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FACCHETTI
NOTE ETRUSCHE (II)
0. Introduzione
Il presente articolo raccoglie una serie di osservazioni e riflessioni
relative a diversi temi recentemente emersi o riproposti nel dibattito
sull etrusco e costituisce cos una sorta di prosecuzione di Facchetti
2003,1 da cui il titolo Note etrusche (II).
Ritengo necessario insistere preliminarmente sul sistema di indicazione del grado di affidabilit delle interpretazioni da me proposte. A
partire da Frammenti p. ho infatti sempre sottolineato l importanza
di esplicitare, per l etrusco, oltre all eventuale interpretazione, anche
un giudizio di affidabilit della stessa, graduato in certezza, probabilit e possibilit (queste ultime due qualifiche marcate rispettivamente
con ? e ??).2 Ribadisco la scelta delle cui conseguenze mi accollo l onere
e che ancora mi pare valida e utile per levare un po della confusione
che si raggruma attorno agli studi linguistici sull etrusco perch molti
autori citano le mie proposte interpretative prescindendo completamente da questo elemento essenziale.
1. ipa3
partire da Morandi
l identificazione vulgata di ipa come caso zero di un pronome relativo-interrogativo (e anche ma non solo
di congiunzione dichiarativa in neoetrusco, secondo la vecchia idea di
1 Rispetto a Facchetti
, vorrei segnalare due sviste nell ultima riga di p.
invece di posposizione -i I si legga posposizione -i II nella terza riga di p.
invece di citata posposizione I si legga citata posposizione II . Inoltre, alle pp.
218-219, ho mancato di segnalare la possibilit che il zusa di Ve X.1, invece che una forma nominale, possa essere, considerato il contesto, piuttosto una forma verbale in congiuntivo (da cui si potrebbe avrere: zusaua zusa i profumi? profumino? .
2 In precedenza avevo impiegato i diacritici <
> e < ?>.
3 Queste riflessioni su ipa e inpa (v. infra, 2) sono state sollecitate dalla lettura di
Agostiniani 2009.
224
Giulio M. Facchetti
225
9 Wylin
, p.
s. Con l interpretazione di ipa nel senso di lo stesso, rimangono
due interpretazioni possibili dell enunciato, ambedue per piuttosto assurde. Nel primo
caso ipa
si troverebbe in funzione di soggetto di heczri, in modo tale che la sintassi
renda la frase attiva
con murzua cerurum in funzione d oggetto. La traduzione sarebbe allora: lo stesso non ha da mettere le urne n i fictilia nella tomba della famiglia Precu.
La seconda soluzione possibile sarebbe che ipa sia usato in funzione aggiuntiva dipendente da murzua cerurum (= le stesse urne e i fictilia . Ma anche in questo caso la traduzione mi pare piuttosto assurd[a]: ipsae urnae fictiliaque ponenda non sunt in sepulcro familiae Precu . Ad abundantiam dovremmo precisare che la prima delle due possibilit considerate da Wylin (necessitativo in -ri + soggetto in caso zero) una costruzione sintattica non attestata in etrusco (cfr. Rix 2004, 4.4.2.3).
10 Maras 2002, p. 222.
11 Su un morfema verbale -s- intensivante v. Wylin 2000, p. 312 (cfr. gi Pfiffig 1969,
p. 143).
12 Cfr., di recente, Giannecchini 1998, p. 292 ss.; Rix 2004, p. 964, es. n. (27) C, traduce
hecz- con spruzzare , evidentemente non tenendo conto del possibile rapporto con hec-.
13 Colonna
b, p.
, nt.
il divieto dell iscrizione di San Manno sar da intendere eaedem urnae fictiliaque (atque antea) ponenda non sunt, con riferimento a sepolture
preesistenti, che non dovevano essere ricollocate nella tomba ristrutturata, se di questo
realmente si tratta .
226
Giulio M. Facchetti
considerando il termine come un plurale di oggetto inanimato.14 In realt, se si trattasse di alcunch di inanimato, si dovrebbe piuttosto considerare cerur- un termine al singolare in -r (come naper o tenur, nomi, rispettivamente, di piccola e grande unit di misura di superficie, oppure
come caper tipo di contenitore plurale caper-va). Tuttavia il confronto
con l attestato car-u, che nel contesto di occorrenza funziona come participio (passato attivo)15 di car- fare , costruire ,16 rende molto verosimile
il riconoscimento di una struttura morfologica cosiffatta:
cercostruire 17
-u-
-r-
PLUR. ANIM.
e
cos
fanu
(fu) decretante
ein heczri
non si debbano rovesciare:
lautn precus
la famiglia Precu:
tunur
le singole19
ipa murzua
che i repositri
clutiva
olle20
cerurum
dei fondatori18
zelur
[----]r
(e) il doppio21 [...]r
14 Infatti in etrusco il morfema -r(a-) marca del plurale degli animati, mentre (/c)va del plurale degli inanimati quest ultimo omesso con i numerali , come definitivamente dimostrato in Agostiniani 1993.
15 Frammenti, pp. 94-98.
16 Frammenti, p. 10, nt. 21.
17 L alternanza car-/cer- di questa radice, generalmente ammessa (cfr., per es., Wylin
, p.
, si inserisce nell mbito di un processo fonetico cui si fa cenno in Appunti,
p. 97. Dato per che la variante car- compare all inizio della stessa iscrizione careri
da costruire , non escluso che questo caso di a/e permetta individuare un parallelo
morfologico, in cui l alterazione vocalica sembra funzionale piuttosto che articolatoria
clan (< *clana figlio clena-r figli = car-u che ha fatto cer-u-r- che hanno fatto .
