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Data ultima modifica: 01/04/08

MATERIALI PER
L'INGEGNERIA
Prof. Bemporad
(A.A. 2006-07)

AVVERTENZA
Voglio chiarire in modo esplicito che questi appunti sono liberi e tutti
possono usufruirne GRATUITAMENTE, non mi rendo responsabile
dell'uso che ne farete, ne della loro correttezza. Sono solo uno studente che
condivide il proprio lavoro e quindi questi appunti sono passibili di errori!!!
Chiunque usi questi appunti come fonte di profitto o in modo illecito
interamente responsabile delle sue azioni, voglio sottolineare ancora che
tutti potete ottenere gratuitamente questi appunti sul sito:
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Che Dio vi benedica!

Elaborato da:
Renato Campus Giraldo
Supporto didattico:
Appunti di Marco Buccheri
Dispense del Prof. Bemporad
Manuale dei materiali per l'ingegneria, a cura di AIMAT (McGrawHill)

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INDICE
I. Richiami ed introduzione al corso

03

1. Richiami di STM
2. La metallurgia

03
03

II. Diagrammi di fase

05

1.
2.
3.
4.
5.
6.

Definizioni e concetti di base


Diagrammi di fase di equilibrio
Evoluzione della microstruttura nelle leghe isomorfe
Sistemi eutettici binari
Evoluzione della microstruttura nelle leghe eutettiche
Reazioni eutettoidi e peritettiche

III.Il sistema ferro-carbonio


1.
2.
3.
4.

05
05
07
08
09
10

11

Il diagramma di fase Ferro-Carburo di ferro


Evoluzione microstrutturale
Leghe ipoeutettoidi
Leghe ipereutettoidi

IV.Trasformazioni di fase nei metalli


1. Trasformazioni di fase
2. Variazioni microstrutturali e delle propriet
3. Comportamento meccanico delle leghe ferro-carbonio

V. Trattamenti termici delle leghe metalliche


1. Introduzione
2. Processi di ricottura
3. Indurimento per precipitazione

VI.Saldatura e divisione delle leghe ferrose


1. Saldatura
2. Leghe ferrose

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20
20
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26
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2.1 Tipi e influenza degli alliganti in una lega ferrosa


2.1 - Acciai
2.2 - Ghise

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CAP. I : RICHIAMI ED INTRODUZIONE AL CORSO


1. Richiami di Scienze e Tecnologia dei materiali
Lo studio dei materiali fondamentale in qualunque opera di ingegneria, possono essere catalogati in vaste
categorie per studiare propriet e caratteristiche.
La maggior parte delle caratteristiche comuni dei materiali di una categoria deriva dalla struttura e dalla
natura dei legami tra gli atomi; convenzionalmente i materiali vengono classificati in quattro ampie classi:

metalli e leghe;
polimeri;
vetri e ceramici;
compositi.

I materiali inclusi in una particolare classe presentano


caratteristiche comuni quali: simili propriet, simili schemi
di processo e, spesso, simili applicazioni.
In generale nella scienza dei materiali si pu dire che le
propriet macroscopiche dei materiali dipendono dalla
microstruttura che, a sua volta, deriva dalla composizione
(grani o microparticelle) e dai processi di lavorazione.
Conoscere le dinamiche di ogni materiale permette di poter
intervenire sulla microstruttura per ottenere determinati
comportamenti macrostrutturali, cio determinate reazioni
ad una sollecitazione.

Modifica della
struttura e della
microstruttura
del materiale

Chimica
Termica
Meccanica

Incremento
delle
prestazioni
meccaniche

ENERGIA

Alligazione
Tratt. termici
Tratt. chimici
Tratt. meccanici
Tratt. termo-meccanici

2. La metallurgia
A temperatura ordinaria i metalli sono tutti allo stato solido, ad eccezione del mercurio (Hg), sono buoni
conduttori di calore ed elettricit anche se la loro conducibilit diminuisce con la loro temperatura. Hanno un
elevato peso specifico, sono opachi e sono in grado di assumere dopo opportuna lavorazione una lucentezza
caratteristica.
Trovano impiego industriale come elemento puro (con un certo grado di impurezze ammesse) o pi
frequentemente come leghe, cio come combinazioni fra metalli diversi o anche fra metalli e metalloidi.
L'aggiunta di elementi di lega ad un metallo pu portare alla formazione di una soluzione solida omogenea,
di un composto intermetallico, di un composto interstiziale o di un miscuglio di fasi.
Le leghe hanno caratteristiche chimiche, fisiche e meccaniche diverse da quelle dei componenti puri e la loro
composizione viene messa a punto in vista dell'ottenimento di caratteristiche particolari richieste
dall'applicazione alla quale sar destinato.
L'impiego industriale di un metallo o di una lega prevede una fabbricazione e un affinazione che hanno luogo
allo stato liquido. La successiva solidificazione presenta due stadi distinti: la nucleazione e l'accrescimento
che vedremo pi dettagliatamente in seguito per la lega Rame-Nichel.
Possiamo orientare lo studio in 3 settori:

metallurgia chimica: studia la produzione dei metalli dalla materia prima e il loro comportamento quando sono
in un ambiente aggressivo;
metallurgia fisica: studia la struttura dei metalli, principalmente:
il tipo di aggregazione degli atomi internamente;
propriet che ne derivano;
tipi di difetti e le loro conseguenze;
metallurgia meccanica: comportamenti dei metalli sottoposti a sforzi meccanici;

Metallurgia chimica.
Si possono dare delle definizioni molto importanti:
Fasi: una fase definita come una porzione omogenea di un sistema che ha caratteristiche chimiche e fisiche
uniformi. Ogni materiale puro viene considerato come un unica fase, cosi anche ogni solido, liquido e le
soluzioni di gas. Ad esempio in una soluzione acqua-zucchero, l'acqua una fase e lo zucchero solido non
sciolto un altra fase.
Se in un sistema ci sono pi fasi, ognuna avr le sue propriet fisiche e ci sar una superficie di separazione tra
fasi attraverso le quali c' un discontinuo e brusco cambiamento delle caratteristiche fisiche e/o chimiche, non
deve per forza trattarsi di sostanze diverse, anche la sola presenza di ghiaccio e acqua sufficiente a definire
un sistema bifasico.

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La regola delle fasi (o Teorema di Gibbs) dice che in condizioni di equilibrio i gradi di varianza v di un sistema
dato dall'equazione:

v=ci m f

dove:
m il numero dei fattori fisici;
ci una costante ( c i=2 per i sistemi binari);
f il numero delle fasi.
Microstruttura: spesso le propriet fisiche dipendono dalle microstrutture delle sostanze, queste si possono
osservare direttamente al microscopio. Nelle leghe metalliche la microstruttura caratterizzata dal numero di
fasi presenti, dalla quantit e da come sono disposte.
Equilibri di fase: Altro concetto importante quello dell'equilibrio, pu essere descritto molto bene in termini
dell'energia libera, una funzione dell'energia interna e dell'entropia di un sistema:

G=U PV TS con U =Q L e S =

Qrev Q irr
.

T
T

In determinate condizioni un sistema in equilibrio se la sua energia libera al minimo, questo significa che le
caratteristiche del sistema non cambiano col tempo ma si mantengono per un tempo indefinito, il sistema
considerato STABILE altrimenti detto INSTABILE. Si hanno casi, soprattuto nei sistemi solidi, in cui uno
stato di equilibrio non viene mai raggiunto perch la velocit di avvicinamento all'equilibrio estremamente
bassa, un tale sistema definito come di non equilibrio o METASTABILE
Si ha che se:
G 0 la trasformazione procede spontaneamente verso l'equilibrio;

G 0 la trasformazione non avviene;


G =0 la trasformazione all'equilibrio.

Lo studio dell'energia libera e l'uso dei diagrammi ci permette di studiare un composto bifasico, ma non ci da'
indicazioni sul tempo necessario al conseguimento di un nuovo stato di equilibrio. Questo stato pu mantenersi
indefinitivamente con variazioni estremamente basse nel tempo.
Vediamo quindi che non solo importante capire lo stato di equilibrio di un sistema ma anche la velocit con
cui si stabilisce uno stato di equilibrio ed i fattori che influiscono sulla velocit.

Ricordiamo che i metalli sono solidi cristallini e che hanno i loro atomi disposti in posizioni spaziali ben
definite che generano un reticolo cristallino (diversamente dai solidi amorfi e dai liquidi che hanno gli atomi
disposti senza un ordine prestabilito). Le propriet di un solido cristallino dipendono anche dalla natura dei
suoi legami atomici che possono essere:

legame metallico;
legame ionico;
legame covalente;
legame di Van der Waals.

N.B. : Il professore ha inserito nei fascicoli 1 e 2 delle dispense tantissimi richiami ad argomenti di Scienze e Tecnologie dei Materiali (STM)
come la descrizione dei legami, le notazioni cristallografiche, i vari tipi di reticolo, i difetti del reticolo e le loro conseguenze, le prove effettuate
sui materiali per determinarne le propriet, la rottura duttile e fragile, la rottura a fatica, il creep, la transizione duttile-fragile e la resilienza.
Questi argomenti non sono stati chiesti in sede di esame nelle sessioni che ho visto quindi non le tratter, siccome sono tutti argomenti di STM se
vi serve potete scaricare gli appunti della materia dallo stesso mio sito http://raid996.altervista.org.
All'inizio del 3 fascicolo c' comunque un riassunto molto ben fatto che basta e avanza secondo me se avete gi dato l'esame di STM.

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CAP. II : I DIAGRAMMI DI FASE


1. Definizioni e concetti di base
La conoscenza dei diagrammi di fase per le leghe estremamente importante perch c' una forte relazione
tra la microstruttura e le propriet meccaniche di una lega. Inoltre i diagrammi di fase ci forniscono preziose
informazioni sulla fusione, solidificazione, cristallizzazione e altri fenomeni.
Vediamo qualche definizione:

componente: sono i metalli puri e/o i composti di cui formata la lega;


sistema: corpo specifico del materiale considerato o serie di leghe possibili che hanno uno stesso componente;
soluzione solida: formata da atomi di almeno due tipi, si ha che gli atomi del soluto occupano posizioni
interstiziali o di sostituzione nel reticolo cristallino del solvente.

Limite di solubilit
Per determinati sistemi di leghe a una certa temperatura esiste una
concentrazione massima di atomi di soluto che possono essere sciolti nel
solvente per formar una soluzione solida, questa concentrazione massima
detta limite di solubilit.
Oltre questo limite si ha formazione di un altra soluzione solida o di un
composto che presenta una composizione molto diversa, si consideri
l'esempio della soluzione acqua-zucchero: lo zucchero si scioglie nell'acqua
fino ad una concentrazione massima oltre la quale non si scioglie e si va a
depositare sul fondo del recipiente.
Il limite di solubilit (lds) dipende dalla temperatura alla quale si trova il
solvente, nel caso precedente acqua-zucchero si pu tracciare un diagramma
come quello a fianco.

