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POLITECNICO

DI

BARI

FACOLTA DI INGEGNERIA
CORSO DI LAUREA IN INGEGNERIA ELETTRICA

TESI DI LAUREA
IN IMPIANTI ELETTRICI

PRODUZIONE DI ENERGIA ELETTRICA


DA BIOMASSA CON LUSO DI RISORSE
TERRITORIALMENTE DISPONIBILI
RELATORE:
Chiar.mo Prof. Ing. Giuseppe CAFARO

CORRELATORE:
Chiar.mo Prof. Ing. Michele TROVATO
LAUREANDO:

Martino LAPENNA

ANNO ACCADEMICO 2004-2005

Martino Lapenna

cell.: 347 / 9351582

e-mail: marlap@libero.it

Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,


perch saranno saziati

(Mt 5,6)

Come raggiungere un traguardo?


Senza fretta, ma senza sosta

(Johann Wolfang Goethe)

A chi ha sempre creduto in me,


al mio Signore, a mamma,
a Claudia e a Pamela

Ringraziamenti

Tante sono le persone che vorrei ringraziare per avermi permesso di giungere a
questo punto che risulta essere insieme, di arrivo e di partenza.
Innanzitutto il Prof. Giuseppe Cafaro che con la sua competenza e
disponibilit mi ha lasciato la libert di approfondire un tema per me molto
appassionante, e insieme mi ha indicato persone che mi hanno aiutato
enormemente nella documentazione necessaria per la stesura della tesi, anche
loro voglio ringraziare profondamente: lIng. Francesco Messa
dellAssociazione Industriali di Bari e lIng. Vincenzo Lattanzi del centro
ENEA di Bari.
Un ringraziamento particolare va al Prof. Michele Trovato che mi ha dato un
notevole e prezioso aiuto nella valutazione economica dellargomento di tesi.
Grazie alla mia famiglia che con tanti sacrifici ha sostenuto questo mio lungo
percorso universitario, spero siate orgogliosi, con me, per questo obiettivo cos
faticosamente raggiunto.
Ringrazio Marco e Tommaso, amici prima che colleghi, con cui ho condiviso i
miei ultimi e pi decisivi anni di universit; tante, meravigliose e piene sono le
esperienze vissute insieme, grazie di cuore del vostro sostegno, della vostra
disponibilit, della vostra amicizia ...a buon rendere.
Grazie a Carlo, il mio amico di sempre, che presto condivider questa mia
stessa gioia.
Un ultimo profondo grazie che mi sale dal cuore per una persona speciale,
che in questi anni risultata essere una meravigliosa e solida colonna su cui
poter provare a costruire una vita densa e piena di significato; s, parlo di te,
Claudia! Grazie di esserci col tuo amore ...davvero grazie!

INDICE

Introduzione . Pag.

Capitolo 1

Biomassa.... Pag.

1.1 Definizione scientifica Pag.

1.2 Definizione legislativa Pag.

1.3 Modalit di conversione energetica. Pag.

1.3.1 Processi di conversione biochimica.. Pag.

1.3.2 Processi di conversione termochimica. Pag.

1.4 Tipologie di biomasse e loro utilizzo a fini energetici... Pag.

1.4.1 Biocombustibili solidi... Pag.

10

1.4.2 Tipi di utilizzo energetico dei combustibili solidi.. Pag.

14

1.4.2.1 Energia termica per usi domestici........ Pag.

14

1.4.2.2 Il teleriscaldamento a biomasse Pag.

16

1.4.2.3 Energia termica per usi industriali. Pag.

18

1.4.2.4 Energia elettrica da biomasse... Pag.

19

1.4.3 Biocombustibili liquidi...... Pag.

22

1.4.3.1 Biodiesel................................................................. Pag.

22

1.4.3.2 Bioetanolo. Pag.

24

1.4.4 Biogas da digestione anaerobica...... Pag.

25

1.4.4.1 Gli impianti di digestione anaerobica di liquami


zootecnici................................................................ Pag.

26

1.4.4.2 Il trattamento anaerobico di altre biomasse di


scarto...................................................................... Pag.

27

1.4.4.3 Il recupero di biogas dalle discariche.................. Pag.

27

Capitolo 2

Stato dellarte: produzione di energia da fonti


rinnovabili...................................................................... Pag.

29

2.1 Quadro internazionale............................................................ Pag.

29

2.1.1 LItalia nel conteso internazionale................... Pag.

34

2.2 Energia da fonti rinnovabili in Italia..... Pag.

36

2.3 Energia elettrica da fonti rinnovabili in Italia.. Pag.

39

2.4 Uno sguardo alla nostra regione: energia elettrica da


biomasse in Puglia........... Pag.

43

2.4.1 Impianti a biomasse in Puglia.... Pag.

47

2.5 Le previsioni di sviluppo delluso di biomasse a fini energetici... Pag.

47

2.6 Incentivi allutilizzo della biomassa per la produzione di


energia....................................................................................... Pag.

Capitolo 3

50

La sansa in Puglia: residuo o risorsa?........................ Pag.

57

3.1 La sansa nella legislazione italiana.......................... Pag.

57

3.2 Filiera di produzione della sansa esausta..... Pag.

59

3.3 Usi principali della sansa prima del DPCM 8/10/2004..... Pag.

64

3.3.1 Agricoltura......................................................................... Pag.

64

3.3.2 Mangimistica..... Pag.

66

3.3.3 Fabbricazione di laterizi..................................................... Pag.

66

3.3.4 Ebanisteria........... Pag.

67

3.4 Usi principali della sansa dopo il DPCM 8/10/2004.................... Pag.

67

3.4.1 Produzione di energia termica ad uso domestico............. Pag.

67

3.4.2 Produzione di energia termica ad uso industriale............. Pag.

68

3.4.3 Produzione di energia elettrica............................... Pag.

68

3.5 Studio ENEA sulla valorizzazione della sansa esausta............. Pag.

74

II

Capitolo 4

Valutazione tecnico-economica e iter burocratico di


un impianto a biomassa................................................ Pag.

77

4.1 Studio delle fasi di produzione................................................... Pag.

78

4.2 Progettazione............................................................................. Pag.

82

4.3 Costruzione................................................................................ Pag.

83

4.3.1 Sistema

di

stoccaggio

movimentazione

del

combustibile...................................................................... Pag.

85

4.3.2 Sezione di combustione.................................................... Pag.

85

4.3.3 Caldaia-generatore di vapore............................. Pag.

90

4.3.4 Trattamento fumi ed abbattimento inquinanti.................... Pag.

91

4.3.5 Turbina e impianto di demineralizzazione......................... Pag.

92

4.3.6 Impianti accessori.... Pag.

92

4.4 Iter autorizzativo....................................................... Pag.

93

4.5 Il consenso locale..................................................... Pag.

95

4.6 Gestione dellimpianto................. Pag.

99

4.7 Costo del combustibile............................................................... Pag.

101

Capitolo 5

Potenziale Energetico della sansa esausta in


Puglia, valutazione economica ed ambientale di una
possibile centrale.......................................................... Pag.

102

5.1 Potenziale energetico della sansa esausta in Puglia................. Pag.

102

5.2 Costo industriale del MWh prodotto da sansa esausta.............. Pag.

108

5.2.1 Investimento complessivo attualizzato.......................... Pag.

110

5.2.2 Costi di gestione................................................................ Pag.

110

5.2.3 Spesa associata al costo del combustibile........................ Pag.

111

5.3 Emissioni evitate di CO2 nellambiente................................... Pag.

115

5.4 Valutazione economica dellinvestimento.................................. Pag.

117

5.5 Conclusioni................................................................................. Pag.

143

III

Bibliografia.......................................................................................... Pag.

145

IV

Introduzione

La valorizzazione energetica delle biomasse uno dei punti di riferimento della


strategia nazionale per la riduzione delle emissioni dei gas ad effetto serra ed, in
particolare, delle emissioni di anidride carbonica.
Come noto, nella produzione di energia attraverso la biomassa (bioenergia), il
bilancio complessivo fra lassorbimento del carbonio atmosferico (e quindi di CO2)
e lemissione di anidride carbonica conseguente lutilizzo a fini energetici delle
biomasse, pressoch in equilibrio; ne discende che le biomasse sono da
considerarsi, a pieno titolo, fonti energetiche rinnovabili.
Limpiego delle biomasse risulta ancor pi importante per la diversificazione delle
fonti e per la riduzione della dipendenza energetica dellItalia, attraverso la
valorizzazione di risorse locali: si pensi in proposito al sempre crescente prezzo
del petrolio e alle recenti problematiche che hanno interessato limportazione
nazionale di gas naturale dalla Russia.
Obiettivo di questa tesi quello di fornire, inizialmente, una panoramica sui diversi
tipi di biomasse presenti sul territorio nazionale, indicandone i vari utilizzi a fini
energetici, per poi concentrare lattenzione sulla situazione e sulle potenzialit
della regione Puglia. In particolare, si scelto di approfondire il discorso su una
biomassa particolarmente presente e caratterizzante la nostra regione: la sansa
esausta da olive.
Entrando nello specifico, ho provato a stimare la potenzialit energetica di questa
biomassa, per giungere a ipotizzare la presenza di centrali di produzione di
energia elettrica, opportunamente dislocate geograficamente, in grado di sfruttare
questo potenziale. Ho effettuato, inoltre, una valutazione tecnico-economica di un
possibile investimento, andando a calcolare il costo industriale del MWh prodotto
da sansa esausta e ricavando il valore di diversi indici economici che mi hanno
permesso

di

esprimere

un

giudizio

circostanziato

sullipotetica

iniziativa

economica.

-1-

Capitolo 1

Biomassa

1.1 Definizione scientifica


In termini scientifici, la parola biomassa include ogni tipo di materiale di origine
biologica e quindi legato alla chimica del carbonio; in altri termini ci si pu riferire
ad ogni sostanza che deriva direttamente o indirettamente dalla fotosintesi
clorofilliana.
Mediante questo processo le piante assorbono dall'ambiente circostante anidride
carbonica (CO2) e acqua, che vengono trasformate, con l'apporto dell'energia
solare e di sostanze nutrienti presenti nel terreno, in materiale organico utile alla
crescita della pianta.

In questo modo vengono fissate complessivamente circa 21011 tonnellate di


carbonio all'anno, con un contenuto energetico equivalente a 70 miliardi di
tonnellate di petrolio, circa 10 volte l'attuale fabbisogno energetico mondiale.
Volendo accostare il concetto di rinnovabilit, alla definizione di biomassa,
necessario escludere tutte le biomasse fossilizzate e relativi derivati, in quanto i
tempi di ricostituzione risultano essere troppo elevati (milioni di anni).

-2-

Le pi importanti tipologie di biomassa sono: residui forestali, scarti dellindustria di


trasformazione del legno (trucioli, segatura, etc.), scarti delle aziende agricole e
zootecniche, gli scarti mercatali, colture agricole e forestali dedicate, alghe e
colture acquatiche e i rifiuti solidi urbani.

Associati al termine biomassa, sono ormai di utilizzo comune, nel settore delle
energie rinnovabili:

il termine biocombustibile, con il quale sintende generalmente ogni


sostanza organica diversa dal petrolio, dal gas naturale, dal carbone o dai
loro derivati, utilizzabile come combustibile, e quindi in particolare tutti i
combustibili solidi, liquidi o gassosi derivati direttamente dalle biomasse od
ottenuti a seguito di un processo di trasformazione strutturale del materiale
organico;

il termine bioenergia, che rappresenta la produzione di energia proveniente


dalluso dei biocombustibili.

1.2 Definizione legislativa


La definizione di biomasse nella normativa italiana, e comunitaria, appare
abbastanza confusa; diverse fonti legislative e normative la definiscono in maniera
diversa e, spesso, contraddittoria.
Inoltre il concetto di biomassa strettamente collegato a quello di rifiuto, sia esso
industriale o urbano: in questo, infatti si trovano sostanze derivate direttamente o
indirettamente dalla fotosintesi clorofilliana.
A livello legislativo ci che considerato rifiuto viene trattato diversamente da ci
che definito come biomassa.
Vediamo le principali leggi e norme:

-3-

1) D. Lgs. n.22, 5 febbraio 1997 (Decreto Ronchi)


Per il Decreto Ronchi tutte le sostanze residue di lavorazione, anche se di origine
vegetale e non trattate, rientrano nella categoria di rifiuto e quindi non definibili
come biomassa.
ART. 6: RIFIUTO: qualsiasi sostanza od oggetto che rientra nelle categorie
riportate nell'allegato A e di cui il detentore si disfi o abbia deciso o abbia l'obbligo
di disfarsi.
Nell'allegato A, tra le varie categorie di rifiuti, si trovano:

Q1 Residui di produzione o di consumo in appresso non specificati;

Q8 Residui di processi industriali (ad esempio scorie, processi di distillazione,


ecc.);

Q16 Qualunque altra sostanza, materia o prodotto che non rientri nelle
categorie sopra elencate.

ART. 7, comma 3; vengono definiti rifiuti speciali:

I RIFIUTI DA ATTIVIT AGRICOLE E AGRO-INDUSTRIALI

...

I RIFIUTI DA LAVORAZIONI INDUSTRIALI

2) Legge n.10, 9 gennaio 1991, Norme per lattuazione del Piano energetico
nazionale in materia di uso razionale dellenergia, di risparmio energetico e di
sviluppo delle fonti rinnovabili di energia
Tra le fonti rinnovabili definite all'art. 3, comma 3, annoverata anche la
trasformazione dei rifiuti organici ed inorganici o di prodotti vegetali.
In questo caso non si parla esplicitamente di biomassa, ma se ne consente luso a
fini energetici.

3) D. Lgs. 16 marzo 1999, n.79 (Decreto Bersani)


Attuazione della direttiva 96/92/CE recante norme comuni per il mercato interno
dellenergia elettrica

-4-

Il Decreto Bersani (art.2, comma 15) definisce, fra le fonti rinnovabili, la


trasformazione in energia elettrica di prodotti vegetali e rifiuti organici ed
inorganici.

4) Decreto del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali n.401, 11 settembre


1999, "Regolamento recante norme di attuazione dell'articolo 1, commi 3 e 4, del
decreto legislativo 30 aprile 1998, n.173, per la concessione di aiuti a favore della
produzione ed utilizzazione di fonti energetiche rinnovabili nel settore agricolo"
Il regolamento, all'art.1, comma 3, definisce biomasse:

la legna da ardere;

altri prodotti e residui lignocellulosici puri;

sottoprodotti di coltivazioni agricole, ittiche e di trasformazione agroindustriale;

colture agricole e forestali dedicate;

liquami e reflui zootecnici ed acquicoli.

5) Direttiva del Parlamento Europeo e del Consiglio del 10 maggio 2000 sulla
promozione dell'energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel
mercato interno dell'elettricit
La Direttiva, all'art. 2, comma 1, definisce biomasse gli scarti vegetali provenienti
dall'agricoltura, dalla silvicoltura e dall'industria alimentare nonch cascami di
legno non trattati e cascami di sughero.

6) Decisione della Commissione 2001/C 37/03,


Disciplina comunitaria degli aiuti di Stato per la tutela dellambiente
Tra le definizioni di fonti di energia rinnovabili vengono menzionate anche le
biomasse (paragrafo B.6):
... e della biomassa nelle sue diverse forme (prodotti dellagricoltura e della
silvicoltura, scarti vegetali provenienti dallagricoltura, dalla silvicoltura e
dallindustria alimentare, nonch cascami di legno e di sughero non trattati).

-5-

7) Direttiva del Parlamento Europeo e del Consiglio 2001/77/CE del 27 settembre


2001 sulla promozione dell'energia elettrica prodotta da fonti energetiche
rinnovabili nel mercato interno dell'elettricit
Allarticolo 2, lettera b), le biomasse vengono cos definite:
la parte biodegradabile dei prodotti, rifiuti e residui provenienti dallagricoltura
(comprendente sostanze vegetali ed animali) e dalla silvicoltura e dalle industrie
connesse, nonch la parte biodegradabile dei rifiuti industriali ed urbani.
La definizione di biomasse risulta qui pi ampia perch anche i rifiuti possono
essere utilizzati come fonti energetiche purch gli Stati membri rispettino la
normativa comunitaria vigente in materia di gestione dei rifiuti.
Tale definizione stata recepita dallordinamento italiano col D.L. 387 del
29/12/2003 in attuazione della Direttiva in questione.

8) Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 8 marzo 2002: Disciplina delle
caratteristiche

merceologiche

dei

combustibili

aventi

rilevanza

ai

fini

dell'inquinamento atmosferico, nonch delle caratteristiche tecnologiche degli


impianti di combustione
Larticolo 3, comma 1, punto n) afferma che negli impianti di combustione per uso
industriale consentito l'uso, come combustibile, delle biomasse come individuate
nell'Allegato III del decreto stesso.
Allegato III;
col termine biomasse vengono individuate le seguenti tipologie di sostanze:
a) materiale vegetale prodotto da coltivazioni dedicate;
b) materiale vegetale prodotto da trattamento esclusivamente meccanico di
coltivazioni agricole non dedicate;
c) materiale vegetale prodotto da interventi selvicolturali, da manutenzioni
forestali e da potatura;
d) materiale vegetale prodotto dalla lavorazione esclusivamente meccanica di
legno vergine e costituito da cortecce, segatura, trucioli, chips, refili e
tondelli di legno vergine, granulati e cascami di legno vergine, granulati e

-6-

cascami di sughero vergine, tondelli non contaminati da inquinanti, aventi le


caratteristiche previste per la commercializzazione e l'impiego;
e) materiale vegetale prodotto dalla lavorazione esclusivamente meccanica di
prodotti

agricoli,

avente

le

caratteristiche

previste

per

la

commercializzazione e l'impiego.
In tale definizione rientrano gran parte delle biomasse che possono essere
effettivamente destinate alla combustione che vengono, quindi, escluse dal campo
della normativa sui rifiuti. Il Decreto specifica che la conversione energetica di tali
biomasse pu essere effettuata attraverso la combustione diretta, con il rispetto di
precisi limiti sulle emissioni. Tali limiti (Tabella 1.1) sono meno stringenti di quelli
fissati dalla precedente normativa ove la combustione delle biomasse era a tutti gli
effetti trattata come quella dei rifiuti.
Tabella 1.1 Limiti per le emissioni da impianti a biomassa secondo il DPCM 8/3/2002

(1) Agli impianti di potenza termica nominale complessiva pari o superiore a 0,035 MW e non
superiore a 0,15 MW si applica un valore limite di emissione per le polveri totali di
200 mg/Nm3.
(2) I valori limite sono riferiti al volume effluente gassoso secco riportato alle condizioni normali: 0
Centigradi e 0,1013 MPa.
(3) Valori medi giornalieri

-7-

1.3 Modalit di conversione energetica


Le modalit di conversione della biomassa, per limpiego a fini energetici, possono
essere di tipo biochimico o di tipo termochimico.

1.3.1 Processi di conversione biochimica


Permettono di ricavare energia per reazione chimica dovuta al contributo di
enzimi, funghi e micro-organismi, che si formano nella biomassa sotto particolari
condizioni, e vengono impiegati per quelle biomasse in cui il rapporto C/N sia
inferiore a 30 e l'umidit alla raccolta superiore al 30%. Risultano idonei alla
conversione biochimica le colture acquatiche, alcuni sottoprodotti colturali (foglie e
steli di barbabietola, ortive, patata, ecc.), i reflui zootecnici e alcuni scarti di
lavorazione (borlande, acqua di vegetazione, ecc.), nonch la biomassa
eterogenea immagazzinata nelle discariche controllate.

1.3.2 Processi di conversione termochimica


Sono basati sull'azione del calore che permette le reazioni chimiche necessarie a
trasformare la materia in energia e sono utilizzabili per i prodotti ed i residui
cellulosici e legnosi in cui il rapporto C/N abbia valori superiori a 30 ed il contenuto
di umidit non superi il 30%. Le biomasse pi adatte a subire processi di
conversione termochimica sono la legna e tutti i suoi derivati (segatura, trucioli,
ecc.), i pi comuni sottoprodotti colturali di tipo ligno-cellulosico (paglia di cereali,
residui di potatura della vite e dei fruttiferi, ecc.) e taluni scarti di lavorazione (lolla,
sansa esausta, pula, gusci, noccioli, ecc.). Tra le varie tecnologie di conversione
energetica delle biomasse alcune possono considerarsi giunte ad un livello di
sviluppo tale da consentirne l'utilizzazione su scala industriale, altre necessitano
invece di ulteriore sperimentazione al fine di aumentare i rendimenti e ridurre i
costi di conversione energetica.

Nella tabella successiva (Tabella 1.2) vengono indicati i diversi processi di


conversione applicabili ai diversi tipi di biomasse.

-8-

Tabella 1.2 Tipici processi di conversione di biomasse in energia

1.4 Tipologie di biomasse e loro utilizzo a fini energetici


In Italia, le biomasse disponibili per produrre energia, sono quasi esclusivamente
costituite da legna da ardere, residui agricoli, agroindustriali e forestali, e la
frazione biodegradabile dei rifiuti solidi urbani. Il contenuto energetico di queste
biorisorse equivalente a circa 23 milioni di tonnellate di petrolio (Mtep). Non tutta
la quantit di biomasse prodotta annualmente recuperabile, sia perch la
materia prima si presenta molto dispersa sul territorio, sia perch sono possibili usi
alternativi della biomassa stessa. Si stima che quella recuperabile a fini energetici
sia il 45-50% di quella prodotta.
Le

filiere

bioenergetiche

pi

vicine

alle

attuali

esigenze

del

sistema

socioeconomico nazionale sono basate su:

luso di biocombustibili solidi nel comparto domestico (prevalente),


industriale ed energetico;

luso di biocombustibili liquidi da colture agricole per lautotrazione e il


riscaldamento urbano;

luso del biogas per esigenze aziendali.

-9-

1.4.1 Biocombustibili solidi


Le forme in cui tutti i biocombustibili solidi si trovano sul mercato nazionale
sono essenzialmente le seguenti:

Legna da ardere
Ancora oggi luso della legna per la produzione di energia molto diffuso nel
nostro Paese. Da uno studio condotto dallENEA, riferito a dati del 1999,
risulterebbe che in Italia, per il solo settore residenziale, siano state consumate
circa 14,5 Mton di legna per camini, stufe e forni. Le caratteristiche chimico-fisiche
di questa biomassa sono correlate alle essenze utilizzate, al grado di
essiccazione, al rapporto legno-corteccia, ecc.; mentre il prezzo di mercato varia,
sia in funzione delle menzionate caratteristiche, sia per il tipo di allestimento, per i
quantitativi acquistati e per la localizzazione geografica.
La legna da ardere, quercia in tronchetti, portata in casa, ha prezzi attorno agli
80110 /ton, mentre risulta pi basso se acquistata allingrosso (anche 4555
/ton), sebbene in alcune realt sia possibile disporre di legname praticamente a
costo zero (potature agricole, scarti delle utilizzazioni forestali ecc.).

Cippato
Si definisce cippato di legno o legno sminuzzato, il legname in scaglie ottenuto
da apposite macchine. Per produrre cippato si utilizza normalmente legno di
qualit inferiore, come i residui delle potature boschive, agricole, urbane, gli scarti
prodotti dalle segherie o anche il legno di specie arboree appositamente coltivate
in impianti a breve rotazione (SRF). Il legname ridotto in scaglie pu essere
assorbito dal mercato per essere impiegato nella produzione di pannelli di
particelle, nellindustria cartaria, nella produzione di compost o per usi energetici.
Come biocombustibile solido, il cippato di legno permette, grazie alla sua
maneggevolezza, unalimentazione automatica delle caldaie, purch abbia
pezzatura omogenea e dimensioni comprese tra 3 e 5 cm. Il cippato pu essere di
tre tipologie:

- 10 -

verde, quando sono presenti anche le foglie (tipico di quando viene


sminuzzata lintera pianta);

marrone, se sono cippati rami e tronchetti con corteccia;

bianco, se il legname da cippare stato preventivamente scortecciato.

Le scaglie prodotte da legname fresco presentano in genere unumidit che oscilla


tra il 40 e il 50%, per cui necessario garantire, in fase di stoccaggio, una giusta
aerazione per evitare processi di fermentazione che ne deteriorino la qualit.
Mediamente sul mercato il tasso di umidit assoluta del cippato si attesta intorno
al 35% per un potere calorifico inferiore di circa 2.500 kcal/kg ed un costo che si
aggira intorno a 4050 /t.

Pellets
Un biocombustibile solido molto adatto agli impianti di riscaldamento domestico
il pellet di legno. I pellets sono prodotti con il polverino ottenuto dalla sfibratura
dei residui legnosi, il quale viene compattato per pressione (senza ricorrere alluso
di alcun tipo di collante), da apposite macchine, in cilindretti che possono avere
diverse lunghezze e spessori (15-20 mm di lunghezza, 6-8 mm di diametro), il cui
potere calorifico inferiore si attesta mediamente intorno alle 4.000 kcal/kg. Alcune
tipologie di scarti dellindustria del legno (trucioli, segatura, polveri) sono
particolarmente indicate per la produzione del pellet. Questo combustibile si
distingue per la bassa umidit (mediamente dell8-12%), per la sua elevata densit
nonch per la regolarit del materiale. Il presupposto per la produzione del pellet
limpiego di legname vergine, non trattato cio con sostanze tossiche, colle o
vernici. Per la sua alta densit energetica e per le sue caratteristiche di fluidit che
lo rendono facilmente trasportabile e caricabile automaticamente anche in piccole
caldaie, il pellet ha le carte in regola per diventare il biocombustibile solido del
futuro.
LItalia il pi importante mercato mediterraneo del pellet; la produzione
nazionale, operata da pi di 90 ditte, si attesta intorno a 160.000 ton/anno. Tale
produzione non riesce tuttora a soddisfare la crescente domanda, che nel 2003 ha

- 11 -

superato le 200.000 ton, rendendo necessario il ricorso a significative importazioni


dallestero.
Tra i biocombustibili solidi il pellet il pi costoso, i prezzi variano tra i 150 e i 200
euro/ton, ma nonostante questo, permane una certa convenienza rispetto ai
combustibili tradizionali e le ditte di produzione del pellet costituiscono un settore
in forte espansione. In Italia, la quasi totalit del pellet bruciata in oltre 125.000
stufe ad uso domestico mentre meno del 2% viene impiegato in caldaie da
riscaldamento di maggiori dimensioni (circa 500 unit installate).

