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I Pilastri Della

Fede
di Jaafar Sheikh Idris
A cura di Mostafa A. Refaei

Nel nome di Allàh il Misericordioso il Clementissimo

• Introduzione

• Dio

• L'Aldilà

• Gli Angeli

• I Libri

• Gli Inviati

• Il Qadar

• Conclusione
Introduzione
I pilastri della Fede [in arabo Iman], enumerati in molti versetti del Corano ed in molti
detti del Profeta Muhammad r[1], sono la fede in Dio, nei Suoi Angeli, nei Suoi Libri, nei
Suoi Profeti, nell'aldilà e nel Destino [Qadar]. Questi sono termini familiari; ma il lettore
non-musulmano cadrebbe in errore nel pensare che i concetti islamici da essi designati
siano identici a quelli di altre religioni e filosofie. Speriamo che la seguente esposizione,
fatta essa stessa alla luce del Corano e dei detti del Profeta Muhammad r, chiarirà questo
punto. Chiarirà anche il fatto che lo stesso concetto islamico di "Fede" è, in qualche
modo, differente dal concetto popolare in occidente. In occidente la fede è di solito
contrapposta alla ragione e alla conoscenza. Ma secondo il Corano la vera fede è quella
che è fondata sulla conoscenza e sostenuta da una argomentazione. Ogni credo che non
poggi su tale fondamento è considerato dal Corano come mero capriccio e qualcosa che
un essere umano pensante dovrebbe evitare. Quindi la vera fede può essere conquistata
attraverso la riflessione e l'acquisizione della conoscenza, e non attraverso un
coinvolgimento cieco e irrazionale. Una persona che abbia guadagnato una fede così
illuminata può con estrema facilità in una discussione razionale con chi non condivide il
suo credo, con la speranza di mostrare loro gli errori e le debolezze, conquistarli alla
verità. Se questo lavoro aiuterà a portare il lettore anche solo di un passo in quella
direzione avrà raggiunto il suo scopo, grazie a Dio.

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[1]La scritta in arabo r, che troviamo accanto al nome del Profeta Muhammad, significa:
"che Allah lo benedica e lo abbia in gloria", (salla Allah alaihy wa sallam).

Dio
Muhammad r, fu inviato per invitare gli uomini a Dio e per insegnare loro il compito per
il quale essi sono stati creati e cioè l'adorazione di Dio. Molti degli uomini ai quali egli si
rivolse avevano una vaga idea di Dio. Alcuni credevano in Lui, ma Gli associavano degli
dei minori; solo alcuni di loro erano veri e propri atei o materialisti il cui credo era
{viviamo e moriamo; quello che ci uccide è il tempo che passa.}, [surat Al-Jâthiya (La
Genuflessa), vers. n. 24].

Prima di invitare a Dio tali atei bisogna convincerli che un tale essere esista..
"Perché dovresti mai credere che esista un Dio?" Questa è, naturalmente, la prima
domanda che una visione ateistica della vita dovrebbe porsi. La risposta coranica a tale
domanda è data nelle seguenti parole:

{Sono stati forse creati dal nulla oppure sono essi stessi i creatori? O hanno creato i
cieli e la terra?}, [surat At-Tûr (Il Monte), verss. n. 35-36].
Il Corano afferma qui che per tutto ciò che, come l'uomo, ha un inizio nel tempo, ci sono
solo tre modi di spiegare come questo sia venuto ad essere:

a- O esso è creato. O fatto, o causato da niente, cioè viene dal nulla.

b- O è il creatore stesso.

c- O ha un creatore, una causa, un agente, al di fuori di se stesso.

La terza possibilità non viene menzionata nei versetti citati, ma la si comprende perché il
versetto si rivolge a quegli uomini che negano l'esistenza di un Creatore e dice loro che se
non esiste alcun Creatore, allora vi rimangono solo due possibilità. Ma il Creatore non
entra nei dettagli di una dimostrazione dell'inaccettabilità delle prime due posizioni. La
chiarezza di un'espressione spesso convince gli uomini della verità o falsità di
un'affermazione. Credere o non credere è qui più una questione di acutezza mentale che
psicologica. Ricordiamo un evento storico a proposito di queste parole del Corano:
Jubayr Ibn Mut'im, fino ad allora non-musulmano, fu mandato dai Quraysh in missione ai
musulmani di Medina. Egli racconta che quando fu arrivato udì il Profeta r, che stava
compiendo la preghiera della sera, leggere la cinquantaduesima sura del Corano [surat
At-Tûr (Il Monte)] e quando egli arrivò ai suddetti versetti "il mio cuore per poco non
andò in pezzi". Poco dopo Jubayr abbracciò l'Islam.

Perché gli successe questo? Probabilmente perché, il versetto gli chiarì tutto per
la prima volta. Non è concepibile che qualcosa venga dal nulla o sia fatto dal nulla,
pensò, ed è ancora più inconcepibile che esso si sia fatto da se. Quindi la sola conclusione
è che esso abbia un creatore esterno a se stesso.

Quindi la tesi della negazione di qualsivoglia creatore o causa, non è sostenibile.


Ma anche ammettendo che debba essere così, ci si potrebbe ancora chiedere perché tale
causa o creatore debba proprio essere il Dio al quale Muhammad r invita gli uomini.
Perché mai non poteva essere uno dei molti altri dei nei quali credevano gli uomini e
perché non poteva essere persino la "materia" dei materialisti? Pressoché l'intero Corano
tratta di tale questione, ma faremo comunque del nostro meglio per dare una breve
risposta che potrebbe fornire al lettore le basi della posizione coranica. In luce la risposta
è la seguente: per spiegare il venire in essere di enti temporali, il creatore (o causa o
agente) che stiamo cercando deve (e questa è una necessità logica) avere gli attributi del
Dio al quale ci invita Muhammad r. Perché?

Il creatore deve essere di una natura differente dalle cose create perché, se fosse
della stessa natura, dovrebbe essere temporale e quindi avere egli stesso bisogno di un
creatore.

Ne segue che {Niente è simile a Lui}, [surat Ash-Shûrâ (La Consultazione), vers. n. 11].
Se il Creatore non è temporale, allora deve essere Eterno. Ma se è Eterno, non può essere
causato, e se niente causa il Suo venire ad essere, niente causa il Suo permanere
nell'esistenza, il che significa che Egli deve essere autosufficiente. E se Egli non dipende
da alcunché per continuare ad esistere, allora tale esistenza non ha fine. Il Creatore è
perciò Eterno e Perpetuo:

- {Egli è il Primo e l'Ultimo.}, [surat Al-Hadîd (Il Ferro), vers. n. 3].

- {Tutto quel che è sulla terra è destinato a perire, [solo] rimarrà il Volto del
Tuo signore, pieno di Maestà e di Magnificenza.}, [surat Ar-Rahmân (Il
Compassionevole), verss. n. 26-27[1]].

Ci sono due modi secondo i quali le cause producono i loro effetti: essi li producono o
naturalmente o intenzionalmente. L'agente che ha gli attributi che abbiamo enumerato
non può essere una causa naturale. Poiché, se le cose di questo mondo venissero da Lui
spontaneamente, esse non potrebbero essere che della Sua stessa natura. E se, come tutte
le cose naturali, Egli causasse soltanto sotto certe condizioni, allora il Suo potere sarebbe
limitato. Ne segue che Egli deve essere un agente volontario. Ma l'intenzione implica la
conoscenza, ed entrambe implicano la vita.

Allora quel agente deve essere un agente vivente onnisciente con una volontà che sia
assolutamente libera. Così Dio, secondo il Corano, fa ogni cosa con intenzione e con uno
scopo.

- {Ogni cosa creammo in giusta misura.}, [surat Al-Qamar (La Luna), vers. n.
49[2]].

- {Pensavate che vi avessimo creati per celia.}, [surat Al-Mu'miûn (I Credenti),


vers. n. 115].

{Ché il tuo Signore fa quello che vuole!}, [surat Hûd, vers. n. 107] ed è consapevole di
ogni movimento della Sua creazione, {E conosce quello che c'è nella terra e nei mari.
Non cade una foglia senza che Egli non ne abbia conoscenza. Non c'è seme nelle
tenebre della terra o cosa alcuna verde o secca che non siano [citati] nel Libro
chiarissimo. Nella notte è Lui che vi richiama, e sa quello che avete fatto durante il
giorno.}, [surat Al-An'âm (Il Bestiame), verss. n. 59-60[3]].

1- Dio è un essere vivente con tutto ciò che questo implica: {Allah! Non c'è
altro dio che Lui, il Vivente, l'Assoluto. Non Lo prendono mai sopore né sonno. A
Lui appartiene tutto quello che è nei cieli e sulla terra. Chi mai può intercedere
presso di Lui senza il Suo permesso? Egli conosce quello che è dinanzi a loro e
quello che è dietro di loro: mentre essi non comprendono della Sua scienza, se non
ciò che Egli vuole.

Il Suo Kursi è più vasto dei cieli e della terra, e custodirli non Gli costa sforzo
alcuno. Egli è l'Altissimo, l'Immenso.}, [surat Al-Baqara (La Giovenca), vers. n.
255[4]].
Dio non è solo dotato di volontà e potente, Egli è anche Giusto ed Equo nel
punire le colpe dei peccatori. Egli è misericordioso e la Sua misericordia nelle parole del
Profeta Muhammad r "supera la Sua punizione". Cosicché Egli non ci punisce per ciò che
compiamo, ma ci perdona e cancella i nostri peccati e accresce e moltiplica le nostre
buone azioni.

2- {Quelli che elargiscono dai loro beni per la causa di Allah, sono come un seme
da cui nascono sette spighe e in ogni spiga ci sono cento chicchi. Allah moltiplica [il
merito] a chi vuole Lui. Allah è Immenso, Sapiente.}, [surat Al-Baqara (La Giovenca),
vers. n. 261].

Questi e molti altri ai quali si può giungere in maniera simile, sono gli attributi
che deve possedere il vero Creatore. Ogni altro essere o oggetto del quale si dichiari la
divinità, o del quale si dica che è la causa ultima, e che necessariamente manchi di alcuni
di tali attributi, non può effettivamente essere ciò che pensiamo esso sia.

Agli adoratori di oggetti costruiti dall'uomo viene detto: {"Adorate ciò che scolpite voi
stessi mentre è Allah che vi ha creati, voi e ciò che fabbricate".}, [surat As-Sâffât (I
Ranghi), verss. n. 95-96].

{Gli associano esseri che non creano nulla e che anzi sono essi stessi creati, e non
possono esser loro d'aiuto e neppure esserlo a loro stessi.}, [surat Al-A'râf, verss. n.
191-192].

