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Il Fantastico
Tradizioni a confronto
A cura di
Roberto Colonna
Edizioni Arcoiris
Pagine Inattuali
Il Fantastico. Tradizioni a confronto
Gennaio 2015
ISSN 2280-4110
Direzione:
Roberto Colonna
Comitato Scientifico:
Armando Mascolo
Alessio Mirarchi
Stefano Santasilia
Livio Santoro
Giovanni Sgro
Progetto grafico e di copertina:
Raffaele Di Somma
In copertina: Tutta la nostra cosiddetta coscienza un pi o meno fantastico
commento di un testo inconscio, forse inconoscibile, e tuttavia sentito (Nietzsche
F., Morgenrte. Gedanken ber die moralischen Vorurteile, 1881, trad. it. di
Masini F., Aurora. Pensieri sui pregiudizi morali, in Opere, Milano 1964 , vol.
V, tomo 1, af. 119, pp. 91-92.
2015, Edizioni Arcoiris
www.edizioniarcoiris.it
Sommario
Roberto Colonna
Laltra parte dello specchio
Roberta Previtera
Unincursione nella Zona proibita
Intervista a Eduardo Ramos-Izquierdo
15
Remo Ceserani
Il fantastico e limmaginario postmoderno
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PARTE PRIMA
Stefano Lazzarin
Fantastico: il caso italiano
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Maurizio De Giovanni
Ti voglio bene
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Livio Santoro
Argonauti del Tirreno centrale
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PARTE SECONDA
Rosalba Campra
Lesperienza del fantastico
tra lettura e scrittura
Traduzione italiana di Alessio Mirarchi
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PARTE TERZA
Didier Contadini
Linquietudine della socialit moderna
Considerazioni sulla letteratura
fantastica di lingua francese
Bernard Quiriny
Elisir di giovinezza
Traduzione italiana di
Lorenza Di Lella e Giuseppe Girimonti Greco
Antoine Volodine
Inizziare
Traduzione italiana di Didier Contadini e Federica Di Lella
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177
PARTE QUARTA
Carlo Pagetti
Alcune considerazioni
sulla letteratura fantastica in lingua inglese
201
Algernon Blackwood
La casa vuota
Traduzione italiana di Gabriele Scalessa
Edward G. Bulwer-Lytton
Gli infestati e gli infestatori,
o la casa e la mente
Traduzione italiana di Gabriele Scalessa
Recensioni
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Ad Alfredo
La vita qualunque cosa sia breve.
() La Natura (intesa come Morte) vince
sempre, ma questo non significa che dobbiamo inchinarci e prostrarci al suo cospetto.
Che forse anche se non siamo troppo contenti di essere qui, nostro compito immergerci comunque: entrarci, attraversare questa fogna, con gli occhi e il cuore ben aperti.
E nel pieno del nostro morire, mentre ci
eleviamo al di sopra dellorganico solo per
tornare vergognosamente a sprofondarvi,
un onore e un privilegio amare ci che la
Morte non tocca.
Donna Tartt, The Goldfinch
ROBERTO COLONNA
Genere di generi, dalla fantascienza al gotico, dallhorror al fantasy, quasi a voler mettere in discussione langusta e vetero-positivista abitudine di dividere in categorie i saperi, il Fantastico,
inteso nella sua dimensione di letteratura codificata nella forma
scritta, antichissimo se, almeno in Occidente, gi presente in
quei due poemi, lIliade e lOdissea, che costituiscono uno degli inizi della cultura moderna, oltre a essere forme archetipiche per eccellenza della narrazione in quanto tale1.
Ma il ricorso al Fantastico per lumanit qualcosa di ben pi
importante: unarma che si perde nella cosiddetta notte dei tempi per sconfiggere paure, e tramandare ai posteri nozioni di ogni
tipo, nel tentativo di superare quel limite invalicabile, e allo stesso
tempo intrinsecamente caratterizzante, qual la mortalit.
Da qui, la nascita della fiaba, della favola, del mito, strumenti
ancestrali, seppur ancora molto attuali, capaci di sublimare attraverso un processo catartico la condizione di precariet prodotta
da un quotidiano irto di incognite e scandito da terrificanti opacit. Unespressione di evasione che si muove su una struttura
circolare e si afferma, acquisendo senso e significato, proprio nel
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ROBERTA PREVITERA
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dubbi producono una certa ambiguit: il lettore pu pensare che Tiphaine se ne vada perch pensi che luomo che ha
di fronte sia cambiato e non sia pi quello di cui era innamorata, o, in alternativa, pu pensare che intuisca che non
sia lui, che ci sia qualcosa di strano. Tutto questo implicito nel testo e il lettore libero di interpretare i fatti come
meglio crede.
R.P.: In questo punto della storia come se il
destino si interrompesse, entrasse in stand by, per
poi riprendere in maniera inesorabile pi tardi, quando Molina decide di ritrovare Tiphaine. quasi come
se i personaggi fossero sottoposti a una specie di
fatalit dalla quale non posso sfuggire. daccordo
con questa idea?
E.R.I.: S, se uno legge il testo si rende conto che c
una sorta di fatalit sebbene non si tratti necessariamente di
una fatalit tragica.
R.P.: Questa fatalit, lidea di un destino gi
scritto, mi sembra abbastanza ricorrente nei suoi testi,
penso per esempio al racconto Maria Sofia. Nelle
traiettorie dei suoi personaggi, il destino traccia continuamente parallelismi e simmetrie. Questi aspetti sono echi della sua formazione matematica?
E.R.I.: In quel racconto c certamente lidea di un
futuro che si conosce e che si accetta. S, certamente c una
relazione tra i due testi. I due protagonisti, Molina come
Mara Sofa, scoprono lamore. Sebbene la relazione con
laltro si presenti, e sia vissuta, in maniera molto differente.
In entrambi c per unintensit nellaccettazione del proprio destino, che portata allestremo. Rispetto alla seconda parte della domanda, diciamo che i parallelismi e le
simmetrie sono artifici letterari che mi sembrano estremamente utili nella costruzione di un testo.
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REMO CESERANI
fantastico ha dato occasione alla scoperta di una modalit letteraria, tipicamente moderna, che si ritrova anche in testi appartenenti a generi diversi, persino in quelli caratterizzati dal pi
esplicito realismo mimetico.
2) Le definizioni date a suo tempo da Tzvetan Todorov del
racconto fantastico1 hanno conservato, pur nella loro rigidit
strutturalistica, una loro validit, e tuttavia sono state man mano
corrette con nuove aggiunte e precisazioni, recuperando le intuizioni spesso molto acute di Roger Caillois2 e tenendo conto di
proposte che sono venute da varie parti e da vari studiosi, come
Jacques Finn, Lucio Lugnani, Christine Brooke-Rose, Rosemary
Jackson, Roger Bozzetto, Stefano Lazzarin3 e parecchi altri.
3) C stata una buona sistemazione storiografica della vicenda del modo fantastico in Italia, una percezione di ritardi e debolezze (con precisazioni, correzioni, soprattutto di Vittorio Roda)4,
Todorov T., Introduction la littrature fantastique, 1970, trad. it. Introduzione alla
letteratura fantastica, Milano: Garzanti, 1977.
2 Cfr. Caillois R., Au coeur du fantastique, 1965, trad. it. Guarino L., Nel cuore del
fantastico, Milano: Feltrinelli, 1984, pp. 90-92.
3 Cfr. Finn J., Lorganisation surnaturelle, thse de doctorat, Universit de
Bruxelles, anne acadmique 1977-78 ; Lugnani L., Verit e disordine: il dispositivo
delloggetto mediatore, in Ceserani R., et alii, La narrazione fantastica, Pisa: NistriLischi, 1983, pp. 177-288; Brooke-Rose C., A Rhetoric of the Unreal. Studies in
narrative and structure, especially of the fantastic, Cambridge: Cambridge Univ. Press,
1981; Jackson R., Fantasy. The Literature of Subversion, New York-London:
Methuen, 1981; Bozzetto R., Lobscur object dun savoir: fantastique et science-fiction:
deux littratures de limaginaire, Aux-en-Province: U.P. 1992; Lazzarin S., Il modo
fantastico, Roma-Bari: Laterza, 2000.
4 Roda V., Homo duplex: scomposizioni dellio nella letteratura italiana moderna,
Bologna: Il Mulino, 1991 e I fantasmi della ragione: fantastico, scienza e fantascienza
nella letteratura fra Otto e Novecento, Napoli: Liguori, 1996; ma vedi anche Colin
M., La difficile naissance de la littrature fantastique en Italie, in Les langues no-latines,
1990, n. 272, pp. 73-96; Farnetti M. (a cura di), Geografia, storia e poetiche del
fantastico, Firenze: Olschki, 1995; Mangini A.M., Weber L. (a cura di), Il
visionario, il fantastico, il meraviglioso tra Otto e Novecento, Ravenna: Allori, 2004;
Bordoni C. (a cura di), Linee dombra. Letture del fantastico in onore di Romolo
Runcini, Cosenza: Luigi Pellegrini Editore, 2004; Billiani F., Sulis G. (a cura di),
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fiabeschi nella Byatt o ai suoi racconti pittorici o ai falsi romanzi polizieschi di Tabucchi come Il filo dellorizzonte o Notturno indiano, che alla fine si rivelano romanzi di formazione o romanzi
esistenziali).
3) Il soggetto postmoderno, come sappiamo13. nella sua realt corporea e sentimentale, non pi il soggetto forte della modernit, coerentemente programmato e formato nella sua versione borghese o, nel mondo rovesciato della letteratura fantastica, percorso da crisi violente, lacerato e sdoppiato, pieno di
sottofondi dostoevskjani, kafkiani o beckettiani. Il nuovo soggetto postfreudiano, appiattito narcisisticamente sul proprio corpo,
facilmente manipolabile da medicina, chirurgia estetica e cosmesi,
frammentato al punto da potersi dare nel tempo look diversi e
individualit diverse, arcipelaghi di individualit (come sostiene
Tabucchi nel romanzo Sostiene Pereira, recuperando le idee di psicologi francesi come Binet e di drammaturghi italiani come
Pirandello) e per in un continuo stato liquido di liminalit fra
sogno e realt, scandagli della memoria che si perdono in pozzi
senza fondo, disorientamenti, incertezze nel determinare i confini
e la sostanza dei sogni. Credo che sia al servizio della costruzione
di soggetti incerti tra radicamento ombelicale al mondo del sogni
e progetti ancora imprecisati di formazione la presenza in racconti come Gli incanti e I pomeriggi del sabato di Tabucchi di protagonisti fanciulli o adolescenti o di soggetti rimasti sospesi e bloccati nella loro evoluzione di vita, incapaci di costruire un progetto
borghese e produttivo di famiglia, come avviene per il protagonista di Anywhere out of the world di Tabucchi, o nei due infecondi
fratelli, bloccati in un rapporto incestuoso mai realizzato e
prigionieri dentro la casa in cui si svolta la vita delle generazioni
precedenti, nel racconto Casa tomada di Cortzar, o nel narratore
e nella protagonista di The July Ghost della Byatt (e anche in Spino,
protagonista del romanzo di Tabucchi Il filo dellorizzonte, che non
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ria di questa immagine [] mi ha sollevato molti dubbi. Soprattutto mi ha messo in guardia dalle nostre pretese, non di rado
arroganti, di voler tracciare i confini esatti fra le cose che sono, di
credere di misurare al millimetro dove finisce la realt e dove
comincia la finzione. Infine, da un punto di vista della cosiddetta narratologia, mi ha insegnato che, al contrario di quanto affermano critici autorizzati, la copertina di un libro, oltre che una
soglia, pu essere una tromba delle scale nella quale si precipita
ignari. Nel senso che mi venuto un sospetto: che non sono soltanto io che ho messo un libro sotto di lei, ma anche lei che ha
convocato un libro sotto se stessa. Forse quel libro lho scritto
anche perch un giorno, senza ragione, comprai quellimmagine su
una bancarella di Parigi17.
5) Altri mezzi tecnologici della nostra vita moderna e postmoderna fanno la loro comparsa nei nostri racconti. Tabucchi, in
Anywhere out of the World ricorre a due tipici strumenti della comunicazione, come il giornale e il telefono, per introdurre un elemento perturbante, addirittura angosciante, come larrivo di un
messaggio per il protagonista dal mondo dei fantasmi. E Cortzar
usa, con procedimento neo-fantastico, la radio come mezzo di
comunicazione fra mondo immaginario e mondo reale; mentre la
Byatt fa ricorso alla vecchia tecnica parascientifica della metempsicosi e della trasmissione del pensiero ampiamente sfruttata nella tradizione fantastica della modernit per esplorare le
ambiguit della nevrosi postmoderna e gli sviluppi della biologia e
della psicologia contemporanee. Quando il narratore e la donna
che ha perso il figlio in un incidente discutono il fatto che lui ha
pi volte visto, in giardino, il fantasma del bambino, mentre lei
non mai riuscita a vederlo, ecco la spiegazione che lei stessa,
che ha invano cercato di tornare a vivere una vita normale dopo
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6) Un procedimento che sembra attrarre questi nostri scrittori il cambiamento di scala nella dimensione rappresentativa
della realt, in particolare i procedimenti dellingrandimento e
della miniaturizzazione. anche questo un modo per problematizzare il nostro rapporto con la realt, che viene vista e rappresentata in chiave soggettiva, secondo la prospettiva del personaggio che osserva, trasforma, ricostruisce, in analogia con quanto
avviene nel linguaggio dei sogni, con conseguenze sulle forme
della conoscenza e dellinterpretazione. Se ne ha un esempio
chiarissimo in Las babas del diablo (e nel film di Antonioni), ma
anche nel racconto Gli equivoci senza importanza di Tabucchi, in cui
il protagonista-narratore assiste con profondo turbamento a un
processo in cui due suoi compagni di universit, di vita e di
memorie, sono ora uno nelle vesti di imputato e laltro in quelle
di giudice. Nella scena finale il personaggio-narratore vede, come
in sogno o per effetto delle emozioni provate o dellalcool bevu42
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e musei, dai testi dei poeti e dei romanzieri del passato che hanno
colonizzato il linguaggio. Il culto del corpo ha sviluppato le
attivit sportive, le diete, gli interventi manipolatori della chirurgia
plastica, della farmacologia miracolosa. La morte sembra una
eventualit inaccettabile. La vita sembra scorrere liquida, senza
increspature e senza appigli. Il tempo si fatto esso stesso una
dimensione opzionale, segmentata, seriale e ripetuta, non diversamente dai paesaggi di sfondo che si succedono a scatti come le
diapositive proiettate su uno schermo. I personaggi scivolano e
trascorrono nel tempo e nello spazio (scusami se cambio paesaggio, dice uno a un certo punto), seguono percorsi labirintici e
li ordinano in racconti pieni di salti, ritorni, divagazioni. I gesti
epistemologici dei personaggi che si trovano a vivere dentro un
mondo complesso e pieno di messaggi contraddittori restano sospesi e inconclusi e i lettori di questi racconti non si trovano alla
fine, come nei racconti fantastici della modernit, di fronte a un
dilemma gnoseologico che si proietta oltre la conclusione della
narrazione, ma sono spinti a ripiegare su domande di tipo ontologico che sembrano non avere risposta.
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STEFANO LAZZARIN
studio sar invece di esaminare alcuni nodi storico-teorici fondamentali, legati al tempo stesso al problema della definizione del
fantastico e al percorso storico di questo modo o genere letterario, in Italia, dalle origini ai giorni nostri5. Di seguito, mi soffermer su: la questione terminologica; la svolta storica di fine Settecento e il problema delle origini, o detto altrimenti, del ritardo
italiano nei confronti della tradizione occidentale; la possibilit o
no di definire alcune caratteristiche fondamentali, forse addirittura delle specificit del fantastico italiano rispetto alle altre tradizioni occidentali; e per concludere, il rapporto fra moderno e postmoderno, che implica anche, nel caso del fantastico, una riflessione sulla continuit o discontinuit fra tradizione ottocentesca e
novecentesca.
La questione terminologica
Il termine fantastico pone numerosi problemi: oltre a essere
adoperato con sfumature di significato diverse nelle varie lingue
europee, ha alle spalle una storia lunga e tortuosa, che crea complicazioni non facili da risolvere. Limpiego del vocabolo nel campo della teoria letteraria si intreccia con usi tecnici del linguaggio
psicologico e filosofico; inoltre, anche volendo circoscrivere
ragionato, ibidem, pp. 253-270. Si vedano inoltre due lavori pi recenti: cfr.
Lazzarin S., Una magia troppo irrimediabilmente intelligente: Papini, Bontempelli e il
fantastico novecentesco, in Bollettino 900 Electronic Newsletter of 900 Italian
Literature, n. 1-2, giugno-dicembre 2010, allURL http://www3.unibo.it
/boll900/numeri/2010-i/W-bol/Lazzarin/Lazzarin.pdf (data ultimo accesso,
31/07/2014); e Lazzarin S., Trois ouvre-botes pour un canon ferm. Perspectives
actuelles de la recherche sur le fantastique italien, in Les Cahiers du CELEC, n. 5,
2014, allURL http://cahiersducelec.univ-st-etienne.fr (data ultimo accesso,
31/07/2014).
5 Su tali nodi verte un articolo di qualche anno fa, che scrissi insieme a Remo
Ceserani e da cui attinger parte dellargomentazione e vari esempi: cfr.
Lazzarin S. e Ceserani R., La letteratura e il fantastico, in Marzola D. (a cura di), Il
cinema fantastico tra ricordi sogni e allucinazioni, Alessandria: Falsopiano, 2008, pp.
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inquietante, perturbante, terrificante18. In altri termini, un racconto fantastico se riferisce eventi che mettono in crisi la coerenza
del nostro universo: eventi inesplicabili, sconcertanti e spaventosi
perch, se fossero veri, farebbero esplodere il paradigma di realt19 su cui fondiamo la nostra rappresentazione del mondo.