18 Nominativamente indicati nella prima parte dell iscrizione.
19 Il suffisso -ar/-ur (qui tun-ur, da u(n) uno , zel-ur da zal due per i moltiplicativi
stato identificato in Agostiniani 1997a.
20 Sp 2.4 (vaso; V sec. a.C.): mi kluti kunas io sono il recipiente di Kuna .
21 Cfr. ILS, 8109: d. m. M. Aurelio Augg. lib. Elpideforo eo vivo concessit locum duplicem,
sarcofagum intrantibus part. dextra L Arruntius Felicissimus; ILS, 8110: P. Aelius Venerianus
hoc vas disomum sibi et Felicitati suae posuit ecc.
227
-ua
PLUR. INANIM.
cercostruire
u-
r-
PLUR. ANIM.
-um
e
cio i repositri e i resti dei costruttori = i repositri dei fondatori , con un riferimento ai titolari della cella scavata nella parete sud
del grande ipogeo di San Manno, sopra il cui ingresso incisa Pe 5.2,
che esplicita, nella prima parte, 23 il nome degli stessi titolari esclusivi
(Aule e Larth Precu, figli di Larth e della Cestnei).
La prescrizione di questa legge sepolcrale sembra pertanto consistere non in un generico divieto di profanazione dei repositri funebri,
bens nella specifica proibizione di spostare o riunire i resti (almeno
quelli dei fondatori della cella), al fine di ridurre lo spazio occupato o
di riutilizzare i sarcofagi.
Le epigrafi funerarie latine presentano esempi di un certo interesse
per un confronto con il nostro documento:
CIL VI 27593
ita ne quis ubi ego conquiesco com b urat aut cineres suas ponat
CIL XIV 166
neque heres meus neque herediue meor um neue cuiquam liceuit in ea aede ponere
neque corpus neque ossa
CIL IX 984
in quem induxi sarcofagum in quem dum receptus fuerit corpus meum numquam
ullo liceat accedere neque aperire et uexare ossa mea neque filius neque nepotes neque
de adfinitate ullus
22
23
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lutiva, perch delle tre prove offerte24 solo la prima ha un certo rilievo, sul piano del confronto con possibili testi paralleli latini, mentre
la seconda una semplice proposta di interpretazione alternativa (non
necessariamente migliorativa di Fa . e la terza si fonda sull esame
di un testo arcaico frammentario e non dirimente.
Ma l inammissibilt della proposta di Wylin provata dalla recente pubblicazione dell iscrizione di Ramatha Spesias
-515 a.C. cir25
ca), che fornisce una nuova occorrenza di ipa che, secondo l editore,
confermerebbe in modo verosimilmente definitivo, il valore di pronome di pronome dimostrativo corrispondente a lat. idem .26
ramaa spesias sa[ni]ce ui stali
i laris armas[ii]nas putua zi
ipa ve[l]iina<i>si urice laricesi
zuuna
L analisi di Colonna
b comporta un interpretazione necessariamente limitata dalle forti incertezze sul piano lessicale) di questo tipo:
Ramatha Spesias fece san- qui nello stalcome scrive (zi) Laris Armasiinas, il putu-;27
la stessa (Ramatha) rese ur- lo zuuna per Larice Veliinas
Colonna
b, p.
nt. , reputa inapplicabile l ipotesi di Wylin
(ipa = altro a questo nuovo testo, il che risulta piuttosto ovvio e condivisibile. Nella stessa nota, oltre al necessario ma insufficiente cenno
al problema di far calzare ipa come stesso in Pe . , di cui abbiamo
detto, si afferma altres che questa nuova epigrafe sepolcrale determinerebbe la caduta delle interpretazioni di ipa come pronome relativo-
b, p.
229
lautn Precus
lavtn Pumpus
ipa
ipa
(Pe 5.2)
(Ta 5.6)
Velina
L a ris Pulenas
satena
lucairce
ipa
ipa
(cippo di Perugia)
(Ta 1.17)28
28 Per il caso di lucairce ipa ordin che del rotolo di Laris Pulenas Ta .
, per cui v.
Frammenti, p. 93) bisogna ricordare che la radice verbale lucair- un hapax, da molto tem-
230
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Laris Armas ii nas
putua zi
ipa
(Colonna 2007b)
231
232
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L idea che la formula apicun apinta(i)s39 esprima l azione del maledire si basa su indizi oggettivi e importanti.
Dati combinatori.
1. Essa ripetuta due volte in una defixio (e non altrove); inoltre
apicun ripetuto da solo altre due volte.
2. La ripetitivit intratestuale e la ridondanza interna del sintagma,
costituito da due termini con la stessa radice ( ap-), si addicono ottimamente a designans della funzione fondamentale del testo (una
maledizione). 40
Dati morfosintattici.
3. Che apicun si debba analizzare come una forma verbale (tema
ampliato dalla radice ap-, in base a un modulo gi ben noto: nome
Per un modello interpretativo di questa e altre formule di Po 4.4 v. Appunti, p. 99 s.
Cfr. ILS, 8753: adiuro te demon quicunque es et demando tibi
adiuro te
ut
perficeatis iam iam cito cito
39
40
233
42
234
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46
47
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con le
maggio
237
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Rettificando questa linea interpretativa siamo ora indirizzati a reputare inpein una formazione eventualmente, anzi probabilmente,
analoga a in-pa, da collegare quindi al pronome relativo per inanimati
in: in-pe-in, senza per che la recuperata struttura morfologica possa
chiarire il senso del termine ignoriamo il valore dell elemento -pe-, al
pari di -pa).
Ugualmente le parti interpretabili o parzialmente interpretabili del
non troppo facile contesto non paiono aggiungere nulla di sicuro alle
nostre conoscenze su inpein.