Agli adoratori dei corpi celesti viene citata come monito la storia di Abramo:
{Quando la notte l'avvolse, vide una stella e disse: "Ecco il mio Signore!". Poi
quando essa tramontò disse: "Non amo quelli che tramontano". Quando osservò la
luna che sorgeva, disse: "Ecco il mio Signore!". Quando poi tramontò, disse: "Se il
mio Signore non mi guida sarò certamente tra coloro che perdono!". Quando vide il
sole che sorgeva, disse: "Ecco il mio Signore, ecco il più grande!". Quando poi
tramontò disse: "O popol mio, io rinnego ciò che associate ad Allah! In tutta
sincerità rivolgo il mio volto verso Colui che ha creato i cieli e la terra: e non sono
tra coloro che associano".}, [surat Al-An'âm (Il Bestiame), verss. n. 76-79[5]].

E quando, più tardi, il Profeta Muhammad r viene a contatto con gli ebrei ed i cristiani, il
Corano condanna le loro credenze nella natura divina di esseri umani.

- {Dicono i giudei: "Esdra è figlio di Allah"; e i nazareni dicono: "Il Messia è


figlio di Allah". Questo è ciò che esce dalle loro bocche. Li annienti Allah. Quanto
sono fuorviati!}, [surat At-Tawba (Il Pentimento O La Disapprovazione), vers. n. 30[6]].

- {Dicono: "Allah Si è preso un figlio". Avete detto qualcosa di mostruoso.


Manca poco che si spacchino i cieli, si apra la terra e cadano a pezzi le montagne,
perché attribuiscono un figlio al Compassionevole. Non si addice al
Compassionevole prenderSi un figlio. Tutte le creature dei cieli e della terra si
presentano come servi al Compassionevole. Egli li ha contati e tiene il conto e nel
Giorno della Resurrezione ognuno si presenterà da solo, davanti a Lui.}, [surat
Maryam (Maria), verss. n. 88-95].

Quindi il Corano continua a spiegare ai cristiani la vera natura di Gesù.

- {In verità, per Allah Gesù è simile ad Adamo che Egli creò dalla polvere, poi
disse: "Sii" ed egli fu.}, [surat Âl-'Imrân (La Famiglia Di Imran), vers. n. 59[7]].

Allora essi sono servi di Dio e quindi non i Suoi figli.

Alcuni si prendono come dio un qualsiasi altro oggetto, senza necessariamente


riconoscerlo come tale o adorarlo in maniera rituale; basta che seguano obbedientemente
i suoi dettami, o gli siano devoti o abbiano per tale oggetto quei sentimenti che
dovrebbero essere sentiti solo per Dio. Ci sono molti déi sconosciuti di questo tipo.

- {Non ha visto quello che ha elevato a divinità le sue passioni? Vuoi forse essere
un garante per lui?}, [surat Al-Furqân (Il Descrimine), vers. n. 43].

- {Hanno preso i loro rabbini, i loro monaci e il Messia figlio di Maria, come
signori all'infuori di Allah, quando non era stato loro ordinato se non di adorare un
Dio unico. Non vi è dio all'infuori di Lui! Gloria a Lui ben oltre ciò che Gli
associano!}, [surat At-Tawba (Il Pentimento O La Disapprovazione), vers. n. 31].

Quindi per essere un musulmano – i.e. per arrendersi a Dio – è necessario credere
nell'unicità divina nel senso che Dio è l'unico Creatore, Conservatore, Colui che dà
l'esistenza e concede la fonte di energia per tutte le cose. Ma tale convinzione – detta in
seguito Tawhid Ar-Rububiyya [Il Monoteismo della Signoria di Allah] – non è
sufficiente. Infatti molti degli idolatri sapevano e credevano che solo il Dio supremo può
fare tutto ciò. Ma ciò non era sufficienti a farne dei musulmani. Al Tawhid Ar-Rububiyya
occorre aggiungere Tawhid Al-Uluhiyya [Il Monoteismo della Divinità di Allah] i.e.
bisogna riconoscere il fatto che è solo questo Dio che merita di essere adorato, e quindi
bisogna astenersi dal dirigere alcun atto di adorazione a qualcuno o qualcosa di diverso
da Lui.

Nel Corano l'argomento per il Tawhid Al-Uluhiyya [Il Monoteismo della Divinità
di Allah] è basato sul Tawhid Ar-Rububiyya [Il Monoteismo della Signoria di Allah] i.e.:
se è Dio da solo che crea e controlla tutto perché e a quale scopo adori altri oltre a Lui?

- {O uomini, adorate il vostro Signore Che ha creato voi e quelli che vi hanno
preceduto, cosicché possiate essere timorati. [Egli è] Colui Che ha fatto per voi della
terra un letto e del cielo un edificio, e Che dal cielo fa scendere l'acqua con la quale
produce i frutti che sono il vostro cibo. Non attribuite consimili ad Allah ora che
sapete.}, [surat Al-Baqara (La Giovenca), verss. n. 21-22[8]].
Avendo conosciuto il vero Dio, l'uomo ha il dovere di affermare ciò che conosce i.e., di
credere ed avere fede in Dio, e non lasciare che alcun ulteriore motivo lo induca a negare
un fatto che egli sa essere vero.

- {Coloro che [invece] hanno ricevuto la scienza sanno che questa è la Verità
che viene da tuo Signore, credono in essa e i loro cuori vi si sottomettono
umilmente.}, [surat Al-Hajj (Il Pellegrinaggio), vers. n. 54].

- {Quando poi giunsero loro i Nostri segni evidenti, dissero: "Questa è magia
evidente!" Ingiusti e orgogliosi li negarono, anche se intimamente ne erano certi.
Guarda cosa è accaduto ai corruttori!}, [surat An-Naml (Le Formiche), verss. n. 13-
14[9]].

Quando la fede entra nel cuore di una persona, essa causa stati mentali, che risultano in
certe azioni manifeste, ed entrambi sono prova della vera fede.

Primo tra tutti quegli stati è il sentimento di gratitudine verso Dio, che può ben
dirsi l'essenza della "ibada" [l'adorazione di Dio].

Tale sentimento di gratitudine è così importante che un non-credente viene chiamato


"kafir" che significa "colui che nega la verità" ma anche "colui che è ingrato". Si può
capire perché sia così quando si legge nel Corano che il motivo principale per negare
l'esistenza di Dio è l'orgoglio ingiustificato.

Una persona così orgogliosa non può ammettere di essere creato o governato da un essere
del quale egli dovrebbe ammettere di essere più grande che lui stesso ed al quale egli
deve essere grato.

- {Coloro che polemizzano sui segni di Allah, senza aver ricevuto nessuna
autorità [per farlo], non hanno altro che invidia nei loro petti: non raggiungeranno
il loro scopo.}, [surat Ghâfîr (Il Perdonatore), vers. n. 56].

Insieme al sentimento di gratitudine c'è quello dell'amore:

- {E fra gli uomini vi sono coloro che prendono al posto di Allah consimili e li
amano come dovrebbero amare Allah. Ma coloro che credono rivolgono ad Allah un
amore ben più grande.}, [surat Al-Baqara (La Giovenca), vers. n. 165].

Un credente ama Dio e Gli è grato per la Sua bontà, ma essendo consapevole dl fatto che
le sue buone azioni, sia mentali che fisiche, sono ben lungi dall'essere commensurate ai
favori divini, egli teme sempre che a causa delle proprie colpe Dio debba privarlo di
qualcuno dei Suoi favori o punirlo nell'aldilà. Quando egli Lo teme, si arrende a Lui e Lo
serve con grande umiltà.

- {Il vostro Dio è un Dio unico. A Lui sottomettetevi.}, [surat Al-Hajj (Il
Pellegrinaggio), vers. n. 34].
Non si può permanere in tale stato mentale, senza ricordare Dio in ogni momento.
Ricordare che Dio è così la forza vitale della fede, senza il quale essa si oscurerebbe e
potrebbe perdersi, allora:

- {Che in piedi, seduti o coricati su un fianco ricordano Allah.}, [surat Al-'Imrân


(La Famiglia Di Imran), vers. n. 191].

Il Corano quindi, prescrive e descrive, in grande dettaglio, modi e mezzi per aiutare
l'uomo a ricordare Dio e a tenere viva la propria fede. Tutte le ingiunzioni e proibizioni
coraniche e del Profeta Muhammad r che si estendono a tutti gli aspetti della vita umana
– atti di adorazione e questioni personali, relazioni sociali, ordine politico, ecc. ecc. –
hanno lo scopo di mettere l'uomo in uno stato che lo conduca al ricordo di Dio. I dettagli
di questo modo di vivere islamico andarono espandendosi nel periodo medinese[10], e
quindi non ce ne occuperemo ora. Ma i nuovi principi di tale nuovo ordine erano già stati
decretati durante il periodo meccano, e saranno riassunti alla fine di questo capitolo.
Adesso continueremo la nostra trattazione degli altri pilastri della fede. Essi sono la fede
nella Vita oltre la morte, negli Angeli di Dio, nei Suoi libri, nei Suoi Messaggeri e nel
Suo Qadar (il destino), per dimostrare i quali si deve presupporre la fede in Dio.

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[1] "[solo] rimarrà il Volto del Tuo signore": nel senso dell'eternità della realtà divina.

"Tutto perirà eccetto il Suo Volto" – [surat Al-Qasas (Il Racconto), vers. n. 88]: questa è
una forma tipica dell'arabo in cui la menzione del "Volto di Allah" sta per Allah Stesso
(gloria a Lui l'Altissimo).

[2] Allah (gloria a Lui l'Altissimo) ribadisce l'ordine del Creato, la sua meravigliosa
distribuzione delle risorse, in una parola il suo perfetto equilibrio ecologico. Ogni
fenomeno naturale ha la spiegazione all'interno della logica scientifica contingente o
epocale. L'equilibrio apparentemente infranto si ristabilisce incessantemente ad un livello
diverso. Le uniche modificazioni strutturali capaci di mettere in crisi l'ecosistema sono
quelle prodotte dall'avidità, dall'ignoranza, dalla miopia dell'uomo, che si pone
conflittualmente con la Legge di Allah cui obbedisce la natura.

[3] "Vi richiama": il sonno viene considerato come una specie di stato in cui l'anima
dell'uomo torna ad Allah. È molto nota l'invocazione che l'Inviato di Allah r pronunciava
al mattino al momento del risveglio: "Lode ad Allah che ci fa rivivere dopo averci fatto
morire …".

[4] Questo è il celeberrimo versetto chiamato "ayat al-Kursi", conosciuto a memoria da


moltissimi musulmani; contiene una splendida sintesi di alcuni Attributi di Allah
l'Altissimo. Questo versetto afferma le radici del Tawhid [il monoteismo], le basi della
corretta adorazione, circoscrive la meta delle azioni dell'uomo che deve essere verso
Allah, richiama alla mente il presentimento della Sublime Magnificenza di Allah e la Sua
onniscienza. Tra le questioni particolari inclusi in questo versetto c'è l'attributo "al-
Qayyûm", che significa: "Colui che esiste di per Se Stesso e per il Quale tutto sussiste",
che in mancanza di migliori termini equivalente in lingua italiana è stato usato il termine
"l'Assoluto. Altra questione è il termine "Kursi", che significa: "sedia, seggio,
piedistallo", ma quando si tratta di qualcosa che riguarda Allah l'Altissimo, allora
accettiamo il concetto di principio e senza entrare nei particolari o nelle qualità, visto che
sono questioni trascendentali che Allah solamente conosce di quali entità si tratta. E sul
termine "Kursi" è stato riferito che è il luogo dove si appoggiano i piedi di Allah e
nessuno conosce il modo o la qualità se non solo Lui.