La svolta storica di fine Settecento e il ritardo italiano
Inteso in tal modo, il fantastico non esistito da sempre ma fa la
sua apparizione in un momento storico preciso, tra la fine del
Settecento e linizio dellOttocento. Molti studiosi della storia,
della letteratura, della cultura occidentali collocano in questepoca
un grande cambiamento epocale: dopo di esso il mondo, nel bene
e nel male, non pi stato lo stesso e i vari settori della vita
sociale, dellimmaginario e della comunicazione umana nelle tante
sue forme hanno subto [] un ribaltamento e una ristrutturazione radicali20. in connessione con questo cambiamento che
si producono le condizioni propizie alla nascita di una letteratura
fantastica: in connessione, cio, con eventi di storia delle strutture
materiali (la rivoluzione industriale) e delle ideologie (la Rivoluzione francese), di storia delle mentalit (la scomparsa delle forme
tradizionali di credenza al soprannaturale), di storia delle forme
letterarie e dei generi letterari (pi o meno nello stesso periodo,
una svolta viene a modificare anche lassetto del millenario sistema letterario europeo)21. difficile, e sarebbe troppo lungo,
Sulla scuola francese contrapposta a quella anglosassone e sulla
definizione di fantastico qui adottata cfr. Lazzarin S., Il modo fantastico, RomaBari: Laterza, 2000, soprattutto le pp. 14 e 79, e il gi ricordato Lazzarin S.,
Drive(s) du fantastique, cit.
19 Su questa nozione cfr. Lugnani L., Per una delimitazione del genere, cit., e in
particolare la definizione sintetica che si legge ibidem, p. 54.
20 Ceserani R., Raccontare il postmoderno, Torino: Bollati Boringhieri, 1997, pp.
19-20.
21 Sulla grande svolta di fine Settecento nel sistema dei generi letterari cfr.
Orlando F., Gli oggetti desueti nelle immagini della letteratura. Rovine, reliquie, rarit,
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tuttaltro: baster leggere, a riscontro, la lezioncina di licantropologia se mi si passa il termine che la pinzochera Filomena
impartisce a Giovancarlo nella Pietra lunare53. Ma il risultato , in
tutti i casi citati e pur nella loro diversit, qualcosa di molto diverso dalla letteratura popolare: nei consapevolissimi e intelligentissimi scrittori italiani, il lupo mannaro finisce con il diventare occasione di raffinate variazioni letterarie piuttosto che mostro terrificante e sanguinario. Da Petronio in gi il licantropo, prima di
mutare, si sbarazza degli abiti; ma la capra mannara Gur si prepara alla metamorfosi bestiale con lelegante nonchalance di una
Venere anadiomne:
Gur [] si sfilava la veste dal capo e poi gli altri indumenti
dalle gambe, donde usc, pestandoli alquanto, come Venere
dalla spuma. Paragone involontario per il giovane, data la
tragica contingenza, e dunque tanto pi calzante: della dea la
fanciulla aveva la stessa linea slanciata lo stesso seno sparto e
cos via54.
Vocazione alla marginalit: cos definirei un altro tratto caratterizzante e verosimilmente distintivo del fantastico di casa nostra.
Il termine interessante perch polivalente: gli si possono attribuire due o tre accezioni. La prima allude al fatto che perfino i
maggiori narratori fantastici italiani non parliamo degli scrittori
ottocenteschi che si sono cimentati con il genere, n dei minori
della letteratura dellOtto e del Novecento sono per una ragione
o per laltra degli isolati, che non suscitano intorno a s una
scuola e neppure riscuotono il plauso unanime della critica. Mi
pare esatto quanto osservano Ghidetti e Lattarulo a proposito
Cfr. Landolfi T., La pietra lunare, a cura di I. Landolfi, Milano: Adelphi, 1995,
pp. 51-52.
54 Ibidem, pp. 89-90.
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Ibidem, p. 131.
Calvino I., Il fantastico nella letteratura italiana, cit., p. 1679.
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Ceserani R., Treni di carta. Limmaginario in ferrovia: lirruzione del treno nella
letteratura moderna, Torino: Bollati Boringhieri, 2002, p. 21.
62 Ceserani R., Ancora sul fantastico. A proposito di Pirandello, cit., p. 64.
63 Ceserani R., Raccontare il postmoderno, cit., pp. 9-10.
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Lucarelli C., Lupo mannaro, Torino: Einaudi, 2001, p. 34; corsivo e tondo
dellautore.
73 Cfr. Evangelisti V., Black Flag, Torino: Einaudi, 2002, pp. 3-5.
74 Evangelisti V., Prima della rivoluzione, in Cometto M. (a cura di), Fantastico
Italiano Underground, Livorno: Associazione Culturale Il Foglio, 2006, p. 10.
75 Ibidem, p. 9.
76 Ibidem, p. 10.
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MAURIZIO DE GIOVANNI
Ti voglio bene
Si pu solo aspettare. Si capiva che con cos pochi letti, la speranza era che lattesa non fosse troppo lunga.
Mario comunque non avrebbe saputo cosa dire. Non era uno
che parlava molto, e non lo era mai stato. Un vecchio scherzo
con Laura era proprio questo, lei che bonariamente gli chiedeva
se era diventato muto perch, diceva, se fosse successo lei se ne
sarebbe accorta solo anni dopo. Del resto anche lei non parlava
molto. Insieme per quarantanni, unintera vita in salita; lui cameriere in un ristorante della riviera, lei a mandare avanti la casa e i
figli e a moltiplicare cento volte i pochi soldi. Solo lei nella sua vita, solo lui nella vita di lei. Uno sguardo, un gesto e si capivano:
che bisogno cera di parlare?
Qualche volta, forse un paio in tutti quegli anni, lei gli aveva
chiesto: Ma tu mi vuoi bene? Lui, imbarazzato, rispondeva s,
lo sai. E perch non me lo dici? Perch non c bisogno. Lo
sai. E allora Laura sorrideva, scuoteva un po la testa e si rimetteva a cucinare, o a guardare quel po di televisione che la sera gli
faceva compagnia, ora che i figli se nerano andati per la loro strada. Non te lo dico, perch non c bisogno.
Finch un mese prima si era addormentata. E non si era
svegliata pi.
Mario non era tornato al lavoro. Se ne stava al buio, in casa.
Dormiva in poltrona, se gli capitava di spostare qualche oggetto
lo rimetteva a posto con attenzione. Ogni tanto mangiava qualcosa, un pezzo di pane vecchio, un po di formaggio. Ripuliva le
briciole una a una. Si sentiva solo il custode della casa di Laura;
pensava che, quando sarebbe tornata, se avesse trovato disordine
avrebbe sospirato e si sarebbe rattristata. Sapeva di stare impazzendo, lo aveva detto la figlia prima di tornarsene al nord, aveva i
figli piccoli, non poteva starsene l dietro alle manie di un vecchio
pazzo. Laveva sentita dirlo al telefono, chiss con chi parlava, il
marito, il fratello allestero.
Quando era partita per Mario era stato un sollievo: poteva
starsene finalmente a pensare. A ricordare. Sapeste quante cose
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ho, da ricordare, avrebbe detto: quarantanni di fatica, preoccupazione, gioie, dolori. Non c emozione, non c palpito di cuore
che non abbiamo vissuto insieme. Sono unala che rimasta da
sola, dove volo pi?
Cap che Laura non sarebbe tornata la vigilia di Natale, di mattina. Al di l della tapparella serrata sent suonare forte una canzoncina, di quelle americane fatte con le campanelle, strillata da un
megafono, qualcuno che vendeva roba con la macchina in giro.
Pens che se Laura avesse potuto in qualche modo tornare sarebbe stata gi l, con lui. E gli prese la frenesia. Si vest di fretta,
senza badare troppo a quello che prendeva dallarmadio ordinato,
e usc in strada.
La citt correva impazzita come sempre, la sera della vigilia.
Non c niente che arrivi imprevisto come la sera di Natale. Mario
camminava invisibile, in mezzo a persone cariche di pacchi alla
ricerca dellultimo addobbo, dellultimo regalo, dellultima bottiglia di spumante. La via era lucida dellultima pioggia, faceva freddo: una pungente umidit attraversava la leggera giacca e entrava
nelle ossa, ma non era per questo che Mario rabbrividiva. Gli pareva di essere un fantasma, nessuno lo vedeva, forse potevano
persino passargli attraverso. Acceler il passo: aveva un appuntamento, doveva fare presto.
Si erano conosciuti sul ponte della Sanit, quello che regala
un inatteso panorama in mezzo a una strada principale. Per i mesi
dei loro primi incontri si vedevano l, e se ne stavano vicini a
guardarsi sorridendo, senza parlare, mentre attorno a loro la citt
vorticava nei suoi traffici. Gli sembrava di essere invisibili, due
fantasmi felici in mezzo alla folla. Mario aveva pensato che non
poteva essere che l, che Laura lo aspettava per farsi guardare
sorridere almeno unaltra volta, per consentirgli di dirle quello che
le doveva dire. Quarantanni, pensava; e non ho avuto il tempo di
dirti quello che ti dovevo dire.
Arriv sul ponte che il traffico cominciava a scemare, come
una canzone che finisce. Si guard attorno: Laura non cera. Non
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Il destino, ripet il vecchio. Non lo puoi comprare, il destino. Io vendo solo una possibilit. Un biglietto il destino.
Dieci biglietti non sono dieci destini: sempre lo stesso destino.
Il destino non esiste, disse Mario. E pensava alla bollicina
daria nel tubo della flebo. Il destino lo facciamo noi. Con quello
che facciamo, con quello che diciamo. E con quello che non diciamo, forse. Anzi, soprattutto.
E tu, disse il vecchio, che cosa cerchi sul ponte della
Sanit la notte di Natale? Non senti che mangiano, che bevono?
Non hai chi ti aspetta a casa, per festeggiare?.
No, vecchio. Non ho chi mi aspetta. Se qualcuno mi aspetta, mi aspetta qui, su questo ponte. E aspetta che io sia solo, per
venire da me unultima volta. Per ascoltare quello che ho da dire,
quello che non ho detto quando potevo ed rimasto qua, e si
batt in petto. Vai via, vecchio. Prendi i miei soldi e lasciami il
ponte, per questa sera. Mario guard in basso, la strada lucida di
pioggia che rifletteva i lampioni. Venti metri, forse trenta. Il tempo di una frase, prima di abbracciarti ancora.
Il vecchio disse: Il destino non si compra. Metti via i tuoi
soldi. Cosa vuoi, dal Natale? Cosa vuoi che ti regali, il tuo
destino?.
Un altro Natale, disse Mario. Solo unaltra sera di Natale,
per guardarla ancora mentre si muove nella sua casa, in quella
danza silenziosa che mi sono goduto quaranta volte, per le quaranta vigilie di Natale che abbiamo vissuto insieme. Darei la vita,
do la vita per un altro Natale. Per stare ancora una volta vicino a
lei, per sentirne il profumo. Puoi chiedere al destino se posso avere unora, solo unora di un altro Natale?.
Rimasero l, uno di fronte allaltro, circondati dal gelido
vento del ponte. Non cera pi nessuno, tranne il vecchio dietro
al banchetto della lotteria e luomo in piedi, con i soldi in mano.
Dopo un lungo silenzio il vecchio parl.
Lo vuoi e lavrai. Unora, solo unora. Ma dovrai tacere. Dovrai guardarla, sorriderle, dire le cose che avresti detto, ma niente
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LIVIO SANTORO
Il Professor Saverio Maria Mandelli, membro Emerito della Societ Internazionale di Antropologia, rispettato Decano di Ateneo, Direttore della prestigiosa Review of World Ethnology and
Ethnography Studies, nonch colonna delleditorial board di una
mezza dozzina fra le pi autorevoli riviste internazionali di saperi
storico-sociali, consigliere FAO, e da qualche mese consulente del
Fondo Monetario Internazionale, afferr raggiante il microfono
per annunciare che i lavori del congresso, in una meravigliosa
giornata di met primavera baciata dal sole pi luminoso, una
giornata inoltre abbracciata dallaria pi tiepida che si potesse
desiderare, erano finalmente aperti. Ringrazi tutti coloro che
avevano reso possibile levento: dal Rettore Magnifico, che sorrideva fiero e soddisfatto in prima fila, al Professor Thomas H.
Cohen dellUniversit di Boston, in visita ufficiale col suo gruppo
di ricerca; dalle sue tre pi strette collaboratrici, Professoresse
Miranda Rocchi Bardaccini, Judith Harvey Peluso e Dottoressa
Martina Sacchi, fino a tutti gli altri illustri colleghi che, nelle
legittime sedi consiliari, avevano acconsentito a finanziare levento con discrete porzioni di fondi dipartimentali. Infine, il Professor Saverio Maria Mandelli, emerito, chiarissimo, da tutti onorato
e mai (neanche privatamente o silenziosamente) vilipeso, pronunci il suo grazie pi sentito rivolgendosi anche agli studenti accorsi, senza ovviamente trascurare un garbato accenno alla collaborazione di impiegati e segretari, bidelli, custodi e pulitori; collabo-
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ROSALBA CAMPRA
A ogni modo, devo confessare che in quei lavori per cos dire
teorici non era mia intenzione costruire una teoria della letteratura fantastica. Essenzialmente, mi stava a cuore identificare
una possibile strategia di lettura del fantastico, e su questo lavorai,
in anni lontani, con uno straordinario gruppo di studenti dellUniversit di Roma La Sapienza. Un giorno uno di loro mi interpell
entusiasta: Ma quello che stiamo facendo qui vedere se ci sono
meccanismi che possano servire non solo ad analizzare un racconto fantastico ma anche a scriverne uno.
Credo che in un certo senso fosse cos, e alcuni di loro vi si
cimentarono, con lo stesso fervore che mettevano nellanalisi. In
effetti, come sappiamo, ci che chiamiamo letteratura un risultato dellandirivieni fra lettura e scrittura, e questo era precisamente ci che io stavo facendo allepoca: da un lato una lettura
professionale che mi port a formulare una serie di concetti sul
tema e dallaltro una scrittura finzionale, derivata da una passione
che forse ha la sua origine nella mia infanzia popolata di adulti
lettori (e narratori) di storie nelle quali si offriva una visione della
realt che includeva diverse forme dellinsolito. Senza tralasciare,
ovviamente, la mia personale esperienza come lettrice di favole
quando ero piccola nonch, poco dopo, dellAntologia della letteratura fantastica di Borges, Silvina Ocampo e Bioy Casares, libro che a
sua volta mi trascin a leggerne altri che promettessero vissuti
simili.
Mi permetto adesso unaltra confessione: neanche nella mia
scrittura di finzione mi sono impegnata a scrivere racconti fantastici. Volevo semplicemente raccontare le avventure che certi
personaggi (o certe parole) vogliono offrirmi. Ci non toglie che
chi ha letto o studiato questi testi abbia spesso fatto la scelta, supportata da diverse ragioni, di classificarli come fantastici. Non
sempre mi ci trovo daccordo, se si accetta una ristretta delimitazione del fantastico come coesistenza di due (o pi) livelli di realt
che il testo in s (esplicitamente o implicitamente) ha definito come escludenti. Seppur attraverso diverse formulazioni, questa
100
una restrizione di campo comunemente accettata negli studi contemporanei. Tra le molte definizioni ugualmente valide scelgo
quella di Ana Mara Morales per la sua concisione: Al di fuori
della legalit accettata nel sistema testuale, il fantastico si presenta
come un avvenimento illegale e trasgressivo2. Daltro canto, se
penso alle mie stesse creazioni devo riconoscere che sebbene
spesso sfuggano alla catalogazione in definizioni restrittive come
quella appena citata, la nozione di realt che in esse si va a formare possiede contorni molto fluidi. Nei suoi brevissimi testi,
Formas de la memoria (1989) si appropria di riferimenti mitici, mette
in scena fantasmi, esibisce le forme dellapologo o dellallegoria;
Herencias (2002), attraverso racconti dalle dimensioni canoniche, si
avventura in storie damore pi o meno torbide, ossessioni che si
materializzano e risvegli del passato. I racconti di Ella contaba
cuentos chinos (2008) esplorano le possibilit (leggendarie e non)
che offre un esotismo presuntamente collocabile nella geografia
extratestuale, mentre quelli di Mnima Mitolgica (2011), come indica il loro titolo, trovano un punto di ancoraggio in miti di origine
diversa. Los aos del arcngel (1998) si presenta come un romanzo
storico, con il dettaglio forse poco regolamentare di un protagonista arcangelo assai impacciato cui Dio affida improbabili missioni in Argentina. La protagonista di Avistamientos (2010) pu
essere una sirena, cos come pu darsi che i sogni raccontati in un
bar dalla narratrice di Las puertas de Casiopea (2012) si sovrappongano alla realt.
Le riflessioni che propongo oggi rappresentano un tentativo
di coniugare questo doppio tipo di accostamento: la duplice esperienza del fantastico tra lettura e scrittura. Tra gli stessi scrittori,
alcuni pensano che si tratti di esperienze contraddittorie e addirittura escludenti. Questa , per esempio, la posizione che esprime
Marcela del Ro Reyes in un lavoro sulla sua esperienza personale
Morales A.M., Transgresiones y legalidades (Lo fantstico en el umbral), in ID e
Sardias J.M. (a cura di), Odiseas de lo fantstico, Mxico: CILF, 2004, p. 27.
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Ci bastava per un racconto fantastico, ma non per il protagonista innamorato, che alcuni anni dopo la morte di Henrikke
deve tornare a Copenaghen e decide di visitare sua figlia. Senza
sapere come n perch le racconta di quella scena: non c sorpresa nella sua interlocutrice, ma giusto il suggerimento che si
trattasse di un giochetto di Henrikke piuttosto comune con gli
ospiti giovani. In pratica una voce normalizzatrice, sebbene non
abbiamo possibilit di indagarne la sincerit. Il vero finale
costituito dallaltro addio, quello definitivo, di Emilie. Ma neanche
questo un finale perch mentre estrapola il racconto dai limiti
del fantastico apre la prospettiva verso questaltro personaggio, la
figlia, un intruso nella trama che si dipanata fino a quel momento: Emilie Hansine Densine Hansen maccompagn cortesemente verso la porta, e rimase a guardarmi da dietro le tendine
fino a che non svoltai langolo e non potei pi vederla, n immaginarla15. Sarei giunta comunque a questo finale senza il nome
della figlia? Qual il peso di quelle parole? Credo che questo tipo
di chiusura-apertura risponda a unattitudine autoriale che ritorna
in diversi miei racconti, brevi o iperbrevi, come nel caso della
microfinzione. La manifestazione del fantastico si compie in un
Campra R., Le sirene, trad. di D. Puccini, in Nuova Prosa, Milano: Greco &
Greco Editori, n. 34, 2004, p. 22.
