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Scuolasuperioredell'economiaedellefinanze

ANNOIIINumero5Maggio2006

Traidentiteintegrazione:aspettidellaposizionedellostranieronelmondo
greco

Sommario:1.Greci, xenoi, brbaroi 2.Sentimento di identit e rifiuto


dellintegrazione: il mito dellautoctonia 3. La posizione delicata
dellapolide
1)Greci,xenoi,brbaroi
[1]La compresenza, nel mondo greco, di una forte omogeneit culturale e di
unestremaframmentazionepoliticaincideinmodosignificativosullapercezione
dello straniero. Nel rivendicare la propria identit in rapporto allo straniero,
luomogrecodistingueinfattifralostranierodistirpegreca(xenos),chetale
inquantoappartieneadunacomunitpoliticadiversadallapropria,eilbarbaro.
Ilivellidiestraneitsono,neiduecasi,assaidiversi.
Nel caso dello xenos, lestraneit investe esclusivamente laspetto politico: il
Greco cittadino di un altro stato, citt (polis) o stato federale (ethnos),
appartiene infatti alla medesima comunit di sangue, di lingua, di culti, di
costumichedefinisce,inErodotoVIII,144,laGrecit(Hellenikn) come unit
etnicoculturale. La coscienza dellappartenenza ad una civilt unitaria, che
ben espressa dal passo erodoteo, convive con la coscienza delle differenze
culturali tra ethne (per esempio, fra Dori e Ioni) e con il forte senso di
appartenenza alle singole entit politiche, ognuna caratterizzata da una sua
specificaidentitculturaleespressanellacomuneesperienzareligiosa(iculti)e
politica(leleggi)essatendepoiadaccrescersi,nelcorsodelIVsecolo,conlo
sviluppo del panellenismo, ma senza indebolire il senso di appartenenza alla
polis.
Il barbaro, invece, diversamente dallo xenos, straniero due volte, sia sul
piano etnicoculturale, sia su quello politico: mentre non condivide con i Greci
nessuno degli elementi identificati da Erodoto nella definizione della Grecit,
vivepureunesperienzadellostatoradicalmenteoppostaaquelladeiGreci.Egli

si contrappone in maniera simmetrica e completa alla duplice identit


delluomogreco[2]enerappresentalimmaginenegativa.
Ibarbarisono dunque radicalmente altri, e inferiori, in quanto, come mostra
lorigine del termine brbaros, parlano una lingua incomprensibile, percepita
comeunbalbettioinarticolato,einquantosonocaratterizzatidaunaferociadi
costumi che va a detrimento della loro piena umanit. Ma soprattutto, essi
hanno con lo stato un rapporto di servit, che li caratterizza come douloi di
frontealdispotismodelmonarca,mentreiGrecisipongonodifronteallostato
come cittadini, liberi ed autonomi, protetti dalla sovranit della legge (cfr. il
discorsodiDemaratoaSerseinErodotoVII,101105).
Ilprocessodimaturazionedellapercezionedisdapartedelluomogreco,con
lasuacaratterizzazioneeminentementepoliticaelasuafortecontrapposizione
conilbarbaro[3],sicollocanelcontestodelleguerrepersiane,comeevidenzia
la letteratura contemporanea. Eschilo, nei Persiani del 472, celebra la vittoria
grecaesaltandolasuperioritnontantodinatura,quantodiciviltpoliticadei
Grecisuibarbari: i Greci vengono definiti come coloro che di nessun mortale
sono chiamati servi n sudditi (v. 242) Grecia e Persia sono rappresentate
come due donne, sorelle della stessa stirpe, ma luna docile al giogo, laltra
intollerante di ogni costrizione, che rifiuta di lasciarsi imporre le redini (v. 176
ss.). In tutta la tragedia attica i barbari sono presentati come incapaci di
concepire il potere politico se non come assoluto e dispotico: come tali essi
sono destinati ad essere dominati dai Greci, radicalmente diversi da loro[4].
Lesasperata autocoscienza che induce il Greco a contrapporsi al barbaro ha
dunque come contenuto lantinomia fra polites e doulos, fra cittadino libero e
suddito.
NelIVsecoloaffiorainvecelideadiunaveraepropriasuperioritetnica,enon
solopolitica,delGrecosulbarbaro.Isocrate(Antidosi,293294cfr.Panegirico,
184 Panatenaico, 163) considera i barbari inferiori per virt (aret) e per
educazione(paideia)Aristotele(Politica,1285a20)arrivaadefinireibarbari,
che si lasciano governare dispoticamente, come schiavi per natura. Grecit
diviene cos uguale a cultura e civilt, mentre lOriente persiano incarna la
barbarie, non pi soltanto in senso politico, ma anche come stile di vita
collegato con le qualit naturali della razza: lautocoscienza greca assume un
caratterenonpisoltantoeticopolitico,mapiampiamente"culturale",finoad
assumererisvoltietnicinonchiaramentepresentiinorigine[5].
Il mondo greco ci propone dunque una duplice definizione dello straniero: una
definizione culturale, che identifica il barbaro, e una definizione politica, che
identifica lo xenos[6]. La percezione dello xenos non risente, ovviamente,
dellestraneitetnicoculturalerelativaaibarbari,maanchegli,quandononsia
garantitodaspecificirapportiditipopersonaleofamiliarechelotrasformanoin
ospite o protetto da convenzioni stipulate a livello di comunit, un individuo