Questo versetto gode d'immenso riguardo, come è stato riferito nei hadith del Profeta r,
che è il miglior versetto nel Libro di Allah e contiene il Sublime Nome di Allah –
"Ismullah al-'Adham", come ha detto il Profeta: "Il Sublime Nome di Allah, col quale se
venga invocato, Lui esaudisce, si trova in tre in sure, che sono la Giovenca, la Famiglia di
Imran e Taha". È stato riferito che i versetti indicati delle tre sure sono: la Giovenca n.
255, la Famiglia di Imran n.. 1 e 2, Taha n. 111. Disse Ibn Kathir: "Ayat Al-Kursi,
include dieci frasi indipendenti, che riguardano l'Entità Divina e la Glorificazione
dell'Unipersonale Assoluto".

[Il versetto] Allah, e nessuno all'infuori di Lui può avere alcun attributo di divinità o
venerazione, Lui è il Vivente, che non muori mai, che a Lui appartiene ogni significato di
vita, come merita la Sua Sublime Magnificenza, Al-Qayyûm, Colui che sussiste per Se
Stesso e per il Quale tutto sussiste, Lui non può essere mai colto da sonno o dormiveglia
in alcun modo, ogni cosa che esiste nei cieli o sulla terra o ovunque che ci sia, a Lui
appartiene, tutti sono Suoi servi e sottomessi alla Sua onnipotenza, nessuno può mai
permettersi d'iniziare l'intercessione per qualcun altro presso di Lui senza il Suo
permesso, la Sua conoscenza include ogni cosa, ogni essere ed ogni esistenza, Lui sa il
presente delle creature, quello che operano, quello che hanno commesso nel passato ed il
passato d'ogni cosa, Lui sa ciò che ci sarà nel future delle creature, nessuno può essere a
conoscenza di qualcosa della Sua conoscenza, se non di ciò che Lui ha concesso di fargli
sapere. L'immensità del Suo Kursi è più vasta dei cieli e della terra, nulla Gli può costare
sforzo per mantenere in perfetto equilibrio ed armonia, Lui è l'Altissimo di Se Stesso, dei
Suoi Attributi Sublimi, non può essere mai paragonato con gli attributi dei Suoi servi, a
Lui appartengono tutte le caratteristiche e gli attributi della Sublime Maestosità,
Magnificenza, l'assoluta Eccellenza e Superbia.

[5] La ricerca di Abramo è paradigmatica del percorso seguito dall'umanità alla riscoperta
della vera fede. Attraverso l'osservazione del creato l'anima pura giunge ad intuire la
presenza di un Creatore, che al di sopra della caducità di ogni creatura, regge e governa
tutto l'universo.

[6] "Esdra" o Esra: nel testo del Corano ‘Uzayr, che dormì per cento anni e poi ripristinò
la Bibbia i cui esemplari erano stati distrutti da Nabuccodonosor.
[7] "Per Allah Gesù è simile ad Adamo": Gesù è una creatura anche se la sua natura è del
tutto particolare. Adamo non ebbe né padre né madre, Eva non ebbe madre, Gesù non
ebbe padre.

[8] È un richiamo da parte di Allah per avvisare tutti gli uomini di: "adorare Allah, Colui
che ha creato, quelli che c'erano prima di voi, che ha dato esistenza a tutti dal nulla, ha
colmati tutti di doni e grazie, temete solo Lui e non rinnegate il culto puro della Sua
adorazione, Lui è il vostro Signore, sottomettete a Lui col desiderio del Suo
compiacimento e della Suo ricompensa. È il vostro Signore che ha fatto per voi della terra
un luogo comodo, adatto alle vostre esigenze, accogliente come fosse un letto ordinato,
un tappeto esteso, una culla che vi riceve da piccoli, un giaciglio riceve i vostri corpi, una
dimora adeguata alla vostra vita terrena, che con la sua immensa grandezza a voi sembra
quasi piatta, nonostante è di forma sferica. Mentre il cielo è di perfetta costruzione che
sovrasta la terra.

* NB: L'affermazione della forma sferica della terra è stata riferita nei testi dei
commentatori classici, di cui, vedi il commento chiamato "Le luci della Rivelazione ed i
segreti dell'interpretazione - Annuar al-tanzyil wa asrar at-ta'wil", di Al-Baydawy, morto
nel 685 dell'Egira.

Allah è Colui che ha fatto scendere dalle nuvole le piogge, che è acqua dolce che fa
germogliare ogni genere e colore di frutta e vegetazione, che sono un sostentamento per
voi. Perciò non scambiate questi doni con l'ingratitudine e l'attribuire a Lui dei soci di
alcun tipo, di rivolgere l'adorazione unicamente a Lui, perché lo sapete già che è Lui: il
Creatore, Colui che elargisce il sostentamento ed è unicamente Lui che merita d'essere
adorato.

[9] Molti di quelli che non accettarono il messaggio di Muhammad r erano convinti della
sua veridicità. Negarono per interesse personale e stolido orgoglio nel caso dei corasciti
pagani, per malafede e prevaricazione nel caso dei rabbini ebrei.

[10] Il Periodo Meccano, era quello prima dell'emigrazione del Profeta r da Mecca a
Medina, che durò 13 anni, mentre il Periodo Medinese era quello dopo l'arrivo a Medina
e che durò 10 anni, durante i quali, fu rivelato gran parte del Corano.

Da notare la differenza che il Corano rivelato durante il periodo meccano, curava quasi
esclusivamente i concetti del credo e del monoteismo [Al-Aqida ua Al-Tawhid], mentre il
periodo medinese aggiunse agli stessi concetti molti altri aspetti della vita sociale e la
strutturazione della società islamica.
L'Aldilà
Gli argomenti coranici per l'aldilà di un'altra vita dopo la morte sono volti a provare che è
possibile ed altresì desiderabile che ci debba essere una tale vita, e che se non crediamo
in essa allora la nostra fede nel vero Dio non può essere completata.

i. Molte delle persone alle quali Dio si rivolse alla Mecca credevano – come
abbiamo detto sopra – in un Dio supremo, ma molti di loro pensavano che fosse
impossibile che i loro corpi disintegrati dopo la morte potessero essere risuscitati. Essi
così schernivano e deridevano il Profeta Muhammad r, quando questi ne parlava. La
risposta coranica fu che non vi era nessuna ragione per un tale sbigottimento o per la
derisione poiché la resurrezione non è solo logicamente ma anche fisicamente possibile
per le seguenti ragioni:

a) Se è Dio che ha creato l'uomo in principio, perché dovrebbe esserGli impossibile


ricrearlo dopo che questi sia morto? La resurrezione dovrebbe essere più facile della
creazione originale.

{Egli è Colui che inizia la creazione e la reitera e ciò Gli è facile.}, [surat Ar-Rûm (I
Romani), vers. n. 27].

b) Se si pensa bene, ci si rende conto che il riportare in vita i morti è un comune


fenomeno naturale. Per credere alla possibilità della resurrezione degli esseri umani, un
essere pensante non ha bisogno di vedere una persona tornare in vita. È sufficiente vedere
altri corpi morti tornati in vita.

{Fa parte dei Suoi segni la terra che vedi affranta. Poi quando facciamo scende
l'acqua,palpita e rigonfia. In verità Colui che le ridà la vita è Colui che ridarà la vita
ai morti. In verità Egli è l'Onnipotente.}, [syrat Fussilat ("Esposti Chiarente"), vers. n.
39].

{Già non fu che una goccia di sperma eiaculata, quindi un'aderenza, poi [Allah] lo
creò e gli diede forma armoniosa; poi ne trasse una coppia, il maschio e la femmina.
Colui [che ha fatto tutto questo] non sarebbe dunque capace di far risorgere i
morti?}, [surat Al-Qiyâma (La Resurrezione), verss. n. 37-40].

ii. Perché la resurrezione è desiderabile?

Semplicemente perché, senza di essa, Dio non sarebbe quel Dio Giusto e Saggio e
Misericordioso quale Egli è. Dio creò gli uomini e li fece responsabili delle loro azioni;
alcuni si comportarono bene, ma altri no. Se non ci fosse una vita futura nella quale i
virtuosi siano ricompensati e gli empi puniti, non ci sarebbe giustizia e quindi la
creazione degli uomini in siffatto modo e l'invio di Profeti ad essi non avrebbe alcun
scopo. Ma un tale comportamento non addice ad un essere che si sa essere razionale e
giusto, il quale è il Perfetto Creatore.
- {Pensavate che vi avessimo creati per celia e che non sareste stati ricondotti a
Noi?}, [surat Al-Mu'minûn (I Credenti), vers. n. 115].

- {Non creammo invano il cielo e la terra e quello che vi è frammezzo. Questo è


ciò che pensano i miscredenti.}, [surat Sâd, vers. n. 27[1]].

iii. Ma è forse il solo e l'unico motivo per negare la realtà di una vita dopo la
morte quello espresso attraverso gli argomenti che avanzano i negatori e ai quali risponde
il Creatore?

Nient'affatto, dice il Corano. Il vero motivo è spesso di stampo psicologico. Coloro che
operano il male non desiderano essere puniti ed è tale pio desiderio che li porta a negare
la realtà del momento in cui avrà luogo tale punizione.

- {Crede forse l'uomo che mai riuniremo le sue ossa? Invece sì, possiamo
persino riordinare le sue falangi. Ma l'uomo preferisce piuttosto il libertinaggio!
Chiede: "Quando verrà il Giorno della Resurrezione?"}, [surat Al-Qiyâma (La
Resurrezione), verss. n. 3-6].

- {Non lo taccia di menzogna altri che il peccatore pervertito.}, [surat Al-


Mutaffifîn (I Frodatori), vers. n. 12].

Una questione spesso sollevata a proposito del premio e della punizione nell'aldilà e che
induce alcune persone a dubitare della desiderabilità se non della verità stessa di una tale
vita dopo la morte e la seguente:

"Facciamo il bene perché è bene o per paura di una punizione o nell'attesa di una
ricompensa?" Se lo facciamo per il primo motivo, allora a cosa serve credere nell'aldilà!
E se lo facciamo per il secondo motivo, allora non stiamo agendo moralmente. La
risposta a questa domanda dipende dalla questione se Dio ci ingiunge di compiere
un'azione perché questa è buona ovvero se è l'ingiunzione divina che rende buona
l'azione. E mi sembra evidente che la bontà di un'azione viene logicamente prima del suo
essere oggetto di ingiunzione divina. Altrimenti sarebbe una tautologia dire "a Dio piace
ciò che è buono" perché significherebbe semplicemente che a Dio piace ciò che Gli piace.
Il Corano, d'altronde, abbonda di affermazioni come le precedenti, ma è evidente che esse
non debbano essere intese in senso tautologico[2].

