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MAGNETOTERAPIA INNOVATIVA

A BASSA FREQUENZA A SCARICA


CAPACITIVA
(1,4 Tesla)
UNA MAGNETOTERAPIA INNOVATIVA
Coloro che sperimenteranno questa magnetoterapia a bassa frequenza, se in precedenza ebbero la fortuna di
usufruire di altre magnetoterapie sempre a bassa frequenza, potranno rapidamente constatare che quella in oggetto
supera ogni possibile aspettativa. Non si tratta della macchina del miracolo, ma coloro che amano studiare la
biofisica delle interazioni tra campo magnetico e tessuti viventi avranno pane per i loro denti. Il seguente elenco non
assolutamente esaustivo dell'idoneit terapeutica di questa magnetoterapia, ma anche in questa forma sintetica
decisamente sbalorditivo:

Agisce in modo superlativo sul sistema nervoso centrale e periferico. E' da sottolineare l'attivazione
endorfinica cerebrale (piacevole sensazione di benessere) che nell'individuo non depresso pu essere

avvertibile dopo alcuni minuti, nel depresso dopo una o due ore di applicazioni giornaliere con evidenti e
durevoli effetti antidepressivi.

E' preconizzabile l'applicazione in campo oculistico con funzione sia profilattica che terapeutica: maculopatia
degenerativa, retinopatia diabetica, glaucoma, traumatismi autonomi e chirurgici.

E' anche facilmente preconizzabile un ampio spettro dell'azione antinfimmatoria con elevatissima idoneit
terapeutica, che si manifesta con sorprendente rapidit non associata all'evocazione del dolore, poich non
sussistono le condizioni biofisiche per generarlo, per cui si presta egregiamente per applicazioni in ambito
pediatrico e in tutti i casi in cui il malato viene particolarmente condizionato dal dolore.

I basilari principi biofisici gi esposti dall'Autore in altri scritti, in questa magnetoterapia trovano una delle possibili
applicazioni pratiche a conferma della loro assoluta validit, ma al contempo si vanno delineando nuovi ed
entusiasmanti orizzonti.

ACCORATO AVVERTIMENTO AGLI SPROVVEDUTI


E' del tutto evidente che chi legge queste pagine, per la curiosit di sperimentare quanto sopra enunciato, decida di
realizzare in fretta e furia il seguente circuito elettronico che appare semplice (l'ovviet sempre un'illusione), ma
se il costruttore non possiede adeguate conoscenze di elettronica e non conosce il pericolo delle alte tensioni e non
sa cosa comporti un circuito non disaccoppiato dalla rete di distribuzione elettrica, invece di sperimentare gli effetti
terapeutici dei campi magnetici impulsivi, sar ricordato come colui che non sapeva che:

CHI TOCCA I FILI MUORE

PRINCIPIO DI FUNZIONAMENTO
L'Autore, in un altro articolo, ha gi descritto come e quando inizi a dedicarsi allo studio della magnetoterapia. La
prima magnetoterapia fu costruita utilizzando un'accensione elettronica a scarica capacitiva che giaceva inutilizzata
col felice connubio di una bobina nata per far parte di un impianto stereofonico che per circa trent'anni ebbe modo
di manifestare indubbie doti terapeutiche. L'Autore si impose di seguire una linea di ricerca sistematica nella quale,
tra l'altro, figurava l'analisi degli effetti terapeutici dei campi magnetici con intensit crescente (col trascorrere del
tempo e dei malanni suoi, di famigliari e amici) che applic con successo alla magnetoterapia ad alta frequenza,
poich quella a bassa frequenza sembrava non necessitare di miglioramento, essendo in grado di gestire in ambito
locale e in modo risolutivo plurime applicazioni terapeutiche che, per l'esattezza, l'Autore ama chiamare idoneit
terapeutica di un apparecchio elettromedicale. Il solenoide di quest'ultima magnetoterapia che, sempre per
l'esattezza, l'Autore genericamente definisce interfaccia biofisica, genera un intenso dolore evocato in quanto la
durata dell'impulso (esponenziale) di 1,7 ms, ha una induttanza di 1,86 mH ed una resistenza di 0,62 ohm, mentre
la massima intensit del campo magnetico di circa 0,8 Tesla. Il primo fatto sperimentale che determin il primo
livello di transizione biofisico fu il netto aumento dell'idoneit terapeutica dopo l'inserimento nel solenoide di un
nucleo di ferrite che aument di 0,86 mH il valore dell'induttanza che in origine era di 1 mH. Attualmente in
Medicina il top della ricerca sull'azione dei campi magnetici si colloca a circa 3 Tesla mediante lo sviluppo della rTMS (ripetitive - Transcranial Magnetic Stimulation). La suddetta intensit genera l'evocazione di potenziali
d'azione direttamente nelle aree cerebrali motorie, quindi deputate al movimento dei muscoli che si contraggono in

