Академический Документы
Профессиональный Документы
Культура Документы
LE 'DUE LUCI'
SUMMARY
Bruno's Eroici furori has a complex and challenging structure both front a linguisti
and a philosophical standpoint. Perhaps more than every other Brunian text, th
Furori seems to confirm the image of the Nolan philosopher as a 'Cavaliere errante
or as a 'solitario nella storia della filosofia'. A careful reader of Bruno's texts cannot
help but think that the concept of vicissitude, one of the essential tenets of Bruno's
philosophy, concerns the destiny of the 'Nolan philosophy' itself. If we bear in mind
that in the Furori Bruno writes that la morte d'un secolo, fa vivo in tutti gli altri,
we realize that the philosopher envisions his text as a work whose complete mean
ing will only arise in the future. In particular, this essay focuses on some of the
thmes prsent in the final dialogue. The fifth dialogue of the second part has an
unmistakably iemale connotation (even the two speakers, Laodomia and Giulia, are
women). This concluding part of the Furori evokes the figure of a mysterious, mul
tifaceted goddess and ends with an enigmatic Canzone de gl'illuminati.
* Per alcune questioni affrontate nel presente contributo mi permetto di rinviare al mio
volume II dorso e il grembo dell'eterno. Percorsi della filosofia di Giordano Bruno, Pisa-Roma 2003.
1. Furori, boeuc vii 41.
2. Ivi, p. 49.
This content downloaded from 189.248.135.29 on Sun, 18 Sep 2016 06:09:32 UTC
All use subject to http://about.jstor.org/terms
296
Eugenio
Canone
dell'immaginazione
immaginario
che
diven
rio
ma
profondamente
ne
che
pu
essere
anch
gorica.
Bruno
parla
di
come
numero,
ordine
infra
unit
absoluta,3
gli
ordini
angelici
rispe
fisico,
metafisico
e
poe
antichit
fino
al
Rinasc
richiamava
esplicitame
per
es.
nel
Commentar
taplus.
E
evidente
che
q
co,
e
va
aggiunto
che
l
do
una
filosofia
e
una
t
nella
favola
esopica
(F
un
fiume
con
un
pezz
'proiettato'
nella
divin
ne.5
Nonostante
il
ma
tratti
epici,
il
cambiam
to
nel
testo
non
di
sarebbero
non
Atteone
narsi
e
a
riscattarsi
in
peculiare
veste
di
cons
comunicazione
precede
Nel
finale
dell'opera
s
ca
e
soteriologica
cui
s
della
vicissitudine
no
degli
individui
vivrebb
sa,
e
i
nove
ciechi
che
te
una
pluralit
di
inte
no'
finalmente
svanire
un
Olimpo
che
si
era
r
so.6
Risulta
allora
pi
c
relativo
alla
necessit
d
cosmici,
tenendo
conto
temente
vincolante
e
41.
De
monade,
3.
4.
Ivi,
pp.
473
Cf".
anche
5.
6.
Causa,
boeuc
m
125;
cfr.
In
bol
1,1201
ss.,
bol
,
1-2.
This content downloaded from 189.248.135.29 on Sun, 18 Sep 2016 06:09:32 UTC
All use subject to http://about.jstor.org/terms
bol
7. BOEUC II 51.
9. Ivi, p. 487.
10. boeuc iv 5 (corsivo mio). Per un preciso collegamento di tale passaggio dell'epistola
proemiale del De l'infinito con i Furori cfr. boeuc vii 315-317, dove Bruno si riferisce a un brano
delle Lettere a Lucilio di Seneca.
11. Tessendo le lodi di 'Sofia' - Sapientia, Sophia, Minerva, pulchra ut Luna, electa ut
Sol -, nell'Oratio valedictoria Bruno afferma: Hanc ergo amavi et exquisivi a juventute mea,
et quaesivi sponsam mihi eam adsumere, et amator factus sum formae illius (bol , g, 12).
12. boeuc vii 61.