2. Diagrammi di fase di equilibrio


Si riassumono le informazioni sulla microstruttura e sulle fasi nel diagramma di fase che descrivono le
relazioni fra temperatura e il numero delle fasi all'equilibrio, si possono cosi prevedere le trasformazioni di
fase che influenzano a loro volta la microstruttura.
Considereremo per il seguito soltanto leghe binarie, ovvero con due componenti, infatti all'averne pi di due
il diagramma di fase diventa estremamente complicato e di difficile rappresentazione. comunque possibile
esporre il concetto di controllo della microstruttura con un sistema binario anche se la maggior parte delle
leghe contiene pi di due componenti.
Anche se la pressione esterna un parametro che influisce sulla struttura delle fasi, in pratica rimane
virtualmente invariata e quindi i diagrammi di fase saranno rappresentati alla pressione costante di 1 atm.
Sistemi binari isomorfi
Il tipo pi semplice di diagramma di fase binario quello del sistema
rame-nichel, sul diagramma compaiono tre diverse regioni di fase:

un campo alfa dove la fase una soluzione solida di sostituzione


formata sia da atomi di nichel che di rame con una struttura cfc;
un campo liquido L dove Il liquido L una soluzione liquida omogenea
di rame e nichel;
un campo a due fasi + L ;

ogni regione definita dalla/e fase/i che esistono entro un intervallo di


temperatura e composizione delimitato dalle curve di confine delle fasi.
Vediamo che sotto i 1080 C rame e nichel sono mutuamente solubili
l'uno nell'altro allo stato solido per tutte le composizione, questo
spiegato dal fatto che entrambi i composti hanno struttura cristallina
(cfc), raggio atomico, valenza ed elettronegativit quasi uguali. Il sistema
rame-nichel viene definito isomorfo a motivo della completa solubilit
dei due componenti sia sotto forma liquida che solida.
Le curve di solidus e liquidus si intercettano alle due estremit della
composizione, che sono i punti di fusione dei componenti puri.

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La termodinamica della miscelazione


Qualora si abbia la formazione di una nuova fase composta da atomi di A e B casualmente distribuiti si avr:

Una variazione di entalpia H mix =x Ax B associata alla interazione tra i due atomi, con 2 casi:

0 : AA o BB energeticamente favorite tendenza alla formazione di soluzioni ricche in A o B;

0 : AB energeticamente favorite tendenza a formazione di composti intermedi.


Una variazione di entropia S mix associata alla nuova distribuzione casuale degli atomi, questa infatti
causa un aumento del disordine atomico e si pu esprimere con:

S mix =RTx Aln x A x Bln x B .

Possiamo cosi dare l'espressione della variazione di energia libera:

Gmix = H mix S mix =x Ax BRT x Aln x A x Bln x B

vediamo che per ogni fase l'energia libera sar una funzione della temperatura
e delle concentrazioni, data una temperatura e i valori delle concentrazioni
sar stabile la fase col valore pi basso di energia libera.
Se si rappresenta l'andamento della G mix in funzione della
concentrazione, vediamo che per basse temperature si ha un massimo della
curva e due minimi che delimitano un intervallo di concentrazioni dove i due
componenti non possono miscelarsi completamente (con formazione di fasi).
Se si ricava dalla curva ( G mix , C) quella (T , C) vediamo pi
chiaramente la zona di immiscibilit.
Nel caso di una soluzione solida la variazione di energia libera
G sol data dalla somma dell'energia di miscelazione
G mix con quella di fusione: G fus =9,5T mT , si
ha che G fus sar nulla se in corrispondenza della
temperatura di fusione, negativa se al di sotto e positiva se al di
sopra di essa. A questo punto si pu graficare l'energia libera di
una soluzione solida: G sol = G mix G fus .
Analizzando l'andamento della curva vediamo che il sistema
stabile sar quello con valori di energia libera minimi.
N.B. : nelle dispense (fascicolo 3, diapositive 39 a 49) sono presenti tutta una serie di casi di cui si fa l'analisi della variazione di energia libera,
non le ha chieste all'esame e per semplicit mi limiter a leggerle velocemente, il procedimento comunque sempre lo stesso solo che applicato a
casi pi complicati.

Interpretazione dei diagrammi di fase


Per un sistema binario di composizione nota e temperatura all'equilibrio,
sono disponibili tre tipi di informazioni rilevanti per lo studio del sistema:

Le fasi presenti: stabilire le fasi presenti relativamente facile. Si localizza


il punto temperatura-composizione sul diagramma e si osservano le fasi
corrispondenti (ad'esempio nella figura di prima si ha il punto A con [60%
Ni - 40% Cu] a 1100 C e il punto B con [35% Ni - 65% Cu] a 1250 C).
La loro composizione: localizzato il punto concentrazione-temperatura si ha
che se presente una sola fase allora la composizione della fase la
composizione del sistema. Per una regione bifasica invece si deve:

tracciare una retta isoterma in corrispondenza del punto considerato;


si trovano le intersezioni di questa isoterma con la linea di liquidus e solidus;
tracciate le verticali di questi punti si trovano le composizioni di e di L.

Per la loro quantit in percentuale o frazione si usa la regola della leva:

si traccia la isoterma alla temperatura considerata attraverso la regione bifasica;


la frazione di una fase si trova come la lunghezza della linea corrispondente dal punto considerato (ad'es. il punto B) al
limite della fase considerata divisa per la lunghezza totale, quindi considerando l'esempio di prima si ha la frazione di
C C 0
S
fase L nella regione bifasica: W L=
o per sottrazione delle composizioni: W L=
.
C
RS
C L

Spesso conviene dare le quantit relative delle fasi come frazioni volumetriche, si ha per la fase :
v
v v
dove v e v indicano i volumi delle fasi nella lega con V V =1 infine diamo la relazione tra frazione
V =

volumetrica e frazione massica: v =W / .

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3. Evoluzione della microstruttura nelle leghe isomorfe


Raffreddamento di equilibrio
Esaminiamo l'evoluzione della microstruttura in una lega
che si solidifica, e consideriamo una situazione in cui il
raffreddamento molto lento e quindi in cui assicurato
l'equilibrio di fase. Consideriamo l'esempio di lega ramenichel che facciamo raffreddare lentamente da 1300 C.
La situazione precedente di equilibrio di fase avviene solo
per velocit di raffreddamento molto basse, questo perch al
variare della temperatura si devono realizzare aggiustamenti
della composizione delle fasi. Questi riaggiustamenti sono
accompagnati da processi di diffusione che sono fenomeni
tempo-dipendenti, quindi per mantenere l'equilibrio durante
il raffreddamento ci deve essere un tempo sufficiente per
permettere che ad ogni temperatura vi sia il riaggiustamento
della composizione, la velocit della diffusione
particolarmente bassa sia per liquidi che per solidi e
diminuisce ulteriormente col diminuire della temperatura.
Comprendiamo quindi che praticamente tutte le situazioni di
solidificazione reali non pongono i requisiti per un
raffreddamento di equilibrio comportando una evoluzione
della microstruttura diversa da quella di equilibrio descritta
prima.
Raffreddamento di equilibrio

Raffreddamento di equilibrio

Raffreddamento di non equilibrio


Comunque sia per semplificare lo studio si assume che le
velocit di diffusione in fase liquida sono sufficientemente
rapide in modo che nel liquido venga mantenuto l'equilibrio.
Si ha che il grado di scostamento della curva di solidus di
non equilibrio da quella di equilibrio dipende dalla velocit
di raffreddamento, pi lenta pi piccolo lo scostamento.
Ci sono delle importanti conseguenze per le leghe isomorfe
che solidificano in condizioni di non equilibrio, si ha infatti
che la distribuzione degli elementi nel grano non pi
uniforme come prima ma si stabilisce un fenomeno detto di
segregazione per cui ci sono dei gradienti di concentrazione
attraverso i grani.
Il centro di ogni grano pi ricco dell'elemento altofondente
perch e la prima parte a solidificare, invece
la
concentrazione del composto pi bassofondente cresce verso
il bordo del grano, questo comporta la formazione di una
struttura detta a cuore.
Le propriet di questa struttura sono diverse da quelle del
composto formato in condizione di equilibrio, infatti quando
un sistema con struttura a cuore viene nuovamente riscaldato
le regioni al bordo del grano fondono prima per la maggiore
concentrazione di composto bassofondente e questo causa
una perdita dell'integrit meccanica del materiale per via del
film liquido che separa i grani.

Raffreddamento di non equilibrio

La struttura a cuore pu essere eliminata con un trattamento termico di omogeneizzazione condotto ad una
temperatura inferiore a quella del solidus di equilibrio durante il quale si verifica la diffusione degli atomi
che porta a grani di composizione omogenea.

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4. Sistemi eutettici binari

Un altro tipo comune di diagramma di fase per le leghe binarie il diagramma di fase eutettico, si hanno nel
diagramma del sistema rame-argento tre regioni monofasiche:

soluzione ricca in rame, ha l'argento come componente soluto ed una struttura cristallina cfc;
ha una struttura cfc, ma il soluto il rame;
L fase liquida.

Studiando il grafico vediamo alcuni punti di interesse:

Il rame e l'argento puro vengono considerati rispettivamente come fasi e , quindi la solubilit in queste fasi
molto bassa e ad ogni temperatura inferiore alle retta BEG solo una limitata concentrazione di rame si
scioglie nell'argento e viceversa.
Il segmento BEG posto fra i punti di massima solubilit pu essere considerato una curva di solidus perch
rappresenta in ogni lega in equilibrio del sistema la temperatura pi bassa a cui pu esistere la fase liquida.
Nelle regioni bifasiche evidenziate sul grafico si possono calcolare le composizioni e le quantit relative per
ogni fase applicando la regola della leva.
Man mano che l'argento viene aggiunto al rame diminuisce lungo la curva di solidus la temperatura in cui la
lega completamente liquida quindi possiamo dire che la temperatura di fusione del rame viene abbassato per
l'aggiunta dell'argento e viceversa. Queste due curve di liquidus (AE e FE) si incontrano nel punto E attraverso
cui passa la retta isoterma BEG, il punto E viene detto punto invariante e viene individuato dalla composizione
CE e dalla temperatura TE. Per una lega di composizione CE si verifica nel corso del raffreddamento una
reazione quando si raggiunge la TE:
L C E C E C E ,
quindi per raffreddamento alla temperatura TE una fase liquida viene trasformata in due fasi solide e , questa
definita reazione eutettica (cio di facile fusione) e CE e CE rappresentano le composizioni delle fasi alla TE .
Il segmento orizzontale BEG viene chiamato isoterma eutettica.
La reazione eutettica, al raffreddamento, simile a quella della solidificazione per i componenti puri in cui la
reazione procede fino alla solidificazione completa ma il solido prodotto dalla solidificazione eutettica
sempre costituito da due fasi diversamente dal caso di componente puro.
Nella costruzione di diagrammi di fase binari importante sapere che entro un campo di fase possono essere in
equilibrio massimo due fasi, invece nel caso di diagramma di fase eutettico si possono avere anche 3 fasi in
equilibrio ma solo nei punti lungo l'isoterma eutettica. comunque vero che le regioni monofasiche sono
divise da una regione bifasica comprendente le due fasi che separa.