modo del tutto involontario. Anche quando viene applicata una variazione di flusso subliminare (a scopo
antidepressivo e/o antipsicotico) la modalit attuativa sempre in linea con le attuali conoscenze neurologiche, vale
a dire a carattere anatomo-funzionale. E' di fondamentale importanza ricordare che questi fenomeni si ottengono
con treni di impulsi (7 15 con periodo di 10 ms) di elevatissima corrente in solenoidi privi di nucleo e con durata
di circa un millisecondo. E' sorprendente il fatto che non esistono studi sistematici sull'azione terapeutica dei
medesimi campi magnetici, ma con durata d'impulso brevissima (dai nanosecondi a qualche microsecondo) in
quanto a priori si ritengono inefficaci (l'onnisciente ovviet acceca sempre le proprie vittime).
Questa magnetoterapia a bassa frequenza destinata a soppiantare tutte le altre, soprattutto quelle che derivano
dall'errato assioma: Il campo magnetico produce effetti terapeutici che viene sostituito da quello in linea con le
autentiche acquisizioni scientifiche: La variazione di flusso di un campo magnetico produce effetti terapeutici.
Traducendo in termini biofisici quanto esposto, la prima affermazione si esprime con la seguente etichetta : Il
vettore H di un campo magnetico produce effetti terapeutici, mentre con la soprastante e seguente dichiarazione
si afferma che: Il vettore B (di induzione) del campo magnetico produce effetti terapeutici.
Oggi sappiamo che la Biofisica ammette che la variazione di flusso totale ((B)) pu essere di durata
infinitesima (t 0). La spiegazione degli effetti terapeutici di questa magnetoterapia in ambito
quantistico, vale a dire in una dimensione biofisica decisamente innovativa, in cui l'equazione di campo di
Schrdinger associabile alle dimensioni della cellula ed a quelle del suo contenuto (interazione con le
strutture ed azione strutturata e/o intelligente come prevede la meccanica quantistica); ci (tra l'altro)
consente all'attuale Biofisica d'avanguardia di prevedere il contemporaneo superamento e/o
implementazione delle nozioni bioelettriche, neuroendocrine e anatomo-funzionali che per oltre un secolo
sono state l'unica fonte delle conoscenze neurologiche e, pi in generale, biologiche.

La magnetoterapia oggetto di quest'articolo, un'applicazione pratica di quanto sopra esposto, ma in assoluto il


primo banco di prova pubblico che, in quanto tale, mostra agli studiosi i corrispondenti aspetti tecnici e realizzativi,
per cui l'Autore si riserva ogni pi ampio diritto di propriet di quanto di seguito viene presentato sia
graficamente sia letterariamente.
L'Autore ama molto ricordare agli studiosi ed agli utenti che gli effetti terapeutici della magnetoterapia e pi in
generale delle elettroterapie, derivano da un loro uso farmacologico e non taumaturgico (miracolistico), vale a
dire che sono sempre necessari idonei apparecchi medicali con annesse altrettanto idonee istruzioni d'uso e
manutenzione, la cui applicazione nel tempo, vale a dire col paziente concorso dell'utente, possono generare reali e
durevoli effetti terapeutici. Per tempo si intendono: ore giornaliere consecutive, giorni consecutivi, mesi ed anche
anni di incessante esposizione a idonei impulsi di campo magnetico.

SCHEMA ELETTRICO
( PRIMO MODULO )

Si deve premettere che, allo scopo di concedere agli sviluppatori commerciali di esprimersi nel modo migliore in
funzione di ci che di meglio offre il progresso tecnologico, il seguente circuito stato pensato e realizzato in modo
volutamente arcaico, poich il medesimo funzionamento si pu ottenere con la moderna componentistica che
consente una notevole semplificazione circuitale a cui si associa il minor costo.

