 1450 000
+
=
+
= 1563.09 kg/ cm 2
A tot W xA 92.39 1035.17
119
7-04-2032, 9:22
120
2 + 3 2// =
1084.90 2 + 3 677.552 =
ESEMPIO N. 9
Un tirante formato da un ferro piatto 160 20 (largo piatto UNI 6557-69), di
acciaio Fe 360, deve essere giuntato. Si vuole definire un collegamento saldato, con doppio coprigiunto e cordoni dangolo, che sia a totale ripristino (che,
cio, sia in grado di trasmettere, da una parte allaltra dellinterruzione, uno
sforzo normale pari a quello massimo che il tirante di lamiera, integro, in
grado di sopportare).
Il ferro piatto 160 20 pu sopportare lo sforzo normale massimo:
Nmax = adm A = 1600 16 2 = 51 200 kg
Immaginando i coprigiunti formati di acciaio tipo Fe 360, si ha che ognuno
di essi deve presentare una sezione retta pari almeno alla met di quella del
ferro piatto 160 20. Ovverosia la sezione retta di un coprigiunto devessere
di almeno 16 2/2 = 16 cm2.
Si possono, allora, utilizzare, come coprigiunti, due spezzoni di piatti (UNI
6014-67) 140 12, i quali, insieme, formano una sezione retta pari a 2 14
120
7-04-2032, 9:22
5. Unioni saldate
121
cordoni frontali
Nmax
14
Nmax
16
= 22 cm
Nmax
Nmax
piatti 14012
Fig. 5.16
cordone
Fig. 5.17
121
7-04-2032, 9:22
122
0,8 0,8
0,8 0,8
2 14 2 2 2 + 4 2 2 2 0.85 adm = N max
2
Essendo adm = 1600 kg/cm e Nmax = 51 200 kg, lequazione di cui sopra
fornisce:
= 21.546 cm 22 cm
E cos il giunto saldato potrebbe presentarsi come riportato in Fig. 5.16.
Ovviamente, per realizzare il nostro collegamento saldato, ci sono numerose possibilit. Si potrebbero sagomare i coprigiunti in varie fogge; ad esempio
come fatto in Fig. 5.18.
In tale ipotesi la lunghezza di uno dei quattro cordoni dangolo, da ciascuna
parte dellinterruzione, pari a 14 cm.
Si pu, allora, trovare la larghezza minima delle sezioni di gola risolvendo
la seguente equazione di primo grado:
N max
4 14 a 2 4 a =
0.85 adm
la quale fornisce:
51 200
a=
= 0.874 cm
48 0.85 1600
e, quindi, si ha: a' = 0.784 1.41 = 1.1 cm.
Fig. 5.18
122
7-04-2032, 9:22
5. Unioni saldate
123
ESEMPIO N. 10
Il nodo dangolo di un telaio punto dintersezione tra gli assi di un HE 160 B
(montante) e di un HE 240 B (traverso). Entrambe le aste sono costituite da
acciaio tipo Fe 430 (adm =1900 kg/cm2). Si esclude la possibilit che lo sforzo
normale nel pilastro possa essere di trazione.
Definire un giunto a flangia a totale ripristino nellipotesi che si voglia realizzare il nodo come mostrato in Fig. 5.19, poggiando, cio, la trave sul pilastro. Tra i due elementi collegati il pi debole chiaramente il pilastro, formato, come gi detto, da un HE 160 B, che presenta le seguenti caratteristiche
geometriche e inerziali:
Ix = momento dinerzia rispetto allasse x baricentrico = 2492 cm4;
Wx= modulo di rispetto allasse x baricentrico = 311 cm3;
S'x = momento statico di mezza sezione rispetto allasse x baricentrico = 177 cm3;
s = spessore dellanima = 0.8 cm.
HE240B
HE160B
Fig. 5.19
M
Wx
ponendo max = adm, si pu ricavare il massimo momento (Mmax) che HE 160 B
pu, con sicurezza, assorbire7:
Dalla formula:
max =
Il momento che si ricava ponendo max = adm pu, in perfetta analogia con quanto si fa nella statica del
cemento armato ordinario, essere chiamato momento resistente della sezione e pu definirsi come il
massimo momento che la sezione pu sopportare senza che venga ad essere superato - nel materiale di
cui la sezione stessa formata - il valore ammissibile della tensione (e cio il valore adm). ovvio, allora,
che, se la sezione soggetta ad un momento flettente pari al momento resistente della sezione si registrer
max = adm. Tale momento resistente sar denotato, nel testo, con la notazione Mmax.
In base a quanto appena detto la sezione risulta verificata quando soggetta a un momento flettente non
maggiore di Mmax, cio per M Mmax..
123
7-04-2032, 9:22
124
T Sx '
Ix s
(e10.a)
(s lo spessore dellanima, mentre gli altri simboli che compaiono nella (e10.a)
sono di ben noto significato).
Ponendo, nella (e10.a), max = adm = adm/ 3 si pu ricavare il taglio massimo che lHE 160 B in grado di sopportare:
adm I x s 1900 2492 0.8
=
= 12 355.79 kg
3 Sx '
1.732 177
T max =
Allora il giunto da definire devessere in grado di trasmettere da un elemento allaltro uno sforzo di taglio Tmax = 12 355.79 kg e un momento flettente8
pari a: Mmax = 590 900 kgcm.
Occorre, innanzi tutto, verificare il collegamento saldato fra HE 160 B e la
flangia, che formata da una lamiera dacciaio di forma rettangolare, di dimensioni cm 31 cm 24 e di spessore cm 2 (pi avanti, in ogni modo, la
flangia sar meglio definita nella sua morfologia).
Supponiamo che tale collegamento sia realizzato tramite 8 cordoni dangolo
disposti come mostrato in Fig. 5.20, con sezioni di gola larghe a = 15 mm (tali
8
Per M = Mmax e T = Tmax, nei punti di attacco ala-anima, considerando la presenza dei raccordi si hanno le
seguenti tensioni:
=
=
590 900
(8 1.3) = 1588.696 kg / cm 2
2494
id =
2 + 3 2 =
Se si prescindesse dai raccordi ala-anima (e in tale ipotesi la lunghezza della corda, da inserire nella
formula di Jourawski, sarebbe pari a 0.8 cm) risulterebbe = 947.509 kg/cm2 e id = 2284.135 kg/cm2
(pi grande, dei 20% circa, rispetto allammissibile). Comunque il raccordo ala-anima c e se anche, da
qualche parte, la id superasse adm certamente lo fa di poco consentendoci di ritenere Mmax e Tmax effettivamente assorbibili, contemporaneamente, dal HE 160 B e di poter, con buona approssimazione, fare
riferimento ad essi per definire un giunto a totale ripristino. Non vi dubbio che, se avessimo scopi di
ricerca, sentiremmo lesigenza di meglio valutare Mmax e Tmax (e, magari, di individuare molte coppie di
valori Mmax e Tmax che, coesistenti, riescano a rendere id = adm); ma, per il nostro esempio, immaginiamo di avere una finalit di natura, per cos dire, professionale: immaginando di trovarci di fronte un
normale telaio e supponendo di sapere che le aste sono ben dimensionate (ma ignorando le caratteristiche
di sollecitazione presenti al nodo) vogliamo semplicemente definire un giunto flangia in grado di assolvere bene ai suoi compiti statici.
124
7-04-2032, 9:22
5. Unioni saldate
125
sezioni risultano, nella stessa Fig. 5.20, ribaltate sul piano della giunzione).
Fig. 5.20
l2 a
l1 a 3
l a3
+ 2 l1 ad 2 + 4 2 + 4l 2 ad12 + 2 3 =
12
12
12
3
3
16 1.5
2 1.5
1.5 10 3
=
+ 2 16 1.5 8.752 +
+ 4 2 1.5 5.952 +
=
6
3
6
= 4361.08 cm 4
Ix = 2
125
7-04-2032, 9:23
126
M max
y
Ix
(lHE 160 B alto - ed anche largo - 16 cm, per cui si ha ymax = 16/2 + a = 8 +
1.5 = 9.5 cm).
I cordoni A sono verificati perch si ha:
590 900
M max l 3
=
5 = 677.47 kg/ cm 2
2
4361
08
.
Ix
// = 137.29 kg/ cm 2
126
7-04-2032, 9:23
5. Unioni saldate
127
Fig. 5.21
127
7-04-2032, 9:23
128
M max
590 900
yA =
29 = 1567.49 kg/cm 2
Ix
10 932.182
max =
Risulta:
341.7 1567.49
+
= 0.89 < 1
1700 1700
(e10.d)
2bmax + 2 2b =
1567.49 2 + 2 341.72 =
A proposito del succedersi di emanazioni di norme, opportuno ricordare come il nostro Paese condannato a passare da un eccesso allaltro. Le norme tecniche del 39 (R. Decreto Legge 16 novembre 1939 XVIII, n. 2228, Suppl. Ord. alla Gazzetta Ufficiale n. 92 del 18 aprile 1940) sono rimaste in vigore fino al
1972.
Il primo regolamento di norme tecniche italiane fu del gennaio 1907.
Alla fine degli anni 60 e allinizio degli anni 70, i tecnici operativi chiedevano in coro lemanazione di
nuove norme tecniche, al passo coi tempi (giacch, effettivamente, quelle del 39 risultavano oramai stantie,
lacunose e del tutto inadeguate alla mutata realt tecnica di quegli anni).
Nel 1972 venne emanato un nuovo regolamento, accolto con un sospiro di sollievo. Si trattava effettivamente, di buone norme, che potevano aver bisogno solo di qualche correttivo.
Purtroppo cera un inghippo: lart. 21 della legge 5 novembre 1971, n. 1086, tuttora in vigore testualmente
recita: Il Ministro per i lavori pubblici, sentito il Consiglio superiore dei lavori pubblici e il Consiglio nazionale delle ricerche, emaner entro sei mesi dalla pubblicazione della presente legge e, successivamente, ogni
biennio, le norme tecniche alle quali dovranno uniformarsi le costruzioni di cui alla presente legge. Quindi,
anche se si individuassero eccellenti norme tecniche, in grado di durare un ventennio, il Ministro dei LL.PP.
dovrebbe emanare nuove norme ogni due anni, se volesse rispettare la suddetta legge dello Stato.
Perci abbiamo avuto, dal 72 ad oggi, la seguente raffica di Norme tecniche per il calcolo, lesecuzione e il
collaudo delle opere in cemento armato, normale e precompresso e per le strutture metalliche:
1) D.M. 30 maggio 1972, pubblicato sul Suppl. Ord. alla Gazzetta Ufficiale n. 190 del 22/7/1972;
2) D.M. 16 giugno 1976, pubblicato sul Suppl. Ord. alla Gazzetta Ufficiale n. 214 del 14/8/1976;
3) D.M. 26 marzo 1980, pubblicato sul Suppl. Ord. alla Gazzetta Ufficiale n. 176 del 28/6/1980;
4) D.M. 1 aprile 1983, pubblicato sul Suppl. Ord. alla Gazzetta Ufficialen. 224 del 17/8/1983;
5) D.M. 27 luglio 1985, pubblicato sul Suppl. Ord. alla Gazzetta Ufficiale n. 113 del 17/5/1986;
6) D.M. 14 febbraio 1992, pubblicato sul Suppl. Ord. alla Gazzetta Ufficiale n. 65 del 18/3/1992;
7) D.M. 9 gennaio 1996, pubblicato sul Suppl. Ord. alla Gazzetta Ufficiale n. 29 del 5/2/1996.
E non siamo nemmeno certi di averle elencate tutte! Siamo, allora, passati da una normativa (quella del 39),
che durata oltre 30 anni, a normative che si susseguono, mediamente, ogni 3 anni (e meno male che vari
Ministri dei lavori pubblici non hanno preso alla lettera i dettami del richiamato art. 21 della Legge 1086/71,
altrimenti avremmo avuto dodici normative, anzich sette).
128
7-04-2032, 9:23
5. Unioni saldate
129
M max
y 4 res = 12 050.87 kg
Ix
M max
y 3 res = 8186.28 kg
Ix
M max
y 2 res = 5526.78 kg
R2 = 2
Ix
M max
y1 res = 1662.19 kg
R1 = 2
Ix
R3 = 2
R=
i=1
d2 =
Ri yi
i=1
4
=
Ri
i=1
= 21.545 cm
Attesa lipotesi che la lamiera della flangia sia indeformabile (anche fuori
129
7-04-2032, 9:23
130
del proprio piano), si pu sostenere che Mmax equilibrato dalla coppia R d2,
esercitando il bordo della flangia dove segnato lasse x una compressione
sullestradosso del traverso (ovviamente lungo lo spigolo della flangia c da
ipotizzare un fenomeno di adattamento plastico del materiale).
Come controllo dei calcoli effettuati deve risultare:
R d2 = Mmax
Si ha:
con uno scarto di appena 4.25 kg cm, dovuto agli inevitabili (e piccoli) errori
di arrotondamento e di troncamento delle cifre decimali.
Per proporzionare la flangia si pu ritenere che la parte di essa compresa tra
lasse x e lala dellHE 160 B (pilastro) funzioni a mensola. Ovviamente lestremo libero di detta mensola coincider col bordo della flangia dove stato segnato lasse x (e dove si pu ritenere applicata la forza R esercitata dal bordo
della lamiera della flangia sullestradosso del traverso). Una certa generosit
nel dimensionamento della lamiera della flangia opportuna, perch bisogna
essere coerenti con lipotesi fatta di lamiera infinitamente rigida.
Il momento nella sezione dincastro della mensola in questione pari a:
33 16
= 233122.02 kg cm
2
Grazie allinserimento di una costola verticale saldata sia alla lamiera della
flangia che allala dellHE 160 B (v. Fig. 5.22), la sezione dincastro oggetto
della nostra verifica si presenta come mostrato in Fig. 5.23 (la costola di irrigidimento risulta complanare allanima dellHE 160 B).
Per tale sezione, con ovvio significato dei simboli, si ha:
M = 27 426.12
A = 24 2 +11 2 = 70 cm 2
2
3
Sx = 24 2 14 + 2 11 /2 = 793 cm
yG =
Sx 793
=
= 11.33cm
A
70
I x 0 = 24
23
113
+ 24 2 (3.67 1)2 + 2
+
12
12
+2 11 (11.3 11 / 2) = 1320.1cm 4
2
W xo =
130
I xo 1320.1
=
= 116.51 cm 3
y G 11.33
7-04-2032, 9:23
5. Unioni saldate
131
M
233 122.02
=
= 2000.8 kg/ cm 2
116
.
51
W xo
flangia
costola
verticale
montante HE 160 B
Fig. 5.22
24 cm
3.67
11.33 cm
2
2
11
Fig. 5.23
Nelle illustrazioni si fatto uso dei simboli grafici UNI relativi alla rappresentazione schematica e convenzionale delle saldature e delle bullonature
nei disegni tecnici; in particolare, la lettera maiuscola E, posta affianco del
simbolo rappresentativo dei cordoni convessi dangolo, in Fig. 5.21, sta a significare che la saldatura stessa allarco voltaico; mentre, nella stessa figura,
quella sorta di bandierina situata vicino ad ogni bullone indica che i bulloni
sono sistemati al montaggio (la bandierina - che pu essere inserita anche vicino al simbolo rappresentante la saldatura - sta a significare, cio, che il collegamento da eseguirsi durante la messa in opera).
Per il calcolo della flangia - in alternativa al procedimento seguito, indubbiamente cautelativo - si potrebbe fare riferimento allesempio n. 11, relativo
al calcolo della piastra di base nel collegamento colonna-fondazione.
131
7-04-2032, 9:23
132
132
7-04-2032, 9:23
5. Unioni saldate
133
ESEMPIO N. 11
La mensola di Fig. 5.24 formata da un piatto (UNI 6014-67) 150 25 ed
caricata - nei pressi dellestremo libero - da una forza verticale di 7 t. Il piatto
in acciaio tipo Fe 360 (adm = 1600 kg/cm2). Il collegamento formato da due
cordoni dangolo orizzontali e da uno verticale. Il nostro scopo di verificare
il giunto saldato e i dati necessari sono tutti riportati in Fig. 5.24.