formalmenteprivodidirittie,quantomenopotenzialmente,ancheunpolemios,
un nemico, esposto al diritto di rappresaglia (il diritto di impadronirsi della
persona o dei beni di qualcuno, che il cittadino di uno stato poteva esercitare
neiconfrontidelcittadinodiunostatoestero,quandononpotessefarvalerei
suoi diritti davanti agli organi di tale stato). E questo il riflesso del
frazionamentopoliticodelmondogreco,incuiognicomunitstatalesiponein
posizione antagonistica e competitiva rispetto alle altre: ma del problema si
prese coscienza, cercando, fin dallet arcaica, di porvi rimedio con istituti
particolari. Essi riguardano prevalentemente il mondo degli xenoi, e sembrano
dunque presupporre, almeno idealmente, una omogeneit politicoculturale
(non sono pensati, cio, per essere applicati, in via normale, ai rapporti con i
barbari).
Tra queste forme, la pi antica era la xena, presente nel mondo greco fin
dallarcaismo: essa era una forma di ospitalit fondata sulla reciprocit, che
prevedeva la mutua assistenza (espressa attraverso lospitalit concreta, cio
lofferta di vitto e alloggio, e attraverso la rappresentanza di fronte alla
comunit cittadina ospitante) e veniva sancita con lo scambio di smbola,
piccoli oggetti spesso spezzati in due parti, che servivano come strumento di
riconoscimentoecomeprovadeilegamidiospitalitanteriormentestabiliti.
La prossenia costituisce ladattamento alle esigenze pubbliche dellantica
praticaprivatadellaxena.Ilprossenoerauncittadinoche,risiedendonellasua
citt dorigine, rappresentava la comunit straniera che gli aveva conferito il
titolodiprossenovenivanominatodallacomunitinteressatanonfraipropri
cittadini, ma fra i cittadini della comunit in cui si desiderava assicurare
protezione ai propri cittadini quando vi giungevano come xenoi. Suo compito
eraessenzialmentequellodiassicurarelaprotezionematerialedellostranieroe
la cura dei suoi interessi in cambio, il prosseno veniva considerato straniero
privilegiato nello stato che gli aveva conferito il titolo, e talora gli veniva
addiritturaconcessalacittadinanza[7].
Lasyla o inviolabilit si svilupp invece in ambito sacrale. In origine essa
caratterizzava lo hiern sylon, il luogo sacro da cui persone e cose non
potevanoessereallontanateconlaviolenzaeentroilqualeesseeranoprotette
daunagaranziagiuridicachelerendevaimmunidaldirittodirappresaglia.Con
levoluzionedeldiritto,sisviluppunadifferenzatralasacralitdelsantuario,
ovechiunqueavevaildirittodiporsicomesupplice(hikesa),elasyla vera e
propria, che non era legata solo al diritto sacrale, ma era giuridicamente
garantitaanchedallaleggepositivaepresupponevaunaconcessione.Lasyla,
nel senso di immunit dal diritto di rappresaglia, poteva essere concessa ai
singoli in virt di particolari benemerenze oppure ad intere citt in seguito a
trattati in questultimo caso essa era concepita anche come riconoscimento
dellinviolabilit di unarea sacra o di un intero territorio, allinterno dei quali
venivagarantitaprotezione,inquantolareadichiaratasyloserasottrattaalla