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5. Evoluzione della microstruttura nelle leghe eutettiche


Le leghe appartenenti ai sistemi eutettici binari possono assumere con un lento raffreddamento tipi di microstruttura
diversi e si hanno, come per i sistemi binari, vari casi da considerare:
Composizioni che vanno dal componente puro alla massima solubilit del
solido per il componente alla temperatura ambiente (20 C), nel sistema
piombo stagno che consideriamo corrisponde a leghe ricche in piombo con
peso in SN tra 0% e 2% oppure leghe con 99%-100% di Sn.
Raffreddata lentamente si ha che la lega rimane liquida fino a 330 C dove
incontra la linea di liquidus, nel breve tratto percorso nella regione + L la
solidificazione assomiglia al caso di lega binaria in condizioni di equilibrio e
si conclude con l'incontro della linea di solidus al di sotto della quale non vi
sono pi variazioni di microstruttura.

Il secondo caso quello che si verifica per


composizioni che vanno dalla solubilit
limite del solido alla temperatura ambiente a
quella massima alla temperatura eutettica, le
modificazioni sono del tutto simili a quelle
del caso precedente.
Vediamo che al superare la curva di solvus si
va oltre il limite di solubilit del solido per
cui si ha formazione di piccole particelle di
fase , proseguendo col raffreddamento
queste particelle aumentano di dimensione
visto che al diminuire della temperatura
aumenta la frazione di massa della fase .

Il terzo caso quello relativo alla solidificazione alla composizione eutettica,


si ha che al diminuire della temperatura non si verificano cambiamenti fino a
che non si raggiunge la temperatura eutettica, dopodich appena si interseca
l'isoterma eutettica il liquido si trasforma nelle due fasi e , nel corso di
questa trasformazione ci deve essere necessariamente una ridistribuzione dei
componenti di piombo e di stagno visto che e hanno diversa composizione
e nessuna ha la composizione del liquido.

Questa ridistribuzione viene realizzata mediante la diffusione degli atomi


e la microstruttura risultante formata da lamine alternate (chiamate
lamelle) che si formano simultaneamente durante la trasformazione, la
struttura cosi risultante viene chiamata struttura eutettica. Il successivo
raffreddamento da una temperatura appena inferiore a quella eutettica non
porta praticamente nessuna variazione rilevante. Schematizzando questa
variazione microstrutturale si ha l'immagine a fianco, vediamo che:

il processo di ridistribuzione del piombo e


dello stagno avviene per diffusione nel
liquido.
le frecce indicano le direzioni della
diffusione degli atomi di piombo e di
stagno

la struttura eutettica si forma con questa


forma lamellare perch la diffusione degli
atomi di stagno e piombi si pu cosi
realizzare su distanze relativamente brevi.

Il quarto e ultimo caso riguarda le composizioni diverse da quelle


eutettiche ma che incontrano l'isoterma eutettica. Vediamo che
all'inizio il raffreddamento ha lo stesso effetto sulla struttura di
quello visto nel secondo caso, ma non appena la temperatura si
abbassa sotto l'eutettica la fase liquida ancora presente si trasforma
nella struttura eutettica e la fase formata in precedenza non subisce
praticamente nessun cambiamento, quindi la fase presente sia
nella struttura eutettica che come fase a se' stante , per distinguerle si
definisce eutettica la prima e primaria la seconda. Per le
composizioni e le quantit delle fasi si usa la regola della leva.

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6. Reazioni eutettoidi e peritettiche


In alcuni sistemi di leghe si trovano altri punti invarianti oltre
all'eutettico, punti che implicano la presenza di 3 fasi diverse, questo
avviene nel caso del sistema rame-zinco. Vediamo che per
raffreddamento nel punto E si ha che la soluzione solida si trasforma
in altre due soluzioni solide ( e ) secondo la reazione:
,
per riscaldamento avviene la reazione opposta.
Questa reazione appena descritta viene detta reazione eutettoide e il
punto invariante e la linea isoterma che la caratterizza rispettivamente
eutettoide e isoterma eutettoide.
La caratteristica che distingue l'eutettoide dall'eutettica il fatto che nella prima si ha una fase solida anzich
un liquido che si trasforma in altre due soluzioni solide ad una stessa temperatura.
Altra reazione invariante che coinvolge tre fasi in equilibrio la reazione peritettica, in cui, per
riscaldamento una fase solida si trasforma in una fase liquida e in un altra fase solida, la si trova ad esempio
nel sistema rame-zinco al punto P.
Trasformazione di fase congruenti.
Le trasformazioni di fase possono essere classificate in base al fatto che vi sia o no variazione di
composizione delle fasi coinvolte, nel caso in cui non ci siano alterazioni della composizione vengono dette
trasformazioni congruenti. Le reazioni eutettiche ed eutettoidi sono quindi trasformazioni incongruenti.

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CAP. III : IL SISTEMA FERRO-CARBONIO


1. Il diagramma di fase Ferro-Carburo di Ferro (Fe - Fe3C)
In figura abbiamo una parte del diagramma di fase ferro-carbonio, il ferro puro per riscaldamento presenta
prima di fondere due modificazione della struttura cristallina. Vediamone le variazioni lungo la verticale a
sinistra:

a temperatura ambiente la forma stabile detta ferrite (o ferro ) ha una struttura cristallina CFC;
a 912 C la ferrite subisce una trasformazione polimorfa in austenite (o ferro ) con struttura CFC;
a 1394 C il reticolo CFC torna ad essere CCC diventando ferrite che fonde a 1538 C.

Vediamo che il diagramma riguarda solo concentrazioni inferiore allo 6,70% in peso, questo perch a tale
concentrazione si forma il composto intermedio carburo di ferro o cementite, che viene rappresentato da una
linea verticale nel diaframma di fase. Quindi il diagramma ferro-carbonio pu essere diviso in due parti, una
porzione ricca in ferro ed un altra con composizione tra 6,70% e 100%.
Il carbonio un impurezza interstiziale del ferro e forma una soluzione solida con le ferriti e e con
l'austenite, vediamo alcune caratteristiche di questo diagramma:

Nella ferrite CCC il carbonio molto poco solubile (lds 0,022%) per via della configurazione ed alla
dimensione delle posizioni interstiziali del reticolo ccc che rende difficile l'accomodamento degli atomi di
carbonio. Anche quando presente in bassa concentrazione, la presenza degli atomi del carbonio cambiano in
modo notevole l'influenza sulle propriet meccaniche della ferrite.
L'austenite quando legata con poco carbonio non stabile al di sotto di 727 C, il suo lds del 2,14 % a 1147
C che circa 100 volte pi grande del lds della ferrite. Come prima, questo dovuto alla configurazione del
reticolo CFC dell'austenite che concede pi spazio e quindi le tensioni indotte sugli atomi di ferro circostanti
sono molto pi basse. Le trasformazioni di fase che coinvolgo l'austenite sono molto importanti per i
trattamenti termici degli acciai.

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La cementite si forma quando si supera il lds del carbonio nella ferrite al di sotto di 727 C per composizione
comprese nella regione di fase ( + Fe3C) e coesiste con la fase tra 727 C e 1147 C. Meccanicamente la
cementite molto dura e fragile e la resistenza di diversi acciai pu essere aumentata dalla sua presenza.
La cementite in realt metastabile in quanto a temperatura ambiente si mantiene come composto a tempo
indefinito, ma se scaldata fra 650 e 700 C per diversi anni si modifica cambiando in ferro e carbonio sotto
forma di graffite rimanendo tale fino a raffreddamento a temperatura ambiente. Quindi il diagramma mostrato
non in realt di equilibrio, ma costituisce un approssimazione valida a tutti gli effetti perch pur essendo la
velocit di decomposizione molto lenta, virtualmente tutto il carbonio si presenta nell'acciaio come Fe 3C e non
come graffite.
Vediamo che nel diagramma sono state designate le regioni bifasiche, notiamo che esiste un eutettico a
(4,30% ; 1147 C) la cui reazione : L Fe 3 C , quindi il liquido che solidifica forma le fasi austenite
e cementite e per successivo raffreddamento fino a temperatura ambiente ci potranno essere altre variazioni di
fase.
Notiamo un eutettoide a (0,76% ; 727 C) per cui si ha 0,76 0,022 Fe 3 C 6,7 cio per
raffreddamento la fase solida si trasforma in ferro e cementite.

2. Evoluzione microstrutturale
Limitiamo la discussione a condizioni di raffreddamento delle leghe di acciaio
molto lente per cui si ha equilibrio, le variazioni di fase che si verificano quando
si passa dalla regione a quella + Fe3C sono relativamente complesse e simili
a quelle che si hanno er i sistemi eutettici. Consideriamo una lega di
composizione eutettica (0,76%) ce viene raffreddata da una temperatura
all'interno della regione della fase (ad'esempio 800 C).
All'inizio la lega formata interamente dalla fase austenite di composizione
0,76%, nel corso del raffreddamento si hanno variazione al raggiungere la
temperatura eutettoide, l'austenite si trasforma seguendo:
0,76 0,022 Fe 3 C 6,7
e
si
forma
una
struttura
microstrutturale lamellare delle due
fasi ( e Fe3C) con un rapporto di
spessore di 8 a 1, questa struttura
definita perlite.
Vediamo che la diffusione in strati
lamellare avviene perch la
composizione della fase di origine,
qui austenite, diversa da quella
delle fasi prodotte, ferrite e
cementite,
e
quindi
la
trasformazione richiede che vi sia
una ridistribuzione del carbonio per
diffusione.

3. Leghe ipoeutettoidi
Consideriamo adesso leghe ferro0-carbonio diverse da quella
eutettoide, si hanno quattro casi come per l'eutettico, consideriamo
una composizione ipoeutettoide , vediamo che:

a 875 C la microstruttura interamente austenitica;


a 775 C ovvero all'interno della fase ( + ) coesistono queste
due fasi, la maggior parte delle particelle di ferrite si formano
lungo i bordi dei grani originari dell'austenite e possiamo
determinare le composizione con la regola della leva
confermando che le composizione corrispondono a circa 0,020%
e 0,40% di peso in carbonio;
al proseguire il raffreddamento si ha che la fase ferrite cambia
con la temperatura diventando leggermente pi ricca in carbonio
(curva MN) mentre la variazione dell'austenite pi importante
(curva MO);

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vediamo che arrivati appena sopra l'eutettoide si ha un incremento della frazione della fase con particelle di
questa fase di dimensioni maggiori, a questo punto si ha che la fase contiene 0,022% in peso di C e la fase
ha la composizione eutettoide di 0,76%;
all'abbassarsi della temperatura appena sotto l'eutettoide tutta la fase austenitica presente si trasforma in perlite
secondo il processo visto prima mentre per la ferrite non ci sono virtualmente alcun tipo di variazioni al
passare sotto la temperatura eutettoide, essa forma una matrice all'interno della quale si trovano colonie isolate
di perlite.

Vediamo quindi che la ferrite presente sia come matrice che all'interno della perlite, allo scopo di
identificarle si denomina la prima ferrite proeutettoide e la seconda ferrite eutettoide. Le quantit di ferrite
proeutettoide e di perlite possono essere determinare usando le regola della leva applicata per l'eutettico.