15 Ibidem, p. 23.
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dito, ma che si presenta piuttosto come una rete. In quanto risultato della tecnica che lo genera, la superficie del merletto presenta
delle irregolarit e nello specifico dei vuoti. Da questo punto di
vista, il buco non una carenza, uno squarcio, una rottura quanto
piuttosto un presupposto della totalit. In questo gioco di nascondere e mostrare, apparire e dissimulare, coprire e far vedere
allinterno del quale lo sguardo dello spettatore si sofferma talvolta sul merletto, talvolta su quello che c sotto si rende evidente
lanalogia con il procedimento di una lettura partecipativa e soprattutto con il modo di affrontare i vuoti della narrazione nella
letteratura fantastica: il merletto in quanto tessuto che concede
alla somma dei significati la promessa (minaccia?) dellavvento di
qualcosa che, seppur poco distante, si trova nellaldil19.
Sempre da una parola, o piuttosto dallequivoco creato da
una parola combinato con la suggestione di un luogo reale, nasce
la tensione fantastica di El sueo del tigre (in Herencias). La storia ha
inizio nella citt di Parigi dove la protagonista, una francese, si
innamora di un sudamericano e prosegue, dopo le nozze, a Buenos Aires e pi precisamente in una casa di San Fernando, zona
vicina al delta del Ro de la Plata. Ne trovai il modello extratestuale in una casa del Diciannovesimo secolo che dopo varie
trasformazioni divenne la sede dellInstituto Nacional de Educacin Fsica. La galleria sul declivio verso il fiume era chiusa da
sbarre simili a quelle di una gabbia: al tempo in cui fu costruita la
casa, quella griglia serviva per proteggersi nel caso che tra i detriti
trascinati dalle piene arrivasse qualche tigre. Nello spagnolo dArgentina, tuttavia, la parola tigre designa i giaguari della selva di
Misiones ma la narratrice, che francese, nonostante parli spagnolo non a conoscenza di questa particolarit linguistica e
quando gliela spiegano troppo tardi: la belva che ha intravisto
Ruiz Moreno L., El hueco y el ajuste in Ruiz Moreno L. e Zepeda M.S. (a cura
di), Encajes discursivos. Estudios semiticos, Puebla: BUAP, 2008, pp. 39-40. A
questo tema ho dedicato uno studio dettagliato in Campra R., Relatos de sueos y
relatos fantsticos in Les Ateliers du SAL, n. 1-2, 2012, pp. 13-50.
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di questa brusca virata, e il conseguente effetto su ci che concerne la lettura, fornita fondamentalmente dalle condizioni stesse
della microfinzione: come ha mostrato Anna Boccuti, condensazione e concisione, se portate allestremo, agiscono come detonatori della rottura delle aspettative del lettore25.
Una virata per me inaspettata stata quella che si produsse
quando trasformai il racconto Los centauros nella prima parte di un
dittico, Dptico del centauro (2013). Los centauros (gi pubblicato in
Mnima Mitolgica, 2011) rest invariato ma cambi titolo in Tuve
un sueo. Nel dittico gli segue Hoy, mi hermana. Quella prima breve
finzione non pu dirsi per niente fantastica, sebbene sia segnata
dalla eccezionalit di una relazione forse incestuosa tra fratelli.
Lei, narratrice della storia, fa un sogno ricorrente: cavalca un
centauro, sempre lo stesso (ne convinta sebbene non riesca a
vedergli il volto), e galoppa verso montagne lontane. Ogni mattina, lui interpreta o tenta di interpretare quei sogni. Quasi due anni
dopo ripresi il racconto per dargli una continuazione. In Hoy, mi
hermana sviluppai la stessa storia ma stavolta raccontata dal fratello. In questa alcuni vuoti venivano colmati, si chiarivano dei
precedenti e sorgevano discrepanze con la versione precedente.
Mi dissi quindi che forse il mio Dittico era proprio questo: la messa in scena dellimpossibilit di ricostruire una verit univoca. Tuttavia, allo stesso tempo, cominciai a intravedere che doveva esserci qualcosaltro, qualcosa che giustificasse il mio bisogno di scrivere una continuazione della stessa storia dalla prospettiva di un
altro protagonista; qualcosa che creasse una sorta di incompletezza nel primo racconto. Finch giunsi alle righe finali:
Te ne sei accorta? , avrei potuto domandarle, nella speranza che si sentisse obbligata a rispondermi, mia sorella.
Non avevo gli occhiali , avrebbe potuto rispondermi lei
Cfr. Boccuti A., Humorismo y fantstico en la microficcin argentina: R. Brasca, R.
Campra, A.M. Shua, in Amoxcalli, n. 1, 2008, pp. 223-239.
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[]
questo che non riesco a perdonarle, il fatto che nel bel
mezzo della galoppata verso i monti dellOvest, mentre le
passavo larco, girai la testa e la guardai negli occhi. La guardavo, e alla fine mi riconobbe, ma non lo disse mai. Non lo
disse mai e adesso, comunque, non c pi nessuno che si lanci in quelle cavalcate, ed troppo tardi per le domande26.
Ebbi la sensazione che fosse questo ci di cui andavo in cerca. Come in Puertas, qui c uno scivolamento nellio, che per in
questo caso, mentre rivela la sua appartenenza alluniverso del
sogno dellaltro mi pare agire su dei piani differenti. La domanda
del narratore non potr mai ottenere risposta al suo bisogno di
essere riconosciuto: in questo secondo racconto la sorella morta
da tempo. La verit di ogni singolo io indipendente da quella
dellaltro? Pu darsi che questa rivelazione trasformi il tutto in un
racconto fantastico? Resto dalla parte della scrittura e lascio
analisi e interpretazione nelle mani di chi fosse interessato.
5. Sulla scia delle riflessioni a proposito di Dptico e Puertas, ripresi
il libro cui questultimo appartiene, Ella contaba cuentos chinos (che
nelledizione del 2010 venne pubblicato con il titolo Cuentos del
cuchillo de jade) ed enumerando i racconti fantastici che cerano
constatai che, in generale, la narrazione si serviva della terza
persona. Ci non implica di certo una neutralit dinanzi alla materia narrata, al contrario, credo, proprio questo che ha permesso
la presenza dellironia, una distanza che a volte prende la forma
della metanarrazione27. Si crea in questo modo uno spazio allinterno del quale il lettore vede segnalati, come possibili oggetti di
Campra R., Dptico del centauro, Lago Maggiore: La Torre degli Arabeschi,
2013.
27 Per un approfondimento sulla voce extradiegetica impersonale o personalizzata rinvio a Campra R., Territori della finzione. Il fantastico in letteratura, cit., cap.
IV.
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Campra R., Las puertas de Casiopea, Crdoba: Ediciones del Boulevard, 2012,
p. 13. Gli asterischi sono il posto dove inserire il nome del lettore della storia.
31 Ibidem, p. 257.
32 Chas S., Fantasas antiguas, in MGZN Cultura supplemento di Hoy da
Crdoba, XVI, n. 3905, 18 Aprile 2013, p. 3.
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La nebbia
TRADUZIONE ITALIANA DI LORIS TASSI
sedette al bancone accanto a lui e chiese una gassosa. Viaggiavamo da mezzora, eravamo quasi a met strada, nonostante il ferryboat procedesse pi lentamente del solito. Erano diversi anni che
la compagnia impiegava questo traghetto, che era stato costruito
alla fine degli anni Cinquanta e vantava un ottimo record di navigazione sul Mississippi. Lo avevano portato fin qui da laggi e lo
avevano completamente ristrutturato. Al momento era il mezzo
per il trasporto di auto e passeggeri pi rapido tra quelli che attraversavano il fiume da Buenos Aires a Colonia e viceversa. Questo
almeno era quanto si leggeva nellopuscolo pubblicitario, nonch
quanto era stato annunciato su tutti gli schermi allinizio del viaggio. Sentii che gli occhi cominciavano a chiudersi, molto probabilmente mi addormentai per qualche minuto, finch un rumore
molto forte non fece tremare limbarcazione. Pensai dapprima a
una bomba e poi, una volta sveglio, immaginai che avessimo urtato contro qualcosa. Dopo il boato e la violenta vibrazione, cal
un silenzio che non lasciava presagire nulla di buono. Al bar, il
dottor Foster e la signora Bermdez erano ancora seduti sui loro
sgabelli, mentre il barman raccoglieva da terra i cocci di bottiglie e
bicchieri. Alcuni passeggeri, appena si riebbero dalla sorpresa,
corsero verso i corridoi. Due assistenti di bordo li fermarono, dissero che non era successo niente di preoccupante. Mi avvicinai al
bar, nessuno parlava, il dottor Foster teneva il bicchiere stretto
nella mano destra. La signora Bermdez mi riconobbe e mi chiese, quasi sussurrando: Cosa sar successo? Non sapevo cosa risponderle. Allimprovviso dagli altoparlanti usc una voce grave:
Sono il capitano Mefis, vi prego di mantenere la calma, si verificato un incidente nel garage, ma non corriamo alcun pericolo. Un
camion senza il freno a mano tirato si mosso mentre limbarcazione faceva una semplice manovra. Vi prego di scusarci. Continuiamo la navigazione regolarmente. C molta nebbia ma possiamo avanzare senza problemi. Fra poco pi di mezzora saremo
nel porto di Buenos Aires. Quando la voce tacque, si sentirono
sospiri e grida di sollievo, poi qualcuno inizi ad applaudire e ci
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Epifite
TRADUZIONE ITALIANA DI
DAJANA MORELLI
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ogni volta che passiamo davanti alla casa della signorina Julia,
nonostante le luci siano spente. Le sento andare su e gi per tutto
il corpo. In preda allagitazione, percorrono le sottili gallerie delle
mie vene e delle mie arterie, scivolano nello stomaco, svolazzano
nei polmoni.
Un giorno siamo andati al torrente durante la siesta, quando il
paese intero dorme al riparo di stanze immerse nella penombra.
L, vicino allesile corso dacqua, in mezzo alla folta vegetazione,
si respira unaria un po pi fresca. In genere non ci va nessuno,
solo ogni tanto si vede qualche bambino che preferisce tirare
pietre nel fiume invece di dormire. Quel pomeriggio ho notato
che le mie farfalle erano pi inquiete che mai. Quando uscivano a
volare si allontanavano pi del solito, non mi obbedivano, e
quando rientravano si fermavano tutte allaltezza della gola. Producevano un leggero ronzio, come se stessero discutendo qualcosa dimportante e vitale. Se ne stavano tranquille per un po e poi
si agitavano di nuovo. Dopo una pausa troppo lunga ho sentito
che si raggruppavano nella bocca e lottavano per uscire una prima
dellaltra. Tutta quella confusione mi ha sorpreso, cos, un po per
indispettirle, un po per divertirmi, ho chiuso la bocca con forza.
C stato un istante di smarrimento, poi uno di silenzio. Infine si
sono dirette ordinatamente verso le fosse nasali da dove le ho
viste uscire in due file. Mi sono tappato le narici con le dita e si
sono agitate di nuovo. Poi si sono calmate un attimo, come se
stessero deliberando, e ho pensato: Adesso cercheranno di scapparmi dalle orecchie! e mi sono ingegnato per tapparle, ma mi
sono sentito preso in giro quando le ho viste venir fuori una
dopo laltra dai condotti lacrimali. Ridotte a una pallina si lasciavano rotolare lungo le guance e poi prendevano il volo. Sconfitto,
ho liberato bocca, naso e orecchie e le ho lasciate uscire ridendo.
Si sono allontanate in un turbinio di ali. Le ho chiamate ma non
mi hanno dato retta. Per curiosit le ho seguite fino a che non le
ho viste fermarsi per svolazzare sopra a un cespuglio. Si sono
posate sui rami, sbattendo le ali rumorosamente e riempiendo
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laria di una polvere dorata. Non le avevo mai viste cos inquiete.
Mi sono avvicinato pian piano, di nascosto. Si muovevano con
una tale frenesia, baluginando in una miriade di riflessi, che sembravano raddoppiate di numero. Allora mi sono sporto in avanti
per prenderle e riempirmene le mani. Ho spostato dei rami e, con
mia grande sorpresa, ho visto dietro ai cespugli una persona che
sembrava ancora pi sorpresa di me. Lei era l, in piedi, immobile,
si tappava la bocca con le mani. Appena mi ha visto si tranquillizzata. Lho salutata un po confuso e lei, la signorina Julia, ha
ricambiato il saluto con un cenno della testa. Poi ha abbassato le
mani e mi ha rivolto un sorriso pieno di farfalle:
un pomeriggio meraviglioso mi ha detto.
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DIDIER CONTADINI
analisi di Tzvetan Todorov4. I pi hanno sottolineato il suo carattere paradossale: lelemento fantastico che emerge dal reale per
rituffarvisi sporcando le acque limpide della sua razionalit, rifiuta
di porsi come verit di questa stessa realt5 poich il suo significato specifico quello di voler essere una protesta, una opposizione alla ragione dispotica e oppressiva6.
I limiti del territorio fantastico si mostrano dunque estremamente elastici e luso dellespressione genere, volto a indicare
un insieme specifico di prodotti letterari, sembra partecipare soprattutto ad aumentare lincertezza di ogni definizione che ne
faccia uso7. Infatti, a ben guardare, i testi che si vogliono far
Chi percepisce levento (soprannaturale) deve scegliere una tra due soluzioni
possibili: o si tratta di una illusione dei sensi, di un prodotto dellimmaginazione e le leggi che governano il mondo rimangono sempre le stesse, oppure
levento realmente accaduto, parte integrante della realt, ma allora questa
realt retta da leggi che ci sono sconosciute. O il diavolo unillusione, un
essere immaginario, o esiste realmente, come qualsiasi altro essere vivente, con
la sola riserva che lo si incontra raramente. Il fantastico occupa il tempo di
questa incertezza. Nel momento in cui scegliamo una o laltra risposta,
abbandoniamo il campo del fantastico per entrare in uno dei generi vicini, lo
strano o il meraviglioso (Todorov T., Introduction la littrature fantastique, Paris:
Seuil, 1970, p. 29). Per unanalisi critica si veda Bellemin-Nol J., Des formes
fantastiques aux thmes fantasmatiques, in Littrature, n. 2, 1971, pp. 103-118.
5 Cfr. Vax L., LArt et la littrature fantastique, PUF, 1960, p. 13.
6 Cfr. Vax L., La sduction de ltrange, Paris: PUF, 1965, p. 163; Milner M., Le
Romantisme, Paris: Arthaud, 1973, 2 voll., vol. 1, p. 154; Fabre J., Le Miroir de
sorcire, essai sur la littrature fantastique, Paris: Jos Corti, 1992, p. 86; Cirrincione
dAmelio L., Introduzione, in Ead. (a cura di), Il racconto fantastico francese, Venezia:
Marsilio, 2005, pp. 10-11.
7 Cfr. Juin H., Prface in Jacquemin G., Littrature fantastique, Paris-Bruxelles:
Nathan-Labor, 1974, in particolare p. 1; Trousson R., Jean Ray et le discours
fantastique: Malpertuis, in Otten M. (a cura di), tudes de littrature franaise de
Belgique offertes Joseph Hanse pour son 75e anniversaire, Bruxelles: Jacques Antoine,
1978, in particolare p. 208; Hellens F., Le fantastique rel, Bruxelles: Labor, 1991,
p. 9.
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Kant I., Antropologia dal punto di vista pragmatico, in ID., Scritti morali, Torino:
UTET, 1970, I, 28, pp. 583-584.
12 Ibidem, I, 32, p. 599.
13 Limmaginazione ingrandisce le piccole cose fino a riempircene lanima,
mediante una valutazione fantastica; e, con temeraria insolenza, rimpicciolisce
le grandi sino alla sua misura, come quando parla di Dio (Pascal B., Penses,
1669, trad. it di Nacci B., Pensieri, Milano: Mondadori, 1994, p. 152).
14 Kant I., Antropologia dal punto di vista pragmatico, cit., I, 32, p. 601.
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Ibidem.
Cfr. ibidem.
20 Cos, per esempio, il fantastico di Balzac contiene un forte elemento
conflittuale nei confronti della societ: cfr. Murata K., Le 19e sicle et la littrature
fantastique. Le fantastique de Balzac et celui de Maupassant, in , n. 28,
1997, pp. 83-101, su http://repository.kulib.kyoto-u.ac.jp/dspace/bitstream/
2433/137862/1/fbk000_028_083.pdf, in particolare p. 96. Il fantastico in
Gautier si caratterizza invece per le sfumature con cui compare: Linvasione
del surnaturel preparata dalla lenta definizione delle cose (Pasi C., Thophile
Gautier o il fantastico volontario, Roma: Bulzoni, 1974, p. 102). Si veda anche
Bellemin-Nel J., Notes sur le fantastique (textes de Thophile Gautier), in
Littrature, n. 8, 1972, pp. 3-23.
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Allora, mentre la narrazione epica faceva uso dello straordinario e del meraviglioso per stimolare, nel lettore complice,
connessioni psicologiche degli eventi liberamente legate alla sua
esperienza personale21, la letteratura fantastica impone invece il
nesso secondo la doppia chiave dellincertezza ontologica che caratterizza lio (il significato della vita22) e della necessit che la
realt materiale abbia un rovescio di eccedenza affinch la quotidianit conservi un qualche valore (la morale della storia)23.
Questo il portato del termine fantastico nella sua rinascita moderna. Certo esso trae lispirazione e la propria materia
dal bacino della tradizione che lha generato e che letimologia del
termine ci indica. La sua origine latina (phantasticus), che riprende
il termine greco (phantastikos) derivato dal sostantivo phantasia, designa sia limmaginazione che lapparizione di cose straordinarie24.
Richiama dunque un insieme di elementi e fenomeni che appartengono a unattivit eccedente dellimmaginazione e, al contempo, a una componente di inganno che proviene dallindefinitezza
che caratterizza il reale. Rinvia a ci che ha a che fare con una
dimensione che insieme oltrepassa la materialit sensibile e per
in essa attesta la sua propria esistenza. Ma nella modernit esso
acquisisce una caratterizzazione sempre pi forte, in cui il soprannaturale o il surreale non si accostano pi semplicemente alla realt ma si insinuano nelle sue pieghe provocando distorsioni incontrollabili e, in ultima analisi, angoscianti.
