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che nessuna moneta sia stata rinvenuta in scavo, o quantomeno io non ne ho notizia. Quasi
periodicamente appaiono tuttavia sul mercato antiquario della zona esemplari di sospetta
provenienza, presumibilmente recuperati in
provincia. Recentemente ho avuto occasione
di esaminare alcuni denari di Pavia a nome di
Ottone I e Ottone II associati, databili tra il 962
ed il 96717; mentre in passato erano transitati
sul circuito commerciale alcuni esemplari
pavesi di Ottone II e Ottone III18. Sono a conoscenza anche di due denari di Ottone II o Ottone III della zecca di Milano19. Si fa notare come
questi dati vadano comunque presi con estrema cautela dal momento che ne risulta impossibile la verifica.
Se confermati, questi elementi potrebbero in
parte integrare quanto si ricava dai documenti parmensi dei secoli IX e X. In essi, per
quanto mi risulta, non viene mai menzionato alcuno specifico tipo di moneta ma, pi
genericamente, soltanto denari, denari
buoni, denari buoni e spendibili20. Quanto sopra citato sembra attestare, per il periodo in esame, una circolazione costituita in
prevalenza di moneta pavese.
Il periodo che va dallavvento al trono imperiale di Enrico II di Sassonia (1014) fino alla fine
del XII secolo ben documentato per quanto
riguarda il materiale archivistico.
questo un intervallo lungo, che vede in atto,
a Parma come nel resto dItalia, grandi cambiamenti, sia sociali (nascita e affermazione
del comune), che politici (lotta per le investiture, conflitto con Federico I Barbarossa).
Anche per quanto riguarda luso e la circolazione della moneta si tratta di unet di complessi mutamenti. Le emissioni si fanno pi
abbondanti ma si assiste nel contempo ad un
peggioramento intrinseco delle varie specie
monetali. Secondo Cipolla tale fatto si deve
mettere in relazione col trionfo del
particolarismo politico e amministrativo21.
Le carte parmigiane attestano luso dei denari
pavesi per tutto il secolo XI. Verso la fine del
Mille cominciano a comparire citazioni di moneta lucchese, forse per linfluenza che la dinastia dei conti di Canossa comincia ad esercitare su Parma e sul parmigiano 22.
Attestazioni di denari lucchesi si fanno pi frequenti con linizio del secolo successivo23. Essi
sembrano per rivestire un ruolo marginale
allinterno del mercato monetario parmense,
che ancora per alcuni decenni si rifornir essenzialmente con il numerario di provenienza
pavese. Verso la fine del secondo decennio
del XII secolo, forse a causa di un suo progressivo, marcato peggioramento, alla mo-
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esemplari simili a quelli del gruzzolo di Parma, forse provenienti anchessi dal territorio.
Alcuni denari mantovani di tipo scodellato sono
poi stati venduti sul circuito commerciale40.
Diversi esemplari di denari terzoli milanesi,
alcuni del tipo pi vecchio, altri delle serie
emesse nel XIII secolo, anchessi transitati sul
circuito commerciale e forse provenienti da
ritrovamenti sporadici nel territorio parmense, sembrerebbero documentare, insieme ai
pezzi di Via Buffolara, un massiccio utilizzo di
questo tipo di moneta41.
Mi inoltre stato segnalato il ritrovamento di
un denaro piccolo di Venezia a nome del doge
Orio Malipiero (1178-1192)42, e di alcuni denari piccoli crociati di Verona con legenda
frir, emessi tra il 1185 e la met circa del
XIII secolo43.
Nei documenti parmigiani degli ultimi decenni del secolo XII, tuttavia, non si trova apparentemente menzione di altra moneta che non
sia quella imperiale oppure, ma oramai raramente, quella milanese. La spiegazione che
probabilmente le somme si riferiscono non ad
una moneta effettiva, ma ad una unit di conto, il cui ammontare poteva essere pagato con
varie valute, quales pro tempore cucurrerint
Parme, come si legge nel documento del 1177
citato sopra. In un atto del 19 aprile del 1193
relativo allaffitto di alcuni beni dati a livello
dalla chiesa di Parma, si esige per singulos
annos fictum iiii sol. et dim. imperialium vel talium
denariorum qui eorum loco currerent44. In un
contratto di vendita rogato a Fidenza il 6 marzo 1188 viene richiesta una somma di vi lib.
mezanorum, vale a dire di quei denari scodellati
di Brescia che da altre fonti sappiamo avevano lo stesso valore degli inforziati cremonesi e
dei terzoli di Milano, i quali a loro volta corrispondevano ai denari mantovani. Tutte queste monete, poi, valevano esattamente la met
del denaro imperiale.