Figura 1: Schema elettrico del primo modulo elettronico della magnetoterapia a bassa frequenza a scarica
capacitiva. Ai connettori L/F si collega l'alimentazione di rete 230 VAC, mentre A/B si collegano al primario
del trasformatore di alimentazione del modulo di controllo (12 V DC). (Progetto dell'Autore)

Il soprastante schema elettrico rappresenta il cardine di questa magnetoterapia. Dall'inizio della sua progettazione fu
previsto di racchiudere il circuito in un contenitore ermetico e totalmente isolante (IP55 IP56) con dimensioni
interne di 205,4 x 155,4 mm normalmente reperibile per contenere connessioni elettriche. Da sinistra, i connettori L
ed F fanno capo all'alimentazione di rete (230 V AC). I connettori A e B consentono il collegamento al primario del
minuscolo trasformatore di alimentazione del secondo e terzo modulo (12 V DC). RL un relay bistabile bipolare
(10 A) con bobina di eccitazione separata funzionante a 230 V AC attivabile mediante il pulsante P normalmente
aperto.
Quest'ultimo componente previsto per facilitare a chiunque l'avvio e l'arresto dell'apparecchio e per effettuare in
sicurezza eventuali ispezioni visive e/o strumentali del circuito; il suddetto relay sostituibile con un normale
doppio deviatore o doppio interruttore con levetta e case plastici, ma necessario che sia di qualit (una volta
esistevano !). Il fusibile da 1 A Fast, il MOV o Varistore (VDR1) indispensabile. Segue la lampadina al neon
(230 V AC gi cablata con resistenza da 100K) di colore verde. In realt il neon non emette nella banda del verde,
per cui la luce appare giallastra. I colori giallo e verde non sono in grado di attraversare la cute, all'opposto il colore
rosso (640 nm) si vede anche ad occhi chiusi e, dato che le vere magnetoterapie si usano soprattutto durante la notte
(l'uso farmacologico sempre protratto nel tempo), il colore verde non disturba l'utente. Essendo previsto il totale
isolamento galvanico del circuito, la dissipazione termica di quest'ultimo deve essere irrisoria, quindi al posto di una
resistenza ohmica pura che dissiperebbe calore, come limitatore di corrente si preferito usare un'equivalente
reattanza capacitiva (Xc) a 50 Hz. E' assolutamente necessario che la tensione di lavoro dei due condensatori sia da
600 a 1000 V. Quando manualmente viene interrotta l'alimentazione la resistenza R1 scarica i condensatori C1 e C2.
Calcolo della reattanza capacitiva a 50 Hz di C1 + C2 (1,22 uF)

formula canonica estesa

formula semplificata

La reattanza capacitiva di 2557 ohm limita l'assorbimento del primo modulo a circa 90 mA che consente la
successiva e decisamente drastica soluzione circuitale (Bridge Q1 - D1). Il ponte rettificatore, l'N-mosfet e il

diodo D1 sono ultra dimensionati rispetto ai dettami puramente teorici, ma coloro che per il futuro non vogliono
avere problemi bene che si adeguino, anche perch il costo non aumenta troppo. Per terminare l'argomento
inerente alla dissipazione termica, l'unico componente del circuito che si scalda lievemente il K1531 (N-mosfet
500V 15A) che stato dotato di un piccolo dissipatore che lo mantiene a temperatura ambiente.
L'Autore rammenta che, allo stato dell'arte, non possibile costruire vere magnetoterapie portatili alimentate a
batteria, ovvero possibile qualora il progettista fosse culturalmente ancorato al suddetto errato assioma.
Il condensatore C3 costituisce il serbatoio di carica elettrica che, tramite l'SCR, si scaricher in modo subitaneo in L
(interfaccia biofisica).
C3 deve essere assolutamente anti-induttivo, perci non esiste nulla di meglio che collegare in parallelo pi
condensatori, nella fattispecie 7 da 0,22 uF 1000 V per un totale di circa 1,54 uF. La tensione di picco ai capi di C3
ottenibile con la seguente formula, ammettendo che la rete di distribuzione elettrica fornisca i previsti 230 V:

Vcc(C3) = Vac * 1,414 = 325,22


In pratica, in ambito cittadino la suddetta tensione oscilla da 298 Vcc a 311 Vcc. Quindi, per valutare quanto segue
l'Autore ha considerato una costante di 300 Vcc. Il circuito in oggetto, se realizzato con componenti di qualit, pu
tranquillamente funzionare per molti anni anche nel caso venga usato per molte ore al giorno (tutta la notte).