La risposta alla nostra questione originaria è, quindi, che noi facciamo il bene perché è
bene. Ma poiché il bene per il bene è a sua volta bene, non c'è nessuna contraddizione nel
dire che si fa il bene perché il Dio che noi amiamo e nel quale riponiamo la nostra fiducia
ci dice di farlo, e perché ci aspettiamo di essere ricompensati da Lui per averlo compiuto.

Secondo il Corano Dio ha creato l'uomo con una natura originaria – chiamata fitrah – la
quale possiede quello che possiamo chiamare un senso morale, che rende l'uomo in grado
do riconoscere senza alcun aiuto esterno alcune azioni come buone (per esempio dire la
verità o essere riconoscente) e sempre a causa di tale natura l'uomo è incline a compiere il
bene dopo averlo conosciuto. La vera religione è costruita sulla base di questa natura
umana originaria. La religione rinforza tale natura e porta a maturazione i semi della virtù
che sono contenuti in essa. Ecco perché l'Islam viene definito nel Corano come la
"Fitrah" – natura originaria o primordiale – di Dio e perché il Profeta Muhammad r, dice
di essere stato inviato solo per perfezionare la buona condotta morale degli uomini. Il
Corano loda coloro nei quali tale senso morale è acuto e condanna quelli nei quali esso è
divenuto così debole che l'errore del vizio diventa ai loro occhi il modello della bellezza:

- {…, ma Allah vi ha fatto amare la fede e l'ha resa bella ai vostri cuori, così
come vi ha fatto detestare la miscredenza, la malvagità e la disobbedienza. Essi sono
i ben diretti; [questa] è la grazia di Allah e il Suo favore. Allah è sapiente, saggio.},
[surat Al-Hujurat (Le Stanze Intime), verss. n. 7-8].

- {Di': "Volete che vi citiamo coloro le cui opere sono più inutili, coloro il cui
sforzo in questa vita li ha sviati, mentre credevano da fare il bene?".}, [surat Al-Kahf
(La Caverna), verss. n. 103-104].

- {Tra gli uomini c'è qualcuno di cui ti piacerà l'eloquio a proposito della vita
mondana; chiama Allah a testimone di quello che ha nel cuore, quando invece è un
polemico invertito; quando ti volge le spalle, percorre la terra spargendovi la
corruzione e saccheggiando le colture e il bestiame. E Allah non ama la corruzione.},
[Surat Al-Baqara (La Giovenca), verss. n. 204-205[3]].

Quindi un musulmano fa il bene perché è attratto dal bene e sfugge dal vizio perché lo
detesta. Ma poiché un musulmano si consegna a Dio e Lo ama e Lo teme, e poiché Dio
ama la virtù e la auspica ed odia il vizio e lo proibisce, il musulmano opera il bene e si
astiene dal vizio in obbedienza al suo Signore.

E visto che coloro che operano il bene vivranno – nell'aldilà – una vita di beatitudine, il
cui più alto stadio sarà la vicinanza a Dio e il godere della Sua vista, mentre quelli che
conducono una vita malvagia soffriranno ogni sorta di castigo il più orribile dei quali sarà
la condizione dell'essere privati dalla vista di Dio, un musulmano farebbe bene ad avere
sempre in mente tale vita futura ed eterna e a sforzarsi di compiere qui tutte le azioni che
lo aiuteranno ad elevare la sua posizione là.

- {Di': "Quale dei vostri soci può guidare alla verità?". Di': "Allah guida verso
la verità. Ha più diritto di essere seguito chi conduce alla verità o chi non sa
dirigersi a meno che non sia guidato?".}, [surat Yûnus (Giona), vers. n. 35].

- {Di': "Se avete sempre amato Allah, seguitemi. Allah vi amerà e perdonerà i
vostri peccati. Allah è perdonatore, misericordioso".}, [surat Âl-'Imrân (La Famiglia
Di Imran), vers. n. 31].

- {I giusti saranno nella delizia, [appoggiati] su alti divani guarderanno. Sui


loro volti vedrai il riflesso della Delizia. Berranno un nettare puro, suggellato con
suggello di muschio – che vi aspirino coloro che ne sono degni – [un nettare]
mescolato con Tasnîm, fonte di cui berranno i loro pressi si davano occhiate,
ritornando dallo loro gente, si burlavano di loro; e quando li vedevano, dicevano:
"Davvero sono fuorviati!". Certo non hanno avuto l'incarico di vegliare su di loro.
Oggi invece sono i credenti a ridere dei miscredenti.}, [surat Al-Mutaffifîn (I
Frodatori), verss. n. 22-34[4]].

Perché mai uno che fa il bene dovrebbe vivere in tale beatitudine? – ci si potrebbe
chiedere. E il Corano ha subito una risposta:

{Quale altro compenso del bene se non il bene?}, [surat Ar-Rahmân (Il
Compassionevole), vers. n. 60].

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[1] Il mondo non si è autocreato, esso non è il frutto di uno spettacolare concatenarsi di
coincidenze. Nel creato è insito un preciso disegno divino che esclude qualsiasi casualità.

[2] Tautologia: definizione illusoria, che ripropone in termini solo formalmente diversi
l'enunciazione di quanto dovrebbe costituire oggetto di spiegazione o di svolgimento.

[3] Significati eterni ed universali, in questi due versetti, che prendono di mira coloro che
utilizzano la parola per confondere la gente e fare del male.

[4] "Tasnîm": il nome di una fonte del Paradiso. Significa letteralmente, sorgente d'acqua
abbondante.

Il Corano descrive l'atteggiamento dei pagani nei confronti dei musulmani: scherno,
occhiate ironiche, pesanti ironie, dileggio.

Gli Angeli
Essi sono esseri di natura diversa dall'uomo. Mentre l'uomo è creato dalla terra essi sono
creati dalla luce. E quindi gli esseri umani – eccetto i Profeti – non possono vederli nella
loro natura originaria, ma possono vederli se essi prendono forma fisica. La nostra
conoscenza di tali esseri è quindi quasi interamente basata su ciò che Dio e i Profeti ci
dicono di loro. Ma perché dovremmo darci pena di conoscere qualcosa di loro? Poiché
essi giocano un ruolo importante nel guidare le nostre faccende. Si può dire che sapere di
loro ci è utile così come ci è utile sapere il funzionamento delle cause naturali o il
comportamento delle altre persone.

Ci viene detto che questi esseri pressoché innumerevoli che sono estremamente
potenti sono creati in modo tale da obbedire sempre a Dio e non vanno mai contro i
comandamenti Divini. Essi:
- {Solo a Lui appartengono tutti quelli che sono nei cieli e sulla terra! Coloro
che sono presso di Lui non disdegnano di adorarLo e non se ne stancano. Lo
glorificano notte e giorno, ininterrottamente.}, [surat Al-Anbiyâ' (I Profeti), verss. n.
19-20].

- {O credenti, preservate voi stessi e le vostre famiglie, da un fuoco il cui


combustibile saranno uomini e pietre e sul quale vegliano angeli formidabili, severi,
che non disobbediscono a ciò che Allah comanda loro e che eseguono quello che
viene loro ordinato.}, [surat At-Tahrîm (L'Interdizione), vers. n. 6].

Ma, malgrado ciò, essi, in quanto a specie, sono posti ad un livello inferiore rispetto agli
esseri umani. Ciò è simbolizzato dal fatto che quando Adamo fu creato, fu ordinato agli
angli di prostrarsi a lui in segno di saluto e rispetto.

- {In verità abbiamo onorato i figli di Adamo, li abbiamo condotto sulla terra e
sul mare e abbiamo concesso loro cibo eccellente e li abbiamo fatti primeggiare su
molte delle Nostre creature.}, [surat Al-Isrâ' (Il Viaggio Notturno), vers. n. 70].

Ecco qui alcune delle loro attività in connessione con gli esseri umani:

- Il loro compito principale, quello dal quale deriva il nome, è quello di recapitare i
messaggi di Dio ai Profeti da Lui scelti. Questo grande onore è soprattutto al più
importante di loro, ossia a Gabriele [o Jibril, se si pronuncia il suo nome in arabo].

{Questa è la parola di un Messaggero mobilissimo, potente ed eccellente presso il


Signore del Trono, colà obbedito e fedele.}, [surat At-Takwîr (L'Oscuramento), verss.
n. 19-21[1]].

Un messaggio portato da esseri di una tale natura, è sicuro che giunga intatto a
destinazione.

- Essi si occupano di noi e ci custodiscono. Essi tengono un registro con le nostre


buone e cattive azioni, e non pronunciamo neanche una parola che essi non registrano a
nostro favore o svantaggio.

{Quando i due che registrano seduti alla sua destra e alla sua sinistra,
raccoglieranno [il suo dire], [l'uomo] non pronuncerà nessuna parola senza che
presso di lui ci sia un osservatore solerte.}, [surat Qâf, verss. n. 17-18[2]].

- Essi hanno un ruolo importante nel processo delle cause e nell'accadere di quelli
che sembrano fenomeni puramente naturali, come il vento e la pioggia e la morte.
{Per gli strappanti violenti! Per i correnti veloci! Per i nuotanti leggeri! Per i
sopravanzanti con foga per sistemare ogni cosa!}, [surat An-Nâzi'ât (Le Strappanti
Violente), verss. n. 1-5[3]].

- Ad essi è inoltre affidato il compito di aiutare i credenti fino al punto di combattere


al loro fianco in tempo di guerra.

{Quando dicevi ai credenti: "Non vi basta che il vostro Signore faccia scendere in vostro
aiuto tremila angeli?"}, [surat Âl-'Imrân (La Famiglia Di Imran), vers. n. 124].

E di proteggerli: {Ci sono [angeli] davanti e dietro [ogni uomo] e vegliano su di lui
per ordine di Allah.}, [surat Ar-Ra'd (Il Tuono), vers. n. 11], e pregare per loro: {Coloro
che sostengono il Trono e coloro che circondano, glorificano e lodano il loro Signore,
credono in Lui e invocano il perdono per i credenti: "Signore, la Tua misericordia e
la Tua scienza, si estendono su tutte le cose: perdona a coloro che si pentono e
seguono la Tua via, preservarli dal castigo della Fornace".}, [surat Al-Ghâfir (Il
Perdonatore), vers. n. 7[4]].

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[1] "Il Messaggero mobilissimo" in questione è in questo caso Gabriele (pace su di lui).