giurisdizione secolare. Le dichiarazioni di asyla si diffusero in et ellenistica


grazie alliniziativa dei grandi santuari, come Delfi, di sovrani e di citt:
nonostante il loro carattere prevalentemente onorifico, esse contribuirono
notevolmente, grazie alla protezione che offrivano, a favorire la libera
circolazioneinternazionale[8].
Sidettocheismbola erano, in origine, i doni che gli ospiti si scambiavano
come pegno di ospitalit. Il termine pass poi a designare le convenzioni
giudiziarie, di carattere reciproco, tra due stati, destinate a proteggere i
rispettivi cittadini nei casi di contenzioso riguardanti prevalentemente lambito
commerciale.Ilterminesymbola,invece(chedesignavainorigineirapportidi
tipo creditizio in ambito di diritto privato), venne ad identificare prima gli
accordi tra Atene e le citt appartenenti alla lega delioattica (trattati che
garantivano limmunit della persona e dei beni di cittadini ateniesi e
regolavanoleprocedureesperibiliperagireingiudiziosuirispettiviterritori,edi
cui abbiamo alcune testimonianze epigrafiche), poi accordi giudiziari tra stati
grecidiportatapigenerale,nonlimitatiallareadeirapporticreditizi[9].
Lo straniero di passaggio nella polis poteva poi godere di alcune concessioni.
Nel diritto attico sono attestati il diritto di svolgere traffici commerciali
nellagor,ildirittodiusarepascoliinterritorioateniese,ildirittodipossedere
immobili (nktesis ghes kai oikas), il diritto di sposare una donna attica
(epigama). Concessioni come lepigama e lnktesis, che incoraggiavano la
stabilizzazione, erano di carattere eccezionale, perch la polis era assai
riluttante a concedere forme di equiparazione allo straniero, anche in un
contestodemocraticocomequellodellAtenepericlea.
Un notevole progresso nella mitigazione della posizione dello straniero fu
listituto della metoika, a noi noto soprattutto in ambito ateniese, ma
certamenteesistenteancheinaltrecittgreche.Imeteci,ostranieriresidenti,
avevano uno status intermedio tra cittadini e xenoi: erano stranieri, di stirpe
greca, che si stabilivano in Atene, per motivi commerciali, per un periodo
superiore a un mese. Avevano lobbligo di porsi sotto la protezione di un
cittadino, che assumeva la funzione di patrono (prostates): suo compito era
appoggiare la richiesta di iscrizione nelle liste dei meteci e garantire il
pagamentodellatassa(di12dracmeallanno)cuieranosottopostiglistranieri
residenti. I meteci erano iscritti in speciali registri anagrafici e prestavano
servizio militare (flotta, truppe ausiliarie), ma erano esclusi da ogni forma di
partecipazione politica. Per quanto riguarda la capacit processuale, potevano
ottenere la tutela dei loro diritti intentando le apposite azioni davanti al
magistrato competente, larconte polemarco (che in et classica era
competente per ci che riguardava i rapporti con gli stranieri). Si ritiene in
generecheavesserolapossibilitdiagireingiudiziosoloquandoeranoingioco
i loro interessi particolari: potevano cio esperire solo azioni private, non
pubbliche (riservate ai cittadini), e comunque, secondo una testimonianza di

Aristotele (Politica 1275 a 5 ss.), attraverso il prostates. Sembra per che


questultimononavesseunafunzionedirappresentanza,masemplicementedi
garanziainsededicitazioneodiistruttoria,ancheinrelazionealdepositodelle
speselegali.
Laposizionedelmeteconellambitodellacomunitdellapolisassaidiscussa.
Ingeneresonostatesottolineateleformediesclusionedelmetecorispettoal
cittadino: limpossibilit di esercitare i diritti politici, le restrizioni in termini di
godimento dei diritti civili (matrimonio, propriet), la mancata equiparazione
giuridica e fiscale. Tuttavia, stato posto laccento anche sulle modalit di
parzialeintegrazione(alivellomilitare,fiscale,giudiziario)e sulla necessit di
ridimensionare il ruolo del prostates. La posizione del meteco rispetto alla
comunit ateniese sembra insomma essersi avviata verso una maggiore
integrazionenelcorsodelIVsecolo,soprattuttonelcampogiudiziario[10].
2) Sentimento di identit e rifiuto dellintegrazione: il mito
dellautoctonia
Non tutti gli stati greci avevano lo stesso atteggiamento di fronte al rapporto
conloxenos.Atene non temeva il rapporto con gli stranieri ed era disponibile
ad accoglierli nel suo territorio e a farveli risiedere stabilmente come meteci:
essa aveva anzi fama di aprire le sue porte agli esuli fin dallepoca soloniana
(Plutarco, Vita di Solone, XXIV, 2) e alimentava tale fama come una delle
caratteristiche positive del proprio stile di vita (Tucidide II, 39, 1). Sparta,
invece, teneva sotto attento controllo gli stranieri di passaggio e praticava
regolari xenelasai, espulsioni di stranieri (Tucidide I, 144, 2): si temeva
infatticheilcontattoconglistranierie,inparticolare,limportazionedidenaro
monetato alterassero il delicato sistema socioeconomico spartano (cfr.
Senofonte,CostituzionedegliSpartaniXIV,4).Ma,aldildiquestedifferenze
legate ad un diverso stile di vita, tutto il mondo greco accomunato da un
sostanziale rifiuto dellintegrazione, non solo verso il barbaro, ma anche verso
loxenos.Diversamentechenelmondoromano,dovelacoscienzadiesserefin
dalleoriginiunpopolomistofavorladisponibilitallintegrazionedeldiverso
sul piano etnico, sociale e culturale, in Grecia lideale costituito dalla non
mescolanza[11]:loevidenziabeneilmitodellautoctonia(larivendicazionedi
essere nati dalla terra e di non essere immigrati nella propria sede di
stanziamento dallesterno), utilizzato come forma di rivendicazione di identit
etnicoculturale.
Un primo esempio ci offerto dal contesto ateniese, che ripropone il mito
dellautoctonia attraverso diverse fonti. Tucidide si premura di precisare che
lAtticafindaitempipiremotierastataabitatasempredallestessepersone
(I,2,4),mentreiDorieranogiuntinelPeloponnesoottantannidopolaguerra
di Troia, sotto la guida degli Eraclidi (I, 12, 3). La contrapposizione tra gli
Ateniesi, autoctoni e di origine pura, e i popoli giunti da fuori e di carattere