4. Leghe ipereutettoidi
Il caso di leghe ipereutettoidi pressapoco identico al
precedente con la differenza che si hanno
concentrazioni di carbonio da 0,76% a 2,14%.
Considerata una lega di composizione ipereutettoide si
ha che partendo da una temperatura di circa 980 C ci
si trova in una regione con la sola fase austenitica, e si
ha che:

per raffreddamento all'interno del campo ( +


Fe3C) inizia a formarsi della cementite lungo i
bordi dei grani di austenite, queste viene chiamata
cementite proeutettoide;
la composizione di cementite rimane costante
mentre la concentrazione dell'austenite varia lungo
la PO;
all'oltrepassare la temperatura dell'eutettoide tutta
l'austenite rimasta si trasforma in perlite e la
struttura rimanente formata da due
microcostituenti: perlite e cementite proeutettoide.

Anche qui per il calcolo della composizione della lega


si fa riferimento alla regola della leva.

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CAP. IV : TRASFORMAZIONI DI FASE NEI METALLI


Lo sviluppo della microstruttura delle leghe comporta in generale determinati tipi di trasformazioni di fase,
studieremo in questo capitolo le trasformazioni di fase solide, la dipendenza dal tempo del progredire delle
reazioni e lo sviluppo delle microstrutture bifasiche nelle leghe ferro-carbonio.

1. Trasformazioni di base
Si possono generalmente suddividere le trasformazioni di fase in tre classi:

dipendenti solo dalla diffusione senza modificazioni del numero o della composizione delle fasi;
dipendenti dalla diffusione e che prevedono variazione di composizione e di numero delle fasi presenti;
senza diffusione e da cui si ottengono fasi metastabili.

La velocit di trasformazione
Le trasformazioni non avvengono in modo istantaneo, si hanno dei fattori che implicano una certa durata di
tempo, ad esempio la formazione delle nuove fasi o il fenomeno della diffusione. Da un punto di vista
microstrutturale possiamo dare due fenomeni temporali importanti:

nucleazione: il processo iniziale ed in pratica la formazione di particelle molto piccole della nuova fase che
poi andranno ad accrescere, solitamente le posizioni favorevoli per la formazione dei nuclei sono le
imperfezioni presenti soprattuto al bordo dei grani della fase gi presente;
accrescimento: i nuclei aumentano di dimensione e normalmente durante questo processo si assottiglia il
volume della fase originaria, la trasformazione si completa solo se l'accrescimento delle particelle delle nuove
fasi in grado di procedere fino a raggiungere la frazione di equilibrio.

La cinetica della trasformazione quindi molto importante per capire il


trattamento termico dei materiali, possiamo pensare di misurare ad ogni
temperatura il decorso della reazione, pensiamo di tracciare un diagramma
con la frazione trasformata della nuova fase y in funzione del logaritmo del
tempo.
La curva a S cosi ottenuta rappresenta il comportamento cinetico tipico per
la maggior parte delle reazioni in fase solida, si pu scrivere l'equazione di
Avrami:
y =1 e kt
dove k e n sono costanti indipendenti dal tempo.
n

Per convenzione la velocit r di una trasformazione data da: r =

1
.
t 0,5

La temperatura una variabile importante nel processo di trattamento termico e ha una forte influenza sulla
cinetica della trasformazione, difatti prese diverse temperature si possono tracciare diversi grafici come
quello precedente.
Per la maggior parte delle temperature possibile
scrivere che la velocit di trasformazione cresce
con la temperatura:
r = Ae QRT
dove:

R una costante dei gas;


T la temperatura assoluta;
A la costante indipendente dalla temperatura;
Q l'energia di attivazione per la particolare
reazione.

Si richiama l'attenzione sul fatto che il coefficiente di diffusione ha la stessa dipendenza dalla temperatura, i
processi che hanno questo tipo di interrelazioni sono detti attivati termicamente.
Trasformazioni multifasiche
Nei sistemi metallici si possono produrre trasformazioni di fase agendo sulla temperatura, composizione e
sulla pressione, il modo pi conveniente per quello di variare la temperatura con trattamenti termici,
questo corrisponde ad attraversare le curve che delimitano le fasi mediante riscaldamento e raffreddamento.

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La maggior parte delle trasformazioni di fase richiedono tempi finiti per arrivare al completamento e quindi
la rapidit e la velocit di trasformazione diventano parametri importanti per definire la relazione fra
trattamento termico e l'evoluzione della microstruttura. Questa una delle limitazioni maggiori dei
diagrammi di fase in quanto non indicano nulla sul periodo di tempo richiesto per il raggiungimento
dell'equilibrio.
La velocit di avvicinamento all'equilibrio per i sistemi solidi cosi lenta che vere strutture di equilibrio si
incontrano raramente e le condizioni di equilibrio sono mantenute solo se il riscaldamento ed il
raffreddamento sono condotti a velocit talmente basse da essere impraticabili. Per poter agire fuori
dall'equilibrio si rendono necessari un sottoraffreddamento e un sovrariscaldamento e questi saranno tanto
maggiori quanto sar pi veloce la trasformazione.
Per diverse leghe si preferisce la microstruttura metastabile che intermedia tra lo stato iniziale e quello di
equilibrio, diventa quindi molto importante studiare l'influenza del tempo sulle trasformazioni di fase e
l'informazione cinetica pi importante che non la conoscenza dello stato finale di equilibrio.

2. Variazioni microstrutturali e delle propriet


Diagrammi di trasformazione isotermica

Perlite: ricordiamo la reazione eutettoide ferro-carburo di ferro: 0,76 0,022 Fe3 C 6,7 . Per
raffreddamento l'austenite (con una concentrazione di carbonio media) si trasforma in ferrite (con bassa % di
carbonio) e cementite (con %C alta) producendo la microstruttura perlitica.
La temperatura ha un ruolo importante sulla velocit di trasformazione e
ne vediamo la dipendenza nella figura a fianco. Un modo pi conveniente
per rappresentare la trasformazione di tracciare un diagramma della
temperatura in funzione del logaritmo del tempo, tracciamo quindi due
curve: una del tempo necessario all'inizio della trasformazione e l'altro il
tempo di fine della trasformazione.
Osserviamo che:

la temperatura dell'eutettoide 727 C indicata da una linea orizzontale;


alle temperature superiori all'eutettoide per tutti i tempi esiste solo l'austenite;
la trasformazione austenite-perlite si verifica solo se una lega viene
sottoraffreddata al di sotto dell'eutettoide;
il tempo necessario per iniziare e terminare la trasformazione varia con la
temperatura;
le curve di inizio e fine trasformazione sono pi o meno parallele e tendono
asintoticamente all'isoterma eutettoide;
a sinistra della curva di inizio trasformazione presente solo l'austenite
mentre a destra c' solo la perlite;
lo spazio tra le due curve rappresenta lo stadio in cui l'austenite si sta
trasformando in perlite e quindi in cui sono presenti entrambi i
microcostituenti.

Ricordiamo che r =1 /t 0,5 quindi pi breve il tempo maggiore sar


la velocit di trasformazione, vediamo dal grafico che la velocit cresce
al diminuire della temperatura e questo un apparente contraddizione
con l'equazione: r = AeQRT .
Questo dovuto al fatto che tra 540 e 727 C la velocit di
deformazione controllata dalla velocit di nucleazione della perlite che
diminuisce all'aumentare della temperatura, nell'equazione di prima
questo vuol dire che l'energia di attivazione Q per la nucleazione cresce
con la temperatura. Troviamo inoltre che alle temperature pi basse la
trasformazione di decomposizione dell'austenite controllata dalla
diffusione e quindi rispetta l'equazione.
Si devono comunque tenere presente le limitazioni di questo
diagramma: esso valido solo per leghe ferro-carbonio di composizione
eutettoide e solo per trasformazione in cui la temperatura delle lega
costante per tutta la durata della reazione, ecco perch sono detti
diagrammi di trasformazioni isotermiche.
Vediamo sul diagramma di trasformazione isotermica un trattamento
isotermico ABCD: la trasformazione da austenite a perlite inizia al
punto C e si completa in 15s al punto D.

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Si ha che lo spessore delle lamine di ferrite e di cementite ha un rapporto di 8 a 1 ma lo spessore della lamina
dipende dalla temperatura alla quale avviene la trasformazione isotermica:

a temperature appena inferiori all'eutettoide si producono lamine spesse, viene detta perlite grossolana, a queste
temperature le velocit di diffusione sono relativamente elevate e quindi durante la trasformazione gli atomi di carbonio
possono diffondere a distanze relativamente lunghe ;
col diminuire della temperatura le velocit di diffusione del carbonio diminuisce e le lamine diventano pi sottili, la
struttura a lamelle sottili prodotta a temperature vicine a 540C detta perlite fine.

Per leghe di composizione diversa coesiste una fase proeutettoide e in tal caso nel diagramma di
trasformazione isoterma si devono inserire le curve corrispondenti alla trasformazione proeutettoide.

Bainite: dalle considerazioni appena fatte ci si potrebbe aspettare che l'alternanza di lamelle di cementite e
ferrite diminuisca col diminuire della temperatura della trasformazione, ma si ha invece che dall'austenite si
producono altri costituenti che possono esistere a temperature pi basse tra cui la bainite che formata come
la perlite di ferrite e cementite. Ce ne sono di due tipi:

bainite superiore: per temperature tra 300 e 540 C,


formata da una serie di listelli paralleli di ferrite che sono
separati da particelle allungate di cementite;
bainite inferiore: tra circa 200 e 300 C in cui la ferrite si
presenta come placche sottili al cui interno si formano
particelle di cementite simili a lamine.

La dipendenza del tempo dalla temperatura della


trasformazione bainitica pu essere rappresentato sul
diagramma di trasformazione isotermica, si verifica a
temperature inferiore rispetto a quella in cui si forma la
perlite e ne costituisce l'estensione verso il basso.
importante notare come dopo la trasformazione in
perlite o bainite non ci sia modo di ritrasformare il
sistema con altri costituenti a meno di non scaldare
nuovamente per formare l'austenite.

Sferoidite: Se un acciaio di struttura perlitica o bainitica


viene riscaldato e mantenuto ad una temperatura
inferiore all'eutettoide per un periodo sufficiente di
tempo si forma un altra microstruttura che viene
chiamata sferoidite.
Si ha in tal caso la presenza di una fase Fe3C sotto forma di particelle sferiche disperse in una matrice continua
di ferrite. Questa struttura si forma dopo un ulteriore diffusione del carbonio senza produrre variazioni della
composizione ne delle quantit relative delle fasi di ferrite e cementite. Non prevista la presenza nel
diagramma isotermico di trasformazione.

Martensite: Quando la lega ferro-carbonio viene raffreddata rapidamente dalla fase austenitica fino ad una
temperatura relativamente bassa si forma una struttura monofasica di non equilibrio che risulta dalla
trasformazione senza diffusione dell'austenite, la trasformazione martensitica si verifica quando la velocit di
tempra sufficientemente rapida in modo da prevenire la diffusione del carbonio.
Si ha che un gran numero di atomi si muovono in tutto l'insieme, in modo tale che si
verifichino solo lievi spostamenti di ogni atomo rispetto a quello adiacente, questo fa si
che l'austenite con configurazione cfc subisca una trasformazione in una martensite
tetragonale a corpo centrato (tcc). Tutti gli atomi di carbonio rimangono nella martensite
come impurezze interstiziali e costituiscono una soluzione solida in grado di trasformarsi
rapidamente in altre strutture se riscaldate a temperature che permettano la diffusione.