SCHEMA ELETTRICO

( SECONDO MODULO )

Figura 2: Schema elettrico del secondo modulo elettronico della magnetoterapia a bassa frequenza a scarica
capacitiva. Da sinistra: sensore della carica dei condensatori (partitore resistivo, DZ1, Q1, Q2), controllo
della frequenza della scarica (U1), generazione dell'impulso di conduzione dell'SCR (Q3) (Progetto
dell'Autore)

Ingrandimento di U1

Il partitore di tensione composto da R1, R2, R3, R4 unitamente a DZ1, Q1, Q2, hanno lo scopo di abilitare U1
(NE555) quando nel condensatore C3 (primo modulo) si raggiunta la tensione di 300 V. Il suddetto partitore
scarica rapidamente C3 (primo modulo) nel caso di interruzione dell'alimentazione.
Il diodo 1N752A manifesta la differenza di potenziale di zener di 5,1V con soli 0,1 mA (5,6V a 20 mA) e ci ha
permesso di semplificare il circuito.
Fintanto che ai capi di C3 (primo modulo) non presente la tensione di 300 V, i terminali 2, 6, 7 di U1 e i terminali
dei condensatori C3 + C4 (2 uF) sono posti a massa in quanto Q2 in conduzione, quindi l'uscita 3 di U1 rimane
alta, per cui la parte rimanente del circuito (D6 e Q3) bloccata.
Quando Q2 viene interdetto, cio ai capi di C3 (primo modulo) si raggiunta o superata la tensione di 300 V, C3 +
C4 si caricano esponenzialmente e la resistenza R7 (3,7K, ottenuta con una resistenza da 1K e una da 2,7K)
conferisce un ritardo di circa 7,4 ms, ma inserendo tutto il potenziometro da 1 M il ritardo sale a circa 2,0074
secondi. In pratica, sommando tutti i tempi tecnici, gli impulsi di campo magnetico dell'interfaccia biofisica hanno
un periodo minimo di circa 40 ms (25 Hz) e uno massimo di 2 secondi.
Dal punto di vista biofisico i suddetti stimoli sono molto pi illuminanti se letti in funzione del periodo, piuttosto
che della frequenza, quindi il potenziometro P1 collegato in modo che l'escursione (in senso orario) presenti a
partire da sinistra il periodo minimo.

Quando l'uscita 3 di U1 commuta da alta a bassa, si caricano i condensatori C7 e C8 che rispettivamente consentono
la visualizzazione del passaggio in conduzione dell'SCR (25RIA120, 25 A 1200 V, Igt 60 mA) mediante Q3, R9, C9.
E' del tutto evidente che sostituendo il suddetto robusto diodo controllato con uno analogo, probabilmente
necessario modificare R9.
La temperatura delle attuali abitazioni non scende sotto i 19 C per cui la corrente di gate (Igt) del suddetto SCR
pu essere ridotta a soli 25 mA invece dei 60 mA previsti nel datasheet.
L'Autore in precedenza aveva impiegato un SCR da 8 A in case plastico che letteralmente esploso e ci una
chiara evidenza dell'elevata intensit di corrente che circola nell'interfaccia biofisica.
SCHEMA ELETTRICO
( TERZO MODULO )

Figura 4: Schema elettrico del terzo modulo elettronico della magnetoterapia a bassa frequenza a scarica

capacitiva. Procedendo da destra verso sinistra: controllo della scarica del condensatore ( D6 - R3 ); l'interdizione
di Q1 porta in conduzione il mosfet che, cortocircuitando a massa l'alimentazione ne impedisce la ricarica al fine di
determinare l'interdizione dell'SCR. (Progetto dell'Autore)

Riguardo al terzo modulo non c' molto da dire; a tutti gli effetti una porta invertente (NOT) costruita con
componenti discreti la cui uscita mette in conduzione l'N-Mosfet che a sua volta determina l'interdizione dell'SCR.
Il diodo D7 che normalmente indispensabile, in questo particolare caso si potrebbe eliminare, ma si consiglia di
inserirlo in quanto il circuito elettronico di questa magnetoterapia ha un fondamentale ruolo sperimentale e/o
didattico.
Nel prosieguo risulter chiaro che la modalit costruttiva dell'interfaccia biofisica L1 determina il
funzionamento puramente quantistico; vale a dire che in questo caso l'interazione tra campo magnetico e tessuti
non genera effetti eccitomotori come il fenomeno dell'evocazione del dolore, cio non esistono eclatanti effetti
soggettivi (il malato guarisce quasi senza accorgersene), ad esclusione della gi citata attivazione dell'attivit
endorfinica in ambito cerebrale, ma che non si manifesta sempre in modo eclatante, comunque non certo difficile
farne esperienza.
Per quanto riguarda l'alimentazione a 12V DC l'Autore ha recuperato un piccolo trasformatore di alimentazione con
secondario di 8,3 V AC - 200 mA a cui fa seguito un duplicatore di tensione e un alimentatore stabilizzato a
componenti discreti, ma si pu utilizzare un trasformatore da 15/17V AC 150/200 mA che dopo il ponte
raddrizzatore e il condensatore di livellamento, alimenta un integrato tipo 7812 corredato dei condensatori di filtro
da 100 nF.

