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RESOCONTO DI UNA GIORNATA DA DIMENTICARE

post-riflessioni sul tentativo di chiusura immediata del reparto di rianimazione


dell'Ospedale di Castel di Sangro

Nei primi tre giorni del mio ritorno nell’ospedale civile di Castel di Sangro ho incontrato tante persone,
diverse per carattere, estrazione sociale, idea politica ecc, ma tutte unite dalla volontà più o meno razionale
ed equilibrata di difendere e tutelare l’ospedale civile di Castel di Sangro.
Gli addetti al lavoro che nello stesso tempo ho incontrato invece mi hanno parlato di un ospedale addirittura
ormai pericoloso se non lesivo per la salute dei cittadini, quindi da chiudere in attesa che venissero
realizzate trasformazioni strutturali e funzionali per una nuova struttura che avrebbe dato più servizi e più
garanzie dell’attuale ospedale. Per la rianimazione stessa sarebbe stato concepito un nuovo assetto
funzionale nell’ambito della criticità che non avrebbe avuto più il nome di rianimazione ma che avrebbe dato
più garanzie . Mi sembra che qualcosa non quadri: ma come, si vuol migliorare ed aggiornare un ospedale
ma non lo si chiamerà più ospedale?
Come capita spesso ci si arroga il diritto di rappresentare le esigenze e le aspettative della gente comune
come sordi tutori. Ma la gente comune, gli uomini che popolano il nostro territorio ed in esso hanno deciso
di vivere e morire chiedono, con il buon senso che li ha sempre contraddistinti, solo un ospedale che come
per il passato nei suoi limiti, inefficienze e difficoltà amministrative tenga ancora le porte aperte per
accoglierli non solo come un semplice numero di codice a cui corrisponde una patologia ed il relativo valore
economico, ma come persona amata e rispettata che rivendica il riconoscimento del suo impegno di una vita
che ha permesso allo stato di avere la necessaria disponibilità economica per realizzare e sostenere
l’ospedale.
L’altro giorno, quando ho dovuto assistere al bliz messo in atto dai colleghi rianimatori di Sulmona a cavallo
delle loro super tecnologiche ambulanze, pronti a evacuare i quattro ammalati presenti nella rianimazione di
Castel di Sangro, tutto mi è sembrato una ridicola farsa. Quando poi un paziente in gravissime condizioni, il
primo nella lista dei deportabili, ha deciso nella sacralità della morte di togliere il disturbo e l’inghippo che
aveva creato, in mente mi tuonava la poesia di Totò:

“Perciò, stamme a ssntì…..nun fa’’ o restivo


Suppuorteme vicin_che te ‘mporta?
Sti pagliacciate ‘e ffanno sulo ‘e vive:
nuje simmo serie----- appartenimmo à morte”.

Ma noi, invece, abbiamo continuato a discutere di stupide problematiche e modalità di esecuzione di un


provvedimento amministrativo sì dovuto.
Ancor più mi son sentito uno stupido ed arido medico quando la discussione si è spostata verso una donna
ultraottantenne, vecchia ammalata, all’epilogo della sua vita se non oggi , forse in tempi brevi, e si è parlato
di sofisticate metodiche di trattamento mentre il figlio chiedeva di non oltrepassare i limiti dell’accanimento
terapeutico ed esprimeva il desiderio di far morire la mamma, se questo doveva succedere, nella sua terra
vicino a casa sua.
Se fossimo stati meno arroganti, accecati non so da quale atavica intolleranza e dalla presunzione di essere i
profeti o meglio gli unici profeti della medicina, avremmo potuto fare subito e prima quello che poi si è
deciso di fare :

“i medici anestesisti dell’ospedale civile di Castel di Sangro prendono atto della momentanea sospensione
dell’attività della rianimazione e si assumono l’onere di garantire, con la presenza 24h su 24, l’assistenza dei
pazienti rimasti in rianimazione”.

Si è persa così una grande occasione di collaborazione tra pari, si è aperta una strada lastricata di
atteggiamenti rancorosi che ci porterà ad essere ancora più divisi.
Con rammarico e mortificazione, chiedendo scusa a tutti i testimoni incolpevoli dell’avvenimento.

Dott. Giuseppe Fioritto


Responsabile del Progetto per la “Rimodulazione attività dei servizi di anestesia e terapia
intensiva/sub-intensiva presso il presidio ospedaliero di Castel di Sangro”

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