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La velocit di trasformazione martensitica infinita perch
avviene quasi istantaneamente quindi possiamo considerarla
indipendente dal tempo (l'accrescimento all'interno della matrice
avviene alla velocit del suono), ci sono due diverse microstrutture
martensitiche:

a listelli: per leghe con meno


dello 0,6% di C i grani di
martensite si formano a listelli
che si formano lato per lato e si
allineano in modo parallelo le
une alle altre, questi listelli
raggruppati formano dei blocchi;
lenticolare: contenuta nelle leghe ferro-carbonio con pi di 0,6%
di C e in questo caso i grani di martensite prendono un aspetto
aghiforme.

Non essendo una struttura di equilibrio la martensite non


compare nel diagramma di fase ferro-carburo di ferro ma
rappresentata nel diagramma di trasformazione isoterma,
essendo istantanea e senza diffusione rappresentato il suo
inizio da un segmento orizzontale designato M(start) e la sua
progressione dalle rette M(%).
Inoltre essendo la diffusione praticamente inesistente le
temperature a cui sono poste queste rette sono molto basse, trasformazioni di questo tipo, indipendenti dal
tempo sono dette trasformazioni atermiche.
Diagrammi di trasformazione in raffreddamento continuo
I trattamenti isotermici non sono sempre quelli pi facili da condurre perch
si deve prevedere che una lega sua raffreddata rapidamente da una
temperatura superiore a quella dell'eutettoide e mantenuta a temperatura
elevata, La maggioranza dei trattamenti prevede invece che la lega sia
raffreddata in modo continuo fino a temperatura ambiente.
In tal caso per il diagramma di trasformazione isotermica non vale pi e
deve essere modificato, nel caso di raffreddamento continuo il tempo
richiesto per far iniziare e terminare una reazione ritardati e quindi le
curve isotermiche vengono traslate a tempi pi lunghi e a temperature pi
basse, si definisce il grafico cosi ottenuto diagramma di trasformazione in
raffreddamento continuo.
Sovrapponendo due diagrammi di trasformazione a raffreddamento
continuo di cui uno lento e l'altro veloce vediamo che i prodotti
microstrutturali sono rispettivamente la perlite fine e quella grossolana,
notiamo inoltre che non presente l'estensione del diagramma che riguarda
la bainite, questo perch essendo il raffreddamento continuo l'austenite ha il
tempo di trasformarsi tutta in perlite, e quella parte che non ha ancora
reagito all'incrociare la curva M(start) diventa martensite.
Per il raffreddamento continuo di un acciaio si definisce una velocit di
tempra critica che rappresenta la velocit di raffreddamento continuo
minima per ottenere una struttura completamente martensitica. Questa
velocit di raffreddamento sfiorer appena le curve di inizio
trasformazione perlitica. Per velocit maggiori si forma solo martensite ed
esiste una gamma di velocit entro cui si producono entrambe le strutture,
ovviamente per basse velocit si forma una struttura interamente perlitica.
Il carbonio e altri elementi di lega spostano a tempi pi lunghi le curve
della perlite e della bainite, quindi fanno diminuire la velocit critica di
raffreddamento ed infatti uno dei motivi principali per cui si legano gli
acciai, in questo modo si facilita la formazione di martensite per produrre
strutture interamente martensitiche.
Si ha comunque che la posizione e la forma delle curve TTT sono
influenzate dagli elementi di lega, questi producono uno spostamento
delle curve di inizio e fine trasformazione verso tempi pi lunghi, quindi
verso destra, rispetto agli acciai al solo carbonio (l'unica eccezione il
Co). Ovviamente la forma varia di caso in caso ed sempre pi
complessa all'aumentare del numero e della concentrazione di leganti.

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Anche le temperature M(start) e M(100%) subiscono delle variazioni pi o
meno evidenti, oltre al carbonio tutti gli elementi di lega (tranne il Co)
spostano verso il basso la M(start). Allo stesso modo se M(100%) scende al di
sotto della temperatura ambiente si pu avere austenite residua.
Altro fattore di deformazione per le curve TTT sono la temperatura ed il
tempo di austenitizzazione (quindi dalla dimensione del grano austenitico), un
ingrossamento del grano ritarda la formazione della perlite. Risentono infine
anche della presenza di carburi o inclusioni non metalliche in generale, queste
infatti aumento la velocit delle trasformazioni.

3. Comportamento meccanico delle leghe ferro-carbonio


Perlite
La cementite pi dura ma pi fragile della
ferrite, e al crescere della frazione di cementite in
un acciaio, aumenter la durezza e la resistenza
come possiamo vedere nelle figura sotto nel caso
della perlite fine.
Tutti i parametri aumentano con il carbonio e dal
momento che la cementite pi fragile, al
crescere del suo contenuto diminuisce sia la
duttilit che la tenacit.
Il comportamento meccanico del materiale
dipende anche dallo spessore delle lamine di
ciascuna delle fasi di ferrite e di cementite della
microstruttura, la perlite fine pi dura e pi
resistente della perlite grossolana.
Questo dovuto ai fenomeni che si hanno
all'interfaccia tra le fasi e Fe3C, vediamo infatti
che c' grande aderenza trale due fasi, per cui
nelle zone adiacenti l'interfaccia la fase cementite,
pi rigida e resistente, in grado di contenere
fortemente la deformazione della fase ferrite pi
tenera.
In questo modo si pu dire che la cementite va a
rinforzare la ferrite e il grado di rinforzo pi alto
nella perlite fine perch maggiore l'area
sviluppata dall'interfaccia tra le fasi per unita di
volume. Inoltre i bordi delle fasi fanno da barriera
alle dislocazioni molto pi dei bordi dei grani e
per la perlite fine ci sono pi bordi attraverso cui
deve passare la dislocazione durante la
deformazione plastica.
Sferoidite
In questo caso la fase cementite ha forma e disposizione notevolmente diverse rispetto alla struttura perlitica,
come si vede nel grafico sopra queste hanno una resistenza e durezza maggiore rispetto alle leghe a struttura
sferoidica.
Anche questo si spiega considerando l'effetto di rinforzo e di impedimento al movimento delle dislocazioni
attraverso le superfici di separazione tra ferrite e cementite, nella sferoidite c' meno interfaccia e quindi la
deformazione plastica meno ostacolata e il materiale diventa meno duro e resistente. Si ha infatti che tra
tutti gli acciai, quelli sferoidici sono quelli meno duri e meno resistenti.
Sono inoltre notevolmente tenaci perch ogni cricca propagandosi nella matrice duttile di ferrite, pu
incontrare solo frazioni molto piccole di particelle di cementite fragile.

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Bainite
Gli acciai bainitici avendo una struttura pi fine sono
generalmente pi duri e resistenti degli acciai perlitici,
mostrano inoltre una buona combinazione tra resistenza e
duttilit. Si noti l'influenza della temperatura sulla durezza e
sulla resistenza a trazione di una lega ferro-carbonio di
composizione eutettoide.

Martensite
Fra tutte le microstrutture, quella martensitica la pi dura e la
pi resistente e la pi fragile, ha una duttilit trascurabile, e la
sua durezza dipende dal contenuto di carbonio. A differenza
degli acciai perlitici, le caratteristiche della martensite non
sono collegate con la sua microstruttura ma sono da attribuire
all'efficacia che hanno gli atomi di carbonio in posizione
interstiziale nell'ostacolare il movimento delle dislocazioni ed
agli scarsi sitemi di scorrimento per le strutture tcc.
L'austenite leggermente pi densa della martensite quindi
durante la trasformazione di fase si verifica un deciso aumento
di volume che pu portare, nei pezzi relativamente grandi, alla
creazione di fessure dovute a tensioni interne, questo un
problema quando il contenuto di carbonio maggiore dello
0,5% in peso.

Martensite rinvenuta
possibile trattare termicamente la martensite per aumentare la duttilit e la tenacit del materiale e
rimuovere le tensioni interne. Il rinvenimento si realizza riscaldando l'acciaio (tra 250 e 650 C) martensitico
ad una temperatura inferiore all'eutettoide per un certo tempo e dalla normale martensite si ottiene la
martensite rinvenuta costituita da ferrite e cementite.
Quest'ultima presente sotto forma di particelle estremamente piccole ed uniformemente disperse in una
matrice continua di ferrite (simile alla struttura sferoidica ma con particelle cementitiche molto pi piccole).
Questo materiale pu essere duro e resistente come la martensite ma con duttilit e tenacit aumentate,
questo si spiega grazie alla grande superficie per unita di volume dell'interfaccia ferrite-cementite che si
forma e al fatto che la fase dura di cementite va a rinforzare la matrice di ferrite facendo anche da barriera
alle dislocazioni. Infine la fase di ferrite anche molto duttile il che spiega il miglioramento della martensite
rinvenuta rispetto a quella normale.
La dimensione delle particelle di cementite dipende da come si conduce il trattamento termico di
rinvenimento, le variabili del trattamento termico sono la temperatura e il tempo e la maggior parte dei
trattamenti vengono condotti a temperatura costante.
All'aumentare della temperatura si aumenta la velocit di diffusione del
carbonio e quindi la velocit di crescita delle particelle e quindi anche la
velocit di addolcimento.
Vediamo nei due grafici a seguire
l'influenza della temperatura e del
tempo
sulle
caratteristiche
meccaniche del materiale. Si
aggiunge che a temperature
prossime all'eutettoide (700 C) e
dopo diverse ore la struttura diventa
sferoidica.

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CAP. V : TRATTAMENTI TERMICI DELLE LEGHE METALLICHE


1.Introduzione
Per rafforzare il materiale possibile collocare opportuni ostacoli sul cammino delle dislocazioni: altre
dislocazioni; giunti intergranulari; atomi in soluzione solida; particelle deformabili di una seconda fase; particelle
indeformabili di una seconda fase. Questo pu essere fatto solo modificando la microstruttura del materiale e si

fa erogando energia al sistema, l'energia pu essere:

termica, sotto forma di calore (tempra);


meccanica, come deformazione (incrudimento e affinamento);
chimica, tramite il processo di alligazione (precipitazione e alligazione)

2. Trattamenti termici o ricotture delle leghe ferrose


I meccanismi pi usati nella metallurgia sono quelli termici, si tratta di operazioni termiche effettuate sui
metalli e leghe allo stato solido con lo scopo di ottenere una determinata struttura e determinate propriet.
Gli effetti di queste operazioni sono vari, possono esserci distorsioni di volume e di superficiedel pezzo
oppure la formazione di stati di tensione interni. Generalmente vengono eseguiti in 3 fasi:

riscaldamento,
mantenimento a temperatura per un determinato periodo,
raffreddamento con una determinata velocit.