This content downloaded from 189.248.135.29 on Sun, 18 Sep 2016 06:09:32 UTC
All use subject to http://about.jstor.org/terms
298
Eugenio
Canone
Quae
[Philosophia]
ubi
poe
verba
dictantes,
commot
has
scenicas
meretriculas
modo
nullis
remediis
fove
Nella
Canzone
de
gl'illu
Giove,
in
merito
ai
lor
zie
al
riconoscimento
d
rebbe
tra
i
due
regni
e
garantendo
cos
un
equ
13. Va segnalato che la controversia tra Giove e Oceano nel dialogo conclusivo dei Furori
corrisponde alla contesa tra 'il core' e 'gli occhi' di cui si tratta nel dialogo in della seconda
parte dell'opera (ivi, p. 397 ss.).
14. Per il testo della Canzone de gl'illuminati (ivi, pp. 489-491) cfr. infra, pp. 311-312.
neque omnino Sol sine sua opacitate, et frigore, cum accidentibus aliis circa aquam, quae
communis est omnium substantia (bol , 42). Cfr. anche la seguente nota 55.
This content downloaded from 189.248.135.29 on Sun, 18 Sep 2016 06:09:32 UTC
All use subject to http://about.jstor.org/terms
. boeuc vii 47. Non mi possibile ritornare in questa sede sulla questione dell'identifica
zione, proposta da Giovanni Gentile, di Circe con la religione cristiana e la Chiesa cattolica con l'apertura di un vase fatale causa di cecit e di 'ubriacatura' collettive (cfr. bdi 1169 e 1171,
rispettivamente note 4 e 1). Voglio tuttavia sottolineare che si tratta di un'esatta identificazio
ne, precisando tuttavia che per Bruno la Chiesa cattolica viene ad essere allegoricamente
proprio una 'maschera' della materia, cos come il Papa viene ad essere una 'maschera' della
Bestia: la materia avrebbe molte maschere, cosi come la Bestia.
22. Cfr. boeuc vii 47 ss., 475 ss.
23. Cfr. ivi, p. 47.
24. bol 11,11162-163.
25. BOEUC VII 121.
30. Causa, boeuc ih 207. da tener presente che nella Lampas triginta statuarum Bruno
afferma che l'universo unigenitus primi intellectus (bol ih 58; bom 1054), in quanto egli
tende a mettere in rapporto l'intelletto primo con il mundus ideatus mundus physicus (Sig.
sigili, bol 11,11164).
This content downloaded from 189.248.135.29 on Sun, 18 Sep 2016 06:09:32 UTC
All use subject to http://about.jstor.org/terms
300
tus
Eugenio
toto
dove
Canone
divisim
quel
ab
fiume
orbe
che
lui
il
furioso
come
31.
32.
matre,
Lampas
trig.
36. Cfr. per es. Cena, boeuc ii 199, 233, 251, e De immensa, bol , 375.
37. Cena, boeuc ii 47.
38. boeuc vii 49.
39. Cfr. Causa, boeuc iii 177; Furori, boeuc vii 135.
40. boeuc vii 393.
This content downloaded from 189.248.135.29 on Sun, 18 Sep 2016 06:09:32 UTC
All use subject to http://about.jstor.org/terms
stat.,
bo
scriptura: flumina de ventre eius fluent aquae vivae. Hoc autem dix
Spiritu quem accepturi erant credentes in eum (Io 7, 37-39; cff. 3,3
10 e 14).
42. Nel De rerum prncipiis si legge: Hanc [aquam] ut cognoscimus rerum principium et
matrem, ita et principium regenerationum, refectionum et purgationum; hinc illae lustrales
expiationes, illa baptismata, et quod solet referri ad triplicem lustrationem - nempe aquae,
sulphuris et ignis - non intelligimus esse triplicem secundum substantiam, sed secundum
accidens; illud enim quod a sulphure evaporat et educitur et spirat, in quo virtus mundificati
va consistit, vapor est, et consequenter aqua; fiamma, ut dicitur vapor ardens, aqua est secun
dum substantiam; itaque omnis mundatio magice seu divine instituta ad aquam refertur.