F = 7t
12 mm
150 mm
200 cm
180 mm
25
8,5 mm
Fig. 5.24
Effettueremo la verifica in due modi diversi, entrambi adottabili nella pratica tecnica. Essendo il lato del triangolo isoscele iscritto nel cordone pari ad a'
= 12 mm, laltezza della sezione di gola a = a' 2 / 2 = 8.485 mm 8.5 mm
= 0.85 cm. Ribaltiamo tutte le sezioni di gola sul piano verticale e iniziamo col
determinare le caratteristiche geometriche e inerziali del collegamento. Con
ovvio significato dei simboli, si ha:
A = 0.85 15 + 2 18 0.85 = 43.35 cm 2
Sy =
y G =
15 0.852
+ 2 0.85 18 (9 + 0.85 ) = 306.83 cm 3
2
Sy
A
306 .83
= 7.08 cm
43.35
Ix =
Iy =
15 0.853
0.85 183
2
+ 15 0.85 (6.23 + 0.42) + 2
+
12
12
+ 2 0.85 18 ( 9 6.23 ) = 1626.44 cm 4
2
133
7-04-2032, 9:23
134
11.77
= 54.65o
8.35
y
6.23
11.77 cm
15 cm
r = 14.43 cm
x
7.5
8.35
0.85
M
18 cm
0.85
//M
Fig. 5.25
134
7-04-2032, 9:23
(e11.b)
5. Unioni saldate
135
T
7000
=
= 161.48 kg / cm 2
A
43.35
(e11.c)
Le due date dalla seconda delle (e11.b) e dalla (e11.c) possono essere
sommate:
T
2
(e11.d)
= M
+ = 690.96 + 161.48 = 852.44 kg / cm
La data dalla (e11.c) pu essere sommata vettorialmente alla // data dalla prima delle (e11.b) ottenendo la R risultante nel punto P:
R =
852.44 2 + 490.112 =
7000
= 549.02 kg / cm 2 < 0.85 adm
0.85 15
268975
= 1109.15 kg / cm 2 < 0.85 adm
0.85 18 15.85
Sia con luno sia con laltro modo di procedere il giunto saldato risulta
verificato.
Entrambi i metodi, come gi detto, possono essere utilizzati nella pratica tecnica. Il primo metodo noto come dello J polare e il secondo delle due forze.
Lesempio numerico appena svolto serve anche a mostrare al lettore come,
in molti casi della pratica tecnica, il progettista abbia di fronte a se varie possibilit di condurre la verifica di un giunto saldato. Non solo accade spesso che
bisogna scegliere fra varie, possibili soluzioni tecniche per realizzare un collegamento, ma si deve optare fra questo o quel modo di procedere nei calcoli.
135
7-04-2032, 9:24
136
7-04-2032, 9:37
137
6. COLLEGAMENTO PILASTRO-FONDAZIONE
6.1. Generalit
Le fondazioni - com noto - sono gli organi di trasmissione al terreno delle
sollecitazioni presenti ai piedi dei pilastri (o, in genere, delle strutture portanti
verticali: muri, setti, piloni, ecc.).
In Fig. 6.1a riportato un giunto di base che potrebbe assimilarsi ad una
cerniera, pur essendoci altre soluzioni che pi si avvicinano alla cerniera teorica ( chiaro che la cerniera senza attrito pressoch impossibile a realizzarsi).
In Fig. 6.1b rappresentato il pi comune collegamento colonna-fondazione,
nellipotesi che si voglia creare, come vincolo esterno, un incastro.
pilastro
nervature
lastra
plinto
in c.a.
a)
colonna incernierata
alla base
b)
piastra di base
colonna incastrata
alla base
Fig. 6.1
137
7-04-2032, 9:37
138
Fig. 6.2
Un elemento di collegamento fra la colonna e il plinto di fondazione costituito da una piastra dacciaio sufficientemente rigida (eventualmente nervata
mediante costole dirrigidimento), saldata alla faccia inferiore della colonna.
La piastra di base forata, in maniera da essere attraversata da tondini dacciaio (detti tirafondi) fuoriuscenti dal plinto (in c.a.) e provvisti di estremit
superiori filettate, cos da poter avvitare dei dadi (ed, eventualmente, dei controdadi). I tirafondi vanno, ovviamente, annegati nel plinto di calcestruzzo per
una lunghezza sufficiente ad impedire qualsiasi fenomeno di sfilamento (sono
sovente provvisti di uncini terminali o, comunque, di dispositivi atti a migliorare laderenza col calcestruzzo circostante) mentre le estremit filettate, come
gi detto, servono allinserimento dei dadi e controdadi che solidarizzano la
piastra al plinto di fondazione1.
La piastra metallica serve a trasferire le sollecitazioni, dalla colonna - costituita da un materiale (lacciaio) che presenta una tensione ammissibile dellordine di grandezza di migliaia di kg/cm2 - al plinto, costituito da un altro materiale (il conglomerato cementizio) la cui tensione ammissibile di decine di
kg/cm2.
Si pu avere il caso limite di colonna sollecitata a sforzo normale semplice
(N) di trazione (il plinto dovr, allora, essere dimensionato in modo che parte
del suo peso proprio equilibri N e i tirafondi, evidentemente, saranno tutti sollecitati a trazione). Qui di seguito ci occuperemo, quindi, della verifica della
sezione di contatto piastra-plinto e della verifica della piastra dacciaio. Sui
dispositivi atti ad esaltare laderenza tra i tirafondi e il blocco di calcestruzzo
nel quale sono inseriti, diremo qualcosaltro pi avanti.
1
Nella pratica tecnica, sovente, si vedono controdadi pi bassi dei dadi. Volendo dare credito agli esperti
(POMINI, Costruzione di macchine), ci non corretto perch, dopo il serraggio, il dado reagisce sul
controdado, che si trova, cos, a sopportare le reazioni delle parti unite e del dado.
138
7-04-2032, 9:37
6. Collegamento pilastro-fondazione
139
Fig. 6.3
139
7-04-2032, 9:37
140
In tale ipotesi la sezione dimpronta sul calcestruzzo sar interamente compressa (e, quindi, interamente reagente). Detta A = bH larea di tale sezione e
Wx il suo modulo di resistenza (rispetto allasse baricentrico normale allasse
di sollecitazione), la pressione massima, esercitata dalla piastra dacciaio sul
plinto di calcestruzzo, sar data dalla nota formula:
max =
N
M
N
6 e
+
=
1 +
A
b H
H
Wx
(6.2.2)
Fig. 6.4
140
7-04-2032, 9:37
6. Collegamento pilastro-fondazione
141
f/n
yn
max
y
x
H
Fig. 6.5
141
7-04-2032, 9:37
142
R bk 150
75
(6.4.1)
dove, com noto, assume il valore 1.5 se il tirafondo presenta una superficie
laterale liscia e 3 se presenta una superficie provvista di risalti o asperit (che
potrebbero essere, ad arte, create da noi; immaginiamo, ad esempio, di avvolgere ad elica, intorno al tirafondo, un tondino di piccolo diametro, ben fissato
con un sufficiente numero di punti di saldatura al tirafondo stesso oppure adoperando dei tondi ad aderenza migliorata).
In altre parole, nulla di veramente nuovo c da dire rispetto a quanto gi
studiato, nella statica del c.a.o., a proposito della determinazione delle lunghezze dancoraggio dei ferri darmatura.
Detto Nb lo sforzo di trazione nel tirafondo - di diametro - che sintende
assicurare al basamento di conglomerato cementizio armato, la lunghezza dancoraggio devessere almeno pari a:
Nb
adm
con adm ovviamente, data dalla (6.4.1).
=
142
(6.4.2)
7-04-2032, 9:37
6. Collegamento pilastro-fondazione
143
Se la lunghezza dancoraggio fornita dalla (6.4.2) fosse giudicata, dal progettista delle strutture, eccessiva (o tale da rendere problematico lannegamento dello stesso tirafondo nel plinto in c.a.), diventa necessario adottare qualche
provvedimento che limiti lancoraggio stesso.
Si potrebbe, ad esempio, saldare una rosetta allestremit del tirafondo che
deve restare annegata nel blocco di cls., in maniera tale che parte dello sforzo
di trazione del tirafondo stesso possa essere trasmesso allelemento di cls. per
contatto ( chiaro che, in casi particolari, potrebbero essere saldate al tirafondo
pi rosette, purch ben distanziate luna dallaltra).
Si faccia riferimento alla Fig. 6.6.
Nb
tirafondo
P
s
rosetta
Fig. 6.6
143
7-04-2032, 9:37
144
(6.4.5)
con = d/.
Il momento Mmax riferito a una striscia radiale di larghezza unitaria e di
spessore s - da determinarsi - e quindi di modulo di resistenza Wx = l s2/6.
Lo spessore della rosetta devessere almeno pari a:
s = d
6p
adm
= d
p
adm
(6.4.6)
144
7-04-2032, 9:37
6. Collegamento pilastro-fondazione
145
1.25
1.5
1.75
2
2.25
2.5
2.75
3
3.25
3.5
3.75
4
4.25
4.5
4.75
5
5.25
5.5
0.0337664
0.10227
0.180786
0.259831
0.335775
0.407376
0.474387
0.536975
0.595462
0.650215
0.701593
0.749928
0.795521
0.838637
0.879512
0.918351
0.955338
0.990632
5.75
6
6.25
6.5
6.75
7
7.25
7.5
7.75
8
8.25
8.5
8.75
9
9.25
9.5
9.75
10
1.02438
1.05669
1.0877
1.11749
1.14616
1.17378
1.20044
1.22618
1.25107
1.27517
1.29853
1.32118
1.34316
1.36453
1.3853
1.40552
1.4252
1.44438
Tabella 6.1
Fig. 6.7
145
7-04-2032, 9:37
146
Fig. 6.8
ESEMPIO N. 12
Un pilastro, formato da un HE 160 B, sollecitato, al piede, da uno sforzo normale (di compressione) N = 17 250 kg e da un momento flettente M = 492 000
kg cm. Progettare il collegamento colonna-fondazione, assegnate le seguenti
tensioni ammissibili, relative ai materiali che sintendono utilizzare nella costruzione:
b,adm = 1400 kg/cm2 (bulloni Classe 4.6)
cam = 85 kg/cm2 (cls. Classe Rbk = 250 kg/cm2)
adm = 1900 kg/cm2 (acciaio tipo Fe 430)
LHE 160 B presenta le seguenti caratteristiche geometriche e inerziali:
A = area della sezione retta = 54.3 cm2
Wx = modulo di resistenza rispetto allasse x baricentrico = 311 cm3
opportuno effettuare, innanzi tutto, una verifica a pressoflessione dellHE 160 B, per vedere se esso in grado di sopportare con sicurezza le solle2
Questo libro stato scritto prima dell11 settembre 2001, prima cio dellapocalisse che ha distrutto due tra
le pi grandi opere dellIngegneria Civile ed ha provocato migliaia di vittime; nellandare in stampa, abbiamo comunque deciso di lasciare il riferimento come modestissimo contributo alla memoria.
146
7-04-2032, 9:37
6. Collegamento pilastro-fondazione
147
adm =
=
N
M
+
Wx
A
17 250
492 000
+
54.3
311
Fig. 6.9
Si rimanda alla Fig. 6.9 per attingere ulteriori informazioni utili ad effettuare il calcolo. Tale calcolo di verifica lo stesso della sezione pressoinflessa in
c.a. (si preferito, per una maggiore chiarezza desposizione, ridisegnare, in
Fig. 6.10, la sezione oggetto della nostra verifica, con relativo diagramma delle tensioni normali).
Nel caso in esame leccentricit (e) pari a:
e =
147
M
492 000
=
= 28.52 cm
N
17 250
7-04-2032, 9:37
148
che certamente maggiore del raggio del nocciolo della sezione di contatto
piastra-plinto (w = 60/6 = 10 cm) e corrisponde a un caso, come si usa dire, di
forte eccentricit. Il centro di pressione X, addirittura, cade fuori della sezione
da verificare e, quindi, a maggior ragione fuori del nocciolo centrale dinerzia della sezione stessa, che, com noto, si parzializzer; risulter, cio, in
parte tesa e in parte compressa (e dovrebbe essere superfluo precisare che le
trazioni saranno assorbite dai due tirafondi che capitano in zona tesa, come si
pu vedere in Fig. 6.10).
Fig. 6.10
6 n
6n
A f (c + h) y n
A f h (c + h) = 0
(e12.a)
b
b
che, come si ricorder dalla statica del c.a., scaturisce da unequazione di equilibrio alla rotazione, della sezione, scritta rispetto a una retta parallela allasse
neutro - la cui direzione nota - e passante per il centro di pressione X.
Nel nostro caso i valori numerici da inserire nella (e12.a) sono i seguenti:
y 3n + 3c y 2n +
148
7-04-2032, 9:37
6. Collegamento pilastro-fondazione
149
h yn
b yn
n Af
yn
2
17 250
=
17.55
31 17.55
38
15 11.45
2
17.55
2
= 85.394 kg/cm cam = 85 kg/cm 2
=
Inoltre si ha:
f = n cmax
h yn
31 17.55
= 15 85.394
yn
17.55
149
7-04-2032, 9:37
150
Fig. 6.11
N b1 = cam
2833.79
N b2
=
= 42.044 cm
dam 1.5 5.3 2.7 3.14
150
7-04-2032, 9:37
6. Collegamento pilastro-fondazione
151
s = d
p
= 7
adm
85 0.474
= 1.019 cm
1900
(pensando che la rosetta sia formata da acciaio con tensione ammissibile pari a
1900 kg/cm2).
La rosetta, in conclusione, dovrebbe essere di spessore pari a s = 10 mm e il
tirafondo si presenterebbe come disegnato in Fig. 6.12.
= 420 mm
s = 10 mm
= 27 mm
d = 70 mm
Fig. 6.12
Ricapitolando brevemente, a questo punto risultano convincenti: le dimensioni della piastra metallica di base, il diametro e il numero di tirafondi, la lunghezza dancoraggio dei tirafondi stessi allinterno del plinto di fondazione.
Restano, adesso, da definire il collegamento saldato colonna-piastra di base
e lo spessore delle costole di irrigidimento della piastra stessa (e, poi, disegnare il tutto definendo qualche ulteriore particolare costruttivo).
Si ritiene di poter saldare lHE alla piastra tramite otto cordoni dangolo,
151
7-04-2032, 9:37
152
W xo =
4274.05
I xo
=
= 464.57 cm 3
y max
9.2
17 250
492 000
+
= 1248.19 kg/cm 2 < 0.7 adm =
91.2
464.57
= cmax
17.55 10 17.55
dalla quale si ricava: = 36.75 kg/cm2.
152
7-04-2032, 9:37
6. Collegamento pilastro-fondazione
153
q = 611 kg/cm
Mmax
10.5
17 cm
10.5
Fig. 6.13
q = 611 kg/cm
il momento massimo si verifica su uno dei due appoggi e vale:
611 10.52
= 33681.37 kg cm
2
La sezione della trave rettangolare, di base b = 10 cm e di altezza s da
determinarsi. Si ha:
M max =
Wx =
b s2
6
e, com noto:
max =
M max
6 M max
=
b s2
Wx
6 M max
=
b adm
6 33 681.37
= 3.26 cm
10 1900
153
7-04-2032, 9:38
154
Resta adesso da effettuare una verifica delle nervature di irrigidimento della piastra di base. Abbiamo gi visto in precedenza che la pressione massima,
esercitata dalla piastra di base sul sottostante plinto in c.a., pari a cmax =
85.394 kg/cm2 e che lasse neutro della sezione di contatto piastra-plinto dista
dal bordo compresso di yn = 17.55 cm.
Per verificare la lamiera nervata si pu ritenere che le due parti ABCD e
ABCD (comprese tra i due bordi della piastra perpendicolari al piano di
sollecitazione e le ali delle HE) funzionino a mensola e siano soggette a taglio
(pari a R1 e a R2) e a momento (pari a R1d1 e a R2d2).
Le due mensole in questione aggettano, rispetto allHE, di l = 10 cm. R1 la
risultante delle compressioni esercitate dal plinto sulla superficie rettangolare
ABCD. Pertanto - ricordando che la tensione a livello della corda CD - R1
vale:
cmax +
85.39 + 36.75
bl =
38 10 = 23207.36 kg
2
2
La distanza d1 pu essere determinata applicando il teorema di Varignon:
R1 =
b
d1 =
=
l 2
l2
l
+ ( max ) b
2
2 3
=
R1
= 5.66 cm
La risultante degli sforzi di trazione nei due tirafondi R2=2Nb =11 223.78 kg.
Ricordiamo che lo spessore della lamiera di base stato gi prima definito (s =
3 cm). Occorre adesso fissare laltezza e lo spessore delle nervature di irrigidimento, determinare le caratteristiche geometriche e inerziali delle sezioni dincastro di dette due mensole e, infine, procedere alle verifiche (ovviamente prenderemo in esame la mensola pi sollecitata, estendendo anche allaltra mensola i risultati che troveremo per quella pi sollecitata). Si ha:
R1 d1 = 23 207.36 5.66 = 131 440.73 kgcm
R2 d2 = 11 233.78 5 = 56 168.75 kgcm
Quindi la mensola pi sollecitata la ABCD, situata dalla parte delle compressioni (e a questa mensola faremo riferimento nel proseguimento dei calcoli).