Il tempo un parametro importante


troppo grande, si possono indurre
deformazioni o anche a rottura.
Inoltre il tempo di ricottura deve
lungo per consentire le reazioni
necessarie.

per queste procedure, se la velocit di variazione della temperatura


gradienti di temperatura e tensioni interne che possono portare a
essere abbastanza
di trasformazione

Nel caso del ferro consideriamo anzitutto i punti critici,


le cui temperature non sono solo funzione della
composizione chimica dell'acciaio, ma possono variare
anche con la medesima concentrazione in base alla
velocit con la quale il pezzo viene scaldato o
raffreddato.
Si possono quindi definire per ogni temperatura o punto
critico sopracitati delle variazioni:

A1 la temperatura di equilibrio austenite ~ perlite,


l'austenite si forma al riscaldare il materiale o si
scompone al raffreddamento formando l'eutettoide ferrite+cementite :
Ae1 la temperatura di equilibrio della trasformazione;
Ac1 la temperatura alla quale l'austenite eutettoide comincia a formarsi nelle condizioni di riscaldamento;
Ar1 la temperatura alla quale la trasformazione dell'austenite eutettoide in ferrite+cementite avviene nel
corso del raffreddamento.

A3 la temperatura di equilibrio austenite ~ ferrite nel caso degli acciai ipoeutettoidi, al di sopra della quale
solo l'austenite stabile e al di sotto della quale appare la ferrite :
Ae3 la temperatura di equilibrio della trasformazione;
Ac3 la temperatura alla quale la trasformazione ferrite austenite completa nella fase di riscaldamento;
Ar3 la temperatura alla quale l'austenite comincia a trasformarsi in ferrite al raffreddarsi.

Acm la temperatura di equilibrio austenite ~ cementite nel caso degli acciai ipereutettoidi, al di sopra della
quale solo l'austenite stabile e al di sotto della quale appare progressivamente la cementite :
Aecm la temperatura di equilibrio della trasformazione;
Accm la temperatura alla quale la dissoluzione della cementite nell'austenite completa nelle condizioni
di riscaldamento;
Arcm la temperatura alla quale inizia lo smiscelamento della cementite dall'austenite satura nelle
condizioni di raffreddamento.

Per migliorare le propriet degli acciai si possono effettuare diversi trattamenti termici:

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Normalizzazione: usata per ottenere una


migliore e pi uniforme distribuzione
dimensionale (simile ad un acciaio ricotto).
Si procede a scaldare il pezzi a circa 70C al
di sopra di A3, dopo un tempo sufficiente che
consenta alla lega di trasformarsi tutta in
austenite, il trattamento si conclude con un
raffreddamento in aria. Questo distrugge ogni
effetto dei trattamenti precedenti, viene usato
ad esempio per acciai di carpenteria e profilati
per costruzioni metalliche.

Ricottura completa: spesso usato per gli acciai


a medio e basso carbonio destinati alle
lavorazioni alle macchine utensili o ad estesa
deformazione plastica, lo scopo quello di
addolcire l'acciaio con eliminazione di
tensioni interne e di effetti di incrudimento per
poterne aumentare la lavorabilit a freddo e
omogeneizzarne la composizione chimica.
La lega austenitizzata scaldandola a 50 C al
di sopra delle curve A3 fino al raggiungimento
dell'equilibrio, quindi raffreddata in forno
fino a temperatura ambiente.
Questo processo distrugge gli effetti di qualsiasi altro trattamento termico o meccanico precedente, fornisce
una struttura finale corrispondente alle condizione di equilibrio del diagramma Fe-C (il prodotto
microstrutturale perlite grossolana che relativamente tenera e duttile).
I problemi di questo trattamento sono che per tempi di mantenimento lunghi si ha un ingrossamento del grano
austenitico quindi strutture finali a grano grosso (a bassa tenacit e elevata fragilit); e ha un alto costo per via
dell'alta temperatura e dei tempi lunghi che immobilizzano i forni per il raffreddamento.

Ricottura intermedia: un trattamento termico che viene usato per annullare gli effetti di una lavorazione a
freddo, ovvero per attenuare la durezza ed aumentare la duttilit di un metallo precedentemente incrudito.
Con il trattamento si verificano processi di recovery e di ricristallizzazione e siccome di norma si preferisce
avere una struttura a frana fine, si fa terminare il trattamento termico prima che il grano cresca in modo
apprezzabile. Si minimizza la scaglia superficiale di ossidazione conducendo la ricottura a temperature
relativamente basse ma sempre al di sopra della temperatura di ricristallizzazione o in ambiente non ossidante.

Sferoidizzazione: gli acciai a medio ed alto contenuto di carbonio, con microstruttura formata da perlite
possono essere ancora troppo duri per le lavorazioni alle macchine utensili o per la deformazione plastica. La
sferoidizzazione consiste nel riscaldamento della lega ad una temperatura appena al di sotto l'eutettoide, se la
microstruttura di origine contiene perlite il tempo di sferoidizzazione di 15-25 ore, durante questa ricottura la
Fe3C si concentra in particelle sferoidali.

Distensione: nei manufatti metallici si possono sviluppare tensioni interne residue a seguito di lavorazioni
termiche o meccaniche, se non vengono rimosse si possono verificare distorsioni e deformazioni. La
distensione serve proprio a questo, i pezzi vengono scaldati a bassa temperatura (150C ~ 180C) finch il
pezzi abbia una temperatura uniforme, quindi raffreddati in aria fino a temperatura ambiente. In questo modo
non si diminuisce molto la durezza e la resistenza a trazione.

Rinvenimento: lo scopo di ottenere da una struttura martensitica una struttura con migliore combinazione tra
durezza e tenacit e di ridurre le tensioni interne del pezzo. Si procede in 3 stadi:
(80~160C) : si ha precipitazione del carburo e quindi la martensite ha pi bassa percentuale di carbonio
(~0,25%) quindi si ha un aumento di durezza nonostante la perdita di rafforzamento per soluzione solida;
(230~280C) : se presente l'austenite residua (per acciai con M(100%) < Tamb) si trasforma in
ferrite+cementite e quindi si ha un aumento di durezza;
(260~360C) : il carburo si ridiscioglie nella matrice e precipita in cementite Fe3C quindi la martensite
espelle il carbonio e diventa cubica. Si ha una diminuzione di durezza ma un miglior compromesso fra
durezza e tenacit.
Se consideriamo acciai legati si aggiunge un quarto stadio con (T > 400C) per cui se sono presenti elementi
carburigeni si ha la sostituzione della cementite con questi secondo due modalit:
il carburo dell'elemento di lega (Mo, W, V, Nb, Ti) si nuclea direttamente dalla matrice mentre la
cementite si scioglie in essa con un aumento della durezza (temperature tra 450~550C);
l'elemento di lega (Cr) si scioglie nella cementite e si trasforma localmente nel carburo dell'elemento
carburigeno.

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Tempra: La tempra serve per ottenere acciai martensitici, cio una struttura con elevata durezza (fino a
700HB) e resistenza a trazione (fino a 2000MPa). Prevede un riscaldamento a 50C sopra A3, questo per:
contenere i costi;
limitare i rischi di ingrossamento del grano;
evitare surriscaldamenti e bruciature negli acciai ipereutettoidi.
Quindi si procede con un raffreddamento rapido e continuo di un pezzo austenitizzato in vari tipi di mezzi
tempranti come acqua, olio o aria:
acqua per acciai con C < 0,4% e senza elementi di lega;
olio per acciai con C > 0,4% con elementi di lega;
aria per acciai legati con C + Cr + Ni > 5% (sono detti autotempranti).
Un acciaio temprato e rinvenuto pu conseguire propriet ottimali solo se ha acquisito un alto contenuto di
martensite, ma questo non assicurato con il trattamento di tempra perch risulta impossibile raffreddare il
pezzo a velocit uniforme, le zone superficiali si raffreddano sempre prima di quelle interne portando a
microstrutture e propriet che variano con la distanza dalla superficie. La riuscita della tempra dipende da tre
fattori:
composizione della lega (all'aumentare della percentuale di carbonio si abbassano M(start) e M(100%);
tipo e caratteristiche del mezzo di tempra;
dimensione e forma del pezzo.
Alcune volte si esegue la sola tempra superficiale che serve a rendere dura la superficie del materiale senza
modificarne le propriet di volume.

Temprabilit
L'influenza della composizione della lega sulla capacita di un acciaio a trasformarsi in martensite con un
determinato trattamento di tempra viene espressa da un parametro chiamato temprabilit.
Una procedura standard per determinare la
temprabilit e la prova di profondit di tempra
Jominy, tutti i fattori che possono influenzare la
profondit a cui un pezzi indurisce vengono
mantenuti costanti, eccetto la composizione
della lega. Si scalda una provetta cilindrica di
25 mm di diametro e 100 mm di lunghezza che
viene austenitizzata, quindi si appende a un
attrezzatura di fissaggio e se ne scalda
l'estremit inferiore con un getto continuo di
acqua. Raggiunta la temperatura ambiente si
ricavano delle strisce piane superficiali sulle
quali si misura la durezza Rockwell ad
intervalli regolari.
Si possono cosi tracciare delle
temprabilit, dove vediamo che:

curve

di

l'estremit temprata stata raffreddata molto


rapidamente e presenta la massima durezza,
nella maggioranza dei casi in questa zona si ha
100% martensite;
la velocit di raffreddamento diminuisce con la
distanza dall'estremit temprata e diminuisce
anche la durezza;
al diminuire della velocit di raffreddamento il
carbonio ha pi tempo a disposizione per
diffondere e formare maggiori quantit della
pi tenera perlite che pu essere miscelata con
bainite e martensite.

In conclusione possiamo dire che un acciaio molto temprabile ha grandi valori di durezza a distanze
relativamente lunghe, uno poco temprabile no.

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Correlando questo grafico con quello del diagramma di


trasformazione in raffreddamento continuo possiamo vedere
le curve di temprabilit di vari acciai di cui uno al carbonio
(1040) e gli altri legati e notare che:

tutte e cinque le leghe hanno, in corrispondenza


dell'estremit temprata, durezza identica che funzione
solo del contenuto di carbonio che uguale per tutte le
leghe;
la forma che funzione della temprabilit cambia, e si ha
che la temprabilit dell'acciaio al carbonio bassa perch
cade precipitosamente, al contrario la diminuzione di
durezza degli altri quattro acciai notevolmente pi
graduale.

I profili di durezza sono indicativi dell'influenza della


velocit di raffreddamento sulla microstruttura:

all'estremit dove la velocit di circa 600 C/s presente


il 100% di martensite per tutte e 5 le leghe;
per 70 C/s la microstruttura dell'acciaio al carbonio
essenzialmente perlitica con della ferrite proeutettoide,
invece quella dei quattro acciai legati costituita da una
miscela di martensite e bainite.