Sansa da olive
Dallindustria olearia (olio doliva) deriva, come scarto del ciclo di lavorazione, la
sansa, ottimo combustibile, spesso riutilizzata dagli stessi sansifici o venduta per
la produzione del calore di processo o di elettricit.
Le sanse vanno distinte tra vergini ed esauste; infatti, per fare chiarezza, il ciclo di
lavorazione tradizionale delle olive (lavaggio, molitura, gramolatura e spremitura)
da origine, oltre allolio (20% circa), alle sanse vergini (40% circa, con umidit
compresa tra il 15 e il 50%) e allacqua di vegetazione (40% circa, con umidit
compresa tra 85-95%).
La quantit e lumidit delle sanse vergini varia in funzione del metodo di
spremitura adottato, per cui dai valori minimi riferibili al metodo tradizionale
(pressatura) si va a quelli massimi dovuti allestrazione per centrifugazione.
Dalle sanse vergini, si estrae lolio di sansa e si produce come scarto finale la
sansa esausta (umidit tra 8-15%).
Limpiego energetico delle sanse esauste particolarmente indicato per le loro
peculiarit chimico-fisiche come lelevato potere calorifico inferiore (4.400-4.800
kcal/kg), e la granulometria, che consente una facile movimentazione come
materiale sfuso e la possibilit di stoccaggio in cumuli senza particolari problemi. Il
prezzo medio allingrosso della sansa si aggira intorno ai 40-50 euro/t, ma pu
variare sensibilmente in funzione della qualit, del periodo di acquisto e soprattutto
della distanza dellutenza dal sansificio.

- 12 -

Lolla del riso


La lolla rappresenta lo scarto pi importante (18-20% del peso) del processo di
lavorazione del riso grezzo o risone ed costituita dalle glume e glumette della
cariosside (frutto delle graminacee con un solo seme che in questo caso il
chicco di riso). Lumidit della lolla sempre molto contenuta (10-15%) poich
viene scartata a valle del processo di essiccazione del risone; tale aspetto ne
facilita lo stoccaggio in cumulo o in silo, mentre per via della ridotta densit (120130 kg/m3) si rende sconveniente per motivi economici il trasporto al di fuori dei
luoghi di produzione. Per queste ragioni lutilizzazione della lolla come
biocombustibile trova una sua convenienza nellambito delle imprese produttrici di
riso e non al loro esterno; non esiste quindi un mercato definito della lolla se non
per il suo impiego come materia prima per lestrazione di silicio e furfurolo (prezzo
allincirca di 15 euro/ton).

Vinaccia
Le vinacce sono gli scarti che derivano dalle operazioni di pigiatura e torchiatura
delluva dellindustria enologica. Rappresentano il 15-25 % delluva tal quale e
sono costituite da bucce (10-20 %), raspi (3-8 %) e vinaccioli (1-6 %). Le vinacce
vengono in seguito utilizzate nel processo di distillazione o di produzione del
vinello e i residui che ne derivano sono rispettivamente le vinacce distillate e
quelle esauste; entrambe possono essere impiegate come combustibile (potere
calorifico inferiore circa 3.000 kcal/kg), previa adeguata essiccazione, per la
produzione di energia.
Per le vinacce esauste non esiste un mercato definito, tale scarto disponibile in
grandi quantit (a costo nullo) presso le industrie enologiche, che ne utilizzano il
potenziale energetico limitatamente al loro fabbisogno di calore di processo.

Gusci e noccioli
Dallindustria conserviera, per la produzione di succhi di frutta, confetture, frutta
sciroppata o secca sgusciata, ecc., derivano come scarti di lavorazione gusci e

- 13 -

noccioli. Seguono alcuni dati indicativi sullincidenza degli scarti rispetto al peso
della materia prima tal quale: noccioli di pesca 15-20 %; gusci di mandorle 65-70
%; gusci di nocciole 50-60 %.
Questi scarti sono degli ottimi combustibili, sia per le loro caratteristiche
energetiche (in media circa 4.500 kcal/kg), sia per la notevole facilit di
reperimento, di trasporto e stoccaggio e le stesse industrie conserviere ne fanno
uso per la produzione di calore di processo. Anche per questi sottoprodotti non si
pu parlare di un mercato consolidato, si registra comunque un crescente
interesse soprattutto per gusci (nocciole, mandorle, pinoli, ecc.) da destinare alla
combustione in caldaie ad uso domestico.

1.4.2 Tipi di utilizzo energetico dei combustibili solidi

1.4.2.1 Energia termica per usi domestici


La quantificazione del consumo di legno a fini energetici in Italia unoperazione
estremamente complessa, in quanto non esistono rilevazioni sufficientemente
attendibili, in particolare per ci che concerne gli utilizzi domestici.
Tuttavia, va sottolineato che il mercato del calore per il riscaldamento di edifici (e
per usi industriali a piccola scala) vede gi ora le biomasse lignocellulosiche in
posizione di grande competitivit nei confronti dei combustibili fossili.
Nel comparto domestico, stufe, camini, caldaie e termocucine, di potenza di
qualche decina o centinaio di kW, sono correntemente commercializzate.
Negli ultimi tempi lofferta di tecnologie di combustione ambientalmente compatibili
ha raggiunto livelli di efficienza, affidabilit e comfort del tutto simili a quelli degli
impianti tradizionali a gas o gasolio. Basti pensare che una moderna stufa o
caldaia alimentata a biomassa arriva ad avere rese prossime al 90% limitando
enormemente, rispetto ai vecchi caminetti e stufe, gli sprechi di biocombustibile e
ottimizzando il controllo sulle emissioni.
Questo mercato di nicchia per la produzione di energia termica da biomassa sta
mostrando un costante incremento, le cui cause non si limitano alla sola

- 14 -

convenienza economica, ma riguardano anche una sempre pi diffusa sensibilit


della gente verso luso di fonti energetiche rinnovabili.
Allo stato attuale gli impianti di riscaldamento a biomassa sono caratterizzati da
alti costi di investimento, che di contro sono bilanciati da bassi costi di esercizio,
cosicch gli impianti di maggiore potenza sono generalmente pi convenienti di
quelli piccoli.
La convenienza economica di un impianto di riscaldamento a biomassa si basa sui
tempi di ammortamento dellinvestimento, che dipendono dal risparmio di
gasolio/gas e quindi dallintensit duso dellimpianto. Attualmente, in base ai
prezzi dei combustibili per riscaldamento, il costo del kWh termico da biomassa
pu essere anche di 2-3 volte inferiore a quello del gasolio.
Abitazioni di piccole dimensioni o abitate solo saltuariamente o situate in zone a
clima mite, hanno un basso fabbisogno energetico e richiedono lunghi tempi di
recupero

dei

costi

di

investimento.

Viceversa

abitazioni

di

dimensioni

relativamente grandi e abitate con continuit per tutto lanno presentano sovente
fabbisogni annuali di calore superiori ai 50.000 kWh, equivalenti a 5.000 litri di
gasolio, 5.000 m3 di metano o 6.300 litri di gas liquido (GPL). In queste situazioni
limpianto a biomassa pu essere molto conveniente, anche in considerazione dei
minori costi unitari per gli impianti di maggiore potenza. Nel bilancio economico
necessario valutare anche eventuali incentivi pubblici, disponibili in qualche caso
come contributi a fondo perduto, oppure come detrazioni dimposta.
Nella pagina successiva troviamo un confronto, relativo ai costi di impianto e di
gestione, fra caldaie tradizionali e a biomassa (Tabella 1.3).

- 15 -

Tabella 1.3 Confronto fra costi per impianti a biomassa e tradizionali

1.4.2.2 Il teleriscaldamento a biomasse


Una rete di teleriscaldamento alimentata a biomassa un sistema che distribuisce
calore attraverso un fluido termovettore, acqua in pressione a 120C, prodotta in
una centrale termica di media o grande potenza (da alcune centinaia di kW a
parecchi MW), fino ad una serie di utenze attraverso un circuito chiuso di tubature
ben isolate, con una minima dispersione di calore lungo il tragitto.
Una rete, a seconda della sua lunghezza e articolazione, pu soddisfare i
fabbisogni termici (riscaldamento e acqua calda sanitaria) di numerosi edifici o
interi quartieri, previa la sostituzione delle caldaie tradizionali con scambiatori di
calore in ogni singola utenza servita.
Ogni utenza indipendente e paga solo il calore consumato, traendone cos una
serie di vantaggi perch, oltre a risparmiare sullinstallazione e la manutenzione
delle singole caldaie, esente da rischi di esplosioni o incendi allinterno delle
abitazioni.
Una rete di teleriscaldamento pu produrre autonomamente energia termica con
la propria caldaia o sfruttare il calore di processo derivante da attivit industriali o
di produzione dellenergia elettrica (cogenerazione).

- 16 -

I piccoli e medi impianti di teleriscaldamento garantiscono unelevata efficienza


termodinamica,

possono

essere

realizzati

con

investimenti

tempi

di

ammortamento contenuti e consentono la piena valorizzazione delle risorse locali.


Il teleriscaldamento a biomassa si molto diffuso in Italia nellultimo decennio, in
particolar modo nella Provincia Autonoma di Bolzano e poi in Piemonte,
Lombardia, Val dAosta e Provincia di Trento (Tabella 1.4). Molti di questi impianti
sono dislocati in comuni di valli alpine, dove per motivi climatici la richiesta di
energia termica si protrae per lunghi periodi dellanno e dove inoltre si pu fare
affidamento su notevoli quantit di materiale legnoso di origine prevalentemente
locale.
In tali vallate la sostituzione dei singoli impianti di riscaldamento con un unico
impianto centralizzato ed efficiente (la centrale di teleriscaldamento) ha prodotto
una serie di ricadute positive sia da un punto di vista tecnico-gestionale, sia
economico, sia ambientale, come per esempio:

minor inquinamento: in luogo di centinaia di singoli impianti accesi vi solo


quello della centrale, che ha la possibilit di regolare al meglio la
combustione (maggior efficienza energetica) e di utilizzare sistemi avanzati
di controllo delle emissioni;

minori costi (escludendo i costi iniziali di impianto e predisposizione della


rete);

sicurezza e comodit allinterno delle abitazioni: non esiste nessuna


possibilit di fughe di gas, esplosioni, incendi;

eliminazione degli oneri di manutenzione da parte degli utenti;

recupero a fini energetici di biomasse vegetali altrimenti destinate ad


essere conferite in discarica con costi onerosi per lo smaltimento.

Il successo del teleriscaldamento per la fornitura di calore e di acqua calda


sanitaria testimoniato non solo dal costante incremento delle utenze servite dagli
impianti gi avviati, ma anche dalla tendenza alla diffusione di nuove istallazioni
non solo nelle aree alpine, ma via via anche lungo la dorsale appenninica fino al
Mezzogiorno dItalia.

- 17 -

Tabella 1.4 Impianti di teleriscaldamento a biomassa presenti in Italia

1.4.2.3 Energia termica per usi industriali


Nel settore industriale ci sono molteplici realt che ben si prestano alla
valorizzazione degli scarti lignocellulosici, derivanti dal loro stesso ciclo produttivo,
da riutilizzare come risorsa per la produzione di energia termica (riscaldamento,
raffrescamento, calore di processo) e anche elettrica di cui necessitano. In molti
casi le grandi imprese arrivano a disporre di quantitativi ragguardevoli di biomasse
residuali tali da consentire loro, oltre al soddisfacimento delle proprie esigenze
energetiche, la messa in rete del surplus di energia prodotta. Tale valorizzazione
determina vantaggi da un punto di vista economico, sia per il risparmio sullenergia
da acquistare o eventualmente per quella venduta, sia per la riduzione dei costi di
smaltimento dei residui prodotti.
Un altro aspetto da non trascurare dato dal ritorno di immagine che una corretta
politica ambientale, rivolta alluso di fonti energetiche rinnovabili, pu produrre a
vantaggio dellimpresa, nei confronti dei numerosi consumatori attenti a queste
tematiche. Non un caso che sempre pi spesso le imprese rilancino i propri
prodotti con campagne promozionali che esaltano il ricorso alle FR nel processo
produttivo.
Tra le industrie che possono trarre vantaggi dalluso di biomasse residuali
possono essere citate, a titolo di esempio, quelle di trasformazione dei prodotti
alimentari come il settore conserviero, i pastifici, le riserie, le distillerie, i sansifici,

- 18 -

ecc., oppure le industrie di prima e seconda trasformazione del legno come le


segherie, i pannellifici, i mobilifici, ecc. Per quanto concerne i settori dellindustria
del legno, da unindagine ITABIA del 2003, emerge una produzione di scarti
legnosi di circa 6 Mton/anno, delle quali almeno 4Mton vengono impiegate a scopi
energetici (usi di processo e climatizzazione degli ambienti di lavoro).
Per una stima dei consumi di bioenergia dellindustria olearia e risaria si pu
risalire a dati orientativi considerando che i residui di produzione (sanse esauste di
oliva e lolla di riso), che ammontano a quantitativi annui globali di circa 800 kton di
sostanza secca, vengono quasi per met, assorbite nelle stesse aziende per usi
energetici e in alcuni casi vendute a centrali termoelettriche, con una possibile
estrapolazione che porta ad un contributo energetico da biomassa valutabile
intorno alle 0,2 Mtep.
Anche altri settori dellindustria agroalimentare giocano un ruolo importante
nellutilizzo a fini energetici dei propri scarti di lavorazione, e in particolare:

borlande e vinacce nel settore del vino e delle bevande alcoliche per il
quale si stima una produzione annua di circa 450 kton di sostanza secca;

noccioli, gusci, bucce, ecc., del settore conserviero per il quale si stima una
produzione annua complessiva di circa 350 kton di sostanza secca.

1.4.2.4 Energia elettrica da biomasse


La tecnologia pi diffusa per la produzione di energia elettrica la combustione in
caldaia di biocombustibili solidi con produzione di vapore che alimenta una turbina
accoppiata ad un alternatore per la generazione di elettricit.
Con tale ciclo la produzione di energia elettrica da biomasse economicamente
concepibile solo in impianti di significative dimensioni, che quindi prevedano una
soglia minima dellordine di 1MWe, corrispondenti ad un consumo di biomassa (al
35% di umidit) pari a circa 25 tonnellate al giorno.
Il rendimento elettrico di questi impianti generalmente dellordine del 25%, per
cui fondamentale, da un punto di vista economico ed ambientale, massimizzare
il recupero del calore di processo, pari al 75% dell'energia immessa con il

- 19 -

combustibile: questo non sempre possibile, anche considerando che le possibili


utenze termiche sono normalmente stagionali e, per motivi ambientali, non
localizzate vicino agli impianti.
Tenendo conto del costo della biomassa a bocca di impianto (mediamente
dellordine di 50 /ton con tendenza alla crescita), il mancato recupero del calore
non permette interessanti risultati economici; pressoch tutti gli impianti esistenti
nel territorio nazionale sono nati grazie agli incentivi del CIP 6/92, la cui struttura
non favoriva la cogenerazione.
Gli

impianti

realizzati

funzionanti

nel

2003

(Tabella

1.5)

mostrano

complessivamente una potenza lorda, effettivamente prodotta da biomassa


vergine, di circa 312 MWe, distribuita su 31 impianti (per una potenza media di
circa 10 MWe ad impianto), corrispondente ad un consumo teorico annuale di
biomassa pari a circa 3.500.000 tonnellate, nell' ipotesi di un funzionamento medio
annuo di 7.500 ore per ogni impianto, ed una produzione elettrica di 1,7 TWh.
Sono esclusi dallelenco tutti gli impianti di minima dimensione, nonch quelli che
riutilizzano per autoconsumo aziendale lenergia elettrica prodotta.
Tabella 1.5 Impianti di produzione di energia elettrica da biomasse in Italia.

- 20 -

Negli anni recenti sono stati proposti un po in tutta Italia numerosi altri progetti di
impianti termoelettrici alimentati con biomasse, di taglia fino a 20-30 MWe.
Impianti di queste dimensioni richiedono ciascuno circa 200.000300.000
tonnellate allanno di combustibile vegetale, quantit che dovrebbero essere
reperite il pi possibile localmente, entro un raggio di alcune decine di km dalla
centrale. In termini economici questo corrisponde a un giro di affari indotto nel
settore agro-forestale di circa 10-15 milioni di Euro per ogni impianto. La biomassa
teoricamente disponibile in Italia potrebbe consentire la realizzazione di alcune
decine di centrali di questo tipo. Tuttavia occorrer che la filiera si organizzi con le
necessarie infrastrutture per raccolta, trasporto, condizionamento e stoccaggio.

Nella Figura 1.1 vengono riproposti i diversi tipi di biomasse e le loro utilizzazioni a
fini energetici.
Figura 1.1 Filiera biocombustibili solidi

- 21 -

1.4.3 Biocombustibili liquidi

1.4.3.1 Biodiesel
Il biodiesel si ottiene dal processo di esterificazione degli oli vegetali e anche da oli
vegetali rigenerati. Ad oggi lindustria italiana produce circa il 20% del biodiesel
prodotto in tutta Europa. A tale scopo vengono utilizzati oli vegetali, derivanti
prevalentemente da colza, girasole e soia, che solo per 1/3 circa sono di origine
nazionale (lolio di colza viene importato da Francia e Germania).
Da un punto di vista ambientale luso del biodiesel offre, se paragonato al gasolio,
una serie di vantaggi tra cui:

riduzione delle emissioni di CO2 (dallanalisi del ciclo di vita risulta che per
ogni kg di gasolio sostituito si ha un risparmio di 2,5 kg di CO2 emessa);

migliore combustione per una maggiore presenza di ossigeno nella


molecola;

assenza di idrocarburi policiclici aromatici;

assenza di zolfo;

minore produzione di particolato fino (PM10);

minore emissione di composti aromatici (cancerogeni);

totale biodegradabilit.

Per quanto concerne il prezzo del biodiesel bisogna dire che, per effetto degli
elevati costi di produzione (lolio vegetale rappresenta l80% del valore del
prodotto finito), di stoccaggio delle materie prime e di distribuzione finale, la
competitivit con il gasolio possibile solo se compensata dallesenzione daccisa.

Nella Figura 1.2 illustrato il processo di produzione del biodiesel.

- 22 -

Figura 1.2 Filiera del biodiesel

Il mercato di impiego del prodotto si andato rapidamente evolvendo negli ultimi


anni; mentre in passato la maggior parte del biodiesel andava verso il mercato del
riscaldamento domestico, sia puro che in miscela con gasolio, ora forte la
crescita della miscelazione al 5% nel gasolio per autotrazione, in coincidenza con
limmissione sul mercato di gasolio a basso contenuto di zolfo, nel quale il
biodiesel esalta le proprie caratteristiche lubrificanti.
Secondo Assobiodiesel il mercato si sta sviluppando con le quantit indicate in
Tabella 1.6.
La stessa fonte stima in circa 4.000 i veicoli alimentati con continuit con miscele
al 20-30% mentre sarebbero oltre 3.000 gli edifici riscaldati esclusivamente con
biodiesel; la quantit di gasolio per auto, senza zolfo additivato, con biodiesel,
ammonterebbe a circa 5 Mt.

- 23 -

Tab 1.6 Utilizzo del biodiesel in Italia

1.4.3.2 Bioetanolo
Il bioetanolo una fonte energetica rinnovabile che pu essere utilizzata come
carburante o pi propriamente come materia prima per additivi per la benzina
come lETBE (Etil-terz-butiletere, analogo al Metil-terz-butil-etere attualmente in
uso nel carburante senza piombo).
Esso pu essere prodotto per via fermentativa a partire da biomasse vegetali che
secondo la loro natura possono essere classificate in tre tipologie distinte:

materiali zuccherini: barbabietola, topinambur, sorgo zuccherino, ecc.;

materiali amidacei: grano, mais, orzo, sorgo da granella, patata, ecc.;

materiali lignocellulosici: paglia, stocchi del mais, scarti legnosi, ecc. (per
questi materiali serve unidrolisi della cellulosa che richiede reazioni
chimiche di una certa complessit).

Allo stato attuale in Italia esistono circa 60 distillerie attive nella trasformazione in
alcool di prodotti vegetali, parzialmente derivanti da interventi pubblici di ritiro di
prodotti eccedentari; buona parte dellalcool prodotto destinato al mercato
alimentare. Alcune di tali distillerie sono in grado di produrre alcool anidro
destinabile al mercato energetico e alla produzione di ETBE.

Nella Figura 1.3 viene illustrato il processo produttivo del bioetanolo.

- 24 -

Figura 1.3 Filiera del bioetanolo

1.4.4 Biogas da digestione anaerobica


La digestione anaerobica un processo biologico complesso per mezzo del quale,
in assenza di ossigeno, la sostanza organica viene trasformata in biogas,
costituito principalmente da metano e anidride carbonica.
La percentuale di metano nel biogas varia a secondo del tipo di sostanza organica
digerita e delle condizioni di processo, da un minimo del 50% fino all80% circa.
La digestione anaerobica ha come finalit quasi esclusiva la riduzione del carico
organico inquinante presente in numerosi tipi di reflui.
Il biogas quindi considerato un sottoprodotto del trattamento di depurazione di
tali reflui, impossibile da commercializzare per gli alti costi e per numerosi altri
problemi che comporterebbe una sua immissione in una rete di gasdotti o nello
stoccaggio in bombole.
Spesso viene bruciato in torcia senza recupero di energia, ma si sta diffondendo il
suo impiego per coprire in parte i carichi termici dellazienda o di un consorzio di
aziende, o per produrre energia elettrica.

- 25 -

Di seguito viene descritta la situazione degli impianti per la produzione di biogas in


Italia.

1.4.4.1 Gli impianti di digestione anaerobica di liquami zootecnici


Nel 1999, 72 impianti di digestione anaerobica trattavano liquami zootecnici in
Italia, di cui 5 centralizzati e 67 aziendali. La quasi totalit degli impianti
localizzata nelle Regioni del Nord (39 in Lombardia, 7 in Emilia-Romagna, 12 in
Trentino-Alto Adige).
La maggior parte degli impianti operano con liquame suino; solamente 12 impianti
aziendali, tutti localizzati nella Provincia di Bolzano, e due centralizzati trattano
liquame bovino. Sono ancora pochi gli impianti che trattano miscele di pi reflui,
non solo zootecnici: negli impianti centralizzati vengono trattati anche fanghi di
depurazione, reflui dell'agroindustria, in particolare, acque di vegetazione
dell'industria olearia, e rifiuti organici domestici, derivanti da raccolta differenziata
dei rifiuti urbani. Nella maggior parte degli impianti aziendali dell'Alto Adige
vengono trattati con i liquami bovini anche scarti organici domestici e della
ristorazione. Tra gli impianti aziendali prevalgono quelli di tipo semplificato e a
basso costo, realizzati sovrapponendo una copertura di materiale plastico ad una
vasca o laguna di stoccaggio dei liquami. Questi impianti operano a freddo o a
temperatura pi o meno controllata.
Da unindagine condotta presso le ditte che producono questo genere di impianti
deriva che circa altri 30 impianti sarebbero stati realizzati dal 1999 al 2003.
Relativamente all'uso del biogas, la cogenerazione (produzione combinata di
calore ed energia elettrica) prevalente: in tutti gli impianti centralizzati e in 40
impianti aziendali sono installati cogeneratori; in 21 impianti, in genere annessi a
caseifici per la produzione di Grana Padano o Parmigiano-Reggiano, il biogas
viene bruciato direttamente in caldaia.

- 26 -

1.4.4.2 Il trattamento anaerobico di altre biomasse di scarto


Anche in Italia, come nel resto dEuropa, i digestori anaerobici sono diffusi nella
stabilizzazione dei fanghi di supero dei depuratori delle acque reflue urbane.
Unindagine svolta nel 2000 ha individuato circa 120 digestori anaerobici operanti
in altrettanti impianti di depurazione di reflui urbani, con una potenzialit di
trattamento delle acque reflue di circa 21,5 milioni di abitanti equivalenti.

1.4.4.3 Il recupero di biogas dalle discariche


Una spinta alla realizzazione di impianti per la generazione di energia elettrica con
il biogas captato dalle discariche per rifiuti urbani venuta dal provvedimento Cip
6/92, sulla base del quale sono stati autorizzati impianti per circa 100 MW. Dati di
provenienza GRTN (Gestore della Rete di Trasmissione Nazionale), individuano
89 impianti di questo genere operativi in discariche italiane per un totale di circa
128 MW di potenza installata e una produzione di energia elettrica di circa 566
GWh per anno.
La potenzialit teorica complessiva lorda di tutte le discariche italiane sfiorerebbe i
1.000MW. In realt solo una frazione di questa, stimabile in circa il 30%, pu
essere utilizzata per fini energetici. Poich gran parte di questa potenzialit
concentrata in discariche medie e grandi, appare realizzabile un obiettivo di 200300MW al 2008-2012.

Nella figura 1.4 possiamo vedere il processo produttivo del biogas.

- 27 -

Figura 1.4 Filiera del biogas

- 28 -

Capitolo 2

Stato dellarte: produzione di energia da fonti rinnovabili

2.1 Quadro internazionale


Nel 2003 le fonti energetiche rinnovabili, con una produzione di energia
equivalente a 1.404 Mtep, coprivano a livello mondiale il 13,3% dellofferta totale di
energia primaria, pari a 10.579 Mtep (fonte IEA). Nello stesso anno lofferta di
energia primaria nel mondo stata soddisfatta per il 34,4% dal petrolio, per il
24,4% dal carbone, per il 21,2% dal gas naturale e per il 6,5% dal nucleare (Figura
2.1). Sul totale dellenergia prodotta da fonti rinnovabili le biomasse solide
costituiscono la parte preponderante, con il 79,9% della produzione, grazie al
diffuso utilizzo di biomasse non commerciali (soprattutto paglia, legno e rifiuti
animali) nei Paesi in via di sviluppo (Figura 2.2).
Figura 2.1 Offerta di energia primaria nel mondo.

- 29 -

Figura 2.2 Quote di produzione di energia da fonti rinnovabili nel mondo.

Tra le altre fonti lidroelettrico rappresenta il 16,2% del totale della produzione da
rinnovabili e la geotermia circa il 3%, mentre solare ed eolico costituiscono
complessivamente lo 0,7% della produzione.
Complessivamente, dal 1990 la produzione di energia da fonti rinnovabili
cresciuta ad un tasso annuo dell1,8%, leggermente superiore al tasso di crescita
annuo dellofferta di energia primaria (TPES, Total Prymary Energy Supply, in
Figura 2.3) che, nello stesso arco di tempo, stato dell1,6%.
Figura 2.3 Crescita media annua della produzione di energia da fonti energetiche rinnovabili
nel mondo. Anni 1999-2003 (valori percentuali)

- 30 -

In valori percentuali la crescita pi significativa di produzione da rinnovabili


quella fatta rilevare dalla fonte eolica che, pur rimanendo su valori assoluti molto
bassi, ha segnato una media annuale di crescita dal 1990 al 2003 pari al 23,9%,
dovuta essenzialmente alle nuove installazioni nei Paesi sviluppati dellOECD
(Organisation for Economic Co-operation and Development, organismo che
annovera fra i suoi membri 30 paesi la cui prerogativa quella di avere governi
democratici e libero mercato).