Alle valute nazionali doveva presumibilmente
affiancarsi un certo movimento di monete estere, introdotte dai viandanti che transitavano
lungo la via Francigena per recarsi in pellegrinaggio a Roma. Negli scavi della chiesa di San
Giorgio a Fidenza stato rinvenuto un denaro
del Poitou della seconda met del XII secolo45.
Un obolo della zecca arcivescovile di Lione della
stessa epoca, facente parte di una collezione privata, proviene forse dalla zona di Fornovo Taro46.
Nel 1207 Parma attiv una propria zecca47. Stranamente, la moneta presa a modello non fu n il
denaro imperiale e neppure il suo mezzo. Al parmigiano parvo (cos si chiam il denaro di Parma) fu dato il valore di 1/3 di imperiale (ne sono
presenti in mostra alcuni esemplari). Esso cor-
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Mantova e dei Gonzaga dal XII al XIX secolo. La collezione della Banca Agricola Mantovana. I, Mantova nellet
dei Gonzaga. Una capitale europea, Martellago 1996,
pp. 127-154, in particolare le pp. 137-147; Id., Moneta
locale e moneta internazionale nelle fonti scritte medievali: problemi di interpretazione, in G. Gorini (a cura di
), Forme di contatto tra moneta locale e moneta straniera nel mondo antico, Atti del Convegno Internazionale
(Aosta 13-14 ottobre 1995), Esedra Editrice, Padova
1998, pp. 137-148; Id., Billon and Bullion: Local and
Foreign Coins in Northern Italy (11th-15th Centuries), in
L. Travaini (a cura di), Moneta locale, moneta straniera. Italia ed Europa XI-XV secolo, Atti del Secondo Simposio di Numismatica di Cambridge, Collana di
Numismatica e Scienze Affini, 2, Societ Numismatica
Italiana, Como 1999, pp. 41-65; L. Travaini, Le monete, in F. Missere Fontana, L. Travaini, Monete medievali
e materiali nella tomba di San Geminiano di Modena,
Biblioteca del Centro Studi Storici Nonantolani, n. 35,
Centro Studi Storici Nonantolani, Nonantola 2005, Centro Studi Storici Nonantolani,, pp. 35-73, in particolare p. 46 e segg.
21
C. M. Cipolla, Le avventure della lira, Il Mulino, Urbino
1975, p. 21. Al principio dellXI secolo le zecche principali in attivit erano quelle di Pavia, Milano Verona e
Lucca.
22
I Canossa provenivano dalla Lucchesia. Detenevano
beni allodiali in Lunigiana e Garfagnana ed erano imparentati con Ugo marchese di Toscana. Nel 1026 limperatore Corrado II confer il titolo di marchese di Tuscia
a Bonifacio di Canossa. Cfr. quanto osservato da A.
Saccocci, Le origini..., cit., pp. 141-142, sullanaloga situazione verificatasi a Mantova nello stesso periodo.
23
Cfr. G. Drei, Le carte degli Archivi Parmensi del sec.
XII, Parma 1950, docc. 7 (Parma, 10 ottobre 1001), 12
(Parma, 6 giugno 1102), 17 (Parma, 1 febbraio 1104),
21 (Parma, 12 agosto 1105), 24 (Parma, 31 marzo 1106),
32 (Parma, 28 dicembre 1111), 140 (Parma, 25 luglio
1145), 400 (Parma, 3 giugno 1171).
24
generalmente accettato che i riferimenti ai vari tipi
di monete presenti nelle fonti si debbano intendere in
primo luogo come termini di conto, traducibili in monete effettive differenti. I rinvenimenti numismatici paiono non di meno confermare, per il periodo in esame,
luso di moneta milanese al posto della pavese. Per il
peggioramento della moneta di Pavia nel XII secolo vedi
A. Rovelli, Il denaro di Pavia nellalto medioevo (VIII-XI
secolo), in Bollettino della Societ Pavese di Storia
Patria, 1995, pp. 71-90, con bibliografia precedente.
25
G. Drei, Le carte..., 1950, cit., p. 43, doc. 46.
26
Il documento citato da I. Aff, La zecca..., cit., p. 23.