misto(migades)espressaconparticolareforzadaIsocrate(Panegirico,24).
Il tema mitico vale a rivendicare aspetti apparentemente contraddittori del
sistema di vita ateniese. Da una parte, esso ha un significato democratico e
sottolinea luguaglianza fra i cittadini di Atene, tutti parte di una popolazione
etnicamente e culturalmente unitaria, priva di stratificazioni sociali legate
allarrivodinuovepopolazionisovrappostesiaquellegiinsediatenelterritorio
(come era invece avvenuto, nel Peloponneso, con larrivo dei Dori)[12]. Lo
mettebeneinevidenzaunpassodelcelebreEpitafiodiPericle(TucidideII,36,
1) che collega autoctonia e libert analoga sottolineatura delle conseguenze
che discendono dallessere gli Ateniesi autoctoni, in termini di libert e di
democrazia,emergedaunpassodellEpitafiodiLisia(II,1718).Daltrolato,il
mitodellautoctoniahainambitoatenieseunrisvoltoassaimenonobile:poich
sibasasuunaforterivendicazionediidentitancheetnica,essovaleinfattia
giustificare la serrata della cittadinanza, voluta dalla legge di Pericle del
451/50, che limitava laccesso al corpo dei cittadini di pieno diritto ai figli di
padreedimadreateniese,conlintentodiriservareadungrupporelativamente
limitatoiprivilegiderivantidalpossessodellostatus di cittadino: privilegi che
nellademocraziaatenieseeranotantosignificatividafrenareognidisponibilit
ad estenderli oltre la cerchia dei cittadini puri (katharo). Del resto, non
manca lutilizzazione del tema dellautoctonia in chiave imperialistica:
limmaginedellAtticacomemadrepatriadellinterastirpeionica,chearmonizza
mitodellautoctoniaetemadellaparentelaionica,ebbeunruoloimportantenel
sostenere le pretese egemoniche degli Ateniesi rispetto agli alleati ionici della
legadelioattica.
Un altro esempio offerto dal caso dellArcadia, che ripropone il tema
dellautoctoniainuncontestogeopoliticomoltodiverso,quellodelPeloponneso,
lacuistoriaerastatacaratterizzatadallarrivosuccessivodidiversepopolazioni
edallaricercadinonsemprefacilicompromessidiconvivenzaconipopoligi
presentisulterritorio.GliSpartani,nonacaso,giustificavanolaloroegemonia
sul Peloponneso con il mito del ritorno degli Eraclidi, testimoniato anche da
TucidideI,12,3:larrivodeiDorinellapenisolanonsarebbestataunaverae
propria invasione di popoli estranei allarea peloponnesiaca, ma il ritorno alla
loroterradoriginedegliantichiabitanti.Inquestocontestoditensionierivalit
fra popolazioni etnicamente non omogenee, gli Arcadi, allepoca dellegemonia
tebana, si appellano alla tradizione che li voleva unica popolazione autoctona
delPeloponneso[13]perrivendicareildirittoallegemoniasudiesso,siacontro
gli Spartani, invasori provenienti dallesterno, sia contro i Tebani, possibili
nuoviSpartani,alorovoltaestraneialPeloponneso.Iltemavienepropostoin
undiscorsodellarcadeLicomedediMantinea,cherisaleallanno364echeci
conservatodaSenofonte(EllenicheVII,1,2324).Ilrichiamoallautoctoniaha,
come si gi ricordato, anche precise implicazioni democratiche, che si
ripropongono qui nella contrapposizione tra gli Arcadi, stato federale a
orientamento democratico, e la Sparta oligarchica paladina delle autonomie