La produzione di energia da biomasse solide, che rappresenta invece la quota pi


elevata di produzione da rinnovabili, ha segnato il pi basso tasso di crescita, pari
all1,6%, di poco superiore a quello dellofferta totale di energia primaria e
attribuibile in modo uniforme ai Paesi OECD e non-OECD.

Si attesta sull1,6% anche la crescita media della produzione di energia da fonte


idroelettrica con una netta prevalenza dei Paesi non-OECD, in particolare in Paesi
asiatici come Cina e Vietnam, e dellAmerica Latina come Brasile, Argentina e
Paraguay, che con il 2,8% di aumento, dal 1990 al 2003, hanno compensato lo
0,4% di crescita registrato nei Paesi OECD.
Tale tendenza dovrebbe confermarsi nel futuro, tenuto conto che i grandi impianti
che sono stati realizzati nei Paesi pi industrializzati nel secolo scorso, hanno
fortemente ridotto il potenziale residuo ancora utilizzabile in modo compatibile con
lambiente.

Quasi il 90% della biomassa solida prodotta e consumata, prevalentemente per


il riscaldamento e la cottura dei cibi, nei Paesi non-OECD, in particolare nei Paesi
in via di sviluppo del sud dellAsia e dellAfrica sub-sahariana; mentre nei Paesi pi
industrializzati si verifica un ricorso sempre pi limitato a tale fonte per lasciare
spazio a nuove forme di energia.

- 31 -

In ragione dellelevato ricorso alla biomassa solida per usi energetici, i Paesi nonOECD sono i maggiori utilizzatori delle fonti rinnovabili con una percentuale, nel
2003, pari al 78,3% della domanda totale di energia primaria.
Daltra parte i Paesi OECD forniscono solo il 21,7% delle rinnovabili a livello
mondiale mentre consumano il 51% dellofferta mondiale di energia.

Di conseguenza, come si vede in Figura 2.4, mentre le rinnovabili rappresentano


nei Paesi OECD solo il 5,6% della fornitura totale di energia, questa percentuale
supera il 21,2% nei Paesi non-OECD e arriva al 50% nel continente africano.
Figura 2.4 Quota da rinnovabili per area sulla fornitura totale di energia.

La percentuale pi elevata di energia dalle nuove fonti rinnovabili invece fornita


dai Paesi OECD dove, nel 2003, si prodotto l85,6% dellenergia prodotta
complessivamente attraverso il solare, leolico e le maree.

Mentre nei Paesi OECD, oltre la met dellenergia fornita da fonti rinnovabili
destinata alla generazione elettrica, a livello mondiale il grosso della produzione
da rinnovabili destinato ai settori residenziale e terziario e lutilizzo per la
generazione elettrica limitato a poco pi del 20%. Nonostante ci, le rinnovabili
costituiscono la terza grande fonte di produzione di energia elettrica a livello

- 32 -

mondiale, con una quota di quasi il 18% contro poco pi del 19% del gas naturale
e quasi il 40% del carbone (vedi Figura 2.5).

Nel settore della generazione elettrica, lidroelettrico, con circa il 16% della quota
della produzione totale, ha coperto nel 2003 oltre il 90% dellenergia elettrica
complessivamente fornita dalle rinnovabili. A fronte di un tasso di crescita della
generazione elettrica mondiale che, tra il 1990 e il 2003, stato del 2,7%, la
produzione di energia elettrica da rinnovabili, si attestata sull1,9%; ci ha
comportato una riduzione della quota da rinnovabili dal 19,5% del 1990 al 17,6%
del 2003.
Figura 2.5 Contributo percentuale per fonte alla produzione di energia elettrica nel mondo.

Tale riduzione risente soprattutto dei dati di produzione elettrica dei Paesi OECD,
responsabili, per una buona met, della produzione mondiale di energia elettrica
da fonte rinnovabile. In questi Paesi, infatti, la crescita della produzione da
rinnovabili stata ben al di sotto della crescita della produzione totale,
attestandosi sullo 0,9%, a fronte di una crescita della generazione elettrica totale
pari al 2,1%.

Nei Paesi non-OECD laumento della produzione elettrica da rinnovabili, pari a


circa il 3%, stato invece di poco inferiore al tasso di crescita della generazione
elettrica totale che nel 2003 arrivato al 3,7%. Tale crescita, superiore di oltre un

- 33 -

punto percentuale a quella dei Paesi OECD, stata determinata dal forte impulso
alla domanda di energia elettrica proveniente dalle economie in fase di sviluppo
dellAsia e dellAfrica.

2.1.1 LItalia nel contesto internazionale


Facendo sempre ricorso ai dati IEA relativi al 2003 possibile confrontare i dati
sullItalia con quelli della media mondiale, dei Paesi dellUE 15 e dellOECD.

E importante sottolineare che molte delle discrepanze che si rilevano fra i dati
prodotti dallIEA e quelli prodotti da altri istituti statistici sono riconducibili alla
metodologia di calcolo ed ai fattori di conversione utilizzati per ricondurre le
quantit fisiche (tonnellate, metri cubi, kWh) di energia utilizzata al loro
equivalente calorico. Questo problema particolarmente rilevante per la
conversione dellelettricit (in kWh) prodotta da fonti rinnovabili o da nucleare.
LIEA utilizza il metodo del contenuto fisico di energia ma ipotizzando per lenergia
nucleare unefficienza di trasformazione dellenergia primaria in elettricit pari al
33%, per lidroelettrico, leolico ed il fotovoltaico unefficienza del 100%, per la
geotermia unefficienza del 10%.
La quota sul totale dellofferta di energia primaria di energia prodotta da fonti
rinnovabili presenta nel 2003 per lItalia un valore (5,6%) che allineato con le
medie relative ai Paesi dellUE 15 (5,8%) e dellOECD (5,6%). Molto maggiore
(13,3%) risulta invece il valore mondiale medio a causa dellelevato ricorso che si
fa della biomassa per usi energetici nei Paesi non-OECD (Figura 2.6).

- 34 -

Figura 2.6 Contributo % delle FR allofferta di energia primaria per regione geografica

Il contributo percentuale delle rinnovabili alla generazione elettrica presenta invece


per lItalia valori che superano la media dei Paesi UE 15 e OECD, avvicinandosi
alla media mondiale in virt della forte incidenza che presenta nel nostro paese la
produzione da fonte idroelettrica (Figura 2.7).
Figura 2.7 Contributo delle rinnovabili alla generazione elettrica per area geografica

Per quanto riguarda il contributo delle diverse fonti alla generazione elettrica da
rinnovabili in Italia e nei Paesi dellUE15, dal confronto emergono le specificit
della situazione italiana.

- 35 -

Queste riguardano non solo la maggiore incidenza dellidroelettrico, quasi l80% in


Italia contro il 73% della media dei Paesi UE 15, ma soprattutto la minore
incidenza dellenergia da biomassa e rifiuti, in Italia pari a circa l8%, pari a quasi
la met della media UE 15; nonch dellenergia da eolico e solare fotovoltaico,
pari al 3%, con valori inferiori a un terzo della media UE 15 (Figura 2.8).
Figura 2.8 Contributo percentuale delle rinnovabili alla generazione elettrica in UE 15
(Elaborazione su dati IEA 2004)

2.2 Energia da fonti rinnovabili in Italia


Nel 2004 le fonti rinnovabili di energia hanno contribuito complessivamente al
consumo interno lordo italiano per una percentuale di poco superiore al 7% (CIL:
somma dei quantitativi di fonti primarie prodotte, di fonti primarie e secondarie
importate e della variazione delle scorte di fonti primarie e secondarie presso
produttori e importatori, diminuita delle fonti primarie e secondarie esportate) vedi
Figura 2.9.
Daltra parte, considerato lelevato tasso di dipendenza energetica dallestero, le
fonti rinnovabili costituiscono, con il 45% circa della produzione interna totale di
energia, la principale fonte di energia endogena.

- 36 -

Figura 2.9 Consumo interno lordo per fonte di energia

In Figura 2.10 riportato landamento negli ultimi cinque anni del contributo delle
diverse fonti al bilancio energetico nazionale. Si rileva una crescita contenuta del
contributo da fonti rinnovabili mentre appare evidente il minor ricorso ai prodotti
petroliferi, a vantaggio del gas naturale e, in piccola misura, anche dei combustibili
solidi.
Figura 2.10 Consumo Interno Lordo di energia per fonte (Mtep). Anni 2000-2004

- 37 -

In Tabella 2.1 sono riportati i dati elaborati dallENEA relativi alla produzione di
energia da fonti rinnovabili negli anni 2000-2004.
Si noti come lincremento percentualmente pi significativo, pur restando su valori
assoluti molto bassi, provenga da fonti quali leolico, il fotovoltaico, i rifiuti e le
biomasse che passano, sul totale delle rinnovabili, da poco pi del 14% del 2000
al quasi 26% del 2004.
Tabella 2.1 Energia da rinnovabili in equivalente fossile sostituito (ktep). Anni 2000-2004

La Figura 2.11 mostra il contributo energetico, in termini di ktep di energia primaria


sostituita, fornito negli anni 2000-2004 da alcune tipologie di fonti rinnovabili.
Si vede come lidroelettrico, che fornisce la quota pi rilevante, sia caratterizzato
da una forte fluttuazione da attribuire a fattori di idricit, mentre la geotermia
mostra un aumento intorno al 10% sullintero periodo.
Per quanto riguarda le altre rinnovabili si evidenzia il buon incremento della
produzione da biomassa e rifiuti, comunque attestata su valori ancora molto
lontani da quelli tipici dei Paesi europei, mentre la produzione complessiva da
eolico e fotovoltaico non ha subito incrementi apprezzabili alla scala del grafico.

- 38 -

Figura 2.11 Produzione di energia da rinnovabili in Italia. Anni 2000-2004 (ktep).

2.3 Energia elettrica da fonti rinnovabili in Italia


La produzione di energia elettrica da rinnovabili ammonta nel 2004 a quasi 56
TWh, pari al 16% del consumo interno lordo (CIL) di energia elettrica; il consumo
interno lordo uguale alla produzione nazionale di elettricit, compreso
lautoconsumo, pi il saldo degli scambi con lestero.
Rispetto al 2003, si assiste ad un aumento medio della produzione di elettricit da
rinnovabili di oltre il 16% (Tabella 2.2).
Tabella 2.2 Energia elettrica da fonti rinnovabili (GWh). Anni 2000-2004

- 39 -

Oltre il 75% della produzione da rinnovabili proviene dallidroelettrico; geotermia e


biomasse (inclusi RSU) contribuiscono entrambe per circa il 10%, leolico per il 3%
e il fotovoltaico solo per lo 0,05% (Figura 2.12 e 2.13). La Figura 2.14 mostra il
confronto fra la produzione totale di energia elettrica in Italia e la quota parte
ricavata da fonti rinnovabili, nel decennio 1994-2004.
Figura 2.12 Produzione di elettricit per fonte rinnovabile (percentuali). Italia 2004

- 40 -

Figura 2.13 Dati GRTN Andamento della produzione lorda da fonte rinnovabile in Italia
dal 1994 al 2004 (GWh)

- 41 -

Figura 2.14 Dati GRTN Confronto tra la produzione rinnovabile lorda e la produzione totale
di energia elettrica in Italia dal 1994 al 2004 (GWh)

- 42 -

2.4 Uno sguardo alla nostra regione: energia elettrica da biomasse in Puglia
Concentriamo, ora, la nostra attenzione sul ruolo della regione Puglia nel
panorama nazionale, relativamente alla produzione di energia elettrica da fonti
rinnovabili, ed in particolare da biomasse.
La Puglia nel 2004 ha fornito energia elettrica da FR pari a 803,6 GWh,
corrispondenti all 1,4% su base nazionale (vedi Figura 2.15).

Di questi 803,6 GWh, 545 GWh provengono da fonte eolica (pari quasi al 30%
della produzione eolica nazionale), appena 0,5 GWh da fonte fotovoltaica (da
questo dato sono per esclusi i tetti fotovoltaici, il cui contributo a livello
nazionale di 27 GWh, stima ENEA 2004), e i restanti 258,1 GWh sono prodotti
da biomasse, il 4,6% su scala nazionale (vedi Figura 2.16).

Se andiamo a sezionare il contributo da biomasse, osserviamo che la regione


Puglia produce lo 0,5% dellenergia elettrica nazionale derivante da RSU, il 4,6%
di quella derivante da biogas e ben l 8,9% di quella ottenuta da residui
agroindustriali (vedi Figura 2.17).

- 43 -

Figura 2.15 Dati GRTN Produzione lorda degli impianti da fonte rinnovabile in Italia nel 2004

- 44 -

Figura 2.16 Dati GRTN Produzione lorda degli impianti da fonte rinnovabile in Italia nel 2004

- 45 -

Figura 2.17 Dati GRTN Quota percentuale della produzione lorda e ore di utilizzazione degli
impianti a Biomasse e Rifiuti in Italia nel 2004

- 46 -

2.4.1 Impianti a biomasse in Puglia


Dal Bollettino per lanno 2004, pubblicato dal GRTN, si rileva lesistenza, nella
regione Puglia, di 8 impianti qualificati IAFR, per una potenza installata di 62 MW.
Gli impianti IAFR, la cui sigla sta per Impianti Alimentati a Fonti Rinnovabili, sono
certificati tali dal GRTN, e costituiscono quegli impianti autorizzati a richiedere i
Certificati Verdi di cui si parler pi approfonditamente nei prossimi paragrafi.
Nella tabella successiva troviamo lelenco degli otto impianti menzionati.
Dati GRTN Elenco impianti qualificati IAFR in esercizio al 30/06/2005

N. IAFR

DENOMINAZIONE INPIANTO

PROVINCIA

FONTE

1021

MONOPOLI

Bari

Biomasse e rifiuti

1121

BAIONE

Bari

Biomasse e rifiuti

162

BRINDISI

Brindisi

Biomasse e rifiuti

115

COPERSALENTO 3

Lecce

Biomasse e rifiuti

118

COPERSALENTO 2

Lecce

Biomasse e rifiuti

1081

CASTELLINO

Lecce

Biomasse e rifiuti

394

R.S.U CITTA DI TARANTO

Taranto

Biomasse e rifiuti

1091

CONSOLE

Taranto

Biomasse e rifiuti

2.5 Le previsioni di sviluppo delluso di biomasse a fini energetici.


Gli obiettivi di sviluppo della bioenergia si inquadrano nellottica di soddisfare gli
impegni internazionali assunti dallItalia nellambito del Protocollo di Kyoto per la
riduzione delle emissioni di gas serra. Inoltre, e sempre di pi, lo stimolo a
realizzare questi programmi nasce dalla necessit di svincolare il mercato
dellenergia in Italia dalla dipendenza dalluso di combustibili fossili che, per il 90%,
sono importati. A livello europeo le FR contribuiscono con circa 120 Mtep/anno, di
cui circa 1/3 costituito da biomasse. La Tabella 2.3 riporta le stime pi attendibili
e le proiezioni future.

- 47 -

Tabella 2.3 Consumi energetici da fonti rinnovabili nell Unione Europea

Negli ultimi anni 90 sono stati delineati degli obiettivi di incremento delluso di
biomasse nellambito di tre documenti programmatici che ancora oggi fungono da
linee guida a livello nazionale:

il Programma Nazionale Energia Rinnovabile da Biomasse (PNERB);

il Programma Nazionale per la Valorizzazione delle Biomasse Agricole e


Forestali (PNVBAF);

il Libro Bianco per la Valorizzazione Energetica delle Fonti Rinnovabili.

Da un punto di vista generale il Libro Bianco prevede un incremento delle


biomasse, dal 97 al 2008-12, doltre 3 volte, mentre il PNERB, per lo stesso
periodo, stima una crescita appena superiore a 2,5 volte, che viene confermata
dal PNVBAF.
In particolare le prospettive quantificate nel Libro Bianco prevedevano per il 20082012 una produzione dalle biomasse di energia elettrica e termica pari a circa 5,7
milioni di tep secondo la tendenza riportata nella tabella 2.4.
Tabella 2.4 Situazione della produzione di energia da biomasse al 1997 e previsioni al 20082012 (secondo il Libro Bianco)

- 48 -

In realt, rispetto alle previsioni fatte nei citati documenti di programmazione, il


ritardo che si sta verificando notevole, non solo per la bioenergia, ma anche per
tutte le altre fonti energetiche rinnovabili (FR). Per farsi unidea di tale divario si
vedano le figure 2.18 e 2.19, riferite rispettivamente alle biomasse e allintero
settore delle fonti rinnovabili di energia.
La forbice tra le tendenze attuali e gli obiettivi attesi tende rapidamente a crescere,
allontanando nel tempo il loro raggiungimento, ci dimostra la necessit di pi
incisive azioni per dare un sensibile impulso allo sviluppo delle FR.
Figura 2.18 Elaborazione ITABIA Tendenza di crescita della bioenergia in Italia

Figura 2.19 Elaborazione ITABIA Tendenza di crescita delle FR in Italia

- 49 -

2.6 Incentivi allutilizzo della biomassa per la produzione di energia


La concretizzazione degli obiettivi e delle strategie messe a punto a livello di
programmazione, si esplica attraverso lemanazione di incentivi in grado di
stimolare le imprese e i cittadini a riconvertire tutto o parte dei propri consumi
verso le FR e, in particolare, le biomasse.
Gli incentivi possono essere di tipo economico o anche limitarsi a semplificazioni
amministrative; gli aiuti economici si dividono a loro volta in diretti (contributi,
finanziamenti, ecc.) o indiretti (defiscalizzazioni, detraibilit, ecc.), entrambi
comunque tendenti a ridurre il differenziale di costo tra fonte tradizionale e
rinnovabile, valorizzando la componente ambientale di questultima.
Sia pure in maniera non del tutto omogenea, sussistono in Italia incentivi
pressoch per tutte le filiere connesse alla bioenergia.
Vediamo, in particolare, quelli connessi alla produzione di energia elettrica.

CIP 6
Provvedimento n. 6/92 del CIP (Comitato Interministeriale Prezzi) relativo
all'incentivazione della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili. Ha
determinato le tariffe ed i contributi relativi alla produzione e cessione ad ENEL di
energia da fonti convenzionali, rinnovabili ed assimilate.

Certificati Verdi
Il sistema di incentivazione della produzione di energia verde, introdotto nellart. 11
del D. Lgs. 79/99 (Decreto Bersani), prevede il superamento del vecchio criterio di
incentivazione tariffaria CIP 6, per passare ad un meccanismo di mercato
competitivo basato sui Certificati Verdi (CV), titoli emessi dal Gestore della Rete di
Trasmissione Nazionale (GRTN), che certificano la produzione di energia da fonti
rinnovabili. Ogni Certificato Verde attesta la produzione di 50 MWh, nellarco
dellanno di emissione (allinizio il decreto prevedeva 1 CV ogni 100 MWh).
Nel mercato dei CV la domanda costituita dallobbligo, per i produttori ed
importatori di energia, di immettere annualmente una quota, inizialmente pari al

- 50 -

2%, di energia prodotta da fonti energetiche rinnovabili, di quanto prodotto e/o


importato da fonti convenzionali nellanno precedente. Lofferta costituita dai CV
emessi a favore di impianti privati che hanno ottenuto la qualificazione da parte del
GRTN (garanzia di origine IAFR, Impianto Alimentato a Fonti Rinnovabili), cos
come da quelli che il GRTN emette a proprio favore a fronte dellenergia prodotta
dagli impianti CIP 6.

Per lanno 2002 il valore della domanda stata pari a 3,23 TWh, riferita a 35
operatori soggetti a questo obbligo, mentre lofferta stata di 0,9 TWh. La
domanda residua (2,33TWh) corrispondente, nel 2002, a 23.300 certificati stata
coperta da quelli a disposizione del GRTN.
Per lanno 2003 il valore della domanda stata pari a 3,46 TWh, riferita a 42
operatori soggetti a questo obbligo, mentre lofferta stata di 1,3 TWh. La
domanda residua (2,16 TWh) corrispondente a 21.600 certificati stata coperta lo
stesso da quelli a disposizione del GRTN.

I certificati danno un valore unico al kWh "verde" prodotto, a prescindere dalla


fonte utilizzata; ci provoca uno svantaggio per la biomassa rispetto alle altre FR
che hanno costi di approvvigionamento nulli.
Infatti, il sistema dei CV, avviato con il Decreto Bersani, non presentava
diversificazioni di incentivazione tra le diverse fonti energetiche. Lesperienza
maturata nello sviluppo dei progetti in questo settore ha evidenziato come il
sistema risultava essere asimmetrico, sostenendo in maniera efficiente alcune
fonti, come quella eolica, e rendendo daltra parte difficoltosa la realizzazione di
impianti che sfruttano risorse e tecnologie poco competitive quali la biomassa e il
solare termico e fotovoltaico.
In tale ottica, il Decreto Legislativo 387/2003, emanato in attuazione della Direttiva
Europea 2001/77/CE relativa alla promozione dellenergia elettrica prodotta da FR,
cerca di fornire una risoluzione valida al problema, promuovendo uno sviluppo
sostenibile e uniforme dei progetti attraverso strumenti specifici di sostegno.

- 51 -

Il Decreto Legislativo potenzia il sistema dei Certificati Verdi incrementando la


quota dobbligo minima del 2%: la percentuale di energia elettrica da fonte
rinnovabile che deve essere immessa nel sistema elettrico nazionale, viene
incrementata annualmente di un fattore 0.35% nel periodo 2004-2006.
Successivamente il Ministero delle Attivit Produttive dovr stabilire ulteriori
incrementi per i trienni 2007-2009 e 2010-2012.

La durata attuale dei CV di 8 anni.


E prevista unulteriore estensione per altri 4 anni (solo, per, sul 60% della
produzione), per quegli impianti che non hanno usufruito di alcun tipo di incentivo
pubblico.
Il prezzo di riferimento dei CV stabilito periodicamente dal GRTN ed pari alla
differenza tra il costo medio dellenergia CIP6, prodotta da impianti alimentati a
FR, ed il ricavo derivante dalla vendita dellenergia CIP6.
Per lanno 2005 il prezzo di offerta stato di 10,892 c per kWh.

Certificati Bianchi
Nellambito della vigente legislazione per il risparmio e lefficienza energetica e per
lo sviluppo delle FR, sono stati emanati nel 2001 due Decreti dellallora Ministero
dellIndustria di concerto con il Ministero dellAmbiente (DM Ministero Industria
24/04/01), al fine di individuare rispettivamente:

gli obiettivi quantitativi nazionali di risparmio energetico ed utilizzo di fonti


rinnovabili nel settore della distribuzione del gas naturale;

gli obiettivi quantitativi nazionali di incremento dellefficienza energetica


negli usi finali nel settore della distribuzione dellenergia elettrica.

Tali decreti istituiscono un meccanismo innovativo, che prevede lemissione, da


parte dellAutorit per lEnergia Elettrica ed il Gas (AEEG), di Titoli di efficienza
energetica a fronte dei risparmi energetici conseguiti, verificati e certificati
dallAutorit stessa.

- 52 -

A differenza dei Certificati Verdi i titoli rappresentano quindi delle unit di energia
primaria risparmiate, anzich prodotte.
Le caratteristiche peculiari dei Titoli sono:

dimensione, pari a 1tep di energia risparmiata;

negoziabilit, attraverso contratti bilaterali o nel mercato organizzato dal


Gestore del Mercato Elettrico;

validit per 5 anni;

bancabilit, ossia accumulabilit e utilizzabilit nellarco temporale della loro


validit.

Il meccanismo stato rivolto verso le imprese di distribuzione dellenergia e del


gas con pi di 100.000 clienti, con un contributo agli obiettivi complessivi in base
al rapporto tra lenergia distribuita ai clienti finali connessi alla propria rete e
lenergia complessivamente distribuita sul territorio nazionale. Almeno il 50% del
risparmio energetico deve essere conseguito attraverso una corrispondente
riduzione dei consumi.
I soggetti che realizzano i risparmi possono essere:

le societ di distribuzione stesse mediante azioni dirette;

societ controllate dalle stesse societ di distribuzione;

le societ operanti nel settore dei servizi energetici (Energy Service


Companies- ESCO), comprese le imprese artigiane e consortili.

I Decreti elencano una serie di tipologie di interventi e misure per il conseguimento


del risparmio e dellefficienza energetica, alcuni dei quali fanno riferimento diretto
allutilizzo di fonti energetiche rinnovabili tra cui le biomasse

Renewable Energy Certificares System (RECS)


Il sistema RECS prende spunto dalla Direttiva Europea n. 92 del 1996 che fissa le
norme comuni per il mercato interno dellenergia elettrica. Questo sistema volto
al riconoscimento ed al sostegno economico del valore ambientale dellenergia
elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili. Il GRTN

insieme ad altri

operatori, produttori e distributori, italiani ed europei, partecipa al sistema RECS.

- 53 -

Il sistema si basa sullemissione di certificati, denominati RECS, che attestano la


produzione di energia elettrica da fonti energetiche rinnovabili per una quota
minima pari ad 1 MWh, nellarco dellanno di emissione. Rispetto ai Certificati
Verdi, i RECS possono essere emessi a favore di:

impianti entrati in esercizio prima del 1999;

impianti che non raggiungono produzioni annue pari o superiori a 50 MWh,


necessari per i CV;

impianti che hanno eccedenze di produzione, inferiori a 50 MWh, non


certificabili con i CV.

Lobiettivo di creare un mercato trasparente ed efficiente regolato su organismi e


sistemi europei, da utilizzare come modello per la realizzazione di un commercio
internazionale dei Certificati Verdi.
Il relativo mercato di scambio volontario, i produttori attraverso traders,
commercializzano i RECS ai consumatori finali (societ e imprese) che decidono
di acquistare lenergia elettrica ad un prezzo pi alto, avvalendosi in questo caso
di un logo (Figura 2.20) che attesta limpegno allacquisto di energia verde.
Figura 2.20 Logo attestante limpiego di energia da fonti rinnovabili.