Per il problema di romesine e ramesine cfr. quanto osservato da L. Travaini, La zecca e le monete di Salerno
nel XII secolo, in P. Delogu, P. Peduto, (a cura di), Salerno
nel XII secolo. Istituzioni, societ, cultura, Atti del Convegno Internazionale (Raito Di Vietri sul Mare, 16-20
giugno 1999), Salerno 2004, pp. 337-354, p. 343 e segg.
27
M. Bazzini, Schede..., cit., p. 83.
28 Tipo O. Murari, La moneta..., cit., n. 12 (1039-1125).
M. Matzke, J. Diaz Tabernero, Eine Brse mit
mailndischen Denaren des 12. Jahrhunderts aus Lenz/
Lantsch GR, Kapelle St. Cassian, in Schweizerische
Numismatische Rundschau, 83, 2004, pp. 125-138,
hanno recentemente proposto da di datare queste monete tra il primo decennio e la met circa del XII secolo.
29
Tipo CNI IV, pp. 488-490, nn. 1-14.
30
M. Bazzini, Le monete, in M. Bazzini et al., Testimonianze Archeologiche al castello di Rivalta (Lesignano
de Bagni - PR -), Quaderni del Gruppo Culturale
Quingento, 1997, Gruppo Culturale Quingento, San
Prospero Parmense 1998, ciclostilato, presso il Museo Archeologico Nazionale di Parma, pp. 40-49, p.
40, n. 1. Si tratta di un esemplare tipo M. Matzke,
Vom Ottolinus zum Grossus: Mnzprgung in der
Toskana vom 10. bis zum 13. Jahrhundert, in
Schweizerische Numismatische Rundschau,72,
112
Nuovo Medioevo, 71, Napoli 2003, sebbene per un periodo leggermente pi tardo.
60
Tipo CNI IV, p. 222, n. 7 (Comune, 1256-1328). O.
Murari, Le pi antiche Monete di Mantova, in Quaderni
Ticinesi di Numismatica e Antichit Classiche, XVII,
1988, pp. 297-316 ne ha rivisto la datazione, attribuendolo al periodo di Luigi Gonzaga. A. Saccocci, Le origini..., cit., lo attribuisce anchegli a Luigi, datandolo al
periodo 1336 circa-1360.
61
M. Bazzini, Le monete..., cit., pp. 41-42, nn. 6-7. Nella
stessa localit stato trovato anche un quattrino di Gian
Francesco Gonzaga (1407-1444) (Ibidem, p. 42, n. 9).
62
Cfr. R. Greci, Parma Medievale. Economia e societ
nel Parmense dal Tre al Quattrocento, Parma 1992, p.
69 e segg.
63
CNI XI, p. 305, n. 37 (per la scritta al diritto) e p. 307,
n. 59, var. (per la scritta di rovescio e per il segno della
balla) (1313-1494). Per i tipi cfr. L. Lenzi, Le monete di
Pisa. II. Le monete al nome di Federico II imperatore nei
secoli XIV e XV, estratto da Soldi-Numismatica, gennaio-dicembre 1974, Circolo Filatelico Numismatico Pisano,
Roma 1975, p. 45, n. 27. La moneta inedita. Ringrazio
la dott.ssa Manuela Catarsi DallAglio, Ispettrice della
Soprintendenza ai Beni Archeologici dellEmilia Romagna,
per la segnalazione e per avermi concesso di controllare
il pezzo, conservato presso il Museo Archeologico Nazionale di Parma.
64
M. Bernocchi, Le monete della Repubblica Fiorentina.
II. Corpus Nummorum Florentinorum, Citt di Castello
1975, pp. 193-194. nn. 1062-1067. La moneta, di cui
ho potu to prendere visone prima che fosse dispersa, riportava il simbolo della mano benedicente. Essa dunque esattamente attribuibile allufficiale di zecca Andrea
di Rucco di Savino.
65
F. Bacchini, Una variante..., cit., passim, ma con alcuni errori di identificazione e di datazione. Si tratta di
monete delle zecche di Pisa, Firenze, Siena, Lucca,
Perugia. Sono presenti anche esemplari Cinquecenteschi della zecca di Roma.
66
Ibidem, p. 113, n. 46. Si tratta di un doppio denaro di
Lodovico II dAngi, del tipo F. Poey dAvant, Monnaies...
II, 1858, cit., n. 4057.
67
Si tratta di denari tipo C. Crippa, Le monete di Milano
dai Visconti agli Sforza dal 1329 al 1535, Milano 1986,
p. 88, n. 14.
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