Un interpretazione, abbastanza ipotetica, fondata sull applicazione
ad inpein del valore di proprio? la qual cosa sopra suggerito per inpa), risulterebbe come segue:
Fa X.2
mi aliqu :
io (sono) ci che stato donato
auvilesi
ad Auvile;
inpein :
proprio la qual cosa ?
mlerusi :
da/per (il) mleru-
mlata :
il buon
zinace
l ha prodotta
ana :
Ana
ale
dona
ateri :
??
spuraev[-]alia :
??
mlauta :
la (cos(ett)a) buona
ziue
stata iscritta
Agostiniani 1981.
239
240
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241
2. la presenza della sequenza lautneteri o lautn eteri intesa come composto con lautni che per certo era un termine assimilabile a lat. libertus, come risulta da bilingui etrusco-latine.61
Benelli 2003 intacca entrambi i questi due capisaldi, specificamente
precisando che:
1. l idea che etera sia accompagnato da elementi onomastici in genitivo sarebbe in realt un abbaglio infatti accertato che a Perugia
perfettamente normale l uso del cosiddetto nominativo in -s, ovvero delle forme di gentilizio apparentemente declinate al genitivo
anche quando la formula onomastica nel suo insieme al nominativo p.
un fenomeno tipicamente meridionale e solo sporadicamente presente al nord, tranne che a Perugia, dove molto frequente da ci deriverebbe che etera non si accompagna a genitivi, ma a regolari formule onomastiche , rendendo ormai insostenibile vedere in etera un vocabolo indicante dipendenza p.
2. non sarebbe legittimo reputare lautneteri come un termine composto
indicante qualcosa a met strada tra lautni ed etera p.
dato
che la maggior parte delle testimonianze epigrafiche mostra un segno di interpunzione o una andata a capo tra lautn ed eteri p.
,
da qui la necessit di considerare lautn eteri come un sintagma (cos
gi Leifer 1931), il cui primo elemento (lautn significa famiglia .
Il fatto , per, che l obiezione mossa da enelli
al punto . risulta
non fondata: questo lascia in piedi il primo dato combinatorio fondamenpropose il significato di filius minor, anche per suggestione del greco, mentre Deecke in
un primo momento tradusse etera senz altro con Sclave
il testo prosegue con una
dettagliata ricostruzione complessiva delle ipotesi ermeneutiche sviluppate attorno a
etera.
61 Cfr., ad es. enelli
, p.
Deecke richiama quindi la menzione di penesti
etruschi da parte di Dionigi di licarnasso ipotizzando che questo termine
venisse
impiegato per indicare uno strato della popolazione subalterno, ma dotato di propri diritti
La definizione lautn eteri secondo Deecke andrebbe quindi riferita a lautni elevati
alla condizione di etera .
242
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243
solamente quello contenente etera presenterebbe la cosiddetta marcatura -s del nominativo . Si consolida qui palesemente il sospetto che la
presenza di tali -s sia invece determinata proprio da etera e che costituisca la marca del genitivo con la conseguente traduzione Larth, etera di Vipi Varna ,63 e si noti l ulteriore peculiarit della trascrizione in
extenso del prenome Lar, a differenza di tutti gli altri casi).
Tale sospetto diventa una prova quando si constata che lo stesso
fenomeno si ripete anche per il gruppo di sarcofagi della famiglia Tite
Petruni:
Pe 1.404: aule . tites . petrunis . velus .{t .} 2etera64
Pe 1.407: ls . tite . patruni . ls . casprial Laris T. P. figlio di Laris e
della Caspri
Pe 1.408: ve . ti te . petruni . ve . aneinal . spurinal . clan Vel T. P. figlio di Vel e della neinei figlia della Spurinei
Pe 1.409: ls . tite . petruni . velus . clantial . Laris T. P. figlio di Vel e
della Clanti
Pe 1.410: la . tite . petruni . ve . clantial Larth T. P. figlio di Vel e
della Clanti
Pe 1.411: ve . ti(te) . petruni . la . capznal Vel T. P. figlio di Larth e
della Capznei
Pe 1.412: ls . tite . petruni . ls . vesta(rcnal) Laris T. P. figlio di Laris e
della Vestarcnei
in cui, come si vede, su sette formule onomastiche di componenti maschili della stessa famiglia, soltanto nel caso di Pe 1.404 si ha Tites Petrunis, marcato con -s, che non sar dunque da reputare al nominativo,
ma al genitivo e dipendente da etera ule, etera di Vel Tite Petruni ,
come avevo gi appropriatamente sottolineato, bench con un diverso
scopo, in Facchetti 2002, p. 229, cui rimando per altri particolari. Il paCfr., singolarmente, il caso di Pe 1.477: larsiu . varnas . lautni Larsiu, liberto di
Varna .
64 Pe 1.403 (aule . tites 2petrunis .) va evidentemente con 1.404, come Pe 1.405 con
1.406.
63
244
Giulio M. Facchetti
rallelo con il caso dei Vipi Varna collima anche per l indicazione in extenso del prenome Aule, a differenza di tutti gli altri casi.
Tanto basta per dimostrare la permanente validit del primo dato
combinatorio fondamentale ossia l effettiva esistenza di casi del tipo
Tizio etera di Caio .65
Queste riflessioni forniscono altres una risposta implicita a
un argomentazione collaterale di enelli
, secondo cui nelle
iscrizioni funerarie che contengono etera
le formule onomastiche
dei defunti sono quelle usuali per i liberi p.
si sono invece rilevate precise e ricorrenti peculiarit non casuali presenti negli epitaffi
con etera, rispetto a quelli dei non-etera.