Ideo sacristae ex textu et ex contextu elementum generationis et regenerationis hoc unum
agnoscunt et in suis ceremoniis contestantur (bom 628; cfr. bol ih 527).
43. Per la segnalazione di alcuni riferimenti nella Cena de le Ceneri si veda il cap. 1 del volu
me Il dorso e il grembo dell'eterno citato nella prima nota del presente contributo.
44. BSp 72. Va inoltre segnalato che nei Furori l'allegoria dei nove ciechi, in riferimento alle
Muse, si collega al tema presente nello Spaccio dei nove colliri che Giove dona alle Muse:
nove collidi che son stati ordinati per purgar l'animo umano, e quanto alla cognizione, e
quanto alla affezzione (ivi, p. 172).
This content downloaded from 189.248.135.29 on Sun, 18 Sep 2016 06:09:32 UTC
All use subject to http://about.jstor.org/terms
302
Eugenio
Canone
Ritornando
situdine
al
che
citato
pas
agguaglia
mondi
nell'infinito
re, ma siamo
planetario sia
per
cui
sp
anche noi
i tanti pa
Bruno
usa
la
come acqui.
Gli infiniti mondi - or
universale, rinviano a un
stessa
sostanza
materia
sceremo
che
tratterebbe
non
quindi
altr
di
un
45 boeuc vii 317; cfr. anche ivi, p. 255 e Cena, boeuc ii 51. L'idea della divinit dentro di
noi, quale luce interiore, rinvia variamente alla tradizione neoplatonica e al platonismo cri
stiano (in particolare ad Agostino). Naturalmente, per Bruno la divinit dentro di noi non
un Dio personale, ma la manifestazione di una 'prima intelligenza' che si rivela come Diana
Minerva.
This content downloaded from 189.248.135.29 on Sun, 18 Sep 2016 06:09:32 UTC
All use subject to http://about.jstor.org/terms
55. boeuc 199 (corsivo mio). Cfr. tra l'altro Articuli adv. marti., bol , 72-73: 134. Nobis
sphaera universalis est unum continuum universum infinitum immobile, seu in quo consi
stentia sunt numero infinitae sphaerae seu particulares mundi. Haec astra sunt alia quidem
ignea, scintillantia, quae videntur fixa, soles, maresque dii; alia vero aquea, circa hos mobilia,
puta tellures, deaeque antiquis. 135. Nullum astrum sine terra consistere potest; ab ea namque
soliditatem habent omnia. 136. Ignis item sine humido non consistit elemento. 137. Et ignis
amphitritem seu elementum, quod in sole secundum speciem est lucidum et calidum, intelli
go; aquae elementum, quod in tellure est fluidum.
This content downloaded from 189.248.135.29 on Sun, 18 Sep 2016 06:09:32 UTC
All use subject to http://about.jstor.org/terms
304
Eugenio
Canone
Il
filosofo
nolano
consi
uno
di
singolarissimi
naturalit
e
moralit,
c
mi
sembra
si
possa
por
del
De
la
causa,
dove
B
nelle
sustanze
dette
in
calisse
(19,
10)
e
con
u
Giovanni e Giobbe.56
si legge nella Vita Nova, un testo che sarebbe opportuno aver presente - e
non solo per l'affinit della struttura - in un commento dei Furori, pur
tenendo conto della limitata diffusione dell'opera nel Cinquecento.
Perch questo numero fosse in tanto amico di lei - scrive Dante -, questa potrebbe
essere una ragione. Con ci sia cosa che, secondo Tholomeo e secondo la cristiana
veritade, nove siano li cieli che si muovono; e secondo comune oppinione astrolo
ga, li detti cieli adoperino qua gi secondo la loro abitudine insieme; questo numero
fue amico di lei per dare ad intendere che ne la sua generatione tutti e nove li mobili
cieli perfectissimamente s'aveano insieme... Ma pi sottilmente pensando e secon
do la infallibile veritade, questo numero fue ella medesima: per similitudine dico, e
ci intendo cos. Lo numero del tre la radice del nove, per che, sanza numero
altro alcuno, per s medesimo fa nove... (Vita Nova, 19; ed. G. Gorni).