cittadine.Malaspettoamioparerepisignificativostanelcollegamentotrail
mito dellautoctonia e la crescita di una autocoscienza che porta gli Arcadi a
rivendicare legemonia sul Peloponneso. Licomede presenta infatti gli Arcadi
comegliuniciabitantiautoctonidelPeloponneso,dunqueipiantichieisolia
potervantaredirittisulterritorioinoltre,comelapopolazionepinumerosae
pi forte della Grecia, come la pi coraggiosa e capace di fornire un
insostituibile contributo militare. La convinta rivendicazione dellorigine
autoctonaedellaforzamilitareedemograficadegliArcadivadiparipassocon
linvito ad assumersi le relative responsabilit storiche come egemoni di un
Peloponnesoliberodainfluenzeesterne,finalmentenellemaninondiusurpatori
venutidafuori,madiunpopolodotatodiunaforteidentitetnicastrettamente
legataalladimensionelocale[14].
Il mito dellautoctonia riveste dunque per i Greci un ruolo fondamentale nella
rivendicazione della propria identit etnicoculturale ed usato, di volta in
volta,perporrelaccentosuaspettidiversi,dalluguaglianzademocraticatra
le componenti della cittadinanza alla difesa dei propri privilegi, dalla
giustificazione di pretese egemoniche su elementi culturalmente affini alla
rivendicazione nazionalistica dei propri diritti ancestrali su un territorio contro
usurpatori di diversa origine. In tutti i casi, appare forte la tendenza a
sottolineare la propria identit politica e culturale nei confronti di altre realt
elleniche, verso le quali viene percepita e sottolineata, a diversi livelli,
unestraneit che fa da presupposto al rifiuto di ogni autentica prospettiva di
integrazione.
3)Laposizionedelicatadellapolide
Esclusione tendenziale dello straniero e forte sottolineatura dellidentit
rendono particolarmente difficile la posizione, in Grecia, dellapolide. Tale la
condizionedegliesuli(phygades),lacuiposizionegiuridica,nelmondogreco,
anche pi delicata di quella degli xenoi. Gli apolidi sono infatti uomini rimasti
privi della cittadinanza: ed essendo il Greco essenzialmente un polites,
lassenzadicittadinanzarendelesuledegnodidisprezzo.Sidiventavaesuli in
seguitoaprovvedimentidibando,dovutiamotividicaratterepolitico(le lotte
di fazione che caratterizzarono la storia della Grecia classica furono potenti
fattoridicrescitadelfenomenodellesilio)oppureallapplicazionediunapena
era per relativamente frequente che vi si ricorresse volontariamente, per
sfuggire(anchepreventivamente)aquestiprovvedimentiopercercarealtrove
condizioni di vita pi favorevoli. Nel corso del IV secolo il numero degli esuli
crebbe enormemente nel mondo greco: gli apolidi, in condizioni di grave
precariet sul piano economico e sociale, andarono ad accrescere le masse
itinerantidiavventurieri,mercenari,mercanti(Isocratefaspessoriferimento a
loro definendoli con il nome di planmenoi, erranti: cfr. Plataico, 46 ss.
Archidamo, 68 Filippo, 96). In una Grecia povera di risorse, queste masse di
apolidiprividiresidenzafissaedimezzidisostentamento(laporatoubioudi

cuiparlaIsocrate,Panegirico,174,sottolineandoneleconseguenzenegativein
terminidiinstabilitsociale)alimentaronoancheilbrigantaggio[15].
Lesulepotevaporrerimedioallasuacondizione(chespessocomportavaanche
la rottura dei rapporti familiari e la confisca dei beni) chiedendo ospitalit ad
unaltra comunit politica. Lesule si affidava, in questo caso, al principio
religiosodella sacralit dellospite, posto sotto la protezione di Zeus Xenios, e
poteva rendere pi impegnativa per linterlocutore la sua richiesta ponendosi
nella condizione di supplice (hiketes): tuttavia, le autorit politiche potevano
esitare nel concedere protezione, per motivi di opportunit politica (evitare
conflitti con la comunit dorigine dellesule) o anche per il possibile contrasto
tranormareligiosaeleggepositiva(lesulepotevatrovarsinellasuacondizione
anche in base a fondati motivi giuridici). La sicurezza dellesule dipendeva
insomma dalla disponibilit di comunit che non avevano obblighi nei suoi
confronti, il che lo esponeva a diversi rischi: egli poteva essere dichiarato
nemicodallostatoospite,edunqueperseguito,catturatoeucciso (si pensi al
casodiTemistocle,inseguitopertuttalaGreciadaemissarispartanieateniesi,
oaicacciatoridiesulisguinzagliatidaiMacedonicontroidemocraticiateniesi
nel 322), oppure essere oggetto di una richiesta di estradizione (come quella
rivoltadaSpartaallecittgrecheapropositodeidemocraticiesuliallepocadei
Trenta Tiranni). Il tema dei rischi che lesule correva nel momento in cui si
rivolgeva ad una comunit per chiedere ospitalit fortemente presente nella
tragedia attica, a riprova dellimportanza del problema nella societ, nella
cultura e nelletica greca (per esempio nelle Supplici di Eschilo, nellEdipo a
Colono di Sofocle, negli Eraclidi di Euripide). Gi abbiamo ricordato la
tradizionale disponibilit degli Ateniesi nei confronti degli esuli: possiamo
aggiungerechelepigrafiaharestituitodiversidecretiateniesiinfavorediesuli,
i quali prevedono, oltre a vari onori e concessioni, forme di affidamento alle
autorit(laboul,glistrateghi),affinchessinonsubiscanoadikaegodanodi
tutelagiuridica.
La massima aspirazione degli esuli era costituita, in ogni caso, non
dallintegrazione in un diverso contesto politico e sociale, ma dal ritorno alla
propriacomunitdiorigine.LomostrabeneilcasodegliabitantidiPlatea,una
comunit di esuli che, in condizioni assai sfavorevoli, riusc a mantenere una
salda identit cittadina e coltiv sempre il sogno del ritorno, mostrandosi
disinteressata allintegrazione in un contesto diverso. Platea, citt beotica
gravitante fin dal VI secolo su Atene, cui era legata da una stabile amicizia,
venne distrutta nel 427 dai Tebani, sostenuti dagli Spartani gli uomini furono
uccisi,donneebambiniresi schiavi (Tucidide III, 68). Circa 2000 Plateesi (tra
cuicirca550adultimaschi)trovaronorifugioinAtene,dovericevettero,conun
rarocasodinaturalizzazionedigruppo,lacittadinanzaateniese[16].
Linserimento nel corpo civico ateniese consent ai Plateesi di sfuggire alla
precaria condizione di apolidi, in attesa di tempi migliori. Durante la