La sezione dincastro della mensola ABCD disegnata in Fig. 6.14. Per
tale sezione si ha:
154
7-04-2032, 9:38
6. Collegamento pilastro-fondazione
155
A = 38 3 + 2 1 12 = 138 cm 2
152
12 2
(38 2 1)
= 1683 cm 3
2
2
1683
Sx
yG =
=
= 12.19 cm e H y G = 2.80 cm
A
138
153
12 3
(38 2 1)
= 22 014 cm 4
I x = 38
3
3
2
4
2
I xo = I x A y G = 22 014 138 12.19 = 1490.91 cm
Sx = 38
W xo =
I x 1490.91
=
= 122.26 cm 3
yG
12.19
M max R1 d1 131440.73
=
=
= 1075.13 kg/cm 2
122.26
W xo
W xo
La max risultata considerevolmente inferiore allammissibile (adm = 1900
kg/cm2), ma bisogna ancora vedere quanto vale la tensione tangenziale massima dovuta al taglio R1.
max =
Fig. 6.14
155
7-04-2032, 9:38
156
dove:
T = taglio sollecitante la sezione dincastro della mensola = R1 = 23 207.36 kg;
Sx0 = momento statico, rispetto allasse x0, di una delle due parti in cui lo stesso
asse divide la sezione = 2 s y/2 = 148.72 cm3;
Ix0 = momento dinerzia, rispetto allasse x0, dellintera sezione = 1490.91 cm4
b = lunghezza della corda = 2s = 2 cm.
Sostituendo i valori numerici test elencati si ottiene:
max =
23 207.36 148.72
= 1157.46 kg/cm 2
1490.91 2
Fig. 6.15
Il lettore che desiderasse degli esempi di come va disegnata una carpenteria metallica potrebbe consultare
la seguente opera: Particolari costruttivi di strutture in acciaio, edito dalla CISIA - Centro Italiano Sviluppo Impieghi Acciaio, Gennaio 1984, che si sviluppa in 5 volumi: Vol. I: Edilizia Civile, Vol. II: Ponti,
Vol. III: Edilizia Industriale, Vol. IV: Trasporti - Stoccaggio, Vol. V: Strutture Spaziali.
156
7-04-2032, 9:38
6. Collegamento pilastro-fondazione
157
157
7-04-2032, 9:38
158
7-04-2032, 9:38
159
159
7-04-2032, 9:38
160
Accade, per, che in alcune situazioni particolari (ad esempio: nei ponti, nelle
travature di grossa luce che devono liberamente variare di lunghezza per effetto di
variazioni termiche, ecc.) diventa importante realizzare condizioni di vincolo il
pi vicino possibile a quelle ipotizzate negli schemi statici assunti per il calcolo.
Il pi classico esempio quello dellappoggio su rulli, posto allestremit
di una trave (o di una capriata), allo scopo di realizzare un carrello. interessante notare che formalmente questo dispositivo pu ricordare il simbolo col
quale viene indicato il carrello (v. Fig. 7.1, dove rappresentato un classico
appoggio mobile per ponte di acciaio).
Fig. 7.1
Quanto appena detto non vale, evidentemente, solo per le strutture metalliche; anche per le travi in c.a.p. non poche volte c il problema di realizzare
appoggi fissi (in grado di reagire anche con forze orizzontali) e appoggi scorrevoli (carrelli), quasi sempre allo scopo di consentire le variazioni di lunghezza conseguenti a variazioni termiche. noto, infatti, che limpedire ad una
trave di allungarsi ed accorciarsi liberamente per effetto di un + o - t, fa
insorgere uno sforzo normale indesiderato, che potrebbe anche far superare il
valore ammissibile delle tensioni (se la trave fosse molto lunga e il salto termico molto forte).
Per ottenere lappoggio scorrevole, nelle travi in c.a.p., frequentemente si
crea un cuscino dappoggio, formato da strati alternati di neoprene (che una
gomma artificiale piuttosto dura) e lamierino metallico.
Se viene ben dimensionato lo spessore di detto cuscino, si realizza una condizione di vincolo praticamente assimilabile al carrello.
Evidentemente anche per le travi dacciaio potrebbe adottarsi questa soluzione (anche se, come vedremo, esistono possibilit migliori).
Nelle travi da ponte, in acciaio, in c.a.p., in sistema misto acciaio-calcestruzzo
sovente si vedono realizzate condizioni di vincolo che non lasciano dubbi su
quale sia stato lo schema statico che il progettista ha adottato per il calcolo.
Il lettore che volesse saperne di pi sugli appoggi di neoprene pu fare
riferimento alla circolare C.N.R.-UNI (Consiglio Nazionale delle Ricerche -
160
7-04-2032, 9:38
161
Ente Nazionale Italiano dUnificazione) 10018-72 intitolata: Appoggi di gomma nelle costruzioni. Istruzioni per il calcolo e limpiego (B.U. N. 21 del 25
luglio 1971).
Per il resto si ritiene qui sufficiente riportare integralmente il punto 5.6.
delle Norme Tecniche C.N.R. 10011-85 (aprile 1985), il quale fornisce sufficienti informazioni su come effettuare le verifiche - con le formule di Hertz di appoggi su rulli e su sfere, nonch sulle cerniere a perno.
5.6. Apparecchi di appoggio e cerniere
5.6.1. Generalit
Tutti gli elementi degli apparecchi di appoggio, in particolare le piastre, devono
essere proporzionati per gli sforzi normali di flessione e taglio cui sono sottoposti; lapparecchio di appoggio deve mantenere la sua funzionalit per valori
delle componenti di spostamento e/o di rotazione pari a quelli valutati agli stati
limite ultimi oppure a 1.5 volte quelli determinati applicando il metodo delle
tensioni ammissibili.
5.6.2. Appoggi metallici fissi e scorrevoli
5.6.2.1. Le parti degli apparecchi di appoggio che trasmettono pressioni per
contatto devono essere eseguite con acciaio fuso FeG 520 UNI 3158 o fucinato,
oppure mediante saldatura di elementi di acciaio.
5.6.2.2. Le pressioni di contatto si calcolano a mezzo formule di Hertz, riportate
nel prospetto 5-III per i casi di pi corrente impiego.
5.6.2.3. La pressione di contatto deve risultare:
Stati limite
Tensioni ammissibili
5.5 fd
5.5 adm
4.0 fd
5.5 adm
1.35 adm
161
7-04-2032, 9:38
162
Fig 5.6
Stati limite
2 b t 1.4 F/fd
t a F/fd
Tensioni ammissibili
2 b t 1.4 F/adm
t a F/adm
Fig. 5.7
La tensione sul contorno del foro, riferita alla proiezione diametrale della superficie cilindrica interessata dallarea predetta deve essere tale da rispettare la
limitazione seguente:
Stati limite
rif 1.35 fd
Tensioni ammissibili
162
7-04-2032, 9:38
163
Pressione di contatto
l =
r1
r2
0.18 E P
(per
l =
l =
r2
r1
r2 r1
r1 r2 b
2 )
0.18 E P
r b
0.2 E P
2 r b
0.24 E P
n r b
l =
r
Contatto
puntuale
r2
=3
0.06 E 2 P ( r2 r1 )
r 12 r 22
p = 3
0.06 E 2 P
r2
Fig. 7.2
163
7-04-2032, 9:38
164
Fig. 7.3
Il fatto che si sia consigliato un testo risalente a 70 anni fa non deve meravigliare perch alla fine
dellOttocento e allinizio del Novecento abbastanza diffuse erano le costruzioni metalliche che presentavano collegamenti articolati (alcuni dei quali, particolarmente interessanti - come, ad esempio, le
cerniere degli archi della vecchia stazione di Milano - sono illustrati nel libro di Masi appena citato).
Naturalmente, il linguaggio architettonico odierno ci porter a progettare soluzioni diverse, ancorch
ispirate agli stessi criteri statici.
164
7-04-2032, 9:38
165
Fig. 7.4
La Fig. 7.3 potrebbe rappresentare la cerniera dimposta di un grosso traliccio o di un arco a tre cerniere, larticolazione avviene tramite un perno impedito di abbandonare la sua sede tramite due coppiglie. Sia la piastra di base (che
potremmo immaginare fissata ad un plinto di c.a. mediante tirafondi), sia la
contropiastra saldata allestremit di due aste appartenenti alla struttura, sono
convenientemente nervate e potrebbero essere ritenute indeformabili.
165
7-04-2032, 9:38
166
7-04-2032, 9:38
167
8. LEFFETTO LEVA
Nelle unioni bullonate - a semplice o a doppia flangia, simmetriche o eccentriche - pu accadere che i bulloni non siano semplicemente tesi, ma che siano
soggetti anche a flessioni indesiderate e che le trazioni nei bulloni riescano ad
essere pi grandi di quelle determinabili in base allipotesi di flange infinitamente rigide. Il motivo da ricercarsi, innanzi tutto, nel modesto spessore dei
piatti, in relazione al diametro dei bulloni. Naturalmente, tali fenomeni esigono che sia effettuata una pi attenta verifica del giunto, specialmente quando lo
spessore dei piatti contenuto, se non, addirittura, esiguo.
In Fig. 8.la rappresentato un giunto a doppia flangia, con due bulloni
sollecitati a trazione. Tali bulloni, entrambi di diametro d, sono simmetricamente disposti rispetto allasse (z) del tirante e i piatti sono di spessore s adeguato (immaginiamo, per fissare le idee, che sia s > d ).
a
s1
a
z
d
s
a)
b)
a
s1
a
c)
Fig. 8.1
In questipotesi lecito ritenere le flange indeformabili, anche se - evidentemente e come si cercato dimostrare in Fig. 8.1b - le flange subiranno delle
deformazioni flessionali, che, comunque, si manterranno piccole rispetto agli
allungamenti dei bulloni. Pertanto la forza F, che sollecita la coppia di bulloni,
167
7-04-2032, 9:38
168
sar assorbita met da un bullone e met dallaltro, come mostrato in Fig. 8.1c.
Per la verifica delle flange occorrer fare riferimento al momento Nb a = F a / 2.
Se simmaginano i piatti indeformabili, si ricavano gli esatti sforzi di trazione nei due bulloni (F/2) e il momento flettente che appena si detto, che
serve ad effettuare la verifica dei piatti.
Immaginiamo, adesso, di modificare lo spessore s dei piatti, lasciando inalterato tutto il resto: il diametro d dei bulloni, lo sforzo normale F sollecitante il
tirante, le quote a e c (Fig. 8.2a).
c
a
s1
a
a)
s
b)
sezione c
sezione a
s1
a
c)
Fig. 8.2
168
7-04-2032, 9:38
8. Leffetto leva
169
2 Nb 2 Q F = 0
(8.1)
Nb = F/2 + Q
(8.2)
da cui:
Cio si registra - rispetto al caso precedentemente esaminato, in cui era Nb =
F/2 - un incremento delle trazioni negli organi dunione (ed ecco abbiamo sempre raccomandato, nei capitoli precedenti, di stabilire con una certa generosit lo
spessore delle flange, specialmente quando si verifica la bullonatura con lipotesi semplificativa iniziale di flange indeformabili).
Per la verifica della flangia occorre fare riferimento ai momenti:
M1 = Nb a Q (a + c1)
(8.3)
M2 = Q c1
M1 si verifica nella sezione , a filo tirante e M2 sullasse del bullone (sezione ), da considerarsi, ovviamente, al netto del foro.
Al ridursi di s oppure al crescere di d (potremmo dire, allora, al crescere del
rapporto d/s, ammettendo che possano, contemporaneamente, ridursi s e incrementarsi d) si perviene alla situazione illustrata in Fig. 8.3a. In questo caso,
applicando le forze F, non c distacco delle flange fino alle rondelle sottostanti i dadi e le teste dei bulloni. C, invece, una deformazione flessionale (che
ricorda quella di una trave perfettamente incastrata alle due estremit) nella
zona, dei piatti, delimitata dai due bulloni. Se il rapporto d/s fosse grande, le
forze di contatto Q si avvicinerebbero parecchio agli assi dei bulloni, fino a
quando il rapporto d/s non diventa talmente grande che le forze Q si portano
sugli assi dei bulloni e la porzione di flangia compresa tra i due bulloni si
comporta come una trave (o, per meglio dire, una piastra) perfettamente incastrata alle estremit. Ovviamente, al ridursi del rapporto d/s, le forze di contatto Q si allontanano dagli assi dei bulloni fino a passare al caso di Fig. 8.2 e, poi,
ad uscire di scena (caso di Fig. 8.1).
Ritornando allesame del caso illustrato in Fig. 8.3, certamente si pu affermare che le due forze Q presentano, adesso, una distanza c, minore rispetto al
caso di Fig. 8.2. Le relazioni (8.2) e (8.3) restano valide (non consideriamo il
caso, poco realistico, di rapporti d/s altissimi e bulloni fortemente precaricati).
Le prove sperimentali effettuate hanno evidenziato che il comportamento
dei giunti di cui ci stiamo occupando condizionato dai rapporti d/s e a/d.
Nella pratica tecnica i casi limite non sono mai raggiunti perch buona
norma - alla quale doveroso e utile uniformarsi - che il rapporto d/s non
scenda mai al di sotto dellunit e il rapporto a/d a 1.5 (anche per non rendere
problematiche le operazioni di serraggio dei bulloni). Per non dire che, non di
rado, le flange si irrobustiscono con piatti di rinforzo (il che ci autorizza a
169
7-04-2032, 9:38
170
a
s1
a
a)
b)
c1
a
s1
a
c1
c)
Fig. 8.3
170
7-04-2032, 9:38
8. Leffetto leva
171
Fig. 8.4
171
7-04-2032, 9:38
172
sopportare carichi maggiori, rispetto a quelli che hanno mandato in crisi gli
organi di unione).
Tabella 8.1
172
7-04-2032, 9:38
8. Leffetto leva
173
Le espressioni di Ft contenute nella seconda colonna della tabella 8.1 si ricavano in base a banali considerazioni sullequilibrio. Potremmo anche concludere
dicendo che la trazione massima assorbibile dallanima pari al pi piccolo tra i
tre Ft determinabili come appena detto (ovviamente va introdotto un coefficiente
di sicurezza adeguato). Naturalmente, nel calcolo di Mpl occorre fissare la base
della sezione con oculatezza (e cio la minore dimensione tra l e una larghezza
collaborante, leff, ricavabile ipotizzando una diffusione, delle trazioni nei bulloni
verso le sezioni incastrate delle mensole, pi o meno pari a 45).
Riteniamo di aver raggiunto lo scopo che ci eravamo prefissi: dire in cosa
consista leffetto leva e fornire dei suggerimenti al lettore che volesse evitare
incrementi di sforzo nei bulloni, conseguenti a particolari geometrie del collegamento1.
173
7-04-2032, 9:38
174
7-04-2032, 9:38
175
9. LE TRAVATURE RETICOLARI
9.1 Generalit
Le travature reticolari sono strutture costituite da aste collegate tra loro tramite
nodi cerniera. Esistono, per, anche travature reticolari con nodi incastro, il
cui calcolo non si differenzia da quello dei telai (purch si utilizzi un metodo di
risoluzione come quello matriciale che non pone ipotesi semplificative
iniziali sulla deformabilit a sforzo normale delle aste).
Esistono travature reticolari piane e spaziali. Quando tutti i nodi sono situati nel piano della struttura (quello sul quale giacciono gli assi delle varie aste)
ed anche i carichi agiscono in tale piano, siamo nel caso di travature reticolari
piane.
Esempi di travature reticolari non mancano nella storia dellArchitettura.
La capriata della basilica di S. Paolo fuori le Mura, a Roma (che non , a
rigore, una vera e propria struttura tralicciata per la presenza di maglie non
triangolari ma che, tuttavia, un significativo esempio) una delle poche
strutture lignee, poste a copertura delle basiliche paleocristiane, giunta sin quasi
ai nostri giorni e risale allanno 816 (la basilica fu ricostruita interamente, nel
secolo scorso, dopo essere stata distrutta da un incendio). In Fig. 9.1 rappresentata la basilica di S. Agnese (Roma).
Fig. 9.1
175
7-04-2032, 9:38
176
Fig. 9.2
Numerosi esempi di edilizia gotica del XIV secolo chiaramente denunciano una struttura portante in tralicciato ligneo, molto spesso concepita in maniera convincente sotto il profilo statico (Fig. 9.3).
E potremmo proseguire con gli esempi di strutture reticolari, fino ad arrivare ai giorni nostri.
Sbaglia chi ritiene che le strutture reticolari abbiano fatto il loro tempo nella progettazione architettonica (basti pensare ad alcune opere recenti di Richard Rogers, di Renzo Piano e a vari Autori, un po meno recenti, del Movimento Moderno per rendersene conto).