Attualmente il sistema RECS coinvolge 170 membri tra produttori, traders e


societ di certificazione del settore elettrico, distribuiti in 14 paesi europei. Nel
primo anno di sperimentazione, in Italia, sono stati emessi oltre 310.000 certificati.

In seguito (Tabella 2.5) sono messi a confronto gli elementi essenziali che
caratterizzano i meccanismi di incentivazione finora descritti.

- 54 -

Tabella 2.5 Comparazione dei meccanismi di incentivazione alla produzione


elettrica da biomasse

di energia

- 55 -

- 56 -

Capitolo 3

La sansa in Puglia: residuo o risorsa?

3.1 La sansa nella legislazione italiana


Come gi detto nel primo capitolo, la sansa rappresenta uno dei sottoprodotti della
lavorazione delle olive per la produzione dellolio.
Considerando che la Puglia, con quasi il 95% dei comuni interessati
dallolivicoltura, occupa il primo posto in Italia sia per la quantit di olive prodotte
che per la qualit, risulta evidente limportanza che pu assumere la
valorizzazione dei sottoprodotti della lavorazione delle olive sia per il territorio che
per la stessa produzione di olio.

Occorre dire, da subito, che un notevole impulso, alla valorizzazione di questa


particolare biomassa, venuto in seguito alla modifica del DPCM del 8/3/2002.
Infatti, questo decreto annoverava, fra i combustibili vegetali liberamente
utilizzabili, solo la sansa vergine, ottenuta in seguito a un processo
esclusivamente meccanico; mentre la sansa esausta, ottenuta mediante un
processo chimico, rientrava formalmente fra i rifiuti non pericolosi.
Ricordiamo che la categoria rifiuti non pericolosi rientrante a sua volta nella
categoria rifiuti speciali, in questo caso derivanti da attivit agro-industriali,
regolamentata dal Decreto Legislativo del 5/2/1997 n.22 (meglio noto come
Decreto Ronchi), ed perci sottoposta a particolari restrizioni relativamente al
trasporto, allo stoccaggio e alle emissioni da combustione.
Attualmente, invece, in seguito al DPCM datato 8/10/2004, pubblicato sulla
Gazzetta Ufficiale n.295 del 17/12/2004, anche la sansa esausta stata
classificata come combustibile di origine vegetale, a basso impatto ambientale, in
conclusione, non pi un rifiuto (vedi emissioni ammissibili nella Tabella 1.1 al

- 57 -

Cap.1). Il decreto precisa, per, delle condizioni affinch, la sansa esausta, rientri
nella categoria dei combustibili; all art. 1, comma 4 afferma:
All'allegato III, punto 1, del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 8
marzo 2002 e' aggiunta la seguente lettera: f) Sansa di oliva disoleata avente le
caratteristiche riportate nella tabella seguente (Tabella 3.1, ndr), ottenuta dal
trattamento delle sanse vergini con n-esano per l'estrazione dell'olio di sansa
destinato all'alimentazione umana, e da successivo trattamento termico, purch i
predetti trattamenti siano effettuati all'interno del medesimo impianto; tali requisiti,
nel caso di impiego del prodotto al di fuori dell'impianto stesso di produzione,
devono, anche agli effetti dell'art. 26 del decreto del Presidente della Repubblica
n. 203/1988, risultare da un sistema di identificazione conforme a quanto stabilito
al punto 3... (ovvero che indichi chiaramente, ndr) ...la denominazione sansa di
oliva disoleata, la denominazione e l'ubicazione dell'impianto di produzione,
l'anno di produzione, nonch il possesso delle caratteristiche di cui alla tabella
riportata al punto 1.
In altre parole se la sansa esausta deve essere utilizzata al di fuori dellimpianto di
produzione, il prodotto dovr essere chiaramente tracciabile attraverso, apposite
etichette in caso di prodotto imballato (inferiore a 100 kg), o tramite documenti di
accompagnamento, nel caso di prodotto sfuso o di imballaggi che contengano
quantit superiori a 100 kg.
Tabella 3.1 Requisiti per la sansa esausta secondo il DPCM 8/10/2004

- 58 -

Il DPCM del 2004 ha fatto s che la sansa fosse utilizzata come combustibile, non
solo a livello domestico, ma anche a livello industriale per la produzione di energia
termica e/o elettrica.
Quando la sansa esausta era considerata rifiuto non pericoloso, le sue
applicazioni erano prevalentemente altre, a cui far cenno nel paragrafo 3.3.

3.2 Filiera di produzione della sansa esausta


Mi accingo ora ad illustrare il ciclo di lavorazione della produzione di olio di oliva,
da cui le sanse provengono.
In tutti i Paesi aventi una significativa produzione di olio di oliva sussistono due tipi
di lavorazione, antagoniste sul piano commerciale (Figura 3.1).
La semplice osservazione dello schema evidenzia chiaramente come, dal punto di
vista commerciale, le sanse provenienti da FRANTOI TRADIZIONALI siano
ritenute pi pregiate di quelle ottenute da FRANTOI CONTINUI, vista la notevole
diversit del contenuto di umidit residua (molto minore in quella dei frantoi
tradizionali).

- 59 -

Figura 3.1 Confronto fra i cicli di lavorazione per la produzione di olio di oliva

- 60 -

Ciononostante, esiste una marcata tendenza da parte dei frantoiani, ad


abbandonare il sistema tradizionale di lavoro (pressatura). Tale tendenza,
associata alla estrema variabilit della produzione di olive, determina uno scenario
molto complesso sulle problematiche del settore che stanno gravando sui
sansifici, operatori intermedi della produzione di olio di oliva che sulla sansa
vergine, impostano la loro attivit.
Laggravato processo di essiccazione nel sansificio, determinato dai sempre pi
numerosi frantoi continui, comporta la rapida obsolescenza tecnologica degli
stessi sansifici, spesso inadeguati a reggere il drammatico raddoppio dei volumi di
acqua da essiccare.
La prima conseguenza di tale situazione nellincremento dei consumi energetici
totali del sansificio.

Osservando il diagramma a blocchi, notiamo che, nel metodo tradizionale, dalle


olive molite si estrae circa il 20% di olio e come residuo di lavorazione otteniamo il
45% di sansa vergine e il 35% di acqua di vegetazione; questultima risulta essere
particolarmente

inquinante

contenendo

unimportante

carico

di

sostanze

organiche, di sostanze grasse, di acidi oleici e sostanze sospese.

Con il metodo della centrifugazione continua, alle olive, dopo la molitura e la


frangitura, viene aggiunta acqua di diluizione, aumentando cos lumidit dei
prodotti residui.
Infatti, estraendo alla fine del processo, pi o meno la stessa quantit di olio (20kg
su 100kg di olive molite), si ottengono, ipotizzando in ingresso 100kg di olive pi
40kg di acqua di diluizione, 60kg di sansa vergine (pi umida rispetto a quella
ottenuta per pressatura) e 60kg di acqua di vegetazione.

Le sanse vergini cos ottenute, vengono mandate nei sansifici, i quali provvedono,
attraverso un procedimento termo-chimico, che prevede luso di un solvente detto
esano, ad estrarre lolio ancora presente, e ad ottenere come residuo di

- 61 -

lavorazione la cosiddetta sansa esausta, avente umidit circa del 8-15% ed un


potere calorifico di 4400-4800 Kcal/Kg.
In Figura 3.2 si osserva una schematizzazione del processo di produzione della
sansa esausta.
Figura 3.2 Schema della lavorazione della sansa vergine in un sansificio

Descriviamo pi nel dettaglio le varie fasi della lavorazione.

essiccazione: un tipico essiccatoio utilizzato per la sansa consta di un


cilindro in lamiera, leggermente inclinato rispetto al piano orizzontale, che
ruota su rulli azionato da un motore elettrico. La sansa entra nell'essiccatoio
mediante una coclea e avanza nel cilindro grazie ad un sistema ad alette
inclinate disposte internamente all'essiccatoio e costituite da ferri angolari.
La sansa con il movimento del cilindro si mescola in modo da essere bene
esposta alla corrente di aria calda costituita dai fumi del focolare. Per la
produzione di aria calda si brucia la sansa esausta. E' possibile utilizzare

- 62 -

essiccatoi a pi vie, in caso di sanse particolarmente umide, costituiti da


cilindri concentrici ove la sansa e l'aria calda percorrono pi volte la
lunghezza del cilindro;

estrazione dell'olio: gli impianti di estrazione possono essere continui e


discontinui, quelli maggiormente utilizzati sono i discontinui; l'estrazione
basata sul semplice principio della diffusione dell'olio dalla sansa nel
solvente nel quale immersa;

distillazione: la fase di evaporazione del solvente dalla miscela suddivisa


in due tempi: nel primo si allontana l'eccesso di solvente (98-99%)
attraverso riscaldamento con vapore indiretto; nel secondo si effettua la
totale evaporazione attraverso l'impiego di vapore diretto surriscaldato,
evitando, comunque, di innalzare eccessivamente la temperatura finale
dell'olio.

Processi di Raffineria
La raffinazione dell'olio di oliva si effettua per rendere commestibili oli che non
possono essere utilizzati per l'alimentazione allo stato naturale, ma devono essere
sottoposti a processi per migliorarne il contenuto di acidit, la colorazione ed il
sapore. Il ciclo di raffinazione si ottiene mediante le seguenti fasi:
neutralizzazione: consiste nell'abbattimento dell'acidit dell'olio grezzo
mediante additivazione di sostanze basiche (soda);
lavaggio: ha lo scopo di allontanare gli additivi chimici della neutralizzazione
mediante acqua;
decolorazione: mediante l'uso di terre decoloranti l'olio chiarificato;
deodorazione: l'olio privato delle componenti maleodoranti con un
processo di distillazione sotto vuoto.

Orientativamente il 35-40% della sansa esausta prodotta da un sansificio viene


utilizzata per lessiccazione delle sanse vergini e la produzione di vapore
necessaria per lestrazione dellolio residuo a mezzo solvente.

- 63 -

Si stima che, di tutte le olive destinate alla produzione di olio di oliva in Puglia, ben
il 90% venga molito in frantoi continui e solo il restante 10% in frantoi tradizionali.

Nella Tabella 3.2 vengono messi a confronto le diverse tipologie di sansa vergine
provenienti da frantoi tradizionali e continui.
Tabella 3.2 Confronto fra sanse da frantoi tradizionali e continui

Contenuto

Sanse da
FRANTOI TRADIZIONALI

Sanse da
FRANTOI CONTINUI

26-30%

50-55%

8%

4%

62-66%

41-46%

UMIDITA
OLIO RESIDUO
SANSA ESAUSTA

3.3 Usi principali della sansa prima del DPCM 8/10/2004


Prima della correzione del DPCM 8/3/2002, essendo la sansa esausta considerata
un rifiuto, anche se non pericoloso, non era possibile equipararlo ad un
combustibile vegetale, ragion per cui, subentrando complicazioni concernenti il
trasporto, lo stoccaggio e le emissioni, si cercavano applicazioni alternative alla
combustione diretta.
Fondamentalmente i settori interessati erano i seguenti:

3.3.1 Agricoltura
Storicamente le sanse trovavano il loro impiego come concime in agricoltura; nel
tempo, con la dicotomia creatasi tra agricoltori e frantoiani, attivit prima
concentrate nelle mani di grandi latifondisti, anche la sansa vergine smise di
essere utilizzata come concime, essendosi spostato il problema del suo
smaltimento

dallinsediamento

agricolo

proprio,

ad

una

localizzazione

semindustriale.

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Soltanto recentemente c stato un rilancio dellutilizzazione della sansa,


opportunamente trattata, come ammendante agricolo.
Con lutilizzazione della sansa come vettore di quelle sostanze organiche ed
inorganiche, atte al reintegro della fertilit del suolo, si cerca di raggiungere due
obiettivi:

valorizzazione economica della sansa esausta;

utilizzazione di ammendanti esclusivamente vegetali.

Le indagini sperimentali condotte nel corso degli ultimi anni sulle effettive
possibilit di spargimento diretto di sanse vergini o esauste sui terreni agrari di
varia costituzione e caratteristiche, e variamente utilizzati per colture erbacee ed
arboree di ogni genere, hanno evidenziato che risulta possibile spargere sul
terreno questi sottoprodotti, ma che anche probabile che queste aggiunte
possano determinare temporanee condizioni critiche, per almeno una parte della
microflora batterica del terreno.

In molti casi apparso pi opportuno, suggerire di procedere al compostaggio, di


tali sottoprodotti dellindustria olearia, in miscela con altre biomasse, tecnicamente
ed economicamente idonee, come residui di potatura e letame.

E per da rilevare che la sperimentazione eseguita in tal senso non ha sempre


dato risultati univoci, sia in ordine alla pi opportuna tecnica da seguire nel
processo di compostaggio, sia in relazione alla scelta delle biomasse da
aggiungere al refluo di partenza, sia in rapporto alla economicit complessiva del
processo, sia in rapporto alle caratteristiche biochimiche e agroproduttive del
materiale ottenuto.

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3.3.2 Mangimistica
In questo settore, la sansa esausta, prima di poter essere utilizzata, deve subire la
lavorazione di separazione dal cosiddetto nocciolino (nocciolo delloliva
frantumato) dalla parte pi leggera e pi fine costituita dalla polpa e dalla buccetta.
Mentre il nocciolino destinato allutilizzo come combustibile pi pregiato, visto il
migliore PCI (5000-5200 Kcal/Kg) rispetto a quello della sansa esausta tal quale,
la parte polverulenta utilizzata per lalimentazione del bestiame previa
lavorazione di cubettatura.

Lindustria mangimistica presenta una forte variabilit della domanda delle materie
prime e causa una forte incostanza nellassorbimento di sansa esausta.
Ci ha sfavorito gli investimenti in questa direzione, rinunciando ad avviare una
campagna di sensibilizzazione tesa ad incrementare la possibilit di mercato e a
renderlo pi stabile.
Si ricorda, comunque, che la Puglia non ha una spiccata vocazione zootecnica, se
non nellentroterra, lontano cio dai grandi insediamenti olivicoli.

3.3.3 Fabbricazione di laterizi


Nella fabbricazione di laterizi, la sansa esausta, senza subire alcuna lavorazione,
miscelata con argilla e, dopo lopportuno impasto e la necessaria fornatura,
sottoposta a processo di cottura.

Laggiunta di sansa esausta, in effetti, consente di ottenere un laterizio molto pi


poroso e quindi con ottime caratteristiche isolanti, meno fragile e pi leggero.
Inoltre la sansa esausta, incorporata nellimpasto, partecipando alla combustione
durante la cottura, con il proprio apporto di calore fa diminuire il consumo di
combustibile fossile.
Limpossibilit di controllare in modo preciso la combustione nel forno e
lomogeneit della miscela, ne ostacolano lintroduzione in tale settore.

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3.3.4 Ebanisteria
Lebanisteria si occupa dellutilizzazione di un sottoprodotto della sansa, ovvero
del nocciolino. Con laggiunta di particolari collanti, infatti, possibile ottenere la
fabbricazione di pannelli di ottima qualit e con ottime doti di isolante elettrico.
Per tale ragione, oltre ad essere utilizzato per il rivestimento degli interni delle
abitazioni, questi pannelli sono stati impiegati per lisolamento dei quadri elettrici.
Alcune considerazioni estetiche e la crisi del rivestimento in pannelli, relegano
anche questa possibilit di mercato ad uno o due punti percentuali rispetto
allintera produzione di sansa esausta.

3.4 Usi principali della sansa dopo il DPCM 8/10/2004


Radicale stato il cambio di scenario dopo la modifica del DPCM del 2002.
Potendo considerare la sansa esausta, un combustibile a basso impatto
ambientale, molto rapidamente la sua applicazione principale divenuta quella di
produrre energia termica e/o elettrica, a scapito di tutti gli usi, precedentemente
descritti, che sono andati via via contraendosi.

3.4.1 Produzione di energia termica ad uso domestico


Dopo il decreto, aumentato il numero delle gi esistenti caldaie domestiche che
utilizzavano sansa esausta come combustibile, visto il buon rendimento termico di
questa biomassa e liniziale prezzo economico sul mercato.

Allo stato attuale, per, questo combustibile comincia ad essere meno competitivo
rispetto ad altri ad esso concorrenti (legna, cippato, pellets, ecc.), per vari motivi:

La sua combustione emana cattivo odore e quindi, la caldaia va montata in


locali esterni;

Il suo prezzo in continua ascesa;

Ultimamente alcune ASL stanno analizzando i suoi fumi, in quanto non


rientrerebbero nelle norme.

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3.4.2 Produzione di energia termica ad uso industriale


Abbiamo gi detto che i primi utilizzatori della sansa esausta come combustibile
sono gli stessi santifici per ottenerne il calore di processo.
In passato la sansa era largamente utilizzata come combustibile anche nei
cementifici, ma tale mercato si andato via via affievolendo, sia per la
competitivit del prezzo del carbone, che per lincostanza dellofferta di sansa,
legata alla variabilit del sistema agricolo.
In ambito regionale si rilevano altri usi semindustriali nel florovivaismo e
nellagricoltura in serra.

3.4.3 Produzione di energia elettrica


In questo paragrafo esamineremo lattitudine dellutilizzo della sansa esausta per
la produzione di energia elettrica, riferendoci a esperienze gi effettuate in passato
e a rapporti sperimentali ufficiali che ipotizzano luso della sansa come
combustibile principale o complementare.

Sansa come combustibile primario


Ipotizzare di fare andare una medio-piccola centrale interamente a sansa esausta
non prevede accorgimenti molto diversi da quelli relativi alle gi pi collaudate
centrali a biomasse legnose.
Non esistono problemi sul piano termico, la combustione facilmente
controllabile, i sistemi di abbattimento fumi e polveri, gi usati nei sansifici e nelle
attuali centrali, garantiscono il rispetto delle normative esistenti, portando il
quantitativo di emissioni ad essere anche di cento volte inferiore ai valori limite
consentiti; inoltre le ceneri di combustione possono essere smaltite facilmente
come ammendanti agricoli.
La tecnologia di manipolazione e combustione della sansa esausta non presenta
alcun problema tecnologico, ma comporta costi di investimento complessivo, di
gestione, di approvvigionamento e stoccaggio della biomassa non indifferenti.

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In effetti soltanto dove esiste gi la lavorazione della sansa possibile effettuare


le economie di scala che rendano conveniente un simile investimento.
E auspicabile allora individuare, sul territorio pugliese, alcuni poli delle sansa,
nei quali installare centrali termoelettriche di medio-piccola potenza.
Nel prossimo capitolo esamineremo pi nel dettaglio le caratteristiche tecnico
economiche di una centrale elettrica alimentata a biomasse, in particolare a
biomasse legnose e/o sansa esausta.

Sansa come combustibile complementare al carbone


Unaltra possibilit di utilizzo della sansa esausta quella di un suo uso come
combustibile complementare ad altri.
Poich la movimentazione, lo stoccaggio e la combustione della sansa, richiedono
gli stessi particolari accorgimenti richiesti per il carbone, la sua additivazione in
basse percentuali a tale combustibile, sicuramente una soluzione fattibile.
Laggiunta di sansa esausta al carbone, infatti, abbasserebbe le emissioni di zolfo
(componente praticamente assente nella sansa) delle centrali, senza alcun
problema tecnico reale.
Per restare nellambito della regione Puglia, si potrebbe pensare ad un utilizzo di
sanse esauste nelle centrali di Cerano (Br), propriet ENEL, e Brindisi Nord,
propriet EDIPOWER, entrambe alimentate a carbone.
In questottica si presenterebbero due possibili soluzioni:

La sansa esausta potrebbe essere continuamente additivata al carbone a


percentuale costante;

La sansa potrebbe essere impiegata come correttivo ecologico in particolari


periodi dellanno (percentuali di sansa pi elevate).

Nel primo caso basterebbe integrare lalimentazione del carbone con una piccola
linea di adduzione della sansa esausta che integri il combustibile principale con
meno del 2% in peso. Tale minima quantit non comporterebbe variazioni
significative in termini di combustione, n di regolazione dei generatori di vapore e
neppure complicazioni dellesistente impianto di movimentazione del combustibile.

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La seconda soluzione, invece, si prefigge lo scopo di contenere le emissioni di


zolfo, nei periodi in cui tali emissioni presentano dannosi effetti sinergici con
analoghe emissioni da altre fonti, per esempio gli impianti di riscaldamento e il
traffico automobilistico.
Il periodo invernale, quindi, limitato ai mesi di dicembre, gennaio e febbraio,
sembrerebbe il periodo pi critico dal punto di vista dellinquinamento da zolfo.
Una riduzione del carico inquinante, proveniente dalle centrali termoelettriche in
questione, avrebbe un sicuro effetto benefico. Aggiungendo la sansa esausta al
carbone in preparazione prossima al 10% in peso si ridurrebbero della stessa
quantit le emissioni di zolfo senza variare in maniera sostanziale la gestione della
stessa centrale.
Gli esistenti sistemi di regolazione della combustione potrebbero seguire
facilmente tale variazione senza ridurre in alcun modo la potenza erogata dai
turbogeneratori.
Secondo tale soluzione, ci sarebbe la coincidenza del periodo di utilizzazione della
sansa esausta nella centrale termoelettrica, con la campagna di oleificazione e
produzione della sansa, con lulteriore beneficio di ridurre gli stoccaggi di sansa.

Un esempio dal passato: la centrale termoelettrica ENEL di Pietrafitta (Pg)


In passato lENEL, con la sua centrale termoelettrica di Pietrafitta, ha
rappresentato unutenza importante, con i suoi 200.000 q/anno di sansa esausta
utilizzata.
Questa centrale, da 150 MW, utilizzava come combustibile principale il carbone.
Attualmente stata ripotenziata e trasformata in una centrale a ciclo combinato a
gas naturale da 450 MW.
La possibilit della co-combustione carbone-sansa era confermata dalle analisi,
effettuate dal laboratorio, annesso alla centrale, dalle quali sono state rilevate le
seguenti percentuali di componenti primarie nella sansa esausta:

Carbonio: 48,4%

Idrogeno: 8,57%

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Ossigeno: 43,03%

Zolfo: tracce

La presenza di zolfo soltanto in piccole tracce, rendeva la sansa un combustibile a


basso indice di inquinamento, il ch ne consigliava, senza controindicazioni,
lutilizzo come combustibile. Vedremo nel prossimo paragrafo, altre conferme
sperimentali che sono giunte a sostegno di questa tesi.
Sul piano della combustione e quindi dellesercizio, non vi sono mai stati problemi,
quando il controllo della sansa acquistata, vincolava il fornitore a conferirla ad un
prefissato livello di umidit. In precedenza, invece, lumidit non era vincolata sul
piano contrattuale e i fornitori aggiungevano acqua che si facevano pagare al
prezzo della sansa. Questa cattiva abitudine aveva creato diversi problemi di
instabilit della combustione, con la conseguente variazione della portata di
vapore e continuo intervento dei sistemi di regolazione sul lato turbina, che non
riusciva pi ad erogare la potenza nominale prevista. Con lintroduzione
dellimpegno contrattuale sul limite di umidit, i sansifici furono costretti a conferire
la sansa esausta con una miglior qualit, eliminando tutti gli inconvenienti causati
in centrale.
LENEL smise luso di sansa quando, nellelenco dei combustibili, promulgato
dallallora Ministero dellIndustria, la sansa esausta, per ignote motivazioni e/o
dimenticanze non fu inserita.

Rapporto CESI sulla co-combustione sansa-carbone


A supporto di quanto appena detto sulla sansa come combustibile complementare
al carbone, esiste in letteratura uno studio del 2002, effettuato dal CESI (Comitato
Elettrotecnico Sperimentale Italiano), il quale ha analizzato nel dettaglio, le
conseguenze dellutilizzo della sansa miscelata al carbone in diverse percentuali,
nelle varie fasi: dallalimentazione della caldaia alle emissioni nellambiente.
Quello che ne emerge un rapporto che contiene molte luci e poche ombre.
I rapporti di cui sopra sono i seguenti:

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CO-COMBUSTIONE

CARBONE-SANSA

Progetto

della

matrice

sperimentale e messa a punto del sistema di alimentazione del


combustibile secondario (Prot. CESI n. A1/039633)

PROVE DI COMBUSTIONE MISTA CARBONE-SANSA sullimpianto


sperimentale da 5MWt di S.Gilla (Cagliari) (Prot. CESI n. A1/040055)

Riporto, di seguito, le conclusioni del rapporto.


Il presente rapporto tecnico descrive i risultati delle prove di combustione mista

carbone/sansa esausta effettuate sulla caldaia sperimentale da 5 MWt installata


presso larea di S.Gilla (Cagliari).
Le prove hanno permesso di valutare limpatto della co-combustione:

sul sistema di macinazione e alimentazione del combustibile;

sullo sporcamento della caldaia;

sullefficienza del processo di combustione;

sulle emissioni solide e gassose convenzionali;

sui microinquinanti organici;

sulla qualit delle ceneri.

La matrice sperimentale prevedeva una prova di baseline a carbone e due prove


di combustione mista con differenti frazioni di sansa (20% e 40%).
La sperimentazione effettuata ha permesso di trarre le seguenti conclusioni.

Pre-trattamento della sansa


La sansa esausta un prodotto solido di natura granulare che si trasporta
agevolmente e non richiede particolari pretrattamenti, se non lessiccazione del
prodotto, qualora presentasse allorigine umidit superiore al 10-15%, onde evitare
impaccamenti in fase di macinazione.

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Impatto sul sistema di combustione

Macinazione e alimentazione

La sansa stata premiscelata con il carbone in pezzatura in un silos e macinata


con il mulino principale dellimpianto; la miscela stata quindi inviata ai bruciatori
senza intasamenti sulla linea di alimentazione. E possibile tuttavia che ci sia stato,
a tratti, un miscelamento non omogeneo della biomassa con il polverino di
carbone.

Stabilit di fiamma

La sansa ha unalta percentuale di materie volatili, condizione che ha determinato


una buona stabilit di fiamma. Non si sono rilevati problemi di combustione.

Sporcamento camera di combustione

La combustione della sansa, pur avendo fatto rilevare un leggero aumento della
deposizione, non ha dato problemi di fouling: i depositi sulla sonda di prelievo
sono infatti risultati di natura polverosa e facilmente asportabili con il lavaggio.
Le basse temperature di fusione, dovute alla presenza di alte concentrazioni di
alcali, fanno temere fenomeni di slagging. La presenza di Cl, che pu trovarsi
anche in concentrazioni molto elevate, pu dar luogo a problemi di corrosione.
Il miscelamento con un carbone di caratteristiche idonee, pu mitigare i fenomeni
di sporcamento.