permanenza in Atene, sappiamo che la comunit dei Plateesi cerc di


mantenerelasuacoesioneattraversolostrettocontattoconiconnazionalieil
mantenimentodelleproprieabitudinietradizioni.Unpassodellorazionelisiana
Contro Pancleone, rivolta contro un tale che si diceva Plateese ed era
sospettato di volere, con ci, usurpare i diritti concessi dagli Ateniesi agli
sfortunatiabitantidiPlatea,ciinformadelfattocheiPlateesiresidentiinAtene
si riunivano fra loro una volta al mese al mercato del formaggio fresco (Lisia
XXIII,56).LatestimonianzaillustrabenelavolontdeiPlateesidimantenere
la propria identit e la coesione della comunit, costituendo una sorta di
enclavenellambitodel corpo civico ateniese, in attesa del ritorno alla propria
citt di origine. La difficolt di integrazione dei Plateesi in ambito ateniese,
nonostante la tradizionale amicizia con Atene e la generosa accoglienza
ricevuta, testimoniata dal mantenimento delletnico Plataieus (che emerge,
oltre che dalla testimonianza lisiana, dalle iscrizioni sepolcrali)[17] e dallo
svolgimento del servizio militare in unit separate (Tucidide IV, 67, 12). Una
confermavienedalfattochegliAteniesi,ginel421,cercaronoditrovareuna
nuova sede ai Plateesi, inviandoli col loro consenso a Scione, distrutta e
spopolata(TucidideV,32,1Isocrate,Panegirico,109DiodoroXII,76,4).Nel
404 per, dopo la sconfitta di Atene nella guerra del Peloponneso, i Plateesi
furonoespulsidaScionepervolontdiLisandro(Plutarco,VitadiLisandro,XIV,
4)edovetterorientrareinAtene,dovecometestimoniaLisia,sitrovavanoagli
inizidelIVsecolo.
Malavicendanonfiniscequi.Plateafuricostruitainseguitoallapacecomune
del386(PausaniaIX,1,4),dallaqualeprobabilmenteiPlateesisiattendevano
unagaranziadiautonomiadallepretesetebane.Inunclimapoliticochevedeva
Atene e Tebe alleate contro Sparta, lappoggio di questultima diveniva
fondamentale per Platea, che accolse una guarnigione spartana e con Sparta
collabornegliannisuccessivi.Nellestatedel373Platea,riluttanteadaderire
allaLegabeoticasottomettendosialcontrollodiTebe,funuovamenteattaccata
edistruttadaiTebanilinterventofeceprecipitareirapportifraAteneeTebe,
cheeranostatefinoaquelmomentounitecontroSparta(Senofonte,Elleniche,
VI, 3, 1)[18]. Si apriva cos, per i Plateesi, una nuova stagione di incertezza.
NonostantelimpegnoprofusodaIsocrate,chepubblicfra373e371ilPlataico
persostenereiPlateesichechiedevanolaricostruzionedellalorocittedipinse
atintefoscheiltristedestinodeiPlateesiprivatidellapatria(46ss.),questa
volta limpegno ateniese nei confronti degli esuli fu meno deciso di quello del
427.Delresto,forseglistessiPlateesinonsiattendevano,ndesideravano,un
nuovo assorbimento nel corpo civico ateniese: dal Plataico isocrateo risulta in
realt che essi si limitarono a richiedere la ricostruzione della loro citt,
lamentandolaperditadelkoinsbiose,conesso,delrapporto solidale con la
comunit ( 4649). Il passo mostra come i Plateesi temessero soprattutto la
perditadiidentitcollegataconlafinediquelkoinsbioschesisperimentava
nellambito della polis e che costituiva uno degli aspetti fondamentali