Fino alla met del secolo scorso, per realizzare travature reticolari, stato
176
7-04-2032, 9:38
9. Le travature reticolari
177
Fig. 9.3
Fig. 9.4
177
7-04-2032, 9:38
178
Solo nella prima met del XIX secolo si registra un accoppiamento legnoghisa nella costruzione di strutture tralicciate (Fig. 9.5) e, infine, verso la met
dell800, nasce la travatura reticolare completamente metallica.
Sistemazione dellappoggio
con scatola di ghisa
Fig. 9.5
178
7-04-2032, 9:38
9. Le travature reticolari
179
Fig. 9.6
Il lettore che volesse prendere visione del metodo pu consultare il paragrafo 305, pagg. 535 542 del
testo: Odone Belluzzi, Scienza delle Costruzioni, vol. I, Ed. Zanichelli, 1970. Oggi, effettivamente, il
cremoniano superato, come tanti altri metodi di calcolo usati una volta (il metodo di Engesser, per la
risoluzione delle travi Vierendeel, il metodo di Cross, per la risoluzione dei telai, il diagramma di Williot,
per la risoluzione delle travature reticolari a nodi incastro, ecc.). Chi avesse la curiosita di scoprire qualis
trumenti teorici abbia usato Eiffel, per calcolare la sua celebre torre, andr a studiare il cremoniano (ed
anche il metodo grafico di Culmann, sempre per la risoluzione delle travature reticolari).
179
7-04-2032, 9:38
180
AD, detta monaco (o ometto) passando, cos, allo schema di Fig. 9.7c, che
consente di raggiungere agevolmente luci di 810 m.
Al fine di creare un vincolo intermedio anche ai puntoni riducendone la
lunghezza libera dinflessione si introducono le due aste DE e DF (dette
saette o contraffissi, v. Fig. 9.7d) ottenendo uno schema statico di capriata
(forse impropriamente detta alla Palladio) che consente sia una migliore distribuzione dei carichi sui puntoni stessi, sia di coprire luci pi grosse (1012
m senza difficolt).
a)
b)
c)
d)
Fig. 9.7
180
7-04-2032, 9:38
9. Le travature reticolari
181
181
7-04-2032, 9:38
182
che fuori di dubbio sono le pi comuni, pur essendoci anche travature reticolari
in legno (che potrebbero essere realizzate, ad esempio, per esigenze di restauro
monumentale) o, pi raramente, in c.a. (le capriate della chiesa gotica di Santa
Chiara, a Napoli, distrutta dal bombardamento aereo del 4 agosto 1943, rappresentano un esempio alquanto criticato di utilizzo del c.a. in luogo del legno).
inglese
Polonceau
tedesca a cesoia
belga
Polonceau composta
a cesoia composta
Pratt a falde
a mansarda
Pratt composta
a dente di sega
Fig. 9.8
182
7-04-2032, 9:38
9. Le travature reticolari
183
Neville
Warren
Mohni
Howe
Pratt
a dorso di cammello
o Bowsting
Fink
Long
Baltimore
composta Warren
Fig. 9.9
capriata inglese
Fig. 9.10
183
7-04-2032, 9:38
184
Le aste delle travature reticolari con nodi cerniera, quando i carichi agiscono
ai nodi, sono sollecitate a solo sforzo normale o sono scariche, se si trascura il
peso proprio della struttura. Altrimenti c anche momento flettente e taglio nelle aste non verticali e nessuna asta potr mai essere scarica (va detto, per, che le
caratteristiche di sollecitazione dovute al peso proprio sono, nelle travature reticolari di acciaio, effettivamente molto modeste e perci lecito trascurarle).
Quando i carichi sono applicati sulle aste, ovviamente, sono generalmente
presenti le tre caratteristiche di sollecitazione (N, M e T) ed il calcolo della
struttura non differisce da quello dei telai. Per le travature reticolari correttamente caricate si possono eliminare molte direzioni libere di spostamento (quelle
rotatorie) interessando conoscere solo gli spostamenti orizzontali e verticali
dei nodi (e, quindi, delle estremit delle aste) e si pu condurre come vedremo un calcolo semplificato della struttura. Daltro canto basta osservare che,
se le aste sono esclusivamente sollecitate a sforzo normale, interessa conoscere le loro variazioni di lunghezza (per risalire agli sforzi normali) e, quindi, gli
spostamenti suddetti e non le rotazioni (che potrebbero pure essere determinate una volta noti gli spostamenti alle estremit di ogni asta).
Si detto pocanzi che esistono travature reticolari con nodi cerniera e con
nodi incastro. Se volessimo essere estremamente rigorosi dovremmo esprimere forti perplessit sullesistenza delle travature reticolari con nodi cerniera,
visto che praticamente impossibile eseguire, nella realt, la cerniera teorica,
cio larticolazione perfetta (senza attrito) delle aste tra loro.
Nella pratica tecnica si tende, poi, a semplificare al massimo lesecuzione
delle travature reticolari, realizzando, ad esempio, le aste che presentano gli
assi sulla stessa retta (correnti o catene di capriate) tramite profilati unici (ad
esempio una coppia di angolari) evitando di giuntare tra loro le aste coassiali.
Nonostante le constatazioni test fatte si continua, nella pratica tecnica, ad
assumere come schema statico quello con nodi cerniera, cercando, nel realizzare la travatura, di avvicinarsi quanto pi possibile al modello teorico.
In pratica per non allontanarsi troppo dal modello teorico con nodi cerniera si adottano almeno i due seguenti accorgimenti:
1) gli assi baricentrici delle varie aste (che sono le rette dazione dei vari sforzi) si fanno concorrere in uno stesso punto, che il nodo teorico (ovviamente anche necessario che gli assi restino contenuti nel piano della struttura);
2) i baricentri delle varie sezioni dei chiodi o dei bulloni (che servono a realizzare i giunti nodali) devono cadere sugli assi delle aste collegate.
quanto prescrive il punto 7.6.4 della vigente normativa:
7.6.4. Travi reticolari.
Gli assi baricentrici delle aste devono di regola coincidere con gli assi dello sche-
184
7-04-2032, 9:39
9. Le travature reticolari
185
ma reticolare; tale avvertenza particolarmente importante per le strutture sollecitate a fatica. La coincidenza predetta per le aste di strutture chiodate o bullonate
costituite da cantonali pu essere osservata per gli assi di chiodatura e bullonatura anzich per gli assi baricentrici.
Il baricentro della sezione resistente del collegamento ai nodi deve cadere, di regola, sullasse geometrico dellasta. Ove tale condizione non sia conseguita, dovr essere considerato, nel calcolo del collegamento, il momento dovuto alleccentricit tra baricentro del collegamento e asse baricentrico dellasta.
Nei correnti a sezione variabile gli elementi, che via via si richiedono in aumento
della sezione resistente, devono avere lunghezza tale da essere pienamente efficienti l dove necessario il contributo.
Gli assi dei collegamenti (chiodati, bullonati o saldati) sono chiamati assi
di truschinaggio. Sarebbe opportuno che sia gli assi baricentrici delle aste, sia
gli assi di truschinaggio confluissero nei punti in cui sono state immaginate le
cerniere. La prescrizione regolamentare appena riportata lascia chiaramente
intendere che ci si pu accontentare che confluiscano in un punto o i soli assi
baricentrici delle aste o i soli assi di truschinaggio.
Il problema dei nodi cerniera esiste, ovviamente, anche per le travature reticolari spaziali; il giunto nodale deve fare in modo che tutti gli assi delle aste
collegate convergano in un punto (il nodo teorico, che devessere il sostegno
della stella di rette alla quale appartengono gli assi baricentrici delle aste concorrenti nel nodo). A un buon giunto sono richieste caratteristiche di affidabilit (deve poter resistere a sforzi anche notevoli) e di leggerezza, deve poter
accogliere aste provenienti da quante pi direzioni possibile, deve, soprattutto, garantire un montaggio semplice, veloce e preciso (e un altrettanto agevole
smontaggio, nellipotesi che intervenute nuove esigenze di natura funzionale
richiedano delle modificazioni e/o degli ampliamenti della struttura).
Esistono numerosissimi brevetti di sistemi costruttivi di travature reticolari
spaziali che comprendono, ovviamente, la giunzione dei vari elementi nellassemblaggio della struttura; tra i pi noti ci sono i sistemi: Mero-Tectovis, Uni2
strut, Space-Deck, Oktaplate, Triodetic, Vestrut, ecc .
Il sistema pi noto e senzaltro il pi utilizzato in Italia il sistema Mero
Tectovis; le aste sono tubolari e provviste di perni filettati alle estremit, i nodi
sono quasi sferici e muniti di 18 fori filettati a madrevite, per le aste. Il montaggio non richiede mano dopera specializzata e pu essere effettuato anche da
2
Una pubblicazione che raccoglie numerosi brevetti di sistemi spaziali la seguente: Particolari costruttivi di
strutture in acciaio, Vol. V Strutture Spaziali (a cura di Armando Melchiorre), CISIA (Centro Italiano
Sviluppo Impieghi Acciaio), Edizione maggio 1981. Consultando tale pubblicazione, il lettore si former
una sua opinione, individuer il sistema a suo giudizio pi flessibile (che, cio, consente di creare il
maggior numero di geometrie) e/o che garantisce risultati migliori sotto il profilo estetico.
185
7-04-2032, 9:39
186
un solo operatore.
In Fig. 9.11 riportato, a titolo di esempio, il sistema spaziale Stewarts and
Lloyds, sviluppato dalla Tubes Division della British Steel Corporation (col
nome Nodus Jointing System).
bullone centrale
calotta superiore
asta
asta
guarnizione
orizz
onta
le
ata
inclin
collegamento
a forchetta
rondella
dado
coppiglia
spinotto
Fig. 9.11
Il nodo, in due gusci, permette sul piano orizzontale, il collegamento a quattro aste mediante raccordi scanalati, mentre per le diagonali si realizza un vero e
proprio attacco a cerniera. Tale sistema non sembra essere stato molto utilizzato
e probabilmente per questo motivo non si proceduto a possibili miglioramenti.
Un altro giunto per travature reticolari spaziali che, non solo dal punto di
vista statico si avvicina molto alla cerniera teorica, ma la ricorda anche visivamente (come simbolo con il quale si rappresenta) il Vestrut (v. Fig. 9.12). Il
nodo si presenta di forma pressoch sferica, consente di accogliere fino a dodici aste e permette la rotazione, almeno per alcune aste, anche dopo il bloccaggio del nodo stesso.
I nodi sono realizzati con acciaio di qualit, sono ottenuti tramite stampaggio a caldo e finiti su macchine a controllo numerico. Il sistema Vestrut permette la realizzazione di qualsivoglia geometria poligonale (ottagono, decagono, ecc.) mediante luso di due sole lunghezze per le aste e di due soli tipi di
186
7-04-2032, 9:39
9. Le travature reticolari
187
Fig. 9.12
187
7-04-2032, 9:39
188
Fig. 9.13
188
7-04-2032, 9:39
9. Le travature reticolari
189
evidente il perch si dovuto abusare, poco fa, dellavverbio apparentemente: la condizione, ad esempio, a = b necessaria ma non sufficiente per la
isostaticit di una struttura reticolare. In altre parole: per una struttura reticolare isostatica deve necessariamente essere a = b, ma la condizione a = b pu
anche verificarsi per strutture labili (e quindi non sufficiente per giudicare
lisostaticit della struttura).
Un esempio pu definitivamente chiarire la questione: per entrambe le
travature reticolari di Fig. 9.14 si ha a = b eppure solo la prima (quella di Fig.
9.14a) isostatica mentre la seconda labile (una volta), presentando una
maglia iperstatica ed una labile (e pertanto la struttura una volta labile nel
suo insieme).
a)
b)
Fig. 9.14
189
7-04-2032, 9:39
190
punto e secondo quella direzione, mentre inizialmente incognito lo spostamento che il punto subisce secondo la direzione stessa. Quando il punto suddetto un nodo della struttura (vale a dire un punto nel quale convergono gli
assi di pi aste) la direzione viene detta nodale (ed anche la forza applicata in
quel punto detta nodale).
Fig. 9.15
i
= 0
F (r)
(9.2.1)
dove:
i
F la forza esterna nodale agente in direzione i (potrebbe, evidentemente,
190
7-04-2032, 9:39
9. Le travature reticolari
191
i
=
F (r)
k ij (r) j
(9.2.2)
Nella (9.2.2) manca il termine relativo alle forze dincastro perfetto (generalmente presente quando si applica il metodo ai telai), visto che si nellipotesi di travatura reticolare caricata da forze nodali (cio, come si ricorder,
agenti ai nodi).
In parole povere, la (9.2.2) dice che la forza che il nodo dove segnata la
direzione i trasmette, nella stessa direzione i, allasta (r), dipende dagli spostaj
menti delle sue estremit.
i
Il termine k j (r) che compare nella (9.2.2), un termine di rigidezza definibile come la forza che nasce al nodo nella direzione i per effetto di uno spostamento unitario in direzione j e relativa allasta (r). anchessa considerata
come azione del nodo sullasta. La (9.2.1), tenendo conto della (9.2.2), diventa:
Fi =
k
r
K ij =
i
j (r )
(9.2.3)
Ponendo:
k ij (r)
(9.2.4)
K ij j
(9.2.5)
la (9.2.3) diventa:
Fi =
191
K12
K 22
K 32
.
.
K p2
K13
K 23
K 33
.
.
K p3
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
K1p
1
K 2p
2
K 3p
3
.
.
.
.
.
p
Kp
p
7-04-2032, 9:39
(9.2.6)
192
F1( r )
k11( r )
F 2( r )
k 21( r )
= 3
F 3( r )
k 1( r )
4
F(r)
k 41( r )
k12 ( r )
k 22 ( r )
k 32 ( r )
k 42 ( r )
k13( r )
k 23( r )
k 33( r )
k 43( r )
k14 ( r )
1
k 24 ( r )
2
. 3
k 34 ( r )
4
k 4( r )
4
(9.2.8)
(9.2.9)
F(r) = K(r)
dove:
F(r) la matrice vettore per colonna delle forze trasmesse, dai nodi destremit,
allasta (r);
K(r) la matrice di rigidezza dellasta (r);
la matrice vettore per colonna comprendente gli spostamenti (orizzontale
e verticale) dei due estremi dellasta (r).
Per determinare tutti gli elementi della matrice di rigidezza dellasta (r)
i
(cio i vari k j (r) = 1, 2, 3, 4 e j = 1, 2, 3, 4) ci sono varie strade da poter seguire:
si potrebbe, ad esempio, costruire la matrice di rigidezza dellasta in un riferimento locale (con lasse x coincidente con lasse dellasta) e poi passare al
riferimento globale con una trasformazione dassi, utilizzando la cosiddetta
matrice dei coseni.
Qui preferiamo effettuare una costruzione, per cos dire, diretta della matrice K(r), assegnando allasta (r), genericamente inclinata di un angolo sullasse x orizzontale, uno spostamento unitario per volta in direzione i (i = 1, 2, 3 e
192
7-04-2032, 9:39
9. Le travature reticolari
193
k ij ( r ) = k ij ( r )( i, j) {1, 2, 3 e 4}
Posto = cos = sen e = cos = sen costruiamo la prima colonna di
1
K(r), imprimendo uno spostamento = 1 (mentre - bene ripeterlo - dovr
2
3
4
1
essere = = = 0). Lo spostamento unitario pu essere scomposto nella
1
direzione dellasta e nella direzione normale allasta. La componente di = 1
nella direzione dellasta vale (e produce un accorciamento dellasta di gran1
dezza ) mentre la componente di = 1 nella direzione normale allasta vale
(e produce una rotazione dellasta di grandezza /l, se restiamo nellambito
dei piccoli spostamenti). Si pu fare riferimento alla Fig. 9.16 a e b.
1
evidente che - a seguito dellapplicazione di = 1 - nasce nellasta (r)
esclusivamente uno sforzo normale (di compressione) che vale EA/l. Pertanto i
due nodi destremit dellasta (r) reagiranno con due forze dintensita EA/l
aventi lasse dellasta come retta dazione e orientate in maniera tale da mantenere la deformazione (cio rivolte verso linterno, come mostrato in Fig. 9.16).
Scomponendo ognuna delle due forze suddette nelle due direzioni (orizzontale e verticale) segnate in corrispondenza dei loro punti di applicazione, si ha:
EA 2
EA
k11 ( r ) =
k12( r ) =
l
l
(9.2.10)
E
A
E
A
k13( r ) =
2
k14( r ) =
l
l
I due ultimi termini di rigidezza presentano il segno meno perch il loro verso
contrario a quello positivo assunto, rispettivamente, per le direzioni 3 e 4.