La declinazione francese del fantastico moderno segue puntualmente questa linea evolutiva ed emerge in un momento di
grande fermento economico, sociale e culturale e di grandi squi-
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Scott W., Du merveilleux dans le roman, in Caldarini E. (a cura di), Aspetti della
letteratura fantastica nellottocento francese, cit., p. 11. Cfr. Pano Alamn A., Walter
Scott et sa perception ngative du fantastique dans luvre dE.T.A. Hoffmann, in Revue
des Littratures de lUnion Europenne, n. 1, 2004, pp. 1-21, su http://
www.rilune.org/dese/tesinepdf/Pano/Pano_Litt%E9raturefantastique.pdf.
32 Castex P.G., Le conte fantastique en France de Nodier Maupassant, cit., p. 7.
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Questa visione notturna, vagamente dionisiaca, giustifica tutta lattenzione che da molte parti si rivendica per la forma
letteraria fantastica e la necessit di coltivarla con cura e attenzione. Essa espressione naif di una societ semplice, ai suoi
albori; dunque di ogni societ semplice che risorge dopo una decadenza. , insieme, prodotto consapevole di unoperazione di
rinnovamento, nei giorni della decadenza, delle illusioni vivaci e
gioiose che erano della nostra infanzia43, perch ogni societ possa addormentarsi serenamente (e proprio a questo riguardo viene
richiamato il nome di Hoffmann). , infine, il luogo fondativo, da
cui prendono forma i miti, dei nuovi ordini sociali44.
Quel che emerge dallelaborazione funzionale di Nodier
dunque il fatto che la letteratura fantastica non solo non pu essere considerata marginale, ma deve essere compresa come il luogo in cui si genera un circolo virtuoso. Da essa si origina unazione sociale e dallazione sociale fantasticamente influenzata si
crea nuova fonte da cui scaturisce letteratura fantastica: La percezione di un sogno spesso ripetuto si trasforma facilmente in
atti, cos come la percezione di un atto straordinario, inconsueto alla nostra natura, si converte facilmente in sogni45.
Ibidem, p. 43.
Nodier Ch., Du fantastique en littrature, cit., p. 40.
44 Se il fantastico non fosse mai esistito da noi, con la sua essenza peculiare e
creatrice, ed escludendo qualsiasi altra letteratura antica o esotica, la societ
non sarebbe esistita, poich non vi mai stata societ che non abbia avuto il
proprio (ibidem, p. 35).
45 Nodier Ch., Le pays des rves, cit., p. 55. La molteplicit dei livelli che lo
scrittore francese mette in campo ci sembra il motivo per il quale, come
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sottolineano gli storici letterari, non distingue tra meraviglioso e fantastico; non
tanto dunque una confusione, quanto una partecipazione complessiva delle
facolt e dei fenomeni a quel che egli ritiene essere una manifestazione storica
umana complessa.
46 In Francia, dove il fantastico oggi cos screditato dai giudici supremi del
gusto letterario, non era forse inutile di rintracciare qual era stata la sua origine,
di individuare velocemente le sue epoche principali e di legare a nomi alquanto
gloriosamente consacrati i titoli supremi della sua genealogia; ma [] mi
guarder bene dallintraprendere la sua apologia avendo contro spiriti dottamente prevenuti che hanno rinunciato alle prime impressioni della loro
infanzia per rinchiudersi in un ordine di idee esclusivo. Le questioni che
riguardano il fantastico appartengono esse stesse alla sfera della fantasia
(Nodier Ch., Du fantastique en littrature, cit., p. 40).
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surrealismo abroghino le opposizioni binarie (ragione-follia; reale-fantasma; bambino-adulto; veglia-sogno)62, linteresse surrealista per la follia, per il lato oscuro dellesistenza, per la potenza
onirica e per il mistero che si racchiude nei desideri rimossi degli
uomini esprime la rielaborazione novecentesca di ci che la fantasia sin dalla sua insorgenza di inizio Ottocento si fatta carico
di veicolare.
Nel 1924, allinterno del primo Manifesto del Surrealismo,
Breton formula, in termini enigmatici, il potere attribuito allelemento fantastico: La cosa mirabile, nel fantastico, che non c
pi fantastico : non c che la realt63. La paradossalit, ormai
classica, racchiusa in questaffermazione qui interessante perch,
nel negare che il fantastico sopravviva allinterno della realt attuale, Breton in verit afferma lopposto: linesistenza o, meglio,
linconsistenza del reale razionale e lattualit assoluta del fantastico. La paura, lattrazione dellinsolito, [] lirrimediabile inquietudine umana64 sono il pane quotidiano di una realt attraversata dalla dimensione onirica. Come precisa Benjamin, quella
surrealista una coscienza onirica nella quale il nuovo, che la
legge della societ, si abbozza sempre in configurazione fantastica65. Dunque, lelemento fantastico cui danno forma i surrealisti nasce da e si orienta verso la sovversione e la negazione dei
riferimenti certi che la societ ha costituito per il suo proprio
orientamento.
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BERNARD QUIRINY
Elisir di giovinezza
TRADUZIONE ITALIANA DI
LORENZA DI LELLA E GIUSEPPE GIRIMONTI
GRECO
Questo racconto di Bernard Quiriny apparso per la prima volta in Italia nel
giugno 2013 nella raccolta La biblioteca di Gould (pp. 153-158), edita dalleditore
romano Lorma, che ha gentilmente concesso la ripubblicazione allinterno di
questo numero di Pagine Inattuali.
Lussemburgo, augusta sede di vetusta saggezza parlamentare, somiglia oggi a un dorato asilo nido. Per non inasprire gli animi, comunque, il controverso progetto di legge stato accantonato.
In alcune coppie i partner fanno scelte antitetiche: la donna
si lancia nel ringiovanimento a oltranza mentre il marito preferisce godersi la pensione e non ne vuole sapere; a volte accade il
contrario. Cos si vedono spesso cinquantenni che tengono per
mano delle fanciulle in fiore, o donne mature al braccio di adolescenti trasandati.
Laltra sera sono stato a una cena dove sono arrivato insieme
a un altro ospite che entrava accompagnato da due boccioli di
quindici anni. Non erano sorelle; erano sua moglie e sua figlia.
Nessuno ha battuto ciglio. Capita di frequente di sbagliarsi sullet
delle persone, e a volte ne nascono dei divertenti equivoci. Come
possiamo sapere se la bella ragazza che vogliamo abbordare ha
quattordici o sessantanni? Per adesso i giudici il pi delle volte
chiudono un occhio e cos, per sfuggire a unaccusa di adescamento di minore, ci basta dichiarare che eravamo in buona fede.
Occorre per precisare che lelisir restituisce, s, la giovinezza
al nostro organismo, ma non aumenta la speranza di vita. Un
vecchio costretto a letto e tornato ragazzo non potr fare nulla
per ritardare la propria morte; semplicemente, al momento del
trapasso, sar in gran forma, nel suo corpo di ventenne, e non
soffrir. nata quindi una nuova moda: molti pensionati, quando
sentono che la fine vicina, bevono unenorme dose di siero perch desiderano morire da neonati. Vengono costruite apposta per
loro delle bare minuscole, che non occupano molto spazio nei
cimiteri e fanno ridere i becchini.
I francesi che non hanno mai sentito il desiderio di ringiovanire sempre pi rari, per la verit si sono riuniti nellassociazione dei Partigiani della vecchiaia. Fanno proseliti soprattutto fra i cattolici, i nudisti e i vegetariani. Ci sono anche alcuni
snob secondo i quali in questo mondo di giovani dimostrare la
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ANTOINE VOLODINE
Inizziare
TRADUZIONE ITALIANA DI
DIDIER CONTADINI E FEDERICA DI LELLA
Questo racconto di Antoine Volodine apparso per la prima volta in Italia nel
2013 nella raccolta Scrittori (pp. 39-69), edita dalle Edizioni Clichy che hanno
gentilmente concesso la ripubblicazione allinterno di questo numero di
Pagine Inattuali.
lo sfiorava e si fermava qualche istante a guardarlo dallalto, curiosa di scoprire che cosa stesse facendo, vedendolo cos gelosamente assorto nel suo compito, tutto preso dallo sforzo richiesto
dalla narrazione, e ricorda anche le immagini che gli turbinavano
in testa per poi prendere forma, il rapido susseguirsi di dialoghi
tra adulti che lui non sapeva come trascrivere, ricorda la giungla,
la foresta, le nuvole che sembravano illuminate da un incendio,
ricorda gli animali, le grida, i bambini che correvano terrorizzati
con indosso giacche troppo grandi e logore, e ricorda il caldo che
gli faceva bruciare gli occhi, lardente passione che lui cercava di
controllare formando le lettere il pi in fretta possibile e mettendo in fila parole che fino allora non aveva mai usato, perch era
ancora molto piccolo, in quella fase dellesistenza in cui tutto
nuovo, discorsi, emozioni, immagini, sogni e realt, conoscenze, e
per lappunto ricorda lingenua sensazione di trionfo da cui si
sentiva sospinto allidea di aver ormai fatto il proprio ingresso nel
mondo delle storie che ci si inventa, e anche allidea di star componendo un testo pi complesso di quanto ci si sarebbe aspettati
da un bambino della sua et, idea che lo riempiva di soddisfazione
e di orgoglio, e ricorda anche che aveva deciso di non fermarsi di
fronte agli ostacoli che la lingua scritta gli ammassava davanti alla
penna e di non dimenticare che la priorit delle priorit non era
realizzare chiss quali prodezze ortografiche per farsi bello agli
occhi dellinsegnante, ma buttare gi il testo impetuosamente,
buttarlo gi senza badare a nientaltro, farlo esistere nonostante le
infrazioni alle norme e le inesattezze grammaticali che immaginava sarebbero state parecchie, e daltronde non si proponeva in
cuor suo di farlo leggere agli adulti, quel testo, e naturalmente
nemmeno ai suoi compagni, che per lo pi avevano ancora difficolt a decifrare i vocaboli di pi di due sillabe, e ricorda anche
che quella certezza di voler far esistere il testo di per se stesso, di
non lavorare per un pubblico, che quella convinzione gli aveva
dato forza fin dal momento in cui aveva cominciato a lasciar
scorrere le parole sul primo copriquaderno, e ricorda anche che
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era ottobre e che nel cortile, proprio quando la luce del mattino
cominciava a stabilizzarsi, aveva preso a cadere una pioggia di fili
della Vergine, come qualche volta capitava allepoca, in autunno,
una lenta pioggia, o piuttosto un nevischio fatto di lunghi filamenti di ragni minuscoli, e allo stesso tempo ricorda il nome dellinsegnante e di alcuni suoi compagni, per lo pi bambine, e, per
rispondere alla domanda che qualcuno gli ha posto di nuovo con
voce roca, isterica, accompagnandola con un violento ceffone sulla nuca, dice:
Non mi ricordo. Non mi ricordo niente. Ho la testa vuota.
Segue qualche secondo di incredulit da parte di quelli che lo
interrogano, poi un altro ceffone, questa volta in piena faccia.
Sono in due, un uomo e una donna, e si danno il cambio.
Dopo il ceffone, la donna ripete la domanda con voce stridula.
Linterrogatorio cominciato da dieci minuti. condotto in modo del tutto assurdo. Che cosa vogliono fargli confessare? Non
riesce a intuirlo e nemmeno ci prova. nelle loro mani, ma non
ha intenzione di collaborare, non ha mai collaborato con gli inquisitori, e anche se questi due appartengono pi o meno al suo
stesso schieramento, anche se fanno parte a loro volta di una
categoria intellettualmente, socialmente e concretamente reietta e
spacciata, preferisce tornare alle vecchie tattiche di resistenza.
Finge di non capire niente, ma soprattutto, per rendere plausibile
quellottusit, si costringe a non capire niente. Cerca di sentirsi
profondamente passivo e stupido. Resta in bala degli urli e dei
maltrattamenti, naturalmente non pu non accorgersene, ma allo
stesso tempo fluttua a una certa distanza dalla realt, a una certa
distanza da tutto. Si ritirato dove ha potuto, in una delle ultime
roccaforti, non molto solida forse ma lontanissima dal presente e
anche dal passato, si rifugiato in un momento della sua infanzia.
Questa tecnica di evasione interiore laveva elaborata molto tempo prima, se ne serviva quando si trovava negli uffici di polizia,
laveva adottata anche con i giudici durante i processi, poi pi
tardi con gli psichiatri e, adesso che deve affrontare quei compa181
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Lodore di pip dei suoi compagni, il tanfo di pip e di strofinaccio che esala dai banchi, dal pavimento lavato ogni sera e che
in autunno non si asciuga mai.
Al di l delle finestre migliaia di filamenti misteriosi che
vanno alla deriva nellaria senza vento.
La maestra Mohndjee, Frau Mohndjee che passa fra i banchi,
che detta agli alunni semplici operazioni aritmetiche e che ha il
buonsenso di tenere docchio i suoi vicini di posto perch non lo
distraggano, che sgrida Jean Doievod dietro di lui non appena si
mostra irrequieto, che addirittura guarda fra le cose di Jean Doievod, prende un quarto copriquaderno e glielo mette davanti, in
modo che possa continuare a scrivere senza interrompersi.
Ricorda quella primaria esperienza di creazione letteraria, ricorda che sul primo copriquaderno aveva tracciato un Uno e che
poi aveva aggiunto un titolo, Inizziare, intuendo confusamente
che un giorno o laltro si sarebbe presentato il problema della
fine, che avrebbe dovuto finire, ma solo pi tardi, molto pi tardi,
e allora ricorda lintensa sensazione di non ritorno che lo spingeva
ad andare avanti, che lo autorizzava o meglio lo costringeva a rifiutare la legge della collettivit, la legge della classe, e che lo induceva a riempire un terzo e poi un quarto copriquaderno, invece
di fare gli esercizi di aritmetica come gli altri, e ricorda che nel
momento in cui li numerava, e poi quando li lisciava con il palmo
della mano prima di riversarci sopra il testo, sentiva lungo il corpo unondata di esaltazione dovuta chiaramente allidea di stare
per aggiungere un altro tomo allopera che aveva intrapreso, unopera che gli pareva immensa, e ricorda che mentre si apprestava a
iniziare il quarto tomo, in preda a un entusiasmo sempre pi
trascinante, aveva incontrato lo sguardo interrogativo di Murma
Yogodan e si era rimesso allopera senza risponderle, e di Murma
Yogodan ricorda i denti a contatto con la sua lingua, perch di
nascosto dagli adulti, in una sfera quanto mai reale ma privata,
ignota agli adulti, i bambini della classe di Frau Mohndjee si dedicavano regolarmente a precoci esperienze sessuali, alcuni bambini
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trato il suo, gli erano tornati in mente quelle riunioni nei bagni,
ma che lui aveva respinto il pensiero, consapevole di non dover in
nessun caso permettere alla sua immaginazione di divagare, consapevole di non dover interrompere a nessun costo il flusso narrativo cui dava libero corso da unora e per il quale non prevedeva n una pausa n una conclusione, e poco dopo era suonata
la campanella della ricreazione, e ricorda che, mentre la classe si
svuotava, i suoi compagni gli gettavano rapide occhiate senza dire
niente, con espressioni stupite, da un lato perch continuava a
scrivere senza alzarsi e senza nemmeno alzare la testa, dallaltro
perch Frau Mohndjee non si arrabbiava con lui, non gli faceva
nessun rimprovero e anzi esortava gli alunni a uscire senza disturbarlo, spiegando sottovoce a Jean Doievod che non gli doveva
tirare n la manica n i capelli, e che lui doveva restare da solo
nellaula, fuori dal mondo, completamente solo con la storia che
stava scrivendo, e cos aveva potuto godere di una solitudine
totale per un lungo quarto dora, mentre nel cortile gli altri bambini gridavano, bisticciavano, o si inseguivano e giocavano, e
ricorda che aveva scritto meglio e pi in fretta, e che prima della
fine della ricreazione aveva inaugurato un quinto copriquaderno,
rubato senza farsi tanti scrupoli dalla scorta di Jean Doievod, e
che quel quinto tomo si apriva con una digressione sugli insetti, E
i bambini si girarono e vederono nel cielo i marsiani che
volevano salire sulle api dela foresta sulle vespe ma non ci
riusivano e li anno uccisi e sono arivati i calabroni e anno
circondato i marsiani i bambini anno urlato au au au au
au per farlo scapare e ance le farfalle giganti erano morte,
e ricorda che alla fine della ricreazione i compagni, mentre gli
passavano accanto per tornare ai loro banchi, gli lanciavano degli
sguardi furtivi e sembrava che facessero attenzione a evitare ogni
contatto con lui, e che allora aveva avuto il sospetto di essere ammalato, che forse la febbre che gli faceva avvampare le guance
non era dovuta al fuoco interiore della scrittura, che forse era affetto da una di quelle terrificanti malattie che sentiva spesso
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madio, contro il tavolo, contro i muri. Biascicano, urlano. Lo torturano, ma senza metodo, e a volte danno di nuovo limpressione di aver dimenticato che lo stanno interrogando. Tutta un
tratto si mettono a discutere o a litigare come se non ci fosse nessun altro. I dialoghi non hanno n capo n coda e sono inquietanti.
La signora Philippe quasi una bestia feroce dice Greta.
Quella vecchia stronza ruggisce Bruno Chaaturjan. Perch non la smetti di rompere i coglioni con questa signora Philippe? Hai paura che cali gi con i cannibali? Hai paura che venga
con la luna fradicia di piscio?
Non capisci niente si arrabbia Greta. La signora Philippe
sta con i miei parenti. Li uccider. Uccider tutti. Uccider le infermiere.
E lui, se la faceva con le infermiere lui? chiede Bruno
Chaaturjan malmenando il prigioniero.
Sicuro come due pi due fa quattro esclama Greta. una
spia della signora Philippe. Se la faceva con quella stronza, con i
miei parenti, con le infermiere e con le forze.
Gli d uno schiaffo e si allontana, va su e gi per la stanza,
mugugnando e prendendo a calci i cadaveri del primario e della
sua assistente. Oppure va alla finestra, fa una smorfia guardando
fuori e torna indietro. I capelli brizzolati le si agitano intorno, dietro, oscillano, svolazzano.