Questa disparit si spiega con la natura degli


elementi leganti usati che ritardano le reazioni
da austenite a perlite e/o a bainite, questo
permette di formare pi martensite.
L'acciaio prodotto presenta sempre una
leggera,
inevitabile
variazione
della
composizione e della dimensione del frano
medio da una partita all'altra. Questo porta ad
una dispersione dei dati di temprabilit che
frequentemente sono tracciati come una banda
che rappresenta i valori massimi e minimi che
ci si potrebbe aspettare per una lega.
Influenza del mezzo temprante, della dimensione della provetta e della geometria
Per dare una valutazione della velocit con cui si raffredda
viene spesso usato il termine di severit di tempra, pi rapida
pi severa .
Ci sono 3 mezzi comuni in ordine di efficacia: acqua, olio e
aria; non sempre si sceglie quello pi efficace in quanto un
raffreddamento eccessivamente veloce pu produrre
deformazioni e fessure.
Anche il grado di agitazione del mezzo influenza la velocit
di rimozione del calore.
Si ha che, per raffreddare interamente il pezzo, necessario
esportare il calore dal centro del pezzo alle zone superficiali,
questo ovviamente dipender dalle dimensioni e dalla
geometria del pezzi.
Vediamo dal grafico che anche le dimensioni del provino influiscono.
Vi sono una moltitudine di acciai che sono suscettibili ad un trattamento
martensitico e uno dei criteri pi importanti di scelta la temprabilit. Per parti
destinate all'impiego dove si prevedano sollecitazione relativamente elevate si
deve avere almeno l'80% di martensite ottenuta con un procedimento di tempra.
Per parti moderatamente sollecitate invece sufficiente un minimo del 50%.

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3. Indurimento per precipitazione


La resistenza e la durezza di alcune leghe metalliche possono essere aumentate mediante formazione di
particelle estremamente piccole uniformemente disperse di una seconda fase all'interno della fase matrice
originaria, questo pu essere ottenuto con un adeguato trattamento termico. Questo processo radicalmente
diverso da quello che conduce alla formazione di martensite anche se il procedimento simile.
Perch si possa usare questo tipo di trattamento termico i diagrammi
di fase delle leghe devono presentare caratteristiche indispensabili
che sono necessarie ma non sufficienti:

apprezzabile solubilit massima di un componente nell'altro;


limite di solubilit che diminuisce rapidamente con la temperatura;
infine la composizione di una lega indurente per precipitazione
deve essere minore della solubilit massima.

Trattamento termico di soluzione


In questo caso tutti gli atomi di soluto vengono disciolti per formare
una soluzione solida monofasica:

si riscalda la lega ad una temperatura che la porti nella regione


monofasica ;
si aspetta che tutta la fase sia disciolta (e quindi tutta la lega ha
fase );
rapido raffreddamento per prevenire qualsiasi diffusione e la
conseguente formazione della fase .

Si ottiene cosi la soluzione solida con atomi di B e la lega


relativamente tenera e di bassa resistenza.
Trattamento termico di precipitazione
La soluzione solida sovrasatura viene di norma riscaldata ad una
temperatura intermedia entro la regione bifasica + per cui
apprezzabile la velocit di diffusione, si inizia a formare cosi la fase
come particelle finemente disperse con un processo detto di
invecchiamento, dopo un adeguato periodo di tempo la lega
raffreddata a temperatura ambiente.
Le caratteristiche di queste particelle , e di conseguenza la
resistenza e la durezza della lega, dipendono sia dalla temperatura di
precipitazione T2 che dal tempo di soggiorno a questa temperatura,
per diverse leghe l'invecchiamento si verifica spontaneamente a
temperatura ambiente con periodi di tempo abbastanza lunghi.
Vediamo in figura un tipico andamento per una comune lega
indurente per precipitazione.
Meccanismo dell'invecchiamento.
Vediamo in figura il lato del diagramma di fase alluminio-rame ricco in alluminio, durante il trattamento
termico di precipitazione la formazione della fase di equilibrio preceduta da diverse fasi di transizione
formate in precisa sequenza.

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Durante lo stadio di indurimento iniziale gli atomi di rame si raccolgono insieme in dischi molto piccoli e
sottili, spessi uno o due atomi e larghi circa 25 atomi, questi dischi sono molto numerosi e ben distribuiti, i
grappoli talvolta chiamati zone sono cosi piccoli che praticamente non possono essere considerati come
particelle precipitate distinguibili ma col tempo e con la diffusione degli atomi di rame, le zone crescono di
dimensione.
Passano quindi attraverso due fasi di transizione ' e '' prima della formazione della fase di equilibrio . Gli
effetti di indurimento e di aumenta della resistenza rappresentati nel grafico di resistenza in funzione del
tempo visto poco sopra sono dovuti alla presenza di queste fasi di transizione metastabili. La massima
resistenza coincide con la formazione della fase '' che pu essere conservata raffreddando la lega a
temperatura ambiente.
Un sovrainvecchiamento porta invece alla progressiva crescita delle particelle ed alla formazione delle fasi '
e . Il processo di incremento viene accelerato se si aumenta la temperatura.

La temperatura ed il tempo del trattamento termico di precipitazione ideali sono quelli che producono la
durezza e la resistenza vicine al massimo valore, con l'aumento della resistenza si ha una riduzione di
duttilit. Non tutte le leghe che soddisfano le condizioni elencate prima sono suscettibili di indurimento per
precipitazione, infatti necessario che si formi una deformazione del reticolo all'interfaccia matriceprecipitato che sono poi quelle che vanno a impedire il movimento delle dislocazioni.
Le leghe devono essere temprate e poi mantenute in condizioni refrigerate per evitare la progressiva
trasformazione in fase ed il conseguente sovrainvecchiamento, diverse leghe di alluminio usate per rivetti
mostrano questo comportamento e ad esempio sono messe in opera mentre sono ancora tenere e quindi
vengono lasciate indurire a temperatura ambiente, questo detto invecchiamento naturale.
N.B. : Il Prof. ha trattato nel 4 fascicolo di dispense (n 85 a 165) i trattamenti chimici e termo-chimici, non mi ricordo di aver visto domande
sull'argomento negli esami che ho fatto o che ho visto quindi non li tratter, preferisco riportare i trattamenti chimici di alligazione (prima parte
del fascicolo 5 delle dispense) che invece ha chiesto parecchie volte. Vi consiglio comunque di dargli uno sguardo per l'esame.

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CAP. V : SALDATURA E DIVISIONE DELLE LEGHE FERROSE


In questo capitolo studieremo la saldatura ed i suoi effetti sulla struttura del materiale e la classificazione che
si usa per suddividere i materiali metallici ferrosi.

1. Saldatura
Nella saldatura due o pi parti metalliche si uniscono a formare un singolo pezzo quando la fabbricazione in
un solo pezzi costosa o non fattibile per motivi tecnici. Possono essere saldati sia metalli simili e non, e il
legame di unione di tipo metallurgico invece che meccanico come nel caso della rivettatura e della
bullonatura. Esiste una variet di metodi di saldatura: ad arco, a gas, per brasatura e saldobrasatura.
Durante la saldatura ad arco e a fas i pezzi da unire ed il
materiale di apporto vengono scaldati ad una temperatura
sufficientemente alta da causare la fusione locale di
entrambi, durante la solidificazione il materiale di apporto
forma un giunto di fusione tra i due pezzi, e quindi c' una
regione adiacente la saldatura che pu aver subito
alterazioni microstrutturali e meccaniche, questa regione
chiamata Zona Termicamente Alterata (o ZTA).
Le possibili alterazioni sono:

se il materiale del pezzo stato


preventivamente lavorati a freddo, questa
ZTA pu aver subito ricristallizzazione e
crescita del grano e quindi una diminuzione
di resistenza, durezza e tenacit;
durante il raffreddamento si possono formare
delle tensioni residue che indeboliscono il
giunto;
per gli acciai, il materiale in questa zona pu essere stato scaldato a temperature sufficiente altre da formare
austenite, durante il raffreddamento a temperatura ambiente, la microstruttura finale dipender dalla velocit di
raffreddamento e dalla composizione della lega. Per acciai a basso tasso di carbonio che presentano bassi
livelli di temprabilit saranno presenti perlite e una fase proeutettoide, tuttavia per gli acciai si potrebbe
ottenere della martensite che fragile;
alcuni acciai inossidabili possono essere sensibilizzati durante la saldatura il che li rende suscettibili a
corrosione intergranulare.

Una tecnica relativamente moderna quella della saldatura a laser nella quale un fascio laser altamente
focalizzato ed intenso viene usato come sorgente di calore, i metalli da unire vengono liquefatti e si produce
un giunto di fusione durante la solidificazione. Alcuni vantaggi di questa tecnica sono:

processo non a contatti, il che elimina le distorsioni meccaniche dei pezzi;


rapido ed altamente automatizzato;
l'energia trasmessa al pezzo bassa e quindi la ZTA minima;
le saldature possono essere piccole e molto precise;
possono essere saldate una gran variet di metalli e leghe;
saldatura esenti da porosit e con resistenza uguale o superiore al metallo base.

La saldatura a laser molto usata nell'industria automobilistica e quella elettronica dove sono necessarie un
elevata qualit e velocit di saldatura. Si possono anche usare fasci elettronici come sorgente di calore per la
saldatura di metalli.
N.B. : Nelle dispense il Prof. ha riportato lo studio di indici che esprimono la saldabilit degli acciai, altri ragazzi di facolt mi hanno detto che
non ha mai chiesto questa trattazione ma piuttosto i grafici della ZTA e dell'alterazione di propriet dovute alla saldatura. Se volete potete
vedere per conto vostro le dispense: 5 fascicolo diapositive 45 a 49.

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2. Leghe ferrose
Le leghe ferrose sono quelle in cui il ferro il costituente
primario e sono sicuramente quelle prodotte in quantit
maggiori rispetto ad ogni altro tipo di metalli. Il loro uso
dovuto a tre fattori:

i composti contenenti ferro esistono in quantit


abbondanti sulla crosta terrestre;
il ferro e gli acciai possono essere prodotti attraverso
tecniche di estrazione, raffinazione, alligazione e
fabbricazione relativamente economiche;
le leghe ferrose sono estremamente versatili in quanto
possono essere configurate in modo da avere un ampio
spettro di propriet meccaniche e fisiche.

Il principale svantaggio delle leghe ferrose la loro


sensibilit alla corrosione.
2.1 Tipi e influenza degli alliganti in una lega ferrosa

Cromo: si scioglie in parte nella ferrite e in parte nella cementite formando il carburo doppio
(Cr, Fe)4C oppure altri carburi come Cr7C3 o Cr4C , comporta:
aumento del carico di rottura senza riduzione della resilienza;
aumento della durezza;
maggiore resistenza alla corrosione;
aumento della stabilit al rinvenimento.
Nichel: si scioglie nella ferrite e nell'austenite con effetti simili al manganese:
aumento della temprabilit;
diminuzione della sensibilit al surriscaldamento;
aumento del carico di rottura;
aumento della durezza;
maggiore resistenza alla corrosione.
Silicio: si scioglie nel ferro e forma dei composti intermetallici: FeSi, Fe2Si, Fe3Si, Fe3Si2 e comporta:
aumento della temprabilit;
diminuzione della deformabilit a caldo e soprattutto a freddo;
aumento del carico a rottura;
aumento del carico al limite elastico;
aumento della durezza;
maggiore resistenza alla corrosione.