Analogamente si costruiscono le altre tre colonne di K(r) (chi lo volesse fare
pu riferirsi alla Fig. 9.16) e si perviene cosi alla matrice di rigidezza dellasta
(r) direttamente nel riferimento globale:
K(r )
EA 2
EA
EA 2
EA
l
l
l
l
EA
EA 2
EA
EA 2
l
l
l
l
=
EA 2
EA
EA 2
EA
(9.2.11)
l
l
l
l
EA 2
EA
EA 2
EA
l
l
l
l
193
7-04-2032, 9:39
194
o se si preferisce:
K(r ) =
2 2
2
2
EA
l
(9.2.12)
E A 2
l
2
(9.2.13)
a)
cos =
cos =
EA
l
EA
l
c)
b)
EA
l
EA
l
EA
l
EA
l
e)
d)
EA
l
EA
l
Fig. 9.16
194
7-04-2032, 9:39
9. Le travature reticolari
195
si ha
K(r ) =
(9.2.14)
chiaro, allora, quale pu essere un iter da seguire per risolvere una generica
travatura reticolare: costruire il sistema dequazioni (9.2.7), risolverlo determij
i
nando gli spostamenti nodali e, tramite le (9.2.8), risalire alle F( r ) note le quali
si ricavano facilmente gli sforzi normali nelle varie aste.
Oppure, una volta noti gli spostamenti nodali j, si possono facilmente determinare le variazione di lunghezza (i l) di ogni asta risalendo, infine, agli sforzi
normali nelle varie aste.
Ad esempio, per lasta (r) di Fig. 9.16 si ha:
l = 1 + 2 3 4 = ( 1 3) + ( 2 4 )
(9.2.15)
l = ( 3 1) + ( 4 2 )
(9.2.16)
195
7-04-2032, 9:39
196
CLS
INPUT numero dei nodi (compresi quelli vincolati a terra) =; NN
INPUT numero delle aste =; AT
INPUT grado di molteplicit (complessivo) dei vincoli esterni =; MV
N = 2 * NN - MV: M = N + 1
DIM R(M, M), N(NN, 10), AT(AT, 10), G$(NN)
FOR i = 1 TO NN
PRINT NODO; i
INPUT ascissa =; N(i, 1)
INPUT ordinata =; N(i, 2)
INPUT direzione orizzontale =; N(i, 3)
INPUT direzione verticale =; N(i, 4)
NEXT i
INPUT le aste sono formate tutte dello stesso materiale ? > (s/n); A$
IF A$ <> s THEN GOTO 170
INPUT modulo di Young =; EY
170 : INPUT le aste presentano tutte la stessa sezione retta ? > (s/n); B$
IF B$ <> s THEN GOTO 200
INPUT area della sezione retta dellasta =; SR
200 : FOR i = 1 TO AT
PRINT ASTA; i
INPUT incidenza =; AT(i, 1)
IF B$ <> s THEN GOTO 250
AT(i, 3) = SR: GOTO 260
250 : INPUT area della sezione retta =; AT(i, 3)
260 : IF A$ <> s THEN GOTO 280
AT(i, 4) = EY: GOTO 290
280 : INPUT modulo di Young =; AT(i, 4)
290 : AT(i, 5) = INT(AT(i, 1) / 1000): AT(i, 6) = INT(AT(i, 1) - AT(i, 5) * 1000)
AT(i, 2) = SQR((N(AT(i, 6), 1) - N(AT(i, 5), 1)) ^ 2 + (N(AT(i, 6), 2) - N(AT(i, 5),
2)) ^ 2)
AT(i, 7) = (N(AT(i, 6), 1) - N(AT(i, 5), 1)) / AT(i, 2)
AT(i, 8) = (N(AT(i, 6), 2) - N(AT(i, 5), 2)) / AT(i, 2)
LQ = AT(i, 4) * AT(i, 3) * AT(i, 7) ^ 2 / AT(i, 2)
R(N(AT(i, 5), 3), N(AT(i, 5), 3)) = R(N(AT(i, 5), 3), N(AT(i, 5), 3)) + LQ
R(N(AT(i, 6), 3), N(AT(i, 6), 3)) = R(N(AT(i, 6), 3), N(AT(i, 6), 3)) + LQ
R(N(AT(i, 5), 3), N(AT(i, 6), 3)) = R(N(AT(i, 5), 3), N(AT(i, 6), 3)) - LQ
R(N(AT(i, 6), 3), N(AT(i, 5), 3)) = R(N(AT(i, 6), 3), N(AT(i, 5), 3)) - LQ
LM = AT(i, 4) * AT(i, 3) * AT(i, 7) * AT(i, 8) / AT(i, 2)
R(N(AT(i, 5), 3), N(AT(i, 5), 4)) = R(N(AT(i, 5), 3), N(AT(i, 5), 4)) + LM
R(N(AT(i, 5), 4), N(AT(i, 5), 3)) = R(N(AT(i, 5), 4), N(AT(i, 5), 3)) + LM
R(N(AT(i, 6), 3), N(AT(i, 6), 4)) = R(N(AT(i, 6), 3), N(AT(i, 6), 4)) + LM
R(N(AT(i, 6), 4), N(AT(i, 6), 3)) = R(N(AT(i, 6), 4), N(AT(i, 6), 3)) + LM
R(N(AT(i, 5), 3), N(AT(i, 6), 4)) = R(N(AT(i, 5), 3), N(AT(i, 6), 4)) - LM
R(N(AT(i, 5), 4), N(AT(i, 6), 3)) = R(N(AT(i, 5), 4), N(AT(i, 6), 3)) - LM
R(N(AT(i, 6), 3), N(AT(i, 5), 4)) = R(N(AT(i, 6), 3), N(AT(i, 5), 4)) - LM
R(N(AT(i, 6), 4), N(AT(i, 5), 3)) = R(N(AT(i, 6), 4), N(AT(i, 5), 3)) - LM
MQ = AT(i, 4) * AT(i, 3) * AT(i, 8) ^ 2 / AT(i, 2)
196
7-04-2032, 9:39
9. Le travature reticolari
197
R(N(AT(i, 5), 4), N(AT(i, 5), 4)) = R(N(AT(i, 5), 4), N(AT(i, 5), 4)) + MQ
R(N(AT(i, 6), 4), N(AT(i, 6), 4)) = R(N(AT(i, 6), 4), N(AT(i, 6), 4)) + MQ
R(N(AT(i, 5), 4), N(AT(i, 6), 4)) = R(N(AT(i, 5), 4), N(AT(i, 6), 4)) - MQ
R(N(AT(i, 6), 4), N(AT(i, 5), 4)) = R(N(AT(i, 6), 4), N(AT(i, 5), 4)) - MQ
NEXT i
530 : INPUT nodo caricato =; NC
IF NC = 0 THEN GOTO 590
INPUT forza orizzontale =; N(NC, 5): R(N(NC, 3), M) = R(N(NC, 3), M) +
N(NC, 5)
INPUT forza verticale =; N(NC, 6): R(N(NC, 4), M) = R(N(NC, 4), M) + N(NC,
6)
GOTO 530
a questo punto del programma inizia la risoluzione del sistema di equazioni
590 : FOR i = 1 TO N
c = i: A = ABS(R(i, i))
FOR t = i + 1 TO N
B = ABS(R(t, i))
IF B > A THEN
A = B: c = t
END IF
NEXT t
q=i+1
FOR R = 1 TO M
R(M, R) = R(c, R): R(c, R) = R(i, R): R(i, R) = R(M, R)
NEXT R
FOR t = q TO N
FOR z = 1 TO M
IF R(i, i) = 0 THEN
PRINT SISTEMA IMPOSSIBILE
STOP
END IF
R(M, z) = -R(t, i) / R(i, i) * R(i, z) + R(t, z)
NEXT z
FOR z = 1 TO M
R(t, z) = R(M, z)
NEXT z: NEXT t: NEXT i
FOR i = 1 TO M
R(M, i) = 0
NEXT i
FOR j = 1 TO N: u = N + 1 - j
FOR i = 1 TO N: k = N + 1 - i
R(M, M) = R(M, M) + R(M, k) * R(u, k)
NEXT i
R(M, u) = (R(u, M) - R(M, M)) / R(u, u): R(M, M) = 0
NEXT j
a questo punto del programma termina la risoluzione del sistema di equazioni
INPUT vuoi la stampa dei dati iniziali ? > (s/n); H$
IF H$ <> s THEN GOTO 890
197
7-04-2032, 9:39
198
GOSUB 1300
890 : LPRINT : LPRINT : LPRINT TAB(10); - SPOSTAMENTI DEI NODI -:
LPRINT
FOR i = 1 TO N
LPRINT TAB(5); spostamento nodale in direzione; i; =; R(M, i)
NEXT i
FOR i = 1 TO NN
IF N(i, 3) = 0 THEN N(i, 7) = 0 ELSE N(i, 7) = R(M, N(i, 3))
IF N(i, 4) = 0 THEN N(i, 8) = 0 ELSE N(i, 8) = R(M, N(i, 4))
NEXT i
FOR i = 1 TO AT
AT(i, 9) = AT(i, 7) * (N(AT(i, 6), 7) - N(AT(i, 5), 7)) + AT(i, 8) * (N(AT(i, 6), 8) N(AT(i, 5), 8))
AT(i, 10) = AT(i, 4) * AT(i, 3) * AT(i, 9) / AT(i, 2)
NEXT i
FOR i = 1 TO NN
IF N(i, 3) <> 0 THEN GOTO 1100
FOR k = 1 TO AT
IF AT(k, 5) <> i AND AT(k, 6) <> i THEN GOTO 1080
TA = AT(k, 10) * ABS(AT(k, 7))
IF AT(k, 5) = i AND N(AT(k, 6), 1) <= N(AT(k, 5), 1) OR AT(k, 6) = i AND
N(AT(k, 6), 1) >= N(AT(k, 5), 1) THEN N(i, 9) = N(i, 9) + TA ELSE N(i, 9) = N(i,
9) - TA
1080 : NEXT k
N(i, 9) = N(i, 9) - N(i, 5)
1100 : IF N(i, 4) <> 0 THEN GOTO 1170
FOR k = 1 TO AT
IF AT(k, 5) <> i AND AT(k, 6) <> i THEN GOTO 1150
TA = AT(k, 10) * ABS(AT(k, 8))
IF AT(k, 5) = i AND N(AT(k, 6), 2) <= N(AT(k, 5), 2) OR AT(k, 6) = i AND
N(AT(k, 6), 2) >= N(AT(k, 5), 2) THEN N(i, 10) = N(i, 10) + TA ELSE N(i, 10) =
N(i, 10) - TA
1150 : NEXT k
N(i, 10) = N(i, 10) - N(i, 6)
1170 : NEXT i
LPRINT : LPRINT : LPRINT TAB(10); - SFORZI NORMALI NELLE ASTE - :
LPRINT
FOR i = 1 TO AT
IF AT(i, 10) = 0 THEN
cc$ = asta scarica
GOTO 1200
END IF
IF AT(i, 10) < 0 THEN cc$ = compressione ELSE cc$ = trazione
1200 : LPRINT TAB(5); sforzo normale nellasta; i; =; AT(i, 10); (; cc$; )
NEXT i
LPRINT : LPRINT : LPRINT TAB(5); - REAZIONI VINCOLARI - : LPRINT
FOR i = 1 TO NN
IF N(i, 3) <> 0 THEN GOTO 1260
198
7-04-2032, 9:39
9. Le travature reticolari
199
199
7-04-2032, 9:39
200
200
7-04-2032, 9:39
9. Le travature reticolari
201
conterr i dati delli-esimo nodo, per i = 1, 2, .... NN) nel seguente ordine:
a
1 colonna: ascissa;
a
2 colonna: ordinata;
a
3 colonna: direzione libera orizzontale presente al nodo (0 se non c);
a
4 colonna: direzione libera verticale presente al nodo (anche qui 0 se non c);
a
5 colonna: componente orizzontale della forza nodale;
a
6 colonna: componente verticale della forza nodale;
a
7 colonna: spostamento orizzontale del nodo, rester nullo se N (1, 3) = 0, cio
se la direzione orizzontale nodale vincolata, altrimenti questa casella sar
i
riempita quando, risolto il sistema di equazione (9.2.7), saranno noti i ;
a
8 colonna : spostamento verticale del nodo (casella che sar riempita con analoghe modalit a quelle dette per il termine precedente);
a
9 colonna: reazione orizzontale del nodo (casella che sar riempita se il nodo
vincolato a terra, se cio il nodo impedito di spostarsi secondo x e pertanto
N (1, 3) = 0; se invece, il nodo libero rester N (1, 9) = 0;
a
10 colonna: reazione verticale del nodo (casella riempita con modalit analoghe
a quelle dette per la reazione orizzontale).
La matrice AT contiene i dati delle aste e presenta anchessa 10 colonne e
tante righe quante sono le aste (si scelto - come possibile fare - lo stesso
nome AT sia per denotare la variabile che contiene il numero delle aste che per
denotare la matrice, di AT righe, che contiene i dati delle aste). Nellistruzione
DIMENSION, della sesta riga, si pu controllare quanto sopra detto.
Anche in questo caso i dati sono sistemati riga per riga; i dati dellr-esima asta,
in altre parole, occuperanno lr-esima riga (r = 1, 2, .... AT) della matrice AT (di AT
righe 10 colonne) e ci nel seguente modo:
a
1 colonna: incidenza;
a
2 colonna: l(r) lunghezza dellasta;
a
3 colonna: area della sua sezione retta;
a
4 colonna: modulo di Young dei materiale di cui formata lasta;
a
5 colonna: numero che contrassegna il nodo iniziale;
a
6 colonna: numero che contrassegna il nodo terminale;
a
7 colonna: (r) = cos (r);
a
8 colonna: (r) = cos (r);
a
9 colonna: l(r) = variazione di lunghezza dellasta (r) (ovviamente questa
casella potr essere riempita solo dopo che stato risolto il sistema di equazione (9.2.7));
a
10 colonna: sforzo normale nellasta (conoscibile solo dopo che noto l(r)).
Dette x1 e y1 le coordinate del primo estremo dellasta (r), x2 e y2 le coordinate del secondo estremo, chiaro come dal programma si determinino l(r) , (r)
e (r):
201
7-04-2032, 9:39
202
l (r) =
( x 2 x1 )2 + (y 2 y1)2
x 2 x1
l (r)
y y
(r) = 2 1
l( r )
(r) =
(9.2.18)
(9.2.19)
INT una funzione aritmetica del BASIC che d una rappresentazione intera del parametro posto tra parentesi utilizzando il maggiore intero che non sia
pi grande del parametro stesso (per esempio: INT (3.5) = 3, INT (- 3.5) = - 4,
ecc.).
Cos, ad esempio, lasta 4 di Fig. 9.15 ha incidenza 3004. Il primo estremo
sar:
n1 = INT (3004/1000) = INT (3.004) = 3
e il secondo estremo:
n2 = INT (3004 - 3x1000) = INT (4) = 4
chiaro che in una versione ottimizzata del programma potrebbero essere
ridotte le dimensioni della matrice AT, con conseguente risparmio di locazioni
di memoria (lincidenza, per esempio, una volta che servita a determinare il
primo e il secondo estremo di unasta, potrebbe non essere conservata riducendo cos AT di una colonna).
Una volta inseriti nelle due matrici (N e AT) i vari dati iniziali si costruisce
la matrice completa del sistema di equazioni, che risolto col metodo di GaussJordan. A questo punto sono noti gli spostamenti nodali (che sono collocati
a
a
nella 7 e 8 colonna di N) e si risale facilmente - come gi detto - alle variazioni di lunghezza e agli sforzi normali nelle varie aste (che vengono rispettivaa
a
mente collocati nella 9 e 10 colonna di AT). Vengono infine calcolate le reaa
a
zioni vincolari (inseriti nella 9 e 10 colonna di N).
Il programma offre la possibilit di ottenere la stampa dei dati inizialmente
trasmessi al computer (il che pu servire a controllare che non siano stati commessi errori nella trasmissione dei dati stessi al computer).
I risultati forniti sono:
a) gli spostamenti nelle varie direzioni libere considerate (cio le soluzioni
del sistema di equazioni);
b) gli sforzi normali in tutte le aste ( bene ricordare che le compressioni ven-
202
7-04-2032, 9:39
9. Le travature reticolari
203
cls. gettato
in opera
arcareccio
travature reticolari
Fig. 9.17
203
7-04-2032, 9:39
204
Per impedire che nascano coppie indesiderate (alle estremit delle aste)
necessario che gli assi delle aste - che sono le rette dazione degli sforzi normali - giacciano su uno stesso piano. Per ottenere ci necessario che le sezioni rette delle aste siano simmetriche rispetto a tale piano di sollecitazione. Quindi, per realizzare le aste, vanno preferibilmente utilizzati profilati di sezione
come quelle riportate in Fig. 9.18.