[2] "I due che registrano": lett. "i due che raccolgono". Gli angeli incaricati di annotare le
azioni degli uomini oppure i due angeli che procederanno all'esame che subiremo nella
tomba subito dopo la nostra morte terrena.

[3] I soggetti dell'invocazione espressa in questi cinque versetti sono gli angeli incaricati
di prendere le anime dei moribondi. In base a questa chiarificazione, per i lettori non di
lingua araba, sarà possibile formulare la traduzione interpretativa con parole molte
diverse da quelle del testo coranico, che si comprendono, secondo l'esegesi islamica,
come segue:

"Per gli angeli che strappano le anime degli empi con violenza!"

"Per gli angeli che delicatamente ritirano le anime dei credenti!"

"Per gli angeli che fluttuano liberamente nello spazio!"

"Per gli angeli che energicamente precedono le anime dei beati!"

"Per gli angeli che fanno applicare i decreti di Allah!"

[4] Il brano allude agli angeli che reggono il Trono di Allah e quelli che gli stanno
intorno. "La Fornace": uno dei nomi dell'Inferno.
I Libri
Un musulmano crede che il Corano sia parola di Dio. Ma essa non è l'unica parola. Dio
ha mandato molti Profeti prima di Muhammad r, ed ha parlato a loro come ha parlato a
lui. Quindi un musulmano crede anche (e veramente non sarebbe un musulmano se così
non fosse) in tali testi più antichi, come la Torâh e il Vangelo, poiché i veri credenti sono
quelli che {Coloro che credono in ciò che è stato fatto scendere su di te e in ciò che è
stato fatto scendere prima di te.}, [surat Al-Baqara (La Giovenca), vers. n. 4[1]], {Dite:
"Crediamo in Allah e in quello che è stato fatto scendere su di noi e in quello che è
stato fatto scendere su Abramo, Ismaele, Isacco, Giacobbe e sulle Tribù, è in quello
che è stato dato a Mosé e a Gesù e in tutto quello che è stato dato ai Profeti da parte
del loro Signore, non facciamo differenza alcuna tra di loro e a Lui siamo
sottomessi".}, [surat Al-Baqara (La Giovenca), vers. n. 136[2]]

Dio creò gli uomini così che essi possono adorarLo e sottomettersi a Lui. Essere
servo di Dio costituisce l'essenza dell'uomo. Quindi l'uomo non può realizzare la sua vera
umanità e acquisire la pace della mente se non realizza lo scopo per cui è stato creato. Ma
come può farlo? Dio, essendo misericordioso e giusto, lo ha aiutato in molti modi. Gli ha
garantito, come abbiamo già visto, una natura originaria buona che è portata a conoscere
e servire il suo vero Signore. Egli gli ha dato una mente che possiede un senso morale e
la facoltà di ragionare. Ha fatto dell'intero universo un libro naturale pieno di segni che
conducono un essere pensante a Dio. Ma per dare all'uomo una conoscenza più
dettagliata del suo Signore, e per mostragli in maniera più precisa come adorarLo. Dio ha
inviato quaggiù messaggi verbali per mezzo dei Suoi Profeti scelti tra gli uomini, a
partire dalla creazione dell'uomo. Da qui la descrizione del Corano di tali messaggi come
guida, luce, segni, moniti, … ecc

Tutti questi libri ribadiscono fondamentalmente lo stesso messaggio, {Non


inviammo prima di te nessun messaggero senza rivelargli: "Non c'è altro dio che
Me. adorateMi!".}, [surat Al-Anbiyâ' (I Profeti), vers. n. 25].

E la religione che tutti predicarono è l'Islam, cioè l'arrendersi a Dio, {Invero, la


religione presso Allah è l'Islam.}, [surat Âl-'Imrân (La Famiglia Di Imran), vers. n.
19[3]].

Così Noè: {E se mi voltate le spalle, non vi chiedo ricompensa alcuna. La mia


ricompensa è in Allah, e ho ricevuto l'onore di essere uno dei musulmani.}, [surat Yûnus
(Giona), vers. n. 72], Abramo: {Abramo non era né giudeo né nazareno, ma puro
credente e musulmano.}, [surat Âl-'Imrân (La Famiglia Di Imran), vers. n. 67[4]],
Giacobbe e i suoi figli: {Forse eravate presenti quando la morte si presentò a
Giacobbe ed egli disse ai suoi figli: "Chi adorerete dopo di me?". Risposero:
"Adoreremo la tua divinità, la divinità dei tuoi padri Abramo e Ismaele e Isacco, il
Dio Unico al Quale saremo sottomessi".}, [surat Al-Baqara (La Giovenca), vers. n.
133], gli Apostoli: {E quando rivelai agli apostoli: "Credete in Me e nel Mio
messaggero", risposero: "Crediamo, sii testimone che siamo musulmani".}, [surat
Al-Mâ'ida (La Tavola Imbandita), vers. n. 111[5]], ecc. erano tutti musulmani.
L'Islam, in questo senso, in effetti, è la religione universale.

{Desiderano altro che la religione di Allah, quando, per amore o per forza tutto ciò
che è nei cieli e sulla terra si sottomette a Lui e verso di Lui [tutti gli esseri] saranno
ricondotti?}, [surat Âl-'Imrân (La Famiglia Di Imran), vers. n. 83].

Se la religione di tutti i Profeti è la stessa nella sua essenza e fondamenta, non si può dire
altrettanto dei modi di vivere basati su di essa.

{E su di te abbiamo fatto scendere il Libro con la Verità, a conferma della Scrittura


che era scesa in precedenza e lo abbiamo preservato da ogni alterazione. Giudica tra
loro secondo quello che Allah ha fatto scendere, non conformarti alle loro passioni
allontanandoti dalla verità che ti è giunta. Ad ognuno di voi abbaiamo assegnato
una via e un percorso. Se Allah avesse avuto, avrebbe fatto di voi una sola comunità.
Vi ha voluto però provare con quel che vi ha dato. Gareggiate in opere buone: tutti
ritornerete ad Allah ed Egli vi informerà a proposito delle cose sulle quali siete
discordi.}, [surat Al-Mâ'ida (La Tavola Imbandita), vers. n. 48[6]].

Infine un altro punto importante a proposito dei Libri [le Scritture], è che ad
eccezione del Corano, essi non sono stati conservati intatti, ma o sono andati
completamente perduti oppure sono stati esposti alla distorsione e alla corruzione.

Per quanto riguarda il Corano, Dio stesso ha decretato che esso non sarà mai soggetto a
tale distorsione, ma sarà da Lui conservato intatto.

{Noi abbiamo fatto scendere il Monito, e Noi ne siamo i custodi.}, [surat Al-Hijr, vers.
n. 9[7]].

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[1] "Ciò che è stato fatto scendere su di te": questa espressione indica la Rivelazione, "su
di te e … prima di te": "su di te o Muhammad". Il Corano non rinnega la tradizione
profetica precedente, anzi la conferma e la rafforza.

[2] "Sulle Tribù": le dodici tribù di Israele che ebbero origini dai dodici figli di Giacobbe
(Israele), figlio di Isacco, figlio di Abramo.

[3] "La religione presso Allah è l'Islam.": nel rapporto tra uomo e il suo Creatore, (gloria
a Lui l'Altissimo) la posizione del primo non può essere che di totale sottomissione, cioè
islamica.

Musulmano – muslim – cioè sottomesso ad Allah.


[4] "Puro credente": monoteista. Abramo in quanto monoteista si dedicava al culto del
Dio unico ed era a Lui sottomesso, pertanto era musulmano anche se il quadro generale e
definitivo dell'Islam scese solo con la rivelazione del Sublime Corano al Profeta
Muhammad r.

[5] Gli apostoli sono i compagni di Gesù ed è lui il messaggero in cui essi devono
credere. Rispondendo all'invito del loro Signore (gloria a Lui l'Altissimo) gli apostoli
affermano la loro sottomissione dicendo: "bi-annana muslimun": siamo musulmani
(sottomessi alla volontà di Allah). La rivelazione dell'Islam inizia quando: "Abramo
ricevette parole dal suo Signore" [surat Al-Baqara (La Giovenca), vers. n. 37], e termina
con il Sublime Corano rivelato a Muhammad r.

[6] "Lo abbiamo preservato da ogni alterazione": a differenza delle Scritture che lo hanno
preceduto, il Corano possiede il carattere dell'inalterabilità. Il fatto che in esso, pur
essendo stato per secoli copiato a mano, non sia mai stato possibile riscontrare delle
interpolazioni è uno dei segni evidenti del carattere miracoloso de Corano.

[7] Questa è una delle più grandi promesse che Allah fa ai credenti. In questo versetto c'è
la garanzia divina a proposito della conservazione integrale del Corano, in ogni tempo e
in ogni luogo. Le rivelazioni precedenti avevano il carattere temporaneo, erano cioè state
date in un particolare contesto, a un particolare popolo e nessuna di loro aveva le
caratteristiche di perpetuità e universalità che ha il Corano. Nonostante le molte traversie
che ha sopportato la Umma Islamica [La Comunità Islamica], nessuno ha potuto mai
alterare il testo del Messaggio Divino: come fu dettato dal Profeta Muhammad r, lo
abbiamo oggi e così sarà fino alla fine dei tempi, "la lode appartiene ad Allah, Signore
del Creato".

Gli Inviati
Gli inviati sono esseri umani scelti da Dio i quali hanno l'onore di recapitare il messaggio
di dio ad altri uomini e donne. Essere un tale inviato non è una posizione che si ottiene
attraverso uno sforzo consapevole. È una grazia di Dio che Dio elargisce a chi ne è
degno. Quindi gli inviati non appartengono al nostro stesso rango. È vero, sono uomini,
ma uomini di uno standard morale, spirituale e intellettuale così elevato che li qualifica –
davanti a Dio – come i portatori della Sua Luce al mondo. Quando Dio ne sceglie uno,
Egli concede all'inviato un "chiaro" segno: {Invero inviammo i Nostri messaggeri con
prove inequivocabili, e facemmo scendere con loro la Scrittura e la Bilancia.
Affinché gli uomini osservassero l'equità.}, [surat Al-Hadîd (Il Ferro), vers. n. 25], che
provi la verità delle sue affermazioni e lo distingue dai falsi profeti, maghi e ciarlatani.

{E invero giunsero ammonimenti alla gente di Faraone. Smentirono tutti quanti i


Nostri segni, perciò Li afferrammo con la presa di un possente, onnipotente.}, [surat
Al-Qamar (La Luna), verss. n. 41-42].
{Mosè ne fu intimorito. Gli dicemmo: "Non aver paura. Avrai il sopravvento. Getta
quello che c'è nella tua mano destra: divorerà quello che han fatto, perché quello
che han fatto è artificio di mago; e il mago, ovunque vada, non avrà riuscita".},
[surat Tâ-Hâ, verss. n. 67-69].

Nessuno di loro tradisce il messaggio o smette di essere esemplare nella pratica di ciò
che predica.