SCHEMA ELETTRICO
( ALIMENTAZIONE 12V DC )

Il circuito montato nel contenitore plastico ed ermetico

COSTRUZIONE DELL'INTERFACCIA BIOFISICA


Il solenoide costruito dall'Autore per questa particolare magnetoterapia visibile nella fotografia sottostante. Ha una
induttanza di 1113,12 uH e una resistenza di 0,237 ohm, filo di rame smaltato 1,6 mm (compreso lo smalto).

L'interfaccia biofisica poco prima del montaggio definitivo

Il solenoide stato costruito utilizzando un vecchio rocchetto di materiale plastico in cui era avvolto il filo di lega
eutettica di stagno per saldature.
Le dimensioni esterne sono: 67 mm, altezza 37 mm, foro centrale 24 mm riempito di spezzoni di filo di ferro
plastificato 0,7 mm con estensione polare a cupoletta, prominente di circa un centimetro (il colore rosso vernice
con funzione di collante). Nel lato posteriore il nucleo metallico non sporge dal rocchetto. La seguente fotografia
rappresenta la forma dell'impulso di corrente che nell'interfaccia biofisica genera un campo magnetico di circa 1,4
Tesla.

Figura 5: Scarica capacitiva di circa 100 us osservata per via induttiva. Oscilloscopio Tektronix TDS-3032. (Fotografia dell'Autore)
La fotografia di Figura 5 visualizza la curva di scarica che termina circa in corrispondenza con la base tempi che
di 100 us.
Tenendo presente che il regime della scarica determina la saturazione magnetica del nucleo.
La costante di tempo:

risulta aumentata dalla parallela e inseparabile costante di tempo:

nel rapporto espresso in secondi:

In questo caso l'induttore ha un comportamento puramente resistivo (vedi curva di scarica). La corrente di picco di
1265 A (i = V/R) e l'intensit del campo magnetico (1,407945 Tesla) si ricava con la formula seguente:

Il solenoide in oggetto pu essere replicato in forme diverse, tenendo presente di conservare un valore resistivo
compreso tra 0,25 e 0,237 ohm. Per quanto riguarda il valore dell'induttanza necessario dimensionare il nucleo di
fili di ferro plastificato normalmente reperibile in ferramenta. Detto nucleo durante l'uso si riscalda e ci conforta
circa l'esattezza dei valori sopra riportati. Meglio sarebbe trovare del filo di ferro ricotto di piccola sezione oppure
dei lamierini al silicio per trasformatori o meglio ancora, delle barrette di ferrite rettangolari che aumenteranno
l'induttanza, per cui aumenter anche l'intensit di picco del campo magnetico. Le due fotografie seguenti mostrano
la magnetoterapia pronta per l'uso. La cupoletta del nucleo metallico stata ricoperta da pi strati di nastro adesivo
trasparente (mylar) in modo da non avvertire alcuna asperit.

ALCUNE CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE


Il solenoide pi ergonomico se largo e basso piuttosto che lungo e stretto.
E' sufficiente un solo solenoide in quanto si pu vantaggiosamente usare il campo concatenato mediante un nucleo
mobile di ferrite con cui trasferire il flusso magnetico in zone pi profonde del corpo umano. L'estensione polare
consente al campo magnetico utile di espandersi assialmente per circa 10 cm. Anche i cavi elettrici (bipolari) di
collegamento alla rete di distribuzione elettrica e al solenoide devono essere di qualit con conduttori di buona
sezione (non inferiori a 1,5 mm), soprattutto vanno fissati in modo assolutamente stabile, esternamente mediante
appositi pressacavi e internamente mediante fascette (vedi fotografie).
L'interfaccia biofisica pu essere indifferentemente usata da ambedue le facce del cilindro in quanto non esistono
differenze tra l'azione terapeutica del polo Nord e quella del polo Sud. L'estensione polare utile per centrare certi
disturbi molto localizzati oppure per ricercare le aree cerebrali in cui si avverte la gi citata sensazione piacevole
(attivazione endorfinica) che si manifesta in coloro che ne hanno necessit.
In ogni caso il periodo ottimale circa di 40 ms (25 Hz) e non escluso che periodi minori aumentino l'idoneit
terapeutica di questa magnetoterapia.
Seguono alcune generiche considerazioni circa l'azione biologica dell'impulso di campo magnetico generato da
questa magnetoterapia.