Efficienza di combustione

La combustione con la sansa ha fatto registrare un miglioramento degli


incombusti, crescente con la frazione di combustibile secondario.

Emissioni
I vantaggi maggiori della combustione con la sansa si rilevano nelle emissioni, che
fanno registrare una diminuzione generalizzata.
In particolare confrontando la combustione a carbone con la combustione mista
60/40 si rileva che:

gli ossidi di azoto (NOx) sono diminuiti del 28%;

gli ossidi di zolfo (SO2) sono scesi di oltre il 36%;

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la concentrazione delle polveri diminuita del 60%;

gli incombusti nelle ceneri sono calati del 75%;

lacido cloridrico aumentato del 18%;

le diossine (PCDD/F) non risultano formarsi in concentrazioni rivelabili in


nessuna delle tre condizioni di prova.

Qualit delle ceneri


La sansa esausta, pur essendo un prodotto di origine vegetale, subisce diversi
trattamenti che possono arricchirla di elementi estranei al prodotto biologico: a
partire dalla raccolta delle olive, alla spremitura e infine allestrazione con solventi
chimici, tutte le eventuali impurit (scorie dei macchinari, residui di terra, tracce di
solventi) si concentrano nel residuo finale della lavorazione delle olive. La sua
composizione, e quindi la qualit delle ceneri, risente pertanto, oltre che della zona
di coltivazione, anche del processo di lavorazione industriale. Alcuni elementi si
ritrovano perci in concentrazione pi alta nelle ceneri della sansa rispetto alle
ceneri del carbone.
Nonostante questo, la qualit delle ceneri da carbone non viene alterata in
maniera significativa con la combustione mista. Si ritiene pertanto che le ceneri
della combustione mista possano essere trattate, ai fini del riutilizzo, in maniera
analoga a quelle del carbone.
I risultati appaiono, pertanto, incoraggianti per lintroduzione di questa forma di
utilizzo energetico della sansa nel processo di generazione termolettrica.

3.5 Studio ENEA sulla valorizzazione della sansa esausta


In uno studio ENEA, condotto intorno alla met degli anni 90, quindi una decina di
anni fa, stato quantificato il valore della sansa, a seconda dei suoi diversi utilizzi:
1. Ammendante in agricoltura;
2. Combustibile primario in un impianto di cogenerazione da 1,5 MW;
3. Combustibile complementare in una centrale a carbone.
Nella successiva Tabella 3.3 vengono messi a confronto i risultati ottenuti.

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Tabella 3.3 Studio ENEA Valorizzazione sansa esausta

Si riporta di seguito uno stralcio delle considerazioni finali di questo studio.


E evidente che la migliore valorizzazione ottenuta attraverso linstallazione di
un proprio impianto di cogenerazione dedicato alla produzione di energia elettrica
e termica per lo stabilimento produttivo.
Alla remunerativit, veramente interessante di tale ipotesi, corrisponde, per, un
elevato investimento, che non tutte le aziende del settore olivicolo sono in grado di
sostenere, unitamente a delle esigenze di natura tecnologica che devono essere
sviluppate allinterno.
La soluzione, se prescelta, richiede poi, almeno due anni tra progettazione,
installazione, start up e messa a regime dellimpianto.
Si ritiene, comunque, che malgrado gli stimolanti utili conseguibili, limprenditore
venga spaventato soprattutto in un momento in cui il settore e la nazione
attraversano un periodo di pesante crisi.
Altro fattore limitante rinviene dallacquirente unico, lENEL, che non gode della
stima della classe imprenditoriale, in vista anche del suo operare in condizione di
monopolio.
A poco valgono le delibere del CIP e la programmazione del MICA, tesa a
promuovere il settore,

quando lENEL, attraverso i contratti di cessione e

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scambio, impone clausule capestro che elevano il rischio dimpresa oltre la soglia
di accettabilit.

In termini di valorizzazione segue lutilizzazione presso le centrali termoelettriche a


carbone, ai cui vantaggi in termini economici, ecologici e logistici, si contrappone
un impedimento di natura burocratico-legislativa (allora la sansa esausta era
considerata un rifiuto non pericoloso e non un combustibile, ndr) e la cattiva
volont dellENEL a dover inseguire un inusuale numero di potenziali fornitori, in
realt non pi di 80 in tutta Italia.
La chiusura mostrata dallEnte a qualsiasi dialogo, su questa biomassa, lascia
intravedere molteplici difficolt burocratiche nellattuare tale soluzione, che in
effetti sarebbe di sicuro successo e grande impatto sociale nella regione Puglia.

In alternativa a tali interventi vi quello della trasformazione della sansa come


ammendante agricolo che presenta interessanti ritorni in termini di valorizzazione,
anche se con investimenti relativamente elevati ma non estremamente gravosi. La
tecnologia non semplice e andrebbe trasferita alle singole aziende agricole

Si noti come, nel rapporto ENEA, vi siano alcune peculiarit ancora attuali, come il
periodo di pesante crisi, insieme a forti cambiamenti subentrati nel frattempo
come lo scenario economico del dopo EURO e il pi o meno completamento della
liberalizzazione del mercato energetico in Italia.

Ad ogni modo, dall analisi appena svolta, sembra che, anche oggi, la migliore
valorizzazione delle sanse esauste pugliesi, sia la stessa emersa nel rapporto
ENEA degli anni 90, specie se si considerano le problematiche emerse relative
alluso della sansa per il riscaldamento domestico, forse lunico impiego che
avrebbe potuto davvero creare una forte concorrenza allutilizzo in centrale, in
quanto al dettaglio, per fini termici domestici, la sansa potrebbe essere venduta ad
un prezzo ben maggiore.

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Capitolo 4

Valutazione tecnico-economica e iter burocratico di un impianto a


biomassa

In questo capitolo verr presentato un caso-tipo di investimento, relativo ad una


centrale elettrica alimentata a biomasse, con lo scopo di mostrare il cammino
percorso da un investitore, dal momento dellideazione del progetto fino alla sua
realizzazione e successiva gestione.

Per la ricostruzione del cammino sono stati presi in esame impianti esistenti in
Italia che sfruttano un processo di conversione termochimica per ottenere dalle
biomasse (legnose e/o residui agroindustriali) energia termica, impiegata per
riscaldamento e/o per la produzione di energia elettrica.

Verr effettuato, inoltre, un confronto dei risultati ottenuti, con gli analoghi relativi a
tecnologie di produzione di energia elettrica da diverse fonti rinnovabili, in
particolare:

idroelettrico ad acqua fluente o SHP (Small Hydro Power);

eolico;

produzione di biogas.

Nel caso in studio sono state analizzate le fasi principali e i relativi passi effettuati
dallipotetico investitore:

studio delle fasi di produzione;

progettazione;

costruzione;

iter autorizzativo;

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ricerca del consenso locale;

gestione;

costo del combustibile.

Particolare attenzione stata inoltre posta, in ogni fase dellintervento, al


monitoraggio delle tempistiche realizzative, dei costi imputabili e delle barriere
incontrate o dei parametri di successo. Infine, tramite una griglia di valutazione
comparata, i dati cos raccolti sono stati raggruppati e resi omogenei con lo scopo
di mettere a confronto le differenti tecnologie nelle diverse fasi. Seguendo quindi
gli stessi passi percorsi da un investitore si tenter di dare una panoramica sul
mercato odierno delle fonti rinnovabili estremamente chiara e realistica.

Lanalisi che si andr ad effettuare, nel caso di impianto a biomasse, sar


perfettamente applicabile al caso di impianto a sansa esausta, oggetto di studio
della tesi.

4.1 Studio delle fasi di produzione


Durante le fasi di raccolta e preparazione, la biomassa pu essere trattata
mediante un preliminare processo di essiccamento che riduce il contenuto di
umidit del 30% rispetto al contenuto originario.
possibile ottenere lulteriore riduzione del 15% utilizzando il calore residuo dei
fumi di combustione, inviandoli nella sezione di stoccaggio.
Il potere calorifico del materiale cos pretrattato pu essere portato sino a valori
ottimali per la combustione, intorno a 4.000 kcal/kg.

La biomassa viene trasportata, per mezzo di nastri, ad una tramoggia di carico,


tramite la quale confluisce in un combustore, ad esempio del tipo a griglia mobile,
dove avviene la combustione (vedremo pi avanti anche un altro tipo di
combustore, utilizzabile per le biomasse, detto a letto fluido). Sotto la griglia viene

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insufflata laria primaria strettamente necessaria alla combustione, mentre sopra la


griglia viene insufflata laria secondaria che assolve a due compiti:

il primo quello di permettere il completamento della stessa combustione;

il secondo il raffreddamento delle pareti e dei fumi in camera di postcombustione.

Per migliorare leffetto turbolenza e controllare meglio le temperature in camera di


post-combustione, che potrebbero portare a delle fusioni delle ceneri, vengono
inoltre insufflati i gas di ricircolo prelevati a valle del sistema di filtrazione.
I gas di ricircolo possono essere anche insufflati sotto griglia per sfruttare il loro
calore ed essiccare il combustibile. In questo modo risulta pi semplice controllare
il contenuto di ossigeno nei fumi di combustione.

Al fine di ottimizzare la combustione, la griglia viene generalmente divisa in due o


pi zone a velocit variabile. Analogamente il sottogriglia diviso in tramogge
dove viene insufflata laria primaria e gli eventuali gas di ricircolo in percentuali e
quantit diverse.
Laria primaria, necessaria alla combustione, pu anche provenire dal capannone
per lo stoccaggio, tenuto in depressione per non disperdere nellambiente
eventuali esalazioni maleodoranti della biomassa stessa.

Le scorie e le ceneri vengono portate dai bardotti (parti della griglia mobile) al
fondo della griglia e scaricati in apposite tramogge; le ceneri, generalmente,
vengono trasportate nella zona di stoccaggio tramite un trasporto a catena a
bagno dacqua, che ha sia lo scopo di spegnere le parti ancora incendiate o
incandescenti che cadono dalla griglia, sia quello di realizzare la tenuta idraulica
alla camera di combustione che in depressione.
A corredo della griglia si rende necessario predisporre un sistema di distribuzione
dellaria comburente ed un sistema di raccolta degli incombusti (ceneri).

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I fumi originati dalla combustione della biomassa confluiscono nella caldaia o


generatore di vapore, dove lacqua che alimenta la caldaia, attraverso lapporto
termico dei fumi caldi, si trasforma in vapore surriscaldato. Il vapore prodotto in
caldaia, tenuta in considerazione lefficienza del processo di scambio termico, si
presenta nelle condizioni di pressione e temperatura pertinenti allimpiego
necessario (produzione di calore ed elettricit).

Lacqua alimentata in caldaia, che si trasformer in vapore surriscaldato da


destinarsi alla turbina (si rammenta a questo proposito che il circuito acqua-vapore
un circuito chiuso, a meno di perdite di limitata entit), deve essere
precedentemente demineralizzata e deossigenata nelle opportune sezioni di
trattamento dellacqua, previste per preservare i componenti da attacchi calcarei,
corrosione, ecc. A tale scopo si prevede che limpianto sia corredato della sezione
di trattamento dellacqua di alimento della caldaia e di degasatore.

Fatta salva la quota di fumi utilizzata per lessiccamento, i fumi uscenti dal
generatore di vapore sono trattati nellapposita sezione trattamento fumi al fine di
abbattere le polveri trascinate prima di essere inviati al camino. Le ceneri raccolte
nelle tramogge sono opportunamente convogliate ai siti di stoccaggio.
Il vapore surriscaldato viene immesso nella turbina, dove si espande e in
accoppiamento al generatore elettrico, trasforma lenergia meccanica in energia
elettrica. Successivamente, il vapore espanso viene condensato nel condensatore
e reimmesso nel ciclo termico, previo passaggio nel degasatore termofisico. Il
buon funzionamento dellimpianto assicurato dal sistema di regolazione e
controllo, che gestisce la regolazione in continuo dellimpianto, i casi di avaria, i
blocchi dimpianto, i riavviamenti.
Nella figura 4.1 illustrato uno schema di principio di una centrale a biomassa.

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Figura 4.1 Schema di principio di una centrale a biomassa

.
- 81 -

4.2 Progettazione
La fase di progettazione di un impianto a biomasse richiede in media 12 mesi ed
incide sul 5% del costo dinvestimento. Le tecnologie utilizzate sono varie cos
come lo sono le tipologie di biomasse utilizzate e la loro disponibilit.
Durante la fase progettuale le difficolt risiedono nella scelta e identificazione del
combustibile da impiegare e nellassicurare il necessario approvvigionamento: a
seconda della taglia dellimpianto, larea di approvvigionamento potr avere
unestensione locale o territorialmente pi vasta. In tale fase si verificano le
condizioni per la stesura di contratti per la fornitura di biomasse, che possono
avere natura diversa in funzione dellestensione territoriale del bacino di raccolta.
Parallelamente con la scelta del combustibile si definisce, in tale fase, la scelta
della tecnologia da impiegarsi pi adatta a rispondere alle esigenze del
committente.
Una seconda difficolt attiene alla programmazione e logistica del trasporto del
combustibile alla centrale a biomassa: in relazione alla tipologia di combustibile
impiegato e alla potenza installata della centrale dovranno essere verificate le
condizioni di accesso al sito della centrale da parte dei vettori di trasporto
(autotreni, altro) nonch dovr essere gestita, in funzione del trasporto, larea di
stoccaggio del materiale.
Nella Tabella 4.1 si riassumono i risultati ottenuti dallindagine, relativamente alla
fase di progettazione, degli impianti a biomassa presenti in Italia.
Tabella 4.1 Impianto a biomassa - Parametri della fase di progettazione

- 82 -

Nella Tabella 4.2, invece, si pongono a confronto i risultati, sempre relativi alla
fase di progettazione, dei diversi tipi di impianti alimentati da fonti rinnovabili.
Tabella 4.2 Fase di progettazione Sintesi dei parametri di confronto fra impianti a FR

Riepilogando, le difficolt riscontrate nella fase di progettazione di un impianto a


biomassa risultano essere:

scelta e identificazione del combustibile da impiegare e il necessario


approvvigionamento;

programmazione e logistica del trasporto del combustibile alla centrale e


dello stoccaggio.

4.3 Costruzione
La costruzione di un impianto a biomasse pu richiedere da due fino a quasi tre
anni, con costi circa del 94% del costo dinvestimento complessivo se limpianto
di nuova costruzione, mentre se limpianto in conversione da combustibile
tradizionale a biomasse, tali tempi e costi si possono ridurre di un 20-30%.
L80% del costo dinvestimento viene coperto dalla voce definita costi e spese di
costruzione, costituita dal gruppo di generazione, dalle opere elettromeccaniche,
dalla manodopera, dalle assicurazioni e dallacquisto del terreno; mentre opere
civili e connessione alla rete coprono rispettivamente il 9% ed il 5% del costo
dinvestimento.
NellElenco 4.1 troviamo le componenti principali di un impianto a biomasse.

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Elenco 4.1 Componenti principali di un impianto a biomasse

Zona dedicata al ricevimento, stoccaggio, preparazione e movimentazione


del combustibile;

Sistema di alimentazione della biomassa alla tramoggia di carico;

Sistema di combustione a griglia o a letto fluido;

Sistema di distribuzione aria di combustione primaria e secondaria con


relativi ventilatori;

Generatore di vapore a recupero;

Turbina;

Condensatore;

Pozzo caldo;

Torri di raffreddamento;

Pompe condensato;

Pompe circolazione acqua raffreddamento;

Degasatore;

Pompe acqua alimento caldaia;

Serbatoi spurghi;

Sistema dosaggio additivi;

Unit trattamento acqua;

Sistema di trattamento fumi provenienti dalla combustione;

Trattamento fumi (ventilatore fumi e camino);

Sistema raccolta ceneri e sottogriglia;

Strumentazione;

Sistema di regolazione e controllo;

Pannelli di controllo locali;

Tubazioni di collegamento;

Condotti aria e fumi;

Sistema aria compressa

Sistema lubrificazione turbina;

Sistema antincendio;

- 84 -

Connessioni elettriche;

Centrale di controllo generale impianto, con sistema di supervisione;

Uffici;

Laboratorio chimico;

Magazzino.

4.3.1 Sistema di stoccaggio e movimentazione del combustibile


Il sistema di stoccaggio rappresenta il punto di accumulo presso la centrale del
materiale combustibile. La tipologia dellesecuzione dipende essenzialmente dalla
tipologia della biomassa disponibile. Nel caso di sansa esausta, per esempio, il
materiale prima stoccato in appositi capannoni, meglio se depressurizzati, e poi,
tramite pale meccaniche, viene ammassato in particolari sistemi di dosaggio
automatico (silos orizzontali o verticali con differenti sistemi di estrazione).

4.3.2 Sezione di combustione


La combustione pu avvenire su griglia (fissa o mobile) o su letto fluido.

Forni a griglia
Si tratta della tipologia tradizionale e quindi la pi diffusa. Gli impianti a griglia
mobile, in particolare, si adattano bene a tutti i combustibili e si rivelano
sufficientemente flessibili nei confronti dellumidit; questultima caratteristica li fa
spesso preferire ad altre soluzioni.
Il combustibile viene immesso mediante una tramoggia nella parte pi alta della
griglia, dalla quale uno spintore, o il movimento della stessa griglia nel caso
questa sia mobile, lo sospinge verso i gradini inferiori. Lungo lo sviluppo
longitudinale della griglia la biomassa subisce dapprima un processo di
essiccamento che avviene nella zona prossima allalimentazione: le sostanze
volatili che si liberano sono in gran parte costituite dallumidit evaporata ed il
rilascio di calore risulta modesto. Successivamente, sulla parte centrale della
griglia, il materiale essiccato, tramite fenomeni di combustione e massificazione

- 85 -

del materiale organico, viene convertito in una frazione gassosa ed in un residuo


solido.
Come si pu vedere in Figura 4.2 laria di combustione viene iniettata sia sotto la
griglia (aria primaria, grossomodo nella quantit stechiometrica, necessaria per la
combustione) sia nella parte alta della camera di combustione (aria secondaria,
corrispondente, in prima approssimazione, alleccesso daria necessario per la
post-combustione); questultima viene utilizzata anche per il controllo della
temperatura.
Il tempo di permanenza della biomassa sulla griglia deve essere ovviamente tale
da garantire il completamento delle diverse fasi del processo di combustione, ed
in genere compreso fra 30 e 60 minuti. Le scorie residue del processo vengono
scaricate dalla parte finale della griglia con opportuni sistemi di vasche di
accumulo a bagno dacqua, che provvedono anche al loro raffreddamento.
Figura 4.2 Schema di funzionamento di un forno a griglia

Per garantire maggior flessibilit al processo, per fare fronte a inevitabili variazioni
qualitative dellalimentazione, possibile regolare le condizioni di combustione
tramite la modulazione della velocit degli elementi mobili e/o della portata di aria
di combustione alimentata nelle varie zone della griglia.

- 86 -

Il completamento dellossidazione dei prodotti di massificazione e pirolisi presenti


nella fase gassosa, proveniente dal letto di materiale posto sulla griglia, avviene
nella zona immediatamente superiore alla griglia stessa, che costituisce la camera
di combustione del forno. Essa deve fornire un buon mescolamento tra i gas
provenienti dal letto e laria secondaria, assicurando quindi contemporaneamente
adeguate condizioni di turbolenza e disponibilit di ossigeno.
Anche i tempi di residenza dei gas debbono essere idonei; in generale si adottano
valori compresi tra 2 e 5 secondi.
Livelli di temperatura di 850-900oC sono ritenuti sufficienti in corrispondenza di
adeguati tenori di ossigeno (6-8%) e turbolenza, a garantire il completamento
pressoch totale dellossidazione dei componenti organici nei processi di
combustione, minimizzando in tal modo le emissioni di micro e macroinquinanti.
Di recente sperimentazione risultano, inoltre, alcune tecniche finalizzate alla
riduzione delle emissioni degli ossidi di azoto. Le pi semplici prevedono una
modifica nella ripartizione dellaria alimentata, riducendo quella primaria ed
incrementando quella secondaria, in modo da limitare la presenza di ossigeno
nelle zone a temperatura pi elevata: ci richiede un accurato controllo del
processo, per evitare peggioramenti nellefficienza complessiva di combustione ed
aumenti nelle emissioni di incombusti. Allo stato attuale, gli interventi pi
promettenti di riduzione degli NOx, in camera di combustione, appaiono basati su
processi di riduzione selettiva non catalitica (SNCR), tramite liniezione di
ammoniaca o urea, supportata con il ricircolo dei fumi, anche in virt delle loro
capacit di inibire i processi di sintesi de-novo responsabili della formazione di
microinquinanti organoclorurati nella fase di raffreddamento dei fumi.
I combustori a griglia mobile possono raggiungere capacit molto elevate e sono
caratterizzati, come gi detto, da unelevata flessibilit e affidabilit cos da
costituire la tecnologia pi referenziata a livello europeo.

- 87 -

Forni a letto fluido


Il combustore a letto fluido costituito da una camera di combustione allinterno
della quale viene mantenuto un certo quantitativo di materiale inerte (il letto), di
solito sabbia silicea, avente dimensione dei grani inferiore a 1mm, tenuto in
sospensione (fluido) da una corrente ascendente di aria (che funge anche da
comburente) immessa attraverso una griglia di distribuzione posta sul fondo. Il
movimento del letto di sabbia garantisce un buon contatto comburentecombustibile, oltre a una notevole uniformit di temperatura e miscelazione, che
contribuiscono a garantire una combustione costante e completa.
Questa apparecchiatura, messa a punto inizialmente nellindustria petrolchimica,
stata adattata successivamente per lutilizzo con altri tipi di combustibile
caratterizzati da pezzatura ridotta ed omogenea quali appunto cippato, pellets,
sansa e CDR.
Inoltre questa tecnologia si largamente diffusa, in altri Paesi, per il trattamento di
fanghi da depurazione di acque reflue, soprattutto per trattamenti combinati di
essiccamento termico e incenerimento, nei quali il calore recuperato
principalmente destinato alla fase di essiccamento, evitando cos limpiego di
combustibili fossili.
In linea generale i combustori a letto fluido, sulla base della pressione desercizio,
si differenziano in letti fluidi a pressione atmosferica e letti in pressione; questi
ultimi applicati a diversi processi in campo industriale, presentano particolare
interesse per la loro potenzialit nel consentire lintegrazione fra la fase di
trattamento termico e quella di recupero energetico, tramite il loro inserimento,
come combustori, in cicli di turbina a gas.
Tuttavia le attuali problematiche nel trattamento dei gas prodotti prima dellinvio in
turbina ne limitano ancora lapplicazione. Nel caso delle biomasse, si adottano
quasi esclusivamente letti a pressione atmosferica.
Nel campo dei letti a pressione atmosferica sono disponibili le due varianti di letto
fluido bollente (vedi Figura 4.3) e di letto fluido circolante (vedi figura 4.4), in
funzione della velocit di efflusso dellaria che individua due modalit di

- 88 -

funzionamento in cui, rispettivamente, il letto rimane in sospensione statica sotto


le azioni contrastanti del peso e della spinta ascensionale oppure viene trascinato
con la corrente gassosa e ricircolato sul fondo dopo essere stato separato
meccanicamente (tramite ad esempio un ciclone) dai fumi di combustione.
La distinzione si basa sui valori della velocit superficiale dellaria (velocit di
fluidizzazione), definita come rapporto fra la portata daria alimentata (riferita, ad
esempio, alle condizioni di temperatura e pressione al di sopra del letto) e la
sezione

del

letto

stesso,

che

costituisce

il

parametro

che

condiziona

significativamente il regime di funzionamento dellapparecchiatura.


Nei letti fluidi bollenti, nei quali laria viene insufflata dal basso ed il combustibile
iniettato dallalto o lateralmente, si riscontrano velocit di fluidizzazione fino a circa
3m/s mentre nei letti circolanti tale parametro raggiunge anche valori di 8-10m/s
(comunque superiori ai 4-5m/s), determinando un consistente trascinamento del
materiale costituente il letto in uscita dalla camera di combustione, sul fondo della
quale viene reimmesso, dopo la separazione dalla fase gassosa.
A fronte di una configurazione impiantistica pi complessa i letti circolanti
presentano turbolenze pi elevate, con conseguenti miglioramenti nellefficienza di
combustione e di scambio termico, nella riduzione delle disomogeneit trasversali.
Essi garantiscono, inoltre, un tempo di contatto molto prolungato, grazie al
ricircolo, che ne consente il funzionamento con carichi termini specifici pi elevati
rispetto al letto bollente; i costi maggiori rispetto a questi ultimi, tuttavia, ne
giustificano ladozione solo per potenzialit piuttosto significative.
Ad ogni modo un altro pregio non trascurabile, per tutti i tipi di combustore a letto
fluido, risulta essere quello di avere tempi di avviamento ridotti e di poter
funzionare anche in discontinuo

- 89 -

Figura 4.3 Schema di funzionamento di un combustore a letto fluido bollente

Figura 4.4 Schema di funzionamento di un combustore a letto fluido circolante

4.3.3 Caldaia-generatore di vapore


La caldaia progettata e dimensionata appositamente per poter bruciare
biomasse, mentre il generatore di vapore, che si compone di corpo cilindrico,
pareti evaporative, surriscaldatore, economizzatore, sistemi di pulizia ed
evacuazione fuliggini e ceneri viene dimensionato in modo tale da garantire i dati

- 90 -

di progetto richiesti per il buon funzionamento della turbina. Le ceneri vengono


trattate a seconda delle sostanze inquinanti in esse contenute e poi avviate in
discarica o nelle migliori situazioni riutilizzate (ad esempio per compostaggio).
I gas caldi passano nella prima zona della caldaia detta radiante, poi nei
surriscaldatori e infine nella zona convettiva. Durante il percorso, i gas caldi
cedono calore ai tubi della caldaia dove, a seconda delle zone, si ha produzione di
vapore sino al surriscaldamento dello stesso. molto importante, a seconda del
combustibile utilizzato, avere un particolare disegno della caldaia che permetta di
non avere sporcamenti delle tubazioni o depositi o, peggio ancora, abrasioni dei
tubi in zone particolari dove si hanno ad esempio aumenti delle velocit di
attraversamento dei gas ricchi di sostanze abrasive trascinate in sospensione. Per
ridurre gli effetti dello sporcamento vengono utilizzati diversi sistemi di pulizia,
quali soffiatori a vapore che possono essere retrattili oppure fissi, o sistemi di
pulizia a martelli che percuotendo le tubazioni realizzate in apposite arpe,
provocano delle vibrazioni che favoriscono il distacco di scorie e di quantaltro.