2.2 Acciai
Sono leghe ferro-carbonio con concentrazioni apprezzabili di altri elementi di lega, esistono migliaia di leghe
aventi diverse composizione e trattamenti termici e le propriet meccaniche risultano sensibili al contenuto
di carbonio, che normalmente inferiore al 2,0% in peso. Gli acciai pi comuni sono classificati secondo la
concentrazione di carbonio:

a basso, medio o alto tasso di carbonio: esistono anche delle sottoclassi entro ogni gruppo corrispondenti alla
concentrazione di altri elementi di leghe;
acciai comuni al carbonio: contengono soltanto concentrazioni residue di impurezze oltre al carbonio ed un po'
di manganese;
acciai legati: pi elementi di lega vengono intenzionalmente aggiunti in concentrazioni specifiche.
acciai non legati: con percentuali bassissime di leganti.
acciai inossidabili.

Acciai non legati:

Acciai non legati di base: acciai per i quali non richiesta nessuna prescrizione di qualit.
Acciai non legati di qualit: acciai per i quali si hanno prescrizioni che riguardano la tenacit, la grossezza del
grano e la formabilit. In particolare sono lamiere e nastri magnetici con valori di perdite specifiche totali o
valori mini di induzione magnetica, di polarizzazione o di permeabilit.
Acciai non legati speciali: hanno une purezza superiore dei precedenti (minori impurezze), sono destinati a
trattamenti di bonifica o di tempra superficiale a cui rispondono in modo regolare. La regolazione della
composizione chimica e le condizioni di produzione e lavorazione permettono a questi acciai di rispondere ad
esigenze elevate.

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Fanno parte di questa classe acciai:

con valori minimi di resilienza allo stato bonificato;


con un valore stabilito di profondit di tempra e di durezza superficiale;
con tenore massimo di fosforo e zolfo;
per reattori nucleari con limiti sulla presenza di certi elementi;
con una prescritta conduttivit elettrica;
indurenti per precipitazione;
per cemento armato precompresso.

Acciai legati:

Acciai legati di qualit: sono acciai il cui uso simile a quello degli acciai non legati di qualit ma con
percentuali di alliganti maggiori. Sono di questo tipo gli acciai usati per la costruzione metallica a grano fine:

acciai con carico unitario di snervamento minimo di 380 N/mm2 ;


acciai con tenori di alliganti superiori agli acciai non legati ma comunque inferiori a determinate percentuali;
acciai con valori minimi di resilienza;
acciai per rotaie;
acciai per laminati a caldo o a freddo;
acciai legati col solo alligante del rame.

Acciai legati speciali: acciai legati con regolazione precisa della composizione chimica e un controllo del
processo produttivo, sono:

acciai legati per costruzioni meccaniche ed apparecchi a pressione;


acciai per cuscinetti;
acciai per per utensili;
acciai con particolari requisiti di resistenza elettrica;
acciai al nichel avente coefficiente di dilatazione controllato.

Acciai a basso tenore di carbonio:

quelli prodotti in pi grandi quantit;


contengono <0,25% in peso di C e sono insensibili a trattamenti termici intesi a formare martensite;
l'aumento di resistenza ottenuto attraverso lavorazione a freddi;
le microstrutture consistono di ferrite e perlite, quindi quesite leghe sono abbastanza tenere e poco resistenti,
ma hanno una buona duttilit e tenacit, in pi sono lavorabili, saldabili e sono i meno costosi da produrre;
applicazioni tipiche possono essere carrozzerie di automobili, forme strutturali, lamiere usate nelle tubazioni,
edilizia, ponti e lattine per bevande.

Acciai ad alta resistenza basso-legati (HSLA):

sono acciai a basso tenore di carbonio ma contengono altri elementi di lega come rame, vanadio, nichel e
molibdeno con concentrazione < 10% in peso;
possiedono resistenza pi alta rispetto agli acciai a basso tenore di carbonio e possono essere rafforzati
mediante trattamento termici arrivando a resistenze a trazione superiori ai 480 MPa;
sono duttili, formabili e lavorabili all'utensile;
sono pi resistenti alla corrosione degli acciai al carbonio che rimpiazzano in molte applicazione, soprattuto
laddove la resistenza strutturale critica (ponti, torri, colonne portanti nei palazzi e nei recipienti a pressione).

Acciai a medio tenore di carbonio:

concentrazione di carbonio compresa tra 0,25 e 0,60%;


possono essere trattate termicamente per austenitizzazione, raffreddamento e tempra;
hanno bassa temprabilit e si possono trattare termicamente per sezioni sottili con velocit di raffreddamento
molto rapide, vengono spesso usati nello stato temprato avente la microstruttura della martensite;
addizioni di cromo, nichel e molibdeno migliorano la capacit di queste leghe ad essere trattate termicamente
dando origine ad una verit di combinazioni resistenza-duttilit, queste leghe trattate sono pi forti degli acciai
a basso tenore di carbonio, ma a discapito della duttilit e tenacit;
le applicazioni possono essere le ruote ferroviarie ed i binari, gli ingranaggi, albero a gomito ed altre parti di
macchine e componenti strutturali ad alta resistenza che richiedono una combinazione di alta resistenza.
resistenza all'usura e tenacit.

Acciai ad alto tenore di carbonio:

hanno concentrazione di carbonio tra 0,6 e 1,4% in peso;


sono i pi duri, forti ed i meno duttili di tutti gli acciai al carbonio;
sono usati negli stati indurito e temprato e quindi in stati particolarmente resistenti all'usura e capaci di
mantenere un profilo tagliente;
gli acciai per utensili e per stampo sono leghe ad alto carbonio che contengono solitamente cromo, vanadio,
tungsteno e molibdeno, elementi che, combinati col carbonio, formano carburi molto duri e resistenti all'usura;
sono, come abbiamo gi spiegato, usati per utensili da taglio e stampi per la formatura e la messa in forma di
materiali, per coltelli, rasoi, lame per seghetti e fili ad alta resistenza.

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Acciai inossidabili:

sono acciai con almeno il 10,5% di Cromo e massimo il 1,2% di Carbonio;


la resistenza alla corrosione pu essere aumentata anche attraverso aggiunte di nichel e molibdeno;
altamente resistenti alla corrosione in molti ambienti ed in special modo quello atmosferico;
questi acciai si possono dividere in tre classi sulla base della fase predominante nella microstruttura:

Si possono anche dividere secondo:

martensitici:
possono essere trattati a caldo in modo che la martensite risulti il microcostituente primario;
aggiunte di lega in concentrazione significative producono alterazioni notevoli nel diagramma di fase ferro-carburo di ferro;
sono magnetici.
austenitici:
il campo di esistenza dell'austenite si estende fino a temperatura ambiente;
induriti e rafforzati tramite lavorazione a freddo dato che non possono essere trattati termicamente;
sono i pi resistenti alla corrosione a causa dell'elevato contenuto di cromo e delle aggiunte di nichel;
sono quelli prodotti in maggior quantit;
non sono magnetici.
ferritici:
composti da ferrite ;
induriti e rafforzati tramite lavorazione a freddo dato che non possono essere trattati termicamente;
sono magnetici.
acciai con tenori di nichel maggiore o minore del 2,5% ;
resistenza alla corrosione;
resistenza all'ossidazione a caldo;
resistenza allo scorrimento.

Sono frequentemente impiegati a temperature elevate ed in ambienti aggressivi vista la loro resistenza
all'ossidazione e la loro capacita di mantenere l'integrit meccanica in tali condizioni, il limite di temperatura
superiore in atmosfera ossidante di circa 1000 C. Le apparecchiature che usano questi acciai includono
turbine a gas, generatori di vapore ad alta temperatura, forni per trattamenti termici, aerei, missili e generatori
di potenza nucleari.

2.3 Ghise
Le ghise sono leghe ferro-carbonio con tenore di carbonio superiore al 2,06% ma contengono di solito anche
altri elementi di lega che giocano un ruolo importante sulla microstruttura e sulle caratteristiche meccaniche.
In particolare, vediamo l'effetto di alcuni elementi aggiunti:

Si : elemento principale, restringe la fase favorendo quella ha un forte potere grafitizzante.


Ni (anche Al, Ti, Zr) : grafitizzante ma con effetti pi deboli rispetto al Silicio;
Cu : promuove la formazione di perlite;
Cr (anche Mo, V, Mn, W) : riduce la capacit di grafitizzazione;
Mg, Ce : promuove la globulizzazione.

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Le ghise sono utilizzate essenzialmente come leghe da fonderia in quanto possiedono una temperatura di
fusione pi bassa e una fluidit pi alta, durante la solidificazione e il successivo raffreddamento il carbonio
si separa in graffite pura e/o combinati nella cementite. Vengono classificate in base all'aspetto cromatico:

GHISE BIANCHE:

GHISE GRIGIE:

costituita da lamelle di graffite immerse in una struttura ferritica o perlitica in funzione della velocit di raffreddamento;
nelle ghise grigie il tenore di carbonio solitamente compreso tra il 2 e il 4,5% mentre il silicio tra 1 e 3%;
sono facilmente lavorabili;
buona resistenza all'usura;
stabilit dimensionale fino a 300C;
l'aggiunta di Cr e Mo aumentano la resistenza a fatica influenzando le dimensioni delle lamine di graffite;
viene usata per basamenti di macchine, utensili, compressori, valvole, radiatori, blocchi motore, collettori di scarico e
cilindri per laminatoi, si evita di usarle negli impieghi con sollecitazioni ad impulsi (urti).

GHISE SFEROIDALI:

quasi completamente assente la graffite, si ottiene per rapidi raffreddamenti o per alligazione con elementi che
inibiscono la grafitizzazione;
ha un eccezionale resistenza all'usura e all'abrasione, ma sono fragili;
spesso hanno bisogno di trattamenti di distensione;
viene usata per attrezzi agricoli, ruote per carri merce e sfere di macinazione.

gli sferoidi crescono rapidamente nel liquido sottoraffreddato e poi p lentamente continuano a crescere a scapito del
guscio di austenite che li racchiude, si hanno percentuali di Carbonio (3,3 3,8 %) , di Silicio (1,8 2,8%), e tracce di
Mn, P, (S + Mg) e Ce che sono sferoidizzanti;
hanno elevate caratteristiche meccaniche;
hanno un basso punto di fusione e quindi un elevata colabilit;
sono usate in applicazioni simili alla ghisa grigia eutettica, per la loro resistenza all'usura si usano per alberi di
manovellismi e ingranaggi; un ulteriore trattamento di tempra alla fiamma, porta la ghisa sferoidale a prestazioni di
usura pari a quelle dell'acciaio cementato.

GHISE MALLEABILI:

si ottengono sottoponendo la ghisa bianca a uno o pi cicli di ricottura (sono processi termici molto lunghi) in modo da
ricomporre la cementite ottenuta durante la solidificazione in graffite, il trattamento di malleabilizzazione consta di due
stadi:
ricottura a 900-950 C per 10-30 ore per decomporre la cementite secondaria in graffite;
lento raffreddamento fino a 700-720 C per 10-30 ore in modo da trasformare l'austenite in ferrite.
se la malleabilizzazione viene effettuata in un atmosfera decarburante si ottiene ghisa malleabile a cuore bianco, con una
matrice ferritica e noduli di grafite di ricottura;
se avviene in atmosfera neutrale si ottiene ghisa malleabile a cuore nero ovvero con matrice perlitica e noduli di grafite
di ricottura.
sono ghise dalle buone propriet di fluidit, colabilit, lavorabilit, hanno elevate caratteristiche meccaniche e viene
impiegata principalmente per getti.

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