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Disuguaglianza economica e
disuguaglianza politica
Schede (http://www.eticaeconomia.it/temi/schede/)
Elena Granaglia
Granaglia analizza alcuni studi recenti, condotti negli Stati Uniti, diretti a
documentare linfluenza che la disuguaglianza economica pu avere sui
processi di formazione delle decisioni politiche e che permettono di
individuare i canali attraverso i quali la disuguaglianza economica si
trasforma in disuguaglianza politica.
(/disuguaglianza-economica-e-disuguaglianza-politica/?format=pdf)
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Secondo la retorica del trickle down, dal vantaggio dei ricchi possano derivare vantaggi per tutti (o
quasi tutti). In realt, disuguaglianze elevate rischiano di compromettere il funzionamento di tutte
le principali istituzioni sociali. In questa breve scheda, vorrei riportare i risultati di alcuni recenti
studi empirici, riferiti agli Stati Uniti, sul rapporto tra disuguaglianza e democrazia politica. Gli
Stati Uniti presentano numerose peculiarit per quello che riguarda la disuguaglianza e anche per
questo non sarebbe corretto generalizzare i risultati messi in evidenza da questi studi. Essi sono,
infatti, uno dei paesi in cui le disuguaglianze di reddito e di ricchezza sono pi pronunciate. L1%
degli americani pi ricchi detiene oltre il 22% del reddito nazionale e oltre un terzo della ricchezza.
Dei 1.645 miliardari pi ricchi del pianeta, poco meno di 500 vivono negli Stati Uniti. Gli Usa sono,
dunque, un paese a disuguaglianza economica molto elevata e non siamo in grado di dire quando
esattamente la disuguaglianza economica diventa un problema per la democrazia politica.
Gli Stati Uniti sono, altres, un paese caratterizzato da una divisione molto pronunciata dei poteri.
Ad esempio, le decisioni del Senato possono essere bloccate anche da un solo senatore, grazie alla
sostanziale assenza di limiti al tempo che pu essere dedicato alla discussione delle diverse
questioni. Paradigmatico, al riguardo, il caso del senatore repubblicano del Kentucky, Rand Paul il
quale, in nome del diritto alla riservatezza e malgrado la maggioranza del Senato fosse favorevole,
riuscito, per diversi anni, a bloccare la stipula di un trattato che avrebbe obbligato le banche
svizzere a fornire i nomi di 22.000 ricchi americani che avevano portato offshore un ammontare di
dollari stimato attorno a 10 miliardi. In un contesto siffatto, esercitare pressioni appare assai facile.
1,
presidenziale americana, nel corso della quale centinaia di milioni di dollari sono stati utilizzati da
repubblicani conservatori come Sheldon Adelson, David Charles Koch e Harold Simmons insieme a
un gruppo di altri ricchi donatori per cercare di frenare Obama. I finanziamenti elettorali saranno
ancora pi facili nel futuro grazie alla sentenza della corte Suprema americana dello scorso aprile
che, con un voto di 5 a 4, ha di fatto eliminato i limiti allammontare di finanziamenti erogabili
nelle elezioni federali. Largomento utilizzato ha fatto leva sul primo emendamento: la libert di
spendere a favore dei candidati preferiti equivale di fatto alla libert di pensiero. difficile
sostenere che le pressioni dei pi ricchi non abbiano avuto un ruolo. Si noti: fare leva sulla libert di
pensiero favorisce altres la segretezza del finanziamento e, dunque, lopacit del processo
decisionale.
Indiscutibilmente, anche i ricchi democratici hanno finanziato Obama. Ma, da un lato, il grosso dei
finanziamenti da parte dei pi ricchi venuto dal fronte repubblicano. Due terzi dei 1.000
finanziamenti privati pi elevati sono venuti dai repubblicani e fra questi da repubblicani
appartenenti al mondo della finanza.
Da un altro lato, Darrel West cita uno studio interessante dellUniversit del Michigan secondo cui i
pi ricchi (presi nel complesso, dunque, a prescindere dalle appartenenze politiche) esprimono
preferenze che si differenziano fortemente da quelle del pubblico medio rispetto a questioni
centrali. Ad esempio, solo il 27% del pubblico medio sostiene tagli allassistenza sanitaria ai poveri
contro il 58% dei pi ricchi. Ben l87% del pubblico medio sostiene che il governo dovrebbe
spendere di pi affinch anche i bambini poveri possano avere accesso a buone scuole, contro il 35%
dei pi ricchi. Similmente, il 71% del pubblico medio ritiene che il governo abbia un ruolo
essenziale nel regolare i mercati contro il 55% dei ricchi. Ancora, ricchi questi ultimi erano assai pi
contrari a un ruolo del governo nelloffrire occupazione o sussidi in presenza di disoccupazione.