{Disse: "O popol mio, cosa pensate se mi baso su una prova evidente giuntami dal
mio Signore, Che mi ha concesso provvidenza buona? Non voglio fare diversamente
da quello che vi proibisco, voglio solo correggervi per quanto posso. Il mio successo
è soltanto in Allah, in Lui confido e a Lui ritornerò".}, [surat Hûd, vers. n. 88].

Quando le fu chiesto della condotta del Profeta Muhammad r, sua moglie ‘Aisha (che
Allah sia soddisfatto di lei) disse: "Il suo comportamento [morale] era il Corano",
volendo dire che egli con la sua condotta rifletteva fino ai minimi dettagli i precetti e gli
ideali del Corano.

Due punti collegati tra loro e sottolineati dal Corano – e che quindi meritano di essere
elaborati – sono l'umanità dei Profeti e la natura del loro compito.

Nonostante la grande differenza spirituale, morale e intellettuale che vi è tra essi


e gli uomini normali, e malgrado la relazione tutta speciale che essi hanno con Dio,
nondimeno i Profeti sono uomini con tutto ciò che questo implica. Essi generano e sono
generati; mangiano e devono e vanno al mercato: {Prima di te non inviammo alcun
Messaggero che non mangiasse cibo e non camminasse nei mercati.}, [surat Al-
Furqan (Il Discrimine), vers. n. 20]; dormono e muoiono: {Non concedemmo
l'immortalità a nessuno uomo che ti ha preceduto. Dovresti forse morire, se essi
fossero immortali? Ogni anima gusterà la morte.}, [surat Al-Anbiyâ' (I Profeti), verss.
n. 34-35]; dimenticano e sbagliano: {Ne mangiarono entrambi e presero coscienza
della loro nudità. Iniziarono a coprirsi intrecciando foglie del giardino. Adamo
disobbedì al suo Signore e si traviò.}, [surat Tâ-Hâ, vers. n. 121[1]].

La loro conoscenza è limitata e quindi essi possono parlare di quella parte di


futuro che Dio rivela loro: {[Egli è] Colui che conosce l'invisibile e non lo mostra a
nessuno, se non a un messaggero di cui si compiace, che fa precedere e seguire da
una guardia [angelica].}, [surat Al-Jinn, verss. n. 26-27]. Essi non possono intercedere
presso Dio per conto di una qualunque persona se non con il Suo permesso: {Chi può
intercedere presso di Lui senza il Suo permesso?}, [surat Al-Baqara (La Giovenca),
vers. n. 255], e non è il loro volere a far sì che gli uomini percorrano la retta via: {Non sei
tu che guidi coloro che ami: è Allah che guida chi vuole Lui. Egli ben conosce coloro
che sono ben guidati.}, [surat Al-Qassas (Il Racconto), vers. n. 56].
Riassumendo, essi non giocano alcun ruolo nel governo dell'universo: {Tu non hai
nessuna parte in ciò, sia che [Allah] accetti il loro pentimento sia che li castighi, ché
certamente sono degli iniqui.}, [surat Âl-'Imrân (La Famiglia Di Imran), vers. n. 128[2]].

Molti antichi studiosi dell'Islam hanno osservato che per enfatizzare l'umanità del
Profeta, il Corano lo ha chiamato "servo di Dio" in tre circostanze onorevoli:

- {Benedetto Colui che ha fatto scendere il Discrimine [il Corano] sul Suo sevo,
affinché potesse essere un ammonimento per tutti i mondi.}, [surat Al-Furqân (Il
Discrimine), vers. n. 1].

- {Gloria a Colui che di notte trasportò il Suo servo dalla Santa Moschea alla
Moschea remota di cui benedicemmo i dintorni, per mostrargli qualcuno dei Nostri
segni.}, [surat Al-Isrâ' (Il Viaggio Notturno)].

- {Quando il servo di Allah si levò per invocarLo, poco che stringessero [fino a
soffocarlo!]}, [surat Al-Jinn, vers. n. 19].

Un Profeta la cui umanità viene enfatizzata in special modo è Gesù. Egli fu creato nello
stesso modo in cui fu creato Adamo, dalla terra: {In verità per Allah Gesù è simile ad
Adamo che Egli creò dalla polvere, poi disse: "Sii" ed egli fu.}, [surat Âl-'Imrân (La
Famiglia Di Imran), vers. n. 59[3]]; è il figlio di Maria, non di Dio: {Questo è Gesù,
figlio di Maria, parola di verità della quale essi dubitano. Non si addice ad Allah
prendersi un figlio. Gloria a Lui! Quando decide qualcosa dice: "Sii!" essa è.}, [surat
Maryam (Maria), verss. n. 34-35]; egli e sua madre facevano uso di cibo: {Il Messia,
figlio di Maria, non era che un messaggero. Altri messaggeri erano venuti prima di lui, e
sua madre era una veridica. Eppure entrambi mangiavano cibo.}, [surat Al-Mâ'ida (La
Tavola Imbandita), vers. n. 75[4]]; egli è senza dubbio il verbo di Dio: {Quando gli
angeli dissero: "O Maria, Allah ti annuncia la lieta novella di una Parola da Lui
proveniente: il suo nome è il Messia, Gesù figlio di Maria, eminente in questo mondo e
nell'Altro, uno dei più vicini".}, [surat Âl-'Imrân (La Famiglia Di Imran), vers. n. 45[5]],
ma poiché egli è un essere umano nel vero senso della parola, ciò non dovrebbe
interpretarsi nel senso che ci sia in lui alcun elemento divino. Egli è il verbo di Dio solo
nel senso che Dio disse "Sii" ed egli fu. Ma in tal senso ogni cosa è il verbo di Dio.
Allora perché egli è chiamato in particolare il verbo di Dio? Perché, come molti studiosi
hanno giustamente spiegato, egli è venuto più direttamente come risultato di tale parola.
Quindi Gesù è un fedele servo di Dio e non ha mai affermato di essere in alcun modo
divino: {E quando Allah dirà: "O Gesù figlio di Maria, hai forse detto alla gente:
"Prendete me e mia madre come due divinità all'infuori di Allah?", risponderà:
"Gloria a Te! Come potrei dire ciò di cui non ho il diritto? Se lo avessi detto, Tu
certamente lo sapresti, ché Tu conosci quello che c'è in me e io non conosco quello
che c'è in Te. In verità sei il Supremo conoscitore dell'inconoscibile. Ho detto loro
solo quello che Tu mi avevi ordinato di dire: "Adorate Allah, mio Signore e vostro
Signore". Fui testimone di loro finché rimasi presso di loro; da quando mi hai
elevato [a Te], Tu sei rimasto a sorvegliarli. Tu sei testimone di tutte le cose."}, [surat
Al-Mâ'ida (La Tavola Imbandita), verss. n. 116-117[6]].
Gli inviati sono investiti di questo compito di recapitare la parola di Dio agli altri
uomini. Ma ciò non è facile come sembra. Infatti implica molte cose che a prima vista
non sono chiari, e quindi il Corano espande ed elabora.

Il punto più importante che viene ricordato a tutti gli inviati, e che è molto facile
dimenticare o trascurare, è che poiché il loro dovere è solo quello di recapitare il
messaggio, essi non sono responsabili della reazione degli uomini nei confronti del
messaggio stesso, una volta che lo hanno reso loro chiaro. Dio ha dato all'uomo il potere
di capire la differenza tra la verità e la menzogna, specialmente in fatto di religione, una
volta che gli venga spiegato. Dio gli ha anche dato la capacità, basata sulla sua libera
volontà, di accettare o rifiutare la verità. E visto che è solo Dio che conosce quello che
passa per la mente delle persone, solo Egli può giudicare chi sia degno di essere guidato e
chi merita di essere lasciato a vagolare nel buio; ed è sempre Dio che, secondo la Sua
conoscenza, guida colui che desidera guidare, e priva della Sua guida colui che vuole
privare. Un Profeta non è dotato di un tale potere e non può quindi guidare colui che ama:

- {Non sei tu che guidi coloro che ami: è Allah che guida chi vuole Lui. Egli ben
conosce coloro che sono ben guidati.}, [surat Al-Qasas (Il Racconto), vers. n. 56].

- {Ammonisci dunque, ché tu altro non sei che un ammonitore e non hai
autorità alcuna su di loro.}, [surat Al-Ghâshiya (L'Avvolgente), verss. n. 21-22[7]].

Egli non dovrebbe essere rattristato se gli uomini lo abbandonano, o accusano di falsità il
messaggero:

{Sappiamo bene che quello che dicono ti addolora, ma non è certamente te che
smentiscono: gli ingiusti negano i segni di Allah. Già i messaggeri che ti hanno
preceduto furono tacciati di menzogna. Sopportarono con pazienza accuse e
persecuzioni, finché non venne loro il Nostro soccorso. Nessuno può cambiare le
parole di Allah. Ti sarà certamente giunta una parte della storia degli Inviati.},
[surat Al-An'âm (Il Bestiame), verss. n. 33-34].

Ma questa è una regola molto dura da seguire. Noi tutti amiamo essere accettati dalla
comunità nella quale viviamo; molti di noi devono aver sperimentato quello strano senso
di tristezza, di solitudine e di smarrimento quando ci troviamo a vivere da aliene in una
nuova comunità. E proviamo un sentimento simile, ma ancora più intenso, quando, come
risultato delle nostre convinzioni intellettuali, sviluppiamo vedute sulla vita che sono
completamente diverse da quella della nostra comunità. Un modo facile e comune per
evitare il disagio psicologico di una tale situazione è quello di vivere appartati dalla
società. Coloro i quali non riescono a sopportare il peso di una tal scelta molto spesso
sacrificano l'onestà intellettuale per conformarsi alla loro comunità. Naturalmente i
Profeti devono vivere in mezzo agli uomini per i quali essi sono stati mandati e nel
contempo non possono tradire il Messaggio che devono diffondere. Doverosi attenere alla
lettera al messaggio di Dio e contemporaneamente vivere in mezzo agli uomini è forse la
più grande difficoltà che hanno da affrontare. Ciò è reso evidente dal fatto che la maggior
parte delle poche occasioni in cui il Corano esprime la disapprovazione di Dio nei
riguardi di una certa linea di comportamento del Profeta Muhammad r, tale
disapprovazione è rivolta allo sforzo di conquistare nuovi adepti, sforzo che eccede i
limiti desiderabili:

- {Ti struggerai seguendoli, se non credono in questo Discorso?}, [surat Al-Kahf


(La Caverna), vers. n. 6].

{Intendevano infatti sviarti da ciò che ti abbiamo rivelato, nella speranza che Ci
attribuissi, inventandolo, altro che questo [Corano]. E allora ti avrebbero preso come
amico. E se non ti avessimo rafforzato, avresti inclinato un po’ verso di loro. [E allora] ti
avremmo fatto soffrire un doppio [supplizio] nella vita e un doppio [supplizio] nella
morte, quindi non avresti trovato chi ti sarebbe stato d'ausilio contro di Noi.}, [surat Al-
Isrâ' (Il Viaggio Notturno), verss. n. 73-74-75[8]].