La constatazione che esiste un caso in cui di due fratelli (Pe 1.806 e
8
uno solo contraddistinto da etera p.
non pu formare
una valida obiezione alle interpretazioni tradizionali n supportare in
qualche modo le nuove proposte di Benelli, perch non abbiamo elementi per inferire a priori che la qualit di etera fosse necessariamente e
irrevocabilmente estesa a tutti i componenti di una famiglia (senza
considerare l eventualit che l indicazione potesse essere implicita 66
oltretutto il nome di famiglia dei fratelli in questione, Venete, potrebbe
denunciare un origine straniera, fatto di per s sicuramente non incompatibile con l ascrizione a una classe sociale con diritti pi limitati).67
I casi in cui l indicazione etera compare semplicemente, senza essere collegata a un elemento onomastico in genitivo, e perfino quelli in
65 Cfr. l omologia con il formulario di lautni liberto per es. nel sepolcro dei Cai
Thurmna, tutti i titoli funerari riferentisi a personaggi maschili presentano la forma
urm(a)na (Pe 1.883, 884, 887, 888, 892), mentre nella formula onomastica del liberto si
trova indicato urmnas, ovviamente un genitivo (Pe 1.889 cai creice urmnas lautni Cai
Creice liberto di Thurmna il lautni indicato qui con il gentilizio del patrono [cfr. anche, ad es., Pe .
e l aggiunta del cognomen Creice Greco , che allude palesemente
alla sua origine etnica).
66 Tale apriorismo potrebbe anzi rivoltarsi contro la stessa proposta di Benelli, segnalando come stranezza il fatto che la sepoltura di un fratello verrebbe qualificata
come etera e quella dell altro no tanto pi se si ritiene, come enelli
, che esistesse
perfino l indicazione di famiglia eteri lautn eteri]).
67 In effetti un altro Venete qualificato come etera (Pe 1.808).
245
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-eteraetera
-ia-
-s
AGG.
GEN.
69 Sulla priorit di questi dati combinatori salienti o eclatanti nell indagine ermeneutica dei testi etruschi abbiamo insistito a proposito di ipa (supra, 1) e a proposito
delle serie di epitaffi dei Vipi Varna e dei Tite Petruni (in questo stesso paragrafo).
70 Per un interessante spiegazione della duplice redazione dell epitaffio, v. Agostiniani 2007.
71 Questo certo non si pu neanche ipotizzare un analisi zil eteraias guida zil) del
(-s) gruppo degli etera (etera-ia- , presupponente uno slittamento semantico di zil atto
di giudicare/guidare > guida , nel senso di leader, come forse in AT 1.171: zil-c parcis
amce e fu guida? del par- = patriziato? , perch l accordo con la formula onomastica
cui riferito il titolo presupporrebbe il genitivo (cio *zil-s o simili) e non il caso zero.
72 Frammenti, p. 28.
247
cio di colui che relativo al giudicare/dirigere gli etera , del magistrato degli etera .
Orbene, nella prima redazione dell epitaffio Ta .
troviamo la
sequenza zileteraias (comunque non dirimente perch tutto il documento presenta scriptio continua) mentre nella versione successiva (Ta
1.51), un testo con interpunzioni, troviamo scritto zil : eterai(a)s.73
Insomma, siamo di fronte alla testimonianza inequivoca di un termine composto (peraltro proprio con etera che presenta, nell atto di
redazione grafica, un interpunzione disgiungente i due morfemi lessicali della composizione. Questo dato di fatto, a prescindere dalla spiegazione,74 sufficiente per non ammettere l argomento-chiave di Benelli contro lautneteri.
Esistono per anche prove in positivo che inducono a continuare a
reputare anche lautneteri un unico vocabolo composto.
La prima proprio un altro di quei dati combinatori salienti di
cui si diceva.
Tutte le testimonianze di lautn . eteri, lautn eteri o lautneteri (un solo
caso di lautneterie)75 sono raccolte in Benelli 2003, p. 210 s.
73 L integrazione della -a- non pone problemi (cfr. Agostiniani 2007, p. 93), ma questo elemento interessa solo marginalmente il nostro ragionamento.
74 Si rammenti, ad es., che in etrusco il fenomeno della composizione lessicale , almeno a giudicare dal materiale disponibile, poco sviluppato; inoltre si confrontino in
inglese (lingua con alcuni caratteri morfologici tipologicamente analoghi a quelli
dell etrusco casi come la grafia antiquata sun-set, rispetto al normale sunset.
75 Se non un errore di lettura, poich il testo deriva da tradizione incertissima
(Benelli 2003, p. 218), potrebbe testimoniare (come tratto conservativo) la forma originaria del suffisso aggettivale -i, che compare in lautn-i liberto , da lautn famiglia . Un suffisso etr. -ie > -i ben noto come formante di gentilizi (sorto nel processo di acclimatamento di gentilizi [o di prenomi] latino-italici in -io-: in generale, per la corrispondenza
tra latino-italico -o- ed etr. -e, cfr. Agostiniani 1995): non escluso che esso possa aver
travalicato il dominio dell onomastica per diventare produttivo in altri settori. Escluderei invece confronti con un caso come u poni! e ui sepolcro v. ad es., Appunti, p.
98: ui < *u-ti?), ma la questione si collega alla possibile esistenza di antiche basi
verbali in -i (cfr. il ui-u della Tabula Cortonensis), segmento che sembra poter cadere di
fronte a suffisso vocalico, in variet meno conservative (cfr. u-u in AT 1.41), ma tutta
la questione probabilmente pi complessa di quanto ci permettono di capire i dati
frammentari di cui disponiamo (cfr. etr. capi- prendere arc. capi, rec. capi, cap-e]; heciporre arc. hece-ce; rec. heci, heci-a, hec-ce, hec-e]; v. Appunti, p. 108).