In Fig. 9.19 sono riportati alcuni esempi di nodi di travature reticolari realizzate utilizzando, esclusivamente o prevalentemente, i profili di Fig. 9.18
(vedremo pi avanti che i profili a doppio T sono, per lo pi, utilizzati per
realizzare travature reticolari fortemente sollecitate).
lamiere per fazzoletti o imbottiture
Fig. 9.18
Fig. 9.19
204
7-04-2032, 9:39
9. Le travature reticolari
205
Al fine di avvicinarsi il pi possibile alla realizzazione delle cerniere teoriche, in ogni nodo, gli assi baricentrici delle aste devono confluire in un medesimo punto. Sempre al fine di raggiungere tale obiettivo, anche gli assi dei
collegamenti (chiodati, bullonati o saldati) - detti assi di truschinaggio - devono convergere nel punto dove stata pensata la cerniera.
Insomma lideale sarebbe - come accade nel nodo rappresentato in Fig.
9.20 - che sia gli assi delle aste che gli assi di truschinaggio confluissero nel
punto dove, nello schema statico assunto per il calcolo, stata ritenuta presente la cerniera. Se ci non fosse possibile, ci si pu accontentare di raggiungere
uno solo dei due obiettivi suddetti, ovviamente valutando le conseguenze che
ne derivano.
Fig. 9.20
Per fare in modo che ununione saldata risulti baricentrica si pu intervenire - in sede di progettazione strutturale - sulla lunghezza e sullo spessore dei
cordoni di saldatura. Ad esempio, con riferimento alla Fig. 9.21a, per fare in
modo che il collegamento saldato (formato da due cordoni longitudinali di
uguale spessore) risulti baricentrico, con ovvio significato dei simboli e sempre con riferimento alla Fig. 9.21a, deve aversi:
(9.3.1)
bs ys = bi yi
In alcuni casi non agevole tenere i baricentri degli elementi di connessione (chiodi o bulloni) giacenti sullasse dellasta. Fermo restando che se non
possibile evitare flessioni secondarie sempre opportuno contenerle (e ci,
evidentemente, si ottiene posizionando i chiodi o bulloni in maniera che lasse
di truschinaggio risulti il pi vicino possibile allasse dellasta, per ridurre leccentricit), si dovr, in questi casi, procedere alla verifica degli elementi di
connessione tenendo debitamente conto della non coincidenza tra lasse dellasta e quello di truschinaggio.
205
7-04-2032, 9:39
206
a)
b)
Fig. 9.21
Ad esempio, con riferimento al semplice caso di Fig. 9.21b, di unione bullonata non baricentrica, i due elementi di connessione dovranno assorbire, oltre allazione tagliante parallela allasse dellasta (derivante dallo sforzo normale N in essa presente e pari a N/2 per ogni bullone), unulteriore azione
tagliante H dovuta alleccentricit e, perpendicolare allasse dellasta. In altre
parole, i due bulloni del collegamento riportato in Fig. 9.21b, devono assorbire
la flessione secondaria Ne con due azioni taglianti H, verticali, in grado di
formare la coppia equilibrante:
Hi = Ne
(9.3.2)
Ne
i
(9.3.3)
da cui:
H =
R =
N e
+
i
= N
1
e
+
4
i
(9.3.4)
che produrr in ognuna delle due sezioni rette, del singolo bullone, sollecitate
alla recisione, una tensione tangenziale media pari a:
R
b =
(9.3.5)
2 b
206
7-04-2032, 9:39
9. Le travature reticolari
207
Fig. 9.22
207
7-04-2032, 9:39
208
in tondo. Lesempio riportato in Fig. 9.24 vede ciascuno dei correnti formato
da due profilati a L a lati uguali mentre le aste di parete sono costituite da un
tondo di acciaio serpeggiante, sagomato - per meglio dire - in modo da costituire una triangolazione continua. Sono possibili, evidentemente, numerose varianti: si pu costituire, ad esempio, i correnti con profili a T o con mezzi IPE
e le aste in tondo dacciaio, anzich continue, potrebbero essere tagliate a tronchi. Queste travi possono rappresentare una soluzione economicamente vantaggiosa nel caso in cui le forze di taglio fossero di modesta entit (travi reticolari a sostegno di solai o di coperture poco caricate).
Fig. 9.23
cordoni
di saldatura
particolare nodo
Fig. 9.24
208
7-04-2032, 9:40
9. Le travature reticolari
209
Fig. 9.25
Quando le aste delle travature reticolari sono costituite da due profili (ad
esempio: due C o due L) opportuno collegarli, in alcune sezioni, con pezzi di
lamiera (se ne vedono - come mostra la Fig. 9.26 - di forma rettangolare o
quadrata o, anche, circolare e questultime vengono generalmente chiamate
rosette dimbottitura) dello stesso spessore dei fazzoletti.
Fig. 9.26
209
7-04-2032, 9:40
210
ESERCIZIO N. 13
Calcolare la copertura, formata da capriate alla Palladio (il cui schema statico
riportato in Fig. 9.27) poste ad interasse di 3 m, a sostegno di una lamiera
2
grecata, soletta di riempimento in cls. (Rbk = 250 kg/cm ) armata con rete metallica elettrosaldata, strati dimpermeabilizzazione e coppi, cos come risulta
dal particolare costruttivo di Fig. 9.28.
I profilati da utilizzare nella costruzione saranno formati da acciaio tipo Fe
2
360 (adm = 1600 kg/cm ).
210
7-04-2032, 9:40
9. Le travature reticolari
211
Fig. 9.27
Fig. 9.28
211
7-04-2032, 9:40
212
c)
I calcestruzzi leggeri sono quelli caratterizzati da un peso proprio non superiore a 1800 kg/m3. Essi possono essere ottenuti o creando dei vuoti allinterno del materiale (ad esempio tramite un processo chimico
che provoca la formazione di bolle daria, pi o meno piccole, uniformemente distribuite allinterno della
massa di cls.) o mediante lutilizzo di inerti leggeri, che possono essere naturali (ad esempio, la pomice) o
artificiali (tra i quali molto successo ha avuto largilla espansa). Come inerti si utilizzato, con esito
positivo, oltre alla pomice e allargilla espansa: la lava, la vermiculite, la perlite, le scorie schiumose,
largilla schiumosa espansa, lo schisto espanso, il polistirolo espanso.
Le resistenze a compressione, trazione e taglio dei calcestruzzi leggeri risultano inferiori a quelle dei
calcestruzzi normali. Si pu, anzi, sostenere che pi si riduce il rapporto peso/volume, pi vengono ad
essere compromesse le resistenze del cls. ottenuto. Ma, per la nostra copertura, ci non sarebbe un problema, sia perch non ci servono resistenze particolarmente elevate, sia perch potremmo utilizzare calcestruzzo leggero di peso specifico pi elevato (14001800 kg/m3), ottenuto con laggiunta di sabbia naturale, per il quale molto semplice raggiungere la resistenza di 250 kg/cm2 (per tali cls. si potrebbe anche
arrivare a resistenze di 400 kg/cm2). I cls. leggeri hanno dato ottimi risultati come calcestruzzi isolanti.
212
7-04-2032, 9:40
9. Le travature reticolari
213
tura, se non altro, di limitare le fessurazioni da ritiro nel cls., soprattutto nel
caso che la copertura fosse notevolmente estesa in pianta e pi o meno direttamente esposta allinsolazione o non perfettamente coibentata).
Conviene, innanzi tutto, acquisire i dati riguardanti la sezione necessari
ad effettuare le suddette verifiche a flessione.
Esaminiamo il caso in cui la sezione (Fig. 9.29) sia sollecitata da un momento flettente di segno positivo (tendente, cio, le fibre inferiori).
Fig. 9.29
b - d 2
y n + [ d s + n t (d 2 s + 2 H a)] y n +
2
d s2
n t (d s s 2 + H 2 + a H ) = 0
2
213
7-04-2032, 9:40
(e13.b)
214
+ n d t ( y n s) + n a t ( H y n ) +
3
3
3
I ci =
+ 2 n t ( H s)3 + 2 n t ( H s) H s + s y n
2
12
=
3
2
( H s) 2
b y 3n d ( y n s )
H+s
2
2
+ n t d ( y n s) + a (H y n ) + (H s)
+2
yn
6
2
3
3
I ci
yn
I ci
n ( H yn )
M+
W s+
fi =
M+
W +i
Quando sulla sezione in esame agisce un momento flettente di segno negativo (tendente, cio, le fibre superiori) la condizione di annullamento del momento statico diviene (v. Fig. 9.30):
a 2
n t 2
n t
y n -n a t y n - 2
yn + 2
( H y n s )2 +
2
2
2
+ n d t (H y n s ) + n A f ( H y n c ) = 0
214
7-04-2032, 9:40
9. Le travature reticolari
215
per c.a.) che potrebbe essere inserita dalla parte delle fibre tese superiori, quando
lentit del momento flettente negativo lo giustifichi.
Fig. 9.30
a 2
nt 2
nt
2
yn n a t yn 2
yn + 2
H y n s) +
(
2
2
2
+ n d t (H y n s) + n' A f (H y n c) = 0
(e13.c)
a y 3n
( H s)
2
+ n a t y 2n + n d t (H y n s) + 2 n t
+
3
12
3
+ 2 n t ( H s)
Hs
2
y n + n' A f (H c) =
2
2
( H s) 2
a y 3n
Hs
2
2
+ n t a y 2n + d (H y n s) + (H s)
+2
y n + n' A f (H c)
3
2
I ci
( lamiera) e
n (H y n s)
Wi =
215
Ws =
I ci
(armatura)
n (H c)
I ci
y n (cls.)
7-04-2032, 9:40
216
q l 2
3.132
= 46
= 56.332 kg m = 5633.2 kg cm
8
8
Mentre il massimo momento positivo vale:
9
9
q l 2 =
46 3.132 = 31.687 kg m = 3168.7 kg cm
M+ =
128
128
Assumendo come schema statico quello di Fig. 9.31, le verifiche a flessione semplice forniscono:
a) per il momento massimo negativo:
y n = 4.265 cm ci = 66.43 kg / cm 2 fs = 652.23 kg / cm 2
M =
b)
Fig. 9.31
216
7-04-2032, 9:40
9. Le travature reticolari
217
Le capriate metalliche che di qui a poco calcoleremo sono poste ad interasse i = 3 m, e pertanto, il momento massimo interessante larcareccio pu essere
approssimativamente valutato pari a:
1525.87 32
q l2
M max =
=
= 137328.75 kg cm
10
10
Per definire il profilato da utilizzare per realizzare larcareccio necessario
tener conto che esso sollecitato a flessione deviata. possibile, per, ridurre la
flessione deviata inserendo dei tirantini di sospensione (v. Fig. 9.32), che consentono di riferirsi a una luce ridotta per il calcolo di Mx (nel caso della Fig. 9.32
si far riferimento alla luce i/3). Nel nostro caso linserimento di un tirantino di
sospensione tra due capriate consente di riferirsi alla luce ridotta l = i/2, con
conseguente riduzione del momento Mx, nel piano della falda. In Fig. 9.33
riportato un possibile aggancio arcareccio-tirantino di sospensione; mentre in
Fig. 9.34 riportato un possibile aggancio arcareccio-puntone della capriata.
Fig. 9.32
217
7-04-2032, 9:40
218
arcareccio
tira
od
n
nti
ion
ns
pe
s
so
ne
nto
pu
Fig. 9.33
arcareccio
ne
nto
pu
Fig. 9.34
My =
q x l2
1. 5 2
= 730.67
= 16 440.03 kg cm
10
10
q y l2
10
218
= 1339.56
32
= 120 560.31 kg cm
10
7-04-2032, 9:40
9. Le travature reticolari
219
W
W
146
y
x
= 1566.29 kg/ cm 2 < adm
Fig. 9.35
Ne deriva che possono essere utilizzati IPE 180 per realizzare gli arcarecci.
Naturalmente la lamiera grecata va fissata bene agli arcarecci e questultimi vanno fissati bene ai puntoni delle capriate.
Da qualche anno invalsa labitudine di fissare la lamiera grecata agli arcarecci tramite chiodi sparati. Tali chiodi di collegamento potrebbero essere calcolati a taglio, in base ai carichi che la lamiera grecata trasmette agli arcarecci
nella direzione della falda. La pratica di usare chiodi sparati incontra tutto il
favore delle imprese esecutrici (per la velocit di messa in opera e per leconomicit); ma sarebbe da evitare (non fossaltro perch pressoch impossibile
posizionare i chiodi con esattezza).
219
7-04-2032, 9:40
220
Arrivati a questo punto necessario valutare i carichi agenti sui nodi della
travatura reticolare.
Trascurando il peso proprio degli arcarecci e tenendo conto della continuit
strutturale (la Fig. 9.31 aiuta a comprendere il perch del coefficiente 1.25 che
tiene conto di tale continuit) si ha:
Pa = 390 3.132/2 3.00 = 1832.22 kg 1840 kg
Pb = 390 3.132 3.00 1.25 = 4580.55 kg 4580 kg
Pc = 2 Pa = 3664.44 kg 3670 kg
In Fig. 9.27 riportato lo schema statico da calcolare, completo della numerazione dei nodi, delle aste e delle direzioni libere di spostamento.
La seguente tabella raccoglie ordinatamente le coordinate dei nodi:
NODO
1
2
3
4
5
6
0.00
2.75
5.50
5.50
8.25
11.00
0.00
1.50
0.00
3.00
1.50
0.00
INCIDENZA
1
2
3
4
5
6
7
8
9
1002
1003
2003
2004
3004
3005
3006
4005
5006
Essendo la struttura isostatica gli sforzi normali nelle aste non dipendono
dalle aree delle loro sezioni rette e, pertanto, si pu trasmettere al computer ci
che si vuole, riguardo alle aree delle sezioni; ad esempio potrebbero essere
poste tutte unitarie. Ovviamente, si provveder a dimensionare bene le aste
successivamente, appena noti gli sforzi normali.
220
7-04-2032, 9:40
9. Le travature reticolari
221
I dati sopra raccolti, insieme con quelli che facilmente si evincono osservando la Fig. 9.27, devono essere trasmessi al computer (utilizzando il programma riportato) ottenendo, tra laltro, gli sforzi normali nelle varie aste, qui
di seguito ordinatamente raccolti:
ASTA
1
2
3
4
5
6
7
8
9
Gli sforzi normali appena raccolti sono quelli forniti dal computer e da noi
arrotondati.
opportuno ricordare che gli sforzi normali negativi sono di compressione
(pertanto risultano tesi la catena e il monaco e compressi i punti e le saette).
Occorre, adesso, pensare a come tecnologicamente realizzare la capriata ed
effettuare in base agli sforzi normali test determinati le necessarie verifiche delle sezioni e dei collegamenti bullonati. Innanzi tutto, va notato che essendo la struttura simmetrica e simmetricamente caricata sufficiente definire
solo le sezioni delle aste situate da una parte dellasse di simmetria (evidentemente i risultati si estenderanno allaltra met della struttura).
, poi, opportuno individuare qualche semplificazione costruttiva. Ad esempio: ogni puntone potr essere realizzato mediante ununica coppia di profilati
(pensiamo a due profilati a U) ed anche la catena pu essere formata da ununica coppia di profilati continui (pensiamo a due L). In altre parole, le aste (1) e
(4) (e conseguentemente, attesa la simmetria della struttura, le aste (8) e (9))
saranno costituite da una coppia di profilati a U, continui dal nodo 1 al nodo 4.
Quindi, per dimensionare uno dei due puntoni occorre fare riferimento allo
sforzo normale massimo presente nelle aste (1) e (4); cio a N = 13396.6 kg.
Per quantattiene i fazzoletti, si pensa che essi possano essere formati con
lamiere da 10 mm di spessore.
Proviamo a vedere se possibile realizzare i puntoni tramite due profilati
ad U 100, serie normale, accoppiati (ali esterne, come riportato in Fig. 9.36) a
distanza di 10 mm.
221
7-04-2032, 9:40
222
Fig. 9.36
313.25
= 124.3 124
min
2.52
Il coefficiente corrispondente va letto sulle tabelle della curva c (aste
composte da pi profilati) e risulta pari a: = 2.62.
Pertanto la verifica a carico di punta fornisce:
2.62 13 396.6
=
= 1299.97 kg / cm 2 1300 kg / cm 2
27
Il fatto che la tensione massima risulti di circa 300 kg/cm2 inferiore allammissibile non pu che esser giudicato positivamente, non avendo noi tenuto
conto degli indebolimenti rappresentati dalle forature per il passaggio dei bulloni
(indebolimenti che, comunque, non dovrebbero ridurre la sezione retta di oltre
2
2 cm e, pertanto, la tensione massima dovrebbe restate sensibilmente al di
sotto dellammissibile anche considerando le forature praticate nei pezzi per il
passaggio dei bulloni).
Ovviamente una verifica pi precisa possibile, tenendo conto di detti indebolimenti, e possiamo vedere come pu essere condotta: le anime dei due
profili di spessore pari a 6 mm dovranno esser forate per consentire il
passaggio di bulloni 14 (il foro sar di diametro pari a 15 mm). I bulloni sono
disposti in una sola fila.