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[1] "Ne mangiarono entrambi": Adamo ed Eva, che condividono la responsabilità della
disobbedienza al comando di Allah.

[2] "Tu non hai nessuna parte in ciò": (O Muhammad), in questo affare che riguarda
Allah. A Lui e a Lui solo spetta l'accettazione del pentimento degli uomini o il loro
castigo.

[3] "Per Allah Gesù è simile ad Adamo": Gesù è una creatura anche se la sua natura è del
tutto particolare. Adamo non ebbe né padre né madre, Eva non ebbe madre, Gesù non
ebbe padre.

[4] "Entrambi mangiavano": semplicemente e nettamente viene indicata la


discriminazione tra il divino e l'uomo: l'uomo ha bisogno!

[5] "Una Parola da Lui proveniente": questa espressione si riferisce a Gesù. Il termine
arabo che traduciamo ["parola"], è "kalima".

"Messia": in arabo "Masîh", l'Unto, uno dei nomi tradizionali del Cristo, ha il senso di
"purificato", "investito" di una particolare autorità spirituale.

"Uno dei più vicini": [anche "gli appassionati"] ad Allah, espressione comune del lessico
coranico. Indica coloro che godono del privilegio della più grande vicinanza al Creatore
di tutte le cose.

[6] Molti orientalisti hanno preso a pretesto questo versetto per "dimostrare" che "il
Corano si fonda su una conoscenza parziale del cristianesimo", in quanto "i cristiani non
hanno mai considerato Maria una parte della trinità ma sempre una creatura". È quindi
necessario ribadire come simile teoria sia essa stessa fondata su una parziale conoscenza
della lingua araba. I grammatici arabi affermano infatti che "ilâha" (dio o dea) è sinonimo
di "ma'bûd" (ciò che è oggetto di culto). Qualsiasi essere divenga oggetto di culto,
preghiere, voti, sacrifici è quindi un "ilâha". Ora nessuno può negare che la teologia
cattolica da un lato divinifica Gesù, dall'altro attribuisce a Maria un culto speciale
(superiore a quello reso ai santi) detto iperdulìa. I cattolici inoltre rivolgono a Maria
speciali invocazioni (l'Ave Maria, il Salve Regina, il Rosario) e le riconoscono titoli quali
"Madre di Dio", "Regina dei Cieli", "Regina degli Angeli", ecc. È questa la ragione per
cui Allah (gloria a Lui l'Altissimo) afferma nel Corano che i cristiani fanno di Gesù e
Maria due oggetti di culto cioè, secondo la teologia islamica, due dèi.

[7] "Non hai autorità alcuna su di loro" nel senso di: "non hai nessun potere per
costringere chi non crede di farlo".

[8] "E allora ti avrebbero preso come amico": intorno al 619 d.C. i meccani proposero
all'Inviato di Allah (che Allah lo benedica e lo abbia in gloria) un compromesso che
prevedeva il rispetto da parte sua di alcune divinità principali dell'olimpio pagano in
cambio della loro tolleranza per il Dio di cui egli parlava. Spinto dalla sua devozione, che
soffriva nel sentire le bestemmie che i politeisti pronunciavano contro Allah (gloria a Lui
l'Altissimo), Muhammad r considerò la proposta (vedi versetti successivi). Allah
intervenne con una rivelazione e nel contempo gli diede segno dell'astuzia di Satana.

IL QADAR[1]
(La giusta misura)

Il significato originario della parola "Qadar" è una misura specifica o un


ammontare vuoi di quantità che di qualità. Tale parola ha loti altri usi che derivano da
questo nucleo di significato. Così "yuqaddir" significa, tra le altre cose. "misurare o
decidere la quantità, la qualità o la posizione, ecc., di qualcosa prima di realizzarlo
materialmente". Ed è quest'ultimo senso che ci interessa qui.

{Ogni cosa creammo in giusta misura}, [surat Al-Qamar (La Luna), vers. n. 49[2]].

Prima di creare ogni cosa, Egli sa già che la creerà e che tale cosa sarà di una certa
grandezza, qualità o natura, ecc., e specifica il tempo in cui questa verrà in essere e
perirà, e il luogo che occuperà. Quindi, chiunque creda nel vero Dio, dovrebbe credere
che in natura non esistano accidenti. Se ci capita qualcosa di spiacevole, dovremmo dire
"Dio lo ha ordinato ed ha fatto ciò che ha voluto" e non dovremmo struggerci nel
desiderio che ciò non fosse accaduto o preoccuparci che possa accadere. Se d'altro canto
ci accade qualcosa di piacevole, non dovremmo vantarcene troppo, ma ringraziare Dio
per questo.

{Non sopravviene sventura né alla terra né a voi stessi, che già non sia scritta in un
Libro prima ancora che [Noi] la produciamo; in verità ciò è facile per Allah. E ciò
affinché non abbiate a disperarvi per quello che vi sfugge e non esultate per ciò che
vi è stato concesso. Allah non ama i superbi vanagloriosi.}, [surat Al-Hadîd (Il Ferro),
verss. n. 22-23].

Se Dio compie il verbo "yuqaddir" (cioè predestina, predetermina, ecc.) su ogni cosa,
allora ciò include anche le nostre cosiddette libere azioni. Ma se è così, in che senso
possiamo dire che le nostre azioni sono libere; e in che senso siamo responsabili delle
nostre azioni? Questa domanda ha dato origine all'apparire, ai primordi della storia
dell'Islam, di due scuole teologiche diverse. Una di esse, chiamata "Qadariya" (ossia
"misura stabilita", la scuola del "libero arbitrio"), affermava il libero arbitrio dell'uomo e
la sua responsabilità sino a negare la presapienza divina e asserendo che Dio conosce le
nostre azioni liberamente compiute solo dopo che le abbiamo in atto. L'altra, chiamata
"Jabriyya", fece l'opposto e affermava che non c'è differenza tra il movimento degli
oggetti animati e i nostri movimenti nel compiere le cosiddette libere azioni, e che
quando noi usiamo un linguaggio intenzionale ci esprimiamo solo in senso metaforico.

Ma non c'è bisogno di spingere a tali estremi, poiché non è difficile conciliare la
divina "misura stabilita" (Qadar/ predestinazione) e la responsabilità umana. Dio decise
di creare l'uomo come agente libero, ma Egli sa (e come potrebbe non saperlo?) prima di
creare ogni uomo, come questi userà la propria libera volontà; quale sarà, per esempio, la
sua reazione quando un profeta gli chiarirà il messaggio di Dio. Tale pre-conoscenza e il
fatto che questa sia iscritta in un "Libro", viene chiamato "Qadar". "Ma se noi siamo
liberi di usare la nostra volontà", potrebbe dire qualcuno della scuola Qadariyya,
"potremmo usarla in modo che contraddicono il volere di Dio, e in tal caso non
potremmo dire che tutto è voluto o decretato da Dio". Il Corano risponde a tale domanda
ricordandoci che è stato Dio a volere che noi fossimo liberi e responsabili ed è Lui stesso
che ci permette di usare il nostro arbitrio.

{In verità questo è un Monito. Chi vuole, intraprenda dunque la via che conduce al suo
Signore. Ma voi lo vorrete solo se Allah lo vuole. Allah è sapiente e saggio.}, [surat Al-
Insan (L'Uomo), verss. n. 29-30[3]].

"Se è così", direbbe uno della scuola Qadariyya, "Egli avrebbe potuto impedirci di
compiere il male". Certo che potrebbe farlo:

{Se il tuo Signore volesse, tutti coloro che sono sulla terra crederebbero. Sta a te
costringerli ad essere credenti? Nessuno può credere, se Allah non lo permette. Egli
destina all'abominio coloro che non ragionano.}, [surat Yûnus (Giona), verss. n. 99-
100].

{Se Allah avesse voluto, non Gli avrebbero attribuito alcun consimile. Non ti
abbiamo nominato loro custode e neppure sei loro difensore.}, [surat Al-An'âm (Il
Bestiame), vers. n. 107].

Ma Egli ha voluto che gli uomini fossero liberi specialmente in fatto di fede e
incredulità:
{Di': "La verità [proviene] dal vostro Signore: creda che vuole e chi vuole neghi".},
[surat Al-Kahf (La Caverna), vers. n. 29[4]].

Ma gli uomini non sarebbero così liberi se, ogniqualvolta uno di loro volesse compiere il
male, Dio glielo impedisse e lo costringesse a compiere il bene.

"Se le nostre azioni sono volute da Dio", potrebbe dire qualcuno, "allora esse sono
in realtà Sue azioni". Questa obiezione è basata su di una confusione. Dio vuole ciò che
noi vogliamo nel senso che Egli ci garantisce la volontà di scegliere e ci dà la possibilità
de eseguire la nostra volontà. Egli cioè crea tutto che ci rende questo possibile. Ma non è
che è Dio voglia una nostra azione nel senso che è Egli stesso a compierla, altrimenti
sarebbe come dire che, quando beviamo, o mangiamo, o dormiamo, per esempio, allora
Dio le crea, Egli non le compie o fa. Un'altra obiezione, basata su di un'altra confusione,
è che Dio ci permette di compiere il male, quindi Egli approva il male ed esso gli piace.
Ma volere qualcosa nel senso di permettere a una persona di comportarsi in quel
determinato modo, è una cosa e approvare la sua azione e ordinarla è tutta un'altra cosa.
Non tutto quello che Dio "vuole", in questo senso, Gli piace. Egli ha, come abbiamo
appena letto nel Corano, garantito all'uomo la scelta tra la fede e l'incredulità, ma Egli,
naturalmente, non ama che gli uomini non credono e non siano riconoscenti.

{Se siete miscredenti, [sappiate che] Allah è Colui che basta a Se Stesso, ma non
accetta la miscredenza dei Suoi servi. Se invece siete credenti Se ne compiace.},
[surat Az-Zumar (I Gruppi), vers. n. 7].

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[1] Qadar deriva da "qadara" che vuol dire: stabilire, determinare, ordine qc. (Dio). In
questo caso significa "la giusta misura".

[2] Allah (gloria a Lui l'Altissimo) ribadisce l'ordine del Creato, la sua meravigliosa
distribuzione delle risorse, in una parola il suo perfetto equilibrio ecologico. Ogni
fenomeno naturale ha la sua spiegazione all'interno di una logica scientifica contingente o
epocale. L'equilibrio apparentemente infranto si stabilisce incessantemente ad un livello
diverso. Le uniche modifiche strutturali capaci di mettere in crisi l'ecosistema sono quelle
prodotte dall'avidità, dall'ignoranza, dalla miopia dell'uomo, che si pone conflittualmente
con la Legge di Allah cui obbedisce la natura.