Da ultimo, anche qualora le preferenze dei pi ricchi fossero uguali a quelle dei pi poveri, il
principio di uguaglianza politica alla base della democrazia in netta contrapposizione allidea di
voto per procura (ovvero allidea che le scelte pubbliche vengano decise dalla minoranza dei pi
abbienti).
Il secondo studio quello di Page e Gilens [Gilens M. Page B., 2014 Testing Theories of American
Politics: Elites, Interest Groups, and Average Citizens, Perspectives on Politics (in corso di stampa)], i
quali hanno dimostrato la sostanziale impossibilit per chi non ricco di vedere soddisfatte le
proprie preferenze quando queste sono in contrasto con quelle dei pi ricchi. Pi precisamente,
Page e Gilens hanno preso in considerazione le posizioni espresse in diversi sondaggi dopinione
dagli Americani appartenenti allultimo decile (il decile pi ricco), da quelli appartenenti al quinto
(il decile centrale),nonch le opinioni espresse da vari gruppi di interesse, e 1.779 scelte politiche
negli ultimi trentanni.
I loro risultati mostrano che quando il decile centrale favorevole e il pi ricco contrario le
chances per una determinata politica di essere approvata si aggirano attorno al 18%. Il che appare
del tutto coerente con quanto affermato da Hacker e Pierson
parte dei pi ricchi, vale a dire di non fare passare posizioni che potrebbero essere per loro
dannose. Al contempo, quando i pi ricchi hanno interesse a fare passare una data politica le
possibilit di vittoria si aggirano a poco meno del 50% (la divisione dei poteri negli Stati Uniti rende
complessivamente difficile il varo delle decisioni).
Qualificando ulteriormente anche con i dati riportati da Stiglitz 3, il risultato complessivo che le
politiche evitate o varate grazie al sostegno dei pi ricchi hanno giocato un ruolo non indifferente
nella creazione delle disuguaglianze economiche. In questo senso, la disuguaglianza economica
favorisce la disuguaglianza politica e viceversa.
A questultimo riguardo, va ricordata una delle ultime sfide lanciate dal miliardario Tim Draper,
tesa a rendere autonoma Silicon Valley dalla California. Tim Draper ben consapevole che una
richiesta di secessione non potrebbe mai essere approvata negli Stati Uniti. Ha allora presentato
una proposta di referendum che, utilizzando la retorica del governo vicino ai cittadini, chiede la
divisione della California in 6 Stati. Uno di questi hai i confini di Silicon Valley, che diventerebbe il
pi ricco stato americano e un altro quelli di Jefferson che, invece, verrebbe ad essere il pi povero.
Per capire le gravi implicazioni di questa proposta, va ricordato che negli Usa le scuole pubbliche
dellobbligo sono finanziate dalle imposte locali.
Nonostante i soldi, i pi ricchi sono sempre esistiti e comunque sono una percentuale ristretta della
popolazione. Come mai allora oggi possono esercitare tutto questo potere? Ovviamente, il tema
sterminato, ma come spunto di riflessione si pone il terzo e ultimo studio che vorrei citare ossia
quello di Kuziemko, Norton, Saez e Stantcheva
opinione ai cittadini. Il che depone a favore di politiche di informazione tese a una maggiore
educazione sui dati e sulle leggi in vigore. Interessante, al riguardo, lesempio fornito
sullimposta di successione. Ad un primo test, gli intervistati si sono mostrati largamente contrari
a un inasprimento della tassazione in materia. Una volta informati che la normativa attualmente in
vigore tassa solo eredit superiori ai 5 milioni di dollari, al netto dei trasferimenti al coniuge e di
qualsiasi trasferimento in attivit filantropiche (la grande ampiezza nella definizione di
questultime permette, fra laltro che i vantaggi vadano anche a think thank che rivestono una
influenza politica a favore del mantenimento delle disuguaglianze), le opinioni hanno subito un
sensibile cambiamento.
Il problema che al cambiamento delle preferenze non segue altrettanto facilmente un
cambiamento nellatteggiamento verso la politica. Al contrario, latteggiamento diffuso resta
quello di totale sfiducia. Anche su questo risultato gioca un ruolo non indifferente la devastazione
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