Ritengo inoltre che dietro la misteriosa 'B.', che nella dedicatoria del Can
56. E non mancano di Peripatetici che dicono, sicome nelle corporee sustanze si trova un
certo che di formale e divino, cossi nelle divine convien che sia un che di materiale, a fine che
le cose inferiori s'accomodino alle superiori, e l'ordine de l'une dependa da l'ordine de l'altre.
E li teologi, bench alcuni di quelli siano nodriti ne l'aristotelica dottrina, non mi denno per
esser molesti in questo, se accettano esser pi debitori alla lor scrittura, che alla filosofia e
naturai raggione. "Non mi adorare" disse un de loro angeli al patriarca Iacob, "perch son tuo
fratello" (Causa, boeuc iii 235).
This content downloaded from 189.248.135.29 on Sun, 18 Sep 2016 06:09:32 UTC
All use subject to http://about.jstor.org/terms
59. Ivi, pp. 249, 251, 252-253: diverse cose vive rapresentano diversi numi e diverse potesta
di: che oltre l'essere absoluto che hanno, ottegnono l'essere comunicato a tutte le cose secon
do la sua capacit e misura... Conoscevano que' savii [Egizzii] Dio essere nelle cose, e la
divinit, latente nella natura, oprandosi e scintillando diversamente in diversi suggetti, e per
diverse forme fisiche con certi ordini venir a far partecipi di s, dico de l'essere, della vita et
intelletto... Non adoravano Giove [Bruno si riferisce qui a Giove come 'un re di Creta'] come
lui fusse la divinit, ma adoravano la divinit come fusse in Giove... et ordinavano e metteva
no in consuetudine che tal dio, pur la divinit, in quanto che in tal maniera si comunicava,
60. Secondo Bruno, i Cristiani - pur volendo imitare il culto degli Egizi - cercano la divini
t, di cui non hanno raggione alcuna, ne gli escrementi di cose morte et inanimate (ivi, p. 250).
61. Cfr. Furori, boeuc vii 17-21 (nel testo, Bruno si riferisce esplicitamente alla Laura di
Petrarca).
62. Candelaio, boeuc 111. anche da rilevare che l'espressione in superlativo dotta, saggia,
bella e generosa richiama i celebri versi di Dante: Canzone, presso di qui una donna /
ch' del nostro paese; / bella, saggia e cortese / la chiaman tutti, e neun se n'accorge / quan
do suo nome porge, / Bianca, Giovanna, Contessa chiamando (Rime, 49).
63. Nel dialogo V della prima parte dei Furori, dopo alcune osservazioni riguardo al giudi
cio de Paride, Bruno sottolinea: nella simplicit della divina essenza tutto totalmente, e
non secondo misura: e per non pi sapienza che bellezza, e maestade, non pi bont che
fortezza: ma tutti gli attributi sono non solamente uguali, ma ancora medesimi et una istessa
cosa (boeuc vii 261-263).
64. Nell'Argomento Bruno afferma che i nove ciechi s'intendeno illuminati da la vista de
l'oggetto, in cui concorre il ternario delle perfezzioni, che sono belt, sapienza e verit (ivi,
This content downloaded from 189.248.135.29 on Sun, 18 Sep 2016 06:09:32 UTC
All use subject to http://about.jstor.org/terms
306
Eugenio
Canone
Morgana
deve essere
detta in su
una somma
con riferimento a Isid
presente. Alla religione
non
di
culto
si
richiam
p. 49); quindi il ternario delle perfezioni divine sarebbe costituito da bellezza, sapienza e veri
t. Tuttavia, molte altre volte nel testo Bruno parla di bellezza, bont e verit come sommi
attributi divini; d'altronde, 'bont' viene a riferirsi a Minerva/Sapienza (lo 'Spirito di Dio')
come pure a Giunone e a Venere.
65. boeuc 111 (per l'espressione, cff. anche ivi, p. 249). In altra sede ritorner sul passaggio
della dedicatoria in cui Bruno scrive: a tempo che ne posseamo toccar la mano, per la prima
vi indrizzai Glipensiergai; apresso, Il tronco d'acqua viva (ibid.).