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*eter-ra, con suffisso aggettivale, come cvera < *cver-ra) non scorretta,
ancorch tale *eter non sia mai attestato (eters non ne il genitivo, ma la
seconda parte di un composto, come sopra mostrato, ed eter-ti- non ne
la forma locativale, come si vedr tra poco . D altra parte nel composto
lautn-eter-i la sequenza -eter- potrebbe rappresentare tanto -eter(a)-, con
cancellazione della vocale finale, quanto questo presunto *eter, pi o
meno in analogia con quanto si detto per il primo elemento lautn(i)-).
Non si per legittimati a sostenere che il rapporto tra etera ed *eter
lo stesso che lega cvera a cver p.
, almeno sul piano semantico. Infatti, mentre vero che I contesti sintattici di cvera e cver sono perfettamente intercambiabili, il che fa pensare a una differenza semantica
quasi irrilevante p.
, lo stesso non pu dirsi assolutamente per etera ed *eter, dato che quest ultimo termine, addirittura, non mai attestato, ma viene solo postulato in base a un attendibile analisi morfologica.
Quanto all eventuale significato di *eter, se tale vocabolo mai esistito
in etrusco, possiamo soltanto supporre, in una prospettiva referenziale,
che esso vada ricercato in qualche elemento peculiare del rapporto di
dipendenza che sostanziava lo status di etera.
Una conferma della natura originariamente aggettivale78 di etera (e
dunque un indizio in pi a favore dell analisi *eter-ra si trae dall epigrafe
Pe 1.328
ui : etera
velus : aneis : [e]ntinates
in cui palesemente etera qualifica la sepoltura (la traduzione certamente tomba etera di Vel nei entinate e non il personaggio deposto, il che comporta che etera, riferito a individui come aggettivo sostantivato, poteva anche essere impiegato propriamente come aggettivo ovviamente per tomba etera si deve intendere tomba di condiPer il suffisso -ra, v. Appunti, p. 52. Per la recente e notevole iscrizione mi fuflunusra (aggettivo in -ra formato sul teonimo Fufluns Libero , acco , v. Colonna
(bench io non escluderei l idea che -ra marchi qui semplicemente l appartenenza io
sono un oggetto bacchico o simili .
78
251
zione etera , per segnalare, come gi ribadito, il diverso diritto di immissione in un complesso sepolcrale). Nei casi in cui il termine etera
fisicamente separato dall indicazione onomastica, 79 il suo specifico referente (individuo o sepoltura) restava imprecisato, senza che la funzione comunicativa fondamentale patisse alcuna menomazione.
Un parallelo perfettamente calzante (almeno sul piano morfologico, se non esattamente su quello semantico) rappresentato proprio
da lautni liberto , aggettivo sostantivato formato con -i (probabilmen80 si legge il sintagma ui . lavtte < -ie) su lautn famiglia in Ta .
ni tomba familiare .
Per quanto concerne, infine, il Liber Linteus, etera vi ricorre una sola
volta in un punto difficile (X, 22) e praticamente inutilizzabile. La
forma eter-ti- si legge per due volte nella XII colonna; di essa ho trattato in Facchetti 2002, p. 234, nt. 38, in termini che considero ancora
pienamente validi.
Atteso che eter-ti- compare, con l annessa congiunzione enclitica -c in
un identico sintagma, una volta flesso al locativo, una volta in caso zero:
hilarune etertic care (LL XII,3)
hilaruna etertic cara (LL XII,8)
l idea che eter-ti- possa analizzarsi come forma di locativo (di *eter o
etera, con posposizione -ti) in entrambi i contesti romperebbe vistosamente la simmetria sintattica (espressa da -c), considerato che la testa
certamente cara, mentre il primo termine altrettanto sicuramente
un aggettivo in -na. Il dato sintattico implica perci che anche in eterti- si debba riconoscere un aggettivo (e un suffisso -ti per aggettivi
ben noto, come mostrato in Facchetti 2002, ibidem). Ci permette di
comprendere perfettamente la struttura morfosintattica dei due enunciati, cos come l omografia, rispetto al caso zero, di eterti-c nella flessione al locativo (morfema -i):
79
80
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Per la questione di hil e derivati, per cui in Facchetti 2002 ho proposto interpretazioni (hil proprio? hilar proprio? aggettivo ampliato , propriet? aggettivo sostantivato appropriare? , fissare la propriet? verbo , funzionanti in tutti i contesti, senza
necessit di traslazioni semantiche) che, pur con aggiunte originali, si rifanno a vecchie
linee ermeneutiche e che ora come allora ritengo probabili (nel senso tecnico precisato
supra, in 0), segnalo, di recente, il riferimento di Wylin 2007, p. 122 s. (relativo a hilar) e
anche l articolo Colonna
a sul cippo di Tragliatella specificamente pp.
-106) la
cui proposta hil recinto non per supportata da nuovi elementi probanti stato di
frammentariet del cippo di Tragliatella, difficolt ermeneutiche per i cippi di Fiesole,
semantica di termini come elen[, cil e puratum, ecc.).
82 Letteralmente in mezzo a quello .
83 L aggettivo etr-in-, da *eter(a)+in, formato in perfetta analogia con esn-in mattu, p.
, nt.
.
tino , che da esan mattina v. Facchetti
84 Un altro termine etrusco per casa , dimora o simili cio u/c-) stato individuato, mi pare fondatamente, da Maggiani 2001, p. 103 s. Identificazione gi accettata in
Facchetti 2003, p. 208, contro un mio precedente tentativo ermeneutico (Appunti, p. 21
81
253
In effetti bisogna ammettere che la prova bilinguistica85 del confronto di *e(i)tva aura con le attestazioni di aeterna domus (e simili), arricchita delle implicazioni cronologiche e culturali (che si sviluppano
in un procedimento di indagine assai lineare e trasparente), 86 costituisce un argomento considerevole che, mi pare, ha il principale scopo e
risultato di indirizzare la ricerca non completamente a modificare,
quanto piuttosto a raffinare le nostre conoscenze sulla semantica di un
termine importante come aura.