4.3.4 Trattamento fumi ed abbattimento inquinanti


I gas vengono trattati con diversi sistemi per ridurre entro i limiti previsti dalla
normativa le emissioni inquinanti.
I sistemi utilizzati prevedono diverse soluzioni tra le quali ricordiamo:

ciclone: si tratta di un sistema che serve per un abbattimento grossolano


delle polveri e che ha una sua valenza come sistema di protezione per
eliminare eventuali scintille;

elettrofiltro: permette di raggiungere filtrazioni a livelli molto buoni


dellordine di qualche milligrammo per Nm3 di gas. Pu essere a secco
oppure ad umido, ma non ha efficacia per i trattamenti chimici;

filtro a maniche: garantisce un ottima filtrazione dei gas nel rispetto di limiti
molto bassi. Con maniche di tessuto adeguato pu anche essere utilizzato
con fumi con temperature particolarmente alte. Ha inoltre un altra
caratteristica: sulle maniche si forma una sorte di strato filtrante che viene

- 91 -

utilizzato per il completamento delle reazioni chimiche per abbattere cloro,


zolfo ed altri inquinanti.

Per abbattere le sostanze inquinanti (cloro, zolfo, ecc.) si possono utilizzare sia
sistemi a secco che ad umido. Prima dellimmissione in atmosfera i gas vengono
analizzati in continuo per verificarne i loro contenuti inquinanti: HCl, CO, NOx, CO2,
SO2, O2, COT (Carbonio Organico Totale), temperatura e grado di polluzione.
4.3.5 Turbina e impianto di demineralizzazione
In caldaia viene prodotto il vapore necessario per la produzione di energia
elettrica. Il vapore, dopo la fase di espansione in turbina, deve essere condensato
per essere poi pompato come acqua in caldaia. La condensazione pu essere
realizzata sia tramite un sistema ad acqua sia tramite un sistema ad aria.
Si diffuso lutilizzo del sistema ad aria che elimina la tipica colonna di vapore
durante i mesi invernali.
Limpianto prevede inoltre un sistema di preparazione di acqua demineralizzata
necessaria per evitare corrosioni o formazioni di calcare nelle apparecchiature del
ciclo a vapore. Lacqua inoltre trattata nel degasatore prima di essere pompata
in caldaia per eliminare lossigeno che risulta essere particolarmente aggressivo
alle temperature e pressioni di progetto.

4.3.6 Impianti accessori


Essi comprendono tutte le opere elettriche (impianto elettrico, sottostazione
elettrica), il sistema di comando e controllo nonch gli uffici, il laboratorio chimico
ed il magazzino.
Nella Tabella 4.3 sono indicati i parametri caratteristici di un impianto a biomassa
relativi alla fase di costruzione.
Nella Tabella 4.4 vengono invece confrontati i parametri, in fase di costruzione,
relativi ai diversi impianti alimentati a FR.

- 92 -

Tabella 4.3 Impianto a biomassa - Parametri della fase di costruzione

Tabella 4.4 Parametri di confronto fra impianti alimentati da FR nella fase di costruzione

4.4 Iter autorizzativo


In questa parte del capitolo, si cercato di stendere un elenco che comprendesse
gli atti amministrativi necessari per lavvio dellimpianto, le convenzioni firmate
dallimprenditore con Enti Locali o con privati, la documentazione necessaria per
ottenere la connessione elettrica ed il tipo di studi ambientali effettuati, al fine di
poter valutare e confrontare le diverse fonti rinnovabili sul piano autorizzativo.
Data la frammentazione delle procedure necessarie e la diversit, a livello
regionale, della normativa esistente, lelencazione che segue potrebbe non
comprendere alcuni atti richiesti da talune autorit in contesti particolari.
Non eccessivamente gravose sono risultate le procedure necessarie allavvio di un
impianto a biomasse, pur richiedendo sempre tempi dellordine dei 12 mesi per
lavvio della costruzione dellimpianto e di pochi mesi per la connessione elettrica.

- 93 -

La normativa di riferimento ancora in fase di evoluzione e ci genera qualche


complicazione, Infatti manca, spesso, un metro comune adottato dalle diverse
Province e Regioni dItalia.
I criteri di valutazione possono cos variare a seconda della zona del Paese in cui
limprenditore sceglie di operare.
Nella Tabella 4.5 troviamo le principali autorizzazioni da richiedere ai diversi enti.
Tabella 4.5 Impianto a biomassa - Iter autorizzativo

Nella Tabella 4.6 ritroviamo il confronto dei parametri caratteristici, questa volta
relativi alliter autorizzativo, dei diversi impianti alimentati da FR.

- 94 -

Tabella 4.6 Parametri di confronto fra impianti alimentati da FR nella fase di autorizzazione

La difficolt maggiore riscontrata durante liter autorizzativo risultata essere


lottenimento dellautorizzazione allemissioni in atmosfera con richieste di
controllo emissioni teleleggibili; anche se questa non una procedura standard,
stata richiesta da alcune amministrazioni.

4.5 Il consenso locale


Pur ritenendola molto importante, la ricerca del consenso locale per un impianto
da fonti rinnovabili, non quasi mai ricercata dallimprenditore, soprattutto se
lintervento sul territorio di modeste dimensioni. Spesso tuttavia limprenditore
obbligato a intervenire quando si gi in presenza di un conflitto.
Per alcuni versi i processi localizzativi degli impianti produttori di energia da fonti
rinnovabili non differiscono dai pi comuni processi che suscitano conflitti
ambientali, come gli impianti per lo smaltimento dei rifiuti, le principali infrastrutture
di trasporto, gli impianti energetici tradizionali: in tutti i casi si assiste allattivarsi di
unopposizione locale con connotati NIMBY (not in my back yard, non nel mio
cortile).
In rarissimi casi, fra quelli esaminati, si riscontrata una ricerca del consenso
locale; nella quasi totalit dei casi, invece, non stato fatto uso di strumenti per la
ricerca del consenso o sono state organizzate solamente delle piccole campagne
di informazione a progetto ultimato o incontri con comitati di cittadini che si erano
formati a causa della costruzione dellimpianto.
Da questo atteggiamento, pi improntato alla correzione in corso dopera che alla
prevenzione del conflitto, scaturiscono delle insoddisfazioni profonde dei

- 95 -

proponenti, motivate da un significativo aumento dei tempi di realizzazione


dellopera (34% dei casi) e dei costi (il 17% degli imprenditori ritiene che i costi
diventino molto superiori e il 10% poco superiori).
Dalle esperienze studiate risulta chiaro come il mostrarsi da parte dellimprenditore
disponibile, alla presenza sul territorio, al confronto con gli amministratori locali ed
al legame con le caratteristiche produttive e di contesto sociale sin dalla nascita
del progetto, sia la miglior ricetta per garantire il consenso locale.
A livello locale abbiamo osservato barriere e conflitti, spesso di breve durata o
legati a piccole strumentalizzazioni politiche (soprattutto in vista delle elezioni).
Viene inoltre evidenziata dallanalisi dellesistente unattitudine, assai diffusa, di
coinvolgere nei processi decisionali prevalentemente gli Enti Locali e in misura
decisamente minore i cittadini (eventualmente organizzati in comitati e
associazioni), anche per unoggettiva difficolt a trattare la rappresentativit di
questi ultimi. Sono proprio le opinioni di questi per a influenzare, anche in
maniera significativa, gli orientamenti dei politici che rappresentano gli Enti Locali.
estremamente difficile stimare i costi delle attivit di ricerca del consenso, di
prevenzione e risoluzione dei conflitti perch spesso non vengono conteggiate a
parte; in base ai casi studiati tale costo pu raggiungere un massimo del 2% del
costo dinvestimento e viene considerato nella voce costi e spese di costruzione
gi citata.
In alcune esperienze internazionali tuttavia si verificato che, laddove fosse
presente una forte opposizione locale, alcuni impianti hanno avuto in media un
costo maggiorato del 30%.
Le proposte di prevenzione e gestione delle conflittualit locali, messe in campo o
auspicate nellintento di aumentare il grado di accettabilit locale degli impianti
produttori di energia da fonti rinnovabili, si articolano attorno ad alcuni concetti
cardine:

la necessit di coinvolgere la popolazione locale sia nella fase progettuale


dellimpianto, sia nella fase di gestione e monitoraggio dello stesso. Questo
obiettivo viene perseguito gi da alcuni proponenti che si attivano sul

- 96 -

territorio prescelto, quale sito per il nuovo impianto, con largo anticipo,
curando il rapporto con la comunit, diffondendo video e pubblicazioni nelle
scuole locali, organizzando incontri con gli studenti e con la cittadinanza,
pubblicando interventi sulla stampa locale. Questo favorisce linstaurarsi di
un rapporto continuativo e diretto con le comunit in quanto limportante
tanto ottenere il consenso quanto mantenerlo;

lesigenza di implementare le campagne di diffusione dellinformazione


rispetto a rischi e benefici reali dellutilizzo di fonti rinnovabili, ma anche di
mantenere tale diffusione di informazioni durante lesercizio, passo dopo
passo, comunicando i risultati e le innovazioni;

la scelta di collocare gli impianti lontani dalle zone residenziali e dai


paesaggi di pregio;

la necessit per i proponenti di dimostrare la qualit dei propri impianti


ottenendo una certificazione ISO 14000 o EMAS e proponendo una
progettazione che minimizzi limpatto ambientale in tutte le sue componenti;

lopportunit di favorire la ricaduta dei benefici indotti dagli impianti sul


territorio che li ospita, tutelando i privati oltre che gli enti pubblici
(formazione e utilizzo di manodopera locale, royalties ai Comuni, sostegno
alla progettualit e alle attivit locali in settori affini e non, offerta di un
energy service per ottimizzare e minimizzare i consumi locali ecc.);

predisporre un Piano Regionale di Localizzazione degli impianti. Servono


leggi applicabili, limiti e condizioni vanno fissati a priori da un organo
competente;

va valorizzata lopportunit di realizzare molti impianti medio-piccoli (anche


riadattando centrali preesistenti e oggi in disuso), magari pi costosi, ma
che diano benefici a livello locale anzich pochi di grosse dimensioni, che
consentono un risparmio ma non una reale spartizione di costi e benefici. In
questo modo si potrebbe ragionare a livello locale anche sullintegrazione di
produzione di energia utilizzando le emissioni per il teleriscaldamento.

- 97 -

Nei due elenchi successivi vengono riportati i punti di forza delle fonti rinnovabili e
i maggiori motivi di conflitto riscontrati durante linsediamento dellimpianto.
Elenco 4.2 I punti di forza delle rinnovabili

Hanno una ricaduta positiva sullambiente dovuta alla mancata emissione di


gas inquinanti (ogni kWh di energia elettrica prodotta mediante fonte
rinnovabile consente di evitare limmissione in atmosfera di circa 720g di
CO2 altrimenti prodotta tramite combustibili fossili);
Limitano la dipendenza energetica dalle importazioni;
Sono compatibili con lambiente, collaudate, sicure e sostenibili;
Sono fonti indipendenti da paesi politicamente instabili;
Portano spesso posti di lavoro in aree solitamente marginali;
Perseguono la diversificazione delle fonti energetiche e sfruttamento delle
potenzialit energetiche del territorio.

Elenco 4.3 Le cause ricorrenti dei conflitti

Sostanziale mancanza di informazione sulla cultura delle fonti rinnovabili.


Spesso gli stessi ambientalisti locali si mostrano diffidenti verso i nuovi
impianti per via di una disinformazione sui benefici locali a lungo termine;
Presunto inquinamento, legato alle emissioni in atmosfera;
Si associano le biomasse ai rifiuti e si genera sfiducia: e se lo stesso
impianto che oggi viene usato per bruciare le biomasse, dopo aver ottenuto
il consenso collettivo, si mettesse a bruciare rifiuti?;
Gli oppositori sono spesso proprietari privati legati a minoranze politiche
allinterno degli Enti Locali. di fatto possibile leggere dietro al conflitto una
querelle locale interna allamministrazione o tra pubblico e privato legata ad
altre questioni ma che trova, nella localizzazione di un nuovo impianto sul
territorio,

un

pretesto

di

rivalsa

(alcuni

parlano

proprio

di

strumentalizzazione da parte di alcuni soggetti politici e, altres, da parte di


alcuni soggetti privati a fini speculativi);

- 98 -

La mancanza di linee guida e indicazioni rispetto ai siti eleggibili da parte


delle Regioni. Questa lacuna sposta il conflitto dalle sedi istituzionali a
quelle locali allungando i tempi e accrescendo i costi degli interventi,
nonch generando un malcontento difficile da arginare in fase di
realizzazione;
Limpatto legato alla presenza di un cantiere sul territorio che spesso non
rispetta la sensibilit locale, concentra i disagi anzich distribuirli con
gradualit;
Si avanza per opposizioni poco costruttive e non si aprono tavoli di
negoziazione veri e propri .

4.6 Gestione dellimpianto


La voce costi di gestione comprende quella che viene definita O & M (Operation
and Maintenance):

manutenzione;

stipendi;

assicurazioni;

spesa per prodotti chimici;

smaltimento ceneri;

costi vari;

Non vengono considerati, in questa voce di spesa, i costi relativi alla biomassa
combustibile utilizzata.
Il primo dato che colpisce, analizzando le esperienze di centrali a biomasse,
lalta occupazione per la gestione dellimpianto, generata da questo tipo di
tecnologia. Le centrali a biomasse, infatti, richiedono personale per la gestione del
combustibile, il caricamento della caldaia e la gestione dei generatori. Nelle
esperienze studiate, centrali di potenza compresa fra 8-15 MW, il personale
impiegato si aggira intorno ai 20 dipendenti a tempo pieno (15 operai, 3 impiegati,
2 dirigenti).

- 99 -

Nelle centrali analizzate si sono rilevati costi di gestione in media pari a 20-25
/MWh prodotto.
I dati di seguito riportati nella Tabella 4.7, relativi al confronto fra i diversi impianti
alimentati a fonti rinnovabili, prendono a riferimento il fatturato della vendita della
sola energia elettrica e non dei Certificati Verdi, perci lanalisi comunque valida
a prescindere dal fatto che limpianto goda o meno di un programma di
incentivazione.
A titolo esemplificativo si assunto che la vendita di energia elettrica avvenga ad
un valore di 50 /MWh, valore leggermente penalizzante rispetto ai valori di
vendita del 2005, ma comunque assolutamente in linea con i riferimenti presi nei
business plan degli impianti.
Tabella 4.7 Parametri di confronto fra impianti alimentati da FR nella fase di esercizio

- 100 -

4.7 Costo del combustibile


Di non facilissima determinazione il costo del combustibile per un impianto a
biomassa.
A determinarlo concorrono vari fattori alquanto mutevoli:

qualit della biomassa (umidit e PCI);

disponibilit sul mercato;

costo di trasporto della biomassa dal luogo di raccolta o produzione


allimpianto utilizzatore.

Nel capitolo successivo si cercher di stimare un prezzo medio della sansa


esausta che per conterr unaliquota dipendente dal costo di trasporto.

- 101 -

Capitolo 5

Potenziale energetico della sansa esausta in Puglia, valutazione


economica ed ambientale di una possibile centrale

Quello che far in questo capitolo stimare le quantit di sansa esausta


utilizzabile in Puglia a fini energetici, per arrivare poi ad ipotizzare linstallazione
sul territorio di una o pi centrali.
Proceder, inoltre, al calcolo del costo industriale del MWh elettrico prodotto e alla
valutazione di un possibile investimento dal punto di vista ambientale, in termini di
CO2 evitata, ed economica, attraverso opportuni indici economici.
Per la valutazione del quantitativo di sansa prodotta in Puglia si far riferimento a
quanto esposto nel Capitolo 3, riguardo al processo produttivo della sansa stessa.
Mentre, per la valutazione tecnico economica dellimpianto, si far riferimento al
Capitolo 4.

5.1 Potenziale energetico della sansa esausta in Puglia


Non avendo potuto basare la determinazione del quantitativo di sansa esausta sui
dati riguardanti la produzione dei sansifici pugliesi, ho cercato di ricavarlo con un
procedimento a ritroso, partendo dalla quantit di olio di oliva prodotto nella
regione, e applicando poi a questa, i bilanci in massa visti nel dettaglio nel
Capitolo 3.
Essendo la produzione dellalbero dellulivo caratterizzata dai cosiddetti anni di
carica e di scarica, ho considerato il quantitativo prodotto in 4 annate
successive e precisamente dalla campagna olivicola del 2001/2002 a quella del
2004/2005 (dati AGECONTROL). Come dato di partenza ho preso la media della
produzione di olio nella 4 annate (vedi Tabella 5.1).

- 102 -

Tabella 5.1 AGECONTROL: produzione di olio in Puglia

Campagna
Olio prodotto
(ton)

2001/2002

2002/2003

2003/2004

2004/2005

Media

262.764

224.285

267.527

338.591

273.292

Ricordiamo nella Figura 5.1 il bilancio in massa relativo allintero processo di


produzione della sansa, distinguendo tra frantoi tradizionali e continui.
Figura 5.1 Bilancio in massa della produzione di sansa

Noti i bilanci di cui sopra, il primo passo stato di ricavare, dalla quantit di olio
prodotto, il corrispondente quantitativo di olive molite annualmente in Puglia.

- 103 -

Entrambi i tipi di frantoi danno, in media, lo stesso quantitativo dolio, ovvero 20 kg


dolio su 100 kg di olive molite; per cui, il quantitativo di olive molite presto
calcolato e riportato in Tabella 5.2.
Successivamente ho diviso questo dato per provincia utilizzando le percentuali
medie di olive molite, nelle diverse province pugliesi, nei 4 anni presi in esame.
Tabella 5.2 Olive molite in Puglia divise per provincia

Olive molite Foggia (ton)

13,47%

184.062

Olive molite Bari (ton)

37,98%

518.982

Olive molite Taranto (ton)

7,16%

97.838

Olive molite Brindisi (ton)

14,27%

194.994

Olive molite Lecce (ton)

27,12%

370.584

Olive molite Puglia (ton)

100%

1.366.458

Ancora dai grafici in Figura 5.1 ho estrapolato i rapporti presenti in tabella 5.3.
Come indicato nella stessa tabella, sapendo che il 10% delle olive molite in Puglia
si lavorano in frantoi tradizionali e ben il 90% in frantoi continui, ho ricavato due
coefficienti complessivi che mi hanno permesso di ricavare la quantit di sansa
esausta lorda prodotta in Puglia divisa per provincia. Ho supposto che la
proporzione tra frantoi continui e tradizionali, valida a livello regionale, fosse la
stessa anche a livello provinciale. I risultati sono riassunti in Tabella 5.4.

- 104 -

Tabella 5.3 Coefficienti estrapolati dal bilancio in massa della produzione di sansa

FRANTOI
TRADIZIONALI

FRANTOI
CONTINUI

Olive molite nei frantoi

10%

90%

Sansa vergine/olive molite

0,45

0,6

Sansa esausta/sansa vergine

0,66

0,46

0,297

0,276

0,0297

0,2484

Sansa esausta/olive molite


Coefficiente complessivo

Tabella 5.4 Sansa esausta lorda prodotta in Puglia divisa per provincia

Sansa esausta lorda Foggia

ton

51.188

Sansa esausta lorda Bari

ton

144.329

Sansa esausta lorda Taranto

ton

27.209

Sansa esausta lorda Brindisi

ton

54.228

Sansa esausta lorda Lecce

ton

103.059

Sansa esausta lorda Puglia

ton

380.013

Ho specificato sansa esausta lorda, poich, da questa, occorre togliere la parte


utilizzata dal sansificio stesso, per ottenere il calore di processo necessario
allessiccazione della sansa vergine e allestrazione dellolio di sansa.
Stimando che il 40% del quantitativo lordo sia utilizzato dal sansificio, restano le
quantit nette potenzialmente disponibili sul mercato (Tabella 5.5).
Tabella 5.5 Sansa esausta netta disponibile in Puglia divisa per provincia

Sansa esausta Foggia

ton

30.713

Sansa esausta Bari

ton

86.597

Sansa esausta Taranto

ton

16.325

Sansa esausta Brindisi

ton

32.537

Sansa esausta Lecce

ton

61.836

Sansa esausta Puglia

ton

228.007

- 105 -

Lipotesi che ora andr a fare, quella di considerare che tutta la sansa,
disponibile sul mercato, sia utilizzabile per la produzione di energia elettrica.
Questa ipotesi non deve sembrare eccessiva, in virt delle osservazioni gi fatte
nel Capitolo 3, a proposito delluso della sansa oggi, e in ogni caso sar utile per
dare unidea di quale possa essere la potenza installabile di una o pi centrali in
Puglia, qualora tutta questa sansa fosse realmente disponibile.
Ad ogni modo, anche se non si dovesse disporre di tutto questo quantitativo,
bene ricordare che in una centrale a sansa possono essere bruciati, senza
complicazioni rilevanti, altri combustibili di supporto, quali biomasse legnose e
diversi scarti di lavorazione dellindustria agro-alimentare presenti sul territorio
pugliese, anche se in quantit inferiori alla sansa (vinacce, gusci di mandorle,
noccioli di frutta, ecc.).

Partendo dai dati in Tabella 5.5, considerato un potere calorifico medio per la
sansa pari a 4400 kcal/kg, ho ricavato i potenziali termici a disposizione nelle
diverse province pugliesi riportati in Tabella 5.6.
Tabella 5.6 Potenziale termico disponibile per provincia

Potenziale termico Foggia

13.514

Potenziale termico Bari

38.103

Potenziale termico Taranto

7.183

Potenziale termico Brindisi

14.316

Potenziale termico Lecce

27.208
tep

Potenziale termico Puglia

kcal

TJ

100.323 1,00E+12

4214

A questo punto, venuto naturale individuare due poli della sansa: uno che
sfrutti i potenziali termici delle province Bari-Foggia, e laltro quello relativo alle
province Lecce-Brindisi-Taranto.

- 106 -

Cos raggruppati, questi due poli hanno allincirca lo stesso potenziale termico
(vedi Tabella 5.7); si pu allora pensare a due centrali della stessa potenza, una
per ogni polo.
Tabella 5.7 Potenziale termico dei due poli della sansa

Potenziale termico centrale Ba-Fg

tep

51.616

Potenziale termico centrale Le-Br-Ta

tep

48.707

Si noti che, in questi due poli, lapporto potenziale, rispettivamente di Foggia e


Taranto, modesto rispetto a quello delle altre province; questo dovr essere
considerato nel momento in cui si dovr scegliere la collocazione geografica
dellinsediamento produttivo.
Si rammenti, infatti, che una problematica che rischia di vanificare i vantaggi
economici e ambientali di un impianto a biomassa, quella concernente i costi e
le emissioni durante il trasporto della biomassa stessa.

Dai potenziali termici delle due ipotetiche centrali ho calcolato la loro producibilit
annua, attraverso lutilizzo di un rendimento caratteristico medio, tipico di questo
tipo di impianti, pari a 0,25.
I risultati espressi sia in tep che in GWh sono riportati in tabella 5.8.
Tabella 5.8 Producibilit potenziale delle due centrali

Producibilit

tep

GWh

Centrale Ba-Fg

12.904

150,04

Centrale Le-Br-Ta

12.177

141,58

Successivamente, ipotizzando un totale annuo di ore di funzionamento pari a


7.800, ho ottenuto la potenza media installabile nei due poli riportati in Tabella 5.9.

- 107 -

Tabella 5.9 Potenza netta installabile delle due centrali

Potenza netta Ba-Fg

MW

19,24

Potenza netta Le-Br-Ta

MW

18,15

Da questa prima serie di risultati ottenuti, possibile ricavare quanta sansa


esausta necessaria per produrre 1 kWh di energia elettrica:
kg sansa / kWh

0,78

5.2 Costo industriale del MWh prodotto da sansa esausta


Partendo dai dati ottenuti nel precedente paragrafo, proceder ora, sotto
opportune e ragionate ipotesi, a stimare il costo industriale del MWh prodotto,
utilizzando sansa esausta come combustibile.
Innanzitutto, tenendo conto dei dati di cui sopra, consideriamo una centrale tipo
che abbia una potenza installata di 18 MW, a cui corrispondono una producibilit
annua di 140.400 MWh e un consumo annuo di 109.767 ton di sansa esausta (cfr
con Tabelle precedenti, in particolare la 5.8).
Tabella 5.10 Dati produttivi della centrale

Potenza netta installata

MW

18

Combustibile consumato annualmente

ton

109.767

MWh

140.400

Producibilit annua

Per il calcolo del costo industriale ho utilizzato la formula seguente:

Cu =

Ic + Ig + Sc
n

E (1 + ) t
i =1

- 108 -

dove:

Ic risulta essere linvestimento complessivo attualizzato allanno di entrata


in servizio dellimpianto, ed composto dalle voci: costi e spese di
costruzione, progettazione e iter autorizzativo come gi analizzato nel
Capitolo 4;

Ig

risulta essere, invece, il costo di gestione dellimpianto, sempre

attualizzato, costituito da voci di spesa quali: manutenzione, stipendi,


assicurazioni, prodotti chimici, smaltimento ceneri, ecc.;

Sc

rappresenta la spesa associata al costo del combustibile e va anche

questa attualizzata:

E rappresenta la producibilit annua;

risulta essere il tasso di attualizzazione;

n rappresenta gli anni di vita utile dellimpianto.

Nel nostro caso supporremo siano necessari 2 anni per la costruzione


dellimpianto, 15 anni di vita utile e un tasso di attualizzazione del 6% (vedi Tabella
5.9), valore questo, ritenuto realistico da esperti nel settore, nellattuale situazione
economico- finanziaria.
Tabella 5.11 Dati finanziari per la centrale

Tasso di attualizzazione

0,06

Anni di costruzione (nc)

Anni di vita utile (n)

15

Analizziamo singolarmente le voci al numeratore.