Poi si dirige di nuovo verso di lui, verso la sedia a rotelle.
In ogni caso tu sei spacciato dice.
E scoppia in una risata crudele. Gioca con una spillatrice che
ha trovato sulla scrivania del primario. Lo colpisce in testa con la
spillatrice, ma senza cercare di spaccargli il cranio.
Il problema in realt non neanche la signora Philippe grugnisce Bruno Chaaturjan. Questo qui se la faceva con i marziani. Se la faceva con i marziani, punto e basta.
Colpisce il prigioniero. Lo picchia sulla testa, sulla nuca.
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molto improbabile liberazione e, dopo averle accantonate, respinge di nuovo la tentazione di rivedere a velocit accelerata gli episodi principali della sua vita fallimentare, non vuole proiettarsi
interiormente il film solenne e grottesco in cui sarebbe condensato il suo percorso di scrittore e combattente, di artista-guerriero
che ha vagato allinfinito in una guerra persa, nei territori di una
guerra coronata dalla disfatta e dal nulla, una lotta radicale contro
il capitalismo, contro lapparato militare-industriale, contro gli
intellettuali buffoni al servizio dei capitalisti, non ha intenzione, in
questi minuti estremi, di rievocare le battaglie perse, i decenni
sprecati, la catena ininterrotta di sconfitte e tradimenti, di arresti,
evasioni e segregazioni, la vita in prigione, la vita nel campo, poi
la reclusione definitiva nel mondo degli istituti psichiatrici speciali, e allo stesso modo vuole dimenticare una volta per tutte il
suo lavoro di scrittore, cos irregolare e ridicolo, i suoi libri, pubblicati o no, di cui ha gi dimenticato i titoli, di cui non gi pi
in grado di ricordare le storie intrecciate, se non come una massa
indistinta e sgraziata, ma in questo caso incontra lopposizione di
una parte della sua coscienza e si rende conto che la sua mente
continua a rimuginare su un progetto letterario che non ha mai
accantonato del tutto e che gli permetterebbe di fondere tutti i
suoi testi, di fissarli in unultima storia e perfino in unultima frase
che concluderebbe linsieme dellopera, e perfino in unultima
parola che farebbe da corrispettivo simmetrico al primo termine
della primissima storia, a quellinizziare vergato come titolo sul
primo copriquaderno, e ricorda che quando scriveva, in unepoca
in cui non aveva ancora abbandonato la scrittura per la camicia di
forza, aveva avuto lidea di chiudere il suo edificio letterario con il
verbo finire o concludere, chiaramente in un contesto narrativo che lo legittimasse, e poi di ritirarsi una buona volta lontano
dalle preoccupazioni della lingua scritta, ma ripensandoci si dice
che quel progetto era puerile, e in ogni caso troppo formalista e
troppo pretenzioso, e che non essere riuscito a scrivere finire o
concludere su unultima pagina prima della sua morte solo
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CARLO PAGETTI
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mistero, che si basa su eventi straordinari e non esclude le manifestazioni del sovrannaturale, un discorso che, per quanto riguarda le letterature di lingua inglese, risulta ancora molto efficace.
Nel panorama anglofono non si pu, evidentemente, considerare solo la produzione britannica, lasciando fuori per esempio
il fondamentale contributo anglo-americano che esprime nella
prima met dellOttocento un autore fondamentale come Edgar
Allan Poe. Semmai, si potrebbe notare che nellambito americano,
una tradizione considerata di solito tutta al maschile, secondo la
linea Poe-Ambrose Bierce-H.P. Lovecraft-Stephen King, sia stata
recentemente rivisitata alla luce del gender, in modo da valorizzare
la ricchezza delle soluzioni narrative di Shirley Jackson, lautrice di
un paio di fondamentali racconti gotici, scritti subito dopo la
seconda guerra mondiale (The Lottery, The Demon Lover), e del
romanzo We Have Always Lived in the Castle (1962). Questa figura
stata recentemente rivalutata da Joyce Oates, unaltra scrittrice
americana che non disdegna le soluzioni del fantastico. Del resto,
unaltra voce largamente popolare negli Stati Uniti quella di
Anne Rice, lautrice del ciclo dellIntervista con il vampiro, che,
almeno in parte, prelude alle variazioni goticheggianti e distopiche di molta young adult fiction contemporanea al femminile, da
Twilight a Hunger Games.
Volendo allargare la latitudine geografica delle espressioni del
fantastico in lingua inglese, credo sia indispensabile tenere conto
del rifiuto esplicito del realismo di origine europea da parte di
autori come il nigeriano Ben Okri: a proposito del fluviale The
Famished Road (1991), proposto in Italia con il titolo non
entusiasmante La via della fame, stata usata la definizione di
realismo magico, che ben si adatta, malgrado le riserve dello
scrittore, alla storia di Azaro, lo habiku sospeso tra il mondo
ultraterreno degli spiriti, dove risiedono i bambini non-nati, e la
squallida periferia urbana, non lontana dalla foresta, dove vivono
nella miseria il padre e la madre. Influenzata dalloralit delle
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narrazioni kikuyu, anche Isak Dinesen, ovvero Karen Blixen, tiene conto dellesperienza africana per elaborare le sue short stories
fantastiche in danese e in inglese. Anzi, la sua prima raccolta,
Winters Tales (anche in questo caso il rimando al titolo di unopera shakespeariana non per nulla casuale) viene pubblicata per
la prima volta negli Stati Uniti nel 1942, dopo che Blixen riuscita a far uscire clandestinamente loriginale dalla Danimarca, in
quel periodo soggetta alloccupazione nazista. Si tratta di un episodio significativo del fatto che la letteratura fantastica proprio
perch come succede nelle opere della grande scrittrice danese
esplora il mistero della vita, il peso della fatalit e dellimprevisto, la presenza di un passato spesso oscuro, unespressione di
libert poco amata dai regimi totalitari. La letteratura fantastica
non escapista (Tolkien aveva ragione a ribadirlo), semmai essa
anarchica e anti-autoritaria, non rispettando le regole, neppure
quelle della tradizione letteraria canonica, da cui spesso viene
esclusa.
In ogni caso, la larga diffusione delle forme del fantastico,
avvenuta dalla fine dellOttocento, pi o meno in coincidenza con
le prime manifestazioni di quella che possiamo chiamare la cultura di massa va di pari passo con la crisi del grande romanzo ottocentesco, di solito di impianto realistico, che perde fiducia nella
sua possibilit di rispecchiare il mondo in modo fedele e completo. Non a caso il Novecento e linizio del nostro secolo hanno
moltiplicato la presenza del fantastico, spesso mescolandolo ad
altri generi. chiaro che il gotico o neogotico, in ambito novecentesco continua a essere uno degli strumenti di indagine
sullansia del vivere contemporaneo. Alcuni dei suoi capolavori
hanno avuto scarsa eco nella nostra cultura probabilmente a causa
della complessit dei loro intrecci e dellostilit preconcetta dei
circoli accademici: emblematico il caso della trilogia di
Gormenghast di Mervyn Peake, uscita tra il 1946 e il 1959, con la
sua ambientazione kafkiana in un castello labirintico e mai interamente misurabile, abitato da personaggi grotteschi e caricaturali.
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ALGERNON BLACKWOOD
La casa vuota
TRADUZIONE ITALIANA DI GABRIELE SCALESSA
Il titolo originale di questo racconto The Empty House, apparso nella raccolta
di Algernon Blackwood, The Empty House and Other Ghost Stories (London:
Nash, 1906). La seguente traduzione si basa sul testo pubblicato nel sito di
public domain, http://www.gutenberg.org/files/14471/14471-h/14471h.htm#chapter1 (ultima consultazione, 7 ottobre 2014).
Certe case, come certi individui, riescono a rivelare allistante il loro carattere malefico. Nel caso dei secondi non c necessit di
qualit particolari che ne rivelino lessenza: possono sfoggiare un
viso aperto e un sorriso innocente, e ci nonostante basta averci
un po a che fare per avere la ferma convinzione che vi sia qualcosa di profondamente sbagliato in loro; che siano, cio, malvagi.
Volenti o no, questi individui comunicano unaria misteriosa e di
cattive intenzioni, che fanno s che le persone intorno si allontanino da loro come da qualcosa di infetto.
Forse con le case vale lo stesso principio, ed quellatmosfera di malefatte compiute in una particolare abitazione, molto
dopo che i loro responsabili sono morti, che fa venire la pelle
doca e rizzare i capelli. Qualcosa del sentimento del malfattore e
del terrore provato dalla vittima entra nel cuore dellingenuo spettatore, che avverte improvvisamente un fremito nervoso, un formicolio e una sensazione di gelo al sangue. Egli colpito da terrore senza sapere perch.
Apparentemente non cera nulla nellaspetto di questa casa
che avvalorasse i racconti di quellorrore che si diceva vi regnasse.
Non era n isolata n fatiscente. Se ne stava racchiusa in un angolo della piazza e somigliava esattamente alle abitazioni su ciascun lato: stesso numero di finestre; stesso balcone che sovrastava i giardini; stessi scalini bianchi che conducevano alla pesante
porta nera dingresso; sul retro, inoltre, la stessa striscia di verde
dai precisi contorni squadrati, che arrivava fino al muro che la
Le chiavi della cabina da bagno? oppure chiese Shorthouse in buona fede, spostando lo sguardo dal mare verso la citt.
Niente la spingeva cos rapidamente al sodo come chi fingeva di non comprenderla.
Nulla di tutto questo bisbigli la zia. Ho avuto le chiavi
della casa infestata che c sulla piazza, e ci andr stanotte.
Shorthouse avvert un brivido quasi impercettibile lungo la
schiena. Abbandon il suo tono scherzoso: qualcosa nella voce e
nei modi della zia lo aveva agitato. La donna era seria.
Ma non puoi andarci da sola cominci.
Infatti per questo che ti ho telegrafato replic laltra con
decisione.
Si volt a guardarla. Il volto scavato e misterioso della donna
era animato dalla frenesia. Una luce di sincero entusiasmo lo circondava come unaura. Gli occhi le brillavano. Shorthouse avvert
unaltra scossa di quelleccitazione e, assieme a questa, un secondo brivido, pi intenso del primo.
Grazie, zia Julia disse in tono garbato; ti ringrazio davvero
tanto.
Non oserei mica andarci da sola prosegu laltra, alzando la
voce, ma con te mi divertirei da matti. Tu non temi nulla, a quel
che so.
Grazie di cuore ripet Shorthouse. Ehm probabile che
vi accada qualcosa?.
Vi gi accaduto parecchio mormor zia Julia, sebbene
assai saggiamente sia stato messo sotto silenzio. Tre inquilini vi si
sono succeduti negli ultimi mesi, e si dice che ora la casa rester
vuota per sempre.
Senza volerlo, Shorthouse cominci a interessarsi alla faccenda: sua zia era sin troppo seria.
A dirla tutta, la casa molto antica prosegu la donna, e la
storia, molto spiacevole per la verit, risale a tanto tempo fa. Ha a
che fare con il delitto commesso da uno stalliere geloso che aveva
una tresca con una serva della casa. Una notte era riuscito a na215
cora circondati dalle rassicuranti influenze umane, che egli dovette fare un primo appello alle riserve di coraggio che aveva messo
da parte. Perch, quando la porta si chiuse ed egli vide la strada
deserta e silenziosa che si stendeva innanzi a loro, bianca alla luce
lunare, gli sovvenne distintamente che la vera prova quella notte
sarebbe stata nellaver a che fare con due paure anzich una.
Avrebbe dovuto gestire quella di sua zia, oltre alla propria. E,
dopo aver guardato lespressione da sfinge della donna ed essersi
reso conto che poteva assumere un aspetto per nulla piacevole
durante un accesso di puro terrore, si sent soddisfatto di una sola
cosa in quellavventura: della fiducia che riponeva nella propria
forza di volont e nella capacit di resistere a ogni impressione
violenta fosse sopraggiunta.
Si avviarono lentamente lungo le strade tranquille della cittadina; unintensa luna autunnale inargentava i tetti e gettava ombre
lunghe; non cera alito di vento; gli alberi nei giardini alla francese
presso il lungomare li guardavano silenziosamente al loro passaggio. Shorthouse non replic alle osservazioni sporadiche della zia,
comprendendo che questa si stava solo circondando di difese
mentali: diceva cose ordinarie per impedirsi di pensare a quelle
straordinarie. Poche erano le finestre illuminate, e s e no da un
camino provenivano fumo e faville. Shorthouse aveva gi cominciato a osservare tutto, persino i pi piccoli dettagli. Si erano fermati allangolo della strada per guardare in alto il nome sul lato
della casa illuminato dalla luna; poi, di comune accordo, ma tacitamente, svoltarono nella piazza e si diressero verso il lato immerso nellombra.
Il numero della casa il 171 bisbigli una voce al suo
fianco. Nessuno aggiunse ovvi commenti, ma entrambi attraver-
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saliva al piano dei servitori. Il pesante bastone giaceva al suo fianco ed era a portata di mano.
La luna era alta sopra la casa. Attraverso la finestra aperta
riuscivano a vedere le stelle, rassicuranti come sguardi amichevoli
dal cielo. Uno dopo laltro gli orologi della citt suonarono la
mezzanotte, e quando i rintocchi si furono esauriti la quiete della
notte senza vento ricadde nuovamente su tutto. Solo il fragore
delloceano, tetro e distante, riempiva laria di cupi fruscii.
Nellabitazione il silenzio si era fatto spaventoso, ma solo
perch pens Shorthouse in ogni istante poteva essere interrotto da rumori che lasciassero presagire il terrore. La tensione
dellattesa aveva effetti sempre pi snervanti. Quando parlavano,
emettevano solo sussurri, perch le loro voci sembravano strane e
innaturali. Un freddo, non del tutto dovuto allaria notturna,
invase la stanza e li fece rabbrividire. Le influenze che agivano su
di loro, quali che fossero, li stavano gradualmente privando della
sicurezza. Le loro forze stavano scemando, e la possibilit di un
reale terrore si faceva sempre pi concreta. Cominci a temere
per la donna anziana che gli stava a fianco, il cui coraggio lavrebbe difficilmente salvata se avessero oltrepassato un certo limite.
Sentiva il sangue rimbombargli nelle vene. A volte era cos
forte che pensava potesse impedirgli di udire altri rumori che cominciavano a farsi sentire dalle profondit della casa. Ogni volta
che fissava la propria attenzione su questi, per, essi cessavano
allistante. Certamente non si stavano avvicinando; e tuttavia non
poteva liberarsi dellidea che qualcosa si stesse muovendo da
qualche parte nei piani inferiori. Il piano dove cerano i salotti,
quello in cui le porte si erano chiuse in modo cos bizzarro, era
troppo vicino: i rumori erano prodotti in una zona pi distante.
Pens alla grande cucina, con gli scarafaggi che zampettavano sul
pavimento, e al piccolo retrocucina; ma per qualche strana ragione non sembravano provenire neppure da l. E di certo non erano
fuori dellabitazione!
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legno. Qualcuno si muoveva di continuo e in modo furtivo, urtando ogni tanto maldestramente contro i mobili.
Dopo aver atteso alcuni istanti che la forte dose di alcol
facesse effetto, e consapevole che questo sarebbe durato solo per
poco date le circostanze, Shorthouse si alz in piedi silenziosamente e disse poi con voce risoluta: Ora, zia Julia, andremo di
sopra per scoprire cos questo rumore. Anche tu dovrai venire.
ci che abbiamo concordato.
Raccolse il bastone e and alla credenza per riprendere la
candela. Una figura molle gli si sollev precariamente al fianco,
respirando forte, ed egli ud una voce che diceva assai debolmente
qualcosa circa il fatto di sentirsi pronta. Il coraggio della donna
lo stup: era assai pi grande del suo. Cos, mentre si muovevano,
tenendo in alto la candela che gocciolava, qualche sottile potere
esalato da quella donna tremante, dal volto pallido, rappresent
per lui la vera fonte di ispirazione: era un potere enorme, che lo
fece vergognare di s e gli diede la forza senza cui sarebbe stato
assai meno adatto alla circostanza.
Attraversarono il pianerottolo buio, evitando di guardare
direttamente nella fonda oscurit oltre le balaustre. Cominciarono
poi a salire la stretta rampa di scale per andare incontro ai rumori
che si facevano pi fragorosi e ravvicinati ogni minuto di pi. A
met della scalinata zia Julia inciamp e Shorthouse si volt per
afferrarla per un braccio; fu proprio in quel punto che sopraggiunse un tonfo spaventoso dal piano della servit sopra le loro
teste. Questo fu immediatamente seguito da un urlo angoscioso e
penetrante, che era di terrore e richiesta di aiuto allo stesso
tempo.
Prima che potessero farsi da parte o indietreggiare di un solo
gradino, qualcuno attravers di corsa il corridoio soprastante,
brancolando in modo orribile e precipitandosi gi follemente, a
tutta velocit, tre scalini alla volta, per la rampa su cui si trovavano. I passi erano leggeri e incerti; ma subito dietro di essi risuo-
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EDWARD G. BULWER-LYTTON
Un episodio di infestazione,
o la casa e la mente
TRADUZIONE ITALIANA DI GABRIELE SCALESSA
Il titolo originale di questo racconto The Haunted and the Haunters; or, The
House and the Brain, pubblicato per la prima volta sul Blackwoods Edinburgh
Magazine, n. DXXVI, agosto 1859. Su tale versione a stampa si basa la
presente traduzione.
volta nella vita, ero daccordo con mia moglie, per quanto credulona sia, e convenni, dopo la terza notte, che era impossibile fermarsi un giorno di pi l dentro. Cos al mattino del quarto giorno convocai la donna che governava la casa e ci assisteva: le dissi
che le stanze non facevano al caso nostro e non saremmo restati
fino alla fine della settimana.
La donna replic seccamente: Io so il perch: siete rimasti
pi a lungo di ogni altro inquilino. Pochi sono rimasti una seconda notte; nessuno prima di voi una terza. Ne deduco che loro sono
stati gentili nei vostri confronti.
Loro chi? chiesi ostentando un sorriso.