Molto condivisibile , a questo proposito, la focalizzazione (p. 71
s.) sul rapporto tra significato e referente, non sempre adeguatamente
valutabile, o valutato, nel campo delle Restsprachen e dell etrusco in
particolare.
Ammesso perci che il significato-base casa per aura sia da considerare, stabilmente o probabilmente recuperato, va tenuto tuttavia presente come dato assolutamente certo (ci che ovviamente
presupposto anche da Giannecchini) che lo stesso termine pu avere
come referente anche un sepolcro.
Secondo lo stesso Giannecchini
b l impiego metaforico attenuativo) di aura individuabile non soltanto nel sintagma *e(i)tva
s.), e applicata in studi successivi. Adiego ha aggiunto il confronto, non banale, con lat.
tug-urium.
85 Per il concetto v. Giannecchini 2003b, p. 86, n. 97.
86 Si rimarca che il tipo di tomba etrusca a forma di casa (di cui proprio San Manno
dove si trova Pe .
etve aure
notevole esponente , verosimilmente derivante
da influsso orientale. L espressione aeterna domus ricorre frequentemente nell epigrafia
latina come designazione metaforica della sepoltura e, ci che pi importa, essa attestata nelle iscrizioni di et tardo-repubblicana, un periodo, quindi, relativamente prossimo a quello del sarcofago di rnth lethna T .
o dell iscrizione di S. Manno a
Perugia II sec. a.C.
p.
. La denominazione del sepolcro per mezzo di metafore
abitative dimora , camera etc. pu essere pervenuta agli Etruschi attraverso i loro
rapporti con il vicino Oriente, ed in particolare con Fenici e Cartaginesi. Il mondo etrusco, infatti, si candida a pieno titolo a mediatore tra l Italia e l Oriente p.
. L asserto
si fonda su una vasta e dotta trattazione di come l espressione dimora eterna , quale
metafora attenuativa di tomba , sia rinvenibile nell epigrafia del modo greco e semitico
nonch su una serie di altre considerazioni di carattere sociolinguistico e culturale (pp.
79-87).
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Giulio M. Facchetti
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considerazione. Ma anche l idea che il cippo contenga una transazione commerciale 89 o che abbia riconosciuta funzione commerciale
non condivisibile.
Non siamo infatti qui in presenza di un contratto, o qualcosa di
simile (e questa la differenza basilare rispetto alla tavola di Cortona),
ma di una sentenza arbitrale come mostra molto bene il confronto bilinguistico (messo in luce per primo da Pfiffig 1961):90
[t]eurat (tanna) NN1 ame
var NN2 NN3-s lele caru
NN1 arbiter
ex compromisso inter NN2 et NN3
Per i dettagli rimando evidentemente a quanto ho scritto in Frammenti, p. 10 s. e in Appunti, p. 95 s. La formula latina posta in apertura di tutte le sentenze arbitrali (private) romane che ci sono pervenute.
Per quanto concerne, poi, il contenuto del cippo di Perugia un confronto calzante, che pu aiutare a spiegare meglio il mio punto di vista sulla questione, rappresentato dalla sententia Senecionis, in cui un
funzionario imperiale91 dirime una controversia tra privati concernente la validit di alcune vendite relative a immobili parzialmente occupati da sepolcri (e perci costituenti locus religiosus incommerciabile) e
parzialmente liberi (solum purum):
CIL X 3334
Senecio c um c onsilio c ollocutus dixit: necessarium fuisse inspectionem aedificiorum et loci, de quibus apu[t] me actum est, re ipsa manifestatur. Cum igitur aedificia solo puro posita deprehenderim neque ullo sepulchro superposita uel coniuncta, apparet uenditionem eorum iure facta,
ideoque ad Aelium Rufinum militem ex causa emptionis pertinere uidetur.
89 Ovviamente transazione usato in Giannecchini
b, pp.
e , n.
, in
senso atecnico.
90 Cfr., ad es. CIL IX,
e l estratto-compendio di arbitrato (relativo a iura sepulchri) trascritto in ILS, 8363.
91 Il fatto che nel testo del cippo di Perugia decida un arbitro scelto dalle parti non
perturba il parallelismo.
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Loci uero siue agri, quem adiacentem aedificis Aelius Abscantus pater Rufini
ab heredibus Patulci Diocletis aeque mercatus est, cum habet plurima et dispersis locis sepulchra, ius per uenditionem transferri ad emptorem non potuit: set cum pater Rufini et postea Rufinus, quamquam non iure facta emptione, semper in possessione{m} fuerint, nullo iure eum locum uindicare sibi
Patulci possunt. Plane cum in re praesenti inspexerim [cippum, ubi nomen]
erasum Patulci dicunt, remanere [tamen uestigia scripturae] exprimentia
haec uerb[a
Dal quale documento, a prescindere dalle mie ipotesi interpretative, risulta evidente come la menzione di sepolcri in atti vlti a dirimere controversie immobiliari sono del tutto spiegabili e normali e che
aura con tomba come significato o come referente nel cippo di Perugia non affatto un implausibile riferimento funebre .