E' assolutamente certo che un impulso di campo magnetico di 100 us (0,000.1 secondi) non svolge un ruolo
eccitomotore sia nel SNC sia nei nervi periferici. Quanto esposto ulteriormente dimostrato dal fatto che

questa magnetoterapia non attiva il fenomeno dell'evocazione del dolore, ma permane l'azione antiinfiammatoria ad ampio spettro (effetto magnetoterapico vero e proprio).

La produzione di endorfine cerebrali mediante impulsi di campo magnetico di 100 us, significa che in primis
la loro sintesi locale (endocellulare) e non dipende in modo diretto dall'attivit catecolaminica o di
trasmissione del potenziale d'azione. Analoghi effetti di attivazione endorfinica si ottengono mediante metodi
biofisici diversi in cui l'attivazione endorfinica sempre associata all'inibizione radicolare e/o dei nervi
periferici.

In base a quanto sopra detto, sembrerebbe che la durata della variazione di flusso di campo magnetico
maggiormente utile in ambito terapeutico sia molto inferiore a 100 us (alta frequenza).

L'azione biofisica del campo appare intelligente ed sempre utile, non esistono effetti dannosi. Chi gi in
equilibrio (riposato, tranquillo, paziente e sereno) soggettivamente non avverte nulla.

Questa magnetoterapia include numerosi elementi di grande interesse biofisico, potendo evocare in ambito
biologico delle risonanze elettromagnetiche dal ruolo profilattico e terapeutico, per questo, l'Autore si associa a
Gianfranco Galvani, Presidente del Centro di Ricerca Georges Lakhovsky che certo che la Medicina sar

ineluttabilmente, in futuro, una Medicina esclusivamente vibrazionale.

1 MODULO

ELENCO COMPONENTI
P = pulsante da pannello normalmente aperto
RL = relay bistabile bipolare 230 V 10A eccitazione separata 230
VAC
FUSE = 1A - F
VDR = S20K275 varistore
LN = lampadina al neon 230V (verde)

R1 = 2,7 M W

C1 = 0,22 uF 1000 V poliestere


C2 = 1 uF 600 V poliestere
C3 = 7 x 0,22 uF 1000 V (1,54 uF) poliestere

Bridge = B380C5000
D1 = BY255
Q1 = K1531 - (N mosfet 500V - 15A)

L = interfaccia biofisica (vedi testo)

2 MODULO
ELENCO COMPONENTI
R1 = 180k
R2 = 180k
R3 = 6,8k

R4 = 1,2K
R5 = 6,8k
R6 = 4,7k
R7 = 3,7k (1k + 2,7K)
R8 = 4,7k
R9 = 470 ohm (da modificare se cambia Ig dell'SCR)
R10 = 1K
P1 = 1 M potenziometro lineare

C1 = 22 pF ceramico
C2 = 3,3 nF ceramico
C3 = 1 uF 5% poliestere
C4 = 1 uF 5% poliestere

C5 = 10 100 nF poliestere
C6 = 0,1 uF poliestere
C7 = 2,2 uF 25 VL elettrolitico
C8 = 0,15 uF poliestere
C9 = 0,1 uF poliestere
C10 = 1000 uF 25 VL elettrolitico

D1 = 1N4007
D2 = 1N4007
D3 = 1N4148
D4 = 1N4007
D5 = 1N4148
D6 = Led verde 5 mm

DZ1 = 1N752A
Q1 = D826 ( 300 400) BD139 NPN
Q2 = D826 BD139 NPN
Q3 = BD140 - PNP
U1 = NE555

3 MODULO
ELENCO COMPONENTI
R1 = 100 ohm
R2 = 1 K
R3 = 10 K

C1 = 470 pF ceramico
C2 = 0,1 uF ceramico
C3 = 1000 pF ceramico

D1 = 1N4148
D2 = 1N4007
D3 = 1N4007
D4 = 1N4007
D5 =1N4007
D6 = 1N4007
D7 = BY228 (diodo damper)
DZ1 = 9V W

Q1 = D826 2N1711 BD139 NPN


SCR = 25RIA120 (25 A 1200 V Ig 60 mA)

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