Larea della sezione retta si riduce diventando:
=
222
7-04-2032, 9:40
9. Le travature reticolari
223
223
7-04-2032, 9:40
224
la costituita da due angolari a lati disuguali e a spigoli tonti 40 60 5, accoppiati a T e a distanza, ovviamente, di 10 mm (cos come riportato in Fig. 9.37).
Fig. 9.37
224
7-04-2032, 9:40
9. Le travature reticolari
225
1 10 3
= 166. 6 cm 4
12
x =
166. 6
= 2.89 cm
20
I y = 10
33
13
10
= 21. 6 cm 4
12
12
y =
21. 6
= 1.04 cm
20
225
7-04-2032, 9:40
226
SPOSTAMENTO (cm)
0.38
0.85
0.32
0.88
0.32
0.84
0.26
0.85
0.64
226
7-04-2032, 9:40
9. Le travature reticolari
227
Fig. 9.38
NODO 2
Fig. 9.39
227
7-04-2032, 9:41
228
Fig. 9.40
NODO 4
Fig. 9.41
NODO 6
Fig. 9.42
228
7-04-2032, 9:41
9. Le travature reticolari
229
Fig. 9.43
229
7-04-2032, 9:41
230
230
7-04-2032, 9:41
Appendice: sagomario
Perrone biblio
231
12-04-2032, 0:36
Perrone biblio
232
12-04-2032, 0:36
Appendice: sagomario
233
y
Perrone biblio
ix
233
12-04-2032, 0:36
iy
234
TRAVI ISE
ix
a
Perrone biblio
234
12-04-2032, 0:36
iy
Appendice: sagomario
235
a
b
Perrone biblio
ix
iy
y
235
12-04-2032, 0:36
236
Perrone biblio
ix
a
e
236
iy
12-04-2032, 0:36
Appendice: sagomario
237
ix
14%
b
Perrone biblio
237
12-04-2032, 0:36
iy
238
Perrone biblio
ix
x
8%
y
238
12-04-2032, 0:36
iy
Appendice: sagomario
239
ix
x
8%
y
Perrone biblio
239
12-04-2032, 0:36
iy
im
n
Perrone biblio
240
12-04-2032, 0:36
iy
45
ix
x
240
Appendice: sagomario
241
y
im
Perrone biblio
241
12-04-2032, 0:36
iy
45
ix
x
242
l1
l
Perrone biblio
im
ix
x
iy
242
12-04-2032, 0:36
in
n
Appendice: sagomario
243
l1
l
Perrone biblio
y
im
ix
x
iy
243
12-04-2032, 0:36
in
n
244
2%
s
h/2
h
2%
ix
iy
h
b
Perrone biblio
ix
x
iy
244
12-04-2032, 0:36
Appendice: sagomario
245
l
s
l1
b1
h
s
b
Perrone biblio
245
12-04-2032, 0:36
246
Perrone biblio
246
12-04-2032, 0:36
Appendice: sagomario
247
QUADRI UNI 6013-67
Perrone biblio
247
12-04-2032, 0:36
248
s
l
Perrone biblio
248
12-04-2032, 0:36
Appendice: sagomario
249
PIATTI UNI 6014-67
s
l
Perrone biblio
249
12-04-2032, 0:36
250
s
l
Perrone biblio
250
12-04-2032, 0:36
Appendice: sagomario
251
PIATTI UNI 6014-67
s
l
Perrone biblio
251
12-04-2032, 0:37
252
Perrone biblio
252
12-04-2032, 0:37
Appendice: sagomario
253
LARGHI PIATTI UNI 6557-69
s
l
Perrone biblio
253
12-04-2032, 0:37
254
Perrone biblio
ix
x
a h
254
12-04-2032, 0:37
iy
Appendice: sagomario
255
TRAVI HSA
b
a
Perrone biblio
ix
x
255
12-04-2032, 0:37
iy
256
TRAVI HSA
b
a
Perrone biblio
ix
x
iy
y
256
12-04-2032, 0:37
Appendice: sagomario
257
y
TRAVI HSH
b
a
e
Perrone biblio
ix
x
257
12-04-2032, 0:37
iy
258
y
a
Perrone biblio
ix
x
258
12-04-2032, 0:37
iy
Appendice: sagomario
b
259
y
TRAVI HSU
ix
a
e
y
Perrone biblio
259
12-04-2032, 0:37
iy
260
TRAVI HSU
ix
x
y
Perrone biblio
260
12-04-2032, 0:37
iy
261
Bibliografia
Acciaio: riuso e industrializzazione edilizia, Pubblicazione Italsider, Genova, 1988.
Architettura Acciaio Edifici Civili, di F. Hart, W. Henn e H. Sontag, Edizione Italsider in lingua italiana del volume Stahlbauatlas-Geschossbauten, pubblicato dalla
Deutschen Stahlbau-Verband (DStV), Genova, 1979 (in particolare, la parte titolata Ossatura metallica, pagg. 225270, che contiene, fra laltro, numerosi e stimolanti esempi di pilastri composti, giunti di base, con bulloni di ancoraggio con
ganci, barre dancoraggio, teste a martello, giunzioni di pilastri, unioni di travi,
forme di travi con anima piena e in composizione saldata, particolari di unioni tra
aste di strutture reticolari, sia piane che spaziali, ecc.; interessante anche la prima parte della pubblicazione, che riporta ben 62 schede di edifici in acciaio effettivamente realizzati e non mancano vari esempi di collegamenti).
Connessioni tipo tra elementi in acciaio e membrature in c.a., Pubblicazione Italsider,
Quaderno tecnico N. 6, 1976.
Corso di specializzazione in saldatura: saldatura degli acciai al carbonio e bassolegati, Istituto Italiano della Saldatura, Genova, 1976.
Corso di specializzazione in saldatura: termologia, ritiri e tensioni interne, Istituto
Italiano della Saldatura, Genova, 1973.
Edificio monopiano in acciaio a due falde, Pubblicazione Italsider, Genova, 1970.
Fabbricato industriale in acciaio a portali, Pubblicazione Italsider, Genova, 1971.
I collegamenti nella carpenteria metallica, Pubblicazione Italsider, Genova, data di
edizione non riportata sulla pubblicazione.
Lacciaio nel restauro e nelladeguamento strutturale, Pubblicazione Italsider, Genova, 1988.
Lacciaio nella ristrutturazione degli edifici, Convegno SAIE, Bologna, 17 ottobre
1979, pubblicazione curata dal gruppo IRI-FINSIDER (in particolare il contributo di Aldo Spirito Ripristini strutturali con tecniche di presollecitazione, pagg.
2842).
La costruzione metallica nella edilizia antisismica civile e industriale, Tavola rotonda
del Collegio dei Tecnici dellAcciaio, Udine 13 luglio 1976, Supplemento al n. 1/
1977 della rivista Costruzioni Metalliche, Milano (pag. 12, 4. Collegamenti di
Michele Mele).
La saldatura, Voll. I, II e III, Istituto Italiano della Saldatura, Genova, 1972.
Light Gage Formed Steel Design Manual, A.I.S.I. (American Iron and Steel Institute),
New York, 1962.
Particolari costruttivi di strutture in acciaio Vol. I: 1. Edilizia Civile, Vol. II: 2.
Ponti, Vol. III: 3. Edilizia Industriale, Vol. IV: 4. Trasporti 5. Stoccaggio,
Vol. V: 6. Strutture Spaziali. Ed. CISIA (Centro Italiano Sviluppo Impieghi
Acciaio), Milano, dal maggio 1981 al gennaio 1984 (in particolare, utili indicazioni per la redazione dei disegni di un progetto strutturale in acciaio).
Perrone biblio
261
12-04-2032, 0:37
262
Principali problemi di saldatura e controllo delle costruzioni metalliche, Istituto Italiano della Saldatura, Genova, 1985.
Strutture in acciaio per edifici civili in zone sismiche, Pubblicazione Italsider, Quaderno tecnico 9, Genova, 1979.
A.N.I.A.I. (Associazione Nazionale Ingegneri Architetti Italiani Sezione Campania)
Infrastrutture a Napoli Progetti dal 1860 al 1898, supplemento alla Rassegna
A.N.I.A.I. seguito alla Mostra tenutasi a Napoli, presso la Biblioteca Nazionale,
dal 3 al 21 ottobre 1978 (la pubblicazione raccoglie numerosi progetti, redatti da
professionisti dei primi quarantanni dopo lunit dItalia e presentati, a titolo
personale, agli organi competenti, relativi alla sistemazione di parti della citt, al
miglioramento dei collegamenti, ecc.: non pochi progetti prevedono luso dellacciaio).
AA.VV. Progettazione e particolari costruttivi in zona sismica, ANCE-AIDIS, Roma,
1982.
Aggarwall, A.K. Comparative Tests on End Plate Beam-to-Column Connections, Journal of Constructional Steel Research, Vol. 30, 1994.
AIJ (Architectural Institute of Japan) Design Standard for Steel Structures, 1979.
AISC (American Institute of Steel Construction), AISC Specification for the Design,
Fabrication and Erection of Structural Steel for Buildings, and Commentary,
1969.
Alisio, G. Galleria Umberto I, in Napoli citt darte (AA.VV.), Ed. Electa, Napoli,
1986, pagg. 140 e 141 (lo scritto esorbita i limiti disciplinari della Tecnica delle
Costruzioni, ma in maniera molto chiara e sintetica descrive la storia della significativa opera in ferro e vetro, emblematica del gusto e della sensibilit di unepoca, progettata da Emanuele Rocco e, per la parte strutturale in ferro e vetro, da
Paolo Boube e inaugurata il 10 novembre 1892 dal sindaco Nicola Amore).
Alta Autorit della Comunit Europea del Carbone e dellAcciaio, Atti del Congresso
Acciaio 1964, Lussemburgo 28-30 ottobre 1964.
Andreani, I. Il fabbro, Ed. Hoepli, Milano, 1930 (le lavorazioni allinizio del secolo:
creazione di pezzi fucinati, foratura, chiodature artigianali, tempra, ricottura, ecc.;
il tutto con maggiore attenzione ad opere di ferro battuto).
Aribert, J.M.; Machaly, E.S. Comportement la rupture dassemblages excentrigues
par boulons haute rsistance, Construction Mtallique, n. 3, 1974, pagg. 1832.
Aribert, J.M.; Machaly, E.S. Comportement la rupture et dimensionnement optimal
dassemblages concentriques par boulons haute rsistance, Construction
Mtallique, n. 5, 1975, pagg. 59.
Arnaboldi, M. A. Luso dellacciaio nellarchitettura, acciaio, Rivista mensile sugli
impieghi dellacciaio edita dalla CISIA, maggio 1985, pagg. 245250.
ASSIDER (Associazione Industrie Siderurgiche Italiane) Normativa tecnica sulle costruzioni in acciaio, Ed. Siderservizi, Milano, ottobre 1988.
Associazione Ingegneri della provincia di Bologna Collegio regionale ingegneri e architetti dellEmila Romagna Fondamenti di ingegneria sismica, Atti del Corso
svolto a Bologna dal 28 ottobre al 10 dicembre 1983 (per le strutture in acciaio in
Perrone biblio
262
12-04-2032, 0:37
Bibliografia
263
generale e per i collegamenti in particolare si pu consultare il Cap.11 Costruzioni di acciaio, di Andrea Chiarugi, pagg. 475504 ed, in particolare, la sezione
3.4 I collegamenti, pagg. 494500. Nel presente lavoro abbiamo citato anche lo
scritto di Elio Giangreco, che forma il Cap. 13. La normativa sismica: tappe e
prospettive, pagg. 567630).
Ballio, G.; Mazzolani, F. M. Strutture in acciaio, Ed. Hoepli, Milano, 1987 (il testo,
citato pi di una volta nel presente lavoro, buono per varie, opportune operazioni di approfondimento).
Ballio, G.; Zanon, P. Deformabilit a collasso di aste tese bullonate, Costruzioni Metalliche, n. 4 1983 (pagg. 195207).
Belluzzi, O. La Scienza delle Costruzioni, Vol. II, Ed. Zanichelli, Bologna, 1969 (interessa il Capitolo XXIV I Collegamenti (chiodature e saldature), pagg. 701747.
Benussi, F.; Puhali, R.; Zandonini, R. I giunti semi-rigidi nei telai composti di acciaio e
calcestruzzo, Costruzioni Metalliche, n. 5 1989 (pagg. 237264).
Benvenuto, E. Vincenzo Franciosi e la Scienza delle Costruzioni, in Universit degli
Studi di Napoli Federico II Dipartimento di Scienza delle Costruzioni, Giornata di Studio in Memoria del Prof. Vincenzo Franciosi Napoli 10 marzo 1993
(AA.VV.), Napoli, 1995, pagg. 117153 (si segnala per la sezione 2.1., nella quale
viene tratteggiata la storia della tradizione napoletana in meccanica ed ingegneria
strutturale, a partire dalla prima met del XVIII secolo nel quale operavano personalit di eccelsa statura, come Giovan Battista Vico, illuminati educatori, come
Monsignor Celestino Galiani, matematici dottissimi, e celebrati per le opere loro,
come Bartolomeo Intieri, Giuseppe Orlandi e Pietro De Martino - ai quali il papa
Benedetto XIV chiese consulenza circa il temuto dissesto della cupola di S. Pietro
a Roma - meccanici e fisici ampiamente aggiornati sul dibattito internazionale e
vivacemente partecipi alle grandi polemiche del momento, come Nicola De Martino, insieme allo stesso Pietro, e in seguito Vito Caravelli, Antonio Genovesi,
ecc.. LAutore passa ad esaminare il panorama dell800, con le figure di Ernesto
Is e Francesco Paolo Boube, fino a giungere alle ultime grandi personalit del
secolo che si chiuso: Carlo Luigi Ricci, Giulio Krall e Adriano Galli).
Benvenuto, E. La Scienza delle Costruzioni e il suo sviluppo storico, Ed. Sansoni, Firenze, 1981 (in particolare il Cap. 10 Mutamento nelle costruzioni durante la rivoluzione industriale, pagg. 395419, ricco anche di belle illustrazioni e nel quale
si riferisce delle grandi opere di Eiffel, Paxton, Dutert, Contamin, Harlow, ecc.
che, riteniamo, segnino lapice della civilt del ferro, nella quale, evidentemente, i collegamenti non ebbero una parte secondaria).
Bernuzzi, C.; Zandonini, R.; Zanon, P. Comportamento rotazionale di collegamenti flangiati, Costruzioni Metalliche, n. 2 1991 (pagg. 74103).
Bertolini, I. Chiodature, Ed. Tamburini, Milano, 1947.
Biggiero, G. Scienza dei metalli, Ed. Scientifica Siderea, Roma, 1971.
Blodgett, O.W. Design of Welded Structures, The James F. Lincoln Arc Velding Foundation, Cleveland, 1966.
Bo, G.M.; Capurro, P.M.; Daddi, I. Criteri di impiego dei bulloni ad alta resistenza nei
collegamenti di strutture metalliche, Costruzioni Metalliche, 1971.
Perrone biblio
263
12-04-2032, 0:37
264
Bo, G. M.; Leporati, E. La resistenza a fatica in trazione di giunti bullonati, Costruzioni Metalliche, n. 4 1970 (pagg. 247252).
Bracalenti, U. Corso di Disegno Tecnico, Ed. Lattes, Torino, 1972 (il libro contiene tabelle di chiodi, ribattini, bulloni, piastrine e rosette, include simboli per saldature,
esempi di disegno di chiodature a sovrapposizione e a coprigiunti, capriate, ecc.;
il testo utile come guida per la migliore redazione dei disegni di una struttura in
acciaio, coi relativi particolari costruttivi).
Bursi, O.; Guzzetti, F. Rilievo fotogrammetrico e definizione dei meccanismi di collasso di collegamenti trave-colonna in acciaio, Costruzioni Metalliche, n. 5 1990
(pagg. 311338).
C.N.R. Bollettino Ufficiale (Norme Tecniche) A. VII, N. 37 25/7/1973 Principi per
una normativa tecnica sulla sicurezza contro il fuoco dei fabbricati con struttura
dacciaio, Roma, 1973.
C.N.R. U.N.I. Appoggi di gomma nelle costruzioni. Istruzioni per il calcolo e limpiego., n. 10018-72 Bollettino Ufficiale N. 21 del 25 luglio 1971.
C.N.R. Costruzioni di acciaio ad elevata resistenza. Istruzioni per il calcolo, lesecuzione, il collaudo e la manutenzione, Norme Tecniche C.N.R., N. 10029-85.
C.N.R. Costruzioni in acciaio - Istruzioni per il calcolo, lesecuzione, il collaudo e la
manutenzione, Norme Tecniche C.N.R., N. 10011-85 (18 aprile 1985).