In pi vorrei aggiungere che la possibilit che aura, nel cippo di
Perugia, significhi o abbia referente tomba , a differenza di casa , trova un non trascurabile appiglio intratestuale nella parola, articolata in
locativo con posposizione, municlet nel *muni(ca , altrimenti vistosamente presente in molteplici contesti funerari e tombali.92 Insomma,
anche nel caso di un significato-base aura casa , tale municlet (e forse
altri dettagli che per sono meno sicuri e meno valutabili) costituisce
un adeguato elemento contestuale per determinare il senso metaforico
di sepolcro anche senza aggettivi).
Sempre in rapporto al cippo di Perugia rimane da trattare la questione di uruni domestico, servo , secondo Giannecchini
b, p. s.
Premetto che l analisi che Giannecchini offre di lautn famiglia , in
rapporto all ie. *leudh-, con cui risulta manifestamente correlato, contiene chiarimenti innovativi e utili per spiegare, ad esempio, la -n di
lautn;93 l analisi di lautni liberto come laut-ni94 ugualmente possibile
92 Per il recupero del significato di muni(s)- come area sacra designante sul cippo di
Perugia il locus religiosus, ossia sepolcrale, rimando a Frammenti, pp. 23-26, ma questi
dettagli non sono determinanti.
93 Se lautn il derivato di un antico prestito nominale *laut, esso potrebbe essersi
formato con il morfema -na che traspare nell obliquo lautnes(-cle) < *lautnas-icle . La
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(quantunque forse meno plausibile di quella come lautn-i, che abbiamo contemplato supra, in 3).95
Sul modello di lautn famiglia / lautni liberto sarebbe sorto, secondo Giannecchini, aura casa / *aurani domestico, servo . Di tale
forma ricostruita (*aurani) ricorrerebbe la variante uruni nel cippo di
Perugia.
Qui, oltre a non essere ben chiaro perch poco prima, nello stesso
documento, compaia aura, senza il postulato passaggio -au- > -u- in
posizione protosillabica, nulla, nel contesto di ricorrenza, permette di
sostenere un tale significato anzi l analisi testuale di Giannecchini
2003b si rivela in questo punto poco adeguata.
Certo afuna uruni non pu significare un domestico degli funa p.
con omissione della marca del genitivo 96 poi, l idea che zeri
si possa esaminare come forma verbale necessitativa p.
, avrebbe richiesto prove o indizi del fatto che ze- una radice verbale e, soprattutto, una spiegazione in rapporto al vocabolo zeri rito che ricorre, concordato con il dimostrativo (i)ca, in accusativo (ecn zeri nel testo
del Liber Linteus) e in ablativo (ces zeris in Po 4.4).97 Inoltre la constatazione che in zeriuna si debba riconoscere un unico termine deriva da
Roncalli 1985, unico studio finora pubblicato contenente un accurato e
caduta della vocale finale, inquadrabile in fenomeni di dileguo di vocali finali proprio
dell etrusco predocumentario ... si potrebbe spiegare con una perdita di trasparenza
morfologica, dopo che il termine *laut scomparso dal lessico ed il derivato laut-n non
stato pi riconosciuto come complesso , altrimenti il morfema -na, come di norma,
avrebbe superato gli effetti dell apocope Giannecchini
b, p.
cfr. Rix
, p.
,
12).
94 Giannecchini 2003b, p. 95. Per -ni, cfr. sac-ni- su sac- consacrare? .
95 Non escluderei neanche la possibilit di *lautn-ni perch il mantenimento della
geminata in confine di morfema (Giannecchini 2003b, p. 95, n. 143) mi sembra accertabile solo con morfemi flessionali (inni: accusativo -ni) o lessicali (tanna: posposizione o
congiunzione o avverbio -na) e non con morfemi derivativi (Tina Giove < *Tin-na;
anra Ilizia < *an(u)r-ra).
96 Ovviamente ci dovrebbe essere scritto afunas di funa o *afunauras degli funa .
97 Cfr. Frammenti, p. 43, n. 306; Appunti, p. 42.
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completo esame delle oggettive spaziature dei termini del cippo di Perugia.98
In conclusione, quindi, intendo dire che la notevole proposta di
Giannecchini 2003b (aura casa non esclude che il referente di aura
nel cippo di Perugia possa essere un sepolcro e la questione di uruni
marginale rispetto al ragionamento principale sull ermeneusi casa .99
Relativamente a tale ermeneusi (per i dettagli si rimanda ovviamente a Giannecchini 2003b) reputo tuttavia utile sottolineare che
l affermazione per cui il senso di sepolcro per aura sarebbe ricavato
pressoch esclusivamente dall iscrizione di S. Manno dove aura compare in associazione sintagmatica con etve e lautne-cle
un iscrizione
98 L analisi di quel passaggio del testo del cippo, esperita in Frammenti, pp. 53-56,
per quanto non contenga pretese di certezza (come chiaramente segnalato dai diacritici,
per cui v. supra, 0), d conto, senza aporie, di tutti gli aspetti lessicali e morfosintattici.
99 Risultano ugualmente marginali altre postulate attestazioni di aura presentanti
alterazioni fonetiche (ar- e ur-: Rix 2000, p. 206, 14), come arei (LL III, 19) / artei
(LL III, 12), in preghiere del Liber Linteus, che Giannecchini 2003b, p. 91 s. reputa, invero
piuttosto dubitativamente, interpretabile come a(u)r(a)-tei nella cella , nel tempio ,
nella domus della confraternita o simili, ma il contesto non di alcun aiuto e perfino
la correzione di arei in artei tra l altro non concordo col ritenere -tei una forma arcaizzante [p. 92] della posposizione -te: cfr. Frammenti, p. 31, n. 152; Appunti, p. 36 e n.