Ma quelli che infestano la casa, quali che siano. A me non
importa di loro. Me li ricordo da molti anni, da quando vivevo
qui, e non come serva. So che saranno la mia morte un giorno.
Ma non me ne curo: sono vecchia e in ogni caso dovr morire
presto; e allora rester con loro in questa casa.
La donna parlava con una tale cupa fermezza che fu soltanto
una specie di sbigottimento a trattenermi dal proseguire la conversazione con lei. Pagai la settimana e fummo felici, io e mia moglie, di cavarcela cos a buon mercato.
Mi hai incuriosito dissi. Nulla desidererei di pi che dormire in una casa infestata. Ti prego, dammi lindirizzo di quella
che hai abbandonato cos ignobilmente.
Lamico obbed, e quando ci lasciammo camminai dritto fino
alla casa indicata.
Era situata sul versante nord di Oxford Street, in una strada
monotona ma rispettabile. Era chiusa: nessun annuncio alle finestre e nessuno che rispondesse al mio bussare. Proprio quando
stavo per andarmene, un garzone di birreria, che raccoglieva boccali di peltro dai quartieri, mi disse: Signore, cercate qualcuno in
casa?.
S, ho sentito che in affitto.
In affitto? Beh, la donna che la governava morta, deceduta
da tre settimane, e non si trova nessuno che ci stia, anche se il
236
gnora che vi mor tre settimane fa era una disgraziata che avevo
tratto da una casa di riposo; da bambina conosceva qualcuno della mia famiglia ed era stata un tempo in cos buone condizioni
finanziarie da poter prendere in affitto quella casa che era appartenuta a mio zio. Era una donna di eccellente cultura e animo
forte, e lunica che avessi potuto convincere a restare in quella
dimora. Infatti dalla sua morte, che fu improvvisa, e dagli esami
del medico legale che hanno dato alla casa una certa nomea per il
circondario, ho cos disperato di trovare una persona che se ne
facesse carico, ancor meno un inquilino, che volentieri la affitterei
gratuitamente per un anno a chiunque ne pagasse imposte e
tasse.
Da quant che possiede un carattere cos sinistro?.
A quel che so, da molti anni. La signora di cui ho detto sosteneva che era gi infestata quando ci and trenta o quarantanni
fa. Il fatto che ho trascorso la vita nelle Indie Orientali, prestando servizio nella Compagnia, e sono rientrato in Inghilterra
lanno scorso, dopo aver ereditato la fortuna di uno zio tra i cui
beni era la casa in questione. La trovai chiusa e disabitata. Mi dissero che era stregata e che nessuno vi avrebbe abitato. Io sorrisi a
quella che mi pareva solo una diceria. Spesi del denaro per ristrutturarla, aggiunsi della mobilia moderna a quella che gi cera, misi
un annuncio e ottenni un inquilino per un anno. Era un colonnello a mezza paga. Vi venne ad abitare con la famiglia, figlio e figlia e quattro o cinque servitori. Tutti quanti lasciarono labitazione il giorno successivo. E sebbene ognuno di loro affermasse di aver visto qualcosa di diverso da ci che aveva spaventato gli altri, cera qualcosa di ugualmente terribile per tutti. In tutta coscienza non potei proprio accusare n biasimare il colonnello
per linadempienza contrattuale. Vi misi poi la signora anziana di
cui vi ho parlato, dandole facolt di subaffittare le singole stanze
della casa. Non ho mai avuto un inquilino per pi di tre giorni, e
non vi racconto le loro storie! Ognuno di loro ha assistito a fenomeni diversi. Ma meglio che giudichiate da voi e non entriate l
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240
Cosa, cosa?.
Un suono di passi dietro di me, e una volta o due dei lievi
fruscii come respiri vicino allorecchio; ma niente di pi.
Non ti sei spaventato per niente?.
Io? Nemmeno un po, signore e laspetto sfrontato delluomo mi rassicur su un punto: che qualunque cosa fosse successa,
non mi avrebbe mai abbandonato.
Eravamo nellatrio, chiusa la porta che dava sulla strada, e la
mia attenzione fu attratta dal mio cane. Dapprincipio aveva fatto
irruzione con un certo impeto, ma era poi sgattaiolato verso la
porta e ora grattava e uggiolava per uscire. Dopo avergli dato un
colpetto sulla testa e averlo incoraggiato dolcemente, parve adattarsi alla situazione e segu me e F attraverso la dimora, tenendomisi per vicino ai talloni invece di andare in avanscoperta con
curiosit, come era poi sua abitudine in tutti i posti nuovi. Esplorammo prima le stanze sotterranee: la cucina, i servizi e soprattutto le cantine, in cui cerano due o tre bottiglie di vino in un
ripostiglio, coperte di ragnatele e, dato laspetto, lasciate indisturbate da molti anni. A quanto pareva i fantasmi non erano dei gran
bevitori! Per il resto non scoprimmo nulla di interessante. Cera
un cortiletto buio circondato da mura alte. Le pietre erano scivolose; vuoi per lumidit vuoi per la polvere e la fuliggine sul
lastricato, i piedi lasciavano unorma leggera a ogni passo.
In quel momento si manifest il primo straordinario fenomeno di cui fui testimone in quella strana dimora. Vidi, proprio davanti a me, limpronta di un passo che si formava improvvisamente da sola. Mi arrestai, trattenni il mio servitore e indicai in
quella direzione. Davanti a quellimpronta ne spunt improvvisamente unaltra. Entrambi vedemmo. Mi mossi rapidamente verso
quel punto; limpronta avanzava davanti a me. Era piccola, come
quella che lascia il passo di un bambino. Nonostante la visione
fosse troppo debole perch se ne potesse distinguere la forma,
sembr a entrambi lorma di un piede nudo. Questo fenomeno
cess allorch arrivammo alla parete opposta, n si ripet quando
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per me era la migliore del piano: ampia e con due finestre che si
affacciavano sulla strada. Il letto a baldacchino, che occupava non
poco spazio, era di fronte al fuoco, che bruciava chiaro e luminoso; una porta nella parete a sinistra, tra il letto e la finestra, metteva in comunicazione con la stanza che il mio servitore aveva
scelto per s. Questa era piccola, con un divano letto, e non comunicava con il pianerottolo: non aveva nessunaltra porta eccetto quella che conduceva alla stanza che avrei occupato io. A
ogni lato del camino cera un armadio a muro, coperto con la
stessa carta da parati marrone. Ne esaminammo linterno: cerano
solo ganci per abiti femminili e nullaltro; ne sondammo le pareti:
erano chiaramente solide e corrispondevano ai muri portanti delledificio. Terminata lispezione delle camere, mi scaldai per alcuni
istanti e, acceso un sigaro e accompagnato ancora da F, mi
mossi per completare la perlustrazione. Cera unaltra porta sul
pianerottolo ed era chiusa saldamente.
Signore disse sorpreso il mio servitore, avevo sbloccato
questa porta insieme a tutte le altre, appena arrivato; non pu
essere stata chiusa a chiave dallinterno perch.
Prima che potesse finire la frase, la porta, che nessuno di noi
due stava toccando, si schiuse silenziosamente da sola. Ci guardammo lun laltro per un istante, formulando entrambi lo stesso
pensiero: poteva trattarsi di unazione umana. Mi precipitai
dentro, il mio servitore dietro di me. Era una stanzetta spoglia e
tetra, senza mobili; poche scatole vuote e ceste in un angolo; una
piccola finestra con le imposte chiuse; neppure un caminetto;
nessunaltra porta se non quella da cui eravamo entrati; nessun
tappeto: il pavimento era vecchio, irregolare, mangiato dai tarli e
riparato qui e l, come mostravano alcune chiazze pi chiare sul
legno; nessun essere vivente e nessun luogo visibile in cui ci si
potesse nascondere. Mentre ci guardavamo intorno, la porta da
cui eravamo entrati si chiuse tranquillamente allo stesso modo in
cui si era aperta: eravamo in trappola.
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riferimenti a un viaggio fatto tempo prima indicavano che lo scrivente era stato navigatore. Lortografia e la calligrafia erano quelle
di un uomo non molto istruito e tuttavia il linguaggio era efficace.
Nelle espressioni di affetto vi era una specie di amore brusco e
selvaggio, ma qui e l erano incomprensibili e oscuri rinvii a un
segreto non di carattere sentimentale, bens a quello che sembrava
il segreto di un delitto. Dovremmo amarci era una delle frasi che
ricordo per il modo in cui ognuno ci disprezzer quando tutto sar noto.
Poi: Non permettere a nessuno di restare nella tua stessa stanza di notte,
perch parli nel sonno. E ancora: Quel che fatto fatto; e ti dico che non ci
sono prove contro di noi a meno che i morti non tornino a vivere. In questo
punto era annotato, con migliore calligrafia (quella di una donna):
Eccome se tornano! Alla fine della lettera che recava lultima data la
stessa mano femminile aveva vergato queste parole: Perso in mare il
4 giugno, lo stesso giorno di
Posai le lettere e presi a rimuginarne i contenuti.
Temendo tuttavia che il flusso dei pensieri al quale mi ero
abbandonato potesse destabilizzarmi, determinai di mantenere la
mente in uno stato adatto a far fronte a tutto quel che di straordinario la notte sopravveniente avesse portato. Mi alzai, posai le
lettere sul tavolo, riattizzai il fuoco, che era ancora chiaro e scoppiettante, e aprii il volume di Macaulay, che lessi con una certa
tranquillit fin quasi alla mezzanotte. Mi gettai quindi sul letto con
gli abiti ancora indosso, e dissi al mio servitore che poteva ritirarsi
nella sua stanza, ma di rimanere sveglio. Gli ordinai di lasciare
aperta la porta tra le due camere. Rimasto solo, tenni due candele
accese sul tavolo nei pressi del letto. Misi lorologio a fianco delle
armi e ripresi tranquillamente il mio Macaulay. Di fronte a me il
fuoco bruciava chiaro e sul tappettino davanti al focolare, presumibilmente addormentato, giaceva il cane. Nel giro di circa venti
minuti avvertii unaria estremamente fredda passarmi sul volto,
simile a unimprovvisa corrente daria. Immaginai che la porta che
dava sul pianerottolo fosse stata aperta; ma no: era chiusa! Allora
volsi lo sguardo a sinistra: la fiamma delle candele oscillava vio246
carta marrone che tappezzava i muri. In che modo, dunque, quellessere, qualunque cosa fosse che aveva spaventato il mio servitore, era entrato se non attraverso la mia stanza?
Vi ritornai, chiusi a chiave la porta che dava sulla camera interna, e rimasi in piedi, in attesa e pronto a tutto. Percepivo che il
cane si era ritirato in un angolo e si acquattava contro la parete,
come se letteralmente volesse penetrarvi. Mi avvicinai allanimale
e gli parlai: la povera bestia era fuori di s dal terrore. Mostrava i
denti, la bava gli colava dalla bocca, e mi avrebbe certamente
morso se lo avessi toccato. Sembrava che non mi riconoscesse.
Chiunque abbia visto allo zoo un coniglio incantato da un serpente, che indietreggia in un angolo, potr farsi unidea dellangoscia
che mostrava il mio animale. Compiendo ogni vano tentativo per
placarlo, e temendo il suo morso potesse essere contagioso come
nella rabbia dellidrofobia, lo lasciai stare, riposi le armi sul tavolo
accanto al fuoco, mi sedetti e ripresi il mio Macaulay.
Per non apparire come uno in cerca di riconoscimenti per il
proprio coraggio, o piuttosto sangue freddo che il lettore potr
credere voglia esagerare mi soffermer (e spero mi si perdoni di
ci) su una o due notazioni che mi riguardano personalmente.
Poich ritengo che la presenza di spirito, che chiamiamo appunto coraggio, sia direttamente proporzionale alla conoscenza
delle circostanze che le permettono di manifestarsi, dovrei dire
che avevo abbastanza dimestichezza con tutti gli esperimenti che
concernono il soprannaturale. Avevo assistito a molti fenomeni
sbalorditivi in diverse parti del mondo: fenomeni cui non si crederebbe, o che verrebbero attribuiti a entit sovrumane, se provassi a riferirli. Ora, la mia idea questa: il soprannaturale equivale allimpossibile, e ci che chiamiamo soprannaturale in realt
qualcosa nelle leggi della Natura di cui siamo stati fino a questo
momento ignari. Pertanto, se un fantasma si presenta al mio cospetto, io non ho il diritto di dire: Il soprannaturale dunque
possibile ma piuttosto: Allora lapparizione di un fantasma rien-
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spazio alla paura mi sarei trovato in pericolo mortale; cos concentrai tutte le mie energie nellobbiettivo di resistere a quella
caparbia volont. Distolsi gli occhi dallombra, soprattutto da quegli occhi da rettile che ora si distinguevano chiaramente. Perch l,
e in nientaltro, risiedeva una volont malvagia, intensa e prolifica,
che avrebbe potuto schiacciare la mia.
La pallida atmosfera nella stanza cominci a divenire rossa,
come per un incendio imminente. Le larve divennero sgargianti
come gli esseri che vivono nel fuoco. La stanza vibr ancora;
nuovamente si udirono i tre colpi cadenzati; e di nuovo tutto fu
inghiottito dallombra, quasi che dalla sua oscurit tutto fosse nato
e in essa tutto dovesse fare ritorno.
Quando il buio si fu diradato, lombra era scomparsa. Adagio
la fiamma ricrebbe sulle candele e nel focolare. La stanza riappariva tranquilla e ordinata alla vista.
Le due porte erano ancora chiuse: quella che comunicava
con la stanza del mio servitore era ancora chiusa a chiave. Nellangolo in cui, preso da un impulso irrefrenabile, si era acquattato, giaceva il mio cane. Lo chiamai nessun movimento. Mi avvicinai e vidi che era morto: gli occhi che sporgevano, la lingua
di fuori, la saliva raccolta agli angoli della bocca. Lo presi fra le
braccia e lo portai vicino al fuoco. Sentivo un gran dolore per la
perdita del mio animale, un acuto senso di colpa. Mi accusavo
della sua morte, che pensai fosse avvenuta per lo spavento. Ma
quale fu la mia sorpresa nello scoprire che aveva il collo spezzato!
Era accaduto al buio? non era stato causato da un agente in carne
e ossa? non cera stata azione umana per tutto il tempo nella
stanza? Cerano buoni motivi per sospettarlo. Ma non posso dirlo
con certezza. Non posso fare di pi che asserire il fatto con
obbiettivit; il lettore trarr poi le proprie conclusioni.
Altra circostanza sorprendente, il mio orologio era di nuovo
sul tavolo da cui si era misteriosamente ritirato, ma era fermo al
minuto in cui era stato rimosso; n, a dispetto della bravura del
mio orologiaio, ha pi rifunzionato da quel momento cio, va
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La lettera terminava con scuse aggiuntive, a loro modo incoerenti, e dettagli esplicativi su alcune conseguenze di cui il mio
servitore si sentiva responsabile.
Questa fuga poteva giustificare il sospetto che luomo desiderasse recarsi in Australia e fosse stato, in un modo o nellaltro,
ingannato dagli eventi della notte. Non dico nulla in smentita di
questa congettura; penso anzi che sembrerebbe a molte persone
la soluzione pi probabile per avvenimenti tanto improbabili. La
mia fede nella mia idea rimaneva incrollabile. Tornai di sera nella
casa, per portar via con una carrozza presa a nolo le cose che vi
avevo lasciato, insieme al corpo del mio povero cane. Non fui
disturbato durante queste attivit, n mi capit alcun fatto degno
di nota, eccezion fatta per quel rumore di passi che mi precedevano nel salire e nello scendere le scale. Dopo essere uscito, mi
recai dal signor J, che era nella sua abitazione. Gli restituii le
chiavi, gli dissi che la mia curiosit era in gran parte soddisfatta e
stavo per dare rapidamente conto di ci che era accaduto, quando
mi interruppe, sebbene in maniera molto educata, e disse di non
avere pi interesse in un mistero che nessuno era riuscito a
risolvere.
Decisi di raccontargli almeno delle due lettere, cos come del
modo incredibile in cui erano scomparse. Gli chiesi quindi se
pensava che fossero state indirizzate alla donna che era morta in
quella casa, e se vi fosse stato qualche evento nel suo passato che
potesse confermare i tenebrosi sospetti che le lettere sollevavano.
Il signor J parve trasalire e, dopo aver riflettuto alcuni istanti,
rispose: So ben poco del passato della signora, a parte che, come
vi ho detto, la sua famiglia e la mia si conoscevano. Ma mi fate
sovvenire di alcuni vaghi ricordi riguardo la sua reputazione. Condurr delle indagini e ve ne render noto il risultato. Tuttavia, pur
ammettendo la credenza popolare che una persona che stata
artefice e vittima di oscuri misfatti quando era viva possa tornare,
come spettro, sui luoghi in cui quei misfatti sono stati commessi,
devo osservare che labitazione era perseguitata da strane manife257
stazioni visive e sonore prima ancora che la donna morisse state sorridendo? cosa volete dire?.
Sono convinto che, scendendo al fondo di questi misteri, vi
troveremmo lazione di un essere umano.
Cosa? credete che si tratti di un inganno? e per quale ragione?.
Non un inganno nel senso comune del termine. Se improvvisamente stessi per cadere in un sonno profondo, dal quale non
foste in grado di destarmi, ma in quel sonno potessi rispondere a
domande con una precisione di cui non sarei capace da sveglio
dirvi per esempio quanto danaro avete in tasca, oppure descrivere
i vostri pensieri non per forza si tratterebbe di una truffa, e non
per questo sarebbe necessariamente di tipo soprannaturale. Sarei
inconsapevolmente sotto uninfluenza mesmerica, trasmessa a
distanza da un individuo che abbia acquisito potere sopra di me a
seguito di un precedente contatto.
Se ammettiamo che il mesmerismo sia un fatto reale, allora
avete ragione. Ma da ci vorreste dedurre che un mesmerizzatore
sia in grado di produrre le manifestazioni straordinarie che avete
osservato anche influenzando oggetti inanimati per esempio
riempiendo laria di apparizioni e di suoni?.
o imprimendo nei nostri sensi la fede in tali effetti, non
essendo noi mai stati in contatto con la persona che ci agisce? No.