- 109 -

5.2.1 Investimento complessivo attualizzato


Come visto nel Capitolo 4, da unindagine svolta sugli impianti a biomassa
presenti in Italia, risultano costi di investimento unitario che variano dai 1.200 ai
2.200 /kW di potenza installata.
Mettiamoci nelle condizioni pi severe e ipotizziamo quindi un investimento
unitario pari a 2.200 /kW, ottenendo cos un investimento complessivo, nel nostro
caso, pari a 39.600.000 ripartito e attualizzato sui due anni di costruzione come
da Tabella 5.12.
Tabella 5.12 Voci dinvestimento della centrale

/MW

2.200.000

Investimento complessivo

39.600.000

Progettazione

1.980.000

Costo e spese di costruzione

37.224.000

Iter autorizzativo

396.000

42.983.424

Investimento unitario

Investimento complessivo attualizzato ( c)

Nellattualizzazione, linvestimento complessivo stato distribuito, nei due anni di


costruzione, secondo le percentuali rispettivamente del 40% il primo anno e del
60% il secondo anno, avendo realisticamente considerato che le spese maggiori
sono sostenute nellultimo anno (acquisto macchinari, ecc.).

5.2.2 Costi di gestione


Sempre facendo riferimento agli studi trattati nel Capitolo 4, i costi di gestione
sono stimati nellintervallo 20-25 /MWh prodotto.
Questa volta ritenendo la stima un po troppo severa, attraverso unopportuna
analisi dellentit delle voci di costo relative, ho ritenuto di prendere, come valore
di riferimento, lestremo inferiore dellintervallo, e quindi 20 /MWh; da questo
valore ho ricavato il costo di gestione annuo (risultato pari al 7% circa

- 110 -

dellinvestimento complessivo) e in seguito quello attualizzato nei 15 anni di vita


utile considerati, come mostrato in Tabella 5.13.
Tabella 5.13 Costo di gestione della centrale

/MWh

Costo di gestione unitario


Costo di gestione annuo

Costo di gestione attualizzato ( g)

20

2.808.000

27.271.995

5.2.3 Spesa associata al costo del combustibile


Per questa voce sono doverose alcune importanti precisazioni; la prima cosa che
ho ritenuto giusto fare, considerare questa spesa come somma di due termini:
uno relativo al costo effettivo della sansa esausta, acquistata dai diversi sansifici o
distributori, e laltro strettamente collegato al costo di trasporto della sansa stessa,
come da riflessioni di cui sopra.
Relativamente al costo della sansa, ho ritenuto valido lintervallo proposto sia dal
rapporto ITABIA 2003 che dallultimo rapporto ENEA 2005 sulle fonti rinnovabili
(vedi bibliografia tesi), il quale era compreso fra 40-50 /ton, prezzo questo
allingrosso.
In effetti, contattando, personalmente, diversi venditori, fra sansifici e distributori,
ho potuto costatare come il prezzo al dettaglio, per piccoli consumatori, fosse
compreso fra i 60-90 /ton. Ragion per cui mi sembrato plausibile, stimare un
prezzo medio effettivo, allingrosso, di 45 /ton.

Per quanto riguarda invece, i costi di trasporto, ho dovuto fare alcune ipotesi
preliminari: supponendo di insediare le due centrali di produzione una nel nordbarese e laltra a cavallo fra le province di Brindisi e Lecce, dovrei essere in grado
di coprire i vari percorsi sansificio-centrale con una distanza media di 70-80 km.

- 111 -

Infatti, la quasi totalit dei sansifici pugliesi presente nelle province di Bari,
Brindisi e Lecce.
Questa ipotesi mi stata indispensabile nel contattare diverse aziende di
trasporto, per richiedere i relativi preventivi, garantendo loro una movimentazione
giornaliera media di oltre 330 ton di sansa al giorno, pari a 12 viaggi di automezzi
da 28 ton, portata massima consentita in Italia (calcolo effettuato considerando il
consumo annuo di combustibile della centrale, riportato in Tabella 5.10.).
Questo mi ha permesso di ottenere un prezzo per il trasporto della sansa,
compreso fra i 5-7 /ton per percorsi medi di 70-80 km.
Ho preso, come riferimento, un prezzo medio di 6 /ton, da aggiungere ai 45 /ton
per una spesa complessiva associata al costo del combustibile pari a 51 /ton.
Da questo valore ho poi calcolato la spesa annua e il corrispondente valore
attualizzato (vedi Tabella 5.14).
Tabella 5.14 Spesa associata al costo del combustibile della centrale

/ton

Costo combustibile unitario


Costo combustibile annuo

Costo combustibile attualizzato ( c)

51

5.598.131

54.370.441

Disponibilit e stoccaggio della sansa esausta


E bene qui effettuare alcune considerazioni riguardo alla disponibilit di sansa
durante lanno e al suo stoccaggio.
Se vero che la produzione di olio di oliva, nella nostra regione, limitata ai mesi
che vanno da Ottobre a Marzo-Aprile ed concentrata maggiormente nei mesi di
Novembre, Dicembre e Gennaio (considerazioni basate sui quantitativi mensili di
olio comunicati dai frantoi allAGECONTROL), lattivit dei sansifici sicuramente
pi diluita nellanno, tanto da coprire, se non tutto, almeno 8-9 mesi lanno.

- 112 -

Lo stoccaggio della sansa esausta deve avvenire in un luogo chiuso, per non
aumentarne lumidit, e possibilmente depressurizzato, per evitare lesalazione di
sostanze maleodoranti.
Le problematiche riguardanti le notevoli quantit di sansa stoccabili durante lanno,
possono ritenersi ridimensionate, considerando che da un lato, ogni sansificio ha
un suo magazzino di stoccaggio, capace di contenere buona parte della sansa
prodotta durante lanno, e daltro canto, ipotizzando un deposito di stoccaggio (al
chiuso e depressurizzato) allinterno della centrale di produzione, attraverso un
adeguato capannone. Infatti, basandomi su realt effettivamente presenti sul
territorio, realistico pensare ad un possibile capannone di dimensioni 120 x 80 x
8 metri, avente una superficie utile dell80% ed unaltezza utile di 5 metri. Questo
capannone riuscirebbe a stoccare una quantit di sansa esausta sufficiente ad
alimentare la centrale per quasi 2 mesi (vedi Tabella 5.15).
Tabella 5.15 Dimensioni e capacit di stoccaggio del capannone

Larghezza capannone

120

Lunghezza capannone

80

Altezza capannone

Altezza utile

Peso specifico sansa

kg/m3

500

Volume capannone

m3

48.000

Volume capannone utilizzabile (80% sup)

m3

38.400

Sansa stoccabile

ton

19.200

Sansa stoccabile

gg di
riserva

57

- 113 -

Costo MWh
Note ora, tutte le voci della formula del costo industriale vista prima, si ottiene un
valore pari a:
/MWh

Costo industriale del MWh da sansa

91,39

Possiamo confrontare il costo cos ottenuto, con quello relativo alluso di


combustibili tradizionali, quali olio combustibile BTZ, carbone e metano.
Nellimplementare la stessa formula del costo industriale, ho ipotizzato stesso
tasso di attualizzazione, stesse ore di funzionamento annue e stesso numero di
anni di vita utile, gi usati nel caso della centrale a sansa, ma naturalmente,
potenza installata e relativa producibilit, ben pi elevate, insieme a differenti costi
dinvestimento unitario, costi di gestione, rendimenti e spese associate al costo del
combustibile. Nella Tabella 5.16 ritroviamo le ipotesi effettuate per le diverse
centrali e i relativi costi industriali ottenuti.
Tabella 5.16 Costo industriale per centrali a combustibili tradizionali

Combustibile tradizionale

u.d.m

Tasso di attualizz.
Anni di vita utile
Ore di funzion. annue
Potenza installata
Investimento unitario (Isp)
Costo di gestione

MW
/MW
%Isp

Rendimento
Potere calorifico inf.
Costo combustibile
Costo industriale

kcal/kg
(kcal/m3)
/ton
(/m3)
/MWh

CARBONE OLIO COMB.

METANO

0.06

0.06

0.06

15

15

15

7800

7800

7800

675

675

675

550.000

550.000

400.000

3%

3%

1,7%

37,87%

40,87%

56%

6.300

10.000

(8.250)

50

350

(0,27)

27,39

83,18

56,45

- 114 -

Osservando i costi industriali cos ottenuti (messi visivamente a confronto nella


Figura 5.2), emerge lalto costo relativo alluso di olio combustibile, non molto
lontano da quello trovato per la sansa. Mentre, sicuramente pi basso il costo
del MWh prodotto mediante metano e ancor pi quello ottenuto dal carbone.
C per da sottolineare come, specie per olio combustibile e carbone, le
emissioni di CO2 (e non solo) non sono confrontabili con landamento, quasi in
pareggio, relativo alla combustione di biomassa, come vedremo meglio nel
paragrafo successivo.
Figura 5.2 Confronto fra costo industriale del MWh da sansa e da combustibili tradizionali

Costo industriale MWh


91,39
83,18
56,45

/MWh

100
90
80
70
60
50
40
30
20
10
0

Sansa
Carbone
Olio combustibile
Metano

27,39

Combustibile

5.3 Emissioni evitate di CO2 nellambiente


Si gi detto come, utilizzando biomassa come combustibile, il bilancio
complessivo di CO2 immessa nellatmosfera risulta essere in pareggio: poich,
tanta anidride carbonica assorbita (fissata) dalla biomassa durante la sua
crescita, mediante il processo di fotosintesi clorofilliana, altrettanta n immessa
nellambiente durante la sua combustione, a meno per della CO2 emessa durante
il trasporto e la movimentazione della stessa biomassa. Supponendo allora di
trascurare le emissioni dovute alla movimentazione della sansa in centrale,
prover a valutare quelle dovute al trasporto.

- 115 -

Valutando poi, opportunamente, la CO2 evitata, arriver a determinare il saldo


netto di CO2 risparmiata allambiente.
Secondo lENEA, ad ogni kWh prodotto da fonti rinnovabili, corrisponde una
quantit di CO2 evitata (nel senso che non immessa nellambiente) pari a ben
0,72 kg. Per cui il calcolo della CO2 evitata lorda presto fatto (vedi Tabella 5.17).
Tabella 5.17 Calcolo della CO2 evitata lorda

CO2 evitata unitaria

kg/kWh da FR

Producibilit annua

MWh

140.400

ton

101.088

CO2 evitata lorda

0,72

Un po pi laborioso il calcolo della CO2 immessa nellambiente durante il


trasporto. Il dato di partenza risulta essere quello presente nella banca dati del
Sistema Informativo Nazionale Ambientale, reperibile in rete (www.sinanet.apat.it),
relativo alle emissioni di anidride carbonica dovute alla circolazione di automezzi
pesanti. I dati inseriti nel data base, relativi agli automezzi usati per il trasporto di
sansa esausta, sono i seguenti.

Tipo di veicolo: Heavy Duty Vheichols.

Categoria di veicolo: Diesel 16-32 ton.

Tecnologia: 91/542/EEC Stage II.

Conseguentemente il data base ha restituito un valore di CO2 immessa


nellambiente pari a 3,137 kg/kg diesel consumato dal veicolo stesso.
Sotto le ipotesi riportate in Tabella 5.18 ho determinato la quantit di CO2 totale
dovuta al trasporto: questa risultata pari a 585 ton. A questo punto per differenza
ho ricavato il valore netto di CO2 che si evitato di immettere in atmosfera,
risultato pari a 100.503 ton.

- 116 -

Tabella 5.18 Calcolo CO2 da trasporto e CO2 evitata netta

Combustibile consumato annualmente (sansa)

ton

109.767

Viaggio medio trasporto A/R

km

140

Consumo medio percorso misto

km/l

2,5

Trasporto max per camion

ton

28

Peso specifico carburante

kg/l

0,85
3.920

Viaggi a pieno carico (necessari annualmente)


Consumo totale carburante

219.535

Emissioni CO2 da trasporto

ton

585

CO2 evitata netta

ton

100.503

5.4 Valutazione economica dellinvestimento


Per

impostare

unanalisi

di

valutazione

economica

occorre

innanzitutto

determinare ricavi e costi annuali.

Ricavi
I ricavi saranno quelli dovuti alla vendita dei Certificati Verdi e quelli concernenti la
vendita dellenergia elettrica prodotta.
Come valore per il CV, ho preso il prezzo di riferimento stabilito dal GRTN, per
lanno 2005, pari a 10,892 c/kWh.
Mentre per il ricavo dalla vendita dellenergia ho considerato il prezzo medio di
acquisto dellenergia elettrica, relativo al mese di Gennaio 2006, pari a 72 /MWh
(dato GME).
Occorre per considerare che, secondo la normativa vigente, i CV valgono 8 anni.
Dopo lottavo anno, qualora limpianto non abbia goduto di eventuali incentivi
pubblici, potr ancora usufruire dei CV per altri 4 anni, solo per sul 60% della
produzione complessiva. Tutta la produzione di energia, compresa la quota parte
destinata allautoconsumo, gode dellincentivo dei CV.

- 117 -

Per il ricavo dalla vendita dellenergia elettrica, invece, occorre detrarre


lautoconsumo dalla produzione complessiva. Da quanto detto, ho calcolato i
diversi ricavi annuali riportati in Tabella 5.19.
Tabella 5.19 Ricavi annuali

Ricavo CV

/kWh

0,10892

Ricavo vendita

/kWh

0,072

Autoconsumo

4,50%

MWh

6.318

Autoconsumo annuale

1 - 8 ANNI
Ricavo annuale da CV

15.292.368

Ricavo annuale da vendita

9.653.904

Ricavo totale annuo

24.946.272

8 - 12 ANNI
Ricavo annuale da CV

9.175.421

Ricavo annuale da vendita

9.653.904

Ricavo totale annuo

18.829.325

OLTRE 12 ANNI
Ricavo annuale da vendita

9.653.904

Ricavo totale annuo

9.653.904

Costi
I costi sono quelli dovuti alla gestione della centrale e allacquisto del combustibile;
calcolati su base annua sono riportati in Tabella 5.20.
Tabella 5.20 Costi annuali

Costo di gestione annuale

2.808.000

Costo combustibile annuale

5.598.131

- 118 -

A questo punto noti ricavi e costi, considerato un periodo di ammortamento


dellinvestimento complessivo pari a 10 anni, considerato un carico fiscale
complessivo del 48%, con le ipotesi ricordate in Tabella 5.21 mi stato possibile
implementare la Tabella 5.22 di valutazione economica che mi ha permesso di
estrapolare gli indici economici dellinvestimento riportati in Tabella 5.23.
Gli indici che si sono considerati sono i seguenti:

Valore attuale
netto

Indice di
redditivit

Tasso interno di
ritorno

Tempo di
recupero

VAN

IR

IRR

PBT

Tabella 5.21 Dati sullinvestimento

Investimento complessivo

10

Anni di ammortamento
Ammortamento

3.960.000
0,06

Tasso di attualizzazione
Tasse

39.600.000

48%

- 119 -

Tabella 5.22 Analisi dellinvestimento (Ipotesi base)


-1

15.840,00

23.760,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

Ricavi

0,00

0,00

24.946,27

24.946,27

24.946,27

24.946,27

24.946,27

24.946,27

24.946,27

Costi

0,00

0,00

8.406,10

8.406,10

8.406,10

8.406,10

8.406,10

8.406,10

8.406,10

CFL

0,00

0,00

16.540,17

16.540,17

16.540,17

16.540,17

16.540,17

16.540,17

16.540,17

0,00

0,00

3.960,00

3.960,00

3.960,00

3.960,00

3.960,00

3.960,00

3.960,00

0,00

0,00

10.501,69

10.501,69

10.501,69

10.501,69

10.501,69

10.501,69

10.501,69

1,0600

1,0000

0,9434

0,8900

0,8396

0,7921

0,7473

0,7050

0,6651

CFL_A

-16.790,40

-23.760,00

15.603,94

14.720,69

13.887,45

13.101,37

12.359,78

11.660,17

11.000,16

CFN_A

-16.790,40

-23.760,00

9.907,25

9.346,47

8.817,42

8.318,32

7.847,47

7.403,28

6.984,22

10

11

12

13

14

15

0,00

0,00

0,00

Voce

anno

Investimenti

Ammort.
CFN
Attualizz.

Investimenti

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

Ricavi

24.946,27

18.829,32

18.829,32

18.829,32

18.829,32

9.653,90

9.653,90

9.653,90

Costi

8.406,10

8.406,10

8.406,10

8.406,10

8.406,10

8.406,10

8.406,10

8.406,10

CFL

16.540,17

10.423,22

10.423,22

10.423,22

10.423,22

1.247,80

1.247,80

1.247,80

3.960,00

3.960,00

3.960,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

10.501,69

7.320,88

7.320,88

5.420,08

5.420,08

648,86

648,86

648,86

0,6274

0,5919

0,5584

0,5268

0,4970

0,4688

0,4423

0,4173

Ammort.
CFN

Attualizz.
CFL_A

10.377,51

6.169,49

5.820,27

5.490,82

5.180,02

585,02

551,90

520,67

CFN_A

6.588,89

4.333,22

4.087,94

2.855,23

2.693,61

304,21

286,99

270,75

- 120 -

Tabella 5.23 Indici economici dellinvestimento (Ipotesi base)

INDICE

VAN

IR

IRR

PBT

anni

Lordo

86.478,86

2,13

0,35

Netto

39.494,87

0,97

0,21

3,42

Figura 5.3 Andamento del Cash Flow attualizzato, lordo e netto, negli anni (Ipotesi base)

Andamento Cash Flow

Milioni di Euro

CFL_A

CFN_A

20,00
15,00
10,00
5,00
0,00
-1

10

11

12

13

14

15

-5,00
-10,00
-15,00
-20,00
-25,00
-30,00
anni

Dallosservazione dei valori degli indici, emerge come linvestimento risulti


senzaltro positivo ed abbia un buon tempo di recupero (PBT), inferiore ai 3 anni e
mezzo.
La positivit delliniziativa dovuta essenzialmente, direi meglio, esclusivamente,
allincentivo dei CV. Infatti, qualora questi non ci fossero, tutti gli indici economici
diverrebbero negativi, come da simulazione successiva.

- 121 -

Nelle prossime pagine ho eseguito varie analisi di sensibilit, relative a diverse


situazioni ipotizzate, nella fattispecie:

Assenza di CV.

Aumento del prezzo della sansa del 10%.

Aumento del prezzo della sansa del 20%.

Tasso di attualizzazione dell 8%.

Tasso di attualizzazione del 10%.

Aumento dellinvestimento complessivo del 10%.

Aumento dellinvestimento complessivo del 20%.

Riduzione del valore del CV del 10%.

Riduzione del valore del CV del 20%.

Valore del CV e del prezzo di vendita dellenergia elettrica pari a 70 /MWh.

- 122 -

Tabella 5.24 Analisi dellinvestimento (Ipotesi senza CV)


Voce

anno

-1

Investimenti

15.840,00

23.760,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

Ricavi

0,00

0,00

9.653,90

9.653,90

9.653,90

9.653,90

9.653,90

9.653,90

9.653,90

Costi

0,00

0,00

8.406,10

8.406,10

8.406,10

8.406,10

8.406,10

8.406,10

8.406,10

CFL

0,00

0,00

1.247,80

1.247,80

1.247,80

1.247,80

1.247,80

1.247,80

1.247,80

0,00

0,00

3.960,00

3.960,00

3.960,00

3.960,00

3.960,00

3.960,00

3.960,00

0,00

0,00

2.549,66

2.549,66

2.549,66

2.549,66

2.549,66

2.549,66

2.549,66

Ammort.
CFN
Attualizz.

1,0600

1,0000

0,9434

0,8900

0,8396

0,7921

0,7473

0,7050

0,6651

CFL_A

-16.790,40

-23.760,00

1.177,17

1.110,54

1.047,68

988,38

932,43

879,65

829,86

CFN_A

-16.790,40

-23.760,00

2.405,34

2.269,19

2.140,74

2.019,57

1.905,25

1.797,41

1.695,67

10

11

12

13

14

15

Investimenti

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

Ricavi

9.653,90

9.653,90

9.653,90

9.653,90

9.653,90

9.653,90

9.653,90

9.653,90

Costi

8.406,10

8.406,10

8.406,10

8.406,10

8.406,10

8.406,10

8.406,10

8.406,10

CFL

1.247,80

1.247,80

1.247,80

1.247,80

1.247,80

1.247,80

1.247,80

1.247,80

3.960,00

3.960,00

3.960,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

2.549,66

2.549,66

2.549,66

648,86

648,86

648,86

648,86

648,86

0,6274

0,5919

0,5584

0,5268

0,4970

0,4688

0,4423

0,4173

Ammort.
CFN

Attualizz.
CFL_A

782,89

738,57

696,77

657,33

620,12

585,02

551,90

520,67

CFN_A

1.599,69

1.509,14

1.423,72

341,81

322,46

304,21

286,99

270,75

- 123 -

Tabella 5.25 Indici economici dellinvestimento (Ipotesi senza CV)

INDICE

VAN

IR

IRR

PBT

anni

Lordo

-28.431,42

-0,70

Netto

-20.258,48

-0,50

32,50

Figura 5.4 Andamento del Cash Flow attualizzato, lordo e netto, negli anni(Ipotesi senza CV)

Andamento Cash Flow

Milioni di Euro

CFL_A

CFN_A

5,00
0,00
-1

10 11 12 13 14 15

-5,00
-10,00
-15,00
-20,00
-25,00
-30,00
anni

- 124 -

Tabella 5.26 Analisi dellinvestimento (Ipotesi prezzo sansa +10%)


Voce

anno

-1

Investimenti

15.840,00

23.760,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

Ricavi

0,00

0,00

24.946,27

24.946,27

24.946,27

24.946,27

24.946,27

24.946,27

24.946,27

Costi

0,00

0,00

8.965,94

8.965,94

8.965,94

8.965,94

8.965,94

8.965,94

8.965,94

CFL

0,00

0,00

15.980,33

15.980,33

15.980,33

15.980,33

15.980,33

15.980,33

15.980,33

0,00

0,00

3.960,00

3.960,00

3.960,00

3.960,00

3.960,00

3.960,00

3.960,00

0,00

0,00

10.210,57

10.210,57

10.210,57

10.210,57

10.210,57

10.210,57

10.210,57

Ammort.
CFN
Attualizz.

1,0600

1,0000

0,9434

0,8900

0,8396

0,7921

0,7473

0,7050

0,6651

CFL_A

-16.790,40

-23.760,00

15.075,78

14.222,44

13.417,39

12.657,92

11.941,43

11.265,50

10.627,83

CFN_A

-16.790,40

-23.760,00

9.632,61

9.087,37

8.572,99

8.087,73

7.629,93

7.198,05

6.790,61

10

11

12

13

14

15

Investimenti

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

Ricavi

24.946,27

18.829,32

18.829,32

18.829,32

18.829,32

9.653,90

9.653,90

9.653,90

Costi

8.965,94

8.965,94

8.965,94

8.965,94

8.965,94

8.965,94

8.965,94

8.965,94

CFL

15.980,33

9.863,38

9.863,38

9.863,38

9.863,38

687,96

687,96

687,96

3.960,00

3.960,00

3.960,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

10.210,57

7.029,76

7.029,76

5.128,96

5.128,96

357,74

357,74

357,74

Ammort.
CFN

Attualizz.

0,6274

0,5919

0,5584

0,5268

0,4970

0,4688

0,4423

0,4173

CFL_A

10.026,26

5.838,12

5.507,66

5.195,91

4.901,80

322,54

304,29

287,06

CFN_A

6.406,24

4.160,90

3.925,38

2.701,87

2.548,93

167,72

158,23

149,27

Costo industriale MWh (/MWh)

95,38

- 125 -

Tabella 5.27 Indici economici dellinvestimento (Ipotesi prezzo sansa +10%)

INDICE

VAN

IR

IRR

PBT

anni

Lordo

81.041,51

2,00

0,34

Netto

36.667,45

0,90

0,20

3,59

Figura 5.5 Andamento Cash Flow attualizzato, lordo e netto, negli anni (prezzo sansa +10%)

Andamento Cash Flow

Milioni di Euro

CFL_A

CFN_A

20,00
15,00
10,00
5,00
0,00
-5,00

-1

10 11 12 13 14 15

-10,00
-15,00
-20,00
-25,00
-30,00
anni

- 126 -

Tabella 5.28 Analisi dellinvestimento (Ipotesi prezzo sansa +20%)


Voce

anno

-1

Investimenti

15.840,00

23.760,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

Ricavi

0,00

0,00

24.946,27

24.946,27

24.946,27

24.946,27

24.946,27

24.946,27

24.946,27

Costi

0,00

0,00

9.525,76

9.525,76

9.525,76

9.525,76

9.525,76

9.525,76

9.525,76

CFL

0,00

0,00

15.420,52

15.420,52

15.420,52

15.420,52

15.420,52

15.420,52

15.420,52

0,00

0,00

3.960,00

3.960,00

3.960,00

3.960,00

3.960,00

3.960,00

3.960,00

0,00

0,00

9.919,47

9.919,47

9.919,47

9.919,47

9.919,47

9.919,47

9.919,47

Ammort.
CFN
Attualizz.

1,0600

1,0000

0,9434

0,8900

0,8396

0,7921

0,7473

0,7050

0,6651

CFL_A

-16.790,40

-23.760,00

14.547,66

13.724,20

12.947,36

12.214,49

11.523,11

10.870,85

10.255,52

CFN_A

-16.790,40

-23.760,00

9.357,99

8.828,29

8.328,58

7.857,15

7.412,40

6.992,83

6.597,01

10

11

12

13

14

15

Investimenti

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

Ricavi

24.946,27

18.829,32

18.829,32

18.829,32

18.829,32

9.653,90

9.653,90

9.653,90

Costi

9.525,76

9.525,76

9.525,76

9.525,76

9.525,76

9.525,76

9.525,76

9.525,76

CFL

15.420,52

9.303,57

9.303,57

9.303,57

9.303,57

128,15

128,15

128,15

3.960,00

3.960,00

3.960,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

9.919,47

6.738,65

6.738,65

4.837,85

4.837,85

66,64

66,64

66,64

Ammort.
CFN

Attualizz.