dellidentit greca, tant vero che essi avevano cercato in ogni modo di
mantenernealcuniaspettiduranteilsoggiornoateniesedelsecoloprecedente:
inquestaprospettiva,unanuovaconcessionedicittadinanzadaparteateniese
nonavrebbecertorisoltoiloroproblemi.Nonlapienaintegrazionenelcorpo
civicodellamicaAtenecheiPlateesisiattendevano,bensunconcretoaiutoa
tornareaPlateaearicostituirelintegritdellacomunitcittadinaoriginaria:il
chepotavveniresolodopoil338,quandoPlateafuricostruitaperiniziativadi
FilippoIIdiMacedonia.
NellasituazionediestremaprecarietdeiPlateesi,costrettialunghiperiodidi
esilio che comportarono la resezione dei rapporti con il territorio e lo
sfaldamento della comunit e li costrinsero a sopravvivere come minoranza
numericapiomenobentolleratainambienteestraneo,colpiscelacapacitdi
mantenerecomunqueunaforteidentitetnica,politicaeculturale,ingrado di
consentire la rifioritura della comunit, una volta realizzate condizioni pi
favorevoli.EcolpiscesoprattuttoildisinteresseperlintegrazioneinAtene,che
pure li aveva accolti con generosit, concedendo loro una eccezionale
naturalizzazionedigruppoesottraendoliallorostatodiapolidi.
LapercezionedellostranieronellamentalitdeiGrecielaposizionegiuridicadi
cui egli godeva nel mondo delle citt greche autorizzano a parlare di una sua
definizione funzionale[19]: egli, cio, riceve una serie di concessioni che ne
migliorano la condizione e ne favoriscono, se non lintegrazione, almeno la
sicura convivenza con i cittadini della comunit che pi o meno stabilmente li
ospita, nella misura in cui essi offrono a tale comunit prestazioni che essa
riconosce utili. Il rapporto che si viene a determinare dunque di natura
contrattuale:lapolis,nelsuocaratteredicomunitfondatasulriconoscimento
dicultiedileggicomuniesullapartecipazionedeicittadiniallagestionedegli
affari comuni, in linea di principio esclude lo straniero ma ne pu apprezzare
lattivitincampoeconomico,contributivo,militare,evergetico.Inquestocaso,
lacittelaboraidiversiistituticheabbiamoesaminatoe,purnonintegrandolo
straniero, gli offre la possibilit di non essere considerato un nemico e di
entrareinunaqualcherelazioneconlacomunitcittadina.
Ma il rapporto fra identit e integrazione nel mondo greco complesso. Il
cittadino,conilsuofortesensodiidentit,ancheneiconfrontideglialtriGreci,
che cos bene si esprime nel mito dellautoctonia, riluttante a integrare lo
xenosmaancheverocheneppureloxenosvuoleveramenteintegrarsi,egli
apolidi,comemostrailcasodeiPlateesi,mostranounsostanzialedisinteresse
per ogni soluzione (dallintegrazione alla ricerca di nuove sedi) che non
comporti la ricostruzione della comunit originaria. Il forte senso identitario
caratteristico delluomo greco tende ad escludere ogni forma di integrazione,
nonsolo,comelogico,nelcasoincuisidebbaconcederla,maanchenelcaso
incuisenesiabeneficiari.

Il tramonto, in seguito allaffermazione dei grandi regni ellenistici,


dellesperienzapoliticadellapolis(lecuitradizionalistrutturesopravvivono,ma
ormai prive, una volta venute meno lautonomia e la libert, del loro pi
autentico significato partecipativo) favor una percezione diversa, e
caratterizzata da maggiore apertura e disponibilit, verso lo straniero. La
grandecrescitadellapopolazioneelacommistionecheessaportconscre
un tessuto sociale assai composito, in cui la diversit, anche etnica, fu
percepita in forma meno drammatica. Allinterno delle citt, la differenza tra
meteciexenoi,cosfortenellapolisclassica,siaffievollosviluppodellavita
associativa, in ambito militare, commerciale e religiosocultuale, favor
lintegrazione degli elementi stranieri, anche di etnia non greca. La citt
ellenistica,concepitacomecentrodiculturapiuttostochecomeformadistato,
pu essere considerata, diversamente da quella classica, una pi efficace
strutturadiintegrazione.
CinziaBearzot
UniversitcattolicadiMilano

[1]Hogitrattatoitemidiscussiin queste pagine nei seguenti interventi: Lo


straniero nel mondo greco: xenoi, apolidi, barbari, in Stranieri, profughi e
migranti nellantichit, Nuova Secondaria 18, 3, novembre 2000, 3038 I
metecidiLisia,NuovaSecondaria18,3,novembre2000,3436Rivendicazione
di identit e rifiuto dellintegrazione nella Grecia antica (Ateniesi, Arcadi,
Plateesi, Messeni), in Identit e integrazione. Passato e presente delle
minoranze nellEuropa meridionale (Atti del Seminario, Milano 29 aprile e 3
maggio 2004), in corso di stampa Autoctonia, rifiuto della mescolanza,
civilizzazione: da Isocrate a Megastene, in Incontri tra culture nellOriente
ellenisticoeromano(AttidelConvegno,Ravenna1112marzo2005),incorso
distampa.
[2] M. MOGGI, Greci e barbari: uomini e no, in Civilt classica e mondo dei
barbari. Due modelli a confronto, Trento 1991, 3146, 34 ID., Straniero due
volte:il barbaro e il mondo greco, in Lo straniero ovvero lidentit culturale a
confronto, RomaBari 1992, 5176 ID., Lo straniero (xenos e barbaros) nella
letteraturagrecadiepocaarcaicaeclassica,RicerchestoricobiblicheVIII,12
(1996),103116.
[3] Che ha indotto J.M. HALL, Ethnic Identity in Greek Antiquity, Cambridge
New York 1997, 47 ss., a parlare di oppositional identity, rispetto alla
aggregativeidentitydellarcaismo.
[4]Cfr.Eschilo,Supplici,370ss.Euripide,Ecuba,1199ss.Elena,276Ifigenia
inAulide,1400.
[5] Cfr. W. NIPPEL, La costruzione dellaltro, in I Greci. Storia cultura arte
societ,I:NoieiGreci,Torino1996,165196.
[6] Cfr., oltre ai contributi di MOGGI citati alle note 3 e 4, M.F. BASLEZ,