Quel che solitamente chiamiamo mesmerismo non in grado di
farlo. Ma pu esserci un potere affine al mesmerismo e superiore
a esso: il potere che nei tempi antichi denominavano magia. Se tale
forza possa estendersi a tutta la materia inanimata, non posso dirlo; ma se cos fosse, non sarebbe contro le leggi naturali; sarebbe
solo un potere raro, presente in individui con caratteristiche specifiche, e che pu essere sviluppato con la pratica fino a un livello
eccezionale. Che tale potere possa estendersi ai defunti cio su
pensieri e ricordi che i morti ancora trattengono e rendere percepibile ai nostri sensi non lanima, che lungi dalla nostra comprensione, ma piuttosto unimmagine di quanto abbiamo avuto di
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possa negare; nello specifico, non vi trovo nulla di soprannaturale. Sono soltanto idee trasmesse in qualche modo (non abbiamo ancora scoperto i mezzi di trasmissione) da una mente allaltra. Se, cos facendo, tavoli camminano da soli, entit dalle fattezze demoniache compaiono in un cerchio magico, mani prive di
corpo si sollevano e rimuovono oggetti, un essere fatto di oscurit
(come quello che si presentato a me) ci gela il sangue; sono
sempre convinto che si tratti di azioni trasmesse, come attraverso
fili elettrici, al mio cervello da quello di un altro. In alcuni individui si producono reazioni chimiche naturali: questi individui
possono generare fenomeni basati sulle leggi della chimica; in altri
c un fluido naturale, chiamatelo pure elettricit, tale da permettere loro di provocare fenomeni elettrici. Ma questi fenomeni differiscono dalla Scienza Ufficiale in questo: sono privi di oggetto e
di scopo, fanciulleschi, frivoli. Non portano a grandi risultati;
pertanto il mondo non vi presta attenzione e i veri saggi non li
hanno mai studiati. Ma e ne sono certo di tutto quel che ho
visto e sentito solo un uomo, cio un essere come me, stato il
remoto artefice. E, quanto agli effetti prodotti, credo lo sia stato
inconsapevolmente per questo motivo: non ci sono due persone
che, come avete detto, abbiano mai riferito di aver assistito alla
stessa cosa. Ebbene, allo stesso modo, non ci sono due persone
che abbiano mai fatto lo stesso sogno. Se questa fosse stata una
frode dozzinale, il congegno sarebbe stato allestito per ottenere
risultati in gran parte simili da persona a persona; se invece si
fosse trattato di una volont soprannaturale voluta dallAltissimo,
avrebbe certamente agito per qualche fine specifico.
Questi fenomeni invece non appartengono a nessuna categoria. La mia idea che abbiano origine in qualche mente che agisca
senza saperlo; che ci che accade rifletta, in definitiva, i suoi
pensieri pi perversi e compositi, mutevoli e per lo pi inconsci;
in breve, che si sia trattato dei sogni di questa mente messi in
moto e investiti di una semi-sostanza. Che questa mente possegga
un potere immenso, che possa far muovere la materia e che sia
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setto da cui le avevo tratte. Le aveva lette con timori simili ai miei.
Aveva quindi condotto unattenta indagine sulla donna alla quale,
come avevo giustamente ipotizzato, erano state scritte. Sembra
che trentasei anni prima (uno prima rispetto alla data delle lettere)
si fosse sposata, contro il volere dei suoi familiari, con un americano dalla reputazione ambigua. Si pensava infatti che fosse un
pirata. Lei invece era figlia di commercianti rispettabili e aveva
lavorato come bambinaia prima del matrimonio. Aveva un fratello, vedovo e abbiente, che aveva un figlio di circa sei anni. Un
mese dopo il matrimonio il corpo di questo fratello fu rinvenuto
nel Tamigi, nei pressi del Ponte di Londra. Recava segni di violenza sul collo, non sufficienti per a giustificare altra sentenza da
quella di morte per annegamento.
Lamericano e sua moglie si presero cura del bambino, il defunto avendo indicato nel testamento la sorella unica tutrice del
piccolo, e unica erede in caso di morte di questi. Il bambino mor
circa sei mesi dopo: si pens per abbandono e maltrattamenti. I
vicini testimoniarono di averlo udito strillare nella notte. Il medico che ne aveva esaminato il corpo disse che era emaciato come
per inedia e coperto di ematomi. Pare che una notte dinverno
avesse cercato di fuggire, strisciando nel cortile e provando ad arrampicarsi sul muro; che fosse ricaduto privo di forze e trovato il
mattino dopo sul lastricato, in fin di vita. Ma nonostante i segni di
violenza, non ve ne era alcuno che facesse pensare a un omicidio,
e la zia e suo marito cercarono di mitigare laccusa di crudelt citando leccessiva ostinazione e la cattiveria del bambino, che fu
definito ritardato. Qualunque cosa fosse, alla morte dellorfano la
zia eredit la fortuna del fratello.
Prima ancora della fine del primo anno di matrimonio, lamericano lasci lInghilterra improvvisamente e non vi fece pi ritorno. Aveva ottenuto unimbarcazione da crociera, che si perse
nellAtlantico due anni dopo. La vedova fu lasciata nellopulenza,
ma rovesci di fortuna di vario genere la colpirono: il fallimento di
una banca; un investimento non andato a buon fine; uninsolven262
Alla sua morte i ritratti di lui, che erano numerosi, dal momento che era stato un generoso mecenate, furono acquistati e
distrutti; si pens che ne fossero responsabili i suoi eredi, probabilmente lieti di rimuovere il suo nome dalla loro gloriosa
schiatta. Aveva goduto di unenorme fortuna; una gran parte di
questa si credeva fosse stata sottratta da un amico astrologo e
indovino; in ogni caso, era inspiegabilmente sparita al momento
della sua morte. Un solo ritratto di lui si pens sfuggisse alla distruzione: io lo avevo visto nella casa di un collezionista alcuni
mesi prima. Mi aveva fatto unottima impressione, come del resto
a tutti coloro che lo osservavano un volto che non si dimentica. E cera quel volto nella miniatura che avevo tra le mani. Certo, nella miniatura luomo era un po pi vecchio che nel ritratto,
e quella risaliva forse al tempo della sua morte. Ma pareva pi
vecchio solo di pochi anni! Invece fra la data in cui aveva prosperato quel terribile gentiluomo del ritratto e quella in cui la miniatura era stata presumibilmente dipinta cera un intervallo di pi di
due secoli. Mentre stavo cos guardando, perplesso e in silenzio, il
signor J disse:
Possibile? Io ho conosciuto questuomo.
Cosa? e dove? gridai.
In India. Era in rapporti assai stretti con il Rajah di, e
quasi lo coinvolse in una rivolta in cui questi avrebbe certamente
perduto i suoi territori. Era un francese; si chiamava de V Era
astuto, audace e ribelle. Ne chiedemmo fermamente lespulsione e
la messa al bando: deve essere la stessa persona; non ci sono volti
come il suo e tuttavia il ritratto in miniatura stato fatto almeno centanni dopo.
Distinto voltai la miniatura per esaminarne il retro, sul quale
trovai inciso un pentacolo; nel mezzo di esso era una scala il cui
terzo piolo era formato dalla data 1765. Esaminandola ancora
meglio, trovai una molla; premuta, questa sollevava il retro del
quadretto come un coperchio. Linterno di esso recava inciso
Mariana a te. Sii fedele nella vita e nella morte a e seguiva un
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in cui si trovava, il suo volto era esattamente di fronte alla finestra. Ed era il volto della miniatura che avevamo trovato, e il volto del ritratto del nobiluomo di tre secoli prima!
Buon Dio! grid il signor J, ma la faccia di de V,
tale e quale quando lo vidi nel palazzo del Rajah durante la mia
giovinezza!.
Colti dallo stesso pensiero, ci precipitammo di sotto. Uscii
per primo sulla strada, ma luomo era gi andato via. Lo vidi
tuttavia non troppi metri pi in l, e in un attimo gli fui vicino.
Avevo deciso di rivolgergli la parola, ma quando vidi il suo
volto sentii che era impossibile farlo. Gli occhi quegli occhi da
serpente mi fissavano e mi incantavano. E cera per di pi una
dignit, unaria di fiera compostezza e superbia in quellindividuo,
che avrebbe spinto ogni persona di mondo a esitare a lungo prima di prendersi qualche libert con lui o arrischiare unimpertinenza. Che potevo dire? cosa chiedere? Vergognoso del mio primo impulso, restai alcuni passi indietro, sempre, tuttavia, seguendo lo straniero, indeciso sul da farsi. Nel frattempo aveva svoltato
langolo della strada; una carrozza semplice era in attesa, con un
servitore senza divisa, vestito come un valet de place, davanti allo
sportello. Il momento dopo era salito sulla carrozza che si allontan. Rientrai a casa del signor J, che era ancora davanti alla
porta. Aveva chiesto al facchino che cosa gli aveva detto lo straniero.
Mi ha chiesto a chi apparteneva ora la casa aveva risposto
quello.
Quella sera stessa mi capit di recarmi con un amico al
Cosmopolitan Club, un locale della citt aperto a uomini di ogni
paese, credo e rango. Vi si possono ordinare bevande, fumare sigari e incontrare persone affabili e pure, talvolta, importanti.
Non ero arrivato neppure da due minuti che vidi a un tavolo,
nellatto di conversare con un mio conoscente, che chiamer
G, il mio uomo, quello della miniatura. In quel momento era
senza cappello e la somiglianza con il ritratto risultava ancor pi
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ma. Pensieri che si incrociano lun laltro a caso, come negli incubi, che assumono forma di manifestazioni visive e sonore, atte a
creare orrore, non perch provengano realmente da un altro
mondo, ma perch sono il mostruoso risveglio di ci che c stato
in questo, di mondo, evocazioni malefiche di un malefico individuo in carne e ossa.
Ed per il tramite di quella mente umana che queste manifestazioni possono addirittura assumere un potere umano per
esempio colpire come una scarica elettrica e uccidere, se il pensiero della persona aggredita non si erge pi potente di quello dellaltra. Esse potrebbero uccidere lanimale pi feroce, se annichilito
dal terrore, ma non luomo pi debole, se per, proprio mentre la
sua carne trema, la sua mente si mantiene senza paura. Cos,
quando nelle vecchie storie leggiamo di un mago fatto a pezzi dalle creature infernali che ha evocato, o, ancora, di un mago che,
come nelle leggende orientali, riesce a ucciderne un altro grazie
alle sue arti, deve essere allora vero che un essere vivente ha rivestito, a partire dalle sue inclinazioni malvagie, certi elementi e fluidi, di solito passivi e innocui, di forme spaventose e forza tremenda; come quando il fulmine, nascosto e ancora innocuo allinterno
della sua nuvola, diventa improvvisamente visibile, per legge naturale, prende una forma definita a occhio umano ed in grado di
apportare distruzione su ogni oggetto da cui attratto.
Ci sono in voi intuizioni di un grande segreto disse il signor
Richards tranquillamente. Secondo voi, se un essere vivente
avesse il potere di cui parlate, dovrebbe essere per forza malvagio.
Se quel potere fosse esercitato come ho detto, allora sarebbe
malvagio in sommo grado; ma credo nelle tradizioni antiche, secondo cui non pu far del male a chi buono. La sua volont
potrebbe recare danno solo a coloro con cui ha qualche affinit, o
che non hanno opposto resistenza alla sua forza. Penser ora a
un esempio che rientri nelle leggi della natura, sembrando tuttavia
folle come i racconti di un monaco confuso.
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Ricorderete che Alberto Magno, dopo aver descritto minutamente il processo attraverso cui si possono evocare gli spiriti e
piegarli al proprio servizio, aggiunge con enfasi che del processo
potranno servirsi solo in pochi che un uomo deve essere nato mago!,
nato cio con un particolare temperamento, come un uomo
nato poeta. Raramente gli uomini nel cui essere si nasconde tale
potere occulto sono del pi alto grado di intelletto: di solito dentro di loro c qualcosa di sbagliato, c della perversit, del male.
Ci nonostante devono avere, a un grado eccezionale, il potere di
concentrare il pensiero su un singolo oggetto: quella facolt dinamica che chiamiamo volont. Perci, anche se il loro intelletto non
sano, straordinariamente efficace quanto allottenimento di ci
che vuole. Immaginate un tale individuo, che sia precipuamente
dotato di una costituzione di questo tipo e delle relative forze.
Supponete poi di porlo nei gradi pi elevati della societ, e che i
suoi desideri siano quelli di un edonista, che abbia cio un grande
amore per i piaceri della vita. Questo individuo pone se stesso al
centro di tutto; ha passioni violente; non ha limiti e affetti che
vadano oltre s; brama fortemente ci che vuole e odia senza freno quel che si oppone ai suoi obbiettivi; pu commettere crimini
spaventosi e tuttavia provare ben pochi rimorsi; preferisce scagliare maledizioni sul prossimo che pentirsi per i suoi misfatti. Le
circostanze cui portato dal suo essere lo conducono a una rara
conoscenza dei segreti della natura che serve a soddisfare il suo
egotismo. Diviene un attento osservatore se le sue passioni lo
spingono a osservare, un sottile calcolatore non per amore della
verit, ma se lamor proprio affina le sue facolt; ecco, questindividuo pu essere un uomo di scienza.
Suppongo che un tale individuo abbia imparato con lesperienza il potere delle sue arti sul prossimo, testando su se stesso
quello che in grado di fare, e studiando nella filosofia naturale
tutto ci che possa accrescerne la forza. Egli ama la vita e ha timore della morte; desidera solo continuare a vivere. Non pu tornare
giovane; non in grado di arrestare completamente il processo di
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morte e rendersi immortale nella carne e nel sangue; ma pu fermare per un tempo cos lungo da parere incredibile, se lo dicessi,
la calcificazione di quelle parti del corpo che determina la vecchiaia. Un anno pu invecchiarlo non pi di quanto unora di
tempo invecchi un altro. La sua tenace forza di volont, addestrata sistematicamente sulla base della scienza, agisce in breve a
bloccare il deterioramento fisico del suo corpo. Egli, in altre parole, continua a vivere. Affinch non paia un portento o un miracolo vivente, egli muore un poco per volta solo apparentemente,
per certe persone. Avendo escogitato un trasferimento di beni
sufficiente per i suoi bisogni materiali, egli scompare da qualche
parte del mondo e inscena la celebrazione delle sue esequie. Poi
riappare da unaltra parte della terra, dove risiede in incognito e
non torna a visitare i luoghi delle sue precedenti attivit finch
non siano morti tutti coloro che potrebbero riconoscerlo. Sarebbe un individuo profondamente triste se nutrisse affetti egli
non ne ha che per s. Nessun uomo buono potrebbe accettare la
sua longevit e a nessuno, buono o cattivo, vorrebbe o potrebbe
egli rivelare la verit del suo segreto. Un uomo del genere potrebbe esistere; uno come quello che ho descritto lo vedo ora di
fronte a me! Duca di, alla corte di, che divide il tempo fra
donne e baruffe, alchimisti e maghi; poi, nellultimo secolo, ciarlatano e criminale, con un nome meno nobile, domiciliato nella casa che guardavate oggi, e costretto a fuggire dalla legge in un luogo che nessuno conosce; poi, ancora una volta, viaggiatore di ritorno a Londra, con le medesime brame terrene che riempivano il
vostro cuore quando razze che ora non ci sono pi percorrevano
queste vie; bandito dalla scuola di tutti i pi nobili e divini mistici;
esecrabile immagine di Vita in Morte e Morte in Vita io vi ammonisco ad abbandonare le citt e le abitazioni degli uomini retti
e a ritornare fra le rovine degli imperi decaduti, nei deserti della
natura abbandonata!.
Mi rispose un sussurro cos dolce allorecchio, cos potentemente musicale che sembr pervadermi tutto lessere e soggiogar274
mi a dispetto della mia volont: Ho cercato a lungo qualcuno come voi negli ultimi cento anni. Ora che vi ho trovato, non ci lasceremo finch non avr saputo quel che desidero. La veggenza,
che conosce il Passato e scruta attraverso il velo del Futuro, vi appartiene ora; mai vi era accaduto prima, n mai vi ricapiter. Non
la veggenza di una fanciulla isterica e sognatrice, n quella di
una malata sonnambula, bens la veggenza di un uomo forte, dallintelletto potente. Alzatevi in volo e andate!.
Mentre diceva cos, mi sentii come se stessi sollevandomi dal
mio corpo su ali daquila. Laria era priva di peso la stanza non
aveva pi tetto cos come lintera volta celeste. Non ero pi nel
mio corpo non saprei dire dove, ma ero fuori del tempo e staccato da terra.
Di nuovo udii quel melodioso sussurro: Dite giustamente:
sono padrone dei grandi segreti della Volont; grazie a questa e
alla Conoscenza sono in grado di ritardare lavanzare degli anni.
Ma la morte non sopraggiunge solo per let. Posso forse impedire le disgrazie che portano alla morte i giovani?.
No, ogni disgrazia una provvidenza. E di fronte a essa si
spezza ogni umana volont.
Morir un giorno, fra anni e anni, per il lento, seppur inevitabile scorrere del tempo o per una causa che chiamo disgrazia?
Per una causa che chiamate disgrazia.
la fine ancora lontana? chiese di nuovo in un sussurro,
con un lieve tremito.
Concepita nel modo in cui la mia vita concepisce il tempo,
s, lontana.
E, prima di allora, mi mischier io con i consorzi umani,
come feci prima che venissi a conoscenza di questi segreti, e prover ancora interesse per le battaglie e le dispute degli uomini?
combatter con ambizione, usando il potere del saggio per vincere quello dei sovrani?.
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Avrete ancora una parte importante nel mondo, che lo metter in subbuglio e lo riempir di meraviglia. Perch per piani prodigiosi stato permesso a voi, prodigio vivente, di attraversare i
secoli. Tutti i segreti che avete raccolto serviranno un giorno; tutto ci che ora vi rende straniero fra le genti ve ne render signore.
Come gli alberi e la paglia vengono trascinati in un mulinello, ruotano e sono attratti verso il fondo, per essere poi rilasciati in superficie, cos le razze e i regni verranno presi dallincanto del vostro vortice. Meraviglioso Distruttore ma nella distruzione divenuto, contro la vostra stessa volont, Edificatore!
Ed lontano quel momento?
Lo . Quando sar giunto, penserete che la vostra fine in
questo mondo prossima!.