66. Lampas trig. stat., bol m 37, 53 ss.
67. Furori, boeuc vii 49 e 419. Ovviamente, Bruno intende far riferimento anche alla citata
testimonianza evangelica: flumina de ventre eiusfluent aquae vivae (Io 7,37-39; cfr. 4,10 e 14), in un
modo sovversivo che tuttavia vuole istituire una comparazione fra tradizioni diverse (il meto
do della 'comparazione' tende comunque a relativizzare l'assolutezza della testimonianza).
68. Orat. valed., bol , .
This content downloaded from 189.248.135.29 on Sun, 18 Sep 2016 06:09:32 UTC
All use subject to http://about.jstor.org/terms
potrebbe dire 'a strati'. Fonti che almeno in parte si convogliano nel
le; un finale aperto, le cui ultime parole sono: Cossi desidero e sper
Bruno allude al raggiungimento di tanto bene: l'immagine del som
bene in terra, nella natura-sapienza e nella filosofia-sapienza, quind
che l'allegoria dei nove ciechi tiene conto della volgare imagina
This content downloaded from 189.248.135.29 on Sun, 18 Sep 2016 06:09:32 UTC
All use subject to http://about.jstor.org/terms
308
Eugenio
Canone
to', potendo essi adesso vedere doi soli,75 due pi vaghe al mondo
stelle.761 doi soli (Sole-Luna) rinviano ai duo luminaria del Genesi (i,
16) - motivo ripreso da Dante nella Monarchia (in, 4) nonch nella Comme
dia (Purgatorio, xvi, 106 ss.) - e che Bruno collega alle luci sante. Due luci
che nel Paradiso (xxv, 127-129) Dante intende come Cristo e la vergine
Maria, mentre il filosofo nolano intende tali luci come Apollo e Diana, in
rapporto alle due specie intelligibili della divina bellezza: gli raggi del
splendor della divina intelligenza e spezie della divina bontade.77 Apol
quella del firmamento (cielo stellato) vengono considerate - in posizione ribaltata - come le
due prime sfere. La decima sfera viene quindi ad essere quella del mondo sublunare: del
Caos sublunare diviso in quattro elementi.
74. boeuc 49. Cfr. Is 35, 5-6; Mt 11, 5 e Le 7, 22.
75. Che volete ch'io vi referisca - racconta Laodomia a Giulia - quanto fusse e quale
l'applauso de le Nimfe? Come possete credere ch'io possa esprimere l'estrema allegrezza de
nove ciechi, quando udir del vase aperto, si sentir aspergere dell'acqui bramate, aprir gli
occhi e veddero gli doi soli; e trovarono aver doppia felicitade (boeuc vii 481).
76. Ivi, p. 477.
This content downloaded from 189.248.135.29 on Sun, 18 Sep 2016 06:09:32 UTC
All use subject to http://about.jstor.org/terms
favorisce l'apertura del vase fatale, non tanto per far pericolo di sua glo
84. Ivi, p. 481, Cfr. Cena, boeuc ii 49: [Il Nolano] n'apre gli occhii ad veder questo
questa nostra madre.
85. boeuc 11 49.
86. Ivi, p. 15.
This content downloaded from 189.248.135.29 on Sun, 18 Sep 2016 06:09:32 UTC
All use subject to http://about.jstor.org/terms
3io
Eugenio
Canone
ricovrata
gi
persa
lu
questo
sole
de
l'antiqu
brose
caverne
de
la
cie
Cena
si
paria
infatti
di
cipio
a
rinovar
l'antica
vana
ansia
e
stolta
cu
mo
vicino
e
gionto...
to
quel
bene,
che
per
l
assieme
filosofica
e
te
vero trionfo del numero due.90 Diade dualit che chiama in causa anco
90. Oltre a quelle gi ricordate, si possono inoltre citare le seguenti espressioni che ricorro
no nei Furori: doi contrarli e due contrarietadi, doi capi, due specie di metamorfosi,
doi progressi d'ascenso e descenso, doi geni de potenze, gemina facultade, due ali,
due potenze de l'anima, due specie de metamorfosi, etc.