0,6274

0,5919

0,5584

0,5268

0,4970

0,4688

0,4423

0,4173

CFL_A

9.675,02

5.506,77

5.195,06

4.901,00

4.623,59

60,08

56,68

53,47

CFN_A

6.223,60

3.988,60

3.762,83

2.548,52

2.404,27

31,24

29,47

27,81

Costo industriale MWh (/MWh)

99,37

- 127 -

Tabella 5.29 Indici economici dellinvestimento (Ipotesi prezzo sansa +20%)

INDICE

VAN

IR

IRR

PBT

anni

Lordo

75.604,47

1,86

0,32

Netto

33.840,19

0,83

0,19

3,78

Figura 5.6 Andamento Cash Flow attualizzato, lordo e netto, negli anni (prezzo sansa +20%)

Andamento Cash Flow


Milioni di Euro

CFL_A

CFN_A

20,00
15,00
10,00
5,00
0,00
-1

10 11 12 13 14 15

-5,00
-10,00
-15,00
-20,00
-25,00
-30,00
anni

- 128 -

Tabella 5.30 Analisi dellinvestimento (Ipotesi tasso di attualizzazione 8%)


Voce

anno

-1

Investimenti

15.840,00

23.760,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

Ricavi

0,00

0,00

24.946,27

24.946,27

24.946,27

24.946,27

24.946,27

24.946,27

24.946,27

Costi

0,00

0,00

8.406,10

8.406,10

8.406,10

8.406,10

8.406,10

8.406,10

8.406,10

CFL

0,00

0,00

16.540,17

16.540,17

16.540,17

16.540,17

16.540,17

16.540,17

16.540,17

0,00

0,00

3.960,00

3.960,00

3.960,00

3.960,00

3.960,00

3.960,00

3.960,00

0,00

0,00

10.501,69

10.501,69

10.501,69

10.501,69

10.501,69

10.501,69

10.501,69

Ammort.
CFN
Attualizz.

1,0800

1,0000

0,9259

0,8573

0,7938

0,7350

0,6806

0,6302

0,5835

CFL_A

-17.107,20

-23.760,00

15.314,97

14.180,53

13.130,12

12.157,52

11.256,96

10.423,11

9.651,03

CFN_A

-17.107,20

-23.760,00

9.723,79

9.003,51

8.336,58

7.719,06

7.147,27

6.617,85

6.127,63

10

11

12

13

14

15

Investimenti

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

Ricavi

24.946,27

18.829,32

18.829,32

18.829,32

18.829,32

9.653,90

9.653,90

9.653,90

Costi

8.406,10

8.406,10

8.406,10

8.406,10

8.406,10

8.406,10

8.406,10

8.406,10

CFL

16.540,17

10.423,22

10.423,22

10.423,22

10.423,22

1.247,80

1.247,80

1.247,80

3.960,00

3.960,00

3.960,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

10.501,69

7.320,88

7.320,88

5.420,08

5.420,08

648,86

648,86

648,86

Ammort.
CFN

Attualizz.

0,5403

0,5002

0,4632

0,4289

0,3971

0,3677

0,3405

0,3152

CFL_A

8.936,14

5.214,21

4.827,97

4.470,34

4.139,21

458,81

424,83

393,36

CFN_A

5.673,74

3.662,26

3.390,98

2.324,58

2.152,39

238,58

220,91

204,55

Costo industriale MWh (/MWh)

96,90

- 129 -

Tabella 5.31 Indici economici dellinvestimento (Ipotesi tasso di attualizzazione 8%)

INDICE

VAN

IR

IRR

PBT

anni

Lordo

74.111,92

1,81

0,35

Netto

31.676,47

0,78

0,21

3,45

Figura 5.7 Andamento del Cash Flow attualizzato, lordo e netto, negli anni (Ipotesi =8%)

Andamento Cash Flow

Milioni di Euro

CFL_A

CFN_A

20,00
15,00
10,00
5,00
0,00
-5,00

-1

10 11 12 13 14 15

-10,00
-15,00
-20,00
-25,00
-30,00
anni

- 130 -

Tabella 5.32 Analisi dellinvestimento (Ipotesi tasso di attualizzazione 10%)


Voce

anno

-1

Investimenti

15.840,00

23.760,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

Ricavi

0,00

0,00

24.946,27

24.946,27

24.946,27

24.946,27

24.946,27

24.946,27

24.946,27

Costi

0,00

0,00

8.406,10

8.406,10

8.406,10

8.406,10

8.406,10

8.406,10

8.406,10

CFL

0,00

0,00

16.540,17

16.540,17

16.540,17

16.540,17

16.540,17

16.540,17

16.540,17

0,00

0,00

3.960,00

3.960,00

3.960,00

3.960,00

3.960,00

3.960,00

3.960,00

0,00

0,00

10.501,69

10.501,69

10.501,69

10.501,69

10.501,69

10.501,69

10.501,69

Ammort.
CFN
Attualizz.

1,1000

1,0000

0,9091

0,8264

0,7513

0,6830

0,6209

0,5645

0,5132

CFL_A

-17.424,00

-23.760,00

15.036,52

13.669,56

12.426,88

11.297,16

10.270,15

9.336,50

8.487,72

CFN_A

-17.424,00

-23.760,00

9.546,99

8.679,08

7.890,07

7.172,80

6.520,72

5.927,93

5.389,03

10

11

12

13

14

15

Investimenti

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

Ricavi

24.946,27

18.829,32

18.829,32

18.829,32

18.829,32

9.653,90

9.653,90

9.653,90

Costi

8.406,10

8.406,10

8.406,10

8.406,10

8.406,10

8.406,10

8.406,10

8.406,10

CFL

16.540,17

10.423,22

10.423,22

10.423,22

10.423,22

1.247,80

1.247,80

1.247,80

3.960,00

3.960,00

3.960,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

10.501,69

7.320,88

7.320,88

5.420,08

5.420,08

648,86

648,86

648,86

Ammort.
CFN

Attualizz.

0,4665

0,4241

0,3855

0,3505

0,3186

0,2897

0,2633

0,2394

CFL_A

7.716,11

4.420,46

4.018,60

3.653,28

3.321,16

361,44

328,59

298,71

CFN_A

4.899,12

3.104,77

2.822,51

1.899,70

1.727,00

187,95

170,86

155,33

Costo industriale MWh (/MWh)

102,29

- 131 -

Tabella 5.33 Indici economici dellinvestimento (Ipotesi tasso di attualizzazione 10%)

INDICE

VAN

IR

IRR

PBT

anni

Lordo

63.458,85

1,54

0,35

Netto

24.909,87

0,60

0,21

3,48

Figura 5.8 Andamento del Cash Flow attualizzato, lordo e netto, negli anni (Ipotesi =10%)

Andamento Cash Flow


Milioni di Euro

CFL_A

CFN_A

20,00
15,00
10,00
5,00
0,00
-1

10 11 12 13 14 15

-5,00
-10,00
-15,00
-20,00
-25,00
-30,00
anni

- 132 -

Tabella 5.34 Analisi dellinvestimento (Ipotesi investimento complessivo +10%)


Voce

anno

-1

Investimenti

17.424,00

26.136,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

Ricavi

0,00

0,00

24.946,27

24.946,27

24.946,27

24.946,27

24.946,27

24.946,27

24.946,27

Costi

0,00

0,00

8.406,10

8.406,10

8.406,10

8.406,10

8.406,10

8.406,10

8.406,10

CFL

0,00

0,00

16.540,17

16.540,17

16.540,17

16.540,17

16.540,17

16.540,17

16.540,17

0,00

0,00

3.960,00

3.960,00

3.960,00

3.960,00

3.960,00

3.960,00

3.960,00

0,00

0,00

10.501,69

10.501,69

10.501,69

10.501,69

10.501,69

10.501,69

10.501,69

Ammort.
CFN
Attualizz.

1,0600

1,0000

0,9434

0,8900

0,8396

0,7921

0,7473

0,7050

0,6651

CFL_A

-18.469,44

-26.136,00

15.603,94

14.720,69

13.887,45

13.101,37

12.359,78

11.660,17

11.000,16

CFN_A

-18.469,44

-26.136,00

9.907,25

9.346,47

8.817,42

8.318,32

7.847,47

7.403,28

6.984,22

10

11

12

13

14

15

Investimenti

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

Ricavi

24.946,27

18.829,32

18.829,32

18.829,32

18.829,32

9.653,90

9.653,90

9.653,90

Costi

8.406,10

8.406,10

8.406,10

8.406,10

8.406,10

8.406,10

8.406,10

8.406,10

CFL

16.540,17

10.423,22

10.423,22

10.423,22

10.423,22

1.247,80

1.247,80

1.247,80

3.960,00

3.960,00

3.960,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

10.501,69

7.320,88

7.320,88

5.420,08

5.420,08

648,86

648,86

648,86

Ammort.
CFN

Attualizz.

0,6274

0,5919

0,5584

0,5268

0,4970

0,4688

0,4423

0,4173

CFL_A

10.377,51

6.169,49

5.820,27

5.490,82

5.180,02

585,02

551,90

520,67

CFN_A

6.588,89

4.333,22

4.087,94

2.855,23

2.693,61

304,21

286,99

270,75

Costo industriale MWh (/MWh)

94,55

- 133 -

Tabella 5.35 Indici economici dellinvestimento (Ipotesi investimento complessivo +10%)

INDICE

VAN

IR

IRR

PBT

anni

Lordo

82.423,82

1,85

0,32

Netto

35.439,83

0,79

0,19

3,76

Figura 5.9 Andamento Cash Flow attualizzato, lordo e netto, negli anni (Ipotesi investimento
complessivo +10%)

Andamento Cash Flow


Milioni di Euro

CFL_A

CFN_A

20,00
15,00
10,00
5,00
0,00
-1

10 11 12 13 14 15

-5,00
-10,00
-15,00
-20,00
-25,00
-30,00
anni

- 134 -

Tabella 5.36 Analisi dellinvestimento (Ipotesi investimento complessivo +20%)


Voce

anno

-1

Investimenti

19.008,00

28.512,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

Ricavi

0,00

0,00

24.946,27

24.946,27

24.946,27

24.946,27

24.946,27

24.946,27

24.946,27

Costi

0,00

0,00

8.406,10

8.406,10

8.406,10

8.406,10

8.406,10

8.406,10

8.406,10

CFL

0,00

0,00

16.540,17

16.540,17

16.540,17

16.540,17

16.540,17

16.540,17

16.540,17

0,00

0,00

3.960,00

3.960,00

3.960,00

3.960,00

3.960,00

3.960,00

3.960,00

0,00

0,00

10.501,69

10.501,69

10.501,69

10.501,69

10.501,69

10.501,69

10.501,69

Ammort.
CFN
Attualizz.

1,0600

1,0000

0,9434

0,8900

0,8396

0,7921

0,7473

0,7050

0,6651

CFL_A

-20.148,48

-28.512,00

15.603,94

14.720,69

13.887,45

13.101,37

12.359,78

11.660,17

11.000,16

CFN_A

-20.148,48

-28.512,00

9.907,25

9.346,47

8.817,42

8.318,32

7.847,47

7.403,28

6.984,22

10

11

12

13

14

15

Investimenti

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

Ricavi

24.946,27

18.829,32

18.829,32

18.829,32

18.829,32

9.653,90

9.653,90

9.653,90

Costi

8.406,10

8.406,10

8.406,10

8.406,10

8.406,10

8.406,10

8.406,10

8.406,10

CFL

16.540,17

10.423,22

10.423,22

10.423,22

10.423,22

1.247,80

1.247,80

1.247,80

3.960,00

3.960,00

3.960,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

10.501,69

7.320,88

7.320,88

5.420,08

5.420,08

648,86

648,86

648,86

Ammort.
CFN

Attualizz.

0,6274

0,5919

0,5584

0,5268

0,4970

0,4688

0,4423

0,4173

CFL_A

10.377,51

6.169,49

5.820,27

5.490,82

5.180,02

585,02

551,90

520,67

CFN_A

6.588,89

4.333,22

4.087,94

2.855,23

2.693,61

304,21

286,99

270,75

Costo industriale MWh (/MWh)

97,70

- 135 -

Tabella 5.37 Indici economici dellinvestimento (Ipotesi investimento complessivo +20%)

INDICE

VAN

IR

IRR

PBT

anni

Lordo

78.368,78

1,61

0,29

Netto

31.384,79

0,64

0,16

4,11

Figura 5.10 Andamento Cash Flow attualizzato, lordo e netto, negli anni (Ipotesi
investimento complessivo +20%)

Andamento Cash Flow


Milioni di Euro

CFL_A

CFN_A

20,00
15,00
10,00
5,00
0,00
-5,00

-1

10 11 12 13 14 15

-10,00
-15,00
-20,00
-25,00
-30,00
-35,00
anni

- 136 -

Tabella 5.38 Analisi dellinvestimento (Ipotesi CV -10%)


Voce

anno

-1

Investimenti

15.840,00

23.760,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

Ricavi

0,00

0,00

23.417,04

23.417,04

23.417,04

23.417,04

23.417,04

23.417,04

23.417,04

Costi

0,00

0,00

8.406,10

8.406,10

8.406,10

8.406,10

8.406,10

8.406,10

8.406,10

CFL

0,00

0,00

15.010,94

15.010,94

15.010,94

15.010,94

15.010,94

15.010,94

15.010,94

0,00

0,00

3.960,00

3.960,00

3.960,00

3.960,00

3.960,00

3.960,00

3.960,00

0,00

0,00

9.706,49

9.706,49

9.706,49

9.706,49

9.706,49

9.706,49

9.706,49

Ammort.
CFN
Attualizz.

1,0600

1,0000

0,9434

0,8900

0,8396

0,7921

0,7473

0,7050

0,6651

CFL_A

-16.790,40

-23.760,00

14.161,26

13.359,68

12.603,47

11.890,07

11.217,04

10.582,12

9.983,13

CFN_A

-16.790,40

-23.760,00

9.157,06

8.638,74

8.149,75

7.688,45

7.253,25

6.842,69

6.455,37

10

11

12

13

14

15

Investimenti

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

Ricavi

23.417,04

17.911,78

17.911,78

17.911,78

17.911,78

9.653,90

9.653,90

9.653,90

Costi

8.406,10

8.406,10

8.406,10

8.406,10

8.406,10

8.406,10

8.406,10

8.406,10

CFL

15.010,94

9.505,68

9.505,68

9.505,68

9.505,68

1.247,80

1.247,80

1.247,80

3.960,00

3.960,00

3.960,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

9.706,49

6.843,76

6.843,76

4.942,96

4.942,96

648,86

648,86

648,86

Ammort.
CFN

Attualizz.

0,6274

0,5919

0,5584

0,5268

0,4970

0,4688

0,4423

0,4173

CFL_A

9.418,05

5.626,40

5.307,92

5.007,48

4.724,03

585,02

551,90

520,67

CFN_A

6.089,97

4.050,81

3.821,52

2.603,89

2.456,50

304,21

286,99

270,75

- 137 -

Tabella 5.39 Indici economici dellinvestimento (Ipotesi CV -10%)

INDICE

VAN

IR

IRR

PBT

anni

Lordo

74.987,84

1,85

0,32

Netto

33.519,54

0,83

0,19

3,76

Figura 5.11 Andamento Cash Flow attualizzato, lordo e netto, negli anni (Ipotesi CV -10%)

Andamento Cash Flow

Milioni di Euro

CFL_A

CFN_A

20,00
15,00
10,00
5,00
0,00
-1

10 11 12 13 14 15

-5,00
-10,00
-15,00
-20,00
-25,00
-30,00
anni

- 138 -

Tabella 5.40 Analisi dellinvestimento (Ipotesi CV -20%)


Voce

anno

-1

Investimenti

15.840,00

23.760,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

Ricavi

0,00

0,00

21.887,80

21.887,80

21.887,80

21.887,80

21.887,80

21.887,80

21.887,80

Costi

0,00

0,00

8.406,10

8.406,10

8.406,10

8.406,10

8.406,10

8.406,10

8.406,10

CFL

0,00

0,00

13.481,70

13.481,70

13.481,70

13.481,70

13.481,70

13.481,70

13.481,70

0,00

0,00

3.960,00

3.960,00

3.960,00

3.960,00

3.960,00

3.960,00

3.960,00

0,00

0,00

8.911,28

8.911,28

8.911,28

8.911,28

8.911,28

8.911,28

8.911,28

Ammort.
CFN
Attualizz.

1,0600

1,0000

0,9434

0,8900

0,8396

0,7921

0,7473

0,7050

0,6651

CFL_A

-16.790,40

-23.760,00

12.718,58

11.998,66

11.319,49

10.678,77

10.074,31

9.504,07

8.966,10

CFN_A

-16.790,40

-23.760,00

8.406,87

7.931,01

7.482,09

7.058,57

6.659,03

6.282,10

5.926,51

10

11

12

13

14

15

Investimenti

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

Ricavi

21.887,80

16.994,24

16.994,24

16.994,24

16.994,24

9.653,90

9.653,90

9.653,90

Costi

8.406,10

8.406,10

8.406,10

8.406,10

8.406,10

8.406,10

8.406,10

8.406,10

CFL

13.481,70

8.588,14

8.588,14

8.588,14

8.588,14

1.247,80

1.247,80

1.247,80

3.960,00

3.960,00

3.960,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

8.911,28

6.366,63

6.366,63

4.465,83

4.465,83

648,86

648,86

648,86

Ammort.
CFN

Attualizz.

0,6274

0,5919

0,5584

0,5268

0,4970

0,4688

0,4423

0,4173

CFL_A

8.458,58

5.083,31

4.795,57

4.524,13

4.268,04

585,02

551,90

520,67

CFN_A

5.591,05

3.768,40

3.555,09

2.352,55

2.219,38

304,21

286,99

270,75

- 139 -

Tabella 5.41 Indici economici dellinvestimento (Ipotesi CV -20%)

INDICE

VAN

IR

IRR

PBT

anni

Lordo

63.496,80

1,57

0,28

Netto

27.544,20

0,68

0,17

4,17

Figura 5.12 Andamento Cash Flow attualizzato, lordo e netto, negli anni (Ipotesi CV -20%)

Andamento Cash Flow


Milioni di Euro

CFL_A

CFN_A

15,00
10,00
5,00
0,00
-1

10 11 12 13 14 15

-5,00
-10,00
-15,00
-20,00
-25,00
-30,00
anni

- 140 -

Tabella 5.42 Analisi dellinvestimento (Ipotesi valore CV e prezzo kWh a 7 c/kWh)


Voce

anno

-1

Investimenti

15.840,00

23.760,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

Ricavi

0,00

0,00

19.213,74

19.213,74

19.213,74

19.213,74

19.213,74

19.213,74

19.213,74

Costi

0,00

0,00

8.406,10

8.406,10

8.406,10

8.406,10

8.406,10

8.406,10

8.406,10

CFL

0,00

0,00

10.807,64

10.807,64

10.807,64

10.807,64

10.807,64

10.807,64

10.807,64

0,00

0,00

3.960,00

3.960,00

3.960,00

3.960,00

3.960,00

3.960,00

3.960,00

0,00

0,00

7.520,77

7.520,77

7.520,77

7.520,77

7.520,77

7.520,77

7.520,77

Ammort.
CFN
Attualizz.

1,0600

1,0000

0,9434

0,8900

0,8396

0,7921

0,7473

0,7050

0,6651

CFL_A

-16.790,40

-23.760,00

10.195,89

9.618,76

9.074,30

8.560,66

8.076,10

7.618,96

7.187,70

CFN_A

-16.790,40

-23.760,00

7.095,07

6.693,46

6.314,59

5.957,16

5.619,96

5.301,85

5.001,74

10

11

12

13

14

15

Investimenti

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

Ricavi

19.213,74

15.282,54

15.282,54

15.282,54

15.282,54

9.385,74

9.385,74

9.385,74

Costi

8.406,10

8.406,10

8.406,10

8.406,10

8.406,10

8.406,10

8.406,10

8.406,10

CFL

10.807,64

6.876,44

6.876,44

6.876,44

6.876,44

979,64

979,64

979,64

3.960,00

3.960,00

3.960,00

0,00

0,00

0,00

0,00

0,00

7.520,77

5.476,55

5.476,55

3.575,75

3.575,75

509,41

509,41

509,41

Ammort.
CFN

Attualizz.

0,6274

0,5919

0,5584

0,5268

0,4970

0,4688

0,4423

0,4173

CFL_A

6.780,85

4.070,15

3.839,77

3.622,42

3.417,38

459,29

433,30

408,77

CFN_A

4.718,63

3.241,56

3.058,08

1.883,66

1.777,04

238,83

225,31

212,56

- 141 -

Tabella 5.43 Indici economici dellinvestimento (Ipotesi valore CV e prezzo kWh a 7 c/kWh)

INDICE

VAN

IR

IRR

PBT

anni

Lordo

42.813,90

1,06

0,22

Netto

16.768,09

0,41

0,13

5,20

Figura 5.13 Andamento del Cash Flow attualizzato, lordo e netto, negli anni (Ipotesi valore
CV e prezzo kWh a 7 c/kWh)

Andamento Cash Flow

Milioni di Euro

CFL_A

CFN_A

15,00
10,00
5,00
0,00
-1

10 11 12 13 14 15

-5,00
-10,00
-15,00
-20,00
-25,00
-30,00
anni

- 142 -

5.5 Conclusioni
Dai risultati ottenuti, certamente significativa, la confrontabilit del valore del
costo industriale del MWh prodotto da sansa esausta, con quello prodotto da olio
combustibile, dimostrazione, qualora ce ne fosse stato bisogno, dellinsostenibilit
economica, oltre che ambientale, di un parco centrali basato sul petrolio.
Rilevante risulta essere la qualit degli indici economici emersi sia nellipotesi
base, sia nelle altre ipotesi considerate, tutte peggiorative.
Mi si permetta di dire che questa convenienza economica potrebbe spiegare la
notevole difficolt, riscontrata durante la stesura della tesi, nel reperire
informazioni anche minime relative alle centrali a biomassa esistenti sul territorio
pugliese e non.
Se si esclude, infatti, il caso di assenza di CV, tutte le analisi di sensibilit
effettuate continuano a dare indici positivi e tempi di ritorno che, quasi mai,
superano i 4 anni.
La situazione peggiore si riscontrata considerando il valore del CV uguale al
prezzo di vendita dellenergia elettrica, attualmente sullordine dei 7 c/kWh. In
queste condizioni, infatti, tutti gli indici, pur restando positivi, si abbassano
notevolmente e il tempo di recupero supera i 5 anni.
Questo fenomeno sintomatico del fatto che la convenienza economica,
riscontrata nellinvestimento, subordinata allesistenza dellincentivo del CV.
Senza di questo, come visto, liniziativa risulterebbe insostenibile dal punto di vista
economico.
Daltronde, in un ottica che miri al raggiungimento degli obiettivi del protocollo di
Kyoto, non solo auspicabile, ma necessario, che si continui ad applicare questo
tipo di incentivo, prestando molta attenzione a far s che non si riduca, cos da
renderlo inefficace.
Forzare il mercato energetico con quote minime obbligatorie di produzione di
energia elettrica da FR, incentivando la produzione e non tanto o non solo,
limpianto di produzione, sembrerebbe essere una strada che sta dando buoni

- 143 -

risultati. Ci sarebbe ancora da chiedersi, se e quando, questa strategia possa


portare ad una saturazione della domanda.
Risulta allora, altres necessario, cercare di governare lofferta energetica
attraverso piani energetici, ai diversi livelli istituzionali, che puntino alla
valorizzazione delle potenzialit locali, anche se questo portasse a minori
convenienze economiche.
Lutilizzo delle risorse locali nellambito delle FR, insieme allattuazione di una
seria politica di risparmio energetico, potrebbero costituire un primo e decisivo
passo in avanti, sul percorso del raggiungimento degli obiettivi di Kyoto, che oggi
appaiono molto distanti.

- 144 -

Bibliografia

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e lambiente, 2003.

ENEA (Ente per le Nuove tecnologie, lEnergia e lAmbiente), LE FONTI


RINNOVABILI. Lo sviluppo delle rinnovabili in Italia tra necessit e opportunit,
2005.

ENEA (Ente per le Nuove tecnologie, lEnergia e lAmbiente), Rapporto


Energia e Ambiente, 2004.

GRTN (Gestore della Rete di Trasmissione Nazionale), Statistiche sulle fonti


rinnovabili in Italia, 2004.

GRTN (Gestore della Rete di Trasmissione Nazionale), Bollettino per lanno


2004.

G. Riva, CTI (Comitato Termotecnica Italiano), Impianti a biomassa di grandi


dimensioni per la produzione di elettricit, 2003.

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e Confagricoltura, Ravenna 1/2/2006.

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La valutazione energetica delle biomasse, Gennaio 2005.

G. Tomassetti, FIRE (Federazione Italiana per luso Razionale dellEnergia),


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Protezione

dellAmbiente,

ora

APAT,

Agenzia

per

la

Protezione

dellAmbiente e del Territorio), Biomasse agricole e forestali, rifiuti organici: fonti


di energia rinnovabile. Stato dellarte e prospettive di sviluppo a livello nazionale,
2001.

OGCA (Osservatorio Gestione Conflitti Ambientali), Centro di ricerche


Avanzi e APER (Associazione Produttori Energia da fonti Rinnovabili),
Fonti energetiche rinnovabili e accettabilit locale. Cause dinamiche e strategie
per la ricomposizione dei conflitti, 2003.

OGCA (Osservatorio Gestione Conflitti Ambientali), Centro di ricerche


Avanzi e APER (Associazione Produttori Energia da fonti Rinnovabili),
Il decalogo per favorire laccettabilit degli impianti di produzione di energia da
fonti energetiche rinnovabili, Ottobre 2003.

AA.VV. ENEA (Ente per le Nuove tecnologie, lEnergia e lAmbiente),


La sansa in Puglia: studio finalizzato a valorizzare la potenzialit energetica delle
sanse esauste prodotte dalla regione Puglia, 1995.

Legambiente, Idee e proposte per rilanciare le Fonti Rinnovabili in Italia, 2003.

- 146 -

Siti internet consultati

www.itabia.it (Italian Biomass Association);


www.enea.it (Ente per le Nuove tecnologie, lEnergia e lAmbiente);
www.aper.it (Associazione Produttori Energia da fonti Rinnovabili);
www.fire.it (Federazione Italiana per luso Razionale dellEnergia);
www.fiper.it (Federazione Italiana Produttori di Energia da Fonti Rinnovabili);
www.worldenergy.org (WEC World Energy Council);
www.iea.org (International Energy Agency);
www.grtn.it (Gestore della Rete di Trasmissione Nazionale);
www.mercatoelettrico.org (Gestore del Mercato Elettrico nazionale);
www.energoclub.it (Movimento d'opinione e di ricerca per promuovere la
riconversione del sistema energetico);
http://europa.eu.int/comm/energy/index_it.html (Commissione Europea: settore
energia);
www.certificativerdi.it (Sito di compravendita dei CV);
www.fonti-rinnovabili.it (Legambiente per le fonti energetiche rinnovabili);
http://www.apat.gov.it/ (Agenzia per la Protezione dellAmbiente e del Territorio);
www.cti2000.it (Comitato Termotecnico Italiano);
www.minambiente.it (Ministro dellAmbiente e della Tutela del Territorio).

- 147 -

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