In che modo avviene, e che cos la fine? Guardate a est e a
ovest, a sud e a nord.
A nord, dove non siete ancora stato, nel momento in cui vi
avvertiranno i vostri istinti, vi assalir uno spettro. la Morte!
Vedo unimbarcazione infestata perseguitata e continua
a veleggiare. Confuse flotte le sono dietro. Entra nella regione dei
ghiacci. Passa sotto un cielo rosso di meteore. Due lune stanno in
alto sui banchi di ghiaccio. Vedo limbarcazione bloccata fra bianche scogliere anchesse sono di ghiaccio. Vedo i morti disseminati sui ponti delle navi pallidi e lugubri, con muffe verdi sparse sugli arti. Sono tutti morti, eccetto un uomo siete voi! Ma gli
anni, sebbene siano giunti assai lentamente, vi hanno penalizzato.
C lavanzare del tempo sulla vostra fronte, e la volont lenta
nelle cellule del vostro cervello. Eppure quella volont, per quanto indebolita, supera tutto ci che luomo ha conosciuto prima di
voi. Grazie a quella volont voi continuate a vivere, anche se deperito per la fame; e la natura non vi obbedisce pi in quella regione di morte diffusa; il cielo ha il colore del metallo; laria ha
morse di ferro; blocchi di ghiaccio incastrano la nave. Sentite come questa scricchiola e cigola. Il ghiaccio la incastrer, come lambra imprigiona un filo di paglia. Ora un uomo, ancora vivo, ha
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Adrin Bravi, Lalbero e la vacca, Milano, Nottetempo/Feltrinelli, 2013, 125 p., euro 12
Prima uscita della collana di narrativa Indies, nata dalla collaborazione tra la Feltrinelli e sei case editrici indipendenti, tra le quali
Nottetempo, Lalbero e la vacca consolida il successo ormai indiscusso dello scrittore Adrin Bravi, argentino residente in Italia
che usa litaliano come lingua despressione.
Dopo un primo romanzo in spagnolo, Rio Sauce del 1999,
lautore esordisce in italiano nel 2004 con Restituiscimi il cappotto
(Fernandel) a cui fanno seguito La pelusa (2007), Sud 1982 (2008)
e Il riporto (2011), questi ultimi pubblicati con Nottetempo. Ne
Lalbero e la vacca lautore propone ancora il racconto del malessere
delle persone, delle loro ossessioni e dei loro conflitti, come nei
precedenti romanzi, ma con unironia e una leggerezza che solo
gli occhi di un bambino di otto anni, Adamo, possono trasmettere.
Sebbene narrato dal protagonista ormai adulto, il punto di
vista quello di Adamo bambino, il quale, stanco delle continue
liti tra i genitori, si rifugia su un albero, un tasso mortifero dei
giardini pubblici di Recanati, da cui osserva la realt che lo circonda e al tempo stesso la rielabora per gli effetti allucinogeni degli arilli, le bacche velenose del tasso. Dopo averle mangiate i colori del giardino cambiano, compare una vacca bianca dallaria
rassicurante e in un sol colpo Adamo riesce a ridere, ridere di
tutto, anche del dolore familiare che vive per quei due genitori
cos diversi, soli e inconciliabili, da non riuscire pi a trovare
motivi per stare assieme.
Luciano ed Enrichetta, taciturno e sedentario il primo, maniaca del controllo la seconda, appassionato di ornitologia (prova
da anni a scriverne la storia completa) e di scheletrini di gomma il
primo, decisamente isterica la seconda, monco il primo, attentissima allestetica e strenue avversaria dei cattivi odori la seconda.
In questo caos familiare, il tasso, citato dagli autori classici
come albero della morte, confine tra il mondo dei vivi e quello
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dei morti, per Adamo diventa luogo di rifugio, evasione e protezione, essere vivente in cui aver fiducia.
Questo nuovo imperdibile romanzo di Bravi aggiunge un
tassello in pi alla produzione letteraria italofona contemporanea
senza abbandonare le radici argentine dellautore (non manca il
riferimento a Borges e al suo Il libro degli essere immaginari). I testi di
Bravi raccontano i dolori, le ossessioni e le debolezze della societ
ma lo fanno dissacrandoli, perch Di quando in quando, per,
spunta un veggente che spiega agli altri che non vero niente (R.
Wilcock, Fuori dal limbo non c eliso).
Maria Rossi
Giuseppe Cacciatore, Sulla filosofia spagnola. Saggi e
ricerche, Bologna, il Mulino, 2013, 199 p., euro 18
Non solo un libro di storia delle idee, il volume di Giuseppe
Cacciatore Sulla filosofia spagnola. Saggi e ricerche, ripercorre il
cammino di una riflessione attorno a un contesto, quello spagnolo, a lungo interrogato dallautore. In particolare, figure come
Zambrano, Zubiri, Ortega y Gasset, vengono sicuramente presentate in una pregevole autonomia, ma allo stesso tempo vengono incastonate in un intreccio tematico che riflette i problemi
propri di una filosofia della cultura. Mai come in questo caso, non
risulta ridondante ricordare il doppio valore, oggettivo e soggettivo, del genitivo. Il testo lascia emergere, infatti, la riflessione
sulla cultura e sui concetti, sulle dinamiche e sulle tematiche che
questo peculiare aspetto della vita umana pone di fronte alla comprensione e allintelletto; ma lascia anche emergere la possibilit
che la cultura stessa, pensata come unappendice umana non pi
necessariamente contrapposta alla natura, sia produttrice di filosofia, perch produce le dinamiche della ragione poetica, dellorigine delle immagini, dei miti, del sacro, e perch ordina i rapporti
fra sensibilit, corporeit e intelletto.
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cui stato tratto anche un film, negli Stati Uniti lautrice ha ricevuto numerosi premi letterari che hanno sancito la sua notoriet,
offrendole un posto di rilievo nel mainstream della US Novel.
Che Dio ci perdoni [May We Be Forgiven] la storia di Harold
Silver, sposato, ebreo, docente universitario e ossessionato da
Richard Nixon. Dopo la cena del Ringraziamento, Harold viene
pizzicato da suo fratello George mentre a letto con Jane, moglie
del secondo e, ovviamente, cognata del primo. Sicch il marito
tradito perde le staffe e uccide la coniuge. Questo solo linizio
delle sciagure che dovr affrontare il protagonista: avr in adozione i suoi nipoti, si separer dalla moglie, perder il lavoro e intratterr una serie di relazioni occasionali che non faranno altro che
fargli perdere lorientamento.
Amy Michael Homes scrive un romanzo decadente e al tempo stesso ironico. Ogni esperienza vissuta da Harold, a partire
dallo sciagurato Giorno del Ringraziamento, sar sempre lo specchio di una rinnovata esperienza, al tempo stesso traumatica e
rivelatoria. Il dover affrontare e gestire i figli del fratello e mettersi
in gioco con degli adolescenti gli ridar la forza per affrontare il
lutto di Jane. La perdita del lavoro gli conceder il tempo e le
occasioni per dedicarsi alla scrittura di un libro su Nixon. Le relazioni occasionali gli daranno lopportunit di conoscere personaggi che, nelle occasioni pi imprevedibili, fungeranno da ancora di
salvezza e, in alcuni casi, addirittura da forte legame affettivo.
Harold Silver non si trova soltanto ad affrontare le conseguenze
di un uxoricidio, sar anche contemporaneamente soggiogato dal
predominio di Internet sulla sua insicurezza emotiva: ossessive
ricerche nella Rete accompagneranno infatti ogni momento della
sua continua sfiducia nei suoi stessi confronti. Trover poi conforto nellosservanza delle tradizioni ebraiche, nella fattispecie
nellorganizzazione di un Bar Mitzvah per il nipote (nel ricordo
infelice del proprio), che gli dar modo di condividere emozioni e
di vincere, almeno momentaneamente, la sua perenne difficolt di
comunicare con le persone. E inoltre i suoi asfissianti studi su
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Nixon, in contemporanea con la stesura del suo libro, prenderanno un risvolto inaspettato: Harold verr contattato dalla famiglia
dellex Presidente per curare la pubblicazione di una serie di diari
e di testi inediti e riservati del politico americano, pensati per dare
a questultimo un volto umano e al tempo stesso inaspettato.
Che Dio ci perdoni sembra mettere in luce le paure e le ansie
generate dalla mancanza di affetto, dallimpossibilit di confessare
un desiderio ritenuto socialmente inaccettabile e in certi casi dal
rapporto con le istituzioni o dalle relazioni familiari. Un romanzo
sulla vita in un mondo occidentale e globalizzato in cui la salvezza
o la pace possono essere ritrovate, come si vedr, soltanto in un
occasionale viaggio in una comunit tribale lontana. Lontana dal
quotidiano, lontana da tutto ci che fino ad allora era stato.
Emanuele Schember
Moebius e Alejandro Jodorowsky, Moebius proibito: Artigli
dAngelo, Roma, Nicola Pesce Editore, 80 p., euro 14,90
Moebius, Inside Moebius Vol. 3, Napoli, COMICON
Edizioni, 250 p., euro 25,00
Una collana: Nuvole dAutore; una casa editrice: NPE; una sfida
al lettore: Artigli dAngelo. Il titolo, questultimo, di unopera irriverente e sconcertante, frutto della fantasia sfrenata di un geniale
Moebius e di uno sconvolgente Jodorowsky da sempre impregnato di, o forse impegnato in, un erotismo visionario. Questo fumetto conturbante, ai confini della pornografia, racconta sotto
forma di poema illustrato la cruda educazione sessuale di una ragazza, seguendone, in una sorta di parodia del romanzo di formazione, il denso percorso, attraverso deviazioni, perversioni e tab,
che la porter alla liberazione interiore e allelevazione spirituale.
Graficamente originale, il fumetto presenta unorganizzazione
spaziale schematica che propone su ogni pagina destra la voce
narrante, quella che decanta lo spiazzante componimento jodorowskiano, e sulle pagine a sinistra le immagini in bianco e nero
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disegnate con una tecnica che ricorda da vicino quella delle incisioni. Ancora una volta, Moebius, mediante un disegno preciso e
dettagliato, crea una fitta trama di sfumature e una tessitura pi o
meno intensa che arricchisce le ambientazioni, gli oggetti, i corpi;
sinuose, anatomicamente perfette e sensuali, le forme della giovane donna protagonista della vicenda. Una grazia e una raffinatezza in stridente contrasto con il grottesco presente in alcune
immagini, in particolar modo quella a pagina sessantacinque, la
quale ricorda in quanto a composizione e mostruosit il Drer di
Ges dodicenne in mezzo ai dottori. Una scena che richiama fortemente, ancora in tono dissacratorio, lantica storia romana di Cimone
e Pero, con la sua lettura in chiave moderna quale metafora della
carit cristiana. Si ripresentano i simboli fallici disseminati nellopera del disegnatore, insieme a raffigurazioni di organi genitali e
zone erogene, stavolta non come espressione inconscia e dissimulata bens come materia prima della narrazione. Ritorna anche il
deserto, che compare come sfondo nel momento della pseudo
ascesi mistica della ragazza, scenario di molti lavori dellautore
francese e protagonista quasi indiscusso di Inside Moebius. In questultimo masterpiece, il Deserto B rappresenta luniverso eccezionale che linconscio dellautore; vi deambulano i diversi personaggi generati dal suo genio creativo, da Blueberry ad Arzach, al
Maggiore Grubert, per citarne alcuni, e sorprendentemente lo
stesso Moebius, nelle sue versioni giovanili e non, intento in una
riflessione piuttosto ironica e intricata sullatto della creazione
artistica, sulla figurazione narrativa, sulla sceneggiatura, sulla Bande
dessine e sul lettore. Nato come una specie di giornale di bordo,
senza una vera storia, il fumetto segue passo dopo passo il contorto labirinto generato dal pensiero dellautore, ricco di ponderazioni e citazioni, e rivela, sotto la sua ingannevole e apparente
semplicit, una complessit inaudita. Il volume 3, corrispondente
al V e VI albo editi in Francia, presenta, come i due precedenti,
un disegno veloce e sciatto, disadorno, scarno, che si fa pi ricco
e articolato nellultima parte, donando a questo straordinario
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grandi idee del Novecento in piccoli libri che concentrano lessenza del pensiero di persone che hanno immaginato altri mondi
e prospettive diverse) con un volume proprio a lui dedicato
(Pablo Picasso e Sandro Pertini, gli altri due personaggi gi presenti tra i nomi protagonisti della collana).
Un piccolo volume di stralci antologici, dunque, in cui compaiono fotografie, versi, articoli di giornale, dichiarazioni e interviste (la determinata e fin troppo famosa invettiva lanciata contro
i manifestanti borghesi di Valle Giulia e in favore dei ragazzi delle
forze dellordine, per esempio; oppure i versi superiori dedicati a
Marylin; oppure ancora alcune delle classiche riflessioni pasoliniane sulla sessualit, il potere e la tiv), inaugurato da una memoria di Pippo Delbono e chiuso da unintervista che lo stesso
Delbono registr dalle labbra del Poeta, poche ore prima di quella
maledetta notte del 1978, notte fatta di tenebre intermedie che
non seppero decidere se dar retta ai santi oppure ai morti.
Livio Santoro
Bernard Quiriny, La biblioteca di Gould, traduzione di
Lorenza Di Lella e Giuseppe Girimonti Greco, Roma,
LOrma, 192 p., euro 16,50
La biblioteca di Gould, pubblicato dalla brillante casa editrice
LOrma, il libro di un innamorato. Un innamorato della letteratura cui piace giocare, ridere e perdersi nel sentimento amoroso
ma che, non per questo, rinuncia ad analizzarlo e a farsene beffe.
Protagonista del libro, come sottolinea bene il titolo italiano,
una biblioteca di un tale Gould, nome che ricorre innumerevoli
volte nei romanzi e racconti dellautore, spesso affidato a un plausibile alter ego di Quiriny: un personaggio dalle multiple sfaccettature che pu assumere i panni di un bidello di collegio, di un
poeta insonne dotato del dono dellubiquit o quelli di uno scrittore in crisi. Nel nostro caso Gould invece un tipo enigmatico,
un dandy allinglese (eccezione fatta per il t cui preferisce il
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ma io, quaggi, che cosa ho fatto finora?, che cosa resta di me,
del mio passaggio sui sentieri umidi del mondo che ho calpestato
a quattro, due e poi tre zampe?, avr lasciato una traccia, unorma
in grado di raccontare di me, qualcosa che insomma, anche minimamente, serva a ricordare a coloro che verranno dopo di me, e
saranno tanti, che io da queste parti mondane cho vissuto?
questa la domanda nientaffatto straordinaria, lunga 112
pagine, che Kjersti A. Skomsvold, una giovane autrice norvegese
pluritradotta e multipremiata, mette sulla bocca e soprattutto nel
pensiero di Mathea Martinsen, lanziana protagonista del suo libro
intitolato Pi corro veloce, pi sono piccola (appena pubblicato in Itala
per le edizioni Atmosphere). Mathea Martinsen una donnina
minuta e disgraziatamente vedova, ormai parecchio tendente allavvizzito, deambulante manifesto di palese senescenza, ma ancora in grado di esercitare tre delle fondamentali attivit che, in
un modo o nellaltro, coinvolgono lintelletto umano nel pieno
delle forze: la memoria, la tristezza e lironia.
Mathea non ha nulla di speciale, e questo gi lo si suggerito.
una donna come tante, una donna che insegue i ricordi di una
vita ormai passata (la maggior parte dei quali coinvolge anche
limmagine dellamore di sempre, quello nato addirittura quando
ancora si sedeva sui banchi di scuola), in quel tempo esteso che
durante la senilit certi umani esperiscono rendendosi conto, a
poco a poco, nello specchio distratto che sono gli altri, della propria fondamentale inutilit: in sostanza quellamara consapevolezza che il mondo, bene o male, di noi ha fatto ben poco; motivo
per cui nessuno, al di l dei cari (se ci sono, e che pur sempre
scompariranno anche loro prima o poi), ricorder il nostro piccolo nome, le nostre umili gesta, il nostro superfluo quotidiano.
Una cosa che, sintenda, capiter a molti, prima o poi.
Livio Santoro
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oltrepassa la soglia del ridicolo, e diventa il reading di una versione sconcia di Tolstoj per trasgredire il decreto regio che proibisce
il turpiloquio.
Grande consolazione e soddisfazione dellOprinik quellinsieme di corpi che lavora, obbedisce e non si lamenta, quel popolo muto che, quando evocato dal potere, appare quasi una creatura del suo folle equilibrio immaginario.
Se non fosse per i suoi stalloni scarlatti dagli abitacoli trasparenti, i cellulofoni che squillano a colpi di frusta, le bolle
delle notizie a comando vocale, i forni a raggi caldi e freddi, se
non fosse per quei vezzi tecnologici dai nomi ridicoli e dalla dubbia utilit, il racconto in prima persona della giornata
dellOprinik Komjaga sembrerebbe uscito dalla bocca di un
uomo del Medioevo, fedele soltanto a Dio e al sovrano, borioso e
pieno della sua missione, sensibile alla poesia di paesaggi e opere
darte (di regime) e alloccorrenza violento assassino e spietato
stupratore.
A quasi un secolo dallutopia socialista di Aleksandr Bogdanov (ambientata, s, su un altro pianeta), Vladimir Sorokin ci regala quella che lui stesso definisce unantiutopia che anche una
satira e una metafora. E se, pi che unantiutopia, questo romanzo del 2006 una distopia che si concede il paradosso dellanacronismo, Sorokin ha di certo navigato con amaro sarcasmo sul
confine tra satira e metafora per tracciare un grottesco ritratto
della Russia contemporanea, risparmiando a malapena poeti e
satiri, gli unici in grado di meritare lattenzione del potere per
linnegabile abilit di prosa e lacuto sarcasmo delle loro brillanti
pasquinate. Un ritratto che si staglia con ironica potenza sullo
sfondo dellattualit di questo paese, che oggi non pochi tra i suoi
maggiori artisti e intellettuali dipingono come ripiegato su se stesso, caratterizzato da un nazionalismo cieco e da una morale vuota
lo accompagnano nei secoli della storia fino al presente, verso
labisso di un futuro che sembra essere gi passato.
Clara Ciccioni
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