91. Cfr. De minimo, bol , 269 ss.; De monade, bol , 328 ss.
92. boeuc iv 41.
This content downloaded from 189.248.135.29 on Sun, 18 Sep 2016 06:09:32 UTC
All use subject to http://about.jstor.org/terms
m'ha morto (ahi lasso) di tal morte, / che son di vit' insiem' e morte privo
d'inferno a le porte, / e colmo di desio al ciel arrivo: / talch suggetto a do
/ bandito son dal ciel e da l'inferno (boeuc vii 105-107). Il mio discorso rig
Cff. tra l'altro il paragrafo Circa Infernum del Sommario del processo: Firp
pp. 266-267. Si veda per es. quanto viene affermato dal concarcerato (car
Sal: Giordano disse che non vi era Inferno ma bene il Purgatorio, ch'e
noi chiamamo Inferno, ma che in effetto era Purgatorio, perch le pen
erano eteme, ma haveano d'haver fine e tutti si haveano da salvare (ivi,
94. boeuc vii 489-491. Il testo della Canzone viene qui dato con lievi m
all'edizione di Giovanni Aquilecchia. Cfr. comunque boi [1520H1521]. I co
This content downloaded from 189.248.135.29 on Sun, 18 Sep 2016 06:09:32 UTC
All use subject to http://about.jstor.org/terms
312
Eugenio
Canone
Et
comprendo nel
altri quel paese
Tamesi veder lice,
ch'ha de pi vaghe ni
tra
io
gli
tanto
il
sol
non
sp
Giove responde: d
ch'altro si trove pi d
non lo permetta il fa
ma miei tesori e tuoi c
vaglia
per
sol
tr
l'unica
Nimfa
viene
gli
ha
fatto
mpito
qu
torni la circonda.95 Il f
Bruno considerata in pa
significativo: Elisabett
colei
che
svolge
un'ope
anche
suoi p
This content downloaded from 189.248.135.29 on Sun, 18 Sep 2016 06:09:32 UTC
All use subject to http://about.jstor.org/terms
ne la causa commune dei nove ciechi alle ninfe del padre Tamesi
di cui viene celato il nome - uno tra loro, il principale, che altre
ti sar nomato100 -, non altri, come si notato, che il Nolano. C
filosofia non sia morta entro le fasce,101 diventa la sua Musa; quel
Nimfa, la quale - nota Bruno nell'Argomento - come la Diana tr
nimfe de gli deserti102 (un rinvio pu essere fatto anche al Canti
Cantici, 2, 2: Sicut lilium inter spinas, sic amica mea inter filias). D
97 In tal senso, anche da ricordare che nel dialogo conclusivo dei Furori si legge
nove ciechi sarebbero entrati sotto quel temperato cielo de l'isola britannica (boeu
473 ; corsivo mio).
98. Il testo cos continua: e con pi piena significazione quella sua divina mano su
rebbe il globo di questa universale monarchia (boeuc ii 99). Nella prima redazion
Cena, l'intero brano risulta ancora pi ardito : Certo se l'imperio de la fortuna corrispo
grande Amfitrite aprisse le sue fimbrie, et allargasse tanto la sua circonferenza, che s c
comprendesse una Britannia et Ibemia, gli desse un altro globo intiero, che venesse a
gliarsi a la mole universale: onde con pi piena significazione la sua potente mano sus
globo d'una generale et intiera monarchia (ivi, p. 307). L'immagine bruniana fa ven
mente la singolare incisione che illustra l'opera di John Case, Sphaera civitatis, Londini
Nella figura, la regina Elisabetta - come 'primo motore' - abbraccia l'intero cosmo, co
l'ottava sfera (cfr. F. A. Yates, Astrea. L'idea di Impero nel Cinquecento [1975], trad. it. d
glia, Torino 1978, pp. 78-79 e fig. 23).