LtrangerdanslaGrceantique,Paris1984,22.
[7] Su xena e prossenia cfr. M. SCOTT, Philos, philotes and xenia, in Acta
classica 25 (1982), 119 M.B. WALBANK, Athenian Proxenies of the Fifth
Century B.C., TorontoSarasota 1978 B. BRAVO, Sulan. Reprsailles et
justiceprivedanslescitsgrecques,AnnalidellaScuolaNormaleSuperioredi
PisaIII,10,1980,675987.
[8]Sullasyla,cfr.K.J.RIGSBY,Asylia.TerritorialInviolabilityintheHellenistic
World,BerkeleyLosAngeles1996M.DREHER(ed.),DasantikeAsyl.Kultische
Grundlagen, rechtliche Ausgestaltung und politische Funktion (Akten des
KolloquiumsVillaVigoni,LovenodiMenaggio,13.16.Mrz2002),Kln2003.
[9] Sulle convenzioni fra stati cfr. P. GAUTHIER, Symbola. Les trangers et la
justicedanslescitsgrecques,Nancy1972S.CATALDI,Symbolai e relazioni
tralecittgrechenelVsecoloa.C.,Pisa1983.
[10]Cfr.D.WHITEHEAD,TheIdeologyoftheAthenianMetic,Cambridge1977
C.BEARZOT,Apragmosyne,identitdelmetecoevaloridemocraticiinLisia,in
Identitevalori:fattoridiaggregazioneefattoridicrisinellesperienzapolitica
antica(AttidelConvegno,BergamoBrescia1618dicembre1998),Roma2001,
6380.
[11] Cfr. M. SORDI, Integrazione, mescolanza, rifiuto nellEuropa antica, in
Integrazione, mescolanza, rifiuto. Incontri di popoli, lingue e culture in Europa
dallAntichit allUmanesimo (Atti del Convegno Cividale del Friuli, 2123
settembre2000),Roma2001,1726EAD.,Her.VIII,144,3Sall.Cat.VI, 2:
unitealteritetnicanelmodellogrecoenelmodelloromano,inLalteritnella
dinamica delle culture antiche e medievali: interferenze linguistiche e storiche
nelprocessodellaformazionedellEuropa(AttidelConvegnoMilano,56marzo
2001),Milano2002,7181.
[12]Cfr.V.ROSIVACH,AutochtonyandtheAthenians,CQ37(1987),294306
M.SORDI,Propagandaeconfrontopolitico,inAlleradicidellademocrazia:dalla
polisaldibattitocostituzionalecontemporaneo,Roma1998,5767,60ss.
[13]PresentegiinErodoto(VIII,73:SettepopoliabitanoilPeloponneso.Di
essiduesonoautoctonierisiedononellaregionecheabitavanoancheneitempi
antichi,gliArcadieiCinuri)einTucidide(I,2,3:Leterremigliorisubivano
continuimutamentidiabitatori,comequellacheorachiamataTessagliaela
BeoziaelamaggiorpartedelPeloponnesoadeccezionedellArcadia).
[14]Cfr.,perulterioreapprofondimentosuldiscorsodiLicomede,C. BEARZOT,
FederalismoeautonomianelleEllenichediSenofonte,Milano2004,*.
[15]Cfr.C.BEARZOT,XenoieprofughinellEuropadiIsocrate,inIntegrazione,
mescolanza, rifiuto. Incontri di popoli, lingue e culture in Europa dallAntichit
allUmanesimo (Atti del Convegno, Cividale del Friuli 2123 settembre 2000),
Roma2001,4763.
[16]Cfr.L.PRANDI,Platea.Momentieproblemidellastoriadiunapolis,Padova
1988, 93 ss. per una accurata disamina delle fonti sulla concessione cfr. M.J.
OSBORNE,NaturalizationinAthens,I,Brussel1981,28(D1)II,Brussel1982,
11ss.

[17]Plataies/Plataik,condiversegrafie:cfr.IGIIIII21008610102.
[18]Sullavicendaelerelativefonticfr.PRANDI,Platea,121ss.C.BEARZOT,
La citt che scompare. Corinto, Tespie e Platea tra autonomia cittadina e
politeiaialternative,inInlimine.Ricerchesumarginaliteperiferianelmondo
antico,Milano2004,269286.
[19]BASLEZ,LtrangerdanslaGrceantique,204.

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