83, 44, 77 [per (-)tei locativo recente del pronome ita, distinto da -te-i, posposizione tardoarcaica ampliata]), ancorch molto probabile, non certa (non si sa, cio, se non si
debba piuttosto correggere al contrario), senza considerare anche qui la necessit di postulare un passaggio aur- > ar-, per cui risulterebbe sospetta, o comunque non ben
chiarita, la compresenza di aur- nello stesso Liber Linteus. A proposito del sintagma
b suggerisce l interpretazione rito
cepen aur sacerdote funerario Giannecchini
domestico o simili, favorendo per cepen il senso di rito , senza menzionare il filone ermeneutico tradizionale sacerdote cfr. Trombetti
, p.
s. Pallottino
, p.
gostiniani
b, p. Maggiani
, p.
Wylin
, p.
che l unico a potersi
conciliare bene con le occorrenze nei cursus honorum (cfr. Agostiniani 1997b, p. 7), senza
contare che in AT 1.61 si legge la sicura variante (con articolo enclitico) cep-ta, di cui nel
Liber Linteus abbiamo la forma del plurale cepar, presentante il morfema per gli animati r. Credo che i (due) contesti di occorrenza, nel Liber Linteus (LL VII,15 e 22), non permettano di far emergere per aur- un sicuro senso specifico, (v., ad es., Appunti, p. 70.)
bench l occorrenza LL VII, sia preceduta nel
dal termine murss, genitivo (o
ablativo) di murs-, abitualmente designante l urna , il repositorio da una radice murdimorare , restare .
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funebre p.
non mi pare offrire un quadro completo dei sostegni
basilari dell interpretazione tradizionale (aura tomba, ipogeo .
Mi sembra invece che si possano individuare dati combinatori di
un certo peso infatti non solo il contesto di Pe . , in s, a suggerire , abbastanza naturalmente quella possibile soluzione, ma altres la presenza, nella documentazione etrusca, di un sintagma del tutto
analogo a aure lautnescle, che presenta per al posto di aura una parola che sicuramente significa tomba e cio ui), vale a dire ui
lavtni di Ta 1.182. A ci si aggiunge un ulteriore possibile confronto:
A questi dati combinatori salienti si potrebbe accostare una testimonianza indiretta, cio letteraria: la descrizione dei ludi Tauri(i) o
Taurei fornita principalmente da Festo (ed. Lindsay, p. 478 s.), cui accennano anche Varrone, Livio e Servio.
I Pauli excerpta di Festo recitano:
Tauri appellabantur ludi in honorem deorum inferorum facti. Instituti
autem uidentur hac de causa. Regnante Superbo Tarquinio cum magna incidisset pestilentia in mulieres grauidas, quae fuerat facta ex carne diuendita
populo taurorum, ob hoc dis inferis instituti et Tauri uocati sunt.
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Pe 1.948:
uis eca penuna cai vels cais ares lautni
comunemente interpretato come questo il cippo della tomba Cai,
liberto di Vel Cai Thare pose ,112 si debba ritenere ares piuttosto
un unit lessicale che un termine onomastico cognomen del patrono).
Tale scelta alternativa verrebbe preliminarmente consigliata da
due fattori: a) il cognomen are- risulterebbe un hapax; b) questo sarebbe l unico caso di formula trimembre impiegata per designare il patrono.
Come termine lessicale ares analizzabile quale ablativo (-es < -ais) di una variante di aura, *ara appunto, in conseguenza al passaggio -au- > -a- in posizione protosillabica attestato nel neoetrusco di
area perugina e nord-orientale.113
Inoltre il sintagma ares lautni, circa libertus ex domo , se si applica
a a(u)ra il significato di Giannecchini, troverebbe un sostegno veramente notevole nel confronto bilinguistico con formule latine (ex domo
libertus; libertus ex familia e simili). Tale confronto, aggiunto a quello
fondamentale con aeterna domus, di cui s detto, costituisce certamente un ulteriore non secondario appoggio per l ermeneusi aura casa .
In questo documento il recupero del collegamento con aura si ottiene attraverso un duplice passaggio: a) separazione di ares dalla
formula onomastica; b) riconoscimento di ar(a) come variante di
aura. Il secondo passaggio ammissibile (in rapporto alla riconoscibilit di un omologia con le formule latine ex domo libertus ecc.) soltanto
se si ritiene attendibile l ermeneusi casa per aura; in caso contrario
permanendo nella convinzione che sepolcro sia il significato basilare
di aura), non resterebbe che tornare a individuare in are- un unit
onomastica.114
V., ad. es., Frammenti, p. 52.
Rix 2000, p. 206, 14.
114 vero che are- hapax come cognomen (ci che comunque non costituirebbe un
reale impedimento data l ovvia frammentariet della documentazione , tuttavia un
ar(V)- sta certamente alla base del gentilizio ar-nie- (Vt 1.85; cfr. Vel-nie- [Po 2.17] da
112
113
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ABBREVIAZIONI BIBLIOGRAFICHE
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del Circolo Linguistico Fiorentino e i secondi mille dibattiti 1970-1995,
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Vele; Lauci-nie [Cl 1.1905, 1906] da Laucie- ecc.); inoltre, siccome il ares di Pe 1.948 presenta una lettura dubbia del segno iniziale (la ), non sarebbe forse inopportuno ricontrollare l iscrizione per verificare se non siano ammissibili anche altre restituzioni ad
es. attestata una famiglia Cai Cnare in Pe 1.946). Relativamente alla formula trimembre
del patrono, va specificato che il gentilizio Cai, molto frequente a Perugia, accompagnato da un cognomen in tutte le ricorrenze conosciute (salvo che per le formule onomastiche femminili, in cui per specificato il gamonimico), palesemente per evitare
l eventualit di ambiguit ed omonimie tra diverse famiglie e personaggi.
115 A rettifica di quanto avevo supposto in Facchetti 2003, p. 217.
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-125.