99. boeuc vii 51. Cfr. anche ivi, p. 401 (... quanta possa appareggiar queste acqui; et
agguagliami all'Oceano...).
100. Ivi, p. 473.
101. Causa, boeuc ih 9 ( forse superfluo ricordare che nell'epistola proemiale del
causa Bruno si rivolge all'ambasciatore francese Michel de Castelnau).
102. boeuc vii 49. Non mi possibile approfondire qui le implicazioni autobiografic
dialogo conclusivo dei Furori (anche in relazione ai dialoghi precedenti); implicazioni in
gi segnalate da Giovanni Gentile e da altri studiosi, e va rimarcato che si tratta di
This content downloaded from 189.248.135.29 on Sun, 18 Sep 2016 06:09:32 UTC
All use subject to http://about.jstor.org/terms
3i4
Eugenio
Canone
rende
pi
glorioso
curii
di
Marziano
Cape
103.
Causa,
boeuc
iii
285.
11
volgarizzamento
stampato
'Nozze
di
Mantova
Mercurio
dei
nel
157
Filologia',
This content downloaded from 189.248.135.29 on Sun, 18 Sep 2016 06:09:32 UTC
All use subject to http://about.jstor.org/terms
per se, hor tutte assieme.108 Ritengo che il confronto con tale fon
importante per cogliere alcuni aspetti significativi del dialogo conc
vo dei Furori.
ninfa, la quale viene tirata in ballo con le espressioni: lei, tal, coste
fonte l'Iliade. Si tratta di un celebre passaggio del quindicesimo c
(xv, 157 ss.), citato, adattato e commentato variamente gi nell'antic
un passaggio che si collega all'episodio dell'inganno di Era nei confr
di Zeus (xiv, 153 ss.). Nel testo, Poseidone reagisce all'ordine del Su
tonante di ritirarsi dall'intervento diretto a fianco degli Achei e di
nare tra gli di oppure nel mare divino; l'ordine gli viene comun
da Iris, la messaggera degli di che poteva recarsi anche negli abissi
ni e nell'Ade. Riferendosi a Poseidone, Zeus aveva tra l'altro detto:
sono molto pi forte e sono primo per nascita; eppure osa proclam
mio pari, mentre tutti gli altri mi temono. Ma il dio del mare rispo
Iris: Ha parlato in modo arrogante, per quanto grande egli sia, se co
forza, mio malgrado, vuole piegare me che sono suo pari. Pose
riazioni. Nella Canzone degli Eroici furori si parla infatti di due 'im
non di tre. Come ho segnalato, non deve essere un caso se i Furori
divisi in due parti, anche rispetto alle tre cantiche dantesche. Non
quindi cenno al regno di Ade/Plutone in parallelo all'inferno; que
un punto specifico dei Furori, se si pensa per es. che nella Lampas tr
statuarum Bruno ricorda: Pluto Iovi non invidet nec invidere potes
A differenza del testo omerico, nei Furori si indica la funzione dec
108.Ecce ante fores quidam dulcis sonus multifdis suavitatibus suscitatur, quem
rum convenientium chorus impendens nuptialibus sacramentis modulationis doctae
bus concinebat. Nam nec tibiarum mela nec ex fidibus sonitus nec hydraularum har
deerat plenitudo, sed in blandum collata cantum ac modificato fine compactum vo
num complementi spatio ratum fecere silentium... Dum haec igitur Musae nunc sol
nunc concinentes interserunt vicissim que mela dulcia geminantur... (De nuptiis, , 117
109. bol in 20; bom 966. Si potrebbe fare qui riferimento al Raptus Proserpinae di Cla
(1,32 ss.).