[3] L'unica volontà reale è quella di Allah (gloria a Lui l'Altissimo) e solo quelli che Lui
guiderà potranno intraprendere e percorrere il cammino che a Lui conduce.

[4] La fede è una libera scelta dell'uomo o è un dono di Allah a coloro che la desiderano?
Ma chi mette nel cuore il desiderio di fede se non Allah Stesso (gloria a Lui l'Altissimo)?
Conclusione
Queste sono in breve le verità basilare alle quali il Profeta Muhammad r, invita gli
uomini. La maggior prova – accanto alle argomentazioni precedenti – del fatto che esse
siano delle verità, e verità molto importanti per l'uomo, è l'effetto positivo che esse
esercitano sulla condizione interiore dell'uomo, e quindi sul suo comportamento esteriore.
Trattando della fede in Dio, abbiamo già evidenziato alcuni dei sentimenti verso Dio che
derivano dalla fede nella Sua esistenza e nei Suoi attributi di perfezione.

Poiché l'atteggiamento dell'uomo nei confronti de suoi simili e strettamente


collegato al suo atteggiamento nei confronti di Dio, allora quale fede in Dio con i
sentimenti per il Divino che ne risultano, produrrà necessariamente nel cuore dell'uomo
dei sentimenti verso gli altri uomini che siano consoni alla fede stessa. E poiché il
comportamento esteriore dell'uomo nei confronti di Dio e degli altri uomini è generato
dalle sue vere convinzioni e dai sentimenti che l'uomo nutre per Dio e per i suoi simili,
allora la vera religione non può che appellarsi ad un insieme di comportamenti che sia
una conseguenza naturale dell'insieme delle sue convenzioni più un fattore di
rafforzamento di quelle. La condizione interiore alla quale il Profeta r invitava gli uomini
è quella dell'"Iman" (fede). Il comportamento esterno basato su tale condizioni interiore è
l'Islam. Durante il periodo meccano (cioè durante la prima fase della rivelazione del
Corano avvenuta alla Mecca), il Profeta si concentrò soprattutto sul primo aspetto, senza
peraltro ignorare completamente il secondo, che egli elaborò a Medina dove si formò la
prima comunità musulmana indipendente. Persino alla Mecca il Profeta r fu ispirato da
Dio ad invitare gli uomini ai seguenti atti di culto e di comportamento morale.

1- Per mantenere viva la fede e rafforzarla, fu detto ai musulmani di recitare il Corano


e di studiarlo attentamente, di imparare dal Profeta r e recitare ogni volta che sia
possibile, e specialmente in certe speciali occasioni, alcune preghiere e di recitare la
preghiera nel modo in cui Gabriele mostrò al Profeta. Tutto ciò è la preghiera nel senso
più ampio del termine.

2- Dopo la preghiera che è un atto di sottomissione dell'uomo a Dio, viene la


"Zakât"[1], che nel senso più ampio include ogni atto dell'uomo al servizio dell'uomo.
Essere buoni con gli uomini è il frutto che presuppone l'esistenza dell'albero della fede.
Non è sincero colui che fa del male all'altro uomo e dice di credere in Dio e di amarLo.

{Non vedi colui che taccia di menzogna il Giudizio? È quello stesso che scaccia l'orfano,
e non esorta a sfamare il povero. Guai a quelli che fanno l'orazione e sono incuranti delle
loro orazioni, che sono pieni di ostentazione e rifiutano di dare che è utile.}, [surat Al-
Mâ'ûn (L'Utensile)[2]].

I primi tre versetti di questa sura furono rivelati alla Mecca e i restanti a Medina. I
versetti medinesi parlano degli ipocriti che compiono atti esteriori di culto che non
sgorgano da una fede sincera. Ma il loro comportamento li tradisce, poiché il loro
comportamento è lo stesso di coloro i quali si professano miscredenti alla Mecca.
Qui di seguito ci sono esempi di Zakât a cui il Corano si richiamò durante questo periodo.

Viene condannata l'acquisizione della ricchezza per la ricchezza o in maniera tale


che il guadagno possa aumentare la ricchezza di chi lo riscuote. La mera acquisizione di
ricchezza non conta niente al cospetto di Dio. Non dà all'uomo alcun merito, né in questa
vita né nell'altra.

{Che accumula ricchezza e le conta: pensa che la sua ricchezza lo renderà


immortale?}, [surat Al-Humaza (Il Diffamatore), verss. n. 2-3[3]].

Coloro che ammassano e accumulano ricchezze in questa vita saranno chiamati a una
vampa "a strappargli brutalmente la pelle del cranio":

{Niente [lo salverà]: sarà una fiammata a strappargli brutalmente la pelle del
cranio. Essa chiamerà chi avrà volto le spalle e se ne sarà andato, [chi] accumulava e
tesaurizzava.}, [surat Al-Ma'ârij (Le Vie dell'Ascesa), verss. n. 15-18].

La ricchezza per se stessa è tra i vizi dell'uomo che possono essere sradicati soltanto dal
tipo di fede e pratica che Mohammed (che Allah lo benedica e lo abbia in gloria) ha
insegnato:

{In verità l'uomo è stato creato instabile; prospero quando lo coglie sventura,
arrogante nel benessere; eccetto coloro che eseguono l'orazione, e sono costanti nella
loro orazione, e sui cui bene c'è un riconosciuto diritto, per il mendicante e il
diseredato; coloro che temono il castigo del loro Signore.}, [surat Al-Ma'ârij (Le Vie
dell'Ascesa), verss. n. 19-27[4]].

L'uomo dovrebbe acquisire ricchezza con lo scopo di spenderla per i suoi propri bisogni
e bisogni del prossimo.

Ci dice il Profeta Muhammad r, che l'uomo dice: "La mia ricchezza! La mia ricchezza!

Avete forse altra ricchezza oltre a quello che indossate e stracciate, oltre a ciò che
mangiate e consumate, oltre a ciò che date in elemosina?"

La ricchezza dovrebbe essere spesa per i bisognosi (specialmente se questi sono i


genitori o i parenti), per gli orfani e per quelli che chiedono perché sono poveri, per la
liberazione dalla schiavitù, ecc. ecc.

I seguenti versetti furono tra i primi ad essere rivelati al Profeta Muhammad r:

{Dunque non opprimere l'orfano, non respingere il mendicante.}, [surat Ad-Duhâ (La
Luce del Mattino), verss. n. 9-10].

Tra le qualità che caratterizzano un vero credente è la qualità di dare ai bisognosi e di


devolvere loro, come loro diritto, una determinata porzione del suo patrimonio:
{E sui cui bene c'è un riconosciuto diritto, per il mendicante e il diseredato.}, [surat
Al-Ma'ârij (Le Vie dell'Ascesa), verss. n. 24-25].

C'è una strada che porta al successo nell'aldilà, ed essa può essere percorsa solo da
coloro che compiono le seguenti buone azioni:

{È riscattare uno schiavo, o nutrire, in un giorno di carestia, un parente orfano o un


povero prostrato [dalla miseria], ed essere tra coloro che credono e vicendevolmente
si invitano alla costanza e vicendevolmente si invitano alla misericordia.}, [surat Al-
Balad (La Contrada), verss. n. 13-17[5]].

Oltre ad aiutare il suo prossimo in tal modo, l'uomo dovrebbe anche essere sincero e
essere onesto con i suoi simili e mantenere le promesse fatte loro:

{Coloro che rispettano ciò che è loro stato affidato e i loro impegni, che rendono
testimonianza sincera.}, [surat Al-Ma'ârij (Le Vie dell'Ascesa), verss. n. 32-33].

E gli non dovrebbe infrangere i diritti del prossimo, specialmente il diritto alla vita, {E
quando verrà chiesto alla [neonata] sepolta viva, per quale colpa sia stata uccisa.},
[surat At-Takwîr (L'Oscuramento), verss. n. 8-9[6]], e il diritto alla decenza, {E che si
mantengono casti, eccetto che non con le loro spose e con le schiave che posseggono – e
in questo non sono biasimevoli, mentre coloro che desiderano altro sono i trasgressori –},
[surat Al-Ma'ârij (Le Vie dell'Ascesa), verss. n. 29-31].

Questo è, in breve, il Messaggio che Muhammad r ha lasciato al suo uditorio meccano.

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[1] La Zakât, deriva dalla radicale del verbo "zakka" che vuol dire purificare, per ciò
"l'imposta coranica o la decima" che si applica secondo dei parametri ben specifici, è un
concetto di purificazione dei beni ed è un modo d'istruzione che prolifera benefici
spirituali e sociali; perché i diretti usufruttuari sono: i bisognosi, i poveri, quelli incaricati
di raccoglierla, quelli di cui bisogna conquistarsi i cuori, per il riscatto degli schiavi, per
quelli pesantemente indebitati, per [la lotta sul] sentiero di Allah e per il viandante.
Decreto di Allah! Allah è Saggio, Sapiente.

[2] "L'orazione": la pratica di eseguirla comunemente, nelle moschee e nei luoghi di


lavoro, è segno di devozione e gode di alta considerazione tra i musulmani. È certamente
possibile che alcuni la eseguano solo per ottenere vantaggi materiali o sociali dalla loro
millantata pietà. Forse non ingannano neppure i veri devoti, quanto poi ad ingannare
Allah …

"Che sono pieni di ostentazione e rifiutano di dare che è utile." Nel senso che non sono
disponibili neppure alla minima cortesia consistente nel prestare un utensile comune
come un secchio, un martello, ecc. è questo il senso di "mâ'ûn" che abbiamo tradotto
"cioè che è utile".

[3] "E le conta": che non fa che contarle e vantarsene.

[4] "Arrogante nel benessere": lapidaria, in tre versetti di grande pregnanza la realtà
intrinseca dell'uomo. La sura prosegue poi indicando le condizioni alle quali l'uomo si
riscatta dalla sua miseria.

"E sui cui bene c'è un riconosciuto diritto": il diritto del povero sui beni del ricco è
codificato nell'Islam dall'istituto della zakât.

[5] Nell'Islam, la liberazione degli schiavi in tutte le sue forme è opera altamente
meritoria e addirittura prescritta (a chi ne abbia la possibilità) come espiazione
obbligatoria di alcune mancanze.

[6] Il diritto alla vita per le discendenze [le nascite], che siano maschi o femmine, per
questo il Corano ha fermamente condannato la gente dell'ignoranza preislamica che
seppellivano vive le loro figlie alla nascita, che uccidevano i bambini appena nati a causa
della povertà, della carestia o per paura d'eventuale povertà in futuro! Simile concetto del
tutto attuale per quelli che favoriscono l'aborto selettivo in caso delle femmine che sono
in esubero in confronto ai maschi in certe società, peggio ancora per gli aborti
indiscriminati per ridurre l'aumento demografico e mantenere i livelli del consumismo, o
falsamente per risolvere i problemi dei paesi poveri!

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