C.N.R. Costruzioni in acciaio. Istruzioni per il calcolo, lesecuzione e la manutenzione, Norme Tecniche C.N.R., N. 10011-73.
C.N.R. Costruzioni in acciaio Istruzioni per la verifica dello stato limite di collasso
plastico, Norme Tecniche C.N.R. Fascicolo N. 57/1978 (lintero punto 9.
dedicato alle giunzioni).
C.N.R.Nervature di irrigidimento delle anime di travi a parete piena, Norme Tecniche
C.N.R. Fascicolo N. 46/1974.
C.N.R. Relazione finale della commissione di studio per le norme per la protezione
contro il fuoco nelle costruzioni a struttura di acciaio, Norme Tecniche C.N.R.
Fascicolo N. 37/1973.
Caironi, M. Teoria e Tecnica delle Costruzioni Elementi di strutture in acciaio, Ed.
CLUP, Milano, 1991.
Caironi, M.; Toniolo, G. Tecnica delle Costruzioni Esercitazioni, Ed. CLUP, Milano,
1982.
Carputi, U.; Locatelli, M. Collegamenti chiodati e bullonati, Ed. CISIA (Centro Italiano
Sviluppo Impieghi Acciaio), Milano, 1973.
Castiglioni, C. A.; Bremen, U. Linfluenza di alcuni parametri geometrici sulla concentrazione di sforzo al piede di saldatura in attacchi longitudinali, Costruzioni
Metalliche, n. 4 1989 (pagg. 175189).
Colombo, R. L. Le caratteristiche meccaniche dei materiali, Ed. Sansoni, Firenze, 1975.
Coppari, G.; Mondini, J. Saldatura ossiacetilenica dellacciaio dolce, Ed. Hoepli, Milano, 1963.
Perrone biblio
264
12-04-2032, 0:37
Bibliografia
265
Costa, G. Corso celere di saldatura, Vol. I e II, Istituto Italiano della Saldatura, Genova,
1975.
Costa, G. Corso di specializzazione in saldature: progettazione delle strutture saldate,
Istituto Italiano della Saldatura, Genova, 1975.
Costa, G. Principali problemi di saldatura e collaudo delle costruzioni in acciaio dolce
e legato, Istituto Italiano della Saldatura, Genova, 1975.
Costa, G.F.; Daddi, I.; Mazzolani, F.M. Collegamenti saldati, Ed. Siderservizi, Milano,
1987.
Costa, M. Principi di concezione e di progettazione di strutture saldate, Costruzioni
Metalliche, n. 5 1970 (pagg. 327337).
Cremonini, C. Sulle tensioni e deformazioni residue di saldatura in presenza di sollecitazione a forza normale in Atti dellIstituto di Scienza delle Costruzioni Universit di Genova, 6, 1973/74, pagg. 203223, Masson Italia Editori.
Cremonini, P. Sistema strutturale di giunti rigidi per trave-colonna mediante staffe bullonate, acciaio dicembre 1989 Parte I (pagg. 591596) e acciaio febbraio
1990 Parte II (pagg. 8191).
Daddi, I. Materiali Metallici meccanismi di deformazione e di frattura, Ed. Tamburini,
Milano, 1972.
Daddi, I.; De Martino, F. P. Nodi rigidi nuove tecnologie e nuovi metasistemi, Costruzioni Metalliche, n. 2 1992 (pagg. 105113).
Danieli, D.; de Miranda, F. Strutture in acciaio per ledilizia civile e industriale, Ed.
CISIA (Centro Italiano Sviluppo Impieghi Acciaio), Milano, 1979.
De Miranda, F.; Bolocan, A. In sintesi i moderni criteri di progettazione delle strutture
dacciaio negli edifici multipiano, Costruzioni Metalliche, N. 3, 1969.
Di Pasquale, S. Fondamenti teorici per un metodo di calcolo approssimato dei corpi
reticolari a maglie cubiche in Atti dellIstituto di Costruzioni della Facolt di
Architettura di Napoli, 1965, Pubblicazione N. 64.
Di Pasquale, S. Metodi di calcolo per le strutture spaziali, Ed. CISIA (Centro Italiano
Sviluppo Impieghi Acciaio), Milano, 1978.
Di Pasquale, S.; Messina, Claudio; Paolini, Leonardo; Furiozzi, Biagio Costruzioni, Vol.
II, Ed. Le Monnier, Firenze, giugno 1980.
Dizionario Enciclopedico di Architettura e Urbanistica diretto da Paolo Portoghesi, Istituto Editoriale Romano, Roma, 1968 (interessa la voce acciaio, Vol. I, pagg.
2629, curata da Franco Donato, dove viene efficacemente sintetizzata la storia
delluso dellacciaio in Architettura, a partire dalle prime funzioni accessorie, da
Rondelet che, nel 1770, tramite una rete di barre di acciaio, che seguono landamento delle linee di sollecitazione, garantisce la stabilit del pronao della chiesa
di Ste-Genevive di Soufflot a Parigi, fino ai curtainwalls del secondo dopoguerra, agli elementi modulari ripetibili in serie di Richard Buckminster Fuller e Konrad Wachsmann).
Donato, L. Lezioni di Costruzioni metalliche, Ed. Colombo-Curci, Pisa, 1950.
Dowrick, D. J. Progettazione antisismica, Ed. Hoepli, Milano, 1981 (titolo delledizione
Perrone biblio
265
12-04-2032, 0:37
266
Enciclopedia Feltrinelli Fischer, Ingegneria Civile, a cura di Fritz Stussi ed Helmut Jauslin, Ed. Feltrinelli, Milano, 1971 (interessa la sezione Costruzioni in acciaio,
pagg. 90100).
Eurocodice N. 3, Progettazione di strutture in acciaio, Parte 1 Regole generali e per
edifici, documento di studio preparato per la Commissione delle Comunit Europee, Versione 1.0 maggio 1991. Esiste una versione pi aggiornata, in lingua
italiana, approvata dalla Commissione Ingegneria strutturale il 4 giugno 1994.
Faella, C.; Piluso, V.; Rizzano, G. Alcune proposte migliorative dellEurocodice 3 ai
fini della previsione del comportamento rotazionale dei collegamenti flangiati,
Costruzioni Metalliche, n. 4 1996 (pagg. 1531).
Gobetti, A.; Zanon, P. Valutazione della larghezza collaborante di flange per giunzioni
bullonate: Analisi sperimentale e simulazione per elementi finiti, Costruzioni
Metalliche, n. 4 1978 (pagg. 162171).
Gorla, S. Alcune considerazioni sullinfluenza di saldatura nelle lamiere di grosso spessore, Costruzioni Metalliche, n. 3 1976 (pagg. 136138).
Gustin, E. Carpenteria Metallica, Ed. C.E.L.I., Bologna, 1962.
Guzzoni, G. Gli Acciai comuni e speciali, Ed. Hoepli, Milano, 1932 (interessa, in particolare, il Cap. IX: Trattamenti termici, pagg. 215257).
Hull, D. Introduction to disclocations, Ed. Pergamon, New York, 1965.
Humer, C.; Tschemmernegg, F. Un modello di giunzione non lineare per la progettazione di strutture intelaiate di acciaio, Costruzioni Metalliche, n. 1 1988 (pagg.
3141).
Istituto di Tecnica delle Costruzioni (Facolt di Ingegneria) Appunti sulle strutture in
acciaio, Elio-Litografia Ilardo, Napoli (settembre 1990).
Jossa, P. Teoria e Tecnica delle Costruzioni, Ed. Fratelli Fiorentino, Napoli, 1991.
Khalili, D. Recherche sur lassemblage par boulonnage dune plaque dextrmit,
Construction Metallique, n. 4, 1972.
Krawinkler, H.; Bertero, V.V.; Popov, E.P. Seismic behavior of steel connections and
joints, Jnl. Struct. Div., Am. Soc. Civ. Eng., 108, pagg. 373391.
Krawinkler, H.; Bertero, V.V.; Popov, E.P. Shear behavior of steel frame joints, Jnl.
Struct. Div., Am. Soc. Civ. Eng., 101, pagg. 23172336.
La Tegola, A. Costruzioni in acciaio, Ed. Liguori, Napoli, 1987.
La Tegola, A. Lezioni di Costruzioni Metalliche, Ed. Flaccovio, Palermo, 1971.
Locati, L. La fatica nei materiali metallici, Ed. Hoepli, Milano, 1950.
Majowiecki, M. Strutture spaziali leggere. Progettazione interattiva mediante limpiego di elaboratore elettronico, acciaio, N.10/1976, pagg. 421427.
Mariani, E. I materiali, Ed. Scientifica Siderea, Roma, 1970.
Perrone biblio
266
12-04-2032, 0:37
Bibliografia
267
Marrullier, E. Costruzione degli Edifizi, Ed. UTET, Torino, 1925 (in particolare il capitolo sui tetti, pagg. 375448, allo scopo di vedere come, allinizio del secolo, venivano realizzate incavallature in ferro o in legno e ferro, con relativi, interessanti
unioni chiodate e/o articolate, nonch per avere un panorama dei profilati pi
comuni, prodotti allepoca dalle Acciaierie di Terni).
Masi, F. Case in acciaio, Ed. Hoepli, Milano, 1933.
Masi, F. La pratica delle Costruzioni Metalliche, Ed. Hoepli, Milano, 1931.
Massonnet, C.H.; Save, M. Calcolo plastico a rottura delle costruzioni, E. CLUP, Milano, 1980 (interessano le sezioni: 12.7. Nodi trave-colonna, pag. 550, 12.8. Esperienze belghe comparative su nodi saldati in acciaio Fe 360 e Fe 510, pag. 555,
12.9. Nodi con bulloni ad alta resistenza (bulloni H.R.), pag. 557, 12.10. Effetto
delle deformazioni plastiche ripetute sui comportamenti dei nodi, pag. 567).
Mazzilli, L. Arcosaldatura, Ed. Hoepli, Milano, 1988 (ottimo libricino che contiene tutto
quanto un tecnico operativo, nel settore delle costruzioni in acciaio, dovrebbe
conoscere sulle saldature: principi fondamentali di elettricit, larco elettrico, macchine elettriche per saldatura, tipi di elettrodi, norme americane AWS e internazionali ISO e, persino, 20 lezioni pratiche, che vanno dall Accensione dellarco
Primi cordoni Spegnimento dellarco fino a Saldatura in sopratesta inclinato,
che notoriamente richiede non poca bravura; non manca una parte dedicata ai
difetti e ai controlli di saldatura; ottimo per gli operai saldatori, ma, come gi
detto, anche per i tecnici che vogliono almeno porsi in grado di giudicare il lavoro
di un operaio specializzato).
Messina, C.; Paolini, L.; Sestini V. Ponti a sospensione di funi: materiali e tecniche
costruttive nei primi esempi europei, Costruzioni Metalliche, n. 4 1980 (pagg.
200214; ricco di interessanti immagini, tra le quali non mancano particolari
costruttivi depoca).
Ministero dei Lavori Pubblici Decreto Ministeriale 16 gennaio 1996, Norme tecniche
relative ai Criteri generali per la verifica di sicurezza delle costruzioni e dei
carichi e sovraccarichi, Supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale n.
29 del 5 febbraio 1996 Serie generale.
Ministero dei Lavori Pubblici Decreto Ministeriale 16 gennaio 1996, Norme tecniche
per le costruzioni in zone sismiche, Supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale n. 29 del 5 febbraio 1996 Serie generale.
Ministero dei Lavori Pubblici Decreto Ministeriale 9 gennaio 1996, Norme tecniche
per il calcolo, lesecuzione ed il collaudo delle strutture in cemento armato, normale e precompresso e per le strutture metalliche, Supplemento ordinario alla
Gazzetta Ufficiale n. 29 del 5 febbraio 1996 Serie generale.
Ministero dei Lavori Pubblici Presidenza del Consiglio superiore Servizio Tecnico
Centrale Legge 14.5.1981 N. 219, art.10 Istruzioni per lapplicazione della
normativa tecnica per la riparazione ed il rafforzamento degli edifici danneggiati
dal sisma Edifici in c.a. ed a struttura metallica (il punto 5. dedicato agli
edifici a struttura metallica e, in particolare, il punto 5.3.2. al rinforzo e/o modifica di giunti esistenti).
Mironu, Wakabayashi Strutture antisismiche, Ed. McGraw-Hill, Milano, 1989 (titolo
Perrone biblio
267
12-04-2032, 0:37
268
Murolo, C. L. Gli elementi costruttivi delledificio in acciaio, Atti dellIstituto di Edilizia, Cattedra di Elementi Costruttivi Facolt di Architettura, Napoli, 1968, stampato dalla Tipografia E.P.S. ( dedicato ai collegamenti il Cap. VII, pagg. 119132
e, in modo particolare, ci si sofferma sulle saldature, di cui viene riportata una
simbologia pressoch completa; tutto il testo pu essere ritenuto utile per un primo sommario inquadramento delle problematiche connesse alle strutture in acciaio, specialmente sotto il profilo tecnologico).
Nachtergal, C. Carpenterie metalliche, Ed. Pirola, Milano, 1968.
Nunziata, V. Strutture in acciaio precompresso, Ed. Dario Flaccovio, Palermo, 1999.
Nunziata, V. Teoria e pratica delle strutture in acciaio, Ed. Dario Flaccovio, Palermo,
2000. Il testo consigliato per vari approfondimenti, sui collegamenti nella carpenteria metallica, anche perch ricco desempi numerici.
Oberti, G.; Goffi, L. Tecnica delle Costruzioni, Ed. Levrotto & Bella, Torino, 1985 (IV
edizione interamente rifatta; interessa tutto il Cap. IV -Costruzioni in acciaio ed,
in particolare, le sezioni: 4.5 Collegamenti chiodati e bullonati, pagg. 163190,
4.6 Le saldature, pagg. 190218, 4.10 Appoggi e loro realizzazione, pagg.
258277).
Perrone, V. Plinto a due pali - Appunti dalle lezioni, Universit degli Studi di Napoli
Federico II, Anno Acc. 1996/97 (supporto didattico del Corso F di Tecnica delle
Costruzioni tenuto dallautore).
Perrone, V. Sismica Appunti dalle lezioni, Universit degli Studi di Napoli Federico
II, anno accademico 1990/91 (supporto didattico del Corso E di Tecnica delle
Costruzioni, tenuto dallautore).
Perrone, V. Trave di fondazione - Appunti dalle lezioni, Universit degli Studi di Napoli Federico II, Anno Acc. 1996/97 (supporto didattico del Corso F di Tecnica
delle Costruzioni tenuto dallautore).
Perrone, V. Note sul calcolo a rottura (pubblicazione ciclostilata, Facolt di Architettura dellUniversit degli Studi di Napoli Federico II, anno accademico 1984 - 85).
Perrone, V. Risoluzione matriciale dei telai piani (pubblicazione ciclostilata - Istituto
di Costruzioni della Facolt di Architettura di Napoli, anno accademico 1979/
80).
Perrone, V. Costruzioni in acciaio, stampato dalla Litografia N. Libero, Napoli, 1998.
Perrone, V. Elementi di Tecnica delle Fondazioni ed Opere di Sostegno, stampato dalla
Litografia N. Libero, Napoli, 2000.
Perrone, V. I collegamenti nella carpenteria metallica, stampato dalla Litografia N. Libero, Napoli, 1997.
Perrone, V. Il cemento armato ordinario e precompresso, stampato dalla Litografia N.
Libero, Napoli, 1999.
Perrone, V. Influenza della resistenza a trazione del cls. sulla duttilit delle sezioni in
c.a., Istituto di Costruzioni, Universit degli Studi di Napoli Federico II, Facolt
Perrone biblio
268
12-04-2032, 0:37
Bibliografia
269
Perrone biblio
269
12-04-2032, 0:37
270
Perrone biblio
270
12-04-2032, 0:37
Bibliografia
271
Villaggio, P. La nozione di efficienza teorica nei bulloni pretesi, Costruzioni Metalliche, N.4/1965.
Vitale, A. I materiali da costruzione nellera industriale: permanenze, evoluzione e innovazione, Bollettino informativo del Dipartimento di Configurazione e Attuazione dellArchitettura, anno 4, N. 6/7, dicembre 1989-luglio 1990, pagg. 3639.
Zanon, P. Giunzioni bullonate: comportamento delle flange allo stato limite ultimo,
Costruzioni Metalliche, n. 1 1985 (pagg. 4048).
Zanon, P. Resistenza e duttilit di angolari tesi bullonati, Costruzioni Metalliche, n. 4
1979 (pagg. 172188).
Zignoli, V. Costruzioni Metalliche, Ed. UTET, Torino, 1956.
Perrone biblio
271
12-04-2032, 0:37
Perrone biblio
272
12-04-2032, 0:37