This content downloaded from 189.248.135.29 on Sun, 18 Sep 2016 06:09:32 UTC
All use subject to http://about.jstor.org/terms
3i6
Eugenio
Sulla
tro
che
base
Canone
di
diversi
elem
da identificare, co
i caratteri di Min
de, dove si allude al fatto che Oceano, divinit suprema, non pu mai
abbandonare la sua dimora. Cos, all'inizio del ventesimo canto si legge
che, quando Zeus convoc gli di per l'assemblea sull'Olimpo, emi port
dappertutto il comando del figlio di Crono e nessuno manc all'appello:
n gli di, n i fiumi e le ninfe, tranne Oceano. Oceano inamovibile
dal suo impero, quale struttura portante dell'universo. Per tale motivo,
nell'Iliade si dice che Zeus e altre divinit fanno 'visita' ad Oceano, cos
come vanno verso l'Oceano (cfr. 1, 423-424; xiv, 200-201; xxm, 205-207).
In questa prospettiva, la misteriosa ninfa della Canzone potrebbe colle
garsi alla sposa di Oceano: Teti (Tethys), anch'essa figlia di Urano, alla
sposa di Poseidone: Anfitrite, dea cui Bruno si richiama nei Furori e in
112. da segnalare che nel dialogo in della seconda parte dei Furori, nella Prima risposta de
gli occhi al core, si legge tra l'altro: Quanto si vede in noi, quanto s'asconde, / semenza de
mari, onde l'intero / Nettun potr ricovrar non altronde, / se per sorte perdesse il grand'im
pero; e nel commento: se Nettuno perdesse tutte l'acqui, le potrebbe richiamar in atto
dalla potenza loro, dove sono come in principio agente e materiale (boeuc vii 405-407).
113. Cfr. per es. il brano del De rerum principiis riportato nella precedente nota 42.
This content downloaded from 189.248.135.29 on Sun, 18 Sep 2016 06:09:32 UTC
All use subject to http://about.jstor.org/terms
dezza de l'universo."7
una Cibele che si collega a Diana, Minerva, come pure a Venere quale
Afrodite Urania. Una dea, quest'ultima, nata dal mare da gocce cadute
dal pi remoto cielo: la bella madre del gemino amore come Bruno
dir nello Spaccio, traducendo la lucreziana 'invocazione a Venere'."8 Se
nell'Inno orfico ad Afrodite Urania (55,4-5) si afferma: hai aggiogato l'uni
verso e domini le tre parti, nella Cecaria di Marc'Antonio Epicuro, un
testo da cui Bruno nei Furori trae alcuni spunti, si legge: O nata in mar,
notrita in fiamma viva."9 Tuttavia, il filosofo nolano vuole probabilmente
fare anche riferimento a quella 'madre degli di' che nelle Metamorfosi di
Apuleio, emergendo dal mare, si manifesta in tutta la sua potenza e di
chiara di riassumere nel proprio volto l'aspetto di tutte le divinit ma
schili e femminili; un'essenza divina unica conosciuta e venerata sotto
diversi nomi, ma il cui vero nome sarebbe: Iside Regina (Metamorph., xi,
5)
117. Furori, boeuc vii 393; Infinito, boeuc iv 31. Riguardo alla 'mole' di Oceano va inoltre
ricordato che nella Lampas triginta statuarum mediante il 'campo di Oceano' si indicano gli
attributa magnitudinis, quindi l'universo immenso (cfr. bol iii 115 ss.; bom 1180 ss.).
118. BSp 46.
119. M. Epicuro, I drammi e le poesie italiane e latine, a cura di A. Parente, Bari 1942, p. 42.
120.Lampas trig. stat., bol iii 90 ss.; bom 1122 ss.
This content downloaded from 189.248.135.29 on Sun, 18 Sep 2016 06:09:32 UTC
All use subject to http://about.jstor.org/terms
3i8
Eugenio
Canone
data
in
evocare
sposa
al
mort
nel
finale
dei
questa
volta
protagon
Odisseo
/Ulisse
rappre
t,
cui
corrispondono
re.
La
peregrinazione
mente
laboriosi
hanno
monti,
discorse
tutte
prodare
a
un'isola,
mi
la
britannica
quale
It
zione
allegorica
di
ques
rio
considerasse
Odis
pi
remote
sarebbe
ritornare
alla
sua
vera
questa,
secondo
Plato
ritomo.
This content downloaded from 189.248.135.29 on Sun, 18 Sep 2016 06:09:32 UTC
All use subject to http://about.jstor.org/terms